Delizie d'acciaio

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32 Lascio i pezzi del cadavere insieme alla motosega e vado in bagno. Mia figlia, cinque anni a febbraio, è accovacciata nella vasca. Sta tremando. Quando entro nella stanza alza gli occhi, poi inizia a piangere. Mi sciacquo il viso, poi inizio a spogliarmi. Mi guardo allo specchio mentre sfilo gli hot pants. Sembro la ninfa Lete nel remake di Carrie dopo la secchiata. Ho addosso un odore acre e persino il pube è incrostato di poltiglia rossa. E non è il ciclo. Ho bisogno di una doccia, ma non ho tempo: la piccola ha chiamato la polizia quando ho iniziato a macellare il bastardo e ormai è passata una mezz'oretta buona. Esco dal bagno e tiro un calcio a uno zoccolo mozzato. Rotola sotto il letto lasciandosi dietro una bava grumosa. Apro l’armadio a muro e cerco qualcosa di decente da mettermi. Ci saranno giornalisti e fotografi. Si fa di nuovo sentire la tentazione di una doccia, ma immaginarmi ammanettata in asciugamano e senza trucco non è il massimo. Ho un’immagine da difendere. Licia mi si avvicina: «Hai punito lo zio?» Un tailleur viola sembra l’ideale, ma non so se ho delle scarpe da abbinarci. «Mamma...» Non sopporto quando diventa insistente, le rispondo scocciata: «Sì piccola, lo zio Pan'is è stato cattivo. Mi ha trovato un lavoro per giocare da solo con te... ora lavati e vestiti bene che sta venendo quella dei servizi sociali a prenderti.»


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