Lisa Verdi e l'Antico Codice

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DESCRIZIONE: Libro secondo della Trilogia "La Signora degli Elfi" Lisa ora vive sulla terra, tra gli Umani, e le è stato rimosso ogni ricordo legato alla sua permanenza tra gli Elfi. Ha dimenticato anche il suo amore per il Generale Bartolomeo. Ma forze oscure e malvagie stanno operando per minare il già precario equilibrio del Regno Elfico e dell’Universo Intero.

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"Scusa, stai forse parlando con me?" chiese Lisa, puntando un dito contro il suo petto e fissandolo con occhi ancora più sbarrati. Marcus sospirò e le fece un breve inchino. "Sto parlando con la nuova Signora degli Elfi, la quale, ora, ha il dovere di incontrare i Consiglieri."

L'AUTORE: M. P. Black, mamma di due splendidi bambini, ha iniziato a scrivere fin da piccola brevi racconti "Fantasy", coltivando negli anni il sogno di diventare scrittrice. Sognatrice ed estroversa, lavora come impiegata comunale e vive nelle dolci colline venete. Adora la sua famiglia, che rappresenta per lei un solido punto di riferimento.

Titolo: Lisa Verdi e l'antico codice Editore: 0111edizioni Pagine: 172

Autore: M.P. Black Collana: The Best Of 0111 Prezzo: 14,10 euro

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Hai un amico scrittore e vuoi fargli uno scherzo o un dispetto, oppure vuoi "vendicarti" per qualcosa ma non hai ancora trovato il sistema per "fargliela pagare"? RAPISCIGLI un personaggio e fallo rivivere in un tuo racconto, poi chiedi il riscatto all'autore: se paga, il suo personaggio ne uscirà indenne, altrimenti MORIRA'! Se fra i libri che hai letto c'è un personaggio che ti ha particolarmente colpito e che ti è rimasto impresso per qualche motivo, puoi unirti alla Banda del BookO ( che si legge Buco) per un'IMPRESA A DELINQUERE assolutamente fuori dal comune: RAPISCI IL PERSONAGGIO, TIENILO IN OSTAGGIO E CHIEDI UN RISCATTO. Per rapire un personaggio è necessario renderlo protagonista di un racconto con DUE FINALI, uno a lieto fine e uno tragico (il personaggio MUORE!). Verrà reso pubblico un solo racconto, in base all'esito della richiesta di riscatto: se l'autore paga, il finale sarà "lieto", altrimenti il personaggio farà una tragica fine. Non ti senti abbastanza "scrittore" per buttare giù un racconto? Non fa niente! Rapisci ugualmente un personaggio: se l'autore del libro da cui lo hai rapito non pagherà il riscatto, daremo la notizia dell'uccisione della vittima. Se invece pagherà... bé, a morire sarai tu (ossia il bandito), durante il bliz di liberazione. TUTTI I RACCONTI VERRANNO PUBBLICATI IN ANTOLOGIA


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M.P. Black

LISA VERDI e L’ANTICO CODICE Libro secondo della Trilogia “La Signora degli Elfi”

www.0111edizioni.com


www.0111edizioni.com www.ilgiralibro.com redazione@0111edizioni.com

LISA VERDI E L’ANTICO CODICE 2008 Zerounoundici Edizioni Copyright © 2008 Zerounoundici Edizioni Copyright © 2008 M. P. Black ISBN 978-88-6307-077-4

In copertina: immagine Shutterstock

Finito di stampare nel mese di Giugno 2008 da Digital Print Segrate - Milano Avviso ai lettori: Questo romanzo è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti, luoghi, persone esistenti o esistite, è puramente casuale. Venite a visitare il mio blog: http://blog.libero.it/MPBLACK


Alla mia fan numero uno, Annagiulia, che mi ha dato la carica sufficiente per continuare a scrivere. A tutti i miei cari lettori, grazie di cuore.



Sinossi di “Lisa Verdi e il ciondolo elfico” Libro Primo della Trilogia “La Signora degli Elfi”

Lisa Verdi è una ragazza di sedici anni che trascorre spensieratamente le sue giornate tra scuola e amici. Rimasta orfana all’età di sei anni, da allora vive con la zia che adora e che considera come una seconda mamma. Si innamora del suo amico di sempre, Paolo, e accetta malvolentieri la relazione che la sua migliore amica Matilde inizia con Gianni, un compagno di classe antipatico e scontroso. La sua esistenza viene stravolta quando apprende che la madre in realtà è ancora viva e altro non è che la Signora degli Elfi. Le viene inoltre rivelata anche l’esistenza di un fratello, Luca, di cui non serba alcun ricordo. La zia le comunica che sia lei che Paolo sono i Prescelti designati da un’antica Profezia per annientare il potere del Nero Signore degli Elfi e riportare finalmente la pace nelle terre della madre. Lisa è così costretta a varcare le porte del Regno Elfico, per consentire l’attivazione del ciondolo reale che la renderà immortale.Viene accompagnata in questo viaggio dal buffo Guardiano Bartolomeo, da Paolo e dagli amici Matilde e Gianni. Nel regno degli Elfi ogni cosa è capovolta. Il cielo è verde e l’erba è blu e il popolo appare colmo di contraddizioni e di misteri. Lisa, commossa, riabbraccia la madre, che le attiva prontamente il ciondolo, e si prepara ad affrontare il Nero Signore degli Elfi con l’aiuto del suo amato Paolo. Nel frattempo Luca, Generale dell’Esercito Reale, sta rientrando con i suoi soldati da un rapido scontro con le armate del Nero Signore. Mentre riposa all’ombra di una quercia, viene attaccato dal perfido Generale Guglielmo che, con un vile ricatto, lo costringe a liberarsi del ciondolo reale. Luca viene così ucciso da Guglielmo, Elfo bionico creato dagli adepti del Nero Signore e pressoché imbattibile.


La Signora degli Elfi, appresa la morte del figlio, dichiara guerra al suo nemico. Nel frattempo, a palazzo, una spia sta tramando alle spalle di Lisa che, ignara di tutto ciò, è disperata per la morte del fratello e odia se stessa per il sentimento sempre più intenso che prova nei confronti del Guardiano Bartolomeo. Durante una giornata di pioggia battente, martoriata dai sensi di colpa, promette a Paolo di amarlo in eterno e, in futuro, di diventare sua moglie. Mentre le armate della Signora degli Elfi stanno marciando verso il Palazzo del Nero Signore, Matilde scompare e Paolo colpisce Bartolomeo alla testa, accusandolo di essere la spia e di aver organizzato il rapimento di Matilde, di fronte ad un’allibita Lisa e a uno sconcertato Gianni. Paolo invita Lisa ad entrare nello Specchio Magico che li condurrà sino al Palazzo del Nero Signore, per porre finalmente in atto la Profezia. Lisa e Gianni non intendono obbedire a Paolo, ma quest’ultimo li rassicura dicendo loro che il Nero Signore è impegnato nella battaglia contro l’esercito reale e che, quindi, hanno via libera per portare a compimento la Profezia. Ancora non del tutto convinti della colpevolezza di Bartolomeo, Gianni e Lisa acconsentono a seguire Paolo nello Specchio Magico ma, una volta messo piede nel Palazzo del Picco Oscuro, si trovano al cospetto del Nero Signore. Gianni viene ferito ad una spalla dal crudele Generale Guglielmo e Paolo preso in ostaggio, sotto lo sguardo terrorizzato di Lisa. Il Nero Signore obbliga quest’ultima a disfarsi del ciondolo e lei, pur di salvare la vita al suo amato, obbedisce e lo appoggia a terra. Paolo si avvicina al ciondolo e lo afferra, sotto lo sguardo stupito di Lisa che lo invita a non toccarlo, dato che solo gli appartenenti alla stirpe reale possono portarlo al collo. Lui le ricorda il giorno in cui si sono scambiati la promessa d’amore eterno e le rivela che nel Regno Elfico tale promessa equivale ad un matrimonio. Paolo è diventato di diritto membro della famiglia reale e può indossare il ciondolo senza temere per la propria incolumità. Solo quando lo vede abbracciare il Nero Signore, Lisa comprende l’amara verità. Paolo è la spia, figlio del Nero Signore e di Lucilla, amica fidata della madre. Mentre Lisa è attonita e sconvolta di fronte a quella terrificante rivelazione, Paolo uccide il padre, per poi riversare tutto il suo odio su di lei.


Nel frattempo la battaglia infuria fuori dalle mura del palazzo. Paolo invita allora il Generale Guglielmo ad allontanarsi, portando con sé la madre Lucilla. Rimasto solo con Lisa e Gianni, il figlio del Nero Signore (il cui vero nome è Elia) è pronto a liberarsi di entrambi, quando il provvidenziale intervento di Bartolomeo consente a Lisa di infrangere la promessa d’amore. Paolo, sconvolto, si vede costretto a disfarsi del ciondolo che nel frattempo si è attivato contro di lui. Cade a terra senza forze e Lisa si riappropria del ciondolo, utilizzando i suoi poteri per guarire Gianni. Lisa comprende che il suo vero amore è Bartolomeo e che lui è il Prescelto col quale dovrà infrangere la Spada del Destino sul trono del Nero Signore, per compiere infine la Profezia. Gianni aiuta un ancora dolorante Bartolomeo a sollevare la spada e, con Lisa, sia a portare a termine il loro compito sia a liberare Matilde, imprigionata nelle segrete del Palazzo. Lisa rientra così tra gli Umani. Ritornerà nelle terre del Regno Elfico solo al compimento della maggiore età. Di fronte ad un Bartolomeo abbattuto e sconsolato, mentre dorme subisce la rimozione dei ricordi da parte degli Elfi. Quando si sveglia, il mattino dopo, abbraccia la zia e si reca a scuola. In classe conosce un nuovo compagno, Bartolomeo, e viene invitata dalla Professoressa Rizzardi ad aiutarlo nei compiti. Lei accetta di buon grado, mentre la Professoressa, girata verso la lavagna, nasconde con un ciuffo di capelli una lunga orecchia a punta.



PROLOGO

Lisa ora vive sulla terra, tra gli Umani, e le è stato rimosso ogni ricordo legato alla sua permanenza tra gli Elfi. Ha dimenticato anche il suo amore per il Generale Bartolomeo. Ma forze oscure e malvagie stanno operando per minare il giĂ precario equilibrio del Regno Elfico e dell’Universo Intero.



Regno delle Paludi, 6.500 anni fa



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1. La Madre

“ Siamo pronti, mia Signora.” Il Generale accompagnò quelle parole con un profondo inchino rivolto verso la giovane che sedeva sul trono del Consiglio degli Antichi Elfi Stregoni. La guardò alzarsi e dirigersi verso di lui con un sorriso ampiamente soddisfatto, i grandi occhi splendenti di una luce folle e intensa. La giovane gli poggiò entrambe le mani sulle spalle e lo fissò con ammirazione. Il Generale ricambiò il suo sguardo, cercando di non farsi tentare dal fascino che sembrava avvolgerla a spirale da cima a piedi. La chioma castana le cadeva ondeggiando dalle spalle fino alle ginocchia e incorniciava un viso dai lineamenti perfetti, sui quali spiccava il taglio delle labbra, rosse e carnose. Nel complesso era sicuramente l’essere più affascinante che lui avesse mai avuto la fortuna di incontrare nella sua lunga vita e quello che aveva indubbiamente messo più in difficoltà la sua innata capacità di autocontrollo. “Sono molto fiera di come hai agito” gli sussurrò la giovane, con voce suadente, alzando una mano per accarezzargli i capelli argentati. “Con te al mio fianco mi sento più che al sicuro, so che non mi accadrà mai nulla di male e che riuscirò a portare a termine il mio piano senza intoppi od indecisioni. Naturalmente ti ricompenserò a dovere per i tuoi ottimi servigi, una volta compiuta la nostra missione.” Il Generale chinò lentamente il capo, socchiudendo gli occhi in segno di ringraziamento, per poi guardarla dirigersi a passi decisi al centro della sala e spostare la sua attenzione verso i membri del Consiglio. Ad un cenno della mano, il brusio che aveva accompagnato i suoi movimenti cessò immediatamente e un’aria carica di tensione arroventò le mura della stanza.


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Lei fissò ancora una volta il Generale con evidente gratitudine e si schiarì la voce. “Miei cari Consiglieri, finalmente ci siamo” cominciò, sfilando dinanzi ai presenti che la fissavano in piedi in religioso silenzio. “Il mio fidato Generale, con il prezioso aiuto degli Elfi Stregoni, è riuscito a creare un varco nel Cerchio Magico di Protezione, che consentirà alla sottoscritta di oltrepassare le soglie del Palazzo Reale.” Un applauso fragoroso interruppe il suo monologo e lei, dopo qualche istante lasciato trascorrere per poter assaporare il primo passo verso la gloria, zittì nuovamente i presenti con un altro, rapido cenno della mano. “Ebbene, il momento è arrivato!” continuò con voce squillante, sgranando gli occhi. “Presto io, Silvia, con l’aiuto degli Elfi Stregoni sottrarrò l’Antico Codice alle grinfie della Signora degli Elfi e condurrò il mio Regno al potere assoluto, una volta per tutte!” Un altro applauso, più fragoroso del precedente, la interruppe nuovamente e la giovane scoppiò in una risata folle, saltellando tra le ali dei Consiglieri, per poi dirigersi verso il trono. Quindi sedette, riassettando minuziosamente le pieghe della tunica bianca, mentre fissava il Generale con sguardo carico di desiderio. Lui chinò il capo a terra e attese che l’entusiasmo nella sala cessasse o per lo meno diminuisse. Silvia prese invece a tamburellare i polpastrelli sui poggioli del trono, sospirando di tanto in tanto, finché, spazientita, non balzò in piedi e si diresse a grandi passi verso il Consigliere più vicino. Quest’ultimo sgranò gli occhi quando lei lo afferrò per il collo, sollevandolo da terra, per poi scagliarlo con inaudita violenza contro una colonna della sala. Il Generale osservò la scena con compostezza e lasciò scivolare lo sguardo sul corpo dell’Elfo, caduto a terra con il cranio fratturato, in una pozza di sangue. “Ora, per favore… TACETE!” ordinò Silvia, con voce acuta, mentre riprendeva la via per il trono. “A volte vi comportate come dei bambini sciocchi e immaturi! In questi momenti vi odio tutti quanti, dal profondo del mio cuore!” Un terrore tangibile avvolse i presenti che ammutolirono, impietriti. Quando sedette nuovamente, Silvia fissò con disprezzo il corpo senza vita del Consigliere e sistemò all’indietro i capelli che nella foga dell’omicidio le si erano sparpagliati sul viso, facendola apparire ancora più folle e inquietante.


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Si schiarì la voce e sorrise al Generale che stava invece osservando due Guardie del Palazzo mentre si accingevano a rimuovere il cadavere. “Purtroppo il varco che è stato creato nel Cerchio Magico ha un tempo limitato, entro poche ore non mi sarà più possibile penetrare nel Palazzo Reale. Pertanto ho deciso che agirò questa notte stessa con l’aiuto, naturalmente, del mio fidato Generale.” Si interruppe, trasse un profondo respiro e socchiuse gli occhi, massaggiandosi le tempie. “Quando gli Stregoni comprenderanno e conosceranno le Formule contenute nell’Antico Codice, nessuno, neppure la Signora degli Elfi, sarà più in grado di contrastare la mia ascesa. Avvierò il mio dominio non solo sul Genere Umano, bensì anche sugli altri pianeti abitati dell’Universo, a partire proprio da quello che ci ha donato la vita.” Un brusio sommesso accompagnò le parole di Silvia che, nel frattempo, si era avvicinata al Generale, prendendolo sottobraccio. “E quando diverrò la nuova Signora degli Elfi” gli sussurrò all’orecchio con voce mielosa. “Mi dedicherò a te come ti avevo promesso, mio dolce amore, e insieme trascorreremo le nostre lunghe vite come marito e moglie.” Il Generale abbozzò un sorriso e la fissò negli occhi scuri velati dalla luce della follia, pensando che, quella notte, tutto si sarebbe finalmente compiuto.

Anno 2006, 20 Giugno Pianeta Terra


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2. Frammenti di ricordi

“ Allora, ti vuoi sbrigare? La libreria sta per chiudere!” Lisa Verdi spostò distrattamente gli occhi dal quotidiano che stava leggendo per fissare Matilde, ritta davanti a lei con le braccia conserte. “Se non arriviamo in tempo, non saprò che regalare a mia madre” continuò l’amica, cercando di non alzare troppo la voce per non disturbare i clienti del bar. “E lo sai com’è permalosa! Se domani mi becca a mani vuote, per me è la fine… Insomma, mi ascolti, o no?” Ma Lisa aveva già riabbassato lo sguardo sull’articolo che occupava la prima pagina del quotidiano locale. “Siediti, per favore, e leggi qua” bisbigliò all’amica, strattonandola per la gonna. “Questo omicidio non ti dice niente?” Matilde sbuffò, ma obbedì, agguantando di malavoglia il giornale. “ Vediamo che dice… allora…”: Coniugi assassinati con frecce nere… Trovati i cadaveri dei Signori P.D. e B.G. , trafitti da due frecce conficcate nel cuore… I R.I.S. di Parma hanno eseguito i necessari rilevamenti… bla… bla… bla… Il Maresciallo dei Carabinieri Benfatti ha promesso che farà tutto il possibile per trovare il o i colpevoli di questo efferato omicidio… “Beh… è triste, ma perché dovrebbe ricordarmi qualcosa?” “E’ già successo” rispose Lisa, fissando il giornale. “Qualche tempo fa ricordo di aver letto di un uomo che è stato ucciso nello stesso modo. Era scritto proprio sul nostro quotidiano locale. Davvero la cosa non ti dice niente?” Matilde si abbandonò sullo schienale della panca e scosse la testa. “Negli ultimi mesi non ho notato nessuna notizia del genere” le rispose, richiudendo il giornale. “E lo sai che leggo ogni giorno i quotidiani, per


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tenermi sempre informata. Ti puoi fidare di me, un omicidio così particolare non mi sarebbe sfuggito, ne sono sicura.” Lisa restò in silenzio per qualche istante a riflettere, poi fissò l’amica negli occhi e le sorrise. “Beh, hai sicuramente ragione” mormorò, alzandosi in piedi. “Ora andiamo in libreria, non vorrei essere io la responsabile di quello che tua madre potrebbe farti domani, se non le metterai in mano un regalo.” Matilde guardò in fretta l’orologio da polso, emise un gridolino acuto e afferrò Lisa sottobraccio. Mentre si dirigevano a piedi verso la libreria più rifornita della città, Lisa era profondamente assorta nei suoi pensieri. Eppure… Eppure… C’era qualcosa che non la convinceva, un piccolo frammento di ricordo che le ballonzolava per il cervello e che non le diede tregua neppure quando si congedò da Matilde, prima di entrare nel negozio di erboristeria della zia. “Bene, ci vediamo domani. Mi raccomando, ti aspetto alle nove, ok?” le urlò l’amica con un piede ormai sui gradini dell’autobus. Ma Lisa non le rispose. Le fece solo un breve cenno di saluto con la mano e guardò il mezzo allontanarsi nel traffico del tardo pomeriggio. Entrò nel negozio e il campanellino posto sopra la porta squillò allegro e fece accorrere Anna che, quando scorse la nipote, le si precipitò incontro abbracciandola, come se non la vedesse da mesi. Lisa le sorrise e la scostò con dolcezza. “Tutto bene, tesoro?” le chiese la zia, accarezzandole i capelli. “Ti sei divertita?” “Oh! Certo” le rispose Lisa, sedendosi su un’orrida poltrona di vimini che le ricordava tanto quella che da qualche mese faceva brutta mostra di sé nel corridoio della loro casa. “E la tua giornata, hai fatto buoni affari?” “Ottima, direi.” esclamò Anna con entusiasmo infantile, mentre sistemava alcune boccette ripiene di rimedi, creati da lei stessa, utili per dare sollievo ai più svariati tipi di malessere. “E Laura oggi è stata magnifica” continuò, con voce cinguettante. “E’ riuscita a vendere più della sottoscritta in poche ore. E’ proprio brava, sono convinta di aver fatto un ottimo acquisto, quando l’ho assunta. E’ appena andata via, non vi siete incrociate per un pelo.” Lisa la fissò mentre si muoveva con grazia e agilità da un angolo all’altro del negozio. A quarant’anni era una donna affascinante, sicuramente più carina di alcune sue coetanee che col tempo erano sfiorite. Ave-


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va provato più volte a chiederle quale fosse il segreto della sua giovinezza, ma lei aveva sempre cambiato discorso o si era limitata a sorriderle. La guardò ancora mentre sistemava una ciocca di capelli biondi che le era ricaduta sugli occhi azzurri e sollevava la lunga gonna a fiori per risalire su una piccola scala. “Puoi aiutarmi, per favore?” La voce della zia la scosse dai suoi pensieri e Lisa scattò dalla sedia come se avesse ricevuto una potente scossa elettrica. “Mi passi quelle?” le chiese Anna, indicandole alcune boccette riposte accuratamente in uno scatolone. “Sono la mia ultima invenzione. Contengono un rimedio molto utile per l’emicrania, sai? Dovresti provarlo anche tu, dato che ne soffri spesso.” “Certo, ne prenderò una.” le rispose Lisa, ma la sua voce le parve giungere da molto lontano e rimbombare con un’intensa eco sulle pareti del negozio. Quell’omicidio… le frecce conficcate nel petto… Da quando aveva letto l’articolo non riusciva a darsi pace, per cui decise di chiedere alla zia se, per caso, avesse già sentito parlare in passato di un’esecuzione simile a quella che aveva eliminato la povera coppia di coniugi. Anna si bloccò di colpo e una boccetta le scivolò a terra, frantumandosi in mille pezzi. “Scusa, tesoro, oggi sono un po’ pasticciona.” mormorò, scendendo in fretta dalle scale per dirigersi nel retrobottega. Ne uscì con uno straccio e un’espressione lievemente scossa dipinta sul volto. Lisa la osservò darsi da fare mentre raccoglieva i minuscoli pezzi di vetro sparsi sul pavimento e asciugava in fretta la pozza di liquido dorato. “Sei… ehm… sicura di stare bene?” le chiese con cautela, accovacciandosi accanto a lei. “Mi dispiace, non credevo che la notizia di questo omicidio ti avrebbe sconvolta così tanto, scusa.” Anna si alzò in piedi e abbozzò un sorriso. “Sta tranquilla, non è colpa tua. Lo sai che a volte esagero e mi lascio trasportare fin troppo dagli eventi. Dai, è ora di andare a casa e di preparare una bella cenetta.” Lisa la osservò con sospetto, ma preferì chiudere lì la conversazione, per evitare di turbarla ancora. Stava per mettere un piede in casa, quando sentì un gran trambusto provenire dall’esterno, alle sue spalle, e senza nemmeno voltarsi capì immediatamente chi aveva appena imboccato il vialetto.


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“Ciao, Barty, l’hai rovesciata ancora?” Si girò in tempo per vedere il suo amico Bartolomeo mentre rialzava una piccola statua raffigurante un Elfo dallo sguardo insolente, e la ripuliva da residui di erbe e di terriccio. “Scusa, ma è più forte di me” rispose il ragazzo, sistemando alla meglio i lunghi capelli castani che avevano bisogno di un’energica spazzolata. “Dovresti spostarla, questa statua. Oltre ad essere d’intralcio, è pure orrenda! O no?” Lisa non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere, mentre Bartolomeo le si avvicinava, oltrepassando la soglia di casa. “Hai ragione, è proprio brutta” convenne lei, richiudendo la porta d’ingresso. “Ma è di mia zia e lei l’adora, per cui è praticamente impossibile riuscire a toglierla di mezzo!” Bartolomeo annuì, abbozzando un sorriso, e tirò su col naso, mentre tentava di alzare i jeans a vita bassa, che lasciavano intravedere un paio di boxer bianchi a pallini blu. Lisa gettò l’occhio su quel buffo capo d’abbigliamento e, per non ridere in faccia all’amico, si diresse a passi veloci verso la cucina, dove Anna era già affaccendata attorno ai fornelli. “Oh! Ciao, Bartolomeo!” lo salutò lei, mentre riempiva d’acqua una grossa pentola e la poggiava sul gas. “Sto preparando una carbonara, vuoi restare a cena?” Lui guardò prima Lisa, che gli fece cenno di sì col capo, e poi Anna, elargendole un ampio sorriso. “Sicuro, anche perché sono curioso di assaggiare la sua cucina. Lisa dice che è una cuoca molto abile!” “Grazie, tesoro” cinguettò Anna, lanciando un bacio alla nipote. “Ma ora bando alle ciance, e datemi una mano con la tavola, altrimenti... niente cena!” Un’ora dopo, Bartolomeo e Lisa si accomodarono sul divano, con la pancia ben piena e un’evidente soddisfazione dipinta sul volto. “Vuoi vedere un DVD?” gli chiese lei, accucciandosi a terra accanto al mobile che conteneva almeno un centinaio di film dalle più svariate trame. Lui annuì e le si avvicinò per aiutarla a scegliere. Lisa sobbalzò quando le sfiorò un braccio con il suo e sentì il cuore marciarle veloce in petto, con un rullio quasi assordante. Inghiottì a fatica la saliva e lo fissò per qualche istante, finché lui non afferrò un DVD e glielo porse. Lisa infilò il dischetto nel lettore, sedette sul divano accanto a Bartolomeo e accese il televisore.


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Quando sullo schermo apparvero le prime scene, con Elfi e Nani, del Signore degli Anelli, trasalì nuovamente e trattenne il respiro. Guardò Bartolomeo, fissò lo schermo del televisore e spostò ancora lo sguardo su di lui. Aveva già vissuto un momento simile a quello, in passato… Ma quando e con chi? Ricordava perfettamente di essersi seduta sul divano accanto ad un ragazzo, per il quale provava un tipo di sentimento ben più forte dell’amicizia, a guardare proprio quel film. Ora, lei stava bene in compagnia di Bartolomeo, era arrivato nella sua classe solo all’inizio della primavera, ma fin da subito aveva stretto con lui un’amicizia forte e sincera. Però il ragazzo che ricordava era indubbiamente un altro. Non riusciva a scorgerne i tratti del volto, ma era ben sicura che non si trattasse di Bartolomeo. Stava forse impazzendo? “Che hai? Sembri preoccupata!” La voce dell’amico la fece sussultare e lei lo fissò nei brillanti occhi verdi, abbozzando un tiepido sorriso. “Stai tranquillo, è tutto a posto” mentì, spostando lo sguardo allo schermo del televisore. “Dai, guardiamo il film.” Ma Frodo e di suoi compagni non riuscirono a distrarre Lisa dai suoi pensieri. Quella si era indubbiamente rivelata una giornata molto strana, che le stava lasciando un certo amaro in bocca. Si sentiva confusa, dato che per ben due volte erano riaffiorati nel suo cervello ricordi lontani che le avevano procurato una bella dose d’ansia e di preoccupazione. Probabilmente aveva solo bisogno di riposare sia il corpo che la mente. L’anno scolastico si era infatti rivelato, con l’inizio della primavera, parecchio impegnativo. Lisa, a distanza di qualche mese, non era ancora riuscita a comprendere il motivo della stanchezza eccessiva che le pesava sulle spalle come un grosso macigno e che non le aveva neppure consentito di ottenere, al termine del quadrimestre, i voti da lei sperati. Sì, era sicuramente la stanchezza la causa della confusione che le vorticava nel cervello alla velocità della centrifuga di una lavatrice. Aveva bisogno di liberare la testa dai pensieri e così decise che avrebbe seguito la trama del film, concentrandosi esclusivamente sulle scene che si susseguivano a ritmo incalzante. “Accidenti! Mi sono dimenticata di dirti che stasera dovrei uscire con Marcus!” Lisa volse il capo verso la zia che era entrata in salotto con un canovaccio in mano, intenta ad asciugare il coperchio di una pentola.


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“Per te è un problema?” continuò Anna, fissando ad intermittenza lei e Bartolomeo. “Altrimenti gli dico che sarà per un’altra volta…” Lisa scoppiò a ridere. Era sempre buffo vedere la zia che si preoccupava a dismisura per lei e le chiedeva il permesso per uscire con il suo compagno. Si alzò e corse ad abbracciarla, mentre Anna, con l’abilità del più bravo dei giocolieri, tentava di non far cadere a terra il coperchio. “Vai tranquilla!” le rispose Lisa, dandole un buffetto sulla guancia. “Lo sai che vorrei che tu uscissi più spesso con Marcus. Da quando ti vedi con lui sei meno brontolona e più sorridente. Inoltre, essendo lui un figone di prima categoria, non potrei mai privarti della sua compagnia celestiale, giusto?” Anna la fissò per qualche istante negli occhi e poi scoppiò a ridere, scuotendo la testa. “Sei veramente impossibile” mormorò, cercando di riprendere il controllo di se stessa. “Allora va bene, uscirò con Marcus. Bartolomeo, ti fermi ancora un po’?” Lui non le rispose subito. Era troppo intento ad osservare le scene mozzafiato del Signore degli Anelli, ma reagì prontamente quando Lisa gli diede un ceffone sulla nuca e lo costrinse a girarsi verso la zia. “Come? Oh! Sì, certo, il film dura ancora parecchio. Se sua nipote non ha nulla in contrario, non mi sposterò da questo divano per almeno altre due orette.” Anna gli fece un cenno di assenso, ma poi gli si avvicinò, fissandolo con aria severa. “Logicamente tu non toccherai Lisa neppure con un dito, intesi? Altrimenti te la dovrai vedere con la sottoscritta e ti assicuro che non resterai del tutto intero, quando avrò finito con te. Sono stata chiara?” Bartolomeo inghiottì a fatica la saliva e Lisa strabuzzò gli occhi, strattonando la zia per la gonna. “Ma che dici, sei ammattita?” le sussurrò all’orecchio, con le guance più rosse delle mele che sostavano pigramente su un cesto sopra il tavolo della sala da pranzo. “Barty è mio amico, non devi mettermi in imbarazzo davanti a lui!” “In ogni caso io l’ho avvertito! Effettivamente ho messo in guardia tutti e due. Non ho alcuna intenzione di fare la zia rompiscatole e impicciona ma, se la situazione lo richiederà, interverrò senza alcun rimorso!” Lisa arrossì nuovamente e spinse Anna in cucina.


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“Ora vai e non preoccuparti per me, ok?” le sussurrò ancora, a denti stretti. “Io starò bene e Barty non mi romperà le scatole in alcun modo, te lo prometto.” Prima che la zia riponesse il canovaccio e il coperchio della pentola, Lisa le scoccò un sonoro bacio sulla guancia e si lasciò cadere sul divano accanto a Bartolomeo che sembrava ancora un po’ preoccupato per le minacce di Anna e la fissava muoversi in cucina, con una certa dose di timore. Lisa era finalmente riuscita a rilassarsi davanti al televisore, quando il suono del campanello la fece sobbalzare e pestare involontariamente un piede dell’amico. “Accidenti, ma non puoi stare più attenta?” ringhiò lui, afferrandosi il piede con entrambe le mani. “Me l’hai triturato, guarda!” Ma Lisa non gli rispose. Aveva già raggiunto il corridoio d’ingresso e ammirava estasiata l’uomo che troneggiava dinanzi alla porta, ben avvinghiato ad Anna. Molto alto e longilineo, aveva lunghi capelli di un biondo quasi argenteo, occhi grigi e lineamenti praticamente perfetti. Lisa, guardandolo per bene da testa a piedi, pensò che se Marcus avesse partecipato all’elezione di Mister Universo, ne sarebbe uscito sicuramente vincitore a pieni voti e avrebbe mandato in visibilio il popolo femminile dell’intera galassia. Rossa in viso, attese che la zia si staccasse da lui per salutarlo e stringergli la mano. “Tutto bene? Stai trascorrendo un’estate piacevole?” le chiese Marcus, dandole un buffetto sulla guancia. Lisa sentì la pelle sciogliersi al tocco delle sue dita e tentò di nascondere il proprio imbarazzo chinando il capo a terra, a fissare un punto imprecisato del pavimento. “Grazie, tutto bene” gli rispose in un sussurro. “Sto… sto guardando un film in compagnia del mio amico Barty… ehm… ti ricordi di lui, vero?” Marcus rivolse la sua attenzione al ragazzo che stava alzandosi pigramente dal divano e lo salutò con un cenno della mano. “E’ praticamente impossibile dimenticarsi di lui” mormorò all’orecchio di Lisa che sentì una pioggia di brividi scorrerle lungo il filo della schiena. “E’ un po’ imbranato, non trovi?” Lisa fissò Marcus nei grandi e splendenti occhi grigi e scoppiò a ridere. “Non farti sentire” bisbigliò, ponendo un dito indice dinanzi alle labbra. “E’ un po’ permaloso.”


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Mentre Marcus stringeva la mano a Bartolomeo, a Lisa non sfuggì l’occhiata che si scambiarono i due di sottecchi. Sembrava uno sguardo d’intesa e lei ne restò parecchio sconvolta, dato che si conoscevano appena, ma cercò di mimetizzare il suo disagio dipingendo sul viso un ampio sorriso di circostanza. Quando però vide Bartolomeo percorrere il salotto a grandi passi per fiondarsi nuovamente sul divano, si diede della sciocca e, dopo aver salutato la zia e Marcus, si affrettò a raggiungere l’amico, ben decisa a rilassarsi e a scacciare dal cervello tutti i pensieri poco gradevoli e le svariate ansie. “Legolas è il personaggio che mi piace di più” disse poco dopo ad un Bartolomeo che non muoveva neppure un dito di fronte alle innumerevoli vicissitudini dei protagonisti. “Tutto sommato come film non fa proprio schifo… scusa… hai sentito quello che ho detto?” “Eh? Cosa?” rispose lui in un sibilo, senza staccare gli occhi dallo schermo. “Sì, ho capito, il film ti piace, però ora…” Pose un dito dinanzi alle labbra in segno di silenzio e Lisa ne osservò il profilo regolare, sotto la marea scomposta di capelli castani. C’era qualcosa in lui che l’attirava, ma non era ancora riuscita ad individuare quel qualcosa. Non si trattava sicuramente del ragazzo più bello che avesse mai avuto la fortuna di incontrare durante i suoi sedici anni (pensò a Marcus e fu scossa da una cascata di brividi), inoltre aveva una certa difficoltà sia a riconoscere nel pettine un oggetto da utilizzare quotidianamente, sia a fare dell’ordine un modus vivendi. Però era buffo, simpatico, gentile e indubbiamente un buon amico. O forse era qualcosa di più di un semplice amico? Lisa era consapevole del fatto che più tempo trascorreva con lui e più si sentiva irrimediabilmente attratta sia dai suoi modi piacevoli, sia dal suo aspetto fisico. Gli guardò le mani. Erano grandi, ma con dita lunghe e magre che Bartolomeo muoveva con l’agilità di un pianista. Ebbe l’impulso di afferrarle entrambe per stringerle tra le sue, ma si trattenne e chinò il capo a fissarsi, con un filo di imbarazzo, i lacci delle scarpe da ginnastica. I capelli castani le caddero sul viso in una soffice cascata e lei li spostò tutti su un lato del collo, giocherellando con qualche ciocca, mentre cercava di concentrarsi nuovamente sul film. Ma ecco che i ricordi che le erano entrati di prepotenza nel cervello nel corso della giornata risalirono a galla e ripresero a tormentarla, al punto tale che si vide costretta a spegnere il televisore, con gran disappunto di Bartolomeo, per condividere con lui i suoi dubbi e le sue preoccupazioni.


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L’amico l’ascoltò in silenzio, fissandola nei grandi occhi verdi, illuminati dalla luce della lampada ad angolo, e attese qualche istante, prima di intervenire. “Hai mai sentito parlare dei dejavu?” le chiese, spostandole una ciocca di capelli dalla fronte. Lisa rifletté un attimo e poi annuì, sorridendogli. “E’ vero! Non ci avevo pensato!” esclamò, alzando i pugni in segno di vittoria. “Come posso essere stata tanto stupida? Mi sono preoccupata per niente… Mi ero messa in testa strane idee, ad un certo punto ho anche quasi pensato di essere del tutto suonata, o giù di lì.” Bartolomeo scoppiò a ridere, scuotendo la testa. “Succede a tutti, prima o poi, di credere di aver già vissuto una certa situazione o di aver già visto una persona, od un luogo. E’ un fatto del tutto normale e tu non sei impazzita, puoi dormire sonni tranquilli.” Lisa trasse un profondo respiro e abbracciò Bartolomeo. Dopo pochi istanti, si scostò da lui con profondo imbarazzo e con le guance in fiamme per l’emozione. “Mi dispiace” mormorò, facendosi aria con una mano. “Non so che mi sia preso, scusa!” “Non preoccuparti, è tutto a posto. Anzi, se devo essere del tutto sincero, la cosa non mi è dispiaciuta affatto, se vuoi rifarlo…” “Oh! Smettila!” esclamò Lisa, dandogli una pacca sulla fronte. “Non farò il bis, mi sento già abbastanza idiota così!” “Non sei idiota” la interruppe Bartolomeo con tono deciso. “Sei una ragazza eccezionale, dolce, sensibile e, oserei aggiungere, molto bella. Ecco, ora ho fatto anch’io una bella figura, che dici?” Lisa non riuscì a rispondere. Spalancò la bocca e lo fissò negli occhi. In quel momento, nella luce fioca della lampada ad angolo e nel silenzio più assoluto, pensò che forse si stava innamorando di lui, anzi, ne era del tutto sicura e immaginò quale piacere avrebbe provato nel baciarlo. Arrossì nuovamente e, con la spiacevole sensazione che lui fosse riuscito a leggerla nel pensiero, si alzò in piedi e comunicò a Bartolomeo che era arrivato il momento, per entrambi, di chiudere la giornata con una bella dormita. “Grazie per avermi ascoltata” gli disse con la voce che tremava, accompagnandolo alla porta d’ingresso. “Sono stata in ansia tutto il santo giorno, ma ora credo che mi addormenterò di botto, senza strani pensieri che mi frullano per la testa.” “E’ stato un piacere.” le sussurrò lui, a pochi centimetri dal suo viso.


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Restarono a fissarsi per qualche istante, finché Bartolomeo non le pose una mano dietro la nuca e l’attirò a sé, posandole le labbra sulle sue. Lisa non si ribellò, ma si lasciò cullare dalla dolcezza e dall’intensità di quell’attimo. Quando Bartolomeo si staccò, gli sorrise e lo guardò allontanarsi verso il cancello e perdersi infine nell’oscurità della notte ormai inoltrata. Mentre dormiva profondamente, un cuore a pochi centimetri da lei batteva furiosamente, in preda al turbinio dell’emozione dell’amore più profondo e intenso. “Sogni d’oro, amore mio.” pensò Bartolomeo, sedendo su una sedia posta accanto al letto. In quel momento poté giurare di averla vista sorridere nel sonno, mentre stringeva a sé il ciondolo della Famiglia degli Elfi Reali.


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3. Il Potere del Ciondolo

Bartolomeo si era reso invisibile e se ne stava seduto sulla sedia, sonnecchiando di tanto in tanto, con le braccia conserte. Ogni qualvolta riapriva gli occhi, li posava sul viso di Lisa che dormiva di un sonno tranquillo e profondo. E quando la guardava, continuava a ripetersi che Lisa era il vero amore della sua vita e che niente, o nessuno, l’avrebbe mai allontanato da lei. Era bella, con i lunghi capelli castani sparsi a ventaglio sul cuscino, ad incorniciare il viso dai lineamenti dolci ed eleganti. Bartolomeo socchiuse gli occhi e si lasciò cullare dal ricordo dei baci che avevano suggellato l’inizio del loro amore nel Regno Elfico. Si trovavano nell’ampio e grigio salone del Palazzo del Picco Oscuro e avevano appena portato a termine la Profezia, annientando, una volta per tutte, il potere smisurato del Nero Signore degli Elfi e di suo figlio Elia, che però Lisa aveva imparato a conoscere come Paolo. Già, Paolo, che per anni era stato il suo migliore amico, finché non le aveva dichiarato il suo amore e lei lo aveva prontamente contraccambiato. Ma quando si erano avventurati nel Regno Elfico, le cose avevano preso una piega diversa e lei aveva dovuto accettare la più amara delle verità: il suo amato Paolo non era null’altro che un vile traditore e il figlio del Nero Signore degli Elfi, istruito da quest’ultimo per impossessarsi del ciondolo di Lisa, che gli avrebbe assicurato l’assoluta immortalità. Lei però, di fronte a quella straziante verità, aveva guardato in fondo al suo cuore e compreso che il suo unico e vero amore era l’Elfo che le aveva fatto da Guardiano sin dall’inizio di quell’avventura, proteggendola in ogni istante della sua preziosa vita. E con Bartolomeo aveva cinto la Spada del Destino, suggellando così l’inizio di un nuovo amore eterno e invincibile. Lui sorrise amaramente… amore eterno e invincibile… Ma dalla mente di Lisa era stato rimosso ogni attimo legato al suo ingresso nel Regno


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Elfico, cancellando pertanto, senza alcuna pietà, anche i ricordi di quell’amore unico e irripetibile. Ciò che comunque lo consolava, o almeno in parte, era il fatto che, al compimento del suo diciottesimo compleanno, Lisa avrebbe riavuto il dono dei ricordi perduti e quindi si trattava solo di aspettare ancora due anni, con pazienza e con speranza. Certo, quella sera l’aveva baciata e lei sembrava incoraggiare l’avvio di un rapporto che non si basasse solo sull’amicizia, ma su un qualcosa di ben più profondo e radicato. Bartolomeo aveva gustato ancora una volta il dolce sapore delle sue labbra e il calore di un bacio che lo aveva avvolto in una spirale di sensazioni uniche e sconvolgenti, e tanto gli doveva bastare, per il momento. Riaprì gli occhi per lasciarsi rapire ancora una volta dal fascino di Lisa e la sua attenzione fu attirata dalla luce argentata del ciondolo, appeso ad una catenina avvolta attorno al collo di lei, che si era illuminato improvvisamente e che pulsava di una luce intensa e accecante. Strizzò gli occhi, infastidito dalla potenza di quel fascio di energia, e balzò in piedi, evitando per un pelo di rovesciare la sedia all’indietro. Uscì rapidamente dalla camera di Lisa con passi agili e leggeri e si avviò verso la stanza di Anna, nell’oscurità della notte. Mentre bussava alla sua porta, un turbinio di presagi funesti gli stava frullando per la testa, dandogli una sensazione poco piacevole alla bocca dello stomaco. “Che succede?” gli chiese Anna, spalancando la porta con un gran sbadiglio. “Spero che tu mi abbia svegliata per un buon motivo, altrimenti ti faccio scendere le scale a calci nel didietro!” “Vieni di sotto, subito!” le intimò Bartolomeo, afferrandola per un braccio. Anna lo fissò per qualche istante, per poi seguirlo senza indugio, in quanto lo sguardo che gli aveva visto dipinto sul viso non presagiva assolutamente nulla di buono. “Allora, che c’è?” gli chiese, spingendolo in salotto senza troppi complimenti. “Lisa sta bene?” “Sì, dorme tranquillamente. Non è lei che mi preoccupa, ma il suo ciondolo…” “Il ciondolo?” lo interruppe Anna, alzando il tono della voce. Istintivamente si portò le mani alle labbra e diede una rapida occhiata alle scale, verso la camera della nipote.


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“Scusa, non dobbiamo svegliarla.” mormorò, invitando Bartolomeo a sedersi accanto a lei sul divano. “Cos’è successo al suo ciondolo? Si è forse attivato?” “Proprio così! E l’energia che ha sprigionato era di una tale potenza da costringermi a chiudere gli occhi per qualche istante, non avevo mai visto nulla di simile, mai.” Anna sbarrò gli occhi e si afflosciò sulla sponda del divano, con le labbra che le tremavano vistosamente. “Stai bene?” le chiese Bartolomeo, cercando di controllare il tono della voce. “Sei impallidita, sembri un fantasma! A questo punto, immagino che l’attivazione del ciondolo di Lisa non sia un buon segno, o sbaglio?” Anna trasse un profondo respiro. “Non sbagli” rispose in un sussurro, massaggiandosi le tempie che avevano cominciato a dolerle. “Erano secoli che un ciondolo della Famiglia Reale non sprigionava una tale forma di energia, anzi, direi millenni, da quando…” “Da quando la Madre non tentò di annientare la Signora degli Elfi” la interruppe Bartolomeo, scattando in piedi. “Stai forse cercando di dirmi che lei potrebbe ritornare?” Anna non rispose, socchiudendo gli occhi e passandosi una mano sulla fronte che le bruciava con l’intensità della fiamma più rovente. In effetti non voleva rispondere a Bartolomeo, perché la verità delle sue parole era inaccettabile e avrebbe causato una scia di conseguenze penose e nefaste. Lo fissò negli occhi e annuì, invitandolo nuovamente a sedere. “A questo punto dobbiamo avvisare Marcus e mia sorella” mormorò, mentre Bartolomeo, con la bocca spalancata, cercava di farsi una ragione di quanto gli era appena stato rivelato. “Dobbiamo impedire in tutti i modi che la Madre possa ritornare in vita e riprendere il controllo del Regno delle Paludi. Se ciò dovesse accadere, segnerebbe l’inizio di una nuova era di dolore e di atrocità non solo per le nostre terre, ma anche per l’Universo intero.” A quelle parole, Bartolomeo sbatté le palpebre più volte e tentò di riprendere il controllo di se stesso. “E se invece ci stessimo sbagliando?” disse lui a voce bassa, ma gesticolando vistosamente. “Se l’attivazione del ciondolo fosse solo causata dai poteri di Lisa che, di tanto in tanto, si fanno risentire e sprigionano fasci di energia?”


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“Bartolomeo, tu sostieni da sempre di possedere il dono dell’empatia. Allora, ascolta il tuo cuore. Cosa ti sta dicendo, in questo momento? Ah! Vedi che se scavi nel tuo animo, dentro di te, sai senza alcun dubbio che la verità è la più scomoda e la più terribile, proprio quella che ti ho menzionato qualche istante fa!” “Dannazione!” esclamò l’Elfo, sempre a voce bassa, battendo però un pugno sul divano. “Questa storia è inconcepibile! Abbiamo appena annientato il Nero Signore e assicurato suo figlio a una lunga prigionia e ora siamo costretti ad affrontare l’origine di tutti i mali, colei che potrebbe distruggere ogni forma di vita nell’Universo conosciuto.” Si interruppe, ansimando, la fronte madida di sudore, il mento tremante per la rabbia. “Dobbiamo comunque essere del tutto sicuri della nostra teoria” sussurrò Anna, poggiandogli una mano sulle dita ancora serrate in pugno. “Pertanto ora chiamerò Marcus e insieme decideremo il da farsi.” “Io vado a bere un po’ d’acqua” sussurrò Bartolomeo, avviandosi a passi rapidi verso la cucina. “Ho la gola secca… dannazione!” Anna, rimasta sola in salotto, socchiuse gli occhi e qualche istante dopo sentì un gran trambusto provenire dalla cucina. “E spostati! Mi stai triturando i piedi! Dovevi proprio materializzarti addosso a me?” “Ma che succede?” chiese Anna, cercando di moderare il tono della voce, mentre si precipitava in cucina. “Marcus, cosa…” “L’ha fatto apposta!” continuò Bartolomeo, zoppicando. “Prima Lisa e adesso tu! Oggi ce l’avete coi miei piedi, accidenti a voi!” “Ho solo calcolato male il tempo e lo spazio” si scusò Marcus, fissando Anna con sguardo incuriosito. “Smettila di brontolare e dimmi invece che sta succedendo e perché sono stato chiamato. Qualcosa di grave?” Anna sedette su una sedia della cucina e invitò Marcus a fare altrettanto, prendendo la parola. “Altroché! Si tratta del ciondolo di Lisa. Si è illuminato come non mai negli ultimi millenni! Ne è testimone Bartolomeo che le era accanto, quando è successo. E tu sai che significa questo, vero?” Il Generale guardò alternativamente prima Anna e poi Bartolomeo e si appoggiò allo schienale della sedia, fissando un punto imprecisato della parete dinanzi a lui. “No… non è possibile… non ci credo” sussurrò, scuotendo la testa da destra a sinistra. “Lei non può ritornare, sarebbe la fine per tutti noi! Dobbiamo assolutamente intervenire prima che la cosa abbia inizio… Sono


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convinto che non ci riserverebbe una buona accoglienza, dopo quanto accaduto millenni fa.” “Grandi parole!” intervenne Bartolomeo, mentre si massaggiava il piede dolente. “E come pensi di fermare il suo ritorno? Hai qualche idea, o possiamo già considerarci tutti belli e spacciati?” “Smettila, per favore” lo rimbrottò Anna, a denti stretti. “Marcus è qui per aiutarci, vedrai che troveremo una soluzione, quindi stattene buono e, per favore, rimettiti le scarpe! Da quando non cambi quei calzini?” Bartolomeo era in procinto di ribattere, ma venne anticipato da Marcus che gli intimò di non aprire bocca con un solo, rapido gesto della mano. “Innanzitutto dobbiamo parlare con la Bibliotecaria per sapere se quanto è accaduto oggi sta proprio a significare che la Madre potrebbe ritornare in vita quanto prima, o se invece si tratta solo di un caso isolato, senza alcuna importanza. Nell’eventualità che i nostri dubbi fossero fondati, una soluzione ci sarebbe. Ma badate, richiederebbe una grossa decisione da parte di Marta.” Anna lo fissò diritto negli occhi e scattò in piedi, con aria sbigottita. “La cosa è fuori discussione” mormorò, senza staccare gli occhi da quelli grigi di Marcus. “Bartolomeo, accidenti, la vuoi smettere di giocherellare col bicchiere? Mi dai sui nervi! A volte sono convinta che tu sia peggio di un bambino… Ritornando a noi… Marcus, la soluzione che stai per proporre è inaccettabile e andrebbe contro tutte le regole dettate dagli Antichi Padri.” “Lo sai benissimo che non c’è altro modo per fermare il ritorno della Madre” sussurrò il Generale, sostenendo con decisione lo sguardo furente di Anna. “Dobbiamo far ritornare in vita Luca.” “Cooooosaa?” Bartolomeo evitò per un soffio di far cadere a terra il bicchiere, lo sistemò nel lavello della cucina e poggiò entrambe le mani sul tavolo, per fissare Marcus a distanza ravvicinata. “Dico, ma sei ammattito?” gli sussurrò, scuotendo con violenza la testa da destra a sinistra. “Non si possono riportare in vita i morti, è proibito e non è mai stato fatto, prima d’ora. Dobbiamo trovare un’altra soluzione, punto e basta.” Il Generale spostò lo sguardo da Bartolomeo ad Anna e le afferrò le mani con dolcezza. Lei lo fissò con gli occhi inondati di lacrime. “Mio nipote è morto, ora vive in pace nell’Altra Dimensione e non va disturbato, per nessun motivo” commentò Anna, con la voce rotta dai sin-


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ghiozzi. “Inoltre, Marta non accetterà mai di infrangere una delle Leggi degli Antichi Padri.” Marcus le accarezzò le dita con le sue e le sorrise, mentre Bartolomeo prendeva posto sulla sedia accanto a lui, passandosi una mano tra i capelli scompigliati. “Sapete perfettamente tutti e due che la Madre ritornerà in vita solo se qualcuno leggerà la Sacra Formula contenuta nell’Antico Codice.” “Sì, ma…” “E quindi comprenderete la necessità di spostare l’Antico Codice dalla Biblioteca Segreta ad un luogo più sicuro…” “ Certo, però… “ “E inoltre siete sicuramente a conoscenza del fatto che l’unica persona in grado di toccare il Sacro Testo, e quindi di nasconderlo, è un componente maschio della Famiglia Reale.” “Appunto! Quindi non dobbiamo preoccuparci!” intervenne Bartolomeo, con tono seccato. “Nessuno riuscirà a spostare il libro dalla Biblioteca segreta.” “Bartolomeo, ma tu l’hai studiata per bene, la Legge?” lo rimproverò Marcus, guardandolo con aria sprezzante. “Non lo sai che gli Elfi Stregoni hanno imparato a leggere le Formule contenute nell’Antico Codice senza dover sfogliare il testo? Lo fanno visualizzandole col pensiero, credevo ne fossi al corrente.” “Beh, non lo sapevo e non ne farei un dramma” gli rispose Bartolomeo, arrossendo vistosamente. “E allora?” “Allora vi renderete conto che non vi è altra soluzione oltre a quella di far rivivere Luca. Dobbiamo riportarlo tra noi, e in fretta!” Anna trasse un lungo respiro e Bartolomeo chinò il capo sul tavolo, ripassandosi una mano tra i capelli. Poi si alzò all’improvviso e prese a misurare la stanza a grandi passi, finché non si fermò accanto ad Anna e le poggiò le mani sulle spalle. “Un’altra soluzione ci sarebbe” sussurrò, inghiottendo a fatica la saliva. “Io, secondo la nostra Legge, sono diventato il marito di Lisa, quando ci siamo scambiati reciprocamente la promessa d’amore. Quindi potrei occuparmi io stesso dell’Antico Codice, facendo parte… ehm… della vostra Famiglia Reale…” “Bartolomeo, non dire sciocchezze, per favore!” lo interruppe Anna, scostandolo con rabbia da sé. “Solo chi ha sangue reale nelle vene può toccare il Sacro Testo, quindi la tua soluzione è improponibile.” “Ne sei sicura? In questo modo si eviterebbe di infrangere la Legge!”


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“Zitto, ora smettila!” gli ordinò Marcus, fissandolo con occhi fiammeggianti. “Anna ti ha già risposto e la discussione termina qui, intesi?” Bartolomeo brontolò tra sé e sé un “tanto fate sempre quello che volete” e, prima di parlare, si stampò in faccia un sorriso che lo faceva sembrare un po’ idiota. “A questo punto non sono in grado di trovare soluzioni più idonee per cercare di salvarci il se…” “Bartolomeo!” lo interruppe Anna, fissandolo con aria severa. “Scusa, di salvarci la vita, intendevo dire questo. Dobbiamo muoverci in fretta.” Anna si asciugò le lacrime con il palmo delle mani e tirò su col naso. “Mi sembra di vivere in un incubo” mormorò, alzandosi per riempirsi un bicchiere d’acqua. “Eravamo così felici e tranquilli, dopo la morte del Nero Signore e dell’arresto di Elia… credevo che Lisa avrebbe avuto l’opportunità di vivere tranquillamente fino ai suoi diciotto anni, e invece…” “Lisa non verrà coinvolta, non è necessario” la interruppe Marcus, avvicinandosi a lei. “E’ Luca che ci serve, tua nipote può continuare a vivere la sua vita senza ulteriori scossoni o pericoli.” “Uhm… ho una sensazione poco piacevole al riguardo.” intervenne Bartolomeo, sedendo sul tavolo. “Sposta il tuo didietro da lì” lo rimproverò Anna, dandogli una pacca sulla fronte. “Ancora il tuo potere empatico, è di questo che stai parlando?” “Esattamente” convenne l’Elfo, grattandosi la fronte con una smorfia. “Sono convinto che Lisa non se ne starà a guardare…” “Ma le sono stati rimossi i ricordi!” lo interruppe Marcus, fissandolo con aria divertita. “Non potrà intervenire in alcun modo in questa faccenda.” “Sta iniziando a ricordare qualcosa” disse Bartolomeo, cercando un posto dove appoggiarsi che non potesse dar fastidio ad Anna. “E credo che molto presto la sua mente sarà invasa da altri frammenti di ricordi, anzi, non ho dubbi al riguardo!” “Allora dobbiamo agire subito.” commentò deciso Marcus, uscendo dalla cucina. Poi si voltò verso Anna, la baciò rapidamente sulle labbra e guardò Bartolomeo che, rosso in viso, stava fingendo di sistemare per bene i bicchieri nel lavello della cucina. “Ora ascoltate attentamente. Andrò a parlare prima con la Bibliotecaria e se lei mi confermerà i nostri dubbi, affronterò subito la Signora degli El-


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fi, sottoponendole le nostre intenzioni. E speriamo di riuscire a convincerla! Solo lei infatti può far ritornare in vita Luca senza utilizzare l’Antico Codice, quindi auguratemi buona fortuna.” E detto questo, svanì in una nube gialla che scivolò nei polmoni di Bartolomeo, facendolo tossire come se avesse inghiottito un pacchetto intero di sigarette. “Zitto, smettila!” tuonò Anna, spingendolo verso la cucina. “Bevi un po’ d’acqua e poi torna a controllare Lisa. Ti avviserò io, quando Marcus farà ritorno, e speriamo che ci porti buone nuove…”

***

Bartolomeo era seduto sul fondo del letto di Lisa e la fissava mentre dormiva di un sonno che si era fatto via via sempre più agitato. “Probabilmente sta sognando.” pensò, sbadigliando vistosamente e rischiando di cadere dal letto. Lisa si trovava a terra, a pancia in giù, su un pavimento di marmo scuro, in una stanza illuminata dalla luce pallida di file di torce. Quando si alzò in piedi, dinanzi a lei apparve la figura possente e raccapricciante di un uomo vestito con abiti di pelle nera, il viso e le mani solcati da ragnatele di cicatrici, impresse sulla pelle di un pallore cadaverico. Lisa si voltò e vide chiaramente il suo amico Gianni, visibilmente impaurito, e un ragazzo dai capelli scuri e spettinati, che non conosceva. Sentiva il proprio cuore pulsarle nel petto a ritmo martellante, mentre respirava a fatica, nel tentativo di controllare la paura che le procurava un senso di nausea e di vertigini. Socchiuse gli occhi e quando li riaprì provò una fitta lancinante alle braccia. Qualcuno, dietro di lei, la teneva immobilizzata, riusciva a sentirne il fiato caldo sul suo collo. Sbatté le palpebre e percepì nettamente il sapore del sangue che le colava da un occhio alle labbra, serrate in una smorfia di dolore. A quel punto, la paura si trasformò in terrore, che l’avvolse come un sudario, facendole perdere i sensi. Quando si risvegliò, dinanzi a lei vi era il ragazzo sconosciuto che la fissava con sguardo sprezzante, mentre lei tentava di divincolarsi dalla stretta della persona che la teneva immobilizzata, procurandole fitte atroci alle braccia e al petto. “Devo svegliarmi, è solo un brutto sogno, ora mi sveglierò.”


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Lisa scosse la testa, inspirò a pieni polmoni e poi percepì il calore di labbra dolci e morbide appoggiate appassionatamente alle sue. Aprì gli occhi e vide Bartolomeo che le accarezzava il viso e i capelli, sorridendole. Lo fissò più volte, incredula, per poi spostare lo sguardo nella stanza in cui si trovava, una camera arredata con gusto e illuminata dal sole di mezzogiorno. Tentò di parlare, ma le labbra di Bartolomeo cercarono ancora una volta le sue con una passione sempre più travolgente, che le fece scorrere piogge di brividi da testa a piedi, mentre il cuore le pulsava nelle vene alla velocità di un jet supersonico. Lisa lo abbracciò e gli affondò le mani tra i capelli, arrivando a toccare le orecchie… “A punta!” gridò, balzando a sedere sul letto, col respiro corto e il corpo grondante di sudore. Si passò una mano tra i capelli bagnati e inspirò a pieni polmoni, mentre accendeva la luce dell’abatjour. Il cuore le martellava ancora all’impazzata e una miriade di sensazioni opposte le sconquassava le viscere, procurandole un senso di malessere che la costrinse a correre in bagno, dove vomitò tutta la cena della sera. Si sciacquò il viso con l’acqua fresca del rubinetto e si fissò allo specchio, mentre tentava di riprendere il controllo delle proprie emozioni. Socchiuse gli occhi, dandosi della stupida per essersi fatta spaventare da un semplice incubo, quando percepì nettamente un tonfo sordo provenire dalla camera. Rabbrividì e sentì ancora il cuore lacerarle il petto, mentre con la testa faceva capolino dal bagno per fissare la stanza. “Chi… chi c’è?” chiese con voce piccola e tremante. Non ottenne risposta, ma decise di attendere ancora qualche istante, prima di tuffarsi a capofitto sotto il lenzuolo. Si guardò attorno con gli occhi ben sbarrati, il palmo delle mani sudate e le labbra che tremavano. Solo quando il cuore cominciò a rallentare la sua folle corsa tra gli antri del terrore, Lisa si sdraiò a letto, inspirando l’aria a pieni polmoni. Si diede ancora della stupida. Com’era possibile che una ragazza della sua età si lasciasse spaventare da un incubo e da un piccolo rumore che non aveva sicuramente alcun significato? Mentre il corpo riprendeva la via del rilassamento e il cuore pulsava ad un ritmo placido e rassicurante, Lisa ripensò alle sensazioni che aveva pro-


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vato mentre baciava Bartolomeo e rise quando ricordò le sue orecchie a punta, così buffe e simili a quelle degli Elfi del Signore degli Anelli. Attribuì la forma delle orecchie dell’amico e il precedente incubo con il terrificante uomo nero e col ragazzo sconosciuto, ad un’eccessiva visione del film. Si ripromise pertanto di nascondere il DVD, prima che Bartolomeo avesse la pessima idea di rivederlo ancora una volta. Quando sentì il dolce mantello del sonno avvolgerla con calore, socchiuse gli occhi e si girò su un fianco, sbadigliando e spegnendo la luce. Bartolomeo, a pochi passi da lei, si era già maledetto più volte per essere rotolato dal letto, sbattendo il didietro sul parquet. Si era appisolato per qualche istante, ma si era svegliato di soprassalto quando aveva sentito Lisa pronunciare le parole “a punta” e dirigersi rapidamente in bagno, pallida e tremante. Mentre guardava la figlia della Signora degli Elfi sprofondare nuovamente in un sonno calmo e ristoratore, si convinse del tutto che Lisa stava riacquistando la memoria e che, presto, per lei sarebbe cominciata una nuova avventura…



REGNO DEGLI ELFI



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4. Una decisione difficile

La Signora degli Elfi entrò nella Biblioteca Segreta e si guardò attorno. “Andromeda, ci sei?” chiese, in un sussurro, unendo le mani a preghiera. “Ho bisogno di te, e subito!” “Devo dedurre che Marcus ti abbia già parlato” le rispose la Bibliotecaria con tono grave. “E che la decisione sia già stata presa. Però mi chiedo se tu sia del tutto consapevole delle sue conseguenze.” Marta voltò il capo a destra e vide la Bibliotecaria che, fluttuando sospesa a mezzo metro da terra, le si stava avvicinando lentamente, con i grandi occhi azzurri colmi di tristezza. “Non sarei qui al tuo cospetto, se non ne fossi consapevole” mormorò la Signora degli Elfi, traendo un profondo respiro. “E non ho nessuna intenzione di cambiare idea. Non vi è altra soluzione per impedire il ritorno della Madre e purtroppo dobbiamo agire in fretta.” La Bibliotecaria le si pose di fronte e scosse la testa, fissandola con disappunto. “Mai, fino ad ora, è stata infranta una sola Legge degli Antichi Padri, né qui, né sul mio pianeta Aresil, che vi ha donato la vita! Riportare tra noi un’anima che appartiene all’Altra Dimensione comporta un enorme sacrificio, come ben tu sai, e questo sacrificio si rende necessario per garantire una continuità al già precario equilibrio dell’universo. E’ la Legge della Compensazione.” “Sono perfettamente a conoscenza di questa Legge” rispose Marta, guardandola diritta negli occhi e alzando un po’ il tono della voce. “Però io sono la Signora degli Elfi e ti chiedo in tutta umiltà di infrangerla per riportare in vita mio figlio…” Si interruppe, col cuore che le batteva forte in petto, studiando la reazione della Bibliotecaria. Questa si allontanò da Marta, per raggiungere uno scaffale dove era riposto un libro che nulla aveva a che spartire con i restanti volumi logori e impolverati.


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“L’album delle foto della tua famiglia” disse la Bibliotecaria, invitando Marta a raggiungerla. “Guardalo ancora una volta e poi dimmi se sei del tutto convinta di voler infrangere la Legge.” “Non lo guarderò” rispose la Signora degli Elfi con tono autoritario. “Ormai ciò che è stato è stato, la storia si deve rinnovare e un nuovo futuro attende il Regno Elfico. Non cambierò idea, mia vecchia amica.” La Bibliotecaria sospirò e fissò Marta con gli occhi velati dalle lacrime. “Spero che tu capisca che ciò che mi chiedi di fare è inaccettabile e non solo per il fatto che andrò ad infrangere per la prima volta una Sacra Legge, ma soprattutto per la conseguenza nefasta che scaturirà dal mio gesto.” La Signora degli Elfi abbozzò un timido sorriso e guardò Andromeda in tutto il suo splendore. Era avvolta nella luce dorata che accompagnava alcuni abitanti di Aresil, il pianeta dal quale provenivano le creature che avevano generato, unendosi agli Umani, la razza elfica e che avevano dato vita ad una dimensione parallela alla terra, sulla quale consentire agli Elfi di vivere in pace e armonia. “Ti assicuro che sono assolutamente serena e del tutto convinta della necessità di riportare in vita Luca. Ci conosciamo ormai da millenni, Andromeda, e quindi sai che puoi fidarti di me e delle mie scelte.” La Bibliotecaria tacque per qualche istante e poi, prima di parlare, si schiarì la voce, arrochita dall’emozione. “E come la metti con tua figlia? Hai riflettuto sul fatto che il ritorno di suo fratello e le conseguenze che si abbatteranno su di lei, dopo che la Legge verrà infranta, potrebbero sconvolgerla tanto da condurla alla pazzia? Non credi che per lei tutto questo sarebbe impossibile da accettare?” “Certo che ci ho pensato!” esclamò Marta, rossa in viso, lanciando alla Bibliotecaria uno sguardo pungente. “Ma Lisa è forte, non si lascerà sopraffare dagli eventi e reagirà nel migliore dei modi, come ha già fatto nello scontro col Nero Signore ed Elia. So che non mi deluderà e che proseguirà il suo cammino senza timori e incertezze. E sarà pronta ad affrontare il suo destino, ben convinta e a testa alta.” La Bibliotecaria prese a fluttuare attraverso la stanza, facendo ondeggiare i lunghi capelli argentei che le ricadevano fino alle ginocchia come sottili fili di seta. “Non so” sussurrò, osservando Marta dall’alto. “Non sono convinta, è un passo troppo grande e pericoloso.”


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“Non hai scelta!” urlò la Signora degli Elfi, col cuore che le pulsava nelle tempie e le labbra che le tremavano per l’emozione. “Vuoi aiutarmi ad impedire il ritorno della Madre, oppure vuoi comunicare agli Antichi Padri di Aresil che l’Universo intero è in pericolo e che potrebbe essere annientato in breve tempo, per la superbia di una creatura folle e oltraggiosa? Ascolta il tuo cuore, Andromeda, e non abbandonarmi, te ne supplico!” Marta guardò la Bibliotecaria fermarsi ed asciugarsi gli occhi col palmo delle mani. “Non ti abbandonerò” disse, in un sussurro. “Ma voglio farti un’ultima domanda: il Generale Marcus e tua sorella sono consapevoli della conseguenza che deriverà dall’infrazione della Sacra Legge?” “No” rispose Marta, scuotendo lievemente la testa. “Credi che mi avrebbero proposto questa soluzione se lo avessero saputo?” “No di certo” convenne la Bibliotecaria, sospirando ancora una volta. “Ora tieniti pronta, solleva il ciondolo.” Marta obbedì scossa da tremiti incontrollabili e alzò il ciondolo reale in alto, sopra la testa. La Bibliotecaria la guardò per qualche istante, poi ripeté una formula nella lingua di Aresil, fino a quando l’aura dorata che l’avvolgeva non assunse un colore perlaceo e aumentò d’intensità, tanto che Marta si vide costretta a chiudere gli occhi. Dalle mani della Bibliotecaria scaturirono fasci di luce arancione che si unirono fino a convergere al centro del ciondolo. La Signora degli Elfi aprì gli occhi e vide Andromeda abbassare le mani lungo i fianchi e scendere a terra, mentre l’energia che la circondava riprendeva la sua sfumatura dorata. “Ecco, ora hai il potere di far rivivere Luca. Se vuoi, puoi farlo qui…” Marta la ringraziò con un veloce cenno del capo e sentì il proprio cuore pulsarle nel petto ad una velocità che aumentava attimo dopo attimo, per cui decise che avrebbe sistemato subito la questione, senza sprecare altro tempo prezioso. Socchiuse gli occhi e sollevò entrambe le mani, mentre il ciondolo si illuminava debolmente, emettendo un tenue fascio di luce argentata. Quando l’energia si dissolse, sulle mani di Marta comparve una coperta bianca, riportante il sigillo reale, che lei adagiò su una sedia. “Servirà per coprire Luca quando… quando ritornerà.” si giustificò con la Bibliotecaria, che le rivolse uno sguardo colmo d’ansia e di tristezza. “Vorrei chiamare il Generale Marcus” continuò ancora la Signora degli Elfi, mentre con le mani tremanti alzava il ciondolo in alto. “Luca avrà bisogno di lui.”


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La Bibliotecaria annuì e appoggiò i piedi a terra, lasciando scivolare le lacrime dagli occhi, sino al pavimento della stanza. “Marcus…” sussurrò Marta con la voce arrochita dall’emozione. Pochi istanti dopo il Generale apparve in una densa nube gialla che si dissolse rapidamente e restò immobile a fissare Marta che teneva il ciondolo sollevato in aria e che appariva pallida e turbata. “Tutto bene?” le chiese, scrutandola con attenzione. “Stai per procedere?” Marta annuì e socchiuse gli occhi, non prima di aver guardato ancora una volta la Bibliotecaria che la fissava con immensa tristezza. Ripensò alla sua dolce Lisa, al fatto che avevano vissuto insieme per così poco tempo, e ai momenti trascorsi con lei nel Regno Elfico, tanto intensi e purtroppo di breve durata. Ripensò a Luca, al forte Generale dell’Esercito Reale, che presto sarebbe ritornato in vita, e quando fu del tutto certa che Lisa avrebbe continuato il suo cammino verso il trono del Regno Elfico ben protetta sia dal fratello che da Bartolomeo, concentrò il suo pensiero sul figlio, tenendo gli occhi ben chiusi. Pochi istanti dopo il ciondolo sprigionò una luce arancione che si propagò per l’intera Biblioteca e che costrinse anche Marcus a serrare le palpebre, chinando il capo a terra. Quindi nella stanza calò il buio più totale e impenetrabile, mentre folate di vento gelido sfioravano il corpo e i capelli dei presenti. Marcus riaprì gli occhi solo nel momento in cui zampilli di luce penetrarono attraverso le sue palpebre e il freddo della morte lasciò lo spazio al tepore della vita. Sobbalzò. Disteso a terra, accanto a lui, completamente nudo e rannicchiato su se stesso, giaceva Luca, bagnato da testa a piedi e tremante. Istantaneamente Marcus afferrò la coperta e lo avvolse per bene, scostandogli i capelli dal viso cereo e sudato. “Marta, ce l’hai fatta! Complimenti!” gridò, in preda alla più totale euforia. Ma non ottenne risposta. “Marta… ?” chiese, spostando la sua attenzione verso la Signora degli Elfi. Soffocò un urlo e si gettò a capofitto sul corpo esanime di Marta, che giaceva a terra, a braccia spalancate, gli occhi sbarrati, rivolti verso il soffitto. Marcus fissò quegli occhi vitrei e immobili e capì che il corpo della


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Signora degli Elfi era stato svuotato inesorabilmente del prezioso soffio della vita. “No, Marta, no.” sussurrò, trattenendo a stento le lacrime. Sentì un mugolio sommesso provenire da Luca e accorse accanto a lui, col cuore che gli scoppiava in petto e un dolore lancinante che gli trapassava l’anima da una parte all’altra. “Buono, è tutto a posto” bisbigliò al figlio della Signora degli Elfi. “Stai tranquillo.” Poi alzò gli occhi verso l’alto e li roteò da una parte all’altra della stanza, alla ricerca di qualcosa che non riusciva a vedere ma che sperava potesse essere lì, in quel doloroso istante. “Che è successo, perché è successo?” chiese con voce piccola, per non turbare Luca. “Ci sei? Puoi rispondermi?” “Una vita per una vita” sussurrò la Bibliotecaria nel suo orecchio. “E’ la Legge della Compensazione. In questo modo l’equilibrio dell’Universo è rimasto inalterato.” “Come? Di che diavolo stai blaterando?” gridò Marcus, che ora non era più in grado di mantenere il controllo. Una furia cieca si stava impossessando di lui e ringraziò mentalmente il pianeta Aresil per non avergli dato il dono di poter vedere la Bibliotecaria, altrimenti le avrebbe spezzato il collo con le sue stesse mani. “Da quando esiste questa Legge assurda?” continuò, riabbassando il tono della voce, perché Luca sembrava in procinto di riprendere conoscenza . “Se ne fossi stato al corrente, non avrei mai suggerito a Marta di agire in questo modo… maledizione!” “Solo alle Signore degli Elfi è dato conoscere la Legge della Compensazione. Neppure Anna ne è al corrente.” “Ma tu potevi avvisarmi, dovevi avvisarmi! Perché non lo hai fatto?” “Perché questo non era il volere di Marta… ho letto il suo cuore, e lei era profondamente convinta di agire per il bene collettivo e per salvare l’intero universo da una probabile distruzione. Ha dimostrato un immenso coraggio.” Marcus non riuscì a ribattere a quell’affermazione. Osservò Luca che ora respirava in modo regolare e aveva smesso di tremare, e si maledì per aver convinto Marta a riportarlo in vita. Se solo avesse saputo, se la Signora degli Elfi lo avesse informato! Ora non se ne starebbe seduto a guardare il suo corpo svuotato, senza avere la possibilità di intervenire in alcun modo per impedirle di lasciare il mondo dei vivi.


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“Devi darti pace” continuò la Bibliotecaria con voce rotta dall’emozione. “Lei riposa serena accanto al marito e ai suo avi. Questo era il suo destino e nulla ormai potrà più modificare gli eventi. Ora pensa a Luca, portalo via da qui, non deve vedere la madre.” Marcus fissò ancora una volta il viso di Luca che stava riprendendo lentamente colore e lo sollevò tra le braccia, tenendolo ben avvolto tra le coperte. “E chi lo dirà a Lisa?” sussurrò, guardandosi attorno. “Chi avrà il coraggio di informarla? E come potrà affrontare la vita ora che per lei tutto è cambiato in modo così inesorabile?” “Non preoccuparti per Lisa” rispose la Bibliotecaria mentre, non vista, si avvicinava al corpo senza vita di Marta. “Lei è forte, riuscirà a sopportare e a superare anche questo dramma. Sua madre ne era fortemente convinta e ha persuaso anche me. In caso contrario non avrei mai acconsentito a far rivivere suo figlio.” A quelle parole, Marcus guardò Luca tra le sue braccia e il suo corpo gli pesò più di quanto avrebbe ragionevolmente dovuto. Si odiò per aver suggerito a Marta di infrangere la Sacra Legge e pensò che dirlo ad Anna si sarebbe rivelata come la più ardua delle imprese. “Ora vai” continuò la Bibliotecaria, con tono che non ammetteva repliche. “Luca si sta risvegliando.” “E chi penserà a Marta?” “Lei non vi appartiene più. La porterò con me ad Aresil e lì sarà sepolta, come vuole la tradizione.” Marcus avrebbe voluto ribattere, ma riuscì appena a guardare il corpo esanime di Marta per l’ultima volta, quando questo sparì avvolto in un’aura dorata, lasciando a terra solo il ciondolo reale e un grande vuoto nel suo cuore. In quell’istante Luca si agitò tra le sue braccia e Marcus, dopo aver pensato che il ciondolo di Marta sarebbe stato recuperato più tardi da sua sorella, svanì col figlio della Signora degli Elfi in una scintillante nuvola gialla. *** Lisa si svegliò di soprassalto, col cuore in subbuglio e una spiacevole sensazione che le toglieva quasi il respiro. Stropicciò gli occhi, si guardò attorno e, quando vide che era giorno, si alzò e spalancò i balconi della finestra, lasciando trapelare nella camera la luce allegra del primo mattino.


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Mentre entrava in bagno ancora visibilmente turbata e del tutto all’oscuro del motivo della sua angoscia, Bartolomeo si accasciò sulla sedia, con una mano premuta sul petto e gli occhi inondati dalle lacrime. Sì, per Lisa tutto sarebbe cambiato, ora che era diventata la nuova Signora degli Elfi.



Dalla Terra al Regno Elfico



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5. Rientro al Regno Elfico

“Zia, io vado!” gridò Lisa mentre, con un piede ormai fuori dalla porta, ingoiava l’ultimo boccone di una fetta di pane tostato.“Devo trovarmi con Gianni e Matilde al centro commerciale.” “Va bene, ma stai attenta alla strada! E ricordati che si pranza alle 12.30, ok?” Lisa sorrise, rientrò in casa e corse ad abbracciare la zia, stringendola forte a sé. “Non tarderò, non preoccuparti” le sussurrò all’orecchio. “E tu divertiti, al lavoro.” “Spiritosa” le rispose Anna, dandole un buffetto sulla guancia.“Ora vai, e salutami i tuoi amici!” Mentre Lisa annuiva, Bartolomeo, pallido e teso, apparve al fianco di Anna e la costrinse a sedere sul divano. Lisa non udì l’urlo soffocato della zia, perché aveva già inforcato la sua mountain bike, pronta ad immettersi nelle vie caotiche della sua città. Quella mattina si sentiva spossata e particolarmente agitata. Aveva dormito indubbiamente male e fatto sogni strani e inquietanti. Bartolomeo… ripensando al bacio che aveva immaginato nella sua testa, durante la notte, e a quello che si erano effettivamente scambiati la sera prima, fu pervasa da una sensazione molto intensa che la fece sbandare e sfiorare un ciclista, il quale la stava superando proprio in quell’istante. “Ops… scusami!” gridò, rossa in viso, ma continuando a pedalare accanto a lui. “Tutto bene?” “Nessun problema.” le rispose, fissandola con intensità. Lisa rischiò di capottarsi un’altra volta. Il ragazzo, che doveva avere pochi anni più di lei, era notevolmente affascinante, con lunghi capelli castani che uscivano ribelli dal casco e grandi occhi marroni illuminati da pagliuzze dorate.


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“Be… bene” farfugliò, dando un giro veloce ai pedali. “Ciao... ehm… buona giornata!” Quindi schizzò via dinanzi a lui, visibilmente imbarazzata e con un calore intenso che l’avvolgeva da testa a piedi. Era quasi riuscita a scordare quel turbinio di emozioni, quando, ferma al primo semaforo, venne affiancata da un altro ciclista che poteva ben concorrere con il ragazzo dai capelli castani. Questo aveva invece una folta chioma bionda, a stento trattenuta dal casco di protezione, che incorniciava un volto dai lineamenti molto simili a quelli di Marcus, il fidanzato di Anna. Sbatté più volte le palpebre e scrollò il capo del tutto inebetita, per poi rischiare di cadere nuovamente dalla bici, quando notò che, anche alla sua destra e dietro di lei, erano apparsi all’improvviso altre celestiali creature, tutte immancabilmente a cavalcioni di mountain bike o di city bike dai più svariati colori. Era praticamente circondata. Sentì un gran caldo salirle dallo stomaco fino alle guance che, pensò Lisa, in quell’istante dovevano aver assunto il colore della mela di Biancaneve. Ma che stava succedendo? Perché non riusciva a muoversi tra le strade della città senza rischiare in continuazione di schiantarsi contro un bel giovanotto? Doveva forse preoccuparsi o era semplicemente vittima di uno scherzo di cattivo gusto? Con questi pensieri che le frullavano in testa, giunse finalmente all’ampio parcheggio antistante il centro commerciale e, dopo aver sistemato e assicurato la bici negli appositi spazi riservati alle due ruote, corse verso l’ingresso principale. Si guardò attorno e provò una sensazione spiacevole, che le fece accapponare la pelle e le provocò un fastidioso inizio di emicrania. Notò, con un certo disappunto, che attorno a lei vi era una frenesia insolita e che non riusciva assolutamente a camminare senza essere circondata da ragazzi ben alti e dall’aspetto tutt’altro che spiacevole. Sospirò quando notò Gianni e Matilde davanti alla vetrina del negozio di CD che vendeva di più in città. Li raggiunse in un batter d’occhio e si bloccò di colpo di fronte all’amica, sbattendo le palpebre a più mandate. “Cavolo!” gridò, girando a trecentosessanta gradi attorno a lei. “Ma che ti sei messa? Sei in tiro, stai proprio bene vestita così… ma… perché?” Matilde arrossì e abbassò gli occhi a terra. Lisa fece scorrere ancora lo sguardo sull’abbigliamento dell’amica. Indossava un top nero a pailettes


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dorate sopra ad una minigonna di jeans a vita bassa, che lasciava ben in vista l’ombelico, provvisto di un piccolo piercing argentato. “E tu la lasci andare in giro così?” chiese Lisa a Gianni, facendogli l’occhiolino. “Se fossi in te sarei geloso, oggi è veramente strepitosa, non credi?” Gianni, un ragazzo robusto e con la pelle perennemente abbronzata (Lisa era convinta che facesse lampade anche in inverno, pur di mantenere la tintarella), la fulminò con uno sguardo truce e fece spallucce. “Non mi dà fastidio, proprio per niente” le rispose, con tono seccato. “Anzi, se gli altri la guardano, vuol dire che ho scelto proprio bene!” Lisa pensò ancora una volta che Gianni era davvero un tipo insopportabile, con i suoi modi da so tutto io e l’aria di chi è interessato solo a mantenersi i muscoli in palestra, utilizzando poco il cervello. “Dai, smettetela!” intervenne Matilde, ancora rossa in viso, sistemando gli occhiali sul naso. “Sai benissimo che nel giorno del compleanno di mia madre sono particolarmente euforica, perché le voglio un sacco di be…” Si interruppe, fissando Lisa con ansia e tappandosi in fretta la bocca con entrambe le mani. “Nessun problema, sta tranquilla” le rispose Lisa, accennandole un sorriso. “Tanto mia mamma è…” “Ancora viva?” si trovò a pensare. “Ma che cavolo sto dicendo? Mamma è morta con papà in un incidente aereo quando io avevo appena sei anni. Oggi è proprio una giornata strana, io stessa mi sento molto strana.” “Lisa, che c’è?” La voce di Matilde la scosse da quei pensieri inquietanti e la costrinse a rimettere in fretta i piedi per terra. “Niente, niente, è tutto a posto. Dimmi invece di tua mamma, è rimasta contenta del regalo?” “Molto, direi” le rispose l’amica, elargendole un ampio sorriso. “Il libro della Kinsella le è piaciuto un casino! Abbiamo scelto bene, ed ero così felice che ho deciso di tirarmi un po’ su.” “Un po’?” la interruppe Lisa, scuotendo la testa. “Sembri una Bratz, non te ne sei accorta?” Matilde si osservò criticamente. “Beh, forse ho un po’ esagerato, ma oggi va bene così! Ora vogliamo entrare nel negozio, o restiamo qui fuori a mummificarci?” “Sì, sbrighiamoci” intervenne Gianni, afferrando Matilde per un gomito. “Devo prendere l’ultimo dei Rolling Stones, andiamo!”


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“Bleah! Io preferisco Robbie Williams.” commentò Matilde, aprendo la porta del negozio. “E io la Lopez!” esclamò Lisa, guardandosi attorno. Continuava ad essere circondata da un gruppo numeroso di ragazzi in fermento e la cosa stava cominciando ad infastidirla. “Balla da Dio ed è così che io vorrei essere.” “Ma che dici, sei ammattita?” disse Matilde, avvicinandosi alla prima fila di CD. “Sei la ragazza più carina della scuola, di che ti lamenti?” “Sono troppo alta e magra” brontolò Lisa, facendo spallucce e osservando di sbieco un gruppo di ragazzi che li stava accerchiando. “Ma insomma, che cavolo succede oggi?” “Eh? Che vuoi dire?” chiese Matilde che, quando si voltò, notò un gran fermento attorno a loro e si avvicinò d’istinto a Gianni, tutto intento a fissare l’angolo del Rock. “Forse è meglio spostarci.” sussurrò Lisa all’amica, che cominciava ad essere preoccupata e era impallidita. Gianni invece non si era ancora accorto di nulla. Aveva tentato di allontanarsi da Matilde, ma era stato bloccato da quest’ultima che lo aveva afferrato per un braccio, strattonandolo. “Fermo, guardati attorno, non vedi che siamo circondati?” gli disse con voce piccola, mentre Lisa, più alta dei suoi due amici, stava cercando una scappatoia per uscire dal negozio. “Ma che è tutta questa gente?” chiese Gianni che finalmente aveva notato il folto gruppo di ragazzi che si stringeva sempre più addosso a loro. “Che vogliono?” “Ridammela!” esclamò Lisa all’improvviso, dopo che un ragazzo incappucciato le aveva sfilato la catenina dal collo. “Ladro schifoso, torna qui!” Per tutta risposta venne afferrata saldamente per le braccia da uno dei ciclisti che aveva incontrato per la strada e che la spinse verso uno sgabuzzino. “Non toccarmi!” ringhiò Gianni, cercando di liberarsi dalla stretta di due spilungoni. “E togliete le mani dalla mia ragazza, o vi prendo a calci nel sedere!” Lisa cercò di attirare l’attenzione della cassiera e degli altri commessi, ma nessuno sembrò accorgersi del gruppo di giovanotti che li stava trascinando, con non poco trambusto, verso lo sgabuzzino posto in fondo al negozio. Matilde e Gianni vennero spinti all’interno della piccola stanza senza troppi complimenti e la stessa sorte toccò a Lisa che si avvicinò agli amici


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col cuore in gola e brividi di paura che le scorrevano lungo il filo della schiena. “Ma che volete?” chiese, cercando di non far trapelare il terrore dal tono della voce. “Fateci uscire, e subito!” “Sì, e vi conviene farlo in fretta!” gridò Gianni, liberandosi con un gran strattone dalla stretta dei due spilungoni. “Chi devo cominciare a prendere a pugni?” “Dai, calmati” gli sussurrò Matilde, tremando da testa a piedi. “Ora ci… ci daranno sicuramente una sp… spiegazione, ne… so… sono sicura…” Lisa sospirò profondamente e si parò dinanzi ai due amici. Le girava la testa e sentiva le gambe molli, però non voleva dare a vedere di essere del tutto terrorizzata. “Ciao, amore mio, stai calma, non preoccuparti.” Lisa riconobbe immediatamente quella voce e si girò di scatto, fissando il ragazzo nei scintillanti occhi verdi. Teneva tra le dita il ciondolo, ma lo spostava in continuazione da una mano all’altra, come se scottasse. Abbassò il cappuccio dalla testa e le sorrise. “Barty, ma… ma che ci fai tu qui?” L’aveva chiamata amore, pensò, mentre gli parlava. Ok, si erano baciati, ma amore non era forse una parola troppo grande per un rapporto che non era ancora stato ufficialmente avviato? “Devo portarvi via, tutti e tre, ora! Non c’è tempo da perdere.” “Po… portarci via?” chiese Matilde, balbettando e stringendosi a Gianni. “Ma che dici? Ma tu… tu chi sei?” “Chi sono lo scoprirete a breve” rispose Bartolomeo, avvicinandosi a Lisa che si ritrasse d’istinto, guardando i ragazzi che li circondavano. “Non dovete avere paura, noi siamo qui per proteggervi.” “Proteggerci?” sbraitò Gianni, rosso in viso e con le vene del collo gonfie per la rabbia. “Si può sapere che cavolo succede?” In quell’istante la porta d’ingresso si spalancò e entrò un altro spilungone che si precipitò da Bartolomeo con aria visibilmente preoccupata. “Generale, stanno arrivando” disse, osservando la porta d’ingresso. “Dobbiamo andarcene, e in fretta.” “Generale?” chiese Lisa, sbarrando gli occhi e fissando Bartolomeo con aria stralunata. “Chi sta arrivando, co…” Ma non riuscì a terminare la frase. Fu avvolta dal buio più totale e provò una forte sensazione di nausea, che terminò nell’istante in sui si trovò col naso schiacciato a terra, su quella che sembrava erba.


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Si sentì afferrare saldamente da più mani e riuscì a malapena a scorgere una roccia posta su una piana verdeggiante, quando ripiombò nel freddo buio e fu assalita nuovamente dalla nausea per secondi che le parvero sembrare un’eternità. Quando riaprì gli occhi, sputò dalla bocca ciuffi d’erba e gridò, mettendosi a sedere. Il prato era blu. Alzò gli occhi e gridò nuovamente. Il cielo era verde. Roteò il capo a destra e a sinistra e vide Gianni e Matilde che, pallidi in volto e frastornati, venivano aiutati a rialzarsi da due dei spilungoni che li avevano accerchiati al negozio. Già, al negozio… ma dove erano capitati? Che era successo? Lisa si accorse in quell’istante di aver un forte mal di testa che le stava spaccando il cranio in due, mentre la nausea non le era ancora passata del tutto. “Stai bene?” le sussurrò Bartolomeo all’orecchio, cercando di aiutarla ad alzarsi. Lisa prima lo fulminò con lo sguardo e poi gli si avventò contro, afferrandolo per la maglietta di cotone e tentando di colpirlo con un pugno. Una mano forte cinse la sua e la obbligò a girare il viso di lato, per guardare in faccia chi aveva osato fermarla. “Ma… Marcus?” balbettò, lasciando la presa su Bartolomeo, che si sistemò alla meglio la maglietta dentro i jeans logori e sbiaditi. “Che ci fai qui? Dove siamo? E dov’è mia zia?” “Risponderò presto alle tue domande” le rispose Marcus, sorridendole (lei si sentì svenire). “Però ora devi venire con me. Anna vi sta aspettando al Palazzo Reale.” “Reale?” chiese Lisa, fissando i due amici che sembravano aver ripreso un po’ di colore. All’improvviso sentì la nausea risalirle dalla bocca dello stomaco alla gola e vacillò, prontamente sostenuta da Bartolomeo, il quale le restituì la catenina. Immagini sempre più nitide le scorsero nel cervello, finché i ricordi le scoppiarono in testa, facendola quasi urlare per il dolore. Socchiuse gli occhi e strinse i pugni, mentre il ciondolo si illuminava di un’intensa luce argentata. “Ok, è proprio arrabbiata.” farfugliò Bartolomeo, mentre si massaggiava il didietro dolorante. Lisa riaprì gli occhi in quell’istante e si guardò attorno più volte. Poi, dopo aver inspirato una gran boccata d’aria, si rizzò in tutta la sua notevole altezza e fissò Marcus diritto negli occhi.


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“Voglio sapere che sta succedendo” chiese, a denti stretti. “Mi avete rimosso i ricordi e questo proprio non mi va giù. Inoltre, se sono di nuovo qui, nel Regno Elfico, significa che le cose non stanno andando come dovrebbero.” Spostò quindi lo sguardo su Bartolomeo e si trattenne dal precipitarsi da lui per gettargli le braccia al collo. Era troppo arrabbiata e lo fulminò con uno sguardo saettante. “Con te farò i conti dopo” gli disse, agitandogli contro un pugno. “Allora? Chi mi spiega perché sono rientrata così in fretta?” Nessuno osò risponderle. Ma il gelo che provò in quel momento fu più eloquente di mille parole.


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6. Una dura verità

“No, ancora qui, non è possibile!” gridò Matilde, aggrappandosi a Gianni. “Voglio tornare a casa, e subito!” Lisa si voltò verso l’amica e la vide in lacrime, mentre si guardava attorno con gli occhi sbarrati. Tremava, visibilmente terrorizzata. Lisa non poteva darle torto, infatti, pochi mesi prima, era stata rapita proprio in quel regno da Paolo, il figlio del Nero Signore, che l’aveva tenuta segregata per qualche ora nelle prigioni del Palazzo del Picco Oscuro. Sebbene la sua fosse stata una breve prigionia, Matilde ne era uscita comunque altamente scioccata e sicuramente ben poco incline a rimettere piede nel Regno Elfico. “Si può sapere perché cavolo siamo ritornati in questo posto?” sbraitò Gianni, agitando un pugno verso il Generale Marcus, mentre con l’altro braccio reggeva Matilde che non aveva ancora smesso di tremare. Marcus lo guardò con aria sprezzante e gli si piazzò di fronte ad una tale velocità che Gianni si vide costretto ad indietreggiare, piegando il capo all’indietro per poterlo guardare in viso. “Credi forse di farmi paura?” gli gridò addosso, rosso per la rabbia. “Solo perché sei alto e sei un Generale, pensi di poter terrorizzare chi ti pare e piace? Beh, con me non funziona, bello!” Marcus lo fulminò con lo sguardo e Lisa poté giurare di aver scorto un lampo di disagio negli occhi di Gianni, che comunque non era facilmente impressionabile. “Magari non avrai paura di me, giovane Uomo” gli rispose il Generale con tono pacato. “Ma potresti averne di fronte agli Elfi Neri che vi stanno cercando per porre fine alle vostre vite.” “Co… come? Co… cosa?” sussurrò Matilde, sollevando appena il viso dal petto di Gianni . “Ma non vi eravate liberati di tutti loro?”


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“Le spiegazioni le avrete dopo, al Palazzo Reale.” intervenne Bartolomeo, avvicinandosi a Lisa con cautela (temeva infatti di ricevere scappellotti in qualche parte del corpo e l’idea non lo attirava molto). “No, le vogliamo ora, carino, e subito!” sbraitò ancora Gianni, alzandosi in punta di piedi per guardare Bartolomeo oltre le spalle di Marcus. “Credo che ci siano dovute, o sbaglio?” “Certo che vi sono dovute” continuò Bartolomeo, fissando Gianni con ostilità. “Però, come ho GIA’ DETTO, le avrete una volta arrivati al Palazzo Reale.” “Col cavolo!” ringhiò Gianni, allontanando da sé Matilde, per avventarsi su Bartolomeo. Gli si gettò contro e lo spinse a terra, mentre cercava di colpirlo con i pugni. “Gianni, fermo, che fai?” urlò Lisa, fissando la scena con evidente stupore e con un pizzico di apprensione. In effetti non era tanto preoccupata per Bartolomeo, quanto per Gianni che in pochi secondi si ritrovò a pancia in giù sull’erba, mentre l’Elfo, seduto a cavalcioni sopra di lui, lo teneva bloccato con aria indubbiamente scocciata. “Non ho tempo di bisticciare con te” gli sussurrò all’orecchio, a denti stretti. “Dovresti invece ringraziarci per aver salvato la tua pelle e quella della tua ragazza. Sei un ingrato!” “E lasciami andare!” brontolò Gianni, sputando ciuffi di erba blu. “Ho capito, ma ora puoi spostare il tuo cadavere dal mio corpo? Mi stai rovinando la maglia, accidenti a te, mi è costata una cifra!” Bartolomeo lo guardò scuotendo il capo e si rialzò, sbattendosi la polvere dai jeans slavati e fissando Lisa che, nel frattempo, le si era avvicinata. Lei lo puntò per bene nei grandi occhi verdi come l’acqua di un lago di montagna, e l’amore che provava per lui le scoppiò in petto con la potenza di una bomba micidiale. Gli gettò le braccia al collo e, noncurante dei presenti, lo baciò con foga, facendolo barcollare. Le labbra di Bartolomeo erano calde e morbide e Lisa pensò che non avrebbe mai più voluto staccarsi da lui e dalle sensazioni sconvolgenti che stava provando in quel momento. “Però ti ha ingannata, in questi mesi.” gracchiò una vocina stridula dentro di lei, che la fece sobbalzare e la obbligò ad interrompere quell’idilliaco contatto.


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M. P. Black

Si staccò da Bartolomeo e lo fissò negli occhi ancora ardenti di desiderio, poi si allontanò un po’ da lui e, con tutta la forza che aveva in corpo, gli sferrò un sonoro calcio agli stinchi. Bartolomeo trattenne il respiro e si afferrò la gamba destra, saltellando su e giù come una molla, sotto lo sguardo colmo di esasperazione del Generale Marcus. “Lo sapevo, lo sapevo, accidenti” mormorò, mordendosi le labbra. “Mai fidarsi delle femmine arrabbiate!” “Hai finito di fare lo sbruffone?” intervenne Marcus, afferrandolo per una spalla. “Abbiamo un compito ben preciso da compiere e tu te ne stai qui a perdere del tempo prezioso.” “Veramente è stata lei che…” “Abbiamo visto tutti cos’è successo, grazie” lo interruppe Marcus, scrutandolo con attenzione. “Ma una cosa del genere non dovrà accadere mai più, così, davanti a tutti. Devi essere cauto, ora che le cose sono cambiate.” Lisa raggelò. Aveva utilizzato i suoi sensi elfici per poter meglio percepire ciò che si erano bisbigliati Marcus e Bartolomeo e, dopo quelle parole, la fastidiosa sensazione che aveva provato al suo rientro in quel Regno le aveva nuovamente riempito il cuore, serrandolo in una morsa di gelo. Fissò per qualche istante Gianni e Matilde, stretti uno all’altra, per capire se anche loro avevano udito la conversazione tra i Generali, ma, dopo aver intuito che i due erano del tutto all’oscuro di quell’ultimo sviluppo, si avvicinò a Bartolomeo, afferrandolo per un gomito. Lui trasalì a quel contatto e si girò verso di lei, con aria preoccupata. “Lasciami” le sussurrò, fissandola con intensità negli occhi impauriti. “Ti prego.” Lisa ricambiò il suo sguardo ma non mollò la presa. “Non ti colpirò ancora” gli disse, con tono seccato. “Però esigo delle spiegazioni.” Lisa vide Bartolomeo irrigidirsi e socchiudere gli occhi. “Lasciami” continuò lui, con la voce impastata. “Non puoi capire, devi allontanarti subito da me…” Lisa sgranò gli occhi per qualche istante e urlò con tutto il fiato che aveva in gola. Le ginocchia le cedettero e si ritrovò a terra, sorretta da Bartolomeo, con le lacrime che le solcavano il viso e le ricadevano sul ciondolo con un tintinnio quasi assordante.


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Gianni e Matilde si precipitarono da lei, ma furono nuovamente fermati da Marcus che li trasse in disparte, cercando di tranquillizzarli. Alcuni Elfi presenti si guardarono con aria interrogativa, ma altri avevano intuito ciò che era appena accaduto. Bartolomeo cercò di abbracciare Lisa, ma lei lo respinse, rialzandosi in piedi, sempre barcollante e con la vista annebbiata dalle lacrime che non cessavano di riempirle gli occhi. “Bartolomeo, cos’è successo?” gridò Marcus, impegnato a trattenere Gianni. “Ha capito?” “Sì purtroppo, ma non è stata colpa mia” si scusò lui, tentando ancora di avvicinarsi a Lisa, che era crollata nuovamente a terra, in ginocchio, e singhiozzava con il viso nascosto tra le mani. “Quando mi ha toccato è entrata in contatto empatico con me.” “Dannazione!” urlò Marcus, con gli occhi fuori dalle orbite. “Tu e i tuoi poteri! Avanti, portiamola subito al Palazzo Reale, lì parlerà con la zia!” “Parlare di cosa?” chiese Gianni, che cercava inutilmente di liberarsi dalla possente stretta di Marcus. “DI COSA?” Ma non ottenne risposta. In pochi istanti lui e i presenti furono nuovamente inghiottiti dal buio e Lisa percepì l’usuale sensazione di nausea che caratterizzava la scomposizione molecolare. Riaprì gli occhi solo quando sentì sotto i piedi il pavimento duro e freddo del Palazzo Reale. Bartolomeo l’aveva abbracciata, ma lei non aveva alcuna intenzione di arrendersi a quella dimostrazione d’affetto. “Lasciami!” gridò, alzandosi in piedi. Aveva la testa che le girava vorticosamente e il respiro corto. “Non voglio il tuo aiuto! Anche tu mi hai tradita, come tutti voi! Prima mi avete rimosso i ricordi, poi mi avete fatto perdere mia madre… non vi perdonerò mai, MAI!” “Lisa, per favore.” sussurrò Bartolomeo, allungando una mano verso di lei. “VIA!” urlò ancora, rossa in viso e col cuore che le martellava in gola. Il ciondolo si illuminò all’improvviso e scagliò Bartolomeo a terra, il quale, rialzandosi a fatica, la guardò con aria carica d’ansia e di preoccupazione. “Lisa, ma che sta succedendo, cos’è successo?” le chiese Matilde che, scossa da tremiti incontrollabili, era ancora attaccata ad un Gianni visibilmente scocciato e infuriato.


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“Mia madre… mamma è morta!” urlò lei con tutto il fiato che aveva in gola. Vide Matilde accasciarsi tra le braccia di uno sbigottito Gianni e Marcus passarsi nervosamente una mano tra i lunghi capelli argentati. Ma in quell’istante a Lisa Marcus sembrò brutto e insopportabile. In effetti odiava tutti, ogni singolo Elfo che non era riuscito a proteggere la loro Signora. Con una rabbia che stava montando sempre più furiosamente in corpo, si scagliò contro Bartolomeo e lo fissò diritto negli occhi tristi, afferrandolo per la maglia. “Allora perché mamma non c’è più? Cos’è successo? Lo VOGLIO SAPERE, ORA!” “Lisa, non sarò io a dirtelo” le rispose Bartolomeo in un sussurro. “Tua zia ti sta aspettando nel salottino.” “NO! TU ME LO DEVI DIRE SUBITO! SONO STUFA DEI VOSTRI GIOCHETTI! BASTA, FINITELA TUTTI QUANTI DI PRENDERMI IN GIRO!” “Li… Lisa… cerca... di ca… calmarti” balbettò Matilde, singhiozzando. “Così ti fai… solo… del… male.” Ma Lisa non la stava ascoltando. Una fitta insopportabile le trapanò la testa, facendola quasi urlare dal dolore. La vista le si annebbiò e la luce si spense attorno a lei, calandola nel più buio degli oblii. CONTINUA...


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