Cambiamenti climatici e optimum climatico romano (Lunari - Le vie della civiltà, volumi 1 e 2)

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Unità di apprendimento Lezione L’apogeo Il cristianesimo dell’impero

Dossier

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Uomo e ambiente

L’impero e l’optimum climatico romano I mutamenti climatici possono influire profondamente – nel bene come nel male – sulle società umane.

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’influenza dei cambiamenti climatici era ancora più forte sulle società agricole pre-industriali, in quanto l’abbondanza dei raccolti dipendeva in larga parte dai fenomeni meteorologici: per esempio delle piogge troppo abbondanti o un periodo di siccità prolungato potevano portare alla perdita di interi raccolti e scatenare terribili carestie.

L’optimum climatico romano

I

l benessere che caratterizzò l’impero romano fu almeno in parte la conseguenza di una fortunata concatenazione meteorologica: a partire dal II secolo a.C., infatti, iniziò una fase quanto mai favorevole alle attività umane e per questo motivo ribattezzata dagli storici del clima optimum climatico romano. A partire da questa data, e per più di tre secoli, le temperature si fecero più calde: il I secolo d.C. fu probabilmente il secolo più caldo nel periodo compreso fra la nascita di Gesù e il XVIII secolo. L’aumento delle temperature fu però mitigato da un incremento della piovosità e, soprattutto, dall’intensificazione delle piogge estive.

Una prova di come le estati si fecero più piovose è data dal fatto che nel I e II secolo le piene del Tevere cadevano soprattutto tra marzo e agosto e non, come accade oggi, durante l’inverno. L’aumento delle temperature, sommato a quello della piovosità, creò un clima particolarmente favorevole all’agricoltura: le piante beneficiavano infatti del caldo ma, al tempo stesso, avevano abbondanza d’acqua anche durante i mesi estivi.

Una serra gigantesca La favorevole congiuntura climatica si tradusse non solo in raccolti più abbondanti ma anche in un aumento delle superfici coltivabili. Infatti, grazie alla maggior disponibilità d’acqua, divenne possibile coltivare cereali e ulivi in regioni che sono oggi semi-desertiche: è il caso di vaste aree del Nord Africa che – nel I e nel II secolo – rifornivano Roma di grano e che oggi costituiscono le propaggini settentrionali dell’area pre-sahariana. Contemporaneamente le temperature più alte permisero di mettere a coltura regioni altrimenti non adatte alla coltivazione perché troppo fredde: nel I secolo d.C. il

naturalista Plinio il Vecchio notò che i faggi, che di solito crescevano solo in pianura, si stavano diffondendo anche sui monti. In modo analogo si spostò verso Nord il limite della coltivazione della vite e dell’ulivo. È stato calcolato che un aumento di un grado delle temperature avrebbe permesso di innalzare di 100/200 metri il livello della coltura dei cerali: questo vuol dire che in via teorica in Italia, un Paese nel quale il 41,6% del territorio è collinare, sarebbe stato possibile mettere a coltura 5 milioni di ettari di terreno in più e sfamare in questo modo tra i 3 e i 4 milioni di persone. Fu anche grazie alle favorevoli condizioni dell’optimum climatico romano che, secondo stime attendibili, la popolazione all’interno dell’impero passò dai circa 60 milioni dell’epoca di Augusto ai 75 milioni dell’epoca di Antonino Pio. Come ha scritto lo storico britannico Kyle Harper «il clima fece da sfondo propizio al miracolo romano. L’optimum climatico romano trasformò le terre governate da Roma in una gigantesca serra».

COMPRENDERE E COLLEGARE a. Dopo aver letto la scheda, spiega in un testo di massimo 10 righe che cosa si intende per optimum climatico romano. b. Perché la comparsa degli alberi di faggio sui monti indica un cambiamento climatico in corso?

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Dossier

Uomo e ambiente

I cambiamenti climatici Il clima della Terra è da sempre sottoposto a cambiamenti ciclici, per cui a periodi più caldi fanno seguito fasi in cui le temperature medie diminuiscono.

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l clima del nostro pianeta non è stabile. Oltre a fluttuazioni di lunga durata che – come nel caso delle glaciazioni – possono durare millenni, esistono fluttuazioni più brevi, della durata di pochi secoli.

Dall’optimum alla glaciazione Dal 1200 all’800 a.C., per esempio, il nostro pianeta entrò in una fase caratterizzata da temperature più alte e minori precipitazioni. A partire dal II secolo, iniziò un optimum climatico, ossia una fase caratterizzata da un clima mite e particolarmente favorevole alle attività umane. Questo optimum proseguì fino al IV secolo d.C. quando si aprì una nuova fase caratterizzata da temperature più basse e maggiore piovosità. Attorno all’anno Mille il clima migliorò per peggiorare nuovamente all’inizio del XIV secolo d.C. quando gli inverni si fecero più rigidi e le estati piovose e umide. Dal Cinquecento all’Ottocento ha avuto luogo la cosiddetta “piccola glaciazione” caratterizzata da

temperature talmente rigide che, nei mesi invernali, il Tamigi gelava e il ghiaccio era talmente spesso da consentire di pattinarvi sopra.

crearono un ambiente favorevole alla diffusione della Peste Nera che, tra il 1346 e il 1353, sterminò circa il 30% della popolazione europea.

Le conseguenze Queste fluttuazioni climatiche hanno avuto conseguenze rilevanti – e spesso drammatiche – sulle società umane. La fase di temperature alte e scarse precipitazioni che si aprì attorno al 1200 a.C. coincise con la crisi delle società dell’età del bronzo. L’optimum climatico iniziato al tempo di Augusto, invece, corrispose al massimo sviluppo dell’impero romano, mentre il successivo peggioramento ebbe l’effetto di spingere verso i confini dell’impero le popolazioni germaniche stanziate nell’Europa settentrionale. Il miglioramento del clima dell’anno Mille favorì l’aumento della popolazione europea e lo sviluppo dei commerci, ma gli inverni rigidi e le estati piovose che si registrarono a partire dal XIV secolo, oltre a danneggiare i raccolti con conseguente aumento delle carestie,

COMPRENDERE E COLLEGARE a. Dopo aver letto la scheda, prepara una tabella che elenchi fluttuazioni climatiche e conseguenze storiche. b. Fai una ricerca online e approfondisci il concetto di Antropocene.

Una nuova epoca Non sappiamo quali fossero le cause dei cambiamenti climatici avvenuti nel passato: gli studiosi indicano come possibili cause l’attività del sole, le variazioni nella composizione dell’atmosfera o mutamenti nel nucleo fluido della Terra. Ma l’attuale riscaldamento globale e le conseguenti alterazioni del clima e degli eventi atmosferici sono sicuramente attribuibili all’attività umana e all’immissione nell’atmosfera di CO2 e altri gas inquinanti. Per questo il premio Nobel Paul Crutzen ha proposto di ribattezzare l’attuale epoca Antropocene – letteralmente “l’era dell’uomo” – per sottolineare la nostra responsabilità nei confronti dell’ambiente e del pianeta che ci ospita. ●

Il Tamigi completamente ghiacciato, nell'Ottocento.


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