Marisa Cantarelli, Barbara Sappa
Il Modello delle Prestazioni Infermieristiche e le tassonomie NNN
A cura di Edoardo Manzoni e Barbara Sappa
RISULTATI NOC
RELAZIONE
DIAGNOSI NANDA-I
IDENTITÀ
SALUTEMALATTIA
AMBIENTESOCIETÀ
MODELLO DELLE PRESTAZIONI INFERMIERISTICHE
PRESTAZIONE INFERMIERISTICA
INTERVENTI NIC
BISOGNO DI ASSISTENZA INFERMIERISTICA
ASSISTENZA INFERMIERISTICA
DISCIPLINA INFERMIERISTICA
UOMOPERSONA
Il Modello delle Prestazioni Infermieristiche e le tassonomie NNN
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Redazione: Studio Lemmari di Elisa Calcagni, con la collaborazione di Claudia Musso
Impaginazione: Garon, Cremona
Copertina: Claire Biliotte
Prima edizione: giugno 2025
Ristampa
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NOTA
Professionisti e ricercatori devono valutare e utilizzare le informazioni contenute in questo testo ricorrendo alle loro conoscenze e alla loro esperienza, dato che, mano a mano che nuove ricerche e l’esperienza clinica espandono il campo delle nostre conoscenze, si impongono opportune modifiche delle teorie e dei trattamenti. Gli autori, i redattori e i collaboratori, così come l’editore e tutti coloro in qualche modo interessati nella preparazione e nella pubblicazione di questo volume, non possono in alcun modo essere ritenuti responsabili di eventuali conseguenze derivate dall’impiego di qualche informazione in esso contenuta.

Tu sulla tua poltrona, con gli appunti in mano. Noi al tavolo, su cui avevi preparato una risma di fogli bianchi, molte penne e matite, i dolci e un caffè. Per un anno abbiamo costruito insieme questo libro, gustando la tua acutezza scientifica, la tua esperienza straordinaria, il tuo guizzo intuitivo.
In ogni incontro, annotazione, confronto e discussione abbiamo accresciuto la nostra identità di infermieri che rimane la tua più grande eredità in noi.
Questo libro è tuo ed è per te. L’esserti stati accanto nel tuo ultimo periodo di vita è stato un dono senza misura. Un dono che si fa viva memoria, sicuro presente e traccia di futuro. Grazie, Marisa.
Barbara ed Edoardo
Un sincero grazie a Guido Natale, compagno di viaggio prezioso.
Introduzione
A proposito degli stadi evolutivi della conoscenza infermieristica, Meleis (2013)1 scrive che lo stadio della ricerca arriva a conclusione con un forte e diffuso bisogno di Teoria. La domanda epistemologica sulla quale si erano soffermate ampiamente le comunità scientifiche degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento si concentrava, infatti, sul “come” esercitare l’assistenza infermieristica, sulla scia dello sviluppo della psicologia umanistica statunitense dopo l’affermazione della concausalità.
Il diffuso bisogno di Teoria al quale si riferiva l’autrice era un ritorno alle origini, ovvero alla necessità di definire l’assistenza infermieristica, descriverne la natura ontologica, antropologica ed epistemologica, e profilarla in modelli teorici quali rappresentazioni semplificate del fenomeno scientifico. Dal “come” – il metodo – si perveniva a un “cosa” –l’oggetto di studio. Gli anni Settanta del XX secolo aprono così il tempo delle Grandi Teorie (Smith, 2020)2 . Questi approcci teorici, contrapposti alle Teorie di medio raggio e alle Teorie di breve raggio, cercavano di descrivere l’assistenza infermieristica unitamente all’apparato metodologico e strumentale per applicarla.
Mancava il “perché”. A parte alcuni autori come Martha Rogers, vera e propria outsider disciplinare, solo la fine del Novecento avrebbe portato le comunità di ricerca infermieristiche a concentrarsi su nuove domande: perché esiste l’assistenza infermieristica come disciplina? Qual è il suo ruolo all’interno del sapere umano? E, soprattutto, qual è il contributo che la disciplina può e deve dare al vivere umano? È il tempo del “perché” – lo scopo –, del fine ultimo dell’assistenza infermieristica, in un tempo le cui cifre identitarie sembrano essere complessità e cambiamento. Dallo Stadio della Teoria si passa allo Stadio della Filosofia dell’assistenza infermieristica.
Definendo epistemologicamente i concetti di uomo, ambiente, salute e pratica clinica infermieristica (nursing practice), le Teorie si presentano come visioni del mondo concentrate sulla natura della relazione tra infermiere e assistito in una moderna visione del concetto di salute ecologica in continuo divenire.
Il Modello delle Prestazioni Infermieristiche di Marisa Cantarelli nasce nello Stadio della Teoria e si proietta efficacemente nello Stadio della Filosofia. Esso mantiene una precisa congruenza sincronica tra oggetto di studio, metodo e scopo.
Il Modello ha un valore prezioso che va oltre il suo contenuto:
1. Costruisce una chiara identità professionale. Cantarelli ha definito dei confini chiari, epistemologicamente validi e validati dalla ricerca scientifica, che hanno permesso lo sviluppo definitivo del profilo professionale dell’infermiere.
2. Sostanzia la prima teoria infermieristica italiana. Il Modello costituisce una moderna rappresentazione teorica disciplinare che assume il consiglio di Heidegger quando, finita la guerra, torna al suo villaggio natale e scrive che “ogni uomo è vero se sa affondare le radici nella terra e aprirsi alle vastità del cielo”3 : radicandosi nella solidità dell’identità
1 Meleis, A. I. (2013). Teoretica infermieristica . Milano: C.E.A. Casa Editrice Ambrosiana.
2 Smith, M. (2020). Nursing Theories and Nursing Practice. 5th ed. Philadelphia, PA: F.A. Davis Company.
3 Heidegger, M. (2009). Il sentiero di campagna . Genova: Il Melangolo.
professionale dell’infermiere – espressione delle “radici nella terra” – elabora una teoria infermieristica capace di coniugare profondamente l’esperienza concreta dell’agire quotidiano con una visione ampia, dinamica e proiettata verso il futuro della disciplina –le “vastità del cielo”.
3. Permette il suo utilizzo in tutti gli ambiti di studio e di pratica clinica. L’importante ricerca nei diversi settori specialistici dell’assistenza infermieristica nonché nella formazione ne hanno permesso una diffusione capillare, utile e capace di dialogo con i moderni linguaggi di classificazione internazionale.
4. È e rimane una delle costruzioni teoriche nel panorama mondiale a forte congruenza epistemologica con una capacità di dialogo interdisciplinare, scientifico e accademico.
5. Valorizza la tradizione latina dell’ad-sistere, il suo modo di essere e sentire, concentrandosi sui bisogni dell’uomo nella grande tradizione filosofica del sud Europa.
6. Permette l’efficace contributo operativo delle figure di supporto all’interno del progetto assistenziale a regia infermieristica.
Le Teorie dello Stadio della Filosofia poco si soffermano sulle metodologie applicative. Esse lasciano spazio a modalità nuove, aperte, generative. Questo per diverse ragioni:
1. Complessità e cambiamento coinvolgono in modo marcato il mondo sociale e sanitario delle comunità occidentali. Le variabili spaziotemporali subiscono accelerazioni e trasformazioni continue, pur non modificando la “nuce” filosofica che sottende l’identità disciplinare. In questo processo, immanenza e trasformazione convivono con un divenire continuo che modifica con rapidità il “come”.
2. Lo sviluppo dell’evidenza scientifica quale giusta e necessaria base della pratica clinica, pur allontanando il concetto di disciplina dal concetto di scienza, rende difficile costruire perduranti metodi e strumenti.
3. La multifattorialità e la multidimensionalità del concetto di salute richiedono linguaggi nuovi capaci di confrontarsi oltre la disciplina infermieristica stessa alla ricerca di una standardizzazione che non tradisce l’unicità soggettiva di ogni relazione professionale.
4. Il dialogo mondiale delle comunità scientifiche infermieristiche spinge a cercare territori comuni in una disciplina che, profondamente legata alla sua tradizione culturale, si presenta come molto diversa nei vari continenti, e che, quindi, non si presta all’individuazione di un’unica modalità operativa.
5. Non da ultimo, il bisogno di documentare, rendere evidente, misurare gli esiti di una componente professionale necessaria alla vita dell’uomo rende fondamentale l’apertura verso modalità sempre nuove e flessibili.
Ogni relazione ha bisogno di linguaggio. Senza addentrarci in una trattazione approfondita, in questa sede distinguiamo tra il linguaggio normale e il linguaggio scientifico. La differenza tra linguaggio normale e linguaggio scientifico o professionale riguarda il registro linguistico, cioè il modo in cui ci esprimiamo a seconda del contesto, dell’interlocutore e dello scopo della comunicazione. Il linguaggio scientifico è per sua natura monosemico, sintetico, coerente, accurato, affermato da definizioni operative. Un linguaggio di precisione, derivazione, concatenazione, coesione, deagentivizzazione,
condensazione, monosemia. Esso consente l’efficacia e l’efficienza della comunicazione tra i professionisti, tra le comunità scientifiche intra ed extra professionali. Il linguaggio scientifico muove sempre da una terminologia per costruire sistemi di classificazione e giungere a una tassonomia. Il taxis-nomos, ovvero la regola di ordinamento, definisce una classificazione (descrizione e collocazione) necessaria alla determinazione che permette il riconoscimento e l’identificazione di un oggetto o un soggetto.
Allo stato attuale delle conoscenze, i linguaggi scientifici professionali più operativi nel panorama internazionale sono:
• il linguaggio NANDA-I, un linguaggio standardizzato usato in ambito infermieristico per la formulazione delle diagnosi infermieristiche: è sviluppato dalla NANDA International, un’organizzazione che ha lo scopo di standardizzare il modus in cui gli infermieri identificano e descrivono i problemi di salute delle persone assistite;
• il linguaggio NOC (Nursing Outcomes Classification), una classificazione dei risultati di salute ottenibili tramite le azioni infermieristiche;
• il linguaggio NIC (Nursing Interventions Classification), una classificazione degli interventi che l’infermiere può implementare come conseguenza della diagnosi.
I linguaggi standardizzati ben si coniugano con gli apparati teorici dello Stadio della Filosofia. Questo libro pone in relazione concettuale e sintattica il Modello delle Prestazioni Infermieristiche e i sistemi di classificazione NANDA-I, NOC e NIC. Scopo di questo libro è, quindi, coniugare l’apparato teorico con una tassonomia di linguaggio. Già dalla genesi del Modello era chiaro l’obiettivo di Marisa Cantarelli di dare all’infermiere un quadro teorico identitario che rendesse visibile e acclarato il suo contributo professionale alla salute dell’uomo. Per l’autrice, la sua teoria non era solo il superamento del “compito” ma altresì la convinzione che una professione esiste nel momento in cui sa documentare la propria attività e farla divenire quindi forza sociale.
Questo è l’ultimo libro a cui ha enormemente contribuito la professoressa Marisa Cantarelli. Convinta dell’utilità dell’opera, ha costruito il progetto editoriale, affinato gli obiettivi e i contenuti e seguito il lavoro fino ai suoi ultimi giorni di vita.
Nel primo capitolo viene tracciato il Modello delle Prestazioni Infermieristiche nella sua versione originale seppur ridotta e non sostitutiva della ricca bibliografia in merito. Segue, nel secondo capitolo, la descrizione delle tassonomie NANDA-I, NOC e NIC. Nel terzo capitolo, il Modello delle Prestazioni Infermieristiche e la pantassonomia NNN si incontrano nel processo di assistenza infermieristica. Il percorso del testo prosegue con la presentazione, nel quarto capitolo, di vari esempi di applicazione alla pratica clinica. Il quinto capitolo approfondisce le applicazioni organizzative, con il coinvolgimento delle figure di supporto e la progettazione di una Cartella Clinica Elettronica come esempio concreto di applicazione del Modello integrato con i linguaggi NANDA-I, NOC e NIC, che ha rappresentato l’avvio e lo stimolo iniziale per l’ideazione di questo testo. Il libro, da ultimo, si sofferma sull’approccio didattico per la formazione infermieristica.
12/05/ 2025 Edoardo Manzoni
Barbara Sappa
Curatori
Edoardo Manzoni
Direttore Generale
Istituto Palazzolo, Bergamo
Autori
Cristina Angelini
Tutor Professionale Corso di Laurea in Infermieristica , Ospedale L. Sacco
Polo Universitario, ASST Fatebenefratelli
Sacco, Università degli Studi di Milano
Filippo Bozzi
Dirigente Professioni Sanitarie
Distretto Adda – Distretto Visconteo
ASST Melegnano Martesana
Professore a contratto
Università degli Studi di Milano
Ernesto Evicelli
Tutor Professionale Corso di Laurea in Infermieristica , Ospedale L. Sacco
Polo Universitario, ASST Fatebenefratelli
Sacco, Università degli Studi di Milano
Maria Adele Fumagalli
Dirigente Professioni Sanitarie
UO Sistemi Informativi e Sanità Digitale
Direzione Generale Welfare
Regione Lombardia
Giuseppina Ledonne
Direttrice didattica Corso di Laurea in Infermieristica e Coordinatrice Corsi di Laurea delle Professioni Sanitarie, Ospedale L. Sacco
Polo Universitario, ASST Fatebenefratelli
Sacco, Università degli Studi di Milano
Barbara Sappa
Dirigente Professioni Sanitarie
ASST Rhodense
Professore a Contratto
Humanitas University
Incarico di Funzione Organizzativa afferente al DAPSS
Processi assistenziali per acuti, ospedali di Mortara, Mede e Casorate Primo
ASST Pavia
Juliana Pesenti
Senior Consultant
Fondazione Politecnico di Milano
Margherita Barbara Pinna
Direttore DAPSS
ASST Nord Milano
Professore a Contratto
Università degli Studi di Milano
Maurizio Rota
Referente di Area Dipartimentale
Articolazione DAPSS
Presidio Spedali Civili
ASST Spedali Civili di Brescia
Laura Zoppini
Direttore Sociosanitario
ASST Grande Ospedale Metropolitano
Niguarda, Milano
Professore a contratto, Università degli Studi di Milano e di Milano Bicocca
INDICE GENERALE
CAPITOLO 4
CAPITOLO 6
IL MODELLO DELLE PRESTAZIONI INFERMIERISTICHE E LE TASSONOMIE NNN: UN APPROCCIO DIDATTICO
IL LINGUAGGIO STANDARDIZZATO DELLE TASSONOMIE NNN E L’INSEGNAMENTO E APPRENDIMENTO NEL CORSO DI LAUREA IN INFERMIERISTICA ..............................................................................................................................................................
IL COLLEGAMENTO DEL MODELLO DELLE PRESTAZIONI INFERMIERISTICHE CON LE TASSONOMIE NNN E LE STRATEGIE DI INSEGNAMENTO
IL PERCORSO INTRAPRESO PER COLLEGARE IL MODELLO DELLE PRESTAZIONI
Nota
sulle tassonomie NNN
Le diagnosi infermieristiche NANDA-I sono tratte dal testo:
Herdman T. H., Kamitsuru S., Takáo Lopes C., Diagnosi infermieristiche NANDA-I, Definizioni e Classificazione 2024-2026, pubblicato in lingua inglese da Thieme Medical Publishers, Inc., divisione del gruppo Thieme, e in lingua italiana da C.E.A. Casa Editrice Ambrosiana, Milano, 2024.
Copyright © 2024 by NANDA International Inc.
Copyright © 2024, 2021, 2018, 2015, 2012, 2009, 2008, 2006, 2004 C.E.A. Casa Editrice Ambrosiana
Per un corretto utilizzo delle diagnosi infermieristiche NANDA International è indispensabile fare riferimento alle informazioni presentate nella più recente versione del manuale ufficiale.
I risultati di salute NOC sono tratti dal testo:
Moorhead S., Swanson E., Johnson M., Classificazione NOC dei risultati infermieristici –Misurazione dei risultati di salute, quarta edizione italiana sulla settima edizione in lingua inglese, pubblicato in lingua inglese da Elsevier, Inc., e in lingua italiana da C.E.A. Casa Editrice Ambrosiana, Milano, 2025.
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Copyright © 2025, 2020, 2013, 2007 C.E.A. Casa Editrice Ambrosiana
Gli interventi infermieristici NIC sono tratti dal testo:
Wagner C. M., Butcher H. K., Clarke M. F., Classificazione NIC degli interventi infermieristici, quarta edizione italiana sull’ottava edizione in lingua inglese, pubblicato in lingua inglese da Elsevier, Inc., e in lingua italiana da C.E.A. Casa Editrice Ambrosiana, Milano, 2025.
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Copyright © 2025, 2020, 2013, 2007 C.E.A. Casa Editrice Ambrosiana
Per un corretto utilizzo dei risultati NOC e degli interventi NIC è indispensabile fare riferimento alle informazioni presentate nelle più recenti versioni di questi manuali ufficiali.
11 CAPITOLO
Marisa Cantarelli
IL MODELLO DELLE PRESTAZIONI INFERMIERISTICHE
“La pratica senza la teoria è cieca, come cieca è la teoria senza la pratica” (Protagora)
“Quelli, che s’innamoran di pratica sanza scienza, son come ’l nocchiere, ch’entra in navilio sanza timone o bussola, che mai ha certezza dove si vada.” (Leonardo Da Vinci)
Le discipline sono assai complesse e questo comporta una grande diversità e varietà di possibili classificazioni. Utilizzando come parametri la materia e lo scopo possiamo qualificare la Disciplina infermieristica come disciplina che si interessa all’uomo in quanto destinatario dell’assistenza infermieristica. In tal senso, il fine che persegue è l’azione: offrire un servizio peculiare e qualificato nel vasto campo della tutela della salute. I vari modelli teorici della Disciplina infermieristica permettono una definizione precisa dell’oggetto e dello scopo, nonché dei metodi che consentono, a chi professa tale disciplina, di applicare e verificare la propria base di conoscenze.
All’interno dei vari modelli (schemi concettuali), assumono una valenza particolare ed entrano in particolare relazione tra loro i quattro concetti fondamentali della Disciplina infermieristica: uomo-persona, ambiente-società, salute-malattia, assistenza infermieristica. In termini generali possiamo dire che, nella Disciplina infermieristica, il beneficiario del servizio è inteso come un’entità complessa non avulsa dall’ambiente che la circonda, verso la quale non è concepibile un approccio parcellizzante e riduttivo.
Di tale visione dell’uomo entro la Disciplina infermieristica, sono un esempio le concezioni di M. Leininger e M. Rogers: “L’essere umano è più di un insieme di cellule o un sistema fisico o un caso diagnostico… è un essere culturale con visioni ampie e divergenti sulla vita, sul vivere e sulle esperienze” (Leininger, 1991). Per Rogers (1970), l’essere umano unitario è un “irriducibile, indivisibile, adimensionale campo di energia”. L’essere umano manifesta caratteristiche che sono specifiche dell’intero e che non possono essere previste dalla conoscenza delle parti; uomo e ambiente scambiano continuamente, e reciprocamente, materia ed energia.
In ambito disciplinare infermieristico, inoltre, ci si accorda generalmente sul fatto che la salute non sia solamente assenza di malattia, posizione che si rileva per esempio nelle affermazioni di J. Watson e D. Orem: “La salute concerne l’armonia e l’unità all’interno della mente, del corpo e dell’anima; detto concetto si collega anche al grado di congruenza tra l’io percepito e l’io sperimentato” (Watson, 1979); “La salute deve comprendere ciò che
rende umana una persona (vita mentale), congiuntamente a meccanismi fisiologici e psicofisiologici, a una struttura materiale (vita biologica) e in relazione alla coesistenza con gli altri esseri umani (vita interpersonale e sociale)” (Orem, 1972).
In merito al concetto di assistenza infermieristica , in tutte le elaborazioni teoriche si condivide il fatto che l’assistenza infermieristica porta un proprio ed esclusivo contributo nel vasto campo della salute. Ma il consenso si ferma qui, come evidenziano le definizioni di R. R. Parse e C. Roy: “La pratica dell’assistenza infermieristica si propone di chiarire il significato (della situazione) e di andare oltre (il significato di un momento, verso quello che non c’è) con la persona e con i familiari. L’infermiere guida gli individui e le famiglie a programmare il cambiamento dei modelli di salute vissuti. L’assistenza infermieristica è una reale, affettuosa presenza con l’altro per promuovere la salute e la qualità della vita” (Parse, in Wesley e McHugh, 1993); “L’obiettivo dell’assistenza infermieristica è la promozione dell’adattamento in ciascuno dei quattro sistemi che contribuisce alla salute della persona, alla qualità della vita e ad affrontare la morte con dignità” (Roy, 1993).
Nel contesto dell’applicazione dell’assistenza infermieristica a scopi pratici è frequentemente concepito l’utilizzo del processo di assistenza infermieristica, ma le sue fasi sono precisate soltanto all’interno dei modelli concettuali. Per esempio, N. Roper prevede quattro tappe: assessing, planning, implementing the nursing plan, valuing.
E. Adam, in base all’elaborazione teorica di V. Henderson, propone: raccolta dati, interpretazione dei dati, pianificazione dell’intervento, esecuzione dell’intervento, valutazione.
I modelli teorici infermieristici sono delle astrazioni che fanno cogliere aspetti diversi della realtà: sono un tentativo di lettura e di spiegazione dell’assistenza infermieristica in un dato contesto culturale, in un dato momento storico. Attraverso il loro utilizzo è possibile una conferma o smentita nella realtà, mentre nel loro utilizzo, come nella loro ideazione, non si escludono gli atti di “intuizione” e di “fantasia creativa”. Il modello teorico, semmai, consente di guidare gli aspetti creativi o artistici della professione verso l’approfondimento del sapere disciplinare.
Un modello concettuale infermieristico ha lo scopo di fornire delle direttive concernenti la prassi, la formazione e la ricerca.
Ciascun infermiere possiede [...] uno schema di riferimento [...] una sua concezione della professione [...] tuttavia, molto spesso [...] l’immagine non è abbastanza chiara, né abbastanza precisa per poter essere verbalizzata. Un’immagine troppo sfumata richiede una messa a punto; uno schema di riferimento serve a fare questa messa a punto [...].
Un modello concettuale infermieristico consente innanzitutto di precisare il contributo della professione nel vasto campo della salute e quindi permette di spiegare, al pubblico e ad altri professionisti, la natura del servizio reso dagli infermieri. Inoltre, è allo schema concettuale che l’infermiere fa riferimento per chiarire la propria posizione entro l’équipe multidisciplinare e per assolvere al proprio impegno.
Precisando il contributo peculiare che la professione infermieristica offre nel vasto settore della sanità, il modello teorico di riferimento tocca direttamente il contenuto della formazione. E nella formazione un modello teorico infermieristico guida l’attività didattica , garantendo che la Disciplina infermieristica sia la disciplina mater et magistra, la
Barbara Sappa
LA PANTASSONOMIA NANDA-INOC-NIC PER DESCRIVERE E MISURARE L’ASSISTENZA INFERMIERISTICA
“Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito” (G. García Màrquez)
L’assistenza infermieristica è una componente cruciale nella cura delle persone con un problema di salute, e la sua efficacia dipende da una valutazione accurata.
Nella letteratura infermieristica, il dibattito in merito al problema della misurazione dei risultati di salute (outcome) dell’assistenza infermieristica è molto acceso sia a livello nazionale che internazionale (Aiken, 2002a, 2002b; Butler et al., 2011, 2019; Sermeus et al., 2011). La misurazione degli esiti sensibili alle cure infermieristiche favorisce l’empowerment degli infermieri, supporta il management infermieristico e le policy sulla sicurezza e qualità delle cure. Uno dei problemi principali nella misurazione dei risultati è correlato alla scarsa presenza di dati nella documentazione sanitaria e alla disomogeneità nel linguaggio utilizzato dagli infermieri per descrivere la pratica professionale.
Poiché la conoscenza per esprimersi non può prescindere dal linguaggio, ogni disciplina, e di conseguenza anche la Disciplina infermieristica, ha l’esigenza di definire il proprio specifico linguaggio (Manzoni, 2016), e un linguaggio standardizzato permette di descrivere e misurare le prestazioni infermieristiche. In questo contesto, la pantassonomia NANDA-I 1-NOC 2 -NIC3 si rivela un sistema essenziale, combinando la tassonomia NANDA International per le diagnosi infermieristiche (NANDA-I), il sistema NOC per i risultati e il sistema NIC per gli interventi, offrendo un linguaggio unificato e standardizzato per migliorare la qualità dell’assistenza infermieristica.
È però importante distinguere le tassonomie NANDA-I, NOC e NIC dai modelli teorici concettuali.
I modelli concettuali sono una struttura teorica che spiega, interpreta e predice i fenomeni di assistenza infermieristica, guidando la pratica attraverso una comprensione approfondita delle persone e dei loro bisogni di assistenza infermieristica, delle dinamiche della salute, della malattia e delle relazioni e interazioni tra persona e infermiere. Questi
1 NANDA-I: Classificazione delle diagnosi infermieristiche a opera di NANDA International, Inc.
2 Nursing Outcomes Classification (NOC): Classificazione dei risultati infermieristici a opera del Center for Nursing Classification del College of Nursing dell’Università dell’Iowa.
3 Nursing Interventions Classification (NIC): Classificazione degli interventi infermieristici a opera del Center for Nursing Classification del College of Nursing dell’Università dell’Iowa.
modelli offrono un quadro concettuale che spiega che cosa è l’assistenza infermieristica e qual è il suo scopo, aiutano a orientare il processo infermieristico, a supportare la decisione e a comprendere il contesto delle cure.
Al contrario, le tassonomie NANDA-I, NOC e NIC non spiegano fenomeni né forniscono un’interpretazione concettuale, ma rappresentano un linguaggio standardizzato e un metodo per classificare e documentare diagnosi, risultati e interventi infermieristici, agendo come uno strumento pratico e operativo nella descrizione della pratica infermieristica, senza però offrire una spiegazione teorica di fondo.
Costituiscono, quindi, uno strumento metodologico che serve a organizzare e standardizzare il linguaggio infermieristico nelle diverse fasi del processo di assistenza, e non una teoria che guida la comprensione dei fenomeni infermieristici. Infatti, una caratteristica distintiva della pantassonomia NANDA-I-NOC-NIC è il suo carattere ateoretico. “Questo sistema è indipendente dalle teorie infermieristiche specifiche, il che lo rende applicabile a una vasta gamma di approcci clinici e modelli teorici” (Johnson et al., 2012). Ciò significa che gli infermieri possono utilizzare questo linguaggio standardizzato indipendentemente dalla teoria infermieristica che guida la loro pratica. Il carattere ateoretico dei sistemi NANDA-I-NOC-NIC li rende estremamente versatili e adattabili. Infermieri che utilizzano teorie infermieristiche estremamente diverse – come la teoria del caring di Jean Watson (scuola del Risultato), la teoria dell’adattamento di Callista Roy (scuola dell’Interazione) o la teoria delle attività quotidiane di vita di Rooper, Logan e Tierney (scuola dei Bisogni)– possono tutti trarre vantaggio dall’uso di questa pantassonomia per descrivere e misurare l’assistenza infermieristica. Questo facilita l’integrazione del sistema NANDA-I-NOC-NIC nella pratica clinica e accademica a livello globale .
Lo scopo di questo capitolo è descrivere e argomentare le ragioni e le implicazioni per l’adozione di un linguaggio standardizzato nella pratica professionale, e si descriveranno brevemente le tassonomie NANDA-1, NOC e NIC al solo fine di dimostrarne l’applicabilità con il Modello delle Prestazioni Infermieristiche. Si rimanda alla letteratura specifica per la metodologia delle tassonomie e l’utilizzo nella clinica.
L’ESIGENZA DI UNA COMUNICAZIONE CHIARA ED EFFICACE: LINGUAGGIO COMUNE E LINGUAGGIO SCIENTIFICO
Il linguaggio è uno degli strumenti fondamentali dell’essere umano per comunicare, esprimere pensieri, emozioni e trasmettere conoscenza. Esistono differenti tipi di linguaggi che si utilizzano in base al contesto e agli interlocutori: tra questi, il linguaggio comune (o quotidiano) e il linguaggio tecnico-scientifico.
Il linguaggio comune è quello che usiamo nella vita di tutti i giorni per interagire con altre persone. È caratterizzato da una notevole flessibilità e ricchezza semantica, che gli permettono di adattarsi a una vasta gamma di situazioni comunicative. Una delle sue caratteristiche distintive è la polisemia , ovvero la presenza di più significati per una stessa
Barbara Sappa
IL PROCESSO DI ASSISTENZA
INFERMIERISTICA ORIENTATO
AL MODELLO DELLE PRESTAZIONI
INFERMIERISTICHE
“C’è una parola per designare ogni oggetto, e il viaggiatore scopre, stupefatto, che la storia degli uomini è in definitiva la storia di quegli oggetti e delle parole che li indicano, e dei nessi esistenti fra gli uni e le altre, più i loro usi e disusi, il come, il fine per cui, il dove e il chi li ha prodotti. La storia così narrata non si ingombra di nomi, è la storia degli atti materiali, del pensiero che li determina, degli atti che determinano il pensiero” (J. Saramago)
LA PRESA IN CARICO INTEGRALE E INTEGRATA
La presa in carico, all’interno dell’assistenza infermieristica, rappresenta un concetto fondamentale che supera la semplice esecuzione di prestazioni clinico-assistenziali. Si tratta di un approccio sistemico in cui l’infermiere non si limita a risolvere i problemi di salute della persona, ma assume una responsabilità più ampia , prendendosi cura del benessere dell’individuo lungo tutto il percorso di cura. Questo impegno richiede non solo competenze tecniche avanzate, ma anche competenze relazionali e un profondo senso etico. L’assistenza infermieristica si fonda sull’incontro e sul dialogo con l’altro, e ogni gesto, grande o piccolo, acquista un significato profondo all’interno della relazione. Nel tempo della relazione, ogni istante diventa prezioso e favorisce la comprensione reciproca, accoglie l’altro e crea una relazione di fiducia, terapeutica, capace di promuovere benessere e crescita umana. L’assistenza infermieristica va quindi oltre l’applicazione di tecniche e procedure, configurandosi non solo come scienza ma anche come un’arte che richiede la capacità di sviluppare relazioni significative con la persona, cogliendo il significato profondo delle interazioni e utilizzando il pensiero critico per decidere il percorso d’azione più appropriato. L’infermiere non si limita a svolgere compiti predeterminati, ma agisce in modo riflessivo, adattando le proprie azioni alle esigenze specifiche di ciascun assistito, sempre nel rispetto dei principi etici che guidano la professione. Questi elementi dimostrano come l’assistenza infermieristica non sia solo un’attività tecnica, ma un processo estremamente umano e relazionale, in cui la capacità di comunicare e comprendere l’altro è cruciale (Lattarulo et al., 2021; Sappa, 2021).
La presa in carico si traduce anche in una competenza che valorizza l’intellettualità professionale dell’infermiere , differenziandolo da altre figure professionali come l’Operatore Socio-Sanitario. L’infermiere assume un ruolo proattivo nella pianificazione e gestione dell’assistenza infermieristica, utilizzando le sue conoscenze per migliorare
continuamente la qualità dell’agire professionale e del servizio offerto. Questo ruolo è sancito da vincoli normativi e professionali, come il Decreto Ministeriale 739/94, il Dlg. 42/99, il Dlg. 251/2000, il Dlg. 43/2006 e il Codice Deontologico del 2025, che stabiliscono le competenze e le responsabilità dell’infermiere.
L’obiettivo principale della presa in carico è garantire l’appropriatezza dell’assistenza per rispondere ai bisogni di assistenza infermieristica rilevati, e si declina in due aspetti principali: l’appropriatezza professionale e l’appropriatezza organizzativa. L’appropriatezza professionale si riferisce alla capacità dell’infermiere di prendere decisioni che valorizzino la responsabilità professionale, assicurando che ogni intervento sia il più adeguato possibile alle esigenze dell’individuo. Questo comporta una valutazione accurata delle condizioni della persona assistita, la scelta degli interventi più efficaci e la capacità di adattare il piano di assistenza in base all’evoluzione della situazione clinica. L’appropriatezza organizzativa , invece, riguarda l’efficienza con cui le risorse vengono utilizzate nel processo di cura, orientando l’assistenza al miglior beneficio per l’assistito, riducendo i rischi e contenendo i costi. Gli esiti attesi della presa in carico si manifestano in diversi ambiti. Essa mira innanzitutto a preservare l’autonomia dell’assistito, un valore fondamentale nell’assistenza infermieristica che pone al centro la persona nel processo di cura. L’autonomia della persona viene promossa attraverso un approccio che ne incoraggia il coinvolgimento attivo nelle decisioni riguardanti la propria salute. Inoltre, la presa in carico permette di quantificare con maggiore precisione l’intensità assistenziale necessaria, rendendo più evidenti le differenze di responsabilità tra i vari professionisti coinvolti. Questo contribuisce a garantire una maggiore indipendenza della professione infermieristica e facilita il progresso culturale dei professionisti, chiamati a confrontarsi con un contesto sempre più complesso e multidisciplinare.
LA MULTIDIMENSIONALITÀ DEL CONCETTO DI SALUTE
Il concetto di salute ha subito un’evoluzione significativa nel corso del tempo, passando da una visione limitata alla mera assenza di malattia a una concezione molto più ampia e integrata. Secondo Watson (2013) e Watson et al. (2010), l’essere umano è un’entità complessa in cui le dimensioni fisica, psichica e sociale sono interconnesse e inscindibili. Questo significa che, per comprendere appieno la salute di una persona, è necessario considerare queste tre sfere come parti di un unico sistema , piuttosto che come elementi separati. In questo contesto, la salute non è più definita semplicemente come l’assenza di patologie, ma come un valore positivo e intrinseco all’individuo. Godlee (2011) sottolinea l’importanza di vedere la salute come qualcosa di più ampio e complesso, che coinvolge non solo gli aspetti clinici, ma anche la capacità relazionale dell’individuo e la sua intera personalità. Questa visione amplia il concetto tradizionale di salute, spingendosi verso il paradigma della salutogenesi proposto da Antonovsky (1996). La salutogenesi si concentra non solo su come prevenire o curare la malattia, ma anche su come promuovere attivamente il benessere e la capacità dell’individuo di adattarsi e crescere nonostante le sfide che la vita gli propone.
In sintesi, la salute viene oggi vista come uno stato dinamico che coinvolge l’interezza dell’individuo, comprendendo aspetti fisici e clinici, psicologici, sociali e relazionali. Questa
concezione integrata e positiva della salute pone l’accento non solo sulla prevenzione delle malattie, ma anche sulla promozione di un benessere totale, riflettendo una comprensione più profonda della condizione umana (Mittelmark et al., 2022; Simonelli et al., 2012).
Tra gli approcci alla persona sulla base della concezione multidimensionale della salute spicca il modello bio-psico-sociale, una strategia di approccio sviluppata da Engel (1977). Questo modello, che si contrappone al tradizionale modello biomedico, riconosce che il benessere non può essere compreso efficacemente senza considerare tutte queste dimensioni.
L’applicazione del modello bio-psico-sociale come approccio alla persona, prevede l’identificazione dei bisogni di assistenza infermieristica in un’ottica multidimensionale (problemi clinici, di disautonomia, ambientali quali abitazione, situazione familiare e problemi personali); la stesura di un piano assistenziale individualizzato; il coinvolgimento attivo della persona e della sua famiglia nel processo di cura con particolare attenzione all’educazione al self-care; l’erogazione di interventi integrati e continui da parte di un team multiprofessionale. Questo approccio è particolarmente rilevante nei casi di individui con bisogni complessi, dove la coesistenza di più problemi richiede un coordinamento efficace degli interventi.
Un altro approccio che si è evoluto dal precedente è il modello bio-psico-socialespirituale, che include anche la dimensione spirituale come un elemento fondamentale nel processo di cura. Esso riconosce che la spiritualità può influenzare profondamente la salute e il benessere di un individuo, include considerazioni su valori, credenze e sul significato che una persona attribuisce alla vita, e come questi aspetti possano influenzare la sua salute. L’integrazione della spiritualità permette un approccio ancora più completo e integrale alla cura, riconoscendo che la salute non è solo l’assenza di malattia, ma include anche il benessere emotivo, sociale e spirituale. Quindi, mentre il modello bio-psico-sociale fornisce una visione globale della salute, il modello bio-psico-sociale-spirituale arricchisce questo approccio incorporando la dimensione spirituale, riconoscendo l’importanza della ricerca di significato e scopo nella vita per il benessere complessivo dell’individuo (Figura 3.1).
Spiritualità
• Consapevolezza di sé
• Rapporto col trascendente
• Senso della vita
Religione
Socialità
• Ambiente socio-culturale
• Lavoro
• Scuola
• Relazioni
• Abilità sociali
• Ambiente sico
• Farmaci e droghe
• Alimentazione
Credenze
• Famiglia • Esperienze infantili Etica
Biologia
• Genetica
• Disabilità
• Invecchiamento
• Attività sica
• Emozioni
• Carattere
• Reattività
• Immagine corporea
Psicologia
• Autostima
• Attitudini
• Abilità intellettive
Nel concetto di salute così concepito la Disciplina infermieristica, e in essa il Modello delle Prestazioni Infermieristiche, si riconosce nel suo alveo originario e naturale poiché prendersi cura di una persona implica farsi carico dei suoi problemi in maniera completa e integrata, adottando un approccio che considera non solo gli aspetti strettamente bio-fisiologici, ma anche quelli psicologici e sociali e spirituali, riconoscendo che ogni condizione di salute o malattia, e come si vivono la salute e la malattia, è il risultato di un’interazione complessa tra queste dimensioni (Bonetti et al. , 2023; Botter et al., 2019).
RICONOSCERE LA COMPLESSITÀ E VALORIZZARE LA DIGNITÀ DELLA
PERSONA
L’essere umano rappresenta una realtà complessa, unica e irripetibile, che si sviluppa attraverso il dialogo continuo tra la propria interiorità e il mondo esterno. Ogni individuo è portatore di una storia personale, intrecciata a relazioni significative che ne influenzano l’identità e il benessere. Questa complessità si riflette nella natura dinamica dell’uomo che, secondo il pensiero sistemico, non è statico, ma in continua evoluzione, plasmato dalle esperienze, dal contesto e dalle scelte che compie. La realizzazione personale, quindi, è un processo relazionale, in cui l’incontro con l’altro diventa fondamentale per definire il proprio sé e il senso della propria esistenza.
Nel Modello delle Prestazioni Infermieristiche, si riconosce l’uomo come una persona con una dignità intrinseca e un valore inalienabile che devono essere custoditi in ogni momento della sua vita, anche nei momenti di fragilità. Questo modello invita i professionisti della salute a considerare l’individuo nella sua totalità : non solo come un corpo biologico da trattare, ma come un’entità complessa, ricca di emozioni, legami affettivi e significati profondi . “Custodire” significa proteggere la dignità dell’essere umano, promuovendo un’assistenza che non sia solo efficace, ma anche rispettosa, empatica e orientata alla valorizzazione della persona nella sua globalità.
La dignità non è un concetto astratto (Nussbaum, 2000), ma si manifesta concretamente nelle scelte che ogni individuo può e deve compiere in relazione alla propria vita e alla propria salute. In questo senso, il processo di cura diventa un atto di profondo rispetto per l’autodeterminazione della persona. Ogni individuo ha diritto a partecipare attivamente al proprio percorso di cura, esercitando la propria volontà e contribuendo con le sue esperienze e aspirazioni. Gli infermieri, in tale prospettiva, non sono meri esecutori di interventi tecnici, ma facilitatori di un percorso condiviso, che supportano la persona nel raggiungimento del benessere possibile.
L’aspetto relazionale della cura è centrale. L’essere umano, come sottolineato da Mounier (1949), si realizza attraverso il rapporto con gli altri. Ogni incontro tra l’infermiere e la persona assistita rappresenta un’opportunità per riconoscere e valorizzare la dignità e l’identità dell’altro. Questa relazione si costruisce su un ascolto attento e profondo, che permette di comprendere non solo i bisogni evidenti, ma anche quelli più nascosti, legati alle storie di vita e ai significati personali. Come evidenziato da Ricoeur (1992), ogni individuo è un “essere narrante”, che costruisce la propria identità attraverso il racconto delle proprie esperienze. L’infermiere, quindi, ha il compito di accogliere queste narrazioni, custodendone
a
cura
di Barbara Sappa ed Edoardo Manzoni APPLICAZIONI NELLA PRATICA CLINICA
“Conoscere non è abbastanza; dobbiamo applicare” (J. W. Goethe)
L’applicazione del Modello delle Prestazioni Infermieristiche, integrato con i linguaggi standardizzati NANDA-I, NOC e NIC, rappresenta un’importante evoluzione nella descrizione della pratica clinica infermieristica. Il Modello delle Prestazioni Infermieristiche (Cantarelli, 2017) non solo migliora la qualità dell’assistenza, ma favorisce anche una maggiore chiarezza nella comunicazione tra i professionisti sanitari, garantendo un approccio sistematico alla valutazione, pianificazione, attuazione e valutazione dell’assistenza. L’impiego di linguaggi standardizzati, quali le diagnosi infermieristiche NANDA-I, i risultati di assistenza infermieristica NOC e gli interventi infermieristici NIC, consente agli infermieri di strutturare in maniera rigorosa e scientifica la presa in carico della persona, assicurando una documentazione coerente e comprensibile su scala internazionale.
La tassonomia NANDA-I offre agli infermieri un linguaggio condiviso per identificare le manifestazioni dei bisogni di assistenza infermieristica (BAI) proposti dal Modello delle Prestazioni Infermieristiche, esprimendole in termini di diagnosi infermieristiche. Il sistema NOC permette di valutare gli esiti degli interventi, attraverso criteri misurabili, mentre il sistema NIC definisce gli interventi infermieristici necessari per raggiungere tali esiti. Questo approccio basato sull’evidenza rafforza il ruolo dell’infermiere come professionista autonomo, in grado di valutare i bisogni di assistenza infermieristica della persona e implementare piani di assistenza individuali e basati su standard di cura accettati a livello internazionale.
Nella pratica clinica, il Modello delle Prestazioni Infermieristiche associato con i linguaggi NANDA-I, NOC e NIC si applica in tutte le aree in cui è agita l’assistenza infermieristica , ognuna con le proprie peculiarità e sfide. In questo capitolo, si presenteranno casi clinici provenienti da cinque principali aree di specializzazione: l’area critica, della cronicità, geriatrica, pediatrica e della salute mentale.
L’area critica , che include unità di terapia intensiva e unità di emergenza-urgenza, richiede competenze avanzate nell’assistenza alla persona in condizioni di instabilità o emergenza. Qui, l’individuazione dei BAI è cruciale per identificare rapidamente i problemi prioritari, come la compromissione della funzione respiratoria o cardiocircolatoria, ovvero il Bisogno di respirare e il Bisogno di mantenere la funzione cardiocircolatoria , esplicitabili con l’utilizzo di diagnosi NANDA-I, mentre i sistemi NOC e NIC permettono di valutare gli esiti delle cure intensive e gli interventi da attuare per stabilizzare la persona.
Nell’area della cronicità , gli infermieri si prendono cura di persone con patologie che si protraggono per tutta la vita e che, di fatto, coincidono con essa, come il diabete o le malattie cardiovascolari, con l’obiettivo di gestire i sintomi, prevenire le complicanze e migliorare la qualità della vita. Il Modello delle Prestazioni Infermieristiche permette di pianificare un’assistenza infermieristica centrata sulla persona, su ogni singola persona, adattata alle sue necessità e alle sue condizioni croniche, individuandone i BAI e descrivendone la gestione attraverso i linguaggi NANDA-I, NOC e NIC.
L’area geriatrica è caratterizzata dall’assistenza a persone anziane spesso affette da polipatologie e vulnerabilità. Gli infermieri sono chiamati a identificare i problemi legati all’età avanzata, come il rischio di cadute, la malnutrizione o la compromissione della mobilità, utilizzando diagnosi infermieristiche appropriate e definendo esiti desiderati in termini di miglioramento o mantenimento della qualità della vita. In questa popolazione, gli interventi sono spesso volti alla prevenzione delle complicanze e al supporto della funzionalità residua della persona.
Nell’area pediatrica , invece, l’attenzione è rivolta ai bisogni specifici di neonati, bambini e adolescenti. La complessità della comunicazione con i bambini e le loro famiglie richiede un’attenta valutazione delle condizioni di salute, spesso caratterizzate da una rapidità di evoluzione. L’uso dei linguaggi NANDA-I, NOC e NIC consente agli infermieri di pianificare interventi mirati per affrontare condizioni come la difficoltà respiratoria neonatale, le infezioni pediatriche o i disturbi del comportamento adolescenziale, fornendo un’assistenza infermieristica integrata che consideri anche l’aspetto psicologico e socioculturale come previsto nel Modello delle Prestazioni Infermieristiche.
Infine, l’assistenza infermieristica nell’area della salute mentale si focalizza sulla gestione dei disturbi psicologici e psichiatrici, dove la valutazione accurata dei bisogni emotivi e comportamentali della persona è fondamentale. I BAI maggiormente presenti sono il Bisogno di interazione nella comunicazione e il Bisogno di un ambiente sicuro, e le diagnosi NANDA-I in questo ambito includono problematiche come l’ansia eccessiva, la depressione o il rischio di suicidio; gli interventi infermieristici mirano al supporto psicologico, alla gestione delle crisi e alla promozione del benessere psichico.
In sintesi, l’applicazione del Modello delle Prestazioni Infermieristiche con l’uso delle tassonomie NANDA-I, NOC e NIC rappresenta un approccio avanzato e sistematico per descrivere l’assistenza infermieristica in contesti diversi, garantendo coerenza, efficacia e qualità nella pratica clinica quotidiana
BIBLIOGRAFIA
• Cantarelli, M. (2017). Il Modello delle Prestazioni Infermieristiche . Terza edizione. Milano: C.E.A. Casa Editrice Ambrosiana.
• Herdman, T. H., Kamitsuru, S., Takào Lopes, C. (2024). Diagnosi infermieristiche NANDA-I, Definizioni e classificazione 2024-2026 . Milano: C.E.A. Casa Editrice Ambrosiana.
• Moorhead, S., Swanson, E., Johnson, M. (2025). Classificazione NOC dei risultati infermieristici – Misurazione dei risultati di salute. Milano: C.E.A. Casa Editrice Ambrosiana.
• Wagner, C. M., Butcher, H. K., Clarke, M. F. (2025). Classificazione NIC degli interventi infermieristici. Milano: C.E.A. Casa Editrice Ambrosiana.
AREA CRITICA: ESEMPIO DI UN CASO CLINICO ED
ELABORAZIONE DI UN PIANO DI ASSISTENZA CON MPI E NNN
di Maurizio Rota e Filippo Bozzi
Persona vittima di trauma maggiore: stabilizzazione in pronto soccorso e ricovero in terapia intensiva
Obiettivi didattici
Il caso è rivolto a chi vuole socializzare con le tassonomie NNN all’interno del Modello delle Prestazioni Infermieristiche di Marisa Cantarelli. L’esercitazione punta a consolidare la competenza metodologica legata alla pianificazione assistenziale partendo dall’inquadramento infermieristico, all’individuazione dei bisogni di assistenza infermieristica, alla formulazione/validazione delle diagnosi e alla definizione dei relativi risultati NOC e interventi NIC.
Le conoscenze preliminari richieste o che devono essere padroneggiate per cogliere gli aspetti clinici che orientano correttamente l’assistenza infermieristica riguardano la conoscenza del modello concettuale di riferimento: il Modello delle Prestazioni Infermieristiche.
Gli aspetti su cui si vuole che il discente impari a ragionare riguardano il processo di assistenza infermieristica attraverso le cinque fasi del modello concettuale di riferimento.
Introduzione
Questo caso descrive un giovane uomo vittima di incidente stradale, con trauma maggiore. Il discente dovrà definire una pianificazione assistenziale mediante il processo di assistenza infermieristica orientato al Modello delle Prestazioni Infermieristiche, che prevede cinque fasi, e con l’utilizzo delle tassonomie NANDA-I, NOC e NIC.
Informazioni sulla persona assistita
Mario, 34 anni, rimane coinvolto in un grave incidente stradale mentre è alla guida della sua motocicletta. La dinamica dell’evento, descritta dagli astanti, è quella di un impatto ad alta velocità, frontale moto contro auto, che ha portato Mario a essere sbalzato a circa 5 metri dal punto dell’impatto.
Da una prima valutazione Mario appare sveglio, agitato, molto sofferente e confuso nell’eloquio. Riferisce di non ricordare quanto accaduto e di far fatica a respirare.
Viene trattato sul posto dal personale sanitario e accompagnato in pronto soccorso (PS) in codice rosso.
Dati clinici
All’accesso in PS, Mario presenta i seguenti parametri:
• PA: 80/40 mmHg
• FC: 137 bpm ritmico, polso flebile
• FR: 30 apm con respiro superficiale, ipoespansione dell’emitorace destro
• SpO2: 90% in maschera con reservoir con 10 L/min di O2
• TC: 35 °C
• NRS: 8/10
• Polsi periferici presenti
• Riempimento capillare > 2 secondi
• Cute pallida, umida e appiccicosa
• Agitazione psicomotoria
• Presentazione anomala dell’arto inferiore destro con arto visibilmente accorciato ed extra-ruotato, impossibilità di mobilizzare l’arto per atteggiamento di difesa
• Addome dolente, non palpabile
• Evidenza di lesioni contusive al torace a destra
Prescrizioni mediche o di altri professionisti al momento del ricovero Il medico di pronto soccorso prescrive esami ematici, TC total body e RX dell’arto inferiore destro.
Si effettua eco-fast torace-addome. Nel frattempo l’infermiere incannula due accessi venosi periferici di grosso calibro, inizia infusione salina e somministra, a scopo antalgico, morfina 4 mg per via endovenosa. Infine, posiziona il catetere vescicale per il monitoraggio quali-quantitativo della diuresi.
All’auscultazione si evidenzia murmure vescicolare ridotto a destra.
Gli esiti delle indagini diagnostiche mostrano:
• Esami ematici: emoglobina 10,1 g/dL; potassiemia 3,8 mmol/L; sodiemia 136 mmol/L; glicemia 143 mg/dL. All’EGA si evidenzia un’acidosi metabolica (pH 7,26; PCO2 31 mmHg; bicarbonati 16; PO2 108 mmHg con FiO2 55%)
• Eco-fast: liquido libero in addome, assenza di liquido pericardico. Falda di PNX nell’emitorace destro
• RX gamba destra: evidenza di frattura scomposta femore destro
• TC total body: trauma cranico commotivo, contusioni polmonari a destra e PNX, rottura di milza con liquido libero in addome
Vengono richiesti: emogruppo, interreazione ed emocomponenti.
Vengono posizionati:
• drenaggio pleurico
• catetere vescicale 16 ch in silicone
• CVC trilume in giugulare destra
Previa sedazione e curarizzazione, si procede all’intubazione orotracheale e si connette l’assistito alla ventilazione meccanica in modalità controllata.
L’assistito viene poi condotto in blocco operatorio dove viene sottoposto a splenectomia, intervento ortopedico di stabilizzazione al femore destro. Al termine dell’intervento l’assistito viene condotto in terapia intensiva per le cure del caso. Si posiziona a letto, si procede a monitoraggio multiparametrico, si prosegue analgo-sedazione e ventilazione meccanica.
Punti di vista della persona assistita
Il punto di vista di Mario non può essere riportato in modo chiaro e preciso a causa della sua confusione e agitazione. In queste condizioni, la sua capacità di esprimere in modo coerente e completo il proprio vissuto risulta limitata, rendendo difficile ottenere una narrazione accurata del suo stato emotivo o della sua esperienza personale.
Indicatori diagnostici per i bisogni di assistenza infermieristica
Indicatori diagnostici per BAI: Bisogno di respirare
Appartenenti al caso CD: Iperventilazione
CD: Ipossiemia
CD: Ipossia
CD: Alterazione dell’escursione toracica
CD: Tachipnea
CD: pH arterioso anormale
CD: Alterazione della profondità del respiro
CD: Agitazione psicomotoria
CD: Tachicardia
CD: Diminuzione della saturazione arteriosa di ossigeno
CD: Aumento della frequenza cardiaca
CD: Agitazione psicomotoria
Indicatori diagnostici per BAI: Bisogno di movimento
Appartenenti al caso CD: Diminuzione delle abilità grosso-motorie
Indicatori diagnostici per BAI: Bisogno di un ambiente sicuro
Appartenenti al caso FR: Compromissione dell’integrità cutanea
CA: Anemia
CA: Procedure invasive
Indicatori diagnostici per BAI: Bisogno di mantenere la funzione cardiocircolatoria
Appartenenti al caso CD: Tachicardia
CD: Alterazione del colorito cutaneo
CD: Riempimento capillare rallentato
CD: Agitazione psicomotoria
CD: Superficie cutanea danneggiata
a
cura di Barbara Sappa ed Edoardo Manzoni APPLICAZIONI
NELL’ORGANIZZAZIONE
“Sempre la pratica dev’essere edificata sopra la buona teorica, della quale la prospettiva è guida e porta, e senza questa nulla si fa bene” (Leonardo da Vinci)
Il Modello delle Prestazioni Infermieristiche, coniugato con l’uso del linguaggio standardizzato infermieristico, rappresenta una cornice teorica e operativa fondamentale per migliorare la qualità dell’assistenza, promuovere e garantire la continuità delle cure e ottimizzare le risorse all’interno delle organizzazioni sanitarie. L’applicazione di tale modello non si limita al miglioramento delle competenze individuali degli infermieri, ma si estende alla gestione dei processi assistenziali nel loro complesso, coinvolgendo sia il personale di supporto sia strumenti tecnologici avanzati come le cartelle cliniche elettroniche (CCE). Un’organizzazione sanitaria ha bisogno, oggi più che mai, di una filosofia di pensiero sulla cura e, di conseguenza, sull’assistenza infermieristica, e di efficaci strumenti per realizzarla. Il Modello delle Prestazioni Infermieristiche è costruito attorno a una visione integrale dell’assistenza infermieristica, che tiene conto di alcuni elementi fondamentali: le competenze professionali, il contesto operativo, le risorse disponibili e, soprattutto, il bisogno della persona di ricevere un’assistenza infermieristica appropriata e basata su prove di efficacia. Il Modello delle Prestazioni Infermieristiche, inoltre, facilita l’ integrazione delle varie funzioni assistenziali con il linguaggio infermieristico standardizzato, come il sistema NANDA-I per la diagnosi infermieristica, la tassonomia NOC (Nursing Outcomes Classification) per la classificazione dei risultati assistenziali e il sistema NIC (Nursing Interventions Classification) per la classificazione degli interventi infermieristici. Tale integrazione permette una maggiore chiarezza e uniformità nel comunicare e documentare l’assistenza infermieristica fornita, facilitando sia la continuità delle cure che l’analisi dei risultati in termini di qualità e sicurezza delle prestazioni.
Uno degli aspetti principali che sarà approfondito in questo capitolo riguarda l’attribuzione delle attività al personale di supporto secondo il Modello delle Prestazioni Infermieristiche. Questo processo di attribuzione non è un semplice passaggio di compiti, ma richiede un’attenta valutazione delle competenze e delle responsabilità di ogni figura professionale coinvolta, basata su criteri standardizzati e condivisi. In questo contesto, il linguaggio infermieristico standardizzato diventa uno strumento prezioso per definire con precisione i compiti attribuibili, le condizioni in cui essi possono essere svolti e i risultati attesi. Attraverso l’applicazione del Modello delle Prestazioni Infermieristiche, le attività del personale di
supporto possono essere meglio integrate nel processo di assistenza infermieristica, migliorando l’efficienza operativa senza compromettere la qualità e la sicurezza delle cure.
Un altro esempio concreto di applicazione del Modello è la progettazione ed elaborazione di una Cartella Clinica Elettronica (CCE) organizzata sul Modello delle Prestazioni Infermieristiche, utilizzando come linguaggio di riferimento i sistemi di classificazione NANDA-I, NOC e NIC. L’integrazione del Modello delle Prestazioni Infermieristiche con il linguaggio infermieristico standardizzato nella CCE non solo migliora la precisione e l’organizzazione della documentazione clinica, ma permette anche di monitorare in modo sistematico i progressi della persona, valutare gli esiti clinici e verificare l’efficacia degli interventi. La Cartella Clinica Elettronica diventa quindi uno strumento non solo di registrazione , ma anche di supporto decisionale per l’intero team infermieristico, consentendo una tracciabilità trasparente e oggettiva tra diagnosi, interventi ed esiti. Questo approccio facilita inoltre la collaborazione tra i membri dell’équipe, garantendo che le decisioni siano sempre basate su dati accurati e aggiornati.
In sintesi, l’adozione del Modello delle Prestazioni Infermieristiche, in combinazione con l’uso del linguaggio standardizzato, non solo eleva la qualità della pratica infermieristica, ma promuove una gestione più efficace delle risorse umane e tecnologiche all’interno delle organizzazioni sanitarie. Attraverso l’attribuzione ottimale delle attività al personale di supporto e l’utilizzo di sistemi di documentazione avanzati come la Cartella Clinica Elettronica, le organizzazioni possono migliorare la qualità dell’assistenza offerta, aumentando al contempo l’efficienza operativa e creando un ambiente di lavoro più collaborativo e orientato ai risultati.
L’ATTRIBUZIONE ALLE FIGURE DI SUPPORTO
di Laura Zoppini e Margherita Barbara Pinna
Negli ultimi venticinque anni, la professione infermieristica ha attraversato diversi cambiamenti sostenuti da una profonda revisione della normativa che ha caratterizzato un importante processo di professionalizzazione: il passaggio da “professione sanitaria ausiliaria” a “professione sanitaria”, che ha segnato una svolta per la figura dell’infermiere, trasformandolo da semplice esecutore a professionista dotato di giudizio critico. Questo cambiamento ha riconosciuto ufficialmente le sue competenze specifiche e la piena autonomia nelle responsabilità legate all’assistenza infermieristica.
Questo profondo e importante cambiamento è stato dettato in Italia, in particolare, dal DM n. 739/1994 (Regolamento concernente l’individuazione della figura e del relativo profilo professionale dell’infermiere) e dalla Legge n. 42/1999 (Disposizioni in materia di professioni sanitarie), che ha sancito il passaggio dell’attività infermieristica dalla mansione tecnica (professionale) a quella intellettuale (professionista).
L’evoluzione nell’ambito dell’esercizio della professione è andata di pari passo con un parallelo processo di riforma del sistema formativo dell’infermiere (DM n. 509/1999), che ora si articola in diversi livelli di studio universitario; gli infermieri sono sempre più preparati e competenti e contribuiscono a un miglioramento effettivo nel campo della pratica clinica, della cura e dell’assistenza infermieristica alla persona anche mediante competenze avanzate specialistiche in diversi ambiti dell’assistenza infermieristica.
La nascita del profilo professionale non solo ha definito chi è l’infermiere, ma ne ha anche individuato il campo proprio di attività e responsabilità: l’assistenza infermieristica di natura preventiva , curativa , palliativa e riabilitativa , che è di natura tecnica, relazionale, educativa e le cui principali funzioni sono la prevenzione delle malattie, l’assistenza infermieristica dei malati e dei disabili di tutte le età e l’educazione sanitaria, introducendo i concetti di autonomia e responsabilità professionale.
L’infermiere, per soddisfare i bisogni di assistenza infermieristica della persona assistita e garantire le sue funzioni, si avvale del metodo scientifico di risoluzione dei problemi: il processo di assistenza infermieristica, che rappresenta l’applicazione del problem solving all’assistenza infermieristica. È un processo di risoluzione dei problemi le cui fasi si susseguono in modo logico-consequenziale e dinamico, sia mentale che formale (il piano di assistenza è la progettualità espressa in forma scritta), che si articola in varie fasi (raccolta e classificazione dei dati, identificazione dei bisogni di assistenza infermieristica, formulazione degli obiettivi, scelta e attuazione delle azioni infermieristiche, valutazione). Il processo di assistenza infermieristica consente dunque di soddisfare sotto il profilo professionale e delle conseguenti responsabilità professionali, civili, penali e disciplinari quanto previsto dall’articolo 1 comma 3 del Regolamento concernente l’individuazione della figura e del relativo profilo professionale dell’infermiere secondo il quale, l’infermiere: “ a) partecipa all’identificazione dei bisogni di salute della persona e della collettività; b) identifica i bisogni di assistenza infermieristica della persona e della collettività e formula i relativi obiettivi; c) pianifica, gestisce e valuta l’intervento assistenziale infermieristico”.
L’IMPLEMENTAZIONE DEL MPI E DELLE TASSONOMIE NNN IN UN SISTEMA INFORMATIVO A SOSTEGNO DEL PROCESSO DI ASSISTENZA INFERMIERISTICA: IL PROGETTO DI REGIONE LOMBARDIA
di Maria Adele Fumagalli e Juliana Pesenti
In questo periodo storico, il sistema sanitario sta beneficiando di un significativo slancio economico grazie ai fondi stanziati dai piani di ripresa post-pandemia COVID-19. Questo ha creato un contesto in cui l’innovazione tecnologica è al centro, culminando in una progressiva transizione verso la digitalizzazione: ciò avviene nonostante, negli ultimi anni, il settore sanitario abbia sofferto la mancanza di iniziative strutturate, dove gli organi istituzionali svolgono un ruolo chiave nello sviluppo e nell’implementazione delle soluzioni a livello ospedaliero.
Questo impulso all’innovazione è evidente anche a livello europeo. La Commissione Europea sta lavorando per garantire ai cittadini l’accesso a servizi sanitari digitali sicuri e di alta qualità . In una comunicazione del 2021, la Commissione ha delineato tre priorità fondamentali per la trasformazione digitale della sanità e dell’assistenza:
• accesso sicuro ai dati sanitari dei cittadini, inclusa la possibilità di accesso transfrontaliero, che permetta ai cittadini di consultare i propri dati sanitari in tutta l’UE;
• promozione della medicina personalizzata attraverso un’infrastruttura europea condivisa di dati, che consenta a ricercatori e professionisti di mettere in comune risorse (dati, competenze, capacità di calcolo e archiviazione) su scala continentale;
• empowerment dei cittadini con strumenti digitali per il feedback e un’assistenza centrata sulla persona, che incoraggino l’autogestione della salute, la prevenzione e la comunicazione interattiva tra utenti e fornitori di servizi sanitari.
In Italia, lo sviluppo più rilevante in questo ambito è rappresentato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), particolarmente significativo per l’entità degli investimenti previsti. Regione Lombardia , in particolare, ha consolidato nel corso degli anni un Sistema Informativo Socio Sanitario all’avanguardia, basato su un ampio ecosistema di tecnologie e piattaforme digitali, che consente un miglioramento continuo del Servizio Sanitario Regionale (SSR).
Il rapido progresso tecnologico e il mutamento dei bisogni di salute della popolazione impongono alla Regione di adottare un approccio sistemico. Identificando una visione strategica condivisa, è possibile guidare un percorso di trasformazione integrato, sinergico e orientato a migliorare sempre più la qualità del servizio offerto a cittadini e operatori. Per garantire un’adozione uniforme di queste soluzioni su tutto il territorio, Regione Lombardia ha assunto un ruolo di coordinamento e monitoraggio, sia come soggetto attuatore che come ente responsabile del controllo e della valutazione dei programmi di intervento.
Il PNRR rappresenta un’importante opportunità per Regione Lombardia di finanziare e attuare le iniziative previste dal Piano Strategico di Sanità Digitale, garantendo una
Giuseppina Ledonne, Ernesto Evicelli e Cristina Angelini
IL MODELLO DELLE PRESTAZIONI
INFERMIERISTICHE
E LE TASSONOMIE NNN: UN APPROCCIO DIDATTICO
PER LA FORMAZIONE
INFERMIERISTICA
“L’insegnamento deve essere tale da far percepire ciò che viene offerto come un dono prezioso, e non come un dovere imposto” (A. Einstein)
IL LINGUAGGIO STANDARDIZZATO DELLE TASSONOMIE NNN E L’INSEGNAMENTO E APPRENDIMENTO NEL CORSO DI LAUREA IN INFERMIERISTICA
La sempre crescente globalizzazione e gli scambi culturali propri della società contemporanea richiedono anche alla clinica infermieristica di adeguarsi ai vari cambiamenti.
In un’ottica multiculturale, la formazione di studenti che avranno la possibilità di esercitare la professione con colleghi e assistiti di varie estrazioni culturali, anche in contesti diversi da quello italiano, richiede l’utilizzo di un linguaggio infermieristico standardizzato e conosciuto da tutti i professionisti infermieri. Anche se l’adozione di una tassonomia infermieristica nella pratica clinica resta un argomento ancora discusso in letteratura, certamente ha molti vantaggi, tra cui l’utilizzo di un linguaggio condiviso che permetta di limitare possibili fraintendimenti e di descrivere i problemi delle persone assistite in modo da ottimizzare e migliorare le cure fornite e la sicurezza (Fennelly et al., 2021).
L’insegnamento dell’infermieristica è questione di responsabilità, le cui basi sono fondate sull’imprescindibile e salda concezione di cosa sia l’assistenza infermieristica, cosa significhi prendersi cura delle persone e preoccuparsi di dare a ogni assistito ciò di cui ha bisogno. È quindi necessario avere ben presente chi è l’infermiere, cosa fa, cosa può fare per aiutare le persone ad affrontare i problemi di salute e cercare di risolverli.
Un chiaro modello concettuale che descrive tutto ciò è necessario per delineare una guida cognitiva che aiuti lo studente a comprendere ciò che dovrà imparare a conoscere, applicare, fare, e che, insieme alle norme deontologiche, tracci la strada per aiutarlo a diventare infermiere.
Il Modello delle Prestazioni Infermieristiche , nato a partire da ciò che nella realtà fa l’infermiere, riesce a fornire una mappa mentale di cosa significa essere infermiere. Gli elementi principali di questo modello concettuale, già illustrati nei capitoli precedenti, vedono l’infermiere formato per assicurare la soddisfazione dei bisogni di assistenza infermieristica (BAI) attraverso le prestazioni infermieristiche.
La soddisfazione dei bisogni di assistenza infermieristica parte dall’identificazione precisa di quale sia il problema assistenziale e di come si manifesti, attraverso l’individuazione
delle sue cause: per svolgere queste attività gli studenti necessitano di linguaggi chiari e specifici, che siano loro di supporto.
I linguaggi infermieristici standardizzati offrono la possibilità di utilizzare termini condivisi e supportati da studi scientifici.
Le tassonomie NNN – NANDA-I, NOC (Nursing Outcomes Classification) e NIC (Nursing Interventions Classification) – sono tra i linguaggi più utilizzati a livello internazionale (Visintini et al., 2024; Fennelly et al., 2021) e sono aggiornate periodicamente. Tali tassonomie trovano applicazione nell’insegnamento e nell’apprendimento e offrono allo studente la possibilità di utilizzare termini precisi per indicare i fenomeni di interesse infermieristico che descrivono i problemi specifici, ovvero le diagnosi infermieristiche, utilizzando il sistema NANDA-I, gli esiti assistenziali attesi, utilizzando il sistema NOC, e gli interventi da implementare, utilizzando il sistema NIC.
Se la manifestazione dei bisogni di assistenza infermieristica rappresenta i segni, i sintomi e la narrazione di come la persona assistita esprime il suo bisogno di assistenza infermieristica, la diagnosi infermieristica aiuta a individuare il problema con un linguaggio univoco. Se la persona manifesta tosse secca e difficoltà respiratoria, è il Bisogno di respirare a non essere soddisfatto, e grazie alle tassonomie NNN esistono termini univoci per indicare il problema e, di conseguenza, definire l’obiettivo e gli esiti attesi, al fine di scegliere gli interventi che mirano a risolvere la causa e/o i sintomi (nel caso in cui la causa del problema non sia eliminabile).
Nell’esempio sopra descritto del Bisogno di respirare, la diagnosi potrebbe essere Liberazione delle vie aeree inefficace (00031) o Scambi gassosi compromessi (00030), a seconda delle cause e condizioni associate.
Se anche più persone hanno la stessa diagnosi, ciò che in realtà consente la personalizzazione dell’assistenza infermieristica , concetto fondamentale nel MPI, sono gli obiettivi, concordati possibilmente con la persona assistita, e gli interventi, scelti e attuati dall’infermiere in funzione delle caratteristiche socio-culturali, psicologiche e spirituali uniche di ogni persona, ma anche dell’età, del genere, delle preferenze della persona stessa e della situazione clinica (acuta o cronica).
Tutte le argomentazioni sopra descritte hanno motivato i docenti della sezione Sacco del Corso di Laurea in Infermieristica dell’Università degli Studi di Milano a implementare l’utilizzo delle diagnosi infermieristiche nell’insegnamento delle discipline infermieristiche, a partire dal 2013, con diversi momenti che hanno caratterizzato il percorso e condotto a coniugare il Modello delle Prestazioni Infermieristiche con le tassonomie NNN.
IL COLLEGAMENTO DEL MODELLO DELLE PRESTAZIONI
INFERMIERISTICHE CON LE TASSONOMIE NNN
E
STRATEGIE
Per collegare il Modello delle Prestazioni Infermieristiche con le tassonomie NANDA-I, NOC e NIC si è innanzitutto tenuto conto del fatto che il processo di collegamento doveva essere condiviso dai docenti infermieri e da loro implementato, considerando i diversi
livelli di apprendimento attesi nei singoli corsi di insegnamento per ogni anno di corso. È fondamentale che il gruppo dei docenti abbia momenti dedicati di scambio e discussione sull’insegnamento delle diagnosi infermieristiche NANDA-I e dei risultati NOC e interventi NIC a esse associati. Una prima modalità per consentire di raggiungere tale obiettivo è quella di creare dei gruppi di miglioramento, intesi come riunioni tra esperti che si occuperanno della formazione degli studenti dei tre anni di corso e che permetteranno, al termine degli incontri programmati, di uniformare la visione del gruppo sull’utilizzo delle diagnosi infermieristiche e consentire ai docenti meno esperti di aggiornarsi.
Per esempio, per richiamare brevemente il lavoro svolto dai tutor e dai docenti delle sezioni del Corso di Laurea in Infermieristica dell’Università degli Studi di Milano, sono stati realizzati incontri di due ore circa nelle diverse sedi, aperti a tutti i tutor e i docenti di tutte le sedi; quindi, gruppi “itineranti” con docenti esperti che guidavano i partecipanti e si occupavano della programmazione degli incontri nel dettaglio.
Negli incontri tra i docenti, è stato necessario stabilire dei criteri di selezione delle diagnosi da introdurre nel curriculum studiorum della triennale e identificare le diagnosi che invece richiedono un’expertise più elevata e che possono essere oggetto di studio per eventuali master o livelli specialistici (per esempio, di area critica o per Infermieri di Famiglia e di Comunità). La partecipazione di docenti con esperienza lavorativa e competenze differenti si è rivelata fondamentale, perché difficilmente un infermiere conosce e utilizza tutti i titoli contenuti negli elenchi delle tassonomie NNN. L’esperienza aiuta a evidenziare e comprendere più in profondità come e quando utilizzare una certa diagnosi infermieristica e quali sono in generale gli outcome di salute relativi e gli interventi specifici che favoriscono il raggiungimento dei risultati stabiliti.
È anche plausibile che alcune diagnosi e i relativi risultati NOC e interventi NIC possano essere trattati in più corsi integrati dello stesso anno oppure in corsi integrati di anni differenti, in cui si eleva la formazione dello studente e quindi la sua capacità di mettere in atto interventi mirati e specifici per favorire il raggiungimento degli esiti di salute.
Lo studio delle tassonomie non può prescindere dalla conoscenza del percorso scientifico, ovvero del processo di assistenza infermieristica , e dalla competenza nella sua applicazione, che conduce alla risoluzione dei problemi dell’assistito.
La formazione infermieristica in ambito accademico ha fornito una spinta a un’ulteriore evoluzione della professione, promuovendo lo studio e l’applicazione rigorosa del processo di assistenza infermieristica, in modo da fornire basi più solide nel giudizio clinico, come il ragionamento diagnostico, e promuovere l’utilizzo del pensiero critico e del processo decisionale per la scelta degli interventi.
Già dal primo anno di corso si enfatizza l’importanza di utilizzare un metodo scientifico, quale il processo di assistenza infermieristica. Esso è composto da fasi con andamento ciclico, variabili nel numero secondo gli autori delle diverse teorie e modelli (versioni a cinque o sei fasi), il cui significato intrinseco, però, non cambia: in tutti i lavori pubblicati la partenza avviene sempre dalla valutazione iniziale, che condurrà all’individuazione dei problemi, per passare poi alla condivisione di obiettivi realistici con l’assistito, alla scelta degli interventi utili al raggiungimento degli obiettivi e alla loro applicazione pratica (in alcuni studi gli autori uniscono le fasi di pianificazione e attuazione degli interventi, come
Marisa Cantarelli, Barbara Sappa
Il Modello delle Prestazioni
Infermieristiche e le tassonomie NNN
Il Modello delle Prestazioni Infermieristiche di Marisa Cantarelli, oltre al suo ruolo di moderna rappresentazione teorica disciplinare a forte congruenza epistemologica con una capacità di dialogo interdisciplinare, scientifico e accademico, ha il merito di costruire una chiara identità professionale attraverso la definizione dei confini chiari, epistemologicamente validi e validati dalla ricerca scientifica, che hanno permesso lo sviluppo definitivo del profilo professionale dell’infermiere.
In una disciplina, particolare importanza riveste il linguaggio. I linguaggi infermieristici standardizzati, attraverso la definizione di una terminologia peculiare e condivisa, forniscono strumenti per documentare e rendere visibile l’agire professionale dell’infermiere, favorendo il riconoscimento dei confini di competenza definiti dal modello teorico e sostenendo la legittimazione scientifica e sociale della sua identità professionale
Questo libro, l’ultimo a cui ha contribuito la professoressa Marisa Cantarelli, pone in relazione concettuale e sintattica il Modello delle Prestazioni Infermieristiche e i sistemi di classificazione infermieristici NANDA-I, NOC e NIC. Scopo di questo libro è, quindi, coniugare l’apparato teorico di Marisa Cantarelli con una tassonomia di linguaggio per dare all’infermiere un quadro teorico identitario che renda visibile e acclarato il suo contributo professionale alla salute dell’uomo. Nella convinzione di Marisa Cantarelli che una professione esiste nel momento in cui sa documentare la propria attività e farla divenire quindi forza sociale.
“…Penso che sia una innovazione importante che viene proposta con il libro a tutti gli infermieri e soprattutto ai docenti e avrà un riscontro molto positivo nella prassi quotidiana infermieristica…”
Marisa Cantarelli
68009 - CANTARELLI*MOD PREST INF NNN
ISBN 978-88-08-68009-9
