Anteprima CEA - Sjaastad Fisiologia animali domestici

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Ø.V.

SjaaStad O. Sand K. H OVe

Fisiologia degli

animali dOm e Stici

edizione italiana a cura di carlo

tamanini

Ø.V.

Fisiologia degli animali domestici

Edizione italiana a cura di Carlo Tamanini

Titolo originale: Physiology of Domestic Animals, 2nd edition, by Ø.V. Sjaastad, O. Sand and K. Hove, 2010

Traduzione autorizzata dell’edizione originale in lingua inglese: Sjaastad Ø.V., Sand O. e Hove K., Physiology of Domestic Animals, pubblicata da Scandinavian Veterinary Press, Oslo – prima edizione, 2003; seconda edizione, 2010.

Copyright © Scandinavian Veterinary Press 2010

Copyright © 2013 C.E.A. Casa Editrice Ambrosiana

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Revisione: Carlo Tamanini

Traduzione: Paolo Accornero (capp. 5 e 18), Maria Laura Bacci (capp. 13 e 17), Mario Baratta (capp. 7, 20, 21), Barbara Barboni (capp. 6, 16), Giuseppina Basini (capp. 2, 3, 10), Cristiano Boiti (capp. 9, 12), Francesca Grasselli (capp. 4, 8), Mauro Mattioli (cap. 19), Angelo Quaranta (cap. 11), Marcella Spinaci (cap. 15), Antonia Zarrilli (capp. 1, 14)

Realizzazione editoriale: Epitesto, Milano

Impaginazione: Pre&Stampa, Segrate

Disegni (se non diversamente specificato): Anne Langdalen, Kari C. Toverud

Copertina: 46xy, Milano

Immagini di copertina: sezioni sagittali del cranio e dell’occhio di un gatto domestico (Dorling Kindersley/Getty Images): sullo sfondo rappresentazione di cellule nervose (ktsdesign/Shutterstock).

Prima edizione: gennaio 2013

Ristampa 4 3 2 1 0 2013 2014 2015 2016 2017

Realizzare un libro è un’operazione complessa, che richiede numerosi controlli: sul testo, sulle immagini e sulle relazioni che si stabiliscono tra loro. L’esperienza suggerisce che è praticamente impossibile pubblicare un libro privo di errori. Saremo quindi grati ai lettori che vorranno segnalarceli.

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Stampato da Pirovano s.r.l. via della Pace 19, San Giuliano M.se (MI) per conto della C.E.A. Casa Editrice Ambrosiana, viale Romagna 5, 20089 Rozzano (MI)

Fisiologia degli animali domestici

Revisione:

Carlo Tamanini, Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie, Alma Mater Studiorum Università di Bologna

Traduzione di:

Paolo Accornero, Dipartimento di Scienze Veterinarie, Università degli Studi di Torino

Maria Laura Bacci, Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie, Alma Mater Studiorum Università di Bologna

Mario Baratta, Dipartimento di Scienze Veterinarie, Università degli Studi di Torino

Barbara Barboni, Dipartimento di Scienze Biomediche Comparate, Università degli Studi di Teramo

Giuseppina Basini, Dipartimento di Scienze Medico-Veterinarie, Università degli Studi di Parma

Cristiano Boiti, Dipartimento di Scienze Biopatologiche Veterinarie ed Igiene delle Produzioni Animali e Alimentari, Università degli Studi di Perugia

Francesca Grasselli, Dipartimento di Scienze Medico-Veterinarie, Università degli Studi di Parma

Mauro Mattioli, Dipartimento di Scienze Biomediche Comparate, Università degli Studi di Teramo

Angelo Quaranta, Dipartimento di Medicina Veterinaria, Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”

Marcella Spinaci, Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie, Alma Mater Studiorum Università di Bologna

Antonia Zarrilli, Dipartimento dell’Emergenza e dei Trapianti di Organi, Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”

3 Dalle cellule

4 Il sistema nervoso Aspetti

Conduzione degli impulsi nervosi negli assoni mielinici

Sinapsi

Sinapsi chimiche tra neuroni

Sviluppo e struttura del sistema nervoso centrale

cerebrale degli input provenienti dagli organi dell’equilibrio

Divisione metamerica del midollo spinale e dei nervi spinali

Struttura interna del midollo spinale

Nervi spinali

Riflessi

Encefalo

Tronco dell’encefalo e nervi cranici

Cervelletto

Diencefalo 134

Cervello 135

Sistema nervoso autonomo

Neurotrasmettitori e recettori

5 I sensi

Sintesi, secrezione e metabolismo degli ormoni tiroidei

Regolazione della sintesi e della secrezione degli ormoni tiroidei

Azione degli ormoni tiroidei

Ghiandole surrenali

Steroidi

Ormoni

Regolazione ormonale del metabolismo

8

Il muscolo

9

Il sangue e le sue funzioni

Aspetti

Composizione e funzioni del tessuto osseo

Formazione di tessuto osseo

Tessuto osseo compatto e trabecolare (spugnoso)

Riassorbimento e rimodellamento osseo

Articolazioni

Regolazione dell’omeostasi del calcio e del fosfato

Vitamina D

Ghiandole paratiroidee

Ormone paratiroideo

Calcitonina

Integrazione della regolazione ormonale del

Tessuti che trasportano Ca2+

Ghiandola del guscio

10 Immunologia

Meccanismi di difesa innati

Elementi esterni della difesa innata

Elementi interni della difesa innata

Infiammazione

Meccanismi di difesa acquisiti

Immunità mediata da anticorpi

Immunità adattativa cellulare

(difesa da parte delle cellule T)

Trasferimento degli anticorpi materni al feto e al neonato

Gruppi sanguigni

11 Il sistema cardiovascolare

Aspetti principali

Cuore

Struttura

Sistema di conduzione

Elettrocardiografia

Derivazioni bipolari

Derivazioni unipolari

Asse elettrico del cuore

Uso diagnostico

Fasi del ciclo

Gittata cardiaca

Regolazione della frequenza cardiaca

Regolazione della gittata sistolica

Interazione tra la regolazione di VTD e VTS

Lavoro cardiaco

Pressione arteriosa e gittata sistolica

383

383

384

Vasi sanguigni e pressione del sangue 385

Leggi fisiche che regolano il flusso dei fluidi nei vasi

Relazione tra pressione, flusso e resistenza vascolare nella circolazione sistemica

Arterie e pressione arteriosa

Arteriole e regolazione del

385

Reni 460

Struttura del nefrone 461

Flusso ematico e pressione idrostatica nei vasi renali

Funzioni del glomerulo

Velocità di filtrazione glomerulare

Fattori che influenzano la filtrazione

Regolazione della velocità di filtrazione glomerulare

Pressione ematica e VFG

tubulare

Riassorbimento tubulare 473

Relazioni tra morfologia e funzioni delle cellule tubulari 473

Meccanismi di riassorbimento 474

Secrezione 477

Manipolazione tubulare di sostanze importanti

Ormone antidiuretico (ADH) 484

Produzione di urine concentrate o diluite 484

Regolazione del volume e dell’osmolarità dei liquidi corporei

Regolazione del volume del liquido extracellulare

Regolazione dell’osmolarità del liquido extracellulare

Volume urinario

Vie urinarie

Bilancio idrico complessivo

Acquisizione e perdita di acqua

Differenze di specie

Funzioni renali nell’invecchiamento

492

Alterazioni nell’equilibrio acido-base 515

Alterazioni acido-base di tipo respiratorio .

504

506

Funzioni renali nei neonati 506

Funzioni renali negli uccelli 507

14 Regolazione acido-base

Aspetti principali 510

Scala del pH 510

pH dei liquidi corporei

Formazione di H+

511

Anidride carbonica come fonte indiretta di H+ . 511

Acidi non volatili come sorgenti di H+ . .

. 511

Basi provenienti dalla dieta 512

Differenze di specie nella produzione di acidi non volatili e assunzione di basi con la dieta . . . 512

Tamponi 514

Tamponamento di acidi non volatili 515

516

Disturbi acido-base metabolici (non respiratori) 516 Produzione di HCO3– nei reni

Tamponamento di H+ nei tubuli

Regolazione della secrezione renale di H+ . . . . . 522 Correlazione tra K+ ed

15 L’apparato digerente

Differenze di base nei processi nutritivi e digestivi

Digestione microbica delle proteine 564

Assorbimento a livello dei prestomaci

Metabolismo delle tossine nel rumine

. . 567

. . 569

Omaso 569

Stomaco 570

Funzioni dello stomaco .

570

Anatomia 570

Contrazioni della muscolatura dello stomaco . . 572

Secrezione del succo gastrico

575

Abomaso 579

Pancreas 579

Anatomia

580

Composizione ionica del succo pancreatico 581

Differenze di specie nella secrezione pancreatica 583

Fegato, dotti biliari e cistifellea 584

Anatomia

16

Utilizzazione dei nutrienti organici

Aspetti principali del metabolismo energetico . 612

Fase di assorbimento e di postassorbimento 613

Fase di assorbimento 614

Fase di postassorbimento 619

Regolazione del metabolismo dei nutrienti organici 625 Insulina 626 Glucagone .

(adrenalina) e sistema

17 La cute

Aspetti principali

584

Funzioni del fegato 585

Produzione della bile 586

Regolazione della secrezione biliare

. . 587

Digestione nel piccolo intestino 588

Motilità del piccolo intestino 589

Svuotamento del piccolo intestino

590

Secrezione nel piccolo intestino 591

Degradazione e assorbimento dei nutrienti nel piccolo intestino

Aspetti generali dell’assorbimento

591

591

Idrolisi 592

Meccanismi assorbitivi

592

Degradazione e assorbimento dei carboidrati 594

Digestione e assorbimento dei lipidi . . . . . . . . 599

Assorbimento dell’acqua 601

Assorbimento del ferro e del calcio 601

Grosso intestino

603

Anatomia 603

Aspetti generali della digestione nel grosso intestino

604

Digestione nel grosso intestino negli erbivori monogastrici 605

Motilità del grosso intestino

18 Regolazione della

606

Regolazione delle contrazioni del grosso intestino 607

Svuotamento del retto

Digestione negli uccelli

Assunzione dell’alimento e digestione meccanica

608

609

609

Digestione enzimatica e assorbimento dei nutrienti 610

Funzioni della cloaca

610

Regolazione della temperatura corporea 664

Processi regolatori

665

Termoregolazione all’interno della zona di termoneutralità 666

Regolazione della temperatura al di sotto della temperatura critica inferiore 668

Regolazione della temperatura al di sopra della temperatura critica superiore 669

Adattamento al caldo

Febbre . .

Caratteristiche anatomiche importanti per la regolazione termica

19 La riproduzione

Aspetti principali

670

670

671

676

Sistema riproduttivo 676

Maschio

677

Femmina 677

Controllo endocrino della riproduzione 678

Gravidanza

678

Controllo endocrino dell’attività gonadale 678

Sviluppo dei caratteri sessuali

Inattivazione del centro della secrezione fasica nel maschio

679

680

Pubertà 681

Fisiologia della riproduzione maschile

682

Struttura dell’apparato riproduttore maschile 682

Produzione degli spermatozoi 686

Controllo endocrino della riproduzione nel maschio

690

Fisiologia della riproduzione femminile 693

Struttura dell’apparato riproduttore femminile 693

Ciclicità ovarica

696

Maturazione della cellula uovo 700

Ormoni sessuali nella femmina

705

Comportamento sessuale negli animali domestici 708

Comportamento sessuale in animali monogami e poligami 708

Stagionalità riproduttiva

Trasporto degli spermatozoi, capacitazione e fecondazione

711

712

Trasporto degli spermatozoi 712

Capacitazione

713

Fecondazione 713

Gravidanza .

. 714

Invogli fetali 715

Riconoscimento materno di gravidanza e mantenimento del corpo luteo 715

Impianto e sviluppo della placenta 716

Trasferimento di ossigeno, nutrienti, cataboliti e calore attraverso la placenta 718

Produzione di ormoni durante la gravidanza 718

Parto e puerperio 719

Endocrinologia del parto 719 Fasi del parto 720

Involuzione uterina 721

Tecnologie riproduttive negli animali domestici 721

Raccolta e conservazione del seme 721

Trasferimento embrionale e clonazione 722

Riproduzione negli uccelli 722

Organi riproduttivi della femmina .

Organi riproduttivi del maschio

20 La lattazione

Aspetti principali

della vacca

e crescita della ghiandola mammaria

Sviluppo durante la vita fetale

Sviluppo dalla nascita fino all’età adulta 733

Sviluppo durante la gravidanza e la lattazione 733

Modificazioni del tessuto mammario durante la lattazione 734

Involuzione del tessuto mammario

svezzamento

ormonale della secrezione di latte

Mantenimento della produzione di latte

del latte in diverse specie .

Sintesi dei componenti del latte

epiteliali mammarie

Altri fattori che influenzano lo svuotamento della mammella

Variazioni della produzione di latte

dall’ormone della crescita

21 Bioenergetica e sviluppo

Aspetti principali

Assorbimento dei substrati energetici 755

Metabolismo basale 756

Indice metabolico basale 756

Indice metabolico a digiuno

Indice metabolico di mantenimento

Indice metabolico di campo

Relazione tra massa corporea e indice metabolico

756

757

757

Calcolo dell’energia . Necessità energetiche degli animali 758

Misurazione del metabolismo energetico 759

Quoziente respiratorio

Incremento del calore dovuto ai processi digestivi

metabolica aerobica

Utilizzo dell’energia presente nell’alimento

dell’energia nel corpo

Crescita corporea e rigenerazione

Invecchiamento negli animali

di misura

Illustratori e fonti delle figure

Indice analitico

Prefazione all’edizione italiana

La prima edizione di questo testo di Fisiologia degli animali domestici nella sua versione in lingua inglese è datata 2003; successivamente (2004 e 2007) ci sono state delle ristampe e, finalmente, nel 2010 è uscita la seconda edizione. Il testo ha avuto e ha una vasta diffusione nei Paesi scandinavi, negli Stati Uniti e, in genere, nei Paesi anglosassoni.

La nuova edizione è stata sensibilmente migliorata rispetto alla precedente, sia per i contenuti che per la grafica. I diversi capitoli della Fisiologia veterinaria sono trattati in maniera compiuta; i riferimenti ai vari animali domestici sono frequenti e sempre pertinenti. Rispetto alla prima edizione, a margine sono state aggiunte numerose annotazioni che permettono al lettore di focalizzare al meglio l’argomento trattato, nonché una notevole serie di domande finaliz-

zate a una sorta di autovalutazione; siamo sicuri che gli studenti apprezzeranno. Molto belle sono le figure, spesso di una semplicità addirittura sconcertante ma sicuramente utili al fine di facilitare l’apprendimento.

Tutte le caratteristiche di cui sopra ci hanno fatto ritenere opportuna un’edizione italiana. Siamo certi di fornire un valido supporto didattico soprattutto agli studenti di Medicina veterinaria, ma non solo: anche Studiosi e Ricercatori di discipline biologiche nonché professionisti interessati alle Produzioni animali avranno modo di apprezzare la chiarezza con cui vengono descritti i meccanismi fisiologici più complessi.

Prof. Carlo Tamanini

Professore Ordinario di Fisiologia Veterinaria

Alma Mater Studiorum Università di Bologna

Prefazione

La Fisiologia è la scienza che studia le funzioni degli organismi viventi; questo libro ha lo scopo di guidare alla comprensione delle funzioni corporee nei mammiferi e negli uccelli. Sebbene sia stato concepito per e sia rivolto principalmente a studenti dei corsi di Medicina veterinaria e di Scienze animali, l’approccio utilizzato per la sua preparazione lo rende utile anche per i corsi universitari di Fisiologia generale dei mammiferi e degli uccelli.

Lungo tutto il testo abbiamo enfatizzato la spiegazione di aspetti concettuali e abbiamo sottolineato come i meccanismi di regolazione mantengano stabile l’ambiente interno dell’organismo, nonostante l’ambiente esterno si modifichi continuamente (omeostasi). Il volume ha lo scopo di fornire una spiegazione comprensibile del funzionamento dell’organismo e il suo obiettivo finale è di mettere gli studenti nella condizione di acquisire le conoscenze e di sviluppare la capacità di soluzione dei problemi delle quali avranno bisogno nella loro vita lavorativa futura.

Siamo riconoscenti a tutti coloro che ci hanno assistito nel lungo cammino che ha portato alla conclusione di questo lavoro. Un grazie va ad Arne G. Ruud e al National Centre for Ve-

terinary Contract Research and Commercial Service Ltd (VESO) per aver supportato il progetto. Ringraziamo anche i nostri principali disegnatori, Anne Langdalen e Karl C. Toverud e la consulente linguistica della seconda edizione, Lucy Robertson. Per le discussioni oltremodo utili e per il confronto pedagogico e professionale ringraziamo i nostri studenti della Norwegian School of Veterinary Science, Oslo University e Norwegian University of Life Science. Non per ultimi, ringraziamo i Colleghi che hanno contribuito al processo di miglioramento della qualità del testo. Siamo particolarmente grati a Øystein Andresen, Jon-Arne Birkeland, Inge Bjerkås, Peter Bols, David Cotrell, Odd Magne, Egil Haug, Helga Høgåsen, Johan Høgset Jansen, Clarence Kvart, Mette O. Nielsen, B. E. C. Nordin, Kerstin Olsson, Reeta Pøsø, Lucy Robertson, Anne Storset, Rosanne Taylor, Michael Tranulis e Reidun Ursin per i loro utili suggerimenti e le loro critiche costruttive. Un grazie va anche alla Direttrice della Biblioteca della Norwegian School of Veterinary Science, Anne Cathrine Munthe.

Øystein V. Sjastaad Olav Sand Knut Hove

Introduzione

I processi vitali sono complessi e anche nel caso degli organismi unicellulari più semplici i meccanismi fisiologici non sempre sono stati chiariti compiutamente. Pertanto, com’è possibile comprendere il funzionamento dell’organismo dei vertebrati, che può essere costituito da più di cento migliaia di miliardi di cellule, ognuna delle quali costituisce un’unità ben delimitata? Nel loro insieme, le cellule contribuiscono a formare un organismo, con la sua specifica identità. Al fine di permettere questa collaborazione, le cellule si scambiano continuamente informazioni e innumerevoli meccanismi di regolazione mantengono stabile l’ambiente corporeo interno, nonostante continue variazioni dell’ambiente esterno. La Fisiologia animale è pertanto una scienza estremamente complicata e il tentativo di penetrare tale complessità può sembrare uno sforzo inutile. Tuttavia, i principi della regolazione e del controllo della maggior parte dei processi fisiologici sono piuttosto simili e le caratteristiche più importanti della fisiologia animale sono di comprensione relativamente semplice.

Al fine di strutturare al meglio questo campo così complesso, i testi di fisiologia di norma suddividono le funzioni corporee in alcuni capitoli principali come la digestione, la riproduzione o la circolazione del sangue. I titoli dei capitoli di questo volume mettono in luce il sistema di suddivisione da noi scelto. La classificazione della fisiologia in singoli argomenti può portare al concetto che i diversi sistemi operano in maniera indipendente l’uno dall’altro, ma di fatto non è così: l’organismo è un’unica unità funzionale e i processi fisiologici in tutte le cellule e in tutti gli organi sono strettamente collegati fra loro. Noi abbiamo cercato di enfatizzare questa unità mediante continui riscontri incrociati fra i diversi capitoli.

Non è possibile comprendere le funzioni corporee senza delle conoscenze anatomiche di base. Tuttavia, poiché i riferimenti all’anatomia in questo testo sono limitati al minimo indispensabile per la comprensione dei processi fisiologici, si raccomandano ulteriori rivisitazioni dell’anatomia degli animali domestici. Nella fisiologia, l’ingegnosamente semplice e l’incomprensibilmente complesso sono due facce della stessa medaglia. Le nostre personali ricerche in vari ambiti della fisiologia ci hanno dato una sensazione di umile venerazione per l’incredibile sistema di processi e dettagli che costituiscono un organismo vivente. La nostra speranza è che questo testo sia in grado di trasmettere questa sensazione anche ai nostri lettori.

Struttura del testo

Al fine di avere un’idea della fisiologia sono necessarie conoscenze di base della fisica, della chimica e della biochimica. Pertanto abbiamo previsto un capitolo introduttivo che presenta una panoramica di alcuni dei principali argomenti in questi campi. Non ci sono confini logici fra la biologia cellulare e la fisiologia e la conoscenza della biologia cellulare costituisce una piattaforma per la comprensione della fisiologia animale. Di conseguenza, il secondo capitolo costituisce di fatto un’introduzione alla biologia cellulare. Ogni capitolo inizia con una breve descrizione degli aspetti principali degli argomenti trattati; la parte successiva fornisce le basi per una comprensione più approfondita dei processi fisiologici.

Il testo contiene circa 200 esempi clinici, scelti e selezionati per illustrare le normali funzioni dell’organismo, piuttosto che per entrare nel

Le annotazioni a margine sintetizzano i punti principali del testo e sono utili per il ripasso del capitolo

dettaglio dei processi patologici o del trattamento delle diverse patologie. Un metodo efficace per dimostrare l’importanza di uno specifico meccanismo fisiologico è la descrizione dei sintomi che si manifestano quando questo meccanismo non opera in maniera corretta. Crediamo anche che questi esempi possano motivare lo studente e stimolare la sua curiosità.

A supporto della trattazione dei diversi argomenti sono state previste molte domande, in totale circa 2000, distribuite in tutto il volume, che possono essere utilizzate per verificare se il contenuto dei vari argomenti è stato compreso. Le risposte alle domande possono essere trovate leggendo attentamente il testo principale. Riteniamo che questo approccio sia un metodo molto più efficace per facilitare l’apprendimento

di quanto non sarebbe mettere le risposte a disposizione in una sezione a parte.

A margine del testo sono state inserite inoltre più di 3000 annotazioni che sottolineano i punti principali degli argomenti trattati e che saranno di particolare importanza quando lo studente vorrà ripassare i capitoli. Siamo certi che queste note a margine possano migliorare l’efficacia dell’apprendimento.

Alla fine di ogni capitolo abbiamo incluso un elenco di altri testi raccomandati per ulteriori approfondimenti.

Nell’indice, di facile consultazione, il numero delle pagine in grassetto orienta il lettore verso le principali descrizioni o definizioni, mentre i numeri in corsivo fanno riferimento alle figure.

978-88-08-18293-7

Gli esempi clinici sottolineano l’importanza dei normali processi fisiologici e indirizzano a un ulteriore approfondimento

Le domande si riferiscono ad aspetti fondamentali e sono uno strumento di verifica dell’apprendimento.

Le risposte sono facilmente individuabili nel testo

292Il muscolo

Nell’ipertrofia

di nuclei nelle fibre muscolari aumenta

Nell’atrofia muscolare il numero di nuclei nelle fibre muscolari non varia I movimenti degli arti sono causati da contrazioni sequenziali di muscoli antagonisti

I muscoli propulsivi sono inseriti sulle ossa in modo tale da amplificare movimenti

normale attività. L’atrofia muscolare può svilupparsi rapidamente anche quando l’inattività è la conseguenza di una lesione nervosa. Il tessuto muscolare scheletrico contiene cellule staminali chiamate cellule satellite. L’ipertrofia muscolare è associata all’aumento del numero di nuclei conseguente alla fusione tra cellule satellite e fibre del muscolo in accrescimento. Tuttavia, in una fibra che si sta atrofizzando i nuclei non vengono persi e questo facilita una rapida ricrescita che tende a ripristinare le dimensioni originarie della fibra a patto che il miglioramento delle condizioni consenta una normale attività muscolare. Questa proprietà del muscolo scheletrico è chiamata memoria del muscolo

Interazioni tra muscoli e scheletro

Quando un muscolo si accorcia, i punti di inserzione dei tendini si avvicinano, muovendo così le ossa. In generale, un punto di inserzione rimane quasi fermo durante l’accorciamento del muscolo e viene chiamato quindi origine del muscolo stesso, mentre il punto che si muove di più è chiamato inserzione. Nella maggior parte dei casi l’origine è prossimale all’inserzione. Molti muscoli possono determinare il movimento di ogni articolazione; questi sono dispo-

Confronta

8.19 Muscoli antagonisti. Quando il muscolo semitendinoso si contrae, l’arto posteriore si flette e il muscolo vasto laterale viene stirato. Con la contrazione del muscolo vasto laterale la gamba viene estesa e il muscolo semitendinoso viene stirato.

sti in gruppi che causano movimenti opposti a livello articolare (gruppi di muscoli antagonisti fig. 8.19). Per esempio, il muscolo semitendinoso dell’arto posteriore appartiene al gruppo dei muscoli flessori che flettono la gamba, mentre il muscolo vasto laterale fa parte del grande gruppo dei muscoli estensori antagonisti (quadricipite femorale) che la estende. Come già osservato, un muscolo non può stirarsi attivamente, ma la contrazione di un muscolo specifico determina sempre lo stiramento dei suoi antagonisti. La capacità di una forza di far ruotare una leva è determinata dal prodotto della forza stessa per il suo braccio, posto che la forza agisca perpendicolarmente alla leva. Il braccio è la distanza fra il fulcro e la linea di azione della forza. La figura 8.20 illustra la posizione approssimativa delle ossa nell’arto anteriore destro di un gatto che sta correndo quando la zampa si appoggia al suolo. La distanza tra la zampa e il fulcro nell’articolazione della spalla è circa undici volte maggiore della distanza tra il fulcro e l’inserzione tendinea del muscolo grande rotondo sull’omero. Affinché questo muscolo sia in grado di fornire una forza propulsiva dalla zampa al suolo, è necessario che sviluppi una forza undici volte maggiore; in altre parole, il tendine deve esercitare sull’osso una forza molto maggiore della forza esterna. Questo è tipico dei tendini e dei muscoli responsabili di estesi movimenti oscillatori delle estremità. I rapporti anatomici illustrati nella figura 8.20 indicano inoltre che l’ampiezza e la velocità dei movimenti della zampa sono molto maggiori dell’accorciamento del muscolo. Nell’esempio descritto, il muscolo grande rotondo deve accorciarsi solo di 1 cm per muovere la zampa di 11 cm. Tale aumento di ampiezza del movimento a spese della forza ha indubbi vantaggi. Se è necessario un aumento della massima forza contrattile, il muscolo può facilmente aumentare la sua area di sezione trasversa. Poiché i muscoli sono connessi allo scheletro in modo da amplificare i movimenti, le possibili deviazioni delle estremità sono adeguate anche se i muscoli lavorano costantemente nell’ambito della loro limitata lunghezza ottimale. Tendini

Quando la forza contrattile dei muscoli scheletrici viene trasferita allo scheletro, le ossa possono essere sottoposte a forze molto intense; per que

Molti dei muscoli presenti nell’organismo sono in grado di sviluppare una notevole forza contrattile e ciò ovviamente richiede la presenza di tendini forti con robuste inserzioni. Gli sforzi estremi, tuttavia, possono determinare il distacco del tendine dall’osso oppure causare fratture ossee nella

sta ragione i tendini che collegano i muscoli alle ossa devono essere molto forti ed essere inseriti saldamente alle due estremità. I tendini e i legamenti articolari sono costituiti da fibre collagene parallele, densamente ammassate, che conferiscono al tendine una notevole forza elastica. Un tendine con un diametro di 7 mm sopporta senza lacerarsi una forza di stiramento di circa 5000 N. Le fibre collagene nel tendine si estendono direttamente nella rete di fibre collagene che formano il periostio e in quelle che rinforzano il tessuto osseo (fig. 8.1). Ciò crea una connessione organica continua, priva di giunzioni tra l’osso e il tendine. I tendini lunghi localizzati lungo le ossa sono spesso tenuti in situ da bande di tessuto connettivo fissate allo scheletro che, assieme alle ossa adiacenti, delimitano dei canali tendinei. All’interno di questi, i tendini sono circondati da guaine tendinee formate da due strati di membrana sinoviale separati da una piccola quantità di fluido sinoviale (fig. 8.21), che consente ai tendini di muoversi senza esercitare un grande attrito sul tessuto adiacente. Le borse sono sacche di membrana sinoviale ripiene di liquido, frequenti nei punti in cui i muscoli o i tendini decorrono sopra le creste ossee o le articolazioni. Analogamente alle guaine tendinee, le borse riducono l’attrito tra il tendine e il tessuto sottostante.

Dal muscolo alla carne Nei mammiferi e negli uccelli il tessuto muscolare contiene circa il 20% di proteine, l’1-5% di grassi e il 75% di acqua. La composizione aminoacidica delle proteine muscolari rende la carne una fonte proteica adatta agli animali non erbivori, come l’uomo. Poiché contiene una quantità elevata dell’aminoacido essenziale lisi-

na, la carne è un buon supplemento alle diete a base di cereali, che ne sono carenti. Quando con la macellazione l’animale viene dissanguato, il metabolismo aerobico nelle cellule muscolari si interrompe, ma la produzione di ATP continua per alcune ore grazie alla degradazione anaerobica del glicogeno ad acido lattico. Fino a quando è presente una quantità di ATP sufficiente a staccare i ponti trasversali tra actina e miosina, il muscolo può essere stirato e la carne dell’animale appena macellato risulta tenera. Dopo 8-15 ore, tuttavia, insorge il rigor mortis e la carne si indurisce. a1 a

Tessuto connettivo Guaina tendinea Tendine

Lume con liquido sinoviale

Periostio Osso

1

Elementi di chimica e di fisica

Traduzione di Antonia Zarrilli

2 Materia, massa, forza

2 Lavoro ed energia

3 Atomi e particelle elementari

5 Elettricità

6 Legami chimici

9 Mole e concentrazione

9 Diffusione

11 Reazioni chimiche

13 Acqua

17 Acidi, basi e scala del pH

18 Chimica organica

20 Molecole organiche nell’organismo

32 ATP ed energia - Metabolismo cellulare

Gli organismi viventi contengono un grande numero di composti chimici. Tra questi, molti sono piccole e semplici molecole, come la componente predominante di tutti gli organismi viventi, l’acqua. Altre molecole sono grandi e complesse e possono aggregarsi a formare strutture ancora più complesse, per sostenere le quali è necessario un continuo rifornimento di energia; inoltre, gli organismi crescono e si riproducono, con ulteriore necessità di energia. La più semplice cellula vivente è più complessa di ogni sistema inanimato presente in natura. Tuttavia, le reazioni che avvengono in un organismo vivente seguono le stesse leggi fisiche e chimiche che si applicano alla parte inanimata; pertanto, per comprendere il funzionamento degli organismi è necessario conoscere le basi della chimica e della fisica. Questo capitolo offre una breve rassegna di aspetti rilevanti e basilari di chimica e fisica.

La materia ha massa e occupa spazio

La forza è la capacità di modificare la forma o la velocità di una massa

Le forze si presentano come coppie di forza azione-reazione

Le forze sono o di contatto o senza contatto

Il lavoro è una forza moltiplicata per la distanza

La potenza è lavoro per unità di tempo

L’energia è la capacità di svolgere un lavoro

L’energia può essere cinetica o potenziale

Materia, massa, forza

È definita materia qualsiasi cosa abbia massa e occupi spazio; l’unità di misura della massa è il chilogrammo (kg). In natura la maggior parte delle sostanze è costituita da composti chimici, che possono essere scissi in sostanze più semplici. I più semplici prodotti che possono essere ottenuti dalla degradazione di un composto chimico sono gli atomi; tutti gli atomi che hanno lo stesso numero di protoni costituiscono un elemento. La Terra contiene 92 elementi naturali.

Viene definita forza la capacità di modificare la forma di una massa o di cambiare la sua velocità, cioè di accelerarla. Un oggetto è accelerato in proporzione alla forza netta che agisce su di esso e in proporzione inversa alla sua massa:

Forza = massa · accelerazione

Se la velocità della massa diminuisce, l’accelerazione è negativa (decelerazione). L’unità di misura della forza è il newton (N). 1 N è la forza che determina su una massa di 1 kg un’accelerazione di 1 m/s2; la forza ha sia una grandezza che una direzione e quindi è una grandezza vettoriale.

Le forze sono distinte in forze di contatto e forze senza contatto. Le prime sono esercitate quando due oggetti entrano in contatto diretto l’uno con l’altro; le seconde possono agire a distanza, anche attraverso il vuoto senza materia dello spazio e includono la gravitazione e le forze elettriche e magnetiche.

Lavoro ed energia

Atomi e molecole attuano un moto termico

Il calore è l’energia cinetica interna di una massa

L’energia potenziale esprime sempre una differenza

Quando la forza viene usata per accelerare una massa su una data distanza, si compie un lavoro Questo lavoro è definito come la forza (misurata in newton) moltiplicata per la distanza (misurata in metri) e l’unità di misura è quindi il newton · metro (Nm), detto anche joule (J). La potenza è un’espressione di lavoro per unità di tempo; l’unità di misura della potenza è quindi J/s, normalmente chiamato watt (W).

L’energia di una massa è definita come la capacità di compiere un lavoro e l’unità di misura dell’energia è quindi identica a quella del lavoro (J). Un tempo l’unità comune dell’energia era la caloria (cal), laddove 1 cal corrisponde alla quantità di energia necessaria per aumentare di

1 °C la temperatura di 1 g di acqua (1 J = 0,230 cal).

Le due forme principali di energia sono: • energia cinetica, • energia potenziale.

Ogni massa in movimento possiede energia cinetica. Si prenda, per esempio, un martello che batte contro un chiodo: l’energia cinetica permette al martello di compiere un lavoro sul chiodo, che può essere forzato in un pezzo di legno quando la sua testa è colpita dal martello.

Nella materia gli atomi e le molecole sono continuamente in movimento, casuale e disorganizzato, che aumenta all’aumentare della temperatura. L’energia cinetica interna di una massa è chiamata energia termica e il movimento delle singole particelle è detto moto termico Quando una massa viene riscaldata, gli atomi e le molecole si muovono più rapidamente; ne consegue un aumento dell’energia cinetica interna, cioè dell’energia termica della massa.

L’energia potenziale è l’energia che una massa possiede come risultato della sua posizione. Essa esprime sempre una differenza, cioè la differenza di energia di una massa tra due diverse posizioni. Per esempio, quando una forza viene utilizzata per sollevare un vaso su una mensola, il vaso possiede energia potenziale a causa della sua posizione rispetto al pavimento; se il vaso cade dalla mensola, la forza gravitazionale converte l’energia potenziale in energia cinetica. Quando il vaso colpisce il pavimento, l’energia cinetica permette al vaso di compiere il lavoro richiesto per andare in frantumi.

Esistono molte forme di energia potenziale (immagazzinata). L’energia chimica è energia potenziale conseguente alle posizioni relative di atomi legati tra loro; l’energia contenuta nei nutrienti è energia potenziale di questo tipo (p.

1 Definisci materia, massa, elemento e composto chimico.

2 Qual è la relazione tra forza, massa e accelerazione?

3 Definisci lavoro, energia e potenza.

4 Quali sono le due principali forme di energia?

5 Fai un esempio di tipi diversi di energia per ognuna delle due principali forme.

32). L’energia elettrica è energia potenziale conseguente alla separazione di cariche elettriche opposte; infatti l’energia viene rilasciata allorquando le cariche elettriche opposte tornano insieme (p. 5).

Scambi di energia

Il campo della fisica che descrive le trasformazioni e le conversioni dell’energia è chiamato termodinamica. È utile considerare l’energia entro un sistema definito che può essere sia aperto che chiuso. Tutto ciò che si trova all’esterno del sistema osservato è definito ambiente. Un sistema aperto può scambiare energia con l’ambiente, mentre ciò non è possibile per un sistema chiuso; tuttavia, possono esserci scambi di energia all’interno di un sistema chiuso. In relazione alle condizioni studiate, possono esistere sistemi di energia di grandezze differenti: l’organismo animale è un esempio di sistema aperto che scambia energia con l’ambiente. Un altro esempio è la Terra, che riceve energia dall’ambiente, in particolare dal sole, e la trasmette all’ambiente (spazio) sotto forma di radiazioni elettromagnetiche (luce e radiazione termica). L’universo è il più vasto sistema chiuso che possiamo immaginare. Poiché non esiste alcun ambiente esterno all’universo, ogni possibile scambio di energia deve avvenire all’interno del sistema. La prima legge della termodinamica afferma che la quantità totale di energia in un sistema chiuso è costante: ciò significa che l’energia non può essere creata né distrutta ma può solo essere trasferita da un posto a un altro o convertita da una forma a un’altra.

Nelle piante verdi, per esempio, l’energia luminosa (una forma di energia cinetica) è convertita in energia chimica (energia potenziale) immagazzinata nelle molecole organiche. L’energia chimica che noi otteniamo dal cibo può essere trasferita a nuove molecole sintetizzate nel corpo o può essere trasformata in altre forme di energia. Nei muscoli scheletrici, per esempio, l’energia chimica viene convertita in energia cinetica quando viene compiuto un lavoro esterno. Come si è visto, la quantità totale di energia, prima e dopo i vari trasferimenti della stessa, rimane sempre uguale, ma durante ogni trasferimento o conversione almeno una parte viene degradata sotto forma di energia termica. Quando un chiodo viene conficcato con un martello, tutta l’energia cinetica del martello è alla fine

convertita in energia termica; un grosso chiodo conficcato in un pezzo di legno duro può diventare così caldo da determinare dolore al tatto. Le varie forme di energia non sono ugualmente adatte a compiere un lavoro: l’energia termica può essere utilizzata per compiere un lavoro solo quando viene trasferita da un posto a un altro e questo richiede una differenza di temperatura. Nei sistemi che mantengono temperature costanti, come il corpo, l’energia termica non può essere utilizzata per compiere lavoro. La frazione massima di energia che può essere utilizzata per ottenere lavoro in condizioni ottimali è detta energia libera. La seconda legge della termodinamica afferma che in un sistema chiuso tutte le conversioni di energia portano a una riduzione della quantità di energia libera. In pratica, questo significa che una sempre crescente proporzione dell’energia totale esisterà come energia termica e che in un sistema chiuso le differenze di temperatura tenderanno in modo graduale ad annullarsi.

In un organismo la quantità di energia libera può essere mantenuta costante o anche incrementata nonostante conversioni di energia continue; tuttavia questo non è in contrasto con la seconda legge della termodinamica. Come abbiamo già visto, un organismo è un sistema aperto in comunicazione con l’ambiente; ogni incremento dell’energia libera dell’organismo è sempre contemporaneo a una diminuzione dell’energia libera dell’ambiente.

Atomi e particelle elementari

Gli atomi consistono di varie particelle elementari; di queste le più importanti sono (fig. 1.1):

• i protoni, che hanno carica elettrica positiva;

• i neutroni, che non hanno carica elettrica;

• gli elettroni, che hanno carica elettrica negativa.

Le cariche elettriche opposte di un elettrone e di un protone hanno eguale grandezza e ognuna viene definita carica elementare. I protoni e i neutroni sono contenuti nel nucleo, mentre gli elettroni si muovono a elevata velocità in uno spazio limitato intorno al nucleo. Le particelle con cariche opposte si attraggono, mentre particelle con lo stesso tipo di carica si respingono

In un sistema chiuso la quantità di energia è costante

Nelle conversioni di energia si perde sempre una quota di energia libera

6 Definisci un sistema di energia aperto e uno chiuso.

7 Qual è la prima legge della termodinamica?

8 Qual è la seconda legge della termodinamica?

9 Fai un esempio di conversione dell’energia in una cellula.

Gli atomi sono costituiti da protoni, neutroni ed elettroni

Protoni ed elettroni hanno cariche elettriche opposte di eguale grandezza Cariche elettriche opposte si attraggono; cariche elettriche simili si respingono

Figura 1.1 Le più importanti particelle elementari presenti in un atomo. Gli elettroni hanno una carica elettrica negativa, i protoni hanno una carica positiva e i neutroni non hanno carica. Gli elettroni si muovono intorno al nucleo dell’atomo, che contiene le altre particelle elementari.

Materia Atomo

Elettrone

Nucleo atomico

Figura 1.2 Forze elettriche tra particelle cariche elettricamente. Cariche opposte si attraggono, mentre cariche simili si respingono.

Atomi con lo stesso numero di protoni costituiscono un elemento

Neutrone

(fig. 1.2); le forze di attrazione tra gli elettroni negativi e i protoni positivi evitano che gli elettroni possano fuggire dall’atomo.

La massa di un protone è pressoché identica alla massa di un neutrone ed è circa 2000 volte più grande della massa di un elettrone. Quindi, l’intera massa di un atomo è concentrata nel nucleo e la massa di un elettrone è spesso trascurabile nel calcolo della massa atomica. Poiché anche le masse dei protoni e dei neutroni sono molto piccole, solo 1,7 × 10–27 kg, l’utilizzazione del chilogrammo come unità per confrontare le masse di atomi e molecole non è pratica. Pertanto è stata introdotta un’unità di misura definita unità di massa atomica, detta anche dalton: una massa di 1 dalton equivale alla massa di un protone, che ha la stessa massa di un neutrone. Il numero totale di protoni e neutroni presenti nel nucleo di un atomo è detto numero di massa

Elementi e isotopi

Nelle reazioni chimiche tra atomi sono solo gli elettroni a interagire (p. 6). In un atomo elettricamente neutro il numero dei protoni è identico al numero degli elettroni; atomi con lo stesso numero di protoni, quindi, hanno le stesse proprietà chimiche e sono definiti come appartenenti allo stesso elemento

La Terra contiene 92 elementi naturali, ognuno dei quali è indicato con un simbolo accettato in ambito internazionale; tra questi, 25 sono essenziali per la vita. I quattro elementi ossigeno,

Tabella 1.1 Elementi nell’organismo ElementoSimbolo

Iodio I53

Rame Cu29

Zinco Zn30

ManganeseMn25

CobaltoCo27

Cromo Cr24

Selenio Se34

MolibdenoMo42

Fluoro F9

Stagno Sn50

Silicio Si14

VanadioV23

* Ogni oligoelemento costituisce meno dello 0,01% della massa corporea.

carbonio, idrogeno e azoto rappresentano più del 96% del peso corporeo di un organismo (tab. 1.1).

Tra gli elementi essenziali per la vita ci sono anche molti metalli: per esempio, nei vertebrati il ferro è necessario per permettere al sangue di trasportare ossigeno (p. 306). Elementi essenziali per la vita che costituiscono meno dello 0,01% della massa corporea sono detti oligoelementi La maggior parte degli elementi esiste in più di una variante, poiché il numero di neutroni

Protone

16 Utilizzazione dei nutrienti organici

Traduzione di Barbara Barboni

612 Aspetti principali del metabolismo energetico

612 Fa se di assorbimento e di postassorbimento

625 Regolazione del metabolismo dei nutrienti organici

Le cellule possono essere considerate come centrali che producono energia tramite l’ossidazione continua di nutrienti organici; l’energia prodotta viene utilizzata dalle cellule per la crescita, la proliferazione e le loro specifiche funzioni. L’energia complessiva che ciascun organismo utilizza proviene, in definitiva, dai nutrienti organici introdotti con la dieta. I carboidrati e i lipidi sono utilizzati principalmente come substrati energetici, mentre gli aminoacidi, assorbiti dopo la digestione delle proteine alimentari, possono servire sia come precursori per la sintesi di nuove proteine, strutturali o enzimatiche, sia come substrati energetici. Tuttavia, il supporto energetico negli animali superiori può essere garantito anche in assenza di un’assunzione continua di nutrienti, in quanto essi hanno sviluppato la capacità di immagazzinare molecole a elevato contenuto energetico durante i periodi di abbondante disponibilità di alimento con la possibilità poi di attingervi quando le condizioni metaboliche interne e l’assenza di nuovo alimento lo rendono necessario.

Nei monogastrici i periodi di accumulo di energia si alternano a fasi di mobilizzazione di substrati energetici

Nei ruminanti la digestione è un processo quasi continuo L’eccesso di energia viene immagazzinato sotto forma di lipidi e di glicogeno

Il fegato svolge un ruolo chiave nel metabolismo e nella conversione dei nutrienti

Gli aminoacidi possono essere notevolmente modificati a livello epatico dopo l’assorbimento

Gli aminoacidi essenziali non possono essere sintetizzati dall’organismo

Nei ruminanti la composizione aminoacidica della dieta è ininfluente

Aspetti principali del metabolismo energetico

1 Come viene immagazzinata nell’organismo l’energia in eccesso?

2 Qual è organo più importante per la conversione delle molecole organiche?

3 Spiega l’importanza della composizione aminoacidica delle proteine alimentari nei ruminanti e nei monogastrici.

L’energia viene utilizzata continuamente dalle cellule per le loro funzioni; al contrario, essa viene introdotta nell’organismo sotto forma di molecole organiche unicamente dopo la digestione e l’assorbimento dei nutrienti assunti durante il pasto. In un carnivoro selvatico tra un pasto e l’altro possono intercorrere molte ore o addirittura giorni. Un erbivoro, invece, trascorre normalmente la maggior parte della sua giornata assumendo cibo. Per esempio, i cavalli al pascolo occupano mediamente 10-12 ore della loro giornata ad alimentarsi, in sessioni di 0,5-3 ore ciascuna. Gli onnivori, come i maiali, mangiano 3-5 volte al giorno, con sessioni alimentari della durata di 10-15 minuti ciascuna. Naturalmente il comportamento alimentare della maggior parte degli animali è stato profondamente modificato dall’uomo con l’addomesticamento. Nei carnivori e negli onnivori la digestione e l’assorbimento di un pasto richiedono, in genere, circa quattro ore. Le cellule di questi animali, quindi, ricevono dall’intestino i nutrienti solo per circa 12 ore, se l’animale riesce ad alimentarsi tre volte al giorno; durante le restanti 12 ore, lo stomaco e l’intestino tenue sono essenzialmente vuoti e inattivi. Per questo, per mantenere l’omeostasi energetica, l’organismo deve essere in grado di immagazzinare, durante la fase digestiva, substrati energetici che successivamente potranno essere mobilizzati nelle fasi di mancata assunzione di alimento. Alternando periodi di stoccaggio a fasi di mobilizzazione dei nutrienti vengono evitate le fluttuazioni ematiche del glucosio e di altri composti energetici. Nel presente capitolo sono trattati in dettaglio i diversi quadri metabolici che si osservano nei carnivori e negli onnivori durante la fase di assorbimento dei nutrienti, così come durante il periodo di postassorbimento. In particolare, verrà trattata la regolazione dei flussi delle sostanze nutritive durante queste due fasi metaboliche e il ruolo di controllo svolto dal sistema endocrino e nervoso. Negli erbivori, e in particolare nei ruminanti, la digestione, invece, è un processo continuo. In questi animali non si può quindi fare una chiara distinzione fra fase assorbitiva e fase postassorbitiva.

Durante la digestione grandi molecole organiche vengono degradate a piccole molecole che possono essere assorbite dall’intestino; quando

queste molecole entrano nelle cellule, una loro frazione variabile viene ulteriormente degradata e, infine, ossidata a CO2 e H2O (p. 37). L’energia liberata durante i processi ossidativi viene trasferita all’ATP, che viene poi utilizzato dalle stesse cellule (p. 32). L’energia presente nell’ATP può essere utilizzata, per esempio, per far contrarre le cellule muscolari, per il trasporto attivo di sostanze attraverso la membrane cellulari o per la sintesi di molecole complesse. Le cellule, inoltre, possono utilizzare alcune delle molecole organiche assorbite a livello intestinale come elementi base per la sintesi di loro componenti stutturali; fra queste componenti molecolari si ricordano gli enzimi, gli ormoni, gli anticorpi, così come molte altre molecole con funzioni specializzate.

Quando le sostanze nutritive assorbite dall’intestino non sono totalmente utilizzate, l’eccedenza può essere stoccata sotto forma di molecole di deposito. La maggior parte delle riserve energetiche dell’organismo è costituita dai trigliceridi immagazzinati nel tessuto adiposo, che contiene una grande quantità di energia se espressa per unità di massa.

Ogni tipologia di nutriente può essere generalmente convertita in un’altra attraverso specifiche vie metaboliche. Per questa ragione la quantità di carboidrati, proteine e grassi che assumiamo con la dieta può variare anche considerevolmente senza conseguenze. Per esempio, gli aminoacidi possono essere convertiti in glucosio e in acidi grassi; alcuni aminoacidi, quelli non essenziali, possono essere utilizzati per trasferire gruppi aminici alle molecole dei carboidrati. Le cellule epatiche svolgono un ruolo chiave nella regolazione del metabolismo dell’organismo e nella conversione dei nutrienti; tuttavia, alcuni tipi di aminoacidi sono necessari all’organismo in quanto le cellule epatiche non sono in grado di produrli ex novo. Questi sono noti come aminoacidi essenziali e vengono introdotti nell’organismo esclusivamente tramite la dieta; pertanto, la composizione aminoacidica delle proteine presenti nell’alimento è di vitale importanza per molte specie di mammifero. Nei ruminanti, invece, la maggior parte degli aminoacidi assorbiti a livello intestinale proviene dalla digestione delle proteine microbiche sintetizzate nei prestomaci (p. 566). La composizione di queste proteine è poco influenzata dalla composizione aminoacidica delle proteine presenti nella dieta, ma dipende quasi totalmente dall’attività delle cellule batteriche; pertanto, nei ruminanti la

Stoccaggio e sintesi di proteine

Tratto gastrointestinale

Aminoacidi Glucosio

Aminoacidi

UreaChetoacidi

Fegato

Proteine

Glucosio

EnergiaAcidi grassi Glicogeno

Muscolo scheletrico

TrigliceridiLipoproteine

Trigliceridi

Tessuto adiposo

Tutti i tessuti

GlucosioEnergia

Metabolismo ossidativo

composizione aminoacidica della dieta è sostanzialmente ininfluente.

Oltre alle proteine, l’alimento deve contenere una quantità sufficiente di vitamine, minerali e acidi grassi essenziali. Per informazioni sulle funzioni di questi nutrienti, si rimanda il lettore a testi specifici di nutrizione animale.

Fase di assorbimento e di postassorbimento

Nei carnivori, negli onnivori e, in misura minore, negli erbivori il metabolismo dell’organismo alterna due diverse fasi:

1. di assorbimento, 2. di postassorbimento.

Durante la fase di assorbimento l’organismo attinge l’energia dall’ossidazione dei nutrienti che entrano nel flusso ematico dopo la digestione e l’assorbimento intestinale.

Durante la fase postassorbitiva l’organismo attinge la propria energia mobilizzando dai tessuti di deposito del corpo i substrati energetici.

In caso di mancanza di cibo per tempi prolungati, si assiste a una graduale transizione dalla fase di postassorbimento alla fase di digiuno.

Figura 16.1 Principali vie metaboliche nella fase di assorbimento. Aminoacidi, glucosio, trigliceridi e acidi grassi volatili (AGV) vengono trasportati dal tratto gastrointestinale ai vari tessuti, dove le molecole vengono elaborate. Oltre al glucosio, piccole quantità di acidi grassi liberi (FFA) sono ossidati per finalità energetiche (non mostrato).

Aminoacidi
Glicerolo

I carboidrati sono principalmente assorbiti sotto forma di glucosio I monosaccaridi e gli aminoacidi sono trasportati direttamente dal tratto digestivo al fegato

Il sangue proveniente dal tratto digestivo passa attraverso due reti capillari

I lipidi vengono rimossi dal tratto digestivo tramite il circolo linfatico

Nei ruminanti la maggior parte dei carboidrati ingeriti viene convertita in acidi grassi volatili

Il glucosio è l’elemento base delle molecole complesse di amido, glicogeno e cellulosa

Il metabolismo dei carboidrati nei non erbivori è costituito principalmente dal metabolismo del glucosio

Il fegato processa la maggior parte del glucosio che riceve dall’intestino

Nel fegato il glucosio viene stoccato come glicogeno o convertito in lipidi

Fase

di assorbimento

Nella fase di assorbimento gli aminoacidi, i monosaccaridi e i trigliceridi assunti con la dieta vengono trasferiti, dopo l’assorbimento dal tratto digestivo, ai vari tessuti (fig. 16.1) attraverso il circolo ematico. La fase di assorbimento è un periodo anabolico durante il quale i nutrienti vengono messi a disposizione dell’organismo e utilizzati per finalità energetiche, per sintetizzare nuove molecole e per stoccare substrati energetici sotto forma di molecole di deposito. Nei carnivori e negli onnivori i carboidrati sono principalmente assorbiti sotto forma di glucosio, mentre le proteine, in tutti i mammiferi, vengono assorbite sotto forma di aminoacidi. Il glucosio e gli aminoacidi vengono trasportati dal lume intestinale, in primo luogo, ai capillari intestinali e poi, tramite la vena porta, raggiungono i capillari epatici; il sangue del tratto gastrointestinale passa quindi attraverso due reti capillari (fig. 15.43). La circolazione dall’intestino ai capillari epatici consente al fegato di elaborare tutti i nutrienti assorbiti e di regolarne la concentrazione e la composizione prima che il sangue raggiunga il circolo sistemico. A differenza del glucosio e degli aminoacidi, i lipidi vengono rimossi dall’intestino tramite la linfa; i dotti linfatici sfociano in una grande vena posta nella parte craniale del torace in prossimità del cuore (vena cava craniale). I capillari polmonari costituiscono pertanto la prima rete capillare attraverso cui passano i lipidi alimentari; ne consegue che il fegato non ha la possibilità di elaborare i lipidi assorbiti prima che questi vengano distribuiti a tutto il corpo.

Glucosio

4 Definisci le fasi di assorbimento e di postassorbimento.

5 In quale forma i carboidrati della dieta vengono assorbiti dal tratto digerente?

6 In quale forma vengono assorbite dal tratto digerente le proteine?

La dieta di solito contiene sia carboidrati di piccole dimensioni, come il glucosio, il lattosio e il saccarosio, che molecole complesse (polisaccaridi), quali l’amido, il glicogeno e la cellulosa. Negli animali non erbivori i polisaccaridi α-glicosidici come l’amido e il glicogeno vengono degradati, al termine della digestione enzimatica, a monosaccaridi (p. 595). Il glucosio è il principale monosaccaride assorbito dall’intestino; esso è elemento costitutivo dei due più importanti carboidrati alimentari, l’amido e il glicogeno. Tuttavia, a livello intestinale possono essere assorbite anche piccole quantità di galattosio e fruttosio (p. 596). Nel fegato il galattosio e la maggior parte del fruttosio vengono

convertiti in glucosio. Negli erbivori il metabolismo cellulare dei carboidrati non coinvolge, al contrario, in via prioritaria il metabolismo del glucosio: negli erbivori, infatti, la cellulosa è il principale carboidrato alimentare. Nei ruminanti la maggior parte dei carboidrati, fra cui la cellulosa, viene convertita in acidi grassi volatili (AGV) dagli enzimi microbici che operano nei prestomaci (p. 559). Negli erbivori monogastrici una simile degradazione della cellulosa ha luogo nell’intestino crasso, mentre la digestione dell’amido e dei piccoli carboidrati è sovrapponibile a quella degli animali non erbivori.

Il fegato elabora la maggior parte del glucosio che riceve attraverso la vena porta; nel fegato il glucosio viene in parte immagazzinato come glicogeno e in parte convertito in lipidi (vedi oltre). Il glucosio viene, inoltre, trasportato nelle cellule muscolari, dove viene stoccato sotto forma di glicogeno. Di conseguenza, anche se negli animali non erbivori durante la fase di assorbimento vengono assorbite notevoli quantità di glucosio, la sua concentrazione non aumenta mai in modo consistente nel circolo sistemico. Per questo motivo la concentrazione plasmatica di glucosio nell’uomo aumenta solo del 20% durante la fase di assorbimento raggiungendo livelli da 4 a 5 mmol/L dopo un pasto ricco di carboidrati. La concentrazione di glucosio riscontrata nel circolo portale è, invece, considerevolmente più elevata. Un altro momento cruciale dell’omeostasi del glucosio è legato alla sintesi e alla demolizione del glicogeno; il glucosio viene inoltre assorbito dalle cellule del tessu-

Le malattie da accumulo di glicogeno sono caratterizzate da un deposito patologico della molecola glucidica a causa di carenze ereditarie degli enzimi deputati al normale metabolismo del glicogeno. Oltre al fegato, possono essere coinvolti anche altri tessuti, quali il sistema nervoso centrale, i reni, il cuore e il muscolo scheletrico. Nell’uomo sono stati riportati ben otto diversi tipi di malattie ereditarie da alterato accumulo di glicogeno, alcuni dei quali sono stati anche riscontrati negli animali. Il tipo I, che è stato diagnosticato nel cane, riconosce un deficit epatico di glucosio-6-fosfatasi; in mancanza di questo enzima, il fegato perde la capacità di formare glucosio libero con conseguente quadro di ipoglicemia (fig. 16.11).

Malattie da accumulo di glicogeno

Intestino

Sintesi di lipoproteine (VLDL+HDL)

Trigliceridi

Fosfolipidi

Aminoacidi

Colesterolo

Fegato

Degradazione

Endocitosi mediata da recettori

LPL (lipoproteina lipasi)

Chilomicroni VLDL

Capillari sanguigni HDL

Chilomicroni residui

VLDL (IDL) residui

HDL ricche di colesterolo

LDL

Eccesso di colesterolo nella bile

Cistifellea

Tutte le cellule

Colesterolo

Recettori LDL

Adipociti

FFA

Sintesi di trigliceridi

FFA (acidi grassi liberi)

Ossidazione a CO2 + H2O FFA

Cellule muscolari

Figura 16.2 Presentazione semplificata del metabolismo delle lipoproteine durante la fase di assorbimento. I chilomicroni assorbiti dall’intestino e le lipoproteine a densità molto bassa (VLDL) prodotte nel fegato forniscono acidi grassi liberi (FFA) depositati come trigliceridi nel tessuto adiposo e, in certa misura, ossidati a livello cellulare. La lipoproteina lipasi (LPL) presente nella parete dei capillari catalizza il rilascio di FFA dai trigliceridi. Le apolipoproteine sintetizzate nel fegato sono trasferite alle VLDL e ai chilomicroni dalle lipoproteine ad alta densità (HDL). Questo trasferimento di apolipoproteine (non mostrato) facilita l’assorbimento dei lipidi attivando la lipoproteina lipasi. I chilomicroni e alcune VLDL residue vengono assunti dalle cellule epatiche e ulteriormente metabolizzati; le lipoproteine a bassa densità (LDL) sono formate a partire dalle VLDL. Il colesterolo è trasportato a diverse tipologie cellulari dalle LDL.

to adiposo, dove viene convertito in trigliceridi. Il glucosio, oltre a essere convertito in lipidi e conservato sotto forma di glicogeno, è la fonte energetica principale nella fase di assorbimento dei monogastrici (fig. 16.1).

La captazione del glucosio da parte delle cellule epatiche aumenta in modo proporzionale alla sua concentrazione nel circolo portale; di conseguenza, dopo un pasto ricco di carboidrati, la captazione epatica di glucosio aumenta notevolmente. Come è noto, gli epatociti formano il glicogeno che, analogamente all’amido, è un polisaccaride composto da molecole di glucosio le-

gate fra loro da legami α-glicosidici (fig. 15.22a).

La sintesi di glicogeno epatico continua finché la molecola stoccata non raggiunge livelli pari a circa il 5% della massa dell’organo. Se l’apporto alimentare di glucosio eccede la capacità del fegato di accumulare glicogeno, il glucosio viene convertito in trigliceridi. Nei ruminanti i livelli di glucosio rielaborati dal fegato sono minori. Parte dei trigliceridi sintetizzati nel fegato a partire dal glucosio viene stoccata all’interno dell’organo stesso (fig. 16.1); la maggior parte, tuttavia, viene riversata nel sangue come aggregati di trigliceridi, fosfolipidi, molecole di

Il glucosio viene captato dalle cellule del tessuto adiposo e convertito in trigliceridi

Anche il muscolo accumula il glucosio sotto forma di glicogeno

Dopo un pasto ricco di carboidrati, la formazione di glicogeno nel fegato continua fino a un accumulo pari a circa il 5% della sua massa

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