Anteprima - Macroeconomia 7e

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N. Gregory Mankiw Macroeconomia

Settima edizione italiana

ECONOMIA

INDICE GENERALE

Prefazione IX

L’autore XV

PARTE 1

Introduzione 1

CAPITOLO 1 La macroeconomia come scienza 2

1.1 Che cosa studia la macroeconomia 2

1.2 Come si ragiona in economia 6

La costruzione di modelli tramite la teoria, 6; Una molteplicità di modelli, 9; I prezzi: flessibili o rigidi?, 9; La microeconomia e i modelli macroeconomici, 9

1.3 Il piano dell’opera 11

ANALISI DI UN CASO

L’andamento dell’economia statunitense, 4

PER SAPERNE DI PIÙ

Perché si sono iscritti a economia alcuni premi Nobel della storia, 10

UNO SGUARDO ALL’ITALIA

L’economia italiana negli ultimi decenni, 12

In sintesi, 14 • Domande di ripasso, 14 • Problemi e applicazioni, 14 • Quiz veloci, 14

CAPITOLO 2 I dati della macroeconomia 15

2.1 La misura del valore dell’attività economica: il prodotto interno lordo 16 Reddito, spesa e flusso circolare, 16; Regole per il calcolo del PIL, 18; PIL reale e PIL nominale, 20; Il deflatore del PIL, 21; Gli indicatori concatenati del PIL reale, 21; Le componenti della spesa, 22; Altre misure del reddito, 24; La destagionalizzazione, 25

2.2 Misurare il costo della vita: l’indice dei prezzi al consumo 26

Il prezzo di un paniere di beni, 26; L’IPC e il deflatore del PIL, 26; L’IPC sovrastima l’inflazione?, 27

2.3 Misurare l’occupazione: il tasso di disoccupazione 29 L’indagine sulle forze lavoro, 29; L’indagine sui posti di lavoro, 31

2.4 Conclusione: dagli indicatori statistici ai modelli economici 31

PER SAPERNE DI PIÙ

Stock e flussi, 17; Due utili regole per trattare le variazioni percentuali, 22; Che cos’è l’investimento, 23

ANALISI DI UN CASO

Il Pil e le sue componenti, 23; L’andamento nella partecipazione alla forza lavoro, 30

UNO SGUARDO ALL’ITALIA

Il mercato del lavoro in Italia, 32

In sintesi, 32 • Note bibliografiche, 33 • Quiz veloci, 33 • Domande di ripasso, 33 • Problemi e applicazioni, 33

PARTE 2 Teoria classica: l’economia nel lungo periodo 35

CAPITOLO 3 Il reddito nazionale: da dove viene e dove va 36

3.1 Che cosa determina la produzione aggregata di beni e servizi? 37

I fattori produttivi, 38; La funzione di produzione, 38; L’offerta di beni e servizi, 38

3.2 Come si distribuisce il reddito nazionale tra i fattori produttivi? 38

I prezzi dei fattori, 39; Le decisioni dell’impresa concorrenziale, 39; La domanda di fattori produttivi dell’impresa, 40; La distribuzione del reddito nazionale, 42; La funzione di produzione CobbDouglas, 43

3.3 Che cosa determina la domanda di beni e servizi? 45 Il consumo, 46; L’investimento, 47; La spesa pubblica, 48

3.4 Cosa garantisce l’equilibrio tra offerta e domanda di beni e servizi? 49

L’equilibrio nel mercato di beni e servizi: la domanda e l’offerta di produzione aggregata, 49; L’equilibrio nei mercati finanziari: la domanda e l’offerta di fondi mutuabili, 50; Le variazioni del risparmio: gli effetti della politica fiscale, 51; Le variazioni della domanda di investimento, 52

3.5 Conclusioni 53

ANALISI DI UN CASO

La peste nera, 43; La produttività del lavoro come la principale determinante dei salari reali, 46

PER SAPERNE DI PIÙ

Molti tassi di interesse diversi, 49

In sintesi, 54 • Note bibliografiche, 54 • Quiz veloci, 54 • Domande di ripasso, 55 • Problemi e applicazioni, 55

APPENDICE Il divario crescente tra Paesi ricchi e poveri 57

L’aumento della quota di reddito da capitale 58

Istruzione vs tecnologia 59

La situazione attuale, 59

La globalizzazione 59

Gli effetti della globalizzazione, 59

L’evoluzione del ruolo del matrimonio 60

Gli aspetti politici 60

UNO SGUARDO ALL’ITALIA

Le diseguaglianze in Italia, 61

Note bibliografiche, 62

CAPITOLO 4 Il sistema monetario: che cos’è e come funziona 63

4.1 Che cos’è la moneta? 64

Le funzioni della moneta, 64; I tipi di moneta, 64; La transizione dalla moneta merce alla moneta a corso legale, 65; Come si determina la quantità di moneta, 65; Come si misura la quantità di moneta, 67

4.2 Il ruolo delle banche nel sistema monetario 68

Un sistema bancario a riserva totale, 69; Un sistema bancario a riserva frazionaria, 69; Capitale bancario, leva finanziaria e requisiti patrimoniali, 70

4.3 L’influenza della banca centrale sull’offerta di moneta 71

Un modello dell’offerta di moneta, 72; Gli strumenti della politica monetaria, 73; I problemi nel controllo dell’offerta di moneta, 74

4.4 Conclusione 75

ANALISI DI UN CASO

Le sigarette come moneta, 65; Moneta e convenzioni sociali nelle isole Yap, 66; Il quantitative easing e l’esplosione della base monetaria negli Stati Uniti, 74; I fallimenti bancari e l’offerta di moneta negli anni della Grande Depressione, 76

PER SAPERNE DI PIÙ

Criptovalute: lo strano caso del Bitcoin, 66; Il ruolo delle carte di credito e di debito nel sistema monetario, 68

UNO SGUARDO ALL’ITALIA

Il quantitative easing della BCE, 77

In sintesi, 77 • Note bibliografiche, 78 • Quiz veloci, 78 • Domande di ripasso, 78 • Problemi e applicazioni, 78

CAPITOLO 5 L’inflazione: cause, effetti e costi sociali 80

5.1 La teoria quantitativa della moneta 81

Le transazioni e l’equazione degli scambi, 81; Dalle transazioni al reddito, 82; La funzione di domanda di moneta e l’equazione degli scambi, 82; L’ipotesi di velocità costante, 83; Moneta, prezzi e inflazione, 83

5.2 Il signoraggio: le entrate derivanti dall’emissione di moneta 86

5.3 L’inflazione e i tassi di interesse 87

Due tassi di interesse: nominale e reale, 87; L’effetto Fisher, 87; Due tassi di interesse reali: ex ante e ex post, 87

5.4 Il tasso di interesse nominale e la domanda di moneta 88

Il costo di detenere moneta, 89; Moneta futura e prezzi correnti, 90

5.5 I costi sociali dell’inflazione 91

Il punto di vista dei non addetti ai lavori e la risposta classica, 91; I costi dell’inflazione attesa, 92; I costi dell’inflazione inattesa, 93; Un beneficio dell’inflazione, 94

5.6 L’iperinflazione 95

I costi dell’iperinflazione, 95; Le cause dell’iperinflazione, 95

5.7 Conclusione: la dicotomia classica 98

ANALISI DI UN CASO

Inflazione e crescita della moneta, 84; Il finanziamento della guer-

ra d’indipendenza americana, 86; Inflazione e tasso di interesse nominale, 88; Inflazione: il punto di vista degli economisti e dei non addetti ai lavori, 91; Il movimento Free Silver, le elezioni del 1896 e Il mago di Oz, 94; L’iperinflazione in Germania, 96; L’iperinflazione in Zimbabwe, 97

In sintesi, 99 • Note bibliografiche, 99 • Quiz veloci, 100 • Domande di ripasso, 100 • Problemi e applicazioni, 100

CAPITOLO

6 L’economia aperta 102

6.1 I flussi inter nazionali di capitali e di beni 103

Il ruolo delle esportazioni nette, 103; I flussi internazionali di capitali e il saldo commerciale, 104; I flussi internazionali di beni e capitali: un esempio, 105; L’irrilevanza delle bilance commerciali bilaterali, 106

6.2 Il risparmio e l’investimento in una piccola economia aperta 106

La mobilità dei capitali e il tasso di interesse mondiale, 106; Perché assumere una piccola economia aperta?, 107; Il modello, 107; L’influenza delle politiche economiche sul saldo commerciale, 108; Valutare la politica economica, 110

6.3 I tassi di cambio 113

Il tasso di cambio nominale e il tasso di cambio reale, 113; Il tasso di cambio reale e il saldo commerciale, 114; Le determinanti del tasso di cambio reale, 114; L’effetto delle politiche economiche sul tasso di cambio reale, 115; Gli effetti delle politiche commerciali, 116; Le determinanti del tasso di cambio nominale, 117; Il caso particolare della parità del potere d’acquisto, 119

6.4 Conclusioni 122

ANALISI DI UN CASO

Il disavanzo commerciale degli Stati Uniti, 110; Perché i capitali non affluiscono verso i Paesi poveri?, 112; Le conseguenze economiche della presidenza Trump, 118; Inflazione e tassi di cambio nominali, 119; Il Big Mac nel mondo, 121

UNO SGUARDO ALL’ITALIA

L’Italia e il commercio internazionale, 123

In sintesi, 124 • Note bibliografiche, 125 • Quiz veloci, 125 • Domande di ripasso, 125 • Problemi e applicazioni, 125

APPENDICE Il modello di una grande economia aperta 127

Il deflusso netto di capitali 127

Il modello 128

Le politiche economiche in una grande economia aperta 129

Conclusione 132

Domande aggiuntive e applicazioni, 133

CAPITOLO 7 La disoccupazione 134

7.1 Perdere il lavoro, trovare il lavoro e il tasso naturale di disoccupazione 135

7.2 La ricerca di lavoro e la disoccupazione frizionale 136

IV Indice generale

Le cause della disoccupazione frizionale, 137; La politica economica e la disoccupazione frizionale, 137

7.3 La rigidità dei salari reali e la disoccupazione strutturale 139

Le leggi sul salario minimo, 140; I sindacati e la contrattazione collettiva, 141; Il salario di efficienza, 142

7.4 Dinamica del mercato del lavoro: gli Stati Uniti 143

La durata della disoccupazione, 143; Variabilità nel tasso di disoccupazione tra i diversi gruppi demografici, 144; Transizioni in entrata e in uscita dalla forza lavoro, 145

7.5 Dinamica del mercato del lavoro: l’Europa 146

L’aumento della disoccupazione in Europa, 146; Variabilità del tasso di disoccupazione nei Paesi europei, 147; L’aumento del tempo libero in Europa, 148

7.6 Conclusione 149

ANALISI DI UN CASO

L’indennità di disoccupazione e il tasso di collocamento al lavoro, 138; Le indennità di disoccupazione durante il grande lockdown del 2020, 139; Henry Ford e i 5 dollari al giorno, 143; L’aumento della disoccupazione di lungo periodo negli Stati Uniti e il dibattito sull’assicurazione contro la disoccupazione, 144

In sintesi, 150 • Note bibliografiche, 150 • Quiz veloci, 151 • Domande di ripasso, 151 • Problemi e applicazioni, 151

PARTE 3 Teoria della crescita: l’economia nel lunghissimo periodo 153

CAPITOLO 8 L’accumulazione di capitale come fonte di crescita 154

8.1 Il modello di Solow base 155

La domanda e l’offerta di beni, 155; La crescita dello stock di capitale e lo stato stazionario, 156; La tendenza allo stato stazionario: un esempio numerico, 158; L’effetto del risparmio sulla crescita, 159

8.2 Il livello di capitale di regola aurea 161

Confronto tra stati stazionari, 161; Determinare lo stato stazionario di regola aurea: un esempio numerico, 163; La transizione verso lo stato stazionario di regola aurea; 164

8.3 Conclusione 166

ANALISI DI UN CASO

Il miracolo della crescita giapponese e tedesca, 160

In sintesi, 166 • Note bibliografiche, 166 • Quiz veloci, 166 • Domande di ripasso, 167 • Problemi e applicazioni, 167

CAPITOLO 9 La crescita della popolazione e il progresso tecnologico 169

9.1 La crescita della popolazione nel modello di Solow 169

Lo stato stazionario con crescita demografica, 170; Gli effetti della crescita demografica, 171; Punti di vista alternativi sulla crescita demografica, 172

9.2 Il progresso tecnologico nel modello di Solow 174

Indice generale V

L’efficienza del lavoro, 174; Lo stato stazionario in presenza di progresso tecnologico, 175; Gli effetti del progresso tecnologico, 176

9.3 Oltre il modello di Solow: la teoria della crescita endogena 177

Il modello di base, 177; Un modello con due settori, 178; La microeconomia dell’attività di ricerca e sviluppo, 178; Il processo di distruzione creativa, 179

9.4 Conclusioni 180

ANALISI DI UN CASO

L’investimento e la crescita della popolazione a livello globale, 172 In sintesi, 181 • Note bibliografiche, 181 • Quiz veloci, 181 • Domande di ripasso, 182 • Problemi e applicazioni, 182

CAPITOLO 10 Crescita economica: evidenza empirica e implicazioni di politica economica 184

10.1 Dalla teoria della crescita all’evidenza empirica 185 La crescita bilanciata, 185; La convergenza, 185; L’accumulazione dei fattori e l’efficienza produttiva, 186

10.2 Contabilità delle fonti di crescita economica 186 L’aumento dei fattori produttivi, 188; Il progresso tecnologico, 189; Le fonti della crescita, 190; Il residuo di Solow nel breve periodo, 191

10.3 Le politiche volte a promuovere la crescita 192

Valutare il tasso di risparmio, 192; Modificare il tasso di risparmio, 193; Allocare l’investimento di un sistema economico, 194; Creare le giuste istituzioni, 196; Sostenere una cultura a favore della crescita, 198; Incentivare il progresso tecnologico, 198

10.4 Conclusioni 200

ANALISI DI UN CASO

La buona gestione imprenditoriale come fonte di produttività, 187; Il rallentamento della crescita della produttività, 190; La politica industriale nella realtà, 195; Allocazione errata in India e Cina, 196; Le origini coloniali delle istituzioni moderne, 197; Il libero scambio fa bene alla crescita economica?, 199

In sintesi, 200 • Note bibliografiche, 200 • Quiz veloci, 201 • Domande di ripasso, 201 • Problemi e applicazioni, 202

PARTE 4 Teoria del ciclo economico, l’economia nel breve periodo 203

CAPITOLO 11 Introduzione alle fluttuazioni economiche 204

11.1 Il ciclo economico: fatti e dati 205

Il PIL e le sue componenti, 205; La disoccupazione e la legge di Okun, 207; Gli indicatori economici anticipatori, 209

11.2 Gli orizzonti temporali nella macroeconomia 210

Le differenze tra il breve e il lungo periodo, 211; Il modello di domanda aggregata e offerta aggregata, 211

11.3 La domanda aggregata 212

L’equazione degli scambi come domanda aggregata, 213; Perché la curva di domanda aggregata ha pendenza negativa, 214; Gli spostamenti della curva di domanda aggregata, 214

11.4 L’offerta aggregata 215

Il lungo periodo: la curva di offerta aggregata verticale, 215; Il breve periodo: la curva di offerta aggregata orizzontale, 216; Dal breve al lungo periodo, 217

11.5 Le politiche di stabilizzazione 218

Gli shock della domanda aggregata, 219; Gli shock dell’offerta aggregata, 219

11.6 Il Covid-19 e la recessione del 2020 222

Gli effetti del lockdown tramite il modello DA e OA, 222; Le risposte di politica economica, 223; La ripresa, 224

11.7 Conclusioni 225

ANALISI DI UN CASO

Perché i prezzi sono rigidi? Chiediamolo alle imprese, 212; La Francia e la lezione monetarista, 218; L’OPEC, la stagnazione degli anni Settanta e l’euforia degli anni Ottanta, 221

UNO SGUARDO ALL’ITALIA 225

In sintesi, 226 • Note bibliografiche, 226 • Quiz veloci, 226 • Domande di ripasso, 227 • Problemi e applicazioni, 227

CAPITOLO 12 La domanda aggregata I:

la costruzione del modello IS-LM 228

12.1 Il mercato dei beni e la curva IS 229

La croce keynesiana, 230; Il tasso di interesse, l’investimento e la curva IS, 235; La politica fiscale e la curva IS, 237

12.2 Il mercato della moneta e la curva LM 238

La teoria della preferenza per la liquidità, 238; Il reddito, la domanda di moneta e la curva LM, 240; La politica monetaria e gli spostamenti della curva LM, 241

12.3 Conclusione: l’equilibrio di breve periodo 242

ANALISI DI UN CASO

Il taglio delle tasse per stimolare l’economia: le politiche fiscali da Kennedy a Trump, 234; L’aumento della spesa pubblica per rilanciare l’economia: il piano di stimolo Obama, 235; Le stime dei moltiplicatori con dati disaggregati, 236; Una stretta monetaria aumenta o riduce i tassi di interesse?, 240

In sintesi, 243 • Note bibliografiche, 244 • Quiz veloci, 244 • Domande di ripasso, 244 • Problemi e applicazioni, 244

CAPITOLO 13 La domanda aggregata II: l’applicazione del modello IS-LM 246

13.1 Spiegare le fluttuazioni cicliche con il modello IS-LM 247

La politica fiscale e la curva IS: le ripercussioni sull’equilibrio di breve periodo, 247; La politica monetaria e la curva LM: le conseguenze sull’equilibrio di breve periodo, 248; L’interazione tra la politica monetaria e la politica fiscale, 249; Gli shock nel modello IS-LM, 250; Qual è lo strumento di politica economica della banca centrale: l’offerta di moneta o il tasso di interesse?, 252

13.2 Il modello IS-LM come una teoria della domanda aggregata 253

Dal modello IS-LM alla curva di domanda aggregata, 253; Il modello IS-LM nel breve e nel lungo periodo, 255

13.3 La Grande Depressione 257

L’ipotesi della spesa: uno shock della curva IS, 257; L’ipotesi monetaria: uno shock della curva LM, 258; Ancora sull’ipotesi monetaria: gli effetti della caduta dei prezzi, 259; Potrebbe ripetersi oggi una Grande Depressione?, 260; La trappola della liquidità e la politica monetaria non convenzionale, 262

13.4 Conclusioni 264

ANALISI DI UN CASO

La recessione del 2001, 251; La crisi finanziaria e la Grande Recessione del 2008-2009, 261

PER SAPERNE DI PIÙ

Lo strano caso dei tassi di interesse negativi, 264

UNO SGUARDO ALL’ITALIA

La risposta fiscale europea alla crisi del Covid-19, 265

In sintesi, 266 • Note bibliografiche, 266 • Quiz veloci, 267 • Domande di ripasso, 267 • Problemi e applicazioni, 267

CAPITOLO 14 Una rivisitazione dell’economia aperta: il modello di Mundell-Fleming e il regime dei tassi di cambio 270

14.1 Il modello di Mundell-Fleming 271

L’ipotesi di base: piccola economia aperta con perfetta mobilità dei capitali, 271; Il mercato dei beni e la curva IS*, 272; Il mercato della moneta e la curva LM*, 272; Il modello completo, 273

14.2 Una piccola economia aperta in regime di cambi flessibili 273

La politica fiscale, 274; La politica monetaria, 275; Le politiche commerciali, 276

14.3 Una piccola economia aperta in regime di cambi fissi 277

Il funzionamento di un sistema di cambi fissi, 277; La politica fiscale, 279; La politica monetaria, 279; Le politiche commerciali, 280; La politica economica nel modello di Mundell-Fleming: una sintesi, 281

14.4 I differenziali dei tassi di interesse 281

Il rischio paese e le aspettative di variazioni dei tassi di cambio, 281; I differenziali dei tassi di interesse nel modello di MundellFleming, 282

14.5 I tassi di cambio dovrebbero essere fissi o flessibili? 284

Vantaggi e svantaggi dei diversi regimi di cambio, 284; Attacchi speculativi, «currency board» e «dollarizzazione», 286; La trinità impossibile, 287

14.6 Dal breve al lungo periodo: il modello di MundellFleming con prezzi variabili 288

14.7 Conclusioni 289

ANALISI DI UN CASO

Il sistema aureo internazionale: il Gold Standard, 278; La svalutazione e l’uscita dalla Grande Depressione, 280; Le crisi finanziarie internazionali: Messico 1994-1995, 283; Le crisi finanziarie internazionali: Asia 1997-1998, 284; Il dibattito intorno all’euro, 285; La controversia sulla moneta cinese, 288

In sintesi, 290 • Note bibliografiche, 291 • Quiz veloci, 291 • Domande di ripasso, 291 • Problemi e applicazioni, 291

VI Indice generale

APPENDICE Un modello di breve periodo per una grande economia aperta 293

La politica fiscale, 294; La politica monetaria, 294; Una regola di approssimazione, 296

Domande aggiuntive e applicazioni, 296

CAPITOLO 15 L’offerta aggregata e il trade-off di breve periodo tra inflazione e disoccupazione 297

15.1 La teoria base dell’offerta aggregata 298 Il modello dei prezzi rigidi, 298; Una teoria alternativa: il modello dell’informazione imperfetta, 299; Implicazioni, 301

15.2 L’inflazione, la disoccupazione e la curva di Phillips 302

Derivare la curva di Phillips dalla curva di offerta aggregata, 303; Le aspettative adattive e l’inerzia dell’inflazione, 304; Le due cause per l’aumento e la riduzione dell’inflazione, 305; Il trade-off tra inflazione e disoccupazione nel breve periodo, 306; La disinflazione e il tasso di sacrificio, 307; Le aspettative razionali e la possibilità di una disinflazione indolore, 308; L’isteresi e la messa in discussione dell’ipotesi del tasso naturale, 310

15.3 Conclusione 311

ANALISI DI UN CASO

Le differenze internazionali nella curva di offerta aggregata, 301; Inflazione e disoccupazione negli Stati Uniti, 305; Il tasso di sacrificio nella realtà: la disinflazione, 309

PER SAPERNE DI PIÙ

La moderna curva di Phillips, 304; Quanto sono affidabili le stime del tasso naturale di disoccupazione?, 308

UNO SGUARDO ALL’ITALIA

Inflazione e disoccupazione, Paesi europei a confronto, 311

In sintesi, 314 • Note bibliografiche, 314 • Quiz veloci, 315 • Domande di ripasso, 315 • Problemi e applicazioni, 315

APPENDICE La madre di tutti i modelli: il modello esteso 317

Domande aggiuntive e applicazioni, 320

PARTE 5 Temi di teoria e politica macroeconomica 321

CAPITOLO 16 Un modello dinamico per le fluttuazioni economiche 322

16.1 Gli elementi del modello 323

Output: la domanda di beni e servizi, 323; Il tasso di interesse reale: l’equazione di Fisher, 324; Inflazione: la curva di Phillips, 324; Inflazione attesa: aspettative adattive, 325; Il tasso di interesse nominale: la regola della politica monetaria, 326

16.2 La soluzione del modello 328

L’equilibrio di lungo periodo, 328; La curva di offerta aggregata dinamica (DAS), 328; La curva di domanda aggregata dinamica (DAD), 330; L’equilibrio di breve periodo, 331

16.3 Il modello in azione 332

Crescita di lungo termine, 332; Uno shock dell’offerta aggregata, 332; Uno shock della domanda aggregata, 334; Un cambiamento della politica monetaria, 337

16.4 Due applicazioni: lezioni per la politica monetaria 339

Il trade-off tra la volatilità dell’output e la volatilità dell’inflazione, 339; Il principio di Taylor, 340

16.5 Conclusione: verso Modelli DSGE 342

ANALISI DI UN CASO

La regola di Taylor, 326; Mandati diversi, realtà diverse: la Fed e la BCE, 341; Cosa causò la grande inflazione?, 343

PER SAPERNE DI PIÙ

La calibrazione numerica e la simulazione del modello, 335

In sintesi, 344 • Note bibliografiche, 344 • Quiz veloci, 344 • Domande di ripasso, 345 • Problemi e applicazioni, 345

CAPITOLO 17 Posizioni alter native sulle politiche di stabilizzazione 346

17.1 La politica economica dovrebbe essere attiva o passiva? 347

I ritardi di attuazione e gli effetti delle politiche economiche, 347; Il difficile compito di formulare previsioni economiche, 348; L’ignoranza, le aspettative e la critica di Lucas, 349; I dati storici, 351

17.2 La politica economica dovrebbe seguire regole predeterminate o essere discrezionale? 352

La sfiducia nei politici e nel processo politico, 353; L’incoerenza temporale degli interventi discrezionali, 353; Le regole di politica monetaria, 354

17.3 Conclusione 358

ANALISI DI UN CASO

Errori di previsione, 349; In che modo l’incertezza influenza l’economia?, 351; Alexander Hamilton contro l’incoerenza temporale, 355; Inflation targeting: regola o discrezionalità vincolata?, 356; L’indipendenza della banca centrale, 357

In sintesi, 358 • Note bibliografiche, 358 • Quiz veloci, 358 • Domande di ripasso, 359 • Problemi e applicazioni, 359

APPENDICE Incoerenza temporale e trade-off tra inflazione e disoccupazione 360

Note bibliografiche, 361 • Domande aggiuntive e applicazioni, 361

CAPITOLO 18 Debito pubblico e deficit di bilancio 362

18.1 L’ammontare del debito pubblico 363

18.2 I problemi di misurazione 366

Problema 1: l’inflazione, 366; Problema 2: i beni patrimoniali, 366; Problema 3: le passività non contabilizzate, 367; Problema 4: il ciclo economico, 368; In sintesi, 368

18.3 L’interpretazione tradizionale del debito pubblico 368

18.4 L’interpretazione ricardiana del debito pubblico 370

Indice
generale VII

La logica alla base dell’equivalenza ricardiana, 370; I consumatori e il carico fiscale futuro, 371; Fare una scelta, 372

18.5 Altre interpretazioni del debito pubblico 373

Bilancio in pareggio o politica fiscale ottimale?, 374; Gli effetti fiscali sulla politica monetaria, 374; Il debito e il processo politico, 375; La dimensione internazionale, 375

18.6 Conclusione 376

ANALISI DI UN CASO

Le preoccupanti prospettive a lungo termine per la politica fiscale, 365; L’esperimento sulle imposte di George H.W. Bush, 371

PER SAPERNE DI PIÙ

Imposte e incentivi, 369; Ricardo sull’equivalenza ricardiana, 373

UNO SGUARDO ALL’ITALIA

Il debito pubblico nella storia d’Italia, 376 In sintesi, 377 • Note bibliografiche, 378 • Quiz veloci, 378 • Domande di ripasso, 378 • Problemi e applicazioni, 379

CAPITOLO 19 Il sistema finanziario: opportunità e pericoli 380

19.1 Quale è il ruolo del sistema finanziario? 381

Finanziare l’investimento, 381; Condividere il rischio, 382; Gestire l’informazione asimmetrica, 383; Promuovere la crescita economica, 384

19.2 Le crisi finanziarie 384

Anatomia di una crisi, 385; Le politiche pubbliche e le crisi finanziarie, 390; Le politiche volte a prevenire le crisi, 392 19.3 Conclusione 395

PER SAPERNE DI PIÙ

L’ipotesi dei mercati efficienti vs. il concorso di bellezza di Keynes, 385; Il TED spread, 387

ANALISI DI UN CASO

Di chi è la colpa della crisi finanziaria del 2008-2009?, 389; La crisi del debito sovrano europeo, 395

UNO SGUARDO ALL’ITALIA

La reazione della BCE alla crisi del Coronavirus, 396 In sintesi, 397 • Note bibliografiche, 397 • Quiz veloci, 397 • Domande di ripasso, 398 • Problemi e applicazioni, 398

CAPITOLO 20 I microfondamenti del consumo e dell’investimento 399

20.1 Cosa determina la spesa del consumatore? 400

John Maynard Keynes e la funzione di consumo, 400; Franco Modigliani e l’ipotesi del ciclo vitale, 402; Milton Friedman e l’ipotesi del reddito permanente, 404; Robert Hall e l’ipotesi dell’andamento casuale, 406; David Laibson e il desiderio di gratificazione immediata, 408; Le conclusioni sul consumo, 410

20.2 Cosa determina la spesa per l’investimento 410

Il prezzo di locazione del capitale, 410; Il costo del capitale, 411; L’analisi costi-benefici per determinare l’investimento, 412; Le imposte e l’investimento, 414; Il mercato azionario e la q di Tobin, 415; I vincoli di finanziamento, 415; Le conclusioni sull’investimento, 417

20.3 Il ruolo chiave delle aspettative 417

ANALISI DI UN CASO

Il taglio delle imposte del 1964 e la supertax del 1968, 406; Il taglio delle imposte del 2008, 407; Variazioni previste del reddito provocano variazioni prevedibili del consumo?, 408; Come incoraggiare a risparmiare di più?, 409; Il mercato azionario come indicatore economico, 416

In sintesi, 418 • Note bibliografiche, 419 • Quiz veloci, 419 • Domande di ripasso, 420 • Problemi e applicazioni, 420

EPILOGO Cosa sappiamo e cosa ancora non sappiamo 422

I quattro insegnamenti fondamentali della macroeconomia 422

Primo insegnamento: nel lungo periodo la capacità di un Paese di produrre beni e servizi determina il tenore di vita dei suoi cittadini, 423; Secondo insegnamento: nel breve periodo la domanda aggregata influenza la quantità di beni e servizi che un Paese produce, 423; Terzo insegnamento: nel lungo periodo il tasso di crescita della moneta determina il tasso di inflazione, ma non il tasso di disoccupazione, 423; Quarto insegnamento: nel breve periodo i responsabili delle politiche economiche devono fare i conti con un trade-off tra inflazione e disoccupazione, 424

Le quattro più importanti domande macroeconomiche ancora irrisolte 424

Prima domanda: in che modo i responsabili delle politiche economiche dovrebbero cercare di stimolare la crescita del livello naturale della produzione aggregata del sistema economico?, 424; Seconda domanda: qual è il modo migliore per stabilizzare l’economia?, 425; Terza domanda: qual è il costo dell’inflazione e quale il costo di ridurla?, 426; Quarta domanda: qual è la vera portata del problema del disavanzo pubblico?, 427

Conclusione 428

Soluzioni ai Quiz veloci 428

Indice analitico 429

Le risorse digitali

A questo indirizzo sono disponibili le risorse digitali di complemento al libro: universita.zanichelli.it/mankiw-macro7e

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• trovare il link per i test interattivi di autovalutazione;

• utilizzare i grafici interattivi;

• consultare i rimandi per la sitografia online;

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L’accesso all’Ebook e alle risorse digitali protette è personale, non condivisibile e non cedibile, né autonomamente né con la cessione del libro cartaceo.

VIII Indice generale

Quelle branche della politica, o della legge della vita sociale, nelle quali esiste una molteplicità di fatti sufficientemente analizzati e ordinati da costituire il fondamento di una scienza, dovrebbero essere insegnate ex professo. Tra le principali annovero l’economia politica, fonte e condizione della ricchezza e del benessere di intere comunità di esseri umani. […]

Chi disprezza la logica tenderà anche a mettervi in guardia contro l’economia politica. È spietata, vi dirà; attribuisce valore a fatti spiacevoli. Dal mio punto di vista, non c’è niente di più spietato che la legge di gravità: non si fa scrupolo di spezzare il collo all’uomo migliore e più amabile che trascuri, anche solo per un istante, di prestarle attenzione. Anche i venti e le onde sono spietati: ma consigliereste forse a chi va per mare di negare i venti e le onde, invece di addomesticarli al proprio fine, trovando modo di proteggersi dal pericolo? Il mio consiglio è: studiate i grandi pensatori dell’economia politica e attenetevi strettamente a ciò che nelle loro parole sembra avere un fondo di verità. State certi che, se non siete già egoisti e duri di cuore, non sarà certo l’economia politica a rendervi tali.

John Stuart Mill, 1867

Un economista deve essere «matematico, storico, statista, filosofo, in una certa misura... distaccato e incorruttibile come un artista, ma talvolta concreto come un politico». Così osservava John Maynard Keynes che non ha mai riassunto meglio di così che cosa significa essere economisti. Come suggerisce Keynes, chi vuole studiare economia deve attingere dai campi più disparati. Il compito di aiutare studenti e studentesse a individuare questi campi spetta a chi insegna e a chi scrive i libri di testo. Il mio obiettivo per questo libro è rendere la macroeconomia comprensibile, interessante e (che ci crediate o no) divertente. Chi di noi ha scelto di diventare macroeconomista lo ha fatto perché è affascinato da questo campo. Inoltre, crede che lo studio della macroeconomia possa gettare luci su molti aspetti che governano il mondo e che le lezioni apprese, se adeguatamente applicate, lo possano rendere migliore. Spero che questo libro trasmetta non solo le nostre conoscenze, ma anche l’entusiasmo e il senso di responsabilità che devono appartenere a chi si occupa di macroeconomia.

L’APPROCCIO

DI QUESTO LIBRO

Gli economisti condividono un ampio corpus di conoscenze, ma non tutti concordano su come vada insegnata la macroeconomia. Vorrei iniziare questa nuova edizione ricapitolando i miei obiettivi, che definiscono l’approccio didattico di questo libro.

Innanzitutto, cerco di offrire una visione equilibrata tra argomenti che riflettono l’economia a breve e a lungo termine. Tutti gli economisti concordano sul fatto che le politiche pubbliche e altri eventi influenzano l’economia in diversi orizzonti temporali. Noi viviamo nel nostro breve periodo, ma anche nel lungo periodo che i nostri genitori ci hanno lasciato in eredità. Di conseguenza, i corsi di macroeconomia devono coprire temi sia di breve periodo, come il ciclo economico e la politica di stabilizzazione, sia temi di lungo periodo, come la crescita economica, il tasso naturale di disoccupazione, l’inflazione e gli effetti del debito pubblico. Nessuno dei due orizzonti temporali ha più importanza dell’altro.

In secondo luogo, integro le intuizioni delle teorie keynesiane con le teorie classiche. Sebbene la Teoria generale di Keynes sia il fondamento di gran parte della nostra comprensione delle fluttuazioni economiche, l’economia classica fornisce le risposte giuste a molte domande fondamentali. In questo libro, incorporo i contributi degli economisti classici antecedenti a Keynes con quelli dei nuovi economisti classici degli ultimi decenni. Viene così fornita una trattazione completa, per esempio, della teoria della determinazione del tasso di interesse basata sui fondi mutuabili, della teoria quantitativa della moneta e del problema dell’incoerenza temporale. Allo stesso tempo, le idee di Keynes e dei nuovi economisti keynesiani sono necessarie per comprendere le fluttuazioni economiche. Infine, vengono trattati nella loro completezza il modello IS-LM del-

PREFAZIONE

la domanda aggregata, il trade-off di breve periodo tra inflazione e disoccupazione e i moderni modelli di offerta e domanda aggregata.

In terzo luogo, presenterò la macroeconomia utilizzando una varietà di modelli semplici; invece di fingere che esista un modello sufficientemente completo da spiegare tutti gli aspetti dell’economia, incoraggio a imparare a usare diversi modelli. Questo approccio permette di semplificare i modelli studiati illustrandoli in pochi capitoli. Ancora più importante, questo approccio chiede a chi studia di riflettere come gli economisti, che tengono sempre presenti tutti i diversi modelli quando analizzano eventi economici o politiche pubbliche.

CHE COSA C’È DI NUOVO IN QUESTA EDIZIONE?

L’undicesima edizione del volume contiene il materiale più recente riveduto e aggiornato in una prospettiva europea. Un cambiamento significativo rispetto all’edizione precedente riguarda gli effetti della crisi dovuta alla pandemia di Covid-19 e alle differenti politiche economiche che gli Stati hanno adottato per risolvere gli effetti di questa crisi. Sempre rispetto all’edizione precedente sono stati inseriti nuovi e importanti casi di studio, non solo statunitensi. In particolare:

• Il Capitolo 1 include nuovi casi di studio sull’andamento dell’economia statunitense e italiana.

• Il Capitolo 2 include un’analisi dell’andamento del mercato del lavoro in Italia.

• Il Capitolo 3 include un nuovo caso di studio sulla produttività del lavoro come principale determinante dei salari reali e una nuova appendice che analizza la differenza tra Paesi ricchi e poveri con uno sguardo sulle diseguaglianze in Italia.

• Il Capitolo 4 include un nuovo caso di studio sul quantitative easing della BCE.

• Il Capitolo 6 include un nuovo caso di studio sulle politiche commerciali del presidente Trump oltre a uno sguardo sul commercio internazionale in Italia.

• Il Capitolo 7 comprende un nuovo caso di studio sulla disoccupazione durante la pandemia del 2020.

• La trattazione della crescita economica di lungo periodo è stata riorganizzata e distribuita su tre capitoli anziché due (capitoli 8, 9 e 10), per offrire maggiore chiarezza su questo argomento.

• Il Capitolo 10 include nuovi casi di studio tra cui un approfondimento sull’errata allocazione di capitale e lavoro in India e Cina.

• Il Capitolo 11 include una nuova analisi di un caso sulla lezione monetarista francese e un nuovo paragrafo sulla recessione dovuta al Covid-19 nel 2020.

• Il Capitolo 12 include nuove analisi di casi, tra cui una sul taglio delle tasse per stimolare l’economia da Kennedy a Trump e una sulle stime dei moltiplicatori con dati disaggregati.

• Il Capitolo 13 include un’analisi sulla risposta fiscale europea alla crisi del Covid-19.

• Il Capitolo 15 include un’analisi sull’inflazione e la disoccupazione nei Paesi europei.

• Il Capitolo 16 è completamente nuovo e analizza il modello delle fluttuazioni economiche AS-SD dinamico con analisi che studiano le differenze tra Fed e BCE e la regola di Taylor oltre alla grande inflazione degli anni Settanta.

• Il Capitolo 17 include diversi nuovi casi di studio tra cui uno sull’inflation targeting.

• Anche il Capitolo 18 include diversi nuovi casi di studio tra cui uno sul debito pubblico nella storia d’Italia.

• Il Capitolo 19 tra l’altro aggiorna i dati sul debito sovrano europeo dopo il Covid-19.

• Il Capitolo 20 che analizza alcuni aspetti microeconomici alla base delle decisioni di consumo e investimento è stato posto come conclusione al volume e include diversi nuovi casi di studio.

Naturalmente, tutti i dati contenuti nel libro, compresi i casi di studio proposti nelle precedenti edizioni, sono stati aggiornati. Nonostante questi cambiamenti, il mio obiettivo rimane lo stesso delle edizioni precedenti: offrire il corso di macroeconomia più chiaro, aggiornato e accessibile nel minor numero di parole possibile.

LA DISPOSIZIONE DEGLI ARGOMENTI

La mia strategia per insegnare macroeconomia è quella di esaminare innanzitutto il lungo periodo, quando i prezzi sono flessibili, per poi analizzare il breve periodo, quando i prezzi sono rigidi. Questo approccio ha diversi vantaggi.

Innanzitutto, poiché la dicotomia classica separa le questioni reali da quelle monetarie, il materiale di lungo periodo è più semplice per chi studia. Poi, quando si iniziano a studiare le oscillazioni di breve periodo, si comprende l’equilibrio di lungo periodo attorno al quale fluttua l’economia. Inoltre, a partire dai modelli dei mercati in equilibrio si chiarisce il legame tra macroeconomia e microeconomia. Infine, si impara prima il materiale meno controverso. Per tutte queste ragioni la stra-

X Prefazione

tegia di iniziare con modelli classici di lungo periodo semplifica l’insegnamento della macroeconomia. Passiamo ora dalla strategia alla tattica e ricapitoliamo sinteticamente gli argomenti trattati.

Parte 1, Introduzione

Il materiale introduttivo della Parte 1 è breve in modo che si possa arrivare rapidamente agli argomenti principali. Il Capitolo 1 discute le questioni affrontate dai macroeconomisti e il loro approccio nel costruire modelli per spiegare come funziona l’economia globale. Il Capitolo 2 esamina i dati macroeconomici fondamentali, quali il prodotto interno lordo, l’indice dei prezzi al consumo e il tasso di disoccupazione.

Parte 2, Teoria classica: l’economia nel lungo periodo

La Parte 2 esamina il lungo periodo, nel quale i prezzi sono flessibili. Il Capitolo 3 presenta il modello classico del reddito nazionale. In questo modello, i fattori di produzione e la tecnologia di produzione determinano il reddito nazionale, e i prodotti marginali dei fattori ne determinano la distribuzione alle famiglie. Inoltre, il modello mostra come la politica fiscale influenza l’allocazione delle risorse dell’economia tra consumi, investimenti e spesa pubblica, ed evidenzia come il tasso di interesse reale equilibra la domanda e l’offerta di beni e servizi. Successivamente si introducono la moneta e il livello dei prezzi. Il Capitolo 4 esamina il sistema monetario e gli strumenti di politica monetaria. Il Capitolo 5 inizia ad analizzare gli effetti della politica monetaria. Poiché si presuppone che i prezzi siano flessibili, il capitolo presenta le idee della teoria monetaria classica: la teoria quantitativa della moneta, il tasso di inflazione, l’effetto Fisher, i costi sociali dell’inflazione e le cause e i costi dell’iperinflazione.

Lo studio della macroeconomia delle economie aperte inizia nel Capitolo 6. Mantenendo il presupposto della piena occupazione, questo capitolo presenta modelli che spiegano la bilancia commerciale e il tasso di cambio. Vengono affrontate varie questioni politiche: la relazione tra il disavanzo di bilancio e il deficit commerciale, l’impatto macroeconomico delle politiche commerciali protezionistiche e l’effetto della politica monetaria sul valore di una valuta nel mercato dei cambi. Il Capitolo 7 abbandona l’ipotesi di piena occupazione, analizzando le dinamiche del mercato del lavoro e il tasso naturale di disoccupazione. Esamina le possibili cause della disoccupazione, come la ricerca di lavoro, le leggi sul salario minimo, il potere dei sindacati e i salari di efficienza. Studia inoltre alcuni aspetti importanti dei modelli di disoccupazione.

Parte 3, Teoria della crescita: l’economia nel lunghissimo periodo

La Parte 3 rende dinamica l’analisi classica dell’economia con gli strumenti della teoria della crescita. Il Capitolo 8 introduce il modello della crescita di Solow, con particolare attenzione all’accumulazione di capitale. Il Capitolo 9 aggiunge la crescita demografica e del progresso tecnologico nel modello di Solow. Offre inoltre una breve panoramica delle moderne teorie sul-

la crescita endogena. Il Capitolo 10 passa dalla teoria all’esperienza pratica soffermandosi sulle esperienze a livello mondiale. Ancora più importante, conclude la discussione sulla crescita economica considerando come le politiche pubbliche influenzano il livello e la crescita del tenore di vita nel lungo periodo.

Parte 4, Teoria del ciclo economico: l’economia nel breve periodo

La Parte 4 analizza il breve periodo, quando i prezzi sono rigidi. Si inizia nel Capitolo 11 esaminando i fattori chiave che descrivono le fluttuazioni di breve periodo dell’attività economica. Il capitolo introduce poi il modello dell’offerta aggregata e della domanda aggregata, nonché il ruolo delle politiche di stabilizzazione. I capitoli successivi perfezionano le idee introdotte in questo capitolo. I Capitoli 12 e 13 esaminano più da vicino la domanda aggregata. Il Capitolo 12 presenta la croce keynesiana e la teoria della preferenza per la liquidità e utilizza questi modelli come elementi costitutivi del modello IS-LM. Il Capitolo 13 utilizza il modello IS-LM per spiegare le fluttuazioni economiche e la curva di domanda aggregata, concludendo con un ampio caso di studio della Grande Depressione degli anni Trenta del Novecento. La discussione sulle fluttuazioni di breve periodo continua nel Capitolo 14, che si concentra sulla domanda aggregata in un’economia aperta. Questo capitolo presenta il modello Mundell-Fleming e mostra come le politiche monetarie e fiscali influenzano l’economia in regimi di tassi di cambio fluttuanti o fissi. Si esamina quindi anche il dibattito riguardo ai tassi di cambio, cioè se devono essere fluttuanti o fissi. Il Capitolo 15 esamina più da vicino l’offerta aggregata. Esamina vari approcci per spiegare la curva di offerta aggregata di breve periodo e discute il trade-off di breve periodo tra inflazione e disoccupazione.

Parte 5, Temi di teoria e politica macroeconomica

Una volta acquisita la padronanza dei modelli standard, il volume offre loro alcuni capitoli che approfondiscono le teorie e le politiche macroeconomiche. Il Capitolo 16 sviluppa un modello dinamico di domanda aggregata e offerta aggregata. Si basa su idee già incontrate e utilizza tali idee come trampolini di lancio per avvicinare alla frontiera della conoscenza sulle fluttuazioni di breve periodo. Il modello qui presentato è una versione semplificata dei moderni modelli DSGE (dinamici, stocastici e di equilibrio generale). Attenzione: dal punto di vista matematico questo capitolo è un po’ più impegnativo rispetto al resto del libro. Ma dopo aver recepito le idee sviluppate in modo più semplice nei capitoli precedenti, si dovrebbe essere preparati ad analizzarle.

Il Capitolo 17 esamina il dibattito su come i policy maker dovrebbero rispondere alle fluttuazioni di breve periodo. Si concentra su due questioni: «La politica monetaria e quella fiscale dovrebbero essere attive o passive?», «La politica economica dovrebbe essere condotta sulla base di regole precise o discrezionalmente?». Il capitolo presenta argomentazioni sia favorevoli sia contrarie per ognuna delle possibili alternative. Il Capitolo 18 si concentra sui dibattiti inerenti il debito pubblico e i disavanzi di bilancio. Fornisce un quadro ampio dell’en-

Prefazione XI

tità dell’indebitamento pubblico, spiega perché misurare i disavanzi di bilancio non è sempre semplice, riassume la visione tradizionale degli effetti del debito pubblico e presenta l’equivalenza ricardiana come punto di vista alternativo. Esamina poi anche ulteriori interpretazioni del debito pubblico. Come nel capitolo precedente, agli studenti non vengono fornite conclusioni ma dati strumenti per valutare autonomamente i punti di vista alternativi.

Il Capitolo 19 discute il sistema finanziario e i suoi collegamenti con l’economia nel suo complesso. Inizia esaminando i compiti del sistema finanziario: finanziare gli investimenti, condividere il rischio, gestire l’asimmetria informativa e promuovere la crescita. Successivamente vengono discusse le cause delle crisi finanziarie, il loro impatto macroeconomico e le politiche che potrebbero mitigarne gli effetti e ridurne la probabilità. Il Capitolo 20 analizza alcuni aspetti microeconomici alla base delle decisioni di consumo e investimento. Discute varie teorie sul comportamento del consumatore, tra cui la funzione di consumo keynesiana, l’ipotesi del ciclo vitale di Modigliani, l’ipotesi del reddito permanente di Friedman, l’ipotesi dell’andamento casuale di Hall e il modello di gratificazione immediata di Laibson. Esamina inoltre la teoria alla base della funzione di investimento, concentrandosi sugli investimenti fissi delle imprese e includendo argomenti come il costo del capitale, la q di Tobin e il ruolo dei vincoli finanziari.

Epilogo

Il libro si conclude con un epilogo che passa in rassegna le tesi generali su cui concorda la maggior parte dei macroeconomisti e alcune importanti questioni aperte. Indipendentemente dai capitoli affrontati nel piano di studi, questo capitolo è fondamentale e può essere utilizzato per ricordare agli studenti come i numerosi modelli e temi della macroeconomia siano correlati tra loro. Qui e nel resto del libro sottolineo che, nonostante i disaccordi tra i macroeconomisti, sappiamo ormai molto su come funziona l’economia.

PERCORSI ALTERNATIVI DEL TESTO

I docenti di macroeconomia spesso hanno preferenze diverse riguardo alla scelta e alla sequenza degli argomenti. Ne ho tenuto a conto mentre scrivevo il libro in modo che offrisse un certo grado di flessibilità. Ecco alcuni modi in cui i docenti potrebbero considerare di riorganizzare il materiale:

• a chi vuole affrontare come primo tema le fluttuazioni economiche di breve periodo, consiglio di partire dai capitoli da 1 a 5 in modo siano prima note le basi della teoria classica per poi passare ai capitoli 11, 12, 13 e 15 per affrontare il modello di domanda aggregata e offerta aggregata.

• chi vuole proporre il prima possibile la crescita economica a lungo termine può trattare i capitoli da 1 a 3 per poi passare ai capitoli 8, 9 e 10.

• ch i desidera posticipare (o addirittura non affrontare) la macroeconomia dell’economia aperta può saltare i capitoli da 6 a 14 senza compromettere la consequenzialità degli argomenti.

• chi vuole analizzare principalmente la politica monetaria e fiscale può saltare i capitoli 8, 9, 10 e 16 per arrivare più rapidamente ai capitoli 17 e 18.

• chi desidera sottolineare i fondamenti microeconomici della macroeconomia può trattare il Capitolo 20 all’inizio del corso, già dopo il Capitolo 3.

Le esperienze di successo di centinaia di docenti con le edizioni precedenti suggeriscono che questo testo integra perfettamente una varietà di approcci al campo della macroeconomia.

STRUMENTI DIDATTICI

Anche in questa edizione abbiamo reso questo volume di facile studio grazie anche ad alcuni apparati didattici.

Casi di studio

La teoria economica prende vita quando viene applicata a eventi reali. Pertanto i numerosi casi di studio presenti nel volume costituiscono un importante strumento di apprendimento, strettamente integrato con il materiale teorico presentato in ciascun capitolo. La frequenza con cui si verificano questi casi di studio garantisce che non si debba affrontare un eccesso di teoria prima di analizzare le applicazioni pratiche. Molti studenti e studentesse ritengono i casi di studio molto utili.

Per saperne di più

Questi approfondimenti contengono materiale integrativo utile per chiarire concetti difficili, per fornire informazioni aggiuntive sugli strumenti dell’economia e per mostrare come l’economia influisce sulla nostra vita quotidiana.

Grafici

Comprendere l’analisi grafica è una parte centrale dell’apprendimento della macroeconomia e ho lavorato duramente per rendere i dati comprensibili. Utilizzo spesso piccoli riquadri all’interno delle figure per descrivere e attirare l’attenzione sui punti chiave. L’uso pedagogico del colore, delle didascalie dettagliate e dei riquadri di commento aiuta gli studenti ad apprendere e facilità la consultazione.

Strumenti matematici

Utilizzo occasionalmente note matematiche affinché i passaggi matematici molto difficili siano fuori dal testo principale. Queste note offrono argomentazioni più rigorose o dimostrazioni di un risultato matematico. Possono essere saltati da chi non abbia gli strumenti matematici necessari.

XII Prefazione

Quiz veloci

Ogni capitolo si conclude con sei domande a scelta multipla, che possono essere utilizzate per mettersi immediatamente alla prova su ciò che si è appena letto. Le risposte sono fornite in fondo al volume.

In sintesi

Ogni capitolo comprende un breve riepilogo non tecnico delle lezioni principali. Si possono utilizzare le sintesi per collocare i vari argomenti nella giusta prospettiva e rivederli per gli esami.

Concetti chiave

Imparare la lingua di un settore è una parte importante di qualsiasi corso. All’interno del capitolo, i concetti chiave sono in grassetto e riassunti nella colonna a lato del testo.

Domande per il ripasso

Ogni capitolo prevede alcune semplici domande in grado di verificare la comprensione delle lezioni precedenti.

Problemi e applicazioni

Ogni capitolo include poi problemi e applicazioni progettati per essere utilizzati come compiti a casa. Alcuni sono applicazioni numeriche della teoria altri incoraggiano ad andare oltre il materiale del capitolo affrontando nuove questioni strettamente correlate agli argomenti.

Appendici dei capitoli

Diversi capitoli includono appendici che offrono materiale per integrare il testo principale. Queste appendici sono progettate in modo che i docenti possano trattare determinati argomenti in modo più approfondito.

Le appendici possono essere saltate del tutto senza perdita di continuità.

Uno sguardo all’Italia e all’Europa

Per rendere il libro di miglior utilizzo per studentesse e studenti italiani sono stati aggiunti delle schede che contestualizzano gli argomenti trattati nel capitolo facendo riferimento all’Italia.

Prefazione XIII
N. Gregory Mankiw

Il reddito nazionale: da dove viene e dove va

Un reddito elevato è la migliore ricetta per la felicità che io conosca. Jane Austen

La variabile macroeconomica più importante è il prodotto interno lordo (PIL). Come abbiamo già visto, il PIL misura sia la produzione aggregata di beni e servizi di una nazione sia il suo reddito totale. Per apprezzare la rilevanza di questo indicatore basta dare una rapida occhiata ai dati internazionali. Rispetto alle nazioni più povere, i Paesi che dispongono di un PIL pro capite più elevato hanno standard di vita superiori sotto ogni punto di vista: dalla qualità dell’alimentazione nella prima infanzia al numero di computer per famiglia. Un PIL elevato non garantisce la felicità di tutti i cittadini di una nazione ma, in un certo senso, rappresenta la miglior ricetta per la felicità che gli economisti sono in grado di offrire.

Questo capitolo fornisce una risposta a quattro gruppi di domande sull’origine e gli utilizzi del PIL di una nazione:

• Quanto producono in termini aggregati le imprese che operano in un dato sistema economico? Che cosa determina il reddito nazionale totale?

• Chi beneficia del reddito derivante dalla produzione? Quale percentuale del reddito rappresenta la remunerazione dei lavoratori e quale quella dei proprietari del capitale?

• C hi acquista ciò che l’economia produce? Quanta parte della produzione aggregata viene acquistata dalle famiglie per il consumo, quanta da individui e imprese per investimento e quanta dallo Stato per finalità pubbliche?

• Come si raggiunge l’equilibrio tra domanda e offerta aggregata di beni e servizi? Che cosa garantisce che il livello totale desiderato di consumo, investimento e spesa pubblica sia uguale alla produzione aggregata?

Per rispondere a queste domande dobbiamo analizzare in che modo interagiscono tra di loro le diverse componenti dell’economia.

Un buon punto di partenza per questa analisi è rappresentato dal diagramma di flusso circolare. Nel Capitolo 2 abbiamo illustrato il flusso circolare di moneta in un ipotetico sistema economico

CAPITOLO 3

Figura 3.4

La curva del prodotto marginale del lavoro

Il prodotto marginale del lavoro PML dipende dalla quantità di lavoro. La curva PML ha pendenza negativa perché, all’aumentare di L, PML diminuisce. Le imprese assumono lavoratori fino al punto in cui il salario reale W/P è uguale a PML. Questa curva, dunque, corrisponde anche alla curva di domanda di lavoro.

rendita reale del capitale

L’importo pagato per prendere in locazione un’unità di capitale

profitto economico

I ricavi che restano al proprietario dell’impresa dopo che tutti i fattori di produzione sono stati remunerati.

Vedi anche profitto e profitto contabile

strumenti matematici

Come il lavoro, anche il capitale è soggetto alla legge del prodotto marginale decrescente. Ancora una volta consideriamo la produzione di pane del nostro panificio. I primi forni installati in cucina sono molto produttivi. Tuttavia, se il panificio installa sempre più forni, mantenendo fissa la forza lavoro, arriverà ad avere un numero di forni superiore a quella che i suoi lavoratori riescono a gestire in modo efficiente. Di conseguenza, il prodotto marginale degli ultimi forni installati è inferiore a quello dei primi. La variazione di profitto che si ottiene dall’utilizzo di una unità in più di capitale è pari alla differenza tra il ricavo aggiuntivo derivante dalla vendita del prodotto ottenuto con il maggior capitale e la remunerazione del capitale stesso:

ΔProfitto = Δricavo – Δcosto = (PMK × P) – R

Per massimizzare il profitto, l’impresa continuerà a utilizzare unità aggiuntive di capitale fino al punto in cui PMK è uguale alla rendita reale del capitale:

PMK = R/P

1 Per dimostrare il teorema di Eulero usiamo le derivate di funzioni in più variabili. Partiamo dalla definizione di rendimenti di scala costanti: zY = F (zK, zL).

Ora deriviamo rispetto a z e otteniamo: Y = F1(zK, zL) K + F2(zK, zL) L, dove

F1 e F2 sono rispettivamente le derivate parziali della funzione di produzione rispetto a K e L (il primo e il secondo argomento della funzione di produzione).

Valutando la precedente espressione in corrispondenza di z = 1 e ricordando che le derivate parziali della funzione di produzione sono i prodotti marginali dei fattori, si ottiene il teorema di Eulero. Tutti e tre i termini di questa equazione sono delle variazioni percentuali.

La rendita reale del capitale è la rendita misurata in termini di unità di prodotto, invece che in termini di unità di moneta.

Quindi, riassumendo, un’impresa concorrenziale per massimizzare il profitto segue una regola molto semplice per decidere il livello ottimale di fattori produttivi da impiegare: domanda ciascun fattore produttivo in misura tale che il prodotto marginale del fattore stesso sia uguale al suo prezzo in termini reali

La distribuzione del reddito nazionale

Dopo aver analizzato in che modo un’impresa decide il livello ottimo di ciascun fattore produttivo da impiegare, possiamo ora spiegare come i mercati dei fattori distribuiscono il reddito totale dell’economia. Se nel sistema economico tutte le imprese sono concorrenziali e massimizzano il profitto, allora ciascun fattore è remunerato sulla base del proprio contributo marginale al processo produttivo. Il salario reale pagato a ciascuno lavoratore è uguale al PML e la rendita reale del capitale è uguale al PMK. A livello aggregato, il monte salari reale dei lavoratori è quindi PML × L e la rendita totale reale del capitale PMK × K. Il reddito rimanente dopo che le imprese hanno remunerato i fattori produttivi è il profitto economico dei proprietari delle imprese:

Profitto economico = Y – (PML × L) – (PMK × K )

Nella formula notiamo che sia il reddito Y sia i profitti economici sono espressi in termini reali, cioè in termini di unità di beni prodotti e non in termini di unità di moneta.

Poiché il nostro obiettivo è analizzare la distribuzione del reddito nazionale, riorganizziamo i termini della precedente eguaglianza e la riscriviamo come:

Y = (PML × L) + (PMK × K ) + profitto economico

Il reddito totale viene quindi distribuito sotto forma di remunerazione del lavoro, remunerazione del capitale e profitto economico.

A quanto ammonta la quota riservata al profitto economico? La risposta a questa domanda potrebbe stupirvi: se la funzione di produzione ha rendimenti di scala costanti, come spesso si pensa, allora il profitto economico deve essere nullo. Questo significa che, una volta remunerati i fattori produttivi, non rimane più nulla per i proprietari delle imprese. Questa conclusione discende da un famoso teorema matematico, noto come teorema di Eulero 1 , sulla base del quale, se la funzione di produzione ha rendimenti di scala costanti, allora:

F (K, L) = (PMK × K ) + (PML × L)

42 Parte 2. Teoria classica: l’economia nel lungo periodo
Unità di lavoro, L PML, domanda di lavoro Unità di output Quantità di lavoro domandata Salario reale

Leggendo le notizie riportate sui siti economico-finanziari o ascoltando dei podcast sui temi di attualità, vi accorgerete che si fa abitualmente riferimento a diversi tassi di interesse. Perché vi sono così tanti tassi di interesse? I tassi di interesse differiscono sulla base di quattro elementi:

Durata (maturità). In un sistema economico, alcuni prestiti sono concessi per periodi brevi, talvolta per meno di ventiquattro ore (prestiti overnight), altri sono concessi per trent’anni o addirittura di più. Il tasso di interesse corrisposto su un prestito dipende dalla sua durata. Poiché i prestiti a lungo termine vincolano il denaro del creditore per un periodo di tempo superiore, i tassi di interesse a lungo termine sono di solito, ma non sempre, più elevati dei tassi di interesse a breve termine.

Rischio di credito. Nel decidere se concedere o meno un prestito, il creditore deve valutare la probabilità che il debitore non lo rimborsi. La legge permette infatti a un debitore di non onorare l’impegno assunto dichiarando fallimento (default).

Quanto più elevata è la probabilità che il debitore non onori il debito contratto, tanto più elevato è il tasso di interesse che deve corrispondere. Dato che il rischio di credito più basso è quello dello Stato, i titoli rappresentativi del debito pubblico tendono a corrispondere i tassi di interesse più contenuti, a parità di altre condizioni. All’estremo opposto si trovano le imprese che versano in condizioni finanziarie precarie. Esse possono ottenere ulteriore credito soltanto a fronte dell’emissione di “obbligazioni spazzatura”, o junk-bond, che offrono rendimenti molto elevati a fronte di un altrettanto elevato rischio di insolvenza. Trattamento fiscale. Il rendimento dei titoli obbligazionari è spesso tassato in modo diverso a seconda dell’emittente. Negli Stati Uniti per esempio il rendimento dei titoli obbligazionari emessi dagli Stati o dalle amministrazioni locali è esentasse. Dato questo vantaggio fiscale per il possessore, questi titoli offrono un rendimento in media minore. Indicizzazione . Per la maggior parte delle obbligazioni, il tasso di interesse e il

Quello che ci interessa, in realtà, è analizzare l’effetto della politica fiscale sulle variabili endogene determinate dal nostro modello: consumo, investimento e tasso di interesse.

Per capire come le variabili esogene influenzano quelle endogene dobbiamo però prima completare il modello. Questo è l’obiettivo del prossimo paragrafo.

3.4 COSA GARANTISCE L’EQUILIBRIO

TRA OFFERTA E DOMANDA DI BENI E SERVIZI?

Abbiamo a questo punto completato l’analisi del diagramma di flusso circolare riportato nella Figura 3.1. Siamo partiti dall’analisi dell’offerta di beni e servizi e abbiamo concluso con l’esame della domanda. Come possiamo però essere certi che questi due flussi raggiungano un equilibrio? In altre parole, che cosa garantisce che la somma di consumo, investimento e spesa pubblica sia esattamente uguale alla produzione aggregata? Nel modello classico, un ruolo cruciale nella determinazione dell’equilibrio tra domanda e offerta è svolto dal tasso di interesse.

rimborso a scadenza sono definiti in termini di una valuta (in euro, dollari o altre monete). Se i prezzi aumentano, la moneta in termini reali vale meno, dato che una unità di moneta consente di acquistare una quantità minore di beni, e il valore delle obbligazioni si riduce. Alcuni titoli obbligazionari, tuttavia, sono indicizzati all’inflazione sulla base di un indice dei prezzi come L’IPC ed essendo meno rischiosi per il possessore offrono, in generale, tassi di interesse minori rispetto alle altre obbligazioni.

Sebbene nel mondo reale vi siano diversi tassi di interesse, i macroeconomisti spesso non li considerano separatamente perché tutti i tassi di interesse tendono a muoversi insieme, verso l’alto o verso il basso. Proprio per questo nei prossimi capitoli parleremo del tasso di interesse, ragioneremo cioè come se nel sistema economico ci fosse un solo tasso di interesse. L’unica distinzione che faremo nel corso del libro sarà quella tra tasso di interesse nominale (non depurato per l’inflazione) e tasso di interesse reale (depurato per l’inflazione).

Ci sono due modi per pensare al ruolo del tasso di interesse nel sistema economico. Possiamo considerare l’effetto del tasso di interesse sulla domanda e sull’offerta di beni e servizi, oppure possiamo analizzare il modo in cui il tasso di interesse influenza la domanda e l’offerta di fondi mutuabili (l’ammontare di risorse che può essere preso a prestito nel sistema economico). Come vedremo, questi approcci sono due facce della stessa medaglia.

L’equilibrio nel mercato di beni e servizi: la domanda e l’offerta di produzione aggregata

Le seguenti equazioni sintetizzano la discussione sulla domanda di beni e servizi illustrata nel paragrafo 3.3:

Y = C + I + G

C = C (Y – T )

I = I (r) G = G T = T

La domanda per la produzione totale dell’economia è determinata da consumo, investimento

Capitolo
viene e dove va 49
3. Il reddito nazionale: da dove
PER SAPERNE DI PIÙ Molti tassi di interesse diversi

ANALISI DI UN CASO Le conseguenze

economiche della presidenza Trump

Quando Donald Trump si è candidato alla presidenza nel 2016, uno delle sue maggiori preoccupazioni era la politica commerciale. Nel corso della campagna elettorale ha infatti spesso evidenziato come il persistente deficit commerciale del Paese fosse la prova che il commercio internazionale danneggiasse gli Stati Uniti. Ha più volte sostenuto che gli accordi commerciali passati avevano minato gli interessi americani e per questo la rinegoziazione di tali accordi è stata inserita nel suo programma America First. Le sue argomentazioni hanno trovato scarso sostegno tra gli economisti ma sono piaciute invece a numerose fasce dell’elettorato.

Una volta in carica, il presidente Trump ha assunto una posizione più protezionista rispetto a qualsiasi altro presidente americano dopo che, nel 1930, il presidente Herbert Hoover firmò lo Smoot-Hawley Tariff Act. A partire dal 2018, il presidente Trump ha imposto tariffe su una vasta gamma di beni stranieri, inclusi pannelli solari, lavatrici, acciaio e alluminio. Per attuare questa politica ha dovuto fare appello a una legislazione vecchia e raramente invocata che conferisce al presidente degli Stati Uniti il potere di imporre tariffe su quelle merci la cui importazione minaccia la sicurezza nazionale.

Subito dopo l’annuncio dell’introduzione dei dazi statunitensi, alcuni dei partner commerciali del Paese, tra cui Canada, Messico, Cina, India e Unione Europea, hanno reagito imponendo a loro volta dei dazi sui beni prodotti negli Stati Uniti.

Sulla base dei dati al momento disponibili, le politiche del presidente Trump come previsto non hanno ridotto il deficit commerciale. Dal 2017 al 2019, il deficit commerciale in percentuale del PIL è rimasto lo stesso, al 2,9%. La quantità di scambi, tuttavia, è diminuita. In questi due anni le esportazioni sono scese dal 12,1% del PIL all’11,7% e

le importazioni sono scese dal 15,0% al 14,6%. Come previsto dal nostro modello, l’aumento delle barriere commerciali sembra aver ridotto il commercio senza intaccare la bilancia commerciale.

Gli economisti che si occupano di commercio internazionale hanno dedicato molto tempo ad analizzare gli effetti dei dazi del presidente Trump. Un importante studio ha confermato che queste tariffe, insieme alle tariffe di ritorsione imposte dagli altri Paesi, hanno causato un calo sostanziale sia delle importazioni sia delle esportazioni. Lo studio ha utilizzato anche un modello di equilibrio generale per stimare i guadagni e le perdite derivanti da questa politica. I risultati mostrano che i consumatori statunitensi e le imprese che acquistano prodotti importati hanno perso 51 miliardi di dollari, ovvero lo 0,27% del PIL. Ci sono stati, tuttavia, guadagni compensativi per i produttori nazionali derivanti dalla ridotta concorrenza estera e guadagni per il governo derivanti dalle maggiori entrate tariffarie. Tenendo conto sia dei guadagni sia delle perdite, la perdita netta è stata stimata in 7,2 miliardi di dollari, pari allo 0,04% del PIL.

Sulla base dei guadagni e delle perdite subite, questo studio ha ottenuto anche un risultato particolarmente rilevante da un punto di vista politico. In media, le tariffe sulle importazioni imposte dal presidente Trump hanno favorito le industrie degli Stati politicamente competitivi (ovvero quelli con un numero quasi uguale di elettori repubblicani e democratici). Le tariffe di ritorsione hanno invece danneggiato le industrie negli Stati fortemente repubblicani mentre hanno avuto un impatto molto minore sulle industrie negli Stati fortemente democratici. Questi risultati sembrano quindi suggerire che la scelta di imporre tariffe su specifiche industrie sia stata di natura politica e non solo (non tanto) economica.[3]

La variazione percentuale di ε è la variazione del tasso di cambio reale; la variazione percentuale di P è il tasso di inflazione interno �� e la variazione percentuale di P * è il tasso di inflazione estero ��*

La variazione percentuale del tasso di cambio nominale è quindi:

Variazione % di e = Variazione % di ε + (��* – ��)

Variazione percentuale del tasso di cambio nominale = Variazione percentuale del tasso di cambio reale + Differenziale nei tassi di inflazione

Sulla base di questa equazione la variazione percentuale del tasso di cambio nominale tra le valute di due Paesi è uguale alla somma della variazione percentuale del tasso di cambio reale e del differenziale dei tassi di inflazione nei due Paesi. Se un Paese ha un tasso di inflazione superiore rispetto a un altro Paese, un’unità della sua valu-

ta consentirà di acquistare, nel corso del tempo, una quantità progressivamente minore di valuta dell’altro Paese; se un Paese ha un tasso di inflazione più basso rispetto a un altro Paese, un’unità della sua valuta consentirà di acquistare, nel corso del tempo, quantità progressivamente maggiori di valuta dell’altro Paese.

Questa analisi mostra inoltre come la politica monetaria influenzi il tasso di cambio nominale. Come sappiamo dal Capitolo 5, una crescita sostenuta dell’offerta di moneta genera un elevato tasso di inflazione. Ora abbiamo invece visto come una delle conseguenze di un alto tasso di inflazione sia il deprezzamento della valuta: un valore elevato di �� implica una diminuzione del valore di e. In altre parole, come la crescita della quantità di moneta aumenta il prezzo dei beni misurati in termini monetari, così tende anche ad aumentare il prezzo della valuta estera, misurato in termini di valuta nazionale.

118 Parte 2. Teoria classica: l’economia nel lungo periodo

L’Italia e il commercio internazionale

Negli ultimi anni, l’Italia ha avuto saldi commerciali positivi e crescenti, passando dall’1% circa del 2012 al 3% del 2017. Tuttavia, la ricostruzione storica di Istat e Banca d’Italia mostra che la situazione in passato è stata molto diversa: la Figura 6.15 lo

documenta rappresentando graficamente il saldo commerciale italiano in percentuale del PIL a partire dall’Unità d’Italia. Su 157 anni di serie storica (dal 1861 al 2017), 109 hanno visto un deficit commerciale, mentre 48 si sono chiusi con un saldo positi-

vo. In particolare, saldi positivi sono stati osservati durante gli anni Novanta e i primi anni Duemila, con un’interruzione negli anni prima e durante la Grande Recessione, per poi riprendere, come si diceva, nell’ultimo periodo.

Lo stesso dato è mostrato nella Figura 6.16 , che riporta la differenza tra risparmio (linea verde) e investimenti (linea gialla) sulla base della definizione della contabilità nazionale. La figura mostra che en-

trambe queste variabili hanno subito dei cali durante le guerre mondiali, ma il risparmio è diminuito di più (e infatti, la bilancia commerciale in quei periodi è negativa). C’è poi stato un rapido aumento nel

Figura 6.15

Il saldo commerciale italiano in percentuale del PIL a partire

dall’Unità d’Italia

Fonte: Istat e Banca d’Italia

secondo dopoguerra, che ha portato gli investimenti a sfiorare il 30% del PIL, per poi assestarsi, a partire dagli anni Novanta, intorno al 20% (come si può vedere, la dinamica del risparmio è abbastanza simile).

Figura 6.16

Il risparmio e gli investimenti a partire

dall’Unità d’Italia

Fonte: Istat e Banca d’Italia

Capitolo 6. L’economia aperta 123
A cura di lavoce.info

3. Teoria della crescita: l’economia nel lunghissimo periodo

re più severa la normativa in materia. Se i diritti di proprietà intellettuale fossero maggiormente tutelati in tutto il mondo, le imprese avrebbero un maggiore incentivo a impegnarsi nella ricerca, promuovendo ulteriormente il progresso tecnologico globale.

10.4 CONCLUSIONI

La crescita economica di lungo periodo è la determinante più importante del benessere economico dei cittadini di una nazione. Tutti gli altri temi

IN SINTESI

1. Molti studi empirici hanno valutato in che misura il modello di Solow può aiutare a spiegare la crescita economica di lungo periodo. Il modello spiega in maniera soddisfacente molti fenomeni che si ritrovano nell’analisi dei dati empirici, come la crescita bilanciata e la convergenza condizionata. Studi più recenti hanno anche scoperto che la variabilità internazionale del tenore di vita è attribuibile all’effetto congiunto dell’accumulazione di capitale e del livello di efficienza con cui il capitale viene utilizzato.

2. La contabilità della crescita scompone la crescita nelle sue fonti e produce una misura del ritmo del progresso tecnologico chiamata produttività totale dei fattori. Sulla base dei dati statunitensi, la contabilità della crescita mostra un pronunciato rallentamento della produttività totale dei fattori intorno al 1973.

3. Nell’economia statunitense, il prodotto marginale netto del

Note bibliografiche

[1] Robert Barro e Xavier Sala-i-Martín, Convergence Across States and Regions, Brookings Papers on Economic Activity 1 107–182 (1991); N. Gregory Mankiw, David Romer e David N. Weil, A Contribution to the Empirics of Economic Growth, Quarterly Journal of Economics, 407–437 (maggio 1992).

[2] Robert E. Hall e Charles I. Jones, Why Do Some Countries Produce So Much More Output per Worker Than Others?, Quarterly Journal of Economics 114, 83–116 (febbraio 1999); Peter J. Klenow e Andres Rodriguez-Clare, The Neoclassical Revival in Growth Economics: Has It Gone Too Far?, NBER Macroeconomics Annual, 73–103 (1997).

[3] Nicholas Bloom e John Van Reenen, Measuring and Explaining Management Practices Across Firms and Countries, The Quarterly Journal of Economics 122, 1351–1408 (novembre 2007). In pubblicazioni più recenti, Bloom, Van Reenen, e coautori hanno esteso le loro indagini ad altre nazioni. Riportano che, in media, le aziende americane, giapponesi e tedesche sono le meglio gestite, mentre le aziende nei Paesi in via di sviluppo, come Brasile, Cina e India, tendono a essere gestite male. Nicholas Bloom, John Van Reenen et al., Management Practices Across Firms and Countries, NBER Working Paper 17850 (febbraio 2012).

[4] Robert M. Solow, Technical Change and the Aggregate Production Function, Review of Economics and Statistics 39, 312–320 (1957). È naturale domandarsi quale sia la relazione tra la crescita

studiati dai i macroeconomisti – disoccupazione, inflazione, deficit commerciali e così via – sembrano irrilevanti al confronto.

Fortunatamente, gli economisti sanno molto sulle forze che governano la crescita economica. I modelli e gli studi empirici di cui abbiamo discusso non offrono alcuna formula magica per garantire un rapido aumento del tenore di vita, ma offrono molte indicazioni a riguardo. Forniscono un quadro intellettuale per comprendere i dibattiti politici su come promuovere al meglio la crescita a lungo termine.

capitale è ben al di sopra del tasso di crescita, indicando che l’economia americana ha un tasso di risparmio e un livello di capitale inferiori a quelli che si avrebbero nello stato stazionario di regola aurea.

4. Negli Stati Uniti e in altri Paesi, i decisori politici spesso sostengono che le loro nazioni dovrebbero allocare una quota maggiore del proprio prodotto aggregato al risparmio e all’investimento. L’aumento del risparmio pubblico e gli incentivi fiscali per il risparmio privato incoraggiano sia l’accumulazione di capitale sia la crescita economica.

5. I politici possono anche promuovere la crescita economica creando istituzioni giuridiche e finanziarie adeguate per allocare le risorse in modo efficiente, sostenendo una cultura favorevole alla crescita e promuovendo i giusti incentivi per incoraggiare la ricerca e il progresso tecnologico.

dell’efficienza del lavoro E e la crescita della produttività totale dei fattori. Si può dimostrare che Δ A/A = (1 – α)ΔE/E, dove α è la quota di reddito da capitale. Dunque, il cambiamento tecnologico misurato dalla crescita dell’efficienza del lavoro è proporzionale al cambiamento tecnologico misurato dal residuo di Solow.

[5] Per una rassegna delle diverse motivazioni per il rallentamento della crescita si veda Symposium: The Slowdown in Productivity Growth, Journal of Economic Perspectives 2, 33–98 (autunno 1988). Per le diverse posizioni sui trend della produttività e le relative misurazioni si veda il Symposium, Journal of Economic Perspectives (autunno 1988, autunno 2000 e primavera 2017). Per il lavoro recente a sostegno dell’ipotesi dell’esaurimento delle idee si veda Bloom, Van Reenen et al., Are Ideas Getting Harder to Find?, American Economic Review 110, 1104–1144, (aprile 2020).

[6] Per saperne di più su questo argomento, Edward C. Prescott, Theory Ahead of Business Cycle Measurement e Lawrence H. Summers, Some Skeptical Observations on Real Business Cycle Theory, Federal Reserve Bank of Minneapolis Quarterly Review 10 (autunno 1986 ); N. Gregory Mankiw, Real Business Cycles: A New Keynesian Perspective, Journal of Economic Perspectives 3, 79–90 (estate 1989); Charles I. Plosser, Understanding Real Business Cycles, Journal of Economic Perspectives 3, 51–77.

[7] Per un approfondimento e una valutazione di dati empirici internazionali, Andrew B. Abel, N. Gregory Mankiw et. al., Assessing Dy-

200
Parte

Capitolo 10. Crescita economica: evidenza empirica e implicazioni di politica economica 201

namic Efficiency: Theory and Evidence, Review of Economic Studies 56, 1–19 (1989).

[8] Nel Capitolo 9 consideravamo K soltanto una misura del capitale fisico e il capitale umano era incluso nel parametro dell’efficienza del lavoro E. L’approccio alternativo suggerito qui consiste nel considerare il capitale umano come facente parte dello stock di capitale K , in modo che E comprenda soltanto la tecnologia, e non il capitale umano. Se K viene interpretato in questo senso più ampio, gran parte di quello che consideriamo reddito da lavoro si trasforma in rendimento del capitale umano. Di conseguenza, la vera quota del capitale è maggiore del valore tradizionalmente attribuitogli nelle funzioni di produzione Cobb-Douglas (pari a 1/3). Per un approfondimento, vedi N. Gregory Mankiw, David Romer e David N. Weil, A Contribution to the Empirics of Economic Growth, Quarterly Journal of Economics, 430–437 (1992).

[9] Paul Romer, Crazy Explanations for the Productivity Slowdown, NBER Macroeconomics Annual 2, 163–201 (1987).

[10] Chang-tai Hsieh e Peter J. Klenow, Misallocation and Manufacturing TFP in China and India, The Quarterly Journal of Economics 124, 1403–1414 (novembre 2009).

[11] Rafael La Porta, Florencio Lopez-de-Silanes et. al., Law and Finance, Journal of Political Economy 106, 1113–1155 (1998); Ross Levine e Robert G. King, Finance and Growth: Schumpeter Might Be Right, The Quarterly Journal of Economics 108, 717–737 (1993).

[12] Paulo Mauro, Corruption and Growth, The Quarterly Journal of Economics 110, 681–712 (1995).

[13] Dugald Stewart, Account of the Life and Writings of Adam Smith, LL.D., in Biographical Memoirs, Royal Society of Edinburgh, Edimburgo, 1811.

[14] Daron Acemoglu, Simon Johnson e James A. Robinson, The Colonial Origins of Comparative Development: An Empirical Investigation, American Economic Review 91, 1369–1401( dicembre 2001). Per una critica su questo lavoro, David Y. Albouy, The Colonial Origins of Comparative Development: Comment, American Economic Review 102, 3059–3076 (n. 6 ottobre 2012).

[15] Jeffrey D. Sachs e Andrew Warner, Economic Reform and the Process of Global Integration, Brookings Papers on Economic Activity, 1–95 (1995); Jeffrey A. Frankel e David Romer, Does Trade Cause Growth?, American Economic Review 89, 379–399, giugno 1999.

1. Nello stato stazionario del modello di Solow con progresso tecnologico, quale delle seguenti variabili non è costante?

a. Il capitale per lavoratore effettivo.

b. Il rapporto capitale-reddito.

c. Il costo d’uso reale del capitale.

d. Il salario reale.

2. L’economia dell’isola Macro la le seguenti caratteristiche: – la quota di reddito spettante al lavoro è pari a un terzo; – la produzione cresce dell’8% l’anno; – lo stock di capitale cresce del 9% l’anno; – la forza lavoro cresce del 3% l’anno.

Alla luce di questi dati possiamo concludere che la produttività totale dei fattori cresce del per cento l’anno.

a. 1

b. 2

c. 3

d. 4

3. G eneralmente la produttività totale dei fattori durante le recessioni e questo potrebbe essere dovuto all’accumulo di manodopera o a shock tecnologici .

a. si riduce, positivi

b. si riduce, negativi

c. aumenta, positivi

d. aumenta, negativi

DOMANDE DI RIPASSO

1. Nel modello di Solow, a quale tasso cresce la produzione per occupato in stato stazionario? A quale tasso cresce il capitale per occupato in stato stazionario? In che misura la predizione teorica del modello trova riscontro nella realtà delle economie avanzate?

2. Di che dati si deve disporre per determinare se un’economia ha più o meno capitale rispetto allo stato stazionario di regola aurea?

4. Se lo stock di capitale è pari a 2 volte il PIL annuo, il deprezzamento è pari all’8% del PIL e il reddito da capitale è pari al 20% del PIL, qual è il prodotto marginale netto del capitale?

a. 2

b. 4

c. 5

d. 6

5. L’economia statunitense ha capitale rispetto allo stato stazionario di regola aurea e questo suggerisce che potrebbe essere conveniente il tasso di risparmio.

a. più, aumentare

b. più, diminuire

c. meno, aumentare

d. meno, diminuire

6. Il netto contrasto tra lo sviluppo economico della Corea del Nord e quello della Corea del Sud mostra l’importanza per un sistema economico

a. delle istituzioni

b. del tasso di risparmio

c. delle tradizioni storiche

d. della lingua

3. In che modo i responsabili delle politiche economiche possono influenzare il tasso di risparmio di una nazione?

4. Che cosa misura la crescita della produttività totale dei fattori?

5. Fornire un esempio di differenze istituzionali tra Paesi che potrebbe spiegare le differenze nel reddito pro capite.

(risposte
pag. 428)
QUIZ VELOCI
a

PROBLEMI E APPLICAZIONI

1. Il livello di istruzione medio varia significativamente da paese a paese. Supponete di dover confrontare un paese con una forza lavoro altamente istruita e un paese con una forza lavoro meno istruita. Ipotizzate che l’istruzione influenzi solo il livello di efficienza del lavoro mentre per il resto i paesi siano in tutto e per tutto uguali per quanto riguarda il tasso di risparmio, il tasso di deprezzamento, il tasso di crescita della popolazione e il tasso di progresso tecnologico. Entrambi i paesi sono descritti dal modello di Solow e si trovano in uno stato stazionario. Spiegate se e in che misura risultano diverse tra i due paesi le seguenti variabili.

a) Il tasso di crescita del reddito totale

b) Il livello di reddito per lavoratore

c) Il costo d’uso reale del capitale

d) Il salario reale

2. Nell’economia di Solovia i proprietari del capitale ricevono i due terzi del reddito nazionale e i lavoratori un terzo.

a) Gli uomini di Solovia stanno a casa e si occupano delle faccende domestiche, mentre le donne lavorano nelle fabbriche. Cosa accadrebbe alla produzione aggregata del sistema economico se alcuni uomini iniziassero a lavorare fuori casa in modo da far aumentare la forza lavoro del 5%? La produttività del lavoro – definita come produzione per occupato – aumenterebbe, diminuirebbe o non cambierebbe? La produttività totale dei fattori aumenterebbe, diminuirebbe o non cambierebbe?

b) Supponete che, nell’anno 1 lo stock di capitale sia 6, il fattore lavoro sia 3 e la produzione aggregata sia 12. Nell’anno 2, lo stock di capitale diventa 7, il fattore lavoro è 4 e la produzione aggregata è 14. Cosa è accaduto, tra un anno e l’altro, alla produttività totale dei fattori?

3. La produttività del lavoro è il rapporto tra l’output e la quantità di input lavoro Y/L, ovvero la produzione per occupato. Partite

dall’equazione di contabilità della crescita e dimostrate che la crescita della produttività del lavoro dipende dalla crescita della produttività totale dei fattori e dalla crescita del rapporto capitale-lavoro. In particolare, dimostrate che:

A A

(Y/L) Y/L =+

(K/L) K/L

Suggerimento. Potrebbe esservi utile la seguente proprietà matematica. Se z = wx, il tasso di crescita di z è approssimativamente uguale alla somma del tasso di crescita di w e del tasso di crescita di x; cioè, Δz/z = Δw/w + Δx/x

4. Ipotizzate che un’economia descritta dal modello di Solow sia in stato stazionario, con una crescita demografica n dell’1,8% l’anno e un progresso tecnologico g del 1,8% l’anno. La produzione aggregata e lo stock di capitale crescono al 3,6% l’anno. Ipotizzate, inoltre, che la quota del reddito da capitale sia 1/3. Utilizzando l’equazione della contabilità della crescita, scomponete la crescita dell’output nelle sue tre fonti: capitale, lavoro e produttività totale dei fattori. Quale è il contributo di ciascun elemento? Confrontate i vostri risultati con i dati relativi agli Stati Uniti riportati nella Tabella 10.1.

5. S cegliete due Paesi che vi interessano: uno ricco e uno povero. Qual è il reddito pro capite in ciascun Paese? Cercate alcuni dati sulle caratteristiche del paese che potrebbero aiutare a spiegare la differenza nei livelli del reddito: tasso di investimento, tasso di crescita della popolazione, livello di istruzione e così via. Suggerimento: potete trovare dati di questo tipo sul sito web della Banca Mondiale, www.worldbank.org). In che modo potreste capire quale di questi fattori gioca un ruolo maggiore nello spiegare la differenza di reddito osservata? A vostro giudizio, quanto è utile il modello di Solow come strumento analitico per comprendere la differenza tra i due paesi scelti?

202 Parte 3. Teoria della crescita: l’economia nel lunghissimo periodo
α Δ
Δ
Δ

Un modello di breve periodo per una grande economia aperta

Nell’analizzare i provvedimenti di politica economica in un’economia come quella degli Stati Uniti o dei maggiori Paesi europei, dobbiamo tenere a mente contemporaneamente la logica del modello IS-LM per un’economia chiusa e la logica del modello di Mundell-Fleming per una piccola economia aperta. In questa appendice presentiamo un modello che descrive il caso intermedio di una grande economia aperta.

Come abbiamo visto nell’appendice del Capitolo 6, una grande economia aperta differisce da una piccola economia aperta per il fatto che il suo tasso di interesse non è esogenamente determinato dai mercati finanziari mondiali: in una grande economia aperta dobbiamo considerare la relazione tra tasso di interesse e deflusso netto di capitali. Il deflusso netto di capitali corrisponde alla differenza tra i fondi impiegati all’estero da investitori nazionali e quelli impiegati nell’economia interna da investitori esteri. Se il tasso di interesse interno diminuisce, gli investitori nazionali trovano più attrattive le opportunità di impiego all’estero, mentre quelli esteri trovano meno remunerative le opportunità di impiego nazionali: il deflusso netto di capitali è quindi correlato negativamente con il tasso di interesse. Aggiungiamo ora questa relazione al nostro modello di breve periodo del reddito nazionale.

Le tre equazioni del modello sono

Y = C (Y – T ) – I (r)+ G + NX (e)

M/P = L (r, Y )

NX (e) = NCF (r )

Le prime due equazioni sono quelle utilizzate nel modello di Mundell-Fleming presentato in questo capitolo. La terza equazione, presa dall’appendice del Capitolo 6, stabilisce che il saldo commerciale NX è uguale al deflusso netto di capitali NCF e che quest’ultimo dipende dal tasso di interesse interno.

Per vedere quali sono le implicazioni di questo modello, sostituiamo la terza equazione nella prima. Il modello diventa quindi:

Y = C (Y – T ) – I (r) + G + NCF (r) IS

M/P = L(r, Y ) LM

Queste due equazioni sono molto simili a quelle del modello IS-LM che descrive l’economia chiu-

sa. L’unica differenza è che la spesa, in questo caso, dipende dal tasso di interesse per due ragioni: come in precedenza, all’aumentare del tasso di interesse si riduce l’investimento, ma ora all’aumentare del tasso di interesse diminuisce il deflusso netto di capitali e, quindi, le esportazioni nette.

Per analizzare questo modello, possiamo ricorrere ai tre grafici illustrati nella Figura 14.15 . La parte (a) mostra il diagramma IS-LM. Come nel modello per l’economia chiusa dei capitoli 11 e 12, il tasso di interesse r è misurato sull’asse verticale e il reddito Y su quello orizzontale. Le curve IS e LM, insieme, determinano il reddito e il tasso di interesse di equilibrio.

Il nuovo termine per il deflusso netto di capitali nell’equazione IS, NCF(r), riduce la pendenza della curva IS rispetto al caso dell’economia chiusa: quanto maggiore è la sensibilità del deflusso netto di capitali al tasso di interesse interno, tanto minore è la pendenza della curva IS. Ricordiamo dall’appendice del Capitolo 6 che una piccola economia aperta rappresenta il caso estremo in cui il deflusso netto di capitali è infinitamente elastico rispetto al tasso di interesse mondiale. In questo caso particolare la curva IS è perfettamente orizzontale. In questa figura, quindi, la piccola economia aperta è rappresentata da una curva IS orizzontale.

Le parti (b) e (c) mostrano in che modo dall’equilibrio del modello IS- LM si determina il deflusso netto di capitali, il saldo commerciale e il tasso di cambio. Nella parte (b) vediamo che il tasso di interesse determina il deflusso netto di capitali: la curva del deflusso netto di capitali ha pendenza negativa perché un più elevato tasso di interesse scoraggia gli investitori nazionali dall’impiegare i propri fondi all’estero e incoraggia gli investitori esteri a investire nel Paese, riducendo quindi il deflusso netto di capitali. Nella parte (c) vediamo, infine, che il tasso di cambio varia in modo da garantire che le esportazioni nette di beni e servizi siano uguali al deflusso netto di capitali.

Proviamo ora a utilizzare questo modello per analizzare gli effetti di diversi provvedimenti di politica economica. Ipotizziamo che il tasso di cambio sia flessibile, dal momento che si tratta dell’ipotesi attualmente più verosimile per la maggior parte delle grandi economie aperte, come gli Stati Uniti o l’Unione Europea.

APPENDICE

Titolo originale: Macroeconomics, 11th Edition

First published in the United States by Worth Publishers.

Copyright © 2022, 2019, 2016 and 2013 by Worth Publishers. All rights reserved. Pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti da Worth Publishers.

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Traduzione: Michela Braga

Le schede Uno sguardo all’Italia sono a cura di lavoce.info

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I diritti di pubblicazione, riproduzione, comunicazione, distribuzione, trascrizione, traduzione, noleggio, prestito, esecuzione, elaborazione in qualsiasi forma o opera, di memorizzazione anche digitale e di adattamento totale o parziale su supporti di qualsiasi tipo e con qualsiasi mezzo (comprese le copie digitali e fotostatiche), sono riservati per tutti i paesi. L’acquisto della presente copia dell’opera non implica il trasferimento dei suddetti diritti né li esaurisce.

Fotocopie e permessi di riproduzione

Le fotocopie per uso personale (cioè privato e individuale, con esclusione quindi di strumenti di uso collettivo) possono essere effettuate, nei limiti del 15% di ciascun volume, dietro pagamento alla S.I.A.E. del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Tali fotocopie possono essere effettuate negli esercizi commerciali convenzionati S.I.A.E. o con altre modalità indicate da S.I.A.E.

Per le riproduzioni ad uso non personale (ad esempio: professionale, economico, commerciale, strumenti di studio collettivi, come dispense e simili) l’editore potrà concedere a pagamento l’autorizzazione a riprodurre un numero di pagine non superiore al 15% delle pagine del presente volume.

Le richieste vanno inoltrate a: Centro Licenze e Autorizzazioni per le Riproduzioni Editoriali (CLEARedi), Corso di Porta Romana 108, 20122 Milano e-mail: autorizzazioni@clearedi.org e sito web: www.clearedi.org

L’autorizzazione non è concessa per un limitato numero di opere di carattere didattico riprodotte nell’elenco che si trova all’indirizzo www.zanichelli.it/chi-siamo/fotocopie-e-permessi

L’editore, per quanto di propria spettanza, considera rare le opere fuori del proprio catalogo editoriale. La loro fotocopia per i soli esemplari esistenti nelle biblioteche è consentita, anche oltre il limite del 15%, non essendo concorrenziale all’opera. Non possono considerarsi rare le opere di cui esiste, nel catalogo dell’editore, una successiva edizione, né le opere presenti in cataloghi di altri editori o le opere antologiche. Nei contratti di cessione è esclusa, per biblioteche, istituti di istruzione, musei e archivi, la facoltà di cui all’art. 71-ter legge diritto d’autore. Per permessi di riproduzione, diversi dalle fotocopie, rivolgersi a ufficiocontratti@zanichelli.it

Licenze per riassunto, citazione e riproduzione parziale a uso didattico con mezzi digitali La citazione, la riproduzione e il riassunto, se fatti con mezzi digitali, sono consentiti (art. 70 bis legge sul diritto d’autore), limitatamente a brani o parti di opera, a) esclusivamente per finalità illustrative

Coordinamento redazionale: Daniele Bonanno

Redazione e indice analitico: D&L Servizi editoriali, Milano

Impaginazione: Garon, Cremona

Copertina:

– Progetto grafico: Falcinelli & Co., Roma

– Immagine di copertina: © anilakkus/iStockphoto

Prima edizione italiana: aprile 1994

Seconda edizione italiana: luglio 1998

Terza edizione italiana: settembre 2001

Quarta edizione italiana: settembre 2004

Ristampa: prima tiratura

a uso didattico, nei limiti di quanto giustificato dallo scopo non commerciale perseguito. (La finalità illustrativa si consegue con esempi, chiarimenti, commenti, spiegazioni, domande, nel corso di una lezione); b) sotto la responsabilità di un istituto di istruzione, nei suoi locali o in altro luogo o in un ambiente elettronico sicuro, accessibili solo al personale docente di tale istituto e agli alunni o studenti iscritti al corso di studi in cui le parti di opere sono utilizzate; c) a condizione che, per i materiali educativi, non siano disponibili sul mercato licenze volontarie che autorizzano tali usi.

Zanichelli offre al mercato due tipi di licenze di durata limitata all’anno accademico in cui le licenze sono concesse:

A) licenze gratuite per la riproduzione, citazione o riassunto di una parte di opera non superiore al 5%.

Non è consentito superare tale limite del 5% attraverso una pluralità di licenze gratuite,

B) licenze a pagamento per la riproduzione, citazione, riassunto parziale ma superiore al 5% e comunque inferiore al 40% dell’opera.

Per usufruire di tali licenze occorre seguire le istruzioni su www.zanichelli.it/licenzeeducative L’autorizzazione è strettamente riservata all’istituto educativo licenziatario e non è trasferibile in alcun modo e a qualsiasi titolo.

Garanzie relative alle risorse digitali

Le risorse digitali di questo volume sono riservate a chi acquista un volume nuovo: vedi anche al sito www.zanichelli.it/contatti/acquisti-e-recesso le voci Informazioni generali su risorse collegate a libri cartacei e Risorse digitali e libri non nuovi Zanichelli garantisce direttamente all’acquirente la piena funzionalità di tali risorse. In caso di malfunzionamento rivolgersi a assistenza@zanichelli.it

La garanzia di aggiornamento è limitata alla correzione degli errori e all’eliminazione di malfunzionamenti presenti al momento della creazione dell’opera. Zanichelli garantisce inoltre che le risorse digitali di questo volume sotto il suo controllo saranno accessibili, a partire dall’acquisto, per tutta la durata della normale utilizzazione didattica dell’opera. Passato questo periodo, alcune o tutte le risorse potrebbero non essere più accessibili o disponibili: per maggiori informazioni, leggi: my.zanichelli.it/fuoricatalogo

Soluzioni degli esercizi e altri svolgimenti di compiti assegnati

Le soluzioni degli esercizi, compresi i passaggi che portano ai risultati e gli altri svolgimenti di compiti assegnati, sono tutelate dalla legge sul diritto d’autore in quanto elaborazioni di esercizi a loro volta considerati opere creative tutelate, e pertanto non possono essere diffuse, comunicate a terzi e/o utilizzate economicamente, se non a fini esclusivi di attività didattica.

Diritto di TDM L’estrazione di dati da questa opera o da parti di essa e le attività connesse non sono consentite, salvi i casi di utilizzazioni libere ammessi dalla legge. L’editore può concedere una licenza. La richiesta va indirizzata a tdm@zanichelli.it

Quinta edizione italiana: gennaio 2009

Ristampa aggiornata della quinta edizione italiana: gennaio 2011

Sesta edizione italiana: maggio 2015

Settima edizione italiana: giugno 2024

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Realizzare un libro è un’operazione complessa, che richiede numerosi controlli: sul testo, sulle immagini e sulle relazioni che si stabiliscono tra essi. L’esperienza suggerisce che è praticamente impossibile pubblicare un libro privo di errori. Saremo quindi grati ai lettori che vorranno segnalarceli. Per segnalazioni o suggerimenti relativi a questo libro scrivere al seguente indirizzo:

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e-mail: linea_universitaria@zanichelli.it sito web: www.zanichelli.it

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Macroeconomia

Settima edizione italiana

Se chi studia economia deve saper attingere, secondo Keynes, ai campi più disparati, nel caso della macroeconomia la capacità di muoversi su larga scala e su più fronti è ancora più imprescindibile, dal momento che questa disciplina si occupa della struttura e della performance economica di interi Stati o di entità sovranazionali, con ripercussioni anche a livello politico e finanziario.

Macroeconomia di Mankiw è da molto tempo il testo di riferimento in questo ambito. Il suo approccio è rimasto immutato nel tempo e si riassume in tre obiettivi: offrire una visione equilibrata degli eventi che influenzano l’economia nei diversi orizzonti temporali; integrare le intuizioni delle teorie keynesiane con le teorie classiche, ancora in grado di fornire risposte giuste a una serie di domande fondamentali; presentare la macroeconomia utilizzando una varietà di modelli semplici, invece di fingere che ci sia un unico modello in grado di farlo.

Questa settima edizione italiana si caratterizza per una serie di interessanti novità. Prima di tutto i dati e il materiale sono stati aggiornati e rivisti in una prospettiva europea, e italiana in particolare, con il contributo del noto sito di informazione economica lavoce.info,

N.Gregory Mankiw è professore di Economia alla Harvard University ed è stato, dal 2003 al 2005, presidente del Council of Economic Advisors per la Presidenza degli Stati Uniti.

È autore inoltre di Principi di economia (2022), Principi di microeconomia (2022), L’essenziale di economia (2021), Principi di economia per l’impresa (2015), tutti presenti nel catalogo Zanichelli.

Inquadra e scopri i contenuti

che ha curato le schede Uno sguardo all’Italia. Un’altra importante novità riguarda gli effetti che la pandemia da Covid-19 ha avuto sull’economia degli Stati e le differenti politiche adottate per contrastarli; questi e diversi altri argomenti sono trattati nei box Analisi di un caso, presenti in tutti i capitoli. Una parte centrale dell’apprendimento è affidata all’analisi dei grafici, a cui si affiancano diversi strumenti didattici:

• le schede di approfondimento Per saperne di più;

• i box Strumenti matematici, per trattare dimostrazioni o argomentazioni più rigorose;

• i Concetti chiave, in grassetto e poi spiegati a lato del testo;

• gli apparati didattici di fine capitolo: il riepilogo nel breve testo In sintesi, le domande a scelta multipla dei Quiz veloci (con risposte in fondo al volume), le semplici Domande di ripasso, la corposa sezione di Problemi e applicazioni, che può essere usata per i compiti a casa.

Diversi capitoli includono Appendici per approfondire alcuni argomenti specifici.

Le risorse digitali

universita.zanichelli.it/mankiw-macro7e

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MANKIW*MACROECONOMIA 7ED LUMK IS BN 978 -88- 08 - 59976-6 9 788808599766 5 6 7 8 9 0 1 2 3 (60X)

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