Anteprima - Alimentazione per lo sport e il benessere 2

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per lo sport e il benessere 2

Nutrizione applicata per lo sport e la salute

Alimentazione

Prefazione

Questo testo fa parte di un’opera in due volumi dedicata agli studenti dei Corsi di studio universitari (Lauree e Lauree Magistrali) nell’ambito delle Scienze Motorie e a tutti i lettori interessati ad approfondire la relazione tra corretta alimentazione, attività fisica e stile di vita. I Corsi di studio nell’ambito delle Scienze Motorie sono caratterizzati da un’ampia multidisciplinarietà. Lo studente affronta discipline tra loro molto diverse, quali anatomia, fisiologia, diritto, psicologia, sociologia, pedagogia ecc., oltre a quelle più strettamente sportive, quali teoria, tecnica e didattica degli sport. Questa multidisciplinarietà è indispensabile per la figura professionale che si vuole formare e per i ruoli che il laureato potrà svolgere nel mondo del lavoro. Tuttavia, per lo studente universitario ciò richiede il saper affrontare materie anche molto complesse senza aver avuto la possibilità di costruire una buona base di conoscenze in un particolare ambito.

Questa è stata la sfida che ci siamo posti nel progettare e realizzare quest’opera: scrivere un testo di livello universitario che, specialmente per il primo volume, pur non addentrandosi in modo approfondito in problematiche tipiche del settore biomedico, aiutasse il lettore a comprendere le basi nutrizionali del funzionamento del corpo umano nonché le specifiche esigenze nutrizionali indotte dall’attività motoria.

Nutrizione e alimentazione sono argomenti trattati in molti contesti e ambiti diversi, le fonti di informazione non mancano; quello che questo testo vuole fornire è un solido bagaglio di conoscenze di base con il quale poter filtrare in modo critico la massa delle informazioni circolanti.

Nella prima parte del primo volume (I nutrienti) vengono trattati i nutrienti, le loro principali fonti e i loro effetti sul metabolismo umano. Nella seconda parte (Elementi di fisiologia della nutrizione) vengono illustrate le basi di fisiologia necessarie alla comprensione dei processi di digestione degli alimenti, di assorbimento dei nutrienti in essi contenuti e di regolazione dell’assunzione dei nutrienti

in funzione della variazione della spesa energetica. Nella terza parte (Bioenergetica) vengono richiamati i principi della termodinamica e i principali concetti biochimici alla base del metabolismo energetico e le metodiche per il loro studio. Nell’ultima parte (Alimentazione applicata), vengono presentati alcuni argomenti di approfondimento, in particolare l’alimentazione nei diversi periodi della vita e i principi di alimentazione per lo sport.

Il secondo volume è dedicato soprattutto agli studenti dei Corsi di Laurea Magistrale e ai professionisti del settore dello sport. Partendo dallo stato di nutrizione del soggetto (Parte A, Stato di nutrizione), si indirizza il lettore ad analizzare i dettagli dell’alimentazione specifica per lo sport (Parte B, Alimentazione per lo sport), con approfondimenti dedicati sia a sportivi di alto livello sia a sportivi che seguono regimi nutrizionali particolari, come la dieta vegetariana, o con specifiche patologie, quale il diabete. Si prosegue (Parte C, Alimentazione per la salute) verificando la stretta correlazione relazione esistente tra stile di vita, alimentazione e salute. Pur nelle differenze strutturali tra i diversi ordinamenti delle Lauree Magistrali nell’ambito delle Scienze Motorie in Italia, si può affermare che in tutti i casi le relazioni tra nutrizione e sport e tra nutrizione e salute rappresentano il punto nodale. Pertanto, il lettore potrà approfondire le proprie conoscenze sulle migliori strategie nutrizionali per ottenere la massima efficienza atletica e sul ruolo della nutrizione nella salute per impostare uno stile di vita più corretto, contribuendo così a educare una società che attualmente insegue per lo più stili di vita che favoriscono l’insorgenza di malattie come arteriosclerosi, diabete e cancro.

Nelle società occidentali appare sempre più evidente che per migliorare la salute pubblica, più che chiedere alla medicina continui miracolosi progressi, è fondamentale modificare lo stile di vita, tenendo bene a mente che i due capisaldi di questo cambiamento sono: un’adeguata attività fisica e una corretta alimentazione.

I Curatori

Indice generale

Cinzia

2.2.1

2.3.3

2.4.2

2.5

PARTE B – ALIMENTAZIONE PER LO SPORT

CAPITOLO 3 ■ Alimentazione per lo sportivo di alto livello

3.1

3.2.1 Pianificazione dell’intervento nutrizionale nella modulazione del peso 31

3.2.2 Modulazione della dieta ipocalorica nei periodi di allenamento 32

3.2.3 Perdita di peso: rapida o lenta? 33

3.3 L a copertura del fabbisogno di micronutrienti e per l’equilibrio redox 33

3.3.1 Strategie food first 33

3.3.2 Utilizzo di integratori vitaminico-minerali 35

3.4 Modulazione del fabbisogno idro-elettrolitico 35

3.4.1 Termoregolazione negli atleti 35

BOX 3.1 – Bilancio termico 36

3.4.2 Caratteristiche del sudore negli atleti 36

3.4.3 Disidratazione, iponatriemia e loro effetti sulla performance e sulla salute 37

3.4.4 Valutazione delle perdite di acqua ed elettroliti 39

3.5 Alimentazione negli sport di endurance (resistenza) 40

3.5.1 Alimentazione nei giorni che precedono la competizione 41

3.5.2 Alimentazione nel giorno della gara 43

3.5.3 Alimentazione dopo la gara 45

3.6 Alimentazione negli sport di potenza/forza 47

3.7 Alimentazione negli sport alternati e di destrezza 49

3.7.1 Aspetti generali 49

3.7.2 Aspetti specifici 49

BOX 3.2 – Immuno-nutrizione nei calciatori professionisti 51

BOX 3.3 – Esempi di piani nutrizionali per calciatori 53

3.8 Alimentazione per il recupero post infortunio 57

3.8.1 Processo di recupero 57

3.8.2 Dispendio energetico 58

CAPITOLO 4 ■ La nutrizione nell’attività sportiva per il diabetico 61

Nicolantonio D’Orazio

4.1 Il diabete 62

4.2 Il metabolismo energetico durante l’esercizio in condizioni fisiologiche e di diabete 62

4.2.1 Regolazione della mobilizzazione dei substrati durante l’esercizio 63

4.2.2 Adattamenti metabolici all’attività fisica regolare 64

4.3 Rischi e vantaggi dell’attività fisica per lo sportivo diabetico 64

4.4 Attività consigliate 65

4.5 Valutazione dei fabbisogni nutrizionali dell’atleta diabetico 65

Prefazione V Autori VI PARTE A – STATO DI NUTRIZIONE CAPITOLO 1 ■ Composizione corporea 3
Ferraris,
Metodologie utilizzate 5 1.2.1 Metodi diretti 6 1.2.2 Metodi indiretti 6 1.2.3 Metodi doppiamente indiretti 9
Modelli compartimentali 11 1.4 Applicazioni dello studio della composizione corporea 12 CAPITOLO 2 ■ Valutazione dello stato di nutrizione nell’attività fisica 15 Diego Palazzini 2.1 Stato di nutrizione 15 BOX 2.1 – Valutazione nutrizionale nella ginnastica artistica 16 2.2 Bilancio energetico e nutrizionale 17
Monica Guglielmetti 1.2
1.3
Introito energetico e nutrizionale 17
Dispendio energetico e bisogni nutrizionali 18 BOX 2.2 – Valutazione del dispendio energetico 20 2.3 Composizione corporea 20 2.3.1 Tecniche dirette 20 2.3.2 Tecniche indirette 20
2.2.2
Tecniche doppiamente indirette 21
Funzionalità corporea 23
Analisi ematochimiche 23 BOX 2.3 – Benessere, salute e nuove
2.4
2.4.1
tecnologie 24
Analisi delle urine 24
Visione d’insieme 24
29 Maria Letizia Petroni, Marco Postacchini
Introduzione 29
Ottimizzazione del peso e della composizione corporea 30
3.2

4.6

4.6.3

4.6.4

CAPITOLO 5 ■ Lo sportivo vegetariano

Cristina Angeloni

5.1

5.2

5.3

5.3.1

5.4 La distribuzione dei micronutrienti

5.4.1

5.4.2

5.4.3

5.5 Vegetarianismo e prestazioni atletiche 83

5.5.1 Diete vegetariane e prestazioni di resistenza 84

5.5.2 Diete vegetariane e prestazioni di forza/potenza

5.6 Giovani atleti vegetariani

5.7 Conclusioni

CAPITOLO 6 ■ Integratori e supplementi per lo sport

Marco Malaguti

6.1 Cenni di legislazione

6.2 Cla ssificazione degli integratori sulla base dell’efficacia

6.3 Integratori idro-salino-energetici 95

6.3.1 Fattori che influenzano l’assorbimento degli sport drink 97

6.3.2 Integratori di carboidrati 99

6.3.3 Funzione dei diversi sali minerali e ioni 100

6.3.4 C omposizione di una bevanda idro-salino energetica 102

6.3.5 Altre molecole impiegate nel campo della reidratazione: il glicerolo 103

6.4 Integratori energetici contenenti lipidi 103

6.4.1 Trigliceridi a catena media (MCT) 103

6.5 Integratori proteici e fabbisogno di proteine per l’atleta 10 4

6.5.1 Metabolismo degli amminoacidi nel muscolo scheletrico in risposta all’esercizio fisico 105

6.5.2 Regolazione della sintesi e della degradazione proteica durante l’esercizio 106

6.5.3 Meccanismo di regolazione del metabolismo degli amminoacidi ramificati nel muscolo 107

6.6 Altre molecole ad azione ergogenica 109

6.6.1 Molecole per cui esistono buone prove di efficacia: creatina 109

6.6.2 Molecole per cui esistono buone prove di efficacia: caffeina 111

6.6.3 Molecole per cui esistono buone prove di efficacia: β -alanina 112

6.6.4 Molecole per cui esistono buone prove di efficacia: nitrati e succo di barbabietola 114

6.7 Molecole ad azione antiossidante 114

CAPITOLO 7 ■ Nutraceutici e probiotici per la salute e per l’esercizio fisico

Arrigo Francesco Giuseppe Cicero, Alessandro Colletti

7.1 Nutraceutica: una nuova disciplina

7.2 Nutraceutici e immuno-modulazione

7.2.1 Vitamina C

7.2.8 Altri supplementi

7.3 Nutraceutici e condro-protezione

8.4 Il problema della disponibilità energetica negli atleti

8.4.1

8.4.3 Disponibilità energetica negli sport con categorie di peso

8.5 Disfunzioni organiche associate a ridotta disponibilità energetica

8.5.1

8.6 Adeguatezza dell’assunzione dei macronutrienti negli atleti

ISBN 978-88-08-53090-9 VIII Indice generale
piano dietetico 66
Durante
66
Prima della
67
Il
4.6.1
l’allenamento
4.6.2
gara
Durante la
67
gara
Recovery meal:
68
il pasto dopo la gara
68
4.7 Integratori
71
71
Le diverse diete vegetariane
Energia 72
La
73
distribuzione dei macronutrienti
Carboidrati 73 5.3.2 Proteine 74 5.3.3 Lipidi 76
76
Vitamine 77
Minerali 79
Altri micronutrienti 81
84
85
87
91
91
93
117
117
118
118
119 7.2.3 Vitamina E 120 7.2.4 Zinco 120 7.2.5 Colostro bovino 120 7.2.6 β
121
7.2.2 Vitamina D
-glucani
121
7.2.7 Probiotici
122
123 7.3.1 Glucosammina
123 7.3.2 Metilsulfonilmetano 125 7.3.3
125 7.3.4 Acido ialuronico 126 7.3.5 Vitamina C 126 7.3.6 Vitamina D 127 7.3.7 Altri nutraceutici 127 7.4 Microbiota, probiotici e sport 128 7.5 Conclusioni 129 PARTE C – ALIMENTAZIONE PER LA SALUTE CAPITOLO 8 ■ Malnutrizione da carenze 135 Cristina Alessandra Tringali 8.1 Generalità 135 8.2 La malnutrizione acuta 135 8.3 Malnutrizione
136
e condroitina
Collagene
e atleti
137
Disponibilità
endurance 138
138
energetica negli atleti di
8.4.2 Disponibilità energetica negli sport estetici
138
139
Disfunzioni
139
140 8.5.3 La salute dell’osso 140 8.5.4 Funzionalità
140 8.5.5
140
a carico del sistema riproduttivo
8.5.2 Disfunzioni a carico del sistema endocrino
del sistema immunitario
Rischio cardiovascolare
141
141
8.6.1 Carboidrati
142
8.7 Inadeguata assunzione di micronutrienti

8.7.1 Vitamina D

8.7.2 Ferro

8.8 Fattori che compromettono la riuscita di una dieta negli atleti 149

8.8.1 La cultura in ambito nutrizionale 149

8.8.2 Ruolo del fisico nella performance 150

8.8.3 La questione “tempo e costo” 150

8.8.4 L’atleta in viaggio

8.8.5 Lo stile di vita

CAPITOLO 9 ■ Malnutrizione da eccessi 153

Cristina Alessandra Tringali

9.1 Obesità 153

9.1.1 Cause dell’obesità 154

9.1.2 Trattamento dell’obesità 155

9.2 Sindrome metabolica

9.3 Abuso di alcol

9.3.1 Abuso di alcol fra gli adolescenti 158

9.3.2 Alcol e atleti 159

9.4 Abuso di proteine negli atleti 160

CAPITOLO 10 ■ Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione 163

Cinzia Ferraris, Monica Guglielmetti

10.1 Definizione e criteri diagnostici 163 10.2 Epidemiologia 163

10.3 Caratteristiche cliniche generali e decorso 16 4

10.3.1 Anoressia nervosa 164

10.3.2 Bulimia nervosa 16 5

10.3.3 Binge Eating Disorder (BED) 166

10.3.4 Altri quadri clinici 167

10.4 Patogenesi e fattori di rischio 168

10.5 Complicanze mediche e trattamento 16 9

10.6 Disturbi alimentari nell’atleta 16 9

10.6.1 Triade dell’atleta 170

10.7 Prevenzione dei disturbi alimentari nell’atleta 174

10.7.1 Non focalizzarsi sul peso 174

10.7.2 Riconoscere le differenze individuali degli atleti 174

10.7.3 Educazione 174

CAPITOLO 11 ■ Reazioni avverse alimentari 177

Antonello Lorenzini

11.1 Classificazione delle reazioni avverse alimentari 177

11.2 Reazioni tossiche alimentari 177

11.3 Intolleranze alimentari 179

11.3.1 Intolleranze alimentari causate da carenze enzimatiche 179

11.3.2 Intolleranza alimentare farmacologica 179

11.3.3 Intolleranze non definite 180

11.4 Allergie 180

11.4.1 Meccanismo della reazione allergica 180

11.4.2 Aspetti clinici delle allergie alimentari 180

11.4.3 Alimenti allergenici 181

11.5 Celiachia 183

11.5.1 Agente lesivo 183

11.5.2 Patogenesi 183

11.5.3 Prevalenza e sintomatologia 184

11.5.4 Trattamento 184

11.6 Diagnosi delle allergie e intolleranze alimentari 18 5

BOX 11.1 – Test diagnostici comuni utilizzati per confermare allergie o intolleranze sospette 185

11.6.1 Anamnesi 186

BOX 11.2 – La sintomatologia delle reazioni allergiche 186

11.6.2 Test non validati scientificamente 187

BOX 11.3 – Test non validati scientificamente 187

11.7 Misure preventive 188

CAPITOLO 12 ■ Invecchiamento e stili di vita 189

Antonello Lorenzini

12.1 Teoria evolutiva dell’invecchiamento 189

12.2 Ricerca anti-aging 19 0

12.3 Restrizione calorica 191

BOX 12.1 – Effetto dei fattori ambientali nei confronti della longevità 192

12.4 Stile di vita 195

CAPITOLO 13 ■ Nutrizione per l’attività fisica adattata 19 9

Maria Letizia Petroni

13.1 Introduzione 199

13.2 Malattia di Parkinson 199

13.2.1 Nutrizione e MdP: aspetti generali 200

13.2.2 Terapia medica nutrizionale nella MdP 20 0

13.3 Sarcopenia e osteoporosi 201

13.3.1 Aspetti generali 201

13.3.2 Osteoporosi 202

13.3.3 Sarcopenia 204

13.4 Obesità 205

13.4.1 Aspetti generali 205

13.4.2 Perdita e mantenimento del peso 206

13.4.3 Quale dieta nell’obesità 206

13.4.4 AFA e perdita di peso nel dolore lombare 207

13.4.5 Persone con disabilità cognitiva 208

13.4.6 Obesità sarcopenica 208

13.5 Diabete di tipo 1 208

13.5.1 Precauzioni da adottare nel diabete con complicanze 209

13.5.2 Prevenzione degli effetti avversi 209

BOX 13.1 – Regola del 15 210

BOX 13.2 – Ipoglicemia severa con sintomi neurologici 211

13.6 Diabete di tipo 2 e sindrome metabolica 211

13.6.1 Aspetti generali 211

13.6.2 Attività fisica 211

13.6.3 Nutrizione 211

ISBN 978-88-08-53090-9 IX Indice generale
144
147
150
150
156
157

APPENDICI

Appendice A ■ Stress ossidativo e attività antiossidante 217

Fabio Galvano, Claudia Di Giacomo

A.1 Paradosso dell’ossigeno e vie di formazione delle sue specie reattive 217

A.2 Produzione di radicali all’interno della cellula 219

A.2.1 Radicale superossido (O2 •) 219

A.2.2 Perossido di idrogeno (H2O2) 220

A.2.3 Radicale idrossile (• OH) 220

A.2.4 Radicale nitrossido (NO •) 220

A.2.5 Perossinitrito (ONOO –) 221

A.3 Sviluppo delle difese antiossidanti 221

A.3.1 Specifici meccanismi antiossidanti 221

A.3.2 Antiossidanti enzimatici 223

A.3.3 Antiossidanti non enzimatici 224

A.4 Attività fisica e stress ossidativo 224

A.4.1 S tress ossidativo, prestazione atletica e fatica muscolare 225

A.5 Antiossidanti alimentari e integratori 226

Appendice B ■ Diete a confronto 231

B.1 Dieta anti-aging o mima digiuno 231

B.1.1 Basi scientifiche della dieta mima digiuno 231

B.1.2 Regole fondamentali della dieta mima digiuno 232

B.1.3 Avvertenze sulla dieta mima digiuno 23 3

B.1.4 Esempio di dieta mima digiuno 233

B.1.5 Controindicazioni della dieta mima digiuno 233

B.2 Dieta chetogenica 234

B.2.1 Caratteristiche della dieta chetogenica 234

B.2.2 Funzionamento della dieta chetogenica 234

B.2.3 Come impostare una dieta chetogenica 235

B.2.4 Applicazioni della dieta chetogenica 236

B.2.5 Controindicazioni della dieta chetogenica

B.3 Dieta iperproteica

B.3.1 Vantaggi della dieta iperproteica

B.3.2 Svantaggi della dieta iperproteica

B.4 Dieta a zona 238

B.4.1 Caratteristiche nutrizionali della dieta a zona

B.4.2 Vantaggi della dieta a zona

B.4.3 Svantaggi della dieta a zona 239

B.5 Dieta dissociata

B.5.1 Principi nutrizionali della dieta dissociata

B.5.2 Vantaggi della dieta dissociata

B.5.3 Svantaggi della dieta dissociata

B.6 Dieta vegana

Appendice C ■ Piattaforme per la valutazione delle abitudini alimentari

Marco Amato, Matteo Perillo

C.1 Il G BD Compare per le valutazioni sulla popolazione

C.1.2 G BD Compare, lo strumento di data visualization del GBD Study

C.1.3 C aso studio: l’impatto dei fattori di rischio nutrizionali in Italia

C.1.4 Materiale di approfondimento sul GBD

C.2 C alcolatori digitali, strumenti per una valutazione personalizzata

C.2.1 I calcolatori “Food4HealthyLife”

C.2.2 La suite “Project Big Life”

ISBN 978-88-08-53090-9 X
236
237
237
238
238
239
240
240
241
241
241
Vantaggi della dieta vegana 242
Svantaggi della dieta vegana 242
B.6.1
B.6.2
245
245
245
C.1.1 Il Global Burden of Disease Study
246
247
247
249
249
251 Indice analitico 253 Indice generale

CAPITOLO 2 Valutazione dello stato di nutrizione nell’attività fisica

2.1 Stato di nutrizione

Il punto di partenza per una corretta educazione alimentare e comportamentale dell’atleta è valutare in modo completo e corretto lo stato di nutrizione.

Come definizione teorica lo stato di nutrizione è la condizione risultante dall’assunzione, dall’assorbimento e dall’utilizzo dei nutrienti (Figura 2.1), perciò per poter essere valutata correttamente occorre comprenderne ogni suo passaggio.

Dagli alimenti che consumiamo, grazie alla digestione otteniamo i nutrienti utili alla nostra vita, che saranno poi assorbiti e utilizzati nei differenti distretti corporei in numerose reazioni metaboliche. I nutrienti che compongono la nutrizione possono essere energetici o non energetici: i primi sono i lipidi, le proteine e i glucidi e, eventualmente l’alcol etilico, i secondi sono l’acqua, i minerali e le vitamine. I nutrienti sono alla base della vita, fornendo energia e materia necessarie al corpo umano per compiere tutte le sue funzioni.

I nutrienti possono prendere parte a reazioni metaboliche di formazione di nuovi legami chimici, con conseguente dispendio di energia, dette anaboliche, ma anche a reazioni di lisi di legami chimici con liberazione di energia, dette cataboliche. Le vie anaboliche e cataboliche sono strettamente legate tra loro e devono essere correttamente bilanciate per garantire una buona funzionalità corporea.

Il bilancio energetico, rapporto tra introito calorico e dispendio energetico, la funzionalità corporea e la composizione corporea sono le componenti principali che determinano lo stato di nutrizione. Un corpo funzionale e integro strutturalmente determina un buono stato di salute, mentre un corpo malnutrito determina uno

Malnutrizione

Può essere più o meno grave. Attualmente le due forme gravi di malnutrizione più studiate sono il marasma ed kwashiorkor. Il marasma rappresenta una grave malnutrizione calorico-proteica, mentre il kwashiorkor è una grave malnutrizione proteica. Esistono malnutrizioni secondarie ad alterazioni fisiopatologiche.

Stato nutrizionale Introduzione Assorbimento Utilizzazione
Nutrienti
Stato
Figura 2.1
nutrizionale.

stato di non salute, come causa scatenante o risultante. Stato di nutrizione e di salute sono quindi correlati (Figura 2.2). Un buono stato di nutrizione determina un basso rischio di malattia e in soggetti malati conduce a prognosi migliore. Ogni componente dello stato nutrizionale necessita di essere indagata accuratamente e compresa alla luce delle peculiarità di ogni sportivo. Ogni attività sportiva presenta necessità differenti ed equilibri differenti, anche in base al calendario agonistico dell’atleta. Nel Box 2.1 è riportato un esempio di valutazione nutrizionale nella ginnastica artistica.

Stato nutrizionale

Stato di salute

BOX 2.1

VALUTAZIONE NUTRIZIONALE NELLA GINNASTICA ARTISTICA

La ginnastica artistica è uno sport dove gli atleti abbinano potenza fisica a tecnica ed estetica, questo comporta una notevole complessità nella gestione nutrizionale, ancor prima della valutazione dello stato nutrizionale.

Il ginnasta è una tipologia di atleta che pone molta attenzione alla sua alimentazione.

Nella ginnastica artistica femminile l’esordio nel mondo agonistico avviene in anticipo rispetto alla maschile, comportando già in periodo prepuberale attenzioni elevate sullo stile alimentare.

Bilancio

energetico

Per la valutazione dell’introito energetico inizialmente si preferisce somministrare questionari, per poi approfondire attraverso un’intervista la relazione con il cibo, soffermandosi particolarmente sulle condotte di controllo dello stesso. Negli sport con categorie di peso o, come in questi casi, componenti estetiche e di bilanciamento, spesso si possono sviluppare atteggiamenti alimentari disfunzionali che conducono a carenze nutrizionali.

La valutazione del dispendio energetico viene fatta studiando l’atleta insieme al suo tecnico, in base al numero di attrezzi che prepara e al livello agonistico in cui gareggia. In questi atleti si considera un LAF di 2,4 per le ore di allenamento.

Composizione corporea

In caso di prima valutazione nutrizionale è utile un’antropometria completa, misurando lunghezze e calibri, ponendoli poi in riferimento a quelli presenti in letteratura come standard per l’atleta elitario. Per questo sport esistono misure precise che

possono fornire utili indicazioni sulle potenzialità del soggetto, così da pianificare un lavoro preciso.

Nel settore femminile, principalmente, è utile tenere monitorata la densità ossea, anche in funzione di quanto emerge dalla valutazione dell’introito nutrizionale. Situazioni di osteopenia vengono spesso segnalate nelle ginnaste, ma anche in altri sport estetici come la danza classica e il pattinaggio artistico.

Utile un controllo attraverso psicometria, in particolare plica tricipitale e addominale, periodico per indirizzare al meglio l’atleta.

Per controllare i livelli di idratazione viene inizialmente impiegata l’impedenziometria, poi solitamente gli atleti agonisti imparano a riconoscere sintomi di disidratazione e la prevengono in autonomia. In questo sport si tende a ridurre l’idratazione per non creare disagi nelle capovolte.

Funzionalità corporea

Da ultimo è fondamentale il controllo della funzionalità corporea attraverso analisi ematochimiche nei differenti momenti del calendario agonistico, con particolare attenzione al metabolismo del calcio e del ferro, minerali che spesso risultano alterati.

La ginnastica artistica è uno sport complesso che richiede allenamenti quotidiani e attenzioni alimentari sette giorni su sette; perciò, è bene prestare particolare attenzione alla relazione con il cibo attraverso una buona relazione tra le diverse figure professionali: atleta, allenatore, nutrizionista, preparatore atletico, psicologo, medico dello sport, fisioterapista.

PARTE A / Stato di nutrizione ISBN 978-88-08-53090-5 16
Composizione corporea Funzionalità corporea Bilancio energetico e di nutrienti Figura 2.2 Stato di salute.

CAPITOLO

3 Alimentazione per lo sportivo di alto livello

3.1 Introduzione

Insieme all’allenamento fisiologico, psicologico, tecnico e tattico, l’alimentazione è un fattore determinante della prestazione sportiva degli atleti di élite. Un’alimentazione scorretta può infatti rendere un atleta – potenzialmente di alto livello – uno sportivo che non emerge dalla media. Oltre a prendersi cura della propria alimentazione quotidiana, l’adozione di alcune strategie nutrizionali e di integrazione alimentare prima, durante e dopo un evento possono migliorare le prestazioni, ma possono essere utilizzati anche per ottimizzare gli effetti dell’allenamento o per prevenire/ridurre gli infortuni. Tuttavia, proprio per questo motivo gli atleti di eccellenza possono adottare comportamenti alimentari devianti e potenzialmente pericolosi. Inoltre, una parte delle strategie nutrizionali più popolari tra gli atleti manca di sufficiente supporto scientifico. Tutto ciò contribuisce a rendere l’alimentazione per gli atleti d’élite una vera e propria sfida su più fronti per il nutrizionista sportivo, che deve sapere distinguere la scienza dalla pseudoscienza, basando il proprio intervento sull’evidenza (“evidence-based nutrition”), deve aiutare l’atleta a modificare credenze e comportamenti errati e al contempo essere in grado di personalizzare l’intervento nutrizionale sulla base dei gusti, di eventuali scelte su base etica o religiosa (per es., vegetarianesimo, astensione totale da cibi o alimenti per parte della giornata), della tolleranza gastrointestinale, della presenza di allergie e altri fattori individuali (per es., sensibilità/tolleranza alla caffeina come aiuto ergogenico).

Una collaborazione stretta tra atleta, preparatore atletico e nutrizionista sportivo è indispensabile per pianificare la periodizzazione nutrizionale, ossia l’uso combinato strategico di allenamento fisico e nutrizione, o della sola nutrizione, con l’obiettivo generale di ottenere adattamenti che supportino le prestazioni dell’esercizio. Il counseling nutrizionale deve tenere conto della tipologia dell’atleta, dello sport praticato, della posizione del giocatore se sport di squadra, ma anche della stagione, degli obiettivi che si intendono conseguire, dell’allenamento.

Gli obiettivi delle strategie nutrizionali negli atleti di alto livello debbono comprendere l’ottimizzazione del peso e della composizione corporea, la copertura dei fabbisogni di micronutrienti, la modulazione del bilancio idro-elettrolitico, la regolazione degli stati di equilibrio redox e infiammatori, il supporto alla immunocompetenza e a un sonno ristoratore, la prevenzione del distress gastrointestinale durante la gara, supportare la prevenzione degli infortuni, il recupero e la massimizzazione delle prestazioni, nonché la prevenzione dei disturbi del comportamento alimentare (Tabella 3.1).

Occorre anche tenere presente che ci sono importanti differenze tra sesso maschile e femminile nella composizione corporea, nell’utilizzo dei substrati, nella termorego-

Equilibrio redox

Bilanciamento omeostatico delle reazioni di ossidoriduzione conseguenti all’attività sportiva, grazie all’attività dei sistemi antiossidanti presenti nell’organismo e delle molecole antiossidanti introdotte con l’alimentazione.

Tabella 3.1 Obiettivi delle strategie nutrizionali negli atleti di alto livello. Strategie nutrizionali

• Ottimizzare peso e composizione corporea

• Coprire i fabbisogni di micronutrienti

• Regolare gli stati redox e infiammatori

• Modulare il bilancio idro-elettrolitico

• Supportare la immunocompetenza

• Favorire un sonno ristoratore

• Prevenire il distress gastrointestinale durante la gara

• Supportare la prevenzione degli infortuni e il recupero post-gara

• Massimizzare le prestazioni sportive

• Prevenire i disturbi del comportamento alimentare

lazione, nella faticabilità. Nelle donne, anche la fase del ciclo mestruale può influenzare alcuni di questi fattori e conseguentemente questo richiede un adattamento della strategia nutrizionale (cfr. Volume 1, paragrafo 15.7)

Si rimanda al Volume 1, Capitolo 15 per quanto riguarda la descrizione dei principi generali di nutrizione sportiva. Nel presente capitolo questi vengono declinati in termini di approcci nutrizionali pratici, sia generali sia specifici, alle principali discipline sportive. Per la prevenzione dei disturbi del comportamento alimentare si rimanda al Capitolo 10 di questo volume.

Come già ricordato, la nutrizione sportiva deve essere gestita da figure legalmente abilitate e la realizzazione di piani alimentari o la prescrizione di integratori da parte di altre figure – professionali e non – costituisce “malpractice ” e può essere oggetto di provvedimenti giudiziari sia in ambito civilistico sia penale.

3.2 Ottimizzazione del peso e della composizione corporea

La composizione corporea e il peso corporeo sono due dei numerosi fattori che contribuiscono a una prestazione fisica ottimale. Il peso corporeo può influenzare la velocità, la resistenza e la potenza di un atleta, mentre la composizione corporea può influenzare la forza, l’agilità e l’aspetto di un atleta. La valutazione personalizzata della composizione corporea e del peso corporeo può essere vantaggiosa per il miglioramento delle prestazioni atletiche. Nel Capitolo 1, nelle Figure 1.6 e 1.7 sono stati riportati i dati di composizione corporea media in diverse discipline sportive per entrambi i sessi. Tuttavia, non esistono tabelle che indichino il peso ottimale o salutare per un atleta che gareggia in uno sport specifico.

Sono stati però proposti alcuni criteri per determinare quale debba essere il peso corporeo realistico e salutare per un atleta , indipendentemente dal suo livello di attività (Tabella 3.2).

Pertanto, un peso corporeo ottimale dovrebbe promuovere la salute, le prestazioni sportive ed essere ragionevolmente raggiungibile e mantenibile. Se un individuo è costantemente a dieta o soggetto a cicli di dimagrimento, è possibile che stia cercando di raggiungere o mantenere un peso corporeo irrealistico. Alcuni sport (per es., salto con gli sci, ciclismo) possono richiedere un peso corporeo irragionevolmente

Tabella 3.2 Criteri per identificare il peso corporeo ottimale per un atleta. Modificata da Manore, 2017. Il peso corporeo ottimale deve:

• Ridurre al minimo i rischi per la salute, compresi gli infortuni sportivi, e promuovere la salute e le abitudini alimentari, consentendo al tempo stesso un allenamento e delle prestazioni ottimali in un determinato sport

• Tenere in debita considerazione il patrimonio genetico e la storia familiare del peso e della forma corporea

• Tenere conto dell’età e del livello di sviluppo fisico, compresa la normale funzione riproduttiva nelle donne

• Essere accettato dall’individuo e può essere mantenuto senza dieta costante o senza limitare l’assunzione di cibo

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CAPITOLO 7 Nutraceutici e probiotici per la salute e per l’esercizio fisico

7.1 Nutraceutica: una nuova disciplina

La parola nutraceutica è un neologismo coniato dal dottor Stephen de Felice che unisce “nutrizione” a “farmaceutica”; infatti la nutraceutica è considerata la disciplina che studia gli alimenti arricchiti, gli alimenti funzionali, i novel food, gli integratori alimentari che possono avere un ruolo nel miglioramento del benessere dell’individuo. Se dal punto di vista clinico la nutraceutica è una disciplina ampiamente riconosciuta dalla comunità scientifica – lo testimoniano gli oltre 125 0 00 lavori presenti su PubMed con la voce “nutraceutico” nel titolo a inizio ottobre 2023 – dal punto di vista legislativo i nutraceutici non rappresentano una categoria merceologica definita da norme. Ciò che viene chiamato nutraceutico per legge è in realtà l’integratore alimentare che rientra nella normativa di settore (Direttiva 2002/46/CE, attuata con il Decreto legislativo 169 del 21 maggio 2004) come: «…prodotti alimentari destinati a integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, in particolare, ma non in via esclusiva, amminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti che pluricomposti, in forme predosate».

Nel mondo dello sport, gli atleti assumono quotidianamente differenti “integratori alimentari”, spesso commercializzati in modo attraente, con pretese di ottimizzazione della salute, del recupero e delle prestazioni. Tuttavia, alla luce dell’arsenale di prodotti presenti sul territorio nazionale ed europeo, diventa particolarmente complesso per l’atleta saper distinguere una formulazione qualitativamente buona da altre potenzialmente costose e in alcuni casi dannose, basate su prove scientifiche scarse o nulle.

A causa degli evidenti limiti relativi alla regolamentazione dell’industria degli integratori alimentari, sono attualmente disponibili in tutto il mondo un’abbondanza di integratori di dubbio valore, contenuto e qualità. Alcuni integratori contengono sostanze proibite nello sport o che sono state associate a morbilità e mortalità significative. A tal proposito, in aggiunta alla necessità di un’adeguata regolamentazione degli integratori alimentari, è richiesta un’educazione nutrizionale e un’educazione costante degli atleti.

Oltre ai supplementi comunemente utilizzati per il miglioramento della performance (per es., caffeina, creatina, nitrati/succo di barbabietola, β-alanina e bicarbonato) trattati nei precedenti capitoli, la nutraceutica ha mostrato di poter fornire all’atleta un supporto nella prevenzione o nella cogestione di disturbi associati all’esercizio fisico prolungato (specialmente negli atleti professionisti), tra cui le malattie osteoarticolari e i disturbi legati alla depressione del sistema immunitario.

Immunità innata

Detta anche immunità aspecifica, comprende diversi meccanismi cosiddetti di barriera, non specifici per gli elementi patogeni, come la barriera anatomica, fisiologica, fagocitaria, infiammatoria.

7.2 Nutraceutici e immuno-modulazione

Le infezioni del tratto respiratorio superiore (URTI) possono limitare la disponibilità di un atleta d’élite ad allenarsi e prendere parte alle competizioni. Dopo l’infortunio, la malattia (principalmente di origine respiratoria, ma anche gastrointestinale) rappresenta la seconda causa più comune per cui un atleta professionista cerca assistenza medica durante l’allenamento o durante le gare. In uno studio di sorveglianza triennale su 322 atleti olimpici, circa il 70% delle malattie registrate dal personale medico ha causato la completa assenza dall’allenamento e dalla competizione e la restante percentuale ha provocato limitazioni delle prestazioni fisiche (per es., riduzione del volume e/o intensità dell’allenamento). L’assenza dall’allenamento per malattia è incompatibile con il successo nello sport d’élite, che richiede un volume di allenamento costantemente elevato. In accordo con questa logica, l’evidenza empirica mostra che i vincitori di medaglie nei principali eventi sportivi, tra cui le Olimpiadi e i Campionati del mondo, soffrono meno di URTI (espresse come durata e intensità) rispetto agli atleti di livello nazionale meno vincenti.

Periodi di overreaching o overtraining possono essere associati ad alterazioni nella modulazione neuroendocrina, diminuzione dell’immunità e possibile aumento delle URTI. Ciò che si osserva spesso è una riduzione transitoria sia dell’ immunità innata sia di quella acquisita durante il periodo di recupero dopo uno sforzo intenso prolungato. Ricerche recenti evidenziano che i principali fattori di rischio per le URTI negli atleti d’élite e nel personale militare sono sostanzialmente simili a quelli della popolazione comune. I fattori di rischio includono il periodo invernale (raffreddore comune e stagione influenzale), alti livelli di stress psicologico, ansia e depressione, riduzione del sonno e viaggi a lungo raggio.

Prebiotici

Sostanze organiche non digeribili, capaci di stimolare la crescita e/o l’attività di uno o di un numero limitato di batteri benefici presenti nell’intestino.

Probiotici

Microrganismi vivi che, se somministrati in quantità adeguate, possono contribuire alla salute dell’ospite.

La capacità del sistema immunitario di eliminare virus, batteri e altri agenti patogeni, definita “resistenza immunitaria”, dipende da un adeguato apporto di energia sotto forma di glucosio, amminoacidi e acidi grassi. Un adeguato apporto di amminoacidi è richiesto per la produzione di proteine come immunoglobuline e citochine. Oltre a un adeguato apporto di macronutrienti, i micronutrienti svolgono un ruolo chiave nella sintesi di nucleotidi e acidi nucleici e nelle difese antiossidanti che limitano il danno tissutale. Altri micronutrienti possono influenzare direttamente le funzioni delle cellule immunitarie regolando l’espressione genica (per es., la vitamina D). Altri supplementi come i prebiotici e i probiotici possono influenzare indirettamente l’immunità modificando il microbiota intestinale. Esiste quindi un legame bidirezionale tra nutrizione/nutraceutica, immunità e infezione. Da un lato, la malnutrizione ha un’influenza negativa sull’immunità e sulla resistenza alle infezioni. Dall’altro, l’aumento riportato del fabbisogno energetico durante l’infezione coincide paradossalmente con la riduzione dell’appetito (anoressia) e il malassorbimento dei nutrienti. Negli ultimi 25 anni circa, gli immunologi dell’esercizio fisico hanno ricercato attivamente i supplementi nutrizionali in grado di migliorare la resistenza immunitaria negli atleti (Tabella 7.1).

■ 7.2.1

Vitamina C

La vitamina C (acido ascorbico) è un antiossidante idrosolubile, efficace come scavenger di specie reattive dell’ossigeno (ROS) nei fluidi sia intracellulari sia extracellulari. La vitamina C si trova in alta concentrazione nei leucociti, ma il livello diminuisce significativamente durante un comune raffreddore quando aumenta lo stress ossidativo. Pertanto, esiste una base scientifica che supporta l’integrazione di vitamina C per migliorare la tolleranza immunitaria mitigando l’eccessivo danno tissutale durante l’infezione. Una metanalisi (598 atleti inclusi maratoneti, sciatori e soldati) di studi d’intervento ha evidenziato che dosi giornaliere di vitamina C superiori a 200 mg hanno effetti profilattici e terapeutici per il comune raffreddore, riducendo l’incidenza di URTI del 52%. Simili risultati sono stati ottenuti da Peters e colleghi,

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CAPITOLO

8 Malnutrizione da carenze

8.1 Generalità

Per malnutrizione si intende l’adozione di una dieta non equilibrata. Lo squilibrio può essere “in difetto” e comportare una carenza, oppure “in eccesso” e dare origine a un surplus di calorie e/o nutrienti. Ulteriormente, lo sbilanciamento può riguardare l’introito calorico in generale e, quindi, comportare un difetto o un eccesso di assunzione di calorie oppure può essere limitato all’assunzione di un macro o micronutriente specifico.

Perché oggi ci troviamo ancora a parlare di malnutrizione dopo anni di svariate politiche alimentari nazionali e internazionali e di divulgazione scientifica a tema? Cosa significa essere malnutriti ai nostri giorni?

Attualmente, assistiamo a una sorta di dicotomia, ossia abbiamo Paesi in cui ancora persistono situazioni gravemente carenziali che compromettono la crescita dei bambini e la sopravvivenza degli adulti, e Paesi, cosiddetti industrializzati, in cui verifichiamo il diffondersi di problemi di sovrappeso e obesità anche nei più piccoli.

Malnutrizione non significa, però, necessariamente mangiare poco o troppo, cioè la buona nutrizione non può ridursi a un mero problema di quantità. Anche una dieta qualitativamente errata può causare la carenza di nutrienti con gravi conseguenze. Basti pensare alla deficienza di vitamina A che può comportare cecità e morte.

Per alcuni soggetti non è possibile seguire una dieta varia. Altri soggetti, tuttavia, scelgono deliberatamente di escludere l’apporto di certe tipologie di alimenti e si espongono al pericolo di carenze. È bene precisare che anche lo stato di obesità, indotto da un introito eccessivo di calorie, non mette al riparo da carenze nutrizionali, per esempio di vitamine o oligominerali.

Il depauperamento dei terreni agricoli, l’abitudine di raffinare, conservare o cuocere a lungo le preparazioni, causano un impoverimento generale di molti alimenti che possono mantenere inalterato il valore calorico ma perdono vitamine e sali minerali.

Lo stile di vita può incidere notevolmente. È il caso della vitamina D, che assumiamo con la dieta e che produciamo attraverso l’esposizione al sole. Il soggiornare a lungo in ambienti chiusi, per necessità o volontà, ha reso la popolazione più dipendente dalla dieta per l’apporto di questa vitamina. Altre volte, sono intolleranze alimentari o malattie croniche, la cui incidenza è in aumento, come nel caso della celiachia, che vanno a compromettere l’assorbimento di vitamine e oligominerali. In molti casi ci si accorge di essere celiaci perché si sviluppa un’anemia ferro-carenziale.

8.2 La malnutrizione acuta

La malnutrizione acuta è uno stato derivante da introito insufficiente di calorie o proteine. Può essere primaria o secondaria. Nel primo caso, la deficienza nutrizionale

Epatopatia

Malattia del fegato.

Bradicardia

Rallentamento del battito cardiaco.

Ascite

Accumulo di liquido all’interno del cavo peritoneale, lo spazio presente tra le membrane che rivestono tutto l’addome.

deriva da un inadeguato apporto di nutrienti per povertà, cause politiche, socioeconomiche e ambientali. Ulteriormente, le condizioni igieniche non adeguate e la disponibilità di acqua non controllata favoriscono l’insorgenza di una condizione che è definita enteropatia ambientale, che causa una sindrome di malassorbimento di nutrienti a livello intestinale e affligge i bambini dei Paesi più poveri.

La malnutrizione acuta secondaria è conseguente a patologie di solito croniche come l’insufficienza renale, le epatopatie, il cancro, le patologie neuromuscolari.

Nei bambini, la malnutrizione acuta provoca numerosi effetti, quali il ritardo nello sviluppo, la perdita di massa grassa e muscolare, il rallentamento del metabolismo basale. Diversi sono gli organi che vengono a soffrire di questa condizione: in primis calano le difese immunitarie con aumento della suscettibilità alle infezioni. A livello gastroenterico, si verificano l’atrofia dei villi intestinali con ridotto assorbimento e l’atrofia pancreatica che determina difficoltà a digerire e assorbire i lipidi. A livello cardiovascolare, compaiono bradicardia, ipotensione e aritmie. Oltre a questo, la malnutrizione acuta induce alterazioni a livello cerebrale e nello sviluppo cognitivo. Tali effetti diventano irreversibili dopo i 3–4 anni.

A livello clinico, la sindrome più diffusa di malnutrizione acuta è il marasma, che è causato da un deficit energetico perpetrato per mesi o anni. I bambini affetti da marasma sono molto magri, emaciati a causa della perdita del grasso sottocutaneo e della massa muscolare e apatici, anche se spesso piangono in modo inconsolabile. Il kwashiorkor è causato da un’alimentazione a scarso contenuto proteico, ma di solito adeguata dal punto di vista calorico. I bambini affetti di solito sono alimentati con granoturco e riso e vengono tipicamente chiamati “sugar babies” in quanto assumono molti carboidrati, ma poche proteine. La caratteristica del kwashiorkor è la comparsa di edemi dovuti ai bassi livelli di albumina nel sangue e all’ormone antidiuretico. Si pensi agli addomi ingrossati dall’ascite dei bambini malnutriti. La malnutrizione sta diventando un problema a incidenza crescente anche nella popolazione anziana sopra i 65 anni, soprattutto residente nelle case di riposo. La forma di malnutrizione più diffusa è proteica/calorica. Negli anziani questo stato causa un aumento delle infezioni, perdita di massa e forza muscolare (sarcopenia), fragilità, depressione e rischio di morte aumentato. Diversi studi stanno indagando l’opportunità di innalzare l’introito proteico medio fino a 1,6 g/kg di peso corporeo al giorno, associando attività motoria. Attualmente l’introito di proteine raccomandato per la popolazione anziana sana è 1–1,2 g/kg, 1,2–1,5 g/kg per le persone affette da malattie croniche o acute, fino a 2 g/kg quando è evidente uno stato di malnutrizione. Oltre il 35% delle persone residenti nelle case di riposo introduce un apporto proteico ben al di sotto di questi valori. Diversi fattori concorrono a questo, fra cui la diminuzione dell’appetito, la presenza di demenza, problemi di masticazione o digestione e la disfagia.

8.3 Malnutrizione e atleti

Perché parlare di malnutrizione in riferimento agli atleti? La buona alimentazione è uno dei tre fattori condizionanti la performance, insieme alla predisposizione genetica e all’allenamento. Nutrirsi bene per l’atleta significa anche mantenersi in buona salute, soprattutto per i più giovani significa poter crescere bene e prevenire alcuni tipi di infortuni o patologie. Soprattutto gli atleti di élite conoscono molti di questi aspetti e possiedono diverse informazioni riguardo a cosa e quanto dovrebbero mangiare. Purtroppo, a volte, le informazioni ricevute non sono attendibili o in accordo con le linee guida approvate dalla comunità scientifica; ci si affida al passaparola oppure, negli ultimi anni, a internet. La diffusione di una cultura alimentare, possibilmente specifica per la disciplina sportiva, dovrebbe essere sostenuta a tutti i livelli. A volte si collaudano pratiche alimentari come l’utilizzo indiscriminato di integratori o la restrizione calorica deliberata perché si pensa o viene detto che queste pratiche possano migliorare la prestazione.

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12 Invecchiamento e stili di vita

Non voglio raggiungere l’immortalità con il mio lavoro. Voglio arrivarci non morendo. Woody Allen

12.1 Teoria evolutiva dell’invecchiamento

Il processo di invecchiamento è determinato da un graduale declino delle funzionalità dell’organismo e può essere riconosciuto sia dal punto di vista delle prestazioni fisiche sia da quello della funzionalità di sistemi e organi (Figura 12.1). Nonostante esso faccia parte della nostra quotidianità, da un punto di vista biologico rimane tuttora avvolto dal mistero.

In altre parole, anche se siamo assolutamente in grado di distinguere una persona anziana da una giovane, e con buona approssimazione magari anche indovinarne l’età, la scienza dell’invecchiamento è ancora lontana dall’aver chiarito i meccanismi cellulari di questo processo. I ricercatori, per esempio, nonostante abbiano valide teorie sulle quali lavorare, non sono in grado di spiegare l’estrema differenza nella longevità delle specie viventi.

Se si osserva la Figura 12.2 , nella quale viene riportata la longevità massima di diverse specie, si nota che essa varia estremamente tra la specie meno longeve e quelle più longeve; questo è sorprendente soprattutto da un punto di vista biochimico. Infatti, i costituenti base degli organismi viventi sono sempre gli stessi, principalmente

Figura 12.1 Il processo di invecchiamento è rappresentato da un progressivo declino delle capacità funzionali dell’organismo. Può essere osservato A) sia dai dati delle prestazioni sportive, B) sia dai dati della funzionalità degli organi e sistemi dell’organismo.

CAPITOLO
Velocità (m/min) 20 Età (anni) 40 60 80 100 450 400 350 300 250 200 150 100 50
ossea
Uomini Donne Massa
20 40 60 80 100
Età (anni) Uomini Donne
A) B)

Figura 12.2 Il grafico rappresenta le longevità massime (in anni) di diverse specie animali. Fonte: Database AnAge.

amminoacidi per le proteine, nucleotidi per gli acidi nucleici, acidi grassi e glicerolo (nei lipidi) e carboidrati (glucosio libero, glicogeno, glicoproteine e glicolipidi). Questo suggerisce che probabilmente nel corso dell’evoluzione gli organismi longevi hanno acquisito particolari capacità per mantenere in ordine le strutture cellulari ed extracellulari e soprattutto adeguatamente intatta l’informazione genetica necessaria a dirigere i processi vitali: metabolismo, crescita cellulare, segnalazione ecc. La teoria evolutiva dell’invecchiamento (spiegata efficacemente dall’esperto di biologia comparata Steven Austad nel libro Perché invecchiamo) ci dice che alla base delle grandi differenze di longevità tra le specie c’è la genetica. Se l’essere umano ha un limite di longevità massima a 122,5 anni è perché questo limite è il risultato del processo evolutivo, che non ha selezionato nella nostra specie geni codificanti meccanismi di riparo dei costituenti cellulari ancora più efficienti, come per esempio deve essere avvenuto per la balena della Groenlandia o per la vongola artica.

12.2 Ricerca anti-aging

Figura 12.3 Il record di longevità della nostra specie. Jeanne Calment era una donna francese che visse per 122 anni e 164 giorni ed è attualmente l’essere umano più anziano documentato. Fonte: Arne Hendriks, CC BY 2.0, via Flickr.

La ricerca di base sta trovando conferme della validità della teoria evolutiva dell’invecchiamento. È stato osservato, per esempio, che le specie longeve hanno una maggiore quantità di proteine capaci di riconoscere il danno al DNA e segnalarne la presenza ai meccanismi di riparo rispetto alle specie poco longeve (Lorenzini et al., 2009).

L’esistenza di un limite “geneticamente imposto” sulla longevità massima dall’evoluzione rende quindi i fattori ambientali ininfluenti sulla velocità del processo di invecchiamento? Tutt’altro! La teoria evolutiva dell’invecchiamento ci dà solamente la consapevolezza dell’esistenza di limitazioni fisiologiche alla longevità della nostra specie. Lo slogan della ricerca sull’invecchiamento è “più vita agli anni e non più anni alla vita”. I ricercatori, infatti, sono ben consapevoli di questo limite fisiologico e la ricerca anti-invecchiamento è quella che ha come obiettivo quello di assicurare alla maggior parte della popolazione la possibilità di trascorrere una vecchiaia attiva al di fuori di strutture assistenziali, piuttosto che tentare semplicemente di vivere più a lungo. D’altronde non ci capita spesso d’imbatterci in centenari e il record attuale di 122,5 anni per la nostra specie non è facile da superare (Figura 12.3 ). La ricerca fa tesoro della conoscenza di questo limite fisiologico per indicare alla

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Pappagallo grigio Essere umano Eterocefalo glabro Toporagno (Blarina brevicauda) Squalo della Groenlandia Vongola artica Balena della Groenlandia
507 392 211 177 122,5 49,7 31 2,2
Tartaruga delle Galápagos

13 Nutrizione per l’attività fisica adattata

13.1 Introduzione

Il termine attività fisica adattata (AFA) si riferisce a programmi di esercizio personalizzati – prescritti dal medico e svolti sotto la guida del chinesiologo – elaborati per soddisfare le esigenze specifiche di individui con diverse abilità e condizioni di salute. Essa svolge un ruolo cruciale nel migliorare il benessere fisico, mentale ed emotivo delle persone con disabilità o malattie croniche stabilizzate. Tra i benefici dell’AFA vi sono: miglioramento della salute cardiovascolare; maggiore forza muscolare, flessibilità, coordinazione ed equilibrio; minore difficoltà nello svolgere le attività della vita quotidiana; miglioramento del tono dell’umore e riduzione dello stress; promozione dell’interazione sociale e dell’inclusione. L’AFA non rappresenta un’attività riabilitativa vera e propria, bensì un esercizio fisico adattato alla propria condizione per ottimizzare i benefici alla salute e ridurne i rischi.

L’integrazione tra AFA e corretta alimentazione non solo è un mezzo per gestire le condizioni di salute, ma anche una strategia proattiva per ottimizzare la qualità della vita complessiva. Questo vale sia in ambito preventivo sia terapeutico. Se, da una parte, una dieta equilibrata contribuisce a mantenere un peso sano e a prevenire le malattie croniche, dall’altra, persone con condizioni di malattia specifiche o limitazioni fisiche possono richiedere piani dietetici su misura. Una corretta idratazione, un apporto equilibrato di macronutrienti e un’eventuale integrazione di micronutrienti permettono di massimizzare l’efficacia dell’AFA sulla salute. A sua volta, l’AFA migliora la capacità dell’organismo di utilizzare efficacemente i nutrienti.

La terapia nutrizionale integrata con l’AFA richiede la stretta collaborazione tra chinesiologi e operatori dell’area sanitaria (medici, dietisti e biologi specializzati in Scienze dell’alimentazione) e si accompagna a verifiche periodiche in merito all’efficacia e sicurezza delle stesse.

In questo capitolo verranno trattati gli aspetti nutrizionali inerenti ad alcune delle principali condizioni patologiche che sono oggetto d’intervento con l’AFA.

13.2 Malattia di Parkinson

La malattia di Parkinson (MdP) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dalla progressiva perdita di neuroni che producono il neurotrasmettitore dopamina e che nel tempo porta all’insorgenza di sintomi motori e non motori.

I sintomi motori sono rappresentati da rigidità muscolare che si manifesta con resistenza ai movimenti passivi, tremore a riposo, bradicinesia – che provoca difficoltà a iniziare e terminare i movimenti, fino a sfociare in una vera e propria acinesia (“ freezing ”) – fino e instabilità posturale (perdita di equilibrio). Questi sintomi si presentano in modo asimmetrico (un lato del corpo è più interessato dell’altro).

Bradicinesia

Rallentamento dei movimenti volontari.

CAPITOLO

Disturbo cognitivo

Disturbo a carico delle funzioni superiori del cervello come la memoria, l’attenzione, il linguaggio, le funzioni esecutive, la capacità di pianificare e coordinare i movimenti del corpo per eseguire una specifica attività motoria.

Altri sintomi motori sono rappresentati da disturbi del cammino, postura curva, problemi di deglutizione e di fonazione.

I sintomi non motori sono rappresentati da disturbi del sistema nervoso vegetativo (stipsi, disturbi urogenitali, alterazione dei valori di pressione arteriosa e della sudorazione), disturbi dell’olfatto, del sonno, dell’umore e cognitivi, percezione di fatica e dolori (muscolo-tensivi, crampiformi, parestesie).

Sebbene gli interventi medico-farmacologici siano essenziali nella gestione del Parkinson, la ricerca emergente sottolinea l’importanza sia dell’attività fisica sia della nutrizione nell’integrare i trattamenti medici per influenzare la progressione della malattia e migliorare la qualità di vita del paziente.

L’obiettivo dell’AFA nella MdP è quello di ritardare la disabilità, prevenire le complicanze e migliorare la qualità della vita. Il trattamento della patologia viene svolto con esercizi fisici strutturati per frequenza, intensità, tempo e tipologia. Essi comprendono: allenamento cardiorespiratorio, di resistenza, per la mobilità articolare (in particolare esercizi di flessibilità e propriocettivi) ed esercizi neuromotori per equilibrio e riduzione del rischio di caduta.

■ 13.2.1 Nutrizione e MdP: aspetti generali

In generale, garantire una dieta adeguatamente bilanciata è fondamentale per la salute generale e può aiutare ad affrontare le carenze nutrizionali comunemente associate alla MdP. Una dieta ricca di frutta, verdura, cereali integrali, proteine magre e grassi sani fornisce nutrienti essenziali che supportano la funzione immunitaria, la salute delle ossa e il benessere generale. Gli antiossidanti, inclusi la vitamina E e il coenzima Q10, contrastano lo stress ossidativo, un fattore chiave nella progressione del Parkinson.

Discinesia

Movimento involontario che disturba l’esecuzione dei movimenti volontari.

L’apporto energetico nella MdP è tuttavia difficile da stimare, in quanto fortemente influenzato dai sintomi motori. Nei pazienti nei quali prevalgono i sintomi bradicinetici, il dispendio energetico da attività fisica è fortemente ridotto e questo si può associare a un rischio aumentato di sovrappeso e obesità. Nei pazienti nei quali prevalgono le discinesie, il dispendio energetico può essere molto elevato e accompagnarsi a calo ponderale involontario e a un aumentato rischio di malnutrizione. Si ritiene che l’infiammazione cronica di basso grado contribuisca alla progressione delle malattie neurodegenerative, compresa la MdP. Una dieta ricca di acidi grassi omega-3 (presenti nei pesci grassi, nei semi di lino e nelle noci), antiossidanti (presenti nella frutta e nella verdura) e cereali integrali, può aiutare a ridurre questa componente infiammatoria. Inoltre, ricerche emergenti suggeriscono una connessione tra la salute dell’intestino e manifestazione della MdP. È stato ipotizzato che una dieta che promuove un microbiota intestinale sano – mediante il consumo di alimenti ricchi di fibre e probiotici presenti negli alimenti fermentati, come yogurt e kefir – possa ridurre l’espressione dei sintomi della patologia.

■ 13.2.2 Terapia medica nutrizionale nella MdP

La terapia medica nutrizionale (dietoterapia) personalizzata può svolgere un ruolo cruciale nella gestione della MdP negli ambiti di seguito elencati. Lo svolgimento di follow up regolari con il dietista può garantire che le strategie dietetiche vengano adeguate man mano che la malattia progredisce e man mano che cambiano le esigenze nutrizionali.

Ottimizzazione dell’efficacia dei farmaci

Alcuni farmaci per il Parkinson, come la levodopa, possono essere influenzati dall’assunzione di proteine. La levodopa – assunta a orari regolari – previene gli episodi di bradicinesia/acinesia, tuttavia il suo assorbimento può essere influenzato dalla presenza di alimenti proteici e in particolare quelli ricchi di alcuni amminoacidi che

PARTE C / Alimentazione per la salute ISBN 978-88-08-53090-5 200

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Realizzazione editoriale: Epitesto, Milano

Indice analitico: Epitesto, Milano

Disegni: Giuseppe Maserati

Prima edizione: giugno 2024

Ristampa: prima tiratura

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Alimentazione per lo sport e il benessere 2

Nutrizione applicata per lo sport e la salute

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Organizzato in due volumi, Alimentazione per lo sport e il benessere è un testo pensato soprattutto per chi studia Scienze Motorie, un corso la cui caratteristica principale è la multidisciplinarietà. Vi si affrontano infatti discipline tra loro molto diverse – anatomia, fisiologia, diritto, psicologia, sociologia, pedagogia, oltre a svariate discipline motorie e sportive –, indispensabili per la figura professionale che il corso intende formare, per ognuna delle quali è difficile, tuttavia, poter avere buone basi di conoscenza su cui costruire.

Quest’opera aiuta a comprendere le basi nutrizionali del funzionamento del corpo umano e le modificazioni funzionali indotte dall’attività motoria, anche con riferimento alle condizioni ambientali nelle quali si svolge, evitando però di addentrarsi troppo nelle problematiche tipiche del settore biomedico. Mentre il primo volume, Principi di nutrizione, descrive gli aspetti fondamentali della nutrizione, il secondo, Nutrizione applicata per lo sport e la salute, approfondisce le conoscenze in due direzioni: le migliori strategie nutrizionali da adottare, a seconda della tipologia di sport praticato, per chi chiede al proprio corpo la massima efficienza; e il ruolo della nutrizione nella gestione dell’attività fisica in particolari condizioni di salute o di età.

Conclude il volume un’appendice che presenta gli aspetti dello stress ossidativo e dell’attività antiossidante, le principali diete e le piattaforme digitali più affidabili per il miglioramento della dieta e dello stile di vita.

Antonio Di Giulio è professore di Biochimica presso l’Università degli Studi dell’Aquila.

Antonello Lorenzini è professore di Biochimica presso l’Alma Mater Studiorum Università di Bologna.

Marco Malaguti è professore di Biochimica presso l’Alma Mater Studiorum Università di Bologna.

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