LIBERI DI PENSARE Sette luoghi comuni da sfatare

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E’ pur vero che molti “sottogruppi” sono necessari alla vita comunitaria, ma allora dovremmo avere sempre molto chiaro che ogni volta che ne nasce uno si dovrebbe contestualmente prevedere la sua dissoluzione volontaria, quindi riconoscerne la temporaneità. Se è vero che non possiamo abolire all’improvviso Stato, Chiesa ecc. possiamo però affermare la volontà di non essere asserviti ad essi e pretendere che siano essi ad essere al servizio dell’individuo singolo da un lato, e dell’umanità intera dall’altro. E infine il cerchio si chiude e torniamo ancora alla libertà ed alla sua pratica, alla responsabilità dell’individuo, argomento ormai trattato, direi, in “tutte le salse”, per affermare e riaffermare quotidianamente la preminenza della nostra coscienza individuale su qualunque legge, dogma, ragion di stato e quant’altro si propone di farci agire contro di essa. Si potrà ancora obiettare che anche senza “sottogruppi” resta pur sempre la possibilità di una guerra di tutti contro tutti, di ogni individuo contro l’altro. E’ vero, ma solo in teoria, perché una volta giunti ad un tale livello generalizzato di coscienza, il concetto stesso di guerra sarà certamente relegato a retaggio del passato, come ad esempio oggi lo è quello di schiavitù, o come tende sempre più ad esserlo quello di pena di morte, magari trasformato in gioia di vita. In conclusione, esistono oggi nel mondo miriadi di “sottogruppi” più o meno piccoli che ricercano e sperimentano strade di cooperazione in vari ambiti della vita, e anch’essi dovranno dissolversi e divenire un unico grande gruppo man mano che questi valori diventeranno patrimonio condiviso. Ci sono state e ci sono persone che hanno pagato col carcere, quando non con la vita, il rifiuto di indossare la divisa militare, per affermare la preminenza della propria scelta di coscienza, della propria eresia (eretikos = colui che sceglie). Tutti piccoli grandi passi per costruire un mondo sempre più umano.

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