RENDE NEL SEICENTO

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Lunetto Vercillo

RENDE NEL SEICENTO SVILUPPO DELLA MUNICIPALITA’ DEMOGRAFIA E CONTRASTI CON IL POTERE FEUDALE

a cura di

Giuseppe GIRALDI e Valdo VERCILLO 1998


PROF. LUNETTO VERCILLO Tra le tante persone che hanno dato lustro alla Città di RENDE nel XX secolo, spicca e risalta la figura del prof. Lunetto Vercillo - nato a Rende il 27/04/1914 e ivi deceduto in data 20/03/1999 - uomo di cultura impegnato nella vita sociale della sua comunità ed educatore attento e rigoroso, protagonista della formazione primaria di tante generazioni di alunni per i quali è stato un Maestro di vita e di sapere, un rendese per il quale l’impegno civile andava necessariamente coniugato con l’impegno politico, ma anche con lo studio della storia. La sua era vera passione per lo studio delle origini, delle radici culturali e antropologiche degli attuali abitanti di Rende, ai quali, con la stesura di questo libro, voleva ricordare l’impermanenza umana. Il Prof. Lunetto Vercillo ha prodotto tante pubblicazioni nei vari campi in cui si è cimentato, tutte ispirate alla sua vocazione di ricercatore storico-linguista impegnato nella salvaguardia e valorizzazione delle nostre radici etniche e culturali con il sempre palesato impegno di voler sottrarre all’oblio del tempo tante figure di rendesi che nel passato, sia remoto che più recente, hanno vissuto, lavorato, studiato, sofferto, gioito e amato i nostri stessi luoghi, vecchie pietre sulle quali ogni rendese, da tempo immemore, ha camminato. La vita: • Il Prof. Lunetto Vercillo nacque a Rende il 27/04/1914 ed ivi morì in data 23/03/1999 - storico, scrittore, saggista, etruscologo, è considerato da molti il padre degli “storici pandosianisti”. • Insegnante elementare di indiscussa fama, invalido di guerra, si diplomò presso l’Istituto Magistrale “Lucrezia della Valle” di Cosenza dove conseguì l’abilitazione nell’anno scolastico 1937-1938. • Nel 1942 conseguì, inoltre, il Diploma della Scuola Sindacale dell’Università di Urbino e nel 1951 il Diploma del Corso Magistrale di Ruralità rilasciato dell’Istituto Tecnico Agrario di Cosenza. • Prestò servizio scolastico in qualità di insegnante nelle Scuole Elementari di Cosenza, Tarsia e Rende fino al 1971, anno in cui si collocò in congedo. • Ricoprì cariche civili, Consigliere Comunale di Rende - dal 1970 al 1980 - e membro di varie commissioni comunali nonchè di altre pubbliche istituzioni. • Svolse un’intensa attività storico-letteraria che lo indusse a redigere numerose pubblicazioni di altissimo valore storico e culturale che a tutt’oggi sono custodite in numerosi archivi d’Italia e che, durante la sua attività di ricerca, divennero di fatto la sua seconda abitazione.

Ebbe numerosi riconoscimenti tra i quali: ü ü ü ü ü

Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana; Laurea Honoris Causa dell’Università di Kensington (USA); Cavalierato Sovr. Ordine di San Giovanni in Gerusalemme Cavaliere di Malta OSJ-USA; Premio della Cultura attribuito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri il 20/12/1983; Componente della Deputazione di Storia Patria per la Calabria.

Alla sua morte i suoi Compagni scrissero di Lui:

“La grande tradizione dei Comunisti Rendesi, da sempre a tutela dei valori umani più alti, già testimone ed oggi erede del Suo impegno morale, speso nel combattere per il superiore diritto degli indifesi contro l’ottusa arroganza del potere di ieri, di oggi e di sempre, nel partecipare la scomparsa di LUNETTO VERCILLO rivolge l’estremo saluto al Compagno, strenuo combattente di giuste lotte sociali. Rende, 22 marzo 1999 ”


Giuseppe Giraldi è nato a Rende (CS) il 3 marzo 1952 - Giovanissimo è stato assunto dall’Università della Calabria,

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dove ha lavorato, dal 1973 al 2009, in qualità di Responsabile di Settori: Ricerca, Coordinamento Rapporti Comunitari e SEGRETERIE STUDENTI; - Laureato in SCIENZE ECONOMICHE E SOCIALI è stato eletto, da studente, Componente del Consiglio di Amministrazione dell’ UNICAL e nel biennio 1999-2001 è stato eletto nel Senato Accademico dell’ Università della Calabria; 1985-1990 Componente della Commissione Edilizia del Comune di Rende; 1994-1995 Componente della Commissione Urbanistica del Comune di Rende; 1995-1997 Assessore del Comune di Rende; 2000-2005 Dirigente di Struttura Speciale presso il Consiglio Regionale della Calabria; 2005 Vice Presidente del CIES (Centro di Ingegneria Economica e Sociale); 2006-2011 Assessore del Comune di Rende; 2014-2015 Consulente parlamentare presso il Senato della Repubblica Italiana.

Valdo Vercillo è nato a Rende (CS) il 1° GEN 1943

Sin dal 16.09.1964 ha lavorato presso il Comune di Rende, dove ha svolto le funzioni di Dirigente Responsabile dei Settori: Amministrazione Generale, Organizzazione e Gestione delle Risorse Umane, Servizio Statistica, Pubblica Istruzione, Manutenzione Ordinaria Edifici Scolastici, Musei, Biblioteche e Cultura. - Revisore contabile presso numerosi Enti Pubblici con abilitazione all’assistenza tecnica dinanzi alle Commissioni

Tributarie; - Cancelliere dell’Ufficio di Conciliazione di Rende; - Docente di Orientamento al Lavoro e Gestione del Personale presso vari Istituti scolastici; - Editore della rivista TEMPO RENDESE con sede in Rende presso il MUSEO DEL PRESENTE; - Ha curato la pubblicazione delle seguenti opere:

.DUE MANOSCRITTI AUTOGRAFI ED UNA OPERA A STAMPA DELLA STORIA DI RENDE di Lunetto Vercillo (1997); .RENDE NELLA SUA CRONISTORIA di P. Fedele Fonte ed. 2002; .EPITOME DELLA PRIMA EDIZIONE INTEGRALE DEL 1982- OMERO - di Lunetto Vercillo (1997);

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Cavaliere e Commendatore dell’ ORDINE AL MERITO DELLA REPUBBLICA ITALIANA.


Questo libro, nel quale vengono raccontate le vicende riferibili ai riscontri di vita reale dedotti dai documenti esaminati e concernenti la municipalità rendese del XVII secolo, fornisce uno spaccato dei rapporti economici, sociali e politici all’interno di una comunità tipica di un ambito territoriale minimo, residuo feudale del Regno di Napoli. L’Italia del Seicento era un coacervo di stati e staterelli, che, in massima parte, subivano direttamente o indirettamente, l’influsso delle super potenze dell’epoca.

La parte del leone la faceva la

Spagna che controllava direttamente, oltre al Regno di Napoli, anche la Sardegna e il Ducato di Milano. Nell’esercizio del potere, all’interno di questi stati, gli Asburgo di Spagna si servivano di Vicerè o Governatori mandati direttamente da Madrid, i quali amministravano con decisione e non consentendo minimamente intromissioni locali, nonostante fossero salvaguardate le apparenze; infatti, era consentita l’esistenza, puramente formale, di organismi locali quali il Parlamento di Napoli o il Senato di Milano. In questa stessa logica era consentito il riscatto delle municipalità dal feudatario. In virtù di tale istituto, alcune comunità riuscirono, brevemente,

ad affrancarsi dal giogo feudale e tra queste

l’Università di Rende che elesse il suo primo Sindaco libero il 22 febbraio 1795. Le popolazioni poterono elevarsi sul piano democratico e della dignità umana con la conseguente fioritura di molteplici attività agricole, industriali e commerciali, delle quali si narra in questo libro che esce postumo, perché l’autore non ha fatto in tempo a curarne la pubblicazione avendone terminato la stesura solo qualche mese prima di morire.


LUNETTO VERCILLO

RENDE NEL SEICENTO SVILUPPO DELLA MUNICIPALITA’ DEMOGRAFIA E CONTRASTI CON IL POTERE FEUDALE

a cura di

Giuseppe GIRALDI e Valdo VERCILLO 1998


PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA -------------------

Finito di stampare nell’aprile 2017 Presso la Tipolitografia F.lli Benvenuto srl - 87100 Cosenza - Italia

© 2017 Copyright by Valdo Vercillo Piazza Dante Alighieri, 1 – 87036 RENDE


PRESENTAZIONE DI

ANTONELLO SAVAGLIO (STORICO)


PRESENTAZIONE Il Seicento, il secolo delle catastrofi naturali e dell’esacerbante fiscalismo del governo viceregnale spagnolo che portò al collasso la società meridionale facendo smarrire alla Calabria gli elementi di prestigio conquistati negli anni precedenti, è uno dei periodi meno indagati dalla storiografia1. La lacuna è stata messa in risalto da vari ricercatori2, i quali hanno individuato le ragioni del disinteresse verso quest’epoca nella decadenza del modo di vivere della gente, che ritorno a muoversi in una terra oscurata «dal camino del sole», come la descrisse l’umanista Antonio Sebastiano Minturno al cancelliere imperiale Miguel Mai il 7 giugno 15383. Tuttavia, contributi molto interessanti sul Seicento calabrese sono stati prodotti da Giuseppe Caridi, Mirella Mafrici, Maria Gabriella Cruciani, Gustavo Valente, Augusto Placanica e Maria Sirago, i cui scritti hanno toccato l’economia, l’attività politica e amministrativa, la feudalità, la religione, gli interventi finanziari, la demografia e gli aspetti militari4.

G. GALASSO, La Calabria spagnola, Rubbettino, Soveria Mannelli 2012, pp. 21, 22. Francesco Benigno estende il giudizio all’intero panorama storiografico italiano specificando che la «cosiddetta crisi del Seicento […] appare oggigiorno come un tema usurato, irrimediabilmente datato», cfr. F. BENIGNO, Ripensare la crisi del Seicento, , in “Storica”, A. V (1996), n. 2, pp. 7-52. Un resoconto sugli studi dedicati al Seicento si leggono in G. GIARRIZZO, Il Seicento, in “La storiografia italiana degli ultimi vent’anni. II. Età moderna”, a cura di Luigi De Rosa, Laterza, Bari 1989, pp. 63-84; D. SELLA, Italy in the seventeenth Century, London and New York, Longman. 1997 (ed. italiana) L’Italia del Seicento, Laterza, Bari 2000, pp. 99-108. 3 Nella corrispondenza, spedita da Filocastro, è scritto testualmente: « Poi che tornai qui in Calabria, in luoghi deserti et abbandonati, e del tutto lontani dal camino del sole, qual via potea tenere da scriverle e tanto più mal’agevolmente m’era, ritrovandosi il Duca in Sicilia», cfr. J. BELLSOLELL MARTÍNEZ, Miguel Mai y Antonio Sebastiano Minturno en la corte de Carlos V, in «Studia Aurea», 4, 2010, p. 166. 4 M. MAFRICI, Calabria Ulteriore(1266-1860), in “Storia del Mezzogiorno”, diretta da G. Galasso e R. Romeo, Vol. VII, Le province, Edizioni del Sole, Roma 1989, pp. 95-237; M. G. CRUCIANI, Calabria Citeriore. Dagli Angioini al Decennio francese, in “Storia del Mezzogiorno…, cit.”, pp. 239301; G. VALENTE, Storia della Calabria moderna, Frama Sud, Chiaravalle Centrale 1980; A. PLACANICA, Uomini, strutture, economia in Calabria nei secoli XVI-XVIII, Chiaravalle Centrale 1974; G. CARIDI, La Calabria dai Normanni ai Savoia, Falzea, Reggio Calabria 2005, pp. 63-72; IDEM, Popoli e terre di Calabria nel Mezzogiorno moderno, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001, pp. 125-220; IDEM, La Calabria nei documenti storici. Da metà Trecento a metà Seicento, Falzea, Reggio Calabria 1999, pp. 119-126; IDEM, La Calabria al tempo di Mattia Preti, in “Mattia Preti. Il Cavalier Calabrese”, Electa, Napoli 1999, pp. 55-57; M. SIRAGO, La Calabria nel Seicento, in “Storia della Calabria moderna e contemporanea. Il lungo periodo”, a cura di Augusto Placanica, Gangemi, Roma 1992, pp. 211-299. 1

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In questo filone di studio, oggi si inserisce l’ultima ricerca di Lunetto Vercillo dedicata a Rende nel XVII secolo5. Un volume che, con metodo scientifico, arricchisce ulteriormente il patrimonio delle conoscenze sulla storia locale6 scardinando le frontiere del tempo senza pretendere, però, di esaurire l’argomento. Grazie alla comparazione di documenti di natura diversa, l’Autore fa risorgere nella carta tutte le famiglie che abitarono la città in quei cento anni e, sull’esempio di Benedetto Croce, le mette a confronto perché la persona è concepibile solo nel complesso degli altri uomini, «solo in quanto ha di fronte altri individui, e il processo del reale è effettivo in quanto gli individui sono in relazione»7. In questo palcoscenico del passato, troppo spesso attraversato dal sangue e dal dolore a causa del terremoto 1638, dalla rivolta di Masaniello, dalla peste del 1656 e dalla successiva carestia, dalle lotte intestine tra le famiglie egemoni per l’occupazione degli spazi di potere all’interno dell’amministrazione municipale e negli uffici feudali, Lunetto Vercillo pone nobili, amministratori e religiosi, despoti e tiranni, senza dimenticare gli umili e tutti coloro che vissero ai margini della vita sociale diventando “ombre del mistero”. Per dare carnalità e nome a ognuno, egli utilizza i censimenti fiscali di antico regime i cui dati sono integrati8, e alcune volte corretti, con le notizie tratte dalle fonti notarili ed ecclesiastiche coeve. In particolare, I primi risultati della ricerca furono presentati, in maniera sintetica, nel libro L. VERCILLO, Due manoscritti autografi e un’opera a stampa della storia di Rende di Pompeo Madalone, Giuseppe Pastore e Giuseppe Vercillo, Edizioni Orizzonti Meridionali, Cosenza 1997. 6 G. VERCILLO, Origine e progressi del culto di Santa Maria di Costantinopoli, Napoli 1834; F. FONTE, Rende nella sua cronistoria, Frama Sud, Chiaravalle Centrale 1976; G. GIRALDI, Rende: usanze, tradizioni, costumi. Documenti etnografici di vita tradizionali, Rende 2002; IDEM, Le chiese di Rende. Itinerario di arte, memoria, spiritualità, Gnisci, Paola 2002; R. CIACCIO, Splendori di un tempo. Frammenti di vita tradizionale a Rende, Amministrazione Comunale di Rende, Rende 1990; A. MICELI DI SERRADILEO, Francesco Sforza nell’assedio di Rende nel 1422, in «Archivio Storico per la Calabria e la Lucania», A. LXVI (1999), pp. 87-92; F. SALERNO, Un capolavoro di arte Barocca: la chiesa di S. Michele Arcangelo a Rende detta del Ritiro, in «Calabria Sconosciuta», n. 94 (2002), pp. 74, 75; IDEM, Rende, in «Atlante del Barocco in Italia: la Calabria», a cura di Rosa Maria Cagliostro, De Luca Editori, Roma 2002, pp. 647-649; IDEM, La Chiesa di San Michele Arcangelo detta del Ritiro, in «Calabria Letteraria», nn. 4-6 (2006); IDEM, Rende e il culto di Santa Maria di Costantinopoli, Confraternita Maria SS. Di Costantinopoli, Rende 2012; F. SAVAGLIO, Il testamento di Ferdinando Alarcon: castellano di Napoli e Brindisi, fondatore della chiesa di S. Giacomo degli Spagnoli e Marchese della Valle Siciliana e di Rende (1540), in «Historica», A. LII (1999), n. 1, pp 3041; IDEM, Il Colore e l’Altare. Cristoforo Santanna; la vita, la famiglia, la committenza (1734-1805), Bakos, Castrovillari 2002. 7 B. CROCE, Filosofia della pratica. Economia ed etica, Laterza, Bari 1915, p. 323. 8 Sull’importanza dei documenti demografici per la ricerca storica si veda: G. CARIDI, Popoli e terre di Calabria nel Mezzogiorno moderno, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001. 5


attraverso l’esame del Libro dei fuochi del 16709, il ricercatore rendese desumere le cause del forte regresso demografico avvenuto in quegli anni e conosce elementi fondamentali sulle attività economiche, il paesaggio e i contratti agrari (a“Mezzadria) i quali, osserva Giuseppe Caridi, sono indicativi «del grado di disponibilità della manodopera rurale»10. Dagli atti notarili, poi, l’autore coglie momenti significativi della vita quotidiana, la religiosità delle famiglie, i difficili rapporti con gli abitanti di Cosenza e il programma feudale, che vacillò nel 1647-1648 quando i rivoltosi assediarono il marchese Ferdinando Paolo Alarcon y Mendozza per aver negato i capitoli dell’università e fece chiudere nelle prigioni del castello i richiedenti con la minaccia di «volerli decapitare». Un episodio, quest’ultimo, che trasmetteva il peso del potere signorile nel controllo del territorio e che si mantenne, nonostante le opposizioni di alcuni ceppi della nobiltà locale, abbastanza forte fino all’eversione della feudalità (2 agosto 1806) nella sua componente economica e giurisdizionale. Il libro presente anche una ricca appendice documentaria il cui arco cronologico è abbastanza ampio e copre gli anni compresi tra il 1494 e il 1792. Nell’avviarci alla conclusione di questo scritto non posso fare a meno di ricordare la mia amicizia con Lunetto Vercillo. Ero ancora adolescente quando, interessandomi della storia di Castrolibero, mi sono avvicinato a lui con il rispetto dell’allievo verso il maestro. Immediatamente ho percepito la sua grandezza, il bisogno quotidiano di scoprire i percorsi della memoria e della vita, l’agilità di muoversi negli archivi e negli altri santuari del passato, la dimestichezza con la grafia e con le parole dialettali e d’altri tempi, l’umiltà, la simpatia e la capacità di ascolto, che usava molto più di quanto dichiarava di fare. Per oltre un decennio mi sono cibato di tanta cultura venendo sollecitato a continuare nella ricerca storica e alla stesura di altre opere: l’unica opportunità che abbiamo in vita – mi ripeteva spesso – per sconfiggere le negatività e i limiti del tempo. Oggi, a distanza di quasi un ventennio dalla scomparsa, riflettere sul contenuto di questo libro (dato alle stampe e curato dal figlio Valdo e da Giuseppe Giraldi, quest’ultimo particolarmente legato all’autore da affetto e stima), è stato Potrebbe trattarsi di una copia del censimento, l’ultimo del governo spagnolo nel regno di Napoli, avvenuto nel 1669. Nel documento, Rende fu tassata per 437 fuochi (intorno a 1.970 persone) e il dato è molto vicino a quello riportato dal manoscritto utilizzato dal Vercillo dove i nuclei famigliari tassabili sono 471. 10 G. CARIDI, Popoli e terre di Calabria cit., p. 12. 9


per me motivo di emozione e di orgoglio. Nella lettura ho riascoltato la sua voce e sono ritornato a calpestare i sentieri della campagna maranese quando insieme, tra il 1980 e il 1990, cercavamo le tracce della mitica città di Pandosia immaginando la disfatta di Alessandro il Molosso e altre esperienze passate calandoci, così, in quella che Giovanni Starace chiama la «pratica clinica» dello storico, ossia la capacità di sopperire con la fantasia a quei vuoti che il tempo e le circostanze hanno cancellato11. Quelle giornate, spesso, si concludevano nelle stanze della Biblioteca Vercillo dove le nostre riflessioni erano confortate dall’affetto di una famiglia sempre presente, attenta e premurosa, che riservava ai nostri dialoghi il rispetto che si usa verso i classici. Nella biblioteca, un ambiente dotato di sacralità propria, il Maestro mi presentava rarissime edizioni di libri sulla Calabria, l’araldica e il regno di Napoli, saggi sulla lingua etrusca e il risultato del suo lungo lavoro negli archivi meridionali per ricostruire la genealogia delle famiglie rendesi. In quei momenti, ancora giovane e non laureato, ho cominciato ad apprendere il metodo storico (successivamente perfezionato con Gustavo Valente, Guido Vannini e Giuseppe Caridi) e un aspetto morale della ricerca che deve ambire sempre alla verità. A quella verità che si incontra anche nelle pagine di questo libro e che fu alla base dell’agire umano di Lunetto Vercillo la cui attività storiografica è ancora un punto di riferimento per tutti coloro che si accostano al passato di Rende e del circondario. Antonello Savaglio Castrolibero, 14 aprile 2017

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G. STARACE, Le storie, la storia. Psicoanalisi e mutamento, Marsilio, Venezia 1989, p. 5.


RENDE NEL SEICENTO SVILUPPO DELLA MUNICIPALITA’ DEMOGRAFIA E CONTRASTI CON IL POTERE FEUDALE


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INTRODUZIONE Il secolo del quale il Prof. Vercillo ci racconta le vicende, con riferimento ai riscontri di vita reale deducibili dai documenti esaminati e concernenti la municipalità rendese del XVII secolo, ci fornisce uno spaccato dei rapporti economici, sociali e politici all’interno di una comunità tipica di un ambito territoriale minimo, residuo feudale del Regno di Napoli. Compito della presente vuole essere solo quello di aiutare i non addetti ai lavori a comprendere in quale contesto si svolgono i fatti illustrati dall’Autore. L’Italia del Seicento era un coacervo di stati e staterelli che in massima parte subivano direttamente o indirettamente l’influsso delle super potenze dell’epoca. La parte del leone la faceva la Spagna che controllava direttamente oltre al Regno di Napoli, la Sardegna ed il Ducato di Milano. Nell’esercizio del potere all’interno di questi stati, gli Asburgo di Spagna si servivano di Vicerè o Governatori mandati direttamente da Madrid, i quali amministravano con decisione e non consentendo minimamente intromissioni locali, nonostante fossero salvaguardate le apparenze; infatti, era consentita l’esistenza, puramente formale, di organismi locali quali il Parlamento di Napoli o il Senato di Milano.

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Si trattava di un’organizzazione del potere estremamente centralistica, ove i funzionari degli Stati decentrati erano di formazione castigliana ed eseguivano direttamente gli ordini del Re, non tralasciando di occuparsi di alcuna questione che potesse portare introiti nelle casse del Regno. Un ulteriore elemento per il controllo politico del territorio e del sistema sociale era dato dalla concessione di feudi ai nobili spagnoli che si fossero particolarmente distinti in occasione delle numerose guerre che nel XVI - XVII secolo sono state combattute in tutta Europa; per tutte, si ricorda la Guerra dei Trent’anni, sviluppatasi in un ambiente infestato da conflitti religiosi e dinastici. Nel Regno di Napoli il fenomeno dell’attribuzione di feudi era particolarmente diffuso e generava una situazione di micro poteri assoluti che, in piccolo, simulavano il modello centrale. Lo sfruttamento delle popolazioni era la prevalente attività economica dei feudatari, i quali, per poter condurre vita di gozzoviglie nella capitale, subappaltavano ai ceti emergenti l’amministrazione fiscale e giudiziaria dei feudi. Questi ceti emergenti (prevalentemente avvocati e notai) in virtù dell’esercizio delle funzioni loro delegate dai feudatari, riuscirono a costituire consistenti risorse economiche delle quali si avvalsero per comprare ed acquisire possedimenti, benefici, cariche, monti familiari e soprattutto per finanziare attività varie a tassi d’interesse piuttosto elevati.

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Pertanto, in una società così gerarchizzata ed in cui il blasone rappresentava il punto d’arrivo per le ambizioni delle famiglie borghesi economicamente più facoltose, era inevitabile che prendesse piede un florido mercato dei titoli nobiliari, sia perché fruttava introiti all’erario e sia perché nelle intenzione della classe spagnola dominante c’era la volontà di controbilanciare in qualche modo la vecchia nobiltà, per mitigarme la crescente prepotenza e arroganza. Questa impostazione, nel tempo, si rivelò disastrosa, perché i nuovi nobili anziché emulare la borghesia operosa dell’Europa del nord, non fecero altro che scimmiottare la vecchia nobiltà, soprattutto nelle caratteristiche più negative: prepotenza, arroganza e indolenza. Sono queste le antiche anomalie che hanno determinato il decadimento del Vicereame e che, ancora oggi, permangono nella mentalità meridionale, prevalentemente ancora poco incline all’iniziativa economica, individuale o collettiva che sia, mentre è ancora presente, seppure in misura minoritaria, l’ambizione per il “posto” non come aspirazione al lavoro, ma come puro sostentamento assistito. Fortunatamente, grazie all’attivazione, in tale fase storica, dell’istituto del riscatto delle municipalità dal feudatario, questi fenomeni di degenerazione del tessuto sociale, in alcune e, purtroppo, poche circostanze, non ebbero gli effetti devastanti che assunsero in quasi tutto il Vicereame.

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In virtù di tale istituto e sull’onda della Rivoluzione di Napoli, che aveva infiammato anche le popolazioni della Calabria, dove molti paesi proclamarono la Repubblica, alcune comunità riuscirono, per brevi periodi, ad affrancarsi dal giogo feudale e tra queste, l’Università di Rende che elesse il suo primo Sindaco libero il 22 febbraio 1795. La conseguenza fu il fiorire di molteplici attività agricole, industriali e commerciali che consentirono alle popolazioni interessate di elevarsi sul piano democratico e della dignità umana. Giuseppe Giraldi

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Valdo Vercillo


Parte I

CAPI FAMIGLIA E CAPACITA' CONTRIBUTIVA NELLA TASSA UNIVERSALE DI RENDE DEL 1670 - 80

LA NASCITA E L'AFFERMARSI DELLA MUNICIPALITA' RENDESE NEI CONFRONTI DEL POTERE POLITICO AMMINISTRATIVO FEUDALE

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LA TASSA UNIVERSALE Il "Libro del 1670" è stato scritto a mano su un "libro di carta bianca" come quelli per i quali nel 1682 "Il libro dei conti marchesali (p.48)" dice che furono spesi docati 3.3 -. Si tratta di carta a mano con filigrana a fasce verticali e con a centro un ippogrifo in un cerchio. Esso inizia con la pagina di frontespizio segnata "1670" cui seguono le registrazioni delle singole partite tassate e contribuenti. Dopo l'ultima partita vi sono due NOTE: una è detta "NOTA dei residui dell'anno 1675 e 1676", e l'altra è la " NOTA di quanto si spende dall'Erario nell'anno 1680", comprendente questa anche la lista delle entrate per il medesimo Erario, provenienti dalle molina, mastrodattia, fitto del Castello e del Palazzo e dell'Orto della Cutura, nonché da grano e da miglio. Indi segue in tre pagine la "NOTA di quello che si spende alla frabica del Castello dal giorno che mi ordinò il signor marchese che dovessi fare nota". Infine è posto l'INDICE generale di tutte le partite contribuenti. Fanno parte integrale del LIBRO nove fogli e foglietti volanti di cui si dirà in ultimo. IL LIBRO DELLA TASSA UNIVERSALE risulta perciò esser composto di cinque parti essenziali, che sono: la TASSA o elenco dei contribuenti, i RESIDUI del 1675 e 1676, la NOTA delle spese per l'Erario dell'anno 1680, la NOTA delle spese per il Castello sostenute nell'anno 1680, e l'INDICE.

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Se messo a raffronto col Libro del CATASTUOLO-ONCIARIO del 1792, attualmente conservato presso la Segreteria del Comune di Rende, si conosce che al Libro della Tassa del 1670 o 1680, mancano alcune rubriche, quelle cioè che riguardano le Chiese, i Monti familiari, gli Ecclesiastici, i Contribuenti residenti a Marano e dei residenti a S. Fili. La sua funzione era quella di mettere a disposizione dell'Esattore dei Fiscali l'elenco dei contribuenti con nome ed entità monetaria da corrispondere. Esso, aggiornato ogni quattro anni mediante APPELLO UNIVERSALE, costituiva un importante strumento finanziario, che doveva trovarsi nell'Ufficio dell'Erario e della persona incaricata dell'esazione, cioè a disposizione dell'Esattore dell'Università. Esso risale agli anni 1670/1680, a 22-32 anni dopo la restaurazione del potere spagnuolo del Marchese e risoluzione per prammatica ed Indulto e per convenzione delle controversie esistenti tra i cittadini, che mai furono vinti, e il potere politico marchesale, che fu soddisfatto dei danni materiali subiti al Castello nei propri beni. A pagina 9 di tale TASSA, e propriamente alla partita del Hs Colantonio di Procida, è inserita una annotazione in cui si dice che quella tassazione vale per l'anno 1670: "c.s. per l'anno presente 1670; nel quale anno è fatto l'appello universale". A questa notizia segue un elenco di altri cespiti, che però non sono accompagnati dal rispettivo valore. Per meglio comprendere la tecnica delle registrazioni vecchie e nuove si trascrive qui l'intera partita: 10


"Hs Carlo Antonio Procida: oglio a timpa di arilli coppi cinque

0.1.0.0.

castagne tumula sei

1.0.0.0

pampino alli barbattieri soprani e sottani e altri frutti affidati a Francesco Nardi tumula sei

1.0.0.0

c.s. per l'anno presente 1670 nel quale è fatto appello universale et parte pampino S.38 fichi tla tre musto S. una pergolina S. due oglio copii dui cannoie n. una casa e potega alla piazza"

Da questa nota appare chiara tutta la situazione amministrativa dell'intero reperto finanziario. Esso è stato compilato nel 1680, copiando il contenuto della TASSA di quattro anni prima, del quale vengono ripresi i residui. Essendosi proceduto in quell'anno 1680 all' "appello universale", come è detto per l'anno 1670, al riscontro e revisione delle singole partite emersero delle differenze ed omissioni, che vennero aggiunte in coda alla partita, ma senza segnarne il controvalore. Ciò appare evidente nella citata e trascritta partita del Procida. Altre partitre modificate sono le seguenti: Cl. con. Francesco Rovito:

oglio coppi sei

Marcello De Leon:

casa locata al paramuro

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Cl. con. Jacinto Vercillo:

castagne a S. Giovanni tumula dieci castagne a Visciglino tum. 27 castagne comuni con fratelli e censo dovuto a Federico Madalone

Francesco Scaglione:

la possessione della conicella non si pone atteso il censo di Francesco Maria che assorbe il reddito

Ottavio Pittò:

castagne

Giuseppe Paternosto:

per la possessione della Linza

Giuseppe Monaco:

per il censo di Francesco Carino la parte sua

Cl. con. Giuseppe Mannarino:

musto salme otto

Giuseppe Cucumo:

la possessione delli Calomeni non si pone atteso il censo dovuto a Diego Greco. La possessione di Arcavacata non si pone atteso il censo dovuto a Diego Belmonte

Gio. Dom. Fontana:

pampino alla conicella

Pietro Benincasa:

la possessione di Sta Croce su Vennerello non si pone per il censo

Domenico Capizzana (nuova partita) :

per la persona sua castagne pampino casa locata

In conclusione si deve dire che per la lettura della TASSA del 1670 - meglio 1680 - così com'essa appare redatta e con essa le NOTE del Bonanno, si conoscono le seguenti verità: 1 - la TASSA, benché intestata "1670", è stata composta nell'anno 1680, riscontrata in ogni partita la TASSA del 1670.

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2 - rettificate alcune partite con aggiungervi i nuovi cespiti, alla TASSA così composta è stato unito l'elenco dei RESIDUI del 1675 e 1676; 3 - indi si aggiunge la NOTA per l'ERARIO che annota le spese e le entrate di tale Ufficio per l'anno 1680; 4 - si unì anche la NOTA delle spese per il restauro del Castello, che occupano i mesi di giugno-luglio 1680, dopo di che il Castello è dato in fitto a Tommaso Santanna per docati undici; 5 - si unì al tutto infine il REPERTORIO o INDICE; 6 - mancano le rubriche relative a Chiese, Monti, Ecclesiastici e Feudali non soggetti allora a subire accatastamenti per privilegi o altre ragioni. Questo sistema d'imposizione e riscossione delle imposte universali, accertate per fuochi e dovute all'Università della Terra di Rende, risulta che sia stato tenuto in vigore, con revisione quadriennale, fino alla composizione ed entrata in vigore del CATASTO-ONCIARIO del 1743, che venne fatto in base a REVELE o dichiarazioni presentate, discusse e sottoscritte da ciascun cittadino, non più considerato fuoco, in osservanza di Ordini Reali. Posteriormente, dal Catasto-Onciario del 1743 veniva estratto il CATASTUOLO-ONCIARIO su cui veniva formata la TASSA UNIVERSALE. Così fa sapere nel 1790 il Not. Gio. Antonio Monaco,

13


Cancelliere e Archivista in quell'anno dell'Università suddetta (v.p. 123). Perciò non del 1670, bensì si deve parlare di TASSA del 1680. L'anno amministrativo aveva inizio col 1° settembre. La NOTA per l'erario è la seguente: "NOTA di quanto si spende dall'Erario nell'anno 1680. In ps (1) la p/a (2) di settembre per uno mezzo rotolo di lardo per un bove ammalato

0.0.8 -

il predetto 7bre consegnato al Giomentaro medicine per una staccha morsicata dal lupo

0.1 -

alli 5 di 7bre a G. Peppe Vartenna Bigniero del Palazzo carlini sei per chiantime

0.3 -

alli 13 7bre consegnato al Giumentaro grani quindici per oglio di pino

0.0.15 -

alli 15 dato a un mannise per annettare il Castello nella venuta di D. Salvadore

0.0.4

alli 15 del d° per sale per salare il coiro

0.0.12

alli 16 di 7bre per huomini ad annettare l'acquaro

==

at 17 et 18 per manganare il cannavo

==

alli 14 insino 1... per spese fatte a D. Salvadore Chiappetta quando venne a Rende come appare per la lista

==

/entrate/ Per la molina tumula cento e dicessette incantati in Pubici incanti da Pietro Di Blasi

tum. 117

Per la Mastrodattia consignata a Peppe Madalone per docati cento vinti

120 - -

Per il Castello dato a Tomaso Santanna pred docati undici

11 - -

(1) In primis (2) La prima Per la carne del jencho ammalato

14

1.1.2


Per la carne del bove fatto nella boccieria

4.0. -

Per l'affitto a Beppe Bartella

==

Per la parte nostra dell'Orto di detta possessione apprezzata

2.2.10

Per la parte nostra dell'Orto della Cotura come fu dell'ortolano apprezzata Trunzo dalla parte nostra

14. - -

Tumula quarantasette di miglio grosso della Cotura

==

Miglio minuto tumula

== "

La NOTA delle spese per il restauro del Castello è la seguente: "NOTA di quello che si spende alla frabica del Castello da quel giorno che mi ordinò il Sig.re Ecc/mo, che dovessi farne nota: a 21 Giugno tre huomini che incominciorno a minare la calce Giuseppe D'Angelo Domenico Capizzano alias Zaccharello et Carlo Antonio Bruno. a 23 d° per altri tre huomini cioè li detti a 25 d° altri tre li detti a 26 d° altri tre li detti a 27 d° altri tre li medesimi a 28 d°

NOTA di mastri frabicatori, et manipoli che fatigano al Castello a 11 due mastri manipoli sette alli 11 Luglio

2.0.2

a 12 Luglio mastri tre manipoli otto

2.2.10

a 14 d° mastri ... manipoli ...

===

NOTA di tutto quello che si spende alla frabica del Castello da quel giorno mi ordina il Signor Marchese Ecc/mo che ne dovessi farne nota giorno per giorno. a p° Giugno per tre huomini che incominciorno a minare la calce Giuseppe D'Angelo alias Intillo

0.1 -

15


Domenico Capizzano alias Zaccarello

0.1 -

Carlo Antonio Bruno

0.1 -

a 22 Domenica a 23 Li detti tre huomini

0.3 -

a 24 Marti di S. Gioanne a 25 Li detti tre huomini

0.3 -

a 26 Li detti tre huomini

0.3 -

a 27 Li detti tre huomini

0.3 -

a 29 S. Pietro e Paolo a 30 Li detti tre huomini

0.3 -

a p° Luglio Li detti tre huomini

0.3 -

a 2 d°

0.3 -

Li detti tre huomini

a 3 Luglio NOTA delli uomini che fatigano al Castello tanto di frabicatori quanto di manipoli a 11 Luglio due mastri manipoli sette

2.0. -

a 12 d°

2.2.10

tre mastri manipoli otto

a 13 Domenica a 14 d°

mastri quattro manipoli dieci

3.0.10.%

a 15 d°

mastri quattro manipoli nove

3.0.0 -

a 16 d°

mastri quattro manipoli dieci

3.1. -

a 17 d°

mastri quattro manipoli dieci

3.1. -

a 18 d°

mastri quattro manipoli dieci

3.1. -

a 19 d°

mastri quattro manipoli undici

3.2. -

a 21 d°

mastri tre manipoli nove

2.3.10

a 22 d°

mastri tre manipoli dieci

2.4.10

a 23 d°

maestri quattro manipoli dudici

3.3. -

a 24 d°

maestri quattro manipoli dudici

3.3. -

a 28 d°

maestri quattro manipoli undici

3.2. -

a 29 d°

maestri quattro manipoli dudici

3.3. -

a 30 d°

maestri quattro manipoli dudici

3.3. -

16


a 31 d°

maestri due manipoli cinque

1.3. - "

Del numero dei manipoli che lavoravano al restauro del Castello venivano compilati dei biglietti, dei quali si sono conservati quelli che riguardano i giorni 19 e 24 luglio. Essi si trovano allegati al Libro con il n° di pagina 126 e 127. Ma una spesa speciale, pari a docati undici, è erogata dall'Erario a favore di Tommaso Santanna per il Castello. Il sistema di imposizione e tassa usato prima del CatastoOnciario, meglio appare descritto, se si mettono a confronto i due reperti finanziari e catastali del 1680 e del 1792. Presso la Segreteria del Comune di Rende è conservato un documento onciario del 1792, di cui ottenni legale riproduzione fotostatica nel 1972. Alla partita di S.E. Padrona, ossia della Marchese della Valle Mendoza (pag. 202) si precisa quivi che le registrazioni sono dell'anno 1792. Il Libro, che manca di frontespizio e di pagine terminali, che avrebbero dovuto contenere le firme degli Amministratori pro tempore che lo formarono, registra i nomi dei contribuenti e per ciacuno aggiunge i beni posseduti (terreni, case, animali, attività) con a fianco registrato il valore d'ogni cespite in once. Esempio: "S.E.P/na (come da comunicazione fatta dalla Regia Camera in data 5 maggio 1792) vidilicet: Ciperto

on.

6-

Rocchi non incluso il feudale

"

1290.07

Piano di Marini

"

250. -

Trajomonte

"

647. -

17


.... animali secondo la nota del 1792 "

....

"

Il documento, cioè, è un CATASTUOLO-ONCIARIO, che registra i cittadini con i relativi patrimoni valutati in once. Su di esso veniva formata la TASSA in termini monetari. L'altro reperto cartaceo del 1680 invece registra i cittadini con i relativi cespiti o entità contributive espresse in moneta: docati, carlini, grani e cavalli. Esempio: Gio: Batt: Carino U.J.D. rende al Clero Dj 18.0.0

per la persona sua

==

pampino sacchi 35 alla Chiusa

0.5.1.5

oglio coppi 20

0.4.0.0

fico tumula 10

0.5.0.0

musto salme 6

0.1.1.0

canneti 6

0.1.1.0

pergolina salma

0.1.1.0

pampino alli Curti sacchi 130

3.1.2.10

ghiande tumula

0.4.0.0

trappeto

0.3.0.0

terre alla Cavalina, alli Calomeni, a Cocchiano ...

...

Casa locata a ...

...

Castagne a Sto Janne, Ringo, Amella Gauiuso ...

...

bovini, giumento, mula, vacche 5

...

_________ Totale

Dj 12.2.1 __________

18


Tra le due date del 1680 e 1792 intervenne l'istituzione del CATASTO-ONCIARIO del 1743, quello che il Notar Monaco, cancelliere dell'Università, chiamò IL LIBRONE. Di esso si dirà in altra pubblicazione ad hoc. Per il momento basta sapere che esso, annullando il sistema di tassazione per fuochi, usato precedentemente, istituì il nuovo sistema della valutazione onciaria. Chiaro esempio di tassazione in uso precedentemente al 1743, è dato dal Libro del 1680. Esso è un Libro che dà nozioni catastali dei patrimoni espressi per prodotti e attività personali unitamente alla quantità monetaria da pagare. Esso, cioè è un Libro della TASSA che si deve corrispondere all'Università. Chiaro esempio di tassazione post-catasto-onciario è il Libro del 1792, che dà l’entità patrimoniale d'ogni singolo cittadino espressa in once (antica moneta di conto); ch'era valore invariabile. Questo elenco di contribuenti era tratto dal Catasto-Onciario del 1743, tenuto conto della variazione di possesso accertabili ogni quattro anni, e su di esso l'Università formava, come si è accennato, LA TASSA UNIVERSALE, di cui non si ha fin qui alcun esempio formale. Il documento del 1680 può essere chiamato giustamente TASSA UNIVERSALE da consegnare per la riscossione all'esattore che ne avesse vinto l'incanto.

19


Il documento del 1792, invece, può chiamarsi CATASTUOLOONCIARIO, sul quale veniva composta la TASSA UNIVERSALE espressa in moneta, da consegnare alla persona incaricata alla riscossione. Ma la relativa TASSA UNIVERSALE a tale data non si rinviene unita al CATASTUOLO-ONCIARIO. Questo sistema di estrazione del Catastuolo-Onciario e della Tassa monetaria su di questo, restò in uso fino alla formazione del NUOVO CATASTO PARTICELLARE DETTO CATASTO NAPOLEONICO. In questo lavoro si dirà solo del Libro-Tassa-Universale del 1680, mentre del Catastuolo-Onciario del 1743 si dirà in separata sede.

*** NOTE del Bonanno. L'intero manoscritto finanziario del 1670 (o meglio del 1680) è stato coperto di note per mano di Franc. M. Bonanno a decorrere dal 1711 fino al 1718, essend'egli morto il 12.2.1719. Ciò dimostra e significa che il LIBRO, esistente fin dal 1670 nel Castello, si trovava nel secondo decennio del '700 in possesso del Bonanno, che appare esser persona benestante, ma senza alcun rapporto impiegatizio con la Corte o con l'Università. Egli amministra la propria azienda familiare, possiede una giovane domestica a servizio annuale, dà a balia i due figli, riscuote i censi per i capitali dati, e ricevuti, dai 20


suoceri, dà a domare i due genchi e a guardare i propri porci, dà sementi per la semina e attrezzi agricoli, come genchi, aratro e casa di abitazione al bigniero e bovaro, col quale fa i conti annualmente, spesso restando creditore. Tuttavia pare esercitare altre piccole attività economicocommerciale-finanziarie, come si dirà in appresso. Per trovarsi in possesso del LIBRO DELLA TASSA UNIVERSALE, il Bonanno doveva abitare nel Castello, da poco restaurato, dov'erano impiantati l'archivio baronale e quello comunale d'eccezionale valore storico, che per l'incuria dei posteri andarono perduti, e di cui restano. rari cimeli, il Libro della Tassa 1670 e il Catastuolo Onciario del 1792. Altri libri onciari sono reperibili presso l’Archivio comunale. Dopo le date del 18 marzo e 2 aprile 1719, altre successive annotazioni non vi sono. Queste ultime sono dovute certamente alla mano di qualche componente della famiglia Carino, originaria della vedova Carino-Bonanno, in seno alla quale erano persone note per vasta cultura e per le attività religiose. Di essi, la persona che curò l'eredità del Bonanno si sottoscrive " F.(1) Fran/us finis coronat opus", dopo di che aggiunse due note: una intitolata "NOTA delle discipline di Cosenza consegnate a diversi", e l'altra "NOTA delle discipline della Comune consegnate a diversi", che fa precedere dalla seguente quartina di versi endecasillabili a significazione di rigorosa religiosità e devozione: (1) = frater

"Venite su Pastori ad adorar quel Dio che in questa notte in vil presepe è nato 21


E' nato il Rè del cielo umile e pio delli Angeli del Ciel Verbo Incarnato"

(p.120t)

Il Bonanno delle Note non era l'Erario né era il Ricevitore dei fiscali, ma solo appare esser un cittadino benestante, che nel Castello già restaurato abita dal 1711 al 1719, perché il maniero, dopo i restauri del 1680 fu aggiudicato a Tomaso Santanna per docati undici annui. Fino alla morte il Bonanno continuò ad opporre le proprie note di carattere familiare-agricolo sulle pagine del Libro della Tassa del 1670 in suo possesso. I lavori di restauro del Castello risalgono invece al 1680, al tempo in cui le due cariche politico-amministrative erano tenute dallo Zagarese e dal Di Buono, come si apprende dal "Libro della casa marchesale degli anni 1682-84",

gentilmente offertomi in

fotocopia dal sempre instancabile ricercatore della cose di Rende e del suo paese natio, Antonello Savaglio, lo Schliemann della Pandosìa presso Cosenza. Si esclude che l'amanuense della TASSA DEL 1680 possa essere stato il compilatore delle NOTE DEL 1711 in poi, perché l'autore delle NOTE, che si fa individuare per Franc. M. Bonanno, morto il 12.2.1719 di anni 28, era nato il 6.4.1690, e quindi non poteva esser presente alla formazione del documento finanziario 1670/80. (1) (1) Egli nacque dieci anni dopo quella compilazione da Jacobo Bonanno e Sigismunda Vercillo, Porta di Cosenza. Alla citata pag. 103t dice di aver per moglie Anna Carino e di aver due figli, Camilla Finita nata il 24.2.1710 e Giuseppe Antonio Domenico nato l'8.1.1711.

La forma modesta del periodare delle NOTE esclude sostanzialmente l'ipotesi.

22


Queste

annotazioni

d’ordine

economico-aziendale,

che

illlustrano le operazioni agricole di un'azienda familiare (in specie quella delli Malvitani condotta direttamente dal titolare del fondo e dal bigniero bovaro) e che delineano inoltre le condizioni essenziali del tipo di contratto agricolo noto come "MEZZADRIA" praticato in quel tempo, sono seguite, dopo l'INDICE generale, dalle due già trascritte NOTE di carattere religioso, concernenti la consegna delle discipline con rosette di Cosenza e del Comune. Alla fine di queste due registrazioni di "Discipline" si rinviene la sottoscrizione dell'amanuense annotatore, continuatore dell'opera del Bonanno, con la formula sopra esposta. Le due NOTE sono precedute, come si è detto, dalla quartina di versi endecasillabili anch'essa già trascritta. Ciò prova che il successore del Bonanno era a capo di una congregazione che usava in segno di religiosità le discipline aventi da quattro a nove rosette. Egli e i consoci nell'assemblee iniziavano il rito con la recitazione dei quattro versi che ben possono riferirsi alla congregazione della Santa Annunziata nella Cappella

della

Purificazione nella Parrocchiale. A pag. 109t del manoscritto sono registrate due annotazioni del 18.3.1719 e 2.4.1719, in cui si riconosce che il bovaro bigniero morto il 16.6.1712, fu seppellito "in proprio sepulcro " nella Parrocchiale. Il matrimonio di Fran. M. Bonanno qm Petri et Anna Carino qm Giuseppe 23


fu celebrato l'8.4.1709 (n.497) e la moglie, morta il 16.10.1752 di anni 65, fu seppellita nella Parr/le "in sepulcro majorum". Il bigniero bovaro resta debitore degli eredi del qm Franc. M. Bonanno suoi padroni, essendo il Bonanno morto il 12.2.1719. Ma non si dice chi sono gli eredi. Il deceduto, essendogli premorto il figlio maschio, lasciava una figlia di nome Camilla Finita e la moglie Anna Carino. Della figlia negli archivi di stato civile parrocchiale non v'è traccia. Della Carino, che risulta esser morta il 12.10.1752 di anni 65, si ha invece la possibilità di leggere la sua RIVELA presentata il 4 ottobre 1741 per la formazione del Catasto Onciario di Rende del 1743. In essa, che è a pag 482 del volume REVELE, la signora Anna Carino, vedova del qm Franc. M. Bonanno, dichiara d'esser di anni 59, di aver in casa solamente Maria Pizzino di anni 38, serva, e di abitare in casa dell'eredi del qm Dr. Marco Madalone nel luogo detto “Sotto il Castello” col pagare d'affitto docati otto. Possiede una possessione di tum/te dieci arbustata con torre di dentro in luogo detto Malvitani (conf. Dom. Buglio, Nr Franc. Ant. Conte di Cosenza, via pubblica), di cui percepisce un'annua rendita di docati 13 e grana 55 (13 - 55). Più possiede in luogo detto “l'Imbutillo” altra possessione arbustata vitata (conf. Ant. Stellato di Marano, Mag. Gaetano Lento, Vble Cappella del SSmo di Rende e via pubblica), di cui, tolte le spese, ne percepisce annui ducati 19 e grana 65 (19 - 65). A fronte paga di spese alla Camera Marchesale per censo enfiteutico sopra l'Imbutillo grana 35 (- -- 35) e al Rndo Clero annui grana 20 (- -- 20). La dichiarante firma col segno di croce. 24


Dalle note appare chiaro che le attività economiche disimpegnate dal Bonanno sono di esclusivo carattere familiare-agricolo. Tuttavia pare esercitare qualche attività di piccolo commercio, come risulta dalle note per l'Arcivescovo Brancaccio e per il ferro e acciaro ceduto per acconciare i vomeri degli aratri, nonché prestare la propria opera mestierale per acconciare gli stessi, esercitare qualche piccola attività di commercio e finanziaria, fare piccoli prestiti ad altri e da altri assumerne, come il tutto appare dall'allegato "Riassunto delle note personali apposte da Franc. M. Bonanno nelle pagine della TASSA del 1670". Di certo risulta che egli prendeva moneta da Antonio Vanni, da Cosimo Vergillo, dal Sig. Matteo Vergillo per la seta per il compare Pietro Guccione; s'improntò denari d'Andrea Carino e da Tomaso Micieli; aveva denari del Marchese per la seta tramite il Mannarino; pagò e ricevette denaro per mano di Verardino Vergillo; prese acciaro dal Sig. Giovanne Vergillo; mro Domenico Monaco apprezzò la vommara; AntonioCostabile apprezzò i frutti. Nel 1658 26 giugno presso il Nr Riccio il Francesco M. Bonanno unitamente ad altri cittadini attesta relativamente alla lettura e pubblicazione della numerazione dei fuochi. Ma costui non può esser confuso col Franc. M. Bonanno detentore del Libro della Tassa 1670/80 ed autore delle note personali affisse sullo stesso.

25


PARTITE CHE NON RISULTANO ALL'INDICE Dopo il restauro del 1680, che occupò i mesi di giugno e luglio, il Castello veniva ceduto in fitto per subasta a Tomaso Santanna per ducati undici annui, come fa sapere la "NOTA delle spese dell'Erario" nella TASSA del 1670/80. Col nuovo secolo l'edificio è però occupato in parte da Franc. M. Bonanno e Anna Carino, che si trova ad esser in possesso del Libro della Tassa del 1680. Era allora il Castello sede della Curia Marchesale e degli uffici dell'Università e in parte accoglieva l'appartamento residenziale della Marchesa. Si premette che il detentore del Libro suddetto ed autore delle "NOTE" non compare né al repertorio, né tra le partite contribuenti. Eppure egli era possessore di cespiti imponibili. Ciò dimostra che al tempo della compilazione del Libro, il Bonanno non era presente in Rende, e non lo era perché non ancora nato. Un raffronto tra le partite della TASSA e l'INDICE, oltre che l'aggiunta di singoli cespiti non accompagnati dalle relative valutazioni fiscali, fa vedere che alcune partite non erano comprese nell'INDICE, e che per esser comprese nel testo o corpo della TASSA, ciò significa che si tratta di nuove partitre.

26


Le partite: Hs Cola Antonio di Procida, Hs Cola Giovanne Cassano, Hs Marco Perogino, Hs cl. con. Persano Lento, Hs Marco Pastore, non risultano nell'INDICE. Può ciò esser addebitato ad errore, ma può anche darsi che nella TASSA in atto di revisione siano state incluse nuove partite non riportate all'INDICE. La partita di Cola di Jenzo è nell'Indice ripetuta due volte. Lo stesso è a dirsi della partita del Hs Carlo Pirogino. Tra esse non si rinvengono i Monti familiari e i Luoghi Pii per le ragioni già dette. La partita del soldato Paulo De Melissa è ripetuta due volte (p.56 e 84).

PREFISSI QUALITATIVI DI ALCUNI NOMI 37 famiglie honorabili e 20 clerici coniugati Inoltre molti nomi dei titolari di partite contribuenti sono preceduti da alcune sigle e termini qualificanti, come per esempio: Hs U J D, C, cler. con., Doctor, invalido, eccetera. Essi sono: 27


U.J.D. Gio. Batt. Carino; U.J.D. cl. con. Marco Marigliano; SAD. Antonius Scaglione Hs. (Honorabilis): 1 Gio: Paulo di Aversa; 2 Lucio, Belmonte; 3 Aloysio Cassano; 4 Pietro Goccione; 5 Cesare Greco alias Berrina p. 94; 6 Paulo Fabiano; 7 Gio: Domenico Iantorno; 8 Pietro De Lio; 9 Pietro Montalto; 10 Gio: Domenico Molinaro p. 59; 11 Vincenzo Molezzo; 12 Gio: Domenico Morrone p. 83; 13 Pietro Miceletto;14 Cola Mele; 15 Cesare Morcavallo (è il noto Notaro); 16 Stefano Di Martino; 17 Giuseppe Orifino; 18 Colantonio Di Procida; 19 Carlo Pirogino p.36 v. ; 20 Andre Parola Diana figlio; 21 Giuseppe De Principe Schilato p. 46 v. ; 22 Gio: Battista Piccolino p. 56 v. ; 23 Carlo Presta; 24 Giuseppe Di Rose p. 53 v. ; 25 Gio: Giacomo Ruffolo p. 65; 26 Marco Rangello; 27 Diego Di Rose; 28 Gioanne Savaglia p. 77; 29 Paulo Savaglio p. 85; 30 Vincenzo Scaglione di Ovidio; 31 Natale Saliture; Gio: Thomaso Sannuto alias Capibianco; più i cinque nominativi che non risultano riportati al Repertorio o Indice, cioè 33 Cola Gioanne Cassano; 34 cl. con. Persano Lento; 35 Marco Pirogino; 36 Costantino di Procida; 37 Marco Pastore p. 39 v. . Cl. Con. (Clerico Coniugato): 1 Giuseppe Carino; 2 Andrea Cucumo; 3 Francesco Dattilo;4 Giuseppe Cucumo; 5 Cola Giovanne Iandria; 6 Gioanne Mannarino; 7 Gironamo Monaco; 8 Gio: Domenico Mele di Ferrante; 9 Carlo Mele; 10 Giuseppe Micieli; 11 Hs Persano Lento; 12 Maurizio, 13 Luca e 14 Paulo Policorio; 15 Gio: Domenico Rovito; 16 Andrea Di Rose; 17 Bartulo Di Rose; 18 Francesco Rovito; 19 Francesco Vergillo (p.10); 20 Jacinto Vergillo (p.15). 28


Da aggiungere al sopra specificato elenco di 37 honorabili altri 10 nominativi qualificati tali e descritti a pag. 101t dopo la lettera G. Essi sono: Hs Giuseppe Cucumo, Hs Marco Vanella, Hs Matteo Ferraro, Hs Gio Domenico Iantorno, Hs Antonio Stillato, Hs Diego Blasi, Hs Gio Pietro di Marco, Hs Francesco Spina, Hs Giuseppe di Aversa, Hs Paulo de Martino. Da rilevare che il nominativo di Hs Gio Domenico Iantorno risulta anche nel testo a p. 82 t. Avocato: Giuseppe Poglise Giudice ad contractus: Gio: Battista Conte

*** Nei confronti delle qualifiche di Magnifico, Nobile e Honorabile tra il ‘500 e il ‘600 negli atti notarili della provincia di Cosenza Amedeo Miceli, noto araldista, così si esprime: “Le qualifiche nobiliari negli atti notarili del primo ‘500 non differiscono molto da quanto si praticò poi nel ‘600. Ai nobili feudatari spesso veniva attribuito il titolo di magnifico oppure magnifico domino, mentre ai nobili sprovvisti di feudo veniva dato, sempre nella stessa epoca, il titolo di nobile o nobilis vir. Tali qualifiche testimoniavano che il notaio riconosceva a chi ne veniva decorato, anche lo stato del vivere nobile.

29


Nella prima metà del ‘500, talvolta, al primogenito di un casato, il regio notaio attribuiva la qualità di magnifico, mentre agli ultrageniti dava la qualifica di nobile. I matrimoni nobili, i cui capitoli venivano stipulati sempre davanti ai regi notai, erano la conferma della nobiltà che si rivelava dalle qualifiche. Verso il 1560 la qualifica di nobile cominciò a scomparire, mentre l’attributo di magnifico venne usato con maggior frequenza. I nobili che provenivano da fuori dei confini del Regno, ricevevano dai notai le stesse qualifiche dei nobili che vivevano allora nella provincia di Cosenza. A metà del ‘500 le persone che non appartenevano a famiglie aristocratiche, ma nemmeno al popolo minuto, risultano rivestite negli atti dalla qualifica di honorabile o honorabilis. Tale qualifica, sebbene non abbia avuto largo uso nella provincia di Cosenza, si ritrova regolarmente in diversi documenti del tempo. Era questa una qualifica riservata alla borghesia. Al pari dell’attributo di magnifico, la qualifica di honorabile non sempre fu radicata nella stessa famiglia nel corso di più generazioni. Infatti, poteva accadere che un nucleo familiare privo nel ‘500 di qualsiasi qualifica, nel ‘600 avesse invece quella di honorabile. Anche il passaggio da honorabile nel ‘500, a magnifico nel ‘600 rappresentava una importante evoluzione sociale di una famiglia rispetto al periodo precedente. Era la prova di un raggiunto benessere, socialmente riconosciuto anche dalle autorità del tempo. Le lauree dottorali, ad esempio, permettevano 30


l’esclusione da alcune pene ignominiose e, conseguentemente, davano uno status di onorabilità a quanti ne fossero rivestiti. Questo stato di cose si mantenne quasi inalterato durante il ‘500 ed il ‘600. Nella seconda metà del ‘700, con l’incremento delle arti e del benessere generale dei ceti medi, la qualifica di magnifico cominciò a perdere importanza poiché venne attribuita a persone prive dei requisiti. Tale qualifica, gradualmente, venne sostituita con il Don e Donna. Il Trattamento di honorabile era già scomparso da molto tempo.” (1)

(1) Va aggiunto il fatto che dopo la rivoluzione francese nel Regno e propriamente nel Sec. XIX sparirono le qualificazioni di nobile, magnifico e honorabile, ma le distinzioni sociali vennero indicate con la qualifica di “gentiluomo” e “gentildonna”, oppure con quella di “proprietario”, “possidente”, e ”civile”.

ASSENZA DEI MONTI FAMILIARI Dallo scrutinio delle partite della Tassa appare, come già detto, l'assenza dei Monti Familiari e dei Luoghi Pii, benché siano in molte partite accennati. Del Monte Morcavallo era titolare il cl. Ottavio Morcavallo e del Monte Vercillo doveva esser il Dr. Pietro Vercillo (vedi partita di Gio: Domenico Bonanno che è loro censuario). Ma costoro non compaiono nella TASSA. Non vi compare nemmeno Francesco Zagarese che molti atti finanziari compiva. Di essi certamente esisteva un elenco a parte per il pagamento della Tassa 31


Universale con le condizioni speciali ad essi riservate. Per quanto concerne il Monte di Suor Laura, non pare che i relativi cespiti imponibili siano stati inclusi nella partita dell'amministratore pro tempore, che doveva esser per Istituto il migliore della famiglia. Così anche per il Monte Morcavallo. Comunque sia, i tempi in cui opera il Libro della TASSA in argomento sono quelli postumi all'accordo intervenuto tra i ribelli del 1647/48 e l'autorità marchesale, sono quelli posteriori all'armistizio intervenuto nel 1640 tra i Vercillo e i Mascaro (1), sono posteriori a quelli dell'Istituzione del Monte di Suor Laura del 10.7.1661 (2), tredici anni dopo la rivoluzione masaniellana a Rende. La famiglia di costei era quella del fu Andrea U.J.D. Judex Curiae Bajulorum.

(1) Istrumento di Tregua (Nr. G. G. Conte 14.4.1640 ff. 15-16t). (2) Testamento di Suor Laura Vercillo qm Andrea per Nr G.G. Conte 10.7.1661, vedi in Nr. Ottavio Monaco "Divisione del Monte" 1810.

Di costui non si conosce la data di morte. In conseguenza dell'epilogo avuto dalla rivoluzione del 1648, egli perdette i privilegi fin allora goduti a fianco e nell'ambito della casa Marchesale, trascinando con sé il destino dei discendenti. La famiglia del fu Andrea era composta allora da un sacerdote e quattro suore oltre all'unico figlio non ecclesiastico, Francesco. Fondò essa un Monte Familiare a nome di Suor Laura per tutti i Vercillo con i residui beni, e continuò in Leonardo figlio di Francesco figlio d'Andrea.

32


In posizione politica elevata appare ora trovarsi l'U.J.D. Gio: Battista Carino, che, oltre agli ampi rapporti con la Chiesa locale e alle numerose possessioni di Curti, Sto Stefano, Calomeni, Malvitani, Fiumarello, Coragelli, Nogiano, le montagne e le case locate ecc. , gode del pampino del Vaglio, la qual cosa indica preminenza nel Castello. (3) Certo è che dei Vercillo, dei Mataloni e dei Zagaresi, nessuno compare nel Libro della TASSA del 1680 col prenome di Hs. (honorabile), mentre si elencano in esso con tale qualificazione ben altri 37 nomi più quelli elencati a pagina 101 t. E' questa circostanza una evidente dimostrazione che dopo il 1647-1648 si era formato a Rende un ambiente composto di gente amica e di gente indesiderata nei confronti del potere dominante. Si erano costituiti cioè un partito di sicura fede marchionale e un partito ritenuti di poca fede. Fonti storiche reali e indubitabili ne sono il Libro della TASSA 1680 e il Libro dei Conti Marchesali del 1670. (3) Nel secolo precedente il Vaglio apparteneva al barone Scaglione.

Si consulti anche l’istrumento di comodo del Nr Francesco Scavello di Cosenza relativo all’accordo intervenuto tra il Marchese e l’Università di Rende il 13-4-1690. E' interessante rilevare, e ricordare per la storia dei tempi successivi, che in questo stato di cose trovò origine e radice quello spirito civico o amor di patria, che, prendendo sempre più chiara coscienza dei compiti cittadini, portò ad affrontare e sostenere tante

33


lotte nei tribunali contro l'autorità marchesale fino ad espellerla, tra l'altro, dal diritto di conferma del Sindaco eletto, che la Marchesa vantava di possedere per diritto concesso alla sua Casa da Carlo V.

*** Nel “Libro della Tassa Universale 1670-1680” risultano annotate per ciascuna partita contribuente anche i pesi o passività con la formula: < rende a ….. >.

Si possono così conoscere i rapporti finanziari

intercorrenti tra i cittadini per tutta la popolazione. I creditori per reddito in grano o in censi sono i seguenti: Monte dei Vercilli (fondato da Suor Laura Vercillo fu D. Agostino Apa curato Andrea)

Monte delli Pittò

R.D. Onofrio Pastore

Monte delli Stillati

D. Nicola Belmonte

Monte delli Morcavallo (fondato dal Cl. Ottavio

C.l. Gio Batt. Mannarino

Morcavallo)

Pompeo Zagarese

Eredi di Gio Batt. Mannarino

Li Zagarese

Franc.o Mannarino

D. Tommaso Zagarese

Dianora Leone

Giovanni Zagarese

Fulvia Grimaldi

eredi di Cola Stellato

Nicitu Acone

Altuzzo Mele che ha

Fantina dello Campo

il Monte di Altuzzo

Ciccio Micieli

Pietro Morcavallo

Gius.e Mauro

eredi di Franc.o Mele

I Calomeni

34


Dr. Pietro Vercillo

Paulo Pignataro

Jacobo Vercillo

Ponpeo Pirogino

Cappella di S. Ant.o di Padua

Gius.e Pollise

Cappella della Pietà

Peppe Puglise

Cappella di S. Nicolai

Salvatore Marigliano

Cappella di Altuzzo Mele

eredi di Cesare Guido

Abazia di Ricciullo

Giuseppe di Paula

SS.ma Annunziata

Giuseppe Fattizzo

Seminario di Cosenza

Cola di Bartolo

S.to Domenico

Ant.o Rabieri

I monaci

Paulo Mazza

Lo Reto

Gio Dom. Montilione

La Chiesa

I Sannuti

Il Clero

Cola Parisano

La Corte

Giuseppe Scaglione

L’amministratore della Fabrica

Dr. Marcello Lento

Feudi di Marco Perogino

Paulo Pillicori

FAMIGLIE DI RENDE NELLA TASSA DEL 1670/80 Dalla TASSA del 1680 (ex 1670) appare un altro aspetto interessantissimo che annovera quali erano le famiglie che agivano in Rende nel tempo che è oggetto della trattazione della TASSA e costituivano la struttura sociale. Si conosce cioè il tessuto sociale economico e politico della Città di Rende nel sec. XVI e XVII sec. o meglio circa 350 anni fa. 35


A di ajello: Gio Giuseppe di Tullio; Gioanne; de ajello: Andrea; di Aversa: Carlo; Antonio; Gioseppe; Hs Gio Paulo; Arcuri: Francesco; di Angelo: Caterina; Carlo; Diana vidua di Francesco Antonio di Angelo; Acito: Damiano; Beatrice; Fulvia vidua; Arabia: Tomasi; Arcangelo; Atera: Vincenzo; Ardoino: Giulio; Amodio: Francesco; B Bartuccio: Gio Battista; Gioseppe; di Bartolo: Filippo; Hs Marco; Francesco; Buglio: Francesco; Antonio di Paulo; Bonanno: Gio Domenico; Biscardo: Francesco; Tomasi; Benincasa: Pietro di Gio Thomasi; Pietro di Michelangelo; Jacono; Aurelia; Gioseppe; Broccolo: Antonino; Barone: Francesco; Del Buono: Arcangelo; Domenico; Belmonte: Hs Luccio; 36


Brusco: Pietro; Bruno: Tomasi; Gio Domenico; Gioseppe; Michele; Diego; Di Bascato: Antonio; Di Blasi: Gio Domenico invalido; C Di Ciancio: Pietro Antonio; Crandescia: Antonio; Castiglione: Andrea; Cassano: Hs Cola Gioanne; Cesario: Jo Domenico; Joanne; Cesaria: Isabella; Conte: Gio Battista giudice ad contractus; Gioanne; Francesco; Hs Antonio; Andrea qm Marc'Antonio; Matteo; Jacinto; Cucumo: cl. con. Gioseppe; cl. con. Andrea; Concia: Stanislao; Delle Coche: Joanne; Caldararo: Jacono; Cannataro: Francesco; Gio Domenico; Candolfo: Carlo; Chirico: Antonino; Curto: Diego; Diana; Hs Ippolito; Pietro; Coscarello: Antonio; Gioseppe; Scipione; Coscarella: Pietro; Carino: dopo l'eclissamento del Vercillo, che fu il giudice curiae bajulorum, emerge la figura di Gio Battista Carino U.J.D. , che 37


oltre ai vari possedimenti, ha il possesso del

Vaglio allora

coperto di gelsi; Jacovo; cl. cn. Gioseppe; Antonio; Diego di Gio Domenico; Di Candia: Geoanne; Costabile: Simone; Caputo: Pietro; Vincenzo; Cesaria: Giovanna di Horatio; Cesario: Gio Battista di Gio Domenico; Cavallo: Jacono; Francesco; Chiappetta: Paolo; Lo Celso: Gio Battista; Corchio: Tiberio; Calomenio: Bartolo; Caruso: Andrea; Conello: Giulio; Covello: Giuseppe di Tiberio; Carandescia: Francesco; Crivaro: Diego; Cello: Matteo; Capizzana: Domenico; D Dattilo: cl. con. Francesco; Pietro; Docimo: Pietro Gioanne;

38


EF Fiorentino: Jacono; Fiorentino gagliero: Francesco; Fabiano: Hs Paulo; Lo Fratello: Giuseppe; Formoso: Gioseppe; Fortunato: Gioseppe; Fontana: Gio Domenico; Pietro; Isabella; Di Franco: Clemente; Paulo Antonino; Gio Domenico; Cesare; Ferraro: Gio Domenico; Dello Feudo: Carlo; Aurelio; Fatigato: Francesco; Fattizzo: Gioanne; Francesco; Gioseppe di Matteo; Fullone: Antonio; Domenico di Ottavio; Follone: Mari; G Galasso: Marco; Goccione: Jacintho; Luca; Hs Pietro; Vincenzo; Giraldi: Gioseppe di Francesco; Gioseppe di Gio Domenico; Francesco; Gio Thomasi; De Guido: Vincenzo; Paulo; Antonio; Jacintho; Vicenzo; Gatto: Antonio; Gentile: Gioanne; Gambaro: Domenico; Salvatore; Giorno: Domenico; Giuseppe; 39


Gangale: Francesco; Greco: Antonio; Domenico; Francesco; Greco schatolena: Diego; Greco alias bersica: Hs Cesare; HI Iodaro: Angelo; Iandria: cl. con. Cola Joanne; Lo Jintillo: Gio Thomasi; Iannoccaro: Gioanne; Antonio; Dello Ijzzo: Pietro Francesco; Agostino; Iantorno: Diego; Hs Jo Domenico; Di Ijenzo: Cola; L Lentino: Vincenzo; Pietro; Di Leone: Marcello; Leone: Vittoria ved. di Antonio di Procida Lento: Domenico; Hs cl. con. Persano; Leonetto: Gioseppe; Luise: Pietro; Di Lio Cuccio: Gio Domenico; Di Lio: Antonio; Hs Pietro; Francesco; Gio Domenico di Pietro; Di Luca: Pietro Vicenzo; Agostino; Di Luca di Cinquina: Marco Antonio; Landia: Gioseppe; 40


M Mannarino: cl. con. Gioanne; Francesco; Diego; Mannarina: Gioanne; Morrone: Antonio; Biase; Giulio; Martio; Hs Gio Domenico; Montone: Carlo; uno degli oriundi delle lotte sforzesche di Rende; Matalone: Gio Gerolamo; Pietro Antonio; Federico; Domenico; Francesco M^ Mascaro: Marco; Miijele: Diego; Montemurro: Diego; Monaco: cl. con Gironamo; Diego; Gioseppe; Ottavio; Gioseppe di Gio Antonio; Gilorma; Marigliano: U.J.D. cl. con. Marco; Salomone; Mallimano: Domenico; Mele: Diego; cl. con. Gio Domenico di Ferrante; Gio Battista di Ferrante; Gio Battista; Lenardo; cl. con. Carlo; Hs Cola; Paulo; Michel'Angelo; Mauritio; Mele Perloise: Gio Domenico; Maurizio; La Mella: Gio Thomasi; Mazzullo: Gio Battista; Mazza: Paolo; Di Mazzeo: Lorenzo; Morcavallo: Pietro; Carlo; Gioseppe; Guido; Hs Cesare; Vicenzo; Muccio: Vicenzo; Di Melissa: Paulo; sold. Paulo (duplicato); 41


Micieli: TIberio; Francesco; cl. con. Giuseppe; Pietro; Gilormo; Mauro: Gioseppe; Maurello: Antonio; Maurice: Caterina; Mannia: Gio Battista; Masi: Diego; Melluzzo Diego; Montalto: Hs Pietro: Molinaro: Hs Gio Domenico; Molezzo: Hs Vincenzo; Di Martino: Gio Domenico; Paulo; Hs Stefano; Di Marco: Gioanne; Mirabello: Scipione lu pulverario; Sertorio; Di Maijda: Carlo; Di Maio: Fornari; N Nofrio: Andrea; Pietro; Di Noto: Filippo; Nigro: Gioseppe; Nardo: Fabio; Niccoli: Francesco; Gio Battista; O Olivito: Mutio; Orifino: Hs Gioseppe; 42


Occhiuto: Joanna; P Di Principe: Salvatore; Hs Giuseppe schilato; Domenico; De Principe: Joanne decrepito; Michele; Di Principe Verre: Ignatio; De Principio: Jacintho; Pollise: Vincenzo; Gio Domenico; Francesco iandetto; Pastore: Hs Marco; Vincenzo; Jo Domenico; Francesco iandetto; Cola; Pastore di Tarpia: Antonio; Policorio: cl. con. Maurizio; cl. con. Luca; Francesco Maria; cl. con. Paulo; Perogino: Gio Thomasi; Francesco; Hs Marco; Agostino; Hs Carlo; Gioseppe di Antonio; Antonio di Luca; Gioseppe di Pietro; Dianora; Antonio; Carlo di Gio Domenico; Di Procida: Antonio; Hs Col'Antonio; Vittoria Leone vidua di Antonio di Procida; Antonio; Pittò: Pietro Antonio; Gioseppe; Ottavio; Francesca; De Pretio: Antonino; Pignataro: Paulo; Gioanne; Gio Domenico; Diego; Poglise: avvocato Giuseppe; Potenza: Antonio; Piccolino: Gio Domenico; Pietro; Hs Gio Battista Di Paula: Gio Domenico; Hs Andrea Diana filia; Andrea alias di Filippo; Salvadore alias di Filippo; 43


Palermo: Gioseph; Pietro Gianne; Gesimunda; Lucretia; Perseverito: Francesco; Gioseppe; Porro: Antonio; Pietro di Vincenzo; Gio Domenico; Pitone: Pietro; Parise: Francesco; Cola; della Piane: Gio Battista; Petrone: Gioseppe; Perpetua e sorella; Antonio; Polisano: Antonio; Presta: Hs Carlo; Perillo: Gioanne; Petrangaro: Gioanne; di Ponso: Francesco; Pando: Gio Battista; Petriano: Giuseppe; Pirillo: Diego; Passarello: Domenico; Provenzano: Marco; QR Russo: Biase; Gioanne; Rascho: Laurenzo; Gio Domenico; Rovella: Pietro; Gioseppe; Vincenzo; Francesco; Carlo; Ruffolo: Hs Jo Jacono; Antonio; di Rango: Gio Lorenzo; Pietro Antonio; Gio Domenico; Jacintho; Marco Antonio; Gioianne; Andrea; Gioseppe; Rizzo: Gioseppe; Gio Domenico; Diego; Hs Diego; Jacono; Jacovo; 44


Rovito: cl. con. Francesco; Caterina; cl. con. Gio Domenico; di Rende: Gio Domenico; Antonio; Francesco; Regina: Francesco; di Rose: cl. con. Andrea; Hs Gioseppe; Hs Diego; Romano: Clemente; Rangello: Vicenzo; Gioseppe; Rabieri: Antonio; S Senatore: Giuseppe; Gesimunda; di Schola: Jacintho; Jacono; Gioanne; Mutio; Scaglione: Francesco; Cola; Jo Domenico; Sad Antonino; Vicenzo; Gioseppe; Hs Vincenzo di Ovidio; Geoachino; Sannuto: Joanne; Andrea; Pietro; Diego; Stillato: Antonio; Gioanna; Isabella; Santore: Linardo; Antonio; Maurizio; Pietro; de Simone: Laurentio; Salome: Leonardo; Santo Paolo: Marco; Luca; Gio Thopmasi; Siscardo: Antonio; della Sommaria: Gio Domenico; Salerno: Antonio; Jacono; San Maro: Gio Paulo; Santanna: Francesco trembante; Vincenzo; Domenico; Agostino; Stancato: Gio Battista; Gesimundo; Saliture: Vicenzo; 45


Savaglia: Hs Gioanne; Savaglio: Hs Paulo; Stillo: Paulo; Stilla: Geronimo; Thomasi; Ottavio; Scarlato: Giuseppe; Spezzano: Francesco; Sannuto Capobianco: Hs Gio Thomasi; Serpe: Mutio; Spina: Francesco; T Tarsitano: Gioseppe; Torano: Gioseppe alias Monticello; Gioseppe lo schiavo; Turano: Matteo; Turana: Gieronima; Tenuta: Antonio; V Vercillo: Andrea. Non è l'Andrea che fu Judex Curiae Bajulorum e sentenziava nel 1605 ma è l'Andrea che, marito di Lianora Madalone, era nato il 23.5.1633 da Cesare Augusto Vergillo e Cintia Fontana e morì nel 1679. Egli aveva la possessione con casa alla Chiata che fu di D. Carlo Vivacqua ricordato da

d.

Giuseppe

Vercillo

nel

"Culto

di

S.M.

di

Costantinopoli".Lionardo, è il figlio di Francesco del fu Andrea; cl. con. Francesco il padre del Barone Matteo 46


Vercillo;

Ottavio

(Fossalupara,

Pappavoi,

casa

dell'horologio, Vermicelli, Magiavizza ....); de vita: Giuseppe; Pietro; Volpentesta: Jacono; Gio Domenico; Antonino; la Valle: Antonio; Giuseppe; della Voce: cl. con. Bartolo; Vitale: Antonio; Z Zuffa: Antonio; In tutto sono, salvo errori ed omissioni, n. 471 nuclei familiari tassati e contribuenti, tecnicamente detti nella numerazione "fuochi" di cui ciascun nominativo è "capo Fuoco".

SISTEMA MONETARIO Il SISTEMA MONETARIO USATO nel Libro della TASSA 1680 è quello che ha per unità monetaria “il carlino”. Questo ha per multipli “il docato” composto di 10 carlini, e per sottomultiplo il "grano" che è la decima parte del carlino, e il "cavallo" che è la 12a parte di un grano. Essi si scrivono: Docati

1

1 - - -

Carlini

1

- 1 - 47


Grani

1

- - 1 -

Cavalli

1

- - - 1/12

Un Tarì d'argento è scritto

0.1. - - .

Un Tarì d'argento cioè è uguale ad un carlino.

ESEMPI DI SCRITTURA carlini 30

3--

carlini 13

1.3 -

somma di ducati

5.3.10

docati 4

4.0.0

carlini venti

2.0.0

carlini dieci

1.0.0

di acciaro un rotolo

0.1. - 2/3

carlini 3

0.3.0

docati sette grani dodeci

7 - 12

carlini dieci e mezzo

1-5

grani sei

0.0.6

I PREZZI dei generi e prodotti nelle note del Bonanno e nella TASSA risultano essere i seguenti: I tedeschi presero accua dalla cisterna la domenica 26 di gennaio 1710 grano a misura napolitana e misura cosentina germano a carl. 8 il tumulo per domare un yenco carl. 15 e una corda castagne inserte tre tumula 0.3.10 castagne pilate a carlini 9 ½ il tumulo per carriare l'accua per la seta 0.0.5 prezzo della seta a carl. 15 meno un quarto la libra conforme è posta la voce

48


Il Barco donato ad avanzo alla ragione di carl. 20 al mese 5 porci importano Dj 11 huomini per mazzoliare grano a ragione di grana 15 l'uno carne carl. 1 il rotolo simenta di cauli carl 2 grana 15 la cietta (= accetta, scure) caparra per agiutare a cogliere il pampino: è data una ruva (1) di grano al prezzo di maggio 1711 acciaro un rotolo 0.1.2/3 "

"

"

0.1 -

un rotolo di acciaro in Cosenza 0.1.1 ferro a ragione di grani 15 il rotolo una vommara usata carl. (0.3. -) salario di zitella per servizio di casa carlini 30

(1) La ruva di grano era composta di 12 stoppella mentre il tomolo era di 8 stoppella. l'anno e poi Dj 4 l'anno se li serve; anticipando braccia 101/2 di frandina azala (2.0.10); braccia 3 d'importĂ bianca per la guarnaccia 0.0.15; una prima camiscia 0.3.-; un paro di scarpe nuove 0.2.2..|.; anticipato alla madre 0.1.10 nutrice mesi dieci Dj 6 per stroppare e zappoliare li celsi 1.2.- ciascuno bacca venduta docati sette e grana dodici (7.0.12) tumula grano cinque 0.4un paio di paiora ( = purcina ?) 0.2.15 un arato e una spertietra comprata in S. Fili 0.0.18;

49


un altro arato 0.0.10 "donato a Giuseppe Scaglione per l'anno 1717" trappeto 0.3.00 casa alla porta di amarella

0.1.2.10

terre libere tumulate 5

0.1.0.0.

terre libere tumulate 3

0.1.0.0.

terre a Piazza Vetere tumulate 6

0.1.1.0

terre ad Arcavacata

1.2.0.0.

terre alla Molara tt. 15

0.3.0.0

potega locata a Stillo

0.2.2.0

casa catalogata a d. Agostino Apa

0.1.2.10

casa locata a Vincenzo Caputo

0.3.0.0.

casa locata a Biscardo Dj quattro

0.4.0.0

cannoie n. due

0.0.2.0

crape n 30

0.2.0.0.

scrofe n. 3

0.1.2.10

per lo molino (Andra Vercillo)

1.0.0.0

la possessione della Chiata che fu di d. Carlo Vivacqua casa locata a Paolo Mele

50

2.0.0.0 (FrancescoVercillo)

0.4.0.0.

casa locata al Seggio (G.d. Pastore) Dj 4

0.4.0.0.

casa locata dell'horologio

0.4.0.0.

casa locata alla schola Dj 5 (Tibio Miceli)

0.5.0.0

casa locata a S. Gioanne

0.2.0.0.

salario di un manuale che lavora al Castello

carlini 1 al giorno

salario di un mastro frabicatore come sopra,

carlini 4 o 5 a


seconda della qualitĂ della prestazione d'opera

ARTI PROFESSIONI E SOPRANNOMI Doctor Gio Battista Carini La Magnifica Risulia Madalone D. Gironimo Mandarino, parroco Giuseppe Muccio fatato Giuseppe di Scola mio bigniero Francesco Sannuto alias capobianco ossia mio bigniero e bovaro Giuseppe Guccione procuratore del purgatorio mastro Gaetano Scaglione per agiutarmi a coglier pampino

51


Domenico Palermo alias calendino per agiutarmi a coglier pampino e per l'avanzo del Barcho Francesco calendino come sopra il pampino Laurenzo Costabile mio frescaro mastro Gianne Forte il scarparo: un paio di scarpe nuove carl. 9 1/2 mastro Gaetano de Guido il scarparo Vincenzo Gazo masaro Ignatio Michelicchio apprezzatore di porci Francesco Paternostro crocca Gioanne Bruno de mingarella di S. Fili Corbo, guardiano di genchi per pigliar la vacca Francesca Belmonte di Marano, moglie di Giacomo Salerno, filatrice di stoppa e di manna Andrea alias juscha domatore di yenchi Rocco Principe il ciuoto: gli furono affidati due genchi per guardare e domare da Fr. M. Bonanno la 1^ di marzo 1711 per carlini 15 e una corda moglie di scuto, nutrice de figli di Bonanno Giuseppe Lista Jevo Antonio di Blasi nocilla Giuseppe Cucumo il figlio di pizzuto Francesco Stancato il mio bovaro Tota Gentile di S. Fili è la zitella serva Francesca Bartuccia come sopra Anna Rende come sopra figlia di Perrotta Marco di Filippo Umbriaco di Gagliano abitante di Rende Gesimunda di Fabbio mammana Soldato dell'Università di Rende con la scoppetta; Gioanne Rende Soldato Agostino dello ijzzo

52


Soldato Paulo di Maio Soldato Michelangelo Mele huomo d'arme: Guido Morcavallo Notaro Antonio Conte Giudice ad contractus Giuseppe Puglise lo schiavo: Giuseppe Turano invalido: Gio Domenico di Blasi; Gio Thomasi la Mella persona decrepita: Joanne de Principe trembante: Francesco Santanna manniso per annettare il Castello alla venuta di D. Salvadore Chiappetta il giumentaro pulverario: Scipione Mirabello bigniero e fittavolo del Palazzo: Beppe Vartenna (=Bartella) gagliero: Francesco fiorentino di cinquina: Marco Antonio di Luca jandetto: Francesco Pastore alias monticello: Francesco Turano perloise: Gio Domenico Mele alias bersita: Ignatio di Principe Verre alias capibianco: Gio Thomasi Sannuto cuccio: Gio Domenico di Lio vedova: Vittoria Lione vidua di Antonio di Procida di Ponzo: Antonio Scaglione dico di Ponzo huomini che cominciano a minare la calce: Gio Domenico alias Intilloe; Domenico Capizzana alias zuccarello; e carlo Antonio Bruno manuali che lavorano al Castello: vedi pag. 54t zitella serva: Anna Rende figlia di Perrotta; Francesca Bartuccia apprezzatore di tessuti: Lionardo Stillo

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fornitore di neve: Giuseppe Scaglione pag. 47 al margine superiore vi è un’annotazione.

CAPACITA' CONTRIBUTIVA E FAMIGLIE EMINENTI della tassa universale del 1670/80

Gio Domenico Bonanno: ha una bestia e due buoi; pampino allo Barco e Malvitani con fico, musto, pergola, olio, ghiande e castagne a Nogiano, casa locata ad Antonio Bonofiglio e potega a Tomaso Arabia; rende al Dr Pietro Vercillo e al clerico Ottavio Morcavallo, amministratori 54

dei

Monti

familiari

Vercillo

e

Morcavallo


rispettivamente. Questa consistenza economica è identica a quella riferibile a Franc.M. Bonanno, autore delle note apposte sul Libro della TASSA del 1670 o meglio 1680. Jacovo Carino: rende al Monte Vercilli; terre e prodotti a Nogiano, Scorsello, Arcavacata, Molara; la bestia. Gio Battista Carino U.J.D: redditiero al Clero di Rende. Possiede pampino, oglio, fico, musto, canne, pergolina, ghiande, pira, castagne alli Curti, Sto Blasi, Calomeni, Cocchiano, Malvitani, Coragelli, Fiumarello, Negiano, al Vaglio, all'Amarelle, al Ringo, a Gauiuso, nonché una mula, vacche n.5, più case fittate a Gio Domenico Vercillo e a Gaetano de Procida, altra alla Porta dell'Amarella locata a Franc° M^ di Majo; più il trappeto. Nota: questa casa dell'Amarella fu successivamente dei Morroni, poi di Lunetto Vercillo per successione, ora dei Loizzo per acquisto. cl. con Gioanne Mannarino: rende al Monte Morcavallo e al cl. con. Gio Battista Mannarino; possiede una bestia, una mula, 4 bovi e 10 scrofe; Pampino, fico, musto, pera, oglio, piantoni, fronda, nuci, a Piazza Vetera, ad Arcavacata e alla Molara; potega locata a Gio Domenico Stillo, casa catalogata a d. Agostino Apa. Antonio Morrone: rende ad Agostino Apa curato suo; possiede oglio, pampino, musto, cannoje, frutti, castagne, alla Chiesa e alla Villana, casa fittata a battista Vanca. 55


Giulio Morrone: rende a rabieri; bestia, prodotti a Vennerello e Longiari. Biasi Morrone: rende ai Mannarini e altri; ha prodotti a Vassalisi, al horto, alla Chiata, all'Amarella. Martio Morrone: castagne a Valle D'Urso; Hs Gio Domenico prodotti alla Chiata. Jacinto Vercillo cl. con: bovi 4, bestia terre e prodotti a Sto Janne, sotto la via, Sorbato, all'horto, Cocchiano, Bonavite, Linza, Bisciglino, S. Gioanne. Vincenzo Pastore: pampino, fico, castagne, pergolina e terre libere a Pollinici; una casa locata a Gio Domenico Piccolino. Gio Domenico Pastore: bestia e terre alli valli e Biscigliano; casa al Seggio. Hs Marco Pastore: rende a Giuseppe La Valle; musto a Bonavita. Antonio Pastore di tarpa: Acone. Cola Pastore: Cocchiano; Sorbato, possessione di Monello

56


Hs Cola Antonio di Procida: terre e prodotti a Timpa di Arilli, Barbattieri soprani e sottani, Casa e potega alla piazza. Antonio di Procida: frutti al Vallone. Vittoria Leone vidua d'Antonio di Procida: rende all'Abazia di S. Michele Arcangelo, all'heredi di Cola Stellato, al Seminario di Cosenza, alla Corte, al cl. Ottavio Morcavallo; prodotti all'Imbutilli, al horto, Profico e Petrinilli, Marro; casa locata a Francesco Barone, altra ad Antoniotto Rauso. Francesco Scaglione: rende a Fulvia Grimaldi; terre e prodotti a Roto, Conicella ed Arcavacata. Cola Scaglione: S. Biasi, allo Bivieri, Schiavinera, Settimo. Gio Domenico Scaglione: alli Curatoli. Vincenzo Scaglione: rende alli Mannarini; Sto Gianne; casa a S. Janne. SAd (=sacerdote) Antonio Scaglione: bestia; Frattine; casa locataa Gilormo Carini; Fossato. Hs Vincenzo Scaglione di Ovidio: per la persona sua. Domenico Lento: terre e prodotti alli Curti seu S. Angelo 57


Hs Persano Lento: pampino ad Arcavacata ed altri prodotti. Nota: da lui prese nome una vasta contrada del territorio di Castrolibero. Gio Domenico Rauso: rende alli Mandarini; bestia; terre e prodotti alla Cona e alli Petroni. Antonio Rauso: terre e prodotti ad Acone, Barbattieri e Frattine. Francesco rauso: Coragelli e Provitera. Jacinto Gaccione: rende a Pompeo Zagarise; bestia, bovi 4, prodotti alla Profico, Vennerello, Settimo. Deve al Monte Vercillo. Andrea Vercillo figlio di Cesare Augusto e Cintia Fontana nato nel 1633 e morto 1679; terre e prodotti alli Varvattieri, Negiano, Malvitani, Acqua di Savuto, la Chiata che fu di d. Carlo Vivacqua; casa locata a Giuseppe Puglise e venduta. Leonardo Vercillo: pampino a Sto Marco, fico all'Albanetto, oglio, musto, ghiande; Francesco Vercillo cl. con. Senior: morĂŹ nel 1708 di anni 98; rende a Pompeo Zagarise, a Paulo Pignataro, e alla Fabrica; terre e prodotti a Pantano dello Jacono, Vassalisi, horto, Sto Pietro; casa locata a Paulo Mele; castagne a Gauiuso. 58


Ottavio vercillo: rende ad Altuzzo Mele, a Giuseppe di Paula, a Giuseppe Fattizzo, a Cola Bartulo, al Clero, a Pietro Iantorno, a Ciccio Miceli; giumenta, bestia, bovi 4, capre n. ..., scrofe n. ..., prodotti a Fossalupara; Cipullazzo, Pappavoi, Mangiavizza, Moscione, S. Janne, alla Balzata, al Sorbato, a Coragelli, a Vermicelli; vari censi, Casa locata a Marco Scaglione, altra locata all'horologio, altra a Livia Torano. Luca Guccione: prodotti alla Vota, Barbattieri, Sto Pietro; Casa locata a Lionardo Vercillo. Giuseppe Formosa: rende a pompeo Zagarese a Gio Domenico Vercillo; prodotti alla Chiata e Malvitani. C. Marco Pollise: rende alla Chiesa, alla Corte e al Monte delli Vercilli; possiede una bestia, un bove, pampino, musto, pera, ghiande, nuci, castagna, alle Frattine, a Valli d'Urso, a Santo Pietro, allo Stazzone. Giuseppe Puglise avocato: terre e prodotti all'Hortili e Conicella. Gio Thomasi Perogino: terre e prodotti alli Vassalisi. Francesco Perogino: rende alla Corte, al Monte Morcavallo e a Zagarese; sei bovi, la mula 30 crape, terre e prodotti a Fossalupara, Santo Nicola, Barbattieri, Villana; vari censi, casa locata alli Policori. 59


Agostino Perogino: prodotti alli Paravisi, allo Sorbato. Antonio Perogino di Luca: rende ad Altuzzo Mele e alla Corte; Vassalisi, Linza Fiumarello. Antonio Perogino: rende a Federico Matalone, bestia bovi 2; a Coragelli a Volpe, a Ordicano seu Arcavacata. Giuseppe Perogino di Antonio: rende alla Corte; Petroni e Provitera. Marco Mascaro: rende ad Altuzzo Mele e alla Chiesa; terre e prodotti a Sto Janne e Coragelli; bestia. Marco Marigliano U.J.D. cl. con. : mula, bovi 3, crape 60; molino Malotempo e prodotti a Malotempo, al cognale del Molino, ad Arcavacata, a Sta Maria, Sorbato, Arpari, Surdo; potega di Fabio, potega di Tarsitano. Nota: Giuseppe Marigliano è uomo di fiducia del Marchese. Gio Battista Conte giudice a contracto: possessione alla Cona; bestia. Pietro Antonio Madalone: pampino a Marano Sarchietto; casa fittata ad Antonio di Franco.

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Federico Matalone: rende a Giuseppe Scaglione; bestia; prodotti a S. Gioanne e Provitera. Domenico Matalone: pampino a Malvitani e musto a Mastello. Francesco M^ Matalone: al Fiumarello. Giuseppe Cucumo cl. con.: bestia, bovi 5, terre e prodotti alli Calomeni, Monticello, Arcavacata. Andrea Cucumo cl. con. : Acone; rende a Pietro Vergillo. Pietro Benencasa di Gio Thomasi: prodotti al Vallone, a Sta croce seu Vennerello, Scanonera, Cocchiano. Giuseppe Torano lo schiavo: per la persona propria. Hs Gioanne Savaglia: pampino allo Vatuliaturo: per la persona; abita nella casa di Paulo Mazza a paga 0.1.0.0 Hs Paulo Savaglia: per la persona di Marco figlio Antonio Ruffolo: prodotti e terre a Malvitani e Molara Hs Gio Giacono Ruffolo: prodotti e terre a Malvitani; rende alla Corte.

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soldato Agostino dello ijizzo: al Vallone. Gioanne de Principe: per la sua persona decrepita; bestia; musto e castagne ad Arpari e Javiuso. Michele de Principe: rende alli Sannuti; bestia, bovi 3; Marano e le Pirella. Salvatore Principe: la Villana. Hs Giuseppe Principe schelato: Acone e Negiano Domenico Principe: bovi 3; bestia; Frattine e Malvitani Ignatio de Principe verre: bestia e casa locata a Diego Carino Hs Cola Gioanne Cassano: prodotti alli Barbattieri, Scanonera, Linze, alla Schaurnera. Gio Domenico Mele di Ferrante cl. con. : rende all'habadia di S. Michele Arcangelo e a Pompeo Zagarese; prodotti a S. Maria delle Rose, Barbattieri, Fiumarella, Piana, Vassallisi, horto; bestia. Antonio Carino: rende al Monte Vercilli; oglio ad Acone seu S. Martino; Frattine S. Angelo.

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Gioseppe Carino cl. con. : rende al monte Vercilli e ai Mannarino; bestia; prodotti a ijzzi, alli Cruci, alle Frattine. Giuseppe Morcavallo: Arcavacata, Villana e Vermicelli. Nr. Cesare Morcavallo: Acqua di Savuto e Merano. Nota: è il notaro. Domenico Santanna: pampino a Merano. Nota: è il padre di Cristofaro il pittore nel Catasto Onciario 1743: per la persona sua. Si pone in rilievo il fatto che la Tassa del 1680, come farà anche il CATASTO ONCIARIO del 1743, annovera tra i cittadini di Rende residenti Domenico Santanna, padre di Cristofaro il pittore. Essa fa lo stesso con l’honorabile Giuseppe Principe, gli honorabili Gioanne e Paulo Savaglio, nonché con i Mannarino, i Lento, i Rauso, i Marigliano. Ciò è un indice chiaro che la giurisdizione territoriale di confine tra Marano, Rende e Castrofranco non era ancora in quegli anni definita. Nel 1666 8 marzo il Nr Diego Riccio registra un censo affisso sul castagnato in località Guandi "confine il Principe di Castelfranco" di proprietà di Giovanna di Procida, moglie di Diego Mazza di Rende. Inoltre nel 1664 si parla ancora presso i notari di "territorio suspenso" tra Rende a Castrofranco.

Francesco Santanna trembante: Sto Janne. Vincenzo Santanna: Sant'Elia. Carlo Montone: per la persona sua e del fratello Marco; prodotti all'Imbutilli, castagne a Nogiano. Giuseppe lo Fratello: rende in grano alla Corte; persona sua e suo fratello; bovi 4, bestia; prodotti a Vassalisi, Arcavacata, Petroni, Provitera, Volpe, horto della Posterola; casa locata a Vincenzo Caputo.

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Mauritio Policorio cl. con. : rende al Monte Vercillo e ad Altuzzo Mele: cavallo, terre a S. Gioanne, Imbutilli, Fossalupara, Malvitani; rende ancora alla Corte e ad heredi di Ferrante Mele. Gio Lorenzo di Rango: persona e coragelli. Gio Thomasi lo Intillo: persona, bestia, prodotti a Coragelli Gio Girolamo Matalone: rende a G. B. Mannarino e a Pompeo Zagarese; persona sua e per due figli; bovi 6, mula, crape 30, scrofe 3; prodotti a Scigliano; Varvattieri e Acone. Jacono Benencasa: persona; casa locata a d. Franc° Piccolino. cl. con. Luca Policorio: rende a Jacinto Vercillo, alli Mannarino e Flavia di Gaudio; terre e prodotti a santo Marco, Longiari, Muricelle. Giuseppe Rizzo: rende alli Calomeni; persona; Arpari. Francesco Rovito cl. con. : Imbutilli. Jacono Carino: persona sua e fratello; bestia; Negiano, Scorzello, Arcavacata, Molara. Guido Morcavallo: huomo d'arme: persona; all'Arcavacata, Villana;

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Diego Mijele: persona sua; Piazza Vetere, Sorbato, Traglione; rende a G. Battista Mannarino. Vincenzo Scaglione: rende alli Mannarini; persona sua; terre alle frattine e Santogioanne con casa locata. Cola Gioanne Iandria cl. con.: persona, bestia, bovi 4, crape 40; Malvitani seu Fiumarello. Diego Montemurro: rende a Pompeo Perogino; persona, Barbattieri e Silvi. Pietro Antonio Pittò: rende al Monte Vercilli e all'Oratorio; persona; prodotti alla Vota, Vallone di S. Lorenzo; Coragelli e Surdo. Giuseppe Pittò: Barbattieri; casa locata ad Antonio di Nufrio. Ottavio Pittò: persona; bestia; Barbattieri. Francesca Pittò: Cornicello e Bisciglino Gio Domenico di Rende: rende ad Altuzzo Mele; persona sua, per Marco e Luca figli; Silvi e Santomartino. Antonio di Pretia: persona e Gauiusu.

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Vincenzo Lentino: rende a Pompeo Zagarese; persona; prodotti a Pica e valli d'Urso seu Marro. Paulo Pignataro: rende a Zagarese e Mannarini; persona, bestia, Santo Biasi, Roto; per Franc° Ant° figlio. Giuseppe de Vita: rende al Monte Vercilli e alla Corte; persona, bestia; Barbattieri e Provitera Pietro Antonio di Rango: persona; bestia; Hortili; casa locata a Filippo di Noto. Gio Domenico di Rango: rende a Mandarini e Diego Mele; persona e Fossalupara. Jacinto di Rango: persona, bestia, Negiano e Acone. Marco Antonio di Rango: rende ad Altuzzo Mele e alla Corte; persona sua e Peppe figlio; bestia; bovi 3; Malvitani e Luti. Matteo Senatore: rende a Gius. Pollise e Persano Lento; persona, bestia, bovi 2; Curatori, Horto e Chiarello. Marco Galasso: persona; Hortili.

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Gironamo Monaco cl. con.: Nogiano, Schiavonera; case locate ad Angelo Porro, Ottavio Monaco, Marco Scaglione; castagne a Nogiano e Marro. Diego Monaco: persona sua e di Antonio figlio; Valli, Acone e Viscigino; casa locata a cuoio. Giuseppe Tarsitano: persona; Hortili. Andrea di Nofrio: rende a Faustina della Cava; persona sua e di Diego e Giorgio figli; bestia, Buoi n. ...; Conicella. Jacovo Volpintesta: persona; Vallone. Antonio Volpintesta: persona sua e di Gioanne figlio; Acone. Giuseppe Giraldo di Francesco: persona; Vallone. Giuseppe Girando di Gio Domenico: rende a Zagarese e Mannarino; persona; Nogiano e S. Blasi. Diego Mele: persona; S. Biasi, Vota horto del paramuro; casa locata a Jandetto.

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Gio Domenico Mele di Ferrante cl. con. : rende all'habadia di S. Mich. Arc. e a Zagarese; Barbattieri, S. Maria delle Rose, Fiumarello, Piana e Vassalisi; bestia. Gio Battista Mele: rende ad Altuzzo Mele; persona, bestia; Linze, Amella, Paravisi, Malajacolli. Giuseppe Mele: persona; Amella e Piana d'Emoli. Antonio la Valle: rende alla Cappella di S. Nicola e a Pietro Gioanne; persona sua e di Gio Battista figlio; Santo Martino, Fiumarello, Visciglino; censo di Antonio Rende e di Gio Domenico di Rende. Mutio Olivito: persona; Santo Nicola. Hs Marco Pirogino: rende ad Altuzzo Mele e alla Cappella del detto per messe di Gio Paulo Pirogino, e al Clero; Fossalupara, Santo Nicola, Barbattieri, Villana; casa locata alli Policori; censi a Fulvia Vercillo, Geronimo di Procida, Diego Russo, Peppe Moscato; Vassallisi. Hs Carlo Perogino: per lo censo di Antonio Perogino; parte di casa locata Giuseppe Perogino di Pietro: rende all'Abadia; persona; pampino a Metallo.

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Petro Francesco dello Ijzzo: rende a Vercillo e Zagarese; persona, bestia, Arpari, le Grotte, S. Croce. Antonio Loijzzo: persona; Vallone, Carratelle; Casa locata. Giuseppe dello Ijzzo: persona; cavallo; Gugliermitto, Curti; doti a Gioanne Cannataro. Gioanne Iannoccaro: persona, Curatoli, Vallone, Arcavacata, Ringo. Gio Domenico Cesario: rende al Monte della PietĂ ; persona, Roto, Ficina. Antonio Greco: rende ad Ottavio Morcavallo; persona; Acone, Coragelli; censo delli Sannuti e del Nr Conte. Gioanne Sannuto: persona; Corticella, Arcavacata. Hs Diego Orifino: persona; Santo Biasi. Diego Fattizzo: persona; Piazza Vetera, Negiano. Antonio Potenza: rende a Diego Belmonte; persona; alli Valli, alle Grotte.

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Giuseppe Paternostro: rende a S. Domenico; persona sua e di Antonio fratello; bovi 3; Vassallisi, Linza; bestia. Domenico Mallimano: rende a Paulo Mazza; persona; bovi 2; Fossalupara, Settimo. Paulo Mazza: persona; bestia; censo a Domenico Mallimano; casa locata a Gioanne Savaglio. Filippo di Noto: persona; Acone. Gio Domenico Fontana: rende a d. Pietro Vercillo e a d. Benedetto Manfredi; persona; S. Maria della neve, Arcavacata, Cornicello, Silvi; case locate a Rosa e Gio Domenico de Rango. Pietro Fontana: per la persona sua. Isabella Fontana: Acone; horto, censo di Santo Paulo. Andrea di Rose cl. con. : Nogiano e Provitera. Antonio Stillato: persona; bestia; Scanonera, Vallone. Paulo di Franco: rende a Giuseppe Riccadonna; persona, bestia; Scanonera e Vallone.

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Gio Domenico Picolino: persona; S. Martino, Vallone. Pietro Piccolino: rende a Gio Domenico Madalone e per esso al Monte de Vercilli; persona; Molara. Pietro Morcavallo: persona; Fossato seu Petroni, Muricello; casa locata a Mutio Perogino; censi a Francesco Miceli e Gioanne Mandarino. Gio Domenico di Paula: persona sua e di Antonio figlio; bestia; Sorbato. Giuseppe Palermo: persona; Calomeni, horto; casa locata alla Porta di Marano. Tiberio Micieli: rende ad Agostino Apa; bestia; Pirelle, Valli d'Urso; casa locata alla schola 0.5.0.0 Jacinto di Schola: persona; bestia, bovi 3; censo di Giuseppe Giraldo. Jacono di Schola: rende a Cola Parisano e al M.te Vercilli; persona sua e Bartolo figlio; S. Marco; censo di Francesco Dattilo. Laurenzo di Simone: rende a Zagarese; persona; S. Blasi e Linzi. Antonino di Franco: persona; Gugliermitto e Vallone. 71


Filippo di Bartolo: persona; Pirelle; Linzi, Baglio; casa locata a Virginia e Gio. Petrungaro; rata dell'ereditĂ di Gio Christ. Pastore al Fiumarello. Leonardo Salome: prodotti a Coragelli. Francesco Perseverita: persona; Santo Nicola, Longiari; il censo di Dj 5 pagati al Monte non si mette assorbito. Francesco Dattilo:

cl. con. rende a Pietro Vercillo e alla S.S.

Annunziata; Imbutilli, Villana e Gauiusu; casa locata a Pietro Bruno. Pietro Dattilo: rende al Dr Pietro Vercillo; persona; Impiero, Malvitani, Imbutilii. Pietro Antonio di Ciancio: persona; Santo Pietro. Leonardo Mele: persona; casa locata a Tecla Mele. Gioanne Stellato: rende al Monte di Stellato; persona, Paravisi, Imbutilli, Emula. Antonio Vitale: rende a Vita Leone; persona; Imbutilli. Isabella Stellato: rende al Monte Stellato; Imbutilli. 72


Gioanne Occhiuto: persona; Imbutilli. Giuseppe la Valle: rende a Paulo Pilicori; persona; Majo, Bonavite, Santo Pietro. Antonio Carandescia: persona sua e di lui fratelli Petropaulo e Peppe; Ordicano, Provitera, Vassallisi. Laurenzo Rascho: persona; Vassallisi e Visciglino. Francesco Arcuri: persona; Imbutilli. Vincenzo di Guido: persona; Massesso seu Sorbato. Francesco Fatigato: persona; Massello. Francesco Buglio: Sorbato e Roto. Gioanne Conte: rende al cl. Gioanne Zagarese; persona;la possessione di Arpari non si pone perchĂŠ assorbita dal censo dovuto a Paulo Pilicori; Conicella, bestia, bovi 2. Pietro Rovella: persona; bestia, bovi 3; Curateri.

73


Pietro de Vita: rende all'Abadia, alli Mandarini e alla Corte; persona sua e del figlio Lelio; Arcavacata, Calomeni, Visciglino; tumul. 2 alle Muricelle. Carlo Aversa: persona sua e di Vincenzo; Curatori. Marco Santo Paulo: rende alli Mannarini la sua parte e all'Abadia di S. M. Arcangelo; persona; bestia; Sto Biasi, Negiano, Vota, Balsata, Visciglino. Catarina di Angelo: Sorbato. Carlo d'Angelo: rende a Vittoria Lione e al R.D. Honofrio Pastore; persona, Sorbato e Curti. Gioanne Fattizzo: rende a Vittoria Leone; persona; sorbato. Gio Domenico Volpentesta: persona; Conicella; casa locata a GiuseppePaternostro. Giuseppe Monaco: persona; Acona, Tricino; censo a Franc° Carino. Antonio di Rende: rende ad Antonio la Valle; persona, bestia; Silvi e Visciglino. Gioanne della Coche: persona; Silvi. 74


Damiano Acito: persona; Silvi. Andrea Castiglione: rende alli monaci: persona; Acone. Hs Andrea Paula Diana figlio: Arcavacata, Bisciglino. Antonio Porro: persona; Acone. Antonio Gatto: persona; Acone. Gio Domenico Rizzo: persona; Santo Martino. Diego Rizzo: persona; Crispino. Isabella Fontana: Acone, horto, Vallone di Cappello, terre a Cucchiano; parte di Salomone. Gio Thomasi la Melle invalido: Acone e Santo Gioanne. Francesco Biscardo: persona; Acone. Pietro Gioanne Palermo: rende alla Corte; persona; Acone. Gioanne Pignataro: persona; Arcavacata e Frattine.

75


Gioanne Gentiler: persona; Vennerello. Antonio Follone: persona; S. Pietro e censo di Caterina Mele. Domenico Follone d'Ottavio: rende alla Chiesa; persona; bestia; Visciglino. Giuseppe Petrone: persona; Vallone; Pietro Pitone: persona; bestia; Frattine; terre al Fosso dello Salinaro (cioè confine La Marchesa). Andrea Paula alias di Filippo: persona; San Blasi; bove; censo di Salvadore Paula alias di Filippo; persona; bestia; Curatori. Francesco Parise: persona; Curatoli e Conicella. Giuseppe Lionetto: rende a D. Agostino Apa; terre a Grisili; Santa Croce, Visciglino, Hortili. Giuseppe Rovella: persona; bestia; bovi 3; Curatori, Curti, Schanonera. Gio Battista Mannia: persona, bestia; Curatori. Giuseppe Nigro: persona; Curatori; tumulata una; Negiani. 76


Vincenzo Rovella: persona; besta, bovi 3; Curatori; terre tumulata una; horto, Frattine, Provitera, Arcavacata; possessione ex Mutio Serpe. Antonio di Aversa: persona sua e di Marco Fratello; bovi 8; bestia; vacche 2; S. Biasi, Balzata, Monticello; terre libere tt. 3; Curti e Negiano; terre a Broscetto tt. tre. Giuseppe de Aversa: rende ad Altuzzo Mele; persona; Malvitani; casa locata a Franc. Pignataro. Nr Diego Rizo: rende a Salomone Marigliano; Fossalupara; bestia. Hs Giuseppe di Rose: rende alla SS. Annunziata e a Pompeo Zagarese; Arcavacata e le Manche. Giuseppe di Aijello di Tullio: persona; a Merano. Pietro Porro di Vincenzo: persona; allo Mancho; bestia, bovi uno. Gioseppe di franco: per la persona di Flavio figlio; bestia; bovi 2; a Merano. Gio Battista delle Piane: Imbutilli. Beatrice Acito: a Mavello; censo di Gio Thomasi Conte. 77


Perpetua Petrone e sorelle: rende alla SS. Annunziata; Sorbato, Gaviusu. Carlo Morcavallo: terre alla foresta Vincenzo Muccio: persona sua e di Mingo fratello; bestia, bovi 2; al horto, Vallone non si pone il censo. Antonio Piscardo: persona sua e di Agostino fratello; bestia; Amella. Francesco Rovella: persona; bestia; bovi 2; Arpari, horto, Cocchiano, Settimo, terre tt.15; casa locata a Vincenzo Rovella. Paulo di Melissa: persona sua. Giuseppe Mauro: persona; bestia; al Fossato; censo di Paulo Politeri. Diego Greco: per la persona sua. Hs Gio Paulo Aversa: Pollinici. Hs Gio Battista Piccolino: Frattine; terre tt. quattro. Giuseppe di Rende: persona; Hortili.

78


Thomasi Arabia: persona; Casalina Gio Domenico della Sommaria: persona; Frattine, Negiano, terre tt. una Schavonera. Antonio Broccolo: persona; Frattine tt. sette; Curatori. Gio Domenico Perro: persona di Diego figlio; alla Monaca, Valli. Paulo di Guido: persona; Provitera. Antonio Salerno: persona sua e di Marco figlio; la possessione di Sto Marco non si pone per il censo. Diego Masi: persona; Roto. Diego Melluzzo: persona; Calomeni. Jacono Calderaro: persona; Arcavacata. Hs Jo Domenico Molinaro: tt. 2 terre alle Frattine. Pietro Luise: persona; Frattine seu Pica; terre tt. una; terre alla Monaca. Giuseppe Torano alias Monticello: rende alli Vercilli; persona; Curatori; tumulata una a Cucchiano.

79


Dianora Perogina: Frattine; tum. una a Cucchiano. Hs Pietro Goccione: rende alla Cappella e all'Abadia; Conicello, Pollinice, Bagno, Gaiuso; tumulata una; trappito. Francesco Maria Matalone: persona; al Fiumarello. Diego Carino di Gio Domenico: persona; a Negiano. Jacono Salerno: alla Profico; terre tt. mezza e al Fossato. Gio Domenico Mele perloise: rende alli Mandarini; persona sua e di Antonio figlio; Villana. Gio Domenico Pignataro: persona; alli Paradisi. Francesco Micieli: rende a Pietro Morcavallo e al Monte: persona, bestia, bove uno; Arcavacata e Visciglino. Francesco Cannataro: persona; Petroni. Giuseppe Micieli cl. con.: bestia; alla Chiusa soprana e sottana; terre tt.due. Carlo Candolfo: rende a Diego Pe Greco e a Zagarese; persona sua e di Gio Battista figlio; terre a Pollinici; Provitera. 80


Matteo Turano: persona; bestia; bovi 2; S. Biase. Francesco Barone: persona; alle Frattine. Francesco Mandarino: a Pollinici. Antonio Chirico: persona a Pollinici Gioanna Mannarina: a Pollinici. Gioanne Russo: persona, bestia, bovi 3; a Frattine e a S. Gioanne; casa locata a Jacono Volpentesta. Carlo Rovella: persona; bovi 3; al Vallone. Antonio Petrone: persona sua e di Mingo Fratello; terre allo Bruscetto; alla Provitera; censo di Marco Petriano: casa locata ad Antonio Biscardi e venduta a D. Agostino. Andrea Sannuto: persona; bovi 2; ad Arcavacata, bestia; per la persona di Antonio figlio. Antonio Polisano: a santo Pietro; censo di Jacono di Schola.

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Antonio di Lio: persona; a Sto Blasi, alla Terzana; censo di Franc° San Biasi. Domenico Gambaro: persona; bestia; terre alle Frattine. Pietro Lentino: persona; terre alle Frattine. Marco Rovella: persona; bestia; a Santa Barbara; allo Strazzone; terre tt. una; a Provitera e Cogliermitto. Carlo Mele cl. con. : alli Curti; terre tt. una; allo Vallone e allo Horto. Gio Paulo di Sammaro: persona; al Monticello, a Sto Sebastiano. Francesco Conte : rende alli Mannarini, a Paulo Pellicorio e a Francesco Scaglione; persona; a Santelia e a Santo Salvatore. Francesco Giraldo: persona; alli Malvitani. Clemente Romano: rende a Gioseppe Covello; persona; bestia; alli Malvitani. Clemente Fontana: rende alla Cappella di S. Antonio di Padua; alla Guardiola, all'Hortili. Hs Pietro di Lio: all'Himbutilli. 82


Pietro Micieli: persona; alla Chiata. Domenico Giorno: persona; alle Linzi e Provitera. Hs Carlo Presta: persona; alli Curateri. Vincenzo Goccione: rende alli heredi di Marco Pirogino e alli Stellati: persona; al vallone; terre tt. due; a Cocchiano venduto a Gio batt. Formosa; al Horto di S. Sebastiano; Bisciglino; case locate a Giuseppe Landia, ad Antonio Broccolo, Isabella Pastore; censi di Lucretio Palermo, Fulvia Fontana; trappeto. Gio Domenico Cannataro: persona; al horto e Marro; casa locata a Locretia Torano. Vincenzo Atera: persona sua e di Giuseppe figlio; alla Schavonera. Gio Domenico di Franco: rende a Peppe Poglise; persona; bestia; a S. Maria della Neve, a Sto Blasi. Cola di Ijenzo: persona; ad Emoli e Surdo. Gioseppe Giorno: alli Paravisi. Gesimunda Senatore: pampino a Santa Maria. 83


Cesare di Franco: persona; alli Hortili. Antonio Coscharella: persona; alla Villana. Gio Battista Stancato: persona; alla Villana. Gio Thomasi Giraldo: persona; alla Villana. Ottavio Monaco: persona; alli Petrolini. Gio Domenico di Martino: persona sua e di Girolamo fratello; bestia; a Negiano e alla Vota. Diego Curto: persona sua e di Antonio e Francesco figli; all'Arcavacata. Diana Curto: all'Arcavacata. Antonino di Guido: persona; bestia; alla Chiata. Diana de Angelo di Franc. Antonio: a Vennarello. Carlo Perogino di Gio Domenico: allo Sorbato; terre tt. una. Pietro Sannuto: persona. 84


Hs Ippolito Curto: a Sto Marco e Sto Janni. Vincenzo Saliture: persona; a Monticello. Arcangelo del Buono: alli Valli. Gioanne di Schola: persona; alli Valli Pietro Santoro: persona; bestia; censo del Dr. Pietro Vercillo. Gilormo Micieli: persona; allo Traglione e allo Fossato; casa locata alla p.te soprana. Francesco Fattizzo: persona sua e di Linardo figlio; all'Albanetto e alla Porta di Merano. Francesco di Lio: persona; bestia; a Sto Sebastiano. Francesco Regina: persona; bestia. Agostino dello Jizzo: persona; bestia; al Vallone. Gesimundo Stancato: persona. Paulo Stillo: persona; allo Ventoliaturo e Provitera. 85


Salomone Marigliano: persona; a Moncio; bestia; censo del Nr Diego Rizzo. Aurelia Benencasa: pampino al Vallone. Nr Antonio Conte: a Negiano e al Sorbato. Giuseppe Scarlato: persona; a Merano. Hs Luccio Belmonte: al Vallone e a Provitera. Angilo di Bartolo: a Merano. Hs Marco Rangello: a Cocchiano. Gio di Rango: persona; bestia; bovi e bacche 6; a Malvitani. Hs Vincenzo Molezzo: alli Malvitani. Pietro Vincenzo di Luca: persona e frutti. Giuseppe Monaco di Gio Antonio: persona; a Petralonga. Diego Iantorno: terra a Petralonga; casa locata a Gioanne delle Coche.

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Cola Parise: persona; a Cocchiano; Mutio di Schola: persona; a S. Marco. Giuseppe Scaglione: rende ad Altuzzo Mele: persona; bestia; bovi dui; alla Schavonara; terre a Curebelle e Sto Blasi; censo di Federico Matalone. Francesco Miceletto: persona; ad Arcavacata. Gioanne di cadia: persona; alla Conicella e a Vallone di Cappello. Diego Greco schatolena: persona; a Bisciglino; censi di Gius. Cucumo e di Franc. Candolfo. Gesimunda Palermo: a Vennerello; terre alla Balsata; tt. una al Vallone. Fabio Nardo: rende ad Ottavio Morcavallo; persona sua e di Pietrocola figlio; bestia; terre alle Grotte. Jacono Rizo: persona. Francesco di Bartolo: persona; a Marano. Simone Costabile: persona; a Merano 87


Lucretia Palermo: a S. Gioanne e al Vallone; terre alli Cruci. Giuseppe Benincasa: persona. Pietro Caputo: persona; terre a Vennerello. Gioanne Cesario di Horatio: alle Terzara. Hs Gio Domenici Iantorno: all'Hortili e Silvi. Gio Domenico di Lio di Pietro: persona; a Sto Fili. Masi Follone: castagne a Rituggo Gio Domenico de Lio cuccio: persona; a Negiano. Scipione Coscharello: persona. Pietro Bruscho: persona. Pietro Gioanne Docimo: persona sua e di Marcello figlio. Paulo dello Feudo: persona; terre a Settimo e S. Biasi. Hs Gio Domenico Morrone: alla Chiata. 88


Jacono Fiorentino: persona sua e di Matteo fratello; bacche quattro. Giuseppe Turano lo schiavo: persona. Antonio Perogino di Gio Batt. : persona. Agostino Santanna: persona. Aurelio dello Feudo: persona. Pietro Curto: persona; bestia; casa locata alla Giudeca. sold. Paulo de Melissa (duplicato): persona. Gio Domenico di Marco: persona. Andrea di Rango: persona sua e di ... fratello; bestia; bovi tre. Francesco Gangale: persona; a Valli d'Urso; terre alli Cruci; casa locata a Gio Battista Niccoli. Hs Diego di Rose: persona. Francesco Scaglione di Paolo: persona; a Bisciglino.

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Francesco Amodio: persona; bestia. Thomasi Biscardi: persona; bestia; all'Amella. Jacinto di Guido: persona. Francesco Niccoli: persona sua e di ... figlio; bestia; a Visciglino. Gio Battista Niccoli: persona. Gironimo Stilla: persona. Gio Battista Cesario di Gio Domenico: persona. Gio Domenico Rascho: persona sua e di Pietro fratello; bestie. Vincenzo Rangello: persona. Polito Bruno: persona. Thomasi Bruno: persona. Gio Domenico Bruno: persona; alla Provitera. Giuseppe Bruno: persona.

90


Michele Bruno: persona. Diego Bruno: persona. Vincenzo Guido: persona. Mauritio Mele: persona. Gioanne Perillo: persona; a Valli d'Urso. Thomaso Stilla: persona. Scipione Mirabello: persona sua e di Andrea fratello. Francesco Pignataro: persona; a Gaviuso. Giuseppe Rangello: persona. Gioanne Petrungaro: persona. Francesco di Ponso: persona. Domenico del Buono: persona. Antonio Jannoccaro: persona.

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Francesco Pastore iandetto: persona. Giulio di Francesco: persona; bestia; per la possessione di Giuseppe Turano. Gio Domenico Ferraro: persona. Hs Pietro Miceletto e Natale Salituro: terre dello Cupone; a Grispino. Jacono Cavallo: persona. Salvatore Gambaro: persona; bestia; casa locata a Jacovo de Gallina. Giovanne Piccolino: persona. Francesco Cavallo: persona. Gioanne de Aijello: persona sua e del fratello; alli silvi. Francesco Spezzano: persona sua e di Michele figlio. Lorenzo di Mazzeo: persona; censo di Pietro Vercillo. Andrea Conte del qm Marc'Antonio: persona. Gioanne Cesario: persona; mula. 92


Paulo Chiappetta: persona sua, di Camillo e di Michele figli; pecore cento. Alessandro di Francesco: persona. Gio Battista Lo Celso: persona. Francesca Paternostro crocca: a Gaviusu. Tiberio Corchio: persona; bovi due, bestia. Bartolo Calomena: persona. Gilorma Monaco: terre alli Dragantili e prodotti. Hs Cola Mele: persona. Matteo Conte: persona; alle Tornarille; casa locata a Michele Bruno. Paulo Mele: persona. Giuseppe di Prezia: persona sua e per la persona di Scipione della Coche. Biasi Lochetta: persona; alli Silvi. 93


Michelangelo Mele: Persona. Fulvia Acito vidua: alli Silvi. Francesco Tenuta: persona; a Merano. Antonio Tenuta: persona sua e di cesare Fratello. Catarina Maurice: censo di Salvature; alla Terzera. Tomaso di Maio: persona; a Valle d'Urso. Angelo Iodaro: persona sua e del figlio. Antonio Piccolino: persona. Giuseppe Landia: persona. Arcangelo Arabia: rende s Diego Petriolo: persona; a Cerasolo. Isabella Cesaria: a Valli d'Urso. Gio Battista Pando: persona. Gieseppe Fattizzo di Matteo: persona. 94


Paulo di Martino: persona; alli Provitera; casa locata a Diego Carino. Andrea Caruso: bestia; casa locata a Giuseppe Yannoccaro. Geronima Turano: a Cucchiano. Diego Pignataro: persona. Hs Cesare Greco alias bersica: a Marano. Giulio Conello: terre a Bagno. Giuseppe Perseverito: terre a Vermicelli Catarina Rovito: a Paravisi. Pietro di Nofrio: persona. Francesco Fiorentino gagliano: persona; crape 50. Jacovo Rizzo: persona. Francesco Carandescia: persona. Pietro Coscharella: persona sua e del figlio Gio Domenico. 95


Jacinto Conte: alla Provitera; censo delli Morrone. Gio Domenico Rovito cl. con.: allo Ringo. Antonio Rabieri: censo di Giuseppe Morrone. Hs Gio Thomasi Sannuto capibianchi: alla Terzanella. Hs Paulo Fabiano: persona sua e del figlio; al hortos. Giuseppe di Rango: a Bisciglino; terre di Fiumarello e allo Jacine. Mutio Serpe: persona; ad Acqua di Savuto. Giuseppe Petriano: persona. Vincenzo Caputo: persona; a Recupo. Gioachino Scaglione: persona; doti promesse da Francesco Perogino. Giuseppe Covello di Tiberio: persona; censo di Clemente Romano; possessione di Merano. Diego Crivaro: persona.

96


Francesco Spina: persona. Agostino di Luca: persona Antonio di Barcato: terre alli Vassallisi. Matteo Cello: persona; possessione di Santo Nicola. Gio Domenico di Blasi invalido: per la persona di Pietro fratello. Antonio Zuffa: casa locata a S. Gioanni. Diego Pirillo: persona. Diego Mannarino: persona Dominico Passarello: persona. Marco Provenzano: persona. Mauritio Mele: persona. Domenico Capizzana: persona; prodotti e casa locata. Luca Santopaolo: persona sua e di Gianni fratello; bestia; alli Curti, alli Schuneri e a Visciglino. Hs Stefano di Martino: persona.

97


Marco Antonio di Luca di cinguina: all'Amella. G. Thomasi S. Paulo: persona sua e del figlio. Gio Battista Mazzulla: persona sua e del figlio. Al margine superiore della pagina 47 vi è la seguente annotazione ""con questa mia firma vengo a visitazione S Greco--------- 5 - 2 77 - 2 ""

98


NOVE FOGLI SCIOLTI AGGIUNTI AL LIBRO DELLA TASSA DEL 1670-80 Fanno parte integrale del LIBRO DELLA TASSA 1670/80 nove fogli e biglietti volanti, anche se non legati, perché sempre ad essi si accompagnarono. Io li ho abbacati con i numeri 123, 124, 125, 126, 127, 128, 129, 130, 131. 1 - Il documento segnato col n. 123 è il seguente: "Si fa fede da me sottoscritto Notaio attuale cancelliere dell'Università di questa Terra di Rende; Qualmente avendo perquisito il Librone del General Catasto di sud^ Università formata l'anno 1743. Ritrovo al Foglio 644 nella Rubrica delle Chiese, Monisteri / bonatenente la Partita del Vble Monistero di Costantinopoli della Città di Cosenza della seguente maniera: V3 Il Vble Monistero di Costantinopoli di Cosenza possiede nel luogo detto Campagnano, o Santa Chiara una masseria di tumulate cinquanta con più torri di dentro, fine eredi di Carmine Aquino di Cosenza, Francesco Petrozzo di Rovella / di annua Rendita netta di Docati Cinquantotto e grana ottanta oncie 195.20. Nel luogo detto Santa Rosa altra Masseria di tumulate Centocinquanta con più Torri e Caselle, fine Francesco Petrozzo di Rende, Fiume Crate /, di Annua rendita netta Ducati Centottantuno e grana quaranta oncie 604.20. Sono oncie ottocento e tt. 10. Ed in margine di suddetta partita la seguente apostilla: esige dal Sig. Pompeo Zagarese annui docati ventotto. Sopra questa Masseria di 99


Campagnano vi è il censo di tumula sessanta annui di grano dovuti al Monistero di Santa Chiara. Paga di Rendita alla Camera Marchesale annui ducati quattro. Siccome il tutto rilevasi da detto Catasto presso di me esistente, al quale mi rimetto e s'abbia relazione. Dippiù fa fede, che avend'osservato il Catastuolo e la Tassa di suddetta Università del corrente anno Millesettecentonovanta, Ritrovo di esser stato tassato il divisato Monistero di Costantinopoli per Ducati trentacinque, grana due e cavalli uno Vs: Fiscali per dette oncie 800.10 dedotte oncie 203.15, che come Bonatenente importano Dj 15.57.7. Et per quello paga a S. Chiara, per rattenersi abuono 180 netto -----4.61.6. Et per porzione dei beni ..." A questo punto il Notaio cancelliere non aggiunge altro e l'atto resta interrotto. La calligrafia è con certezza quella del Nr Gio Antonio Monaco di Rende. 2 - Il contenuto del foglio n. 124 è il seguente: "Si attesta da me sottoscritto Cancelliere e Archiviario di questo Comune di Rende. Come perquisito l'Archivio dell'Università presso di me, Ritrovo nel Vecchio Catastuolo del 1784, su cui si formavano le annuali Tasse Catastali, e propriamente al foglio 123, nella Rubrica de Possessori Meranesi la partita d'Antonio Conforti per la possessione del Carmine fu di Ponzo ex fol. 91 del Catasto in oncie 70 di rendita, in Margine della medesima vi è il passaggio e divisione della stessa fatta al Catastulo e Tasse accennate (anti per formare) in oncie 56 alli suoi figli cioè: Giuseppe Conforti d'Antonio 100

on. 14


Gaetano

"

"

" 14

Matteo

"

"

" 14

Emanuele

"

"

" 14

In tutto

oncie 56

Ed in conformità di detto passaggio e divisione li suddetti fratelli Conforti annualmente ne hanno pagato le contribuzioni, come dalle successive tasse sino l'operazione fondiaria. Onde il Tutto costi ne ho formato e fatta la presente di mia propria mano avalorata dal Sugello Universale. Dato in Rende li 4 agosto 1871." La calligrafia somiglia a quella del Nr G.A. Monaco, che nel 1871 non era vivente. 3 - Il documento abbacato col n. 125 contiene la donazione e refuta di una Scoppetta per uso di soldato. "Die triginta mensis octobris Mill/mo Septng/mo Octag/mo secundo In Terra Rendarum. Costituiti personalmente appresso gli atti di questa Corte della Terra di Rende ed in presenza di me sottoscritto atuario d'essa (Franc° Saverio Pellicori?), Vincenzo Rende della medesima Terra il quale sponte, non vi / con giuramento asserisce come Giovanne Rende suo fratello utrinque coniunto anni sono nell'atto di Divisione, tra di loro fatto li fu fatta donazione di una Scoppetta con tiniero d'aciao à lungo o tiniere con focile alla Romana; et perché detto Giovanne si ritrova esser soldato del Battaglione eletto dall'Università di questa medesima terra e non tiene scoppetta per l'esercizio di detto mestiere, perciò sponte / non v / e di sua libera volontà la detta Scoppetta la retrocede à beneficio di detto 101


Giovanne per servirsene nel mestiere predetto di soldato, e doppo la sua morte vuole che resti à beneficio di questa Università predetta, mentre infurbandosi esso Costituito, ma perché cossì l'ha piaciuto e piace, renunciando fortuito, Sotto giuramento alla donazione predetta et sic renunciando, Juravit, di dati/ Segno di croce di propria mano di detto Vincenzo Rende Io Giovanni Buglio sono testimone Io notaro Nicolò Mazza sono testimone Ita est notarrius Franciscus Saverius (Pellicorio?) Attuarius Status Rendarum manu proprio signoque Rogatus 4 e 5 - Sono uniti al Libro della Tassa 1680 altri due biglietti abbacati ora con i numeri 126 e 127. Esse sono le note giornaliere che elencano le persone che lavoravano al Castello. Riprodotto in quarto di foglio il primo, n.126, è il seguente: "A 19 Luglio. Mastri quattro manipoli undici. Peppe d'Angelo alias Intilloe; Tomaso Bruno alias Crocco; Domenico Bruno alias Vengelio; Domenico Zumpano; Carlo Viola; Francesco Luchetta; Gaetano Volpe in testa; Francisci lo feudo; Vincenzo de Guido capozza; Paulo Antonio Bruno; Gallo ..." Il secondo (n.127) è il seguente: "à 24 Luglio. Mastri quattro manipoli undici: Peppe d'Angelo alias Intilloe; Tomaso Bruno alias Crocco; Domenico Bruno alias Vangelio; Paolo Antonio Buono; Vincenzo di Guido capozza; Gioanne Viaro; Domenico Zumpano; Leonardo Pignataro; Ciccio Laurella; Peppe Lo Celso; Carlo Viola; Francisco Lo Feudo". 102


Le note delle spese sostenute per il restauro del castello sono descritte a pag. 6 e pag. 7. 6 - Un terzo biglietto su quarto di foglio (n.128) è il seguente: " Francesco Maria Bonanno speso:

0.4.5 0.2.2.- 0.2.10 0.1.4 3.2.19

Domenico e Mastro Antonio di Pretia spesi

Dj 4.11.10.2.10 1. - 0.0.18 0.1.3 0.0.6 "

7 - Il foglietto n. 129 è il seguente: 3.3.15

Castagne vendute ad Andrea Cucumo e a Francesco Gatto

6.3.10

tumula sidici come appare per viglietto e tumula tre e

mesi undici e mezzo stava il viglietto e mettà pessano sono notsti 19 tumula docati 6.3.10

vendute a ragione di carlini nove il tumulo e ne ho ricevuto

____________

la consapeta primma à con le tumula 19 ma avo di uno zio

mi sata alla medèa

Cosimo Vergillo per quando il detto ne ha ricevuto il denaro

103


per il mio figliuolo 0.4.10

__________________ e Coppi g ... ___________________

7.3 Dj2.0.10

________________________________________________ Francesco Maria Bonanno

- 10 -

quello che ho donato in seta a Francesco di Schola carlini trenta 3 - -. Dippiù tumula sette di bittovaglio fattoli donare di Giuseppe Marigliano in suo conto come cioè tumula due di pistilli e un tumulo di migliostoppo à con forate ne ha ml seggio/ Questo che mi ho pigiato io dal sopra detto Gioseppe Marigliano tumula quattro di grano à conforme va ha maggio. Quello che mi ho pigliato da Serafino di Ponzo che mi lo donato in conto del Signor Marchese della Valle tumula dieci di grano à conforme va ha maggio.

8 - Il foglietto n. 130 contiene l'indicazione "1817 O. Monaco" e al verso il suggello o nuovo timbro "Ufficio del Registro di Rende" intorno al giglio angioino dei borboni tra un ramo di quesrcia e uno di alloro sormontato dalla corona. 9 - Il documento segnato col n. 131 è composto di un foglio intero coperto di scrittura per tre facciate più in riga alla quarta:

CASTAGNETI SITI NEL TERRITORIO DI RENDE: Cerasuolo manca A.ca

104


Silvi Indo il Ruolo Rende

4.52.6

Filo sottano e Filo soprano come sopra Guanni o Filo (1) 5.25 Piano de Preti come sopra Costa della Pietra come sopra

2.26 (a)

7.56 -

Gaudioso

0.72 -

Visciglino (b) alienato per le spese della divisione (del Monte Vercillo) Visciglino

4.51 -

Vallone di Blasi (c)

3.02 -

CENSI REDIMIBILI tolta la Xma capitale Signor Vincenzo Scaglione Cap/le

Dj40

2.16 -

Costantino Rende

100

4.50 -

41.66

2.26 -

69

3.72.6

Del Bianco

10

1.62 -

Nicola Stellato

14

0.75.6

Signor Gregorio Morrone

20

1.08 -

Arcangelo Forte

15

0.81 -

L. Antonio Greco di Vinc. da Gaeta Martino Signor Antonio Rovella dal Signor Michele Guccione Signor Domenico Vercillo passato a d. Alice

(1) cfr L. Vercillo "La storia dei brettii e l'origine di Cosenza" ediz. 1994 Luigi Rovella

12

0.15 105


Giuseppe del Buono fu Santo

10

0.54 -

Teresa Volpentesta

15

0.81 -

Giovanni Lista

15

0.81 -

Antonio di Martino qm Vinc° suo padre

10

0.54 -

Vincenzo Forte

12

0.65 -

Signor Giuseppe Vercillo

30

1.62 -

Eredi di Biasi Rovella

04

- 21.6

Giovanni Montalto

14

- 75.6

Michele Chiappetta

66

3.56.6

Andrea Covello

48

2.59.3

Antonio de Filippis

35

1.89 -

Alessandro Morcavallo

62

3.25

Timpone

300

13.50 -

Eredi del Signor Rosario Vercillo

81

4.37.6

Luigi Conforto

32

1.73 -

Caterina Principe

21.50

1.16 -

Tomaso Costabile

07.50

- 40.6

Michele Belmonte di Rosca

16--

- 80.6

1120.66

riporto

PiĂš dello Stazzo sopra la possessione del

Giuseppe e Saverio di Bartolo

10

0.54 -

Eredi di Antonio Apa

12

0.65 -

Domenico Gabriele

08

0.43.3

Eredi del Signor Giuseppe Gaetano Idari

90

4.86

106


Giuseppe e Gaetano Bartolo per suo capitale Eredi del Signor Gio Battista Donati per Domenico Leone

32

1.73 -

metà, e metà Vincenzo Cucumo

10

0.54 -

Leonardo Conforti

21.50

1.16 -

Lorenzo Serpe

7.50

- 40.6

Antonio Pellegrino

20

1.08 -

Gabriele Conforti pagato a d. Gaetano Conforti

24

1.29.6

Giuseppe Nigro

10

0.54 -

Domenico Lio

20

1.08 -

Giovanni Aversa

09

- 48.6

Signor Nicolò del Bianco

30

1.62 -

Angelo Morello

27.50

1.48.6

Giovanni Conforti

55

2.97 -

Domenico e Saverio Blasi

20

1.08 -

Signor Giuseppe Pastore fu Francesco

12

0.08.65

Francesco Principe da Caterina Vercillo

21.50 Gaetano Calderaro

15

0.81 -

Domenico Covello

48

2.59.3

Angelo di Bartolo

16

0.86.6

Paolo Leone

20

1.08 -

Antonio Pasquale Pellicori

10

-.54 -

Nr Giovanni Maria Gatto

41

2.21.6

Michele Stella fu Gaspare

15

- 81 -

Eredi di Gaetano de Simone

10

- 54 107


Gaetano Belmonte

16

0.86.6

Giuseppe Bartucci

40

2.16 -

Giuseppe Iantorno

10

0.54 -

Signor Francesco Morcavallo fu Onofrio

32

1.73 -

Antonio Calderaro

21

1.08 -

Vincenzo e Francesco Rocchetta

52

2.81 -

Daniele Morrone

10

0.54 -

Giovanni Bartella

11

0.59.6

_____________ 1935.66

riporto

Rafaele Conforto

15

0.81 -

Eredi del fù Signor Pasquale Perogino

70

3.78 -

Eredi di Bernardo Arabia

35

1.89 -

Eredi di Tomaso Occhiuto Michele

15

0.81 -

Giuseppe Landia

12

0.65 -

Signor Pasquale Perugini fù Vitale

10

0.54 -

Lola Curto

30

1.62 -

Signor Michelòe Cajra

30

1.62 -

(d)

50

3.24 -

Signor Gio Antonio Monaco (e)

11

- 59.6

Signor Giuseppe Romano

___________ 2233.66 NOTE:

108


(a) Costa della Pietra. Questo castagneto a 6 aprile 1811 è stato permutato con una casa del Signor Saverio Vercillo. Nota a margine "Gaetano ave pagato 7.50 alla Signora Dianora Morcavallo", di Rende, e perché Conteggio sopravvanzava la casa in Dj 40, il d° di Vercillo pagò la somma in contanti alla signora Francesca Morcavallo e Nicola Guccione, quali hanno alienato d° castagneto in Dj 116 istrumento per Notar Ottavio Monaco. (Nota: D. Gio. Magdalone ave pagato li 42 ducati alla Signora Sud/a).

(b) Visciglino. Questo castagneto è stato venduto dai familiari (Vercillo) al Signor Salvadore Magdalone di Rende per ducati 205 a 11 ag° 1810 per Notar Ottavio Monaco.

(c) Vallone di Blasi. Questo castagneto è stato venduto dal Signor Pietro Misurelli, come compratore della parte di Nicola Morcavallo a Gaetano Belmonte fù Michele di Rende per Dj 160 a 20 genn° 1811 per Not. Ottavio Monaco.

(d) Questo censo è stato affrancato dal Signor Pietro Misurelli come compratore della parte di Nicola Morcavallo Istr. 2 Giugno 1811 per Notar Ottavio Monaco.

(e) Questo capitale di censo si era rilasciato dalli familiari (Vercillo) al Nr Monaco per la scrittura e fatiche fatte nella divisione (del Monte che fu fatta nel 1810 dal Nr O. Monaco).

Fatto in Rende li 6 luglio 1811".

109


ult. pag. "L. E. Dj 16.66 sopra una casa in luogo detto Li Puzzilli diroccata e non ha pagata". Il contenuto di questi nove atti sussidiari del Libro della TASSA 1680 adducono ulteriori notizie utili nei confronti dell'uso di tal Libro. Per esse si conosce, che dal LIBRONE del Catasto Onciario del 1743 veniva estratto il Catastuolo, di cui esisteva in Archivio quello del 1784 e su questo veniva formata la Tassa Universale. Catasto, Catastuolo e Tassa erano conservati nell'Ufficio della Cancelleria dell'Università di Rende, cui era preposto un Cancelliere Archiviario, che nel 1790 era il Notar Gio. Antonio Monaco e nel 1871 era un notaio che aveva la calligrafia somigliante a quella del detto Nr Gio Antonio, da molto defunto. Si apprende inoltre che nell'anno 1782 per gli atti della Corte Marchesale, di cui era Attuario il Nr Francesco Perri (?), l'Università di Rende aveva istituito un Battaglione, i cui soldati erano provvisti di Scoppetta, e che quella del soldato Giovanni Rende, dotazione personale, doveva restare in eredità all'Università. Essa aveva particolari pregi tecnici e "il focile alla Romana". Si conosce così l'iter certo seguito dal Libro Tassa del 1680 (ex 1670). Esso dalle mani del fu Francesco Maria Bonanno passò agli eredi. Nel 1790 esso è in possesso del Cancelliere Archiviario dell'Università della Terra di Rende, che in quell'anno era il Nr. Gio 110


Antonio Monaco. E' sempre corsa voce che, dell'Archivio notarile di costui, gran parte era in possesso di un discendente emigrato in America per le liti avute col Comune, e del quale scarse e incomplete notizie mi sono pervenute. Del Libro Tassa 1680 (ex 1670) si nutrono buone ragioni per supporre ch'esso provenga da quel fondo notarile, presso il quale la storia registra di trovarsi per ultimo, e propriamente nel 1790. Al Nr G.A. Monaco successe anche nelle attività amministrative il figlio Nr Ottavio. Le due notule di registrazione di lavori al Castello fanno, inoltre, conoscere i nomi dei "manipoli" che parteciparono alla "frabica del Castello", ma non quello dei "mastri frabicatori", per i quali dovevasi tenere un conto a parte. Le donazioni patrimoniali del Conforto ai figli, di cui al documento abbacato col n. 124, è riconoscibile su un Catastuolo onciario tutt'oggi conservato nell'Archivio Storico del Comune di Rende, di cui non si conosce la data di formazione. Esso è una copia dell'accennato Vecchio Catastuolo del 1784, ma in essa sono anche le variazioni catastali correnti. A pag. 219/223 del suddetto Catastuolo conservato dal Comune, di cui mi è stata rilasciata copia legale in data 28.1.1972, si legge la seguente particola: "Antonio Conforti. Per la possessione del Carmine fù di Ponzo f. 91 on. 70" e a margine "passate on 56, cioè Giuseppe Conforti di Antonio on. 111


14;" idem a Gaetano, a Mattia, a ad Emanuele. A pagina 224 sono registrati i trasferimenti di on 14 a favore di Gaetano, Mattia ed Emanuele; ma la porzione di Giuseppe non risulta trascritta. La fondamentale scrittura contabile in questo caso è il citato Vecchio Catastuolo del 1784, sul quale vengono trascritte le variazioni patrimoniali e ciò comporta una duplice abbacatura delle pagine come si constata nella partita del Conforti. Questo sistema di registrazione catastale durò fino alla compilazione del nuovo Catasto particellare detto Catasto Napoleonico. Il fatto che nell'attestazione del 1871 si prende come fonte il vecchio Catastuolo del 1784, ciò non può significare che questo era in vigore in quell'anno dell'Unità d'Italia. Il foglio n. 131 fa conoscere inoltre l'elenco dei "Castagneti siti nel territorio di Rende" e l'elenco dei "Censi redimibili tolta la Xma capitale".

RIASSUNTO DELLE NOTE PERSONALI APPOSTE DA FRAN. M. BONANNO SULLE PAGINE DEL 112


LIBRO TASSA DEL 1670 (meglio 1680). La prima nota recita: "ho donato a Giuseppe Scaglione in conto della merce in questo presente anno 1716 un mezzo tomolo 0 – 2 –". "Quello che ho dato a Rocco il ciuoto per la domatura del suo gencho che semo accordati carlini quindici e una corda", di più li lupini carlini dieci e nove. Idem per altro gencho dato a domare ad Andrea alias Iuscha. "Il tempo che ho donato a Rocho di Principe il ciuoto a guardare li due miei genchi della prima di maggio dell'anno 1711". "Donato a Francesca Belmonte la moglie di Giacomo Salerno di Merano a filare libre sei e oncie quattro di stuppa e libre quattro e nove oncia di manna alli 16 9bre dell'anno 1712". "Frutti apprezzati da Antonio Costabile delli Malvitani la ultima di agosto dell'anno 1714, le granate del orte 0.1.–, la huva della pergola salme tre 1.2.21; per le fichi 4.1.20". "Il tempo ho donato il mio porco a guardare alli figli di Massimo Provenzano in questo presente anno è stato alli nove di marzo del 1716". "Ricevuto da Lorenzo Costabile mio frascaro in conto delli docati dieci che mi ha da dare in questo anno del 1709 tumula tre di castagne inserte 0.3.10". "Dippiù Carlini trenta contanti una altra volta 3 - - "; di più altre rimesse in contanti e tumula sei di castagne pelate a ragione di carlini none e mezzo il tumulo". "Dinari ricevuti dalli censi datemi in dote dalli Carini del anno 1710 (sposò nel 1709 Anna Carino), dai censuari, che pagarono in contanti o in natura, in miglio, o in grano, tra i quali il bigniero Giuseppe di Schola, 113


D. BerardinoVergillo 1.0 -, di una pisa di lana, pezze sei di filato 0.1.10, più quattro pezze di filato 0.1. –". "Dinari dati in seta a Cosimo Vergillo l'anno 1713 25 di gennaio sono docati 4.". Altri dinari contanti li diede nel 1713 a Giuseppe Scaglione in conto delle messe sono stati carlini tre 0.1.10. Altri dinari per far filare altra stoppa. Li due genchi furono dati a "Carlo" per pigliare la Vacca alli 7 di maggio 1725. Donò carlini 5 a Giuseppe Lista agiunta a cogliere pampino nel 1712. Ha un conto presso del Mag.co Giuseppe Marigliano delli denari del Sig. Marchese che dona in seta carl. 2 - - più altri carlini sette pigliatisi da Antonio Vanni al 15 di maggio stesso anno 1715. Egli deve dare a Domenico Calenninno per gli ultimi tre anni un avanzo del “barco” (possessione “al Piano”) alla ragione di carlini 20 al mese per m° di masaro Vincenzo Sazzo, di più carlini nove e mezzo a mastro Gioanne Forte il scarparo di Rende per un paro di scarpe del valore di carlini 9 1/2; più altro per caparro di agiutarlo a raccogliere il pampino nel 1712. I porci dati a guardare se li ripigliò in agosto del 1714: uno era suo, l'altro della guardia. Più gli restava da pagare Francesco Sannuto alias capibianco per huomini pagati per mazzoliare il grano nell'anno 1715 alla ragione di grana 15 l'uno. Andrea Brancaccio Archiepiscopo Cosentino s'aveva pigliato carlini dui e la sementa delli cauli, gr. quindici per un rotolo di carne; per la cietta; Giuseppe Schola vendette il di lui porco grande un 114


carlino e fece il conto del grano di d. Gaetano Ponzo restando il Bonanno creditore a dicembre 1714 diede caparro di agiutarlo a cogliere il pampino a nuovo (anno) intrato cioè nel 1715. Così anche a mastro Gaetano Scaglione. S'improntò dal Sig. Andrea Carino Dj 16 più 16; più Dj 16 da Tomaso Micieli in Rende per l'anno 1715. Pagò le SCAGLIE del marzo 1715 a diversi di Rende e di S. Fili; e gli furono pagati per suoi lavori per acconciare la vommara (il vomere dell'aratro), un rotolo di acciaio (0.1. 2/3), rotola due ed oncie sei di ferro a ragione di grana 15 il rotolo, più rotola due e oncie nove di ferro largo a ragione di grana quindici il rotolo; e un rotolo di acciaro per conciare al medesimo la vommara. Più pagò per le scaglie il resto dovuto a Marco Antonio di Pretia. Donò Dj 3 a Domenico Palermo alias calendino la p.ma di ottobre 1714 "per incominciarmi la concha l'anno 1715 carlini trenta dico per farmi la seta da prima"; egli improntò un rotolo di acciaro da Giovanne Vergillo (0.1. 3/3), più una bommara pigliatasi dalla sua casa, la quale fu apprezzata da M° Domenico Monaco carlini tre (0.3. -). Donò a Domenico di Calendino tumula tre di grano alla voce corrente per agiutarlo a raccogliere pampino in questo medesimo anno 1714. Lo stesso a Francesco di Calendino. Nel 1717 entrò nella sua casa Tota gentile di S. Fili accordatasi con sua madre al primo anno carlini trenta, e il secondo anno Dj 4 in più se li serve. Le diede in conto braccia dieci e mezzo di frandina azola; braccia tre di imporrà bianca per la guarnaccia e nastri ed azza per la medesima, più una cammiscia (0.3. -) e un paio di scarpe nuove (0.2.2 1/3), più 0.1.10 donate alla madre. Il tempo che si hanno pigliato accua dalla sua cisterna i Todeschi per la domenica alli Ventisei di gennaio 115


dell'anno 1710. Nel medesimo anno diede alla lattara di suo figlio, cioè alla moglie di Scuto, carlini dodeci la domenica delle palme, cioè 13 aprile 1710. Più alla medesima lattara un tumulo di pistilli (0.3.10). Il suo figliuolo fu preso a nutrire dalla medesima moglie di Scuto il 10.1.1711 (questi era nato l'8.1.1711). "Il tempo che ha agiutato a mia moglie a dar latte al nostro figliuolo a tre volte al giorno la moglie di Bernardo il figlio di Giannominico e la figlia di Antonio Mustazzo moglie di sopradetto alli 11 marzo del corrente anno 1711; e poi ha accordato con mia moglie a carlini tre il mese". Di questi suoi due figli, a pag. 103 annota i dati di stato civile anche della intera famiglia. Egli, Francesco Maria Bonanno, è il padre, e la madre sua moglie è Anna Carino, nata la figlia, "Ia rede" (=prima erede), il 24.1.1710 ore 2 e mezzo di notte, fu battezzata a 27 del detto, il preite fu D. NIcola Nardi cioè l'economo del parroco D. Andrea Potenza e li patrini furono il Doctor Gian Battista Carini e Magnifica Risulea Madalone, e la mammana fu Gesimunda di Fabbio e il nome della infante fu Camilla Finita. Il secondo figlio "IIa rede" è nato il 8.1.1711 a' ore due di giorno; il quale fu battezzato alli dieci del detto, e il preite fu D. Geronimo Mandarino nostro paroco, e li patrini furono Giuseppe Marigliano e Lucretia Marigliano figlia, moglie del Dr Pompeo Carino e la mammana fu la sopradetta e il nome del bambino fu Giuseppe Antonio, Domenico. Nel 1714 diede a Francesco Sannuto alias capibianco in acconto più la vommara, pigliatami dal bovaro passato; comprò dal Sig. Francesco Conte per siminare tum. 10 grano a carl. 11 il tumulo alla misura cosentina, più altri tumula 5 1/2 alla misura napolitana; più fave 116


dico pappelli

da siminare alla ragione di carl. 10 il tumulo, più

l'alloghiere (=fitto) della torre di agosto 1715; fatto il conto col torriere vecchio gli rilasciano le fichi verdi, granati, e l'huva; gli si danno tum. 10 di ghiande per il 1714 alla ragione di grana 15 il tumulo, nonché tum. 5 di castagne inserte per le castagne delli Malvitani. La seta di scortimento di Franc° Sannuto capibianco è stata di libre sei meno tre oncie, che in parte Dj 8 e grana 48 alla ragione di carl. quindici meno un quarto la libra, conforme he posta la voce. Legna per fare la seta 0.1. -; per far carriare l'accua 0.0.5; la spesa per manciare alli mastri 0.0.16; per mastri di detta seta 0.1.15; più contanti dati a Capibianco a 17 ott. carlini 1.1.10, il quale deve avere altri Dj.6. Per la zitella entrata nella casa Francesca Bartuccia il 23 giugno 1715 "semo accordati docati quattro l'anno", alla quale ha dato 1.4.2 per comprarsi la guarnaccia cioè ff tredici di pannetto azolo più 0.2.1 per tela per farsi laa cammisa. IL 16.3.1716 entra nella sua casa la zitella figlia di Perrotta di nome Anna Rende, previo accordo alla presenza di Domenico Palermo Calendescia, per un anno intiero per ducati quattro. A costei dà una guarnaccia di frandina azola usata del valore 1.3. -. Fa accomodare il forno delli Malvitani che è composto di pezzi 18 compresi la portella. Mauritio di Scola gli resta debitore per un censo avuto datole, come debitore gli resta il bigniero e bovaro al conto fatto a 29 nov. 1715 di grano, castagne, sorache e l'alloghiero delli torre dell'anno passato, viaggi della bestia, per le terre delli Malvitani seminate questo presente anno 1718, le ghiande. Il 27 sett. 1717 fu il conto col detto Francesco Sannuto bigniero e bovaro, e altro conto fu il 18 marzo 1718, nel quale costui resta 117


debitore allo

I° erede del qm Francesco M.a Bonanno (morto il

12.2.1719) in Dj 11 e grana 11 per grano bianco e altro e per l'affitto della torre di Malvitani, per ghiande e castagne. "Dinari pigliatomi in seta dal Sig. Matteo Vergillo per il Sig. compari Pietro Guccione docati 6. Delli quali docati sei mi ne ha pigliato carlini dieci la morte del mio figliuolo". A pagina 120 riassume ciò che ha "spiso alle cose dei bovi che si hanno da pagare assieme con Giuseppe di Scola mio bigniero e bovaro e sono le cose sottoscritte cioè dell'anno 1711 e anche del 1712". per corde, una vommara, un paio di paiora, due introta, (uno lungo e uno corto), un aratro, una spertietra comprata a S. Fili, un rotolo di acciaro comprato a Cosenza per conciare la vommara, un altro aratro, nzunza, un rotolo di ferro per conzare la vommara, una seconda vommara, oncie 42 di acciaro da Domenico Monaco alla ragione di grana 25 il rotulo per conzarne due volte la vommera; " donato a Giuseppe Scaglione per la neve l'anno 1717 al mese di marzo carlini 3, più un'altra volta grana 10, più a suo figlio un tarì d'argento 0.1 -".

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PARTE II

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32 ANNI ERANO TRASCORSI DAL 1647 - 1648 ALL'ANNO DELLA RESTAURAZIONE DEL CASTELLO

A titolo di semplice informazione storica, si ricorda che nel 1680, quando si procedette ai lavori di restauro del Castello, erano passati appena 32 anni da quel fatidico 1647 - 1648, allorchè l'intero stabile ad opra degl'insorti anti- spagnuoli rendesi, fu preso devastato incendiato. La rivoluzione masaniellana fu l'occasione per riappacificarsi tra le due famiglie, Mascaro e Vercillo, che legate da parentela, erano finite per combattersi a morte. La famiglia Vercillo - per documenti notarili - trova la base storica della propria iniziale attività civile politica ed economica nell'anno nel 1530, che è la data del matrimonio tra Jo Pietro de Vercillis e do: Imperatrice de Merasco di Nicolao (notar G. B. Guzzone 6.1.1530 ff. 202-203). Da costoro nacquero sei figli: nomati: mco e nob. Francesco; mco e nob. Berardino; mco e nob. Amd (Artis Medicae Doctor) Nicolao o Cola; mco e nob. Jo Paulo; mco e nob. Jacopo; mco e nob. Jo Domenico: e tale era la loro potenza economico-finanziaria nel 1587 da convenire, i primi cinque, di riconoscersi reciprocamente gl'impegni assunti singolarmente fino a docati mille (Notar Vincenzo de Guccione 9.9.1587 f. 171t). Altro legame di parentela era nel matrimonio tra Cesare Augusto Vercillo e Beatrice Maschiara o Mascharo o Mascaro (Registro dei nati 1637 n.685). La fortuna dei Vercillo, com'è evidente,

riprese il suo corso economicamente

civilmente e politicamente dopo il 1530. 121


Come già detto negli anni precedenti pare che essi stessero nella condizione politica di "profughi angioini". Lo storico di Castrolibero e dei Mendozza accenna ad un "Vergillo Angioino" in Cerisano in forza di una notizia notarile non meglio precisata. L'ambiente cittadino era però già caratterizzato, trovandosi una strada, una porta istoriata col giglio d'Angiò, una fontana, una chiesa al nome dei "Vercillo". Nel 1514 era in attività ufficiale in Rende Jo: Francesco Vercillo "annualis licterale judex", del quale doveva esser figlio il menzionato Jo: Pietro de Vercillis. Nel 1515 esisteva in Rende "Suprano Vercillo alias de lo puczo", e nel 1530 un "Jacobo Vercillo alias de lo puczo". Si ricorda, infine, che un "Francesco Vercillo" era annoverato tra "gli angioini o vero di volontà francisi", di cui l'Università di Paterno chiese ed ottenne dal re Federico D'Aragona "che siano cacciati e facti partire con le loro mogliere et figliuoli et famiglia" nel 1497 (Arc. Stor. Cal. 1.11.1913 p.624). Il notar Angelo Desiderio di Cosenza tramanda: 1 – in data 22 ott. 1554 che il nob. Sigismundo Verciglo di Paterno fu chiamato a dare informazione agli Ufficiali del regio fundaco locale circa il deposito quivi di una quantità di “lane nobili” fatto per testamento; 2 – in data 2 gen. 1556 che il mag.co U.J.D. dnus Augustino Vergiglo consentino, asserito di essere impedito personalmente vacare “per propria detentionem in sua domo in civitate Cosentie”, crea e nomina due procuratori in Cosenza e in Napoli, perché agiscano in suo nome fino alla conclusione di ogni lite in corso.

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Nell’A.S.N. presso il notaio Napoli di Macchia di Cosenza, 28 apr. 1535, si ha la notizia che il notaio Anniballo Vercillo è Mastrogiurato dell’Università di Paterno, mentre è Sindaco Santo Calendino. Nel 1545 lo stesso notaio Napoli registra che i nobili Vercillo di Paterno (Gesimundo, Gio: Leonardo, Polidoro ed Agatio da una parte e Benedetto dall’altra) “si congiungono e fanno compagnia per la arte de li mercanti” tanto di panni, sete, dinari, debitori, mule e qualsivoglia altro bestiame, per un anno e lucido conto. Stesso anno e stesso notaro Napoli i nobili Polidoro, Gio: Leonardo, Sigismundo ed Agatio comprano dal Mag.co Ferdinando e fratelli figli del qm Alfonso di Cosenza un fondo alberato sopra Porta Piana per ducati 50. Presso il notaio Pietro Plantedi 6.3.1581 il mag.co Jo: Domenico Vercillo di Paterno, commorante in Cosenza jacens in letto egrotans, costituisce suo procuratore il m.co Jo: Paolo suo fratello che si ritrova in Palermo per comparire in Napoli nelle Corti. C’è una notizia nell’A.S.N. secondo la quale un Vercillo si trova inquisito sembra per ragioni religiose; da accertare. Si deve inoltre ricordare che: -

nell’anno 1556 il magco dno Augustino Vergiglus nomina un suo procuratore; l’egregio notaio Annibale Vergiglio di Paterno vende una casa palaziata in Cosenza dove si dice Capo piazza; (Nr. Desiderio di Cosenza)

-

nell’anno 1559 Dopnus Augustunus Vergiglj U.J.D. di Roblano è notificato nuovamente nell’apotega di Leonardo Vergigli in Cosenza per ducati quaranta e chiede la copia della prima notifica; il nobile Benedicto Vergiglio di Paterno, unitamente a suo figlio, 123


affigge un censo annuo di ducati venti per un capitale di ducati duecento ricevuti, sopra una casa con orto siti in casali calendinorum; (Nr. Desideri di Cosenza) -

nell’anno 1569 il magco Marco Antonio Vergigli è posto in possesso dell’ufficio di archiviario della Regia Udienza di Calabria con la previsione annua di ducati quaranta (Nr. Desiderio di Cosenza); poi crea un procuratore perché comparisca nella Gran Corte della Vicaria e ogni altro tribunale; il magco Pome Vergiglius di Paterno vende la possessione in Cosenza luogo detto Diodato per ducati ottocento e dieci (Nr. Greco di Cosenza). Per queste notizie relative ai Vercillo di Paterno e di Cosenza

ringrazio Amedeo Miceli di Serradileo, che cortesemente mi inviò una copia degli atti ch’egli ha nel proprio archivio. Altre notizie egli dà nel Bollettino Ufficiale dei Minimi "Nobili e feudatari nel processo cosentino per la canonizzazione di S. Francesco di Paola" p.139. La famiglia de Merasco, numerosa di molti componenti Alfonsina, Vincenzo, Jacobo, Johanne, Ambrosio, Bernardino, Francesco, Nicolao - è in auge intorno agli anni 1530. Proprio allora essi incrementano il patrimonio acquistando delle possessioni al Vallone de li ingelati, a Vennarello, Sto Johanne de lo Plano, Vallone de Acone seu Sto Martino, Fornache de Emola, le Frattine, la Manca. Amb rosio vende Acone a Madalone; Alfonsina allaccia parentela con gli Albisani; Berardino marita la figlia col nob. Poglisio; Nicolao è teste in un istrumento notarile nel 1525, compra nel 1528 una casa in luogo detto Sto Nicolao de li Vercilli, nel 1529 compra una sepoltura nella Parrocchiale al lato destro dalla parte del Paramuro limitrofa a quella 124


del Barone Scaglione, nel 1530 marita la figlia do: Imperatrice con Jo: Pietro de Vercillis. Nel contempo esiste una famiglia Mascaro, il cui componente, Antonio, di Rende, vende al Madalonre la Straczara nel 1626. Negli atti di stato civile, come il cognome di Vercillo è variamente scritto, così il cognome Mascaro si rinviene nelle forme di Maschiaro e Maschiarella. E' possibile il passaggio onomastico da Merasco a Mascaro. Ma i rapporti tra le due famiglie nella prima metà del sec. XVII si rinvengono esser degenerati a tal punto da fatrsi ricorso ad un armistizio o tregua. - Ricorda il notar G. G. Conte nell'ISTRUMENTO DI TREGUA DEL 14.4.1640 F. 15-16t Rende, che è il primo Istrumento redatto su carta bollata, che "Coram Mag/co Berardino Telesio Cosentino - è uno dei nipoti Marchionatus

del filosofo - Generale Vicario

Rende" si costituirono il Mag/co Pompeo Vercillo

Nobilis e Francesco Antonio Mascaro, i quali asseriscono essersi contratta negli anni passati inimicizia tra esse parti e loro adherenti, et eesserci successi homicidi, ferite e scoppettate", ed ora convengono " di non offendersi né fare offendere", sciogliendo i propri parenti et adherenti che tenevano in "comitiva". Da una parte stavano: Francesco Antonio e federico Mascaro, Francesco e Vincenzo Bellovidiri, Alfonso e Gio Simone de Procida, ed altri. -Dall'altra stavano: il Mag/co Pompeo e il Dottor Antonio Vercillo, Antonio Cassano, Scipio Cucumo, C. Cola Parisano, Andrea Colonna, il cl. Gio Battista Vercillo, Giuseppe Perugino, G. Gio Domenico d. Lelio, il cl. Cola e il cl. Francesco Vercillo; nonché figli, parenti et amici rispettivi. 125


Tra costoro è rappresentata l'intera famiglia dell'Amd. Nicolao o Cola con i quattro suoi figli cl, Jo Domenico, Dr Antonio, d. Lelio e Mag/co Pompeo: il quale ultimo morì nel novembre del medesimo anno della convenuta Tregua. Sono presenti il cl. Francesco Vercillo figlio di Jo Jeronimo el cl. Jo Battista Vercillo. Benché non specificatamente nominati vi facevano parte sia Francesco il figlio del fu Giudice della Corte Andrea, sia Jacobo. Presero parte alla ferace guerra contro i Mascaro, cioè, tutti i Vercillo allora viventi, cioè tutta la stirpe di Jo Pietro Vercillo e Imperatrice de Merasco. - Si pose tra i patti la clausola che "il cl. Federico Mascaro fra detto tempo non habia de habitare in questa terra di Rende e suo territorio", ma abitare nella terra di San Fili. Degli homicidi, cui si fa cenno nell'Istrumento di "Tregua", non si ha per il momento alcuna notizia, ma per gli avvenimenti posteriori viene il dubbio che uno degli uccisi possa esser stato proprio Andrea Vercillo che fu Judex Curiae bajolorum. Si rilevi il fatto che la decisione di rinunciare alla guerra avvenne due anni dopo il ferace terremoto

del 1638,

e che ciò è molto

significativo. Trentuno furono i morti per quel terremoto nella sola RENDE. (v. Storia di Castrolibero di Anelli-Savaglio). Oltre a questa delle famiglie Vercillo-Mascaro in Rende, altre due pacificazioni di famiglie avvennero nell'ambito del territorio dello Stato di Rende in quel periodo della numerazione dei fuochi, propriamente in Domanico e in Falconara. Presso gli atti del notar Diego Riccio cosentino del 1 febbraio 1661 f. 6, l'U.J.D. d. Pirro Greco e Marco Stancato della terra doi Domanico, dichiarano che, essendo stata tra loro "capitale inimicizia" con homicidi, per trattato di comuni 126


amici e parenti "hanno deliberato pacificarsi, e chiedono il patrocinio di D. Jeronimo de Menozza Marchese di Monteleone. Un ulteriore atto di pacificazione in Domanico è menzionato da p. F. Fonte o.c.p. 243 nota 18 per gli atti di Notar Cesare Morcavallo 1591. L'altro atto di pacificazione di famiglie è al f. 17 16.2.1680 del medesimo notaio Riccio. -Il mag. Domenico Barone e Nicolao Manes della Falconara dichiarano di pacificarsi con Carlo, Domenico e Josepho Silvestri Valli, assenti, ed altri, dei quali "molti si erano posti in compagnia". Intervennero i Padroni Eccel/mi a far pacificare le parti per evitare i danni ed il male che potevano derivare da quello stato di inimicizia. Un altro istrumento del notar Riccio del 28.3.15.1658 f.11 illustra una situazione sociale, che fa ricordare altri tempi di tipo mafioso. Una madre, cui venne da un tal di nome Francesco Antonio Stancato di Domanico uccisa la figlia che "steva sotto la protezione di Dio", volendo vivere in pace col Signore che comanda dicendo "diligite inimicos vestros", rimette ogni colpa ed annulla gli atti prodotti in Corte. Dopo otto anni da quel contratto di "Triegua"", i Mascaro e i Vercillo unitamente con i Miceli si trovano insieme a guidare la rivoluzione antifeudale locale e conquistarono il Castello. Da allora il maniero restò inabitato, anche per ragioni dovute ai danni prodotti dal terremoto avvenuto appena dieci anni prima ossia il 27 marzo 1638. La sua immagine pittorica era riprodotta tra gli affreschi del Chiostro del Convento. Rilevata in fotografia nell'immediato 127


dopoguerra, a opera di chi scrive queste pagine, quell'immagine è stata divulgata in cartolina per merito e generosità della ditta Renato Bernaudo.

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INVIO DI UN SINDACO AL CONTE ADORNO (1494) LAMENTELE DEI CITTADINI DI RENDE RUMORI A SAN FILI INDULTO DELL'8.4.1648 PRAGMATICA III EPILOGO DELLA RIVOLUZIONE ANTIFEUDALE A RENDE. Considerate le arti e professioni e le relazioni che il Bonanno ebbe con le persone, si dispiega un quadro sufficientemente realistico dell'ambiente in cui si viveva in quel tempo intorno al detto Francesco Maria Bonanno, detentore del Libro della Tassa e autore delle note familiari apposte sullo stesso. Ancora oggi, volendo adombrare l'ambiente reale in cui si vive in un dato settore di un paese, basta enumerare le persone che lo frequentano. Ebbene anche per il Bonanno le sue relazioni con le persone tracciano un ambiente sociale specifico, che ha vita tra gli anni del 1° decennio del 1700. Egli amministra, come si è detto, la propria azienda agricola di dieci tomolate a Malvitani. Egli ha un bigniere che è anche un bovaro, cui fornisce sementi, attrezzi di lavoro e l'abitazione rurale. Vive con la nobile moglie di casa Carini e due figli, e con una zitella per serva, alla quale fornisce oltre al compenso annuo preconvenuto, anche alcuni indumenti personali in anticipazione della paga, che sono una guarnaccia, una camiscia e le scarpe. Disimpegna tuttavia entità finanziaria con quelle persone che in quel tempo avevano in mano l'economia e la finanza, come per esempio

Antonio Vanni, che

originario di Castelfranco più tardi sarà Sindaco della Città, Tommaso 129


Micieli esponente della finanza locale; Cosimo Vergillo; Signor Matteo Vergillo per la seta; Andrea Carino; Marchese della Valle, coordinatore d'ogni attovotà economica; Verardino Vergillo; Gio:Giovanni Vergillo; mro Domenico Monaco maniscalco; Antonio Costabile apprezzatore. Tutto ciò configura una specifica elitè sociale ed economica, che fa centro delle proprie attività politiche il Marchese. Non vi sono tra essi i Perugini che eccellono in campo religioso; non vi sono i Mataloni cui appartiene la Mastrodattia; non vi sono i Zagaresi ai quali era conferito l'erariato locale. Non vi entravano soprattutto i Mascaro. Né vi poteva esser il Francesco vercillo, padre onusto, figlio del fu Andrea, perché morto nel 1650, né i figli di costui, Marcantonio, Lionardo e Paulo perché minorenni: e in cio s'intravvede una situazione politica che è la conseguenza dell'epilogo con cui si concluse la contestazione feudale e antimarchesale. E' cosa nota come in principio le forze rivoluzionarie antispagnuole di Rende inducessero le autorità marchesali locali a rifuggiarsi in Fiumefreddo, abbandonato il Castello, che fu preso, saccheggiato e incendiato. Il caposaldo rendese delle forze rivoluzionarie si mantenne sempre efficiente tanto che, quando i cosentini spagnoleggianti agli ordini e guida del Marchese Spinelli , Preside della Provincia, vollero il 27 marzo del 1648 prenderlo per forza, furono posti in rotta giù per le falde della collina rendese con perdita d'uno dei due cannoni portati seco. Per un'ampia descrizione della battaglia si vedano i volumi di Gustavo Valente e di Romano Napolitano.

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Allorché le forze rivoluzionarie furono vinte in tutto il Regno e si venne alla pace alle condizioni dettate dalla Prammatica III del 8 aprile 1648 e all'INDULTO, solo resistevano i rivoluzionari di Rende, cui il Marchese e il Preside negavano i benefici stabiliti nella citata Legge. Ma nuovi e ripetuti decreti furono emanati dalla Curia reale di Napoli e così, fu possibile che, senza esser stati vinti, i rendesi concludessero dei patteggiamenti col Marchese che i cittadini abbienti di Rende, e massimamente i Vercillo,

con propri beni dessero

soddisfazione al Feudatario per i danni subiti al Castello e ripianassero così le passate controversie col Marchese accettandolo per Signore e Padrone della Città e dello Stato. (1)

(1) Fa parte di questa operazione politica sociale ed economica la donazione fatta al Marchese D. Ferdinando dal Rndo D. Gio Domenico del Puzzo alias Vercillo di Rende della possessione Cucchiano seu Zimulara seu destro nonché di un altro pezzo di terra confine la Casa Santa seu Baronia di S. Vincenzo, a la Foresta di Cucchiano e lo Vallone della Vurga Scura ( Nr G. G. Conte 1655 7 ott. f.105). M guiridicamente e legalmente le controversie economiche tra l’Università di Rende e il suo feudatario furono appianate e risolte definitivamente in data 13.4.1649 in Rende per gli atti del Nr. Francesco Ma Scavello f.151, come meglio si legge nell’appendice n. 11.

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La III Pragmatica "de abolitionibus criminum" dell'8.4.1648, per la prontezza con la quale il Fedelissimo Popolo era ritornato alla debita obbedienza e per la clemenza et benignità reale, concedeva "generale perdono e INDULTO a tutti, e qualsivogliano persone che avessero commesso qualsivoglia delitto per causa dei passati rumori e tumulti in questa fedelissima Città e Regno dalli 7 del passato mese di Luglio dell'anno 1647 per tutt'oggi, senza eccettuarne nessuno, per enorme che fosse, ancorché siano di crimen laese Maiestatis in primo capite, tanto per questa fedelissima Città di Napoli, suoi Borghi, e Casali, quanto per tutto il presente Regno, etiam che fossero stati capi delle rivolutioni, e tumulti predetti, loro complici, fautori, consultori, o che in qualsivoglia modo avessero cooperato in essi". Idem le Pragmatiche V. VI del medesimo aprile 1648; VII del XXXII del 1 maggio 1716 venne precisato il concetto giuridico che, godendo dell'INDULTO li vassalli dei Baroni di questo Regno, veniva riservata ai Baroni la facoltà di comminare "le pene pecuniarie, che forse li spettassero". (2) Come si è già detto a pag. 14, "dopo il 1647 - 1648 si era costituito a Rende un ambiente composto di gente, ritenuta amica e di gente indesiderata nei confronti del potere dominante. Si era costituito cioè un duplice schieramento: un partito di sicura fede marchionale e un partito ritenuto "di poca fede". Di ciò fanno testimonianza i due reperti cartacei, d'ordine catastale l'uno, l'altro d'ordine amministrativo e d'economia familiare, cioè il Libro della Tassa del 1670 e il Libro dei conti Marchesali del medesimo anno. (2) Ma l'indulto e il general perdono per i passati tumulti e rumori l'Università di Rende li aveva già ottenuti con liceat del 7 agosto 1647 unitamente alla libertà di eleggere i propri ufficiali.

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E' interessante rilevare e ricordare per la storia dei tempi successivi, che in questo stato di cose "TROVO' ORIGINE E RADICE QUELLO SPIRITO CIVICO O AMOR DI PATRIA, CHE, PRENDENDO SEMPRE PIU' CHIARA COSCIENZA DEI COMPITI CITTADINI PORTO' AD AFFRONTARE E SOSTENERE TANTE LOTTE

NEI

TRIBUNALI

AVVERSO

L'AUTORITA'

MARCHESALE FINO AD ESPELLERLA, TRA L'ALTRO, DAL DIRITTO DI CONFERMA DEL SINDACO ELETTO, CHE LA MARCHESA VANTAVA DI POSSEDERE PER PRIVILEGIO CONCESSO ALLA SUA CASA DA CARLO V. *** Il fenomeno riconosciuto come manifestatosi in tempo postrivoluzionario antifeudale, non è che l'epilogo di uno stato di cose, che iniziatosi nel 1494 con l'invio di due sindaci ad hoc al Re e al Conte per ottenere più ampie e ragionevoli concessioni (1), si conclude con la rottura di quell'unità storica d'azione fra autorità e popolazione e col formarsi di due settori di attività politico-sociale e morale in cui si vede prevalere in uno l'interesse feudale, nell'altro l'interesse della cittadinanza, intesa questa come costituente una entità reale sociale e politica diversa dell'entità sostanziale dell'autorità tradizionale e feudale. Ne sono un esempio le controversie che portarono all'edificazione di numerose chiese e determinarono la formazione delle due Congregazioni di Costantinopoli e del Rosario animosamente avverse. (1) Pergamena n. 522 del 16.2.1494 XII Ind., presso A.S.C. Vedi Appendice n. 1

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Ne è traccia archeologica soprattutto quella data graffita alla meglio sulla chiave di volta del portone d'entrata al Castello "1495", che segna la nascita della MUNICIPALITA' rendese. Ne sono storiche manifestazioni i seguenti episodi: Nell'Archivio di Stato di Napoli, coll. Con. 86 f. 134T + 135 si apprende che a 30 giugno 1613 "all'Udienza di Calabria Citra era stata scritta una lettera dei poveri uomini oppressi della terra di Rende, Vassalli del Marchese della Valle, perché subivano estorsioni e si vietava loro il commercio in Cosenza, sicché erano costretti gli uomini a rubare e le donne alla prostituzione. Né possono avere giustizia, perché non dispongono di avvocati, né di procuratori. Si richiama l'osservanza della regia "prammatica". (In Calabria Nobilissima del 1986. Notizia gentilmente avuta da A. Savaglio). Il Notar Diego Riccio di Cosenza in data 7 settembre 1658 annota che Jacintho de Rango e sua madre Lucretia Cassano assegnano ad Honofrio de Rango, fratello e figlio rispettivamente, due cognali di terra a Longiari e Nigiano, il quale si trova in carcere per ragioni di morosità fiscale. La moglie di Leonardo Vercillo vende le proprie doti per evitare la carcerazione al marito profugo per insolvenza fiscale. Dal Notar G. Geronimo Conte luglio 1666 f.66 si ha notizia di resistenza e rumori in Sal Fili avvenuti nel 1626, trovandosi egli ad esercitare l'officio di Erario della Marchional Corte di Rende, "Pietro, Andrea, Antonio, Marco et Gio: Antonio Mazzulla di San Fili fecero un certo rumore e resistenza" al Governatore della predetta Corte dello Stato di Rende mag. Matteo Caetano, per il qual rumore furono fatti carcerare e condannati da detta Corte al pagamento di ducati 134


centumcinque penes acta Curiae a favore di detto Erario. Pagati Dj 65, della somma di Dj 40 rimasta insoluta, si chiese dal Vercillo lettere esecutoriali e ne fece donazione al Monastoro di San Francesco d'Assisi di Rende rappresentato dal Notaro stipulante. Ma soprattutto oggi si può cogliere lo spirito municipale in azione nel memoriale inviato al Duca D'Arcos il 17 luglio 1647 al fine di ottenere i privilegi dell?università che furono riconosciuti con liceat del 7 agosto 1647. *** CARATTERE DELLE PERSONE CHE EBBERO SIGNORIA A RENDE La storia del nostro paese, esempio unico negli annali della storia dell'origine degli agglomerati urbani, o tempo in cui la mente riesce a cogliere squarci di lucide indicazioni di vita civica, sociale e politica, attraverso episodi di chiara esemplarità, fino ai tempi attuali, prova in modo irrefutabile che ad agire in ogni occasione fu la popolazione del paese in comunione con i capi pro tempore detentori del potere politico. Non è oziosa cosa attardarsi ad individuare questi momenti di piena manifestazione di unità d'intenti in cui appare l'azione dell'intera popolazione.

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Un primo esempio storico si fa riconoscere in atto della fondazione della città metropoli dei brettii, nel 355-356 a.C. al tempo della 106^ Olimpiade. - Si sa che i brettii, gente raccogliticcia proveniente d'ogni dove, "pantakhoten" la dice Diodoro, vivevano vita rustica per i monti e per le campagne della Pandosìa, accogliente tutti in amicizia, e compivano azioni brigantesche per ragioni di vita a danno delle rare popolazioni vicine di origine italica. Essi si salutavano "brettii", che nella lingua dei pochi italici significava "liberi", "pastori". Attraverso quelle escursioni acquistarono principi e regole di disciplina militare. La prima azione di una certa consistenza militare la sperimentarono con la conquista del vicino paese di EREN (e = artic.), che esisteva dai tempi di Italo e prima che la Consentìa fosse fondata. Lo conquistarono per assedio, essendo esso posto su di un colle, che è un dicco tufaceo perforato di grotte tutt'intorno, sito e posto tra due colli di pari elevazione d'origine arenaria chiamati sempre Rito e Roto. Subito ripeterono la fortunata impresa di conquista sull'abitato detto "Arponio", prossimo al precedente e sito alle falde della montagna dove ora sorgono Nogiano e Arpani. Conquistare un paese significava allora assorbire la popolazione nell'etnico del vincitore e distruggere le abitazioni del vinto paese, che fu la tattica usata dai romani, per cui Roma si accrebbe sempre più di nuove tribù, e i brettii si accrebbero così, demograficamente, con la conquista di EREN, di ARPONIO e della THOURIA ed aumentarono la propria potenza bellica tanto da sentir la necessità di fissare una sede

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comune, dove convenire per trattare e prendere le decisioni che interessano tutta la collettività. Così è che fu fondata col consenso di tutti la "Consentìa", Sunethje (sun = con) nel greco diodoriano, alla cui fondazione diede il maggior contributo demografico ed etnico la popolazione italica di EREN. Anzi si deve riconoscere che questa città, cessata come entità cittadina propria, diede via alla città di Consentìa. (1) Un secondo episodio si riconosce nell'anno 1494 allorché la popolazione di Rende, unita in pubblica piazza, nominò due sindaci ad hoc, perché, recatisi dal Re Alfonso II D'Aragona e dal Conte Adorno signore del Feudo, ottenessero per essa giuste e dovute ed oneste concessioni politiche di conduzione amministrativa (2). Simboleggia questa iniziativa popolare la nascita

della MUNICIPALITA'

RENDESE, e ne fu graffito alla meglio sulla pietra un segno cronologico all'entrata del Castello. La data graffita sull'arco del portone d'entrata al Castello è "1495" (vedi foto), mentre l'atto di nomina degli ambasciatori inviati dall'Università al Re e al Conte è "1494".

(1) L. Vercillo "La Storia dei Brettii e l'origine di Cosenza" 1994 (2) Pergamena n. 522 del 16-2-1494 Rende presso A.S.C.

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Cio significa probabilmente che all'istanza portata dai messi sarà stata data evasione l'anno successivo, e ciò sarebbe stato in senso affermativo, rilasciati dal Re e dai Conti "ragionevoli privilegi e grazie dell'Università di Rende", come chiesto. Non sono però da trascurare, per un realistico giudizio, che Alfonso d'Aragona, successo al padre Ferrante il 25-1-1494, abbandonò Napoli il 23-1-1495 e che Carlo VIII entrò in Napoli il 20-3-1495 (1), mentre l'istanza dell'Università è del 16-2-1494. Quale sia stato il contenuto del diploma di concessione non è dato sapere, restata completamente ignota l'esistenza di esso. Ma da ciò che avvenne negli anni successivi di quel fatidico 1494 - il primo degli "anni miserabili" per Guicciardini - e primo degli anni fausti per l'Università di Rende, è dato supporre che la detta Università ottenne dall'Autorità Regia e dalla Comitale di potersi congregare, nominare il Sindaco e i Sindaci annuali, distribuire e riscuotere i pesi dovuti alla Corte, ecc. : diritti che prima non aveva. Oggi sono stati ritrovati i PRIVILEGI del 1625 e del 1647, che ricordano le concessioni fatte dai conti di Rende. Presso il notar Bald.re de Guccione sono atti che attestano della veridicità della supposizione.

(1) Amedeo Miceli di Serradileo o.c. p. 124-125

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Si ricorda a proposito che la città di Montalto solo nel 1473 aveva avuto il privilegio di convocare il normale Consiglio cittadino e di eleggere i rappresentanti dei nobili e del popolo(1). Si ricorda inoltre che "nel 1495 Rende assieme ad Amantea e Tropea, fu una delle tre località calabresi che si erano dichiarate per Carlo VIII, alzando la bandiera di Francia" (2). Trovandosi presso il Notaio Guccione che già alla data del 6-91528 II Ind. la stipulazione dei contratti veniva fatta a nome dei "Regentibus" e che alla data dell'VIII sett. 1528 II Ind. si rinviene che il contratto è stipulato a nome del "Regem Siciliae Calabriae citra et ultra ... decimo tertio et Rege Carlo ip° Romanorum Imperator anni domini eius Imperj decimo feliciter" - la dominazione francese nel Regno e a Rende durò dall'entrata dei francesi in Napoli, 26-2-1528 I Ind. fino all'VIII sett. 1528 II Ind., giorno in cui i notai del Regno stipulano a nome de Carlo V e di sua madre. Nel contempo l'Alarcon s'impossessa di Rende, che da allora restò sempre nel dominio della dinastia aragonese di Spagna. Da questa l'Università assunse come proprio stemma il triturrito castro degli aragonesi. Il giglio d'Angiò, arma dei Re Angioini di Francia, fu invece assunto dai Vercillo in Rende e dai Mascaro in San Fili. (1) A. Miceli di Serradileo o.c.p. 127 (2) A. Miceli di Serradileo o.c.p. 130

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Con l'affermarsi dell'amministrazione aragonese, gli angioini, tra i quali i Vercillo, furono - com'era uso del tempo, di cui resta un esempio vivo nei privilegi di Paterno - proscritti dalla patria, sia dopo i fatti del 1494 - 1495, sia dopo quelli del 1528. Fu allora che, per esser sicuri da future sorprese angioine, la città venne cinta da un primo ordine di mura e ciò al tempo dell’Adorno e dell’Alarcon. Questo primo ordine di mura cinquecentine corre dalla porta delle Amarelle per la Porta di Cosenza fino all'ex Monastero di S. Chiara a circa metri tre dalla linea di case ed è noto oratenens come "le mura del doge" o "mura del conte", o “mura dell’Alarcon”.(1) Queste mura, costruite con arte muraria locale, simile ai muri del Convento, restarono sotterra allorché nel secolo XIX venne costruito il secondo ordine murario a pietra di cava locale ad archi a tutto sesto, meglio noto come “mura di Mataluni”. Un terzo ordine di mura è quello noto come "mura fasciste" in cemento. Ma tutte restano sommerse sotto terra dalle opere murarie elevate per un ingrato allargamento della via del Paramuro, ad opera della Cassa del Mezzogiorno nel 1964. (1) Recentemente fu rinvenuta un'iscrizione nel Castello Svevo di Trani che ricorda il restauro fatto eseguire alle mura o fortificazioni dei Castelli per ordine di Ferdinando Alarcon Arend dux in onore di Carlo V re di Sicilia

TENTATIVO DELLA ISTITUZIONE DI UNA COLLEGGIATA IN RENDE

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Non si può oltre lasciar trascurato ed ignoto il tentativo fatto nel 1499 dal popolo e da alcuni generosi - il cui nome è ufficialmente lasciato nell'anonimato - al fine di istituire UNA COLLEGGIATA A RENDE. Ce ne dà frammentaria notizia il notar Baldasarre de Guccione col primo istrumento dei suoi protocolli, che apre problemi di datazione, di persone e di contenuto. Un ampio contributo apportano alla sua comprensione il "Regesto Vaticano per la Calabria" di Francesco Russo e l'istesso notaro Guccione con la registrazione di fatti contemporanei. Il primo protocollo del notar Baldasarre de Guccione - che è anche il primo di tutti i protocolli notarili conservati presso l'Archivio di Stato di Cosenza - è composto di quattro quinterne, i cui fogli sono numerati da 2 a 36, dei quali mancano quelli che avrebbero dovuto avere i numeri 1, 4, 32 e 33, nonché tutti quelli che seguivano dopo il f. 36. La carta è ben conservata, ma una zona della parte superiore sinistra dei fogli è deturpata da una macchia d'acqua, che ha sbiadito lo scritto rendendolo illeggibile per diverse righe. Il protocollo registra gl'istrumenti per l'INDIZIONE, periodo cronologico che ha inizio al primo settembre e termina al 31 agosto. Esso conserva una serie d'istrumenti che vanno dal 23 - 3 - 1499 5^ Ind. al 20 aprile 1505 8^ Inditione. Il primo istrumento è scritto al f.2-2v e reca l'intestazione "pro Berardino de fossato". Seguono sei righe illeggibili, tra le quali avrebbero dovuto comparire la data, la costituzione delle parti e l'oggetto. Da alcune parole si desume che esso fu stipulato al tempo del 141


Papa Alessandro VI al settimo anno del suo dominio, che è l'anno 1499, mentre il notaio, che si dice tale "per apostolica autorità", per segno notarile usa la croce tra due chiavi decussate e sotto la scritta "B ppca apost". Ma nel 1504 28 luglio egli da Ferdinando il Cattolico riceve il privilegio di "notaro regio" e quindi usa per segno notarile un braccio sormontato a sinistra da una croce e la scritta "B d G". La prima data completa dopo il primo istrumento appare al f. 3v "matrimonio per angelo de laurentio" 23-3-1499 3^ Ind.: "anno domini Millesino quadrigentesimo nonagesimo nono sub pontificatus Santissimi ... et dni Alexandri divina previdentia pape sexti anno eius octavo feliciter/ amen. Die vero vicesimo tertio mensis martij tertie indictionis in terra rende". Poichè l'indizione aveva inizio col primo settembre, la data di stipulazione del primo istrumento o istrumento della Collegiata di Rende, va dal 1° settembre 1498 al 23 marzo 1499. Ma dall'istrumento non è possibile precisarla. Io suppongo però che essa non debba essere stata lontano dalla data del 23 marzo, dacché si rinviene che a Berardino de Fossato di Rende, clerico della Diocesi cosentina e massimo attore nell'istrumento della Collegiata di Rende, per Bulla del 13 marzo 1499, cioè dieci giorni prima, viene concesso il beneficio semplice ex sinagoga dei giudei nella chiesa Collegiata di S. Maria de Montalto (Regesto Calabria p. Russo n. 14138). Il culto della Sinagoga a petizione sua venne soppresso ed eretto in beneficio semplice al titolo di S. Maria delle Grazie in data 1-7-1497 (id. 13942), al de Fossato conferito.

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Il 6 luglio 1497 per cessione di Johe de Sarfaldo fu provveduto circa la Thesauraria collegiatae ecclesiae B. Mariae de Montealto con riserva di una pensione annua di ducati nove (id. n. 13944). Il 29 agosto 1437 era stato dato mandato all'Archidiacono della Chiesa cosentina perché provvedesse al Decanato della B. M^ de Montealto vacante per la morte del titolare (id. n. 10334). Il 7-10-1489, cioè dieci anni prima, all'abate del Monastero di S. Vincenzo e all'Archidiacono e Tesoriero della Chiesa di S. M. della terra di Montealto era stato dato mandato perché provvedessero di nuovo Luca Perusino della Chiesa di Rende, di cui era stato provveduto "autoritate ordinaria" per la morte di Manfredi di Napoli (id. n. 13282). Il 18 gennaio 1498, cioè un anno prima, al Thesoriero della Chiesa cosentina si dà mandato di provvedere Ludovico Bonanno della porzione parrocchiale (che erano in tutto quattro) della Chiesa B. Mariae de Rende di solito governata per due rettori, vacante per la morte di Gaspare Molinari rettore (id. n. 14127). Tra l'altro Berardino de Fossato fu provvisto della parrocchiale Chiesa di S. Salvadore de lo Prato (id. n. 14303 28.9.1500). Egli in data 13.2.1502 consentì alla cessione di liti e cause in Roma sopra rettoria ossia tre porzioni parocchiali della Chiesa di S. Laurentio di Cerisano (Id. n. 14345) con l'annua pensione di Dj otto. Nel 1502, 28 ottobre, Berardino de Fossato, clerico della terra di Rende, nomina due procuratori nelle persone dei venerabili e discreti

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viri don Guglielmo Greco e don Ectore Perosino, i quali a nome del principale intimano gli auditori di Cerisano in forza di lettere apostoliche, le quali, consegnate al notaio, vengono da costui intimate, dichiarate e notificate a don Artale Baratta ed altri di Cerisano (notar Bald. Guccione 29.9.1503). Il 29-9.1514 Simone de Fossato cessa dalla Chiesa di S. Maria delle Grazie di Montalto "de qua provisum fuit per resignationem Berardini de Fossato" (Regesto p. Russo 15615 e 15529). Questi aveva resignato tale beneficio nelle mani del Papa in data 9-8-1513 a favore del detto Simone de Fossato (id. 15530). Al tempo in cui venne stipulato l'istrumento della Collegiata di Rende teneva il potere politico il Papa Alexandro VI; era già in vita una Collegiata in Montalto al titolo di S. Maria di Montealto; a Rende erano riconosciute quattro porzioni parocchiali rette da un rettore nella Chiesa detta di S. Maria di Rende, più tardi Santa Maria Maggiore (1).

(1) In questo ambiente si manifestò un movimento religioso che mirava a istituire una Collegiata in Rende, cosa che trovò un acerrimo avversario nella persona del Clerico Berardino de Fossato, clerico di Rende, clerico della Diocesi di Cosenza e Decano della Collegiata di S. M. di Montalto.

In questo ambiente agiva l'attivissimo ed energico clerico di Rende e della Diocesi di Cosenza, Berardino de Fossato, che fece exequire delle lettere citatorie inibitorie, le quali, lette ad alta voce ed affisse prima a Cosenza poi a Rende alle porte delle Chiese, restarono notificate al pubblico e agli anonimi decano, archidiacono, cantore e thesoriere della 144


Chiesa della Beata Maria oppido di Renda cosentina Diocesi, nonché a tutti gli altri e singoli cittadini della comunità. A nome di Berardino de Fossato furono intimate ed eseguite inoltre altre lettere citatorie inerenti la Chiesa di S. Laurentio di Cerisano. In forza di tali notizie la lettura dell'istrumento della Collegiata di Rende assume nuova luce, del quale non si hanno fino al momento altre notizie. Si aggiunge che la famiglia "de fossato" era una famiglia facoltosa e rinomata in Rende, dove fece denominare di sé un'intera Contrada detta tuttora "il Fossato". Già fin d'allora il notar Guccione registra la vendita di un ortale ubi dicitur Lo Fossato che era a confine con i beni di don Prospero de Fossato, e la vendita di un castagneto in località Pullinici a confine dei beni del suddetto don Prospero de Fossato (stesso notaro 21-11-1514 e 22-10-1516). Fa meraviglia tuttavia che di tale episodio che riguarda l'istituzione di una Collegiata in Rende non si trovi eco alcuno nelle disposizioni e nell'azione del Papa, dal quale dipendeva ogni movimento dell'organico delle Parrocchie e delle Collegiate.

Ferdinando de Alarcon. La fazione angioina filofrancese. Ferdinando de Alarcon, il Condottiero supremo, Dux della forza spagnuola di Carlo V, in Italia contro l'esercito di Francesco I, di cui era 145


capo e guida il generale Lautrec, dopo aver disfatto le forze Francesi di Tebaldi che s'erano avviate da Cosenza verso Catanzaro, presa Cosenza d'assalto (maggio 1528), occupò Valle Crati e la città di Rende, che gli era stata promessa da Carlo V. Ciò nell'estate del 1528. Per propri meriti l'Alarcon “venne quindi insignito della terra di Rende”, che, nella lingua del compilatore della lapide del Castello di Trani, viene indicata con la forma genitivale AREND DUX REGQ SICIL, e che al tempo della fondazione di Consentia nel 355 a.C. era nota nella forma di EREN. Nell'anno 1532, il Condottiero, il Dux, che non fissata la residenza a Rende, ma a Napoli nel Castelnuovo, continuava a guidare l'esercito di Carlo V con la qualità suprema di Dux, venne investito del feudo di Rende in Calabria, col grado ed onore di Marchese e, successivamente, ottenne la prerogativa di trasmettere al genero e discendenti in perpetuo il nome di "Alarcon". Al suo tempo Ferdinando Alarcon provvedette a rafforzare il Castello con una prima linea di mura, che correva innanzi al Castello lungo la collina a mezzogiorno dalla Porta dell'Amarelle fino alla località dove poi sorse il Monastero di Santa Chiara. Questa prima linea di mura, (avamposto del castello), costruita con l'arte muraria rendese come quella contemporanea del Monastero di S. Francesco D'Assisi, è nota come "le mura d'Alarcon" e mura del Conte.

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Sposatasi la figlia dell'Alarcon con uno dei Mendozza, lo Stato di Rende, ossia AREND, nella lapide del Castello di Trani, si mantenne sempre nell'organizzazione statale degli Spagnoli nella casa Marchesale degli Alarcon y Mendozza, assumendo come emblema araldico il Castello a tre torri proprio di Aragona. A Rende restò sempre forte, però, la fazione angioina, che guidata specialmente dalla famiglia Vercillo, assunse per emblema araldico il "Giglio d'Angiò" e lealmente collaborò con la casa Alarcon y Mendozza per il bene supremo della Patria comune e questa assurse ai fasti gloriosi di avanzata e prospera civiltà. Si deve rilevare che, mentre nel 1494 è l'Università ad agire giuridicamente, nei successivi anni si rinviene che la presenza del Sindaco pro tempore è una garanzia dell'operato della medesima. Nel 1502 il giorno 9 sett. Notar Baldasarre de Guccione, "l'Università di Rende in parlamento pubblico" concede a Baldasarre Spina e figlio Pietro LA CURA DI S. MARIA DE LO RITO CON DOCATI CINQUE PER ANNO, ma nel medesimo istrumento il notaio aggiunge che, "presenti Bernardino Perogino et Alfonso Rauso, Sindacis dicti anni 7 indictione 1502" l'Università predetta, entrata nella Chiesa, ne prende il possesso. Inoltre, una preziosissima testimonianza per la storia della MUNICIPALITA' dell'Università di Rende, ossia altra testimonianza dell'istituzione dell'organo volitivo e amministrativo indipendente ed 147


autonomo dall'amministrazione del feudo, è conservato dal medesimo notaro, con la quale si chiede al Vice Rege francese LA CONFERMA DELLE GRAZIE E PRIVILEGI già ottenuti. Nell'anno 1528 innanzi al notar Guccione e al Giudice a contratti Andrea de Cassano e di numerosi testi, "personalmente costituita l'Università et hominies Universitatis terrae Rende", e a maggior garanzia è presente dno Nicolao de Bonanno "sindicus ipsius Universitatis per presenti anno prime Indictionis more et loco solito congregati ad sonum campanae ante Mater Ecclesiae terrae Rende". Asseriscono esser necessario per massima utilità della stessa Università "se presentandum coram Ill/mo Dom. Vice Rege Xna Majestatis Regis Francorum" ovunque si rinvenga "et eidem homagium et sacramentum fidelitatis preadictorum et nonnullis gratias justas peteri eorum necessitates et presertim confirmandes nec non certis gratiis privilegia ...", et non potendo essa Università accedere in loco di persona per giuste ragioni impedita, “costituerunt et ordinarunt sindicus et procurator ” (Baldasar) Spine, Giuliano Loise perché i sopraddetti "se conferentes ad praedictum Ill/mo Viceregem ad portandum Omaggio et juratam fidelitatem pro parte dicti Universitatis fecerit ..." I testi presenti in quest'atto sono: Alfonso Cannataro, Paolo Ramondino, Joanne Cannataro, Antonio de Pastoribus, Gesimundo Perogino, Guidone Ramondino, Joes Colleri Vincenzo e Vittorio Bono Anno, Luca Perosino, Alfonso Rauso, Alfonso Perosino, Agatio de Jacobo et altri de Renda.

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Come questi testi sono da considerare "angioini, ovvero di volontà francisi", così i testi dell'atto del 1494 sono da considerare "aragonesi, ovvero di volontà spagnuoli". I testi presenti all'atto del 1494 sono: Antonio de Micheli, Jacobo Rauso, Marcangelo Jacobo di Cristalia, Joanne de Laurentio, Alfonso de Rauso, Tomaso de Bonanno, Jo Gallista giande (ossia Joanne Gallo), Alfonsus franciscus ..., Silvestro Luidutani, Caesar giorno onis, Baldasar Spina, Alexandro de Bonanno, Bartulo Perusinus, Baldasar Arrapilus, Andreas Zagarisius, Alfonsus Puglisius, Antonius de S. Anna, Berardino Perosino, Loisio de Rangio, Jo Perosino, Antonello De Rangio, Jannello de Santanna: tutti di Rende. Devo qui far rilevare che, non necessariamente i testi presenti alla stipulazione di un atto notarile debbano avere una specifica tendenza politica, ma la specialità delle due istanze promosse da gruppi vincitori induce a supporre una certa omogeneità d'intenti tra gli assembramenti che l'hanno determinate.

149


Not. G. B. De Guccionibus: scaletta cronologica

18 -4-1528 I Ind. 727

= = = 1528 I Ind.

761

7-8

I Ind. (1528)

762

agosto

I Ind.

766

sept.

II Ind. (1528)

767

VI sept.

II Ind. (1528)

770

die VIII sept. bris II Ind.

l'UniversitĂ invia messi al Vicerege francese

Regentibus Regem Siciliae Cal. Citra et Ultra ... decimo Tertio et Rege Carolo ip. Romanorum Imperator anni domini eius Imperj decimo feliciter

782

VI oct.

II Ind.

791

XVII oct.

II Ind.

792

1528 Regenbus ecc. Rege et Regina Hispaniarum die XVIIIJ die octbris II Ind. in terra Rende

pro patos et divina favente previdencia pape Clementis anno eius ... feliciter amen

In quel 1528, anno dell'occupazione di Cosenza e paesi di Valle Crati, la Contea di Rende apparteneva all'Adorno di Genova e nel castello stava il Governatore genovese dnus Petrus Battista de Zocco, che attendeva al recupero delle terre comitali usurpate da circa 20 anni. 150


L'istrumento del 1528 I Ind. di richiesta conferma si trova immesso in "un protocollo mangiato dai sorci", attesta il notar Nicolao Mazza conservatore della scheda Guzzone, ed è l'ultimo istrumento del registro ad esser datato "1528 I Ind.". Si ricordi che il precedente istrumento porta la data "18-4-1528 I Ind. e che la I Inditione durerà fino al 31 agosto 1528. L'effimera occupazione francese di Cosenza e Valle Crati, e quindi di Rende, ebbe inizio - a star alle datazioni notarili - tra l'aprile e il maggio 1528. L'Università di Rende, dove forte era la fazionbe francese, ai primi rumori di guerra si affrettò a spedire i propri messi a portare il ligio omaggio e prestare il giuramento di fedeltà al Viceré francese. Questi in quel breve periodo dell'occupazione di Cosenza e di Rende doveva esser il Generale Lautrec, che combatté le guerre d'Italia di Francesco I e morì nell'assedio di Napoli il 3 agosto 1528. Nel contempo l'Università chiedeva "la conferma dei propri privilegi e grazie" già precedentemente ottenuti, nonché la "nuova concessione" di altri non specificati nella domanda. Ma è certo che non trascorse molto tempo e la terra di Rende che - con gli Adorno era passata ai francesi ed era stata da Francesco I concessa al Duca Sanseverino - passò al Generale Spagnuolo Ferdinando de Alarcon, il quale, disfatto il Tebaldi e presa Cosenza d'Assalto, ebbe la giurisdizione della terra di Rende, terra promessa, col titolo ed onore di Marchese di Rende. Carlo V concesse a Ferdinando de Alarcon il feudo di Rende con onore e titolo di Marchesato il 30 giugno 1532. Dopo il 1494 e dopo tale anno 1528, si rinviene in atti ufficiali di Corte e di Notai, che il Sindaco e i suoi Eletti sono presenti in ogni atto dell'Università. Sono presenti quando "ante cimitorium Ecclesiae in 151


pubblico parlamento congregato ad sonum campanae" nel 1516, a cappellano della Chiesa de Orito, jus patronato dell'Università, venne nominato il Ven/le Viro Dno Mauritio Puglisio con docati due annui. Sono presenti nel 1525 quando fu edificato il Convento di San Francesco a completo carico dell'Università, e lo sono nel 1527 quando, alla successione di Don Luca Scaglione nella Cappellania di S. Maria di Rende, si continuò a prendere tarj uno come cappellanaggio. Sono presenti ancora quando nel medesimo Castello il Governatore de Zocco ordinò il recupero delle terre comitali in usurpazione da diversi anni. L'occupazione et usurpazione dei beni comitali di Rende era già in atto dal secolo precedente, tanto che, ad istanza dei conti Adorno, il Re, con sua del 6 luglio 1491 ordinò che le cose di costoro "non siano da nessuno indebitamente usurpate né occupate", ma per esse "se habia de havere quel riguardo e quel rispetto come se fussero cose spettanti alla Regia Corte e al Sig. Duca di Calabria". (ASN Somm. Partium Vol. 34, c 78). Ma nel 1529 il 3 aprile, allorché Paulo Ramondino voleva andare dalla Contessa di Rende per trattare alcune faccende, il nob. Berardino Scaglione, "citatino di questa terra per interesse suo come de li altri citatini de ditta terra de rende", si oppose,

adducendo ragioni di

legittimità amministrativa, perché su ciò si doveva prima fare parlamento pubblico come si costuma in luogo solito e per suono di campana, ed aggiunse che egli non avrebbe pagato nulla per la spesa di quel viaggio a carico del pubblico.

152


Il notar G.G. Conte al 21 giugno 1546 ricorda che il Dott. Antonio Cannataro hodierno sindaco e Gio Simone Procida eletto, dichiarano "esser stato solito fidarsi li forastieri, legnare, ecc. nel territorio di Rende e di San Fili e pagare all'affittatore della Bagliva uno due o tre carlini per detta fida". Per queste sue qualità di solidarietà civica il popolo di Rende poté sempre

meritare

la

benevolenza

dei

Signori

preposti

all'amministrazione dello Stato ossia del feudo. Ammirevole è l'umanità con cui Francesco Sforza nel Castello di Rende nel 1522 risolse la decisione del padre nei confronti dei prigionieri. S'era rivolto al genitore per conoscerne la volontà e questi aveva sentenziato di una crudele risoluzione finale. Ma il figlio, chiesto al messo se il genitore fosse irato in atto di decidere, avutane risposta affermativa, disse: "allora fu l'ira" e conseguentemente lasciò liberi i prigionieri, dei quali alcuni se ne andarono, altri vollero esser incorporati nelle milizie dello Sforza e altri restarono tra la popolazione di Rende. Egli deliberò inoltre la riduzione della colletta. (1)

(1) J. Simonetta "Rerum gestarum Francisci Sfortiae in Muratore Rerum Italicarum Scriptores. R. R. II 55t. 21 parte 2 Bologna 1933 p.78 e 495.

A suo tempo la Marchesa della Valle in Napoli scriverà , in altra occasione, al Governatore in Rende, ordinandogli di far giustizia alla

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giovane offesa da un giovane seguace delle nuove ideologie giacobine, altrimenti sarebbe venuta Lei personalmente a Rende a sistemar la cosa. Ed ancora, troviamo questa stessa popolazione agire in una unità d'intenti, allorché, per scrollare la prepotenza del Belmusto cessionario dell'Entrate dello Stato, impegnò i propri beni a riscattar le doti della Signora Eleonora Sanseverino e far ritornare al Castello il Marchese come unico e vero signore dello Stato e Università di Rende. Cio nel 1580. Un ulteriore episodio di solidarietà cittadina si rinviene in tempi federiciani, allorchè il Ruffo, che da San Lucido doveva, via Rende, conquistare Cosenza, crocesegnò i suoi duemila partigiani. A Rende mille cittadini, numero che significa l'intera collettività civica valida alle armi, presero la Croce e marciarono contro l'infedele Manfredi fugandolo da Cosenza. Non passò molto tempo ed avvenne il fatto in cui si tocca con le mani che cosa significa l'amore per la propria casa offesa dal nemico. Erano venuti i cosentini spagnoleggianti con l'arroganza del forte che crede di vincere il debole ad assediare Rende con l'ausilio del "sacro e mezzo sacro", cannoni del tempo. Ma al veder le mura delle proprie case crollare sotto i colpi dell'artiglieria, tutta la popolazione, in uno, aprì le porte del paese, assalì gli assedianti armati di corazza e li sbaragliò tra le forre che numerose circondano l'abitato, conquistando

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al nemico "il mezzo sacro". Restò questo cimelio conservato fino ai tempi recenti ora perduto. Era l'anno 1648. Generosi e non tiranni - salvo qualche eccezione - ebbe sempre la cittadinanza i Signori feudali e amministrativi. Ma soprattutto eccellono i Sindaci di casata Principe, che negli ultimi decenni ebbero poteri pubblici ed amministrativi mai posseduti dai predecessori. - Sotto costoro la popolazione, compatta e fiduciosa, giunse a cedere generosamente ogni proprio diritto a favore della "nuova città", che è una "rosa del deserto" sul petto della grande Cosenza, impoverendo se stessa fino a ridursi ad un nido senza uccelli. - Proprio come avvenne 24 secoli or sono di EREN in occasione della fondazione della Consentia. Ma molte sono le cose e molti gli indizi che lasciano sperare in una prossima ripresa dell'interrotto corso storico, che porterà la patria ai fasti dei dì che furono.

NUMERAZIONE DEI FUOCHI EFFETTIVI. RELIGIOSITA' E LE

MOLTE

PRAMMATICHE

RELIQUIE E

ATTI

NELLA NOTARILI

PARROCCHIALE. RELATIVI

ALLA 155


NUMERAZIONE, AL CONTAGIO, ALLE CARCERAZIONI. CONTRIBUTO

DELL'UNIVERSITA'

DI

RENDE

ALLA

SOLLECITA FORMAZIONE DELLA NUOVA NUMERAZIONE.

Tutto ciò che si è detto fin qui è frutto di osservazioni dirette fatte sull'oggetto in discussione. Ma avendo ricordato di aver letto circa 25 anni fa negli atti dei notai di Rende e di Cosenza di certe lamentele avvenute nell'ambito dello Stato di Rende, investigati gli appunti tratti allora dalla produzione notarile, capitò di rinvenire tra essi delle indicazioni molto significative e produttive. Nell'istrumento del 26.6.1658 il Notaio Diego Riccio parla di una NUOVA NUMERAZIONE DEI FUOGHI EFFETTIVI in ordine ad una NOVELLA PRAGMATICA

delli 14 marzo 1658. In altri

istrumenti si ricordano gli effetti del contagio tra la popolazione, degl'imprigionamenti e delle fughe per morosità fiscale. La lettura degli atti notarili e della citata prammatica fanno del reperto archivistico, che abbiamo definito TASSA DEL 1680, un documento finanziario prodotto dalla disciplina, detta nella Raccolta delle

prammatiche

DE

JURIBUS

ET

EXACTIONIBUS

FISCALIBUS ET NUMERATIONE FOCOLARIORUM REGNI FACIENDA. In essa si fa la storia delle imposizioni erariali dal tempo 156


della Regina Giovanna II fino al 1671. Dopo tale sistema di numerazione dei fuochi entrerà in uso il nuovo sistema del Catasto Onciario, per Rende, 1743. La prima prammatica De juribus è del 22.3.1470. Essa ricorda che dopo la morte della Regina, fu stabilito che per tutto il Regno si dovesse pagare alla Regia Corte "un ducato per ciascuno fuoco dell'Università", complessivamente 230.000 ducati per anno, e un tumulo si sale all'anno per ciascun fuoco al prezzo di carlini cinque. I Tassatori e i Collettori "devono fare la distribuzione delle somme a ciascheduna di esse Università contingente". Onde evitare frodi e occultamenti di cespiti, la prammatica II del 27.7.1648 precisa, che "qualsivoglia persona di qualunque stato, grado, condizione e dignità si sia, che tenga detti capitali o rendite fiscali, ed adoghi intesta, e confidenza d'altre persone, debba rivelare chiare, e distintamente in scriptis di mano propria, o per atto pubblico tra giorni venti". Nella prammatica III del 28.1.1656 si legge che, "ancorché nella nuova situazione fatta de' pagamenti fiscali in questo Regno nel 1648, dopo le passate rivoluzioni sia stato ridotto a carlini 42 a fuoco, essendosi procurato, al più che sia stato possibile, sollevare i popoli per mantenerli nella quiete, e tranquillità, che si desidera. Con tutto ciò che per molti memoriali, e avvisi; che giornalmente abbiamo ricevuto dall'Università di detto Regno, abbiamo inteso, che per industria e artificio de' Cittadini, e Abitanti in esso molte Città, e Terre, ed altri Luoghi vengono aggravati di grossi pagamenti, perché essendo stati 157


mandati in Tassa conforme la numerazione del 1595, ve ne sono molti che pagano quadruplicatamente più di loro che veramente loro spetta per ragione di fuochi, che effettivamente sono"; e al contrario ve ne sono altre che aumentate di popolazione pagano in modo ridotto per la medesima ragione della numerazione del 1595. Onde evitare simili incongruenze, fu emanato un BANDO, per il quale tutte le Università debbono fare "Nota distinta e particolare dei fuochi, e sottofuochi, di qualsivoglia genere, notando in ciascheduno il Capofuoco con la sua famiglia, età, servizio e facoltà". Nella prammatica IV, essendosi verificate alcune perplessità nel timore che facendosi "vera e reale" numerazione "si vengono a scoprire molti frodi fatte nelle numerazioni passate degli anni 1631 e 1641", anche per fedi non vere, si ricorda che per l'Indulto emanato al tempo di D. Giovanni d'Austria, sono stati perdonati tutti i delitti passati e frodi fatte nelle numerazioni e liquidazioni in fino al detto tempo. Con la prammatica V dell'11.10.1657 si concede all'Università che hanno patito il contagio la sospensione del pagamento fino a nuovo ordine e si fa obbligo ai Tesorieri e Percettori di non molestare per l'imposizione delle grana 4 a fuoco. La prammatica VI del 14.3.1658 è quella menzionata dal Notar Diego Riccio nel suo atto del 26.6.1658 pro Università della Terra di Rende. In essa si dice che "i mesi passati tenendo considerazione ai danni, che avevano patito l'Università del Regno tocche dal contagio, le quali venivano costrette a pagare per intero, sicché dovevano, tanto alla 158


Regia Corte, quanto ai Consegnatarij e creditori Istrumentarij", per superare la sospensione concessa sotto gli 11 d'ottobre 1657, fu dato ordine di procedere alla Numerazione generale per istrumento pubblico, leggerla in pubblico Parlamento e pubblicarla, per indi inviarla con relazione alla Regia Camera in Napoli. Si ricorda qui opportunamente

che per la prammatica XIV

dell'11 aprile 1642 De administratione Universitatum il Libro della Tassa si doveva "scrivere a modo di LIBRO CUCITO E ABBACATO, e COLL'ALFABETO, SEU REPERTORIO" in doppia copia firmata e sottoscritta, una delle quali si doveva consegnare ai Sindaci per l'esazione. La prammatica VII del 14.1.1669 concerne la pubblicazione della nuova numerazione dei fuochi al 1° di febbraio del corrente anno 1669, ed il pagamento ad iniziare dalla prima di gennaio, mentre la prammatica VIII del 22.4.1671 fa BANDO con cui si ordina alle Università del Regno di proporre entro due mesi tutti gli Aggravj da lamentare contro detta Numerazione dei fuochi. Condizioni contemplate dalla prammatica, di spopolamento cioè, di contagio ecc., che riguardano lo Stato di Rende, si rinvengono numerosi tra gli atti notarili del tempo. Notar Didaco Riccio 26.6.1658 f. 67 Rende. Il cl. Francesco Maria Bonanno (1), il cl. Jo Battista Mannarino, Joseph de Orlando, Antonio 159


La Valle e Vincentio Guccione ed altri, attestano qualmente il Sindaco ed Eletto dell'Università della Terra di Rende, Francesco Pirogino e Petro de Vite, “avendo fatta la numerazione generale de fuochi di detta Terra di Rende”, e dovendo procedere alla lettura ed affissione di essa, il 19 maggio 1658 congregarono pubblico parlamento dentro il Seggio di detta Terra. Alla presenza del Msg° Vincenzo Scaglione sindaco de' nobili, Pietro de Vita, Francesco Pirogino ed Antonio Rauso eletti, e della maggior parte de cittadini congregati ad sonum campane more solito, e alla presenza del Mag° d. Francesco Vasallo Governatore dello Stato di detta Terra, con licenza del Rdo Arciprete, fu proposto che "essendo venuta pragmatica che si faccia per essa Università la nuova numerazione di fuoghi effettivi", ed essendo essa già fatta e descritta nel "presente libretto" in ordine alla "novella pragmatica delli 14 marzo 1658" ossia la prammatica VI De juribus et actionibus fiscalibus, et Numeratione focularium Regni facenda, per deliberazione del Parlamento fu dal Cancelliere dell'Università letta quella nuova numerazione che "incomincia Vincenzo Cetera del qm Pietro e seguendo finisce Matteo Gagliardo fu Agostino". (1) Costui non è la medesima persona che ha il Libro della Tassa 1680 e lo copre di note personali.

Quindi fu appesa alla porta del Seggio. In quel tempo la sede dell’Università era già alla casa della piazza detta del Seggio acquistata il 18.1.1652 per gli atti del Nr. Didaco Riccio, mentre prima era nella casa del barrone Scaglione innante la Matre Ecclesia.

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In data 14.5.1658 stesso notaro f. 64 fu fatta in Domanico analoga lettura della numerazione generale ed affissa alla porta della Casa della Corte per un mese, "acciò tenendosi alcuno aggravato abbia occasione difendersi et non resta a persona alcuna giusta causa di querela". La medesima cosa fu fatta in Carolei a 22 giugno 1658 stesso notaro f. 61. In esso si legge che per la nascita dell'Infante, la Captolica M. del Re Nro Signore si è compiaciuto andar cercando di consolare e sollevare le povare Università "quelle allegierire delli pesi ed angustie si ritrovano et exorbitanti pesi di pagamenti che per il mancamento delli fuochi già morti si ritrovano gravati; Li have parso inviare à suoi ministri ordine che avessero voluto procedere alle numerazioni generale di detti luoghi, acciò si potesse vedere effettivamente quelli che si ritrovano in atto viventi in detta Università" e procedere alle variazioni per diminuita oppur accresciuta popolazione. Fatta detta numerazione di fuochi effettivi per Sindaci ed Eletti dell'Università con l'assistenza di due deputati, fu essa letta ed affissa nella Casa del Mag° Gio Domenico Cardoplano, al presente Logotenente di detta Università. Presso gli atti del citato Nr. Riccio si rinviene la notizia del contagio nell'ambito dello Stato di Rende. In data 16 luglio 1659 f. 46 il Sindaco ed eletto di Carolei, Eliseo de Rose e Jo Paulo de Rose, dichiarano che l'Università di Carolei "gravemente afflitta per il contagio tanto da rimanere ridotta quasi a metà", non è in condizione di far fronte al pagamento dei regi fiscali e degli impegni strumentarii. Quindi in pubblico parlamento di quel medesimo giorno 18 luglio fu eletto un procuratore perché nella Regia Udienza difenda le regioni di detta Università. 161


A Rende Agustino Dattilo tiene un capitale di censo di Dj 50 su una casa posta alla Piazza del Seggio e ne fa donazione al Rndo Gio Battista Fontana perché intende far un viaggio in luoghi lontani da questa terra di Rende. Crede evitare i pericoli "in questi tempi sospetti del corrente contagio ... et per li imminenti preditti correnti morbi". Altra notizia molto interessante, che concerne la cura dei bubboni pestiferi, si rinviene al f.38 del 28.3.1658 stesso notaro Riccio. Al testamento di Scipione Cavallo di Domanico è allegato un biglietto, in cui d. Giovanni Albisani comunica da Tessano in data 23.8.1652 al M° Rndo Sig. Ill/mo Monsignore D. Francesco Antonio Stancato Rettore, che sono venute le "Bulle" del beneficio di Domanico. Nel contempo gli manda "oglio della lampada del glorioso Santo Rocco" e gli dice che “a quelli che hanno li bumboni o vero impulle V:S: li ne faccia da loro stessi mettere nelli bumboni o vero impulle con farsi loro stessi il segno della Sta Croce e con dire un Pater Noster et una Ave Maria à honore del glorioso Santo che subito saranno meravigliosamente guariti”. Un aspetto significativo che qualifica la vita cittadina al tempo della nuova numerazione dei fuochi, del contagio, della fuga di cittadini verso altre dimore, e della rivoluzione, è segnata dalla religiosità della popolazione, manifesta, oltre che per l'uso delle discipline a rosette, anche e soprattutto attraverso il restauro della Chiesa Parrocchiale nel 1655, per la costruzione della chiesetta rurale di S. Maria della Neve,

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della Pietà, di S. Rocco, per le numerose reliquie con solerzia procurate, per la creazione delle Cappelle familiari nella chiesa parrocchiale (1). Presso il Notar G.G. Conte 20.11.1655 f. 112 si apprende, che il Rdo Padre fra Gioanne de Rende, monaco dei Minori di San Francesco di Paola, Parroco della Chiesa di S. Francesco di Paola in Roma, in seculo chiamato don Sertorio Carino, ottenne li anni passati dalla Santità di Inn° X molte reliquie di Santi e le destinò alle Cappelle della Chiesa Parrocchiale nelle mani dei rispettivi procuratori. Le reliquie erano state estratte dal Cimitero di Galipoli o Galipodi in Roma e "poste in capsulis ligneis cordula ligatis" con sigillo impresso in cera hispanica rossa sopra il nodulo del cordoncino, ed accompagnate da una specifica relazione e attestazione di corrispondenza.

(1) Corre qui l'opportunità di ricordare che di questo problema delle reliquie romane a Rende ha in corso uno speciale studio il prof. Giuseppe Roma docente di Archeologia Cristiana presso l'Università della Calabria.

Esse furono donate per mano dei rispettivi procuratori all'Altare Maggiore della Chiesa Parrocchiale, alla Cappella del SS. Sacramento, alla Cappella del SS. Rosario, alla Cappella di S. Antonio di Padua, alla Cappella della Purificazione. Ciascuna reliquia doveva esser conservata dentro l'altare della Cappella e farne una statua di ciascheduna e tutte le statue dovevano conservarsi nella Sacristia di detta Madre Chiesa "per restar dentro uno

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stipo conservate" con piĂš chiavi, le quali statue "debiano servire per ornamento et si debiano venerare nello Altare Maggiore di detta Parrocchiale verum nella festa di S. Antonio di Padua, del SS. Rosario, della Purificazione della santa Vergine, di San Giovanni Battista" e nella festa dei medesimi Santi di cui vi erano le reliquie. IL R. P. fra Giovanni dichiara di aver "donato" per benevolenza alcune reliquie a Diego Poglise di Cosenza e al R.D. Cola Rovella. A fronte del costituito R.P. fra Giovanne di Rende donante, si sono costituiti gli accettanti: Arciprete R.D.G. Thomasi Zagarise Rettore; R.D. Cola Rovella Procuratore della Vble Cappella del SS. Rosario ed economo del beneficio curato del fu D. Antonio Morcavallo; R.D. Honofrio Pastore, economo con detto D. Cola del beneficio di detto D. Antonio Morcavallo; R.D Matteo Perugino procuratore della Cappella del SS. Sacramento; R.D. Sebastiano Sinatore procuratore della Vble Cappella di S. Antonio di Padua; et Mauritio Mele procuratore della Vble Cappella della Purificazione che tiene la Confraternita della Sta Annunziata dentro la madre Chiesa; et Pietro Sannuto et Paulo de Melissa maestri e procuratori di detta Confraternita.

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"Al Signor Andrea Matteo

Sabatino Regio Numeratore et

Procuratore Fiscale nella Regia Camera. Il Dr. Antonio Madalone et Vincenzo Goccione Deputati eletti per l'Università di Rende nella presente Numerazione supplicando dicono a V.S. come la detta Università viene aggravata delli sottoscritti fuochi, li quali dopo la precedente numerazione se ne sono partiti, et andati ad habitare con le loro robbe et famiglie nelli sottoscritti luoghi, et in questa terra non possedono cosa alcuna. -Supplicando Intanto V.S. restar servita dar l'ordini necessarij per la deduttione di quelli che il tutto oltre giusto l'havrà a gratia ut Deus".

Il Numeratore Sabbatino ordinò di far subito la fede giurata, e quella dell'Università di Rende elenca ben 68 fuochi assenti habitanti in questi luoghi: S. Vincenzo, Montalto, S. Fili, Castelfranco, Cosenza, Rogliano, S. Lorenzo, Acri, Paula, Roggiano, Fiumefreddo, Bisignano, Cerisano, Castiglione, Rovelle, Merano, Napoli, Torano, Longobardi, Terranova, Rose, Pietrafitta, Reggina. Il confronto di questi nominativi con quelli del Libro di fiscali e d'apprezzo del 1680, che è quello successivo alla Numerazione del 1663, dà certezza che l'aggravio lamentato dall'Università di Rende venne tolto, perché i nominativi del 1663 non risultano tra quelli del 1680. E' da rilevare che con la nuova numerazione venne ripristinato il pagamento di un ducato a fuoco, superando la disposizione provvisoria della riduzione a 45 carlini. 165


*** E' interessante notare quanto sia stata intensamente agitata la vita del sec. XVII nello Stato di Rende. Si ebbe allora il mal governo di Paolo de Mendozza succedendo al padre nel 1636 e quello di Ferdinando nel 1647-48. Estorsioni e prepotenze lamentano "i poveri uomini oppressi della terra di Rende" all'Udienza di Calabria Citra nel 1613. Nel 1623 in San Fili si fece rumore e resistenza al Governadore dello Stato di Rende e vi furono arresti. Nel 1624 il Marchese Francesco Alarcon Mendozza fa battezzare il suo schiavo Mohamet Turco. Nel 1638 avvenne un terremoto che dilaniò l'abitato. Del 1640 è il patto di tregua tra le famiglie Vercillo e Mascaro, che per tanti anni avevano tenuto in arme e in comitiva la popolazione con capitarci morti, feriti e scoppettate. Altre due pacificazioni di famiglie in guerra avvennero a Domanico e a Falconara. (vedi Nr Riccio

166


1661 f. 6 e 1680 f. 17). Nel 1647-1648 vi furono le rivolte anti feudali e la guerra portata a Rende dal Preside D. Spinelli. Nel periodo 1648 -1652 numerose sono le morti violenti e nel 1660 è assassinato Andrea Civitello appaltatore delle entrate di Rende. Il 1656 e gli anni successivi vi furono carcerazioni per mancato pagamento dei fiscali e il perdurare del contagio in tutto lo Stato di Rende. Nel 1659 la popolazione di Carolei lamenta di esser afflitta dal contagio e d'esser ridotta alla metà dei fuochi obbligati al pagamento dei regi fiscali. Nei confronti della nuova numerazione dei fuochi e lo spopolamento degli abitanti, un'esauriente informazione dà l'istrumento del 16.4.1663 f.22-27 del Notar Riccio in Montalto. Vi si afferma esser stata fatta, per ordine ed istanza di S.M. et S.Ecc., la numerazione Generale dei fuochi dal Regio Gen.le Numeratore, il quale, avendo a quella incaricato (= ricaricati) molti et diversi fuochi li quali sono assentati per molto tempo dalla terra predetta ( di Rende) prima di fare detta Numerazione; et fuggiti in molte terre e luoghi di questa provincia di Calabria Citra in particolare nella Città di Montalto", affinché l'Università di Rende venisse aggravata dei fuochi assenti fu fatto ordine per il detto Numeratore alle Università di fare " Fede" in cui si asserì che alcuni fuochi, dati in carico all'Università di Rende, 167


habitavano invece altrove e da quando. Così fece l'Università di Rende per cautelare le proprie ragioni, dando l'elenco di 68 capi fuochi con familiari assenti e dei luoghi dove abitano. Indi inviò la sua istanza. Nel 1655 e 1657 c'è la donazione di numerose reliquie alle Cappelle della Chiesa Matrice. Ciò dopo i restauri nella Chiesa e dopo la costruzione della Chiesa Rurale di Santa Maria della Neve e delle chiesette rurali della Pietà e di San Rocco dovuta alla munificenza dei Marchesi, e dopo l'erezione del Convento di S. Maria delle Grazie nel 1525. Del 1528 è l'istituzione della Cura di S. Maria dello Rito di jus patronato dell'Università di Rende. Gli anni del 1647-48 videro l'insurrezione antifeudale con la presa ed incendio del Castello con l'assedio e cannoneggiamento dell'abitato. Del 1661 è l'istituzione del Monte familiare di Suor Laura figlia del qm Andrea Vercillo. Tra queste agitazioni e scontento e calamità naturali crebbe la necessità

di

procedere

alla

nuova

numerazione

dei

fuochi

effettivamente residenti, e nel contempo maturò tra il popolo l'idea e il sentimento della MUNICIPALITA' nei confronti della tradizionale amministrazione feudale.

168


Terremoto, guerra e peste, e non mancavano casi di carestia, deliziarono la vita dei cittadini dello Stato di Rende negli anni del XVII secolo, e di tale situazione abnorme profittò il Principe di Castelfranco, che riesce a portare il confine dei suoi Stati a Guanni. In uno istrumento del Nr Riccio 18-7-1664 f.75 si fa cenno ad una "quidam possessionem sitam et positam in territorio suspenso Rende et Castrifranci loco detto Merano et proprio Li Pasolari". In questo stato di cose venne fatta la nuova numerazione dei fuochi, la cui TASSA risulta nel Libro del 1680, dopo le variazioni intervenute. E' interessante constatare in ultimo che grandemente influì l'azione protestativa sostenuta dallo Stato di Rende, in particolare quella dell'Università di Rende e quella dell'Università di Carolei, sulla decisione di procedere con sollecitudine alla nuova numerazione dei fuochi effettivamente esistenti nel territorio delle singole Università. La numerazione dei fuochi effettivi per l'Università di Rende fu ordinata direttamente da S.M. il Re e da S.E. il Marchese e fu eseguita da un Numeratore Regio, il Sabatino, che era il Procuratore Fiscale della regia Camera ossia il supremo funzionario del Regno per le ragioni fiscali. Presso il Notaio Didaco Riccio è ricordato nel 1657 19 gennaio f.5, che Julio Arduino e l'altro procuratore della Vble Cappella della Beata Vergine Maria Annunziazione eretta nella Parrocchiale e il Rdo 169


Flavio Carino di Rende ricordano come "havendo lo anno passato il P. Fra Giovanni di Rende portato alcune reliquie et corpi di Santi" fu dal R. Padre Giovanni assegnato alla Cappella il corpo glorioso S. Fabiano Martire da collocarsi sotto l'altare della Cappella di cui fu stipulato Istrumento per mano del Nr Glo Geronimo Conte. Ed essendosi ora il luogo prescelto terminato, fu fatta supplica al Rmo dno Vicario Generale della Città di Cosenza, perché avesse concesso loro di trasportare le reliquie e il corpo di S. fabiano dal luogo dove si trovavano al luogo della Cappella. Riconosciute le reliquie e le scritture, fu l'Arciprete R.D.J. Thomaso Zagarese, dato il permesso di portar quelle al luogo deputato "processionalmente" dalla casa del Rdo Flavio Carino alla Cappella, dove furono "fabricate et collocate conforme al presente si conservano". La casa dei Carino al tempo era situata alla Porta dell’Amarella col trappeto. Rende 31 agosto 1994

*** Altre pagine dei notai apportano informazioni che dilatano la conoscenza della immagine della società del tempo, resa dagli atti della rivoluzione del quarantotto e della nuova numerazione dei fuochi del 1663. Ma per ragioni di opportunità siamo costretti a limitare il campo di ricerche, dall'immenso numero di atti notarili alla lettura di quelli relativi al solo notaio G. G. Conte, che vanno dal 1646 al 1659. Relativamente alla rivoluzione del 1647-48 si rileva che, benché persistessero in Rende resistenze d'ambo le parti, non si arrivò all'aperta 170


sollevazione e ad eccesi, come avvenne in Oriolo (Giorgio Toscano "La storia di Oriolo p.185 sgg.). La via politica seguita dal feudatario di Rende non fu quella preferita dal Marchese d'Oriolo, che ricorse al rancore e alla vendetta, suscitando così tra il popolo ansie e preoccupazioni e il formarsi di squadre armate con propri capi. Quivi ci furono persecuzioni e vendette crudeli: uno finì per essere strozzato nelle carceri; del naso di qualcuno se ne fece una "tabacchiera" (o.c.p. 187) e il Marchese, ritornato da Napoli "non volle neanche vedere Oriolo". Lo spirito del paese era altamente esacerbato e "i Capopopoli fatta scelta dei migliori armigeri e di tutti quelli i quali vollero seguirli, si disposero di fare una scorsa per la Calabria in ajuto delle terre ribellate; ma piuttosto per arricchirsi di rapina, ladronecci e scorrerie, fino alla terra di Rende, e precisamente giunsero nella città di Cassano, nel di cui castello ..."(o.c.p. 187). Ma l'autore del Libro di Oriolo non dice se nel territorio dello Stato di Rende, quegli animosi fecero delle scorrerie in contatto con uomini di questo paese. Le condizioni nuove della società non pare fossero favorevoli a questo tipo d'imprese. Risulta da atti notarili che a Rende la via imboccata fu del tutto diversa. Le Università dello Stato dei Mendozza formarono propri battaglioni dotati di scoppetta e fiaschetta. Per Rende c'è l'esempio di Gioanne Rende con la sua scoppetta dal tiniere d'acciaio e dal focile alla romana, nonché di quello di Marco Poglise che, nel 1663, rinunziò ai benefici della piazza dì Alfiere nella compagnia della nuova milizia 171


a cavallo della sacchetta del magn. Capitano Giuseppe Barono della città di Paola, per ragioni di sopravvenute infermità, che gl'impedivano di servire adeguatamente il Marchese. Già fin dal 1646 s'era costituita in Carolei una squadra del battaglione a piedi, cui l'Università consegnò "le armi, cioè spade, archibugi e fiasche". Nell'atto Nr Conte f.57 sono elencate tre moschettieri e 15 archibugieri col caporale Mercurio Cutretta. Si rileva che gli atti del Nr Conte sono redatti nel 1651 e 1652 nella città di Paula e altrove. Solo col 28 giugno si ha un contratto stipulato a Rende, in cui si costituisce personalmente il Marchese d. Ferdinando de Alarcon y Mendozza Marchio Vallis Sicilianae et Rende, il quale dichiara di aver avuto "lettere incuitoriali da parte del Vescovo di Tropea per aver tenuto carcerato il R.D. Francesco Pelegrino di Longobardi, e perciò fa suo procuratore il Nr Giuliano Maruscelli di Roma perché possa comparire nella Curia Romana. Andato perduto il precedente registro defuntorum della Parrocchia di Rende, le prime registrazioni di "morte violenta" sono come segue: 21.3.1648 Gio Amodio di Morano latitante in Cassano, di anni 51, per morte violenta. Seppellito in Monastero; 1.4.1648 Domenico di Jacono della terra di Bonifati; sep. in Parrle; morte violenta;

172


21.4 idem Angilo dello Celso di Zumpano, morto il 7 aprile; in parrle; morte violenta; 27.7. idem Orazio Occhiuto, nella sua morte violenta ricevè il SSmo della Penitenza; di anni 22; in parrle. 1.8. idem Palmierino Acricella di Longobardi, anni 40, non potè ricevere sacramento alcuno; in parrle; 10.12. idem Francesco Micieli alias incoio di Fiumefreddo abitante in Rende; a. 48, senza sacramenti; in parrle; 13.3.1649 Don Gio: Pellicori, senza sacramenti, bensì due ore prima avea celebrato la Sta Messa; a. 48; in parrle; 25.5.1652 Gio Barone di Dome° di anni 29, appiccato per ordine della Marchional Corte; in parrle; 9.6.1652 Francesca Bruna figlia di Michele, morte violenta, anni 4; in parrle; 14.7.1652 Daniele Palermo di Castelfranco di Merano morte violenta, anni 28; in parrle; 10.1.1654 Ludovico Vercillo ex morte violenta, a. 29; in S. Frac° 20.1.1654 Laurentius Filippellus ex morte violenta ut publica fama est, a. 35; in parrle; 24.10.1660 Andrea Civitello civitate Consentiae (fu uno degli eletti il 17.8.1640) a. 60 morte violenta; in parrle;

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17.1.1663 Andrea Superbias (o Superbinus) ex morte violenta Vs suspensus cuius corpus fuit divisus per loca delicti recepto Sancto penitentiae; a. 55; in parrocchiale; 16.11.1663 Martius Grecus, a. 50 "animam Deo reddidit recepto Sancto poenitentiae ex morte violenta suspensus cuius corpus divisus fuit per loca publica et loca delicti"; in parrle; 20.9.1659 (in registro 1664) Petrus Joannes Guidonus ex morte violenta nullo accepto Sancto et quia increatus fuit".

Nel 1665 al Rettore Jo Thom. Zagarisio succede il rettore Honofrio Pastore, che aveva refutata la portione parrocchiale di S. Fili nello istesso anno (cfr. P. Russo), il quale iniziò una nuova numerazione delle pagine dei Libri di Stato Civile. Il Marchese anche per motivi di salute dimora in San Fili e Fiumefreddo. Il Feudo delli Salerni seu La Calimoia, posto tra due fiumi, cioè Settimo e Mavigliano in territorio di Montalto, è acquistato dal Duca di Montalto per Dj 2000. Nel 1652 Andrea Civitello di Cosenza ripiana i conti della riscossione del Libro del Taglione imposto sopra la esazione dei fuochi per gli anni 1650 e 1651 fatta dagli esattori Dr Antonio Cannataro e Dr Ph. Pompeo Zagarese, Gio Battista Vercillo, Francesco Antonio

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Mascaro, Pompeo Carino e il R. D. Gio Domenico de Rango, ascendente a Dj 2850 per il 1650 e Dj 2450 per il 1651. Nel medesimo anno 1652 l'attuale sindaco Vincenzo Scaglione e gli Eletti Pietro de Vita e Francesco Perogino vendono "la imposizione della Gabella delle bocche a Mauritio Pellicorio per Dj 50 il mese sia per il 1650 che per il 1651. Santo Cono seu Vennerello è una possessione in territorio di Rende comprata da Giu. Morrone per Dj 20. Registro dei morti: anno 1692 (f 1138) 7 sett. muore Flavio Marsico casali Diani Scigliano e il 10 ottobre (f 1139) muore Antonio Gabriele del medesimo Casale, oppresso la morte violenta per mano di ladroni, residenti a Coda della Volpe e per il fetore furono seppelliti in Ecclesia diruta Sanctae Mariae di Emola. Maestro della Confraternita di S. Giovanni Battista è Vincenzo di Bellovidire, che regolarizza l'acquisto fatto anni addietro di una casa juxta la Chiesa predetta e altri fini. Il 4.12.1652 la possessione acquistata da Francesco Fattizzo in loco detto Merano seu Le Roselle è descritta come pertinenza di Rende. Procuratori della SSma Annunziata sono Marco Petriano e Julio Arduino.

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Il R.D. Domenico di Rango fa testamento nella sua casa loco detto Sotto il Castello, juxta la via publica circum circa. Egli possiede una Cappella e Sepoltura nella Parrocchiale, detta Sepoltura della SSma Trinità, e la lascia coll'annesso Jus Patronato al suo nipote cl. Francesco Maria Bonanno. Soro Laura e Soro Caterina Vercillo comprano una possessione di Celsi alli Silvi, confine li beni di Diego Mendozza e scambiano una possessione detta Lo Vallone delli Mielati. Il Marchese d. Ferdinando salda le doti in Dj 1500 alla propria figlia legittima e naturale Suor Maria Tomasa Mendoza monaca professa nel Monastero di S. Maria Egiziana in Napoli. Egli inoltre dichiara essergli nato un figlio, Antonio, morto a S. Fili, e un altro nato a Fiumefreddo e morto in Napoli chiamato d. Honofrio. Testifica ancora aver ritrovato in detta Casa, i suoi genitori, che si ricorda bene la nascita, presenti i soi fratelli maggiori e ne fa conficere pubblico istrumento. Nel 1652 c'è il processo del Sig. Tommaso d'Agosto, barone del feudo delli Curti, di cui è procuratore Matteo di Procida, nella Corte di Rende in San Fili, sulla possessione La Profico, che agl'incanti restò a Gio Berardino Molezzo per Dj 7.

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Il R.D. Antonio Fontana e suo fratello assumono l'affitto della Bagliva della Corte, la Mastrodattia e i Molini per Dj 1648,48 penes acta Curiae terrae Rendarum. Il 1653 2 gennaio il Sindaco Sig. Vincenzo Scaglione e gli eletti Pietro de Vita e Pietro Goccione pagano al Vble Convento di questa terra Dj 150. L'imposizione delle bocche fatta per l'Università di Rende fu comprata dal fu Geronimo Rovito per Dj 1651, pagati dall'erede cl. con. Francesco Rovito. Mercurio de Martino è ordinario servente della Corte di Rende in San Fili nel 1653. Nel medesimo anno i Bonanno ratificano a Francesco Micieli di Fiumefreddo la vendita fatta nel 1648 di una casa in Rende loco detto La Piazza sopra la Madre Chiesa Justa le case del cl. Gio Domenico Poglise dall'altra parte la piazza e vie pubbliche per Dj 50. Il Dottor Ph. Pompeo Zagarese di Rende, il Dr. Ph. jacinto Vercillo e il Dr. Ph. Pietro Mannarino di Rende, medici del marchese, si recano in San Fili per visitare il Marchese della

Valle giacente

a letto e

testificano trovarsi egli al presente oppresso da grave infermitĂ . Il 28 giugno stesso anno i detti Dottori Zagarese, Vercillo e Mannarino e il Dr. Ph. Marcello de Martino di Spezzano di Cosenza, dichiarano di essere stati chiamati in San Fili ad istanza dell'Eccmo Sig. Marchese e di averlo trovato a letto gravemente infermo affecto di febbri concomitanti "e prescripta fuit medraminas".

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Suor Laura e Suor Caterina nel 1653 danno ad meliorandum il castagneto Arpari ad Andrea de Ajello seu Potenza e dopo 10 anni fanno i conti. Esse sono eredi del qm Pietro Vercillo e del Rdo d. Matteo Vercillo (n.267). Soro Laura compra un censo di Dj 25 su la Molara e vende la casa con cortiglio per Dj 35. Soro Imperatrice sorella di Suor Laura e figlia del qm Andrea fa testamento e vuole esser sepolta nella Cappella e sepoltura di Famiglia. Il 26. 7 1653 la Marchesa d. Isabella asserisce che a favore del suo figlio primogenito d. Gaspare de Alarcon refutò il titulo e dignità di contessa di Gammatesa. Il 13 ott. stesso anno essa d. Isabella nomina Michele Trojani e Domenico Cumbali di Napoli suoi procuratori a riscuotere somme dovute. -L'ill/mo Sr D. Carlo d'Alarcon y Mendozza in San Fili permuta Cutrofida per Donnichi, Dj 476, e vende "piedi 14 di celsi et sacchi 15 di pampino" apprezzati Dj 23.- In Montalto l'Ill. Sig. D. Diego de Mendozza fa donazione all'Ill. Sig. D. Carlo de Mendoza

suo fratello di Dj 850, col patto di corrispondere

annualmente Dj 85 all'altro fratello Padre Fra Francesco de Mendozza nel Monastero di S. Francesco d'Assisa osservanti reformati di Rende "per la vita esemplare", da corrispondere a richiesta anche per necessitĂ , oppure a richiesta dell'Illmo D. Gaspare de Mendozza Conte di Gammatesa, altro suo fratello.- In altro istrumento, accennato all'atro comune fratello Sr D. Friderico de Mendozza, l'Illmo Sr. D. Carlo cede e refuta tutto quello che gli spetta sopra li beni del Sr. D. Ferrante d'Alarson y Mendozza, Marchese della Valle, loro comune padre, contro l'impegno di D. Diego di corrispondergli Dj 1300 annui vita 178


durante. Annullando così tutti i processi iniziati nei tribunali di Napoli.In altro istrumento l'Illmo Sr D. Carlo, dichiara d'essersi convenuto con l'Illmo Sr D. Rodrigo de Mendoza suo fratello di cedere tutto quello li potesse spettare per la successione della Signora D. Lucretia sua madre e del Maiorascato per ragioni di vita militare seu alimenti.- Il detto Illmo Sr D. Carlo nel medesimo anno in San Fili compra e vende diversi pezzi di terreno in luogo detto Li Hortali. In S. Francesco d'Assisi c'è la Cappella e sepoltura dei Vercillo, che fu di Gio Geronimo e di Gio Pietro. Per affrancare un censo di Dj 25 di Capitale e per essi carlini 25 annui, il censuario pagò "in tanta moneta di argento, et oro, cioè doppie e zecchini di oro, et tarj novi di argento e altre monete tutte venali del presente Regno di Napoli, et di giusto peso ut dat". "Lo Morillo" è conosciuto come "seu lo quartiere di Santo Antonio". "La Posterola" è detta "Lo Morillo". Il serviente della Corte di San Fili, loco Lo Ponto, per ordine del Locumtenens U. J. D. Antonio Cannataro bandisce volgari sermone "chi si vole comprare l'infrascritte robe stabili esecuti ad istanza di Diego Catalano contro Cornelia di Leone e Giuseppe Speranza coniugi, che si vendono saccolo parato et si liberano al più offerente".

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Cilla Vercillo di Rende vidua del qm Honofrio Miceli et jure romano vivens e madre tutrice dei due figli, Gio Geronimo e Lucretia, affitta il Molino delli Curti a Marco di Procida "al presente immacinante" per annui ducati sei. Il Rdo D. Carlo Vercillo dispone di esser "sepolto nella Madre Chiesa di Rende e proprio nella sua Cappella e sepoltura". E' un caso di usucapione rivendicato da Cola Rizzo della Falconara, il quale, dopo che il genitore se ne fuggì lasciando derelitta la terra detta "Le quadra", possedette lui per 25 anni la detta terra in pace e pagò il reddito alla Corte di un tumulo di grano ogni anno. Fa istanza perché se ne faccia la scrittura; e la Marchesa Isabella incarica l'Erario di farne relazione (Rende 30.3.1655) e di intestare la possessione allo istante "per aver pagato alla Corte il reddito per più di 25 anni". Nel 1655 erano ancora esistenti i due casalini a lato della casa Apa, effetti del terremoto del 1638 (Ora Loizzo vedi foto) e ne fu fatta donazione alla Cappella del SSmo Rosario nella Parrocchiale. Vi era il Sacro Monte della Pietà, di cui erano amministratori il Rdo d. Flavio Carino, Ambrosio Fontana e Gio Pietro Sinatore, erede del maritaggio di D. Cola Stillato.

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Nel medesimo anno 1655 Carlo Pignataro era procuratore della Vble Chiesa di S. Maria della Neve sita extra muros di detta terra. Della Vole Chiesa di S. Giovanni Battista era Maestro e procuratore Paulo Scaglione. Il Rdo D. Pietrantonio Fontana era Sindaco e Comuniero del Rdo Clero di Rende. Andrea Poglise, nella sua casa avanti la Matrice Chiesa, dispose di esser seppellito nella sepoltura del Rdo D. Gio Thomasi Zagarise suo fratello consobrino, diversamente "si seppellisca alla Catacomba". Il Marchese d. Ferdinando è donatorio da parte del Rdo D. Gio Domenico del Puzzo di Rende della possessione Cucchiano seu Zimulara seu destro, nonchÊ di un altro pezzo di terra confine con li beni della Casa Santa seu Baronia di San Vincenzo, la foresta di Cucchiano e altri fini", per grazie e benefici antecedentemente concessi al donante. E' del 1655 la donazione delle numerose reliquie. Nel medesimo anno 16 dicembre, il Rdo D. Sebastiano Sinatore, procuratore della Vole Cappella di S. Antonio di Padua nella Madre Chiesa di Rende, compra dal cl. Gio Domenico Mele una casa al Paramuro "confine la casa di Marco Pirogino, la Cappella dell SSmo Rosario, via pubblica dalla parte d'avanti e dalla parte di dietro il Cimitero".

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In Libris colloquiorum terrae Rendarum è riportato l'intervento dell'Università a favore dell'Esattore Mauritio Pellicorio e compagni, che non potendo pagare chiede che "non sia trapazzato poiché si perderebbe un cittadino e non torna espediente ad essa Università". Il Sindaco Vincenzo Guccione e gli eletti Gio Pietro Sinatore e Gio Domenico Pastore, dei Dj 720, quanto importa il Libro delle imposizioni sulle bocche di detta terra, ne assegnano "carlini nove al mese per salario" a Mauritio Civitelli, che aveva assunto detto Libro con la fidejussione di Gio Thomasi Pastore suo zio. Ciò significa a mio vedere un ampliamento delle attività comunali. Un Andrea Civitello di Cosenza si trova nel 1660 tra i sepolti per morte violenta. Il Nro Didaco Riccio di Cosenza e il Giudice a contratti Mauritio Apa ricevono la conferma del loro privilegio per LIBRETTO. Nel 1659 il Dr. Ph. Pompeo Zagarese, Generale Erario della Signora Marchesa, compra La Pila redditizia alla Corte marchesale in carlini 27 !/" perpetuo, da Giuseppe Perugino che vende perché non può pagare. "La Pila" era detta una fontana pubblica di jus patronato dell'Università in loco posto sotto la Chiesa di Costantinopoli. Altro cittadino di Longobardi "servo e vassallo di V. E." chiede alla Marchesa d. Isabella di vendere la possessione, offrendo alla Sua Signoria carlini 10 annui. Scipione Barbato di Fiumefreddo è detto "sciano (=schiavo) e vassallo di V. E.".

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L'Illmo Sr D. Diego de Mendozza in Fiumefreddo risolve il rapporto economico giudiziario col cl. Alonzo de Michele di Longobardi ed altri.Il Marchese d. Ferdinando e la Marchesa D. Isabella, chiamati in Napoli dallEccmo Conte di Castiglia, fanno fare attestazione che il Marchese è gravemente infermo. L'ordinario serviente della Corte Vescovile di Tropea è Paolo Mannarino clerico selvaggio. Matteo de Procida dispone di esser seppellito nella Sepoltura e Cappella dei Procidi in Parrocchiale e lascia, tra l'altro, le entrade della sua casa e del cognale dello Cornicello "alla fabrica"; lascia inoltre a suoi beneficiati tre "ziffiune", cortello, cinto e calzone, e 20 guarnaccie per poverelle; piÚ lascia la possessione del Sorbato alla Marchesa e una "tabacchiera"; lascia una dotazione per maritare tante poverelle honorate a Dj 20 per ciascuna; ed altri legati. Nel Casale di S. Vincenzo e Timpone della SS. Annunziata di Napoli si sorteggiava una bussola di Dj 70 seu maritaggio istituito dal qm Ottavio Rossi olim Barone di detto Casale. Guardiano del Convento di S. Francesco d'Assisi di Rende era il R. Padre fra Marco di Turano e procuratore era il R. D. Agostino Apa, e altri frati erano: frate Marco di Terranova vicario, fr. Angelo di Acri, cl. fr. Ignatio di Turano, fr. Pietro di Longobardi, fr Francesco di 183


Longobardi e fr Francesco de Rende. Congregati ad sonum campanellae Capitulantes affidano a due procuratori Nr Geronimo Quattromani e Carlo Piccolo di Cosenza, la lite relativa alla donazione di fr Ludovico de Rende sull'eredità della qm Nella Federico. Nel 1655 Gubernator Status Rende è Senofonte Barenus U. J . D.; servens Aless. Mantuanus; Madalone actuarius; altro serviente Curia Rende è Salvatore de Angelo. Il 29 sett. 1659 nella Parrocchiale di Rende il cl. Geronimo Monaco, chiedendo di ricevere la benedizione sacerdotale per il matrimonio contraendo, dichiara di non abbandonare l'abito clericale e di vivere da clerico coniugato.

*** ATTI dell’anno 1640 76

Nel 1640 11 marzo un istrumento è redatto "hora quasi secunda

noctis et tribus luminibus accensis".

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Al 14.4.1640 si ha l'uso del primo foglio bollato col "sigillo terzo

carlini uno" impresso a stampa. Si rinviene sull'atto di "triegua tra li Vercilli e altri e li Mascaro e altri". 81

28.6.1640 Il R.D.Jo Domenico De Rango renunzia e cede a favore

del suo cognato Cl. Con. Pietro Bonanno la casa in più membri superiori e inferiori, in loco detto "Sotto il Castello justa vias publicas circum circa", col patto che il cortiglio soprano verso d.Luca Bonanno, l'entrata e il basso siano in comune e, vendendosi la parte di Pietro, l'acquirente non possa servirsene, ma essi restino di esclusivo uso di esso R. D. Jo Domenico. 82

7.7.1640 L'Università nella persona di Antonio Guccione sindaco,

Giuseppe Madalone e Francesco Vercillo soi eletti, compra dal R. D. Gio Domenico Cannataro una possessione alborata di celsi, coschino e terre aratorie, site in territorio di Rende loco detto Macchia Longa justa il coschino della Comune di detta Università, li beni di Antonio Rauso e dell'altre parti le vie pubbliche circum circa, per Dj 125, da unirsi all'altra possessione che la Comune ha già, ed esercitarvi i cittadini gli usi civici. 84

17.8.1640 Costituito il Mag. Bernardino Telesio di Cosenza e

Salvatore Grittiglio di Cosenza procuratore di Andrea Civitello, e il sindaco

Dr. Antonio Cannataro, Antonio Guccione, Giuseppe

Madalone e Francesco Vercillo Eletti - si asserisce che il 21.10.1639 si fece la vendita dell'apprezzi e gabella dell'Università per Dj 4500 e restò 185


aggiudicata ai predetti Telesio e Civitello, con molti patti a condizioni. Non potendo pagare per le mancate riscossioni, viene loro concessa dilazione fino a Dicembre. Il 24.10.1660 il Civitello, per morte violenta viene sepolto nella Parrocchiale. 29.4.1640 L'Università di Santo Felicis è debitrice verso il Rdo d. Nicolao de Rovella terrae Rendarum per Dj 20 quale salario di Maestro di Scuola di Sto Fili non liquidato. Volendo pagare detta somma l'Università (sindaco Franc. Mauriti, Franc. Antonio Coduto, Franc° de Asta e Franc° Lunetto eletti) vende la casa in luogo detto La Manca per Dj 28, quella stessa che era rimasta aggiudicata all'Università nell'asta pubblica come ultima incantatrice. 87

29.8.1640 L'Università di San Fili per pagare la bussola o

maritaggio di Dj 70 istituita dal qm Cl. Gioanne de Leone di S. Fili, uscita a Marsilia Salerno, moglie di Gioseph Porro, vende la possessione Gugliermitto, dall'Università acquistata per fiscali non pagati.- Altra bussola pari somma l'Università pagò a Vittoria Carusa moglie di Francesco de Blasi di Sto Fili. 20.9.1640 Il cl. Pompeo Perogino e il cl. Marco Perogino, eredi del qm Gio Paulo non volendo vivere ancora in comune, ma vivere separatamente "acciò che ciascheduno di esse parti reconosca il suo", fanno divisione.

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102

18.10.1640 Sui beni ereditari del qm Cesare Pellicorio per i suoi

quattro figli, vi sono contemplati "Dj 80 di capitale, Dj 8 annui, dovuti alli Fratelli e Chiesa dell'Annunziata di Salerno", meglio detti "Fratelli di Salerno", gravanti sulla possessione soprana loco detto Li Mutilli, e da pagarsi a Gesimunda Pellicorio coerede. Nonché il peso di pagare "annui carlini 25 alla Cappella delli Pellicori sita dentro la Matre Chiesa" lasciati dal qm Franc° Pellicorio. 20.11.1640 Camilla Stillato, vidua del qm Jo Dom. Perugini, domum Lo Paramuro justa Matre Ecclesia, Antonio Pirillo, et via publica, per testamento dispone di esser sepellita in abito di Monaca nella Matre Chiesa. Del 1640 è l'istrumento di tregua Vercillo-Mascaro.

*** ATTI dell’anno 1646 4.11.1646 Il R. D. Giuseppe Vercillo ed il R. D. Antonio Poglise di Rende promettono di sposare i propri figli, cl. Gio. Battista e Artemisia, con dotazione di Dj 1000 in contanti e Dj 100 di beni mobili alla ragione di carlini 5 l'onza conforme l'uso e consuetidine di Renda. Il 12.2.1646 i medesimi Rndi sposano altri due figli legittimi e naturali, 187


di nome Portia Vercillo e Marco Poglise. Stesse doti.- A 12 febbraio confermano detta promessa di matrimonio. 5.3.1646 Il R. D. Gio Domenico de Guido compra il cognale detto La Pila Strazzone, cognale posseduto dalla Corte di Rende exequito per la Mastrodottia esercitata dal qm Nr Simeone. 8.3.1646 Il R. D. Flavio Carino, procuratore della Cappella del SS. Rosario nella Parrocchiale, fa exequire la possessione detta Barbattieri di Gio Domenico Madalone, dovendo conseguire Dj 160 dell'ereditĂ del qm R.D. Michelangelo Gyraldo. 28.4.1646 Giulia, Ludovico e IgnatioVercillo, fratelli, heredi della qm Elisabetta Greca, sistemano i loro rapporti finanziari con l'Illmo Principe di Castelfranco, del quale sono debitori in Dj 150. 20.5.1646 Il cl. con. Pietro Bonanno qm Gio Domenico chiama in Corte gli eredi del qm Ottavio Colleri, per una quantitĂ di denari. Attuarius Fontana; serviens Lelio Gallo. 20.5.1646 D. Pietro Antonio Fontana fa exequire una parte di Barbattieri, dovendo conseguire alcuni beni dell'ereditĂ del qm Michelangelo Gyraldo. -Magcum U. J. D. Ovidium Sacchettum Gubernator; Mantuanum servienstem; Fontana Actuarium.

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Soro Imperatrice, Soro Laura, Soro Geronima e Soro Caterina Vercillo, sorelle ed heredi del qm D. Matteo Vercillo (loro fratello figlio del qm Andrea), vendono Li Longiari justa li beni della Chiesa di Rende a Gio Angelo Belmonte e Francesco Perseverito suo genero, per Dj 140 e censo annuo Dj 14. 17.5.1646 Gio Francesco Gijraldo, non volendo più litigare, cede a Giuseppe Madalone Li Barbattieri. 31.5.1646 Il Caporale Mercurio Cutratta del Battaglione a piedi della terra di Carolei, con 3 moschettieri e 13 archibusieri dichiarano di aver ricevuto le armi dall'Università di Carolei, ossia archibugio e fiaschi, e si obbligano di restituirle a fine servizio. 1.6.1646 I coniugi Gio Simone di Procida e Tecla Zagarese donano i pochi beni che hanno al Vble Monastore di S. Francesco d'Assisi, di cui è procuratore il R.D.Gio Domenico di Rango, perché chiamati in Corte per i censi decorsi e non pagati dalla qm Silvia Colleri, madre della detta Tecla. 5.6.1646 Il cl. Diego Perugino, il cl. con. Pompeo Zagarese e il cl. Gio Domenico Pittò, il R. D. Marco Colleri, et Gio Thomasi Mijele, e il Cl. Carlo Vercillo attestano che al tempo si contrasse matrimonio tra il Cl. Gio Battista Vercillo con Artemisia Poglise, costui ricevette la benedizione in abito clericale e dichiarò di voler vivere da cl. coniugato.

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La medesima cosa avvenne per il cl. Marco Poglise quando sposò Portia Vercillo. 14.4.1646 in Rende. Il Marchese d. Ferdinando de Alarcon y Mendozza della Valle Siciliana e Rende, nomina procuratorem Dom/num Antonium Convirsi Marchionis Sti Sebastiani per comparire nel Generale Parlamento del Monastero di S. Lorenza in Napoli e far valere i meriti del Marchese conseguiti pro Cattolica Majestà. 21.6.1646 Il Dottor Antonio Cannataro hodierno Sindaco della Terra di Rende, attesta esser solito fidare i cittadini forastieri nel territorio di Rende e di San Fili e di pagare all'affittuario della Bagliva "uno doi tre carlini", e di più attesta che il territorio di Rende è a confine di Castelfranco. 3.7.1646 Il Marchese D. Ferdinando ha la possessione dove si dice Santa Maria dell'Oreto justa li beni di Aless° Fontana, vie publiche e introito vicinale "soggetta a carlini 30 anno quolibet dovuti al feudo della Spina ricaduto alla Marchional Corte di Renda" e la permuta per avere dal cl. con. Gio Domenico Madalone La Cotura con torre e case intorno soggetta a carlini 4 alla Corte. 4.7.1646 Il R. D. Giuseppe Vercillo attesta dei rumori e resistenze al Governatore avvenute nell'anno 1623 in San Fili.

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3.7.1646 "Brabattieri seu Santa Maria delle Rose", una possessione; un'altra "Santa Maria dello Reto". 21.7.1646 Il Marchese D. Ferdinando asserisce volgarmente loquendo, come li è venuta notizia del sequestro delle entrade della terra di Santo Lorenzo, per cui costituisce procuratore il Dott. Antonio Cannataro et Gio Paulo Toscano. 7.8.1646 Lite nella Corte di San Fili tra il Cl. Gio Domenico Caruso di San Fili e Gioanne Serpe qm Orlando Ordinario Servente della Corte di Rende in San Fili.- Didaco Pollisio Locumtenens; Fontana Attuarius; e il Gove/r di Rende. 22.8.1646 Matrimonio tra Ottavio de Medici della città di Firenze habitante in Rende, e Francesca Madalone di Gio Geronimo di Rende. Gio Geronimo promette in dote Dj 70 contanti più Dj 50 di beni mobili alla ragione di carlini 5 l'onza, una casa Sotto il Castello, altra alli Vercilli, più la Bussola dei maritaggi della SS. Annunziata di questa terra. -Il Dottor Antonio Vercillo e il cl. Gio Domenico eredi del qm Cola Vercillo, promettono Dj 27 per il maritaggio istituito dal qm Cola Vercillo.- Esso Ottavio de Medici dona donationis causa al suocero tutti i diritti citati nelle donazioni per riscuotere i citati maritaggi, la casa delli Vercilli la dona alla cognata Portia Madalone.

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21.8.1646 Il Marchese d. Ferdinando vende ad Andrea Cappuccio di Napoli il giardino sito nel Borgo di Chiaja per Dj 250 in tanne trimestrali. 2.9.1646 Paulo Masi del Casale di Rota albanese habitante in Rende, e Francesco Mazza di Rende, sono debitori del cl. con. Gio Domenico Madalone in Dj 8 per pagamento di fiscali di quest'anno, per cui, venendo molestati, cedono il cognale di celsi in loco detto Il Paramuro seu Linze extra moenia. Nel 1646, 16 sett., il Dottor Marco Madalone Erario della Marchesa di Rende, e suo figlio cl. Antonio, emancipato, vendette per gli anni 1639 e 1640 la Mastrodattia di prime cause dello Stato di Rende a Marco Fontana e figlio, che rimasto debitore, per pagare il Marchese venne astretto a vendere al cl. Antonio Madalone un castagneto a Bisciglino e un cognale in Arcavacata per Dj 80. Il 18 sett. Beatrice Fontana, moglie di D. Marco Madalone, assegna al figlio cl. Antonio Madalone la possessione La Molara, parte delle sue doti. Nel 1644 il Dottor Antonio Cannataro, esercitando l'ufficio di Erario, fittò la Mastrodattia a Marco Fontana e Gioanne suo figlio maggiore di anni dieci, per il prezzo di Dj 6000 con cautela penes acta Curiae fatta per mano di esso Nr Conte. Rimasto debitore in Dj 70, il Marco Fontana, che spese detta somma in beneficio della propria casa, chiede al Cannataro di assumere "per benevolenza" un'ipoteca sulla

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possessione della Cona. -Serviente ordinario della Corte di Rende è Aless° Mantuano. Il 5.10.1646 Gio Antonio Fantino di Lagonegro casato in Rende, avendo giurato di "astenersi dal gioco delle carte, essendole quello molto nocivo si all'anima come al corpo", cede a beneficio della Cappella del glorioso S. Antonio di Padua della Matrice Chiesa e suo procuratore docati 10 di carlini. Nella medesima data Vincentius Scalionus di anni 40 incirca attesta che Gesimunda Cesaria fu uccisa molti anni sono, e in Corte Francescus Cesarius fu dichiarato herede di costei "sue amice ab intestato". -Didacus Pollisius Locumtenens; Antonio Cannataro Consultor; Lelius Gallus Servens. 26.10.1646 Il Dottor Antonio Cannataro è Erario e Lelio Gallo servente della Corte di Rende. Exequita la possessione Lo Vallone di Giuseppe Mauro della Cava ad istanza del Cl. Andrea Civitella di Cosenza, costui se l'aggiudica all'asta. (fu ucciso nel 1660). 9.11.1646 Jo Batt. Perogini, sotto Lo Castello, Lena marino vidua del qm Prospero Russo, fa istanza di vendere la possessione della La Fontanella per affrancare un censo e per i Dj 10 che spettano di laudemia alla Corte Baronale, e fa istanza di aver considerazione della sua povertà. E' concessa la licenza di vendere e le è rilasciata la metà del laudemio. 193


Il 28.2.1646 è stata fatta subastare ad istanza della Vble Cappella del SS. Rosario, di cui è procuratore il Rdo d. Flavio Carino, la possessione de li Barbattieri, degli eredi del qm d. Michelangelo Gyraldo, morosi nel pagamento verso la Cappella per Dj 160, fu aggiudicata alla medesima Cappella tramite il cl. con. Pompeo Carino fratello del Procuratore e prestanome della Cappella. -Ovidio Sacchetto U. J. D. Gubernator; Aless° Mantuano Serviens Ordinarius Curiae.

*** Sulla copertina del protocollo notarile del 1646 si leggono i seguenti versi: "Io Luigi Mandarino sono padrone di questo libro questo libro è di carta pesta come è di pezza questa pezza e di lino questo lino e di linosa questa linosa e di terra questa terra e di Dio questo Libro e lo mio"

Una considerazione qui è doverosa. Attraverso questo esposto squadernamento di notizie di carte notarili fredde e taglienti come i fili d'una spada, balza e si eleva un complesso ideale che caratterizza i vari periodi della vita cittadina di Rende e del suo Stato feudale dal 1494 al 1680.

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I primi anni del XVI secolo e quelli successivi sono dominati dalla vita di un organismo popolare amministrativo in rodaggio e dalla presenza determinante del Barone Agazio Scaglione e suo fratello Berardino. Gli atti compiuti dall’Università sono segnaletici della volontà popolare di realizzare una propria personalità politica e amministrativa. Gli anni '600 sono caratterizzati da pessime condizioni della popolazione afflitta per lotte selvagge tra famiglie, dal mal governo, per guerra in tutto il Regno, dalla diffusione della peste bubbonica, dallo spopolamento, e da carcerazioni per morosità fiscali, mentre un forte sentimento religioso guida e sorregge il tutto. L'autorità regia intese ovviare a tali avversità, facendo realizzare in poco tempo la nuova numerazione dei fuochi effettivamente esistenti, alla cui decisione regale non è estranea la particolare situazione dello Stato di Rende, cosa che portò un po' di ordine nelle dissestate amministrazioni comunali.

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PARTE III GLI ASSEDI DEI COSENTINI I PRIVILEGI DI RENDE

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“Rende, posta su di una collina cinta di ripe scoscese e, per stare in luogo alto e rilevato, è forte e sicura per battaglia di mano e d’ogni intorno malagevolmente vi si può ascendere, fuorché da una sola parte . . . Ha nel mezzo un castello di mura antiche con quattro torrioni di forma quadra, senza ponte levatoio e senza altra fortificazione moderna da farne stima . . . “.

Francesco Capecelatro “Diario” Vol. III p. 166. Lo stesso in Domenico Arena

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p. 239


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APPENDICE n.1 Notar Jo: Berardino de Gaudio di Rende. Istanza dell’università di Rende al re Alfonso II d'Aragona e ai conti Augustinoo e Joahnne di J/anua. Pergamena n. 522 del 16.2.1494 presso A.S.C. Trascrizione, salva migliore lettura. In nomine domini nostri Jesus Xristi Amen Anno nativitate Eiusdem Millesimo quadrigentesimo monayesimo quarto. Regnante Serenissimo et Invictissimo domino nostro domino Alfonso Secundo de Aragona dey gratia Rege Sicilie Jerusalem / Regni heius Anno vero Primo (1) dominante feliciter Amen. Die decimo sexto mensis februariy duodecime Ind. apud terram Rende nos berardinus pollisius de eadem terra annualis Judex Electus et constitutus per homines et Universitatem terre Rende in puppo parlamento ipsius terre re/s (Joannes) berardinus de gaudio de dicta terra ... per totum regnum Sicilie Citra farum reg/ia ac ... Notarius et testes infrascripti videlicet (...) Ramondinus thomaso (de bono anno) Antonellus de Michelio Joannes gallus Antonellus et ... Loisius de rangio dopnus Jo (...) deo Alfonsus rausus Jacobus rausus et alij et plures de dicta terra rende ad hoc pr... tibus interfuerunt et ad hoc vocati ... rogati pr/nti scripto ppco declarando notum facimus et testanur et eidem predicto die cuisdem ibidem Coran nobis personaliter constituta tota Universitas terre rende et homines jpsius Universitatis pro maiorj et saviorj parte jn unum et una voce ad sonum campane unanimiter Congregati in ppco parlamento jn plathea predicte terre in loco solito et consueto. (2) (1) Salì al trono il 25.1.1494; abbandonò Napoli il 23.1.1495. Carlo VIII entrò in Napoli il 22 febbraio 1495 e si trovò a Fornovo in ritirata il 6 luglio 1495. (2) La “platea” dove si riuniva il parlamento pubblico in quegli anni era la piazza innanzi la matre ecclesia.

200


Que quidem prefata Universitas et homines jpsius Universitatis coram nobis quo supra Judice notario et testibus predictis dixerunt valde eis necessarium et oportunum esse pro maxime Utilitate et beneficio dicte Universitatis ac hominum ipsius ad se presentandum neapolim dignissiman et nobilissimam Realem Civitatem Coram Sacra Regia Magestate vel altero eius nomine eiusque Sacro Consiglio ubicumque reperitur et Contigerit Et eidem Sacre Regie Magestati aliquas gracias concessiones Justa et honestas querendum Et eadem eas gratias petendum querendum flagitandum tanquam subditi Sclavj et fidelissimi Servitores ipsius Sacre Regie Maestas ut olim jn rebus bellicijs (suis) temporibus non longe decursis contra (Carlo VIII) ... die nocte jpsius sacre rege magestatis tota Universitas et homines jpsius Universitatis fideliter ostenderunt. Eciam ad se per presentandum comparent ... eundum comparendum et conferendum Coram Illustribus e Excellentibus dominis augustino et Joahnne adurnis Comitibus Comitatiu rende de Janua vel alijs earum nomine ubicunque reperentur et essent et tam/ Illustrj dominacionj ali (quas) Gratias Justas debitas et onestas petendum querendum ac ab ea / postulandum tanquam Sclavj Vassallj et fidelissimi Servitores Et eciam faciendum (ligium) homagium Sacre Regie Magestati cum omnj debita reverencia nomine et pro parte dicte Universitatis et hominum ipsius terre rende jam dicte in casu quo Illustrissima et Eccellentissima dominj Comites ad hoc non prestitissent assensum ut de jure facere debitum est. Et ad omnia et hec singula predicta Universitas et homines ispsius Universitatis ne valeas nec se personaliter coram Sacra Regie Regie Maiestate ... ac parte Illustris et eccellentissimis dominis Comitatibus seu aliis corum nomine propter corum magis arduis negocium pre p/li ...valde occupati et alius Justas causas Cofixi igitur dicta Universitas et homines ipsius Universitatis de fide prudencia sufficiencia et legalitate ... et pro/bitatel Nobilium et discretorum virorum Notarj francesco de quinterio et joannis galli de terra rende eorum procurator/ ... dicor/ d... u. que ... hiusmodi procuracionis et sindicatus p/ se sponte et Voluntarie presencuim et conferent aum Que quidem Universitas et homines ipsius terre rende non vi dolo metu coacti nec ... vi sed eorum proprijs Merijs gratijs tam spontanejs ac placidis bonis et voluntatibus ...ic sponte et voluntate sollenniter

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Ordinaverunt deputaverunt creaverunt prefatos procuratores actores factores et hoc negotiorum predictorum gestores nunc po os pp atos ac quocunque modo se conferj possent Dantes et concedentes prefata Universitas et homines ipsius Universitatis eorum Sindicis et procuratoribus plenam liberam et Onnimodam potestatem ... generalem ac specialem mandatum se conferendo ad prefatum Sacram Regiam Megestatum et faciendum ... ... ... tota Universitas congregata et persona ipsius Universitatis ad beneficium comodum ipsius Universitatis Etiam cum potestate ... luendiny virum duos procuratores hoc est sey necesse Sit ut semper ad ... b ... nij ipsius Universitatis Et ad honorem predicte Sacre Regie Magestatiis et Eccellentissimorum predictorum Comitatu ... ...endo relevando ajuvando ... y my nu ficium ... debit / damo et Interesse ymo / semper procurando /.../pore / dicte Universitatis et eius utilitate semper nu generaliter / ... unde ... o aliter / nec alio modo eciam supplicandum petendum prefate Sacre Regie Magestate omne det/ q... pr... et Sindicis melius visum fuerit / Et omi ...sseni a facie dom/ini comiti / propria Universitate / Quae quidem Universitas et homines ipsius ... Universitatis ... ca et obligacione omnium eorum bonorum mobilium et stabilium ipsius ... gratum ser/viti/ acceptum ac omnia firma rata orata accepta onne jdeo que ... et ... exit factum lectum operatum ac omnia rata facta gesta et operata jn om/... pre ... no ... et Sindicj promiserunt / cum juramento tactis scripturis coram me prefato notar ... predictis ... p/... /m se obligantes fideliter jre exercere operarj qcum Omnia diligentia et fie ...em Statum predicte Sacre Regie Magestatis Et Eccellentum predictorum dominorum Comitum per comodo beneficio et Utilitate prefate Universitatis Et ut Universitas fides ... maneat prefata Universitas et homines ipsium ... Striferunt predictos eorum Sindicos et procuratores ab onnja ... ... Statis dapni judepnes relevarj eum omnibus dependentibus me ...bus ... cognesis et eciam volverunt et predictum notarium possunt fieri de predictis omnibus et singulis unguam duo omnia plura publica justra Que possint iter/ reliq / semel bis ter toots quoties qous fuerit ad melius consilium Sapientum Veritatis et vistancia ne mutata et sic tactis Scripturis prefata Universitas et homines cum juramento in manibus mej notarj puplico / terraque persone pparte Xp priandi dicta pena ... per medietate Regie Curie

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Et per altera medietate predicti observant / cum integra reteccione omnium dapnorum Interesse et expensarum que fierem per publica quoque Hs in judicio V 4 js In judicium vestri ad futuaram rei memoriam certitudine et cauthela dicte Universitatis et predictorum ... procuratorum factum et scriptum est penes huiusmodi Sindacatus et procuracionis Instrumentum per manus me predictj notarj per publicj Signo meo facto Signatum et Supscripcione munitum Judicis et testium predictorum / Signis eorum prprijs roboratum Datum anno die loco Mense et Indictione pr... Rt/ de omnibus prefata Universitas et homines ipsius ut script.a cum juramento tactum ut supra.

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Ego Barardinus /polli/ sius de Renda qui

204


supra Judex

annualis

/manus

propria/

subscripsi

Ego Antonius de Michelj jerente fidtjco testor

Ego ... rajus de rende testor dop marchangelo Fat de Cxer udio de Renda testor

Ego Johanne de io Laurentio

Ego Alfonso rauso de Renda testor

Ego Thomaso de bonamo de Renda testor

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Io gallisto giante de renda testor

206


207


Ego alfonsus francescus ... de renda testor

Ego Sulivestro lujdutani de renda testor Ego cesar giorno Onus de renda testor

Ego baldasare Spina de rende testor

Ego Alexandre de bonanno de renda testor

Ego bartolus perusinus de renda testor

Ego baldasar arrapilus de renda testor

Ego andreas za/gar/isius de renda testor

208


Ego Alfonsus pugli/sius/ de renda testor Ego Antonius de St. Anna de renda testor Ego bernardinus perosinus de renda testor Signum Crucis a propria manu predicti Loisij de rangio testis Jdioto scribere nescientes Ide perosino de renda testor Signum Crucis proprie predicti Antonelli de rangio testis Jdioti scribere nescientis Ego Joannellus de Santanna de renda testor

209


Ego prefatus notarius publicavi presens Infram Scriptum et me subscripsi

a tergo: "p satri viri ... J... Notarum Joannis berardini de /gaudio/ bi ve tini Cola de leone" APPENDICE n. 2 Notar Baldasarre de Guccione: Grazie e privilegi di Rende 1528. pag. 333 trascrizione salvo migliore lettura. Istanza dell’Università di Rende al Re di Francia. "... re Rende ... 1528 Regentibus ut ante (cioè il Viceré francese) ... prime Indictione. In terra Rende. In presentia Andrea de Cassano R. y. ad Contractus Judicis mei notarj Baldasaris de Guccionibus et testium videlicet Alfonsi Cannatari, Pauli Ramondini, Joanne Cannatari, Antonio de Pastoribus, Jesimundi Perosini, Guidoni Ramondini, Joannes Colleri, Vincenzo de Bono anno, Victorio de Bono anno, Luce Perosinj, Alfonsi Rausi, Alfonsi Perosini, Agostino de Jacobo et alium de renda personaliter costituita Universitas terre rende per majori p.te ac domnus Nicolaus de bono Sindicus ipsius Universitatis per presenti anno prime Indictione more et locosolitis congregatj ad sonum campana ante mater ecclesia terre rende.

210


Asserunt essere necessario per majore utilitate ipsius Universitatis et hauc ad se prisentandum: Coram Ill.mo domino Vice Rege Xristiane Maiestatis Regis francorum/ ubicumque reperiri contigerit et eidem homagium et Sacramentum fidelitatis prestet et nonnullis gratias justas petere per eorum / necessitates et presentim confirmandes ... nec non decentis gratias privileg ...dicti Universitatis / Et non valent ... predictus lit / accedere coram dicto / ... magis ardua negotia impedit / (confixi de) fide et legalitate / nobilium pr (osperi) Spane guliermj loisi et jacobi rausi ... quondam Cesaris de dicta terra rende eorum / coneium / bide / et unj dicti sindacatus et procuraciois supr.a Jus petentes que Universitas sponte costituerunt et sollenniter hordinarunt in eorum Sindicus et procuratores super dictos omni meliori modo que dici possit: dantes e concedentes eisdem omnium ... potestatem ac Regente man. tum se conferentes ad predictum Illustrissimum dominj Viceregem ad prestandum Omagium et sacrosantam fidelitatem pro parte dicti Universitatis ac ad petendum omnem illus et totum geydad utilitatem et beneficium dicti Universitatis fuerit per omnia eorum / necessarium per utilitate dicti rej puplice promict entes su ipoteca et omnium bonorum suorum / ad penam unciarum aurearum centum se ratum et firmio perpetuo habituros que ego que dictos Sindicos fuerit ratum procuratum et quomodolibem acceptatum. ipsos ... factum cum omnibus et consilibus oportunam ... tactis scripturis ab Santa dei evangelium etc.

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Consuetum signatum

APPENDICE n.3 Notar Baldasarre de Guccione Vol. I° anno 1499. Trascrizione salvo migliore lettura. Istituzione di una Collegiata in Rende. f. 2-2v

pro berardino de fossato

(dalla riga 1 alla riga 6 la scrittura è illeggibile) 6

... domini Alexandri

7

divina previdencia pape sexti anno vero septimo eius dominante

8 Ego Baldasar (de Guccione de terra Rende) consentine diocesis ppca aplca autoritate 9

212

(notarius) (pro) pte venerabilis virjs dnus berardini de fossato


10

clerici cusentine diocesis in retro scriptis citatoriis licteris pncipa

11 ut / nominat / debita cum instancia reqisitus est et ad dictas retroscriptas 12 licteras citatorias exequendi electus in presentia testum infrascriptis 13

/ ad hoc vocatos / specialiter / rogatos / tamquam obedientie filius

14

ut retroscriptas licteras citatorias una cum instancia

15 in heis inserita ac me reverenter ut decuit recepi et una cum testibus huius modi 16

scriptor / ad metropolitanum cunsentine primo et deinde

17 beate Marie Majori Opiddi de Renda ecclesia supradicta accessimus in quibus quidem 18 accessis et hear / veldis respective et massime dictas retroscriptas licteras 19

citatorias Inibitorias alta et intelligibile voce diligenter /

20

Intimavi Insinuavi et notificavi et esecutus fuit videlicet

citando predictum publicum: (21-23) n.n. decanus n. n. archidiaconum cantoterum n. n. thesaurorium ecclesie beate Maria Majioris Oppidi de renda dicte cusentine diocesis et eorum quemlibem omnesque alios et singulos (24) sua comunit / ut divissimi intereesse presentati quatenus vicesima (25) die post executione earundem retroscriptas licterarum per me (26) In dictis ecclesiis rappresentative et successive a die factum coram reverendo (27) patre dno francesco bremio ep° decrete melis ut eius fossa ... fossatus (28) surrogato aud surrogando auditorum ad

213


locum actus et oram (29) in hec sedem retroscripts licteris citatoriis et sufficiente et (30) legitime cuiulibem quantum potuj inibivi et aliter feci (31) per ut quadmodum predictis licteris citatoriis retroscriptis fieri una dopartos et ultra prefatas licteras citatorias valvis (33) seu portis dictarum ecclesiarum respective et successive affixit (34) et affixas per longium ipsius intervallum dimis et demum illas ad me recepi (35) et copias earundem per me cum originali collactionatas vallvis (36) seu portas ecclesiarum earundem legitime et realis execu (37) tionis per me facte respective et successive affixi et apposui et (38) affixas et appositas stavi reliqua acta fuerunt hec in ecclesiis (39) prefatis ut valvis earundem rappresentative et successive Anno Indictio (40) die mense et pontificatu qbsque supra presentibus ibidem (41) honorabilibus virium vedelicet clerico berardino de santo felice subdiacono Luca de Palermo Francisco de bonanno de terra rende Simone pipe de Civitate cusentie testibu respettive et successive ad predictis vocatis specialmente atque rogati / 45

Et Ego baldasar de gucchiono de terra rende cusentine diocesis

46

ppca apostolica autoritate notarius qua oibus et singulis premissis è dum sit ut permict / agerent / fierent una cum prenominatis

214


48

talibus presentibus jus atque omnia et singula sic fieri vidi et respective

49

et successive feci Idio hoc publico / pf ... Inp/us manu mea subscripsi ut in hanc ppcam forma redegi signo et consuctis signavi in fidem et testium omnium et singulorum promiser / (52)

requisitus specialiter atque rogatus (Il segno del notaro in quel tempo doveva esser quello a chiavi decussate sormontate dalla croce e la sigla "B ppa apostol")

215


APPENDICE n. 4 Notar Ger Conte f. 15

14.4.1640. Instrumentum Triegua p. 15.

Trascrizione, salvo migliore lettura. In nomine domini nostri Jesuxristi amen. Anno a nativitate Ipsius Millesimo sengentesimo quadrigesimo Regente ut / d. Philippo 4° dei gratia Rege anno eius viginta feliciter Amen Die vero decimo quarto mensis Aprilis 8e Indictione Rendis. Nos fatemur quoniem hodie predicto die et coram Mco berardino Telesio Consentino Generali Vicario Marchionatus Rende / costituiti nella nostra presentia Magco Pompeo Vercillo Nobilis Doctor Antonio Vercillo et Antonio Cassano della terra di Rende agenti nelle cose infratte pro se heredi figli nepoti et famiglia ... et Antonio Francesco Mascaro francisco et vincentio bellovidire et Gio: Simone di procida di detta terra per come sopra agenti ecc.

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Asseriscono ambe parti aver contratto inimicizia l'anni passati tra esse parti e loro parenti et altri adherenti, et esserci successi homicidi, ferite scoppettate et infinite volte sono stati per uccidersi mentre hanno tenuto li loro parenti et adherenti in comitiva cioè dalla partita di esso Pompeo il C. Cola parisano Andrea Colonna C. Gio: Batt: Vercillo, C. Carlo Vercillo, C. Francesco Vercillo, Scipio Cucumo, Giuseppe Perugino, C. Gio: Dom: Vercillo, D. Lelio Vercillo, li C. C. Cola e Paulo Vercilli figli parenti et amici rispettivamente et dalla parte di d. Francesco Antonio Mascaro Francesco et Vincentio di Bellovidiri, C. Federico Mascaro, Alfonso di Procida Pietro Chirico C. Marcello Pastore, C. Ottavio ... llo et altri de Rende hanno deliberato per inspirazione di Nopstro Signore Iddio ... quietarsi et fra di loro ... (manca un'intera riga del margine inferiore, indi al f. 15v) gioni de pio, et non veneri che cossi di prossimo dti Signori stabilirono tutto il mese di luglio prossimo futuro del presente anno mille seicento quaranta fra il quale tempo l'una parte et l'altra et converso si convennero che non si habiano di offendere ne fare offendere tanto fra essi predetti come non fare offendere da altri, ne di persona ne sopra li loro beni / sotto la pena di ducati quattromilia a chi contravenirà di applicarsi a beneficio della Marchionale Corte, et a me predetto Notario pse alla pnte, et stipulante et prop. Et del mio publico Officio, et volendo esse parti adempire della loro bona volontà, deliberatamente et ex certa scientia et d'ogni melior modo / hanno se / pto al d° Sr Berardino come lo sapp/no d° Intervenga med° Atto di Tregua che perciò hoggi predetto di essi Pompeo et Dr Antonio Vercillo et Antonio de Cassano spot/, non per forza ma di ogni melior 217


viam/slum/promettono sotto la pena di docato quattromila marchionali Curie ut supra di non offendere, ne fare offendere fin detto tempo alli detti francesco Antonio Mascaro e suoi compagni ut supra nominati ne da essi ne dalli loro predetti adherenti ut supra nominati ne da altri, et neanche fare offendere alli Mascari di esso Francesco Antonio ed Altri. Et versavice Francesco Antonio Mascharo, francesco et Vincenzo bellovidiri et Gio: Simone di Procida inb.m sponte promettono e con giuramento si obligano sotto la medesima pena di Dj 4000 applicandino ut supra a beneficio di detta Marchionale Corte fra detto tempo ut supra non offendere ne fare offendere ut supra tanto dalli predetti loro figli parenti et adherenti come da altri al detto Pompeo Vercillo, et compagni ut supra nominati ne alli loro pastori et marrani ut supra ne di persona ne alle loro robbe et cosi promettono in eso stabilite ad invicem. Et in caso contrario che alcuno di esse parti offendesse o facesse offendere ... adherenti ut supra ... esser tenuto ... alla pena predetta di docati quattromila ... delli quali si (manca un'intera riga di margine inferiore, indi al f. 16) exequire et aliter et personaliter con la potesta di variare, et detta In untimenti si habia la executione prompta et expedita. Come si fussero portioni di ereditĂ di Napoli / et ogni altra miglior maniera, e il presente Instrumento possa liquidari / et pro liquido producere et pendenti / contro la parte non observante / In omni Curia / et in forma riti M.C.V. et alii/ quibusque ritibus in contrarium / perfecti tantibus quantolibem non obstantibus qbis In pnt / Rnte Inf / et non omnibus olusnis / In fine quia si / et tutti li altri patti in simili contratti soliti opponentis quia sic /

218


Volendi piÚ esse parti, et sonno convenuti appatto sponte che il C. Federico Mascaro fra detto tempo di tregua non habia de habitare In questa terra di Renda, et suo territorio eccettuando però la terra di Sto Fili et sue pertinentie quali si intendono extra territorium, et habitandovi fin detto tempo In casu stre fusse offeso che detti di Vercillo et loro ahderenti In tali casu detti di Vercillo non siano tenuti a pagare detta pena, et offendendo al detto C. Federico o facendolo offendere fora territorio o ppseguire per via di Corte in tali casu ciascheduno di essi di Vercillo Incorrano alla pena di detti ducati quattromila / servata la forma delli obbligati quia sic / Et piÚ promettono detto Francesco Antonio et altri della sua partita ut supra presenti / di far ratificare il presente Istrumento et quanto in esso si contiene da Alfonso di Procida di detta terra fratello del detto Gio: Simone vivendo fra termine fu tr/ di giorni otto da oggi recurrendo alios liceat ipsis de Vercillo / et essi udis / pnt fem 2^ part/ M.C.V. In / et quia ... Convenerunt predette part in detta stipulazione Sibi facior ... et converso dictam triegua indup. a / ... firmam et ratam habere tenere ... (manca un'intera riga del margine inferiore, indi al f. 16v) ne fueras / semel alios aliquem zeste juse modo tanta ne Imperio/ Renuntiantes in super jus. to beneficio factu, alienun promississe, et omnibus aliis beneficiis end/ et

quia sic /

Pbropsus omnibus et eorum singulis observantis / predictes partes et quelibet ipsorum per ut ad ep/ ea spett.ne et pertinent sp. Ibnter / trm sponte hestem sive st bona omnia mob. obsus. presentia / et futura / sub pena ut ad pred. ptum ptem. Docatorum quattro milia de casu / nt /

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preditta Curias mediante / Cum fatale Capli Constitutus p.ays / Rn. to in fr. um et aliis in fu / unde Presentibus ut R ac silio ac Cur de Rende per Judice ad contractum U.J.D. Antonius Cannataro, diacono Angelo Pastore, C. Pompeo Perugino, D. Petro et Flavio Carino et C. Jo: Formosa de Rende et supradetto Magco Berardino Telesio Salvatore Grittiglio de Cosenza et Francesco rende de Montalto. APPENDICE n. 5 L'epilogo della rivoluzione antifeudale a Rende nelle storie non trova una chiara descrizione. Molte contraddizioni si colgono nelle varie trattazioni degli scrittori, che di esso si occuparono. L'azione propriamente bellica condotta dal Preside Spinelli contro la cittadina di Rende, si svolse nell'ambito temporale della settimana Santa, ossia dal 26 al 30 marzo del 1648 o meglio fino al giorno di Pasqua 5 aprile 1648. La recente opera di Pier Luigi Rovito fa meglio conoscere quello che fu "il post-indulto" in Rende con notizie fino ad oggi sconosciute. Ed ecco come gli ultimi fatti di quella rivoluzione sono descritti dal vari autori, qui esposti in trausunto. ANDREOTTI. Nell'opera di Andreotti si ha notizia del primo dilatarsi della Rivoluzione di Napoli anche in Calabria, dove molti paesi proclamarono la Repubblica, mentre a Cosenza il movimento popolare s'indirizzava verso la novitĂ sotto l'ispirazione del Gervasi. Questi, al

220


ritorno del Preside Monforte da Amanteo, ingenuamente gli si presentò, ma fu arrestato e fatto giustiziare. Fu ucciso anche il Tosardo nei fatti di Luzzi (29 gennaio 1648) e i repubblicani posero allora la loro fiducia sul Dr Andrea Marotta, che, prima di Cosenza, invase e occupò Cerisano, Marano e Castelfranco. Benché inviso, dai cosentini accettato in sostituzione del Manforte, il Marchese Spinelli di Fuscaldo, appena potè inviò 200 uomini in queste località, uccidendo i capi e portando a Cosenza molti prigionieri per essere impiccati. Di là il Marchese mosse con 400 cosentini e casalesi al paese di Rende il giorno 28 marzo 1648, "ma l'esercito - malgrado nell'assedio dessero prova di valore Rocco Salviati, Ignazio

Cavalcande, il Quintieri, l'Arcuri, Gius.e Lelio

Monaci e l'Azzimbaturo - indurando gli assalti si ritirò e stava per volgersi su Bisignano, Paterno, Castiglione, Rovito, che il Marotta era riuscito a far insorgere, quando non vi fu d'uopo, per la pace, che fu stipulata tra la Repubblica e il Re; per la qual cosa quei paesi ritornarono da per loro all'obbedienza, seco traendo anche Rende, che uccise il Marotta, ed inalberò lo stendardo degli Spagnuoli" (Andreotti “Storia dei Cosentini” P.424). Rilevata per altra via l'infondatezza della notizia sul Marotta, per i registri parrocchiali del tempo si attesta che nel 1648 ed anni successivi avvennero in Rende seppellimenti di persone d’altri paesi per morte violenta. ANELLI E SAVAGLIO Questi autori in "Storia di Castrolibero e Marano" p. 143 edizione 1989 portano

l'attenzione

sulla

data

dell'assedio

sulla

consistenza 221


dell'esercito e sulla resistenza dei rendesi. Marotta e gli altri rivoluzionari si erano intanto asserragliati nella cittadina di Rende. Contro quest'ultima il Marchese di Fuscaldo pensò di sferrare l'attacco decisivo: "... preso l'accordo il 27 marzo del 1648 si convocarono i soldati dei Casali, per essere cessate le piogge, ed il seguente mattino si andò con l'esercito a Castelfranco per agire di là con il cannone a combattere Rende ( Capecelato diario p. 164 vol. II). Quest'esercito forte di 4000 fanti e 180 cavalli, trovò un ostacolo insormontabile nell'eroismo dei Rendesi, oltre che nell'asperità del terreno e nell'inclemenza delle condizioni metereologiche: Lo Spinelli dovette, perciò, desistere dal portare a compimento il suo proposito". FEDELE FONTE Nell'opera di Fedele Fonte "Rende nella sua cronistoria" ediz. 1976 è esposta in modo particolareggiato tutta l'azione bellica condotta contro Rende distinta in tre assedi, due dei quali ad opera del Marchese Spinelli e il terzo ad opera del Marchese di Salluzzo. Nel mese di ottobre 1647, racconta l'autore, i nostri paesi vennero coinvolti in funeste sommosse popolari. Col Tosardo era sceso in Calabria il Marotta nominato dal duca di Guisa Preside della Provincia, i quali erano riusciti a sollevare Montalto, Luzzi, Rende, Fiumefreddo, Carolei, Cerisano, Castelfranco e tanti altri paesi. Contro il Tosardo e il Marotta, il Viceré di Napoli aveva mandato il Monteforte, il quale si disfece subito del Gervasi ed esortò i cosentini a rimanere fedeli al Viceré. Intanto Montalto, Rende e Luzzi avevano già innalzato la bandiera 222

della rivolta, astringendo il Mendozza a rifugiarsi a


Fiumefreddo e quindi a Napoli, mentre i suoi beni in Rende, venivano saccheggiati. Le famiglie Mascaro e Vercillo si erano dati un gran da fare per preparare segretamente alla sommossa e avevano suggerito i metodi di difesa, tanto che quando venne il Marotta trovò tutto ordinato. E quando il 28 marzo 1648 "un vago e disordinato esercito reale di 4000 soldati e 180 cavalli, guidati da Gio: Battista Spinelli Marchese di Fuscaldo e Gran Giustiziere del Regno, si partì da Castelfranco per assaltare e domare il paese di Rende, trovò qui il Marotta con tutti i cittadini che opposero una forte resistenza. Questo primo assedio fallì per l'imperseverare del mal tempo, per cui l'esercito, sbandandosi tornò a Cosenza e alle proprie case, abbandonando il Marchese da loro poco amato". "Dopo questa prima difesa e lo sfaldamento dell'esercito regio, continua a dire il Fonte - il Marchese tornò a radunare un altro grosso numero di soldati, che guidati dal Commissario generale Morelli e altri, tra i quali era il principe di Belmonte, ritornarono ancora a porre l'assedio (che è il secondo) alla nostra cittadella", portando seco "i sagri che collocarono su alla collinetta poi spianata verso il Ritiro. Ma i rendesi avevano costruito intorno alla città valide trincee e ripari. I soldati del Marchese si ammutinarono e lasciarono alcune botti di polvere, di cui gli assediati difettavano. Non potendo riuscire ad espugnare la roccaforte di Rende, il Marchese diede ordine alla truppa di ritirarsi a Cosenza.

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"Ma la Corte di Napoli -continua l'autore, senza alcuna indicazione bibliografica- non si rassegnò a sì bruciante sconfitta, operata dai nostri indomabili cittadini : e allora il re Filippo IV diede ordine al Marchese di Salluzzo di sedare nel sangue la rivolta. Questi, infatti, con 22 sbirri di Cosenza si diresse prima a Castelfranco, poi a Marano e infine, a Cerisano, dove fece uccidere i ribelli più focosi, ed incendiando le loro misere abitazioni; altri li fece deportare a Cosenza, e nella piazza dinanzi al Duomo li fece impiccare tutti lasciandoli morire per atroci tormenti. Dopo tale feroce repressione, il Marchese di Salluzzo mosse contro Rende con 4000 cosentini e cittadini dei vicini Casali; la cinse nuovamente di assedio (che fu il terzo) accampandosi sotto le sue mura. Tra gli assedianti vi erano Rocco Salviati, Ignatio Cavalcanti, tal Quintieri ed i fratelli Caputo. L'assedio, per la strenua resistenza dei cittadini rendesi, durò ben tre mesi; e allora l'esercito reale, non volendo perdere altro tempo inutile intorno e sotto della cittadella, credé più opportuno ritirarsi, stipulare un accordo tra realisti e insorti". "Secondo l'Andreotti, i Rendesi accusarono il Marotta di averli traditi nella causa della rivolta e accettarono le condizioni dei realisti; per cui essi, prima d'innalzare la bandiera degli Spagnuoli, fecero imprigionare e trucidare il loro capo traditore". "Solo dopo tanto sangue, conclude il Fonte, il re Filippo IV si decise a concedere l'indulto e l'abolizione delle incriminate gabelle con l'ordinanza dell'11 aprile 1648". In ultimo l'autore aggiunge che oltre ai Mascaro e Vercillo, la rivolta di Rende fu guidata dai Signori Castiglione, dai Morelli e dai Zagaresi "questi ultimi legati da stretta amicizia col Duca di Guisa". Ma anche per queste tre ultime guide, il Fonte non da alcun ragguaglio archivistico. 224


GUSTAVO VALENTE Nell'opera del Valente “Storia della Calabria nell'età moderna” vol. II ediz. 1980, emerge l'intima connessione dei fatti tra loro come elemento cronologico. Egli svolge la sua particolare analisi, per quanto concerne i fatti di Rende, sulla base testimoniale dell'Arena specialmente e di altri storici contemporanei. Al tempo in cui in Napoli - egli esordisce - Don Giovanni d'Austria e il Viceré, congiuntamente, procedevano al riordino del Regno, in Calabria Citra veniva destinato G. B. Spinelli Marchese di Fuscaldo. Il Monforte, comandò ai cosentini di accettarlo, si recò a Luzzi, dove sconfisse il Tosardo e ne inviò la testa a Cosenza; indi se ne andò a Messina. In tanto a Cosenza la popolazione decise in parlamento d'introdurre in città il Marchese Spinelli, mentre il Marotta, presa S. Marco, passò in Montalto con proposito di conquistare prossimamente Cosenza. "La vicinanza dell'ormai capo indiscusso dei ribelli animò gli abitanti di Rende a seguire vivacemente le famiglie Mascaro e Vercillo, sempre più impegnate nella rivolta e corsero a saccheggiare il Castello, abbandonato dal Marchese (Alarcon y Mendozza), che si era andato a rifugiare nell'altra sua terra di Fiumefreddo, da dove passò a Belmonte (poi a Napoli)". Indi i capi ribelli passarono a persuadere il Marotta, che Rende era il miglior posto che si potesse desiderare, per far piazza d'armi, essendo per qualità di sito, vicinanza a Cosenza e natura dei terrazzani

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"inclinati come si have per l'antichità ad essere sempre ostinati nelle ribellioni" (Arena o. c. p. 98). Persuaso dei buoni argomenti, Marotta andato a Rende, là provvedette di vettovaglie e soldatesca, ma facendo presto ritorno a Montalto, luogo di maggior decoro, autorità e sicurezza, non lasciando d'inviare in città molte spie ed amici a negoziare nelle segreti ribelli, fra le quali spie vi furono Cappuccini, Riformati e Zoccolanti, che portavano mille dicerie, anzi di più lo stesso Marotta travestito fu in città a negoziare coi suoi corrispondenti" (Arena p. 96). "Quelli di Rende, preso ardimento dalla presenza delle soldatesche, uscivano frequentemente spingendosi fino a S. Vito e Majo, campagne in territorio di Cosenza "saccheggiando, brugiando ville e torri di quei luoghi”, e “così spesso furtivamente, ch'era difficile rimediarsi” (Arena p. 98). "Stavano così le cose, quando il Marchese di Fuscaldo fece il suo ingresso in Cosenza". Suo primo atto fu quello di convocare i soldati dei Casali, che risposero con slancio. Disse di voler andare a Montalto. "Il 20 marzo, vigilia dell'Annunziata (1) 800 uomini vanno ad assalire Castelfranco, Marano e Cerisano" (Arena p. 101), i cui abitanti, temendo l'assalto si erano dati al Marotta. Fu assalita la casa de Sersale che si recò dal Marchese. Questi impiegò 200 soldati che, usccisi i capi rivoluzionari, molti prigionieri condussero a Cosenza dove furono impiccati. Pur avendo mandato genti contro Montalto, " disegno del Marchse di Fuscaldo era quello di andare ad occupare Rende". Perciò convocò i Baroni della Provincia e "la mattina del giorno 28 (marzo), il Preside, alla testa di un esercito, che abbiamo visto com'era composto

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(cioè di cosentini e casaleni), rafforzato di artiglieria, muoveva per Rende, passando per Castelfranco.

(1) L'annunziata, festa fissa, ricorre il 25 marzo.

In uno scontro i popolari ebbero la peggio e si ritirarono in Rende inseguiti dai cosentini, i quali all'ingresso della cittadina vennero ributtati con notevole perdita di uomini. Avendo ritentato il giorno seguente, facendo precedere ad un accerchiamento dell'abitato, fu tanto il terrore che ne derivò agli albanesi che vi erano dentro, che in molti durante la notte se ne fuggirono, avvantaggiati da una dirotta pioggia accompagnata da venti, lampi e tuoni. Ma nel contempo questa pioggia costrisse il Marchese e i soldati, insuppati e infreddoliti, a far rientro in Città. Non solo perdurando essa pioggia per quattro giorni, ma anche perché fattasi più grave la penuria di vitto, il povero Marchese dovette piegarsi a dare ordine di licenziare gli uomini. Fu tanto straordinario quel maltempo che qualcuno insinuò esser stata opera di magia o "fattocchieria" del Dr. Isidoro Bonelli di Casole (Arena p. 102), che inviato per spiare, si votò alla causa ai rendesi. (Nei giorni intorno il 29 marzo di questo corrente anno 1995, si verificò a Rende una pioggia, inclemente, tanto da meritare le impressioni tramandate dagli stessi autori per la pioggia del 1648). A richiesta dei terrazzani, Rende fu rafforzata dal Todisco, che vi giunse con 200 soldati, viveri e munizioni, per cui essi continuavano di giorno e di notte le incursioni sul territorio dei cosentini, nonostante il maltempo. Di tanto esasperato, il Marchese, non tenendo più alcun conto dell'imperversare delle

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piogge, decise di chiamare la soldatesca e di ritornare all'attacco contro la terra ostinata. Quindi stabilì che per l'indomani, di domenica (che era il 29 marzo) si muovesse all'attacco della cittadina con 4000 fanti e 180 cavalli, trasportando i due più grossi cannoni del Castello affidati alla perizia di Franc° Morelli, e partì per compiere l'impresa all'albeggiare (p.66). "Apre l'assedio un cannoneggiamento che colpisce molte case, quasi contemporaneamente, con arcieri, con segni di fuoco e fumi, gli assalitori trasmettono verso le consapute direzioni avviso di soccorso. Ma non ci fu bisogno dell'arrivo di questi per dare un corso inaspettato alle operazioni, nonostante l'impegno col quale si battevano gli assoldati dal Marchese di Fuscaldo. Si distinsero Ignazio Cavalcante, il Barone di Rose, il Quintieri, l'Azzimbaturo e altri (Arena p. 105-106). Ma nel contempo si diffuse tra i cosentini il sospetto

di

tradimento a lor danno, per cui "cominciarono ad abbandonare l'impresa, effettuando così loro un qualche tradimento (Arena p. 104), mentre 500 soldati del Marchese, tra i quali lo zio di costui, che occuparono la collina da parte di Montalto, (è la collina di Roto), furono assaliti i dispersi da un numero inferiore di soldati, secondo una voce al momento corrente guidati dallo stesso Marotta" (Arena p. 104). Il Marchese di Santa Caterina suggerì allo Spinelli di ritirarsi a Cosenza e i cosentini si diedero alla fuga (Arena p. 105). In Cosenza il Preside provvedeva a farsi un corpo di guardie personali. Ma allo spuntar del giorno di Pasqua (5 aprile 1648), il Principe di Belmonte mandava ad annunziare al Marchese di Fuscaldo "la conclusione della pace", presto confermata, per cui le forze 228


rivoluzionarie si sbandarono. Intanto veniva proclamato l'indulto generale (Arena p. 110). Qui l'autore aggiunge un'importantissima notizia proveniente dall'altro storico cosentino D. Martire: "Rende, fatto presidio di ribelli sotto Andrea Marotta, negò l'obbedienza ai ministri Regi i quali tutto che si fussero iti due volte con l'artiglieria, e innumerabile genti dei Casali, per la fermezza delle mura, dalle quali è attorniato, non fu possibile espugnarlo dopo tre giorni di assedio". (D. Martire: ms 210 v). (Nonostante quest'indulto - aggiunge lo storico Romano Napolitano (p. 407) "il Marchese Spinelli prendeva vendetta di molti capi, incrudelendo coi suoi vassalli". Il Marotta fatto prigioniero fu afforcato in Napoli.

ROMANO NAPOLITANO Nell'opera di Romano Napolitano "Montalto Uffugo nella tradizione e nella Storia", ediz. 1992, molto utili sono l'applicazione fatta dell'elemento cronologico per date e la descrizione topografica e militare della cittadina di Rende. Dilatatosi in Calabria - racconta l'autore - il contagio rivoluzionario nell’ottobre - novembre del 1647, giungeva a Cosenza Marcello Tosardo, inviato dal Duca di Guisa con patente di Governatore, Provveditore e Luogotenente della Repubblica. Era con lui il colonnello Dottor Andrea Marotta. Dopo la presa di Laino e di 229


Cassano, molte città vennero all'obbedienza del Tosardo, da cui Montalto, Luzzi, Rende, Fiumefreddo, Carolei, Longobardi, Paola, Fuscaldo, la Guardia e altri luoghi assai vicino a Cosenza. Il Tosardo, radunando maggior numero di soldati, progettava di assalire Cosenza e Casali, dopo Terranova e Corigliano, nel cui castello dimorava con la moglie Agostino Salluzzo gentiluomo genovese Signore della terra. Egli prese quindi la via di Cosenza (p.401). Intanto che il Monforte rafforzava la città, il Tosardo, presa Bisignano inviava il Marotta a S. Marco, conquistato e saccheggiato dopo cinque giorni di assedio, mentre il Marotta è raggiunto dai fratelli Todesco e da altri Capi popolo del Vallo, “tra cui alcuni di Rende, inviati a sollecitarlo dai Mascaro e Vercillo”. Fallì il tentativo del Tosardo di far insorgere i Casali di Cosenza, ma in compenso "Montalto, Rende e Luzzi ed altri luoghi", che, senza alcun contrasto avevano alzato la bandiera dei popolari, gli diedero agio di scorrere baldansosamente fino a Cosenza, bruciando le case, distruggendo i poderi, mutando ogni cosa. A Cosenza intanto c'erano molte compagnie d'armati per lo più Casaleni e si decise d'uscire dalla città per affrontare i repubblicani di Tosardo provenienti da Luzzi e da Montalto. Molti paesi del Vallo avevano cominciato a darsi a favore dei regi, allorché si sparse la voce che "con patente di Sua Altezza Reale, il giovane G. B. Spinelli, il Marchese di Fuscaldo era per giungere da Napoli in qualità di nuovo Preside, Vicario Generale del Viceré e Governatore di Calabria, in sostituzione del Manforte". Il 29 gennaio 1648 fu tenuto parlamento in cui si deliberò di mantenersi fedeli al Re Cattolico e di trincerare la città. Anzi con una soldatesca di 10.000 uomini e 200 cavalli, il Monforte 230


marciò contro Luzzi, dove il Tosardo venne proditoriamente assassinato e la sua testa mandata a Cosenza al grido di "pace, pace". Rimaneva tuttavia il Marotta, che dopo la disfatta di Luzzi giunse a Montalto, "roccaforte di tutti i ribelli di Val di Crati". Si era intanto alla fine dell'inverno del 1648 e la generosa avventura repubblicana volgeva al tramonto. Il 20 marzo 1648, volendo il Marchese opporsi alle scorrerie della gente di Montalto, che con 800 albanesi aveva occupato la terra di Cerisano col casale di Marano, uscì con 5000 uomini di Cosenza e tutta la Cavalleria, assalì i popolari li chiuse e li fugò, ricuperando la terra che fu saccheggiata con morte dei loro capi e con prigionieri condotti a Cosenza. Per l'assedio di Paola "essendo durato tre mesi, il Marchese vi portò soccorso". "Intanto - si era nel gennaio - gli abitanti di Rende, tradizionalmente indomiti e ribelli, sollevatisi ad opera delle famiglie Mascaro e Vercillo, andarono subito a ritrovare il Marotta, persuadendolo che quella terra, per la qualità del sito e per vicinanza alla Città, era il miglior posto che si potesse desiderare per far piazza d'armi. Tanto che il Marotta, trovate queste ragioni vere, si conferì in detta terra provvedendola subito di vettovaglie e soldatesca; ritornandosene in Montalto, luogo di maggior decoro autorità e sicurezza, non lasciando d'inviare in Città molte spie ed amici a negoziare colli segreti ribelli, tra li quali erano Cappuccini, Riformati e Zoccolanti, mentre i rendesi, forti delle guarnigioni che avevano, spesso sortivano in aperta campagna spingendosi fin nelle

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vicinanze di Cosenza "devastando, saccheggiando e bruciando ogni cosa". Così spavalde e insistenti erano ormai le loro provocazioni che la vigilia della SSma Annunziata (20 marzo) (1) del 1648, quelli di Castelfranco, Marano e Cerisano, dubitando della vicinanza dei ribelli che non l'assaltassero e saccheggiassero all'improvviso, preferirono col darsi in potere del Marotta". Intanto il 5 marzo, il Preside Monforte aveva abbandonato Cosenza per passare a Messina. Allora i Cosentini, vistisi in pericolo e senza guida, accolsero a malincuore per loro capo l'aborrito Spinelli. Fu così che il Marchese, visto che il Colonnello Marotta si era fortificato sulla terra di Montalto e muniva Rende, "terra tutta cinta da ripe scoscese e provvista, in alto e nel mezzo, di un castello di mura antiche con quattro torri di forma quadrata senza ponte levatoio e senza fortificazioni moderne da farne stima", coi suoi 4000 soldati e 200 cavalli, all'uopo raccolti da Cosenza e Casali, tentò di portarsi a Rende e disfarla, e poi passare avanti verso Montalto. Ma il piano abortì. Infatti sopraggiunte dirottissime piogge, convenne ai soldati ritirarsi alle loro case, non potendosi per il mal tempo campeggiare e fare altri progressi contro i nemici. "Questo assedio interrotto il 29 marzo (di domenica dice il Valente), da una pioggia dirotta protrattasi per quattro giorni con forte tempesta di venti e folgori e tuoni, era iniziata il giorno prima, di buon mattino, allorché si andò con l'esercito a Castelfranco e quindi, coi cannoni, contro Rende".

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(1) L'Annunziata ricorre il 25 marzo. A Rende si dice il seguente detto:"all'Annunziata, venti elevati".

In una zuffa furibonda il Marotta fu messo in ritirata coi suoi entro Rende, che fu allora subito assaltata dal Marchese, ma invano, perché valorosamente difendendosi "i popolari, con morti e feriti li ributtarono dalle mura". Scomparso il pericolo, i rendesi rinnovarono l'istanza al Marotta, che vi mandò 200 soldati tra albanesi e italiani con ordine di trincerarsi. Così rafforzati i rendesi "riprendevano di giorno e di notte, al par dei montaltesi, le solite scorrerie". Per tali ragioni il Marchese fu forzato "con tutto ciò che non cessassero le piogge", chiamare di nuovo la soldatesca e ritornare su Rende col proposito di assaltarla con un secondo assedio all'alba del giorno dopo "per aver modo di fare molte cose con maggior comodità e sicurezza, come il sistemare in luogo adatto i tre pezzi di artiglieria da campagna (sagri) condotti a bella posta dal Castello di Cosenza". Infatti, "la mattina seguente, di buon'ora, non ostante che piovesse, cominciò coll'artiglieria per diverse parti ad assalire la terra, la quale nel medesimo tempo aveva dato avviso al Marotta e con fuochi agli altri luoghi del Vallo". Già fin dal principio i cosentini si ammutinarono e si posero in ritirata, lasciando scoperta la via per Montalto nella Montagna, donde arrivarono gli uomini del Marotta, mentre dalla terra "che però era priva di mura di cinta e munita, tutto intorno, solo di trincee e ripari", uscivano i due di Tudisco e, postili in mezzo, avevano forzato i casalini ad abbandonare il posto e il passo, sbandandosi in poco tempo, abbandonando il sito, difficile da espugnarsi. Ciò indusse lo Spinelli a smobilitare e ritirarsi in gran fretta

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a Cosenza con un nulla di fatto. "Anzi, disperando della salvezza, tanto più che dopo i due falliti assedi di Rende, ad eccezione di pochissime terre, tra cui Acri e Amantea rimaste fedeli al Re, tutta la Provincia era in mano ai popolari". Or mentre si piangeva la certezza che la Città dovesse venire in mano agl'insorti "per il martedì di Pasqua", ecco che inaspettatamente la notte del Sabato Santo (4 aprile 1648) o lo stesso giorno della resurrezione (Arena) (5 aprile 1648) allo spuntar dell'alba, pervenne a Cosenza la notizia che a Napoli s'era conclusa la pace dal Viceré Conte d'Agnate, secondo la quale, presi i regi i quartieri ribelli di Napoli, i tumulti erano cessati e la quiete ristabilita in Città. Ad essa seguì l'indulto generale concesso da D. Giov. D'Austria.

Nonostante questo indulto, “il Marchese Spinelli prendeva vendetta di molti capi, incrudelendo coi suoi Vassalli”. Non diversamente i Baroni che si presero la rivincita infierendo in vario modo contro i miseri vassalli. Il Marotta, fatto prigioniero, fu afforcato in Napoli. Conclude il Napolitano ricordando che, Montalto "con amorevolezza" ottenne al par di Cassano ed altre terre del Vallo, e persino degli stessi rendesi, che per antica fierezza non volevano arrendersi, l'invocato perdono delle sue infatuazioni ed errori. Interpellato, il Romano Napolitano mi dice che per calendario perpetuo il giorno 29 marzo 1648 era domenica, come domenica fu la Pasqua del 5 aprile 1648. E' da aggiungere che il medesimo giorno 29 234


marzo è indicato da Gustavo Valente con la formula " di domenica". Pongo in rilievo che la Pasqua del 1648, 5 aprile, corrisponde per successione cronologica alla Pasqua dell'anno 33 di Cristo "che fu appeso tra due ladroni il venerdì 3 aprile e risuscitò il terzo giorno" cioè il 5 aprile del 33 Era Volgare. ("Dizionarietto Giosastile" composto in francese dal sig. Abate Laudocat tomo III 1753, in Rocco Rogo. "I santi di Amendolara") (p.125)

PIER LUIGI ROVITO "Il dopo indulto" è ben illustrato da pier Luigi Rovito nella sua opera "La rivolta dei notabili" ediz. 1988, la cui fonte letterarie sono le carte manoscritte dell'Archivio di Stato di Napoli. E' sua opinione che " in realtà gli episodi di Rende e l'Altamura riflettono l'incapacità del partito spagnuolo a riprendere il controllo della situazione". "La rivoluzione vinceva nelle Provincie, ma nella capitale la repubblica si preparava a soccombere". In Calabria, o meglio nel cosentino, anche per gli errori di G. B. Spinelli nella primavera del 1648, il "partito" lealista era sull'orlo del collasso. Dalla parte dei regi erano rimasti solo alcuni scherani del Preside e alcune fazioni tra i nobili viventi, tanto che si dava per certo che la Città, tradita da alcuni cittadini, per il martedì di Pasqua sarebbe caduta in mano dei ribelli, e il Marchese stava apprestando la vita e la salvezza alla partenza. Così il Marchese Spinelli informava il Viceré all'indomani della pace (ASN Segr. Vic. fs 135 21 aprile 1648). 235


“Il giorno di Pasqua (5 aprile 1648) giunse invece, del tutto imprevista, la notizia da Napoli che vi era stato un "ajustamiento" tra repubblicani e spagnuoli. Sollevato da questa inaspettata fortuna, il Preside Spinelli organizzò subito solenni cerimonie di ringraziamento nella cattedrale. Le conferme giunsero da napoli: La Real Repubblica era finita per davvero, la nobiltà del Seggio era politicamente emarginata e, di canto "il ceto civile" e la burocrazia di toga tornava a costituire il baricentro del potere istituzionale”. Le decisioni prese a Napoli non erano gradite al Marchese di Fuscaldo che, imbevuto di anacronistiche ideologie nobiliari, desiderava ritornarsene allo Statu quo ante, con l'immediato ristabilimento dei privilegi feudali. Questi propositi evidenti sulla relazione che il 20 aprile del 1648 egli inviava al Conte d'Anate (Agnate), nella quale designava l'azione dei suoi due predecessori, il Preside Filomanno e il Preside Monforte, per giustificare i propri insuccessi. Infatti, a differenza dei predecessori, egli s'era dato da fare per stanare i ribelli. "Se quella di Rende non era stata una vittoria, - egli affermava - non poteva neppure considerarsi una sconfitta, perché s'era conseguito di reprimere l'audacia di quel presidio per la molta perdita delle genti nemiche e nel contempo con un corpo di 500 uomini egli aveva riconquistato Cerisano. Inoltre con la notizia della quiete di Napoli subito i capi repubblicani cominciarono ad abbandonare la causa e "la maggior parte delle terre è tornata all'obbedienza dimandando il perdono, che li è stato spedito in conformità dell'ordine generale di V. E. è stata servita far pubblicare". Quest'ultima affermazione è "propria menzogna", - afferma il Rovito - perché il Marchese, non solo non 236


aveva pubblicato l'indulto, ma non aveva alcuna intenzione di farlo. Molte terre, specialmente albanesi, malgrado l'indulto stavano in arme, perciò egli concludeva la sua lettera invitando il Viceré alla cancellazione di tutto ciò che la Rivoluzione aveva concesso, perché nella sua ottica non c'era l'ajustamiento bensì la restaurazione. Il suo sogno era che la Calabria ritornasse "come prima del 7 luglio 1647, nonstante qualsiasi privilegio spedito dal Collaterale dopo tale data". Come il Marchese di Fuscaldo e il Barone di Ursomasso, anche il Marchese di Rende avanzò una istanza per la riscossione delle entrate feudali (ASN vol. 437 ff 6-7 17 settembre 1648) con richiesta di rimborso per l'arretrato. "Nell'aprile del 1648, il Marchese di Rende dava un quadro ottimistico della situazione, del tutto difforme da quello esposto dal Preside. Il 14 aprile scriveva che la "nueba de la Vittoria" aveva convinto molti dei "malas intentionadas" a desistere. Le richieste degli ex capi della rivoluzione erano ancora esorbitanti, ma tuttavia riteneva che la prospettiva dell'indulto avrebbe rasserenato il clima (ASN Segr. Vic. fs 135, 14 aprile 1648). Appena una settimana dopo comunicava che la provincia poteva considerarsi pacificata "fuera que algunos pocos lugares que confiamos en Dios entre muj pocas dias avisar a V.E. que ja sean reducidos a la obedientia" (ASN Segr. Vic. fr 135, 23 aprile 1648). La prospettiva di una normalizzazione, insomma, non appariva né lontana né disperata. "Che la ponderazione ed accortezza non fossero doti particolarmente apprezzate da G.B. Spinelli è stato ampiamente dimostrato. Si deve soltanto aggiungere che in quel dopo-rivoluzione superò se stesso. Asserragliato nel palazzo dell'Udienza, sordo alle 237


richieste di quanti sollecitavano l'applicazione dell'indulto ed incurante dello stesso Viceré che gli raccomandava la massima prudenza, si accinse ad un'ampia epurazione. Per impedire ai suoi avversari di rafforzarsi militarmente, vietò in tutta la Provincia qualsiasi forma di Leva. E sicuro di non trovare ostacoli e resistenze poté consumare le sue vendette". Con gli abitanti di Rende, che sapeva "inclinati alle novità", aveva un vecchio conto in sospeso che, ovviamente, non tardò a saldare. Catturati a tradimento tutti i maggiorenti del luogo, vi inviò una squadra di soldati che rase al suolo qualsiasi possibile difesa. In pratica distrusse il paese, dando "a tutta la Provincia un esempio d'obedienza" (ASN Segr. Vic. fs 137, 18 giugno 1648. Notizie sulle ribellioni di Rende e di Longobardi e sui comandanti nominati dal Marotta dopo l'impiccagione di Carlo Miceli sono ivi. Coll. Div. II fs 18, 24 giugno 1648). Il Preside Spinelli, non solo non osservò l'indulto generale dell'8.4.1648, ma calpestò i privilegi ottenuti dall'Università di Rende fin dal 7 agosto 1647. Che avesse le idee chiare su come pacificare la Calabria Citra, Franc° Capecelato lo dimostrò sin dal giorno del suo arrivo.

LO STATUTO DI RENDE del 7 agosto 1647.

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In questa seconda parte del transunto dell'opera esposta dal Rovito, si cerca di individuare le ragioni per cui il Marchese Spinelli imperversava contro la cittadina di Rende. Il memoriale inviato il 7 luglio 1647 dai cittadini di Rende al VicerÊ - racconta il Rovito - forniva le cifre delle crisi cittadine. Se nel 1595 l'Universitas contava 665 fuochi, nel 1647 s'era ridotta a solo 250 a causa, essi scrivevano, di "guerre, terremoti e preti, come ancora per la soverchia imposizioni, gabelle, commissari e trapassi dei Baroni". Responsabile di tale situazione i rendesi indicavano il locale feudatario, marchese Fernando Alarcon y Mendoza. "Non c'era infatti, nell'ambito del Marchesato cosa alcuna su cui non si dovesse corrispondere un balzello. Oltre ai consueti limiti giurisdizionali, si pagavano gabelle sui pesi, sul sale, sui metalli, sui salumi, sul vino, sui cereali, sull'olio, sui legumi e sulle castagna. I vassalli erano costretti a servirsi dei mulini, forni e frantoi del barone che tra l'altro esercitava un ius proibendi sull'irrigazione degli orti, sulla raccolta della legna, sulla caccia e sulla pesca. Il marchese pretendeva che il suo bestiame pascolasse liberamente negli herbaggi dei privati costretti anche ad alloggiare ufficiali e servitori della corte baronale. Non mancavano le prestazioni personali e, come inevitabile corollario, vessazioni giudiziarie, carcerazioni arbitrarie anche di donne ". (ASN Partium Vol. 420 ff 166 - 173, 27 ag. 1647 ed ora infra, in app. 3, IV pp 457 -63). Il paese però non tardò a sollevarsi ed anzi la rivolta ebbe il suo artefice tra gli amministratori del Comune. "Fu con questi maggiorenti che, sotto la guida del Sindaco Gio: Battista Vercillo, il 17 luglio 239


deliberarono di scrivere al Duca d'Arcos per denunciare il Marchese d'Alarcon e per sollecitare sgravi fiscali". La supplica ha particolare importanza perché in essa si apprende ciò che costituisce il corpo dei PRIVILEGI DI RENDE, di cui fino ad oggi si conoscevano solamente delle allusioni ad essi, ma nulla di concreto sulla loro consistenza. Nella supplica essi chiedevano che detto Barone concedesse all'Università "tutti quei Privilegi, preminentie, prerogative e gratie (...) che godeva al tempo dei suoi predecessori et in specie concesse dal suo Avo (...) levando ogni Angaria et Abbusi introdotti per detto Barone tanto all'Università quanto a particolari". I cittadini di Rende, senza avanzare alcun che di eversivo, scavalcando il feudatario col memoriale inviato al Viceré "si sarebbero accontentati di un ritorno puro e semplice al sistema feudale qual era al tempo del vecchio Fernando Alarcon". Nell'assumere il Marchesato il Dux Alarcon riconosceva all'Università il diritto di provvedere direttamente alla nomina degli ufficiali e dei Maggiorenti dell'amministratori e al conferimento degli appalti e al rispetto di altri usi conculcati dal Mendozza vivente. Ciò è una conferma del privilegio già concesso dai Conti Adorno. Ma proprio perché all'Università compete il compito di garantire i cittadini dalle prepotenze del Barone, ad essa dovevano essere restituite le facoltà e i diritti ed in particolare modo la scelta dei suoi ufficiali. Perciò si chiedeva che l'ufficio di Catapania fosse gestito dall'Università, perché di sua spettanza, e che i cittadini non fossero costretti ad andare ai molini, forni e trappeti del Marchese, e fossero 240


liberi di questo e di ogni altro peso o angaria. Ugualmente libera doveva essere la nomina del Mastrogiurato "com'è di antico solito, ancorché li ha messi il detto presente Barone ingiustamente di prossimo usurpato". "Il conto delle usurpazioni - aggiunge il Rovito - era lungo ed umiliante: ingiuste esazioni per i mastrodatti e per la portolania, utilizzo dei baglivi come cocchieri e corrieri, alloggiamento di barricelli ed "altra gente di suo servizio". Perciò chiedevano, in modo da non verificarsi confusione di poteri, che "lo detto barone in conformità delle Regie Prammatiche non si possa intromettere né per essi né per interposta persona a cose Universali come a vendita di gabelle, creazione di reggimento et altri Officij di detta Università e le vendite delle gabelle si facciano liberamente per essa Università con intervento delli Officiali del luogo". "Rispuntava di continuo, dietro queste richieste le aspirazioni alla libertà garantita dalle leggi. Quella rivendicata dall'Università di Rende era la facoltà di disporre senza condizionamenti della terra, dei pascoli, dei corsi d'acqua, della selvaggina". Al cap. 11, ad esempio, era scritto: "le pene poste per lo detto Barone nelli suoi feudali come burgensatici, caccia, fiumi, esche e difesa, quale contro essi Cittadini et habitanti, quanto contro l'animali d'essi per il pascolo e beveraggi non si possono esigere ma siano casse e nulle e si debiano circa questo osservare le Regie Prammatiche e Costituzioni del Regno". La legge del sovrano, - continua il Rovito - considerata foriera di libertà, era così contrapposta a quella del feudatario, ritenuta una conseguenza di arbitrio che opprime. I capitoli di Rende - dice il Rovito - esprimevano, cioè, tematiche, che nel secolo successivo avrebbero trovato interpreti 241


di caratura ben maggiore. La responsabilità della Chiesa nel favorire l'evasione fiscale ed il privilegio era chiamata in causa specialmente nei confronti del Tribunale della Frabica di S. Pietro, che a Rende era approvato nel 1606. Anche per loro questo organo della Chiesa costituiva una vera e propria calamità per la sua esosità e si chiedeva che venisse tolto. "Lo statuto della piccola Università Calabrese, insomma conclude il Rovito - seppure scritto con linguaggio incerto, spesso ai limiti dell'intellegibilità, confluiva nell'alveo di un grande movimento che preludeva all'affermazione dello Stato su ogni altro soggetto politico, feudalità o chiesa che fosse". Era questo lo spirito che comunemente è detto in questo lavoro MUNICIPALITA'; questa ebbe la sua affermazione

con il

riconoscimento all'Università di Rende dei Capitoli del 7 agosto 1647. E questo il senso prevalente dei sussulti di Rende, continua il Rovito. Rivolgendosi al Viceré gli abitanti di Rende affermavano che la rivoluzione e i sommovimenti da essa determinati erano avvenuti "per volere de grande Iddio e vero zelo di V. E. per servizio di Sua Maestà come suo ministro". Ma chiusa questa parentesi, essi chiedevano di poter vivere nella libertà della legge e delle antiche consuetudini. Chiedevano perciò la promulgazione dell'indulto generale ad essa Università, suoi cittadini et habitanti di tutte le pene incorse, eccessi e delitti commessi di qualsiasi genere, così anche per causa delli presenti tumulti ne siano liberati e indulti perpetuamente. E così ottennero.

242


Ma ciò non era cosa gradita al feudatario "Queste richieste, la rabbia per le offese subite, il timore che le denuncie dei suoi Vassalli trovassero in Napoli orecchie attente, indussero il Marchese D’Alarcon a tentare la prova di forza. Si gettò con i suoi sbirri all'inseguimento di tre malcapitati corrieri dell’università e raggiuntili, li fece gettare in una segreta con la minaccia di "volerli decapitare". (Da una denuncia dei cittadini in ASN Coll. Partium Vol. 421 ff 109, 9 ag. 1648). Fu quest'ennesimo atto d'arroganza a scatenare i Vassalli. Non solo lo statuto giunse a Napoli, ma i cittadini si sollevarono di nuovo. E nel giro di pochi giorni Rende divenne "il rifugio di tutti i ribelli della Provincia". (La definizione è in ASN Segr. Vic. fs 137, 18 giugno 1648. Cfs anche Arena "Istoria" fl III, p. 467. Sulla famiglia Vercillo cfs F. Fonte, "Rende" o.c.p. 246 - 7, 308 - 11). Alla prova dei fatti il Marotta seppe fare di più e meglio del Tosardo. In stretto collegamento con i francesi, seguito sempre da un cappellano di quella nazionalità, il Colonnello impresse una svolta all'azione repubblicana, fondandola sul consenso e sulla prudenza. Aprì buoni rapporti con tutti, anche con i baroni e cercò un luogo sicuro dal quale continuare la guerra. La sua scelta cadde su Rende "posta su di una collina che è ramo degli Appennini e della Sila, cinta tutta di ripe scoscese e, per stare in luogo alto e rilevato, è forte e sicura per battaglia di mano e d'ogni intorno malagevolmente vi si può ascendere, fuorché da una parte ove continuando la collina in cui la terra è posta, gli dà agevole e facile la salita. Ha nel mezzo un castello di mura antiche con quattro torrioni di forma quadra, senza ponte levatoio e senza altra 243


fortificazione moderna da farne stima, benché per lo sito alto ove egli è posto alla cima della collina, signoreggia e domina tutta la terra". (F. Capecelatro "Diario" vol. III, p.166 e D. Arena loc. ult. Cit.). p. 239. " Da questo nido d'aquile, naturalmente imprendibile ed a ridosso di Cosenza, Andrea Marotta scatenò una guerra che in breve mise il capoluogo in ginocchio. Con puntualità rapidissima e micidiale i repubblicani prendevano tra le linee nemiche, ritirandosi appena le truppe lealiste uscivano in soccorso". In effetti Cosenza era isolata, preclusa ogni comunicazione con la capitale, era martellata dalla propaganda repubblicana che, tramite religiosi, faceva giungere notizie di vittorie miracolanti. ... Il nodo repubblicano, seppure lentamente, si stringeva intorno a Cosenza. Applicando la stessa tattica del preside Monforte, il Marotta mieteva successi. "Rende e Montalto divennero un vero e proprio incubo". Il Preside Monforte ne fu il capro espiatorio e fu sostituito col Marchese di Fuscaldo G. B. Spinelli. La scelta del Marchese Spinelli si rivelò infelice. Ritornato in Calabria Citra egli collezionò una quantità incredibile d'insuccessi e giunto a Cosenza il 5 marzo 1648, il suo insediamento rischiò di provocare una nuova sollevazione: fu accettato solo dopo aver decretato l'esilio di 25 nobili del suo seguito. Progettò, quindi, di marciare contro il Marotta e, raccolti 4000 fanti e duecento cavalli, tra squilli di tromba e garrir di bandiere si diresse alla volta di Rende per espugnarla e proseguire quindi per Montalto, dov'era il grosso dell'esercito repubblicano. "La gloriosa impresa durò soltanto una notte: il mattino seguente le truppe si ritirarono a Cosenza in condizioni pietose, il 244


medesimo Marchese più malconcio di tutti per aver alloggiato nella campagna aperta". Si disse che quel ripiegamento era stato provocato da una "fattocchiata" di don Isidoro Bonelli. Appena nelle mura della città di Cosenza, l'esercito si sfasciò. A questo si unì lo smacco della difesa di Paola. La situazione doveva per lo meno suggerire prudenza. "L'unico modo per far capitolare Rende - opina il Rovito - era quello di stringerla in un assedio e continue azioni di disturbo, annullandone progressivamente la capacità di resistenza. Il marchese di Fuscaldo volle invece applicare una strategia da manuale: portate le sue artiglierie su una collina prospiciente il paese (che era quella detta Ruoto) , prese a batterlo, con un fuoco assai violento. Intendeva egli in questo modo scardinare le difese e i trinceramenti per poi ordinare l'assalto alla fanteria". "Il cannoneggiamento - dice il Rovito – provocò danni agli edifici, ma non scalfì le fortificazioni né mai avvilì i difensori. Quando le truppe si lanciarono all'assalto per gli scoscesi pendii che conducono al paese, furono investite da una valanca di fuoco. Anche la popolazione partecipa attivamente alla difesa, utilizzando ogni arma e finanche pietre". "Un contingente di 500 casalini guidati da Cozzolino, che s'era spinto oltre le linee per bloccare la strada verso Montalto fu messo in fuga dagli uomini del Marotta. Su questo episodio inspiegabile sotto il profilo militare sarebbe gravato il sospetto di tradimento". Il Dr. Cozza era uno dei Nobili Viventi ostili allo Spinelli. Stretta da due lati, le truppe lealiste si sbandarono abbandonando le artiglierie che solo 245


fortunosamente furono recuperate dal Marchese di Santa Caterina, mentre lo Spinelli, per impedire che le munizioni cadessero in mano ai repubblicani, diede ordine di incendiarle la cui esplosione investì i cosentini in ritirata. Alla fine lo Spinelli si aggirava per il campo di battaglia piangendo e mormorando "siamo persi". I repubblicani, da Rende e da Montalto, erano ormai in grado di piombare su Cosenza, mentre nel campo nemico c'erano diserzioni, litigi e recriminazioni tra i Baroni. Ma provvidenziale fu la conclusione della pace per il Marchese Spinelli che insuperbì e passò a realizzare le proprie vendette a soddisfazione del suo personale orgoglio. Del comportamento del Marchese di Fuscaldo e del Marchese di Rende dopo l'indulto generale si è già detto illustrando i due memoriali dai medesimi inviati al Viceré. (Si confrontino i seppellimenti per morte violenta ed impiccagione avvenute negli anni immediatamente successivi all’anno della pace).

*** Per poter intendere ciò che è stato detto dagli storici, relativamente al paese di Rende, è bene tener presente quella che era la situazione abitativa del paese in quegli anni 1647-1648. L'abitato di Rende allora trovava i suoi limiti estremi nel luogo detto "Porta delli Vercilli" con la "Porta delli Vercilli" a nord e nella Via detta "Porta di Merano" o "Crocevia" a sud. Tra questi due estremi

246


correva, da nord a sud sullo spartiacque del dicco tufaceo, una via detta "Li Vercilli", che, raggiunto il luogo detto "Sotto il Castello", piegava ad angolo retto con direzione ovest verso est per arrivare, sempre sullo spartiacque, alla chiesa Parrocchiale e continuare per la "Porta di Cosenza" verso la Valle. Proprio al vertice di quest'angolo retto segnato dai due spartiacque collinari, sta piĂš in alto il Castello. Dalla crocevia in su non c'erano edifici abitabili fino al Castello, che restava isolato e circondato da una timpa inaccessibile a sud e da un terreno in pendenza, brullo e incolto, noto col nome di "taru taru" verso nord. Il Castello giĂ in quel 1648 consisteva in un poderoso blocco murario a quattro torri quadrate e la grande cisterna, e senza i pilastri ad arco che sostengono il loggiato intorno, che furono costruiti al tempo del Magdalone nel sec. XIX. Innanzi ad esso era la spianata detto "Vaglio", luogo di commercio e di vita amministrabile, di vita civile e di giustizia. Quivi vennero giustiziati gli apiccati e gli squartati per ordine della Corte, di cui danno notizia i registri parrocchiali di stato civile. Lungo il tratto di strada, che correva dalla Crocevia alla Chiesa Parrocchiale, esistevano centri abitati isolati, palazzi cinquecentini ed anche piĂš anticchi: il palazzo Vanni odella Marchesa ora Bucarelli, il palazzo Mandarini poi Zagarese ora Giorno, la casa del Seggio ora Cassa di Risparmio attaccato al Palazzo Pastore ora Bruno, tutti posti nel luogo detto "Sotto il Castello"; e poi, nel tratto verso est, la casa Matalone ora De Paola - Camera, il palazzo Vercillo ex barone Scaglione di fronte alla Chiesa parrocchiale, la Chiesa stessa, allora ad una navata e col campanile a sinistra verso il Paramuro, il palazzo 247


Perugini di fronte all'attuale campanile, la casa Zagarese alla Porta di Cosenza. Case sparse e case al Paramuro e alla Giudeca. L'antico abitato detto Li Vercilli era protetto, verso la montagna e dalla parte orientale, da un muro a pietra secca, con accesso alla Porta di Merano, dove ancora si possono osservare le nicchiette laterali praticate nel muro in cui venivano alloggiate le travi che servivano da barre alla porta. Dalla Porta di Merano partiva la strada con fondo in selciato che conduceva verso la montagna, a Nogiano e San Janni, a Marano Pantosa - Castelfranco - Cerisano - Cosenza e a Montalto e San Fili. Al Paramuro, invece, un muro di circa sessanta centimetri di spessore, in consolidamento di quello costruito prima dagli Adorno, era stato costruito in malta di calce e pietrame nel sec. XVI dal Dux Fernando Alarcon, primo marchese di Rende, ad iniziare dalla Porta delle Amarelle, e continuava a una distanza di circa metri uno e mezzo lungo il filo di case, fino alla Porta di Cosenza, e giù di lì fino alla Porta du Ventilaturo al luogo dove poi sorse il Monastero di Santa Chiara. Esso è nato col nome dell'ideatore: “Muro di Alarcon”. Ora esso resta sommerso dalla strada detta del Paramuro sorretta da un muro ad arco in pietra locale e calce, costruito contemporaneamente ai pilastri e logge del Castello. Ebbi ad accertarne, attraverso saggi consentiti dal sindaco pro tempore On. Francesco Principe, alcuni tratti superstiti, al tempo in cui venne effettuato l'allargamento della via Paramuro ad opera della Cassa per il Mezzogiorno. Se si tiene conto di tali aspetti topografici, della ripida erta e delle forre che circondano l'intera collina, si ha la prova della validità 248


dell'ostacolo, che, ad opinione dell'Arena e del Capecelatro, il luogo opponeva ai tentativi falliti di prendere la cittĂ per forza di guerra e di cannone impresi dall'ostinato nemico Marchese Spinelli Preside della Provincia. Ma la vera resistenza al nemico veniva dalla volontĂ dei cittadini di conservare le libertĂ conquistate coi Privilegi dell'agosto 1647 e della consapevolezza che la vittoria dello Spinelli voleva dire un ritorno al passato, cui costui mirava, e un ritorno agli abusi introdotti e praticati dal Marchese Mendozza.

*** Si trascrivono qui, per la loro importanza storica, amministrativa e politica, i PRIVILEGI riconosciuti ai cittadini di Rende il 7 agosto 1647. Essi erano stati chiesti nel 1494 al Re d'Aragona, poi nel 1528 al re Francesco ed erano stati formalmente concessi da Fernando Alarcon, primo Marchese di Rende. Ma di essi nulla si sa. Furono richiesti il 17 luglio 1647 proprio nelle giornate masaniellane e furono riconosciuti con LICEAT del 7 agosto 1647. Lo spirito di una maggiore emancipazione feudale continuò nei secoli successivi fino a togliere al barone, tra l'altro, il diritto di conferma del sindaco e degli eletti, preteso dai Mendoza come concessione a loro di Carlo V. Fa meraviglia che i Privilegi di Rende, sia per l'importanza storica ch'essi rivestono, sia per la perseveranza avuta dai cittadini per conseguirli, siano rimasti completamente ignorati dall'Amato, dal 249


Capecelato, dall'Andreotti e quanti altri storici trattarono degli avvenimenti di Rende del 1647 - 1648. Lodi e ringraziamenti di tutta la comunità rendese vanno a Pier Luigi Rovito per averli esumati dall’A.S.N. dove da secoli giacevano ignorati.

APPENDICE n. 6. A.S.N, Coll. Partium. Vol. 420, ff 166-73, 7 Ago. 1647 Norme capitolate per il governo municipale "Philippus etc. Ill.i e M.ci viri etc. A Noi è stato presentato il sequente memoriale videlicet: Ill.mo Ecc.mo Signore, l'Università di Renda della provincia di Calabria Città con supplicatione dice a V.E. come havendo 250


più volte supplicato l'Eccellenze del Regno che pro tempore sono state che per li mancamenti de fuochi causati dalle guerre e dai terremoti e preti come ancora per le soverchie impositioni, gabelle, commissarij e trapazzi de Baroni non potendo pagare l'era necessario andarsi per fallita essendo quasi desolata, al presente havemo inteso la magnanimità di V.E. et abondanza di gratie promesse, tutto causato per volere del grande Iddio e vero zelo di V.E. per servito di Sua Maestà come suo ministro, ritorna a supplicarla che per sua gratia si degni in visceribus Jesu Christi concedere l'infrascritti Capituli di gratie con le quali per l'avenire possa rendersi habile tanto essa quanto suoi Cittatini a contribuire li Regij pagamenti annuali e necessità del Regno per servitio di Sua M.tà Catt.ca che li haverà a gratia ut Deus etc. In primis supplica l'Ecc.za Sua si degni concedere indulto generale ad essa Università, suoi cittadini et habitanti di tutte le pene incorse, eccessi e delitti commessi di qualsivoglia (genere) siano così anco per causa delli presenti tumulti ne siano liberati et indultati perpetuamente. Secondo Item che si degni concederli gratia di rilasciarli per l'avvenire tutte e qualsivoglia impositione, gabelle et altri pagamenti ma che s'osservi come s'osservava a tempo della fidelissima memoria della Sacra Cattolica Maestà di Carlo quinto come anco del donativo passato e futuro. Terzo Item che la povera Università essendo mancata per l'oppressione fattali da persone potenti et altre cause come in detto secolo si è ridotta in estrema miseria che di fuochi 665 remasti nella numeratione nell'anno 1595 al presente per dette cause non si ritrova più di 250 fuochi effettivi conforme più volte è stato fatto riscontrare a V.E. et appare nella ultima numeratione e che non si paghi più del detto 251


numero di fuochi 250 non ostante che

fussero stati liquidati in

contumacia in più numero essendo ciò causato per la sua notoria impotentia più de sei parti. Quarto, Item che tanto li conti d'avanti quanto ogn'altro debito attrassato tanto d'instrumentarij come da partitari partecipianti quanto qualsivoglia altro debito per l'adietro non si possa levare nessuna sorte de denari né interesse de quelli non havendone mai per la presentie di essi creditori pagarne bonatenentia su lo sali in loro beneficio il Caporale, e che tutte quelle persone di qualsiasi stato grado o conditione si siano che possedono stabile et esigono censi in detta terra e territorio per l'avenire debbiano pagare ad essa Università la buonatenentia conforme è di ragione non ostante qualsivoglia promiscuità di territorio. Quinto, Item che detta Università non possa essere molestata dalli suddetti creditori per anni dieci havendo mira tanto per non haver giamai pagato bonatenentia che perciò se li deve temperare almeno alla suddetta supplicata dilatione e franchezza d'anni dieci quanto per li denari da loro levati (e) per li spessi et esorbitanti commissarij di loro, mandati alla ragione di carlini venticinque e trenta il giorno et alcuna volta alla ragione di docati dieci il giorno e che da predetti non si possa espedire commissarij tanto contro essa Università per li debiti predetti quanto contro suoi gravatissimi Cittatini da loro creditori ma de lo Algozeno di Corte alla ragione di carlini dui il giorno. Sesto, Item che tutte e qualsiasi gabelle o arrendimenti o altre impositioni in che si pagano per le sete, sale e qualsiasi sorte di metallo e salame tanto d'esito quanto introito di fuori et entro Regno non si paghi cosa alcuna per l'avvenire e così ancora d'ogni altra sorte di vittuaglie e frutti come vini, grani, oglio, legume e 252


castagne e ogni altra sorte de frutti. Settimo, Item perché la magior oppressione d'essa Università è causata dall'angarie e forze del barone per rendersi essa Università più habile al servitio di Sua Maestà e del suo Barone, la supplica che s'astrenga detto Barone a concederli tutti quelli Privilegij preminentie prerogative e gratie gratis che godeva a tempo de suoi predecessori et in specie concesse dal suo Avo e de più che non possa esigere per la portolania più di quello s'era ordinato per la Regia Camera non ostante che di prossimo habbi forzato la detta Università a farline instrumento come già ce lo ha fatto tanto de più che stava ordinato per la R. Camera né tampoco il diece per cento che pretende e fa pagare per la transattione e per li suoi officiali e mastri d'atti, levando ogni Angaria et Abbusi introdotti per detto Barone tanto all'Università quanto a particolari e servitij personali come baglivi mandati cochiauri, corrieri et altri, ma volendo in futurum servirse della gente per tali servitij quelli debba pagare conforme è solito pagarsi per li cittatini né tenersi o pigliarsi l'animali di detti Cittatini senza pagarli e volendole per forza li vassalli li possano resistere senza incorrere in pena alcuna, mettendo al detto barone in caso d'inosservanza pena competente. Ottavo, Item che l'officio di catapania che spetta all'Università conforme restava prima in possesso sia lecito ad essa Università esercitarla o farla esercitare a chi li piace essendo cossì de iure, né possa costringer li Cittatini che vadino alli suoi mulini, forna o trappeti ma detti Cittatini siano liberi a loro arbitrio di questo e d'ogni altro peso et angaria. Nono, Item perché lo detto Barone in conformità delle Regie Prammatiche non si possa intromettere né per esso né per interposita persona a cosa Universale come a vendite di gabelle, 253


creatione di regimento et altri officij di detta Università e vendita di gabella si faccino liberamente per essa Università con intervento delli officiali del luogo. Decimo, Item che detto Barone non possa prohibire né ricercare ad essa Università et suoi Cittatini et habitanti in nessun tempo l'acque delle fiumare per adacquarsi il territorio et non che de molina de particolari né possa vietar legna secche et ordegne de serico e masserie di legna verde nella foresta detta "li candili" conforme l'antico solito per esso occupatosi contro essa Università né anco possa vietarli nelle esche delle fiumi né prohibirli la caccia di qualsivoglia sorte. XJ, Item che le pene poste per lo detto Barone nelli suoi feudali come burgensatichi, caccia, fiumi, esche e difese, quale contro essi Cittatini et habitanti quanto contro l'animali d'essi per il pascolo e beveraggio non si possano esigere ma siano casse e nulle e si debiano circa questo le Regie Prammatiche e Costitutioni del Regno e non osservando si possa (alistare?) de fatto impune né anco possa alterare le fida delli animali conforme in atto l'have alterate, ma s'osservi l'antico solito alla ragione di carlini cinque. Duodecimo, Item che non possa costringere essa Università, suoi particolari Cittatini et habitanti ad alloggiar persona alcuna per esso comandato né pagar barricello né altra gente di suo servitio ancorché fussi stato per forzosamente usurpato in Renda dal presente barone e suo Padre. Tredici, Item che detto barone non possa creare mastro giurato in detta terra come è di antico solito , ancorché li ha messi il detto presente Barone ingiustamente di prossimo usurpato. Quattordici, Item che lo bestiame di detto Barone di qualsiasi sorte non possa pascolare l'herbaggi de particolari ma volendoli li debba pagare concordandosi con il padrone a causa che detto bestiame ha 254


demolito la magior parte de possessioni de suoi Cittatini e del territorio, e che lo bestiame de partyicolari possa senza prohibitione alcuna pascolare per tutto il territorio pagando l'herbaggio de particolari solamente. Quindeci, Item perché una delle principali cause della roina del Regno e precipue di questa Università è stato il Tribunale della R.da Fabrica giustamente posto e - con reverenza - malamente esercitato per esser e Corte e parte, perciò si supplica V.E. impetrarci dalla S.C. e da S.B. che si levi detto Tribunale e per le cause concernenti a detto tribunale l'habbia da riconoscere l'ordinario de luoco. Sedici, Item che lo detto Barone non possa carcerar donne per qualsivoglia delitti et eccessi nelle carcere ma loro debba assignare una casa de parenti né tampoco possa carcerare li suoi Cittatini et habitanti de fatto ma si previa citatione e che li detti suoi Cittatini et habitanti occorrendo esser carcerati non possano essere estratti da detta terra e suo Castello in altre carcere rimettendo ogni cosa in tutto e per tutto al savio giuditio di V.E. et a quanto le parerà espedire per servitio di Sua M.tà Cattolica come suoi fidelissimi vassalli e sollevamento di questa povera Università. Gio Battista Vergigli sindico, Gio. Pietro Donatone eletto, Pompeo de Carini eletto, Gio. Domenico Policori eletto, Onofrio Miceli eletto. Suprascrittum memoriale et capitula in eo contenta fuerunt subscripta per suprascrittos sindicum et elettos terrae Rendarum suis ipsorumque manibus coram me intrascripto notario in quorum fidem meo signavi rogatus et requisitus. Rendis die 17 mensis Iulij 1647. Idem qui supra Nr. Io Ieronimus Cence Civitatis Cosentiae manu propria, locus signi. El collateral provea, en 30 Iulio 1647, Ribera. Quale memoriale e capi per Noi intesi ci è parso provedere su ciascuno di essi 255


il sequente, videlicet: In quanto il primo capitulo nel quale si supplica l'indulto generale per causa delli presenti tumulti, con la presente li concedemo indulto generale per causa di detti tumulti successi in cotesta terra. In quanto al secondo che se levano tutte le gabelle et impositioni ordinamo con questa che se levano in conformità delli capitoli sopra ciò fatti ultimamente da Noi. In quanto al 3° capitulo quale se supplica che non se paghi per più di fochi 250 già che tanti sono effettivi non ostante che fussero stati liquidati in contumacia in piu numero, ordinamo con questa alla Gionta della Numeratione che sopra di ciò provveda. In quanto al quarto capitulo che per li debiti attrassati così d'instrumentarij come di paticipanti particolari et ogni altro non sia tenuto pagare denaro et interessi ma che resti in beneficio delli creditori il capitale stante che per loro potentia non hanno pagato la bona tenenza e per l'avenire paghino, ordinamo con questo che il Sacro Regio Consiglio che sopra di ciò proveda di giustitia. In quanto al quinto capitulo nel quale si supplica non sia molestata dalli suoi creditori per anni dieci, ordinamo che per lo che detta Università resta doverlo per l'attrassato per qualsivoglia impositione non se molesti per termine di sei mesi decorrendi dal dì della data di questa. In quanto al sesto capitulo che non s'innovi cosa alcuna per le gabelle o arrendamenti di sete, sali e di qualsivoglia altro metallo, come anco di vini, grani, oglio, legumi, castagne et ogni altra sorte di frutti tanto di esito quanto di introito di fuori e dentro il Regno, ordinamo con questa che si debiano osservare li capitoli ultimamente supplicati et fatti. In quanto al settimo capitulo che si astrenga il suo Barone a concederli tutti li Privilegij che godeva in tempo delli suoi Predecessori et in spetie di suo Avo et non 256


si facci exigere per la portolania più di quello che stava ordinato per la Regia Camera ancorché de prossimo l'habbia forzato farne l'instrumento et volendo servitij personali sia obligato pagarli come è solito pagarsi dalli Cittatini e facendo il contrario si possino resistere senza incorrere in pena alcuna, ordinamo con questa alla Regia camera della Summaria che sopra di ciò provveda di giustitia. In quanto all'8° capitulo che l'ufficio di catapania sia lecito a detta Università esercitarlo e farlo esercitare da chi li piace e non possi il barone astringerli che vadino alli suoi molini, forna et trappiti ma dove loro piace, ordinamo con questa al Sacro Regio Consiglio che sopra ciò proceda di giustitia. In quanto al nono capitulo che il barone non s'intrometta nelle cose universale come vendita di gabelle, creatione di regimenti et altri officiali né per se né per interposita persona, ordinamo con questa che s'osservi la Regia Prammatica. In quanto al decimo capitulo che il Barone non s'intrometta nelle cose universale, fiumare né vietarle le legne verdi et ordegne di serico et masserie di legne verdi nella foresta delli "Candili" come l'antico solito come neanco nelle Ische delli fiumi né la caccia di qualsivoglia sorte, ordinamo con questa al Sacro Regio Consiglio che proceda di giustitia. In quanto all'11° capitulo che le pene poste per detto Barone nelle cacce, fiumi, ische e difese tanto contro li Cittatini quanto contro l'animali di essi non si possano esigere et volendo esigerli se li possa resistere né possa alterar le fide delli animali ma s'osservi l'antico solito, ordinamo con questa al Sacro Regio Consiglio che proceda di giustitia. In quanto al 12° capitulo che non possa detto Barone constringerli ad alloggiare persona alcuna per detto comando né a pagar barricelli né altra gente di suo servitio conforme è 257


stato usurpato dal presente Barone et suo Padre, ordinamo con questo che non possa astringerli ad allogiare alcuno se non soluto salario. In quanto al 13° capitulo che non possa detto barone creare mastro giurato in quella terra conforme l'antico solito, ordinamo con questa che sopraciò si debba osservare il solito attento la forma di quello non si innovi cosa alcuna et l'innovato se reduchi ad pristinum. In quanto al 14° capitulo che il bestiame de Barone non possa pascolare l'herbaggi de particolari ma volendolo lo debbia pagare concordandosi con li padroni di essi, ordinamo che così si esequa. In quanto al quindeci capitulo che si levi il Tribunale della Fabrica di S. Pietro per essere Corte a parte et che le cause si debbiano riconoscere per l'ordinario del luoco, ordinamo con questo che accudino da Noi che se li farà giustitia. In quanto al 16° capitulo che dovendo carcerare donne per qualsiasi causa si pongano in case de parenti et che li Cittatini non se possino carcerare de fatto nisi previa citatione, ordinamo con questa che così s'esequa e così esequirete e farete esequire che tal è Nostra volontà et intentione. Datum Neapoli die 7 mensis Augusti 1647. El duque de Arcos Vidit Casanate Regens Vidit Caracciolus Regens D. Coppola Secretarius

258


APPENDICE n. 7 Nota al cap. VII dei Privilegi di Rende La famiglia di Alarcon y Mendoza. Il "barone" dello Stato di Rende, cui si riferisce la supplica e memoriale del 17 luglio 1647, rivolta al Duca D'Arcos dai cittadini di Rende al fine di attenere i privilegi e grazie confermati in data 7 agosto 1647 unitamente all'indulto generale per reati commessi fino a quella data, era il Marchese Ferdinando Paolo de Alarcon y Mendozza, 6° marchese di Rende succedendo al Padre, 5° marchese, Ferdinando Francesco nel 1636, figlio a sua volta del 4° marchese, Ferdinando Pietro Ant° Gonzales Alarcon y Mendoza, morto il 3.2.1591. Così, in 259


Antonello Savaglio, che ha in composizione la storia inedita dei marchesi di Rende. Egli aggiunge che la moglie del 6° marchese, era Isabella Mendozza di Gambatesa consanguinea. Ferdinando Paolo viveva al tempo dei tumulti masaniellani e a dir della "supplica" del 17 luglio 1647 fu quello che introdusse un sistema di governo oppressivo, che annullò i privilegi e prerogative concessi all'Universitàe e al popolo già dal suo Avo e dal 1° marchese di Rende. Nella supplica-memoriale i cittadini lamentavano infatti d'esser soggetti all'ingerenza del barone nelle elezioni del Sindaco e della altre magistrature, quali il catapano e il Mastrodotta, e d'esser obbligati al pagamento di pesi esorbitanti e soddisfare ancherie e molti abusi indotti dall'ultimo Barone, come meglio si legge nella predetta istanza e nei "Privilegi" del 1647. Perciò, al capo VII, essi chiedevano che il barone fosse astretto a concedere "tutti quei privilegi, prerogative e grazie che godevano al tempo dei suoi

predecessori, et in specie concesse dal suo Avo,

levando ogni angheria et abbusi introdotti per detto Barone tanto all'Università quanto a Particolari". Essi si sarebbero cioè accontentati che si fosse ritornato al sistema feudale qual era al tempo del vecchio Ferdinando Alarcon. Così commenta il Rovito. Erano allora al governo dell'Università di Rende G.B. Vergigli Sindaco e gli eletti G. P. Donato, Pompeo de Carini, G. D. Pellicoro e Onofrio Miceli, che si fecero promotori di un'azione petitiva direttamente al Duca d'Arcos per il re Filippo. Contro costoro si accentravano, a pace fatta, le azioni vendicative del barone e del 260


Preside. Mentre lo Spinelli, per sadico spirito di vendetta faceva arrestare a tradimento i maggiorenti di Rende, il Marchese Ferdinando fece inseguire ed arrestare tre messi dal popolo inviati al Duca d'Arcos, ma la petizione giunse a destinazione, e nel contempo, mentre tutti i paesi avevano ottenuto la pace, solo ai cittadini di Rende egli negava di applicare i benefici contemplati dall'indulto generale

di cui alla

Prammatica dell'8 aprile 1648. Ogni controversia economica venne appianata in data 13.4.1649 per atto del Notar Francesco Scavello di Cosenza. Relativamente alla famiglia Baronale, dai protocolli del Notar G. G. Conte si apprendono le seguenti notizie. Dopo l'indulto generale del 1648, il Marchese di Rende rientrò nei propri domini, ma più che a Rende, per l'inaggibilità del Castello, faceva dimora a Fiumefreddo e in San fili, dove trasferì la sede della Corte, e si troverà a Rende nel giugno del 1652. Anche se dominato di spirito di rivalsa, egli non ricorse agli efferati atti di rancore e di vendetta, come pur fecero invece il marchese D'Oriolo e il Preside Spinelli. Favorì tuttavia egli il formarsi nel suo stato di battaglioni a piedi dotati di scoppetta e di fiaschetta e di una compagnia di milizia a cavallo, cui l'Università forniva le armi, cioè spada, archibugi e fiasche. Nel 1652 il Marchese D. Ferdinando Alarcon y Mendozza, Marchio Vallis Sicilianae et Rende, nomina un procuratore perché gli erano pervenute "lettere incuitoriali" del Vescovo di Tropea per aver tenuto in carcere un sacerdote. Nel medesimo 1652 ci fu in Rende l'impiccaggione di un reo per ordine della Corte Marchionale, e due altri l'anno successivo con divisione de corpo e l'esposizione in luoghi 261


pubblici mentre il Marchese per motivi di salute dimora in S. Fili. Nel medesimo anno D. Ferdinando salda le doti alla figlia legittima e naturale Suor Maria Tomasa Mendozza monaca professa nel Monastero di S. M. Egizia in Napoli. Egli dichiara di aver avuto due figli, uno di nome Antonio morto in San Fili e l'altro D. Honofrio morto in Napoli, e di aver trovato in detta Casa i propri genitori "che ricorda bene la nascita", presenti i suoi fratelli maggiori. Nel 1653 il Dr. Ph. Pompeo Zagarese, il Dr. Ph. Jacinto Vercillo e il Dr. Ph. Pietro Mannarino di Rende si recano in San Fili per visitare il Marchese della Valle affetto di "febbri concomitanti" e "prexripto fuit medraminas". Nel medesimo anno la Marchesa d. Isabella refuta il titolo di contessa di Gammatesa a favore del figlio primogenito D. Gaspare de Alarcon e nomina un procuratore per riscuotere somme donatele in Napoli. D. Carlo d'Alarcon permuta Cutrufila per Donnichi in San Fili e vende 25 piedi di celsi stimati per 15 sachi di pampino. In Montalto D. Diego de Mendozza fa donazione a D. Carlo, suo fratello, di Dj 850 col patto di corrispondere annualmente Dj 85 all'altro fratello Padre Fra Francesco de Mendozza nel Convento dei Riformati di Rende. In altro istrumento, accennato al Sig. D. Friderio de Mendozza, altro fratello, D. Carlo cede e refuta tutto quello che gli spetta sull'eredità del loro comune genitore Sr D. Ferdinando d'Alarcon y Mendozza, contro l'impegno di corrispondergli Dj 1300 annui vita durante, ed annulla perciò tutti i processi iniziati nei tribunali di Napoli. In altro istrumento D. Carlo conviene con D. Rodrigo suo fratello di cedere tutto quello che gli potesse spettare per la successione della signora D. Lucretia sua 262


madre e del Maiorascato per ragioni di vita militare seu alimenti. Il detto D. carlo, nel medesimo anno compra e vende in San Fili diversi pezzi di terreno in luogo detto Li Hortali. In quegli anni la Corte era in San Fili. La Marchesa D. Isabella incarica l'Erario d'intestare il possesso per usucapione essendo stato pagato per più di 25 anni il reddito alla Corte. Il Marchese D. Ferdinando è donatario della possessione Cucchiano e altre terre da parte del R.D. Domenico del Pozzo ossia Vercillo di Rende, e ciò è uno degli atti compiuti dai cittadini per indennizzare il Marchese dei danni subiti nei tumulti del 1647/48. Nel 1659 l'Erario della Marchesa, Dr Ph. Pompeo Zagarese compra La Pila, redditizia alla Corte marchesale per carlini 27 1/2 annui, da giuseppe Perugino che non può pagare. Altro cittadino di Longobardi chiede alla Marchesa di vendere la sua possessione; D. Diego Mendoza di Fiumefreddo risolve le pendenze economiche con i cittadini di Longobardi. Si fa attestazione che il Marchese è gravemente ammalato, perché chiamato in Napoli dal Conte di Castiglia. Nel 1646 il Marchese D. Ferdinando nomina un procuratore per far valere in Napoli nel Generale Parlamento di San Lorenzo i meriti conseguiti pro cattolica Majestà; nonché permuta la possessione detta Santa Maria dello Reto per avere La Cotura con torre; e costituisce procuratore, perché gli è pervenuta notizia che gli sono state sequestrate le entrate della terra di San Lorenzo, e vende il giardino di Chiaja in Napoli, mentre il R.D. Giuseppe Vercillo aggiusta la controversia per i rumori avvenuti in San Fili nel 1623 contro il Governatore. Nello stesso anno l'Erario della marchesa, Dr. Marco

263


Madalone col figlio Antonio vende la Mastrodattia delle prime cause dello Stato di Rende a Marco Fontana. Dagli atti di Stato Civile parrocchiale si apprendono le seguenti notizie: - 10 - 4 - 1746 nasce Ma Beatrix Venantia dall'Eccmo Dno F. Joseph Cartella Bak Oms e da D. Emanuella Alarcon y Mendozza nel castello di Rocchi detto "Villa delle Rose". Ostetrica fu Isabella Terracina di Napoli, moglie di Pietro Monaco. - 8 nov. 1749 morì l'Ecc. Dnus d. Ferdinando Alarcon Mendozza, figlio di D. Giuseppe Cartella Bak y Oms e di dna Emanuela Alarcon y Mendozza marchese della Valle Siciliana e di Rende, nato a Napoli, in età di anni 8 e fu seppellito nella Chiesa di Sta Ma delle Grazie di Rende in loco deposito. - La stessa sepoltura fu data all'Ecc. D. Ma Vincentia, altra figlia dei medesimi genitori nata in Napoli e residente nel Castello, morta il giorno dopo il fratello, il 10 novembre 1749. - In data 26 junii 1731 morì in Rende in Castro proprie residentie D. Beatrice Milano madre Ecc.mi Dni D. Pauli Mendozza Marchionis Vallis, di anni 30 e fu seppellita nella Chiesa di San Francesco. - 6 aprile 1624, "oggi sabato santo" il 5° marchese della valle Francesco de Alarcon y Mendozza ha fatto battezzare solennemente Mohamet turcho, suo schiavo adulto di 30 anni, dandogli il nome di Francesco di Mendozza, previa preparazione catechistica impartitagli dal Rettore Curato Paolo Spina.

264


APPENDICE n. 8 Privilegi e grazie confermate nel 1626 dal V° Marchese pagati 3000 docati I nomi dei maggiorenti di Rende, presi ad inganno per facilitare l'opera di demolizione delle fortificazioni di Rende e delle porte, non sono palesati dal Preside nella sua lettera, ma sono menzionati nella lettera del 24 giugno 1649 con cui il Marchese della Valle comunicò al VicerÊ l'azione condotta sia contro i ribelli di Longobardi e Fiumefreddo, sia contro quelli di Rende. In questa lettera, oltre i nomi dei Capi rivoluzionaridi Longobardi e Fiumefreddo si apprende che a capo dei rivoluzionari di Rende erano: "Paulo de Pellicuori alias Greco Gio Domenico Vercillo e suoi fratelli unitamente con Honofrio Miceli 265


loro cugino". Ma una notizia mi piace aggiungere qui, che mi cominicò il Dr. Amedeo Miceli di Serradileo: all'Università di Rende furono nel 1626 CONFERMATI e RICONCESSI "capitoli" di privilegi e grazie dal V° Marchese di Rende, "privilegi" che, denominate PANDETTE erano scritte

nel

LIBRO

DEI

PRIVILEGI

ANTICHI

DI

ESSA

UNIVERSITA', già concessi dagli ANTECESSORI (art. XXII). A favore del concedente. L'Università deliberò in Pubblico Parlamento di far dono al Marchese della somma di docati 3000 con assenso regio. Il Miceli esperto paleografo, al par di quanto fece il Rovito per i PRIVILEGI DEL 7 agosto 1647, scoprì tra le carte secolari dell'Archivio di Stato di Napoli "i capitoli, grazie, immunità, privilegi et concessioni se dimandano all'Ill.mo e Cole.mo Signore Don Ferdinando de Alarcon y Mendozza Marchese

della Valle"

riconfermati nel 1626 alla terra di Rende; e me ne inviò una copia. Questa conferma marchesale è un altro anello che fa meglio conoscere l'attività svolta dall'Università di Rende, sempre ispirata alla propria MUNICIPALITA'. Il donativo di docati 3000 pagato al 5° Marchese è la prova tangibile della grande importanza politica e civile che l'Università riconosceva al godimento dei riconfermati privilegi e grazie del 1626, specificati nel testo autentico dell'A.S.N.

che si

trascrivono, salvo sempre una migliore lettura. A.S.N. Collaterale Consiglio Provisioni 1.c. 16 Vol. 124 f. 382 - 394 v; Vol. 98 f. 368. p.387 266


CAPITOLI

E

GRATIE

IMMUNITA'

PRIVILEGIJ

ET

CONCESSIONI SE DIMANDANO ALL'ILL.mo E COLEN.mo SIGNORE DON FERDINANDO DE ALARCON Y MENDOZZA MARCHESE DELLA VALLE ET RENDE, Barone di Fiumefreddo e S. Lorenzo, Signore di gentilino et Capitan de Cavalli per Sua Maestà per l'Università et huomini della Terra di Renda. Primo. Item la terra di Renda et soi cittadini La supplicano se degni acceptare ratificare et quia opus est de novo concedere tutte gratie concessioni donativi privilegij immunità osservanze consuetudini ad essa concesse per li antepassati Signori di detto Stato et si alcuni di quelli fussero essi supplicati persi loro Officiali e per qualsivoglia altra persona se degni concedere loro che se intendano esserne stati et al presente essere di quelli in possessione seu quasi et estrane sul volontarie non le havessero osservati. PLACET II. Item se supplica se degni acceptare et confirmare et quameis opus est de novo concedere alla detta Terra di Renda per suo casale il Casale di San Fili già ab antico ne sia et è in possessione seu quasi. CONCEDIMUS UT PETITUR. III.Item se supplica Vostra Eccellenza (si degni) concedere indulto generale a tutti i cittadini abitanti di detta Terra di Renda di tutti li delitti commessi per il passato et havendo quantocumque remissione di parte subito che li detti cittadini sono citati o inquisiti per ratione della Corte, se intendano compresi nel generale indulto ita et taliter ... ... la Corte 267


non possa pretendere cosa alcuna contro di essi, et detto indulto, se intenda del dì che l'Eccellenza Sua se ripiglierà il Stato idem usque absit né affittarsi . PLACET ubi non est partis querela, et ubi est partis querela gaudeat anno uno ad procurandam remissionem. IV. Item se supplica V. E. se degni concedere ad essa Università di Renda et suoi Cittadini et habitanti et non ad altri la Foresta delli Candeli per legnare a Legnia morte, et secche, et in ogni tempo di poterli massari et far ordigni di masseria, et nel mese di maggio et giugno, ordigni per lo Sirico, et occorrendo doversi eseguire pure contro alcuni che togliessero legna verdi In detta Foresta non essendosi pigliati In fragrante non possano essere molestati et la pena della fraganza sia di carlini quindici. PLACET. V. Item se supplica V. E. resti servita ordinare che li magnifici Ufficiali presenti, et futuri non possano ritenere li testimonij carcerati più di tre giorni. Non essendo convinti li spedisca subito a V. PLACET. VI. Item se supplica V. E. resti servita concederli che li Magni.ci Ufficiali presenti e futuri non possano di fatto carcerare li cittadini habitanti pe Cause Criminali per le quali non possano essere condannati a pena di Morte e di ogni altra afflittura di relegazione, di mutilazione di membri e di esilio ma si debiano Citare furis Ordine Servato. PLACET.

268


VII. Item se supplica V. E. resti servita concedere che né esso né suoi Successori possino delegare cause ad altro quando l'Ufficiale eligendo assiste nella residenza. PLACET ut delegatus caveat de parendo sindacatui in cautis delegatis. VIII. Item se supplica che solevo li Ministri della Corte andare di notte et pigliare quelli che vanno andando, et portarli carcerati et di quelli pigliarsi più di carlini dui; Se supplioca che non si possino pigliare più di detti dui carlini; et che la Scineta se habbia de donare sonate due ore di notte, et non suonando non se Incorra a pena aliter, et della Scineta se habbi de sonare botte settanta Conforme la Regia Pragmatica, et pagando detti carlini dui non possano pagare ne portello ne altro. PLACET. IX. Item che le tre salme di legna che si devono per le genti del popolo che teneno animali alla Marchional Corte non portandoci non possano esser astretti ad altro che ad un carlino per salma et che le famiglie nobili, et honorate che godeno al popolo non possano esser astrette a tal servitu cossi come ab antico è stato solito. PLACET. X. Item che le pene che si deveno per quelli che fanno pascolare ò dannificare le difese ò robbe della Marchional Corte non si paghino per essi cittadini et habitanti, ma solamente se paghi il danno in ragione di un carlino per qualsivoglia animale grosso et un grano per qualsivoglia animale minuto et se intenda per la pena et che da hoggi innanti non si innovi cosa alcuna ne per l'Ecc.za Sua ne per soi successori ne per li 269


Officiali predenti et successive futuri ne de novo se imponghi pena sopra tutte robbe e difese. PLACET. XI. Item se supplica gia che l'Università ha posseduto come al presente possede il Bosco delli Cruci et de quello ne ha lo pacifico possesso se degni quello confirmare et quam vis opus est de nova concedere per comune uso de li soi cittadini tanto più che per tal causa in ragione di carlini cinque annui alla Marchesal Corte. PLACET et concedimus ordinantes officialibus quad ipsam Universitatem in possessionem niten eat. XII. Item che tanto l'Ecc.za Sua quanto li soi successori et Oficiali presenti e successive future non se intromettano al crear li Sindici et regimento et altri Officiali di detta terra ne per essi ne per interposita persona come li consta che è stato concesso per l'Illustrissimi Conti antepassati del presente Stato. Et successive quali Signori soi predecessori et detta Università ne è stata come al presente sta in possesso. PLACET. XIII. Item che mentre è stato prohibito per li Regij banni et parmatiche li baroni non se habbino de intromettere al esaccione et incanti di gabelle et intrate che le Unioversità se degni che super esse ne per interposta persona ne per li soi criati se habbino de intromettere ne partecipare a dette esattioni di beni di essa Università. PLACET.

270


XIV. Item che li Officiali criandi al governo di detta terra, Et suo Marchesato habbino de essere dottori di lege dottorati et approvati nel Regno di Napoli essendo de le prime cause et de le seconde cause non importa che sia idioto perché tutti e dui habbino l'assistere et tener casa alla terra si Renda et che habbino detti officiali di seconde cause essendo idiote di eliger giudice nella terra di Renda li dottori di essa quale habbi di eligere quando pigliera il possesso et partendo alla visita di detto Marchesato per altra parte habbiano tutti dui di lasciar per lo Cutorante uso curandi di doctori di detta terra con il quale si possa abitare et far li atti legittimi cossì come pure la loro propria persona. CONCEDIMUS per detta verum qui fuerint in jurisditione officiale dicti locotenentes. Valeat ad rettitandum tm. XV. Item se supplica che molti Citadini de la Città di Cosenza Casali e lochi vicini et habitanti in esso terreno et possedono masserie et possessioni nel territorio di Renda et Marchesato et teneno parentele di consanguineità et affinità et alcuni di essi potriano habitare in detto Marchesato se bene sono degni di magior Officio nondimeno per evitare qualche inconveniente che ne potesse nascere concedere per essa Università et homini di essa che nessuna persona di Cosenza et Casali et lochi convicini et habitanti in esso non possano esser Officiali di Giustizia in detta Terra di Renda per conservazione del quieto vivere. PLACET. XVI. Item che volendo mandare Officiali in detta terra tanto de le prime quanto di seconde cause habiano de esser nati et habitare con domo et 271


familia distante trenta miglia della terra predetta et suo marchesato copulative. PLACET ut petitur quod Officiales ... sint distantes per traginta miliaria à dicta terra et Marchisatu. XVII. Item che essendo pigliata carcerata qualsivoglia persona per qualsivoglia causa tanto civile quanto criminale, non si pigli ne si esiga più per li ministri del Officiale de grana cinque et questo se intenta insimo al fiume Surdo et Emola non ostante che fosse contumace, Et pigliato etiam per il barricello, et più là se pigli un carlino et non possano pretendere de detto carcerando cosa alcuna, ma cerca la execution facienda senza executorio se piglino grana due et con executorio grana cinque. PLACET. XVIII. Item che li animali che saranno vagliati alli baglivi li affittatori de la bagliva non possano pretendere non essendo fidati più di docati cinque per qualsivoglia centenario di animali grossi et altri cinque per centenario di animali minuti per una volta tantum ogni anno et questo per ragioni di fida et diffida con emenda del detto et ... scinto ... per li genti et animali del Marchesato. PLACET. XIX. Item che le Officiali che pro tempo se serranno dove non venit in ponenda pena corporis afflittiva vel mortis civilis aut membri mutilatis aut alia esilium dove non vi è querela di parte non si possa essendoci querela et havendo remissione di essa ante litij contestationem ancora non possa procedere et procedendo la detta Università et soi Cittadini non obedendo non incorrano a pena alcuna et che per le remissioni che 272


si faranno per le parti querelanti et per qualsivoglia causa li Officiali presenti et successive futuri non possano pretendere cosa alcuna per salario et decreto. PLACET. XX. Item che alle querele li hanno dato li Officiali de giustizia non se possano intromettere ma a quelle se intromettano li Officiali et giudici de baglivi, creandi per essa Università conforme ab antiquo è stato solito ancorché per li Officiali o per li parti querelanti si dicesse che il tagliar coschi non se intenda al presente Capitolo. PLACET ut ufficiales non se intromittant ad damna erbare et lignare Arborum tamen. XXI. Item che li Oficiali di giustizia presenti et successive futuri non fastidiscano ne essi citadini cerca di portar li accette ronche et altri instrumenti simili che servono alla cultura delle robbe non obstante qualsiasi banno emanati et emanando per qualsivoglia officiale del presente Stato ò di altra persona. PLACET pro cultura boscorum. XXII. Item se supplica se degni concedere gia che è stato anticamente concesso per li soi Ill. Antocessori vel Officiali che protempore serranno per qualsivoglia decreto diffinitivo et transattione non possa pretendere più di carlini cinque atteso li Officiali abusando con volontà li ordini parmatiche et legi non solo se pigliano decreti esorbitanti ma fandosi transattione voleno la decima che spetta alla Marchional Corte che li poveri cittadini et habitanti in tanto grave danno li soi poveri vassalli pro rata se supplica ut supra che per qualsivoglia decreto l'officiale non possa prendere essendo diffinitivo etiam di grande 273


importanza più di carlini cinque et per decreto interlocutorio carlini dui et per le transationi si piglinoi un carlino per docato essendo la transatione di docati cinquanta a basso et di detta somma in su non possa pretendere più di docati cinque etiam che fusse de grande somma giacché per la Marchional Corte sono salariati et cerca li emalimenti di Mastridatti osservino le pandette ascritte nel libro de privilegi antichi di essa Università; quali pandette habbino da hogi innanti de star affisse dove resiede lo Officiale de prime cause et non osservandolo li mastrodatti et Officiali tanti de prima quanto de secunde cause il presente capitolo ipso iure siano privi de officio circa attuarios serventur pandette pro civilibus circa vero decimam in eis intellegatur usque a docatos duecentum transactionem pro quibus valeant acciperc decimam et non ultra circa vero officiales.CONCEDIMUS ut petitur. XXIII. Item se supplica che li carcerati che serranno pigliati per detta Marchional Corte essendo Cittadini o habitanti in detta terra di Renda non siano astretti fora del carcere e dal Castello di Rende. Et le donne oneste non siano portate in Castello ma ad una casa onesta di detta terra et donando plegiaria di tener la sua casa loco carceris di quella non uscire, non possa esser astretta ad andar carcerata a nessuna parte et non li osservando il presente Capitolo per li Officiali et altri à chi spettara ipso iure siano privi del Officio et incorrano alla pena di docati mille per ogni volta che si contravenira Regio fisco. PLACET XXIV. Item che li baglivi di S. Fili et Mastrogiurato non possano tener carcerati li animali di Renda et di S. Fili, ma quelli l'habiano de portar 274


al Castello di Renda, quali animali siano esenti di portello solamente siano tenuti à pagare ius fide et disfide et il danno Et portandole carcerati in S. Fili tanto essi quanto altri personi incorrano per ogni volta alla pena di docati dieci metà alla Corte et non alla parte querelante. PLACET. XXV. Item se supplica che tutte le concessioni di aggregazioni di luoghi pubblichi concesse per il S.r Marchese alli cittadini di detta terra et à forestieri che possedono robbe dentro la terra ò territorio di Renda dove non ci è il consenso dell'Università in publico parlamento non se intendano concesse et siano nulle et invalide et diano ad arbitrio di essa Università ò di qualsivoglia suo cittadino ad pristinum reducere. De concessis non fiat noreatio de CONCEDENDIS AUDIATUR UNIVERSITAS. XXVI. Item che se possa andar a caccia nel Marchesato per li citadini di detta terra et sui habitanti con scoppetta con gli uccelli di passaggio et con reti ad uccelli et pescare nelle fiumare et andar a caccia con levrieri et cani dumodo non se uccidano con le scoppette animali quatrupedi et alli fiumi et altri luoghi non se deponga medicina et che li banni emanati cerca cio per il montiero magiore se intendano revocati per li citadini di detta terra et ivi inhabitanti tanto circa la caccia quanto cerca il legnare et pasculare. CONCEDIMUS ut cives et habitantes possint venari in locis à nobis et ... ... batis cum scoppettij, ... ... ... ac lignare acquare et pasculari in bis partes in flumine Emoli ubi non possint lignari nec pasculari nec venari cum ... et à lignandum 275


intellegatur à Molendino Emule usque ad viam S. Januarii supra letum ac briveto ò et requiratur pagata in casibus predictis ei circa li bona conditur intellegatur per indicatio dominis lignorum firma permanente comunitate Cosenzie et Casalium. XXVII. Item che le fornacie che si fanno per laurar sete nel giardino della Corte Marchionale di hoggi inanti stia ad arbitrio di detta Università et soi citadini dove vorranno far dette fornagie et li maestri siano liberi di detto luogo ma l'habiano di far dove piace ad essa Università per suo commodo.PLACET. XXVIII. Item che li citadini di detta terra et ivi habitanti possano pigliar acqua de le fiumare Emula et Surdo cioè del Mulino de Emula seu piazza Vetera a bascio di ogni tempo et per ogni mestiero disiuntim et separatim et continuatim et di detto molino alto ne possano pigliar del Sabato a mezzo dì insino alla domenica ad ora di vespro cioè per aquare et in detto tempo solum se possa pigliar l'acqua per oltre molina Et senza licenza di detta Ecc.za sua ò di soi successori ò soi Officiali. CONCEDIMUS verum de li capi acquari se paghi il Statuto iusta solitum alla Marchional Corte et de Profico abascio Emula se paghi il solito. XXIX. Item che il Castellano non possa andar à pigliar animali carcerati fora del Castello et essendo portati non si paghi più de un Carlino di portello de li animali grossi domestici et de li selvaggi grossi carlini

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cinque per centenaro et li minuti carlini dui per centinaro. PLACET per civibus terre Renda. Tamen per altri servatur solitum. XXX. Item che li carcerati il castellano non possa esigere di essi più di un carlino per uno di portello ne pigliarsi ne ferratura ne sferratura ne lampa circa il rimanente se osservi il solito et per li debiti fiscali ò di altro de la Università ò per testa non convitto si paghi portello et quando non pernotta il carcerato per detto portello non se pigli più di grana cinque. PLACEAT. XXXI. Item che detta Università et soi cittadini non possano esser astretti al far del Mastrogiurato, ne per allogiar Barricelli o qualsiasi altra persona mentre è Camera riserbata, et è stato antico solito et per l'avvenire quod absito non essendo Camera non possa esser astretto al tapeto. PLACEAT. XXXII. Item come lo Giudicato de Baglivi, et Assisiturie, seu Catapania che ab antiquo che non ci è memoria di huomo in contrario, che per essa Università sono stati posseduti, et distribuiti alli suoi benemeriti cittadini detto S.r Marchese suoi successori et Ministri, non sè intromettano alla Elettione di tali Ufficiali,ma stia ad Arbitrio di essa Università Come, quando, e a chi vuol creare Officiale del detto Giudicato et Assisitoria. CONCEDIMUS con bone placito Petri Antonio pignataro.

277


XXXIII. Item che tutte le robbe, che pagano renditi alla Marchional Corte se possano alienare senza pagar Laudenio alla Marchional Corte conforme si è constumato, ab antiquo, et alienate siano esenti di detto Laudenio, et di altra cosa che si potesse pretendere oltre il renditum verum che in futuro Alienandosi robbe, non siano tenute a pigliar licentia ne dell'Eccellenza sua i suoi Successori ... per il presente capitolo di adesso per all’hora, se Intende concessa licenza di Alienare dette robbe con peso per ò di pagare lo annuo rendito alla detta Corte. PLACET ad jius Laudemij in futurum vero teneant tempore venditionis querere à Nobis, vel nostra persona licentiam et volentes nullo modo in alienationibus teneri ad jus Laudemij. XXXIV. Item che li Giudici delli Baglivi et Comperatori di essa non possano procedere en Officio In qualsivoglia causa dove non è querela ò Istanza di parte ne procedere ad exequitoria di pene ex abrupto per semplice Informatione ne prima non si declara per la sentenza et intese le parti alli loro raggioni. PLACET. XXXV. Item che ab antiquo solito, che non c'è memoria in contrarie, è stato et è solito nella detta terra che le scale et scalini che sono in dette Case di detta terra, non ostanti li banni, emanati per l'Officiali di detta terra, mai sono stati amossi ma stante l'antico solito sono state relassate per tanto se supplica che per l'Avvenire non le sia dato fastidio et ad esse scale et scalini appianate, et cercuiate, et altre cose simili de le case di detti cittadini, non siano amosse ma per mettà lasciarle stare et non innovare cosa alcuna. PLACET. 278


XXXVI. Item che lo M.ro di Caccia et cacciaturi che protempore siano non possono esser franchi ne di Macina ne di altre gabelle, et Impositione ma paghino conforme pagano li altri cittadini ... PLACET sint immunes ab hospitiis et servitijs personalibus et attualibus faceteris cogant ut slijs cives. XXXVII. Item se fa Intendere a V. E. come ab antiquo che non ci è memoria di huomini in contrario, è stato solito che la terra di Mendicino, et il Casale di Domanico hanno soluto, et soleno, venire a giustizia nella terra di Renda e suoi Officiali per esser stati come bono, membri uniti con detta terra, per esser detta terra Capo di detto Marchesato per tanto se supplica se degni Concedere che detta terra di Mendicino, et Casale di Domanico Vengano a Giustizia alla terra di Rende, et suoi Ufficiali. Come l'antiquo solito. SERVET SOLITO ... Ita fieri MANDAMUS. XXXVIII. Etiam che quandi accadrà di esser pigliati carcerati le persone nobili per debito Civile, non siano ristretti in carcere sotto chiave, ma habbiano di starsi in una Camera del Castello et volendo godere il Capitolo Ducale concesso per la buona memoria dello Duca di Calabria alla Città di Cosenza Casali et Marchesato non li possa esser negato tanto ad essi come alli Ignobili dando plegiaria e godano il predetto Capitolo Ducale preter se sono carcerati per debito Universale. PLACET.

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XXXIX. Item che le pene che si Incorressi per raggione di pesi, et misure siano dall'Assisitore che protempore sarà creato dalla Università. PLACET. XL. Item volendo detta Università et suo Regimento per il bene publico, et buono governo di essa Università buttar banni et metter pene di docati sei a basso, che Panettieri, Chianchieri, Potegari et altri (f. 394) Persone che volessero vendere qualsiasi sorta di robba a peso e misura senza espressa licenza dell'Assisitore quelle possa mettere senza licenza dell'Officiale di Giustizia. PLACET. XLI. Item che li Panettieri e Tavernari Potegari, e altra sorte di gente che vendessero contro la meta datali per lo Assisitore e vendessero la robba a nuovo peso, e più del giusto in danno di detta Università e del publico bene. Per la prima volta incorra alla pena posta per essa Università, la seconda alla pena de lo doppio la terza stia ad arbitrio de lo Assisitore con dannarelo alla multa con voto e parere dell'Ufficiale di detta terra e de tal causa se possa procedere de facto sine scrittis et de la condanna et sentenzia non se possa appellare se proceda contro li detti via executoria. CONCEDIMUS UT PETITUR. XLII. Item che non se possano tenere case di giochi senza licenza dell’ufficiale et sotto colore di tenere conversatione et tenendo senza la detta licenza di detto Ufficiale Incorra alla pena per la prima volta di docati dieci, la seconda del doppio, et la tertia de confiscazione de beni,

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et tre anni di esilio extra la terra et territorio. Serventes Constitutionem Regni et Regie Pragmatiche. XLIII (394 v). Item se supplica che li sindaci et suo Regimento, che pro tempore saranno possano per propria autorità, et de fatto senza licenza di Officiali, pigliar et mandare carcerati li debitori dell'Università et quelli excarcerare allo libero arbitrio et volontà. PLACET dummodo debitores sint Sig.ria mediante condennati. XLIV. Item se supplica che sia lecito alli Sindaci et Regimento far acconciar le Carcere de la Fossa, et le altre carcere con farci fare le cose necessarie et per le spese possa costringere le Università del marchesato pro numero focularium o Contro quali essendo reticenti possa mandare Commissario a carlini dudici il dì, et per quante volte le contravenirà, et contro de ogn'una che contravenirà. PLACET quod Universitate solverit ut reficere nel accomodare carcere ad eius libitum, ut petitur. XLV. Item se supplica Atteso la Università è tenuta darli dudici baglivi ogn'anno per servizio di detta Bagliva che li Compratori di quella non possano transigere detti Baglivi eligendi più di carlini dieci per uno, et stia ad arbitrio di detto Baglivo eligendo voler servire, ò transigersi, et che il compratore, non possa astrengere sempre doi a servire, ma ognbi settimana si serva un giorno di doi baglivi tamen incominciando da capo Insino che si finisce detto serveizio et poi ricominciare, et questo alli tempi statuti. PLACET.

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Questi tre tratti inclinati significano che la scrittura dei "capitoli grazie ecc. " è terminata. Questa copia è stata tratta dal Libro dei Privilegi antichi per documentare l'istanza del 1626 rivolta ad ottenere il "regio assenso" per pagare i 3000 docati promessi al Marchese pro tempore in pagamento dei "capitoli gratie ecc" già concessi ed ora confermati.

*** Oltre alla "copia" dei capitoli gratie ecc, all'istanza per ottenere l'assenso regio per i 3000 ducati, è stata dall'Università aggiunto un foglio che ricorda la concessione della gabella della carne al "Monastero" ovvero convento di S. Farncesco d'Assisi di Rende per l'anno 1618, f. 232 - 368 . Io Persio Puglise cancelliere dell'Università di Rende faccio fede come avendo percontato il libro de parlamentari, et conclusioni di detta Università a f. 64 ho ritrovato la infrascritta conclusione del modo Infrascritto. Die 6 ottobre 1618. In sedile terre Rende. Fu concluso pari voto nemina discrepante per li Sindaci et Eletti

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e suo Regimento et huomini di detta Università che si doni il prezzo di detta Gabella della carne al Monastero di San Francesco per sussidio de la fabrica di detto monasterio ma impetrato prima per tal Causa il Regio assenso quale havento ottenuto et impetrato sia donata detta gabella et precio di essa e non altrimenti e così fu concluso pari voto ut supra durante pero lo beneplacito di detta Università perché così. De Procida locum tenes Fabio Pirogino Sindico de nobilis Mattia Sinatore

Eletto

Pietro Guccione

Eletto

Luca Di Rango

Eletto

Mauritio di Carino Sindico de honorati Tiberio Falcone

Eletto

Gio Domenico Dattolo Eletto Signum Crucis Danilo De Stefano Eletto Et a carta 93 sotto la data delli 11 de agusto 1619 ho scritto di proprio pugno in detto libro del tenore seguente V3: Fu concluso in publico parlamento che si dieda al Monastero di Santo Francesco il prezzo della gabella della carne e beneplacito di essa Università e che detti denari vadano in beneficio della fabrica del Monasterio et in potere del procuratore di detta fabrica quale procuratore si elige in questo publico parlamento e li dona potestà bastante di tale detta procura a Gio: Domenico Di Rango a ricogliere il prezzo di detta Gabella dalli incantatori et Amministratori di essa gabella e quelli convertere in beneficio dalla fabrica di detto monasterio ma che non s'intenda (f. 232v - 368v) fatto pregiuditio, à detta Università a volersi reintegrare detta 283


gabella e prezzo di essa preccio passato questo anni Ă suo beneplacido come sopra Nicolaus Joanne Pecora

Gubernador

Pompeo Buonanno

Sindico de nobilis

Pompeo Vercillo

Eletto

Antonio Puglise

Eletto

Signum Crucis Gio. Tomasi Cucumu

sindico de honorati

Pietro Antonio Merano

Eletto

E in fede ho fatto la presente scrittura e firmata di mia propria mano data in questa terra di Rende oggi 5 di settembre 1619. Io Pusio Puglise cancellieri q cap.li manu propria signarei. Fit fides per me infrascriptum notationi amnibus presentem visuris fuerat Persium Puglise sui ad presens exdat Cancellarius d'acti de terre predicte Rende legalis et fidelis curie scriptoris semper fuit ad inibita et non inibita plena fides in ... ... et in fidem signarei. Ita est Notarius Joanneo Dominicus Carinus q fust ut supra

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*** I due suddescritti documenti si accompagnavano di regio assenso alla copia del Parlamento in cui fu deciso dall’Università di somministrare al feudatario una ricompensa per la conferma dei privilegi. f. 385 Copia. Die 24 mensis julii 1626 Rende. Congregati in publico parlamento nel Segio di Rende In presentia del Dottor Matthia Caetano Governatore de prime cause del Stato de Rende, Mauritio (Petrone) Apa Sindico de honorati, Pompeo Vergiglio absente per ordine del quale si fa il presente parlamento per la sua infermità Sindico de Nobili et Infratti Eletti; et altri gentilhomini, et Citadini di detta Terra ad sonum Campane more solitum numero opportuno facientini Università precedente banno Gio: Domenico belvidere serviente Marchionalis Curie et mihi cum judice sic referente. Fu proposto In detto publico parlamento per i detti Sindico e eletti et suo regimento lo seguente Videlicet: siano che questa Università ha supplicato l'Ecc.za del Signor Marchese della Valle nostro patrone che dovessi confirmarli li privilegi concessi a detta Università pe li soi predecessori et de nono concederline altri conforme

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la supplica li quali privilegi detto Signor gratiosamente li ha concessi, et firmati con ogni gusto di detta Università Intanto che essa Università in ricompensa di tante gratie li ha promesso pagare docati tremila cioè per docati due milia pagar la rata il censo a ragione del sette per cento con potestate affrancandi, et li altri docati mille pagarli ducati cinquecento l'anno 1627 del mese di Agosto,et li altri cinque cento per la metà assignarne al detto Signore tanti debitori di essa Università veri esigibili, et non esatti, et li altri docati dui cento cinquanta farli pagare all'ultimo de Agosto per il suo Cassiero e gabelloto della impositione che doveva imporsi sopra li Citatini et habitanti dovendosi per esso Signore fare spedire l'Assenso Regio si come al predetto Parlamento Pietro Antonio pignataro agente di detto Signore promesse, et si ne obliga, perciò vedano le S.V. loco si devano assegnare detti debitori et di farsi detta Impositione, et venendo detto assensu farsi l'obligo di detti docati dui milia et cinquecento. Fu concluso pari voto, che detta Università et per essa li soi Sindaci et Eletti ricevano da detto Signore detti privileggi, et gratie, et per esse paghino detti docati tre milia dalla maniera che have proposto con farsi li obblighi necessari. Atteso In detto publico parlamento si promesse Perimeter levare indenne etiam ante damma Pass. da detti pagamenti danni spese et interesse tanto essi Sindico et Eletti come l'altri particolari che si obbligheranno in detto pagamento. Così fu concluso. Fu proposto ancora come tra li altri privilegi lo che detto Ecc.mo Signor marchese ha concesso a detta Università li Exisitoria in giudicato de Baglivi le quali mediante privilegio havea Concesso a Pietro Antonio pignataro 286


consensiente pero esso Pietro Antonio, perciò detto Pietro Antonio presente, volendo far servitio a detta Università ce la cede e dona gratiosamente. Pietro Antonio pignataro C. Caetanus. Io Pompeo Vergiglio Sindico (de nobili) mi contento come si fossi stato presente Gio: Gilormo miceli

Eletto

Gio: Battista guccione

Eletto

Mauritio (Petrone) apa Sindico (degli honorati) Io Gioseppe Natale

me contento

Io Marco Madalone U.J.D.

me contento ut supra

Io Antonio Vergiglio U.J.D.

accetto ut supra

Antonio Rauso me contento

ut supra

Marco Fontana me contento

ut supra

Io Francesco Pellicorio me contento

ut supra

Cola Guccione me contento

ut supra

Gio Cola pignataro me contento

ut supra

Io Gio: Pietro Fontana me contento

ut supra

cl. Horatio Colleri affirmo

ut supra

Gio: Domenico Dattulo confermo

ut supra

Io Pietro pastore affermo

ut supra

Io Andrea guccione affermo

ut supra

Io Gio: Girolamo Fontana affermo

ut supra

Io Gio: madalone affermo

ut supra

Io Franco mannarino affermo

ut supra

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Estratta est presens copia à suo originale et notaio Il libro colloquiorum universitate terre Rende per me Infrascritto notaio Simcone Curtus Rennano vero alia partican ad hoc non faciente cum quo facta collatione concordat salva tamen ... et in fidem signavi rogatus et requisitus. Hic est notari Simeone Curtus manu propria.

*** La copia del Parlamento del 24 luglio 1626, la copia dei "Privilegi gratie ecc." confermati dal feudatario ne 1626, la copia della cessione della gabella della carne al Monastero di San Francesco nel 1618 sono stati posti a corredo dell'istanza avanzata dall’Università per attenere il regio assenso sul pagamento dei docati tremila al feudatario in riconoscenza di gratitudine, fedeltà e servitù per la sopra menzionata conferma di privilegi e gratie. p. 382 - 378 Consiglio Collaterale, Provisioni 1c 16 vol 124 f.382 394v. 288


Al Viceré. Ill.mo et S.mo S.re L'Università della terra di Rende supplicando fa intendere a Vostra Eccellenza come have ottenuto molte e diverse gratie dall'Ill.mo Marchese della Valle utile padrone di essa terra supplicante. Le quali gratie le sono molto necessarie et importanti, et all'incontro essa Università supplicante in segno di servitù, et gratitudine ha fatto donazione di ducati tremila ad esso Sr Marchese in publico parlamento salvo regio assenso impetrando et perche le dette gratie sono necessarie et comp.te alla supplicante goderle supplica V. E. sia servita farli gratia et giustitia insieme concederle assenso regio et il suo beneplacido in detta donazione de ducati tremilia servata la forma del detto Universale Parlamento et conclusione che oltre a gusto si riceverà a gratia di V. E. ut deus. Die secunda mensis actobris 1626 Neapoli. Viso sup.tto memoriale pervenuto all'Ill.mo et Ser.mo Dno Proregi pro parte dicte Universitatis Rende, et omnibus in ei contentis consideratisque considerandis. Idem Ill.mo et Ser.mo domnus Vicerege locumte et Castello gen.les Providet atque mandat quod liceat parte Universitati Rende Eiusque Sindico et electis, pro solvendis dictis ducatis tribus mille dicto Ill.mo Marchione Vallis eius utile domino pro causa in memoriali contenta; exigere tassam inter cives et habitatoris per es et libram iuxta eorum facultates usque ad summam ducatorum trium mille in tribus annis dummondo taxa predicta sint esemptiexteri ecclesie ecclesiastice 289


et religiose persone et ... spettmen convalidatione hoc finem ... prout decretum et in forma, et quad prius decreto regi iuxta ordinem Datum alias verum integrato habitur hoc Costanzo Tapia Erriquez Lopez Regentes. Registratum indicem 49 fol. 159 De Angelis. Decreto per l'Università di Rende che per pagare li sop.tti ducati tremilia all’Illo Marchese della Valle suo utile patrone per la causa nel preinserto memoriale contenta, le sia lecito esigere una tassa fra suoi cittadini et habitanti per es et libram iuxta le loro facoltà in tre anni per infino ad detta summa de ducati tremilia ut supra.

*** A questo foglio, in cui è scritta il consenso regio, è unito un altro foglio che è l'istanza autografa dell'Università: f. 383.

Ill.mo et Ecc.mo Sig.re

L'Università della terra di Rende supplicando fa intendere a Vostra Eccellenza come have ottenuto molte e diverse gratie dall'Ill.mo S. Marchese della Valle utile patrone d'essa terra supplicante. Le quali gratie le sono molto necessarie et importanti et all'incontro essa Università supplicante in segno di servitù e gratitudine ha fatto

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donatione di docati tremilla a detto Sr Marchese in publico parlamento salvo regio assenso impetrando, et perche le dette gratie sono necessarie et comp.le alla supplicante goderle, supplica V.E. sia servita farla gratia, et giustitia insieme di concederle assenso regio, et il suo beneplacido in detta donatione di docati tremila servata la forma de detto Universale Parlamento, et conclusione, che oltre a gusto si riceverĂ a gratia di V.E. ut deus.

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APPENDICE n. 9 Arresto truffaldino dei maggiorenti di Rende e abbattimento delle fortificazioni e delle porte. Mi piace, perché ricevuta oggi dall'A.S.N., allegare qui, la copia della lettera del Marchese Spinelli al Viceré spedita in data 18 giugno 1648, con la quale costui documenta cinicamente il metodo truffaldino impiegato per ingannare i maggiorenti di Rende e far demolire tutta la fortificazione della cittadina che a suo dire era "posta in sito assai forte e capace". "Illmo et Eccmo mio Signore e Padrone Colentissimo, La terra di Rende, che è posta in sito assai forte e capace, che nella passata perturbazione fu il ritrovo di tutti i ribelli della Provincia, dalli quali restò molto fortificata, anche in ogni occasione s'havrebbe potuto difendere dalli soli paesani contro ogni numero di genti, ma tenuto sempre alterato l'animo ancor doppo la qiete, così per la qualità delli loro abitatori inclinati alle novità, come pur la vicinanza di questa città di Cosenza da cui non è più lontana che sei soli miglia di buon camino; Però essendosi scoperto da quelli che tentarono in questa città le ultime Sollevazioni de dì 30 maggio, fatto manifesta, et oppressa col castigo d'alcuni colpevoli molto felicemente, come con altra rappresentai a V. E., si era procurato tener mano in detta terra di Rende per far ivi ritirata sicura quando le fosse riuscita la machina da loro tramata; M'è parso 292


non continuare più lungamente speranze simili ai male intenzionati in tempo che l'assistenza dell'Armata francese ha potuto dar animo a molti, et havendo chiamato in questa Città sotto altri pretesti li Cittadini più principali, e di maggior seguito di quella terra, assicurandomi delle loro persone senza che sapessero d'esser custodite, inviai il Commissario Generale di questa Provincia con un Ministro del Tribunale e buon numero di soldati e guastatori, delli quali con molta quiete e facilità sono state demoliti tutte le fortificazioni vecchie e nuove, e particolarmente le porte di alcune case, che nelli passati assalti s'era sperimentate di render più difficile quella entrata; E poiché con questo si è levata la gelosia che cagionava il mantenimento di questo Luogo forte dentro Terra, et in sito provisto di Vettovaglie, e di foraggi, e con la facilità con che s'è eseguito s'è insieme dato a tutta la Provincia un esempio d'obedienza, mi ha parso rappresentarlo a V. E. con questa, perché sappia l'attenzione con che procuro accudire al Servizio di S. maestà e di V. E. com'è mio debito, e le faccio devotissima reverenza. Cosenza 18 giugno 1648". (ASN: Segr. Viceré fascio 137 f. 2 - 2 v). A questa lettera è allegato il seguente foglio di presentazione dell'ufficio centrale: "Cosenzia 28 Junio 1648. El Marq.e de Fuscaldo, Da quenta a' Veo.a que per quitar qualquier genere de escrupolo cv. havia en la Tierra de Rende, donde tratavan los cauos del Ultimo tumulto de aquella Suidad. Hazente fuerte nigo deff ha dispuesto con loda Masia la demolition de las fortificaziones che todavia mantenia 293


con che se has deviado los zozela, se le presenta la atencion, como Rende al sero de sua Majestia". Il Preside marchese di Fuscaldo non segna i nomi dei maggiorenti di Rende da lui con inganno trattenuti, ma noi siamo certi che tra essi erano compresi Gio Battista Vergigli Sindaco e gli eletti Gio Pietro Donato, Pompeo de Carini, Gio Domenico Policorio e Onofrio Miceli, che fin dall'agosto dell'anno precedente 1647 avevano ottenuto dal Duca D'Arcos i PRIVILEGI DI RENDE e L'INDULTO GENERALE per tutti i reati commessi fino a quel tempo; cosa che non tornava gradita nĂŠ al Preside nĂŠ al Feudatario della terra di Rende, i quali, a pace fatta tra il Re e i vendicarsi.

294

ribelli, cercarono l'occasione di


APPENDICE n. 10 Privilegi del Marchesato di Rende ossia prerogative del Marchese ARCHIVIO DI STATO DI COSENZA Notar Diego Riccio 1681 3 dicembre. In nomine Domini. Amen. Anno 1681, Regente / Die vero 3 mensis Xbris 4e Imdtione flumine frigido. Per nos Andreas Chiappetta de Flumine Frigido Regio ad contractus judex. Costituiti Eccel.s Dom.us Ferdinandus Alarcon de Mendotia 7° marchio Vallis Siculae Rende in baptsmate D. Hieronimus agens pro se in prorpio. Sponte asseruit ipse Eccs dns se ipsum de pxmo Neapoli hinc profecturum esse, Ideo Confisus de fide Eccme Dnac D. Lucretiae Ruffa eius legitime uxoris ipsam Lucretiam presentem, et onus Presentis procurationis in se suscipientem, Consensit, fecit suam veram legitimam et generalem atque indubitatem procuratricem nomine suo, et per eo faciundum omnia et singula negotia ipsius Eccmi dni Costituito cuiusvis sui generis et qualitatis ac cuiusvis importantie, ita specialitas agenti non deroget nec egra / ac etiam manutenendum, regendum et gubernaudum quascumque Terras, Castra, Villas, Feuda et alia loca et jura, quecumque mei, volli Costituti atque bona stabilia et mobilia, nec non burgensatica et feudalia etiam quocumque titulo titulata que nunc possidet, ac in futurum possidebit ubique sita et posita in quibcumque modis consistentia, justitiam inter homines et vassallos dictor locorum et habitantibus in eis, tam in causis civilis quam in 295


criminalibus, et mistis administrandum, et exercendum et exerceri faciendum per ut merita causasum et delictos requirunt, delicta componendum, penasque commutandum de corporali

in pecunias

illasque in toto vel in parte remittendum satisfacto prius parti lite quecumque

indultus

et

gratias

faciendum

et

concedendum

subscribendum et confirmandum, quibuscumque horitij et Vassallis dictorum locorum tam in Sp.li, quam in geli, quocumque privilegia gratia, et Capitula eidem meo procurationi melius visa et placida admonendum quoscumque capitaneos et alios comesarios quoscumque officiales et ministros subpttos locorum in eis existentes, illos de novo mittendum et creandum seu illos vel aliquum ipisorum confirmandum et relaxandum per ut dicte procuratrice melius videbitur et placebit, patentes, litteras et commissiones firmandum et subscribendum et ad procuratione nomine ut supra quamcumque remissionum quocumque vassallorum ipsius Costitutionis Vassallorum et earum causarum a quibuscumque causis et tribunalibus illosque officialibus et judicibus terrarum predictarum d. Dni Costituiti committendunque. Item ad suberbandun et firmandum nomen et cognomen ipsias Dni Costituitis in quibuscumque apodixis, cedulis, depositis, Albaranis et abisquibuscumque

scriptis publicis et privatis et per eo

complimentum dandum in quocumque genere et specie negotium ac per quibuscumque causis et effectibus qui occurerent. Item ad transigendum conveniendum et concordandum cum quibuscumque

hominibus

et

personis

universitatibus

et

aliisquibuscumque de quibusvis differentis litibus et causis inter ipisum Dominum Costitutum et quasvis personas universitates et alios ut supra 296


vertentileus, ortis et oriundis et que vertere, et oriri possit quoquo modo per quavis eam et quantitate. pr. testibus dr Sertorio Del Buono dr Antonio Madalone di Mommo d. Franc° Scaramello di Fiumefreddo Sr Alexio Gaudio di Mendicino Sr Mauritio Zagarese di Rende Quest'istrumento dei privilegi marchesali riveste un'importanza eccezionale

per

la

conoscenza

del

reale

rapporto

politico

amministrativo, intercorrente tra l'organico dello Stato feudale dei marchesi Alarcon y Mendozza e la nascente MUNICIPALITA' in seno all'Università della Terra di Rende. Pur ottenute dall'Università le grazie e privilegi del 1494 e 1528, 1626 e del 1647, tuttavia l'autorità feudale faceva valere, tra l'altro, i diritti di conferma del sindaco eletto, vantati come concessione di Carlo V alla dinastia feudale Alarcon y Mendozza di Rende. La cosa venne risolta dopo una lunga lite a favore dell'Università di Rende con la sentenza del Sacro Regio Consiglio (Notar G. A. Monaco 25.4.1795), di cui si dirà nell’appendice n. 12.

APPENDICE n. 11

297


Accordo raggiunto tra il Marchese e l’Università di Rende dopo la rivoluzione del 1647-1648 A.S.C. – Lettura salvo migliore collaborazione. Nell’ampia

produzione

storiografica

delle

rivoluzioni

masaniellane nella provincia di Cosenza si constata che tutti gli storici di essa, dall’Amato al Rovito, riportano concordemente la notizia, che, mentre tutti i paesi seguaci delle nuove idee avevano ottenuto, compreso Montalto, la pace, solo alla terra di Rende venivano negati i benefici apportati dall’INDULTO UNIVERSALE di cui alla PRAMMATICA dell’8 aprile 1648. Ma in essa non sono note le vere ragioni di tale ritardo. Le ragioni e il perché l’Università di Rende non ottenne la pace subito al par delle altre Università del Regno sono particolarmente esposte in due documenti inediti, che sono: la lettera del marchese don Ferdinando al Regimento dell’Università di Rende dell’11 marzo 1649 e il Pubblico Parlamento del 20 marzo 1649. La copia di questi due documenti, tratta dagli originali per mano del Cancelliere Zagarese, è stata allegata all’istrumento di comodo intervenuto tra il Mendozza feudatario e l’Università di Rende per gli atti del notar F.M. Scavello di Cosenza del 13 aprile 1649 F. 146-155 A.S.C. Si premette che l’Università di Rende aveva ottenuto l’indulto a sua petizione particolare in data 7 agosto 1647 unitamente ai privilegi riconosciuti alla terra di Rende (Vedi Appendice n. 6). Ma il Preside Spinelli, preso dall’idea di far ritornare tutto come prima e da spirito di vendetta personale contro Rende, non solo di questi particolari 298


riconoscimenti non faceva conto, ma addirittura non pubblicava neppure l’INDULTO UNIVERSALE dell’8 aprile 1648 per render più facile la sua opera di vendetta. Si trovò allora questa cittadina in una situazione politica particolare, perché, oltre ad essere oggetto delle personali apprensioni a vendetta del Preside G.B. Spinelli, era anche oberata dalle richieste avanzate dal marchese d. Ferdinando de Alarcona e Mendozza, che ne scrisse alle superiori autorità in Napoli. Rivendicava infatti costui il pagamento delle mancate entrate per portolania e d’altri diritti istituzionali del feudo, nonché il risarcimento dei danni subiti al castello e agli altri beni patrimoniali che possedeva nel territorio di Rende. I rapporti intercorrenti tra gli organi feudali di Rende e la popolazione fedele ai capi tradizionali della rivoluzione – i Vercillo, i Miceli e i Mascaro – dovevano essere ancora molto tesi, tanto che l’Università, oltre che dalle proprie condizioni, trovavasi oppressa per le particolari attenzioni dell’autorità provinciale: inviò quivi Commissari e soldatesche a presidio, tutti alloggiati a spesa dell’Università, la Regia Audienza, ed il Marchese di Fuscaldo Preside Spinelli perpetrò la maramaldina impresa dell’arresto proditorio dei maggiorenti di Rende e dell’invio delle truppe del genio per abbattere le porte, le fortificazioni e le mura, che gli avevano procurato scorno strategico. “Praticamente distrusse il paese”: commenta Pier Luigi Rovito. Cercava la popolazione di provvedere da sé alla risoluzione dei rapporti economici col Marchese, specialmente le famiglie che furono a capo del sommovimento politico: il R.D. Gio: Domenico del Puzzo 299


ossia Vercillo fece donazione al Marchese della possessione di Cocchiano sen Zimmulara o destro e di un altro pezzo di terra a confine dei beni della Casa Santa sen Baronia di San Vincenzo. Ma solo con l’intervento collettivo dell’Università si venne alla pacificazione. Erano allora Sindaco Marco Perugino ed Eletto Francesco Antonio Mascaro, che fu colui che firmò nel 1640 il patto di pace Vercillo-Mascaro. Governatore dello Stato di Rende era Gio:Batt. Parascandolo. Non avendo la forza finanziaria, né potendo rinvenire persona disposta a farle prestito, l’Università rivolse istanza alla clemenza dei Signori del feudo ed il marchese don Ferdinando rispose come si legge nel seguente foglio: “Al Magnifico Regimento della terra di Rende. Ho ricevuto la lettera vostra con la quale mi dite, che questa Università per li bisogni occorseli dopo la quiete Universale del Regno per gratia di Dio, è stata necessitata valersi del prezzo delle nostre robbe ch’erano nel castelli corti et animali, et sebbene questa Università non doveva in nessun conto con il prezzo di mie robbe reparare alle universali travagli successeli, et saria obligata farne le demostrazioni che si convengano, con tutto ciò a fin che conoscano ch’io non desidero altro che il giusto, remetto a questa Università che riconosca il vero valore di dette mie robbe pervenute in loro potere, delle quali mi dite essersine questa Università avvaluta, et procurino dopo haveranno appurato tutto questo ch’io ricava la valuta, acciò possa rifare dette robbe, che è quanto a questa Università posso dire. Et Nostro Signore vi guardi. Fiumefreddo lì 15 di marzo 1649. Don Ferdinando de Alarcona e Mendozza di fuora.” (Notar Scavello 13.4.1649 f. 146)

Avendo compreso che il Marchese era disposto a trattare, il 20 marzo venne convocato nel Seggio parlamento pubblico, nel quale il problema fu dal Sindaco proposto in questi termini:

300


“Sanno le signorie vostre che nell’anno prossimo passato a tempo che questa Università fu rimota dal falso colonnello Andrea Marotta con infinità di suoi seguaci del Vallo, perché pretendeva saccheggiare principalmente il castello et le robbe dell’Eccellenza del Signor Marchese nostro padrone, fu, per questa Università come fidelissima del suo padrone naturale, per evadere che li beni come suppellettili oro gioie unite con altre robbe erano in detto castello et territorio di Rende se mettessero in salvo, stabilito che si conservassero in casa di più particolari Cittadini, a fin che passate quelle rivoluzioni e turbolenze si fussero restituite. Et perché dopoi quietato per grazia di Nostro Signore Iddio il Regno a questa Università subbito successero diversi danni et spese come alloggiamenti di soldatesche mandate ad alloggiare in esse per ordine della Regia Audienza, et altri danni di Commissarij et anco vi è stato necessario repararsi a molti altri bisogni successi in detta terra, et non retrovando per la penuria dei tempi sin hoggi successi credito di veruna persona, confidandosi alla clemenza di detti Eccellentissimi Padroni li quali pure non haviano permesso, che per mancamento di dinari a commodità se fusse disfatta in dispetto a questa sua terra se accoli questa Università col ritratto di dette robbe per reparare a detti travagli et spese occorse. Et come detti Ecc.mi padroni li mesi passati volendosi ritirare al loro castello di questa terra hanno ricercato che avessimo adobato detto suo castello con dette suppellettili, et restituitoli altre sue robbe et anche oro, gioie et altre robbe del medesimo che steva prima delli Universali sentimenti, comeche questa Università se ritrova haverli venduti per detti soi bisogni ut sopra detto non ha potuto eseguire li commandamenti di detti Signori Ecc.mi, perciò si proposero 301


che dovessimo procurare di fare tutte le nostre forze per ritrovare il denaro della valuta di detti beni; con il quale dinaro detti Ecc.mi padroni potriano rifarsi le dette robbe. Del che essendosi contentati detti Signori Ecc.mi, et havendo rimesso a questa Università che dovesse vedere et appurare la valuta di dette robbe, come per lettera di detto Signore Ecc.mo quale qui se inseri, havendo sopra ciò fatto maturo pensiero, si è ritrovato quello ascendere alla somma di Ducati cinquemila quattrocento quarantacinque dico D. 5.445 - quali dinari non trovando essa Università comodità di poterli pagare prontamente, sanno le Signorie Vostre, che havendo rimesso a me predetto Sindaco et miei Eletti che dovessimo trattare con persona che ci l’inprontassero: Già si è ritrovata persona che si è offerta inprontarcile et si contenta che questa Università ce li dovesse rimborsare alla ragione di Ducati 600 ogni anno con questo patto però, che di detto denaro che ci inpronta li si paghi la raggione del sette per cento, et il di più che avanza vada estinguendo il suddetto capitale sino alla totale estinsione di esso; vedino però le signorie vostre di concludere quello che li pare. Tanto più che detti Signori Ecc.mi di quel che sono creditori di essa Università per causa di portolania, presenti et castello cioè per la sua fabrica ogni altra pretendenza che haveno dell’anno 1648 passato a dietro et per causa del seminato dell’Ische di Emola, di miglio et altro. Ci lo rilasciano ad essa Università, quale di detto carico resta debbitrice per tutto agosto del presente anno 1649 in Ducati 340, per causa di portolania et presenti nelli quali ancora concordano detti Signori Ecc.mi che ci vadino inclusi li ducati trenta et questi trenta pagati al Signor Don Andrea di Mendozza creditore assignatario di essa Università et cossì 302


aveva liberato essa Università dal pagamento della fabrica del castello essendone intieramente stato soddisfatto da essa Università. Et essendo stata intesa da tutti detti congregati la suddetta proposta fu da tutti accettata et nemine discrepante pari voto fu concluso che si pigli in pronto detto denaro et se paghi a detto Ecc.mo padrone, et che li faccino le cautele necessarie a beneficio della persona che l’inpronterà del modo migliore di detta proposizione, et a fin che tutto si metta in esecuzione con prestezza si eligono per Deputati Vincenzo Scaglione Francesco Mannarino, Pietro Bonanno et Gio:thomasi di Renda li quali vaglino et possino fare la suddetta cautela a nome di essa Università a beneficio di detta persona ch’inpronderà il denaro, et possino obligare essa Università et suoi Cittadini et loro beni, et promettono essi congregati in publico parlamento poi ratificare quanto per detti deputati sarà concluso et cossì concludono nemine discrepante. Io.es batt.a Parascandolus Gubernator. Marco Pirogino Sindaco Francesco Antonio Mascaro Eletto. – Extracta est presens copia a suo proprio originale penes me Infratto cancelliere cum qua facta collatione concordat salva semper et et in fidem. Rendis die 14 mensis Aprilis 1649 Zagarisius cancell. n. s. “ (Notar Scavello 14.4.1649 f.147) L’ISTRUMENTO DI COMODO venne redatto per gli atti del notar Franco Ma Scavello di Cosenza in data 10 aprile 2a Indo 1649 f.151 nella terra di Rende tra i deputati eletti dell’Università – Scaglione, Mannarino, Bonanno e di Renda – il finanziatore Mauritio Cascinelli U.J.D. di Cosenza e il marchese don Ferdinando rappresentato dal suo procuratore m.co Salvatore Grittiglio di Cosenza. 303


Premesso un accenno fatto relativo alle intentioni del colonnello Andrea Marotta, che mirava a saccheggiare il castello e i beni del Marchese, il Cascinelli consegna al procuratore marchesale la somma di Ducati 5.445 e l’Università, per i nomi dei suoi deputati, s’impegna restituirli a rate annue secondo il Bilancio formato ed accettato (f.149) specificante importi e date di pagamento al tasso del sette per cento. La RATIFICA di questo Istrumento di Comodo del 10 aprile 1649 seguì in data 13 del medesimo mese ed anno, alla quale parteciparono numerosi cittadini, con precisione numero 61, costituiti alla presenza del medesimo notaro Scavelli (f.154). Si rileva che tra costoro sono assenti nominativi appartenenti alle famiglie Miceli e Vercillo, eccezion fatta di Paolo Vercillo. Antonio Mascaro era tra gli Eletti.

APPENDICE n. 12 Abolizione del diritto di conferma del sindaco eletto ovvero coronamento dell'azione rivoluzionaria svolta nei secoli dalla MUNICIPALITA' per la liberazione dalle sudditanze feudali dell'Università e cittadini di Rende. Terne proposte dal sindaco e refutate dall'assemblea di cittadini in pubblico parlamento. Ricorso della Marchesa in difesa del jus confirmandi. MAPPA o descrizione del

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territorio. Disboscamento del territorio comunale detto Difesa. Cittadini convocati al Vaglio a causa del tremuoto. I Vanni al governo. 1795 Notaro G. A. Monaco f. 83v Pro Universitte Rendarum.

Jus di

conferma. " In Nomine Domine Amen. Die vero eod Vigesima quinta ms Aprilis XIIIa Ind.is Milleso septigentesimo monagesimo quinto, in hac tra Renda, Nos Andreas Rende trae predictoe Reg.us ad contractus Judex. U. J. D. jo.es Antonio Monaco praedi.te trae pub.us et Reg.s Reg.a aut.te Notarius et testes V3. D. Jo.es Ant.us et D. Raphael Magdalone, D. Bal.dr. et D. Gaspar Vercillo et Michael Greco qm Ignatii d.te trae, ad hoc prnti p.to pub.co vocati atq. rogati. Constituti nella nra pnza il Sr D. Giuseppe Pastore qm Michele attual Sndaco dell’Università di qsta t.ra di Rende, il qle age ed interviene alle cose infratte per nome e parte di essa Università e Cittadini in essa presenti e succ.ve fut. E sponte have asserito ed asserisce con giuramento toccate le Scritture in pre.za di me Notaro per ragioni del mio public. Ufficio, come tenendo presso di se gli atti dell'elezzione de Governanti di q.sta t.ra in forza di Provvisioni del S.R.C. osservate dalla Regia Corte della Città di Cosenza; con le quali si è tolto all'Ill.tre Marchese della Valle utile Padrone di essa terra il preteso dritto di conferma: E per conservarsino a futura memoria l'ha consegnati à me Notaro per inserirli originalmente nel p.nte pub.co atto, come s’è adempito, e sono V3 Inserasur 305


De quibus omnibus sic peractis pref.s Sindacus D. Joseph Pastore requisivit nos, ut pub.eum conficere debemus actum. Nos autem . Quia. fecimus. unde. Idem qui supra U. J . D. atque Not.s Joannes Ant.us Monaco". "Rende 1795. Atti di elezzione de Governanti della terra di Rende in forza di previsioni del S.R.C. osservate dalla Regia corte della Città di Cosenza". f.1 "Al Sig.r D. Marc' Ant° Ariano Reg. Govern.re e Giudice della Città di Cosenza e suoi Casali, e Pro.s Uditore di questa Regia Udienza di Calabria Citra. Il Procuratore de Particolari Cittadini della T.ra di Rende supplicando espone a V. S. aver ottenuto dal S. R. C. l'ingionte Provisioni spedite in esecuzione di Decreto interposto dallo stesso Partibus auditis e con piena cognitione di Causa, ordinantino la nuova elezzione de Regimentarj dell'Università di detta Terra, quale seguita immettersi subbito nel possesso della di loro rispettiva Carica; in quell'elezzione non debbano intervenire tutti li Ufficiali, salariati, debitori della Camera Marchesale, ed altri, che de jure vengono proibiti. Che presentandole originalmente in essa Regia Corte supplica V.S. compiacersi impartire la dovuta osservanza giusta la di loro serie continenza e tenore, e commettersene l'esecuzione dell'istesse ad un subalterna dall'istessa Corte, che meglio si stimerà. Che oltre . Protestans la salvis.". 306


f.1 tergo "Die 14 m.s februarii 1795 Cons. Per hanc Reg.am Cons.nam Curiam, eiusq: subptum Dnum Regium Gubernatorem et Judicem, ac Pro aud.a Reg.a Prov.lis Audientiae, lecto re.pto memorialem, ac visis eminentis provisionibus eum ea prefatis, expeditis Ă S.R.C. sub die 4 cur M.e, et anni, fuit provisa et Decre.to, quod Eodem observant juxta, et execuutio eaurundem commictat, prout comm.te Mag.co d. Serafino Stranges het Lon.te hujus reg.e Curie, ad finem . Dantes. Mandantes., et ita. Marcus Ant.us Ariani:e Nicolaus Assisi act.us f. 2 - 5 "S.r Fran.cus Caccia Dnus Miles U.J.D. Regins Cons.re; et comite Comd. Mag.cis Officialibus Regiae Audientiae A.ius, Regiae Curiae Vic et Curiae loc.li ins. Sign.rs qlm. in hoc S.R.C fuit pnta ig.s comp. Reg.e V3= adest pr tota in f.a= Nel S.R.C.; e presso gli atti compare il Proc.re de Particolari cittadini della Terra di Rende in Prov.a di Cosenza, e dice come avendo preteso q.lla Ill.tre Posseditrice Marchesa della Valle esercitare l'abbusivo dritto di confirma de Sindaci, ed Amm.ri pro tempore della Terra med.ma; furono nell'obbligo i p.li (=principali) del Comp.e (=comparente) di ricorrere alla giustizia di q.to (=questo) Tribunale, chiedendosi di togliersi affatto tale abbuso, non mai abastanza riprovato dalle leggi e dalle Prammatiche: furono quindi a 4 maggio 1792 pre.te provisioni ordinati, che nell'elezione facienda non fussero intervenuti gli Officiali, e li Amministratori dell'Ill.re Marchese, ne altri dalle legi proibite, ma quella si fusse fatta 307


nel tempo solito secondo la forma de Reali Ordini, e quella legitimamente seguita gli amministratori nuovamente eletti subito fussero immessi nel possesso dei rispettivi Offici, senza che l'Ill.re posseditrice, o i suoi officiali avessero ardito impedire tal possesso sotto pena di Dj 1000, ed altro ad arbitrio del Com° f. 6., Convocatosi il Parlamento per l'Elezione fu quella mercé tali ordini pacificamente eseguita, e senza disturbo alcuno, sibene molti furono stati tentativi di quella Ill.re Mar.sa nella regia Udienza Provinciale di Cosenza per impedire l'osservanza, e l'esecuzione del Consiglio, e d'aver mano nell'Elezione suddetta onde far quella sortire in persona di sua divozione, e di aver lei la massima ingerenza negli affari, e nel governo degl'interessi del publico; Furono gli atti di tale Elezione trasmessi in questo S.R.C. f. 20 e seguenti; ma nel susseguendo anno 1793 per parte de p.li (= principali) del com.te (= componente) si domandò con supplica l'atem maggiore che si fusse da questo supremo Tribunale abbolito l'abbosivo dritto de conferma degli Amm.ri pro tempore, e ciò a norme degli Ordini Generali emanati dalla Maestà del Sovrano nel 1770; e furono quindi mandati gli atti in exped.e (= espeditione) f. 60 e 61. In questo stato di cose fu ad istanza dell'anzidetta Marchesa della Valle, da cui si domandò che l'Elezione fatta si fosse per suffraggi segreti fatta (= ripetuta), e che non si fusse dato il possesso alli Eletti, se prima non venivan costoro confermati p.ma dall'Il.e sua P.le (= principale) e nel mese di agosto fu però ordinato dal passato Com.e Mar.se Piscopagano, che citra prejudicium jurium partium resta sup.nes super porrectae pro particularium Civium terrae Rennarum f. 59 in 308


proxima Electione facienda Mag.m del Regimine supra Universitatis Rennarum fiat nominatis per dictam Univ.tem, et confirmatio unius, ex tribus nominandis, per detta March.a Vallis Siculae, et post administratorum eligendorum et per eandem Ill.em Marchesam confirmandorum. Date in mense augusti cur. anni.. E di un tal decreto emanato a 26 aprile 1793 mentre pendeva la decisione della causa, e gli atti erano già in espeditione, se ne produsse il gravame da tutti i ricorrenti Cittadini di quella Terra f.77; con il dispositivo della Maestà del Sovrano della data 11 Mag° 1793 fu inculcata al S.R.C. l'esecuzione degli ordini del 1776 con i quali veniva tolta al possessore la facoltà di confirmare gli ammin.ri Eletti in publico parlamento. Malgrado ciò essendosi differita la decisione della causa fu a nuova petizione dell'Ill.re Marchesa della Valle, ordine del Sig.r Com° de Andreis in data del 12 luglio 1794, anche in audienza parte, e senza affatto requirersi il comp.e con altro decreto del tenore seguente: mandant partes ad aud.am (= audiendam) provisionem faciendam per S.R.C. super nova Electione Et interim pendente da prime facienda exervent veteres amm.res de anno 1791 in 1792, et si reperient impediti observet ordine retrogreto, e fu spedita in oltre l'inibita alla regia Udienza, e Corte inf.e f.87 ed in tal guisa eseguito". Finalmente essendosi proposta la Causa Gen.le al degnissimo Sig.r D. Franc° Garcia, intese le parti, fu da S.R.C. a 26 del passato gennaio di questo corrente anno 1795 emanato il Regio Decreto: "Visa supradicta f.77, per S.R.C. provisum, et decretum est, quod suspenso decreto diei 26 aprile 1793 f. 76 a 1° pro eseguitione. Regalium ordinem generalium diei 13 7mbris 1776 f.84 non esse locum petitis per Ill.m 309


Marchesam la Valle hac hiud (= hoc situm?) . In esecutione di tal decreto del 5. C. già passato in giudicato devonsi dar gli ordini per farsi l'elezione dell'anno corrente a norma di esso decreto, e senza veruna ingerenza dell'Ill.e March.a per l'abbusivo titolo della comparente. Che perciò ricorre il procuratore del Comparente in esso S.R.C. e fa istanza darsi gli ordini per d.a nuova Elezione del corrente anno nella quale non intervengono affatto gli Officiali ed altri aggendi della detta Ill.re Marchesa nella medesima ardisca impedire agli amministratori Elegenti il possesso sotto pretesto dell'Abbolito abbuso della conferma, ma che i P.li (= principali) del Consiglio p.e componenti l'Università di quella terra in tutto, e per tutto si servino di loro raggioni in tutte l'Elezione faciende, il tutto à tenore dell'anzidetto lodato Regio disposto dal 1776, e del sopra esposto decreto del detto S.R.C. del 26 genn° corrente anno, e così dice e fa istanza .. et omni alia m. m. salvis .. Qua comparitione visa fuit interpositum sequens decretum V3: die 4 ms febr.i 1795 Neapolis. Per Dnum Militem U.J.D. Franciscum Caccia Regium Consil.m et Causas Comitatum. Visis actis, decreto interposto per Ill.m March.m D. Didacum de Andreis tunc causae Comm.us sub die 26 aprilis 1793 f. 76 at°, alio decreto per eundem commiss.um interposito sub die 12 juli elapsi anni 1794 f. 87 at., decreto S.R.C. lato relationem nunc prefati Dni Causae Commissarij sub die 26 janurarij huius anni f.103; quo mediante fuit ordinatum quod suspenso decreto Dni Causarum commissarij diei 25 aprilis 1793 d° fol.76 a t° pro esceque.m Regium Ordinem Generalium diei 13 7bris anni 1776 f. 84; non esse locum petitis per Ill.am March.am LaValle, eiusque notificatione f.104, ac Reg.le (= retro portata) comparitione; 310


provisum et decretum est, quod pro executione precitati decreti S.R.C. de d.ta die 26 Jaunuraij huius anni rep.ta (= retro p.ta) Universitas Terrae rendarum utal jure suo in conficienda nova Electione huius anni magnificorum de Regimine Universitatis pet.e. Pro cuius effectum fiat nova Electio dictorum magnificorum de Regimine dicte Universitatis more, et loco soliti per suffragia Civium secreta, et in p.mis q.bus Regiarum Prammaticarum, et jurium impedimenda non obstent. In qua nova Electione facienda non interveniant, neque eligant debitores Universitatis petae, liticantes cum eadem. neque officiales, atque administratores Ill.tre Possediticis aliusque Ă jure proibitis, quibus obsunt impedimenta Regiarum Prammaticarum et jurium. Qua electione legitime esecuta, admones noviter electi statim immutatur in possessionem eorum respective munerum, et tam Illustris Posseditrisc, quam eiusque magnifici Officiali non auserant impedire possessionem praedictarum sub paena Ducatorum mille = fisco Regio, vel aliarum, ad arbitrium praefati Domini Causarum Commissarii = Quaranta actorum Mag.r (= magister) Francione Ita = Ideo vobis ut supra jam dictis dicimus Committimus, et mandamus, q.nus receptis presentibus dictum praeisertum decretum omniaque, et singula in ea contenta ad inquem absunt et abj.re faciatis jiusta sui seriem continentia et tenorem aliis .. Datum Neap. Die 4 ms Februani 1795. Frac.us Caccia U.J.D. Marcus Ant.us quaranta F.le Gregorius Francione 311


"Ferdinandus IV per la Dio Grazia Re.

" D. March'Antonio Ariano Dr di ambe le leggi Reg° Governatore e Giudice per Sua Maestà, Dio Guardi, nella Regia Corte di questa Città di Cosenza e Casali, e Pro rea.le della regia Udienza Provinciale. Algozeni, e servienti di questa Regia Corte, ed ogni altro, a chi spetta ins.m .. saprete, come in essa per parte del Procuratore de Particolari Cittadini della terra di Rende sono state presentate le seguenti Provisioni del S.R.C. V3: Dr Frac.us Caccia D.nus ecc. integralmente trascritte la previsione del 4 febbraio 1795: indi riprende dopo del nome di: "Gregorio Francione = Adest Signum. E colle suddette provisioni preinserite è stato presentato memoriale de tenore seguente = Al Sig.r D Marc'Antonio Ariano Regio Governatore e Giudice della Città di Cosenza e Casali, e Pro Med.e di questa Regia Udienza di Calabria Citra .. Il Procuratore de particolari Cittadini della Terra di Rende supplicando espone a V.S. aver ottenuto dal S.R.C. l'ingiante provvisione spedite in esecuzione di decreto interposto dallo stesso, Partibus auditis, e con piena cognitione di causa, ordinantino la nuova elezione de Regimentarij dell'Università di detta terra quale seguita immettersi subito nel possesso della di loro respettiva carica; In qual'Elezzione non debbano intervenire tutti l'Officiali salariati, Debitori della Camera Marchesale, ed altri che de jure vengono proibiti;

312


che presentandole originalmente in essa Regia Corte, Supplica V.S. compiacersi impartire le dovute osservanze giusta la di loro serie, continenza, et more, commettersene l'esecuzione dell'istessa ad un sub.no dell'istessa C.e che meglio si stimerà. Che oltre. Protestans. salvis. In dorso di qual memoriale è stato impartito il seguente Decreto V3: = Die 14 februarij 1795 Consentie. Per hanc Regiam Consentinam Curiam, is usq: sub petum Domnum Gubernatorem et Judicem, ac Pro auditorem Regia Audientiae, lecto reptum memoriale, ac visis inseriatis provisionibus cum ea praesentatis, expeditis a S.R.C. sub die 4 curr.e mese et anni, fuit provisum, et decretum, quod aedem observent juxta. et exeg° earundem comm.e, pro ut comm.to Mag.co D. Serafino Stranges Actuario honorario huius Regiae Curiae, ad finem. Dantes. Mandantes. et ita. Marcus Antonius Ariani e Nicolaus Assisi actuarius. Che però dicemo, commettimo à Voi sudetti, trasferendovi nella sudetta Terra di Rende per li giorni di Giovedì, Venerdì e Sabato della vegnente settimana, che si numereranno li 19, 20 e 21 del corrente mese di febrajo ed anno 1795, publicherete banno per tutti li quartieri e luoghi soliti, e consueti della suddetta terra, che chiunque vuole intervenire de Cittadini alla sudetta Elezzione de Reggimentarj da noi come sopra facienta, la mattina ad ore diecesette del giorno di Domenica, che si conteranno li ventidui dell'istesso corrente mese, ed anno si conferischino nel solito luogo, che = dove si convocano i Parlamenti; che quivi all'ora suddetta in pubblico Parlamento e per suffragi secreti si procederà alla elezzione sudetta. 313


Bene inteso, che si guardino sotto la pena in dette provisioni comminata, d'intervenire nell'espressata Elezione l'Officiali salariati dell'Ill.e Posseditrice, né debitori dell’Università, né coloro, che tengono liti colla medesima; né altri, à quali ostassero impedimenti della Regia Prammatica, in tutto servata la forma delle sudette preinserite provisioni, e non altrimenti; Ed acciò il contenuto del presente venghi alla cognizione di tutti, e nessuno allegar possa causa d'ignoranza, affiggerete copia del presente nella piazza, e muri soliti della sudetta Terra di Rende, e quindi referirete

l'atto della

pubblicazione, affissione, e defissione; Tanto eseguano, e così. Il presente. Cosenza lì 14 febbrajo 1796. Serafino Stranges Mastrodatti Deputato". f.11 Copia. A di ventidue Febrajo mille settecento novantacinque Rende ad ore diciassette. Congregati in Publico Parlamento avanti il Sedile di questa Terra Di Rende luogo solito a farsino simili atti precedentino li soliti banni affissi e publicati per tre giorni continui dall'ordinario servente Domenico Stella ed il suono della campana ut moris est .. coll'assistenza, presenza, ed intervento del Signor Serafino Stranges Mastrodatte Onorario della Regia Corte di Cosenza e Casali, a chi (= al quale) si era commessa l'esecuzione di Provisioni del S.R.C. de 4 Febrajo Corr.te anno. il Mag.co D. Nicola Imbardelli attuale interino Sindaco dell'Università di questa sudetta Terra, All'infratti Cittadini componentino la sana parte dell'istessa in numero opportuno.

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D. Rafaele

Magdalone

D. Michele

Pittò

D. Bal.re

Vercillo

Vinc°

Russo

D. Gaspare

Vercillo

Mich.

D. Bartulo

D. Carlo M.a Perugini

Gaetano

Prucino

D. Gio Batt.a Vercillo

Giov.

Lio

Mro Vinc°

Martino

Franc°

Scaglione

Franc°

Laurella

Dom°

Salerno

Mro Gius.e

Spina

Gius.e

Russo

Pietro

Scola

Mich.

Iantorno

Lorenzo

Iorio

Pietro Mich.

Cajra

Pietro

Scaglione Delia

Diego

Rende

Mro Domen° Martino

Carlo

Schinella

Michele

Malezzo

Gioacch.

Passarello

Giuseppe

Giraldi

Fran°

Bruno

Saverio

Palermo

Michele

Puntillo

Vinc°

Ajello

Gioacch°

Rende

Gaetano

Micieli Vacca

Vincenzo

Blasi

Mro Michele Spina

Gaetano

Mininni

Gennaro

Infusino

Giuseppe

Iantria

Franc°

Fasano

Giuseppe

Costabile

Fu proposto da detto sindaco D. Nicolò Imbardelli alli detti Congregati Cittadini, Capi di famiglia, e non soggetti a nessun impiego dell'Ill.e posseditrice March.a della Valle. Come essendosi nel S.R.C. intese le parti abolito l'abbusivo dritto di Conferma preteso dalla Ill.e Marchesa, si doveva provvedere in forza di Provisioni per suffraggi secreti e darsi 315


a med.mi immediatezza il possesso: quindi stimava proporre il nuovo regimento dell'Università di essa Terra li Mag.ci D. Giuseppe Pastore qm Michele per Sindaco, D. Ant° Pasq. Chiodi, D. Vincenzo Scaglione per eletti. Ed essendosi presi j suffraggi di detti Cittadini come sopra congregati, mediante bussola, con segni affermativi, e negativi, non solo fu detta nomina accettata, ma ben anche risultò Sindaco esso D. Giuseppe Pastore qm Michele, per primo eletto D. Ant° Pasq. Chiodi, e per secondo eletto D. Vinc° Scaglione, ch'ebbero tutti j voti secreti, e segni affermativi, e nessuno negativo. Inoltre, soggiunse detto sig.r Mastrodatta D. Serafino; qualmente in adempimento di dette Provisioni dal Medesimo S.R.C. si dovesse dare alli detti Amministratori eletti immediatamente il possesso delle rispettive cariche; Per il che fe chiamare il sudetto D. Giuseppe Pastore qm Michele, e nel medesimo atto consegnò allo stesso il Suggello e il Libro de Parlamenti di sudetta Università e lo pose nel possesso di Sindaco, che venne applaudito con piacere di tutti j cittadini congregati. Restando J. Ant° Pasq. Chiodi per primo e J. Vinc° Scaglione per secondo Eletto servata la forma soliti. E così fu conchiuso, e determinato. Serafino Stranger Mastrodotta Deputato. Dr Notar Giovanni Antonio Monaco Cancelliere. .//. E' uniforme al suo originale esistente nel Libro del Parlamento presso di me sottoscritto ed in fede. Io Dr Giov. Ant° Monaco di Rende pubb.e regio Notajo - Cancelliere di questa Università richiesto ho segnato.

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Segue un Manifesto o BANDO riproducente l'ordine dato dallo Stranges contenuto nei fogli 6 - 10. Sono 5 doppi fogli addossati che misurano m. 1.25 x m. 0.40. In ultimo si legge: "E' uniforme al suo originale esistente al presente presso di me sottoscritto ed in fede .. Rende 18 Febr° 1795 /./ Dr e N.r Monaco Cancelliere". A tergo dello stesso manifesto manoscritto si legge: "Die ingesima secunda ms Februari Millesesimo septigentesimo nonagesimo quinto. In hac terra rendarum. Dominicus Stella Serviens. cum juramento retulit mihi subscripto, sub die decima nona currentis Mensis, et anno publicasse retroscriptum bannum, omniaque: in eo contenta per locos solitos, et consuetos hujus Terrae Rendarum, et affigisse presentem Copiam in publica Platea; Presenti pro testibus Andreas rende, et Dominico Greco qm Ignatii dictae Terrae; Et hodie supradicto Die le fixisse copiam praedictam; Presenti pro testibus

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Dominico de Luca, et D. Josepo Cajetano Idari ejus terrae, et ad fidem . .//. Seraphim Stranges actuarius hon ex Relat.e Deputatus". Nota:Non si riproduce il BANDO perché esso contiene per intero il DECRETO e l’ORDINE di S.M. e S.R.C. come sopra scritti. Ma si nutre la speranza che il suo contenuto venga riprodotto su un monumento di pietra a memoria della vittoria conseguita dalla Municipalità di Rende.

*** L'atto di deposito fatto

dal Sindaco D. Gius.e Pastore q.m

Michele il 25 aprile 1795 chiudeva tutta una fase storica conclusasi con l'abolizione del diritto, preteso dal titolare del feudo, di confermare gli amministratori dell'Università liberamente eletti. Dopo tale abolizione l'elezione degli Amministratori doveva avvenire per convocazione dei congregati cittadini, capi famiglia, nel luogo solito davanti il sedile, detto il Seggio, precedenti li soliti banni affissi e pubblicati per tre giorni continui dall'ordinario servente, allora Domenico Stella (o Stillo) ed il suono della campana ut moris est, per suffragi segreti, espressi per segni positivi o fave, e per segni negativi o ceci, colla presenza ed asistenza ed intervento del Signor Serafino Stranges mastrodotta onorario della regia Corte di Cosenza e Casali, a favore o contro la terna componente il Sindaco, il 1° eletto, e il 2° eletto, proposta dal Sindaco uscente; non dovevano partecipare all'elezione gli Ufficiali salariati dal barone, utile padrone del feudo, né direttamente,

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né per interposta persona, né dovevano parteciparvi i debitori dell'università, né chi aveva liti con essa, o impediti dalla legge. Agli Amministratori così eletti, cioè al Sindaco, al 1° e al 2° eletto si dava subito il possesso della rispettiva carica, mercé la consegna del suggello, della Pandetta e del Libro dei Parlamenti, senza che l'utile padrone osasse opporsi a tale consegna di possesso, pena il pagamento di docati mille. Tali norme regolatrici dell'elezione degli Amministratori sono fissate e palesi nella prima delibera fatta per l'elezione libera del 22 febbraio 1795, in cui viene eletto il primo governo libero, composto da d. Giuseppe Pastore q.m Michele per Sindaco, d. Ant° Pasq. Chiodi 1° eletto e D Vinc° Scaglione 2° Eletto, che era la terna proposta dal Mag.co D. Nicola Imbardelli, allora Sindaco Interino, da tutti accettata, nemine discrepante. Se qualche studioso di diritto comunale volesse leggere in originale l'elezione suddetta, potrà farlo consultando il "Libro dei Parlamenti Dell'Università di Rende per gli anni 1789 - 1802", in conservazione presso l'Archivio antico del Comune di Rende. A tale prima delibera della libertà amministrativa, credo opportuno far seguire testualmente la delibera consiliare del 17 gennaio 1773 che è la prima ad essere registrata nel "Libro de Parlamenti 1773 - 1788" anch'esso conservato nell'Archivio antico del Comune di Rende. In essa appare specificato il sistema di elezione del Reggimento applicato prima delle innovazioni apportate dal decreto del 1762 e riflesse nella retroscritta delibera del 22 febbraio 1795. 319


DELIBERA CONSILIARE DEL 17 - 1 - 1773 "Congregati in Pubblico Parlamenti avanti il Sedile di questa terra di Rende, luogo solito a farsi simili atti, precedente il suono della campana, Editti in Scriptis, i Banni, emanati dall'ordinario serviente Dominico stillo, ut moris est, coll'assistenza, presenza e Intervento del Signor Saverio Michele Conte Luogotenente ad hanc actum destinato dall'Ill.mo Sig.r D. Domenico Marigliano Aggente Generale di S.E. la Signora Marchesa della Valle, mediante impedimento del Dr D. Vinc° Ant° Nicoletta Governatore e Giudice di questo Stato di Rende, infermo in letto, il Signor D. Michele Vercillo di Cesare attuale Sindaco di detta Terra; l'Infratti Cittadini, ed altri al numero eccedente, non che opportuno V3= D. Giuseppe Pastore q.m Franc.i

D. Pasquale

Pastore

D. Michele

Ponzo

D. Carlo

Perugino

D. Michele

Guccione

D. Gius.e

Perri

D. Cesare

Vercillo

D. Franc°

Vite

Signor Antonio Pellicoris Mag° Sav°

Misurelli et altri

Fu proposto dal Sig. Sindaco D. Michele Vercillo alli congregati Cittadini V3: sappiate miei signori Cittadini, come trovandomi jo occupato da legittimi impedimenti per li quali non posso, né devo più sostenere la carica di Sindaco, e servire le Signorie Vostre; quindi nello stesso tempo che depongo, e rinuncio una tal carica, sono nell'obbligo di venire all'elezione del nuovo Reggimento per lo governo sino a maggio dell'entrante anno 1774; ed a tale effetto propongo a tutti loro 320


miei Signori tre soggetti galantuomini benestanti affinché dalla prefata E.S. giusta li suoi jussi, e anrtichissimi Privileggi, sia prescelto uno per Sindaco, chi meglio li parerà il più abile e idoneo, e sono li Signori D. Vitale Perugini, D. Giovanni del Bianco e D. Baldasarre Zagarese: Quali appena proposti furono pari voto et nemine discrepante universalmente applauditi, ed accettati da tutti, dicendo sono buoni sono ottimi; Et Sic conclusum fuit Saverio Michele Conte Luogotenente Michele Vercillo Sindaco - Nr Saverio Mazziotta". Nella delibera consiliare del 7 febbraio 1773 del Governatore e Giudice D. Vinc° Nicoletta "è stato proposto alli Congregati Cittadini V3: Sappiate Signori Cittadini, come essendosi rimesse la Nomina del nuovo Reggimento, seguita in Persona dai signori D. Vitale Perugini, D. Giov. del Bianco e D. Baldasarre Zagarese, S. E. Padrona, la Signora Marchesa della Valle: la medesima a tenore de' suoi jussi, e Privileggi, ave prescelto per Sindaco detto il Signor D. Vitale Perugini: Il che appena profferito risposero tutti viva vore, et nemine discrepante, dicendo è buono, è ottimo e l'accettamo con tutto nostro piacere, e se li fusse dato il possesso, al quale fu immesso mediante la consegna del sugello universale fattali dall'Ordinario Cancelliere. Et sic conclusum, nemine discrepante. Dottor Nicoletta - Nr Mazziotta cancelliere". Tra i Cittadini convocati vi erano: i Mag.ci d. Gius. Zagarese, d. Mich. Guccione, d. Michele Mascaro, D. Paolo Mazziotta, nonche i Mag.ci Matteo Cucumo, Christoforo Santanna, D. Giu.e Pastore q.m Fran°, D. Ignatio Mandarini, Franc. Spina, Carlo Benincasa, Gennaro Loizzo e altri. In altri assembramenti sono presenti il M.co Michele Vercillo qm Francesco che è figlio di Francesco e di Teresa Perugino; i mag.ci D. 321


Michele Vanni, D. Nicolò Imbardelli, Mauritio Petrone Apa, D. Nicolò Morcavallo, D. Rafaele Magdalone, Salvatore Magadalone, Rafaele de Bartolo, ecc. Argomenti affrontati e decisi dalla gestione del Sindaco D. Vitale Perugini sono: la nomina dei procuratori dei Monti di Pietà, Morcavallo e di altri; il calmiere; la nomina di due avvocati procuratori dell'Università per difendere gl'interessi cittadini in Napoli e in Cosenza; la determinazione della Tassa Universale inter Cives per soddisfarsene i pesi universali e la formazione del Libro Fiscalario per la ripartizione dei pesi tra i cittadini; nonche l'incanto del vino e dell'annona, e di altri appalti. Cade opportuno rilevare che nel medesimo "Libro de Parlamenti 1773 - 1788" si rinvengono altre delibere importanti per la storia della comunità cittadina, relative alla formazione della Tassa Universale, di cui si dà qui la copia integrale del Libretto Originale nel volume terzo; nonché relative alla convocazione al Vaglio per ragioni del Tremuoto del 1782; e relative infine al passaggio del governo in mano ai Vanni, D. Michele e D. Domenico, il noto rivoluzionario che finì i suoi giorni in Isola. L'anno 1782 è ricco di avvenimenti rilevanti. Il 13 gennaio alla presenza ed intervento del D. Sigr D. Gaetano Gatto, Governatore e Giudice, e del Sigr D. Pompeo Zagarese attuale Sindaco, e alla presenza dell'infratti Cittadini - Mag.ci D. Gius.e Pastore di Michele, D. Bernardo Vercillo, D. Gius. Cucumo, Gius. Landi, D. Nicolò Morcavallo, D. Sav° MIchele vercillo, Pietro Morrone, Gius.e Perogini 322


e altri, è stato proposto dal detto Sindaco Pompeo Zagarese, come il Signor D. Pasquale Vercillo, Barone di San Vincenzo, pretendeva impedire l'uso delle sue terre di Cocchiano come campestri. Interpellato dal Sindaco, il pubblico intervenuto non consentì alla proposta di aprire lite. -Il 12 maggio, alla proposta del Sindaco Pompeo Zagarese di nominare la terna per il nuovo governo, il pubblico convocato - tra i quali i Mag.ci Gaetano Perogini, D. Gio Battista Vercillo, D. Michele Mascaro, D. Nicolò Vercillo, D. Gaspare Morcavallo ed altri - volle riconfermare il medesimo governo del Sindaco D. Pompeo Zagarese; e così fu concluso. Nel contempo furono nominati per deputati alla Discussione dei Riveli sem.ti li Mag.ci D. Giacomo e D. Gio Battista Vercillo, accettati da tutti. -Il 12 giugno in San Fili, il Governatore Gatto nomina per suo sostituto D. Giovanni Perri, non potendo di persona assistere in Rende al Parlamento per l'esibizione dei deputati della Tassa Fiscalasia. Il 13 giugno, previa affissione dei cartelli e banni pubblicati dal servente Dom° Stillo q.m Costantino, si passò all'elezione dei Deputati per la confezione del Libro Catastale per il corrente anno (vedi vol. terzo, che è quello conservato ancora nell'Archivio antico del Comune di Rende). Furono proposti dal Sindaco Pompeo Zagarese per Deputati per la Tassa Fiscalaria i Signori D. Giacomo Vercillo, D. Bernardo Vercillo, Signor Giuseppe Perri, Sr. Matteo Cucumo, Carlo Benincasa e M.ro Celestino Landi, che furono da tutti accettati. - Il 23 giugno 1782 al primo incanto per l'esazione della tassa Fiscalaria non vi fu offerta veruna. - Il 14 luglio oltre ai deputati per l'Annone, furono nominati a 323


Deputati Revisori delle partite dei Deputati che avevano formato la Tassa Fiscalaria, li Mag.ci D. Rafaele Magdalone e D. Giu.e Pastore di Michele, che furono viva voce applauditi.- Nella convocazione del 28 luglio sono nominati i Sindacatori del Goivernatore D. Gaet° Gatti che ha deposto l'ufficio._ “A 14 febraio 1782 Rende, e propriamente nel Vaglio Congregati processionalmente tutti li Abitanti di questa terra per causa delle continue scosse di Tremuoti” (1); e propriamente li Signori D. Giov. Ant° e D. Rafaele Magdalone e altri fu proposto a congregati processionalmente Cittadini dal Mag.co Sindaco D. Pompeo Zagarese docati 100 per la fabrica dell'Immacolata (non completato, seguono tre fogli bianchi). Del tremuoto si farà parola anche nella delibera dell'11 maggio 1793 Rende. "Congregati in pubblico Parlamento avanti il sedile, luogo solito ecc., alla presenza dell'attuale Governatore Dr. Sig.r Pasquale Pallone e dei Magnifici del Reggimento, cioè D. Pompeo Zagarese Sindaco, D. Gio Battista Vercillo 1° eletto e D. Gaetano Perogino 2° eletto, ai Cittadini Congregati

(1) Per il terremoto del 5 febbraio 1782 la terra tremò due volte in quel giorno, alle ore 12,30 e alla mezzanotte, cioè, e una terza volta alle ore nove di sera del 28 marzo (F. Kostner "Terremoti in Calabria", f.33). Le scosse però, anche se non con la violeza delle prime, continuarono per tutto l'anno 1783, ripetendosi parecchie volte al giorno. Una scossa si ebbe proprio mentre il popolo unito in parlamento al Vaglio (e non al Seggio) il giorno 14 febbraio 1782, per cui ogni decisione rimase interrotta. Un fenomeno proprio di quel tempo è il "caos di una completa anarchia e il pieno sconvolgimento della Gerarchia", che, alimentato dalle idee che venivano di Francia,

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portò ad uno stato di generale rivoluzione dell'organizzazione sociale, che a rende si concretizzarono in un'azione di rivendicazione di libertà degli obblighi feudali. Un esempio è la refuta delle Terne proposte dal Sindaco nonché le azioni giudiziarie imprese contro le pretese della Marchesa.

M.ci D. Mich. Vanni, M.co Michele Perri Andrea Lamanna M.co Cristofaro Santanna D. Vitale Perogino Gennaro Stillo Gius.e Di Buono Gaetano Lento Ant° Stillo Francesco di Gennaro Ant° Pasq.le Pellicorio Vinc° Forte Giuseppe Volpentesta Rafaele Greco Ignazio Rovella Franc° Fasano Biasi Cosco D. Rafaele Magdalone Saverio Gabriele Dominico Stella Michele Scaglione Luigi Rovela Gaetano Caputo Gaetano Lista Ant° Arabia Domenico Iorio Antonio Rende Paolo Mazza Domenico Scaglione Vincenza Di Martino Domenico Loizzo Pasquale Chiappetta Pietro Renne Gaetano Costabile

Maurizio (Petrone) Apa Saverio Prezia Ant° Capizzano Vinc° Di Buono Domenico Salerno Gaetano di Francesco Francesco Pastore Francesco Biscardi Giuseppe Perogino Nicola Garuoppo Gaetano Tanne Giuseppe Lamanna Pietro Michele Pastore Giovanni Russo Gaetano Caldararo Gaetano Perogino fu Saverio Pasquale Turco Giovanni Morrone Brasarello M.co Pietro Vita Antonio Dodaro D. Gennaro Rovella Diego Russo Giov.i di Francesco qm Gaetano Antonio Santapaola Vincenzo Rizzo Gaetano Caira Ant° Guido Ant° Spina Franc° Spina Pietro Vivacqua Ant° Coscarello Diego Di Buono Francesco Santanna Gaetano Principe 325


Frac° Bruno Ant° Martino Marco Ant° Rango Santo Spizzirri Gaetano Mauro Paolo Aloise Franc° Iorio Gaetano Micieli Marco Prezia Natale Stillo Gaetano Cosentino Carmine Benincasa Pasquale stella D. Bernardo Vercillo Antonio Salerno Giu.e Greco Saverio di Francesco D. Michele Mascaro D. Antonio Pellicorio

Ant° Greco Santo di Buono Rafaele Plastina Domenico Iorio Gennaro Rizzo Domenico Ciancio Giovanni di Francesco D. Gabriele Stella Diego Iacuccio Gaetano Golia D. Carlo Perogino Antonio de Simone Nicola de Simone Leonardo Pranno Gaetano Biscardi Giacchino Presta Gius. Simone Giancolonna Gaetano Ingiungi

Fu proposto da detto Mag.co Sindaco D. Pompeo Zagarese, come stante l'aver completato esso Reggimento il tempo della sua amministrazione, dovea egli far la Nomina di tre soggetti per il nuovo Reggimento di essa Terra, accio S.E. la Signora Marchesa della Valle Mendozza a tenore dei suoi antichissimi dritti di eliggere, e confirmare, eligesse e confermasse per sindaco uno di essi tre. E quindi nominò per nuovi reggimentarj le persone di M.co D. Cesare Vercillo, D. Michele Ponzo e D. Saverio Michele Vercillo. Ed essendo in seguito ricevuti i suffraggi segreti di detti cittadini come sopra congregati, alquanto scostati da detto luogo, che è stretto, circondato da edifici, e pericoloso per causa del corrente Tremuoto, e ridotti sotto la Lamia del cortile del Palazzo appellato il Castello, sporgente a una Spaziosa Pianura, furono

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detti tre soggetti esclusi con pluralità di voti negativi, proferiti separatamente ad uno ad uno all'orecchio di detto Governatore e di me sottoscritto ordinario cancelliere. A quell'effetto essendosi da detto Sig.r Governatore imposto al detto Mag.co Sindaco di procedere alla nomina di altri tre soggetti, per la seconda volta nominò D. Michele Guccione, Dr. D. Nicolò Perogino e D. Giuseppe Pastore qm Francesco. Ed essendo stati costoro anche eslusi per mezzo di suffragi segreti come sopra s'impose di nuovo da esso Sr. Governatore al detto Mag.co Sindaco accio per la terza volta avesse proposto, e nominato altre tre persone. Ma come il medesimo Mag.co Sindaco non volle nominare per detta terza volta altri tre soggetti, fece la stessa richiesta Nomina il suo 1° eletto D. Gio Batt. Vercillo, il quale nominò per nuovi Reggimentari li magnifici D. Giuseppe Pastore di Michele, D. Michele Vanni e D. Niccolò Imbardelli. E come similmente per suffraggi segreti non piacque detta terza nomina ad esso pubblico Congregato, restò privo detto Reggimento del Dritto di ulteriormente nominare, e per conseguenza essendo la Nomina decaduta all'Università, stante la descritta triplice nomina rifiutata; gli stessi Cittadini elessero in concorde suono, nemine discrepante la persona del Mag.co D. Rafaele Magdalone, acciò a nome di detta Università avesse fatto detta Nomina di Persone abili, Benestanti e timorate di Dio. Essendosi pertanto da detto M.co D. Rafaele Magdalone preposte e nominate per eletti nuovi Reggimentari le Persone delli Mag.ci D. Vitale Perogini, D. Michele Pastore e D. Giusep.e Scaglione, fu dalli stessi Cittadini, per voti segreti, accolta detta Nomina, senza la menoma 327


discrepanza, anzi con piena soddisfazione, e piacimento di tutti. E così fu concluso, e determinato. Pasquale Pallone Governatore Giudice. Notar Saverio Mazziotta Cancelliere -. A 13 maggio 1783 In Rende. L'elezione del 14 febbraio 1782, oltre all'anomalia relativa al lungo di riunione, offre l'esempio di una riunione interrotta, quella del 13 maggio 1783, è l’esempio di una delibera con ricorso della Marchesa avanzato alla Corte Marchesale a salvaguardia di suo diritto: un caso veramente unico, mai verificatosi. Nel detto giorno 13 maggio 1783 fu congregato Pubblico Parlamento avanti il Sedile, ut moris est, gl’infratti Reggimentarj, cioè D. Gio Batt. Vercillo 1° eletto e D. Gaetano Perogino 2° eletto, coll'assistenza del Governatore e giudice Dr Sig.r D. Pasquale Pallone della medesima Terra e suo Stato, ai Congregati Cittadini V3: Dr D. Gio: Ant° Magdalone

Mag.co Cristofaro Santanna

Ottavio Monaco

Domenico Greco qm Ignatio

M.co Antonio Pellicorio di Giov.

Nicola Forte

Diego Costabile

Antonio Bruno

Stefano Rodi

Bernardo Arabia

Santo Dominico

Stefano di Luca

Michele greco d'Ignatio

Giovanni di Francesco

ed altri "Fu proposto e manifestato da detto S.r Governatore e Giudice, come in seguito alla Nomina, o sia Elezione dei nuovi Reggimentarj di questa Terra canonicamente fatta a caduta Domenica prossima scorsa 11 del 328


corrente mese di maggio sulle persone delli Mag.ci D. Vitale Perugino, D. Michele Pastore, e D. Giuseppe Scaglione, era in questa Corte comparso con formale istanza il M.co D. Sav° Michele Conte Erario loco feudi di S. E. P. la signora Marchesa della Valle Mendozza, e colla facoltà, che costui avea, intendendo a nome della preposta Ecc.a eligere, e Confermare in Sindaco uno di essi tre nominati, a tenore dell'antichissimi Dritti della sudetta, avea eletto, e confermato la persona di detto M.co D. Vitale Perogini, ed avea insiememento fatto istanza di darsi al medesimo il legittimo possesso servata la forma del solito; onde situata detta formale istanza nel libro del Parlamento di detta Terra, esso Sr Governatore soggiunge esser suo dovere aderire alla giusta domanda del detto M.co Erario presente in tal'atto. E quindi manifestato tutto ciò ad essi Cittadini come sopra Congregati, diede al sindaco M.co D. Vitale Perogino il possesso della Carica di Sindaco, ed in segno di ciò li consegnò il Libro di detti Publici Parlamenti. E così fu conchiuso, e determinato pacificamente, e quietamente ; con sommo gradimento de Cittadini. Restando alla carica di Eletti gli altri due nominati cioè D. Michele Pastore e D. Giuseppe Scaglione, prout de jure, et servata forma soliti. Pasquale Pallone Gov.e e Giud.e, Gio Batt. Vercillo 1° Eletto, Gaetano Perugini 2° Eletto, Notar Saverio Mazziotta Cancelliere". Allegato: "Nella Marchesal Corte della terra di Rende ed in presenza del Sig.r D. Pasquale Pallone Gov:e e Giud.e di essa comparisce Saverio Michele Conte Loco Feudi di Sua Ecca la Signora Marchesa della Valle, e dice come ha preinteso, che essendosi ieri l'altro fatta la 329


Nomina, o sia Elezione de' nuovi Reggimentarj di questa Terra, sia l'istessa caduta nelle persone di D. Michele Pastore, D. Vitale Perugginj e D. Giuseppe Scaglione, e come per la facoltà che ha incumbe ad esso comparte eliggere, e confirmare in Sindaco uno di essi tre nominati a tenore de deritti antichissimi di essa Sua Eccell. Principale, per ciò a nome della medesima elegge e conferma la persona del sudetto Mag.co D. Vitale Peruggini, a quale effetto fa istanza darsi al medesimo il possesso a tenore del solito, e così dice, e fa istanza ut s. Io Sav° Mich. Conte Erario fa istanza come sopra die decima tertia mensis maji Mill.no Septmj.mo octogesimo tertij Rendis Presentata per Mag.co Comparente petente. Et in fidem. Rovella actuarius. Per Marchesal Curia Status Rendarum eiusque subscriptu Dm Guber.m et Judie.m Visa supradicta comparitione ac petitione Magnificorum de Regimine hujus Terrae fuit provisum, et decretum, quod Mag.co D. Vitali Perugino electo ut supra, et confirmato in Sjndicum detur petita possessio in publico Colloquio servata forma soliti. Et ita. Datum ut supra. Pallone. Rovella act.us". Il 18 maggio 1783 furono eletti i m.ci D. Giacomo Vercillo e D. Nicola Imbardelli a deputati per la discussione di "Rivelj de seminati e prodotti di essi" prescritti de venerati Reali Ordini ed omessa tale nomina per dimenticanza del passato sindaco D. Pompeo Zagarese, approvati per pari voto e viva voce da tutti. Il primo giugno 1783 furono nominati sei deputati per dar principio alla Confezione del Libro della Tassa Catastale nelle persone 330


di D. Nicolò Vercillo, D. Nicolò Imbardelli, Gius.e Mazziotta, Franc° Sav° Idari, Celestino Landi e Bernardo Arabia. Al M.co Bernardo Arabia fu dato l'incarico di provvedere all'Annona di quest'anno, e fu spedita la procura a D. Lorenzo Scarangelli di Napoli per continuare le cause iniziate nella passata amministrazione di D. Pompeo Zagarese. A 6 luglio 1783, essendosi disposte per dispaccio regale di doversi fare la descrizione, o sia MAPPA di questo nostro Territorio" a tal effetto furono eletti ”Sei Deputati idonei, e capaci" nelle persone de Mag.ci D. Rafaele Magdalone, Bernardo Vercillo, D. Diego Benincasa, Signor Cristofaro Santanna, Giovanni Lavalle et Ant° Santo Paolo. Il 13 luglio fu finalmente provveduto agl'incanti della già fatta Tassa Universale fra Cittadini. Agl'incanti del 20 giugno e 6 luglio non vi furono offerte. Indi fu fatta offerta al sindaco da persona nominanda di voler attendere all'esazione alla ragione del 5 per cento, che rimase ed estinto di Candela a Giovanni Lavalle al 4 e mezzo per cento. Ma il 15 luglio fu presentato ricorso al sindaco ed altri offerta al 4%, fatta dal Mag.co Luiggi Rovella, contro la quale il Mag.co Gio Lavalle offerse un'esazione al 4% meno un decimo, ed a lui restò ad estinto di candela. Il 31 agosto 1783 Rende, "è stato stabilito e conchiuso in segreto Congresso convocato oggi sudetto giorno dentro la Sacrestia della Congregazione del S.S. Rosario (1) di questa Terra dalli seguenti più probbi ed assennati Cittadini di questa Università V3:

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(1) Nr Jo: Ma Gatti 10.7.1782 f 27 Rende. Il Sig.r Domenico Lenti, la ruga di S. Nicola, nel suo testamento lascia il legato di " Dj 10 di messe a grana 12 l'una in anni tre da celebrare "dentro la V.ble Chiesa del SS. Rosario sita nel Seggio".

D. Rafaele Madalone, D. Gius.e Zagarese e D. Gaspare Vercillo, D. Michele Guccione e D. Nicolò Morcavallo, D. Gaetano Perugini, D. Salv. Mich. Chiodi, Sig.r Cristofaro Santanna, Sig.r Vinc° Morrone, D. Michele Imbardelli e Raffaele de Bartolo, D. Carlo M.a Prugini ed altri; coll'assistenza del Sig. Sindaco D. Vitale Perugini e D. MIchele Vanni e Sig.r Frac° Sav° Misurelli Deputati dell'Annona, che per commodità della medesima Annona di questa Università si furono proveduti tumula quattrocento grano bianco e tumula ottocento grano d'India" sempre nella Sagrestia del SS. Rosario si provvedette il dì 31 agosto al panizzo. Nel Parlamento congregato il 30 novembre 1783 si può leggere che in adempimento de Reali Ordini, dai Deputati precedentemente nominati, coll'assistenza del Sr Governatore "si formò l'Ordinata MAPPA, descrivendosi con distintione la situazione di questa nostra Terra, con la quantità, ò qualità del Territorio, spiegandosi ancora, che questa Università possedea, come possiede, di Demanio due Corpi, uno di nome LA DIFESA con pochi bassi cespugli in tumulate 180 per pascolo di soli Bovi; E l'altro appellato LI COMUNI per uso di pascolo, e legna minute: E giacchè detto corpo della Difesa era composto di terreni fruttiferi atti alla semina, ed agricolture, in piedi della divisata Mappa si umiliò a detta Maestà Sua e Supremo Consiglio della Finanza, che per sollievo di questo povero Pubblico si potea dare a semina, per cui se ne domandò la facoltà; Mentre detta Difesa niun utile portava al pubblico sudetto, servendo per pochi Bovi, quale potrebbe anche servire

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di pascolo Sectis Legetibus, e vi era anche detto altro corpo delli Comuni e li Campestri per pascolo degli animali, siccome da detta Mappa rimessa a detto supremo Consiglio, alla quale. Indi per aver sollecitato effetto il disboscamento di detta Difesa a norma della sudetta Mappa, con separato e successivo ricorso ne supplicai la Maestà del sovrano Dio guardi, la quale si benignò rimettere la supplica a detto Ecc.mo Signore Vic.rio Gener.le D. Franc° Pignadelli, che per appuramento dell'esposto ne have incombenzato il sudetto giustissimo e zelantissimo Signor Tenente Coronello D. Raffaele qui presente, che mi have ordinato convocare il presente Parlamento, affine di sentire il Sentimento di ciascuno Cittadino. Onde propongo alle signorie VVe, che ogn'uno schiettamente dica il suo sentimento, se si debba o nò sboscare detta Difesa, e se sia utile. Ed avendo in seguito detto Sig.r Tenente Coronello inteso il parere di detti Cittadini, come sopra Congregati, ad uno ad uno separatamente, fu da tutti applaudito, ch'era utile, e profittevole per l'Università sboscarsi detta Difesa, e darsi a semina; mentre come terreni nuovi e fruttiferi promette un'abbondante raccolta di Grani cotanto scarsi in queste contrade, Spiegandosi tutti di voler Pane giacchè i Bovi avrebbero potuto cibarsi di paglia, fieno , ed altre secche erbe; A riserba di soli venti cittadini, cioè : Diego Costabile, D. Gius° Zagarese, Luiggi Rovella, Mco Carlo Benincasa, Gius.e de Buono, Gaspare Stella, Vincenzo Matalone, Michele Guido, D. Michele Ponzo, Francesco Vite, Diego Russo, Tommaso di Rose, Ant° Simone, Giuseppe Bruno, Pasquale Turco, Michele Iorio, Mauritio Petrone (Apa), Pasquale Morello, Vincenzo 333


Panno e Pasquale Chiappetta pitico: che dissero di nò senza addurre la ragione, e pochi soli dissero per le piccole frasche ivi sistenti. Contro le quali notati venti Cittadini li Regimentari, sudetti ed anche Cittadini si protestarono, dicendo che tali Persone erano sospette jure, cioè parte coloni, e Fattori di S. E. la Signora Marchesa, e parte coloni, e familiari di D. Melchiorre Zagarese, che si serve di detta Difesa per pascolo dei propri animali: Il che da detto Ill.mo Signor Tenente Coronello fu ordinato, che tali Persone se fussero anche notate per averne quelle ragioni prout de jure, conforme si è adempito. E così fu concluso, e determinato; restando col voto, e consenzo delli 167 dico centosessantasette Cittadini, componentino la maggiore e sana parte di questo pubblico, concedente ad esso Regimento ogni facoltà per proseguire il convenevole . // / / Rafaele Cosimo . /./ / / Vitale Perugino Sindaco Michele Pastore Eletto Giov.e Scaglione Eletto Francesco Spadafora Uff. Magg. Aud. .// / / Dr.e N. Giov. Ant° Monaco Cancelliere // 334


A completamento dell'intera delibera, precedentemente trascritta a metà, del pubblico Parlamento del 30 novembre 1783, si aggiunge qui la precedente parte ossia dall’inizio della stessa: “A di 30 novembre 1783 Rende. Giorno di Domenica. Congregati in pubblico Parlamento avanti il sedile di questa terra, Luogo solito a farsi simili atti, precedenti li soliti Banni inserti, e pubblicati dall'Ordinario Servente Domenico Stillo, Le sere di Venerdì e Sabato, e quella mattina, ed al suono della Campana, ut moris est. Coll'assistenza presenza ed Intervento dell'Ill. Signore D. Rafaele Corne Tenente Coronello degl'Eserciti di S. Maestà, Dio guardi, e delegato da S. E. il Signor D. Franc. Pignatelli Vic. Generale di queste due Calabrie, Li Magn. del Regimento della medesima, cioè D. Vitale Perugini sindaco, D. Michele Pastore Primo Eletto e D. Giuseppe Scaglione Secondo Eletto, coll'infrascritti Cittadini, componentino la più sana parte di questa Università, in numero eccedente nonché opportuno, e sono V3:

1 Dr D. Giov. Ant° Magdalone

93 Antonio Guido

2 D. Gaetano Perugini

94 Vincenzo Paternostro

3 D. Nicolò Vercillo

95 Salvatore Volpentesta

4 Sig. Cristoforo Santanna

96 Vincenzo La Preti

5 D. Bernardo Vercillo

97 Silvestro Castriota

6 Antonio Arabia

98 Saverio Passarello

7 Stefano Rodi

99 Antonio Coscarello

8 Michele Volpentesta di Sav°

100 Domenico Morello

9 Gaetano Martino

101 Michele Santanna

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10 Carlo Passarello

102 Antonio Capizzano

11 Gennaro Stella

103 Francesco Laurella qm Matteo

12 Raffaele Scola

104 Gaetano Fabiano

13 M.co Carlo Benincasa

105 Pasquale Monaco

14 Giuseppe Di Buono

106 Ignazio Bilotta

15 Gaspare Stella

107 Giuseppe Lio

16 Vincenzo Matalone

108 Bernardino Li Preti

17 Rafaele Morello

109 Domenico Loizzo

18 Michele Pastore Chiurisio

110 Domenco Gallo

19 Giovanni Regina

111 Saverio Curto

20 Giuseppe Morrone

112 Gregorio Stella

21 M.co Bernardo Arabia

113 Pasquale Volpentesta

22 Giuseppe Scola

114 Pasquale Ponzo

23 Giuseppe La Manna

115 Saverio Paternostro

24 Arcangelo Provenzano

116 Giuseppe Mirabello

25 Domenico Dattilo

117 Salvatore Blasi

26 Domenico Stella

118 Domenco Di Luca

27 Antonio Stillo

119 Michele Jorio

28 Mattia di Rose

120 Mauritio Petrone Apa

29 Paulo Iandria

121 Pasquale Morello

30 Diego Costabile

122 Vincenzo Panno

31 D. Giuseppe Zagarese

123 Pasquale Chiappetta piticò

32 Luigi Rovella

124 Nicola di Bartolo

33 Gaetano Mauro

125 Giuseppe Orno

34 D. Michele Vanni

126 Giovanni Volpentesta

35 D. Michele Mascaro

127 Giuseppe Belmonte

36 M.co Joacchino Gatto

128 Raffaele Greco

37 Domenico Provenzano

129 Tomaso di Francesco

336


38 Paolo Mazza

130 Michele Chiappetta

39 Giuseppe Veterj

131 Pasquale Provenzano

40 Antonio Costabile

132 Giovanni Leone

41 Vincenzo Forte

133 Pasquale Belmonte

42 Carmine Vercillo

134 Ippolito Lupo

43 Vin° Martino qm Dom

135 Pietro Volpentesta

44 Gio Scaglione

136 Antonio Morrone

45 Pietro Orrico

137 Tommasi di Buono

46 Gregorio D'Angelo

138 Giacomo Salerno

47 Michele Guido

139 Giuseppe Chiappetta

48 Marco Cajra

140 Giuseppe Verre

49 Baldasarre Micieli

141 Saverio Aversa

50 Francesco Panno

142 Michele Rizzo

51 Biasi Cosco

143 Paolo Giraldi

52 Domenico Ciancio

144 Gaetano Benincasa

53 Domenico Belmonte

145 Domenico Mazza

54 Vincenzo Ajello

146 Pasquale Lio

55 Pasquale Chiappetta qm Valeri

147 Francesco Gatto

56 Giovanno Occhiuto

148 Nicola MIcieli

57 Francesco Acito

149 Antonio Dodaro

58 Raffaele Stillo

150 Gaetano Renne

59 Saverio Provenzano

151 Gaetano Scaglione

60 Gaetano di Simone

152 Gaetano Chiappetta

61 Fedele Mazzulla

153 Francesco Antonio Micieli

62 Saverio Gabriele

154 Michele Sandelli

63 Gaetano Cosentino

155 Gaetano Salituro

64 Giuseppe di Bartolo qm Daniele 156 Gennaro Micieli 65 Gaetano Gagliardo

157 Raffaele Infusino

337


66 Marco Rovella

158 Gaetano Santello

67 Giovanni Stillo Brasella

159 Pietro Renne

68 Gennaro Giraldi

160 Michele Infusino

69 Saverio Furgiuele

161 Pietro Li Preti

70 Giuseppe Rizzo

162 Ignati Bruno

71 Gaspare Micieli

163 Sig. Vincenzo Morrone

72 Gennaro Rovella qm Ignatio

164 Sig. Antonio Pasquale Pellicori

73 Antonio Cajra

165 Diego Blasi

74 Michele Coscarello

166 Vincenzo Marano

75 Francesco Di Gennaro

167 Vincenzo Rizzo

76 D. Michele Ponzo

168 Pasquale Molinaro

77 Sig. Francesco Vite

169 Michele Stellato

78 Diego Russo

170 Pietro Basile

79 Tommaso Di Rose

171 Saverio Verre

80 Antonio Simone

172 Vincenzo Rucchetto

81 Giuseppe Bruno

173 Vincenzo di Blasi

82 Pasquale Turco

174 Antonio Muccio

83 Giuseppe Santo Paulo

175 Saverio Matalone sisimbro

84 Giuseppe Tramontana

176 Pasquale Gabriele

85 Diego Monella

177 Francesco Maria Salerno

86 Giovanni Marchise

178 Michele Provenzano

87 Santo Purecino

179 Pasquale Russo

88 Domenico Salerno

180 Antonio Pellicorio Gallo

89 Gennaro Infusino

181 Gennaro Simone

90 Domenico Rovella

182 Stefano Renne

91 Gioacchino Di Simone

183 Paolo Muccio e

92 Gregorio Iantorno

184 Michele Paternostro.

338


Fu proposto da detto Signor Sindaco D. Vitale alli Congregati Cittadini: Sappiate miei Signori Cittadini, come mesi sono, come vi è noto, con Regio Corriero ci capitò ordine circolare con l'inserzione del Real Dispaccio di Sua Maestà, Dio Guardi, Ordinante che ciascuna università dovea eleggere sei probbi, ed idonei Deputati, li quali col Sig.r Governatore, e Regimento formato avessero UNA MAPPA, o sia descrizione delle Padrie Territorj e di questi specificarsi quelli dei Laici, ed Ecclesiastici, come pure li Demaniali del Barone, e dell'Università. E se vi erano terreni inculti, che potevansi rendere atti all'agricoltura per sollievo delle Popolazioni; da rimettersi a detta Maestà Sua per mezzo del supremo Consiglio delle Reali finanze. In adempimento de quali Reali Ordini con altro Pubblico Parlamento si elessero detto Deputati, ed in sequele dell'Intervento ad assistenza del detto Signor Governatore Si FORMÒ l'ORDINATA MAPPA, descrivendosi (per la continuazione vedi pag. 154 capoverso “Nel Parlamento congregato il 30 novembre 1783” ecc.). Per l'ascesa al Sindaco di questa Università di Rende da parte dei VANNI, D. Michele prima, e D. Domenico poi, si consultino le decisioni dei Cittadini Congregati in data del 9 maggio 1784, 27 giugno 1784, 7 luglio 1784, e del 6 maggio 1787 e successive.

339


APPENDICE n. 13. Il volume << Catastuolo del 1792 >> confezionato 49 anni dopo dell’anno il catasto del 1743 registra le partite contribuenti ad iniziare da

Andrea Rovella a finire con Vincenzo Scrivano su fogli abbacati da 1 a 99, il foglio n.100 manca, cui seguono le partite intestate alle vedove. Questa è la sezione fondamentale del “ Catastuolo 1792 “ che registra le partite con a fianco il relativo valore imponibile calcolato ad once. Seguono quindi altre otto sezioni relative alle registrazioni di specifiche categorie, non presenti nel libro della tassa 1670 - 1680, cioè : - Ecclesiastici e secolari cittadini - Chiese e Luoghi Pii di questa terra - Monti familiari - Forastieri abitanti laici (tra i quali è S.E. Patrona) - Possessori maranesi per li beni in territorio promiscuo, allibrati con altri e passati ad loro dopo il Catasto - Possessori di S. Fili - Forastieri non abitanti Ecclesiastici - Chiese e Luoghi Pii Bonatenenti Chiude il Volume la partita relativa all’ “Università di questa terra di Rende “. Ia Sezione : a) cittadini residenti. Rilevanti partite contribuenti di questa sezione sono : 340


- Andrea Salerno qm Ippolito, per la Cona, Vallone, affitto di case. Deve all’Abbadia di S. Michele Arcangelo. - Agostino Giraldi qm,. Saverio che paga per Timpone di Arilli di Gennaro Santanna. - La località Timpone di Arilli è precedentemente nota come “Triganzili”, di cui una parte è posseduta dai Santanna, altra dagli Scaglioni, altra dei Vercillo. Erroneamente vi si collocò la sepoltura d’un’inesistita Arintha. - Andrea Matalone qm Saverio, che ha proprietà a San Gennaro, un reddito eufiteutico con i P.P. Paolini di Cosenza, redditi su Imbutilli con terre affittate, Paravisi, orto di ceuzi alla Posterola (ora parroco Francesco de Paola), affitto di casa, magazzeno e cellaro. - Pietro Rovella qm Gioacchino con redditi allo Strazzone, orto di celsi sotto e sopra la porta di Marano, Varvattieri, Frattine. Deduce once 100 per patrimonio. - Biasi Principe, porzioni di Malvitani di Domenico Principe. - Carlo Benincasa per S. Croce e Vennerello - Cristoforo Santanna per Arpari, Valli, Vennarello, S. Croce di Mich. Vercillo di Saverio, ossia S. Croce di Gius. Curto, di Benincasa, di Iorio, di Scola, e per la casa di Chiodi. - Carlo Ma Perugini, per affitto di bassi e di case. - Domenico Marigliano, per Fiumarello, Arcavacata di Michele Vercillo e altra di Michele Vanni, Malvitani di Mandarino, di Dom. Principe, di Buglio, forno per il pane, Molino di Malotempo, S. Maria di Vercillo e altri pezzi in detto luogo, affitto di botteghe e del cellaro, terre di Lecco. Bovi 3, pecore e capre n.110, denaro applicato nella cantina. Rende alla Parrocchiale per paramenti sacri e alla Camera Marchesale. - Domenico Sicilia per metà di S. Croce di Scola e di Fontana, Vennerello. - Diego di Buono, per Malvitani, Cona, Turone, Timpa prena orto di sotto la porta di Merano, Cerasuolo, cemso alla Cam. March. - Francesco Santanna Gratta di Marano, per Malvitani di Magdalone e affitto di casa. - Francesco Principe, per S.Biasi, Carratelle della Parrocchiale, Vennerello, S. Croce di Nicola Mazza. Bovi 2. Censo alla Cam. March.

341


- Francesco Salerno e fratello qm Gioacchino, per diverse parti di S. Pietro seu Vallone e porzione di Amella. - Franco Savo Aversa qm Anto , per S. Gennaro, Noggiano e Frattine di Pietro Perugino. - Gioacchino Scaglione Rummolillo, per Nogiano e Gaudioso diversi appezzamenti. - jo : Batt. Morrone, diverse appezzamenti di Roto - Giuseppe Pastore qm Francesco, per varie sezioni di Valli e per Noggiano e affitto di case. Vi grava il patrimmonio di D. Marco. - Giovanni Benincasa, per castagneto di Guanni e casa sotto il Castello addetti a messe, Visciglino, Molara, Vallone, S. Pietro, Cona, Gaudioso, affitto di case in S. Sebastiano. Censo alla March. Camera. - Giovanni Giraldi, per vari pezzi di Noggiano, S. Gennaro, Silvi. Bovi 1 once 5. - Giovanni Lavalle, per Turone, Porta dell’Amarella, Coragelli, Vassallisi, affitto di casa a Vassallisi, Fossato di Michele Vercillo qm saverio. Bovi once 20 (= 4 boni). Censo alla Camera Marchesile. [Queste due partite di Giraldi e di Lavalle attestano anche il rapporto oncia 1 - ducati 5 osservate nell’uso o consuetudine di Rende anche per le doti]. - Giuseppe Bartuccio Pilicocchi, per Malvitani, metà di Pirelle, pecore e capre n.100. - Giuseppe Scaglione qm Luca, varie sezioni di Aspari, affitto di bassi e case, Amella, Arcavacata, Cuonti di Maddalena Conicella. Censo eufiteutico all’Abbadia di S. Michele Arcangelo e alla Cam. March. Pecore n.20. - Dr. Giovanni del Bianco, per Arcavacata, S.Nicola, Imbutilli con torre affittata, bassi e casa, Provitera, orto di S. Ma della neve di G. Buglio. Bovi 4 e pecore 10. - Giuseppe Mazziotta, per S. Marco, Cona, Silvi, affitto di bottega, danaro applicato nella Spezieria once 8.10. - Giov. Volpentesta, per Valli, S. Janni, Silvi, torre nuova affittata once 10 e altro. - Giov. Matalone qm Pompeo, per diverse sezioni di Malvitani, Fiumarello, Curatoli, forno di cuocer pane pecore 10. - Notabile Giacomo Felice e sorelle, per orto del Morillo di Gius. Buglio, per Molicelle, Cona, Vallone, Conicello, affitto di casa. - Gennaro Renne, per affitto di un basso.

342


- Giacomo Vercillo, per Mieli, Imbutilli, Mazzarella, Fossalupara, Pollinici, Frattini, Santo Pietro, Turone, S. Janni senza riparo, Silvi, Noggiano, S. Marco, Amella, Costa della pietra, Paravisi, Gaudioso, Vallone di Iandria, Traglione, Cerasuolo, S. Pietro di Gius. Petrone, Orto del Traglione di Zagarese, Mangiavizza, affitto di 4 case ove è il forno e di Marco Perugini, Pappavoi di Cesare Vercillo, per li beni di Spizzirri. Bovi 8, vacche 3, pecore e capre n.150. Si deduce il patrimmonio di d. Giuseppe. Restano once 2129.28. - Gaetano Scaglione qm Francesco, Gaudioso, Coragelli, Vassallisi, Petroni del Monte di Vercilli. - Giuseppe Pastore qm Michele, oncie 401.06 - Gio : Batt. Vercillo oncie 308. - Giuseppe Zagarese qm Melchiorre, per Coragelli, S. Carlo Borromeo, bassi Mandarino e casa. - Gaspare Vercillo, per Santo Pietro, affitto del forno e di Case, S. Janne, S. Marco. - Luigi Rovella qm Michele, per Sorbato, Frattine, Puzzilli, Curatoli, Ortili, Puzzilli di Morcavallo, Molara di Pompeo Madalone e pria di Cucumo, Puzzilli di Rovella, Imbutelli di Morcavallo, affitto di torre. - Michele Guccione qm Franco Anto, per Vallone, Villana di Morcavallo e Ponzo, Pollinici e Pollinici di Pastore. - Michele Vanni, per Arcavacata, Cona, fitto di casa. Si deduce il patrimmonio sacro, rendito alla Camera Marchesale e alla Chiesa Parrocchiale, torre vacua ad Arcavacata e altra diroccata. - Mauritio Petrone Apa, per Linzi, Turone di Stefano Misurelli col reddito alla Cam. March., passato a Gius. Pastore qm Michele. - Michele Ponzo, per Sorbato, Banzata, Fiumarello, affitto di n.2 bassi con cellaro. [ A lato del Portone d’entrata del Palazzo di Beniamino Vercillo]. Si deduce un censo eafiteutico alla Camera Marchesale e con legato di Messe. - Michele Imbardelli e suo nipote Nicolò, per Sorbato e Surdo con censo alla Cam. March.

343


- Michele Pastore, per S. stefano, S. Janni, Noggiano, Orto di celsi al Paramuro della Cappella del SS. Rosario, affitto di case, Spezieria, la bottega di Landi e le case di de Felice. Dedotto il patrimmonio e censo alla Cam. March. - Michele Cucumo, per Carogelli, Turona, Costi sotto la porta di Marano di Giacomo Vercillo e orto di Dom.o Lenti stesso luogo, denaro applicato alla Spezieria, Imbutilli, Censo all’Abbazia di S. Michele. - Dr. Fisico Michele Pittò, per Valli e Arcavacata con censo alla Cam. March. - Michele di Gennaro, per Roto di Gius. Madia, di Domenico Cassavia e di Pasquale Monaco - Michele Petrone Apa, per Coragelli di Agostino Apa e di Giuse e Maurizio Apa - Marco Prezia, per le Pirella di Costanto Lio e pria di Gregorio Rizzo pervenuta da Pietro Belmonte con censo alla Badia di S. Michele - Michele Pastore Chiurizzo, per Provitera - Melchiorre Zagarese, per Crocco, Lecco, Coragelli e affitto di torre, Surdo, Pollinici, Pila, Costi della pietra, tre bassi affittati e casa del Casalicchio, Molino delli Curti, celseto della porta di Marano, Conicella di Andrea Matalone, Strazzone, varie porzioni di Coragelli, Curti, Gaudioso, orto di celsi sotto S. Sebastiano, terre di Surdo della chiesa Parrocchiale, Valle d’Urso, Malvitani, S. Maria della neve che fu di Morcavallo, Amella, Valli, affitto di Torre di S. Ma della neve, Coragelli della chiesa della SS. Annunziata, affitto di torre nuova della Pila, Strazzone di S. Ma delle Grazie e di Nicola Imbardelli, Pila del Clero, metà dell’orto delli Puzzilli, Cornicello di Morcavallo, S. Janne di d. Gabriele Vercillo, case locande e cellaro, Pozzilli di Cristoforo Rovella e pria di Leone, affitto di basso a Pietro Morrone. Bovi 6, vacche 8, pecore e capre 75. Censi eufiteutici alla Camera Marchesale e alla Chiesa Parrocchiale, e patrimonio di D. Gaspare. - Michele Stella qm Giuseppe, per danaro applicato alla Spezieria, Turone, Turone di Nicola Scorzafave, Vermicelli di Francesco Belmonte cioè dei Teresiani, di Ottavio Vercillo, Malvitani, Villana, Cellaro di Gius. Pastore qm Franco , Chiata, Villana, orto al Paramuro, altri due altrove, Piazza Vetere di diversi con censo alla Cam. March. Vermicelli de P.P. Teresiani, affitto di torre a Piazza Vetere, S. Croce di Rovella, di Gius. Curto, di Mich. Vercillo.

344


- Mich. Pellicorio, per Petroni, Malvitani e case affittate, S. Pietro di Mich. Vercillo. - Matteo Loizzo qm Paulino, per Cona, Provitera, Vassallisi - Matteo Vercillo qm Carmine, passata a Francesco Principe. - Nicolò Morcavallo, per S. Nicola, Costi di de Filippis, Imbutilli, Vassallisi di d. Isabella Vercillo, Orto di Michele Vercillo di Cosimo, affitto di 3 case, per il forno e altre terre. Censi alla Cam. March. E all’Abbazia di S. Michele Arcangelo. - Dr. Nicolò Perugini, per Pollinici, orto della Pila, orto di Saverio Felice. Censi al SS. Crocifisso di Cosenza, alla Parrocchiale di Rende sopra la Pila, alla Cappella di S. Giuseppe entro la Parrocchiale, alla Cam. March. Restano once 70.29. - Notar Nicolao Gatto, per Varvattieri, Conicello, Cona, Barbattieri di Domenico Lenti, Frattine di Domenico Vercillo. Patrimonio. - Nicolò Imbardelli, per diverse sezioni di Surdo, per il trappeto di Buglio, per le case. - Pietro Morrone, per Cone di Russo, di Prezia, di Savaglio, di Pastore, per Silvi di Mazzei e poi di de Filippis, orta delle Amarella. - Pasq. Loizzo, per Cona, Arpari di Morrone e di Loizzo, censo alla Cam. March. - Pasquale Monaco qm Gius.e , per Arpari e Silvi di Michele Vercillo qm Saverio e pria di Morcavallo - Dr. Pietro Donato, per Vassallisi, Noggiano, Silvi, Profico, affitto di botteghe, Monticello, Cona. Bovi 4, pecore e capre 65. Censo alla Cam. March. E all’Abbadia di S. Michele Arcangelo. - Pompeo Matalone qm Giov., come al f. 39 - Raffaele de Bartolo, per Malvitani diverse porzioni, Fiumarello, Turone. - Raffaele Magdalone, per Arcavacata, Carratella, Frattine, Molara, Creti, Visciglino, Calomeni, Gaudioso, S. Janni, Malvitani di Anna Carino, Imbutilli, Petrolino, Creti di vanni, Ranghi, Cerasuolo di Guccione, Piana, Petrolini, Arcavacata del monte Morcavallo, Calomeni, Imbutilli e porzioni di Mich. Vercillo di Francesco e pria di Gaetano Lenti. Si deduce il patrimonio, censo alla Cam. Masch. Residua once 2.326. Più Longiani di Savo Mich. Vercillo, Guardiola, Arcavagata, Visciglino. Più once 548.27.

345


- Savo Michele Vercillo , per Villana, S. Janni, Longiari, Chiata, S. Pietro più alta meta di Giac. Pellicori pria di Michele Vercillo di Cosimo, affitto di torre nuova alla villana. - Vitale Perugini, per Frattine, Gaudioso, Vassallisi. Bovi 3. Censo alla Parrocchiale e alla Cam. Marchesale e Patrimoni di don Franco e di don Diego. - Vincenzo de Buono, per S. Maria della Pietà, Linza, Censo all’Abbadia di S. Mich. Arcang. Cona e Conicella. - Vincenzo Morrone, per Ortili, Arpari, Noggiano, Case, Cona, Vennarello, danaro applicato. Pecore 20, torre nuova, letto di Vennarello.

Ia Sezione ; b) Contribuenti Vedove : Sigismunda Conte Vedova di Cristoforo Morcavallo, per coragelli ; Arcangela Vercillo, per Coragelli e Cona ; Lucretia Vercillo qm Giovanni, per l’orto alla porta di Cosenza, S. Pietro, Petroni, Creti, S. Janni, Timpone di Arilli, affitto di case, Carratelli. Reddito once 348 ; Carmina Chianella vedova Belmonte, per S. Pietro, Silvi, Orto di Buglio, Piana di S. Nicolò, Piana di S. M.a dell’Oreto, Sorbato ; Carmina Chiappetta, per affitto di sette case, Vallone, Emola, Costi della porta di Marano, once 205.13 ; Serafina Capizzano serva di S.E. Erario Conte, per Carratella ; donna Arcangela Vercillo, once 36.

II Sezione. Ecclesiastici secolari cittadini. - Rndo d. Anto Perri, per Fossalupara, 2 orti alla porta di Marano, Conicella, porzione di Vallone di Mich. Guccione. - D. Pietro Perugino come al f. 23 - Rndo d. Ignazio Vercillo, per Molino del Fiumarello e porzione di S. Maria di Cesare suo fratello, dedotto il patrimmonio. - Rdo D. Giuse parroco Apa, per le Linzi, Amella, Coragelli, Turone di Stefano Misurelli. Patrimonio, censo al Monte delli Vercilli. - Rdo d. Franco Anto Mandarini, per Arcavacata la metà di Raffaele Magdalone, Piazza Vetera, Amella, Forno per cuocere pane (passato a Pompeo Zagarese), Sorbato,

346


affitto di case. Censo all’Abbadia di S. Michele Arcangelo, alla Curia Marchesale, alla Chiesa dell’Annunziata, alla Congregazione di S. Giovanni, Patrimonio. - D. Domenico Vercillo, come al f.106 (sono del Beneficio di S. Carlo).

III Sezione. Chiese e luoghi pii di questa terra. - Beneficio di S. carlo Borromeo, per Gaudioso, Serra d’Oliva. Censo su Pollinici, censo pro Monastero di S. Chiara, censo pro camera Marchesale. - Beneficio semplice di Loreto, per li stabili come in Catasto dedotta la Piana, affitto di casa, la casetta diroccata, anche le messe e il censo. Cerasuolo di Luca Scaglione e di Guccione. - Vle Chiesa della Consolazione di Arcavacata, per possessione in detto luogo. - Vle Chiesa di S. Giuseppe nel Ritiro, per Malvitani e celebrazione di messe. - Vle Congregazione della Madre di Dio di Costantinopoli e S. Sebastiano, per Chiata o vero Timpone addetto a messe, Gaudioso, affitto di case, di cui una addetta a Messe, più Bagno di Sigismunda Rovella con affitto di casa. - Chiesa di S. Giovanni Battista, per casa ed affitto per messe, più una casa nei Vercilli diroccata, più affitto di casa a Giuse Jacuccio. - Vle chiesa della Pietà, per gli stabili addetti a celebrazione di messe. - Vle Congregazione del SS. Rosario, per Monticello, Cerasuolo, affitto di case al Paramuro, Amella come nella rubrica della Cappella del SS. Rosario per messe, Gaudioso per messe, affitto di casa alla Giudeca e di bottega a Vincenzo Forte. - Vle Cappella del SS. Rosario dentro la Parrocchiale, per orto di S. Ma della neve, Costi di Iandria di Vercillo di Cesare, orto di S. Ma della neve di Gioacchino Gatto. - Vle Chiesa di S. Antonio Abbate, per Petrolini, Surdo, diverse esazioni da privati.

La Chiesa di S. Ma Mater Ecclesia non è segnata. [ Parimenti non è segnato il feduale della Marchesa. Vedi V sezione].

IV Sezione. Monti familiari. 347


- Monte de Vercillo, per orto al Casalicchio, Garratelle, Petroni, Arpari, Grossi, Gaudioso, più affitto di case, Provitera. Censi alla Camera Marchesale e a S. Michele Arcangelo. - Monte de Mocavallo, per S. Janni, Silvi, Amella, Cerasuolo, Visciglino, Acqua si Sambuco, Valli d’orso, Orto di Magdalone sotto la porta di Cosenza e pria di Zagarese, casa di Michele Vercillo qm Francesco, Carratelle. - Monte de Mieli, per Mieli, Gaudioso, Amella, affitto di case. Messe. - Monte di Gatti, per Arcavacata, Macchialonga, Frattine, Provitera, Vallone di Laurenza, Visciglino, Barco, esige da Raffaele de Bartolo. Messe, censo pro Seminario di Cosenza e pro Camera Marchesale. - Monte de Mandarino, per affitto di case. - Monte de Filippis, da Giovanni Benincasa e affitto di casa. - Monte de Calomeni, per castagneto Ciaulella a messe.

V Sezione. Forastieri abitanti laici. S. E. Patrona giusta il catasto n.737 e seguente discussione e relazione fatta al Razionale di Regia Camera Sig. Prisco Letizia del 5 maggio 1792. V3 : Ciperto

once

6.00

Rocchi non incluso il feudale

“ 1290.07

Piano de Marini

250.00

Traiomante

647.00

Iannuzzi e Cutura

263.00

Turone

81.00

Corchiolo

2.20

Silvi

8.16

Zifonate

166.20

E per li beni avuti in permuta detta la Carne invece di Scaglioni

348

once

48.22


once 2763.25 ne

Animali dedotti quelli con istrument

seu di Ci giusta la nota di questo anno 1792 Vacche di Corpo n.80

once 400.00

nel 1794 n.31 Jumente di corpo n.50

250.00

Pecore n.850

99.05

Capre n.150

120.00

Bovi n.10 sebbene ne tenga 50

929.05

Nuovi acquisti : Vermicelli da D. Michele Vercillo di Ottavio Vercillo Teresiani e Ottavio Vercillo

once

56.12

Beni del Conte f.84 su detta la casa

108.12

e per la casa Dj 16 annui

40.-00

Once 45 sono passate a Giuseppe Pastore qm Michele >> - Ignatio Furgiuele qm Domenico di Cosenza, per Vota di femmina morta. Si deduce il censo alla Prebenda di S. Eustazio, e ancora si deduce la strada che dona a questo pubblico [ ora è detta Via Raffaella Carrà]. - Carmina Pastore di Domenico di Cosenza, per lo Covolino, si deduce il peso alla Cappella di Zumpano. - Francesco Profeta di Cosenza, per Vallone di Lambertino, Lomia, Surdo, Difesa, Serra d’Oliva di Pietro Principe. - D. Gio : Battista e D. Antonio Donati. - Marianna Mangone di Cosenza, per Lamia, Mangone, renditi e pesi, Taverna e Terranova. - Francesco Perrone di Rovella, per Campagnano. - Giuse Spirito di Cosenza, per lo Cavaliero. - Domenico e Giuseppe Corigliano di Cosenza, per Campagnano, Pera dell’Impisi, affitto di torre e taverna.

349


- Giuseppe d’Aquino di Cosenza - Giacomo Pastore Lo Preside, per affitto di torre, Mieli, Bovi 3. - Ignatio di Maio di Cosenza, per Fossalupara, per una torre nuova, Serra d’Oliva. - Matteo Caracciolo qm Lelio di S. Sisto, per S. Janni, S. Marco vari capi. - Francesco Saverio de Leon, per Scaglioni di Cesare Vercillo, Lamia di Profeta, Surdo di Guccione. - Marianna Michele di Cosenza, per Lecco. - Dr. Giacomo Palazzo di Cosenza. - Barone Vercillo di S. Vincenzo, per Cocchiano, Noggiano, esige rendite da Giacomo Arabia, Castagneto di Salerno, Domenico Molinaro, Stocchi, Petrolini e altri particolari. Censi. - Nana delle Piane di Cosenza, per S. Janni. - Nicola de Rose, per Ventino - Domenico di Marco di Cosenza, per Lecco e torre nuova. - Antonio Gentile di Cosenza, per Arcavacata di Perugini, tre porzioni di Vagno di Vanni con torre nuova. Censi. - Carlotta Gentile di S. Fili, per porzioni di Arcavacata di Perugini. - Michele Gentile di S. Fili, per metà di Vennarello di Imbardelli e Vinco Morrone. - Dr. Gaspare Romano di Cosenza, per Pila di Tom. Pellicori e pria di Carlo Perugino - Tomaso Cesario di Rovella, per Pera degl’Impisi - Teresa di Chiara di Cosenza, per affitto di bottega - Dr Fisico Vinco Carozza di Montalto, per la Cona e Cona di Idari. - Pasquale Turano di S. Vincenzo, per Frattine e Spineto. - Vinco Gualtiero di Rovito, per Imbutilli di Morcavallo e affitto di torre. - Gio. Batt. Quintieri di Carolei, per Villana di Giuseppe Buglio e orta del Morillo - Pasquale Gentile - Gaetano Curti di Castelfranco - D. Anto Gentile di S. fili - Benedetto Desplan abitante in Napoli - D. Innocenza Vanni dedotta la torre diroccata - Anto Ricciullo di Rogliano

350


- Notar Pasq. Andreotti di Cosenza - D. Franco Gervini di Cosenza - Margherita Cosiglino di Cosenza - Giuse Gentile di Cosenza - Pietro Mauro di Cosenza - Gaetano Dattilo di Cosenza, per Vermicelli - Dr Raff. Saporito di Cosenza, per Surdo d’Imbardelli e Surdo della Parrocchiale - Anto Romano. - Carlo Giardino di Cosenza - Gio : Francesco Prumeri della Regina - Azienda de Magdalone

VI Sezione. Maranesi per li beni in territorio promiscuo, allibrati con altri e passati ad loro dopo il catasto. - Vincenzo Guido - Dr Fisico Pasq. Chiappetta qm Cesare, per Malvitani, Serra d’Oliva - Nicola Capizzano, per castagneto di Guanni di Francesco Morrone, Granato - Gaetano Russo qm Cesare, per porzioni di Conti. - Umile Castra, per Cerasuolo di Buglio, Stellati. - Marco Russo, per metà di S. Nicola - Raffaele Morrone, per li Stillati di Covello e pria di Spizzirri - Ignatio Baratta, per castagneto di Guanni fu di Magdalone - Eredi di Anto Spizzirri, per la possessione di Guanni fu di Magdalone - Giuse Iantorno, per Malvitani di Porro e Bartucci - Nicola Caira, per Savaglia di Teresa Chiappetta - Teresa Chiappetta, per li Ranghi di Pietro Spizzirri e torre - Giuseppe Russo, per li Conti una porzione - Franco Costabile qm Gennaro, per Visciglino di Morrone. - Jio Batt. Santello alias Parrillo - Gioacchino Scaglione

351


- Giuse Cavallo, per valli d’Urso e le Coste - Marco Cavallo, per S. Janni - Cristoforo Principe Camaleo, per poca fronda accanto alla torre in S. Janni di Rovella. - Antonio Conforti, per Lo Carmine - Lorenzo de Filippis, per la possessione in territorio di Marano di Lenti e pria di Marco Buglio, porzione di Pellicorio e di Zagarese - Paolo Conforti qm Stefano - Andrea Speziale, per torre di Guanni - Lorenzo Rizzo Scipione, per Guanni - Biasi Bartella, per Visciglino di Stillato - Domo Stillato, per Visciglino - Michele di Bartulo - Anto Chiappetta Galla - Pasq. Luchetta - Pietro Ricchio, per Malvitani - Gioacchino Morrone, per Malvitani - Franco Morello, per Malvitani - Gennaro Serpe, per Malvitani - Saverio Palermo, per Malvitani - Gabriele Conforti, per le Manche - Tommaso Savaglia Morrone, per S. Nicola - D. Pietro Spizzirri - Bruno Conforti - Domo Caira - Franco Scaglione - Pasq. Chiappetta - Giacomo Santanna - Gaetano Belmonte qm Pietro - Andrea Spizzirri - Vinco Complenti qm Pasquale

352


- Pasquale Ingiungi - Carlo Complenti qm Michele - Michele Chiappetta - Giuseppe Conforti - Ant o Chiappetta - Giov. Conforti - Mattia Conforti - Samuele Conforti - Giacomo Covello - Pietro Morrone - Angelo Spizzirri - Emanuele Spizzirri

VII Sezione. Possessori di S. Fili. - Giov. Trucca - Mich. Asta - Ottavio Salerno Mercurio, per Amella - Vittorio Garrone, per Amella - Giuse Turano Yella qm Anto , per il Castaneto di Ciaulella. - Domen. Zuccarello, per Silvi - Giov. Asta, per li Calomeni - Lorenzo Juccaredo, per Silvi - Pietro Salvo, per li Calomeni - Antonio di Lio Murgallina, per li Russi di Tomaso Micieli e pria di Pompeo Leone. - D. Persano Formosa, per li Calomeni di Arabia - Michele Leone, per Profico - Carmine Capizzano, per li Curti - Anto Giuse Salerno Meschino, per li Curatori, Polveracchio di Giacomo Vercillo, Curatoli - Vinco Italiano La Fornella, per Curatoli di Aversa - Franco Capizzano qm Giuseppe

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- Pasquale Calomeni Gennarone - Domenico Aiello di S. Fili - Pasquale Carino - Paulo Carelli - D. Giuseppe Calomeni

VIII Sezione. Forastieri non abitanti. - D. Raff. Nardi di Castelfranco, per Surdo - D. Vinco Micieli di S. Fili, per Arcavacata di Gentile - D. Emanuele Spizzirri - D. Claudio Gerbino

IX Sezione. Chiese e luoghi pii bonatenenti. - Vle Convento di S. Agostino di Cosenza, per le Pera degli Impisi, Campagnano, legati di messe, per Ventine di Nicola de Rose, Vallone. - Arcidiaconato di Cosenza, per quello che esigge da Vercillo - Vle Commenda del Carmine di Cosenza, per Campagnano e Garofalo. - Rmo Capitolo di Cosenza, per censo su S. Janni di Vercillo. - Cantorato di Cosenza, per Lecco inondato dal fiume. - Vle Monastero di Costantinopoli di Cosenza, per Campagnano e S. Chiara, censo alla Corte Marchesale. - Vle Monastero di S. Chiara di Cosenza, per Surdo - Vle Convento di S. Fraco di Paola di Cosenza, per li Micieli, la Piana, Vermicelli. Censo alla Camera Marchesile. - Vle Convento di S. Domenico di Cosenza, per Campagnano, lumia, Arcavacata, le Manche. - Azienda di Educazione di Cosenza, per Arcavacata, Matera, pesi vari e censi attivi. - Commenda di S. Giov. Gerosolimitani, per lo Cavaliero soprano e sottano, Valli. Censi enfiteutici. - Abbadia di S. Michele Arcangelo, per rendito da Magdalone e affitti di casa. Pesi.

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- Vle Chiesa della Pietà dei P.P. Bernardini di Cosenza, per li Mieli. - Vle Convento di S. Teresa di Cosenza, per Chiata, S. Biasi, Canaletta, Turona, Noggiano, Gaudioso, Visciglino, due case nella Posterola, trappeto con casa, casa di Mazziotta, S. Varvara, S. Biasi, Frattine con tre torri niove, Abbanzata, Pica. - Vle Convento di S. Ma delle Grazie di Cosenza, per Giardinella [ ora Lecco ]. - Vle Convento di Gesù e Maria di Cosenza, per i beni di Corigliano.

In ultimo è registrata la partita dell’Università di Rende come segue : << Università di questa terra di Rende nel luogo detto La Difesa un territorio di tumulate 180 ed 652 del Catasto ricopiato e get. 391 del catasto vecchio nell’appresso f. 39 n.3. Di più possiede altro corpo detto li Comuni in tumulate 3. Apprezzo >>. xxx L’esame di tale libro è interessante perché vi sono annotati i passaggi di proprietà delle singole partite. In esso si conoscono categorie di contribuenti ignote nel Libro della Terra del 1680, cioè i Monti familiari, le Chiese, gli Ecclesiastici, la partita della Feudataria e quella dell’Università di Rende. Una particolare raccolta sarebbe quella di allistare tutti i censi dovuti alla Camera Marchesale. Ma purtroppo ciò non è compito di questo lavoro. Rende solstizio d’inverno 1997.

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INDICE Introduzione

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PARTE I 356

3


Capi famiglia e capacità contributiva nella Tassa Universale di Rende del 1670-80 La nascita e l’affermarsi della Municipalità rendese nei confronti del potere politico amministrativo feudale. • La Tassa universale del 1670-80 Partita del Hs Colantonio di Procida Nota delle spese dell’Erario Nota delle spese per il restauro del castello Nota dei mastri muratori e manipoli Sistema d’imposizione usato nel Catasto Onciario del 1743 e sistema posteriore. Catastuolo del 1792 • Le Note apposte sulle pagine del libro da Francesco Maria Bonanno Quartina di endecasillabi Attività svolte da Francesco Maria Bonanno; conduzione agricola per mezzadria • Partite che non risultano all’Indice del libro • Prefissi qualitativi di alcuni nomi. 37 famiglie honorabili (+10) e 20 clerici coniugati • Assenza dei Monti familiari e luoghi pii. Origine dello spirito civico • Creditori per reddito in grano • Famiglie di Rende nella Tassa del 1670 – 80 • Sistema monetario : esempio di scrittura e prezzi • Arti, Professioni e Soprannomi • Capacità contributiva e famiglie eminenti nella Tassa universale del 1670-80 • Nove fogli sciolti aggiunti al libro della Tassa 1670-80 :

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9 10 14 15 15 19

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masserie di S. Chiara e S. Rosa ; partita di Antonio Conforti ; donazione di una scoppetta col tiniero d’acciaio d’un soldato dell’Università ; mastri e manipoli che lavorano al castello ; castagne vendute da un privato ; nuovo timbro di Rende col giglio angioino ; castagneti siti nel territorio di Rende e censi redimibili tolta la decima ;

Riassunto delle note personali apportate da Francesco Maria Bonanno sul libro della Tassa 1670-80

Pag. 113

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PARTE II 32 anni erano trascorsi dal 1647 - 1648 all’anno della restaurazione del Castello. Alcune notizie relative alle famiglie Vercillo e Mascaro e pace tra le medesime. Altri atti di pacificazione tra famiglie di Domanico e di Falconara

§

§ § §

q

Invio di un Sindaco al Conte Adorno (1494) ; lamentele dei cittadini di Rende ; rumori in S. Fili ; indulto dell’8.4.1648 Pragmatica III ; epilogo della rivoluzione antifeduale a Rende. Nascita della Municipalità rendese Carattere delle persone che ebbero Signoria a Rende. Eren conquistata dai brettii ; privilegi chiesti al re aragonese nel 1494 ; idem al re francese nel 1528; Tentativo della istituzione di una Collegiata in Rende. Mura di Rende. Berardino de Fossato di Rende, decano della Collegiata di Montealto Ferdinando de Alarcon. Conquista nel 1528 Valle Crati e Rende ed è nominato Marchese di Rende : ARENS DUX REGQ.SICIL. è detto nella lapide del castello di Trani. La fazione angioina filofrancese di Rende. Grazie e privilegi concessi all’Università di Rende dal 1° Marchese

NUMERAZIONE DEI FUOCHI EFFETTIVI. Religiosità e le molte Reliquie nella Parrocchiale. Prammatiche e atti notarili relativi alla numerazione, al contagio, alle carcerazioni. Contributo dell’Università di Rende alla sollecita formazione della nuova numerazione. Vita agitata nel XVII secolo nella Statodi Rende. Uomini deceduti per morte violenta, due “ex morte violenta ossia suspeusus cuius corpus fuit divisus per loca delicti”, cioè giustiziati ; altro afforcato ; altro ucciso per mano dei ladroni

§ § § §

ATTI dell’anno 1640 ATTI dell’anno 1646 Nota di Luigi Mandarino apposta su di un libro per indicarne il possesso Una considerazione sugli avvenimenti del 1600

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Pag. 185 Pag. 188 Pag. 194 Pag. 195

PARTE III Gli assedi dei cosentini. I privilegi di Rende Rende descritta dal Capecelato e dell’Amato ¨ Appendice 1. Istanza dell’Università di Rende avanzata al re Alfonso II e ai Conti Adorno il 16.2.1494 per ottenere giuste e oneste concessioni.

358

Pag. 199 Pag. 201


¨ Appendice 2. Stessa istanza avanzata al re francese dall’Università nel 1528 per ottenere qualche giusta gratia ¨ Appendice 3. Tentativo di istituire in Rende nel 1499 una Collegiata ¨ Appendice n.4. Istrumento di triegua del 1640 per la guerra sostenuta tra le famiglie Vercillo e Mascaro ¨ Appendice n.5. Epilogo della rivoluzione masaniellana del 1648 visto nella letteratura storica : Andreotti ; Anelli e Savaglio ; Fedele Fonte ; Gustavo Valente ; Romano Napoletano ; Pier Luigi Rovito Lo Statuto di Rende del 7 agosto 1647. Situazione abitativa di Rende in quel tempo ¨ Appendice n.6. Norme capitolate per il governo municipale il 7 agosto 1647 ¨ Appendice n.7. Il Marchese di Rende dopo l’indulto generale del 1648 ¨ Appendice n.8. Privilegi e grazie confermate nel 1626 dal V Marchese, mercè il pagamento di 3000 ducati ¨ Appendice n.9. Arresto truffaldino dei maggioreati di Rende e abbattimento delle fortificazioni e delle porte ¨ Appendice n.10. Privilegi del Marchesato di Rende ossia prerogative del Marchese. (Non pare vi si compreso il diritto di conferma del sindaco eletto) ¨ Appendice n.11. Accordo raggiunto tra il Marchese e l’Università di Rende dopo la rivoluzione del 1647-1648 ¨ Appendice n.12. Abolizione del diritto di conferma del Sindaco eletto ovvero coronamento dell’azione rivoluzionaria svolta nei secoli dalla Municipalità per la liberazione dalle sudditanze feudali dell’Università e Cittadini di Rende. Elezione del primo Sindaco libero. BANDO su carta di m.1.25 x m. o.40 riproducente la decisione finale sul preteso diritto di conferma. Formazione della MAPPA di tutto il territorio ¨ Appendice n.13. “Catastuato del 1792” successivo alla “Tassa universale del 1670-80”

Pag. 208 Pag. 210 Pag. 214 Pag. 218

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Pag. 340

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ILLUSTRAZIONI


II


1) - Libro della tassa universale del 1670 – (Pag.9);

III


2) - Catasto onciario del 1792 – (Pag.17);

IV


3) - Tregua tra le famiglie Vercillo-Mascaro (istrumento notar G. Conte del 14/04/1640) – (Pagg.125 e 185);

V


VI


4) - Rappresentazione grafica, pittorica e fotografica del Castello e dell’Antico Borgo Medievale fino ai giorni nostri - (Pag.128): 4.a) CASTELLO:

I - Rappresentazione ideale su tela di A. Monaco del 1929;

II) - Cartolina postale primi ‘900;

VII


III) - Foto dopo i lavori di ampliamento e impianto della torre civica;

IV) - Vano cisterna contiguo ai locali sotterranei dell’ex carcere mandamentale;

VIII


V) - Antica iscrizione:

URBS CELEBRIS QUONDAM SEDES REGALIS ARINTHA

IX


4.b) BORGO ANTICO -Visione complessiva con le mura, porte e torri:

I)

- Affresco del 1647 esistente presso il chiostro del Convento;

II) - Rappresentazione ideale su tela di Giuseppe Rende con mura, porte e torri; X


III) - Rappresentazione plastico ideale di G.Loizzo-con mura, porte e torri; 5) - Portale datato 1495 esistente sull’arco del portone d’ingresso al castello –(Pagg.134 e 137);

XI


6) - PANORAMI

6.a) - Vista aerea da oriente: chiaramente distinguibili le mura perimetrali ad arco, realizzate dal Sindaco Magdalone (fine ‘800) incorporando le vecchie mura medievali salvaguardate dalle protezioni in malta cementizia del periodo fascista – (Pagg. 140 e 146);

6.b) - Vista aerea da SUD-OVEST; XII


6.c) - Panorama da ponente;

7) - Iscrizione presso il castello di TRANI relativa a Ferdinando de Alarcon Dux di Rende - (Pag.146);

XIII


8) - Panorama del 1932: Via Bellarinta già Paramuro con case terremotate - (Pag.181);

9) - Chiave di volta della porta d’entrata alla chiesa Parrocchiale con lo stemma aragonese a tre torri e la leggenda “RENDA” (Pag. 51)

XIV


10) - Atto di abolizione del diritto di conferma del Sindaco eletto, da parte della Marchesa di RENDE - Notar G.A.Monaco del 25.04.1795 - (Pagg. 304, 317).

XV


ELENCO DELLE ILLUSTRAZIONI

1) - Libro della tassa universale del 1670 – (Pag.9); 2) - Catasto onciario del 1792 – (Pag.17); 3) - Tregua tra le famiglie Vercillo-Mascaro (istrumento notar G. Conte del 14/04/1640) – (Pagg.125 e 185); 4) - Rappresentazione grafica, pittorica e fotografica del Castello e dell’Antico Borgo Medievale fino ai giorni nostri - (Pag.128): 4.a) CASTELLO: I) - Rappresentazione ideale su tela di A. Monaco del 1929; II) - Cartolina postale primi ‘900; III) - Foto dopo i lavori di ampliamento e impianto della torre civica; IV) - Vano cisterna contiguo ai locali sotterranei dell’ex carcere mandamentale; V) - Antica iscrizione: URBS CELEBRIS QUONDAM SEDES REGALIS ARINTHA 4.b) BORGO ANTICO -Visione complessiva con le muri, porte e torri: I) - Affresco del 1647 esistente presso il chiostro del Convento; II) - Rappresentazione ideale su tela di G.Rende con mura, porte e torri; III) - Rappresentazione plastico ideale di G.Loizzo-con muri, porte e torri;

5) - Portale datato 1495 esistente sull’arco del portone d’ingresso al castello – (Pagg.134 e 137); 6) - PANORAMI 6.a) - Vista aerea da oriente: chiaramente distinguibili le mura perimetrali ad arco, realizzate dal Sindaco Magdalone (data) incorporando le vecchie mura medievali salvaguardaste dalle protezioni in malta cementizia del periodo fascista – (Pagg. 140 e 146); 6.b) - Vista aerea da SUD-OVEST; 6.c) - Panorama da ponente; 7) - Iscrizione presso il castello di TRANI relativa a Ferdinando de Alarcon Dux di Rende (Pag.146); 8) - Panorama del 1932: Via Bellarinta già Paramuro con case terremotate - (Pag.181); 9) - Atto di abolizione del diritto di conferma del Sindaco eletto, da parte della Marchesa di RENDE - Notar G.A.Monaco del 25.04.1795 - (Pagg. 304, 317). 10) Portone centrale Chiesa Matrice riportante scritta la data “1609” – (Pag. 51)


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