Volodeisensi Magazine Vol.18

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SOMMARIO

Chiavari in fiore…………………………………....………………………….1 Intervista a Cristina Rotoloni............................................... 4 Yo Yo Denti di lupo per il Pandino Fantasy Books ............. 11 Intervista a Riccardo Schito............................................... 18 Poesie dei nostri Autori..................................................... 22 Racconto : ‘In nome del padre’- di Cosimo Bozzotta ........ 24 Intervista a Grazia Maria De Maria ................................... 29 ‘La grande bellezza’ recensione di Eleonora Siniscalchi ... 31 Intervista a Giovanni Garufi Bozza .................................... 33 Rubrica di Filosofia n°1 - L’etica in chiave moderna ......... 40 Recensione ‘Il soffio delle radici’ di Carla de Falco ........... 44 Recensione ‘Al tocco della farfalla’ di Rosetta Melani ...... 46 ‘Le finestre dei pensieri’ di Alessandro Bagnato .............. 48 Fantasya – Libri a Palazzo I edizione ................................. 49 La Redazione… .................................................................. 52 Segui Volodeisensi anche sul tuo Social Network Preferito Clicca quì

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A cura di Isabella Verduci

vivaisti del luogo e si possono trovare anche bancarelle che presentano oggetti creati con la stoffa, il legno, il decoupage, la pasta di mais... Alcuni prodotti trattano il settore della cosmesi naturale, la vendita del miele (unita alla mostra di arnie e macchinari per spiegare come si ottiene). Quest'anno anche le vie attigue al centro sono state abbellite con cornucopie e sculture lignee floreali: qualcuno ha esposto fuori dal negozio oggetti attinenti al tema della giornata.

La Primavera quest'anno si fa desiderare... tempo variabile, incostante... Oggi però la Natura si è ribellata tra le vie della mia città: intorno a me è un tripudio di fiori, di piante, di colori: si va dal giallo intenso dei cedri, al bianco candido delle orchidee, al blu elettrico delle ortensie... E poi se chiudo gli occhi, avverto la mia terra sentendo l'odore del basilico, delle piante aromatiche... Mi trovo nel centro storico di Chiavari, rinomata cittadina ligure del Golfo del Tigullio. Qui si sta svolgendo la decima edizione dell'annuale mostra-mercato di fiori, piante ornamentali promossa dal Civ, Centro integrato di via ' Ci vediamo in centro' con il patrocinio del Comune ed è dedicata alla memoria del fondatore Claudio Sanguineti. Gli espositori di questa rassegna sono i  Pagina 1

Munita di macchina fotografica mi aggiro tra rose e composizioni floreali particolari, finchè non mi imbatto in una 'parete' di bouganville coloratissime: si appoggiano sulle pareti, sui portici e sembrano osservare i visitatori dall'alto... Leggo la targhetta : ' Vivai Devoto'. Conosco questa famiglia da anni, ama molto la propria azienda gestita attualmente da Marco e chiedo al figlio Roberto di raccontarmi la loro 'Chiavari in fiore'.


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dimostrare la capacità delle nostre aziende di sapersi rinnovare ed adattare ai gusti del pubblico, alle esigenze del 'green design' ed anche alle diverse situazioni climatiche di provenienza dei nostri clienti. Ho notato che sono presenti molti turisti arrivati da ogni parte d' Italia e dall'estero... Sì, gli amanti del genere non arrivano soltanto dalla Liguria, ma anche da tutta la penisola e da altri paesi europei, certi di trovare nella nostra terra, oltre a paesaggi meravigliosi, gente che ama il proprio lavoro e lo porta avanti con passione, come nel caso dei florovivaisti. Ciao Roberto! A che ora è iniziata la giornata per allestire questi fiori meravigliosi? L'allestimento inizia verso le sette del mattino, ma forse la parte più lunga ed impegnativa è la preparazione dello stand, la scelta delle piante da portare in esposizione, la progettazione degli spazi e per questo si impiegano giorni, settimane. Cosa ne pensi manifestazione che decimo anno di vita?

di è

questa giunta al

'Chiavari in fiore' ormai è una manifestazione attesa dai chiavaresi che amano il contatto con le aziende storiche di florovivaismo del territorio, aziende di cui un tempo il Tigullio era florido e che oggi sopravvivono grazie a lunghe ed ininterrotte tradizioni famigliari. 'Chiavari in fiore' è una buona occasione per  Pagina 2

Grazie per la disponibilità e buon lavoro! Continuo il mio giro e mi fermo davanti ad un' opera, la definirei tale, che indubbiamente attira l'attenzione di molti: alcune rose colorate appoggiate su un pannello bianco. Detto così, risulta banale. Invece i fiori sono stati creati con il poliuretano espanso intagliato ( ho


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impiegato più tempo a scriverlo corretto che a capirne il significato) dipinto ad olio. A prima vista sembrano boccioli di gelato alla crema, alla fragola...soddisfano vista e palato! Poi mi informo ed imparo che il poliuretano è un materiale isolante analogo per molti versi al polistirolo...e mi passa la voglia di dolce!

Tuttavia, non si può restare indifferenti alla cura dei dettagli ed alla lavorazione di questi fiori artificiali. Rimango piacevolmente stupita quando conosco l'autrice di quest' opera. E' molto giovane e timidamente mi parla con entusiasmo di questa passione nata all'Università. Penso a quanti ragazzi hanno un simile talento e non riescono a realizzare i propri sogni...Lei, Barbara Bertoni, parla delle sue composizioni come se descrivesse un qualcosa di usuale, con semplicità, quasi incredula di aver dato un tocco di

originalità alla manifestazione. Brava ed umile. Spero che le sue rose possano volare verso il successo come leggero polistirolo, pardon, poliuretano espanso. Raggiungo una bancarella altrettanto originale, allegra: tante paperelle di stoffa fanno da cornice a moltissimi fiori cuciti con tessuti colorati, nastri, ghirlande: il sogno di tante bambine...e non solo: non resisto all'acquisto di tulipani colorati della mia squadra del cuore...Le simpatiche creatrici di questo stand desiderano apparire sul nostro Magazine...eccone una in mezzo a me ed alla mia amica Cristina che mi ha raggiunto in questo tour entusiasmante!

Termina la mia full immersion nella natura...tra poche ore avrò a che fare con altri fiori, i 'Petali di parole' ( Laura Capone Editore ) del mio libro di poesie, proprio oggi c'è la presentazione...che coincidenza! Visto? La Primavera è ovunque, qui, nella mia Chiavari... Isabella Verduci

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A cura di Emanuela Arlotta

separa, vorrei immaginare un luogo a metà tra la mia e la tua fantasia, un tavolino tra le nuvole al quale sederci di fronte ad una buona e fumante cioccolata calda. Un posto accogliente e rilassante nel quale fare due chiacchiere tra amiche su di te e sul tuo ultimo libro „Frammenti di vita‟. La prima domanda che voglio porti è questa : chi è Cristina Rotoloni?

Ciao Cristina, ho il piacere di ospitarti su Volodeisensi Magazine per la prima volta in una veste diversa rispetto a quella abituale. Oggi non sarai la brava redattrice che per mesi ci ha accompagnato con i suoi articoli sempre originali ed interessanti, ma sarai con noi come autrice. Impareremo, quindi a conoscerti meglio attraverso questa intervista. Sono, tra l‟altro, felicissima di essere io a proporre queste domande ad una persona che nel tempo non si è rivelata soltanto un‟ottima collaboratrice, ma anche e soprattutto un‟amica. Per questo non vorrei fare la solita intervista, ma, non potendoti parlare dal vivo vista la distanza che ci

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Ciao cara Emanuela, è un piacere accettare questo tuo splendido invito in questo luogo immaginario e fantastico. La tua è una bellissima domanda perché io stessa non saprei dire con precisione chi sono. Sicuramente sono molto fortunata perché ho a fianco un uomo che crede in quello che faccio. Mi posso definire una persona semplice che ama la natura, la sensibilità artistica e adora i bambini. Io sono una di quelle che hanno fiducia nelle persone e che credono nella loro purezza d‟animo, nonostante le tante delusioni. Amo la vita ed ho piena fiducia nel futuro. Una certezza che mi nasce dalle tante difficoltà che ho incontrato e alle quali riconosco il valore educativo del credere in modo positivo alle nostre capacità, anche quando sembra che stiamo toccando il fondo. Le difficoltà, infatti, sono un mezzo per migliorarci e dare di più di quello che normalmente facciamo nella nostra quotidianità. Ho imparato molto dai problemi e in particolar modo, con il sostegno di quelli che chiamo gli “angeli della mia vita” e dai “tasselli del destino”


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che formano la mia strada, ho compreso che devo credere di più in quello che mi è stato donato e che spesso, con piacere riferendolo alla mia persona, gli altri chiamano: talento. Naturalmente non nego che questa cosa mi emoziona da morire. Quindi cara Ema, cosa dire, io sono semplicemente così, vivo d‟emozioni, belle o brutte che esse siano e d‟immaginazione. Io mi vedo come una persona normale, sicuramente troppo chiacchierona, a volte inadeguata in determinate situazioni e certa di aver sbagliato molto nella vita, ma comunque e sempre normale con un po‟ di follia che mi contraddistingue. Adoro leggere e scrivere, mi piace mettere su carta le emozioni che gli altri mi donano nel tentativo di andare oltre l‟apparenza fisica, per capire il motivo di certe azioni e reazioni. Mi appassiono a quello in cui credo. Sono una sognatrice, però ho i piedi ben piantati a terra, un po‟ come gli alberi che puntano ad accarezzare il cielo senza staccarsi dal suolo. Sono così perché certa che bruciando le tappe non raggiungerei l‟obiettivo e che le parole spesso non indicano i fatti, quindi è meglio dare tempo al tempo. Io sono sicura che le cose si devono sudare, ma anche convinta che ogni singolo passo mi avvicina alla realizzazione del mio sogno e che sicuramente è meglio un passo in avanti, anche se piccolo, piuttosto che restare immobile nell‟attesa che qualcosa cambi. Tendo i rami in alto con la speranza e la fiducia di sfiorare il cielo e l‟auspicio di lasciare un segno del mio passaggio.

Mentre sorseggiamo il nostro cioccolato e continuiamo l‟intervista riempiendo il nostro sguardo con dei meravigliosi e suggestivi quadri appesi nel cielo vorrei parlare di te come redattrice. I tuoi articoli per il nostro Volodisensi Magazine sono sempre originali, come pure le tue interviste. Cosa ti sta lasciando questa esperienza, quante persone hai conosciuto attraverso questo tuo lavoro per il Magazine online? Al Magazine io devo dire profondamente grazie. Lo devo dire perché il primo meraviglioso legame che mi ha donato sei tu e la tua splendida amicizia. Ci siamo conosciute per le tue poesie che mi avevano intimamente colpita. Poi ho letto la tua richiesta per la rivista in cui cercavi redattori e collaboratori. Ricordo ancora che ero incerta se risponderti. Quando abbiamo iniziato più di un anno e mezzo fa, se ricordo bene (Il mio primo articolo era sul magazine volume 3), mi sono detta:…” ma cosa pensi di combinare, tu non sei una giornalista!!!”. Poi i primi articoli, le prime battute, le nostre chiacchierate e l‟iniziale conoscenza è diventata stima, rispetto collaborazione e passione reciproca. Il Magazine per me è il vero inizio del nostro legame artistico e non solo, perché siamo diventate amiche. Tramite questa rivista, inoltre, ho conosciuto ed intervistato tante belle persone che mi hanno aperto il loro cuore e i loro sogni. L‟idea di poter comunicare i miei pensieri con altre persone che ci leggono sempre così partecipi ogni mese mi gratifica molto. Io credo tantissimo nel Magazine e penso che  Pagina 5


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traspaia la mia passione per quello che stiamo facendo. Certo come tu sai, non è sempre facile, le cose per essere fatte bene oltre alla passione richiedono tempo, impegno e pazienza, cose che da parte nostra non sono mai mancate e per fortuna siamo riuscite a trovare anche persone in gamba che collaborano con noi seguendo il nostro stesso ideale e il nostro punto di vista, quello di diffondere con modestia e professionalità la cultura e la conoscenza dell‟arte a 360°, dando visibilità in particolar modo agli autori emergenti. Probabilmente pecco in questo, ma spesso e volentieri dico il „nostro‟ Magazine perché io lo sento anche un po‟ mio e credo si capisca da come ne parlo. Cara direttrice, mentre sorseggiamo la nostra cioccolata calda che vorrei realmente bere insieme in questo momento, ti confermo che come te anch‟io punto molto più in alto per questa “nostra” creatura e che non vedo l‟ora di vederla camminare anche sotto altre spoglie….ma questa è un‟altra storia che spero potremo raccontare presto!!!! Oltre ad essere redattrice sei anche una scrittrice. Io ho letto il tuo libro „Frammenti di vita‟, una serie di racconti, che tu chiami appunto „Frammenti‟ che descrivono esperienze di vita vera. Un libro intenso come lo è la tua anima. Ce ne vuoi parlare? Ho sempre scritto le emozioni forti che le persone mi hanno donato, ogni stato d‟animo per me è un quadro, un libro che sto leggendo e per paura di perdere  Pagina 6

quell‟istante, quell‟immagine lo metto di getto su carta. Con me trovate sempre ed ovunque fogliettini scarabocchiati che potrebbero diventare storie, nella mia testa già lo sono. Questo libro è stato una scommessa con le mie insicurezze ed è nato grazie agli stimoli esterni che le persone a me care hanno dato. Un tassello del destino mi ha indicato come pubblicarlo e senza pensarci l‟ho messo alla luce sorprendendo chi mi conosce e soprattutto me stessa. Questo libro è il grido di molte persone, è un diario di bordo che racconta come il capitano e i suoi marinai lottino per mantenere la rotta e come a volte capiti che si perdano. Parlo di uomini e di donne, come in molti mi hanno detto, ma secondo me parlo di persone, individui in difficoltà e sofferenti che non vogliono arrendersi al dolore, ma che mostrando le loro anime squarciate, riesco a dare un monito, indicando un faro o una rotta da seguire per evitare gli scogli. Questo libro siamo noi e la nostra quotidianità. Prende spunto dalla realtà, come il terremoto di L‟Aquila, come una donna che soffre per amore, come un figlio che non riesce a comunicare con il padre, una ragazza segregata nella sua personalità per incomunicabilità familiare e sociale, parla di donne che subiscono per un “amore” deviato e contorto. E‟ un insieme di racconti che hanno un‟unica linea che unisce un marito che viene tradito, un padre che perde una figlia, un uomo che rischia di morire nell‟unico momento in cui ha un atto di coraggio. Hanno come filo conduttore l‟incapacità di ascoltare e di ascoltarsi e la voglia di comunicare al


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mondo di non ripetere i loro passi, ma trovare la forza di non avere paura, dimostrarsi per ciò che sono e di conoscere la propria fragilità per affrontare la vita e fronteggiare i propri timori. Il mio libro è per me un grido di dolore che inneggia alla vita vissuta veramente. Tu sei originaria de L‟Aquila e come molti aquilani hai vissuto il terribile momento del terremoto, la devastazione che ha portato con sé e ne hai pagato le conseguenze. Non posso non chiederti cosa ha lasciato in te questa terribile esperienza, che racconti tra l‟altro nel tuo libro con la positività che ti appartiene per carattere Non credo, dolce Ema, si possa descrivere quello che lascia una catastrofe che spazza via vite e certezze. La maggior parte delle persone è stata destabilizzata nell‟animo. Questa esperienza ha lasciato un solco che non si può richiudere, si possono solo costruire ponti che ti permettano di riunire i due lati dilaniati di un essere umano. Nel libro cerco di raccontare quello che io ho provato, sentito, visto. Ho tentato di descrivere ciò che ha insinuato dentro di me il Terremoto. Ho tentato di capire cos‟è il risvolto indefinito che ha scolpito nel mio essere e che da quel momento mi ha cambiata, forse in meglio, ma che certamente non ho del tutto superato. Me ne accorgo, quando continuo a saltare per un rumore, a fissare i lampadari per il passaggio di un camion, per il bisogno di avere una valigia d‟emergenza sempre pronta. Io nel mio libro racconto di me,

della mia famiglia, delle persone che erano con me in quei giorni. Non racconto, per scelta, la parte dissacrante della storia che lascio intendere tra le righe. Non lo faccio per il rispetto che nutro per il dolore di molti e per loro non mi soffermo ad evidenziare il puro terrore che ho visto nei loro occhi. Non parlo di gente che si è sentita persa, quando gli è stato tolto tutto, quando non aveva più certezze. Non racconto il malessere che ha devastato molti, né di coloro che ho visto piangere all‟improvviso perché si sentivano fragili e insicuri. Racconto invece il coraggio delle persone nel momento del bisogno. La forza d‟animo che non sapevano di avere. I sorrisi, i gesti, le attenzioni. Racconto la difficoltà di accettare un cambiamento, se pur piccolo, della nostra vita quotidiana, per non vedere quanto più grande è stato quello di tutta la nostra esistenza. Lo faccio attraverso le crisi, le perplessità, ma soprattutto attraverso quelli che sembrano minuscoli, ma che sono, invece, grandi gesti quotidiani di ogni persona nel momento della difficoltà. Il terremoto mi ha confermato quello che ho sempre saputo e che spesso non ho voluto vedere. Indipendentemente da come noi siamo convinti di essere, siamo sempre diversi dal nostro pensiero e sicuramente siamo sempre troppo superficiali. Per conoscere il nostro vero carattere bisogna affrontare una tragedia, cosa che in ogni caso non auguro a nessuno. In questi momenti si vive d‟istinto e viene fuori il meglio ed il peggio di ognuno di noi e si impara che non si è ipocriti se si aiuta una persona che fino al giorno prima si pensava di odiare. In quei momenti sparisce il male, sparisce il bene,  Pagina 7


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spariscono le convenzioni perché c‟è un fine superiore che ci unisce tutti: sopravvivere e ricominciare a vivere!!! Da quassù il mondo sembra tanto lontano e piccolo, noi assaporiamo qualche dolce fatto in casa dalla pasticceria del cielo! Oltre a scrivere ti occupi di recensire e video recensire gli autori emergenti, tra l‟altro lo fai davvero in maniera molto professionale! Cosa ti spinge a voler portare avanti chi, come te, cerca di farsi conoscere come artista? Gustando questi saporiti dolcetti, mi viene voglia di essere sdolcinata e sviolinare uno splendido concetto, ma il motivo per cui ho scelto di dare visibilità anche agli altri autori è che semplicemente sono da sempre una criticona, prima verso me stessa e poi verso gli altri. Io devo molto alle critiche che mi sono state fatte, parlo naturalmente di quelle oneste, senza doppio fine, motivate solo e veramente dal desiderio di indicarmi dove ero in difetto per aiutarmi a migliorare. Sono una divoratrice di libri e come autore emergente ho scoperto che come me molti altri autori non riescono a farsi conoscere, che alcuni non hanno nessuna visibilità nonostante ne meritino molta. Io credo che la cultura si basi sul fine di condividere e diffondere e mi sono quindi ritrovata a confrontarmi con gli altri autori ed ho trovato piacevole questo scambio d‟opinioni. Non temo di riconoscere le capacità altrui pensando che questo possa sminuire le mie, poiché sono dell‟idea che ognuno di noi eccelle in qualcosa più o  Pagina 8

meno degli altri. Non pensate adesso che sia una buona samaritana dedita ad aiutare il prossimo, semplicemente faccio ciò che mi piace, ciò che sento e che mi fa stare bene. Non posso farci nulla, io amo dire quello che penso e ho scoperto che la diplomazia non mi appartiene, ma soprattutto che spesso è veramente ipocrita. Ho quindi scelto di essere onesta, prima verso me stessa e poi verso gli altri. Questo ha fatto sì che molte persone abbiano ritenuto opportuno chiedermi cosa pensassi del loro lavoro perché certe che non avrei mentito. Infatti, riconosco che ci sono molti scrittori degni di nota che non hanno visibilità e nel mio piccolo sento il bisogno di contribuire a far emergere queste capacità. Cerco di impegnarmi al meglio con onestà e professionalità perché se una persona ama quello che fa desidera condividerlo affinché non sia fine a se stesso. Tutto questo discorso è valido in positivo e in negativo. Se un‟opera non mi piace o non è coerente io lo dico chiaramente. Naturalmente non sono nessuno per minare un‟opera scritta da altri perciò uso le mie emozioni e la conoscenza per dare un parere pubblico solo su quelle che ritengo degne di nota, indipendentemente se sono totalmente il mio genere oppure No. Questo bisogno di rispettarmi mi porta a non fare videopresentazioni e recensioni di libri che per me non meritano una determinata attenzione e in quel caso ne parlo solo e direttamente con l‟autore per rapportarmi con il suo punto di vista indicandogli ciò che mi crea perplessità. Ho fatto questa scelta per correttezza verso i miei


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ascoltatori e lettori. Ho deciso, quindi, di far conoscere altri autori perché adoro stringere tra le mani un libro che domani potrebbe essere una vera rivelazione e pensare che forse un pochettino...l‟ho scoperto anch‟io!!!! Cristina, mi fa piacere vederti a tuo agio in questo salotto improvvisato, devo dire che parlare con te è sempre piacevole! Tu sei un‟artista a 360 gradi, e oltre che nella scrittura sai essere brava e convincente anche nell‟illustrazione. Hai creato delle fiabe delle quali sei sia autrice che disegnatrice oltre ad aver illustrato libri altrui. Cosa rappresenta per te questo fantastico mondo delle storie per bambini? Devo molto alle favole, mi hanno permesso di sopravvivere in un mondo di grandi, in un mondo che vuole a tutti i costi dipingere la vita di grigio, mentre io mi ostino a vederla a colori. Forse il mio Peter Pan non è mai volato via. Quando racconto le mie storie o leggo quelle degli altri, la mia testa in automatico produce immagini, spesso afferro matite e colori per portarle su carta per farle vivere. Io sono convinta di vederle muovere, trasformarsi, evolversi e quando guardo gli occhi sgranati dei bambini che attenti restano a bocca aperta ad ascoltarmi e ad osservare i mie disegni, io ringrazio Dio di averci donati i bambini e la loro purezza. In quel momento vivo e ciò che provo non potrò mai descriverlo. Poi ci sono momenti in cui pensi che è ora di crescere, che ti stai muovendo su un campo minato e accade quel qualcosa che ti fa capire che è giusto

così, che bisogna continuare a sognare nonostante tutto. Come questa estate in cui una bambina a me sconosciuta si è avvicinata con un mio disegno che neanche ricordavo di aver fatto, probabilmente avevo la sua età, quando l‟ho disegnato. Con gli occhi ammirati e stringendo il foglio tra le mani, tesa perché temeva che lo rivolessi indietro, mi ha chiesto come facevo ad essere così brava, da dove mi venivano le idee per scrivere e illustrare le favole. Mi ha detto che da grande vorrebbe essere come me e mi ha chiesto le insegnavo a colorare. La bambina è un vero talento, è molto brava e farà meglio di me. Quello che lei non sa è che mentre stringeva il mio disegno e mi parlava mi stava donando il coraggio di crederci e di andare avanti. Il sorriso di un bambino vale più di milioni di soldi ed è per loro che continuo a far vivere la mia immaginazione. Non nego, però, che mi piacerebbe che tutto questo diventasse un lavoro, sia scrivere sia disegnare, facendomi guadagnare abbastanza da potermi mantenere, e augurandomi di continuare a farlo con la stessa passione e gli stessi principi che ho adesso. Cara Cristina, siamo giunte alla fine di questa piacevole conversazione e tra poco torneremo in un battito di ciglia a toccare con i piedi la Terra, anche se so che torneremo spesso in questo salotto fantasioso ed emozionante! L‟ultima domanda che voglio porti riguarda il futuro. So che stai preparando un nuovo libro che sono molto curiosa di leggere! Cosa puoi anticiparci ? Hai  Pagina 9


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altri progetti che vorresti si realizzassero? Lasciaci i tuoi contatti per poterti seguire. “Lei voleva vivere, sprofondata nella pozza di fango dove era caduta lottava con i suoi incubi per trovare la forza di rialzarsi e fuggire dal suo carceriere”. Posso anticiparti questa breve frase che racchiude un po‟ tutto il mio romanzo. Si parla di un rapimento, come avete capito, d‟omicidi, di segreti, d‟incomprensioni, d‟amore, di stati d‟animo e di fragilità. Si intitola “Tatuaggio” e adesso è tra le mani del mio gruppo di lettura che già mi ha dato il suo parere positivo e questo mi rende felice. Spero di pubblicarlo presto, ma per il momento sono in cerca di editore. Nel libro racchiudo una storia inventata basata su esperienze vere, perché è tipico della mia persona mettere sempre un po‟ di me e di quello che conosco in ciò che faccio, però non vi svelerò nulla adesso, dovrete leggerlo per saperlo. Il mio gruppo di lettura mi ha detto che il bello del libro è che fino alla fine non si capisce bene se è un giallo, un romanzo o un libro emozionale. Un insieme di sentimenti chiusi nelle pagine che si aprono poco alla volta rivelando i segreti che muovono la storia e trasportando il lettore in essa. Onestamente non speravo in un tale commento che mi spinge a credere molto in questa opera, ma sarete voi a farmi sapere se quello che mi hanno detto è veritiero anche dal vostro punto di vista. Nel mio futuro ho anche altri libri nel cassetto e la pubblicazione delle mie favole. Al momento ho anche in cantiere un progettino per gli autori emergenti che  Pagina 10

coinvolge anche te mi cara Ema e che spero presto potremo rendere pubblico. Nel frattempo continuerò a scrivere, disegnare e rapportarmi con gli altri artisti tramite le mie interviste sul Magazine Volodeisensi, le recensioni e le mie Videopresentazioni, ma anche su Facebook, twitter, youtube e con la mia pagina “Un racconto a più mani” dove insieme, partendo da una frase, facciamo nascere una storia. Per conoscermi ancora meglio, oltre ai siti sopra citati, potrete visitare il mio blog: http://cristinarotoloni.webnode.it/ oppure contattarmi sulla mia e-mail: rotolonic@yahoo.com. Ciao Amici lettori e grazie Ema per questa cioccolata calda nel caffé tra le nuvole, spero di ricambiare presto il tuo invito per passare insieme altri momenti indimenticabili. Ringrazio la nostra redattrice Cristina Rotoloni, della quale continueremo a leggere gli articoli e le interviste ogni mese su Volodeisensi Magazine ! Siamo appena atterrate dopo questa splendida pausa dalla realtà e ci salutiamo con la promessa di ripetere al più presto questo nostro fantasioso volo! A presto Cristina! Emanuela Arlotta


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con personalità dello spettacolo e della cultura.

“Domenica 26 maggio, presso il Pandino Fantasy Book, ho avuto il piacere di presentare Yo Yo denti di lupo di Ermanno Capelli, Laura Capone Editore. In quanto traduttrice della versione inglese – che potete trovare come e-book con il titolo Wolfish teeth Yo Yo – posso dire che questo romanzo, in un certo senso, è anche un po‟ mio. Come tutti i traduttori sanno, questo procedimento di passaggio da una lingua a un‟altra,

non

è

meramente

un

procedimento meccanico, in esso bisogna In occasione del Pandino Fantasy Books 2013, il Castello Visconteo (XIV sec.) di Pandino (CR) diventa, per il secondo anno, il crocevia di una magnifica fiera dedicata alla storia e alle tradizioni attraverso rappresentazioni d‟epoca, interviste agli autori e con l‟esposizione di stand dedicati al fantasy, fantascienza, surreale e horror: una risposta efficace e propositiva alla crisi editoriale ormai al termine. La prof. dott.ssa Alessandra Baroni e traduttrice freelance, ha presentato per la Laura Capone Editore il testo dell‟autore Ermanno Capelli, presso la Sala Morrigan del Castello, una delle quattro sale impegnate tutto il giorno in un alternarsi di presentazioni di libri e di convegni

metterci passione, amore…ogni traduzione è opera originale in cui il traduttore inevitabilmente ci mette del suo. E devo dire che con Yo Yo è stato semplice innamorarsi! Sono stata subito colpita dal linguaggio che troviamo nel libro, è irriverente, ricco di slang, una parlata vicina alla gente, in particolare a quella gente messa da parte dalla società: è la parlata dei ghetti poveri, dei clochard, semplice ma cruda, spesso sgrammaticata, perché quello che conta non è la forma, ma il contenuto. Nel

momento

in

cui

intrapresi

la

traduzione ero tornata da poco da una esperienza di lavoro di un anno negli Stati

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sentireste parlare tra le strade di New York, Chicago, New Orleans, Miami dalla gente comune e ancor più dalla gente che spesso non ha voce in questa società. Dopo questa breve digressione sulla lingua e sul linguaggio, vorrei spiegare il motivo per cui si è deciso di presentare questo libro proprio al Pandino Fantasy Book. In effetti, la realtà che viene rappresentata è talmente forte e scioccante che può essere vista come surreale, assurda, grottesca; potremmo davvero dire che si tratta di un Uniti e durante quel periodo mi ero

altro mondo. È come se l‟autore avesse

particolarmente interessata proprio a quel

voluto prendere uno di quegli specchi

tipo di lingua, allo slang dei giovani, alla

concavi o convessi che alterano le immagini

parlata dei rapper che utilizzano questo

reali mostrandoci tutta la brutalità, la

linguaggio proprio per essere vicini ai

mostruosità di ciò che ci circonda: è

diseredati e fare una denuncia sociale.

un‟immagine riflessa, falsata, che punta

Senza quest‟esperienza mi sarebbe stato

all‟esagerazione, alla distorsione di ciò che

non dico impossibile ma quanto meno

è reale, ma che rispecchia pur sempre il

molto difficoltoso tradurre Yo Yo denti lupo

mondo in cui viviamo. Durante la lettura

mantenendone lo stile, mantenendo lo

veniamo spesso catapultati nelle visioni

stesso vigore di quel parlato slegato che è

oniriche di YoYo, mondi davvero surreali

indubbiamente uno dei punti di forza del

in cui tutto è rosa, in cui gli uccellini

libro. Per questo mi sento davvero di

cantano canzoni rock, in cui dei pappagallini

consigliare una lettura della versione in

colorati

inglese ai giovani studenti e a chi già l‟ha

all‟enalotto…Per non parlare della sua

studiato sui libri, perché troverete una

Fantasyland con l‟isola che non c‟è, dove

lingua che nessuno vi ha mai insegnato, una

esiste una clinica in cui è legale impiantare

lingua che non troverete in nessun libro di

denti di animali, in questo caso di un lupo,

grammatica, ma che è la lingua che  Pagina 12

danno

i

numeri

vincenti


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alle persone, o dell‟isola dei baci, dove il

critiche: attacca per esempio la società del

denaro non esiste più, non è più un valore,

consumismo, dove uno dei valori più

dove l‟unica cosa che conta è l‟amore,

importanti è l‟essere alla moda, indossare

l‟amore libero. La realtà e la fantasia si

solo vestiti di marca, perché l‟immagine è

mescolano in maniera così forte che

importante, anzi, l‟immagine è tutto. Le

davvero alla fine siamo confusi: noi, come

persone

lo stesso YoYo, alla fine non riusciamo a

vengono rappresentate come automi, come

capire se tutto quello che ha vissuto e che

burattini, tutti vestiti uguali, sempre di

ci è stato raccontato, sia accaduto davvero

corsa, senza sentimenti; l‟unica cosa che

o

sua

YoYo vede nei loro occhi è violenza, quella

immaginazione. L‟autore ci lascia aperti

violenza che secondo lui è l‟unica cosa che

moltissimi interrogativi, ci dà diverse chiavi

può renderli competitivi, perché è solo con

di lettura e tocca a noi scegliere un finale,

la violenza che l‟uomo riesce a difendersi

scegliere un significato, capire la profondità

da essa. La vita viene descritta come un

del messaggio di questo libro.

ring dove vince solo chi colpisce più forte, i

sia

stato

solo

frutto

della

perdono

la

loro

identità

e

deboli sono destinati a soccombere. La solidarietà, la bontà, per lui, in questa società non esistono e molto significativo è a riguardo il capitolo 2, “Le maschere” dove ci viene presentata una scena in cui uno di questi tanti burattini entra in un negozio di maschere e chiede di poter comprare “una faccia da buono”: è la vigilia di Natale, l‟uomo indossa la sua bella maschera da buono ed esce dal negozio. Questo è un punto su cui riflettere: quanti nella società in cui viviamo indossano una maschera? Tutti almeno una volta, ma Attraverso questa allegoria della realtà in età

moderna

l‟autore

muove

diverse

sicuramente

più

di

una,

l‟abbiamo

indossata. Tutti o quasi cerchiamo di essere qualcuno che non siamo, perché è  Pagina 13


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difficile farsi accettare dalla società per

parlavo:

quello

all‟esagerazione, ma sempre in chiave

che

siamo

veramente,

come

tutto

viene

accentuato

fino

individui unici e speciali. Abbiamo paura del

divertente e ironica.

giudizio degli altri ma come dice YoYo:

Il nostro protagonista è solo uno dei tanti

“Che cosa vuol dire essere uno sballato? Il

burattini nelle mani di chi si arricchisce

barbone è uno sballato? Il drogato è uno

grazie a lui; è una vittima, vittima del

sballato? Chi fuma e beve come un pazzo è

sistema, vittima del business che viene

uno sballato? Chi invece si veste con

descritto come un killer che ti uccide, ma

camicia e cravatta ed è sempre pettinato e

non lo fa subito, non prima di averti

passa tutta la vita a mettere timbri e

spremuto fino all‟osso. E il modo migliore

compilare formulari è un normale?”. Di

di sfruttare una persona arricchendosi è

nuovo viene

questa società

farla diventare famosa, trasformarla in un

inerme, piena di pregiudizi, fatta di burattini

idolo delle masse, in un mito e il mezzo

mediocri che non si ribellano al tedio della

migliore

quotidianità. Il diverso fa paura e così tutti i

televisione. Ed ecco che parte all‟attacco

ragazzini vengono descritti nel romanzo

dei giornalisti e della tv spazzatura. Per

allo stesso modo, sono tutti maleducati e

quanto riguarda i primi, YoYo esprime

parlano una lingua da “fast food”, per gli

tutto il suo disprezzo per una categoria di

adulti incomprensibile; le donne vengono

opportunisti, senza sentimenti, che scrive

tutte descritte come prostitute, false e

falsità solo per fare scoop e guadagnare.

interessate solo al denaro e al successo e

Con le loro invenzioni sono in grado di

critica anche quelle più anziane, che non

trasformare qualcuno in una leggenda o di

rendendosi conto del tempo che passa,

gettarlo nel baratro. Ha una considerazione

continuano a vestirsi tutte in tiro, con

ancora più bassa della tv spazzatura,

minigonne e tacchi a spillo, a truccarsi in

demenziale,

modo esagerato e, per assomigliare ai

rimbambiscono il cervello, di talk-show

giovani, cercano di imitare la loro parlata

definiti come un regalo dei governi di una

risultando ancora più volgari. In queste

democrazia solo mascherata e di reality

descrizioni in particolare possiamo notare

show violenti, diseducativi in grado di

davvero quell‟elemento grottesco di cui

trasformare in un mito anche un ex

 Pagina 14

attaccata

sono

i

fatta

media,

di

giornali

pubblicità

e

che


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ergastolano. Ma tutto rientra nelle leggi del

potenti al mondo, in grado di decidere e

business: bisogna accontentare il pubblico e

controllare tutto. Ma è nel capitolo 14 “Il

il pubblico come si legge nel romanzo è

convento” che si svela la critica più aspra

cambiato, “non cerca più belle canzoni, bei

alla morale di chi ne fa parte ed è rivolta

libri, bei quadri…il pubblico vuole la finta

alla loro sessualità. Il sesso viene vissuto in

arte

l‟arte

modo trasgressivo, esagerato, sadomaso

interessati

ma non peccaminoso; ciò che è veramente

all‟artista che all‟opera. E l‟artista deve

importante è sempre l‟apparenza, ciò che

quindi essere una star, una guida, un

viene visto dall‟esterno. Tutto avviene

visionario che dia speranza ai visionari, uno

all‟interno del convento, di nascosto e con

scrittore-profeta”. E tutti hanno bisogno

la massima riservatezza in modo da non

delle falsità scritte dai giornali, delle storie

rovinare, appunto, l‟immagine.

finte, dei miti, tanto i borghesi quanto i

Tutto ruota intorno al sesso: il sesso come

ribelli, perché le loro vite sono vuote e le

passatempo contro la noia, il sesso come

riempiono interessandosi di quelle degli

arma delle donne per ottenere ciò che

altri. Il popolo non ha più punti di

vogliono, il sesso vissuto in maniera

riferimento e si cerca di trasformare YoYo

estrema, violento, trasgressivo ma che

in una guida appunto, per esempio: gli

lascia sempre insoddisfatti, il sesso che non

americani amano chi insegna sogni mistici?

è in grado di colmare il vuoto e che non

Bene, trasformeremo YoYo nel nuovo

può sostituirsi all‟amore. E d‟altro canto

Buddha! Al pubblico piace chi ama gli

l‟amore è visto come una prigione con

animali? Allora la fidanzata di YoYo sarà la

catene che feriscono e che lasciano

sua oca Harlem! Vediamo come non

cicatrici indelebili. YoYo, come la società

esistano davvero più ideali, si fa tutto per

intera, ha paura dell‟amore, ha paura di

moda, anche l‟essere animalisti è solo una

provare emozioni perché questo comporta

delle tante tendenze, per non parlare della

il rischio di soffrire e questo YoYo lo sa

religione che si sceglie di seguire, anch‟essa,

bene, tradito, abbandonato e mandato in

solo per moda.

rovina dalla ex-moglie.

E a proposito della religione, ecco uno

E l‟abbandono è un altro dei temi trattati.

degli attacchi più forti del libro. La Chiesa

Notevole è l‟episodio del cane Dog, l‟unico

viene vista come una delle istituzioni più

in mezzo a tanta disumanità ad accorgersi

non

la

spettacolarizzata,

vera, sono

vuole più

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del YoYo barbone: inizialmente anche lui ci

dissangua il popolo con tasse, multe,

dà un‟impressione negativa, perché punta al

assicurazioni e altri “imbrogli” , come li

successo come gli umani, aspira a diventare

definisce YoYo. L'unico scopo di banchieri

il cane di un conte o di un attore famoso;

e politici è quello di ottenere sempre più

ma poi si lascia convincere e decide di

denaro e potere a scapito della salute e

restare con YoYo a patto però che non lo

della vita del popolo. Di conseguenza anche

faccia dormire nella cuccia, ma nel letto

le forze dell‟ordine sono sottomesse alla

con lui. Il cane, il migliore amico dell‟uomo,

volontà dei potenti e sono anch‟esse

mostra davvero di essere il più umano di

pedine. Significativo è l‟episodio in cui degli

tutti e nel romanzo assume tratti umani,

agenti dell‟FBI eseguono l‟ordine di fare

uno tra tutti, è un cane che sa parlare. Ma

impiantare dei microchip nei talloni di tutti

la scena più toccante è quando YoYo

i

uscito da un coma di due anni, torna a casa

controllare ogni movimento, ogni pensiero

e trova Dog morto: sul computer gli aveva

dell‟umanità

lasciato un messaggio dove diceva che si

possano avere il controllo assoluto del

sarebbe suicidato, si sarebbe sparato,

mondo. Così, chi dovrebbe difendere i

perché non riusciva più a sopportare la

deboli, è il primo corrotto come anche chi

solitudine, la sua mancanza, la sofferenza in

dovrebbe garantire la giustizia: la legge non

seguito all‟abbandono. Ed ecco quindi lo

è uguale per tutti, anche i giudici si possono

scambio dei ruoli: l‟animale, in questo caso

corrompere

il cane, rappresenta l‟umanità mentre gli

mazzette e da una condanna di ergastolo si

uomini

passa da un giorno all‟altro all‟assoluzione.

assumono

tipicamente

tutti

animaleschi

i (lotta

caratteri per

la

neonati,

microchip intera

e

che

affinché

comprare

servono i

con

a

potenti

delle

Il governo è tiranno e la democrazia non

sopravvivenza, sesso come mero atto fisico

esiste, è solo una maschera.

privo di sentimenti, ecc.). L‟unico di cui

Quello che vorrebbe il nostro YoYo, che si

poteva veramente fidarsi era Dog, degli

rifugia spesso nell‟alcool e nella droga per

uomini non ci si può fidare, gli amici sono

fuggire da questa realtà e da tanta

falsi amici e anche i legami di parentela non

sofferenza, è un mondo di solo amore,

contano più. Per non parlare di chi sta al

privo di banchieri perché il denaro non

vertice: il primo traditore è il governo che

esiste più e senza esercito perché non

 Pagina 16


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esiste né odio né guerra. Ma in realtà il futuro dell‟umanità secondo lui è un altro:

Nonostante la profondità del messaggio e

“Lo vedo come un futuro caustico, gente

la forte critica l‟intero romanzo non risulta

che si tradisce a sangue. Automobilisti che

mai

quando vengono sorpassati da altre auto,

leggerezza l‟autore l‟ottiene anche grazie al

sparano dal finestrino al guidatore che li ha

tipo di linguaggio che utilizza e di cui già ho

offesi col sorpasso. Mariti traditi che

parlato inizialmente. La lettura risulta

accoltellano la moglie e chi se l‟è fatta e poi

sempre piacevole e scorrevole grazie a

li taglia a pezzi e li nasconde nel frigorifero.

questa tecnica narrativa che si avvale di

Bambini che uccidono i genitori per

elementi fortemente ironici e sarcastici. Le

rubargli il portafoglio e poi vanno a

descrizioni di ambienti e personaggi sono

sputtanarsi

quei

ai

sempre molto precise e ricche di dettagli,

videogames.

Camionisti

senza

dandoci quasi l‟impressione di sentire gli

patente che trucidano il poliziotto che li ha

odori, di percepire i suoni…veniamo

multati. E poi ancora un futuro di strade

letteralmente catapultati nella realtà di

intasate con il traffico perenne e barriere di

YoYo. La lettura di questo libro è un

plastica e sbarre di ferro ovunque… Il

viaggio

futuro dell‟uomo è L‟UOMO IN GABBIA.

deformante che, poco a poco, ci svela

L‟UOMO IN TRAPPOLA. L‟uomo senza

quelle immagini distorte fino a farci capire

dei e senza alberi. L‟uomo solo” e in effetti,

che quel mondo che ci sembra così

se pensiamo alla realtà di tutti i giorni e alla

distante e assurdo, in realtà, è proprio il

cronaca, questo è proprio quello che sta

riflesso del nostro.

accadendo.

Buona lettura e buon viaggio!”

pochi

dollari rimasti

“pesante”

surreale

e

questo

in

quello

effetto

di

specchio

Alessandra Baroni

 Pagina 17


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A cura di Emanuela Arlotta

cosa, l‟amore e la passione sono state coltivate negli anni giovanili di studio di storia della fotografia e di tecnica fotografica su buoni libri, iniziando con capisaldo come Adams, sino a Zannier e Cresci. La prima macchinetta fotografica a 11 anni me la regalò mio nonno, vero appassionato; una Comet Bencini 200. Era emozionante averla solo tra le mani. La mia prima modella è stata la mia sorellina, i primi scatti a pellicola fatti al mio cagnolino.

Riccardo Schito è nato a Bari nel 1965. Dopo gli studi classici si avvicina alla fotografia: nel 1985 cura il libro Terra di Bari, libro fotografico in cinque lingue presentato con una grande mostra nel Teatro Petruzzelli. Successivamente si occupa del progetto Mediterraneo Image, uno dei primi giornali on line sul mediterraneo e nel 1989 effettua un reportage sui cambiamenti politici in Albania. Cura per cinque anni il catalogo dell'Expo Arte per la Fiera del Levante di Bari. Vive e lavora Milano dal 1990, dove collabora come fotografo per l'agenzia Olycom, lavorando su fatti di cronaca, politica, costume e società. Come ti sei avvicinato alla fotografia? Cosa ti ha spinto verso questo tipo di carriera? Premesso che l‟amore e la passione per la fotografia sono una cosa, la carriera è altra  Pagina 18

Erano giorni di passione verso questo nuovo “giocattolo”. Senza dubbio però devo dire che per altre ragioni sono stato fortunato: mio padre era un regista di documentari e girava i suoi lavori in pellicola; beh tutto questo mi ha enormemente avvantaggiato, mi ha insegnato l‟amore sviscerato per il lavoro e mi ha fornito i mezzi per esprimerlo. Mi ha regalato a 14 anni una vera reflex, ed ero sempre con lui e la sua troupe quando “girava” come aiuto operatore. La carriera fotografica poi è stata il passo naturale che ho fatto verso i vent‟anni; mentre frequentavo l‟università, dopo gli studi classici, collaboravo come fotografo presso un‟agenzia pubblicitaria. Questa esperienza mi ha permesso, lavorando, di affinare le varie tecniche fotografiche in studio. Memorabili quegli anni; solo dopo ho scoperto la voglia di uscire per strada e ritrarre la gente, i suoi usi e costumi, al naturale senza filtri, né vincoli e limiti.


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Qual è stato il tuo percorso nell‟ambito della fotografia? Sei autodidatta o hai seguito dei corsi professionali? Cosa consigli a chi si avvicina a questa professione?

segreti che l‟occhio nudo o la mente non colgono. La foto artistica nasce da un concetto (che può essere anche astratto) che poi viene esaminato, sviscerato, contemplato dall‟Io del fotografo.

Non credo sia giusto il termine “autodidatta”, nel senso che si, vero ho studiato su buoni libri, visto migliaia di fotografie e lavori stando a “bottega” presso uno studio fotografico, ma in quegli anni e al sud soprattutto era pressoché impossibile seguire vere e proprie scuole o centri di formazione fotografica.

“Non esiste la fotografia artistica. Nella fotografia esistono, come in tutte le cose, delle persone che sanno vedere e altre che non sanno nemmeno guardare." Questa è un‟altra spiegazione di un fotografo, Nadar, pioniere della fotografia.

Se avessi avuto la possibilità sicuramente avrei studiato fotografia, la luce, probabilmente lo avrei fatto all‟estero, in Italia in quegli anni (anni ottanta…) c‟era quasi nulla che valesse veramente la pena. Oggi giorno a chi si avvicina alla fotografia o a chi ha voglia di intraprendere un vero e proprio cammino professionale, dico di stare molto attento nella scelta. Ci sono fin troppe scuole, corsi, workshop: l‟insegnamento è una cosa seria, serio deve essere l‟approccio, il metodo e implica da parte del docente una adeguata preparazione, che a volte non c‟è. Che differenza c‟è tra la fotografia artistica e quella scattata a scopo professionale? Tu quale prediligi? Parto dal presupposto che se tutto può essere artistico, non tutto può essere professionale. Io sono un fotoreporter, il che significa che ho l‟obbligo morale e fedele di ritrarre la realtà e la verità, tecnicamente nel miglior modo possibile. La mia macchina fotografica deve rivelare i

La verità forse sta nel mezzo. Io vivo e lavoro con committenza quasi esclusiva per i giornali, la mia fotografia, anche nella sua imperfezione, deve rappresentare la verità così com‟è: giusta e ingiusta che sia. Cosa ti fa capire se uno scatto è davvero un ottimo scatto? Se un‟immagine ti fa pensare, ti fa vedere oltre, se scaturisce naturalmente delle domande e se ti disturba e inquieta l‟anima, beh, allora è un ottimo scatto. Capita raramente di vederne. E‟ così difficile trovare un‟immagine di tal genere, nonostante le milioni prodotte ogni anno. I mezzi per esprimerci ce l‟abbiamo tutti, tutti oramai produciamo immagini. Poche di queste “raccontano”. Tu hai fotografato molti personaggi noti nella tua carriera. Quale servizio fotografico ti è rimasto nel cuore? Ho avuto la fortuna di avere conosciuto e fotografato in venticinque anni di professione, grandissime personalità: Arafat, Gorbaciov, Dustin Hoffman, Sharon Stone e molti altri ancora.

 Pagina 19


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Il servizio che in questi giorni mi è ritornato in mente è stato il premio Nobel a Dario Fo una quindicina d‟anni fa. Ho conosciuto e fatto amicizia in quei giorni con una donna meravigliosa che poco tempo fa ci ha lasciato: Franca Rame. A lei rivolgo il mio pensiero affettuoso in ricordo di quei memorabili momenti in cui Dario Fo fu insignito della più alta onorificenza. Ci ho pensato in questi giorni, la fotografia per il fotografo è un percorso di vita. Si è fotografi anche quando non si scatta una fotografia, quasi uno stato mentale ove tutto scorre attraverso immagini: il difficile è catturarle.

Vorrei emozionare me al momento dello scatto e poi colui che un giorno guarderà la foto. E‟ così difficile catturare un‟emozione, anche i “Grandi” ci sono riusciti poche volte. Chissà mai ci sia riuscito io, se fosse successo, anche una sola volta mi basterebbe. Sarei contento. Avrei fatto per bene il mio lavoro.

Immagino che in veste di fotografo tu faccia molti viaggi. Quali sono i pro e i contro di questa professione? Premesso che, di questi tempi con la negativa congiuntura economica, è difficile progettare e produrre un lavoro fotografico, dico questo come premessa, viaggiare ti permette di conoscere, indagare, vedere genti e posti nuovi, usi e costumi del posto. E‟ un lavoro, un viaggio “solitario” ove ognuno di noi è in perenne conflitto per l‟oggettiva difficoltà in ogni lavoro fotografico, di poter raccontare il proprio progetto per immagini, senza che esse possano risultare banali e retoriche. Cosa cerchi di catturare attraverso l‟obiettivo della tua macchina fotografica? Cosa tenti di bloccare all‟interno dello scatto?

 Pagina 20

Prediligi i set fotografici interni o quelli esterni? Curi personalmente tutti i particolari o preferisci lo scatto naturale? Curo personalmente tutti i particolari, sia sul set in studio, che in giro per strada. C‟è sempre in me la voglia di ritrarre i soggetti al naturale, nella vita reale. Il mondo è un set:una strada, uno scorcio,un parco. Si, se ne avessi la possibilità di comune accordo con il soggetto da ritrarre sceglierei assieme a lui un set in strada, in giro per il mondo.


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programmi specifici fa si che lo scatto venga manipolato e trasformato continuamente. Io sono nato e cresciuto in una camera oscura, dove con un foglio immerso in un liquido si avverava la “magia” e dove al massimo con le mani sotto una fonte di luce si potevano mascherare per contrastare alcune parti della foto. Il digitale e la sua gestione, hanno cambiato in modo radicale il modo di lavorare e di pensare. Si corre veloci, si pensa troppo velocemente come le stesse foto prodotte: foto prodotte in un‟era veloce, intercambiabili, sostituibili.

Chi o cosa vorresti fotografare a tutti i costi? Bella domanda, dalle mille risposte: non saprei; un personaggio che mi sarebbe piaciuto incontrare e ritrarre, di sicuro è Fidel Castro. Ci sono andato vicino nel 1990 ero a l‟Avana, ma ahimè non ci sono riuscito. La mente di un fotografo è in continua evoluzione, fucina di progetti che si rincorrono. Purtroppo sono anche consapevole delle enormi difficoltà nel trovare finanziamenti nell‟eventuale committenza di un progetto qualsiasi in questo momento. Cosa pensi dei fotoritocchi?

Da cosa è possibile riconoscere un buon fotografo rispetto ad uno mediocre? In fotografia la mediocrità non è di per sé un‟accezione negativa. Ci sono belle e brutte fotografie? Non saprei, so che ci sono fotografie che riescono a catturare l‟anima del soggetto ritratto e quella di chi le guarda. Un buon fotografo è colui che per senso del dovere, senza indugi, racconta la verità. Non ci sono cattivi fotografi ne‟ mediocri. Ci sono fotografi che hanno la bravura e la fortuna di saper raccontare in una frazione di secondo un mondo a sé che parte da un‟ immagine e che si protrae nel tempo, senza confini, facendo pensare. Emanuela Arlotta

Se ne abusa, e tanto anche. Con il digitale e il suo preponderante avvento è normale sia così. La gestione di un file Raw con  Pagina 21


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Dove non ci sia più umiliazione, senza più guerre e in perpetua pace.

dei nostri Autori

L’amore che ti dono

In un mondo d'amicizia tra le genti tutte, d'onestà e sincerità dovunque. In cui non esista la menzogna e dove esistesse sempre il perdono.

L’amore che ti dono è gratuito è puro amore universale per i miei fratelli e sorelle del cosmo.

Vorrei vivere in un mondo dove tutti fossimo fratelli.

Per ogni seme che seminerò, vorrei che nascessero fiori grandiosi per te.

I bambini sono sacri

Ogni mare che attraverserò, vorrei che mi portasse da te. Ogni bambino che vedrò piangere, vorrei asciugare le sue lacrime. Ai bambini poveri vorrei donare i miei vestiti, affinché sentano il calore dell’inverno. Agli anziani abbandonati a se stessi, vorrei regalare la mia umile compagnia.

Maria Rosa Barletta

Lasciate che i bambini crescano felici Lasciate ai bambini il loro sorriso il gusto del gioco, la loro innocenza I bambini siano intoccabili! Lasciate ai bambini buoni insegnamenti Fate si che non conoscano mai la menzogna Lasciate loro la giustizia nel mondo Fate che non conoscano la violenza che non vedano mai la guerra! Lasciate che i bambini restino tali Solo così vi ringrazieranno anche da vecchi Maria Rosa Barletta

A tutto il mondo vorrei gridare, l’amore di Dio per noi.

Eterno imbrunire

Maria Rosa Barletta

Il silenzio

Vorrei vivere in un mondo

è un ticchettìo, è un battito d'ali

Vorrei vivere in un mondo del tutto libero da violenza.

eterno

Dove i bimbi sorridano sempre, gli anziani non siano mai soli e la povertà non esista.

© Giorgia Catalano

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che va verso l'imbrunire.


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Cosa sei, follia?

foglie di nuova vita fiori d'acacia profumati

Follia, follia, cosa sei, follia?

di Sole.

Lo sguardo spaventato d'una fiera nel bosco,

Rivesto

le lacrime d'un uomo

uno scoglio

senza una veste indosso.

d'un abito maestoso

Parlare, cantare,

lo avvolgo d'un pianto

a piedi nudi danzare

smarrito nel vuoto.

e volare, volare, senza più voler tornare

© Giorgia Catalano

su quel lido di tristezza dove non v'è più fantasia,

Bussano alla porta

dove il bianco è come il nero, dove la tempesta è come il sereno.

Bussano alla porta

Follia, follia, fermati follia!

senza farsi sentire.

Guardami negli occhi e con te portami via. © Giorgia Catalano Verso Oriente Ruoto il capo verso oriente dove il sole nasce dove la vita muore. Scrivo un nome sulla rena inumidita dalla notte,

Anni trascorsi… prepotenti, talvolta invadenti. Litigano con il cuore, con le rughe sul viso, con gli occhiali sul naso. Portano scompiglio, una festa un sorriso.

illuminata dal bagliore

Questa è la vita.

del Sole.

E' il tempo, burlone,

Bagno

che passa.

il viso di salata rugiada. © Giorgia Catalano Afferro col mio animo ribelle,

 Pagina 23


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Racconto del mese a cura di Cosimo Bozzotta

Quel giorno ricevetti una telefonata. La voce dall'altro capo del filo era concitata: "È morto il vecchio Ermanno" fu il messaggio. Breve. Laconico. Quando riagganciai la cornetta rimasi incapace di reagire, non so per quanti secondi, o minuti. Quell'uomo mi aveva insegnato tante cose, con le sue meravigliose storie, fatte di semplicità trasparente e contagiosa. La stessa che cercava in tutti coloro che incontrava e che non riusciva a trovare. Quella semplicità che cominciavo a riconoscere, grazie proprio ai suoi insegnamenti, o anche solo alla sua presenza. La presenza di un vecchio uomo a cui la vita aveva negato aspetti e situazioni importanti, tali da essere vissuti e che invece vedeva sfuggire dalla sua mente  Pagina 24

e dal suo corpo. Dieci anni prima, infatti, a causa di un incidente, era stato condannato all'immobilità, e questa sua impotenza lo rattristava moltissimo. Ogni volta che lo andavo a trovare se ne lamentava: "Vedi cosa rimane del mio corpo?" mi diceva. "Una massa inutile e impotente. Soltanto il ricordo del corpo che fu, ben diverso da quello che vedi". Oppure mi raccontava dei sogni che faceva, in cui poteva muoversi o addirittura correre. "Era bello" commentava "poter tastare il suolo e provare una stupenda sensazione ad ogni passo sull'erba, e poter toccare con mano e sentire la vita in ogni cosa attorno a me". Questo ed altro mi diceva. E le nostre conversazioni erano sempre arricchite dalle sue concezioni sui valori della vita, quella stessa che ora non era più in lui. Per me, orfano di entrambi i genitori e poco più che ventenne, era stato un riferimento importante. L'avevo conosciuto al funerale di mio padre, di cui era un grande amico. Io all'epoca avevo solo sei anni, però ricordavo sempre mio padre dire che Ermanno era "uno di quelli su cui ci si può contare davvero". E lo avevo sperimentato personalmente. Con grande piacere. Specialmente dopo la morte di mia madre, avvenuta quando avevo diciott'anni. Era stato lui a trovarmi un lavoro e ad aiutarmi in quell'inizio di maturità così travolgente e faticoso. Se ero arrivato a questo punto, senza difficoltà, lo dovevo anche a lui. Per strada pensavo al momento in cui l'avrei rivisto, per l'ultima volta,


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immobile come sempre, ma stavolta anche silenzioso, assente. L'ultima mia visita ad Ermanno risaliva a qualche settimana prima, nel periodo di Ferragosto. Ricordo che dalle finestre di casa sua si vedeva il porto di Ancona gremito di turisti all'assalto dei traghetti per la Grecia, e in quell'occasione, forse il caldo, forse proprio il ricordo della Grecia e della guerra che lo aveva visto protagonista fortunato, mi parlò della morte, quasi come se un presagio lo avesse avvertito. "Perché mi parli di questo?" gli dicevo, cercando di capire e allo stesso tempo di distoglierlo da quei pensieri. "Vedi, ho imparato a convivere con la morte" rispose guardandosi il corpo e le mani, "come posso sperare ancora nella vita?... Il mio corpo è morto, una parte di me è già andata via. È vero, posso ancora pensare, parlare, cantare, se solo ne avessi voglia di farlo. Ma non credi che andandomene finirei di soffire?". Ricordo che lo guardai negli occhi, in quegli occhi che un tempo riflettevano gli umori di una vita piena di gioie e di serenità, e quella luce che fino ad allora riusciva ad emanare si era affievolita, lasciando lo sguardo stanco e disperato. La voglia di vivere, evidentemente, lo aveva abbandonato. Cosciente del suo destino non aveva opposto resistenza. Dovevo attendermi da un momento all'altro quella notizia.

Ed ora? Già, ora avrei visto un involucro sul letto, privo di ogni riferimento al recente passato. Non avrei più potuto ascoltare la sua voce, unico ultimo contatto "col mondo degli altri", come soleva ripetermi. Non avrei più potuto parlargli, raccontare della mia tristezza. Non avrei più. I pensieri mi accompagnarono all'ingresso nella stanza, affollata di parenti e vicini. Com'era tutto dannatamente doloroso! Nell'istante in cui certe situazioni si ripetono ti accorgi davvero di quanto si soffra, con sempre più disperazione. Mi avvicinai al letto, circondato dagli sguardi attoniti e interrogatori degli astanti. Il vecchio Ermanno era lì. Ciò che rimaneva di lui era ancora lì. Non c'era niente di cambiato, tranne gli occhi. È strano guardare gli occhi chiusi di una persona. Non puoi cogliere alcun aspetto della sua vita. Non puoi immaginare come possa vedere te e il tuo mondo, se allo stesso modo tuo... Era stato proprio lui a spiegarmi perché ai morti gli si debbano chiudere gli occhi, rispondendo alla mia domanda di bambino davanti alla salma del padre. "I morti non appartengono più al nostro mondo, e i loro occhi adesso vedono qualcosa di più grande, di più bello, che noi non possiamo immaginare, e se lasciassimo loro gli occhi aperti gli negheremmo questa meravigliosa diversità, costringendoli a fissare lo sguardo sul mondo materiale, che è ben poca cosa rispetto al mondo spirituale ove si dirigono. Non potrebbero vedere gli angeli". Pensai allora al mio angelo custode  Pagina 25


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e a come mi sarebbe piaciuto poterlo incontrare...

conto della forza interiore che sentivo in me, ormai solo, ma non abbandonato.

Guardai ancora le sue mani aperte accanto al corpo, e non incrociate sul petto. Quelle mani immobili che avevano lasciato sfuggire la vita, senza lottare, con consapevolezza, senza disperazione, come ad accettare il destino che da tempo conviveva coi suoi pensieri, riconoscendolo ed accettandolo. Al contrario dei bambini che vengono al mondo stringendo le mani, ad afferrarla quella strana cosa chiamata vita, a non lasciarla pur non sapendo niente del destino.

"Non avere paura quando io non ci sarò più" mi diceva, "anche se non sarò con te ci sarà sempre una parte di me nel tuo cuore. Tienila in te e non lasciarla cadere. Anche quando il ricordo comincerà a svanire pensa al silenzio che si riempiva delle mie parole ed io ritornerò".

"Il destino" mi disse una volta "è nelle mani di Dio. Noi non dobbiamo piangere la nostra morte, poiché essa è come un grande arco, dal quale veniamo scagliati con forza per raggiungere il cielo e ritrovare la fonte infinita. Infinita, come la nostra vita..." Quanti ricordi stavano sopraggiungendo in quel momento. Quanta intensità nelle scene che rivedevo mentalmente. Quante parole affioravano ricordandomi dei suoi insegnamenti... Non stavo piangendo, no. Non potevo. Per me il vecchio Ermanno era sempre ben vivo nel mio cuore. Per tutto quello che avevo vissuto e imparato con lui, e non potevo lasciarlo andar via in quel modo. Ne avrebbe sofferto... "L'amore per le persone semplici va al di là di ogni sofferenza". Questo mi aveva detto e adesso me ne rendevo conto, non senza difficoltà, così come mi rendevo

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Ero rimasto così, ad osservare senza veramente osservare, sbigottito, quando sentii una mano posarsi sulla spalla. Mi girai. Era Morena, l'unica figlia di Ermanno. Più grande di me di circa dieci anni. Bella, nonostante la sofferenza. Mi invitò a seguirla in cucina, l'unico locale dove non c'era gente, e mi parlò di suo padre, degli ultimi suoi giorni, delle ultime sue volontà. «C'è una cosa che devo dirti» fece lei. «È qualcosa che purtroppo non ha avuto la giusta conclusione». «Mi riguarda... direttamente?» chiesi stupito. «Vedi, mio padre era dispiaciuto nel saperti solo...». «Avevo interrompendola.

lui...»

molto dissi

«Proprio di questo volevo parlarti» riprese. «Negli ultimi tempi mio padre aveva manifestato il desiderio di adottarti, col mio consenso, e aveva incaricato me di avviare la pratica». Così dicendo si alzò diretta in un'altra stanza. Quando ne fece


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ritorno aveva con sé una grande busta gialla. La posò sul tavolo senza però aprirla. «Il tempo purtroppo non gli è bastato...» aggiunse con commozione.

Me lo porse. Era un foglio ingiallito dal tempo, con uno scritto ordinato e leggermente stinto, ma perfettamente leggibile.

Restai lì a riflettere su quanto avevo appreso in quel frangente. Non sapevo niente di tutto ciò, né potevo immaginare quali fossero i desideri di Ermanno. Per me. Per il mio futuro. Davvero, non avrei mai potuto pensare di diventare come suo figlio...

«È un componimento di mio padre. Lo scrisse in occasione della morte di suo padre. Mi diceva che lo avrebbe lasciato a te...».

"I figli" mi diceva "sono i figli dei nostri desideri e delle nostre speranze. Essi crescono nel nostro cuore con la forza della vita che è in loro, ma non ritornano a noi. Le loro strade sono già segnate e non possiamo cambiare la direzione. Ci accontentiamo di seguirli, accompagnandoli alla meta con i nostri insegnamenti".

"Per amore, ogni uomo sa riconoscere nella vita il suo passo, e individua, in ciò che lo circonda, l'espressione ideale per poter realizzare le sue aspirazioni.

Presi la busta dal tavolo, rigirandola a lungo tra le mani. In quei fogli c'era un futuro che non avrei mai potuto conoscere. Una vita di cui non sapevo l'origine ma ne conoscevo la fine. Scherzo del destino. Morena mi guardava e, seppure ci conoscevamo poco, sentivo che in lei c'era la stessa bontà del padre. Lo capii dal quel breve ma intenso dialogo e da come quel dialogo si era svolto. «C'è ancora una cosa» disse alla fine. La osservai, più stupito di prima, ma non potei parlare che lei aveva già aperto la busta traendone un foglio.

Cominciai a leggere. "In nome del padre" era il titolo.

Ogni cosa che egli sa si protende a raggiungere nell'anima il senso immortale della verità. Poiché, come il sole e come il vento, illumina e accarezza il pensiero che dimora nell'eterna concezione della vita. L'espressione che nasce dal suo cuore è ispirata per sempre da Dio e non si perde per altre vie se non quelle che riconducono a Lui, direttamente, per assolvere, col suo comportamento, ogni compito ad egli affidato e che avrà trovato svolgimento nell'amare il suo prossimo. Ogni gesto, ogni parola, è luce, e questa luce aiuta chi non sa e chi non può riconoscersi nella vita. Ognuno di noi è luce, e quelli che più di ogni altro brillano di intensità sono gli uomini più buoni, i più veri e i più vicini a Dio. La loro esistenza ci insegna che niente avviene a caso, che tutto ha un ordine, un  Pagina 27


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tempo e un senso. E questo è il senso di noi, esseri umani, che ci ritroviamo insieme a vivere nel contesto di un'espressione che sconvolge. L'amore è il nostro tempo e noi siamo le piccole ore, i minuti infinitesimali. Senza di esso non vivremmo più, ma nell'eterno siamo accomunati dal suo trascorrere inesorabile". Caro buon vecchio Ermanno... era riuscito a farmi piangere.

Cosimo Bozzotta (Montecchio Maggiore - 1988)

Questa silloge poetica racchiude in sè lo scorrere delle emozioni, quelle che giornalmente ci attraversano la vita, quei piccoli boccioli pronti a sbocciare lasciando una sensazione di verità talvolta amara e talvolta dolce. Per maggiori info invia una mail a infoline@volodeisensi.it

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Intervista a cura di Emanuela Arlotta

Uomo generoso, burbero benefico di sentimenti antifascisti, don Bartolo preparava ricette semplici e golose, che facevano la gioia del paese. Il suo diario culinario, accompagnato dalle schede dei curatori, oltre a offrire innumerevoli suggerimenti pratici, si legge come un elogio del buon vivere. Qui siamo distanti dallo stile degli odierni pasticcieri metropolitani, trasformatisi in dispensatori di veleni e accumulatori di danaro. Come nasce la decisione di ridare vita alle antiche ricette di nonno Bartolo?

Bartolomeo D‟Agostino detto don Bartolo (1890-1964) fu un noto pasticciere del beneventano. Nel primo dopoguerra aprì una pasticceria a Cusano Mutri, che tenne finché visse. Usava annotare le sue ricette su un piccolo taccuino, ritrovato di recente dalla nipote Grazia Maria De Maria, che se ne è assunta la curatela, insieme a Massimiliano Capati, che ha scritto la Prefazione. Il Taccuino è stato pubblicato a fine 2011 per i tipi di Calliope.

Durante la mia infanzia, quando mio nonno era già scomparso, mi ricordo che in paese si parlava ancora moltissimo di lui e dei suoi dolci magnifici. Si vociferava anche di un “leggendario” taccuino, custodito gelosamente dal nonno, sul quale aveva annotato dosaggi sapienti e astuzie preziose del mestiere. Erano moltissime le persone che mi chiedevano di poter leggere il taccuino, per scoprire i trucchi del babà al rum o della crema pasticciera. Ma allora non ritrovai quel taccuino (e nemmeno i miei familiari), pur cercandolo con tutta la curiosità e l‟entusiasmo di una bambina. Poi, circa tre anni fa, in un'altra casa, in un‟altra città, ho ritrovato per caso il famoso quadernetto in un vecchio libro di mia madre. Un potente tuffo nel passato per me. Decidere di pubblicarlo è stato un tutt‟uno con la scoperta. Quali sono state le maggiori difficoltà nella traduzione del taccuino? Come mai solo 52 ricette rispetto alle 84 schede presenti nel taccuino originario? La prima difficoltà è derivata dal linguaggio del quaderno, un po‟ arcaico e dialettale, talvolta incomprensibile. In qualche caso ho dovuto fare delle indagini  Pagina 29


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linguistiche prima di comprendere bene una ricetta. Un altro problema è nato dal fatto che alcune ricette indicavano solo le dosi, ma erano prive dalla modalità di preparazione. Quest‟ultima lacuna è stata colmata in parte dalla esperienza dolciaria che da ragazza avevo acquisito con mia nonna, con la quale mi divertivo a realizzare torte buonissime. La più diretta allieva del “maestro” mi insegnò molte regole auree dell‟arte pasticciera, che non ho più dimenticato, e che si sono rivelate utili nella esecuzione dei dolci durante la preparazione del libro. Quanto al numero delle ricette del libro, esso corrisponde a quelle che hanno dimostrato di offrire un risultato eccellente rimanendo fedeli alle indicazioni originarie. Che tipologia di ricette troviamo all‟interno del taccuino di pasticceria? Il taccuino contiene la maggior parte delle più celebri ricette della tradizione pasticciera italiana e soprattutto napoletana, dalla sfogliatella alla pastiera alle zeppole di San Giuseppe. Quali sono le particolarità di queste ricette? Intanto, come dicevo, si tratta di molti tra i dolci più famosi della nostra storia e proprio la fedeltà delle indicazioni a quella tradizione rappresentano uno dei pregi principali di questo lavoro. Inoltre la certezza di ottenere un risultato ottimo con prodotti semplici ed essenziali. Nel taccuino si parla di dolci genuini, fatti con ingredienti naturali, quel tipo di dolci che oggi sono stati sostituiti da snack preconfezionati a base di conservanti. Quanto tempo  Pagina 30

oggi si e‟ disposti a dedicare a questo ritorno al passato, ad un‟arte culinaria ormai quasi dimenticata? Uno dei motivi principali per cui ho deciso di pubblicare il taccuino è quello di conservare alcune tracce di un mondo scomparso. Mi piaceva anche l‟idea di far balenare nel lettore la possibilità di preparare con semplicità prelibatezze di alto livello, a fronte di una industrializzazione alimentare che usa in modo abnorme aromi artificiali e sostanze venefiche. In realtà il Taccuino di don Bartolo è un libro un po‟ controcorrente che, tra una ricetta e l‟altra, auspica una riappropriazione della consapevolezza di ciò che mangiamo. Molte pagine del libro intonano un elogio della lentezza. E non poteva essere diversamente perché il dolce non vuole né fretta né distrazione, anzi la pasticceria ha bisogno di molta più cura di qualunque altro settore dell‟arte culinaria. E non solo perché essa è un mix di arte e scienza esatta. Ma anche perché il dolce ha sempre avuto un valore e un senso speciale, legato a momenti speciali, all‟affetto, alla ricorrenza lieta, alla gioia di stare insieme. Il Taccuino evoca un mondo di ragazzini golosi col naso spiaccicato sulla vetrina del pasticciere, un mondo in cui il dolce domenicale poteva essere un evento felice, un gioioso appuntamento. Oggi invece mangiamo dolci tutti i giorni, spesso di scarsa qualità, dimenticandoci che un dolce preparato con le proprie mani è un messo d‟amore, che ha bisogno di passione e di cura per una riuscita eccellente. Altrimenti è destinato a deludere. Emanuela Arlotta


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Recensione a cura di Eleonora Siniscalchi

Aldilà dell‟apparente nonsense che connota a tinte forti l‟ultimo film di Sorrentino, “La grande bellezza” vuol essere il rappresentante manifesto di uno spaccato sociale dove spesso trionfa il nulla. A fare da guida lungo questo percorso, che si snoda tra feste notturne romane, conviviali e cenacoli, l‟impeccabile Toni Servillo nei panni del giornalista veterano Jep Gambardella, che con presenzialismo e caparbietà si è guadagnato negli ambienti dell‟alta società l‟appellativo di re indiscusso tra i cronisti mondani. Si delinea scena dopo scena un quadro sociale a dir poco desolante, filtrato sapientemente da sguardi pensosi e critici abituati ad osservare: quelli di un uomo stanco e amareggiato che comincia a pesare il bagaglio della propria vita e ad accusare un malessere che non è soltanto senile.

Del 2013, diretto da Paolo Sorrentino e interpretato da Toni Servillo, Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Carlo Buccirosso, Iaia Forte, Pamela Villoresi, Galatea Ranzi, Anna Della Rosa.

Gambardella si rende conto di essere vissuto per quarant‟anni in mezzo a gente che ha condiviso con lui un talento dalla connotazione triste: quello della solitudine. Capisce altresì di aver costruito, generazione dopo generazione, un successo basato esclusivamente sull‟arte fatua dell‟esibizionismo pacchiano e volgare della cosiddetta “bella” società romana. Mettere in atto la sua vendetta significa provocare uomini e donne che lo attorniano puntualmente per scuoterne le coscienze e smascherarne i punti deboli di cui è profondo conoscitore. Nessuno resterà escluso dalle sue disamine: attori, poeti, principi decaduti,

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spogliarelliste, mafiosi, cantanti, suore, persino un cardinale. Tutti accomunati da un unico denominatore: ostentare che sta per -esserci ad ogni costo-. La parata dei fantocci di felliniana memoria, una volta gettata via la maschera, recuperano il ruolo di attori sociali perché crocifissi alle proprie debolezze, ai drammi personali, ai disagi esistenziali. Il ritmo incalzante caratterizzato dalla vuota frenesia che gira attorno alla vita mondana, nella parte conclusiva del film cede il passo ad un tempo decisamente dilatato per sottolineare il momento della riflessione, i compromessi e il ripensamento su stili di vita discutibili. Rallentato con i tempi da moviola ed espresso in chiave marcatamente grottesca, il messaggio subliminale rinvia alle – radiciintese come nutrimento essenziale alla crescita umana, in antitesi con l‟insaziabile mania di protagonismo che caratterizza il mondo di cartapesta appena ritratto. L‟amore, gli affetti silenti sono stati calpestati lungo la strada che Jep ha macinato per arrivare al successo ed ora, compreso di non essere stato ripagato come avrebbe voluto, si affaccia alla memoria la nostalgia delle sue antiche origini. Ma ormai è troppo tardi per dare un senso che non sia solo estetico alla vita che conduce e alla dignità perduta appresso al sogno fatuo della grande bellezza.

Recensione a cura di Eleonora Siniscalchi

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Intervista a cura di Cristina Rotoloni

Giovanni Garufi Bozza è stato per me una piacevole scoperta. Un bravo autore romano che si è distinto per il suo Intrigante e psicologico romanzo dal titolo “Selvaggia” . Il libro è stato così appassionante e coinvolgente che ho deciso di video-presentarlo sulla mia

lavora come speaker, e per la quale intervista attualmente gli autori emergenti, Radiovortice che ha contribuito a far nascere e crescere. Ama tantissimo viaggiare, tanto da essersi costruito una vita in più luoghi dell‟Italia: studia per diventare psicoterapeuta a Orvieto e ha una ragazza che vive a Riccione. Quando può, non manca di partire e viaggiare per l‟Europa. Tu sei un giovane autore che crede nelle proprie capacità e in quelle degli altri tanto da occuparsi dell‟antologia “Crisalide”. Raccontaci di cosa si

rubrica “Oggi parliamo di…” Il Romanzo scava le profondità della mente umana e ne valorizza i sentimenti più belli come l’individualità dell’essere e l’eroicità dell’uomo comune. Giovanni segue anche gli altri autori emergenti dandogli visibilità tramite il programma da lui ideato e condotto “Crisalide” trasmesso su Radio Vortice. Sono

tratta. Si tratta di una raccolta di racconti che hanno come tema comune la

felicissima quindi di ospitarlo sul nostro magazine così che anche voi, cari amici lettori, potete scoprirlo e conoscerlo.

crisi, vista però come occasione di crescita e di riscoperta di quei valori che il consumismo di questi ultimi decenni ci ha offuscato. Da qui il titolo, Crisalide, termine che contiene la parola Crisi, ma rende l‟idea di un bozzolo da cui prende vita una farfalla. C‟è bisogno di crisi, per riscoprirsi, per reinventarsi, per interrogarsi sui propri limiti

Chi è Giovanni Garufi Bozza? Giovanni è un giovane psicologo di 27 anni, che è nato e vive a Roma. Ama leggere e scrivere, cosa che non manca mai di fare quando viaggia o quando ha tempo libero. Lavora come impiegato al servizio assistenza dell‟Inpdap e nel pomeriggio ha iniziato a seguire di recente i primi pazienti. Un‟altra passione che ha è la radio per cui

e sulle proprie risorse, per lasciare lo status di bruco e librarsi in volo come una farfalla. Dal punto di vista letterario è

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anche un messaggio che si vuole lanciare: è stata l‟occasione per far collaborare diversi autori, in modo da cooperare per sfidare la crisi del mondo editoriale, che ha conosciuto il ribasso prima ancora che lo scoprissero i mercati azionari. È un invito

certificando anche il loro lavoro e facendogli guadagnare qualche punto in più per la scuola, per alzare il voto di maturità, o per l‟università. Non viene richiesto un grosso impegno o un‟esperienza qualificata, ci piacerebbe diventare una radio ascoltata

agli autori a lasciare il proprio narcisismo e a praticare l‟unica via promozionale possibile: la cooperazione, che ci deve rendere aperti al prossimo e accaniti lettori, prima che scrittori.

e conosciuta, è ovvio, ma il principale obiettivo deve essere divertirsi e stare assieme. Dopo aver condotto per un anno e mezzo una trasmissione che si dedicava ai giovani, alla politica e alla società (chiamato GPS) ho scelto di dedicarmi agli emergenti, intervistandoli sulle loro opere. Mi sembra un ottimo modo per raccontarsi,

Da 2 anni sei vice-direttore di una radio on line Radiovortice.it di cui ho seguito con piacere le tue interviste. Quando nasce l‟idea, come funziona e di cosa si occupa? Ti ringrazio per aver ascoltato la trasmissione che conduco: Crisalide per l‟appunto, ispirata all‟antologia e al messaggio cooperativo che vuole lanciare. Ma vengo alla radio. È nata due anni fa, quando alcuni ragazzi individuarono un luogo insonorizzato, che sembrava perfetto per registrare. Da lì venne in mente di fondare una radio, ispirato alle radio libere degli anni 70. Siamo tutti volontari non retribuiti, alcuni registrano a tempo perso, altri con costanza. Noi accettiamo chiunque voglia mettersi in gioco, è un contenitore aperto alle idee e alla voce di tutti. È anche un modo per avvicinare i giovani a questo bellissimo canale di comunicazione, aiutarli a sperimentarsi, spesso in modo utile per loro, magari  Pagina 34

pubblicizzarsi, e per creare una traccia audio accattivante, che possono poi tenere sul loro curriculum e condividere con i loro contatti anche a distanza di tempo. È una web radio e internet ha un bellissimo pregio: non dimentica. In questo mondo dove si vive una “battaglia” tra le case editrice e gli autori emergenti, come vedi l‟autopubblicazione e cosa pensi dell‟editoria? È una battaglia per le premesse che muovono le azioni dei soggetti coinvolti. Entrambi vogliono allargarsi sempre di più, l‟autore emergente per fama, la casa editrice per soldi. Talvolta mi chiedo, in questa battaglia, quanto si punti alla qualità, più che alla quantità. Ho visto case editrici chiedere agli autori contributi fuori da ogni


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logica, per poi non seguire l‟autore nella parte più importante, la promozione. Così come ho visto autori uscire con tre libri in un anno, soddisfacendo così il loro ego attraverso la sola quantità, trascurando un concetto fondamentale: un libro è come un figlio, quando è al mondo occorre farlo crescere con la promozione, prima di tornare a pubblicare nuovamente. Altrimenti ogni opera resterà conosciuta a tre o quattro gatti, autore compreso. Ho visto autori vantarsi di aver venduto settemila copie, per poi scoprire che in sette anni avevano pubblicato trenta libri: basta dividere settemila per trenta, per

internet spacciandosi per scrittore, con buona pace per i maestri del passato che si fregiavano di questo appellativo. Prima o poi capirà che non è la sua strada, e se non lo capirà lui, lo capiranno i lettori. Il tuo libro si chiama “Selvaggia”. E‟ una storia che parla di giovani, della difficoltà di adeguarsi alla società e di un mistero che avvolge la ragazza del titolo. Raccontaci le emozioni che la tua opera contiene. Sono contento che tu mi chieda delle

avere il magro risultato di una promozione poco efficace. Ovviamente, questo modo di fare è ciò che spinge le case editrici a campare sulle spalle degli autori: più pubblichi più mi guadagno, ma da te, non dalle vendite effettive. Il risultato è un mercato oberato, dove la quantità domina e la qualità soffoca.

emozioni, invece di raccontarti la trama, contengono molte più informazioni i

Nell‟auto-pubblicazione c‟è lo stesso limite qualitativo. Ha il pregio di aver democratizzato la scrittura, di averla aperta a tutti, ed è una cosa senza dubbio positiva, ma l‟aprire a tutti causa l‟effetto di aver completamente ammazzato la meritocrazia. Posso pubblicare, pur non sapendo mettere due parole assieme, bastano due click e pochi euro, ma chi valuta il mio

sentimenti, che la semplice narrazione da quarta di copertina. Sono convinto che ogni lettore troverà emozioni diverse nel mio scritto, io posso riferirti quelle che ho provato e cercato di inserire come autore. La prima emozione è sicuramente sgomento: è ciò che Daniel prova dal primo momento nel conoscere entrambe le ragazze, Martina e Selvaggia, e nel

lavoro? Per fortuna è lo stesso lettore che ti ferma in quel caso, e alla fine si resta un dei tanti che ha messo due righe su

comprendere che sono un‟unica persona ed è quella stessa emozione che ho provato io nel cercare di districare l‟intera  Pagina 35


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storia, nel trovarmi di fronte, come Daniel, ai nodi che la mia mente aveva creato per quella ragazza. È presente la gelosia, che si rivela essere un‟emozione capace di rompere gli intricati schemi che Selvaggia ha creato, facendola scendere a patti con il fatto di essere gelosa di Martina, l‟altra sua personalità. C‟è anche molta rabbia, espressa tanto da Selvaggia, che in alcune scene narrative la farà esplodere, quanto da Daniel, che non riesce a capacitarsi della follia della sua interlocutrice, quanto quella di Martina, anche se sarà più silente e soffocata. C‟è poi l‟accettazione, che i protagonisti si vedranno costretti a provare, man mano che ogni membro della triade (Daniel-Selvaggia-Martina) influenzerà il cambiamento dell‟altro, portando uno sconvolgimento nelle loro vite. Ci sono poi i sentimenti, come l‟amicizia che lega Daniel a Selvaggia, che gioca un ruolo essenziale nel mantenimento della loro relazione, e l‟amore, passaggio importante, anche se non unico, per far scoprire alla ragazza un nuovo modo di stare nel mondo e in relazione con sé stessa e con l‟altro. Da ultimo ti dirò che c‟è anche il distacco dalle emozioni, e in questo frangente penso a Martina, che guarda caso soffre di alessitimia, ovvero dell‟incapacità di esprimere le proprie emozioni, di sentirsi in contatto con esse, fino ad arrivare a un totale distacco con sé stessa e con l‟altro.

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Daniel, il protagonista, ha una sua personale visione della vita. Ci introduci qualcosa di questo suo punto di vista? Daniel è il perfetto razionalista, crede che tutto abbia una logica, un senso, una norma. In senso kantiano, ritiene che l‟intelletto arrivi ovunque e là dove esso si fermi, c‟è la ragione ad aiutare l‟uomo. È un ragazzo che inizialmente non crede nell‟amore ma esalta il valore dell‟amicizia. Ha una filosofia di vita particolare, che svelerà solo dopo la metà del libro. È convinto che ogni persona abbia il compito fondamentale di rendere la propria vita straordinaria, partendo dalla base, dal sentirsi straordinario per il solo fatto di esistere, perché nato come essere unico e irripetibile, capace di cambiare il sistema in cui è inserito e la vita degli altri con un semplice respiro. Basta un sorriso a uno sconosciuto, in fondo, per cambiargli la giornata, basta un semplice gesto, per causare una concatenazione di eventi di cui spesso neanche ci rendiamo conto. Questo lo porta ad apprezzare l‟agentività dell‟essere umano, che può partire dallo


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scoprire la portata dei suoi piccoli gesti, per sentirsi non una monade staccata dal mondo, ma un essere che con la sua vita contribuisce allo sviluppo di ciò che lo circonda. In fondo, abbiamo molte più risorse di quanto non crediamo.

“scienza che aiuti l‟uomo a promuovere le sue risorse”, come tu stesso dichiari nel tuo blog. Illustraci questa tua visione del mondo.

La tua opera mostra l‟anima di una persona che non si accetta come il mondo la vede e fugge in un parallelismo. Vive una doppia personalità che si scontra e incontra con la realtà. Ne emergono, nonostante le premesse, immagini positive e fiduciose nei confronti della

cervello o, quando si ha più considerazione della stessa, la mente. Ma la mente non è un organo contenuto tra le orecchie, le supera abbondantemente, mettendosi in relazione con altre menti. Ecco che così la psicologia diventa scienza che studia le relazioni. La particolare branca in cui mi sto specializzando è la psicologia della

vita. Qual è il messaggio che arriva al lettore? Martina è una ragazza che non si accetta e ha bisogno di costruirsi una maschera per mettersi in relazione con sé stessa, con il mondo, con l‟altro, una copertura che finisce per cristallizzarsi in una personalità diversa e convivente quella distrutta: Selvaggia, per l‟appunto. Se svelassi il

salute, che ha l‟obiettivo di aiutare l‟uomo a promuovere le sue risorse, a dare nuove lenti per vedere il mondo, uscendo dalla visione di malattia che ha costituito la società per centinaia di anni. Attraverso queste lenti io vedo un mondo in cui l‟errore non è fonte di scoraggiamento, ma di crescita e apprendimento. In cui la crisi è un‟inestimabile occasione per valutare i

messaggio, temo, rivelerei il finale. Quindi mi accontento di riportare l‟invito che faccio, tra le righe, al lettore: riflettere sulle relazioni che abbiamo con noi stessi e con l‟altro, e su quante maschere indossiamo nella vita di tutti i giorni, quante di esse sono distruttive e ci nascondono al mondo, e quante invece sono adattive e ci aiutano

propri limiti e scoprire nuove risorse, in cui lo stupido non è altro che colui che sa ancora stupirsi di ciò che ha intorno, e lo sgomento è quell‟emozione iniziale che dà vita a nuovi percorsi. La psicologia della salute mi aiuta a vedere il sintomo non come un qualcosa da rimuovere, ma come un messaggio manifesto che cela

nei nostri compiti di vita.

qualcos‟altro, e che ha un significato adattivo. La miglior risposta non è nel promettere al paziente la cura da quel sintomo ma la comprensione dello stesso:

I protagonisti studiano psicologia che è il lavoro che hai scelto per la tua vita come

La psicologia è spesso definita, erroneamente, scienza che studia il

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a cosa ci serve, che significato ha per farlo stare bene? Solo così avverrà l‟anelata guarigione. Faccio un esempio su tutti: poco tempo fa sono stato a un convegno di psicologia della salute, dove c‟era una ricercatrice che proponeva la cura

occhi. Il secondo aspetto è legato al primo, ed è la capacità di un testo di prenderti per mano e condurti con lui, coinvolgendoti completamente nella storia che narra. Il terzo elemento sono le immagini che suscita: è davvero stupendo vedere e

dell‟ansia nelle donne primipare. C‟è stato un bel dibattito in seguito alla presentazione del suo progetto e la domanda che le è stata rivolta dagli psicologi della salute è stata: non sarà un bene che le donne incinte stiano in ansia? Quell‟ansia non avrà un valore adattivo? Non servirà alla donna per stare attenta? L‟ansia che il figlio nasca con problemi di

respirare la storia, come se si fosse assorbiti da un film. Poi le emozioni e i messaggi che mi trasmette: non li ho messi dopo i primi a caso, li vedo conseguenti alla lettura. Ci sono emozioni che provi nel leggere e quelle su cui rifletti quando hai chiuso il libro. Così come seguenti alla lettura sono i messaggi che mi vengono trasmessi e sui cui lavoro razionalmente

salute, non la porterà a fare più controlli? Ecco, ogni sintomo racchiude un messaggio adattivo, ed è bene che lo comprendiamo: un attacco di panico è un campanello di allarme che si manifesta nelle situazioni in cui le persone si sentono bloccate su una porta: non entrano e non escono, non muovono un passo. Sarà più importante

per comprenderli e per rifletterci su. Poi c‟è un elemento che non deve mancare mai, la voglia di tornare su quel libro. Quando lo chiudo per occuparmi di altro, devo avere lo stimolo e il desiderio di rituffarmi nella lettura appena ho tempo. Questi gli elementi che mi colpiscono, utili a farmi arrivare alla fine della storia e a

agire sul sintomo con i farmaci o comprendere cosa paralizza quelle persone?

modificarmi. Per dirla come un‟autrice che ho intervistato tempo fa, Giovanna Albi, un libro che mi lascia come mi ha trovato, non è un libro. Deve necessariamente modificarmi, farmi emozionare e far crescere. Ai romanzi che mi suscitano questo interesse dedico una recensione, a quelli che mi lasciano come quando li ho

Oltre alle interviste radio ti occupi anche di recensioni per gli autori emergenti. Sono curiosa di conoscere gli elementi di un testo che ti colpiscono durante queste letture. Primo tra tutti la scorrevolezza di un testo. È davvero piacevole vedere delle pagine che scorrono piacevolmente sotto i tuoi  Pagina 38

trovati, mando un feedback personale all‟autore, senza pubblicare recensioni negative: non mi sento nessuno per stroncare un libro e la valutazione è


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sempre e comunque soggettiva. Fantozzi diceva che la corazzata Potëmkin era una cagata pazzesca eppure è stato considerato un capolavoro cinematografico, da cui tanti registi hanno preso spunto.

resto top secret, almeno finché è tutto work in progress!

Sono certa che molti sono i progetti che hai per il futuro, ti va di condividerne qualcuno con noi? Sopra a tutti, c‟è il desiderio di continuare il mio percorso formativo e di affermarmi come psicologo. Mi piacerebbe molto lavorare sia come terapeuta che come ricercatore, ambizioni che mi realizzerebbero davvero tanto. Ho il progetto di continuare a pubblicare, un secondo romanzo è già pronto, ed è in fase di revisione. Anche lì mi piacerebbe affermarmi attraverso la qualità di ciò che scrivo, sia attraverso l‟aiuto reciproco con gli altri autori che spero sia visibile nel mio blog. Ho poi un progetto sentimentale da realizzare: coronare il mio sogno d‟amore con la mia ragazza, con cui al momento ho una relazione a distanza, bella ma complessa. Io sono a Roma e lei a Riccione e vedersi non è per nulla facile. Per ora questo, ma facendo tante cose nella mia vita (psicologo, impiegato al servizio assistenza Inpdap, speaker radiofonico, militante politico, scrittore e altro…) puoi immaginare che i sogni e i progetti si sommino ad altri progetti. Dai, lascio il

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Cristina Rotoloni

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L’etica in chiave moderna. Spunti riflessivi di Alessandro Bagnato.

Che cosa analizza l’etica? Perché usiamo questo termine ogni giorno? Prima di tutto cos’è l’etica e cosa comporta studiarla? Che chiave di lettura offre l’etica in visione moderna? Dobbiamo rispondere a queste domande cercando di non fare confusione e senza essere neanche promotori per una nuova definizione del termine. Dobbiamo chiarire il tutto fornendo però successivi elementi di confronto tra gli uomini.

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L‟etica è sempre associata a uno dei più grandi filosofi dell‟antichità e questi è Aristotele. Il più delle volte, parlando di etica si pensa immediatamente all‟Etica Nicomechea del filosofo greco. L‟Etica Nicomechea in greco Ἠθικὰ Νικομάχεια, in altre parole, Ethika Nikomacheia è il primo trattato riconosciuto sia nella storia della filosofia e sia del termine etica, che affronta in maniera filosofica-specifica, il concetto di etica. Il testo è fondamentalmente una serie di appunti del filosofo. Secondo gli ultimi studi sull‟etica, il termine Nicomechea, fu inserito dal filosofo in onore del figlio “Nicomaco”. Il testo è diviso da Aristotele in ben “X libri”. Ogni libro studia fedelmente un campo diverso e ne traccia i fondamenti per i posteri. Noterete che il testo sarà influenzato anche dagli studi aristotelici e non mi soffermerò a fare citazioni o cose simili per avvalorare i miei postulati, ma in essi ci saranno certamente le teorie di chi prima di me ha cercato di rispondere alle domande di cui sopra. Il valore dell‟etica È notizia comune che l‟etica radichi il suo significato dal termine greco (ἦθος). Il termine prende valore dalla radice greca “ethos” che significa “il posto da vivere”. Da qui si ha il termine <<ethikos, vale a dire (ἠθικός)>> che significa la “teoria del vivere”. In essa si accomunano valori di: consuetudine, comportamento, costume. L‟etica è anche un campo della “Filosofia” che studia i comportamenti dell‟uomo. Distingue questi comportamenti in giusti o


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sbagliati che siano. Se prendessimo un qualsiasi dizionario della lingua italiana, troveremo alla voce etica: <<ricerca di ciò che è bene per l‟uomo e di ciò che è giusto. Modo di comportarsi in conformità a ciò che ciascuno ritiene sia la cosa più giusta>>. Aristotele a suo modo la inserì nelle scienze che derivano dopo la fisica, vale a dire, <<in greco: Μετά τα υσσικά metà ta physikà, ma anche ”di là dalle cose fisiche” s‟intende una serie di trattati scritti da Aristotele intorno al V secolo a.C.>> Bisogna però anche dire che per Aristotele, ogni disciplina a cui dedicò del tempo e degli immensi studi, rappresentava una scienza prettamente detta. Fu così anche per il campo dell‟etica. L‟etica però sin dai tempi del filosofo greco ha stimolato la sapienza di ogni singolo individuo. D‟altronde l‟etica è quella parte della filosofia che ha per oggetto la determinazione della condotta umana. In essa vi sono anche i mezzi che servano per rendere questa sua condizione ancor più concreta. L‟etica, a mio avviso, ha sempre rappresentato quei valori che s‟identificano nei problemi che noi tutti affrontiamo nella vita di tutti i giorni. L‟etica è quell‟ente disciplinare che riesce a formare le fasi morali che non si dividono dal significato che le è dato dal valore sociale che pone l‟uomo in primo piano. Si ha sempre una chiave legata alla moralità che pone l‟accento su qui valori che spesso sono dettate da norme ben delineate e non da leggi ben determinate. Il più delle volte sono le norme che hanno il sopravvento sulle leggi che noi tutti identifichiamo nella legge di diritto. Infatti, a volte, una “norma” che è ampiamente utilizzata come azione

da parte di tutti ed essa può essere sia positiva e sia negativa, è sempre più accolta a cospetto di una legge di diritto che è visto come se fosse un ostacolo da schivare. Basta guardare all‟interno delle nostre società dove tutti ci comportiamo secondo “norme” che sono seguite da tutti gli abitanti o quasi tutti della terra. Nell‟azione secondo norme si accostano più persone che la pensano allo stesso modo e insieme formano quell‟ente definito “massa” che insegue senza neanche capire perché, la norma prettamente detta. L‟agire comune dell‟uomo forma quei valori che diventano norme di primaria necessità agli occhi di tutti e per converso l‟opinione pubblica si schiera a favore di tale sollecitazione. C‟è da dire che l‟etica è sempre stata la fonte primaria di ogni sapere umano e tramite quest‟ente ha saputo giudicarsi e capire anche i suoi sbagli che la storia ha documentato. Grazie all‟etica e i suoi valori sì è riuscito a ottimizzare al meglio le risorse dell‟uomo che tuttavia cerca sempre in qualunque momento di scavalcare la sua stessa natura, negando anche a se stesso, che è egli stessa natura. L‟etica è moralità La moralità sta alla base di ogni percezione dell‟uomo ed egli affronta la sua azione e il suo agire tramite essa. Infatti, la morale è per definizione «diretta norma la quale l‟uomo agisce». Tutto è posto nell‟uomo secondo un effettivo credo morale. L‟uomo vive freneticamente alla presenza della sua visione morale. E di conseguenza in base alla sua moralità agisce. Il tutto però è dovuto ai suoi comportamenti giornalieri  Pagina 41


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mentre vive la sua normale routine. A volte questi comportamenti sono dettati anche dal considerare un‟azione che può essere vista sia giusta e sia sbagliata. Detto questo, c‟è da dire che il termine morale deriva dal sostantivo latino “moràlia” che lo fa coincidere con l‟etica. Ad ogni modo la legge morale che attanaglia da sempre l‟uomo è stata anche definita come se fosse l‟oggetto dell‟etica. Per converso, tra il concetto di etica e quello di morale non ci può essere a mio avviso disunione ma solo un‟unione verso un unico obiettivo, ossia, capire lo stadio dei comportamenti dell‟uomo. L‟etica studia quelle che sono le virtù dell‟uomo che Aristotele annoverava in: 1- intellettiva (dianoetica) che bramava l‟esercizio della “ratio essenti”; 2- morale (etica) che indicava il dominio delle ragioni sulle coscienze sensibili. In effetti, Aristotele non sbagliava e ci ha offerto una visione cosciente del problema anche nei nostri giorni. Tutti noi abbiamo a che fare con la nostra coscienza che ci compila le domande cui ogni giorno dobbiamo darle una risposta. La morale è quella legge prettamente detta che ci condiziona la nostra esistenza. Essa è una condizione non tangibile ma tecnicamente probabile. Non è tangibile poiché essa è come tra l‟altro annovera il grande Aristotele, avviene dopo la fisica, ossia dopo tutto ciò che è nato da materia e da una sostanza. La morale non è un ente che tocchiamo con mano, ma essa è un‟essenza della nostra vita. Essa è una guida spirituale del nostro cammino di vita, è quello che Spinoza chiamava “Deus Sive Nature”, è quell‟ente che per i presocratici

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era l‟arché (dal greco ἀρτή), in altre parole, il principio originario del tutto. L‟etica è condizione dell‟uomo Alla fine dello studio sull‟etica, sono arrivato alla conclusione che essa sia l‟ente che condiziona l‟esistenza dell‟uomo. Perché dico questo? Non bisogna più pensare a un‟etica tecnicamente arcaica con l‟accesso solo a chi vuole cimentarsi in tale amplesso dell‟uomo. Bisogna spostare il giudizio sull‟etica ai nostri giorni. Basta girarsi intorno per capire cosa ha costruito l‟uomo in questi anni. Insomma bisogna dare uno sguardo moderno del problema. Per farla in breve, io credo che il concetto di “ethos” e di tutti i suoi derivati è da sempre associato allo studio dei grandi pensatori che diedero lustro al mondo umano. Il mio intento qui è quello, però, di spostare l‟orizzonte della ricerca verso un altro aspetto che è il più fondamentale di tutti. L‟uomo è artefice e carnefice della sua stessa visione morale. Egli è fautore di quel principio-fondamento che oggi si ravvede nel concetto d‟interesse e in esso, trova la sua giusta sistemazione. In effetti, io credo che: <<L’interesse è l’arché dell’inconcepibile umano>>. Tutto ruota attraverso tale termine e tutto è condizionato dall‟interesse. Si ama per interesse, si sta in compagnia per interesse, si studia per interesse, si esce con gli amici per interesse. Si guarda verso la società civile e soprattutto verso la politica con interesse. Se la società civile ci offre qualcosa e la politica anche, allora ci accostiamo ad essi, altrimenti diciamo che non ci interessano perché non ci


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guadagniamo niente. L‟interesse muove tutto e smuove ogni passo della nostra vita. Oggi di tali aspetti è detentrice la “massa” che ha il primato e manipola la menti di tutti. In tal caso, questi aspetti sin qui studiati, si trasformano in una manifestazione che trova il culmine nell‟enunciazioni di luoghi comuni. Il più delle volte non si riconosce neanche la provenienza di questi luoghi comuni ma si annoverano sbandierandoli come se fossero il trionfo più grande della nostra vita. Per capirci meglio. A oggi non è etico cimentarsi nelle problematiche che accomunano l‟uomo per cercare di raccogliere i frutti migliori e aspettare la fioritura per raccogliere e crescere il fabbisogno che ogni uomo aspetta. Oggi non è etico andare contro quel “mainstream” che è ormai un fenomeno dilagante del nostro tempo. Oggi non è etico formulare uno “stream of consciousness” che possa scavalcare una diaspora tra un mondo irrisorio e un mondo conoscitivo. Oggi invece conta prendersi il cellulare all‟ultimo “grido”, la scarpa all‟ultima moda, vestirsi seguendo le “style” del momento e inseguendo miti televisivi e programmi televisivi che hanno solo il compito di intrattenere e non di dare al pubblico un servizio utile. Ciò che è più facile dire è che l‟uomo ha perso la bussola della sua vita e del suo tempo e non riesce più a ottimizzare al meglio quelle che sono le sue più ovvie necessità che da sempre hanno stimolato la sua esistenza. Guardiamoci attorno e capiremo che forse è ora di cambiare il “trand” che l‟uomo si è posto vivendo il suo tempo nell‟era odierna.

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Recensione a cura di Emanuela Arlotta

La silloge poetica ‘Il soffio delle radici’ di Carla de Falco, edita da Laura Capone Editore è suddivisa in quattro sezioni che affrontano altrettanti argomenti. La prima, il soffio delle radici, esplora il rapporto con la terra e le origini; la seconda, emozioni al confine, richiama per l'appunto l'ambito dell'emozione, declinata in questo caso nella sfera affettiva; la terza, la fiamma del canto, riflette sul senso e sulla necessità del canto poetico in un mondo che sembra averne sancito l'inutilità; la quarta, abissi per versi, scende con un evidente gioco di parole nell'angolo oscuro dell'essere umano.

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La scrittura verace, densa e decisa di questa autrice attraversa impavida ogni stato emotivo a partire da quello legato alle origini, alle radici, per poi giungere alla sfera intima della sensibilità, dell’introspezione, fino a solcare i percorsi più oscuri dell’animo umano. Carla ha la capacità di creare scene e immagini in forma poetica con la naturalezza con la quale infonde a queste stesse immagini una vasta profondità di pensiero, quella di cui deve essere dotato un poeta, investito di una enorme responsabilità nei confronti del lettore. Nella prima parte, dedicata all’origine e alla radice della sua esistenza si sente forte l’appartenenza della scrittrice alla sua Napoli. Descrivendo la ‘napoletanità’ afferma : ‘voce soffocata / identità esibita / storie arrappezzate’. Poche parole, brevi pennellate poetiche che riescono a racchiudere un chiaro significato, che materializzano alcuni tratti salienti dell’essere napoletani. La grande abilità dell’autrice è proprio quella di riuscire a raccontare tutto attraverso la scelta oculata e ben dosata delle parole. Il suo passato, Carla de Falco, lo sente vivo e a tratti dolente come si evince dalla lirica rovaglioso ‘la casa rossa delle estati bambine / sorride d’un lascito lontano / e niente chiavi. / la gente che amai e difesi a lungo / è fuggita dai rovi stanchi / e nessuna parola’. All’interno di questa poesia Carla immagina un dialogo con il mare, a cui attribuisce saggezza e che identifica con la figura rassicurante di un


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padre che consiglia e metaforicamente accarezza con la sua mano calda. La parte più emotiva dell’autrice esplode come un fiume in piena nella sezione ‘emozioni al confine’ nella quale si può toccare con mano il suo sentire più profondo e nella quale emergono i pensieri più intimi e la sua visione della vita. Ne il cielo è capovolto ci racconta, durante un dialogo con la madre, il suo filtro sulla realtà contemporanea ‘madre, lo sai tu che mentre falliva / l’idea stessa di nazione e di regime / nasceva una bluastra dittatura / che tutti pedine omologate / ed incapaci di colori ci faceva?’ Nei versi potenti e dolorosi di restiamo amanti si legge la sofferenza del distacco ‘dammi come elemosina il tuo tempo / rubato a chi lo possiede per diritto / dammi ancora un attimo soltanto’. Ed emerge, con tutto il suo trasporto, la difficoltà e la commovente meraviglia dell’essere madre nella poesia infanzia di parole ‘se solo tu sapessi / quel che t’avrei da dire / una spiegazione mia / per ogni tua curiosità / del mondo ’ ‘…non voglio più spiegare / tu sei il solo mistero / che sto imparando a tacere’. Nella sezione ‘abissi per versi’ viene approfondito il rapporto viscerale con la scrittura e con la poesia ‘io non aspiro, scrivo’ dice l’autrice oppure ‘succede solo quando scrivi / che, quando scrivi, scrivere è un’urgenza ‘ e ancora ‘nella luce del verso / ha voce la mia tensione’. Nell’ultima parte, ‘abissi per versi’, esce allo scoperto il lato oscuro, quello insito in ognuno di noi, quello che preme prepotente

nell’animo lasciandolo moribondo ‘ti aspetto… / acquattato dentro la ghiacciaia / col coltello taglierò a fette / la tua vita fresca come il pane ‘. Si leggono le ferite profonde e si percorrono senza esitazioni le sensazioni più dolenti ‘non ha odore il buio / non di quello ho orrore. / ho paura del bagliore / che la vista incide e taglia / che ferisce gli orizzonti che annega tutto in luce ’. L’intera silloge è stata scritta in minuscolo, volutamente, a significare, forse, che nella vita nulla inizia e nulla finisce, che lo scorrere continuo di questo fiume non ammette nulla tranne il suo inesorabile e continuo procedere… Questa raccolta è un percorso di vita, un oscillare perpetuo tra la nostalgia, la bellezza e la complessità della natura, tra la riflessione e il dolore pungente, tra l’amore nelle sue varie forme, è un caleidoscopio di colori e di stanze monocromatiche nella quali l’autrice talvolta si trova a sostare. Il testo raccoglie poesie premiate in vari concorsi letterari nazionali. Il volume nel suo insieme, poi, ha già vinto nel 2012 il Premio Hombres e il Premio Polverini, venendo segnalato con merito anche al Festival d'Autore Dieci Lune. Nel 2013, Il soffio delle radici ha vinto il Premio Contemporanea d'autore, all'Alexandria Scriptori Festival col patrocinio - tra gli altri - della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Salone Internazionale del Libro di Torino. Emanuela Arlotta

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Recensione a cura di Rosanna Lanzillotti

Una mattina si esce di casa per bere il solito caffé al bar di sempre, si passa al bancomat per ritirare i soldi e due malviventi su un motorino scippano il o la malcapitata: in un istante la vita cambia! E´con una scena di ordinaria malavitosità che l`esordiente scrittrice Rosetta Melani apre il suo racconto.

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Un`anziana, ma attiva signora, di nome Elena è la protagonista femminile ed il filo narrante di una storia di donne, uomini e periodi storici, nei quali sentimenti come il perdono, l`amore e la stessa rabbia, trasformata in bene, trovano il loro luogo ideale per realizzarsi e donare una speranza positivamente concreta anche nella vita reale di ognuno di noi. Nell´evolversi della storia anche il lettore più cinico riesce a scoprire una forza letterariamente ed umanamente profonda che incoraggia a vivere lo scorrere dei giorni in un modo migliore. “Al tocco della farfalla” di Rosetta Melani è una narrazione che già dalle prime righe mostra la particolare capacità di coinvolgere il lettore all`interno della storia stessa rendendolo protagonista inconsapevole di una sensibile e soprattutto intensa analisi delle emozioni umane. Questo romanzo lo si potrebbe definire la storia di anime che riscoprono la forza del perdono attraverso un intimo scorrere all`interno delle proprie vite ed esperienze presenti e trascorse. Momenti che l`autrice, pur nella loro drammaticità, sa descrivere con chiara maestria e adeguato trasporto umano, senza mai eccedere in espressioni di rabbia eccessiva che potrebbero ferire i suoi personaggi. Sono i ricordi di Elena, caduta in un coma profondo, ed il leggere di alcuni racconti di un diario scoperto quasi inavvertitamente dalla figlia Anna che scuotono i pensieri del lettore anche meno attento. Ecco che d`improvviso ci si ritrova in una scena del romanzo come all`interno di una fotografia


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che blocca il tempo per ricondurci ad un presente in cui il nostro pensare sa essere più maturo e ragionevole. Compare poi Anna l`immagine chiara e poeticamente descritta dall`autrice di una donna costretta a ricominciare la sua vita quando pensava che tutto si fosse già realizzato e nulla potesse modificare. E´lei il frutto che unisce due epoche storiche, la fine della seconda guerra mondiale con gli ultimi superstiti soldati tedeschi allo sbaraglio e la lotta partigiana. Momenti violenti di scontro che l`autrice sa descrivere con molta discrezione e densa sensibilità femminile.

letterario ricomposto con elegante e particolare capacità narrativa. “Al tocco della farfalla” di Rosetta Melani, è un evidente invito per colui che legge a porre una particolare attenzione su un ulteriore aspetto dello scorrere delle nostre esistenze: nulla di tutto ciò che accade resta immutato e tutto si trasforma come una goccia di rugiada sfiorata dall`ala di una farfalla. Rosanna Lanzillotti

Lo scrivere di Rosetta Melani è come il tocco leggero di una farfalla che accarezza i petali di un fiore. E´ come il dipingere con leggiadra delicatezza gli eventi più significativi della nostra storia ponendo al centro di essa non solo la propria esistenza, ma soprattutto l`insieme dei sentimenti che la realizzano. “Al tocco della farfalla” è un percorso senza pause, attraverso i ricordi e i racconti dei suoi protagonisti in cui anche una madre, Elena, ed una figlia, Anna, riescono, dopo anni di separazione, a compiere un intimo viaggio in loro stesse. Riscoprendo quella forza e quella potenza che solo un amore senza confini sa esprimere. La storia di questo romanzo è la dimostrazione che anche a causa di un incidente grave si può cogliere l`opportunità di rimettere insieme i pezzi della propria vita come in un puzzle

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ottiene un meritato riscontro soprattutto in versione eBook. In oltre 4.000 utenti, infatti, scaricano gratuitamente il formato digitale e Alessandro si rivela davvero una promessa culturale contemporanea che non delude le attese. È socio dell‟Associazione Nazionale Pratiche Filosofiche e coordinatore per la delegazione regionale della Calabria per l‟A.N.P.F. ed è iscritto anche al Sindacato Nazionale Scrittori. Tra i suoi sostenitori spicca Giuseppe Girgenti, docente di Storia della Filosofia Antica all'Università San Raffaele. Ora cura con la scrittrice Tiziana Cazziero anche il progetto intitolato "Un altro modo di fare notizia", blog socio-culturale che si presenta come un‟ interessante premessa per chi desidera mostrare il proprio talento sul web e non solo. Inoltre a breve avvierà una trasmissione dal titolo “Apriamo Le Finestre” sull‟emittente web “Radio Tln”.

Notizie sull‟autore: Nasce a Milano nel 1984, anche se ora è residente in un piccolo, ma incantevole paesino in provincia di Vibo Valentia, vale a dire, San Costantino di Briatico, a soli dieci minuti dalla più conosciuta Tropea. Sogna già a nove anni di scrivere la sua prima opera e di diventare uno scrittore. Il suo impegno e la sua intraprendenza, gli danno ragione. E‟ laureato in Filosofia e Scienze Umane all‟Università degli studi della Calabria. La sua prima opera si intitola "Tra etica e morale" ed è uno studio sulla Bioetica del filosofo E. Lecadano che esce nel 2009 pubblicata da Arduino Sacco Editore, mentre "Le finestre dei pensieri" (BookSprint Edizioni) esce nel 2011 e  Pagina 48

Parliamo ora dell‟opera “Le finestre dei pensieri”. "Le finestre dei pensieri" (BookSprint Edizioni, 2011) è un saggio sul pensiero che analizza lo studio del giovane filosofo Alessandro Bagnato intorno a questo argomento, ma soprattutto percorre spazi di coscienza esplorati in modo diverso e con una prospettiva di vita certamente interessante. Un testo che presenta, a detta di molti, una “filosofia in chiave moderna”. Contatti : www.alessandrobagnato.com (Il sito Ufficiale del Filosofo Alessandro Bagnato) e-mail Info.alessandrobagnato@gmail.com cell. 340 7274527


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però, nelle osterie del centro storico, i pranzi con gli autori, per parlare di libri in modo conviviale. Festa del fantastico. I edizione.

Non mancate all‟evento dedicato al mondo del fantastico che si prefigge di divenire un appuntamento fisso dell‟estate della Provincia nord di Roma. PROGRAMMA

COMUNE DI FORMELLO

Comunicato Stampa

Il 13 luglio Formello aprirà le porte alla prima festa della letteratura fantastica e non solo. L‟evento intende promuovere e divulgare il concetto di fantasia attraverso una serie di spazi dedicati a letteratura e arti visive. Con il patrocinio della Provincia di Roma e dell'AIB Associazione Italiana Biblioteche. Premio letterario, libri, ospiti illustri, giochi, mostre, laboratori creativi per grandi e piccini, esibizioni musicali, presentazioni, reading e pranzi con autori saranno le attrattive dell‟evento. L‟appuntamento è nel suggestivo Palazzo Chigi con stand di varie case editrici, laboratori a tema e associazioni di giochi di ruolo. Nella Sala Orsini invece verrà allestito un percorso espositivo di pittura, fotografia e tavole a fumetti di artisti vari, mentre le presentazioni letterarie di scrittori locali e nazionali, reading e musica troveranno spazio nella sede della Biblioteca Comunale. Non mancheranno

Salotto letterario (Cortile di Palazzo Chigi) Le presentazioni dei libri saranno accompagnate da reading, a cura di lettori, con sottofondo ad opera di musicisti dell‟Accademia di Musica Bernardo Pasquini. La stessa Accademia proporrà momenti di intrattenimento melodico. 10.20 Intrattenimento musicale Incontro con l'autore 10.30 La Dama Bianca di Antonella Cardellini, Silele 11.10 La tredicesima costellazione, di Filomena Cecere, Editrice GDS e preview del progetto graphic novel illustrato da Danilo Angeletti 11.50 Le paludi di Athakah, Stefano Mancini, Linee infinite 12.30 Non nobis domine, di Cinzia Baldini e Simone Draghetti, Linee infinite 13.10 Intrattenimento musicale 13.30 A pranzo con l’autore presso la Locanda di San Martino: Fabiana Andreozzi, Butterfly 16.00 Premiazione dei vincitori del Concorso Letterario “Fantàsya a Palazzo” 16.20 Intrattenimento musicale

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Incontro con l'autore 16.30 La biblioteca dell’immaginario, a cura di Filomena Cecere, Nocturna 17.10 Muses. La decima Musa di Francesco Falconi, Mondadori 17.50 Sentieri di notte di Giovanni Agnoloni, Galaad 18.30 Godbreaker di Luca Tarenzi, Salani 19.10 Mondo9 di Dario Tonani, Delos Book 19.50 Premiazione Festa dei laureati 20.10 Intrattenimento musicale A seguire: Festival del Jazz Spazio Espositivo (Ingresso, Cortile e Portico di Palazzo Chigi) Editori: Butterfly, Chimera, Dunwich, GDS, Linee Infinite, NeroPress, Nocturna, Orient Express. Spazio autori indipendenti. FantaLab - Laboratori creativi gratuiti dedicati ai bambini (Biblioteca, Sala lettura) dalle 11.30 alle 12.30 Sorprese tra le righe dalle 16.30 alle 17.30 Perline di poesia Cinefantaforum – Cinema fantasy per ragazzi (Biblioteca, Sala lettura) dalle 11.00 alle 13.00 Il mago di Oz di Victor Fleming (1939). Dal libro di L. Frank Baum dalle 14.15 alle 16.00 Willie Wonka e la fabbrica di cioccolato di Mel Stuart (1971). Dal libro di Roald Dahl dalle 16.30 alle 18.00 La storia infinita di Wolfgang Petersen (1984). Dal libro di Michael Ende Shakti Dance (Biblioteca, Sala lettura) Dalle ore 18.00 alle 19.00 lezione di prova di Shakti Dance per adulti e bambini a cura dell'ASD Mahel Centro Olistico. È richiesto  Pagina 50

un abbigliamento comodo e, per chi ne è dotato, un tappetino da ginnastica. Booktrailer (Biblioteca, Sala ragazzi e multimediale) Visione in loop dalle 10.00 alle 20.00 di booktrailer dei libri in presentazione nella Sala multimediale della Biblioteca. Mostra di fumetti, illustrazione, pittura e fotografia in Sala Orsini Espongono: Yoshiko Watanabe, Giuseppe Fontana, Cinzia Volpe, Danilo Angeletti, Ilaria Canali, Iole Eulalia Rosa. Apertura dal 13 al 15 luglio. Concorso letterario “Fantàsya a Palazzo” L‟organizzazione del Fantàsya – Libri a Palazzo indice il I Premio letterario per racconti di genere fantastico “Fantàsya a Palazzo”, concorso nazionale a partecipazione gratuita. Il concorso è finalizzato alla raccolta di opere inedite di narrativa scritte in lingua italiana di genere fantasy, steampunk, urban fantasy, sword&sorcery, gothic, slipstream o in ogni declinazione del fantastico. Per essere valutato, ogni racconto dovrà avere come ambientazione o punto di partenza la Biblioteca comunale di Formello; “la meraviglia” e “l‟immaginario” saranno gli ingredienti fondamentali richiesti, senza i quali le opere non saranno accettati. La commissione di valutazione giudicherà, oltre ai due elementi citati, anche l‟originalità e la forma narrativa. Per partecipare al Premio Letterario “Fantàsya a Palazzo” basta inviare le opere inedite entro e non oltre il 30 giugno 2013 all‟indirizzo e-mail: fantasyalibriapalazzo@gmail.com oppure biblioteca@comune.formello.rm.it


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SAVE THE DATE FANTÀSYA – LIBRI A PALAZZO. FESTA DEL FANTASTICO. I EDIZIONE Sabato 13 luglio dalle ore 10 alle ore 22 Palazzo Chigi di Formello (Piazza S. Lorenzo)

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Info: tel. 06/9089032 – 06/90194239 biblioteca@comune.formello.rm.it comunicazione@comune.formello.rm.it

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Cristina Rotoloni Cristina Rotoloni è nata a Roma il 20 luglio 1977, ma è cresciuta in provincia di L‟Aquila. In questa città ha frequentato x\l‟Istituto d‟Arte e l‟Accademia di Belle Arti dove ha conseguito il diploma di Laura in Scenografia con il massimo dei voti. Ha collaborato con l‟Istituto Gramma nella realizzazione degli spettacoli teatrali: “Metamorfosi dei Corpi” e “Matilde principessa dispettosa”. Ha collaborato con l‟associazione Il Camaleonte con corsi d‟Arte e Immagine per i ragazzi dai 4 ai 16 anni. Si è sempre occupata con passione dei bambini per i quali ha scritto e illustrato favole come “Stellino”, “Tom” e “Lìlì”. Ha pubblicato sul sito “ilmiolibro.it” la sua raccolta di racconti intitolata “Frammenti di Vita”, dove oltre al terremoto parla d‟esperienze forti che toccano l‟esistenza umana. Al momento sta lavorando al suo romanzo in prossima uscita dal titolato “Il Tatuaggio”. Isabella Verduci Isabella Verduci è nata a Chiavari (Ge) il 18 febbraio 1970. Diploma di insegnante elementare, ha sempre amato scrivere e 'fotografare' la vita con una penna o l'obiettivo. Ha  Pagina 52

pubblicato una silloge poetica, 'Petali di parole' edita da Laura Capone Editore dedicata al figlio Emanuele. E' un libro accessibile a tutti,anche ai bambini perchè contiene pensieri semplici, ninne nanne; parla delle varie facce dell'amore, della natura, di mare e paesaggi, di dettagli, di passione... Dopo trent'anni di scritti, da qualche tempo si sta dedicando alla stesura di un racconto ironico semi autobiografico e tutti coloro che la conoscono e spronano sperano che questo veda la luce prima di tre decenni! Laura Capone Editore (LCE) La Laura Capone Editore è una casa editrice che opera online, produce, distribuisce e promuove libri nei vari formati (cartaceo, e-book, audiolibro, ecc.). Nasce nel novembre 2010 e si afferma velocemente per la correttezza e la trasparenza operativa. La LCE si pregia di avere in redazione professionisti di settore per ogni competenza che, in una stretta rete di collaborazioni online, si prefiggono la rivalutazione del talento letterario ed artistico italiano contemporaneo, anche attraverso la promozione e distribuzione elettronica delle nostre opere tradotte. Per citare solo alcuni collaboratori: la dott.ssa Luigia Torrusio appassionata di lettere antiche, traduttrici quali Chiara Rolandelli e Alessandra Baroni, artisti quali Lisa Fusco, Moreno Chiacchiera (attualmente l‟illustratore più quotato sia in Italia che all‟estero), il Maestro Marco Serpe, il Regista Sebastiano Giuffrida, in un crescendo di professionisti più o meno noti


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che partecipano con grande competenza, professionalità e soprattutto passione.

Emanuela Volodeisensi

Alessandro Bagnato

Nata a Roma il 20 Settembre 1975. Ho sempre avuto una forte propensione all‟introspezione e alla conseguente scrittura di poesie e racconti che indagano in maniera approfondita l‟animo umano, quello legato all‟Io più profondo. Questa mia voglia di comunicare ha superato i limiti della carta e della distanza con la creazione di questa community letteraria (Volodeisensi.it) che gestisco con passione e amore tutti i giorni e di cui sono felice facciano parte tante persone che credono ancora nei sogni. Anche il Magazine online è una mia idea, realizzata grazie al supporto informatico di alto livello di mio marito Leonzio Nocente, il quale è anche il creatore materiale di Volodeisensi.it e di altri siti molto conosciuti. Lavoro nell‟informatica da anni e scrivo da quando sono nata. Ho autopubblicato due libri nella collana „ilmiolibro‟, uno di poesie „Volodeisensi‟ e uno di racconti „La Sfera‟, che stanno riscuotendo molto successo e che presto saranno disponibili anche in formato ebook nello store Apple. Ho pubblicato la silloge poetica „Dalla parte dell‟Anima‟ edita da Galassia Arte Editore.

Nasce a Milano nel 1984, anche se ora è residente in un piccolo ma incantevole paesino in provincia di Vibo Valentia, vale a dire, San Costantino di Briatico, a soli dieci minuti dalla più conosciuta Tropea. Sin da subito in lui si manifesta la passione per la scrittura e per la filosofia e già da piccolo a ben nove anni pensò di scrivere il suo primo eBook che doveva avere il titolo di “La povertà e la felicità della vita”. Si è laureato in Filosofia e Scienze Umane all‟Università degli studi della Calabria, e continua a lavorare ai suoi progetti futuri di scrittura. Lavora e studia per scrivere un nuovo eBook che sarà denominato “Ethos”. Sogna di essere conosciuto un giorno come uno dei più importanti filosofi contemporanei, e intanto collabora con riviste culturali e associazioni filosofiche e cura un blog personale, donando il suo sapere al servizio degli altri e sperando che questo sia un utile strumento per la comprensione e il miglioramento di ognuno. Nel frattempo continua a fare ciò che ama di più: studiare i comportamenti dell‟uomo tramite la percezione filosofica. Spera un giorno di realizzare il sogno di scrivere l‟eBook che pensò quando aveva nove anni.

Arlotta

Direttrice

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Leonzio Nocente Autore e Referente Tecnico Volodeisensi Nato a Francavilla Fontana il 23 Maggio 1979, Architetto informatico che lavora da 14 anni nel settore IT. Le sue conoscenze vanno dallo sviluppo di portali alle applicazioni in tutti i campi compreso quello mobile. Nella sua carriera ha partecipato alla nascita di grandi portali Nazionali del settore comunicativo e collaborato con grandi multinazionali Italiane e Americane. “Questa mia opera epica che ha visto ben due anni di progettazione e sviluppo è stata la mia più grande soddisfazione, realizzare il sogno sempre vivo di una bambina, mia moglie Emanuela. Volodeisensi.it non è una semplice community ma un vero e proprio portale Letterario dove i sogni diventano realtà. Sono solo l’autore materiale, un penna su un foglio vuoto che viene guidato dalle emozioni di mia moglie che ogni giorno dà la possibilità a tanta gente di esprimersi e soprattutto di essere ascoltata. Con tanta commozione dedico questo nostro lavoro ai nostri figli e a tutta la gente che crede e crederà in Volodeisensi.it”

Eleonora Siniscalchi Rosanna Lanzillotti

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