Volodeisensi Magazine Vol.45

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Emanuela Arlotta

Volodeisensi Magazine

12 December 2012

N.45 Giugno 2016 COPIA GRATUITA-www.volodeisensi.it

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ITC Stabilini Roma Migliorare la scuola si può. 1

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ISTITUTO

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COMPRENSIVO STABILINI INTERVISTA A ANDREA LECCESE

INTERVISTA A

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EMANUELA ARLOTTA

INTERVISTA A MATTEO BERTONE

Director: Emanuela Arlotta Art director & designer Emanuela Arlotta

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04 ISTITUTO COMPRENSIVO STABILINI Cambiare la scuola si può.

12 INTERVISTA A ANDREA LECCESE “La sottocultura mafiosa è fondata sulla sottomissione, sulla ricerca della protezione. La cultura, invece, significa libertà. Purtroppo, questa è una società malata, anche a causa della lunga coabitazione con la delinquenza mafiosa. Non sarà

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facile “

INTERVISTA A LAURA BELINZONI

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INTERVISTA A LAURA BELINZONI “Ai giovani scrittori innanzitutto consiglio di avere sempre idee chiare riguardo i loro progetti, di farsi guidare e consigliare da chi ha già una certa esperienza in questo settore (anche se trovare persone di fiducia “

18 INTERVISTA A EMANUELA ARLOTTA “Le mie scintille arrivano improvvise e dal nulla, sono più stelle cadenti che vedo accendersi senza preavviso nel buio della notte. L’ispirazione arriva nella quotidianità, quando non ci penso, mentre faccio altro, a volte anche mentre dormo. ”

INTERVISTA A ESTER CECERE

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20 INTERVISTA A MATTEO BERTONE “Il mio percorso nei labirinti della scrittura è iniziato 15 anni fa un po’ per caso, durante la scrittura della mia tesi di laurea..”

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Migliorare la scuola si può. Ce lo dimostra l’Istituto Comprensivo Stabilini di Roma a cura di Emanuela Arlotta

In questo numero di Volodeisensi Magazine ho deciso di dedicare la copertina all’Istituto Comprensivo Stabilini di Cinecittà Est e alla comunità che intorno ad esso ha lavorato e reso possibile anche ciò che per molti era impossibile. Siamo alla periferia di Roma, e siamo in un Istituto Comprensivo che vive le difficoltà di quasi tutte le scuole italiane come la mancanza di fondi che rende difficile anche la gestione quotidiana delle attività. Ma gli organi istituzionali della scuola, il corpo docenti, le associazioni (dei genitori e del territorio) e la Preside hanno deciso di non arrendersi e di rimboccarsi le maniche per migliorare la qualità sia degli spazi interni ed esterni, sia dell’insegnamento che delle attività integrative ed extra scolastiche riservate agli alunni. E a consuntivo di questo anno possiamo dire che i risultati si vedono, sono tangibili, e l’entusiasmo cresce e contagia tutti coloro che erano addormentati nella convinzione che non fosse possibile il cambiamento. Invece non solo è possibile, ma deve essere da esempio per chi vorrà percorrere la stessa strada.

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All’interno della scuola è presente un Comitato Genitori che si occupa con impegno e continuità di sviluppare e portare avanti concretamente, in maniera propositiva e organizzata, un dialogo tra la scuola e genitori: il Comitato è formato dai rappresentanti di classe di ogni plesso e da tutti quei genitori che vogliano condividerne segmenti di attività, come il gruppo dei ‘Genitori Manutentori’ composto da un numero consistente di volontari che -grazie a un protocollo di intesa siglato con la Dirigenza scolastica e all’impiego dei fondi residui mensa usati per l’acquisto del materiale- si sono occupati gratuitamente di gestire negli ultimi due anni la piccola manutenzione (es. tinteggiatura pareti, sostituzione lampade neon, riparazione tapparelle, sfalcio erba, etc.), cercando di supportare e nel contempo di stimolare gli Uffici municipali preposti, sopperendo alla progressiva rarefazione degli interventi dovuta alla penuria degli stanziamenti economici, alla scarsità di personale qualificato e ai problemi politici che hanno portato addirittura al Commissariamento del Comune di Roma.

Accanto alla Preside e al Comitato, anche il Consiglio d’Istituto cerca di farsi carico, nei limiti delle sue competenze, delle esigenze della comunità scolastica, comunità che ultimamente -grazie anche all’attenzione prestata dall’assessore uscente alle politiche educative e scolastiche del Municipio VII- si sta spendendo per ottenere servizi come quello dello Scuolabus per il quale Comitato e genitori si mobiliteranno ancora insieme nei prossimi giorni per ottenere la sua approvazione dal Dipartimento Mobilità del Comune. Accanto agli organi ufficiali ci sono diverse associazioni che si sono affiancate alla scuola creando una forte intesa e sinergia come, ad esempio, l’Associazione “Retake” sempre presente nella riqualificazione degli spazi pubblici del territorio, l’Associazione Macce che è molto attiva all’interno della scuola nella diffusione dell’arte e della cultura, il Comitato di Villa Flaviana presente e partecipe di varie iniziative, in particolare quelle del progetto “Riscriviamo il futuro” che -elaborato dalla scuola, dal Comitato Genitori e da Villa Flaviana stessa- ha partecipato lo


con i futuri alunni della scuola stessa, creando da subito un legame di continuità e appartenenza. Un grazie speciale viene indirizzato alla Preside, prof.ssa Patrizia Marano, che ha permesso la realizzazione di tutto questo dimostrando concretamente che insieme si può fare tanto, che gli obiettivi si raggiungono lavorando e non rimanendo seduti ad aspettare, che una collaborazione fattiva anche a livello progettuale tra scuola, famiglie e territorio risulta la strategia vincente. Un messaggio forte e chiaro per chi rimarrà e per chi, invece, entrerà a far parte di questa splendida e autentica realtà.

scorso anno al bando di concorso «Acea per Roma» vincendo un piccolo finanziamento in attesa della cui erogazione si sono già realizzate importanti attività, come l’Orto sinergico e i murales. Ultimo atto di “Riscriviamo il futuro” è stato il progetto «Arte e Natura Fuori e Dentro la Scuola»: questo progetto si è articolato in tre fasi durante il corso dell’anno coinvolgendo alunni e genitori. E’ stato realizzato un Orto sinergico utilizzando un tipo di coltura in grado di sfruttare l’auto-fertilità della terra e quindi proiettando l’attenzione verso la protezione dell’ecosistema. Successivamente i bambini sono stati coinvolti nell’invenzione di «Super-eroi del verde», partoriti dalla loro creatività che nell’ultima parte del progetto sono stati disegnati sui muri perimetrali esterni della scuola stessa con la partecipazione di writers professionisti che hanno materializzato la fantasia dei piccoli rendendoli partecipi di un bellissimo sogno! Sono stati portati avanti anche altri progetti che hanno riscosso un grande successo sia tra gli alunni che tra i genitori, come ad esempio il progetto ‘Gusto’ per i più piccoli che si sono scoperti ‘cuochi’ per un giorno oppure il Bird Watching. Tutte iniziative importanti, capaci di avvicinare i bambini al mondo della natura e al rispetto per il territorio. Non sono mancati progetti sportivi portati avanti dal Coni, dal PTS e dall’Associazione Miriade, che hanno avvicinato i bambini a varie discipline sportive

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con l’entusiasmo e il divertimento necessari per lo svolgimento di attività di questo tipo. I bambini, durante l’anno, sono stati, inoltre, coinvolti dall’Associazione Culturale Macce, in collaborazione con i docenti, nella stesura di poesie da leggere in occasione della Giornata Mondiale della Poesia il 21 Marzo, collaborando anche con la biblioteca Raffaello che è da sempre attenta e presente nelle attività culturali della zona. Alunni e genitori sono stati invitati nella sala rossa del Municipio per recitare le proprie composizioni, regalando a tutti i presenti un’atmosfera emozionante e densa. A fare da contorno a tutto questo ci sono stati gli Open Day (a gennaio e a maggio) nei quali i bambini hanno potuto esibire quanto appreso e quanto realizzato di fronte ai genitori, nonché

In chiusura vorrei porre alcune domande alla rappresentante legale del Comitato Genitori, Elena De Santis, mamma di due alunne, nonché membro recente del Consiglio d’Istituto, che, in qualità di Presidente del Comitato, ha partecipato alle attività e alle riunioni organizzative. Ciao Elena, benvenuta. Vorrei un bilancio a caldo dell’anno appena trascorso. R. – Si è trattato di un anno importante, impegnativo e denso di attività. Il Comitato, nato in sordina quattro anni or sono grazie all’impegno di alcune mamme, ha mosso i primi passi lo scorso anno, avviando una proficua collaborazione con gli organi istituzionali della scuola e del territorio. Grazie a un confronto continuo con la Dirigenza e a un dialogo costante con le varie figure di riferimento del sistema -dalle Funzioni Strumentali al Segretario, dal personale Ata ai docenti- il Comitato quest’anno si è inserito in maniera più strutturale


all’interno del progetto educativo della scuola, nel rispetto dei ruoli di ciascuno e mostrandosi disponibile a porsi come interlocutore anche nei confronti del tessuto territoriale, sia in rapporto alle istituzioni culturali nonché politico-amministrative del Municipio, sia in relazione alle associazioni e ai gruppi informali che vivacizzano il nostro quartiere. Abbiamo commesso qualche errore e qualche ingenuità, ma tra difficoltà e passi falsi siamo cresciuti e stiamo crescendo, parallelamente ai nostri figli, vero “motore” delle nostre

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attività: a spingerci all’impegno, infatti, trovando il modo di barcamenarci fra i vincoli lavorativi e familiari della quotidianità, è soprattutto il desiderio di trasmettere ai bambini, con l’esempio vissuto, l’idea che i ‘beni comuni’ (come l’istruzione) vadano coltivati da ciascuno di noi ogni giorno, nel nostro piccolo, coi mezzi e le capacità di ognuno. Perché l’unione davvero fa la forza! Quali sono le prospettive per il prossimo anno?

R. – I risultati ottenuti, in termini operativi e di consapevolezza, mi inducono a credere con convinzione che il Comitato Genitori potrà continuare a crescere ancora, imparando anche dagli errori commessi, sviluppando le potenzialità mostrate con esiti assolutamente tangibili e diventando sempre di più espressione di cittadinanza agita. L’ultima Assemblea plenaria, tenutasi il 31 maggio, è stata una sferzata di vitalità contagiosa e un’iniezione di ragionevole speranza: si respirava entusiasmo e voglia di fare, cose tutt’altro che scontate in questa congiuntura storico-sociale tanto difficile e mortificante sotto ogni profilo. Il desiderio di tutti i genitori partecipanti è quello di contribuire a progettare e realizzare il piano formativo elaborato dalla scuola con serietà, professionalità e responsabilità, nel fermo convincimento che la sinergia virtuosa tra istituzione e cittadini/utenti possa essere la chiave del successo in una sfida ardua quale quella di un’istruzione pubblica di qualità accessibile davvero a tutti. Per ora vi saluto, felice di avervi resi partecipi di un sogno che si sta concretizzando e di un limpido esempio di sinergia e collaborazione civile ed entusiasta, capace di smuovere anche gli ostacoli più ostici, regalando risultati inaspettati e soprattutto una migliore esperienza scolastica a coloro che un domani saranno il nostro futuro!


Piccole fiabe per grandi sognatori è la somma di sei brevi fiabe, raccolte in un unico, imperdibile, volume. L’autrice, Emanuela Arlotta, con il suo stile dalla tenera limpidezza è in grado di catturare il cuore di grandi e piccini sin dalla prima pagina. Regala ai suoi lettori più grandi l’emozione di sentirsi ancora una volta bambini e ai più piccoli, avventure, magia, emozioni, sogni ma, soprattutto, importanti insegnamenti di vita. NEI MIGLIORI STORE ONLINE 7


“ La sottocultura mafiosa è fondata sulla sottomissione, sulla ricerca della protezione. La cultura, invece, significa libertà. Purtroppo, questa è una società malata, anche a causa della lunga coabitazione con la delinquenza mafiosa. Non sarà facile.

Intervista a Andrea Leccese ..................................................a cura di Filippo Spatafora

Andrea Leccese col suo libro “Maffia e co.” ha creato un manuale per comprendere come la mafia sia radicata in una società che ne subisce il fascino, e la accoglie portandola nell’immaginario collettivo come un fenomeno che “un giorno” si sconfiggerà, ma “adesso” è ben radicato nella morale comune. L’autore ci spiega come la mafia si muova all’interno della società e come la società, affascinata dal denaro, da un lato crea Sante alleanze e dall’altro si illude di poter controllare la criminalità organizzata; nel testo si trovano delle proposte concrete per sconfiggere la mafia che andrebbero analizzate con serietà sia dai diretti interessati che da ogni singolo individuo. Curioso che il termine mafia, inizialmente si diceva maffia, è nato in Toscana e non in Sicilia. Lo sanno in pochi, ma è essenziale conoscere dove sono nati i vocaboli, che diventano simboli, per comprenderne il vero significato. Crede che ci sia un metodo per super-

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are il luogo comune che vuole la mafia solo come un fenomeno meridionale? Basterebbe leggere l’art. 416-bis del codice penale per scoprire che si tratta di una norma generale e astratta e non di un editto contro i meridionali. Il fenomeno mafioso può attecchire ovunque, a Palermo come a Milano, a Napoli come a Bologna. Quando una persona afferma che la mafia non esiste sta forse comunicando che l’argomento non è di suo gradimento e che la criminalità si rafforza nel suo vivere fra le ombre silenziose? Nel non detto? Nel non visto? Mi pare che oggi il negazionismo riguardi solo il centro-nord. Ma questo atteggiamento deleterio si sta per fortuna sgretolando a colpi di sentenze. Attraverso il suo libro ci porta a conoscenza che la mafia del Nord nasce grazie al connubio fra imprenditori pagani doc e delinquenti del Sud. Questo connubio può essere distrutto dalla rinascita della coscienza morale in grado di far comprendere agli imprenditori padani gli svantaggi di questo matri-

monio?

essere anche qualcos’altro?

Voglio citare Marx, Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga: «non solo le imprese possono permettersi la morale, ma devono permettersela, affinché il mondo sopravviva».

I mafiosi sono mossi da uno speciale familismo (“criminale” più che “amorale”) che li spinge a rinunciare alla libertà pur di accumulare ricchezze per la famiglia.

Il sapere spaventa le mafie perché crea nelle persone la capacità di pensare liberamente, quando invece devono obbedire, sottomettersi e subire il fascino del potere mafioso. “Conoscere per sapere, sapere per essere saggi”. Diceva Socrate. Quanto questa società è disposta, realmente, a diventare saggia?

La complicità è comparabile a un cancro che non si ha la forza d’animo di affrontare per sconfiggerlo. Qual è la cura per far capire alle persone che il complice della mafia non è altro che una vittima?

La sottocultura mafiosa è fondata sulla sottomissione, sulla ricerca della protezione. La cultura, invece, significa libertà. Purtroppo, questa è una società malata, anche a causa della lunga coabitazione con la delinquenza mafiosa. Non sarà facile. Come poter comprendere e far conciliare il profitto mafioso e il fatto che i boss spesso vivono in case anonime e rovinate, senza alcun genere di lusso? Tutto merito del loro potere o ci può

Troppe persone non riescono a guardare oltre un palmo dal naso. Si guardano solo gli interessi materiali e immediati della famiglia, direbbe Banfield. Con un piccolo sforzo, scopriremmo tutti che senza le mafie si vivrebbe meglio. Per esempio, non ci sarebbe la “terra dei fuochi”… La frase “la mafia si può sconfiggere” è una favoletta per non far morire la speranza o, invece, è proprio dalla morale delle favole che si può imparare come vincere le mafie? Non ho alternative, rispondo con le famose parole di Falcone: “la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine”. Nell’ultimo capitolo scrive delle proposte per sconfiggere la mafia. Quale proposta crede che davvero verrà messa in pratica? Io spero che i partiti si attivino al più presto per spezzare ogni legame tra i clan e i candidati. Sarebbe un ottimo inizio. Secondo lei cosa ha comunicato Salvatore Riina alle mafie durante l’intervista di un “innocente” Bruno Vespa nella trasmissione Porta a Porta? Confesso di non guardare la tv ormai da molti anni. Vespa chi?

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Ai giovani scrittori innanzitutto consiglio di avere sempre idee chiare riguardo i loro progetti, di farsi guidare e consigliare da chi ha già una certa esperienza in

Intervista a Laura Belinzoni

questo settore (anche se trovare persone di fiducia

Ciao Laura, intanto ti dò il mio caloroso benvenuto su Volodeisensi Magazine! Prima di entrare nel vivo dell’intervista mi piacerebbe farti qualche domanda

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.......................................................a cura di Emanuela Arlotta

per conoscerti meglio! Quando nasce l’amore per la scrittura, quando ti accorgi di avere voglia di comunicare attraverso i tuoi personaggi?

Ciao Emanuela! Innanzitutto grazie per avermi dato la possibilità di prendere parte al tuo favoloso Magazine. Per me è un onore propormi ai vostri lettori


perché una volta, vedendo un documentario su quel borgo mi ha affascinata. Volevo che una storia speciale come quella tra Linda e Paul avesse una cornice romantica anche se la presenza del lago ha anche il suo risvolto drammatico… Nel libro vengono trattati vari argomenti che saranno uno spunto di riflessione per il lettore. Quali sono e perché li hai scelti?

attraverso una rivista che ho seguito e visto evolversi in maniera strepitosa in così poco tempo! Entrando nel vivo della tua domanda devo dirti che prima è nato l’amore per la lettura; quello per la scrittura è stato conseguente e collaterale al primo. Spaziando tra classici e autori contemporanei sin dai tempi del liceo mi sono resa presto conto di quanto possa comunicare una storia e di quanto in essa si possa ritrovare qualche lato di noi stessi rimasto fino a quel momento magari sconosciuto. Questa presa di coscienza mi ha consentito di fare il “grande passo” e osare ad inventarne una anch’io di storia, con il solo scopo di emozionare i miei lettori, di farli riflettere. Non a caso i personaggi del mio romanzo hanno personalità differenti, così com’è differente il loro approccio verso la vita e i suoi avvenimenti. Come è nata la collaborazione con la casa editrice ha pubblicato il tuo romanzo? E cosa consiglieresti ai giovani scrittori? La collaborazione con la casa editrice con cui ho pubblicato è nata per “fortuna”. Inizialmente ho deciso, dopo alcune speranze deluse, di auto-pubblicarmi ma ero sempre alla ricerca di un editore in grado di apprezzare il mio manoscritto così non mi sono mai stancata di proporlo. Il 1 ottobre 2015 ho ricevuto la bella notizia che Libromania

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voleva acquisirne i diritti e inserirlo nelle nuove proposte del 2016! Ai giovani scrittori innanzitutto consiglio di avere sempre idee chiare riguardo i loro progetti, di farsi guidare e consigliare da chi ha già una certa esperienza in questo settore (anche se trovare persone di fiducia oggigiorno è tutt’altro che facile…) e poi di credere in se stessi e non arrendersi: infatti ogni lasciata è persa. Quello che ci presenti oggi è il tuo romanzo d’esordio, raccontaci come è nata l’idea e in breve aiutaci ad immergerci nell’atmosfera che troveremo tra le sue pagine. Quando ho deciso di scrivere questo romanzo il primo obiettivo che mi sono posta è stato quello di raccontare una storia che lasciasse un segno in chi avesse avuto modo di leggerla. Non a caso ho voluto intitolarlo “Al di là del dovere” (il titolo è stato successivamente modificato per volere dell’editore). Alla costruzione della storia ha inoltre contribuito un momento particolare della mia vita che si stava trascinando da lunghi anni fatto di dolore, insoddisfazione voglia di cambiare le cose nella mia vita. Ho inserito molto di me stessa, soprattutto in Linda, la protagonista, e ho alternato aneddoti reali con fasi rielaborate e aggiunte frutto di fantasia. Circa l’ambientazione ho scelto deliberatamente Orta San Giulio

Gli argomenti trattati sono diversi: dalla malattia di Linda al lutto subito dalla sua famiglia che ne ha sconvolto irrimediabilmente gli equilibri per poi toccare il ruolo genitoriale e come questo possa influire positivamente o negativamente sull’equilibrio emotivo di un figlio. Ho trattato indubbiamente anche il tema dell’amore che nel caso dei miei due protagonisti può essere definito tutto tranne che regolare o scontato, almeno se ci si basa sui parametri della coscienza comune. La scelta di questi argomenti, come ho già ribadito, è stata dettata dalla volontà di suscitare riflessione nel lettore, quella riflessione che smuove la coscienza obbligandola ad interrogarsi… Quanto di te troveremo all’interno del tuo romanzo e quanto di te c’è nella protagonista Linda? C’è moltissimo di me, sia nel romanzo sia in Linda. Del resto molti spunti provengono dalla mia storia personale. In Linda ho messo la mia fragilità ma anche la mia voglia di dire “no” alle convenzioni e avere il coraggio di seguire il cuore. Lei l’ha fatto, io non ne ho ancora avuto il modo… Nel tuo libro si parla di amore e delle sue complicazioni. Tu come vivi l’amore? Bella domanda… E pure spinosa! L’amore per me è un terreno insidioso. Amare significa fidarsi incondizionatamente di un “altro da sé” per usare un’espressione filosofica. Purtroppo non è facile di questi tempi. Da due anni a questa parte però ho conosciuto un altro tipo di amore: quello che provo per mio nipote. Il più puro e incondizionato che abbia mai vissuto!


Chi è Laura nella vita? Sono una persona semplice. Ho sempre avuto grandi sogni e poche pretese. Adoro i luoghi solitari e sono affascinata da quella galanteria che ormai quasi nessun uomo possiede più… Spesso penso di essere nata nel secolo sbagliato. Hai già iniziato a lavorare ad un altro romanzo? Possiamo aspettarci di leggerti ancora? Ho messo in cantiere un romanzo e ho molti spunti in testa ma ora a causa di impegni personali non sono ancora riuscita a concretizzare come vorrei. In un futuro, spero immediato, però conto ancora di mettermi a scrivere senza ombra di dubbio! Dove possiamo trovare il tuo libro o seguire le tappe delle tue presentazioni? Il mio libro per ora è disponibile solo in formato e-book sui principali store on line che trovate nel catalogo della casa editrice Libromania. (http://libromania. net/it/gli-obblighi-del-cuore-di-laura-maria-belinzoni) L’editore si sta attivando per approntare il servizio di Print on Demand per permettere a chi lo desidera di acquistare il romanzo in formato cartaceo ordinandolo presso tutte le librerie Mondadori. Per ora non ho ancora organizzato presentazioni ma appena approntato il cartaceo ho intenzione di farlo quindi non smettete di seguire la mia pagina Facebook “Gli obblighi del cuore” - Romanzo! Vuoi regalare ai lettori di Volodeisensi Magazine un estratto del tuo libro? Volentieri! Tutto per voi! Grazie e… buona lettura! “L’uomo seduto accanto a Viola era l’unico a non essersi alzato per partecipare alla comunione. Guardava di fronte a sé con la stessa indifferenza di chi si trova tra estranei tenendo le braccia appoggiate sulle gambe e le mani intrecciate. Il collo del cappotto di lana a spina di pesce grigio e nero tenuto alzato gli conferiva un’aria straniera, vagamente nobile, ma soprattutto assolutamente introvabile in qualsiasi abitante del piccolo borgo.

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Doveva avvicinarsi: ormai aveva deciso. Ma ad ogni passo sentiva il cuore rimbombarle nel petto sempre più forte tanto che ad un certo punto si fermò e si guardò attorno perché le sembrava che anche le pareti tremassero sotto quei colpi. Progettò di attraversare a passo svelto l’intera navata e di fermarsi vicino all’uscita; “Così avrò tempo di calmarmi e di pensare cosa fare” pensò. Sì, ma cosa fare dopo? Si chiese se, con il tumulto che le ribolliva dentro, avrebbe avuto il coraggio di fare il primo passo e presentarsi subito approfittando dell’alone d’ombra protettivo della chiesa oppure farlo appena fuori sul sagrato, quando tutti gli altri, impegnati a scambiare condoglianze, non si sarebbero accorti della sua voce incrinata dall’imbarazzo e dalla gioia di poter finalmente conoscere quello zio lontano del quale il nonno le aveva parlato così tante volte da averlo trasformato nella sua mente in una sorta di personaggio mitico perfetto e irraggiungibile. «Psst! Dove stai andando?» le disse Viola sottovoce afferrandola per il polsino del cappotto e fermando inevitabilmente la sua corsa. “Ecco, lo sapevo!...” pensò Linda vedendo svanire il suo piano. Perché non aveva calcolato la presenza di Viola e la certezza che si sarebbe intromessa mandando all’aria tutto? Eppure era lì, ma ci aveva sperato fino all’ultimo che non si intromettesse… «Avevo una mezza idea di scappare...» rispose Linda con un sogghigno nervoso. L’ironia, amica insostituibile che ti viene in soccorso quando ormai non sembrano più esserci vie d’uscita. Intanto la coscienza di essere lì dove non avrebbe voluto o, almeno, non subito aveva di nuovo preso il sopravvento tanto da cancellare qualunque altro proposito. Sentendo la battuta l’uomo in fianco a Viola la guardò negli occhi e le sorrise in modo complice come se anche lui non vedesse l’ora di uscire da lì ma, data la circostanza, non avrebbe mai potuto dirlo apertamente. La funzione terminò e, mentre don Sandro cospargeva d’incenso la bara del nonno, i primi partecipanti iniziavano a muoversi lentamente per uscire. Linda, allora, ne approfittò per trascinare fuori Viola.

«Bella amica che sei!» «Perché, che ho fatto?» rispose Viola senza smettere di registrare una ad una le persone che sia apprestavano ad uscire. «E me lo chiedi pure?» ribatté «appena siamo salite sei sparita senza salutare nessuno e poi mi trascini nel tuo banco mandando all’aria i miei piani!». «Ah, per i saluti...» disse. Non fece in tempo a finire la frase che appena Paul uscì si mise a cinguettare: «Paul, Paul, vieni!...» e afferrando Linda per le spalle fino quasi a lanciargliela addosso, aggiunse soddisfatta «questa è tua nipote Linda!». «Ciao, piacere di conoscerti» rispose Paul sottovoce porgendole la mano. Il contatto con quella mano caldissima tolse a Linda la capacità di pronunciare qualsiasi parola. Sentì per la prima volta in vita sua il sapore dolce e artificiale prodotto da un desiderio che si realizza e subito capì che le sarebbe servito del tempo per riuscire a rendersi davvero conto che era tutto vero, che ormai poteva smettere di aspettare, sognare, immaginare.”


“Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti” La verità ha un prezzo, conosce strade inimmaginabili, talvolta sterrate e tortuose che si intersecano con paesaggi sconosciuti. Sophie si troverà a percorrere una di queste strade senza volerlo. Si troverà di fronte alla scelta, alla perdita, di fronte ad una rottura intima e profonda che potrà condurla verso una nuova consapevolezza o verso la discesa. Divisa tra due uomini molto diversi, tra i tanti dubbi e tra il difficile rapporto con la proprietaria del negozio in cui lavora si troverà inesorabilmente sommersa nel buio. Ma il destino sarà già in agguato, pronto a ridisegnare i contorni della sua vita e a condurla necessariamente verso il cambiamento. “ Sophie non riusciva a non pensarci, e prendeva quegli abiti che le sembravano ora inutili evasioni per donne senza peso, e li appendeva con forza nei guardaroba. Li guardava, poi, appesi a quelle stampelle come fantasmi senz’anima, come cornici macabre di un dolore senza fine, esteso fino all’orizzonte più lontano. Quei colori erano stonati, come i sottili raggi di luce riflessi negli specchi, che sembrava che quel giorno, invece di entrare a testa alta in quel negozio, ripiegassero verso il basso quasi spinti da una forza incontrollabile che si frapponeva tra il buio e la luce “NEI MIGLIORI STORE ONLINE

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” Le mie scintille arrivano improvvise e dal nulla, sono più stelle cadenti che vedo accendersi senza preavviso nel buio della notte. L’ispirazione arriva nella quotidianità, quando non ci penso, mentre faccio altro, a volte anche

Intervista a Emanuela Arlotta

mentre dormo.

a cura di Daisy Raisi 1) “Oltre il buio il destino” è un titolo evocativo che racchiude in sé, per certi versi, il significato di questa tua nuova opera. Com’è nata, Emanuela, la scintilla dell’ispirazione per questo libro? Le mie scintille arrivano improvvise e dal nulla, sono più stelle cadenti che vedo accendersi senza preavviso nel buio della notte. L’ispirazione arriva nella quotidianità, quando non ci penso, mentre faccio altro, a volte anche mentre dormo. Affiora l’idea e da quella nasce tutto il resto. Non sono una persona metodica e nemmeno ordinata, la mia storia si genera mentre la scrivo. Lo so è sbagliato, ma io sono così e ciò che scrivo, disegno, creo e produco mi assomiglia terribilmente! 2) Nella nota d’autore, contenuta in appendice, lanci un monito al lettore: quello a non lasciarsi sopraffare dalla quotidianità. Quante persone intorno a te vedi “esistere” anziché vivere? Io amo l’arte in tutte le sue forme e spesso provo ad avvalermi di forme artistiche per esprimermi. E nell’arte sperimento la diversità,

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ta mia caratteristica. Con gli anni e l’esperienza ho capito che nella società attuale ciò a cui non si dà un prezzo, non vale. Confido e spero in un profondo cambiamento. 6) Le due protagoniste femminili della tua opera, Sophie e Marina, sono profondamente diverse negli atteggiamenti e nel modo di concepire la vita, eppure questo non impedisce loro di volersi bene. Credi che l’amore in senso lato, l’affetto, possa davvero avvicinare universi distanti anni luce fra di loro?

mostro la mia personalità, mi libero del fardello della quotidianità. Ma ‘per vivere’ faccio tutt’altro, un lavoro molto tecnico che mi porta a vivere in un mondo ben diverso da quello creativo. Sono una sviluppatrice di applicazioni web, un’informatica, e passo gran parte del mio tempo negli uffici o dai clienti, cosa che mi mette in contatto con il mondo cosiddetto ‘reale’. E qui mi rendo conto di entrare in sofferenza, non tanto per il lavoro svolto che per certi versi può essere anche gratificante e per nulla ripetitivo, quanto per la qualità dei rapporti umani che mi trovo a vivere. Molte persone si lasciano trasportare dalla corrente come le meduse, non interagiscono con il mondo esterno, non scelgono, non sanno dire di no. E soprattutto si accontentano. Sempre. Anche quando viene chiesto loro l’impossibile. Non hanno più sogni, né fantasia, né creatività. Questo è il mondo che non voglio. 3) Ѐ’ capitato pure a te di trascorrere i tuoi giorni in maniera meccanica e, se sì, come ne sei uscita? Certo, non siamo automi e in quanto umani abbiamo bisogno di staccare, da tutto, anche dall’impegno. Per brevi periodi è anche positivo riaffiorare in superficie per non perdersi troppo nelle proprie profondità. La cosa importante è man-

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tenere viva la fiamma, quella che prende fuoco al primo alito di vento e che torna a bruciarci donandoci la voglia di ricominciare. 4) Un altro monito che generosamente hai deciso di rivolgere ai tuoi lettori e a non aver paura di compiere scelte radicali, perché maturare ed evolversi spesso lo richiede. Anche tu hai osato volare nella vita, come affermi nella dedica del libro? Si certo, io mi metto in gioco spesso, quasi sempre. Se c’è da scegliere tra l’inizio di qualcosa che non conosco e il rimanere ancorata a qualcos’altro che conosco bene scelgo tendenzialmente di buttarmi all’avventura. Ho sempre amato gli inizi, mi piace mettermi alla prova e vedere dove posso arrivare. E mi piace constatare di essere riuscita in tante imprese che credevo impossibili. L’ho fatto nel mio lavoro, nella scrivere, negli hobbies. Per ottenere bisogna provare così come per maturare bisogna fare nuove esperienze. 5) Quanto è altruista Emanuela?viene da chiedersi leggendo i contenuti della nota d’autore che hai scelto di pubblicare in appendice a “Oltre il buio il destino”? Altruista? Lo sono abbastanza anche se ho imparato a dosare ques-

L’amore e l’amicizia, come anche gli altri rapporti, hanno bisogno di diversità. Hanno bisogno del confronto. Capisco che avere di fronte una persona molto simile possa essere rassicurante, e implichi meno sforzo di comprensione, ma questa scelta rischia di portare alla noia, alla ripetitività e alla morte del rapporto stesso. Nella diversità c’è scambio e c’è crescita. 7) “Oltre il buio il destino”, pur essendo un’opera in prosa, contiene pure delle poesie: in cosa differiscono e in cosa sono simili, a tuo avviso, l’ Emanuela Arlotta poetessa e l’ Emanuela Arlotta romanziera? Non differiscono in nulla. Scrivo in poesia, scrivo in prosa, scrivo fiabe, scrivo articoli. E in tutto questo c’è ed esiste il mio mondo e il mio spirito. Sono tutte tecniche di scrittura diverse che utilizzo a seconda del momento, a seconda di ciò che provo e di come arriva la scintilla. La tecnica è soltanto un mezzo per esprimere un messaggio. In questo libro mi è piaciuta molto l’idea di mescolare due modi di esprimersi per creare un quadro più variegato e per certi versi più sfumato.


“Per i bimbi non provo tenerezza. Sono persone e come tali le tratto; trovo

Rubrica ‘Cervelli che non fuggono’

che sia un onore lavorare con loro, educarli, cercare di dare una piccola parte di impronta nel loro percorso educativo.

Intervista a Francesca Ceccaroni

.......................................................a cura di Patrizia Palese soglie della maturità.

Anche qui non è completamente falso, ma attenzione, non è nemmeno completamente vero. Attraverso incontri che ho voluto fare, ho conosciuto giovani che non sono fuggiti all’estero, e di questo mi chiedo ancora perché, ma nel frattempo, si mantengono da soli con scelte lavorative a volte, anzi per lo più, sottopagate, ma non mollano. Alcuni di loro poi hanno osato l’assurdo e in tempi come questi hanno deciso di formare una famiglia, con tanto di mutuo o affitto, spese per medico, vitto, asili nido e altro, come Francesca Ceccaroni, che in un Asilo Nido ci lavora, ha due figli, un marito e una casa da mandare avanti e, soprattutto, vive e continua a vivere in Italia. Si parla ultimamente, sempre più spesso, di fuga di cervelli. Questo paese sembra non voglia riconoscere la validità di molti nostri giovani, che, in campi diversi, potrebbero, se non risolvere, sicuramente dare una notevole spinta in avanti al nostro paese. Le notizie evidenziano sempre che costoro hanno trovato in altri luoghi il contesto utile per mettere in luce il loro talento e le loro possibilità.

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D’altro canto si dice anche che quelli che restano in Italia, e stiamo ancora parlando di giovani, cioè una fascia che va dai 25 ai 40 anni, sono facilmente identificabili, in quanto nulla facenti, sostenuti da mamma e papà che li alleggeriscono da responsabilità varie, come bollette, mutuo o affitto, vitto e vestiario, senza però far mancare loro vettura, cellulare, vacanze, soldi in tasca e tutti gli ammennicoli che sono diventati indispensabili per figli che trascinano la loro adolescenza fino alle

Il numero precedente di Volodeisensi Magazine pubblicava l’intervista da me fatta al dottore Riccardo Piroli e alla dottoressa Giulia Colonna, titolari della loro Clinica Veterinaria; anche loro due giovani che hanno voluto sfidare il sistema e, rimanendo in Italia, portare avanti il loro progetto lavorativo. Quindi avrei potuto iniziare a marzo la rubrica CERVELLI CHE NON FUGGONO, ma ho voluto iniziare da Francesca, perché la sfida al sistema non appartiene


di collaborare, per alcuni; per altri è evidente che per loro l’asilo è solo un parcheggio e a volte anche peggio, nel senso che ci tengono a tenersi il loro posto di lavoro, costi quel che costi…è triste, ma esiste anche questa realtà. Adesso sì che ha il viso tirato e nemmeno i suoi due figli che ridono poco distanti da noi, riescono a rasserenarla Cambiamo argomento. Hai una tua opinione riguardo il calo delle nascite nel nostro paese?

solo ai laureati, ma anche a chi, pur senza il famoso pezzo di carta, ha voluto dimostrare che se si vuole, si può costruire qualcosa di diverso e far diventare questo un paese migliore. Non è stato facile avere la possibilità di parlare con calma con Francesca; il suo lavoro è un “lavoro” dove non ti puoi distrarre nemmeno un secondo e quando esce di lì, ci sono due gnomi, Matteo e Mauro, da seguire, ascoltare, far giocare e non far mancare mai la presenza della loro mamma. Ma come si dice, chi la dura la vince, e fra un “scendi subito da là sopra” e un “se non obbedisci andiamo a casa” siamo riuscite a incontrarci e iniziare questa intervista. E’ quasi d’obbligo, ma la prima domanda è proprio la più cattiva: Sei perfezionista? Mi guarda un po’ sorpresa: senza trucco, capelli sciolti e vestita comoda che più comoda non si potrebbe Perché cattiva? Io cerco sempre di dare il meglio di me; penso che nella vita c’è sempre da imparare…e poi non ho tempo per essere perfetta e va a soffiare il naso al più piccolo dei suoi gnomi. Quindi nel tuo lavoro non sei ipercritica…o lo sei? Quando è necessario so mettermi in discussione, se è necessario e sottolinea l’ultima frase... forse è un pochino perfezionista, ma non lo dico Nella tua vita sei esigente allora? Diciamo che desidero essere serena .. E

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vorrei fare solo ciò che mi può rendere tale! Ritorniamo a parlare del tuo lavoro. Ha mai partecipato a dei corsi di aggiornamento? Oh sì, tanti. L’Azienda per cui lavoro ne organizza tre o quattro l’anno e quando posso partecipo. Spero ti piaccia leggere. Qual è l’ultimo libro che hai letto e di cosa parla? Sì, mi piace molto leggere, quando riesco a trovare un po’ di tempo per me, ma con loro due non è così facile e accenna a un sorriso dolcissimo l’ultimo libro letto è stato Il LINGUAGGIO SEGRETO DEI NEONATI…Cinque anni fa ... Ultimamente ne leggo tanti, ma sono libri per bambini e ai bambini Quindi nel tuo lavoro pensi che il libro possa essere anche un bel gioco? Il libro è una parte fondamentale!!!! Penso che il libro sia lo specchio di ogni essere umano e i bimbi vanno educati da quando sono neonati alla lettura. Muove le mani quasi a mimare quello che dice Quale consiglio ti senti di dare a chi volesse fare il tuo lavoro? Non è un lavoro qualsiasi, perché ci vuole amore verso i bambini, si deve essere sereni con se stessi e ci si deve volere bene!!! Loro, i bambini, non possono aspettare che quello sia il giorno buono per parlare, per giocare…

Sì, certo. La gente è troppo materialista quando dovrebbe lasciarsi andare e fare più l’amore e finalmente sorride di nuovo, Missione riuscita! Ricordi ancora il primo bambino verso il quale avevi una tenerezza diversa? Per i bimbi non provo tenerezza. Sono persone e come tali le tratto; trovo che sia un onore lavorare con loro, educarli, cercare di dare una piccola parte di impronta nel loro percorso educativo. Ti viene offerta la possibilità di avere un lavoro lontano dai bambini, ma che ti darebbe più guadagno. Quale potrebbe essere? Commessa ... Però in negozi di vestiti per bambini e mi strizza l’occhio… oppure segretaria presso università e adesso sono sorpresa io E il tuo parere sugli uteri in affitto, su genitori dello stesso sesso, sulle adozioni? Non sono favorevole. Si deve pensare sempre e prima di tutto al bambino: un bimbo deve essere sereno con la sua mamma e il suo papà e di conseguenza anche quella mamma e quel papà devono essere sereni… ma perché non facilitano le adozioni? Ecco, sarei più favorevole alle adozioni!!! Francesca Ceccaroni che tipo di mamma è? Sono una mamma felice di esserlo! E lo dice mentre va a rialzare Matteo, il più grande dei suoi figli, che ha inciampato e ora è disteso in mezzo al prato

Qual è il tuo rapporto con i genitori dei bambini?

Quanto conta la differenza di religione, colore della pelle, provenienza fra i bambini?

Buono. Esiste da parte loro la volontà

Ma nessuna! Siamo seri: quello che con-


ta è l’educazione che i bimbi ricevono a casa…e fuori casa Se i tuoi figli decidessero di voler andare a vivere in un altro continente, come reagiresti? Starei male ovvio , ma non farei nulla per fermarli.

Se dovessi dare un titolo alla tua vita, citando un film o un libro, che titolo daresti? Mary Poppins!!! Perché ho faticato per essere la donna che sono ... E poi sono riuscita a farcela anche da sola Un tuo rimpianto?

Che tipo di approccio hai con i bambini? Severa, complice, responsabile, divertente ecc.ecc. ?

Nessuno ... Ho sempre fatto è detto ciò che volevo! E mi guarda seria. Messaggio forte e chiaro.

Beh, un po’ tutto quello che hai elencato... Aggiungo che mi concedo di mettermi al loro livello per potermi immergere nel loro bellissimo mondo e sorride di nuovo, ma questa volta con gli occhi va verso i bambini che giocano davanti a lei

A scuola quale era la materia che ti piaceva di più e quella che proprio non sopportavi.

Molti affermano che nel nostro paese non si tuteli abbastanza la donna che lavora. È vero o no, secondo la tua esperienza?

Hai mai pensato: adesso faccio le valigie e me ne vado?

Che dire, io ora finalmente, dopo anni, mi sento tutelata ... Dipende dal lavoro che scegli di fare. “dopo anni” la dice tutta…

Sicuramente quella che mi piaceva di più era Metodologia Operativa e quella che non sopportavo era Latino

Si, ovvio Che cosa ti fa perdere la calma? Non che cosa, ma chi…Le persone false che dicono bugie e che te le vomitano addosso come se fossero verità

Ma avrai anche tu un hobby. Quale?

Che errore vorresti oggi cancellare?

Mi piace fare sport, mi piace correre e camminare...

Nessuno! Mi hanno aiutato a non ripeterli più accidenti se ha le idee chiare!

Quando e in che modo è nata la tua scelta lavorativa?

Che cosa ti aspetti dagli altri?

Mi ricordo da sempre…da quando ero piccola .. Dicevo che avrei fatto la maestra! O la ballerina e ride

Nulla! Ora! Anni fa mi aspettavo che si comportassero come io mi comportavo con loro…ma ho imparato…

E’ una domanda che faccio sempre: Francesca Ceccaroni in sette parole

Libro, cinema, teatro. Dai una graduatoria

Permalosa

Cinema

Sensibile

Teatro

Solare

Libro

Sincera (pure troppo)

Ti sei mai inventata una favola per i tuoi figli?

Onesta Spontanea

Sì, molto spesso

Il desiderio più assurdo della tua vita

Ogni bambino è una storia a sé. Ti lasci guidare dall’istinto o ti fai forte della tua esperienza?

Vincere il super enalotto e comprare un appartamento nel mio quartiere di origine!

Entrambe, per forza. Stiamo parlando di bambini…ci vuole molta attenzione a trattare con loro.

Romantica

Quando hai pianto l’ultima volta e per-

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ché? Un mese fa ! Per sindrome premestruale e stanchezza eh sì, problemi di donne…come la capisco… Sei molto giovane, ma sapresti dare un tuo parere sui giovani di oggi? Superficiali e credo che non serva aggiungere altro…è un giudizio duro, ma come darle torto? Che cosa ti spaventa di più? Che questo mondo non permetta ai miei figli di diventare adulti sereni. Cosa non diresti mai a nessuno di te stessa? Le mie sofferenze…agli altri non piace ascoltare il dolore…crea panico e non saprebbero dare soluzioni, quindi è inutile che ne parli Un viaggio da fare con la tua famiglia Ci sono tanti posti .. Ma adesso che ci penso vorrei andare a Praga e a Parigi Abbiamo parlato di bambini, ma tu bambina come eri? Buona dolce sensibile e taaaanto piagnona !!! e mima l’atto di piangere…a me però fa ridere A chi diresti grazie e perché Per primo a mio padre e poi a me stessa ... e a mio marito…è un uomo meraviglioso! C’è un futuro in Italia per i giovani? mmmm mah…speriamo… Finalmente i due gnomi sono stanchi; Mauro ha fame (Ha sempre fame, mi dice Francesca) e Matteo, semi-spogliato, ma sorridente ci raggiunge. Francesca li prende per mano e mi saluta. Ciao, persona bella…In questo paese ci sono anche persone come lei, belle come lei, per fortuna.


Rubrica di scrittura creativa L’origine

A cura di Emanuela Arlotta più comodo utilizzare direttamente un computer portatile! Ma tutto questo non basta, ovviamente, per diventare degli artisti della carta. Intanto serve una buona conoscenza della lingua italiana e conseguentemente della grammatica. Ma anche questo non è ancora sufficiente.

Cari lettori di Volodeisensi, ho deciso di avviare una rubrica dedicata alla scrittura per dare risalto ad una delle passioni che ci accomuna: quella di raccontare, narrare, trasmettere attraverso l’inchiostro una parte di noi stessi, forse quella più profonda che altrimenti, probabilmente, lasceremmo sepolta dentro di noi. L’origine della scrittura segna il passaggio dalla preistoria alla storia, quindi ha una fondamentale importanza nello sviluppo della comunicazione e trasmissione di pensieri e di idee. Ma comunicare e trasmettere sono due concetti diversi, come diversi sono gli usi della scrittura. Si possono trascrivere documenti, saggi, anche una semplice lista della spesa, un appunto, un testo scolastico, un articolo di cronaca e così via. Quello di cui ci occuperemo noi, però, è dell’uso della scrittura come mezzo di trasmissione di emozione e di messaggio, come creazione e invenzione, ci occuperemo della cosiddetta scrittura creativa. Iniziamo dai ‘ferri del mestiere’ dello scrittore. Cosa ci serve per iniziare questo percorso? Una volta avrei scritto: un foglio ed una penna oppure una macchina da scrivere. Oggi mi sento di dire che tendenzialmente è molto

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Serve una buona organizzazione mentale. Si leggono spesso libri di autori emergenti che si pubblicano attraverso il self publishing (quindi senza revisioni editoriali) o che sono pubblicati da editori a pagamento (che non effettuano editing) che iniziano bene una storia per poi andarsi a perdere nei meandri del suo svolgimento perdendo personaggi per la strada o ingarbugliando il susseguirsi logico della narrazione. A tal proposito direi che il consiglio migliore sia quello di pensare prima l’intera storia, e appuntare, prima di imbattersi nel difficile compito della scrittura, i personaggi che ne faranno parte, le loro caratteristiche fisiche e psicologiche, i capitoli di cui sarà composta con una breve descrizione di ciò che succederà in ognuno ed i luoghi che faranno da sfondo al libro sia che siano reali sia che non lo siano. Ovviamente è bene avere chiara la tipologia di romanzo che si va a scrivere: realistico, fantasy, giallo, thriller, ecc. Mi rendo conto di quanto questa parte possa essere considerata noiosa soprattutto se si è percorsi dal sacro fuoco della creatività, ma è un passo necessario per la buona riuscita del progetto. Vedrete che una volta conclusa l’organizzazione e iniziata la stesura vera e propria, verrete ripagati dalla scorrevolezza con la quale riuscirete a portare avanti la vostra storia.

Ma finora non abbiamo parlato ancora dell’ingrediente fondamentale, quello che fa la differenza tra un ‘tecnico della scrittura’ ed uno ‘scrittore creativo’: l’Idea. E qui si entra in un territorio minato e soprattutto poco controllabile. L’arte nasce dal guizzo fresco dell’invenzione, della creazione. Non si può insegnare l’arte né insegnare la creatività o l’immaginazione. Ma si può insegnare a veicolare questo talento, a liberarsi dalle barriere del pensiero comune per trasformare i messaggi in scenari e scene. Allenarsi nella scrittura è importante come lo è per qualsiasi sport o qualsiasi altra attività creativa. Più si scrive, più si sperimentano le tecniche e più si acquisisce la sicurezza necessaria a far sgorgare la propria sorgente interiore. E’ chiaro che non tutti coloro che esercitano la scrittura diventeranno dei futuri Manzoni, ma se qualcuno potenzialmente lo è con l’esercizio e l’organizzazione del testo può pian piano lavorare sul suo progetto grezzo e trasformarlo in un diamante da donare agli altri. Perché ricordatevi che chi scrive, a meno che non tenga un diario segreto, non lo fa mai solo per se stesso, ma lo fa per esternare qualcosa che sente, per creare una vibrazione di emozione con il lettore che decide di essere partecipe del suo messaggio. E direi che per questa prima uscita abbiamo concluso. Abbiamo preparato il terreno e predisposto l’argomento. Dal prossimo numero della rubrica inizieremo ad entrare un po’ più nel vivo approfondendo le varie sfaccettature del fantastico ma impegnativo mondo della scrittura creativa. A presto, Emanuela.


“Qualcuno ha criticato Fiammetta perché non è personaggio da Bildungroman cioè non si evolve, non diventa mai adulta, dipende dal marito, ma io proprio questo volevo: rappresentare la fragilità emotiva e la

Intervista a Nadia Bertolani

non appartenenza a se stessi. ...”

a cura di Cristina Rotoloni

finché gli schemi non si rompono. Quanto il tuo libro è un copione e quanto è improvvisazione?

Come nasce Mariotta? Mariotta nasce da una filastrocca (tre bambine...) e dal fascino che esercitano su di me le bambine. La storia poi ha preso forma piano piano. Nicola è perno, narratore di una storia e della vita. Chi è per te e qual è il suo ruolo? Nicola rappresenta la saggezza travestita da ingenuità, la comprensione, la paziente accettazione della vita e il suo ruolo è ambiguo: da una parte, con il ritorno a Torralta, guida di fatto la vita della moglie, dall’altra sembra avere il ruolo di spettatore neutro, ma non bisogna dimenticare che la storia è raccontata da Fiammetta e pertanto tutti i personaggi che ruotano attorno a lei appaiono al lettore in una sola dimensione, quella del suo punto di vista. Mariotta è una storia che interpreta se stessa nel grande teatro della vita. Il sipario si apre e ognuno ha la sua battuta

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Non scrivo mai improvvisando, tuttavia la storia all’inizio, alla prima stesura, non mi è mai chiara del tutto; scrivo e riscrivo cambiando le parti dell’intreccio. Devo dire che la mia attenzione è sempre focalizzata sui personaggi più che sul plot. Fiammetta è persa in se stessa, non si cerca ma senza volerlo si trova. Il suo percorso è una metafora di vita? Qualcuno ha criticato Fiammetta perché non è personaggio da Bildungroman cioè non si evolve, non diventa mai adulta, dipende dal marito, ma io proprio questo volevo: rappresentare la fragilità emotiva e la non appartenenza a se stessi. Il ritrovarsi, poi, è sempre all’insegna della stessa ambiguità che la contraddistingue. Filastrocche e canti accompagnano la danza delle bambine e del loro crescere. La cadenza ritmata che dai alla storia ha un significato preciso? La scelta delle filastrocche è un omaggio al tempo dell’infanzia, alle sue paure, alla sua speciale interpretazione del mondo.

Mariotta è la chiave, la torre è il simbolo, il pupazzo è il legame e Torralta la platea. E la quarta bambina chi o cos’è? Chi sia la quarta bambina sarà una decisione del lettore, starà a lui/lei decidere da quale parte dello specchio stare.


Hiroshi Ito - La pietra morbida a cura di Cristina Rotoloni

Sono surreali le sculture dell’artista

le pietre arrotondate mutandole con

strabiliando chi le osserva. Gli oggetti

giapponese Hirotoshi Ito. La sua capac-

estrema fantasia in oggetti di uso quo-

inanimati sotto le sue mani diventano

ità scultoria gli permette di mutare un

tidiano. Le sceglie dal letto del fiume

“vivi”. Vedere per credere.

materiale duro e resistente in mallea-

vicino a casa, prende quelle che più

bile e morbido, o almeno questa è l’in-

lo ispirano, osservandole ne deduce

credibile impressione che suscitano

quella che secondo lui è la loro vera

le sue opere d’arte. L’artista predilige

natura e gli dona una nuova identità,

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E N I L N O CHEF alese

atrizia P P i d a r u c a

LASAGNE AL FORNO CON CARCIOFI E PROSCIUTTO INGREDIENTI PER 4 PERSONE -Gr.100 fogli pasta fresca per lasagne -Mezzo litro di latte -Gr. 40 burro -Gr. 50 farina -Gr.100 parmigiano grattugiato -Gr.100 mozzarella -Gr. 100 salsa di pomodoro -Gr.200 prosciutto cotto -8 carciofi (anche congelati) -Noce moscata q.b. -Olio di semi q.b. -Sale q.b. Pulire i carciofi (se congelati farli scongelare parzialmente)ed eliminare le foglie più dure con le punte, tagliando quest’ultime con le forbici da cucina. Affettarli a spicchi piccolissimi (congelati si trovano già a spicchi), infarinarli e friggerli nell’olio di semi, lasciandoli sgocciolare su della carta da cucina. Portare il latte a ebollizione in una pentola con il sale e la noce moscata. Tostare in un pentolino sul fuoco la farina con il burro, versare il latte bollente e cuocere il tutto per 15 minuti fino a ottenere una crema di besciamella. Tagliare la mozzarella a dadini. Disporre i fogli di pasta fresca in una terrina da forno imburrata, versarvi un poco di besciamella, di salsa di pomodoro, i carciofi, il prosciutto cotto, la mozzarella, il parmigiano grattugiato e continuare così fino a esaurire tutti gli ingredienti, terminando con la besciamella e parmigiano. Cuocere le lasagne nel forno caldo a 180° per 20 minuti.

MEZZE PENNE CON ZUCCHINE E FRUTTI DI MARE Ingredienti per 4 persone -gr. 500 di zucchine -gr.200 di vongole -gr.200 di telline -gr.200 di pomodorini -prezzemolo -uno spicchio d’aglio -olio extravergine, sale e pepe q.b. Lavare le zucchine e tagliarle a striscioline sottili; friggerle in una padella con olio ben caldo. In un’altra padella con poco olio soffriggere l’aglio intero e i pomodorini tagliati in modo grossolano, aggiungendo dopo pochi minuti i frutti di mare e cuocere a fuoco bassissimo fino a quando le valve non si aprono. Unire le zucchine dopo averle messe a scolare dell’olio di frittura su carta assorbente ai frutti di mare con il loro condimento. Cuocere le mezze penne e scolarle molto al dente; unire il sugo di zucchine e frutti di mare unendo il prezzemolo fresco tritato, salando e pepando se necessario. Servire molto calde.

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CROSTATA AI FICHI E MANDORLE INGREDIENTI PER 8 PERSONE: -gr. 400 di pasta frolla -un chilo di fichi o marmellata di fichi -farina e burro per lo stampo q.b. -3 decilitri di latte (un bicchiere grande) -3 tuorli d’uova -gr. 100 di zucchero -gr.30 di farina -gr.100 di mandorle -la buccia di un limone grattata -un limone spremuto (si può usare quello usato per la buccia) Lavare i pomodori, sbollentarli in acqua per 30 secondi, sgocciolarli, lasciarli intiepidire, eliminare la pelle, i semi e l’acqua di vegetazione.Tagliare la polpa a pezzetti.In una padella con l’olio rosolare la polpa dei pomodori a fuoco vivace per 5 minuti, salare e pepare. Disporre le mozzarelle di bufala in uno scolapasta, pressarle leggermente con le mani per eliminare l’acqua e ridurle a dadini. Lavare il basilico, sfogliarlo, asciugarlo, frullarlo con un filo d’olio e aggiungervi un pizzico di sale e di pepe. Cuocere gli spaghetti in acqua salata, scolarli, condirli con il sugo di pomodoro fresco, farli saltare in padella per qualche secondo e fuoco spento versarvi i dadini di mozzarella e il pesto al basilico. Servire caldissimi. Preparare la crema: scaldare il latte con la buccia di limone grattato. In una ciotola sbattere i tuorli con lo zucchero e unire la farina. Appena il latte comincia a bollire, versatelo a filo nel composto di uova, mescolate, rimettete sul fuoco a fiamma moderata, lasciate sobbollire per 5 minuti, mescolando sempre e stendete la crema su un vassoio, lasciandola intiepidire. Stendere la pasta frolla con uno spessore di circa 3 millimetri. Imburrate e infarinate una tortiera, rivestitela con la pasta frolla, trasferitela nel forno a 190° e cuocere per 15 minuti. Versate la crema nella tortiera. Lavate i fichi, tagliateli a spicchi con la buccia, disponeteli sulla crostata come più vi aggrada, possibilmente senza lasciare spazi fra di loro; distribuite le mandorle tritate grossolanamente e riportate nel forno a 190°, continuando la cottura per altri 10 minuti. Estraete la crostata dal forno e lasciarla intiepidire prima di servirla. SPAGHETTI CON VONGOLE INGREDIENTI PER 4 PERSONE: -gr.400 spaghetti -gr. 500 vongole veraci -2 spicchi d’aglio -gr.200 pomodorini -un mazzetto di prezzemolo -un peperoncino -un bicchiere divino bianco -olio extravergine q.b. -sale q.b.

Immergere le vongole in acqua tiepida con il sale. Lavare e tagliare i pomodorini a spicchi. In una casseruola rosolare uno spicchio d’aglio con l’olio e unire le vongole sgocciolate; bagnare con il vino bianco, coprire e continuare la cottura fino a quando le valve si aprono eliminandone una parte e filtrare il liquido di cottura con una garza posta su un colino. Rosolare le vongole tolte dalla casseruola, in una padella con l’altro spicchio d’aglio e un filino d’olio, unire i pomodorini, il liquido di cottura filtrato e il peperoncino, continuando la cottura per qualche minuto. Cuocere gli spaghetti in acqua salata, scolarli, condirli con tutti gli ingredienti, profumarli con il prezzemolo tritato e servirli nel piatto di portata con un filo d’olio. Rigorosamente sconsigliato l’aggiunta di parmigiano o pecorino! P.S. Questa ricetta può essere utilizzata anche le telline.

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ELIT(R)E Di Vincenzo Cinanni Immagina, le Ali. Una farfalla giocattolo, sulla via, in un campo di bellici intendimenti. Cluster Bomb, la chiamano, gli esperti ‘’sminatori’’. Ma, l’inesperienza, la giustificata curiosità di un bimbo, per un nuovo gioco, lo spinse, a tentare di farla Volare, questa Farfalla. Immagina 2 ali. Sono albee ‘’elitre’’, di giovanissimi Angeli. ESPLODE IL PIANTO! Dedicata a tutte le Vittime di Guerra. Ma, Sopra Tutto, ai molti ‘’innocenti’’, dipartiti... per un ‘’volo eterno’’. Vincenzo Cinanni, alias KIN, 11 Marzo 2016.

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“Certi giorni” di Emanuela Arlotta Certi giorni arricciano il naso e si voltano altezzosi lasciando stralci di vuoti Altri sbuffano annoiati annodati nella tela di un vecchio ragno stanco e malconcio. Alcuni invece riversano tutto l’entusiasmo in un unico momento rimpinzato d’allegria. Ma quei giorni in cui il tuo passo si affiancava al mio non sono più giorni nè hanno più nome sono rigurgiti di nulla riversi nella dimenticanza son trambusti di un passato ormai sconnesso e mescolato sono solchi in un terreno che non ha più voglia di germogliare.

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LETTI PER VOI a cura di Patrizia Palese

“Il figlio di Ramses. La tomba maledetta ” di Christian Jacq scopo di portare distruzione dovunque e quindi entra in gioco la bellissima Sekhet, sacerdotessa, che a fianco di Setna cerca di aiutare lo scriba a riportare l’ordine nel paese e mano a mano che le indagini vanno avanti, i due si scoprono al centro di una corte faraonica piena di traditori disposti anche a ucciderli pur di fermarli. Nonostante ciò, essi proseguono fino ad incontrare il Male fatto persona sapendo che tutto questo avrebbe trasformato l’Egitto in maniera radicale. Come? Il finale, aperto, è tutto da scoprire. Nell’insieme il romanzo si legge piacevolmente e anche il contenuto non delude, pur non avendo guizzi di originalità. Buono lo stile e buona anche l’idea, oltre al fatto che alla fine di molti capitoli appare un disegno che intende essere esplicativo e che rappresenta un valore aggiunto all’opera. È un romanzo che si adatta a una fascia di età piuttosto vasta, anche perché l’autore, più che un romanziere, è un archeologo appassionato dell’Antico Egitto, non nuovo nelle sue avventure fantastiche alla corte del Faraone, per cui, chi si sente attratto da quel mondo, o chi ne vuole conoscere le basi senza entrare nello specifico, può tranquillamente leggere questo romanzo. Il romanzo si presenta con tutti i requisiti adatti per attirare il pubblico: l’antico Egitto, l’atmosfera da giallo quasi noir, una bella ragazza che non guasta mai, e la scoperta, man mano che si procede nella lettura, che in fondo il mondo è sempre stato uguale, ovvero dove c’è potere ci sono personaggi che venderebbero la propria madre a pezzi e che sono disposti a qualsiasi compromesso pur di dividere la “torta”.

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La trama è presto detta: Setna è uno scriba molto saggio che, non guasta mai, ha anche la possibilità con arti magiche di ostacolare le forze del Male. Benché il Faraone sia Dio in terra, sarà proprio il Faraone che si rivolgerà a lui affinché venga a capo di un furto sacrilego, non sapendo egli risolvere il mistero: qualcuno è penetrato nella Tomba Maledetta e ha rubato il vaso sigillato contenente il segreto di Osiride con l’evidente


Recensione di “Luna bugiarda (A piedi nudi nell’anima Vol.2)” di Daisy Raisi a cura di Katia Debora Melis strizzando l’occhio al pubblico, spezzando ogni tanto la finzione letteraria, come per mettersi sullo stesso piano e allo stesso punto d’osservazione del fruitore.

Con Luna bugiarda ci troviamo di nuovo immersi nella vita di Caterina (Kate), che i lettori hanno iniziato a conoscere tra le pagine della raccolta di cinque racconti Le orme leggere del cuore, Youcanprint, febbraio 2014, e le cui vicende hanno poi trovato un autonomo sviluppo nel romanzo Quel che resta di noi: Caterina non abita più qui (A piedi nudi nell’anima Vol. 1) pubblicato sulla piattaforma Amazon a ottobre del 2014. L’autrice, che predilige un approccio sempre molto diretto coi suoi potenziali lettori, come negli scritti precedenti, interloquisce amabilmente e in modo molto diretto accompagnandoli per mano tra le pagine, ammiccando, talora

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Forse, in alcuni punti, la scelta dell’autrice spezza il ritmo e l’atmosfera che si viene a creare, non consentendo sempre la totale immersione nella vicenda. Il brio e la velocità della tecnica narrativa, comunque, riesce sempre a destare e prolungare un’attenzione che fa sì che si possa arrivare fino in fondo alla lettura con persistente interesse, sollecitati dal dialogato dei protagonisti, ampiamente utilizzato, accanto a pause narrative di raccordo in cui l’autrice segue anche lo svolgersi delle vicende interiori dei personaggi, scrutandone il pensiero più intimo e taciuto. Le vicende narrate nel Volume 2 sono fruibilissime anche senza avere letto le precedenti pubblicazioni, anche grazie a una breve introduzione dell’autrice che presenta i protagonisti e le passate vicissitudini. Ritroviamo qui, quindi, Caterina, italiana, giovane scrittrice emergente, sempre alle prese col difficile mondo editoriale e la vita da autore emergente, alle prese con le difficoltà, poi, di fare quadrare il bilancio, non

solo economico, ma anche e soprattutto sentimentale della propria esistenza. In continua connessione mentale e, in fondo anche emotiva e affettiva, Samuel (Sam), inglese, frontman di un gruppo musicale di successo, alle prese con le ombre del suo passato e il coinvolgimento professionale sempre al top. Le vicende si svolgono principalmente in Italia e Inghilterra, mentre Sam e il suo gruppo si spostano in giro per il mondo per un nuovo tour musicale ad ampio raggio e di grande successo. Entrambi, dopo essersi persi di vista, hanno cercato di dare una svolta alle proprie vite sentimentali, entrambi ne raccolgono ancora i cocci sparsi, si inseguono sul filo del ricordo e di una mai sopita speranza, seppur flebile, di felicità, attraverso le notizie via internet, per lo più. Se molto ben costruiti sono i passaggi relativi alle attività letterarie e artistiche nelle quali Caterina è coinvolta (per l’ovvia conoscenza e frequentazione dell’autrice del panorama lavorativo in questione), se verosimili appaiono i pre e post concerto di Sam, del gruppo e del loro manager Bros, l’unica vera perplessità la desta il passaggio sottinteso che porta al realizzarsi della scena finale, capace di innescare più di un dubbio nel lettore. L’impressione è che nemmeno questa volta la vicenda si possa dire conclusa e che l’autrice abbia ritagliato qualcosa di importante per la costruzione di sequel che, a quanto finora ci è dato sapere, ancora non è stato ufficialmente confermato.

Katia Debora Melis


Intervista a Matteo Bertone

a cura della Dott.ssa Agnese Monaco

Ciao Matteo, sono onorata di poterti intervistare. Parlaci di te e di come hai iniziato il tuo percorso nella scrittura. Ciao Agnese e grazie a te per l’intervista! Il mio percorso nei labirinti della scrittura è iniziato 15 anni fa un po’ per caso, durante la scrittura della mia tesi di laurea. Provengo da una formazione divergente, prima classica, al liceo, poi scientifica all’università. Cinque anni di letteratura e cinque di formule chimiche, alla facoltà di Farmacia di Milano. In quella fase della mia vita avevo abban-

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donato la predisposizione giovanile al disegno e tuttavia sentivo la necessità di non perdere quel dono, pertanto decisi di scrivere un libro, dando voce ai miei scarabocchi in un formato che non fosse quello dei fumetti (dei quali mi ero nutrito per anni fino alla saturazione). Non avevo alcuna esperienza di scrittura ed ero lontano anni luce dalle dinamiche del mondo editoriale, un ambito che negli anni avrei imparato a conoscere bene. Nonostante la mia inesperienza, scoprii

una scioltezza inaspettata nella stesura delle storie e nella costruzione di invenzioni letterarie. Il libro che ne scaturì, al di là dei disegni, fu pessimo, ma preso dall’entusiasmo e rapito dall’ingenuità tipica degli esordienti, mi lasciai corteggiare da una minuscola casa editrice – attualmente fallita – per pubblicarne un certo numero di copie. Replicai l’errore due anni dopo con un secondo libro, più strutturato, non illustrato, ma ancora privo di quella solidità che proviene solo dall’esercizio continuo di una forma artistica quale può essere la scrittura. Negli anni a seguire, il demone della scrittura s’impossessò di me in modo definitivo e decisi di prendere la cosa più seriamente. Frequentai un corso di scrittura creativa, iniziai a leggere gli altri autori in modo quasi ossessivo e lavorai sodo sul mio stile. Per anni ho pubblicato unicamente racconti su riviste e antologie e mi sono classificato tra i finalisti di due premi letterari. Diurno imperfetto è il tuo libro precedente, ha venduto moltissimo, vuoi parlarcene? La storia parte in sostanza da tre elementi. Il primo è la mia passione per i vampiri, il secondo la musica e il terzo la mia visione disincantata e ironica del mondo. Volevo scrivere un libro di vampiri che


non parlasse di vampiri, che avesse a che fare con la musica e che fosse divertente. Una storia al confine tra reale e soprannaturale, ma perlopiù spostata verso il reale. Il mio punto di partenza, quando scrivo storie di genere come Diurno Imperfetto, è fare sì che siano verosimili e credibili. Preferisco lasciare al lettore la facoltà di credere o meno agli elementi surreali disseminati nel romanzo. Perciò in Diurno Imperfetto non troverete bare, croci, aglio e altri luoghi comuni legati ai succhiasangue. Mi è capitato di ricevere commenti entusiasti da chi temeva la classica trita e ritrita storia di vampiri e un po’ di delusione da chi invece se la aspettava. La musica è un altro elemento fondamentale. Il libro ha una vera e propria colonna sonora dark new wave che scandisce i capitoli. Questo aspetto è stato molto apprezzato, soprattutto quando ho presentato Diurno Imperfetto nel corso di serate o eventi dark. La comunità di chi ama questo genere di musica è ancora molto forte. Da poco hai presentato il tuo nuovo libricino “Illustri Vampiri”, dove cambi registro, vuoi raccontarci le tue impressioni in merito ? Illustri Vampiri è un progetto al quale lavoro da molti anni, tanto è vero che inizialmente era nato come blog, sul quale ogni mese postavo un nuovo “vecchio” vampiro. Si tratta di un libro illustrato per bambini dai 7 anni (molto apprezzato anche dai grandi), che illustra e racconta i più famosi vampiri della letteratura, del cinema e della storia. Ogni capitolo narra in modo breve, divertente ma rigoroso, le vicende dei vampiri più noti, da Dracula a Nosferatu, da Lestat a Barnabas Collins, dalla Contessa Bathory a Carmilla. Grazie a questo libro ho recuperato la mia predisposizione al disegno e mi sono cimentato con un registro più vicino al mondo dei ragazzi. Ho quindi evitato di rimarcare la violenza e l’orrore, trasformando anche le vicende più sanguinose (come le torture che la Contessa Bathory infliggeva alle sue serve) in qualcosa di buffo e divertente. Mi diverto molto quando posso presentarlo ai bambini, anche perché sono curioso delle loro reazioni. In genere si divertono molto! Vuoi parlarci dei tuoi prossimi impegni? Ho da poco completato la seconda stesura di un nuovo romanzo. Questa volta ho abbandonato i vampiri per dedicarmi alle streghe, ma si tratta anche in questo

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caso di una storia che cerca di reinterpretare il mito in chiave moderna, recuperando però antiche tradizioni legate al territorio in cui vivo. Allo stesso tempo sto lavorando su altri libri illustrati per bambini. Insomma, le idee non mancano, la grande incognita è sempre quella di riuscire a destare l’interesse degli editori. Ti saluto con la domanda grido, quella in cui tutto è concesso, lasciate la vostra “oh voi che uscite”. Potrà sembrare una banalità, ma vorrei invitare tutti a leggere di più. In genere chi elogia la lettura – i cosiddetti lettori forti - si lascia andare alla retorica, parla di nuove vite da vivere, di viaggiare con la fantasia, di provare emozioni. Io non dirò niente di tutto questo, perché credo che questi argomenti non siano abbastanza forti per convincere chi non legge a cambiare idea. Io invece voglio parlare di libertà. Non saranno i social network a rendervi liberi. A costruire il vostro pensiero autonomo. A rafforzare le vostre idee rispetto a quelle delle masse. Solo i libri possono farlo. Leggete per essere liberi. Grazie per il tempo concessomi.

Biografia Matteo Bertone nasce nel 1975 a Vercelli. Frequenta il Liceo Classico e si laurea in Farmacia presso l’ateneo milanese. Fin da piccolo manifesta una innata passione per mostri e vampiri e una predisposizione per il disegno. Dopo gli anni universitari, scopre l’impellente necessità di scrivere. Abbandonato il sogno di diventare rockstar, si dedica a inventare storie. Esordisce con due romanzi dalle tinte ironiche, La mossa del Bradipo, romanzo illustrato del 2002 e Soggetti Smarriti del 2004. Negli anni successivi è presente su riviste letterarie e antologie, come Fernandel, Nella nebbia e Flanerì. Nel 2011, con “L’inverno di Teresa”, è tra i finalisti del concorso Storie di Febbraio di ISBN Edizioni e con il romanzo breve “La memoria dell’acqua” si classifica al secondo posto del Premio Letterario Isola del Giglio. Nel 2014 illustra “Noi Aspettiamo Fuori” di Gianluca Mercadante, pubblicato da Effedì Edizioni. Ad aprile 2014 esce con “Diurno Imperfetto” per Nero Press Edizioni, un romanzo ironico, dissacrante e dark che ridefinisce la figura del vampiro sulle note di The Cure, Depeche Mode e Joy Division. A febbraio 2015 è presente con il racconto “Extrasistole” nell’antologia horror “Deep Love” di Nero Press Edizioni. A novembre 2015 esce per Nero Press Edizioni “Illustri Vampiri”, libro illustrato per bambini che racconta i più famosi vampiri della storia, del cinema e della letteratura. A dicembre 2015 pubblica il racconto “Adeste Fideles” nell’antologia natalizia horror “Jingle Bloody Bells” di Nero Press Edizioni.


GracefulBooks a cura di Mariagrazia Talarico di lei, allegro e spensierato, che se ne innamorerà perdutamente e proverà a far breccia nel suo cuore, nonostante l’ingombrante presenza di Ruggero, con la sola ricchezza di cui dispone: la musica. “Un cuore a metà” è un romanzo ricco di emozioni, un ricamo di sentimenti che mira ad arrivare dritto al cuore del lettore, una storia vissuta tra due paesi della Sicilia, Marina di Scimeca e Fontanabella, i cui nomi sono di pura invenzione, e Roma. Una storia ricca di colpi di scena, con un finale rassicurante, ma non scontato. ******************** “UN CUORE A META’ ” si rivolge al lettore che vuole emozionarsi e viaggiare con la mente grazie alla forza trainante della lettura, si rivolge a chi crede che esista ancora un sentimento vero come l’amicizia, che l’amore vero va vissuto sempre e comunque. Si rivolge a chi sa emozionarsi davanti ad un tramonto sul mare e a chi subisce l’innegabile fascino di Roma.

Sinossi del romanzo “Un cuore a metà” di Silvia Maira Aida Leone è una trentenne siciliana, agente immobiliare con una famiglia normale e un’amica di vecchia data, Mila, con cui il legame è più forte di un vincolo di sangue. All’improvviso, in un freddo giorno di dicembre, la sua vita tranquilla viene sconvolta dall’incontro con Ruggero Serravalle, facoltoso e affascinante imprenditore romano, trent’anni più grande di lei. Tra i due scoppia una passione forte e travolgente, che sembra superare ogni ostacolo, sociale e generazionale. Ruggero si troverà ad affrontare la famiglia

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di Aida: le perplessità di papà Pietro, che ha la sua stessa età e di mamma Lucia, che avevano immaginato al fianco della loro figlia un uomo più giovane. Aida, dal canto suo, si scontrerà con l’anziana madre di Ruggero, una donna di ottanta anni dal carattere forte e volitivo, che ha un forte ascendente sul figlio e che vive nel ricordo della moglie di Ruggero, deceduta qualche anno prima, a cui la donna era molto affezionata. Può un amore e un’attrazione così forte superare tutte le difficoltà? Il destino sembra complicare ulteriormente le cose quando, nella vita di Aida, compare una nuova persona, Johnny, un musicista, poco più grande


Recensione di “La felicità di un cuore con le ali” di Lavinia Molea

a cura di Rosanna Lanzillotti

Queste sono le prime sensazioni che si possono avvertire, senza sforzo alcuno, nello scorrere, letterariamente fluido, le righe di uno scritto pronto a coinvolgere la mente e il cuore del lettore.

Per la prima volta mi trovo dinanzi ad uno scritto di cui non conosco l’autrice. Ciò colpisce non tanto la mia curiosità, ma soprattutto la mia volontà di attenta lettrice a voler esaminare con fare critico l’intero lavoro. Un’opera redatta con piena logicità che sa dare spazio e tempo ad uno stile letterario e sintattico proprio di chi sa affrontare un tema complesso e intrinseco come questo. La storia di un organo, il cuore, nei sui vari aspetti, la sua origine e ciò che nei tempi e tra i popoli ha significato.

Un tuffo in un oceano di emozioni sospese tra il divino e l’umano. Ove il cuore ha il suo punto vitale dal quale emana la sua forza pronta a sostenere tutto ciò che fa parte dell’universo. Un universo in cui la vita è nominata ad essere degna di sé e di risiedere in questo mondo di cui tutti i viventi possono farne parte. Un mondo all’interno di un luogo che genera fecondità di sentimenti e di apprendimento all’amore dove tutto trova il suo posto e il suo custode. Un

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manuale di vita che incoraggia ad amare senza porre barriere. Una sorgente d’acqua capace di rivelarsi come un’improvvisa cascata in un fiume di correnti ben definite. Sentimenti volti ad irrompere in uno scorrere di sensibilità e novità di amori colmi di libertà come le ali di un gabbiano che vola nell’infinito. Un cuore che batte senza limiti. Un organo che si unisce all’intelletto e allo spirito di ogni essere.

Ci si imbatte in qualcosa di diverso e quasi segreto. A tratti sembra quasi di leggere un manuale sul saper vivere meglio. Si scoprono frasi dalle quali si possono cogliere aspetti quasi nascosti, e mai scontati, della vita. Quest’opera è molto di più di ciò che ci si possa aspettare da sole 50 pagine di lettura. E´un’analisi approfondita di un tema assai difficile da esporre ed è proprio questa difficoltà tematica, espressa con chiara coscienza intellettiva e meditativa, che dona al suo insieme, il tocco stilistico e necessario, affinché colui che legge, sa di inoltrarsi in uno scorrere di pensieri degni di essere letti e riflettuti. Parole unite a concetti difficili da comunicare che, colui o colei che scrive, sa condividere con umile e lodevole sapienza, in un battito d’ali che sanno di sostenere un grande cuore in un universo di emozioni.


E PER FINIRE BRINDIAMO IN COPPA a cura di Patrizia Palese E allora cerchiamo di capirci qualcosa. La sua forma rappresenta come un piccolo scrigno che potrebbe racchiudere qualsiasi cosa, anche l’immortalità. La prima immagine che mi viene davanti agli occhi è quella di uno studio di qualche antico alchimista con i suoi contenitori trasparenti e i loro liquidi colorati e ribollenti. Ma se andiamo a indagare nella Storia scopriremo che per gli Egiziani esso rappresentava addirittura il contenitore della morte. Le forme degli antichi vasi avevano nomi e funzioni diverse: anfore, orci, giare, crateri, e anche i materiali con cui erano fatti variavano: terracotta, bronzo, alabastro, e tutti servivano per i più differenti scopi: potevano contenere alimenti come il vino e l’olio, ma anche profumi e unguenti.

E così ho pensato: perché non aggiungere anche un qual cosina in più a Magazine? Qualcosa potrebbe spiegare, o dare una ipotesi di spiegazione a fatti, oggetti, persone o modi di dire? Ecco perché ho proposto questo articolo che più che altro vuole essere solo una chiacchierata fra di noi. Ho voluto prendere in esame un detto che molti di noi conoscono, usano e che si ritenga normale farlo: E PER FINIRE BRINDIAMO IN COPPA. Mi si dirà: E dove vorresti brindare? Con cosa vorresti brindare? Ma pensiamoci un attimo: la ruota fu inventata per facilitare il lavoro dell’uomo che da nomade e cacciatore, divenne agricoltore; il fuoco fu scoperto perché il suo utilizzo riscaldava, cuoceva cibi, fondeva metalli, ma perché si ritenne necessario inventare il vaso? Oggi usiamo il vaso quasi esclusivamente per mazzi di fiori e pensiamo che anche anticamente ci fosse questa esigenza, ma fu quello il motivo?

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Ma abbiamo mai pensato alla sua forma che accomuna tutti i differenti tipi di vaso? Essa ricorda moltissimo l’utero femminile, sede della vita per eccellenza. A conferma di questo vi è in India una festa chiamata FESTA DEL VASO KUNMBHAMELA. La leggenda dice che nei primi tempi della nascita della Terra gli Dei ed i

Demoni si affrontarono per 12 giorni al fine di entrare in possesso del VASO DI NETTARE (KUMBHA), perché il possederlo li avrebbe resi immortali; ma dopo tanto odio alla fine il dio Vishnu pose fine alla guerra e diede il vaso al mitico uccello Garuda che lo portò con sé nel suo cielo. Durante il suo volo egli fu fermato dai Demoni in quattro luoghi dell’India e si versarono delle gocce del liquido magico e ancora oggi in questi luoghi si rende omaggio all’evento con dei grandi festeggiamenti. Sempre rimanendo nei dintorni dell’Oriente, ogni anno i seguaci di Krishna ad agosto celebrano la nascita del Dio e una delle discesa (avatara) di Vishnu; in questo caso il vaso assume la simbologia di “eterna rinascita”. Durante questa festa dei giovani, chiamati GOVINDA, formano una piramide umana con lo scopo di rompere dei vasi di terracotta appesi per le strade su delle corde tese fra casa e casa e poter portare via ciò che contengono i vasi stessi: burro, miele, frutti, denari. In Cina questo oggetto è fondamentalmente femminile e terrestre quindi YIN se rettangolare, mentre se ovale è YANG perché maschile e appartenente al divino. Infatti in alcune raffigurazioni di Buddha, lo si vede con


in grembo il vaso della medicina per lo più in lapislazzuli che ricorda il colore del cielo; in realtà questa raffigurazione serve al fedele perché l’Illuminato gli consigli il rimedio giusto per il suo male e non perché agisca in prima persona per guarirlo. Ma ritorniamo in Occidente. Quando prima ho accennato al Vaso Alchemico, intendevo quei recipienti che avevano nomi diversi e di fiabesca memoria: alambicco, crogiolo, storta. Ognuno di loro aveva una precisa funzione: l’ALAMBICCO era destinato alla distillazione della quintessenza che portava alla creazione del Mercurio Filosofico, un prodotto ibrido che derivava dalla forza del pensiero dell’alchimista; il CROGIOLO era un vaso aperto, un mortaio, un calderone dove venivano poste tutte le sostanze che dovevano essere modificate e purificate con il fuoco e il fatto che fosse scoperto era perché in questo processo le scorie dovevano essere libere di disperdersi nell’aria; il lavoro che avveniva simboleggiava la volontà dello scienziato nel purificare gli elementi naturali per togliere le scorie della materia e ricavarne la parte migliore; la STORTA era un fiasco sigillato dove si univano le parti nobili del processo precedente, come un maschile e femminile in una specie di Nozze Chimiche, con gli opposti che si uniscono. Insomma nel laboratorio avveniva la riproduzione della vita con un “Volere, Sentire, Pensare” per arrivare al risultato migliore. In fondo questa simbologia la ritroviamo anche nella vita di Cristo: il VASO DELLA MIRRA offerto dal re Magio africano Gasparre, era sì un balsamo per il corpo, ma nella simbologia antica stava a indicare Cristo come unico ed altissimo guaritore e taumaturgo; e quando Maddalena irrompe nella vita predicativa di Cristo con il suo vaso di alabastro contenente il profumato olio di Nardo, santifica lei stessa, come rappresentante dell’umanità, la verità circa l’attribuzione di UNTO del Signore che va a confermare appunto la parola Cristo, e quindi come colui inviato dal Padre a entrare a Gerusalemme per soffrire e morire per l’uomo, proprio come Davide viene scelto per salvare il suo popolo dal nemico del Signore con l’unzione sacra; per concludere non si può ignorare il SACRO VASO come veniva chiamato nel Medioevo il Graal che letteral-

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mente significa “scodella”. Secondo la tradizione esso era il recipiente con cui gli angeli raccolsero il sangue di Cristo sul Golgota che fu poi affidato a Giuseppe d’Arimatea. Quindi anche qui i tre vasi rappresentano le tre caratteristiche più importanti: la Mirra come guaritore, l’olio di Nardo come sofferente, il Graal come vincitore. Naturalmente non si può chiudere questo discorso senza parlare della simbologia del vaso in Egitto: durante l’imbalsamazione, al defunto venivano tolte le viscere che venivano conservate in quattro vasi distinti spesso di alabastro, e furono gli antiquari europei a chiamarli CANOPI. Ognuno di loro aveva una specie di coperchio con le immagini dei figli del dio Horus che erano incaricati di proteggere un punto cardinale e un organo: AMSET aveva la testa umana ed era legato a sud ed al fegato; HAPI aveva la testa di babbuino ed era legato al nord e ai polmoni; DUAMUTEF con testa di sciacallo era legato all’est ed allo stomaco; QEBEHSENUF con testa di falco era legato all’ovest e all’intestino. La pratica dell’imbalsamazione arrivò fino alla penisola italica e anche qui i vasi furono detti Canopi, ma con l’avvento dei Latini le ceneri del defunto furono custodite in Olle e poi nei colombari, anche loro, in certo qual modo, vasi. Ma sicuramente il vaso più famoso, quello che tutti ricordano in maniera più o meno precisa è senza dubbio quello di Pandora. Ma chi era costei? Di sicuro una donna con tutte le caratteristiche tipiche che da secoli vengono loro attribuite: bellezza, giovinezza, ma soprattutto curiosità che il più delle volte riesce solo a creare dei guai immensi. La mitologia ci tramanda che essa era una donna “fabbricata” dal dio Vulcano che la presentò a tutto l’Olimpo. Gli Dei all’unisono furono talmente soddisfatti del risultato ottenuto, che vollero ognuno di loro, farle un regalo che la rendesse perfetta

(bellezza, sapienza, eloquenza ecc.), ma nessuno pensò di regalarle la modestia. Fatto ciò essa fu portata sulla Terra perché si unisse al migliore degli uomini e le fu fatto un ultimo dono da Giove: un vaso, dove il re degli Dei aveva racchiuso tutti i mali del mondo, ma non disse nulla alla ragazza imponendogli solo di custodirlo come la cosa più preziosa che aveva, senza abbandonarlo nemmeno per un attimo, ma soprattutto senza mai aprirlo. Solo cosi avrebbe garantito all’umanità una vita felice. Ma Pandora non resistette alla curiosità di vedere cosa c’era effettivamente dentro il vaso e, nonostante il divieto, lo aprì. Si dice che, nonostante cercasse di richiudere subito il vaso, riuscì a trattenere solo la speranza che ancora oggi è l’unico rimedio ai mali del mondo. Quindi quando si compra o si regala un vaso non pensiamo solo a dei fiori; si potrebbe riempirlo di tutto ciò che sembra inutile, ma fa parte della nostra vita quotidiana e che a modo suo ci rende immortali: puntine da disegno, monetine, bottoni. Magari potremmo in qualche modo attenuare la leggerezza di Pandora…sempre poi che effettivamente siano andate veramente così le cose come ci hanno raccontato.


“Ritengo che per noi adulti, utenti coscienti nel web, non ci siano grossi pericoli. Il pericolo, invece, lo vedo nelle ‘’ombre’’, i malintenzionati della Rete, che criminalmente, irretiscono fragili menti, giovanili.”

Intervista a Vincenzo Cinanni

a cura di Cristina Rotoloni

Ciao Vincenzo, in questo periodo stai diffondendo su internet un messaggio molto importante contro il cyber bullismo. Un’iniziativa di merito che mi porta a chiederti come stai combattendo questo fenomeno virale Salve Cristina. Ritengo che per noi adulti, utenti coscienti nel web, non ci siano grossi pericoli. Il pericolo, invece, lo vedo nelle ‘’ombre’’, i malintenzionati della Rete, che criminalmente, irretiscono fragili menti, giovanili. Credo che ‘’ proporre un messaggio etico’’, come il mio contro i cyber bulli, non sia ‘’ parlare al vento’’. Hai creato una pagina dal titolo: “La poesia... non è aliena... dalla vita”. Già il nome è una buona premessa, mi piacerebbe che tu raccontassi il valore di questa pagina e delle tue parole ai nostri lettori. Il titolo che ho tributato a questa pagina, strettamente legata all’evento web, svoltosi l’11 febbraio 2016, è provocatorio e paradossale. Come molti scriventi, io vivo la poesia come una parte integrante della mia vita, è una sorta di energetica magia, che mi accompagna.

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Sei un poeta e hai pubblicato la raccolta “Anatemi dal passato”, cosa contiene questo volume e qual è il messaggio più importante che diffondi? Anatemi dal passato è un’autopubblicazione, lo sottolineo. Rappresenta il mio ingresso nel mondo cartaceo. Esprimo il mio sentire, in versi ‘’liberti’’, come li definisco io! La realtà odierna è assai complicata nel mondo dell’editoria, qual è il tuo parere in proposito? Penso che ci sia il buono ed il cattivo lato, in ogni campo. Per esperienza personale, ho incontrato via web, persone stupende, che mi hanno aiutato alla realizzazione della silloge poetica. Ringrazio la poetessa Gioia Lomasti e lo staff di ‘’ Vetrina delle Emozioni’’, che ha collaborato per la buona riuscita di questa mia prima raccolta ufficiale. Mi piacerebbe far conoscere ai nostri lettori i tuoi progetti a breve termine. Il futuro? Scriverò, spero via web, sui miei gruppi. Sto componendo la seconda raccolta poetica, Voglio impegnarmi in questa promozione anti cyber bullismo, questo... lo prometto! Nel ringraziarti per essere stato con noi sul nostro Magazine, vorrei chiederti di salutare i nostri lettori con alcuni tuoi versi. Questa brevitas appartiene alla mia silloge, Anatemi dal passato, autopubblicazione, photocity Edizioni, 2015. La Dono... ai vostri Lettori! Cordialmente. Lo scriban poeta, Vincenzo Cinanni. COME: ‘’ Come bianco dominio, martellanti parole si stampano’’. Grazie per la tua presenza all’evento, Cristina!

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“Sono sposata ed ho due figli. Sono ricercatrice al Consiglio Nazionale delle Ricerche da circa 30 anni. Amo svisceratamente il mare e la lettura. Il mare però detiene il primo posto”

Intervista a Ester Cecere

a cura di Rosanna Lanzillotti

Fragile. Maneggiare con cura (Poesia) Ed. Kairós

Come foglie in autunno (Poesia) Edizioni Tracce, Pescara, 2012

Istantanee di vita (Narrativa) Ed. Kairós

Fragile. Maneggiare con cura (Poesia) Edizioni Kairós, Napoli, 2014

Mi aspettavo di incontrare una donna corporalmente imponente e quasi autoritaria. Ecco invece che da una vettura utilitaria, accompagnata da un uomo discreto e scrutatore, esce con fare femminile e riflessivo, un fisico minuto, delicato che svela il carisma di una grande donna: Ester Cecere Inizia così il nostro incontro sotto il cielo azzurro dell’Alto Salento: 1. Buongiorno Ester. Raccontami un po’ di te.

E´un mattino d’estate. In un paesino di Puglia, nel sud dell’Italia, dove il sole fa sentire il suo calore già dalle prime ore del giorno. Sono in attesa di una poetessa e narratrice che per la prima volta ho la possibilità di conoscere personalmente. Dalla pienezza delle sue opere nascono

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Sono sposata ed ho due figli. Sono ricercatrice al Consiglio Nazionale delle Ricerche da circa 30 anni. Amo svisceratamente il mare e la lettura. Il mare però detiene il primo posto 2. Quali opere desideri citare tra quelle già pubblicate? Burrasche e brezze (Poesia) - Il Filo, Roma, 2010

Istantanee di vita (Narrativa) - Edizioni Kairós, Napoli, 2015 Con l’India negli occhi, con l’India nel cuore (Poesia) - Wip Edizioni, Bari, 2016 3. Dove, quando e come nasce Ester Cecere scrittrice? Dove nasce: la scrittrice che è in me nasce tra il mar Mediterraneo e la terra di Puglia. Quando nasce: in tenera età avverto già il desiderio di esporre per iscritto i miei pensieri, le mie riflessioni. Tutto ciò accade insieme a mio nonno che inizialmente ha trascritto i miei primi pensieri, fiabe e racconti. Poi ho iniziato con le poesie e da quel momento non ho mai più smesso. Il mio primo libro di poesie dal titolo Burrasche e brezze è stato pubblicato nel 2010 da Il Filo editore. Non ha un andamento temporale. Nel 2012 esce Come foglie in autunno


vissuti da me stessa e dai miei amici. 6. brevi?

e successivamente Fragile. Maneggiare con cura Come nasce: poeti si nasce non si diventa. Sono doni congeniti 4. Cosa ti ha portato a dedicare il tuo talento alla poesia? E qui faccio riferimento a Fragile. Maneggiare con cura L a poesia si impone. Hai un’emozione – qualcosa che ti colpisce e ti resta dentro. Quindi o scrivo ciò che mi colpisce su qualsiasi cosa trovo oppure scrivo dopo un po’ di tempo soprattutto se le emozioni sono troppo forti. Esse hanno bisogno di decantare, di riposare. Nel mio silenzio ritrovo quelle emozioni decantate che mi permettono di scrivere dopo aver elaborato l’emozione stessa. 5. Cosa lega la tua vena poetica alla narrativa? Per esempio in Istantanee di vita. Perché questo cambiamento? Esprimersi tramite la narrazione è completamente diverso dall’esprimersi in poesia. In poesia c’è molto non detto, si lascia molto spazio all’interpretazione del lettore. Ad un certo punto della mia vita, ho sentito l’esigenza di comunicare in maniera più esplicita e di concedermi un po’ più di spazio; così sono nati i racconti brevi pubblicati in Istantanee di vita. Sono racconti d’impronta realistica che prendono spunto da eventi realmente accaduti. Forse potrebbero sembrare banali, ma in realtà non lo sono poiché offrono spunti di riflessione che ci inducono a ricevere degli insegnamenti di vita. Ho avuto il coraggio di riportare su carta momenti realmente

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Perché hai scritto racconti

A questa domanda, solitamente rispondo scherzando: “Perché non ho il tempo di scriverli lunghi”. In realtà, questo è vero solo in parte. Il genere letterario del “racconto breve” si è sviluppato in Italia fra il XIII ed il XIV secolo con Boccaccio e ha conosciuto periodi di alti e bassi per quanto riguarda il gradimento da parte dei lettori. Personalmente, amo questo genere letterario, perché, come autore, mi consente di “trasmettere il messaggio” più rapidamente di quanto potrei fare con un romanzo; inoltre, esso esalta la mia capacità di sintesi. Come lettore, poi, ritengo che il racconto breve sia adeguato allo stile frenetico di vita che oggi conduciamo. La lettura di un romanzo richiede continuità, altrimenti non se ne apprezza la bellezza. Un racconto breve, invece, può essere letto per intero durante l’attesa dal medico, all’aeroporto prima di imbarcarsi, nella metropolitana, ecc. La mia raccolta di racconti, Istantanee di vita, ha avuto un buon riscontro non solo di critica ma anche di pubblico, è molto venduta, il che mi sta dando molta soddisfazione e, probabilmente, conferma la mia opinione. 7. La tua penultima opera infatti è composta da una serie di racconti dove si narra di rapporti affettivi. Natura da scoprire. C’è un messaggio particolare che desideri comunicare al pubblico? Sì. La condivisione. Credo profondamente nel potere della condivisione. Così come nel desiderio di voler leggere per ritrovarsi in ciò che leggiamo. Inoltre, in riferimento ai racconti a carattere ecologico, il messaggio che vorrei trasferire è che noi uomini di questa era abbiamo una grande responsabilità nei confronti delle nuove generazioni. In realtà questo mondo lo abbiamo preso in prestito dai nostri figli, non lo abbiamo ereditato. Tutto ciò che danneggiamo o miglioriamo apparterrà alle prossime generazioni. Ai nostri figli che non sono responsabili delle nostre azioni. In definitiva è a loro che dovremo restituirlo. 8. Hai vinto diversi premi letterari. Quali di questi ha gratificato di più la tua anima? E perché?

Quello che forse ha gratificato di più la mia anima è il concorso 88.88 organizzato dall’associazione culturale Yowras Association Jung vinto grazie ad un racconto inedito dal titolo “Le grida dei gabbiani”. Il premio mi è stato conferito da una giuria di Torino. Una giuria settentrionale che ha compreso perfettamente lo stato d’animo del meridione o meglio, di quella che è oggi definita la terra della speranza: Lampedusa. Terra di migranti, di migrazione e quindi di internazionalità. Una giuria settentrionale che ha premiato una “terrona”. E`stata una vera soddisfazione. Per me quindi ha significato molto in qualità di autrice meridionale essere premiata per un racconto ambientato ancora più a sud della mia città natale. 9. Quali sono i tuoi progetti futuri in ambito letterario? Una silloge di poesie sociali a largo aspetto: femminicidio, migranti, omosessualità. 10. sia?

Perché ancora una volta poe-

La poesia è un’emozione che necessariamente deve esprimersi e si deve riuscire a comunicarla. Il verso, la poesia è il vettore di un’emozione. Se questa emozione raggiunge il lettore il poeta ha raggiunto la sua meta ed io la mia. Termina così un’intervista d’estate che lascia la scia di un raggio di sole che scalda, ma non brucia. Grazie Ester!


LA REDAZIONE

Laura Capone

La Laura Capone Editore è una casa editrice che opera online, produce, distribuisce e promuove libri nei vari formati (cartaceo, e-book, audiolibro, ecc.). Nasce nel novembre 2010 e si afferma velocemente per la correttezza e la trasparenza operativa. La LCE si pregia di avere in redazione professionisti di settore per ogni competenza che, in una stretta rete di collaborazioni online, si prefiggono la rivalutazione del talento letterario ed artistico italiano contemporaneo, anche attraverso la promozione e distribuzione elettronica delle nostre opere tradotte. Per citare solo alcuni collaboratori: la dott.ssa Luigia Torrusio appassionata di lettere antiche, traduttrici quali Chiara Rolandelli e Alessandra Baroni, artisti quali Lisa Fusco, Moreno Chiacchiera (attualmente l’illustratore più quotato sia in Italia che all’estero), il Maestro Marco Serpe, il Regista Sebastiano Giuffrida, in un crescendo di professionisti più o meno noti che partecipano con grande competenza, professionalità e soprattutto passione.

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Cristina Rotoloni nasce a Roma il 20 luglio 1977. Vive parte della sua vita tra L’Aquila, Ville di Fano e Capitignano. Si diploma come Maestro D’Arte e consegue la Maturità Artistica all’Istituto Statale d’Arte. Si laurea con il massimo dei voti in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di L’Aquila. Ha esposto due mostre pittoriche: una a Ville di Fano e l’altra a Montereale (AQ). Ha collaborato per l’organizzazione e la scenografia di alcuni spettacoli teatrali con l’Accademia di Belle Arti e l’Istituto Gramma di L’Aquila. Ha progettato e realizzato, in collaborazione con Annalisa di Filippo, dei cappelli per la “Perdonanza Celestiniana”. Ha collabora con l’associazione onlus “Il Camaleonte” per dei corsi di “Arte, immagine e modellismo”. Dipinge quadri ad olio e pittura su vari materiali. Dopo il terremoto di L’Aquila 2009 si trasferisce in provincia di Chieti dove scrive e illustra le sue favole dal titolo “Stellino” e “Tom”. Si dedica anche alle illustrazioni delle favole di altri autori come “Matilde” di Antonio Sparatore. Scrive articoli per il Magazine online “Volodeisensi°” di Emanuela Arlotta. Idea e cura la pagina su facebook “Un Racconto a più Mani”. Intervista, recensisce e presenta i libri degli autori emergenti per i quali ha ideato e realizzato la Video Rubrica “Oggi parliamo di…” E’ nel 2013 tra i finalisti del concorso “Montesilvano Scrive - Una storia di Natale”. Pubblica, come libro d’esordio, la raccolta di racconti “Frammenti di Vita” nel 2012. Nel 2014 pubblica il suo primo romanzo dal titolo: “Tatuaggio”.


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Emanuela Arlotta

Leonzio Nocente

Nata a Roma il 20 Settembre 1975. Ho sempre avuto una forte propensione all’introspezione e alla conseguente scrittura di poesie e racconti che indagano in maniera approfondita l’animo umano, quello legato all’Io più profondo. Questa mia voglia di comunicare ha superato i limiti della carta e della distanza con la creazione di questa community letteraria (Volodeisensi.it) che gestisco con passione e amore tutti i giorni e di cui sono felice facciano parte tante persone che credono ancora nei sogni. Anche il Magazine online è una mia idea, realizzata grazie al supporto informatico di alto livello di mio marito Leonzio Nocente, il quale è anche il creatore materiale di Volodeisensi.it e di altri siti molto conosciuti. Lavoro nell’informatica da anni e scrivo da quando sono nata. Ho auto-pubblicato due libri nella collana ‘ilmiolibro’, uno di poesie ‘Volodeisensi’ e uno di racconti ‘La Sfera’, che stanno riscuotendo molto successo e che presto saranno disponibili anche in formato ebook nello store Apple. Ho pubblicato la silloge poetica ‘Dalla parte dell’Anima’ edita da Galassia Arte Editore.

Nato a Francavilla Fontana il 23 Maggio 1979, Architetto informatico che lavora da 14 anni nel settore IT. Le sue conoscenze vanno dallo sviluppo di portali alle applicazioni in tutti i campi compreso quello mobile. Nella sua carriera ha partecipato alla nascita di grandi portali Nazionali del settore comunicativo e collaborato con grandi multinazionali Italiane e Americane. “Questa mia opera epica che ha visto ben due anni di progettazione e sviluppo è stata la mia più grande soddisfazione, realizzare il sogno sempre vivo di una bambina, mia moglie Emanuela. Volodeisensi.it non è una semplice community ma un vero e proprio portale Letterario dove i sogni diventano realtà. Sono solo l’autore materiale, un penna su un foglio vuoto che viene guidato dalle emozioni di mia moglie che ogni giorno dà la possibilità a tanta gente di esprimersi e soprattutto di essere ascoltata.Con tanta commozione dedico questo nostro lavoro ai nostri figli e a tutta la gente che crede e crederà in Volodeisensi.it”


Patrizia Palese Nata il 28 maggio 1954 a Roma, ricercatrice storica. Presidente dell’Associazione Culturale OMNIAPOLIS dal 2006. Poetessa, romanziera, drammaturga, sceneggiatrice, regista. Libri editi: ‘Come Orfeo’ - Gruppo Edicom, ‘Gli infiniti volti dell’amore’ – Linee Infinite, ‘La trama e l’ordito’ - Liberodiscrivere-Studio64, ‘Vita e Monumenti’ auto-pubblicato. Le opere teatrali rappresentate: -Diritto di Recesso, a Milano nel gennaio del 2008, Roma, Crotone, Bologna nel 2013-2014. –‘Caterina, donna d’amore’, Roma 2012 - Roma 2015. Racconti in Antologie: - “Mondo a rovescio”, “Cattighiusa”, “Pensieri Letali”, vincitore del (III posto) nel concorso nazionale “GOCCE DI SANGUE” (marzo 2014) -Il racconto C’ERA UNA VOLTA vincitore della Seconda Edizione Nazionale Concorso Racconti Inediti “LAURACAPONEEDITORE” – Monologhi e corti teatrali : “…e così sia!” Verona 2012; “Un giorno come un altro” Roma 2014. Membro del Direttivo dell’Associazione Culturale Tertulia’s con il ruolo di Responsabile Amministrativo. Attualmente si occupa di recensioni teatrali, cinematografiche, libri editi oltre a condurre la gestione di rubriche presso il giornale Volodeisensi Magazine e Art Litteram.

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Mariagrazia Talarico Talarico Mariagrazia nata il 14-09-80 a Bellano Lecco, Residente in provincia di Lecco, studi magistrale Bertacchi Lecco. Una silloge edita “Delicata com’ali di farfalla” ed Il Filo classificata terza del concorso internazionale insieme nel mondo 2.


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