Volodeisensi Magazine vol. 51

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Emanuela Arlotta

Volodeisensi Magazine

12 December 2012

N.51 Marzo 2018 COPIA GRATUITA-www.volodeisensi.it

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Arturo Brachetti e l’arte del trasformismo a cura di Cristina Rotoloni

Interviste Impossibili: Niccolo’ Machiavelli a cura di Patrizia Palese

Intervista a Elisa Artemide a cura di Cristina Rotolo-

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04 INTERVISTA A FLEUR DU MAL ARTURO BRACHETTI E L’ARTE DEL TRASFORMI SMO

INTERVISTA A ELISA ARTEMIDE

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IL MIO AMICO GAY LEANDRA PAVORE’

16 Director: Emanuela Arlotta Art director & designer Emanuela Arlotta

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INTERVISTA A FLEUR DU MAL "Leggo talmente tanto che alla domanda di una mia amica, “Perché non scrivi qualcosa tu?” mi sono detta: perché no?..”.

ARTURO BRACHETTI “Ho avuto il piacere di conoscere questo grande trasformista prima del 2000, dopo aver avuto l’onore di assistere alla preparazione dello spettacolo in cambio

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di un caffè”

LA CABALA “Quando sentiamo parlare di CABALA, generalmente la

LA CABALA

collochiamo in un qualcosa che vada dalla leggenda a una setta in cui confluiscono nomi famosi come Madonna. Per alcuni poi la conoscenza si spinge fino a legarla al popolo ebraico e sapere che si basa su un utilizzo dei

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numeri come linguaggio per conoscere il futuro....

INTERVISTE IMPOSSIBILI: NICCOLO’ MACHIAVELLI “...Un gennaio stranissimo. Fa caldo, anzi, per la precisione non fa freddo. E questo diventa un vero problema, perché se questa volta mi mandano chissà dove e soprattutto chissà in che momento dell’anno...“

INTERVISTA A ELISA ARTEMIDE

Sono una persona semplice che vive i suoi sogni e penso che questo arrivi direttamente al cuore dei lettori.... “

PRESENTAZIONE - IL MIO AMICO GAY - DI LEANDRA PAVORE’ INTERVISTE IMPOSSIBILI; NICCOLO’ MACHIAVELLI

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“Leggo talmente tanto che alla domanda di una mia amica, “Perché non scrivi qualcosa tu?” mi

Intervista a Fler Du Mal

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................a cura di Manila Albanese

sono detta: perché no?...” C’è sempre un input che dà inizio all’idea per la trama di un romanzo. Qual è stata in questo caso per Animal? L’idea di Animal nasce vent’anni fa quando, nel preparare un esame di Antropologia Culturale, mi ritrovai a studiare i cosiddetti “bambini-lupo” o “ragazzi selvaggi”. Si tratta di bambini che in tenera età perdono i genitori umani e vengono adottati da un branco di animali. L’argomento mi ha affascinato al punto che per anni ci ho rimuginato su. I protagonisti sono così diversi, ma allo stesso tempo, così emarginati, feriti... spiegaci cosa porta Sam, il nostro protagonista che odia le donne, a curarsi di una creatura così minuta e bisognosa, che vive da sola nei boschi. Sam all’inizio è terrorizzato da “Lupo”, perché gli esseri umani lo hanno ferito fisicamente e psicologicamente in maniera così profonda da spingerlo a fuggire e isolarsi, in particolare le donne. Quando, però, riconosce in lei i “segni” di appartenenza alla stessa razza, quando realizza che sono simili, allora alla paura subentra quasi un senso di sollievo nel non essere più solo. Il fatto che Lupo sia una donna passa in secondo piano, la vede quasi come un cucciolo di cui prendersi cura. Elena Fleur Du Mar, una donna, una scrittrice.

Oggi parleremo di uno dei suoi romanzi che più mi è rimasto nel cuore: Animal.

Quando mi hanno chiesto di fare un’intervista ho pensato subito a lei. Perché? Perché i suoi romanzi sono diversi, intensi, particolari.

Ecco alcune domande in cui la scrittrice ci illumina sul suo lavoro.

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Quanto, i pregiudizi, come in questo caso nei confronti di Sam, ci fanno diventare un po’ così come ci descrivono? L’essere umano è un animale sociale e, in quanto tale, si lascia condizionare


combattuta tra il desiderio egoistico di condividere ciò che invento, e la consapevolezza che l’arte di scrivere è qualcosa di impegnativo, che richiede talento naturale, ma anche preparazione e impegno. Non c’è stato un momento in cui ho detto: “Adesso scrivo un libro”. Scrivo racconti e favole fin da piccola, lettura e scrittura per me sono sempre state intrecciate tra loro; però devo riconoscere che i social mi hanno fatto venire voglia di dire: “Adesso provo a pubblicare un libro”. Chi è la persona che legge per prima le tue bozze? C’è solo una persona che contatto quando comincio a pensare a una storia. E’ un’amica virtuale e al tempo stesso più reale di altre. E’ la mia copertina di Linus... Animal è davvero un romanzo speciale, che ti catapulta in un mondo solitario che sicostruisce su due anime “perse” che si ritrovano e si riconoscono. Qualcosa di più... Elena, parlaci del tuo ultimo romanzo... Brandon McCoy... raccontaci qualcosa di lui. da quello che pensa la maggioranza. Se riflettiamo davvero su cosa significhi essere normali, ci rendiamo conto che la normalità in quanto tale non esiste, è un concetto astratto, così come il concetto di verità. Viviamo in una società che si sollazza tra pregiudizi e pettegolezzi, sfiora la superficie delle cose senza alcun interesse nell’andare più a fondo e comprendere meglio certe dinamiche. Tutto il romanzo si basa proprio su questo aspetto. Man mano il rapporto tra i protagonisti evolve e diventa qualcosa di profondo. Quando Sam capisce che lei è diventata così importante per lui? Credo che per un uomo come Sam, che ha avuto esperienze traumatiche con le donne fin da piccolo, accettare di provare per Lupo qualcosa di più del senso di protezione sia stato un percorso complesso e doloroso. Amare significa fidarsi e in un certo senso affidare il proprio cuore a un altro. Sam deve arrivare a “perdere” Lupo, per capire cosa

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davvero rappresenti per lui e accettare di correre il rischio di amarla. Il loro difficile passato può essere il motivo che li rende così diffidenti tra di loro, ma anche così simili? Assolutamente sì. Sam e Lupo hanno storie diverse, eppure simili. Hanno subito terribili sevizie, sono animali feriti e spaventati, e per questo aggressivi e diffidenti. Pian piano, però, si renderanno conto di essere molto più simili di quanto immaginassero e questo renderà il loro legame profondo e viscerale. Quando hai capito che avevi la capacità e la bravura, di scrivere romanzi? Quando hai detto per la prima volta, scriverò un libro? Non sono sicura di avere capacità e bravura, talvolta penso che il mio sia uno dei più grandi atti di presunzione mai fatti in vita mia. Non sono soddisfatta di quel che scrivo, mi sento spesso

Brandon McCoy nasce per gioco. Avevo voglia di scrivere qualcosa di “diverso”, di “leggero” e al tempo stesso di più complesso. Brandon è un romanzo corale, autoconclusivo ma che al tempo stesso prevede un seguito, e per quanto possa sembrare un romanzo semplice, dar voce e rendere protagoniste così tante persone, con le loro storie, le loro paure, le loro debolezze è stato un esercizio complesso. Sono certa che vi sorprenderà. E allora cosa aggiungere di più... Animal e Bradon McCoy, due romanzi tanto differenti quanto complessi e bellissimi. Complimenti a Elena Fleur Du Mar per i suoi scritti, continua così! Manila Albanese


Arturo brachetti e l’arte del trasformismo di Cristina Rotoloni

Ho avuto il piacere di conoscere questo grande trasformista prima del 2000, dopo aver avuto l’onore di assistere alla preparazione dello spettacolo in cambio di un caffè. Una cosa meravigliosa visto che il montaggio è segreto per non correre il rischio di svelare la magia. Il titolo sulla locandina era: “Brachetti in technicolor”. Parliamo dell’anno 1997. Essere stata dietro le quinte mi aveva entusiasmata, ma non mi bastava e la sera sono andata a vedere lo spettacolo. Cosa dirvi? Non ho parole. E’ stato incredibile. Mi trovavo nel palchetto centrale e guardavo i cambi d’abito, i cambi di scena, i giochi di luci e mi è sembrato di sognare. Sono entrata nel vivo della storia. Aggrappata al velluto che bordava la balconata, mi sono spinta in avanti per toccare quella magia che usciva dal buio della scena come un incantesimo. Sicuramente uno dei momenti più belli del mio periodo a teatro. Lui e la sua troupe sono stati squisiti e io ho fatto di tutto per non dar fastidio.

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Che cosa posso dirvi di Brachetti? E’ un personaggio poliedrico sotto tutti i punti di vista, spazia dal varietà alla regia, da ospite televisivo ai musical. Stimato e apprezzato in tutto il mondo riceve dall’Accademia Albertina di Torino la laurea honoris e viene nominato Chevalier des Arts et des Lettres in Francia. E’ anche entrato nel Guinnes dei Primati come il più veloce trasformista del mondo, un risultato non ancora battuto. I suoi tour vanno dall’Europa all’America raccogliendo successi più che meritati. Una bravura non dovuta solo al fatto che è riuscito a cambiare 100 abiti in un unico spettacolo, ma che spazia da un personaggio all’altro diventando una donna o un uomo in pochissimo tempo. Come tutti i veri talenti la sua predisposizione si è manifestata in giovane età, Il primo spettacolo lo realizzò in seminario. Secondo fonti online, la sua passione per la prestidigitazione viene appoggiata da un prete con l’hobby dell’illusionismo che aveva il nome d’arte Mago Sales. Ha partecipato a così tante cose che ci

sarebbe ancora molto da dire, ma io mi fermo qui sperando di aver stuzzicato il vostro interesse. Dal mio punto di vista, Arturo Braghetti è un artista vero, da ammirare per la sua abilità e la sua grande immaginazione che riesce a trasformare in realtà. Spero di rivederlo quanto prima in uno spettacolo dal vivo, magari proprio dove ho imparato ad apprezzare il suo talento, nel Teatro Stabile dell’Aquila che mi auguro riprenda presto vita nella sua sede originale.


“Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti” La verità ha un prezzo, conosce strade inimmaginabili, talvolta sterrate e tortuose che si intersecano con paesaggi sconosciuti. Sophie si troverà a percorrere una di queste strade senza volerlo. Si troverà di fronte alla scelta, alla perdita, di fronte ad una rottura intima e profonda che potrà condurla verso una nuova consapevolezza o verso la discesa. Divisa tra due uomini molto diversi, tra i tanti dubbi e tra il difficile rapporto con la proprietaria del negozio in cui lavora si troverà inesorabilmente sommersa nel buio. Ma il destino sarà già in agguato, pronto a ridisegnare i contorni della sua vita e a condurla necessariamente verso il cambiamento. “ Sophie non riusciva a non pensarci, e prendeva quegli abiti che le sembravano ora inutili evasioni per donne senza peso, e li appendeva con forza nei guardaroba. Li guardava, poi, appesi a quelle stampelle come fantasmi senz’anima, come cornici macabre di un dolore senza fine, esteso fino all’orizzonte più lontano. Quei colori erano stonati, come i sottili raggi di luce riflessi negli specchi, che sembrava che quel giorno, invece di entrare a testa alta in quel negozio, ripiegassero verso il basso quasi spinti da una forza incontrollabile che si frapponeva tra il buio e la luce “NEI MIGLIORI STORE ONLINE

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Lo sapevi che.... La Cabala A cura di Patrizia Palese cacciato dall’Eden e ad Abramo che le portò in Egitto. Queste regole furono trascritte per mano di Dio nel grande libro custodito dall’arcangelo Raziel e attraverso di lui furono conosciute da Adamo e da Abramo. Per Mosè, poi, la tradizione attesta che conobbe le regole direttamente da un Angelo. E ora la domanda seguente: qual è la funzione di tali insegnamenti? La CABALA cerca di spiegare il rapporto tra il Divino, inteso come eternità e forza generatrice di vita (EIN-SOFT) e l’universo mortale dell’uomo che si è allontanato da Dio.

Quando sentiamo parlare di CABALA, generalmente la collochiamo in un qualcosa che vada dalla leggenda a una setta in cui confluiscono nomi famosi come Madonna. Per alcuni poi la conoscenza si spinge fino a legarla al popolo ebraico e sapere che si basa su un utilizzo dei numeri come linguaggio per conoscere il futuro.

lare.

In parte è tutto vero, ma come sempre, la superficiale conoscenza non fa vedere bene cosa in effetti essa rappresenta.

Ecco perché, seppur in maniera incompleta, diventa necessario spiegare che cosa è realmente la CABALA.

E andiamo con ordine. I numeri in effetti possono fornire diverse indicazioni sul carattere, ma questo lo diceva anche Pitagora, che basava la sua filosofia sull’armonia precisa dei numeri come manifestazione del soprannaturale e del suo ordine universale, ma la Cabala può anche fornire la chiave per comprendere, attraverso i suoi insegnamenti, la comprensione mistica del non visibile, che non è sempre e soltanto il futuro, in senso popo-

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Per chi si interessa di esoterismo, la parola Cabala è un termine molto conosciuto, e l’approccio per i neofiti avviene a volte attraverso contaminazioni magiche, astrologiche e, ultimamente, anche attraverso quella corrente chiamata NEW AGE.

Iniziamo dalla sua etimologia: essa deriva dal termine ebraico QUABBALAH, che significa “Rivelazione” “Ricevere saggezza”. Essa racchiude un insieme di insegnamenti esoterici che furono dapprima tramandati oralmente fino al XII-XIII secolo, quando essi furono trascritti in testi come lo ZOHAR (LIBRO DELLO SPLENDORE) o lo SEFER YETZIRAH (LIBRO DELLA CREAZIONE). La tradizione dice che fu Dio stesso a donare le regole della Cabala ad Adamo quando fu

Da qui se ne consegue che il sapere cabalistico ha come fine ultimo quello di riavvicinare l’uomo al Padre, evidenziando la parte sacra di ognuno di noi e dando risposte su quesiti sulla natura umana, sulla realtà, sull’origine del mondo e del male. Questo si potrà ottenere attraverso tecniche di meditazione sui nomi divini, su quelli degli angeli e altre metodiche spirituali. Per i cabalisti diventa importante il simbolismo dei numeri e delle lettere, ovvero, una numerologia che attribuisce a ciascuna lettera dell’alfabeto ebraico, un valore numerico. Come è stato detto precedentemente, la Numerologia risale a Pitagora che fu uno dei più illustri ed esperti conoscitori, dando allo studio dei numeri la possibilità di riflettere alcune attitudini caratteriali, come parte integrante del progetto cosmico. Ecco allora che secondo la CABALA, conoscere il significato nascosto dietro ogni numero, rappresenta il modo più giusto per avvicinarsi alla conoscenza suprema. Infatti i numeri possono fornire indicazioni sul carattere, sugli scopi della vita e sui propri pregi e possibilità.


L’antica tecnica della GHEMATRIA, insegna che attribuendo un numero alle lettere del proprio nome e cognome sia possibile decodificare il nostro codice segreto. Non è poi tanto straordinario tutto questo, in quanto fin da tempi remoti i numeri venivano utilizzati per interpretare la realtà e il destino dell’uomo. Di conseguenza possiamo dire che la moderna Numerologia deriva da tecniche e insegnamenti tratti dall’astrologia, dal primo misticismo cristiano e dalla Cabala. Come funziona? In pratica per ogni data, ogni parola, attraverso un calcolo e applicando un metodo si identifica un numero compreso fa 1 e 9 che evidenzia le influenze negative o positive sul quell’elemento esaminato. Può essere applicata anche a una data di nascita, in quanto i numeri che la compongono hanno significati profondi. Mi spiego meglio: il giorno di nascita identifica l’anima, la personalità e le attitudini, ossia risponde alla domanda CHI SIAMO; il mese di nascita identifica

la somma completa della nostra data di nascita ci dice quale strada percorrere per realizzarci. Prendiamo per esempio una persona nata il 28/05/1983. Si avrà nel giorno 1 come numero dell’anima (se la somma supera 10 si sommano i due numeri per ottenerne uno); nel mese 5 come karma; le ultime due cifre dell’anno 2 come dono; nella somma dell’anno 3 come destino; nella somma completa 9 come realizzazione. L’applicazione della Cabala può servire anche per il nome e il cognome di una persona. Il sistema utilizzato viene chiamato PIRAMIDALE, e attraverso di esso si può risalire al proprio numero fortunato. Ad ogni lettera dell’alfabeto si associa un numero (A 1, B 2, C 3 ecc.). Se il numero supera il 10 viene considerata solo l’unità (15 si considera solo 5). Facciamo un esempio. MARIA 11461 2507 757 22 4

il karma, ossia il rapporto con la realtà che circonda e dà indicazioni su cosa dobbiamo fare e qual è il nostro scopo in questa vita; le ultime due cifre dell’anno di nascita ci chiariscono qual è il nostro dono, le nostre capacità innate sulle quali poter contare; la somma di tutti i numeri dell’anno di nascita delineano il nostro destino, ossia ciò che siamo destinati a essere e come ci vedono gli altri;

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Si sommano la prima e la seconda cifra e si scrive il risultato, poi la seconda con la terza, poi la terza con la quarta e così via, sempre ricordando che se si supera 10 si deve scrivere solo l’unità. Alla fine si stabilisce che il numero fortunato è 4. Sempre dando credito alla leggenda, si dice che Dio prima di creare il mondo, insegnò agli angeli la Cabala. E difatti nel libro dell’arcangelo Raziel, che egli consegnò ad Adamo, vi erano tutti gli insegnamenti necessari per far ritorno, un giorno, nei giardini dell’Eden. In questo libro, in pratica, vi erano i segreti della magia e la corrispondenza fra le cose visibili e quelle invisibili. Sempre nella Cabala, vi sono scritti i nomi degli Angeli e le loro funzioni, e da questo ne consegue come invocarli per ottenerne l’aiuto. I nomi presenti sono 72 e ognuno possiede uno specifico attributo divino. Essi sono divisi i gerarchie che vengono spesso ritrovate nei testi medievali. Ognuno di questi 72 angeli possiede5 giorni dell’anno celeste, assumendo anche la caratteristica di angelo custode o angelo zodiacale. E adesso veniamo al significato dei numeri: ZERO “Il caos Primigenio. Il vuoto che


esisteva prima di tutte le cose”

sole”

UNO “L’unità e lo spirito. Chi è padrone di se stesso non si lascia dominare da nulla e da nessuno”

SEI “Il silenzio. La promessa. I segreti vanno conservati, ma se manca la verità essi non hanno più alcun senso”

DUE “Alternanza e conflitto. Chi ha sbagliato deve essere giustamente punito, senza eccedere”

SETTE “L’eros. La potenza dell’amore muove ogni cosa, la sua forza sta nel presentarsi senza maschere e sotterfugi”

TRE “La trinità. Il mondo degli angeli. La donna come sposa, madre, dolce e devota che vive per la famiglia” QUATTRO “La rinascita trasforma la vecchiaia in fanciullezza che annuncia vita, fuoco ardente d’amore e di passione” CINQUE “Fugate le nere ombre della notte, l’alba porta con sé i colori vivi della primavera e prepara i colori del

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OTTO “La resurrezione di Cristo. Equilibrio cosmico. L’uomo evolve affermando ciò che è con semplicità e purezza” NOVE “Un lungo sonno allevia tutte le difficoltà e i dispiaceri”. Naturalmente questo breve articolo non può essere esaustivo, ecco perché per approfondire, chi lo desidera,

può acquistare: LA CABALA di Gershom Scholem Edizioni Mediteranee; LA CABALA MISITICA di Dion Fortune Edizioni Astrolabio; CABALA PRATICA di Laibi Wolf Edizione Anima. ...e forse potrete fare la pace con i numeri, come ho fatto io…


Piccole fiabe per grandi sognatori è la somma di sei brevi fiabe, raccolte in un unico, imperdibile, volume. L’autrice, Emanuela Arlotta, con il suo stile dalla tenera limpidezza è in grado di catturare il cuore di grandi e piccini sin dalla prima pagina. Regala ai suoi lettori più grandi l’emozione di sentirsi ancora una volta bambini e ai più piccoli, avventure, magia, emozioni, sogni ma, soprattutto, importanti insegnamenti di vita. LINK PER L'ACQUISTO 11


“Sono una persona semplice che vive i suoi sogni e penso che questo arrivi direttamente al cuore dei lettori. .. ”

Intervista a Elisa Artemide

........................................a cura di Cristina Rotoloni

una storia di odio e amore tra due fratellastri. La Walker trilogy è una trilogia su tre fratelli che devono proteggere tre donne che si vengono a trovare in pericolo. La Saga dei Guardiani è una serie fantasy che parla delle vicende di esseri sopranaturali come angeli, lupi, fate, streghe, sirene che combattono contro i crudeli Dei dell’Olimpo. Sicuramente di tutti i tuoi personaggi qualcuno di loro ti è entrato di più nel cuore. Chi scegli e perché? Blake e Rose, i protagonisti della duologia dell’oscurità, sono i personaggi che amo di più perché la loro storia d’amore è stata il primo romanzo che ho scritto. Scrivere nell’editoria moderna sappiamo non è facile. Quali sono secondo te le difficoltà maggiori e quali invece possono essere i punti di forza per un autore emergente?

Cara Elisa, benvenuta sul nostro Volodeisensi Magazine. Ho avuto il piacere di conoscerti da poco e purtroppo non ho ancora letto un tuo libro, nonostante ho acquistato la tua duologia. Ho notato che sei molto seguita, secondo te cosa colpisce di te i tuoi lettori? Ciao e grazie per l’opportunità che mi

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offri. Sono una persona semplice che vive i suoi sogni e penso che questo arrivi direttamente al cuore dei lettori. Pubblichi da poco tempo, ma hai già realizzato molti libri. Fai un rapido riassunto dei tuoi lavori ai nostri lettori? Ho pubblicato: la duologia dell’oscurità,

La difficoltà maggiore è il fatto che le case editrici volgono il loro sguardo di più alle autrici straniere che non ai talenti italiani. Una difficoltà che può avere un’autrice self come me è una persona che faccia un buon editing, cosa che fortunatamente io ho avendo mio marito che fa un ottimo lavoro oltre a occuparsi delle cover, booktrailer e del sito. Il punto di forza è che magari si ha più libertà. Ci sono i pro e i contro in tutte e due le cose.


Elisa Artemide sicuramente non è il tuo vero nome, come mai scegli uno pseudonimo e cosa lo ha ispirato? Ho preferito scegliere uno pseudonimo per non fare sapere ai miei parenti che scrivo libri erotici. Artemide è stato scelto in onore della mia dea preferita. Chi sei realmente nella vita e come riesci a far combaciare gli impegni di tutti i giorni con la scrittura? Sono una persona semplice che cerca di andare avanti nonostante sia disoccupata da due anni. Scrivere è nato come un sogno, è diventata una sfida e sta diventando la mia attività principale. Vista la tua rapidità nella pubblicazione immagino tu stia lavorando su qualche altro libro. Di che genere si tratta e tra quanto pensi possa uscire? Ultimamente sto lavorando a pieno ritmo. Ho appena pubblicato l’ultimo romanzo della Walker trilogy e a fine mese uscirà il mio nuovo libro, una storia d’amore su un uomo che deve cercare una moglie per poter adottare la sua nipotina rimasta orfana e la sua segretaria. Ho in progetto di scrivere una storia mm subito dopo questa.

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E N I L N O CHEF alese

atrizia P P i d a r u c a

MELANZANE RIPIENE INGREDIENTI PER 4 PERSONE -4 melanzane -salsiccia sgranata gr 200 -mozzarella gr 400 - parmigiano grattuggiato gr 100 -capperi gr 20 -salsa di pomodoro gr 200 -basilico, olio extravergine di oliva, sale, pepe q.b. Lavare le melanzane e tagliarle a metà nel senso della lunghezza; cuocerle in forno a 200 gradi per 15 minuti. Toglierle dal forno, lasciarle riposare per 10 minuti e con un cucchiaio estrarre la polpa lasciando intatta la buccia. Tagliare a dadini la polpa delle melenzane e la mozzarella, disporre il tutto in una zuppiera insieme alla salsiccia sgranata, i capperi, la metà del parmigiano, la salsa del pomodoro, olio, basilico, sale, pepe e unire bene tutti gli ingredienti. Adagiare il ripieno nelle bucce delle melanzane, cospargerle con il parmigiano rimasto, disporre in una pirofila e cuocere in forno a 180 gradi per 15 minuti.

INVOLTINI DI CARNE IN CASSERUOLA INGREDIENTI PER 4 PERSONE: Fettine gr 400 Pangrattato gr 200 Pecorino grattugiato gr 80 Capperi gr 60 Pinoli gr 40 Acciughe gr 60 Vino bianco, olio extravergine di oliva, sale, pepe, spezie, aceto balsamico q. b. Unire in una ciotola i capperi, i pinoli, il pangrattato, ¾ di pecorino grattugiato, le acciughe, il sale e il pepe. Stendere le fettine su un vassoio, distribuire il composto preparato, arrotolarle e chiudere con uno stuzzicadenti. Scaldare un filo d’olio in un padella, adagiarvi gli involtini dopo averli passati nel rimanente pecorino, rosolarli, bagnare con il vino bianco, lasciare evaporare, versare un po’ d’acqua, sale, pepe, coprire e continuare la cottura per 10 minuti. Disporli su un piatto di portata cospargendoli di spezie a piacere e aceto balsamico.

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INSALATA DI SALMONE E BRANZINO INGREDIENTI PER 4 PERSONE: -Polpa di salmone gr. 200 -Polpa di brazino gr. 200 -Un cespo di insalata riccia -2 finocchi -Olive nere gr. 100 -Pinoli gr. 20 -Capperi gr. 40 -Uno scalogno -Una foglia di alloro -Pomodori gr. 300 -Un limone -Mezzo bicchiere di vino bianco -Olio extravergine di oliva, sale, pepe q.b. Lavare e pulire le verdure. Tagliare i pomodori a spicchi e finocchi a fettine. Pelare lo scalogno, dividerlo a metà, disporlo in una casseruola, coprire con l’acqua, versare il vino bianco, aggiungere l’alloro, mettere sul fuoco e cuocereper 20 minuti. Salare la polpa di salmone e di branzino. Immergerle nel brodo bollente preparato e cuocere per 15 minuti, sgocciolandoli alla fine e lasciare intiepidire. Preparare una salsa con il limone, olio, sale, pepe, olive e capperi. Disporre gli ingredienti nel piatto di portata sopra un letto di insalata riccia, pomodori e finocchi e condire la preparazione con la salsa.

SEPPIE RIPIENE CON PATATE INGREDIENTI PER 4 PERSONE: -seppie gr 500 -patate gr 600 -2 pomodori pelati -mollica di pane casareccio gr 200 -un uovo -mezzo spicchio d’aglio -un ciuffo di finocchietto selvatico (in mancanza sostituire con erba aromatica) -un mazzetto di prezzemolo -pecorino gr 50 -olio extravergine di oliva, sale, pepe q. b. Pelare le patate, lavarle e tagliarle a pezzi. Preparare il ripieno: tritare finemente il prezzemolo, l’aglio e il finochietto selvatico. Sbriciolare la mollica di pane e aggiungere l’uovo, il pecorino grattuggiato e buona parte degli aromi tritati; mescolare e condire con l’olio,il sale e il pepe. Lavare le seppie in acqua corrente, riempirle con il ripieno, chiudere la sacca con uno stuzzicandenti, trasferirle in una padella,unire le patate e i pomodori tagliati a pezzi; condire con l’olio, cospargere il trito di aromi rimasto e cuocere in forno a 150 gradi per 50 minuti.

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“Il mio amico gay” di Leandra Pavorè a cura di Jessica Diotallevi

Leandra Pavorè, nota imprenditrice e scrittrice, col suo ultimo libro edito “Il mio amico gay”, non vuole di certo narrare la storia dell’omosessualità o del suo attivismo, di cui oggi fin troppo si dice. Tenta invece, ed eccelle, nel narrare cinque storie di amicizia intrecciate al suo destino e a quello di uomini meravigliosi, ma dannatamente gay. Che nonostante ciò divengono percorso e strumento per le consapevoli scelte della sua vita, e per i momenti di dolore con loro ha sapientemente condiviso. All’interno del testo i ricordi a sfondo biografico dell’autrice, trattano riflessioni sensibili e sentite sull’universo delle relazioni: amichevoli, d’amore, famigliari e lavorative. Leandra Pavorè è di fatto una cultrice dell’animo umano, delle sue complessità e invenzioni, dei suoi reali meccanismi e di quelli più misteriosi. Una personalità che non conosce né ammette ignoranza. L’autrice racconta di sé: “Mi piace scrutare le espressioni dipinte sui volti delle persone che incontro. C’è chi si copre e chi ritorna bambino. Ed io amo i bambini e le loro verità. Sono simili ad un buon bicchiere di

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vino rosso, a tavola, ma con la persona sbagliata. Illuminanti!” Il libro è di fatto un memoriale ed omaggio all’amicizia, al suo valore, di qualsiasi orientamento essa sia. Il miglior libro che si possa attualmente leggere sul mercato, edito da LEA PRODUCTION. Grande successo anche per le sue presentazioni editoriali ed in tutta Italia. L’ultima è avvenuta il 15 Dicembre 2017 a Palazzo Odescalchi in Roma. Numerosi gli articoli di giornale sulla stampa Nazionale, Reginale e locale: IL MESSAGGERO, LEGGO e molti altre testate. Attendiamo maggiori informazioni per i prossimi eventi di presentazione, così da poterli notificare.


Il tuo sorriso controvento - di Elle Eloise Recensione a cura di Manila Albanese “Il tuo sorriso controvento” è un libro scritto da Elle Eloise che, a primo impatto può sembrare il classico romance, mentre invece è una storia molto introspettiva che racconta la storia di alcuni ragazzi. E’ un racconto di attualità che tocca diversi argomenti delicati quali: la bulimia, l’anoressia, lo stupro e gli abusi sessuali. Da contorno una bellissima storia d’amore che nasce dalla comprensione di due ragazzi di essere stati toccati entrambi dal “male”. Il loro rapporto nasce all’inizio come più un bisogno di avere qualcuno che si occupi di loro e che li riporti a vivere... e mentre questo avviene, ecco che nasce anche il sentimento di rispetto e amore verso l’altro. Le tematiche sono difficili, ma l’autrice ci fa entrare in questo mondo in punta di piedi facendoci comprendere, a poco a poco, quali sono le conseguenze di questi abusi. I ragazzi si chiudono in loro stessi, non vogliono contatti con il mondo, ogni cambiamento incute loro terrore, la voglia di morire si insinua lenta nella loro mente. Sconfortante è leggere come questi protagonisti non si sentano in grado di dare una svolta alla loro vita e soprattutto che pensino di non averne diritto. Tutte le cose brutte che gli sono capitate loro credono di meritarsele, incolpandosi di ogni cosa. Bello è leggere come l’amore finalmente dà loro una via d’uscita e soprattutto la voglia di vivere ancora e di darsi un’opportunità. Credevo di leggere la classica storia d’amore e invece ho fatto un lungo viaggio verso l’inferno, prima di tornare a respirare in superficie. Bello, profondo e d’impatto, sicuramente ti lascia riflettere... insomma, davvero un buon libro. Manila Albanese

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Quotidianità di Emanuela Arlotta (dalla silloge ‘Visioni d’Oltre) Metto insieme i miei pezzi in silenzio asciugo gli occhi, la polvere si attorciglia nell’aria mentre la finestra lascia entrare un flebile vento distratto. Ogni cosa è in disordine uno strascico della mia guerra depositato come un velo sul primo piano della stanza Il gatto sonnecchia lieto ignaro del contesto, del mio umore, sornione sorride sereno sdraiato sul letto disfatto. Cosa resta la sera, quando tutto è stato detto? Quando l’oro si è consumato tra le fiamme del solito cerchio e gli occhi gridano attese che lasciano amari rimpianti? Resta il vagare dei pensieri , un lume trascendente tra i capelli spettinati resta l’aria immobile il senso che scompare il digrignare dei denti sotto fredde coperte invernali Resta il desiderio bruciante di riscrivere il foglio bianco mentre gli occhi si arrendono al sonno...ed il giro ricomincia...

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Si muore di Emanuela Arlotta (dalla silloge Visioni d’Oltre) Sì muore troppo spesso, si muore tutti i giorni, anche più volte al giorno. Si muore di troppi silenzi a volte di troppe parole.. Si muore senza preavviso, dentro come un battito d’ali che si ferma senza vento si muore dietro ad un distacco e nella lontananza in troppe lontananze si muore sempre lontano dove non c’è nessuno dove l’assenza ha dimora dove la terra brucia e non c’è grano...

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Interviste Impossibili

a cura di Patrizia Palese

Niccolo’ machiavelli

Un gennaio stranissimo. Fa caldo, anzi, per la precisione non fa freddo. E questo diventa un vero problema, perché se questa volta mi mandano chissà dove e soprattutto chissà in che momento dell’anno, se arrivo carica di cappotti, stivaloni, cappelli, sciarpe e guanti, rischio di stare due ore nell’anticamera di “CHISSA’CHI” prima di essere ammessa alla sua presenza; del resto se vado con pochi indumenti addosso, rischio di prendermi una bella infreddata…e proprio non mi sembra il caso, visto che sono appena uscita da un’influenza che mi ha piegata in due. Che poi, anche questo fatto che non si debba sapere chi intervistare fino a quando non si è in volo, mi sembra un’esagerazione! Nemmeno dovessi organizzare un colpo di Stato contro dei

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personaggi illustri, certamente, ma passati a miglior vita, anzi, a miglior tempo da diverso tempo, e mi si scusi l’assonanza! Credo proprio che oggi lo dirò al nostro responsabile; al massimo non cambierà nulla. Alla fine decido per un abbigliamento a cipolla, con scarpe comode, senza guanti…e che il protettore dei giornalisti mi protegga. In perfetto orario arriva la vettura che mi porterà al luogo preposto. Vetri neri, divisorio fra me e l’autista; nessuna risposta al mio allegro buongiorno. Tutto come da manuale, però uffa! L’aereo è sulla pista; salgo in fretta. Siamo in sette. Ci sorridiamo e subito appare il responsabile. Ci consegna le buste. Le apriamo, anzi, gli altri aprono le loro buste; io chissà perché mi rigiro la busta fra le mani. Il responsabile

si avvicina e mi guarda. Non dice una sola parola e continua a fissarmi. Apro la busta e…cazzarola! NICCOLO’ MACHIAVELLI! E immediatamente vedo il suo ritratto: viso ossuto, sguardo da topo furbo, fronte spaziosa, labbra sottili e poi quel movimento accennato della bocca che non sa sorridere ma solo schernire! Non certamente un bell’uomo e sicuramente nemmeno simpatico. E io a uno così che razza d’intervista posso fare? Magari è capace che mi mette nelle mani del Borgia e sparisco senza nemmeno rendermene conto. “La sua intervista precedente è stata molto apprezzata-e con gli occhi fa un leggero cenno verso l’alto-e siamo certi che solo a lei poteva essere data la possibilità di essere faccia a faccia con questo grande uomo. Non ci siamo sbagliati, vero?” non è una domanda, ovvio, e la mia risposta è un leggero sorriso d’assenso. Solo quando il responsabile si allontana, mi prendo 10 secondi per pensare a qualche rabbiosa espressione in dialetto e subito dopo organizzo la mia intervista. Scrivo un programma per ricordarmi alcuni punti, giusto in tempo per prepararmi a scendere dall’aereo. Mi volto verso i miei compagni; mi sorridono, ma a me non viene voglia di sorridere…sempre a me le cose difficili! Sono fuori, seduta su un masso e fa caldo, tanto caldo, troppo caldo. Vedo venire verso di me una carrozza. Entro e sento ancora più caldo. La carrozza attraversa una strada sterrata: ai due lati immensi campi di grano e contadini che lo raccolgono in fascioni.


“Scusate, ma in che mese siamo?” “Siamo in giugno, il 18 giugno del 1498 e per grazia di Dio a Firenze” intanto comincio a togliermi le calze, il golfino e a sbottonare i primi due bottoni della camicetta. La carrozza si ferma davanti all’ingresso di un palazzetto senza pretese a due piani. Scendo e dal portoncino esce una donna che quando vede le mie gambe nude per poco non sviene; praticamente mi spinge in casa e continua a spingermi fino a farmi entrare in una stanza. In pochi minuti mi ritrovo spogliata e rivestita con un abito frusciante di seta, i capelli mi vengono tirati indietro e tenuti fermi da un nastro annodato sulla nuca. So di essere abbastanza ridicola, ma non ho il tempo nemmeno di dirlo “Per fortuna che sulla via non c’era nessuno! Andare in giro con le gambe nude!” Ovviamente non replico. E finalmente si va, perché Niccolò Machiavelli il 19 giugno 1498, cioè domani, verrà insignito della carica di Cancelliere di Firenze, per la precisione l’ottavo cancelliere e rimarrà con tale carica fino al 7 novembre del 1512 e dopo di lui la carica sarà abolita…ma questo non lo può sapere. Per questa occasione messer Niccolò di Bernardo dei Machiavelli, noto per i più come Niccolò Machiavelli, concederà il suo tempo a chi vorrà porgli domande e lo si potrà fare nella sua abitazione…e io, accompagnata dalla donna che mi ha accolto, spogliata, vestita e acconciata come se fossi una statuina di cera, ora non mi perde d’occhio un momento e insieme ci stiamo avviando proprio là. Giunte di fronte a un portone massiccio, la mia accompagnatrice bussa con decisione e, appena l’uscio si apre, entra trascinandomi per il polso. “Non essere sfacciata. È un grande onore essere alla sua presenza. Egli è molto di più di quello che tu possa immaginare: è uno storico, un filosofo, uno scrittore, un politico e un drammaturgo, ma soprattutto è un fiorentino” Mi viene voglia di dirgli che io sono una romana, scrittrice, drammaturga e storica…ma lui è lui, e io forse sono solo me. E si entra in una grande stanza che per la stagione è fresca. Di spalle lui, il Machiavelli, e quando si volta mi viene quasi naturale fare un mezzo inchino.

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Mi avvicino e mi fa segno di sedere. “Mi è stato riferito che una femmina, una donna, voleva pormi delle domande. Sono molto incuriosito da questa novità. Iniziamo da dove e quando sono nato?” “Messer Machiavelli, credo che tutti sappiano che lei nacque a Firenze il 3 maggio del 1469…” “Allora procediamo con altre domande. Lei, sicuramente, ne avrà alcune da pormi” “Poche persone hanno saputo creare un termine dal loro nome o cognome. Il termine MACHIAVELLICO è entrato nel parlare quotidiano per indicare un tipo preciso di intelligenza acuta e sottile, ma anche spregiudicata. Lei ha mai avuto sentore che ciò sarebbe avvenuto?” “Quando non si sa come demolire la ragione, la verità, si cerca di vestirla con panni inadatti. La mia verità è esposta nella mia opera IL PRINCIPE, dove si espone in maniera più che chiara il mio concetto di ragion di Stato e la concezione ciclica della storia. Fu un grande passo avanti, il mio, nel dichiarare la politica come scienza e come tale, rispondente a regole e leggi. E questo non mi è stato mai perdonato, la chiarezza, l’universalità del concetto moderno che per molti è spregiudicato e amorale” “Forse questa sua visione risente della sua infanzia non propriamente felice? Del resto lo scrisse lei stesso NACQUI POVERO ED IMPARAI PRIMA A STENTARE CHE A GODERE” “La vita, nelle migliori delle ipotesi, ti toglie sempre qualcosa…a me tolse l’infanzia, ma non fui il solo. Ma non parliamo di ciò. No, nessun

ricordo amaro mi portò a questa mia visione di una scienza nuova; fu solo la mia intelligenza che mi condusse” capisco che ho toccato un nervo scoperto e mentre faccio questa considerazione, incontro lo sguardo della donna che mi ha accompagnato; se potesse mi riempirebbe di sberle, per cui cercherò di fare più attenzione. Vorrei chiedergli perché dal 1512 fu allontanato in modo forzato dalla politica attiva dopo tanto suo prodigarsi, ma siamo ancora nel 1498 e ciò non è avvenuto. Anche perché si sa bene ciò che accadde, e forse ricordargli quella spina nel fianco che fu per lui e Firenze, Pisa e la sua riconquista, sarebbe un riaprire ferite ancora sanguinanti. “Credo che sia opportuno parlare di Cesare Borgia” “Un vero signore, mi creda, un gran soldato amato dai suoi e rispettato dai nemici” “Eppure non fu nei confronti di Firenze magnanimo e se non fosse stato per la Francia chiamata dai fiorentini in soccorso, avrebbe imposto alla città pesanti sanzioni” “Sì, certo e fui io stesso che andai con ambascerie insieme al vescovo di Volterra monsignor Soderini per trattare una tregua onorevole. La crisi fu superata grazie agli eserciti francesi certamente, ma più di ogni altro s’era da punir Arezzo per il tradimento, molto di più che il Borgia” “Lei era affascinato da Cesare Borgia?” “Affascinato non è il termine giusto; oserei proporre ammirato. Egli rappresentava la personificazione del


vero principe che combatte fiero per la sua gloria e per quella della sua famiglia. Per questa gloria si può e si deve vedere un futuro politico valido. Non fu riconosciuto a egli e a me il valore dell’onore. Ma ciò poco importa. I tempi sapranno dare a entrambi il giusto riconoscimento” “Pochi sanno di lei nel quotidiano. Le posso chiedere di dirci qualcosa a proposito?” “Ebbi in moglie una donna umile che mi rese padre ben sei volte. Con me fu moglie devota e ciò dovrà essere bastevole per gli altri. Della vita propria non si può far mercato” la sua voce è profonda; vuoi veder che forse lui voleva solo aver la quiete in casa e nel cuore? Non giro lo sguardo verso la donna che, sono certa, se potesse mi farebbe uscire da lì a calci. “Di lei restano molti trattati che per lo più illustrano il potere terreno di nazioni e regnanti. La sua fu una scelta dovuta e voluta dagli eventi?” “In parte sì, ma primariamente il mio essere uno storico mi imponeva di farlo. La storia si ripete, non v’è nulla di nuovo, per cui registrare eventi, uomini d’armi con le loro decisioni, le loro sconfitte, potrebbe essere d’utile per altri allorché si dovessero trovare in situazioni similari. Credo molto in questo. So cosa sta pensando, ma stia serena. Come faccio a saper ciò che avverrà? Non si ponga pena, lo so e ciò basta. Del mio creder nello Stato e nel suo salvarlo da ogni iniquo male, non mi verrà riconosciuto alcun merito. Sarò

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esiliato e mi sarà fatto divieto di entrare in Palazzo Vecchio. Dissero di me che fui al soldo del potente, ma a saper leggere la lettera che indirizzai a Francesco Vettori, si potrebbe far nascere dei dubbi sul mio cinismo e comunque non mi toccò il disprezzo di chi favorii con la mia scienza” “Ma lei a chi dedicò realmente IL PRINCIPE?” “Di volta in volta a chi meritasse il titolo…e ogni volta mi convincevano d’essermi confuso” “Nulla da dire riguardo alle sue opere teatrali?Alla MANDRAGOLA, per esempio…” “C’è molto di Niccolò in quella commedia, ma non credo di dir cosa nova. Ben poco c’è da aggiungere, mi creda. Firenze mi riconobbe figlio solo quando mi perse, ma anche questo è notizia conosciuta per chiunque si affidi alla giustizia umana” “osso dirle con tranquillità che l’Italia le riconobbe il merito di essere stato il più grande teorico della politica, in quanto proprio per la ragion di Stato, lei asserì che si debbano sacrificare i propri principi per l’interesse del popolo, non assoggettandosi a principi teologici e morali, dove gli ideali debbano venire in secondo piano per favorire il benessere della collettività e dello Stato. Sa che questa visone si richiama completamente all’Umanesimo e racchiude gli ideali del Rinascimento?” chissà perché ho sfoderato tutto il mio sapere per consolare quest’uomo; è inutile, non ce la faccio a dare addosso a un vinto e il Machiavelli che conosce il suo futuro è uno scon-

fitto. Poi mi ricordo della sua invettiva contro Dante e quasi mi vorrei rimangiare tutto. Ma no, in fondo era una litigata fra fiorentini e si sa, i toscani son d’umore strano. “E’ silenziosa. Pensa che questo personaggio le abbia detto tutto quello che voleva sapere?” “Oh no, ma stavo pensando. Lei è stato molti uomini: politico, poeta, drammaturgo, filosofo. Per ognuno di questi uomini ci vorrebbe un’intervista e non credo che lei mi possa dedicare tanto tempo. Però un’altra domanda la voglio fare, se me lo permette e la voglio fare allo storico. Nella sua trattazione lei afferma che la storia è il punto di riferimento verso il quale il politico deve sempre orientare la propria azione e quindi che la storia fornisce i dati oggettivi su cui basarsi, i modelli da imitare, ma indica anche le strade da non ripercorrere. Per lei la storia si basa su una ciclicità, ossia…” “Tutti li tempi tornano, li uomini sono sempre li medesimi” “Appunto, ma nonostante ciò dà una grande importanza alla virtù, ovvero alla capacità dell’uomo di dominare il corso degli eventi utilizzando opportunamente le esperienze degli errori compiuti nel passato, nonché servendosi di tutti i mezzi e di tutte le occasioni per la più alta finalità dello Stato, facendo anche violenza, se necessario, alla legge morale. Non le sembra che è in contraddizione con il concetto che tutti i tempi tornano e gli uomini siano sempre i medesimi?”” Solo apparente.


La politica è per i grandi protagonisti, non per il “vulgo”, perché ci vuole coraggio e per poter decidere per il benessere dello Stato, bisogna saper comprendere le leggi e saper prevenire il male che una decisione avventata porterebbe a tutto il popolo. Le rivoluzioni portate avanti da un popolo senza comando han portato sempre a ripetere errori precedenti con risultati peggiori di ciò che volevano cancellare” “Vuole dire che se un popolo si fosse messo sotto il comando di un principe, l’unità di quel popolo avrebbe garantito lo Stato stesso diventando una nazione forte?” “So a cosa vorrebbe farmi dire, ma non ho mai pensato a una Italia sotto un unico principe; per me era importante cancellare il potere del papa che spezzava in due la fierezza di questa terra. Il resto non mi appartiene. Il concetto di nazione per me era sinonimo di popolo fiorentino, milanese…non era il mio tempo per parlare di Nazione come la intende lei” Senza che me ne renda conto, mi trovo a fianco la donna che mi ha accompagnata. Mi tocca la spalla e mi fa segno che è ora d’andare. Questa volta non faccio l’inchino. Lui, il grande Niccolò Machiavelli, mi guarda senza sorridermi “Non è facile mantenere il cipiglio che altri m’hanno dato. Non son mai stato cortigiano, ma la mia città io l’ho amata assai…anche se pochi l’hanno inteso” “Se

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può servire a qualcosa, io l’ho capito. Ha ragione lei, non è semplice essere un Machiavelli” gli sorrido e lo vedo accennare un sorriso. La donna mi trascina fuori quasi fossi un sacco. È chiaro che non le sono simpatica, ma nemmeno lei a me e forse ho intenzione di dirglielo. Quando siamo nella sua casa e indosso di nuovo i miei abiti, sento la sua voce stranamente dolce “Era un bel bambino, ma anche allora troppi pensieri aveva. La sua mamma non ce la faceva e tante volte veniva da me per mangiare un po’ di più dei suoi fratelli. Troppi pensieri in quella testa, troppi…” La carrozza è fuori. In un attimo sono di nuovo dove sono arrivata e fra gli appunti, ritrovo una lettera ingiallita… ne leggo le prime righe e la riconosco: la lettera di Niccolò Machiavelli a Francesco Vettori, datata 10 dicembre 1513 e decido di allegarla all’intervista. Chiunque l’abbia messa fra i miei appunti, lui o quella donna, è giusto conoscerla, perché non facile essere un Machiavelli, che visse fino al 21 giugno 1527

« Venuta la sera, mi ritorno in casa ed entro nel mio scrittoio; e in su l’uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto

panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui uomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio e che io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandargli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro umanità mi rispondono; e non sento per quattro ore di tempo alcuna noia; sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte; tutto mi trasferisco in loro. E perché Dante dice che non fa scienza sanza lo ritenere lo avere inteso, io ho notato quello di che per la loro conversazione ho fatto capitale, e composto uno opuscolo de Principatibus » (Lettera a Francesco Vettori, 10 dicembre 1513)


LA REDAZIONE

Manila Albanese

Cristina Rotoloni

Manila Albanese è nata a Ventimiglia il 28/09/1977. Cresciuta lì fino all’età di tredici anni si trasferisce poi a L’Aquila, dove si diploma come Maestro d’Arte in decorazione pittorica. Frequenta poi l’Accademia di Belle Arti di Roma, dove si laurea in Scenografia Teatrale e Cinematografica. Dopo undici anni vissuti nella capitale, si trasferisce nuovamente a L’Aquila, dove risiede tutt’ora. Always and Forever è il suo primo romanzo. In prossima uscita: Come due gocce d’acqua.

nasce a Roma il 20 luglio 1977. Vive parte della sua vita tra L’Aquila, Ville di Fano e Capitignano. Si diploma come Maestro D’Arte e consegue la Maturità Artistica all’Istituto Statale d’Arte. Si laurea con il massimo dei voti in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di L’Aquila. Ha esposto due mostre pittoriche: una a Ville di Fano e l’altra a Montereale (AQ). Ha collaborato per l’organizzazione e la scenografia di alcuni spettacoli teatrali con l’Accademia di Belle Arti e l’Istituto Gramma di L’Aquila. Ha progettato e realizzato, in collaborazione con Annalisa di Filippo, dei cappelli per la “Perdonanza Celestiniana”. Ha collabora con l’associazione onlus “Il Camaleonte” per dei corsi di “Arte, immagine e modellismo”. Dipinge quadri ad olio e pittura su vari materiali. Dopo il terremoto di L’Aquila 2009 si trasferisce in provincia di Chieti dove scrive e illustra le sue favole dal titolo “Stellino” e “Tom”. Si dedica anche alle illustrazioni delle favole di altri autori come “Matilde” di Antonio Sparatore. Scrive articoli per il Magazine online “Volodeisensi°” di Emanuela Arlotta. Idea e cura la pagina su facebook “Un Racconto a più Mani”. Intervista, recensisce e presenta i libri degli autori emergenti per i quali ha ideato e realizzato la Video Rubrica “Oggi parliamo di…” E’ nel 2013 tra i finalisti del concorso “Montesilvano Scrive - Una storia di Natale”. Pubblica, come libro d’esordio, la raccolta di racconti “Frammenti di Vita” nel 2012. Nel 2014 pubblica il suo primo romanzo dal titolo: “Tatuaggio”.

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Emanuela Arlotta Nata a Roma il 20 Settembre 1975. Ho sempre avuto una forte propensione all’introspezione e alla conseguente scrittura di poesie e racconti che indagano in maniera approfondita l’animo umano, quello legato all’Io più profondo. Questa mia voglia di comunicare ha superato i limiti della carta e della distanza con la creazione di questa community letteraria (Volodeisensi.it) che gestisco con passione e amore tutti i giorni e di cui sono felice facciano parte tante persone che credono ancora nei sogni. Anche il Magazine online è una mia idea, realizzata grazie al supporto informatico di alto livello di mio marito Leonzio Nocente, il quale è anche il creatore materiale di Volodeisensi.it e di altri siti molto conosciuti. Lavoro nell’informatica da anni e scrivo da quando sono nata. Ho auto-pubblicato due libri nella collana ‘ilmiolibro’, uno di poesie ‘Volodeisensi’ e uno di racconti ‘La Sfera’, che stanno riscuotendo molto successo e che presto saranno disponibili anche in formato ebook nello store Apple. Ho pubblicato la silloge poetica ‘Dalla parte dell’Anima’ edita da Galassia Arte Editore.

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Leonzio Nocente Nato a Francavilla Fontana il 23 Maggio 1979, Architetto informatico che lavora da 14 anni nel settore IT. Le sue conoscenze vanno dallo sviluppo di portali alle applicazioni in tutti i campi compreso quello mobile. Nella sua carriera ha partecipato alla nascita di grandi portali Nazionali del settore comunicativo e collaborato con grandi multinazionali Italiane e Americane. “Questa mia opera epica che ha visto ben due anni di progettazione e sviluppo è stata la mia più grande soddisfazione, realizzare il sogno sempre vivo di una bambina, mia moglie Emanuela. Volodeisensi.it non è una semplice community ma un vero e proprio portale Letterario dove i sogni diventano realtà. Sono solo l’autore materiale, un penna su un foglio vuoto che viene guidato dalle emozioni di mia moglie che ogni giorno dà la possibilità a tanta gente di esprimersi e soprattutto di essere ascoltata.Con tanta commozione dedico questo nostro lavoro ai nostri figli e a tutta la gente che crede e crederà in Volodeisensi.it”


Patrizia Palese Nata il 28 maggio 1954 a Roma, ricercatrice storica. Presidente dell’Associazione Culturale OMNIAPOLIS dal 2006. Poetessa, romanziera, drammaturga, sceneggiatrice, regista. Libri editi: ‘Come Orfeo’ - Gruppo Edicom, ‘Gli infiniti volti dell’amore’ – Linee Infinite, ‘La trama e l’ordito’ - Liberodiscrivere-Studio64, ‘Vita e Monumenti’ auto-pubblicato. Le opere teatrali rappresentate: -Diritto di Recesso, a Milano nel gennaio del 2008, Roma, Crotone, Bologna nel 2013-2014. –‘Caterina, donna d’amore’, Roma 2012 - Roma 2015. Racconti in Antologie: - “Mondo a rovescio”, “Cattighiusa”, “Pensieri Letali”, vincitore del (III posto) nel concorso nazionale “GOCCE DI SANGUE” (marzo 2014) -Il racconto C’ERA UNA VOLTA vincitore della Seconda Edizione Nazionale Concorso Racconti Inediti “LAURACAPONEEDITORE” – Monologhi e corti teatrali : “…e così sia!” Verona 2012; “Un giorno come un altro” Roma 2014. Membro del Direttivo dell’Associazione Culturale Tertulia’s con il ruolo di Responsabile Amministrativo. Attualmente si occupa di recensioni teatrali, cinematografiche, libri editi oltre a condurre la gestione di rubriche presso il giornale Volodeisensi Magazine e Art Litteram.

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Mariagrazia Talarico Talarico Mariagrazia nata il 14-09-80 a Bellano Lecco, Residente in provincia di Lecco, studi magistrale Bertacchi Lecco. Una silloge edita “Delicata com’ali di farfalla” ed Il Filo classificata terza del concorso internazionale insieme nel mondo 2.


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