Verso una metropoli a metabolismo chiuso e ad alta connettività

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a cura di

R. Cappellin, M. Baravelli, M. Bellandi, R. Camagni, E. Ciciotti, E. Marelli

Questo libro definisce le condizioni e le modalità per individuare, promuovere e attuare un massiccio piano di investimenti pubblici e privati, nazionali, regionali e locali, che operi come “motore trainante” del rilancio della crescita e dell’occupazione. La strategia proposta ha chiari obiettivi: l’integrazione delle politiche macroeconomiche con le politiche del territorio e delle città e con le politiche microeconomiche degli investimenti e dell’innovazione. In particolare, si ritiene strategico promuovere la crescita della domanda interna nell’economia del Paese, rispondere ai nuovi bisogni, ora latenti ed emergenti, dei cittadini e individuare gli strumenti industriali, finanziari e normativi necessari per aggregare le domande individuali di beni e servizi “comuni” o collettivi.

Investimenti, innovazione e città

Il libro individua alcune “idee forza” su grandi “progetti strategici prioritari” (turnaround projects), sia industriali sia infrastrutturali, che possono essere intrapresi dalle imprese e dalle istituzioni pubbliche e in particolare da quelle locali. Inoltre, sono proposti gli strumenti finanziari e le strategie di sostegno più adeguati da parte delle banche, degli altri intermediari e degli investitori istituzionali italiani ed esteri. Il libro vuole promuovere un movimento di opinione per una nuova politica economica e industriale in Italia rivolgendosi a tutti i suoi protagonisti e in particolare ai cittadini. Questa proposta può quindi risultare utile per promuovere un “tavolo di confronto” tra gli attori economici più rilevanti, che affronti il tema delle scelte nelle politiche per la crescita sulla base di schemi teorici e di intervento più efficaci di quelli finora adottati, che non ci fanno uscire da una sostanziale stagnazione di lungo periodo.

Il Gruppo di Discussione “Crescita, Investimenti e Territorio”, che ha elaborato la proposta illustrata in questo libro, ha riunito a uno stesso tavolo più di 50 docenti e ricercatori delle università e dei centri di ricerca esperti di economia industriale, economia regionale, urbanistica, esperti del mondo delle imprese e delle maggiori istituzioni bancarie nazionali e delle amministrazioni pubbliche, assieme ai responsabili delle politiche industriali delle confederazioni sindacali nazionali. Il Gruppo di Discussione mantiene un rapporto stretto con le diverse Società Scientifiche, come l’Associazione Italiana di Scienze Regionali e la Società Italiana di Economia e Politica Industriale, che da molti anni organizzano la discussione tra gli studiosi di economia regionale e industriale.

Una nuova politica industriale per la crescita

crescita europea

Marelli Garofoli

Sanna

Sateriale Cusinato

www.egeaonline.it

s&r 1388-5c senza prezzo e dorso.indd 1

Reviglio Bellandi

Mutinelli

Giorgetti Pilotti Barberio Coda

Mariotti Sacchi Bruzzo Pasqui

Baravelli

Di Tommaso

imprese

Longhi

lavoro

Farina

Pellegrini

Frey

Orsenigo

Laini

Ferlaino

Vitale

Coltorti

Colonna

Bramanti

Capasso

Cappellin

Rullani

Vitali

Battaglia Sterlacchini

Mazzola

Rotondi Bracchi

Silva

strumenti finanziari Camagni

Prezioso Corò

progetti territoriali

Goggi

Beltrami Gadola

Gori

Gervasoni

Guelpa

Lattarulo

Pasetto Cipolletta

Ciciotti

studi&ricerche

18/06/15 16:37


Indice

Prefazione, di Alessandro Sterlacchini, Presidente della Società Italiana di Economia e Politica Industriale (SIEPI)

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Prefazione, di Fabio Mazzola, Presidente dell’Associazione Italiana di Scienze Regionali (AISRe)

13

Linee guida di una nuova politica industriale per la crescita, di Riccardo Cappellin, Maurizio Baravelli, Marco Bellandi, Roberto Camagni, Enrico Ciciotti, Enrico Marelli

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1. Il Gruppo di Discussione “Crescita, Investimenti e Territorio” e la collaborazione della comunità scientifica nelle politiche per la crescita economica 2. La ripresa della domanda interna e l’integrazione tra politiche macroeconomiche e politica industriale 3. Un nuovo modello di industria e le opportunità di innovazione e investimento 4. La qualità della vita nelle aree urbane come stimolo per una nuova strategia industriale 5. I nuovi mercati-guida nelle città e i progetti di investimento strategici 6. Dalle idee progettuali alla progettazione e la creazione di reti di innovazione 7. Il crollo degli investimenti pubblici locali e la politica di austerità nazionale 8. La finanza di progetto e il cambiamento nel sistema finanziario 9. Un nuovo modello di management e di corporate governance nelle imprese italiane orientato alla crescita 10. La governance del PPP e il ruolo dell’amministrazione pubblica nelle nuove politiche industriali e territoriali 5

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Indice

I. CRESCITA EUROPEA La crescita e l’innovazione dipendono da una nuova politica industriale, di Riccardo Cappellin

91

Investimenti per uscire dalla crisi, di Enrico Marelli

101

Investimenti per la ristrutturazione della politica economica europea, di Gioacchino Garofoli

111

Crisi o stagnazione per l’economia italiana? di Salvatore Capasso

117

Liberare risorse, qualificarsi, partecipare: verso un modello economico post-liberista, di Fiorenzo Ferlaino

125

L’impresa come soggetto dello sviluppo economico, di Marco Vitale

137

Quali politiche per la ripresa economica? di Fulvio Coltorti

145

II. IMPRESE Investimenti, rischi e governance di impresa, di Enzo Rullani

153

Piattaforme territoriali per l’innovazione, fra città e distretti industriali, di Marco Bellandi

161

Politiche per il rilancio dell’industria italiana: settori strategici, cambiamento strutturale e domanda di qualità della vita dei cittadini, di Marco R. Di Tommaso

167

Politiche di rete per la competitività delle PMI: cosa imparare dall’esperienza lombarda, di Alberto Bramanti

175

Attrazione degli investimenti esteri e catene globali di fornitura: un’analisi empirica, di Giampaolo Vitali 183 Le politiche per l’attrazione degli investimenti esteri, di Sergio Mariotti e Marco Mutinelli

193

Green Economy: dal paradigma all’azione, di Massimo Battaglia e Marco Frey 205 6


Indice

III. LAVORO Politiche per la ricerca e l’ innovazione, di Luigi Orsenigo

215

Esiste ancora uno spazio per una politica industriale? di Guido Pellegrini

221

Le politiche industriali “locali” per rilanciare imprenditorialità e “capitale territoriale”, di Maria Letizia Giorgetti e Luciano Pilotti 227 Verso una metropoli a metabolismo chiuso e ad alta connettività, di Giuseppe Longhi

235

Un mutamento di paradigma per la governance della creatività, di Augusto Cusinato

245

Del processo di cambiamento economico-sociale, di Vittorio Coda

253

Il dipartimento industria della CISL: riflessioni, sfide complessive e progettualità, di Cosmo Colonna e Giuseppe Farina

257

Contrattazione territoriale per creare occupazione, innovazione e sviluppo locale, di Riccardo Sanna e Gaetano Sateriale 263 Crisi e territorio: il caso di Monza e Brianza, di Maurizio Laini

269

Il ruolo degli esperti nel dibattito politico sulle politiche per la crescita, di Raffaele Barberio

275

IV. STRUMENTI FINANZIARI Rilancio economico e smart cities: progetti e strategie finanziarie, di Maurizio Baravelli

283

Idee per un rilancio degli investimenti pubblici locali, di Roberto Camagni

297

Finanza pubblica e investimenti locali durante la crisi, di Giuseppe Gori e Patrizia Lattarulo

303

7


Indice

Ruolo delle banche a sostegno dello sviluppo delle regioni: sistemi competitivi territoriali, filiere produttive globali e credito, di Attilio Pasetto e Zeno Rotondi

311

Finanza per gli investimenti: una finestra di opportunità, di Fabrizio Guelpa

319

Municipalizzate rentier o innovative?, di Francesco Silva

323

Rigenerare l’industria creando nuove imprese tecnologiche, di Giampio Bracchi

329

Smart regulation per il rilancio delle città e dell'economia, di Innocenzo Cipolletta

337

Infrastrutture, capitali e intelligenze: le città come hub di sviluppo, di Anna Gervasoni

345

Il finanziamento delle infrastrutture. Verso un nuovo modello, di Edoardo Reviglio

349

V. PROGETTI TERRITORIALI Le politiche e i progetti urbani nel quadro della nuova normativa nazionale ed europea, di Enrico Ciciotti 363 Scala, efficienza, equità: le condizioni per un nuovo ciclo di investimenti sul territorio, di Giancarlo Corò

373

Il ruolo delle politiche economiche volto a favorire il processo di sviluppo sul territorio: un contributo critico, di Aurelio Bruzzo

381

Quali investimenti urbani di breve periodo per un futuro europeo di lunga durata, di Maria Prezioso

389

La visione del futuro della città e la ripresa dell’economia, di Giorgio Goggi

399

Efficientamento energetico e riqualificazione del welfare materiale: una proposta per le scuole lombarde, di Gabriele Pasqui

407

8


Indice

Città metropolitana di Milano. Pianificazione strategica e generazione di progetti, di Franco Sacchi

413

Edilizia: il motore fermo della crescita, di Luca Beltrami Gadola

421

VI. LA RIPRESA ECONOMICA E LA POLITICA INDUSTRIALE E REGIONALE La ripresa economica e la politica industriale e regionale: documento di sintesi del Gruppo di Discussione “Crescita, Investimenti e Territorio” nel 2014, di Maurizio Baravelli, Marco Bellandi, Roberto Camagni, Riccardo Cappellin, Enrico Ciciotti, Enrico Marelli

429

I curatori

453

Gli autori

455

9


Verso una metropoli a metabolismo chiuso e ad alta connettività Giuseppe Longhi 1

1. Processi innovativi e risorse finanziarie I recenti provvedimenti finanziari (Juncker e Draghi) secondo molti potrebbero essere per il nostro Paese lo stimolo per accelerare la realizzazione di un palinsesto di innovazione concordato in sede europea fin dagli anni ‘90, a partire dal 5° programma quadro, e basato su: incremento della disponibilità e produttività delle risorse naturali- energia rinnovabile - dematerializzazione connettività - cibernetica - coesione. Sarebbe così se la condizione di vincolo all’avvio di un adeguato processo di innovazione fosse la mancanza di disponibilità finanziaria, ma dal 5° programma quadro ad oggi l’Italia non ha mai sfruttato appieno la disponibilità concessa dal bilancio comunitario, fino a toccare il 50% di fondi non spesi in occasione dei fondi concessi alle zone obiettivo 1 dal 7° F.P. Quindi la reale motivazione della caduta della produttività è ricollegabile a due fattori fra di loro interconnessi: • la mancata capacità di guidare i processi innovativi da parte degli enti locali, e, legata a questa, l’assenza di una visione sui fondamentali cambiamenti che stavano e stanno investendo i nostri territori urbani. Infatti, la promozione e la realizzazione dei progetti, secondo la prassi comunitaria, è prevalentemente a carico degli enti locali, in sinergia con il mondo della ricerca e dell’impresa, secondo la filosofia della tripla elica; • le carenze nel connettere le politiche economiche ed urbane con gli obiettivi delle Convenzioni internazionali, specie quelle sull’ambiente 1

IUAV, Venezia, e-mail: longhi@iuav.it.

235


Investimenti, innovazione e città

(vedi Tabella 1 - Obiettivi delle Convenzioni internazionali sull’ambiente). Infatti i Programmi Quadro comunitari sono sincroni con gli obiettivi delle Convenzioni internazionali, che devono essere raggiunti entro il 2050, e si configurano come un’agenda di sostanziale trasformazione dell’organizzazione produttiva, sociale e urbana. I programmi sono simmetrici con una serie di spunti scientifici innovativi, fra i quali si possono ricordare 2: • economia delle idee: considera endogeni al modello economico creatività e sapere (a differenza del modello neoclassico che considera endogeni i soli capitale e lavoro), di conseguenza il motore dello sviluppo è la città creativa; • modello di sviluppo antropocenetico: segna la fine degli interventi come atto della dominazione dell’uomo sulla natura a favore della progettazione come atto in simbiosi con la natura. Da qui il modello di progettazione metabolico; • cambiamento del paradigma della produzione industriale: passaggio dalla produzione per sottrazione di materia e secondo regole meccaniche alla produzione additiva e secondo regole biologiche. Questo cambiamento, unitamente a quello che verrà citato di seguito, dell’alta connettività o internet delle cose, dà luogo a quella che viene definita la terza rivoluzione industriale; • connettività: l’alta connettività (fra persone, fra persone e cose e fra cose) sta generando una nuova ecologia della produzione, in cui l’industria di base diventa lo stoccaggio e manipolazione dei big data e la manifatturazione è integrata con il trattamento di ogni genere di media. L’alta connettività dunque richiede un pesante intervento pubblico per lo stoccaggio dei dati (per il semplice fatto che essi sono di proprietà pubblica) e dà luogo ad una rapida evoluzione nei prodotti che da passivi stanno trasformandosi in interattivi; • tsunami del sapere: nel 2014 entra nella sua maturità la didattica a distanza e l’UE invita a riorganizzare il sapere per stimolare l’industriosità dei cittadini. L’organizzazione dei centri consolidati del sapere è messa severamente in discussione; • ricerca sul funzionamento del cervello umano: su questo tema sono concentrate le risorse di USA, UE e Giappone. Gli obiettivi sono molteplici: decodifica dei processi mentali, robotizzazione, computer neuronali. Da Asimov all’Accademia delle scienze britannica è unanime l’invito alla prudenza verso un filone che promette la completa sostituzione del lavoro umano e molti corollari non tranquillizzanti. 2

Si veda la prima sezione della bibliografia.

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Lavoro

Tabella 1 - Obiettivi delle Convenzioni internazionali sull’ambiente

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Investimenti, innovazione e città

2. L’esigenza di un’agenda per lo sviluppo sostenibile Se l’elemento chiave della perdita di produttività non è imputabile alla carenza di risorse finanziarie ma alla disattenzione con cui si è guardato sia ai processi innovativi, sia ai nuovi modelli di governance che questi impongono (anche questo argomento è ripetutamente sollevato nei monitoraggi dell’UE sull’efficacia delle politiche di governo), il punto di crisi del nostro sistema è l’assenza di una politica dell’innovazione, sia sul fronte della pubblica amministrazione che delle imprese. Occorre di conseguenza tessere una ragnatela olistica che dipani i fili dell’innovazione con lo scopo di proporre rapidamente agende per lo sviluppo sostenibile capaci di inserire il nostro contesto nel sistema di piattaforme economiche proposte dall’UE. I momenti topici delle agende potrebbero essere: • definizione del mix di innovazione attraverso il confronto tra le politiche delle Smart Specialization regionali, il quadro delle key enabling technologies dell’UE, gli scenari relativi alle disrupting technologies; • inserimento dell’agenda in un quadro comparativo internazionale, al fine di definire le piattaforme con cui sarebbe più opportuno operare; • articolazione dell’agenda per spazi megapolitani policentrici o per macroregioni, assumendo la macroregione policentrica milanese e napoletana come esperienze pilota o generatrici. Il modello che qui si propone fa riferimento all’esperienza inglese, dell’individuazione di contesti generator per testare col metodo dell’esperienza pilota le agende dell’innovazione, e all’esperienza olandese, che probabilmente è quella che interpreta meglio le potenzialità del palinsesto comunitario 3. Essa infatti: • è all’avanguardia nella comparazione fra le metropoli europee, lette attraverso la riclassificazione delle risorse umane, naturali e fisiche, secondo il criterio della potenzialità di innovazione. Grazie a questo strumento siamo quindi in grado di comparare in modo interattivo le metropoli e le regioni italiane con quelle europee; • ha sviluppato principi ed effetti della progettazione antropocenetica e li sta applicando a Rotterdam; • sta sperimentando la realizzazione di un nuovo contesto urbano innovativo ad Almere; • sta programmando un rinnovo radicale della progettazione metropolitana, studiando la ‘dilatazione’ dell’area del Delta verso l’area di Amburgo, auspicando nuovi livelli di integrazione con l’area padana.

3

Si veda la seconda sezione della bibliografia.

238


Lavoro

L’Olanda, per il suo dinamismo e dimensione ‘regionale’ è un opportuno punto di riferimento, ormai anche operativo, grazie alla qualità degli strumenti che offre alla comunità internazionale (piattaforma GEO all’UNEP, piattaforma metropolitana all’UE). 3. L’urgenza di ottimizzare metabolismo metropolitano e connettività In assenza di agenda e piattaforme, esiste pur sempre l’urgenza di individuare priorità d’intervento per contrastare l’alto livello di disoccupazione e di degrado del patrimonio ambientale. Per questo terrei conto che a livello macro il nostro paese gode di due beni patrimoniali fondamentali, la biodiversità ed il patrimonio storico-artistico, per cui la strategia dovrebbe puntare a recuperare velocemente terreno nei settori strategici della crescita della biodiversità e della connettività e recuperare il tempo perso nel non aver affrontato la questione delle nuove infrastrutture low carbon e low energy. Questa strategia dovrebbe avere come motore le due aree megapolitane policentriche di Milano e Napoli (il ragionamento è ispirato al pensiero di Jane Jacobs sulla forza della metropoli nell’innescare processi innovativi e generatori di nuovo sviluppo) ed è basata sull’ecologia dell’insediamento umano articolata in: • nuove infrastrutture immateriali: big data e connettività. La grandezza di Milano nell’era elettromeccanica fu dovuta all’intuizione che alla municipalità spettava l’onere di dotare la città delle nuove centrali elettriche indispensabili all’industria, oggi è un po’ in ritardo nel prendere atto che la nuova materia prima del ‘produrre’ è l’archiviazione e il trattamento dei dati, attività che la municipalità deve saper trasformare in impresa civica. Alla municipalità (intesa entità megapolitana, capace di generare flussi positivi fra città, metropoli e regione) spetta dunque colmare il ritardo che stiamo cumulando nella nuova industria dei “data base”. Il tema della connettività è fondamentale, oltre che per la connessione p2p (people to people) anche per la riconversione industriale, nel processo di rapida trasformazione degli oggetti da passivi a interattivi (grazie ad IoT (Internet of things) si prevedono 15 miliardi di strumenti connessi al 2020; • rivalutazione delle risorse naturali: ambiente-patrimonio storicoacqua-cibo. Come ho ricordato disponiamo del più importante patrimonio naturale del pianeta, sommando la biodiversità con il patrimonio storico, ma ugualmente abbiamo ignorato ogni invito, che ci è stato offerto dalla comunità internazionale negli ultimi 15 anni, alla buona gestione e alla 239


Investimenti, innovazione e città

rivalutazione di questo patrimonio. Queste opportunità sono da ricondursi principalmente alla Convenzione Millenium, che da quest’anno prenderà il nome di Agenda per lo sviluppo sostenibile, ed alle forze guida della Convenzione Rio+20. Due realtà che sensibilizzano sul valore anche economico dei prodotti e servizi della natura e sul problema della scarsità di beni essenziali quali l’acqua ed il cibo, specie nelle aree urbane. I risultati tangibili dell’attenzione verso le risorse naturali, anche in ambito urbano sarebbero: o la rivalutazione dei fattori biologici del metabolismo urbano, come fattori di creazione di valore, operazione per la quale, come ricordato, l’esperienza guida è quella dell’Olanda, con la riprogettazione di Rotterdam e della regione del Delta; o l’avvio di importanti investimenti nei settori connessi alle nano e biotecnologie; ottimizzazione del metabolismo: energia-mobilità-housing-rifiuti Al fine del rapido recupero di occupazione gli interventi più produttivi (e urgenti) sono quelli che fanno riferimento all’ottimizzazione del metabolismo del capitale fisico, da raggiungersi a tappe accelerate (perché siamo generalmente in ritardo rispetto agli standard concordati in sede internazionale, che implicano severi processi di dematerializzazione e di evoluzione biotica delle nostre infrastrutture). Questi interventi segnano la fine della città come sistema a metabolismo ‘aperto’ dipendente energeticamente dall’esterno. Le convenzioni internazionali di fatto obbligano a riprogettare la città come sistema metabolico ‘chiuso’, fondato sul concetto di smart grid, basato su: o autonomia energetica di quartiere, grazie all’autoproduzione da fonti rinnovabili; o residenze non più consumatrici di energia e materia ma generatrici (di relazioni, grazie alla connettività, di cibo, grazie alla pratica dell’urban farm e di energia, grazie alle fonti rinnovabili); o transizione del sistema di traffico da passivo a interattivo (dall’auto che si guida sulla strada alla strada che guida l’auto); o applicazione delle nuove tecnologie al trattamento dei rifiuti, che implica la nascita di nuove imprese che sfruttano i rifiuti come materia prima; o ‘connettività esplosa’, grazie all’iterazione fra cloud ed interattività degli oggetti, che apre alla nuova organizzazione dell’impresa 4.0, basata sulla ‘distanza zero’, cioè sull’interazione fra impresa fisica e virtuale. Essa permette decisioni più veloci e responsabili e la prossimità e interscambia-

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Lavoro

bilità tra produttori e consumatori, per soddisfare al meglio le esigenze del mercato. Ma a questo punto si torna al fattore iniziale (esigenza di nuove infrastrutture immateriali: big data e connettività). La città delle smart grid o 4.0 per funzionare necessita dell’attiva presenza della p.a come promotrice di una nuova industria di base destinata all’archiviazione e gestione dell’enorme flusso di dati prodotto dalle città. Questa nuova industria permetterà un nuovo ‘rinascimento urbano’ perché favorirà la nascita di nuove industrie ‘manifatturiere’, anche di dimensione micro e nano, destinate alla manipolazione dei dati e dei servizi prodotti nella nuova industria di base. Questo fitto reticolo di dati, come si è ricordato, non sarà più finalizzato solo alle interazioni fra le persone, ma anche alla connessione fra oggetti e fra oggetti e persone. Karl-Heinz Land, fondatore di Neuland, sostiene che ci stiamo avventurando in una nuova era di sviluppo, che chiama ‘darwinismo digitale’, che sta ad indicare nelle opportunità della connettività aumentata il passo per un’evoluzione della specie urbana. 4. Contratti di rete per un processo di innovazione aperto Riflettendo sugli elementi fin qui considerati si può concludere che la caduta di produttività che ha accompagnato la grande crisi è legata al fatto che non si è voluto o saputo affrontare la sfida della città a ‘metabolismo chiuso’ e ad alta connettività, e questo sta portando a livelli sempre più alti di inefficienza. Ma è ugualmente facile osservare che il nostro sistema paese e in particolare la megalopoli milanese possiedono qualificazioni elevate, in grado di contribuire positivamente alla progettazione e realizzazione degli interventi sopra illustrati. Se così è il punto di debolezza è la mancanza di sinergie fra i soggetti chiamati a guidare il processo innovativo (pubblica amministrazione, imprese, ricerca, la tripla elica dell’UE). Individuo nello strumento dei contratti di rete (in ideale continuità con l’istituto dei contratti di programma) la soluzione ottimale per avviare una gestione innovativa capace di far confluire rapidamente i progetti metropolitani verso le piattaforme (economiche o urbane), requisito obbligatorio per partecipare alle gare bandite dall’UE, per poter competere e dialogare secondo le regole dell’open innovation.

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Investimenti, innovazione e cittĂ

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Lavoro

Bibliografia 1. Fra i principali spunti scientifici riguardo ai processi innovativi si possono ricordare: Economia delle idee: Kelly K. (1996), The Economics of Ideas, Wired, June 1996 Romer P. (1990), “Endogenous Technological Change”, Journal of Political Economy, 98, 5: October.

Modello di sviluppo antropocenetico: Brugmans G., Strien J. (eds.) (2014), IABR 2014 - Urban by nature. Rotterdam: IABR. Crutzen P. (2005), Benvenuti nell’antropocene. Milano: Mondadori. VoD (Value of Differences) www.vodblogsite.org

Cambiamento del paradigma della produzione industriale: Foresight (2013),The Future of Manufacturing: A new era of opportunity and challenge for the UK. Project Report, Government Office for Science, London. Government Office for Science, Foresight projects

Connettività: ForschungsUnion, Acatech (2013), Platform Industrie 4.0, acatech. Frankfurt/Main: National Academy of Science and Engineering.

Tsounami del sapere: China – Brainnetome Dua A. (2013), College for all. McKinsey Publications, maggio 2013.

Ricerche fondamentali sul funzionamento del cervello umano: UE – HBP Human Brain Project USA – Brain initiative

2. Fra le esperienze pilota di progettazione ispirate all’’open innovation’ si possono ricordare: Monitoraggio on line delle metropoli europee: Ministero dell’Ambiente olandese, Progetto “European competiveness scoreboard”

Progettazione metropolitana Delta Metropolis Declaration (http://www.deltametropool.nl) 243


Investimenti, innovazione e cittĂ

Glasgow, The Open Manifesto, Future City principles Sino-Singapore Guangzhou Knowledge City

Progettazione biocompatibile: The Netherlands Almere leads the way on self build communities - Almere plan

Rilievo dei flussi metabolici delle risorse naturali a scala urbana: City of Rotterdam, IABR (2014), Urban Metabolism Rotterdam, Media corner. Rotterdam: IABR.

I big data: Copenhagen connecting

Per il download di gran parte dei testi qui citati si raccomanda la consultazione della pagina

VoD (Value of Differences) www.vodblogsite.org

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