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Chi se lo merita? Oggi è "nostro" ma "dopo di noi"?

di Giuseppe Cupertino

Scegliere in modo informato e consapevole su ciò che ci appartiene finché morte non ci separi

“A chi se lo saprà meritare”. Secondo la leggenda queste furono le ultime parole di Alessandro Magno. Il grande condottiero, partendo dalla Macedonia aveva conquistato il mondo allora conosciuto e oltre, sconfiggendo i regni più potenti del suo tempo, quello greco e quello persiano, spingendosi fino all’Indo.

L’eredità di Alessandro Magno

Mentre moriva, in modo del tutto inatteso, ad appena 33 anni, abbattuto da una febbre maligna, si narra che Alessandro ebbe l’idea di consegnare ai suoi generali il suo anello simbolo del comando

di cui sarebbe stato investito il suo successore, rinunciando a designarne uno. In questo modo lasciava ai posteri l’ardua sentenza di decidere come destinare la sua eredità. La leggenda dice che questa fu la ragione per la quale, i nove generali di Alessandro (chiamati i diadochi) si sfiancarono in guerre intestine, smembrando e indebolendo l’impero che con incredibile audacia e capacità strategica era riuscito a mettere insieme.

Formulare le ultime volontà

Questa di Alessandro Magno mi sembra la storia emblematica del fine vita di molti in Italia. La mancanza di tempo, il timore di scontentare qualcuno, la superstizione, l’impreparazione e la poca consapevolezza delle implicazioni giuridiche delle successioni fanno sì che nel nostro paese il 79% dei cittadini , come Alessandro Magno, dichiara di non aver formulato le proprie volontà circa la gestione del proprio patrimonio dopo la morte, lasciando agli eredi la responsabilità di gestirlo. Un’evenienza foriera di litigi e incomprensioni, di odi e rancori che durano negli anni.

Sostenere le scelte di una vita

Non solo, spesso il non formulare le proprie volontà post mortem comporta la rinuncia a continuare a sostenere le scelte e i progetti ai quali si è dedicato la vita. Secondo i dati diffusi dal Consiglio Nazionale del Notariato, dopo l’emergenza Covid è cresciuto il senso di solidarietà nel paese e il 72% della popolazione adulta (25-75 anni) risponde di sapere che cosa sia un lascito solidale. Ma anche se Il numero di coloro che dichiarano di avere fatto o pensato di fare un lascito a favore di organizzazioni benefiche, in piena pandemia, è registrato in aumento dell’8%, esso rappresenta comunque ancora solo il 20% degli ultracinquantenni. E la percentuale si abbassa ulteriormente nella popolazione più giovane.

Quindi, stando ai dati statistici, non tutti sanno che, pur tutelando gli interessi dei propri congiunti, gli eredi legittimari, una quota del nostro patrimonio post mortem rimane disponibile e non è vincolata alle disposizioni di legge che garantiscono questi stessi eredi. Tale quota è variabile in funzione della presenza degli eredi legittimi, che sono coniuge e figli in prima battuta e genitori qualora non vi fossero figli .

In assenza di tali soggetti, per i quali esiste un vincolo di legge, la destinazione del proprio patrimonio è libera. È importante sapere anche che in assenza di eredi (si parla di “eredità vacante), il patrimonio è devoluto allo stato . Tale condizione si verifica quando non vi sono eredi entro il sesto grado e non siano stati designati eredi per testamento. Solo nel 2020 lo Stato è entrato in possesso di patrimoni per un valore di quasi 16 milioni di euro.

Attenzione ai Bitcoin

Infine, in tempo digitalizzazione, soprattutto dell’economia, è importante sapere che il portafoglio digitale in Bitcoin non è esigibile da eventuali eredi se il proprietario non ha disposto un testamento .

Il 25% per una buona causa

Ecco un numero di ragioni sufficienti a farci pensare seriamente a come organizzare il “dopo di noi”. Lo possiamo fare in modo concreto e realistico, anche continuando a influire sulla nostra società in base alle scelte che abbiamo compiuto nella nostra vita, quando abbiamo deciso di abbracciare una causa, un progetto particolare, una fede. Infatti, una quota del nostro patrimonio, dal 25 per cento al 100 per cento, a seconda di quali eredi entrano nella nostra linea di successione, può essere devoluta a sostenere i progetti che ci sono cari e nei quali abbiamo investito tempo e risorse nella nostra esistenza.

Tenuto conto che il patrimonio complessivo delle famiglie italiane è di circa 9.000 miliardi di euro, applicando la percentuale minima del 25 per cento, in teoria vi sarebbero oltre 2.200 miliardi disponibili per sostenere tali progetti e attività. Le stime dicono che entro il 2030 le famiglie italiane devolveranno 129 miliardi in donazioni e lasciti testamentari a favore di organizzazioni del Terzo Settore, con una crescita superiore al 20 per cento rispetto alla situazione attuale.

Pensiamo al “Dopo di noi”

Insomma, oggi disponiamo di tutta una serie di dispositivi per gestire il “dopo di noi” e far sì che il nostro progetto non si esaurisca con la nostra esistenza in vita. Superate le difficoltà psicologiche e le reticenze che possono frenare una tale scelta, ci troviamo di fronte a numerose opportunità e disposizioni che ci consentiranno di evitare al nostro patrimonio la fine dell’Impero conquistato da Alessandro Magno. L’incertezza derivante dalla pandemia ci ha resi anche più consapevoli che rimandare questa operazione non è saggio, nell’interesse delle persone che amiamo e dei progetti che accarezziamo e ai quali abbiamo spesso dedicato l’esistenza. ________________________________

Giuseppe Cupertino,

Direttore Opera Sociale Avventista (OSA)

Guarda l'intervista completa a pag. 34, all'interno della rivista digitale Vita&SaluteWeb.

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