JAPANIMANDO N. 31

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WEBZINE FREE DOWNLOAD by A.C. JAPANIMATION - Anno IV - n. 31

CLAN DELLE OMBRE - Foto di LUCIANO PHOTOGRAPHY

NEWS COSP LAY

CULTURA MUSIC A

EVENTI


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EDITORIALE

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uon Anno a tutti, fedelissimi e/o nuovissimi lettori di JAPANIMANDO! Come avete passato la prima parte delle festività? Noi, come sempre, sia in famiglia che lavorando: ebbene si... siamo fatti così. Come vi abbiamo detto in precedenza, stiamo cercando di migliorare i nostri servizi nonché realizzare qualcosa di nuovo ed interessante per il nuovo anno appena iniziato quindi... il tempo per noi è preziosissimo... anche i giorni di festa! Cercheremo quindi di aumentare la vostra visibilità in ogni modo affinché chi si occupa della cultura del fantastico possa avere un servizio ancor più efficiente e, naturalmente, gratuito.

Sappiamo di essere talvolta monotoni ma ricordatevi sempre che siamo a vostra disposizione per idee e suggerimenti: i protagonisti siete voi, quindi chi meglio di voi può consigliarci per il meglio? Come potrete notare, questo nuovo numero della webzine arriva a 72 pagine anziché ad 80 come spesso succede: tranquilli... le feste si sono fatte sentire più del solito ed il materiale a noi giunto è stato leggermente inferiore agli scorsi mesi; niente di preoccupante quindi, anzi tutt’altro. Vi lascio ora alla consueta lettura di JAPANIMANDO e vi invito a “tenerci sott’occhio” nel web e, soprattutto su Facebook!! ;) V. D’Amico

SOMMARIO I guerrieri del “Clan delle Ombre” ............... Elisa Nocentini si racconta.............................. Ilaria Cosa presenta “Bloodhunters” ........... Il fumetto di fantascienza di fine ‘900 ........... “Yattacomics” apre al pubblico ...................... Simone Lari e le sue passioni ......................... 6 gennaio: festa dell’Epifania............................ “Letteratura Horror”: le nostre idee ........... “Soy de pueblo”: dalla Spagna all’Italia.......... Un “Passepartout” per voi.............................. “Lo Hobbit”: libro e film a confronto........... Il romanzo d’esordio di Dario Rotolo ......... “Capitan Uncino” e il suo alter ego.............. I mille volti di “The Mask” .............................. Samantha L’Ile e gli Islands .............................. “Progetto: Da una lapide” ............................... “Weird Science - La donna esplosiva” ......... Orrori americani ............................................... Il saggio di Rebecca Adami sul cosplay ......... “Toradora!”......................................................... “Lecce Cosplay & Comics 2014” .................. Modellismo robotico: presente e futuro...... “Marthe, le mie ombre”: la graphic novel .... Benvenuti nella “Jedi Generation”................. Soundtracks da non perdere .......................... Ecco “Sbam! Comics” n. 12! ...........................

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- A.C. JAPANIMATION sul WEB www.japanimation.it www.youtube.com/japanimando GRUPPI su FACEBOOK: A.C. JAPANIMATION PARCOSPLAY - Regione Lazio PARCOSPLAY - Regione Campania

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I GUERRIERI DEL “CLAN DELLE OMBRE” Su Facebook: Clan delle Ombre

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n saluto a tutti gli amici di JAPANIMANDO dal Clan Delle Ombre! Siamo un gruppo di giocatori di ruolo dal vivo che dal lontano 2002 hanno come scopo quello di portare avanti la cultura dei samurai e degli shinobi del Giappone feudale nel contesto fantasy e storico-rievocativo italiano di oggi. In un evento di Gioco di Ruolo dal Vivo (GRV) ognuno interpreta il proprio personaggio in un contesto scenografico simulato! Puoi dilettarti in combattimenti (con armi ed armature adatte allo scopo), risolvere fitte trame, ottenere poteri

particolari, interpretare un invincibile mago! Ma chi siamo noi? Nella finzione di gioco il Clan è una setta di mercenari con una tradizione secolare ed un codice di comportamento ispirato al Bushido, ed ha il suo quartier generale in una cittadina di nome Neruda, sperduta tra i monti giapponesi. Li i novizi vengono addestrati nell’arte della guerra ed in base ai loro progressi gli viene assegnato un ruolo. Fondamentalmente i mercenari del Clan sono divisi in due tipologie di combattenti, samurai e shinobi. I primi sono guerrieri ben equipaggiati ed addestrati


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nel combattimento individuale e da mischia, mentre i secondi sono spie ed esploratori, quindi meno equipaggiati (equipaggiati con armi ed armature più leggere) e predisposti più per missioni di assassinio e spionaggio. A tutti i membri vengono insegnati i precetti base del Clan che si rifanno ai precetti di ONORE tipici del Bushido, con qualche modifica che permette ai nostri shinobi una vita facile...

Tra di noi vige l’anzianità di servizio e ci sono dei gradi che tutti rispettiamo. Si arriva da noi come adepti, si diventa Ombre dopo l’addestramento iniziale e dopo almeno un anno di servizio l’Ombra viene promossa Ombra Esperta. Pochi eletti infine diventano Maestri. Il “supremo Jonin” è invece colui che ha ereditato il comando del Clan, ma è più che altro una figura di rappresentanza (il fondatore

del Clan, che ci ricorda le nostre tradizioni). Infine ci sono dei “titoli” per i più meritevoli, quali “eroe della setta” e “veterano”. Nella realtà quotidiana siamo ragazzi e ragazze dai sedici ai trent’anni. Molti di noi studiano ed altri lavorano, ma facciamo di tutto per incontrarci almeno una volta al mese per poter indossare le nostre armature e catapultarci nel mondo del fantasy medievale.

La passione per il GRV a sfondo nipponico nasce dai nostri interessi. Ad esempio molti di noi sono praticanti di arti marziali giapponesi e ne apprezzano la storia, la cultura e la disciplina, quindi portare a conoscenza degli usi e costumi orientali ad un pubblico giovane attraverso il gioco di ruolo ci è parso nobile ed allo stesso tempo attraente. Ammettiamo che non è facile poiché in Italia e specialmente nel mondo del fantasy-medievale il samurai è mal visto rispetto al cavaliere o all’idea di combattente medievale che gli italiani hanno in generale. Ma questo non ci abbatte ed anzi ci da la carica necessaria a migliorarci sempre di più, continuando imperterriti a portare più ‘Giappone’ possibile nel mondo della rievocazione e dei LARP italiani. Da poco abbiamo una pagina Facebook dove teniamo aggiornati i nostri ragazzi ed anche i fan che ci seguono, che cogliamo l’occasione per salutare e ringraziare. Ultimamente siamo stati anche al Romics per diffondere il nostro ‘credo’ e saremo presenti anche ai prossimi eventi ludici romani. Con la speranza di avervi interessato un pochino sulla nostra realtà vi salutiamo nuovamente e speriamo di incontrarvi! Domo arigato!! CdO


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ELISA NOCENTINI SI RACCONTA

http://oshadowbutterflyo.deviantart.com - Su Facebook: Elisa Nocentini Photography

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alve a tutti i lettori di JAPANIMANDO! Mi chiamo Elisa Nocentini, ho 22 anni e sono studentessa universitaria. Sin da bambina sono sempre stata affine all'arte, nel senso generico del termine. Mi è sempre piaciuto disegnare ed è proprio questa prima passione che mi ha avvicinato in adolescenza al mondo degli anime e manga, interesse ampliatosi poi al fantasy ed ai giochi di ruolo. Per diversi motivi non sono mai riuscita a coltivare la mia passione per il disegno (non ho mai avuto molto talento) e perciò mi sono avvicinata al mondo della fotografia credendolo un mezzo più “immediato” per esprimere ciò che provavo. È stato poi che mi sono accorta che la fotografia non

era il mezzo immediato che credevo ma richiedeva lo stesso amore e la stessa attenzione che una persona metterebbe in un disegno, anzi forse di più, poiché con un disegno sei libero di rappresentare ciò che vuoi mentre con la fotografia tutto è reso più difficile dalla realtà: devi esprimere i tuoi sentimenti attraverso elementi già esistenti. Il mio amore per la fotografia è finalmente sbocciato circa 4 anni fa, nel 2009, quando dopo tanti sacrifici sono riuscita a regalarmi la mia prima Reflex digitale. Come un pò tutti quelli che si avvicinano a quest’arte per la prima volta, ho iniziato con il fotografare tutto quello che mi circondava, concentrandomi soprattutto nella fotografia natura-


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listica. Più o meno in quegli anni ho cominciato anche a dilettarmi con il cosplay, travestendomi per lo più per sentirmi unita alla folla durante le fiere ma, ovviamente, anche per puro divertimento. Rimasta affascinata da questo hobby ho quindi deciso che il cosplay sarebbe cambiato da occasione per travestirsi alle fiere a soggetto delle mie fotografie. Il primo photoset relativo al mondo del cosplay l’ho fatto grazie ad una mia cara amica che mi chiese di scattarle delle foto con un cosplay che non aveva avuto occasione di indossare in fiera. Era la prima volta che mi capitava di cimentarmi con soggetti che non fossero fiori o paesaggi, ma la cosa mi piacque molto, soprattutto perché avevo avuto

l’occasione di conoscere nuove persone e passare una splendida giornata con loro. Da quella volta sono passati 3 anni, ho avuto modo di conoscere un sacco di gente meravigliosa e di fotografare tanti cosplay di generi diversi. Quello che mi piace di più nella fotografia cosplay è ricercare molto accuratamente la location adatta per il tipo di costume che andrò a fotografare. Sono infatti convinta che la location sia un elemento molto importante per la realizzazione di una buona foto. Ogni personaggio è diverso dall’altro e ognuno ha bisogno di una location che lo valorizzi, che sia il più possibile vicina all’ambientazione in cui il personaggio stesso si muove nell’anime o nel manga a cui appartiene. A volte occor-


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rono settimane per trovare il posto giusto e a volte può anche essere necessario dover fare lunghi viaggi ma fino ad adesso ne è sempre valsa la pena. Credo che sia per questo che di solito preferisco i set organizzati alle foto in fiera. Le fiere per quanto belle sono sempre molto caotiche ed è molto difficile trovare una location adatta al personaggio e che sia riparata dalla folla di persone che molto spesso ti toglie la possibilità di scattare in condizioni ottimali. Per quanto riguarda il lato tecnico non dispongo di una particolare attrezzatura. Scatto da sempre con una Canon EOS 450D e per il cosplay uso più frequentemente un 50 mm f/1.8 Canon o un 70-300 mm Tamron e di solito mi porto sempre dietro un flash esterno, anche se preferisco sempre scattare in condizioni di luce naturale piuttosto che utilizzare la luce artificiale.

Non sono di certo bravissima ma metto sempre tutta la passione e la voglia di fare che ho in questo splendido hobby che spero un giorno si tramuti nel mio lavoro. Se sono dove sono è merito soprattutto degli amici che ho conosciuto, che hanno avuto la voglia di posare per me e con cui ho instaurato un rapporto bellissimo. Anche gli amici fotografi hanno fatto il loro, avendo dimostrato sempre pazienza e voglia di darmi preziosissimi consigli. Spero di migliorare sempre di più e non deludere tutte le persone che mi sostengono. Se volete vedere altri miei lavori potete seguirmi sulla mia pagina facebook nata da poco o sulla mia pagina DeviantART. Grazie mille a tutti i lettori di JAPANIMANDO! Elisa Nocentini


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ILARIA COSA PRESENTA “BLOODHUNTERS” Su Facebook: Ilaria Cosa

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on sono mai stata una ragazza come le altre. Sapete, come una di quelle che attende con tutta se stessa il primo bacio o il primo amore. O meglio, anch’io ho avuto un primo e vero amore. Anche passionale se vogliamo...

Sono cresciuta con pane videogame e fantasy. Mentre le ragazze a scuola iniziavano a truccarsi un po’ e a vedersi più belle io giocavo ai videogames. Devil May Cry, Metal Gear Solid, Final Fantasy, Resident Evil, WarCraft... insomma, avevo battaglie e guerre da portare a

termine, non potevo tirarmi indietro e venir meno al mio dovere. Non lo nego, sono cresciuta come un maschiaccio e i miei amici erano quasi sempre ragazzi e raramente ragazze. Suonare ai citofoni e scappare via, scavalcare cancelli con cani da guardia per ripren-

dere la palla, gare in bici a tutta velocità... con loro era tutto più adrenalinico. Solo adesso mi rendo conto di aver fatto penare mia madre davvero tanto! Ho sempre amato il fantasy, è un mondo a parte nel quale amo rifiugiarmi per rendere qualsiasi cosa possibile. Da piccola mi capitava di isolarmi un po’ troppo per pensare a licantropi, vampiri, demoni e di come fare per tirarli fuori dalla mia testa per renderli un po’ più reali. Fu solo a quindici anni che capì come, ed era con la scrittura. Iniziai durante un Natale e ricordo che passai le feste china sul pc a scrivere e scrivere scoprendo di potermi emozionare e divertire allo stesso tempo. Facevo tardi ogni notte dormendo solo poche ore al giorno, e a scuola invece di seguire le lezioni di nascosto continuavo quel capitolo o mi segnavo le idee e i colpi di scena del momento. E la cosa più bella è che gli stessi amici con il quale sono cresciuta erano lì a darmi sostegno e a fare il tifo per me. Inizialmente il mio libro era una Fan Fiction ed era intitolato Horizon. Il mio stupore ed entusiasmo si accesero non appena fui riempita da lettori e di gente che mi scriveva fu Facebook o via e-mail per sapere del prossimo capitolo che avrei messo online. Tuttavia scrivevo ma sapevo che quel capitolo o quella


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parte di storia non era completa come avrei voluto, così iniziai a leggere libri e anche quella fu una bella scoperta, iniziai ad andare in libreria ogni due giorni perchè finivo romanzi come

niente e non riuscivo a restare senza una storia sul mio comodino. Leggendo e scrivendo sempre di più iniziavo ad avere più padronanza delle frasi e delle parole, delle descri-

zioni e della storia. Non credevo di essere in grado di poter realizzare un vero e proprio libro con il tempo, non ci ho mai creduto nemmeno quando ho deciso di farne stampare una copia cartacea che conservo ancora gelosamente malgrado tutti i refusi e gli errori contenuti che tutt’ora continuo a cercare! Dopo cinque anni di lavoro sono arrivata alla fine al mio romanzo, Bloodhunters. Ho voluto da subito distribuirlo come Ebook e libro su Amazon e con un po’ di pubblicità sono riuscita a guadagnarmi dei veri seguaci della saga. Purtroppo non è

semplice o facile come nei film farsi pubblicare un libro da una nota casa editrice che sappia prenderti per mano e seguirti in tutto il percorso. Non ho voluto cedere a case editrici a pagamento, ho preferito buttarmi in questo percorso e farcela da sola e finora sta andando bene. Tutt’ora il mio sogno resta quello di lavorare con i miei libri e di poterli tradurre e distribuire anche all’estero.Volere è potere. Ilaria Cosa

IL FUMETTO DI FANTASCIENZA DI FINE ‘900 http://digilander.libero.it/romanzi/ - www.psicologi-italiani.it

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rima di Nathan Never i protagonisti dei fumetti di fantascienza erano generalmente dei giovanotti forti e belli che si trovano a combattere in ogni parte dell’universo spazio-temporale, contro ogni sorta di creazioni fantastiche, mostri, popoli extraterrestri, scienziati criminali o impazziti. A questi astro-

nauti di carta, la cui onnipotenza deriva in gran parte dalle perfette macchine delle quali si servono, se ne affi ancarono altri dalla natura sovraumana e dai muscoli d’acciaio. Negli anni settanta comparve il filone erotico (Selene, Uranella, Alika): un modello ricorrente di questi fumetti è rappresentato da una

donna che dispensando l’eros come una sacerdotessa, redime gli uomini dalla violenza. In questa missione cosmica delle eroine, l’eros diventa un nuovo mezzo, un nuovo simbolo di onnipotenza. Nei più recenti fumetti di fantascienza, quelli di provenienza giapponese, assistiamo ad un ritorno dell’illustrazione delle

“macchine perfette”, e gli astronauti di carta sono equamente ripartiti tra i due sessi; sono spesso giovanissimi, allo scopo di favorire l’identificazione dei lettori. (Da Manuale di psicologia del fumetto, pag. 73) Marco Minelli


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“YATTACOMICS” APRE AL PUBBLICO Su Facebook:Yattacomics

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iao ragazzi! Siamo Valerio e Daniele, due sfegatatissimi appassionati di anime, manga, cartoni, musica, cosplay, fantasy e tutto quello che ci può essere; vivevamo la nostra vita nel magico mondo jappo al punto che finalmente abbiamo potuto coronare un sogno che tutti vorrebbero realizzare... aprire una fumetteria! Beh, inutile dirvelo... so che in questo momento starete pensando “che bello, piacerebbe anche a me”... sì, ve lo confermo: è bellissimo. Il fatto che fino a poco tempo fa eravamo dei semplici spettatori di questo magico mondo ed ora ne facciamo

parte è fantastico!! Abbiamo aperto lo “YattaComics” da pochissimo (il primo dicembre del 2013) riversando in questo progetto tutta la nostra passione: finalmente possiamo avere un posto dove le persone entrano e possono parlare con noi di manga ed anime. Quando andavamo alle fiere (Valerio sempre pronto ad indossare un cosplay, cercare un action figure o comprare un nuovo fumetto Marvel e Daniele sempre alla ricerca di un fumetto mancante, videogiochi e la sua passione dei draghi che lo spingeva a comprare qualsiasi statuetta gli si parasse davanti), ci rendevamo


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conto che solo in quelle occasioni riuscivamo a radunarci con tantissime persone che condividevano con noi queste splendide passioni... quindi, ad oggi, speriamo di riuscire a ricreare in pochi metri quadrati quell’ambiente festoso, divertente, che si vive nelle fiere. Beh, questo è il nostro progetto, creare un posto dove la gente si senta amica, si senta libera di entrare anche solo per fare due chiacchiere e passare un’oretta in allegria. Vogliamo dare la possibilità a chiunque faccia parte di questo mondo di entrare a farne parte in maniera più attiva: siete artisti emer-

genti? Siete creatori di cosplay? Oppure avete una qualsiasi idea per realizzare qualcosa ma non avete un punto dove farlo? Bè venite a trovarci cercheremo se possibile di dare un piccolo spazio a tutti, perchè pensiamo che la cosa più bella di questo mondo è proprio quello di riuscire a unire gli appassionati e dare loro modo di farsi avanti. Cos’altro dirvi? Speriamo vivamente che moltissimi di voi accolgano il nostro appello: noi siamo qui ed aspettiamo fiduciosi. Ciao a tutti!! Yattacomics Staff


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SIMONE LARI E LE SUE PASSIONI

www.tinyurl.com/SimoneLari-Amazon - Su Facebook: Simone Lari Autore

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imone Lari, scrittore selfpublisher con una grande passione per il cinema e la letteratura fantasy, in tutte le sue innumerevoli sfaccettature. La sua passione è cominciata da ragazzino, con letture come Il Signore degli Anelli, e i libro-game di Lupo Solitario. Grande appassionato di giochi di ruolo, Dungeons & Dragons tra tutti, ha iniziato la sua carriera di scrittore “romanzando” una campagna di D&D. E’ passato poi a un genere del tutto diverso, cimentandosi con un urban fantasy molto “fu-

mettoso”, altra passione, quella dei manga, che ha seguito per molti anni. Infine, è recentemente approdato al thriller paranormale, ottenendo un notevole favore del pubblico e un gran numero di lettori di tutte le età. Uno scrittore molto prolifico che ama cimentarsi in generi letterari diversi, e mettere su carta le sue passioni e le sue idee. Oggi ci parlerà un po’ di lui e dei suo progetti; a te la parola, Simone! “Ciao ragazzi, dopo la piacevole parentesi di Lucca Comics, torno a


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parlarvi dei miei romanzi. Eh si, ormai è dal giugno del 2012 che, con cadenza regolare, vi assillo parlandovi dei miei ebook e dei miei libri. Vi ricordate di quando iniziai con “La Nemesi dei Mondi”? Si, lo so, avete ragione, la prima edizione non era proprio il massimo della vita, ma da allora ne è passata di acqua sotto i ponti. Dovete ammettere che il mio stile, così come le mie storie, sono notevolmente migliorati, di romanzo in romanzo, soprattutto grazie all’aiuto delle mie bravissime collaboratrici. Inoltre non potete certo dire che mi manchino le idee, visto che ho creato in poco più di un anno, ben tre saghe, di genere diverso, con personaggi e ambientazioni notevolmente differenti. La trilogia epic fantasy de “La Chiamata del Destino” si è ormai conclusa, con un finale che, fortunatamente, ha incontrato il favore dei lettori. E che dire della saga di Nameless? Il primo numero è stato tradotto persino in lingua inglese e, proprio in questi giorni, uscirà la versione a fumetti del primo episodio! Certo, lo so che la maggior parte di voi ha apprezzato soprattutto la saga di Kage Queen, e immagino avrete già letto il secondo capitolo “Ombre dal Passato”, uscito i primi di Dicembre.

Cosa? Non lo avete letto? Correte subito ai ripari, di corsa! Vi state chiedendo cosa sta bollendo in pentola? Beh, visto che oggi mi sento particolarmente buono, ve lo dico. Nel corso del 2014, sono previste almeno tre uscite: il terzo romanzo della saga di Nameless, che per chi non lo sapesse, è un urban fantasy/parodia dei supereroi americani, che si intitolerò “Alieni in città”; anche il terzo volume della saga thriller/paranormal di Kage Queen vedrà la luce, verso l’inizio dell’estate presumo, ma, ancora prima, dovrei riuscire a pubblicare un nuovo progetto, che penso piacerà soprattutto alle lettrici... ah, dimenticavo: spero che il secondo numero a fumetti di Nameless sia pronto quanto prima! Ciao a tutti, a presto e, buona lettura!” Simone Lari


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6 GENNAIO: FESTA DELL’EPIFANIA Su Facebook: Walt Disney e il suo magico mondo

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è un detto popolare che recita così: con l’Epifania, tutte le feste van via. Trascorsi da pochi giorni il Natale e l’ultimo dell’anno, non rimane che festeggiare l’Epifania con l’arrivo dei re Magi al cospetto di Gesù. Il termine Epifania deriva dal greco epifàino che significa “manifestare”; in questo caso Dio (nella figura di Gesù) che si manifesta con segni e prodigi. I protagonisti di questo giorno di festa (a parte Gesù) sono proprio i tre Re Magi (saggi e studiosi dall’Oriente) che si recano, guidati dalla stella cometa, da Gesù per onorarlo e venerarlo con i loro doni. I loro nomi sono Melchiorre, Gaspare e Baldassarre che recano con sè oro (che simboleggia la regalità di Gesù), incenso (la sua natura divina) e mirra (la sua futura sofferenza). Per coloro che si professano cristiani e credenti, c’è l’usanza di realizzare il presepe (molti lo allestiscono a partire già dall’otto di dicembre, giorno dell’Immacolata) e di collocare tutte le statuine, comprese quelle dei tre Re Magi. A parte l’aspetto religioso di questo giorno, c’è anche quello per così

dire ludico, pagano, legato alla figura della Befana, rappresentata da una vecchiettina che, a cavallo della sua scopa, reca doni

ai bambini (dolci se sono stati buoni, carbone se non si sono comportati bene). Tradizione antichissima, risalente già dal XIV

secolo. La Befana è rappresentata da una signora anziana, piuttosto bruttina, con il naso generalmente ad aquila, con qualche pelo di troppo sul viso e un sorriso non proprio smagliante. In molti casi, essa la si fa relazionare anche a una strega. Secondo qualche leggenda, essa è la personificazione di Madre Natura che simboleggia la fine del vecchio ciclo per dare spazio a quello nuovo; ma è anche la rinascita di un nuovo stile di vita dell’uomo che si getta alle spalle tutte le brutture dell’anno vecchio. In Italia c’è l’usanza di bruciare un fantoccio all’inizio dell’anno nuovo (tradizione che si ha anche in alcuni paesi europei) che simboleggia l’aspetto negativo. Questa festa, tuttavia, fu condannata dalla Chiesa, considerata eretica e legata al male; ma non è riuscita a eliminarla e tuttora sussiste e persiste. Un aneddoto curioso, di derivazione pseudo-cristiana, legato alla figura della Befana e a quella dei tre Magi è questo: i tre Re Magi non riuscivano a trovare la strada che conduceva a Gesù e chiesero aiuto a una vecchietta; anzi, la pregarono di recarsi con loro in visita al bambinello. Ella, però, ri-


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ispirato poesie, filastrocche e film. Ricordiamo, ad esempio, la poesia di Giovanni Pascoli intitolata “La Befana” o film quale quello d’animazione del regista Enzo d’Alò “La freccia azzurra” del 1996, o “SOS Befana” di Francesco Vicario per la tv del 2011, ecc! Una filastrocca molto carina e sicuramente di vostra conoscenza è la seguente: «La Befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte, con le toppe alla sottana, Viva,Viva La Befana!» E con questa, vi saluto e vi do la buonanotte in attesa della notte magica. Ermelinda Tomasi

fiutò categoricamente per poi pentirsene e cambiare idea. Ma i tre erano già lontani e pur di far visita al bambinello ella prese con sé un cesto (in cui mise dei dolci) e iniziò a recarsi di casa in casa donando questi dolci ai bambini con la speranza che uno di essi potesse essere Gesù. Ciò non avvenne e

da quel momento in poi è nata la tradizione dei doni ai bambini con il solo scopo di farsi perdonare. Una Befana alquanto alternativa, risalente al 1928, è quella fascista che si festeggiava il 25 dicembre con la distribuzione dei doni ai bambini più bisognosi. La figura della Befana ha


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“LETTERATURA HORROR”: LE NOSTRE IDEE www.letteraturahorror.it - Su Facebook: Letteratura Horror

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ari amici ci presentiamo. “Letteratura Horror” è il nuovo portale dedicato alla letteratura di genere. L’horror, il thriller, il mistery, il giallo, qui da noi trovano il loro spazio naturale grazie alle notizie dal mondo dell’editoria, recensioni sui migliori libri e graphic novel, interviste, concorsi, eventi e pubblicazioni. Tutto gratuito. Il nostro obiettivo è quello di offrire un servizio puntuale e interessante sul mondo dell’editoria di genere, che ci sta tanto a cuore, senza fini di lucro, fatto

da appassionati per appassionati. LetteraturaHorror.it pro-

pone un’offerta di argomenti più disparati, a partire dalla sezione News Editoria, dove potrete trovare tutte le notizie riguardanti le nuove uscite editoriali, dove segnaliamo tutti i romanzi, le raccolte, i graphic novel, i fumetti, gli eventi e quant’altro per un servizio continuo e perennemente aggiornato. Direttamente correlate con le notizie provenienti dal mondo dell’editoria, ci sono anche le Recensioni proposte da chi collabora con “Letteratura Horror”. Le recensioni, come potrete vedere, prendono in esame (con occhi critici da lettori, piuttosto che di scafati giornalisti e tuttologi) le ultime uscite editoriali e presentano un panorama che definirlo vasto e variegato è dir poco. Il mondo della lettera-

tura, infatti, è pieno di mille sfaccettature soprattutto nei generi da noi tanto amati e seguiti, con scrittori e case editrici che propongono sempre tante e continue novità, sia sotto il punto di vista tecnico, quindi più meramente della scrittura, sia sotto il punto di vista della ricerca e della creazione di nuove forme e nuovi soggetti letterari, mantenendo, comunque, sempre un occhio ben aperto e interessato al passato e al ‘classico’, non dimenticando, quindi, mai i grandi Maestri del passato come Edgar Allan Poe, H.P. Lovecraft e del presente come Stephen King, spesso fonti di ispirazione. “Letteratura Horror” cerca, però, di incentrare la propria attenzione e dedicare ampio spazio, anche e soprattutto, agli autori italiani che spesso (ma questa è una costante, ahinoi, dell’italica arte) e tranne in rarissimi casi, non raccolgono appieno i frutti di un lavoro che, nato in altri paesi e ad altre latitudini letterarie, sarebbe considerato di ottima qualità, se non capolavori, ma che qui da noi vendono solo poche migliaia di copie. (sic!) L’underground italiano dell’horror e del mistero è, a sua volta, misterioso (scusate il gioco di parole), ma molto interessante e offre spesso


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Il Direttore: Giorgio Riccardi

spunti per approfondite analisi. Per questo motivo il nostro sito propone anche rubriche affidate a nomi noti della letteratura come la grandissima Alda Teodorani (la Regina dell’horror made in Italy), l’emergente Claudio Vergnani, che con la sua trilogia sui vampiri modenesi (“Il 18° vampiro”, “Il 36° giusto” e “L’ora più buia”) ha affascinato e convinto e che si sta riconfermando con il libro zombie “I Vivi, i Morti e gli Altri”, Nicola Lombardi al quale si deve la stesura di romanzi ispirati al mondo di Dario Argento con novelizations come “Suspiria” e “Profondo Rosso” e giovani in ‘rampa di lancio’ come lo scrittore-editore Mauro Saracino (“Game Master” e “Il richiamo del sangue” e fondatore della Dunwich Edizioni) e lo sceneggiatore Ivo Gazzarrini (“Bad Brains”, “Nympha”, “Colour from the Dark” tutti film per la regia di Ivan Zuccon). Affiancato a questa scoperta dei grandi scrittori italiani, lo scopo del portale però, sarebbe monco se non fossero presenti anche spazi dedicati a coloro che magari non sono scrittori e forse non lo saranno mai (nel senso che non avranno mai un contratto con una casa editrice), ma che hanno tanto da dire e da esprimere. Per ovviare a questa necessità, quindi, “Letteratura Horror” presenta anche le sezioni per i rac-

conti e i concorsi a cui tutti possono partecipare con l’invio di propri lavori. Insomma, il mondo della letteratura orrorifica è vasto e noi cerchiamo di presentarlo e di proporlo nel migliore dei modi e da più angolazioni possibili per non lasciare nulla al caso e non essere superficiali, analizzando solo ciò che ci viene presentato, ma andando a scavare nell’abisso più profondo. Vi lasciamo qui la nostra email redazionale redazione@letteraturahorror.it, dove vi invitiamo a scrivere le vostre idee, i vostri commenti e, perché no, a proporci anche argomenti da trattare per le prossime uscite così da poter approfondire aspetti che interessano voi, piuttosto che noi.Vi invitiamo inoltre a seguirci anche su Facebook e Twitter (@RedazioneLH). Giorgio Riccardi direttore@letteraturahorror.it

Lo Sceneggiatore: Ivo Gazzarrini


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“SOY DE PUEBLO”: DALLA SPAGNA ALL’ITALIA www.sbamcomics.it

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dito da Hop Edizioni, è uscito qualche mese fa anche in Italia, “Soy de pueblo - Manuale per sopravvivere in città”, divertente fumetto spagnolo che prende di mira tutto ciò che oggi è trendy secondo i canoni di chi vive nelle grandi metropoli. Anche se la storia si svolge a Madrid, ed è quasi un’autobiografia di una delle due autrici del fumetto, Raquel Córcoles, le esperienze vissute dalla protagonista sarebbero le stesse in qualsiasi altra parte del mondo, almeno di quello occidentale. Nell’ottantina di pagine del volume ce n’è per tutti: soprattutto vengono prese di mira le nuove “professioni”, quelle più alla moda: blogger, grafici, artisti, dj...Vengono trattate con ironia tutte quelle situazioni che un giovane d’oggi (ma anche un “menogiovane”) si trova ad affrontare nella vita reale e in quella vir-

tuale: avere un profilo adeguato sui social media, sopravvivere in un mondo lavorativo sempre più precario, riuscire a viaggiare spendendo poco rispettando le regole sempre più ferree delle compagnie low-cost...

Raquel Córcoles e Marta Rabadán ripropongo un tema già visto più volte in passato – quello della ragazza di provincia che va a vivere in città e che prova a essere alla moda e al passo coi ritmi della metropoli – ma lo attua-

lizzano alla realtà dei giorni nostri. L’intento pare quello di rivalutare i valori della provincia, condannando, sempre in maniera ironica, le abitudini “malsane” della città, in particolar modo quella finta cultura e quegli atteggiamenti “da alternativi” che ne contraddistinguono gli abitanti. A giudicare dal successo ottenuto in Spagna, evidentemente il tema è ancora molto attuale e molti si sono riconosciuti nella storia raccontata e disegnata da Raquel e Marta. Leggendo il fumetto, il dubbio che viene è se davvero oggi esista una grande differenza tra la provincia e la grande città, o se le cattive abitudini della metropoli non abbiamo inesorabilmente contagiato anche la provincia, rendendola meno ingenua di un tempo. I ragazzi “provinciali” sono davvero così sprovveduti o la cosiddetta globalizzazione ha ormai azzerato le differenze con i ragazzi di città? La Sbam-redazione ha incontrato le due autrici. Come nasce l’idea del vostro fumetto? Tutto nasce da un’idea di Raquel, in parte dalla sua esperienza personale di quando, anni fa, si trasferì a Madrid. Le sue esperienze erano


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È scritto da due ragazze... ma è piaciuto anche a molti maschi. Chiunque sia passato da un piccolo paese a una grande città può riconoscersi nella storia.

simili a quelle di altri amici, le ha trovate divertenti e ha deciso di raccontarle. Come nasce il vostro rapporto lavorativo? Quando le venne chiesto di fare un libro, le diedero

solo tre mesi per preparare tutto. Lei non sapeva come fare e mi chiamò. Anch’io venivo da un piccolo paese, e non avevo idea di come si disegnasse un fumetto, ma ho detto: non ti preoccu-

pare, in qualche modo faremo. Così abbiamo trovato una soluzione semplice, che rappresenta al meglio ciò che volevamo fare. Il vostro target è esclusivamente femminile?

Entrambe siete autrici dei testi e dei disegni. Come riuscite a coordinare il lavoro? Per i disegni, Raquel si occupa delle persone e dei loro vestiti, mentre io disegno i background, la coreografia e cose del genere. Per la storia, l’idea iniziale è stata di Raquel; normalmente la costruiamo insieme parlando molto tra di noi. Nel fumetto non ci sono i classici balloon... È stata una nostra scelta, per personalizzare il fumetto. Nel disegnare i personaggi fate molta attenzione ai loro vestiti. Da dove prendete ispirazione? La nostra più grande fonte d’ispirazione in fatto di moda e tendenze sono i tanti blog presenti nel web. Cosa ne pensate del fumetto digitale? Amiamo ogni forma di digital media. Noi stesse abbiamo un blog e in futuro venderemo i nostri lavori anche in e-book. Sbam! Redazione


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UN “PASSEPARTOUT” PER VOI

Su Facebook: Passepartout Fantascienza/Commedia 2013

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iao a tutti! Per la doppia proiezione di “PassepartoutTutte le porte sono aperte” al cinema di Terni, la nostra città, è andata meglio la prima. Purtroppo noi della

cosiddetta “Buscaino Pictures” non siamo potuti andare lo scorso luglio a Carpi (Modena) ad assistere all’anteprima del film, però ci è giunta la voce che è andata bene e la gente in sala si è diver-

tita. Speriamo ad anno nuovo di trovare altri enti per nuove proiezioni di “Passepartout - Tutte le porte sono aperte” perché è il film che finora ci ha soddisfatti di più e in contemporanea presen-

teremo il nuovissimo film “Circondato dalle tenebre”, un film horror sui vampiri, altra nostra grande passione. Nella filmografia di Lorenzo Buscaino sono rari i film che non hanno a che fare con il fantastico. I generi cinematografici ci piacciono tutti, ma alla nostra età creare storie irreali è un modo per dare forma all’immaginazione che a poco più di 20 anni, non manca di sicuro. Il primo lungometraggio che Lorenzo ha presentato al cinema è stato “Troppo fatti per essere vero” nella primavera 2008, un film misto di animazione alla “Chi ha incastrato Roger Rabbit?” dove due ragazzi appassionati di anime per magia si trovano le ragazze dei loro fumetti preferiti in casa loro. Lavoro molto duro per un ragazzo alle prime armi che gli ha impiegato un anno di preparazione, come è stato un duro impegno il secondo lavoro “Porta per l’inferno”, ma ne abbiamo bei ricordi tra noi ragazzi che partecipavamo al film, sia come attori che come staff, dato che scherzavamo molto durante le riprese e spesso al termine ce ne andavamo a mangiare una pizza tutti insieme. L’anno seguente (2010) ha realizzato due opere secondo tutti noi, una fantastica e


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l’altra di argomenti sulla società: “Virginia - La voce del silenzio” e “Robert Medas”. Il primo è un cortometraggio che parla di uno scienziato che vive nella malinconia della sua solitudine e decide di costruire una ragazza robot. La nostra consacrazione direi che è arrivata nel 2012 con l’horror fantasy “La mano infernale” dove Lorenzo mi ha fatto fare per la prima volta il protagonista, dopo anni che lo aiutavo nello staff e come figurante. Praticamente in “La mano infernale” mi fa fare un nerd alle prese con una mano

mozzata di un demone che ha trovato in un bosco: all’inizio avvererà i miei desideri ma poi mi si rivolteranno contro. Ci ha dato una grandissima soddisfazione questo medio metraggio anche grazie alle recensioni che sono state pubblicate, compresa quella che ci ha fatto Gene Gnocchi e alle richieste da tutta Italia del film. Lorenzo aveva gia preparato il copione e il materiale per il seguito ma all’ultimo minuto ha deciso di cambiare progetto e realizzare un film tutto nuovo. Dopo numerose idee ha scelto quella di lavorare su un sog-

getto che mi aveva confidato gia ai tempi delle riprese di “Porta per l’inferno”, quindi credo o fine 2008 o inizio 2009, su una chiave passepartout aliena. Fu cosi che tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013 abbiamo intensamente lavorato a “Passepartout - Tutte le porte sono aperte”, di cui ne sono più che fiero di esserne uno dei protagonisti perché girarlo è stato divertentissimo; per la prima volta ha partecipato gente diversa sia come comparse che nei piccoli ruoli, al casting l’ho aiutato io ed ho anche scelto un mio ex

compagno di teatro, il cabarettista Pierluigi Stentella, anche lui orgoglioso di aver partecipato al film. A differenza di come mi confidò alcuni anni prima il progetto “Passepartout”, Lorenzo lo ha modificato nella maniera più divertente. La sua idea originale era sempre di una chiave aliena, ma trovata in un magazzino militare, mentre nel nuovo film la portava con se l’aliena Vegar e noi ne approfittiamo ad usarla per quello che ci fa comodo. Alla ricerca del suo passepartout è anche l’alieno dalla pelle verde Stargot, interpretato in un doppio ruolo da Andrea, il fratello di Lorenzo, che viene però ostacolato da un investigatore privato, interpretato da Pierluigi. Ora stiamo ultimando il mio primo film scritto e diretto da me, “Circondato dalle tenebre”: ne vedremo i risultati durante questo 2014. Passepartout Staff


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“LO HOBBIT”: LIBRO E FILM A CONFRONTO www.isolaillyon.it

Prima parte di Luca Scelza

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bbiamo ormai visto il film “Lo Hobbit: la desolazione di Smaug“. Quale è stata l’aderenza e quale il rapporto con il libro originale per questa seconda pellicola? Come in tutte le grandi produzioni cinematografiche, i prodotti inerenti le pellicole in uscita diventano successi di vendita anche dopo anni che sono stati ad impoverirsi. Così, sin dall’annuncio del primo film de Lo Hobbit ognuno di voi si è ritrovato per le mani una copia di questo libro, che spero abbia letto. I plot delle sceneggiature si ispirano spesso a opere letterarie, generando una vera filosofia e scienza

sulle cose da fare e sul lavoro da mettere in opera in merito all’adattamento cinematografico dei libri. Il lavoro intra-mediale porta però a varie conseguenze e stravolgimenti. Questa non è una recensione di “Lo Hobbit: la desolazione di Smaug” poiché ce ne siamo già occupati (la trovate in questo articolo) ma un’analisi sul rapporto che il regista Peter Jackson ha saputo costruire con un opera originaria così diversa da quello che è stato il risultato finale, scandagliandola per i punti principali. In questa prima parte parliamo dei personaggi. Personaggi La prima volta che ho letto “Lo Hobbit”, nonostante tutto lo sforzo di


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immaginare questa storia come un lavoro non d’interesse editoriale quanto fiabesco e leggero, mi è rimasta per tutta la lettura quell’urticante sensazione di vacuità e vaghezza in merito alla caratterizzazione dei personaggi. A parte Thorin Scudodiquercia e Bilbo, sul quale c’è comunque molto da dire, gli altri nani e lo stesso Gandalf non esprimono quello spessore che gli va riconosciuto e che nel film riusciamo ad apprezzare così bene. Nani Balin, Dwalin, Fíli, Kíli, Dori, Nori, Ori, Óin, Glóin, Bifur, Bofur e Bombur sono i 12 nani che accompagnano Thorin nella sua avventura verso Erebor. Capirete che trovare in un libro tutti questi nomi rende difficile riuscirli a collocare all’interno di una storiacom-

prendendo a pieno chi sono, cosa fanno e quali siano le loro peculiarità. Anche se di loro spesso si narra in coppia o in piccoli gruppi, non si riesce ad immaginarli con la facilità che ci dà la pellicola e che ci ha fatto affezionare ad ognuno di loro in maniera diversa. Un lavoro cinematografico come questo non poteva permettere che i nani non avessero grandi differenze fra loro, e così tra questi due episodi c’è stata una forte caratterizzazione degli stessi, che si sono evoluti nella storia, mostrando i propri pregi e difetti, rimarcando così la loro presenza all’interno di un contesto narrativo. Thorin Scudodiquercia La realizzazione cinematografica del personaggio di Thorin Scudodiquercia è molto fedele al libro: nonostante aggiunte di

dialoghi e di gesta, risulta sempre unpersonaggio definito, deciso e intriso di quello spirito puramente nanico dell’attaccamento alle ricchezze e all’onore. La durezza e testardaggine che lo caratterizza, e la ferita aperta di essere stato scacciato dalla sua montagna e dal suo regno, lo rendono disposto a tutto pur di recuperare quello che ha perso. Senza spingermi oltre e parlare del terzo film, posso dire che mi è sembrato ripreso in maniere più che decente dall’opera letteraria e che rappresenti un co-protagonista molto interessante. Inoltre, questa caccia a Thorin e a tutti i nani messa in opera dalle legioni orchesche rende la sua impresa meno isolata, ma contestualizzata in qualcosa di molto più grande di un gruppo di nani e un cumulo di tesori.

Bilbo Baggins Per quanto riguarda Bilbo, invece, il discorso è diverso. Per tutto il libro non fa che lamentarsi, desiderare di tirarsi indietro da tutto quello che accade, e tentenna in ogni momento rimpiangendo il suo servizio da tè e la sicurezza della sua casa. Unpersonaggio pedante e pesante, lanciato in questa avventura senza nessun motivo o qualità dalla stupidità apparente del Mithrandir. Nella pellicola lo vediamo come un personaggio deciso, coraggioso, chebrandisce la spada con sicurezza, salva tutti e chiacchiera con Smaug con una certa serenità molto meno velata che nel libro. Nonostante questo snaturi il personaggio, penso che la scelta sia stata giusta: un protagonista così pesante e pauroso avrebbe fatto sì che la passione del pubblico si potesse allontanare da lui, e questo non è mai un bene per il personaggio principale di un film. I momenti in cui il suo coraggio supera le aspettative (e a volte anche la credibilità) sono colmati da quel senso di fiaba, che passeggia parallela a tutta la narrazione e che ci aiuta a non farci troppe domande, ma a collocare nel giusto contesto azioni e dinamiche messe in atto dai personaggi. Se il Bilbo del libro fosse stato così avrei letto l’opera con molto più piacere, guardando in un essere così piccolo


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tanto coraggio e arguzia. Invece non vedevo l’ora di finirlo, come lui non aspettava altro che tornare a casa. Gandalf il grigio Gandalf, un mix tra un cercatore di avventure e un Harry Potter. Immotivato e illogico il motivo per cui egli scelga quell’hobbit e la ragione per la quale si lanci in questa avventura, lui che conosce e sa quali sono i problemi e le necessità della Terra di Mezzo. Una figura di questa altezza non dovrebbe trovare il tempo per poter aiutare quattro nani a farsi ammazzare da un drago. La prodezza cinematografica risolve ancora una volta il problema, collocando la questione dei nani e di

Erebor al centro di un discorso molto più complesso che viene allacciato a quello che succederà nella precedente trilogia di Jackson. Lo stesso motivo per cui il Mithrandir abbandona i nani all’entrata di Bosco Atro è ignoto: prende e va via, senza che si comprenda a pieno il perché, e come si evolverà la cosa. Il film colma questo, come altri vuoti del personaggio, limandolo e rendendolo sempre più complesso in questa trilogia prequel che sfocerà in quella che conosciamo e abbiamo già visto con Il Signore degli Anelli. Gandalf è la guida, è il messia e il profeta. La scena in cuiSauron, uscendo dalla sua stessa pupilla, in-


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chioda il bene rappresentato dallo stregone alla dura parete rocciosa è una forte metafora e allegoria del ruolo di Mithrandir, e di quanto la sua purezza debba riuscire a tenere testa ad un male che striscia e che avvelena. Epico, davvero. Seconda parte di Leo D’Amato Dopo il successo al botteghino de “Lo Hobbit - La Desolazione di Smaug“, approfondiamo le riflessioni su questo film-evento con altre considerazioni in merito alla trama. “Lo Hobbit è un bel film: hanno puntato molto sull’azione e su scene dinamiche forse per compensare una trama più semplice che, a quanto mi dici, è estrapolata da una favola. Quindi è secondo me più godibile, anche se suppongo che con il racconto non c’entri granché.”

Basterebbe questa frase, sapientemente enunciata da mio padre all’uscita del cinema, il quale raramente si lascia andare a commenti propri dei cinefili, per racchiudere l’essenza dell’ultima fatica di Peter Jackson (o dovrei dire Peter Jack$$$on, che dopo aver giuringiurellato che non avrebbe mai acconsentito a sobbarcarsi uno stress ed una fatica tali come quelli sopportati per dirigere la precedente trilogia, nel caso IPOTETICO – credici! – di dedicarsi anche al Lo Hobbit ha prontamente cambiato idea quando gli hanno fatto presente il quanto avrebbe potuto guadagnare se, anziché limitarsi al ruolo di consulente e sceneggiatore, avesse sostituito Guillermo del Toro che nel frattempo stava migrando altrove per girare Pacific Rim, visti i ritardi continui con il progetto de Lo Hobbit).

Va detto che in queste particolari occasioni l’amore per la sintesi mirabile di tuo padre riesce a far breccia tra le sensazioni contrastanti che provi, e così decidi di aprire con una sua citazione anziché con una spiegazione pressoché lunghissima e probabilmente inconcludente sul perché, da una parte, questo nuovo capitolo di questa dolorosa trilogia (ci torniamo dopo) ti sia comunque piaciuto, e sospetti che a parlare sia lo Sfegatato, mentre dall’altra proprio non riesci a mandarla giù, perché parlano al contempo tanto il Purista che il Logico. Breve parentesi sul dolore di cui sopra: estrapolare da un racconto (che fosse una favola o meno non conta, hanno tratto da storie come “Hansel e Gretel” e da “Biancaneve” due filmacci fantasy in cui, a parte i nomi, si sono inventati tutto di sana pianta) di scarse tre-

cento pagineben tre film che superano abbondantemente le due ore di durata è cosa di quelle che ti fa male al cuore. Perché, se con meno amore per il profitto – qui c’è stato solo un discorso di profitto, non ditemi di no – avessero optato per massimo DUE film, sarebbe stato perfetto. Ma dato che nella logica di Hollywood la trilogia è come le ciliegie, e una tira l’altra, eccoci a dover affrontare l’impresa d’aspettare per un altro anno la conclusione della storia, così come rielaborata da P.J. In primis, togliamoci un dente grosso come una casa, così eliminiamo anche il dolore ed evitiamo contestazioni superflue: La Desolazione di Smaug è un film fatto bene, con un’ottima fotografia che, per quanto troppo pulita rispetto alla trilogia precedente – e ne perdono il realismo e la crudezza delle scene che


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sembravano dipingere una realtà decadente in cui si muovevano Aragorn & soci – è comunque migliore di quella sfruttata in Un Viaggio Inaspettato (di seguito abbreviato in UVI), in cui i filtri e i colori erano tali che poco poco sembrava un cartone animato. È un film fantasy fatto benissimo, con scene d’azione entusiasmanti e un drago cinematografico assai migliore, sotto il profilo

grafico rispetto aSaphira di Eragon (che pure restava uno dei draghi meglio realizzati nella storia del cinema, per quanto fosse inserito in un film orrendo) e sotto il profilo delle movenze e dell’animazione – specie della mimica “facciale” – di Draco di Dragonheart: un drago la cui indole subdola, manipolatrice e distruttrice viene resa magistralmente da una delle voci migliori nel pa-

norama del doppiaggio italiano, ossia Luca Ward. La Desolazione di Smaug (abbreviato in DdS d’ora innanzi) è una pellicola bella, specie rispetto al capitolo precedente, a tratti soporifero, a tratti mal sceneggiato, a tratti involontariamente comico (le sequenze a Goblingate erano imbarazzanti). Infine, aggiungo senza falsa coerenza, è un film fantasy davvero pregevole

perché ha atmosfere, personaggi, una storia e azione, sullo sfondo di una vicenda che è più grande di quanto delineata dalla penna di Tolkien, il quale ignorava ancora a quanti nerd avrebbe dato conforto il suo mondo, nonché agli appassionati di letteratura seria e ben scritta. Il problema vero è che qui si ferma il tutto: non è certo poco, specie in un panorama desolante e povero nelle idee come l’attuale cinema d’oltreoceano, ma non è comunque quanto era lecito aspettarci, perché le rimostranze di quanti gridano al capolavoro e si sentono feriti per lesa maestà dalle critiche verso questa pellicola non possono trovare terreno fertile anche a volersi mantenere “imparziali”. Partendo con ordine, laddove UVI era un film gradevole o, a voler essere buoni, “molto bello” perché in larghissima parte aderente a quella parte di racconto su cui P.J. ha costruito il primo capitolo della saga (pur risultandone un film lento e tirato per i denti per arrivare alle fatidiche due ore e passa di durata), in questo DdS si può notare un deciso passo in avanti per la spettacolarità, il ritmo, l’azione e il pathos, ma due decisi passi indietro per quanto concerne la fedeltà all’opera di Tolkien. Le cose che meno mi hanno infastidito, almeno in proporzione alle altre


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– perché si tratta di cose non di poco, ma rispetto al resto sono tutto sommato un’inezia –, sono l’introduzione di Beorn, frettolosa e mal gestita, con un mutaforma liquidato come una sorta d’orso mannaro che, in versione animale, perde la ragione e attacca la compagnia; l’introduzione stessa al film, con un flashback inerente l’incontro tra Gandalf e Thorin mesi prima della partenza narrata in UVI, il quale fa perdere INUTILMENTE qualcosa come quasi dieci minuti di film che potevano venire dedicati ad approfondire la figura di Beorn di cui sopra, che teoricamente dovrebbe avere un ruolo importante nel prossimo film e che qui sembra una figura marginale, nonché l’uso dell’athelas che dovrebbe essere riservato ai soli Re consacrati (Aragorn e la stirpe dei Dunedain del Nord, tanto per dirne una); non sono invece

un’inezia in termini di fastidio – per quanto ancora tollerabili – gli orchi guidati da Bolg, che ho ribattezzato “orchi stealth”: in pratica erano invisibili e impercettibili a tutti, arrivando DOVUNQUE: a ridosso delle porte del Reame di

Thranduil senza che le sentinelle se ne accorgessero (hai voglia a ordinare “che nulla accada che io non ne venga informato!”, caro Re degli elfi, se vi arrivano sotto il naso così facilmente), nei pressi del territorio di Beorn con lui che, pur

mutato in orso, non li fiuta (boh!) e persino in piena città, a Pontelagolungo, passando comodamente di tetto in tetto, laddove per far entrare i nani di nascosto ci hanno intrattenuti tipo per un altro quarto d’ora-venti minuti di film, sfruttando Bard, sfruttando un carico fasullo, corrompendo un funzionario (o quel che era), dimostrando così una certa debolezza nelle misure anti-orco da parte di Esgaroth (altro nome di Pontelagolungo) ed eccezionali misure anti-nano ed anti-Bard. Insomma, abbiamo i primi Orchi-Ninja della storia. Sono queste sottigliezze, che nemmeno tanto sottili sono, che contribuiscono a far nascere un grosso “mbah!” nel cinefilo Purista e Logico; lo Sfegatato invece... no, nulla, perché a parte gli orchi tutto quanto è grossomodo reso in modo perfetto, dalla situazione politica alle pro-


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blematiche economiche connesse al dare asilo ai Nani. Il problema è costituito da altro: ossia, dalla presenza costante, ripetitiva, ridondante, degli ELFI. Abbiamo capito che nella trilogia precedente le doti di “figosità” degli elfi erano state accentuate (da un salto da fermo su di un cavallo in corsa o l’uso dello scudo come skateboard ne Le Due Torri, tanto per dirne una, fino alla epicità sboronica di turno ne Il Ritorno del Re in cui Legolas saltava su un Mumakil/Olifante combinando un macello, letteralmente, e a te veniva un – sia pure col sorriso del bambino contento – “mè, vabbe’!”), ma lì si poteva comunque supporre fosse Legolas ad essere

un caso unico, considerando che al Fosso di Helm di elfi morti ce n’erano un bel po’ e nessuno aveva fatto acrobazie sulla falsariga del membro della Compagnia. Qui però si esagera! A parte la presenza di un’elfa silvana inventata di sana pianta da P.J. (ci torneremo) interpretata da Evangeline Lily, qui vediamo Legolas e Tauriel (l’elfa, appunto) combattere con movenze ed una perfezione che nemmeno Neo in Matrix: ruotano, danzano, combattono, incoccano, scoccano, contemporaneamente tirano un pugnale, riprendono l’equilibrio schivando nel mentre un attacco alle spalle con una perfetta torsione a 90° in stile Neo, già citato, o saltare da orco ad orco usandoli a tratti persino come ska-

teboard (si vede che gli scudi erano a fare il tagliando, quel giorno), con una grazia che nemmeno Drizzt do’Urden, il celebre drow ambidestro. A prescindere, Evangeline Lily la ricordiamo per, ehm... per che cosa? Andiamo sul sito “chiccacchioèEvangelineLily.com”. .. tic, tic, premo Invio: Freddy vs. Jason, Ho rapito Sinatra,Hurt Locker poi, Smallville, Lost.. ah. Ok. Ehm. Bho. Immagino che inserire un’attrice così di peso fosse necessario per un buon battage pubblicitario e... no, vabbe’, lasciamo perdere. Evidentemente ci sarà stato un incontro molto intimo tra lei e P.J. per convincere il regista ad inserire un personaggio del tutto creato ad hoc solo per lei.Vai a vedere che Luca Tersigni, nel suo romanzo parodia La Compagnia dell’Anellide, ci aveva visto giusto... Ora, va bene tutto, ma un gigantesco: “Vaff...” ti sorge spontaneo: non che siano brutte scene, girate male, o sprovviste di epicità. No, lo Sfegatato ci sta dentro di brutto: e forse forse anche il Purista, che sa quanto gli elfi sappiano fare i fighi: anche se fa strano vedere un Legolas che, per quanto PIU’ giovane rispetto alla trilogia precedente, pure appaia MOLTO più forte. Ma il Logico dice: “era necessario girare una sequenza lunghissima come quella, per quanto sia la più adrenalinica vista al cinema negli ultimi anni?”

Anche qua, decidano altri, ché ancora ancora non siamo arrivati al peggio. Ciò che stona è, a livello concettuale, il fatto che questo film, ispiratosi (assai liberamente, viene da dire) alla parte centrale de Lo Hobbit (romanzo) avrebbe dovuto consacrare in tutto e per tutto il coraggio e la maturazione completa di Bilbo da timido Hobbit che desiderava tornare a casa e non vivere avventure perché “fanno fare tardi a colazione”, a persona dotata di spirito di iniziativa in grado di farsi rispettare da parte dei nani, Thorinincluso, e essere un leader ed uno scassinatore provetto, come Gandalf aveva predetto (“lo sarà quando dovrà”). Nel film di P.J., purtroppo, gli elfi rubano moltissimo spazio allo Hobbit, anche a Bosco Atro – una sequenza resa benissimo, va detto – dove avrebbe dovuto fare la parte del leone: la compagnia dei Nani avrebbe dovuto sapere che Bilbo possiede un anello in grado di far scomparire (altrimenti non si giustificherebbero tutti gli eventi successivi al cui rispetto P.J. pare invece essere così attento, con le anticipazioni di quello che sarà il tema della Guerra dell’Anello), e Bilbo avrebbe dovuto avere molta più importanza ai fini della fuga dei Nani, continuando a proteggerli e permettere loro la fuga (questa scena SI’ che doveva essere al-


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lungata) fino a che Thorin & co. non fossero stati catturati dagli elfi, come da copione. Allo stesso modo, Bilbo sarebbe dovuto apparire molto più astuto nel congegnare un piano per la fuga, mostrarsi dubbioso sulla propria sorte e domandarsi se andarsene o meno, dato che possedeva un anello che rende invisibili; e, a voler proprio far parlare il Logico, sarebbe dovuto essere molto più duro verso i Nani, spingendoli a doversi fidare di lui, anziché ricorrere alla solita leadership di Thorin per convincerli ad entrare nei barili e, per quanto sia un’inezia, gli elfi stessi non avrebbero dovuto sapere della fuga dei prigionieri attraverso il fiume, altrimenti non si capisce perché Thranduil non abbia mandato subito un esercito a riprenderli presso l’unica destinazione possibile: Pontelagolungo, appunto. “Sì, ma viene giustificato dal fatto che lui aveva ordinato di sorvegliare i propri confini!” potrebbe dire qualcuno; e la risposta è: se lasci che persino si fugga da casa tua e gli orchi arrivino alle CHIUSE meglio sorve-

gliate della Terra di Mezzo così facilmente, ringrazia il cielo di avere ancora un regno, e prima di sederti sul trono verifica che non te l’abbiano rubato da sotto il sedere, Re-Demente. Bilbo viene molto sacrificato, qui: e se proprio volessimo andare a contare le scene in cui appare, i due elfi (la cui presenza è del tutto inventata) appaiono molto più spesso di lui che doveva essere il protagonista indiscusso assieme ai nani (dei quali abbiamo assistito a scene tristissime come arrivare a casa di Bard attraverso le tubature dei gabinetti: no, non guardate qui, lasciatemi solo col mio dolore). Ed è qui che il tutto comincia a scricchiolare, specie perché se il titolo è La Desolazione di Smaug, io mi aspetto, lecitamente, di vedere una desolazione di drago

come si deve, una desolazione fisica e morale, in qualche senso, nonché di vivere emozioni come la privazione di affrontare un posto pericoloso in cui anche le rocce hanno le orecchie e non, invece, un paio di inquadrature ad minchiam in cui mi mostri una landa desolata e basta e fai arrivare i nani alla porta segreta giusto perché ci si era rotti le balle e alla fine un po’ tutti iniziavano a chiedere “sì, ma sto cacchio di drago appare?”. È quindi, come qualche persona ha anche scritto, “il tono che si voleva dare al film” il problema: è involontariamente comico a tratti, in altri troppo serio (e qui si respirano le atmosfere “old Peter Jakson”, per grazia dei Valar), in altri è dotato di momenti “what the f**k?” perché ci sono cose che si potevano

tranquillamente evitare, e non perché inutili, ma perché addirittura dannose visto che sviano l’attenzione da quello che dovrebbero essere il tema, la trama, la storia: apparentemente sinonimi, ma con sostanziali differenze, questi termini. Si ribadisce: è un film come dio comanda, fatto benissimo a livello di pura teoretica fantasy. “Si ma il resto? Non dovevi parlare degli elfi? E del drago? E questa Tauriel chi è...?” Abbiate pazienza, cari fans... il resto arriva tra poco! Del resto, se P.J. può chiudere un film senza nemmeno darci un vero finale, film per il quale avete pagato e che non vedrete (vedremo) prima di un anno, non vedo perché non possiate aspettare di leggere il seguito, gratis, tra qualche giorno.


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IL ROMANZO D’ESORDIO DI DARIO ROTOLO http://lultimaeradelmale.blogspot.it - Su Facebook: Dario Rotolo

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alve lettori di JAPANIMANDO! Il mio nome è Dario Rotolo. Sono un ragazzo di origini siciliane che vive a Roma da più di due anni. In passato mi sono dedicato e ho lavorato all’interno di molte realtà sociali della mia regione, come animatore per ra-

gazzi e bambini. Inoltre ho avuto una piccola esperienza all’interno di una cooperativa sociale romana, dove ho avuto l’opportunità di confrontarmi con una nuova società e dove ho capito, quanto è magico lavorare con i bambini. Sono sempre stato un appassionato

di fumetti e di libri fantasy. Cinque anni fa, grazie alla passione letteraria per questo genere, diedi inizio a una nuova saga: “L’ultima Era del male”. In questi anni oltre a portare avanti il mio sogno di dover diventare scrittore, ho dovuto far fronte alle esigenze lavorative e alla

crisi economica, e non sempre sono riuscito a dedicarmi alla scrittura. Nel mio tempo libero, però, mi guardavo intorno per vedere le opportunità che l’editoria italiana mi poteva offrire. Parecchi mesi fa ebbi un’esperienza negativa con una casa editrice che mi fece un po’ scoraggiare e frenare. Dopo qualche mese, determinato com’ero, portai avanti il mio progetto, decidendo così di auto-pubblicarmi. All’inizio fu difficile perché dovetti affrontare le spese economiche e lo scetticismo della gente per la scelta che avevo fatto. A breve, però, il mio sogno finalmente si avvererà. “L’ultima Era del male – Il consiglio dei cavalieri” è un romanzo fantasy pensato da una parte per far sognare la gente e dall’altra parte per far riflettere sui veri valori della vita. Lo stile del libro è quello intramontabile di sempre: enigmi da svelare, animali


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fantastici, luoghi misteriosi e battaglie epiche tra bene e male. Da gennaio il romanzo sarà disponibile su numerose librerie on-line: Youncanprint.it, La Feltrinelli.it, Ibs.it ecc... Oltre a ciò, sarà ordinabile in 15.000 librerie italiane e di conseguenza in molte librerie di Roma. Inoltre, v’invito a iscrivervi e visi-

tare il blog del romanzo dove troverete aggiornamenti su presentazioni ed eventi. Se vi fa piacere, potete aggiungermi su facebook e twitter: Dario Rotolo. Adesso vi saluto e mi raccomando non smettete mai di sognare. È la nostra linfa vitale. Dario Rotolo


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“CAPITAN UNCINO” E IL SUO ALTER EGO Su Facebook: Capitano Giacomo Uncino - Italian Impersonator

I

o non interpreto e non mi vesto da Capitan Uncino...io SONO Capitan Uncino!! Scherzi a parte, il difficile non è entrare nel perso-

naggio... ma uscirne. Ho iniziato a frequentare il mondo del cosplay molto tardi ed è successo per caso quando ho avuto necessità di avere

gente in costumer per alcuni episodi della mia serie web “Vincent Kosmos - il ladro del tempo” (attiva su YouTube e altre piattaforme

dal 2008). Ho così iniziato ad interessarmi agli eventi cosplay e a frequentare fiere come Torino Comics, a volte gareggiando proprio con il costume del mio stesso personaggio Vincent Kosmos. Durante uno di questi eventi, un amico mi ha chiesto di entrare a far parte di un gruppo di “pirati” chiamato “Pirati della Tortuga” e di crearmi un costume da pirata. Considerato che il 90% dei cosplayers pirati fanno Jack Sparrow o qualcuno dei “Pirati dei Caraibi”, volevo qualcosa di diverso e pensa e ripensa mi è venuto in mente Capitan Uncino. I cattivi li ho sempre trovati affascinanti e Giacomo Uncino con quel suo misto di eleganza e spocchiosità è per conto mio, molto interessante, sia nella versione originale del cartone animato Disney, sia nella rappresentazione di Dustin Hoffman in Hook sia in quella più cattiva di Jason Isaacs di “Peter Pan” del 2003. La mia versione si basa principalmente su quella del cartone animato sia come costume che come mimica facciale, ma alcuni dettagli li ho presi anche dagli altri due. Esistono MOLTE versioni di Capitan Uncino (teatrali e non) degne di


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nota, da una molto vecchia di Danny Kaye (bellissima la sua canzone) a Henry “Fonzie” Winkler fino ad arrivare a David “Baywatch” Hasselhoff e Paul Michael “Starsky” Glaser e ognuno di loro ha aggiunto qualcosa che ha arricchito il personaggio. Ovviamente Uncino non è un buono ma un personaggio cattivo...ma chi non lo sarebbe a dover sopportare quello sbruffoncello in calzamaglia

che gli ha pure tagliato una mano e l’ha data in pasto al coccodrillo? Ops... scusate ero rientrato nel personaggio!!!! Il mio costume è parzialmente comprato e parzialmente costruito. La camicia con i pizzi l’ho comprata in un negozio (ormai chiuso) in Via Po a Torino chiamato “Bricolage” almeno 15 anni fa (e la usavo per i miei concerti), i pantaloncini rossi sono da mercato (come le calze bianche), le giac-

che sono due: una comprata e la seconda “aggiustata” tagliando un mio vecchio costume da Vedek bajoriano (si sono un fan di Star Trek!!!) e aggiungendo bordo dorato e bottoni. La base del cappello è di Amerio Costumi e ho aggiunto piume, marabù e un boa di struzzo per renderlo più “pomposo”. Il fioretto... beh... nonostante abbia comprato una riproduzione di una spada d’epoca, sono più

legato al fioretto che ho modificato io. Lo utilizzavo 25 anni fa quando facevo scherma a livello agonistico. L’ho verniciato d’oro, ho cambiato l’impugnatura e ho aggiunto una pietra rossa. Ma vediamo all’oggetto per eccellenza... l’UNCINO!!! Ne ho ben QUATTRO. Uno l’ho comprato ed è in plastica cromata...veramente d’effetto. Il secondo è un misto tra comprato (la punta) e co-


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struito (la parte tonda) e ha alla base stoffa bianca per coprire la mano e un paio di centrini fatti all’uncinetto (uncino... uncinetto... LOL) dalla mia bisnonna molti molti molti anni fa (oltre 50 direi). Il terzo uncino è una riproduzione di quello del film del 2003 gentilmente costruito in fimo dal mio amico Fabio Taddi (un vero esperto di maschere, make up e oggetti vari) e l’ultimo... beh l’ultimo è vero!!! E’ un uncino da macello che è stato tagliato e saldato ad un tubo ed è sul serio letale. A seconda degli eventi decido quale indossare.

Recentemente ho iniziato ad apparire parecchio in giro nelle vesti di Giacomo Uncino, al Toys

Center (per il compleanno Toys e per un altro evento), in un’edicola per l’uscita del DVD “Le av-

venture di Peter Pan”, a contest online e feste di via. Ho lasciato il gruppo “Pirati della Tortuga” per divergenze creative e ho fondato un mio gruppo prevalentemente di cosplayers chiamato “Fratellanza Pirata” dove oltre a Uncino ci sono altre personaggi come Jack Sparrow, Sir Francis Drake, Anne Bonny, Mary Read, Calico Jack e molti altri. Siamo disponibili per feste, eventi, animazione ecc. Ora devo andare...SPUUUUUUUU UUUUUUUUUGNAAAAAAAAAAA!!!!!! Capitano Giacomo Uncino


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I MILLE VOLTI DI “THE MASK”

Gruppo su Facebook: I FUMETTI SONO UNA COSA SERIA!

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he Mask venne creato nella sua forma attuale nel 1989 da John Arcudi (testi) e Doug Mahnke (disegni) sulle pagine della rivista Mayhem. Tuttavia il personaggio aveva già debuttato due anni prima con il nome di The Masque, per i soggetti di Mike Richardson e con alle sceneggiature e alle matite Mark Badger, pubblicato sempre dalla Dark Horse sulla riviste Dark Horse Presents n. 10 (settembre 1987). Dato che Badger diede un taglio sempre più “politicizzato” alla serie, Richardson decise di chiudere la serie stessa e riportare il personaggio al concept originale. In tutte le versioni la storia ruota attorno ad una misteriosa maschera magica che dà a chiunque la indossi potere illimitato e un aspetto mostruoso, caricaturale, caratterizzato da una grande bocca con una serie di denti enormi e una testa verde. La Maschera cambia la personalità di chi la indossa, rimuovendo qualsiasi tipo di inibizione, tanto che chi la indossa per lungo tempo impazzisce. Il personaggio è stato ispirato da una combinazione di caracters precedenti: dal Joker e Creeper creato di Steve Ditko per la DC comics, al Dr. Jekyll e Mr. Hyde . Nelle storie a fumetti ori-

ginali, i personaggi che indossano la maschera diventano degli antieroi pericolosi e crudeli, anche se questa non era l’intenzione originaria di chi la indossa. Man mano che la storia va avanti veniamo a sapere che la Maschera è molto antica e probabilmente è appartenuta allo stesso Loki, il dio nordico dell’inganno e del caos. Il risultato è una miscela di atmosfere cupe e urbane e situazioni grottesche e tragicomiche, ricche di humor nero.

L’apporto delle matite di Mahnke è fondamentale nel descrivere sia le ambientazioni in cui si muovono i personaggi che questi stessi, sottolineando il carattere grottesco delle miniserie. Quando il personaggio venne adattato in film, la violenza venne attenuata per rendere la Maschera “semplicemente” pericolosa a secondo chi la indossa. Se infatti la indossa una persona disonesta o malvagia ne amplifica le caratteristiche. Infatti sia nel film del

1994 e nel cartone animato televisivo, il protagonista Stanley Ipkiss viene raffigurato come un supereroe benevolo anche se un pò sopra le righe. Lo stesso vale per il protagonista del sequel 2005 interpretato da Jamie Kennedy, che prende il nome, invece di Tim Avery. Il titolo del fumetto originariamente si riferiva alla maschera e non alle caratteristiche fisiche che questa scatena nel trasformare il malcapitato che la indossa. Nei primi numeri, infatti, il personaggio veniva indicato come Big Head, ma con l’avvento del film e delle serie televisive il personaggio divenne noto come The Mask. Mayhem fu cancellata dopo quattro numeri, ma nel 1991 Arcudi e Mahnke proseguirono con una miniserie di quattro numeri chiamata The Mask, che ha introdotto uno degli antagonisti della maschera, un colosso brutale e muto di nome Walter. La mini divenne subito tra i bestseller della Dark Horse e in seguito sfornò altre miniserie con protagonista la Maschera, che viene indossata ogni volta da personaggi diversi. Queste serie si sono concluse nel 2000 con il crossover Joker / Mask, con la DC comics in cui la maschera magica finisce nelle mani


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dell’acerrimo nemico di Batman. In totale verranno prodotte dieci miniserie, più vari crossover con altre case editrici, come si è detto, la migliore delle quali a mio avviso è quella con Lobo. Ma tutto comincia in un negozio di antiquariato, dove un uomo nevrotico e debole, Stanley Ipkiss, entra per scegliere un regalo da fare alla sua ragazza, Kathy. Al negozio che acquista un’antica maschera di giada che inizia a parlare con lui. Quando Stanley la indossa, si trasforma in un essere dai superpoteri, strambo e con un enorme, testa calva dalla pelle verde e

una bocca altrettanto grande piena di denti. Dopo aver esplorato le sue nuove abilità, Ipkiss decide di vendicarsi di chi lo ha ferito e umiliato durante la sua triste vita, e si guadagna il soprannome di Big Head. Alla lunga però le sue malefatte come Big Head cominciano influire emotivamente su di lui. Aggredisce verbalmente Kathy e lei lo butta fuori, ma si tiene la maschera dato che era un regalo di Stanley. Più tardi, Stan irrompe nel suo appartamento per rubare la maschera ma attira la polizia che interviene. Messo alle strette decide che sua

unica via d’uscita è la Big Head, Stan mette la maschera e uccide 11 poliziotti nella sua fuga. Quando torna a casa come Big Head e si toglie la maschera viene colpito da una fucilata alla schiena e ucciso da Kathy, che ha capito l’identità di Big Head. Kathy da la maschera al tenente Kellaway perchè la custodisca. Kellaway nonostante gli avvertimenti di Kathy circa la pericolosità della maschera, diventa Big Head, proponendosi di abbattere i signori del crimine che hanno afflitto la sua carriera di polizia. Le vicende del tenente ver-

ranno narrate nella miniserie successiva, ma nel frattempo la Maschera era già diventata “famosa”. Sull’onda del successo del fumetto, come già accennato più volte, the Mask approda nel 1994 al cinema. Ad interpretare la Maschera e il suo alterego Stanley è Jim Carrey. In questa versione il nostro eroe conduce la vita del tipico bravo ragazzo per eccellenza che finisce spesso e volentieri sconfitto dalle piccole e grandi prepotenze di chi è più forte o disonesto di lui. Per esempio trova i biglietti per un concerto per invitare una sua col-


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lega che gli piace, solo per finire per dar modo a lei che possa andare con un altro. Porta la sua auto per un cambio d’olio e si ritrova a pagare la sostituzione del freno e la nuova trasmissione. Il suo padrone di casa è una megera che non esita a tiranneggiarlo quando può. E’ innamorato di una cantante di nightclub di nome Tina (interpretata da Cameron Diaz, al suo debutto cinematografico), ma non riesce mai a dichiararsi. Ipkiss finalmente trova la maschera. Qualcosa lo costringe a indossarla e, proprio come nei fumetti, diventa Mask.

Rispetto alla serie a fumetti la Maschera è, molto semplicemente, un cartone animato. La giustificazione è che Ipkiss stesso è un appassionato di film d’animazione. Ha la casa tappezzata di decorazioni dei Merrie Melodies e dei cartoni animati di Tex Avery. Così, invece di scatenare un maniaco omicida, la maschera trasforma Stan in quello che brama segretamente: diventare un cartone animato vivente. Tira fuori dal nulla qualsiasi oggetto, si può sopravvivere a qualsiasi tipo di caduta o impatto. Ma questa è un the Mask annacquato rispetto al personaggio originale, una

maschera diciamo “formato famiglia”. Non c’è più è il pazzo omicida imprevedibile, ma una “simpatica canaglia”. Certo che provoca il caos e si prende le sue vendette, ma si rivolge solo contro quelle persone che hanno fatto tiranneggiato Ipkiss anche ingiustamente e quindi svolge una specie di funzione catartica. Nessun passante “innocente” viene ferito, non supera la linea che porta al crimine insensato e quindi odioso. La differenza tra fumetto e cinema diviene più chiara nel confronto tra Mask e la polizia. Nel fumetto, la maschera semplicemente falcia i poliziotti che lo ostacolano senza nessuna pietà.

Nel film, la Maschera si trasforma in un cantante che diventa letteralmente contagioso. La polizia non riesce a opporsi e finisce per ballare insieme a chi avrebbero dovuto arrestare. Uno raffigura il massacro di poliziotti poco divertenti. L’altro ci dà un uomo di spettacolo molto simile a Bugs Bunny o ad altri personaggi della Warner. Insomma il regista Charles Russell sembra tenere sotto controllo il film e ci fa capire fin dal principio che sta facendo, in sostanza, un cartone animato live action e nulla di più (o di meno). Essendo un cartone animato comporta sia vantaggi che svantaggi. I


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personaggi della sceneggiatura di Mike Werb (storia di Michael Fallon e Mark Verheiden) sono in gran parte unidimensionali. La maschera è abbastanza demenziale come ci si immagina che sia. La polizia è fatta uniformemente di incompetenti, con l’eccezione di “tenente” di Peter Riegert Kellaway. Tuttavia, Carrey fa un ottimo lavoro. Il suo corpo sembra essere esso stesso un cartone animato tanto che sembra quasi inutile l’utilizzo di effetti speciali. E’ un film visivamente notevole. L’anno dopo viene prodotta la serie animata prodotta dalla Dark Horse Entertainment, Film Roman Productions, e Sunbow Entertainment. Composta da 54 episodi vennero divisi in tre stagioni. In Italia fu trasmessa dalle reti Mediaset. Nel 2005 è stato prodotto il seguito del film

con il titolo “The Mask 2” diretto da Lawrence Guterman e interpretato, tra gli altri, da Jamie Kennedy. Una sera Tim Avery indossa la maschera, trovata per caso, che lo trasforma nel famoso tipo dalla faccia verde che si comporta come un esaltato. Arrivato a casa da sua moglie Tonya Avery, lei rimane incinta, e nove mesi dopo nasce Alvey. Durante la crescita del figlio, solo Tim si accorge che il piccolo Alvey si comporta in modo strano, sembra quasi un personaggio dei cartoni. Nel frattempo Loki, uno dei figli di Odino, riceve un compito dal padre per recuperare la sua fiducia: deve andare a prendere la maschera che aveva perso molto tempo fa sulla Terra. Ma dopo l’utilizzo della maschera da parte di Tim, questa sembra essere scomparsa. Loki pensa che Tim gliela

stia nascondendo, così lo tormenta fino a rapirgli

Alvey. Dopo aver trovato la maschera, Tim e Tonya sono pronti a fare uno scambio con Loki, il quale però si è affezionato ad Alvey a tal punto da volerlo tenere. Così, dopo una lunga lotta Loki vs. Tim, il piccolo Alvey torna dai suoi genitori. Il film non è stato all’altezza del suo predecessore, dato che è un malriuscito ibrido di un prodotto destinato al mercato delle home video per ragazzi e una commedia fantastica. Alfonso Verdicchio


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SAMANTHA L’ILE E GLI ISLANDS Su Facebook: Samantha L’Ile

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iao a tutti! Sono qui per presentare me stessa e la trilogia che ho iniziato ad auto pubblicare quest’anno. Comincio proprio dai libri e lascio per ultima la parte più difficile, non so mai da dove iniziare quando devo parlare di me.

“Le Vicende degli Island” è una serie fantastica che narra le avventure, molto romantiche e spesso colorate di giallo, della famiglia Island. Il primo libro “Generazione Magica” ci fa conoscere i fratelli Island: il primogenito Samuel è altruista e responsabile mentre Sebastian è cinico

ed egocentrico. In comune hanno un segreto incredibile: sono gli unici al mondo a possedere poteri psichici o almeno così credevano fino all’incontro con la giovane Elizabeth. Mentre la ragazza si innamora perdutamente di Sebastian, un vecchio amore mai dimenticato rientra nella vita di Samuel: ossessionata dai fratelli magici, Alice ha indagato sulla loro famiglia e ora è tornata per svelare ogni mistero... Il secondo libro “Doppio Prodigio” continua da dove si era interrotto il precedente: con un segreto che riguarda lo zio di Samuel e Sebastian e in particolare i suoi due figli gemelli che sono stati abbandonati diciotto anni prima e di cui si sono perse le tracce. I protagonisti vengono così coinvolti in una caccia dove tutto è permesso per svelare la verità e riunire la famiglia. Elizabeth, Alice e il fidato amico Robert saranno al centro della storia anche

in questo libro dove si avvicenderanno tanti colpi di scena, intrighi e nuovi personaggi con affascinanti poteri. Il terzo e ultimo libro è per tre quarti sulla carta e la restante frazione ancora nella mia testa, ma spero di pubblicarlo entro l’estate. Posso anticipare solo che tutte le risposte saranno date e i segreti svelati! Ora tocca a me... Cosa dire? Sono una lettrice compulsiva: quando inizio una storia non riesco a lasciarla finché ne scopro il finale e quando trovo un autore nuovo che mi intriga tendo a leggere tutti i suoi lavori. I primi veri libri che ho apprezzato da bambina sono stati “Incompreso” e “Il cucciolo” mentre ho odiato con tutta me stessa Cipì: lo detestavo proprio! Crescendo ho studiato i classici a scuola tra i quali prediligevo l’epica e tifavo, ahimè, per Ettore contro Achille. Successivamente mi sono appas-


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sionata a diversi generi: credo di aver letto quasi di tutto a parte l’horror, ma chissà che prima o

poi non ci provi! Ho avuto il periodo dei gialli polizieschi, la parentesi legale, i libri d’avven-

tura e storici, le biografie e storie vere, i romanzi rosa e negli ultimi anni tanta letteratura fantastica perché ho voglia di evadere e vagare con l’immaginazione. In questa avventura di auto pubblicazione mi sono lanciata con l’aiuto della mia illustratrice (la mia sorellina) che ho tormentato con mille richieste e modifiche fino alla realizzazione delle copertine così come le desideravo.Vi piacciono? Presto la assillerò anche per la terza, ma sono magnanima e per il momento la lascio in pace! Samantha L’Ile è la mia identità più o meno segreta in cui mi rifugio quando immagino, visualizzo e scrivo le mie storie. Nella vita reale sono una trentaseienne moglie, lavoratrice, ma soprattutto mamma quindi sempre indaffarata e piena di impegni. Quando mi sono decisa

per l’auto pubblicazione su Amazon ho creato il mio pseudonimo. Il cognome “L’Ile” nasce dai miei adorati protagonisti, ma invece di diventare io stessa una Island ho deciso di tradurlo in francese. Invece il nome deriva da una serie televisiva che mi piaceva da bambina, vi lascio un indizio: con i due nomi dell’attrice che interpretava Samantha ho battezzato una protagonista e un personaggio secondario delle Vicende degli Island… Avete indovinato? Siamo dunque ai saluti. Grazie a JAPANIMANDO per avermi ospitata e alle persone che hanno voluto leggere questo articolo: se vorrete venirmi a trovare, cercatemi sui principali social network e lasciatemi un salutino! Samantha L’Ile

http://wondergateitalia.blogspot.it Il nuovo fantablog realizzato dalla Associazione Culturale

JAPANIMATION


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“PROGETTO: DA UNA LAPIDE”

http://lorerama.wordpress.com/collaboration - Su Facebook: Federica Giulietti

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n graphic novel a più mani non è certo un’idea unica, ma il “Progetto: Da una lapide” scritto da Lorenzo Ramadoro e coordinato da Federica Giulietti, ha delle peculiarità che lo differenziano da altri fumetti simili. In primo luogo la storia su cui si basa il progetto è un racconto diviso in 8 testimonianze - narrate in prima persona da un protagonista diverso che lette nell’insieme formano un’unica trama. I due autori hanno chiesto a 8 diversi artisti di scegliere una testimonianza e trasformarla in un fumetto, invitandoli a creare personaggi, ambientazioni e tempi della tavola secondo la loro più libera ispirazione. Non sono stati forniti né sceneggiatura né riferimenti stilistici al fine di creare un’opera collettiva estremamente eterogenea ma funzionale. Il progetto si basa sulla concezione di come la

realtà muta secondo l’interpretazione soggettiva del singolo narratore, quindi l’eterogeneità stilistica delle tavole diventa il suo punto di forza. Secondo gli autori, poi, lasciare gli artisti liberi di

esprimersi è un valore aggiunto così che abbiano la possibilità di elevare al massimo le loro doti creative. Lo scopo del progetto è infatti creare uno spazio editoriale per gli artisti emergenti,

dando loro la possibilità di mostrare il loro stile senza alcun tipo di vincolo. Il progetto - partito nel 2012 – ha coinvolto persone da tutta Italia e ha portato alla pubblicazione un volume 0 sperimentale a cui hanno partecipato: Alonso Rojas, Silvia Longinotti, Debora Ferretti, Dario Negro (CRStudio), Federica Cavalli, Federica Giulietti, Daria Fanara, Duane Ceccarelli (un estratto è visibile qui). Attualmente il volume 1 è in fase di completamento e verrà pubblicato (sempre autoprodotto) a gennaio 2014. Per questo numero i due autori hanno chiamato 8 nuovi artisti: Giorgia Lanza, Simone de Paolis, Lorenzo Armezzani, Lorenzo Magalotti, Fabio Cioffi, Mauro Gulma,Vittorio Astone, Antonio Russo Tantaro. Attualmente è in corso la ricerca degli artisti per il volume 2 che vengono ricercati per le loro peculiarità stilistiche: l’originalità di stile è senza dubbio la caratteristica prediletta allo scopo di rendere il fumetto il più eterogeneo possibile. Nel sito http://lorerama.wordpress.com/collaboration si possono scoprire le anteprime dei

Presentazione del Volume 0 a Matelica – Disegno live durante lettura dei brani.


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Pagina tratta dal Volume 0 Alonso Rojas

disegni che compongono i volumi, gli articoli correlati e le foto delle presentazioni. I due autori, infatti si stanno impegnando a presentare il volume nelle varie biblioteche e fumetterie disposte a ospitarli al fine di divulgare il progetto. Chiunque fosse interessato a partecipare può mandare una mail con il link al proprio blog o sito web a federica@shangelina.com

Pagina tratta dal Volume 0 Silvia Longinotti

Pagina tratta dal Volume 0 Debora Ferretti

Pagina tratta dal Volume 0 Daria Fanara

Pagina tratta dal Volume 0 Duane Ceccarelli

Federica Giulietti Anteprima dei disegni del volume 1 in uscita a gennaio 2014.


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“WEIRD SCIENCE - LA DONNA ESPLOSIVA” http://nanune13.deviantart.com

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he cosa provereste ad essere trasformati da perfetti sfigati in due eroi da una ragazza bellissima che voi stessi avete creato?

No signori, questo non è Aladin ne tanto meno una possibile rivisitazione di Frankenstain. La nostra creazione non è né un genio blu, né un mostro più non morto

che vivo, ma una bellissima modella fresca d’aerobica. Stiamo parlando de “La donna esplosiva”, commedia di genere fantastico di metà anni ‘80 famosa per essere stata

scritta e diretta da John Hughes, noto regista di diversi film adolescenziali tra cui, suo grande capolavoro dello stesso anno, il “Breakfast Club”, un cult che continua imperterrito a far parlare di se. Se pur meno brillante della sua precedente e contemporanea opera (entrambi i film furono girati nel 1985) “La donna esplosiva” ha notevoli punti di forza e una comicità puntata su “fatti imbarazzanti” che non smette mai di far sorridere, tanto che alcuni anni dopo, dall’idea di Hughes, nacque persino una serie TV. I protagonisti di questa assurda avventura sono Gary Wallace (interpretato da un giovanissimo Anthony Michael Hall) e Wyatt Donnelly (Ilan Mitchell-Smith) due adolescenti totalmente normali e un po’ imbranati in piena crisi ormonale alla ricerca di una sana esperienza con una bella ragazza. Un week end i due si ritrovano da soli a casa e, ispirato da Frankenstein, Gary induce l’amico a creare una donna artificiale grazie al computer. L’esperimento ha incredibilmente successo e, da una bambola, nasce Lisa (Kelly LeBrock) che, progettata con un carattere tutto pepe e una gran voglia di divertirsi, insegnerà ai ragazzi ad avere più fi-


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ducia in loro stessi, questo naturalmente mettendoli costantemente nei guai. Un film piuttosto semplice senza grandi pretese se non quello di far ridere e mostrare un bel corpo femminile; un po’ come la famosa commedia italiana dei cine-panettoni, aggiungendoci però il classico “dramma adolescenziale fantastico” tutto americano. Una curiosità: la pellicola è stata una delle prime a vedere davanti alla telecamera Robert Downey Jr., quasi irriconoscibile

come adolescente se vi siete abituai a riconoscerlo come “Iron Man”, se non per il suo sorrisetto sarcastico che lo contraddistingue come bullo della scuola. Essenzialmente un film piacevole adatto a tutta la famiglia anche grazie al suo umorismo “osé” marcato ma mai eccessivo. Sicuramente più piacevole e digestivo dopo uno dei tanti pranzi o cene festive rispetto ad un drammaticissimo Titanic. Francesca Rita Loi


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ORRORI AMERICANI

Gruppo su Facebook: I FUMETTI SONO UNA COSA SERIA!

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l tessuto connettivo della Cultura americana è da sempre permeato da profonde venature sovrannaturali. Non stupisce, perciò, che anche il Fumetto abbia attinto spesso e volentieri al serbatoio del mistero in tutte le sue forme. In particolare, l’horror rimane uno dei generi di maggiore potabilità (e maggior successo!) di tutta la letteratura popolare statunitense. Quando si parla di fumetto horror “Made in USA”, il pensiero va immediatamente agli EC Comics, quei brevi racconti che spopolarono nei “Fifties”, popolando l’immaginario collettivo di mostri ripugnanti, spietati vampiri e assurde creature aliene. In realtà tutto era cominciato in un momento antecedente in quello che la critica e i collezionisti indicano come “Antediluvian Period”. La prima ad accorgersi delle imponenti potenzialità del genere fu la National Allied Publications, una neonata casa editrice destinata a diventare la celeberrima D.C. Comics. Il tentativo manifesto era quello di accorpare le tematiche mistiche ed orrorifiche con la nascente figura del supereroe. Nell’ottobre del 1935, su New Fun numero 6, faceva la sua prima apparizione “Dr. Occult, Ghost Detec-

tive”. A dar vita alle vicende di questo investigatore dell’Ultraterreno, c’erano due giovanotti di belle speranze, Jerry Siegel & Joe Shuster che, anagrammando i loro cognomi, si firmavano Leger & Reuths. Il Dottor Occult era un mistico dai poteri praticamente illimitati (l’unico confine era dato dalla fantasia degli autori!); nella sua prima avventura ebbe modo di salvare la classica “damigella in pericolo”, vittima designata di un ghignante vampiro, avvalendosi di un potente manufatto magico. C’è da dire che, in un’epoca in cui il con-

cetto di esclusiva era davvero labile, gli stessi dinamici autori, avevano realizzato un personaggio praticamente uguale, Dr. Mystic, The Occult Detective” per un’altra casa editrice. Pian piano al Dr. Occult vennero aggiunte altre caratteristiche, la superforza e il potere del volo (ma anche un costume blu ed un mantello rosso), chiaramente mutuate dal personaggio che avrebbe conferito a Siegel e Shuster la definitiva consacrazione, Superman. Il personaggio continuò per qualche anno la sua corsa prima di essere sostituito nei cuori dei let-

tori da un “character” decisamente più carismatico: The Spectre (Lo Spettro). Ancora una volta i dialoghi erano del prolifico Siegel che per le matite si affidò stavolta a Bernard Baily (che sarebbe diventato uno dei maestri del grande Gil Kane). The Spectre si prefiggeva una missioncina facile facile: sradicare il crimine dal pianeta Terra e imporre la Giustizia. Le origini vennero narrate, in due parti, sui numeri 52 e 53 di More Fun Comics (febbraio e marzo 1940) sotto il logo di quella che era ormai diventata la D.C. Comics. La storia era, tutto sommato, abbastanza ingenua e non si curava di cercare una accettabile credibilità. Da qualche tempo, il detective Jim Corrigan stava svolgendo le sue indagini sulle attività di “Gat” Benson e della sua banda di malavitosi. Irritato dalla insolente insistenza dell’agente, il boss lo fa rapire mentre è in compagnia della sua ragazza, Clarice Winston. Corrigan, rinchiuso in un barile pieno di cemento, viene scaraventato giù da un molo e muore affogato. Giunto nell’aldilà, un Essere Misterioso (Dio?) gli comunica che ha in serbo per lui altre opzioni diverse dal riposo eterno. A Jim vengono conferiti incredibili poteri e la possibilità di ritor-


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nare nel mondo dei vivi, sotto forma di fantasma, per continuare la sua lotta contro il crimine. Corrigan torna sulla Terra appena in tempo per salvare la sua Clarice (dalla quale dovrà separarsi dolorosamente perché un fantasma non ha nulla da offrire ad una donna mor-

tale) e sgominare la banda di Benson prima di sparire dalla scena nel suo spettrale costume bianco e verde. Successivi aggiustamenti permisero poi a Corrigan di recuperare il proprio corpo defunto dal punto del fiume in cui si era incagliato e di sdoppiarsi in una parte

spirituale ed una corporea. Pur dotato di indubbio fascino, The Spectre non resse al peso degli anni e cadde in un lungo oblio editoriale. Rimane ancora un altro eroe della D.C. Comics da menzionare in questa breve galleria, più che altro a titolo di curiosità. Nel 1942 esordiva, infatti, su Sensation Comics (la testata che per prima presento le avventure della Wonder Woman di William Moulton Marston) “The Gay Ghost. Come indicava l’aggettivo gay che all’epoca non aveva ancora la connotazione moderna, si trattava di avventure dai toni leggeri e scanzonati, quasi una rivisitazione in chiave

umoristica del ben più cupo The Spectre. Contrariamente alla D.C la sua rivale di sempre, la Atlas/Marvel cominciò a frequentare il genere horror relativamente tardi e lo fece solo quando il successo dei suoi supereroi aveva imboccato la parabola discendente. Molte delle testate classiche si convertirono al mistero e all’horror (persino Captain America venne trasformata in Weird Tales), altre ne nacquero in fretta e furia, da Mystic a Strange Tales fino ad arrivare alla gloriosa Journey into Mystery ma era ormai scoppiato il bubbone Wertham. Fin dal 1948 sulle pagine di Saturday


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Review of Literature, il “brillante” psichiatra Fredric Wertham aveva lanciato i suoi strali mettendo in luce i “deleteri effetti sulle deboli menti dei lettori dei fumetti, istigatori di violenza e fonte di ogni aberrazione. Quando diede alle stampe quel capolavoro di equilibrio e di lungimiranza che fu il suo “Seduction of the Innocent” (1954), l’America gli credette e mise al bando i poveri mostri di carta innalzando alla gloria mostri che avevano facce meno orribili ma cuori molto più ripugnanti. In un ultimo tentativo di resistenza Stan Lee e il disegnatore Joe Maneely realizzarono una storia di 4 pagine: The Ra-

ving Maniac (Il pazzo furioso) che uscì sul numero 29 di “Suspence”. Un riconoscibilissimo Wertham, penetrato negli uffici dell’Atlas accusava il redattore Stan Lee di ogni umana nefandezza mentre costui rintuzzava le sue accuse farneticanti colpo su colpo fino a quando dei dottori non venivano a prendere l’energumeno per ricondurlo nel manicomio dal quale era fuggito. Uno sberleffo liberatorio ed una grande soddisfazione, purtroppo solo morale. L’epoca oscura dei controlli a tappeto della censura era ormai cominciata e, magari, prima o poi ne parleremo. Pietro Zerella


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IL SAGGIO DI REBECCA ADAMI SUL COSPLAY http://imagorecensio.blogspot.it

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l saggio di Rebecca Adami è stato pubblicato nel 2009, presentato alla fiera di Lucca del 2010, che visitai, ma la cui presentazione mi persi. Proprio nel senso che mi persi del tutto la pubblicazione del libro... ho scoperto la sua esistenza nel 2012 e son riuscito a recuperarlo solo a Lucca nel 2013... a chi fosse interessato alla lettura consiglio la spedizione a casa tramite l’acquisto sul sito della casa editrice, che è così piccola che non viene distribuita fuori dalla sua zona, non di certo a Milano. Premesso ciò questo è uno dei pochi libri che affronta la tematica cosplay, ed in maniera inusuale si propone in contrapposizione (non violenta) con la tesi di un altro saggio sul cosplay, quello di Luca Vanzella (Cosplay Culture, fenomenologia dei costume players italiani). Secondo Vanzella (il cui libro ho letto quando fu pubblicato, ma che oggi non ricordo nei particolari) il cosplay è a tutti gli effetti una sottocultura, mentre per la Adami ciò non può essere affermato per il cosplay italico. A questo scopo l’autrice sviscera il significato delle parole “cultura” e “sottocultura”, e dei contesti in cui sono usate, rammentandoci, tra l’altro, che per greci e latini la parola “persona” signifi-

IL COSPLAY Tra immaginazione e realtà sociale di Rebecca Adami, casa ed. Marco Del Bucchia Editore, pagine 140, anno 2009, costo € 12,00, formato 20 cm x 12 cm, reperibile su Internet, Codice ISBN: 9788847103818.

cava “maschera”. I termini “cultura-personamaschera” sono, assieme a “gioco”, la base del cosplay”. Il secondo capitolo riepiloga la storia della nascita del cosplay in Giappone, e del suo sbarco in Italia, soffermandosi sulle differenze esistenti nel fare cosplay tra le due nazioni. Nella parte finale

del capitolo l’autrice spiega le varie fonti a cui ha attinto ( "Cosplay culture" e "100 % cosplay" più il web), e come ha proceduto “sul campo”, cioè alle fiere del fumetto, a cui va sommata la distribuzione (sia tramite web che ad una fiera) di un questionario e qualche intervista dal vivo.

Dopo i primi due capitoli introduttivi il terzo entra nel merito del tema del saggio, partendo dalla sua base: il costume. L’autrice illustra quale sia la funzione sociale dei normali abiti che indossiamo nella quotidianità, passando alla spiegazione dello scopo di “travestirsi” col cosplay. Il costume del cosplayer sospende momentaneamente il suo ruolo sociale, sostituendolo con il personaggio “recitato”. Sono vagliate le differenze/similitudini tra cosplay e carnevale, arrivando alla conclusione che il cosplay assomiglia al carnevale primordiale, quello in onore di Saturno, mentre è differente da quello odierno, che implica solo mettersi un costume per andare ad una festa o fare casino. La domanda a cui l’autrice cerca di rispondere (anche tramite i questionari posti ai cosplayers) è se il cosplayer, tramite il suo costume, cerchi di sfuggire ad una società falsa, che ti impone un ruolo non sentito, mettendo in stand-by il proprio io durante la sua recita. Un’altra funzione del cosplay è socializzare, conoscere altre persone (grazie al web e alle fiere del fumetto) che condividano la medesima passione, persone al di fuori


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della propria consueta cerchia di amici non appassionati di anime e manga. Fino a questo punto del saggio è stato analizzato il costume, ora l’attenzione si focalizza sull’aspetto ludico, il “play” di cosplay, il giocare a recitare un personaggio. E’ toccata la questione, talvolta problematica, dei contest, cioè delle gare, che in parte ha causato un certo mutamento peggiorativo della filosofia originale del cosplay. Interessante la scelta di come mostrarci i cospla-

yers, pubblicando sia la foto in costume che da civile, affiancato da una breve nota autobiografica della protagonista. Purtroppo questa parte il libro presenta degli errori di impaginazione e pubblicazione (già notati in alcuni refusi), che hanno causato eliminazione di due foto di cosplayers e ripetuto una testimonianza, ma senza la foto. Ovviamente queste mancanze e questi refusi di stampa sono da addebitarsi all’editore. Nell’ultimo capitolo si af-

fronta la questione che l’autrice aveva accennato nell’introduzione: il cosplay è una sottocultura? Una caratteristica di una sottocultura è “divergere dall’ideologia dominante”, mentre i cosplayers vedono la propria passione solo come un hobby socializzante, non contestatario. Questo non implica che siano persone che non contestino la società, ma, se lo fanno, si oppongono in altre forme. Inoltre i cosplayers desidererebbero che la società comprendesse la loro passione. Quindi il

cosplay in Italia non può essere considerato una sottocultura, mentre lo è in Giappone, e l’autrice ne spiega il motivo. Il saggio della Adami, nonostante la sua brevità, resta interessante, si concentra sulla tematica che vuole spiegare, riuscendoci bene. Ovviamente un maggiore approfondimento ne avrebbe esaltato il valore, resta una buona lettura per chi voglia approfondire il tema cosplay. Stefano “Stengo”

AT TENZIONE! QUESTO PUO’ DIVENTARE IL TUO SPAZIO. COME? CONTAT TACI: JAPANIMATION@LIBERO.IT


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“TORADORA!” di Andrea De Rosa

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oradora! nasce inizialmente come una serie di light novel giapponese scritte da Yuyuko Takemiya e illustrate da Yasu. I volumi sono editi da ASCII Media Works nella collana Dengeki Bunko. Il primo volume della serie è stato pubblicato il 10 marzo 2006 e in fine conclusa con il decimo volume, pubblicato 10 marzo 2009. Oltre a questi, vi sono quattro capitoli non racchiusi nei volumi originali, tre dei quali sono stati raccolti in alcune antologie di light novel pubblicate da MediaWorks nel novembre 2006, marzo 2007 e novembre 2007, dove nell’ultimo capitolo, intitolato “Toradora!” ha allegato anche un peluche di una tigre

palmare. Successivamente è stato pubblicato anche uno spin-off della serie chiamato “Toradora Spinoff”!, col primo volume pubblicato il 10 maggio 2007, contenente quattro capitoli, tre dei quali precedentemente pubblicati a puntate fra il 10 giugno 2006 e il 10 febbraio 2007 nella non più pubblicata rivista “Dengeki hp” della MediaWorks, e con l’ultimo capitolo espressamente scritto per inaugurare la pubblicazioni in volumi. La light novel è stata riadattata in formato manga da Zekkyō, sullo shōnen magazine giapponese “Dengeki Comic Gao!” a partire dal 27 luglio 2007. Il manga è stato interrotto temporaneamente il 27 gennaio 2008, per poi

spostarsi sul manga magazine “Dengeki Daioh” della ASCII Media Works a partire dal 21 marzo 2008. Il primo volume è stato pubblicato in Giappone in data 27 febbraio 2008 dall’editore ASCII Media Works, sulla collana “Dengeki Comics”, il secondo volume è stato pubblicato il 27 gennaio 2009. La storia segue le vicende di due giovani liceali: Ryūji Takasu e Taiga Aisaka. Ryūji all’apparenza può sembrare un ragazzo torvo e aggressivo, ma in realtà è un giovane dal cuore d’oro che si prodiga nel prendersi cura della madre che, lavorando in un bar notturno, non riesce a occuparsi delle faccende domestiche e della gestione della casa. Nonostante fre-

quenti il secondo anno di liceo, è molto più adulto rispetto a sua madre, che pare essere ancora rimasta ai tempi della scuola. Egli viene spesso paragonato dalla genitrice al padre scomparso, che aveva le sue stesse fattezze, provocandogli un netto rifiuto per il suo aspetto fisico. Per questo ogni anno è costretto a chiarire il malinteso che si viene a creare fra di lui e i suoi compagni di scuola; infatti gli studenti sono perennemente terrorizzati da lui e finiscono per etichettarlo come un delinquente, finendo per consegnargli documenti e effetti personali solo al suo passaggio per paura di esser mal menati. Questo fenomeno lo costringe a dover sempre


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chiarire e a dimostrare di essere in realtà innocuo. Un giorno camminando per i corridoi della scuola, si scontra, letteralmente, con il suo esatto opposto; una ragazzina minuta dalle fattezze di una bambola. Ella all’apparenza sembra essere una ragazzina innocua, ma in

realtà, possiede un’indole funesta ed una forza senza pari. Il suo nome è Taiga Aisaka, conosciuta da tutti come la “Tigre Palmare”. Dopo questo scontro, la ragazza assume un atteggiamento sprezzante nei confronti del ragazzo, arrivando anche a picchiarlo. Que-

sto scontro permette a Ryūji di chiarire ai suoi compagni di classe di non essere un teppista, ma solo una vittima della furia di Taiga. Tra i suoi compagni di classe, vi è Minori Kushieda, capitano della squadra si Softball femminile, nonché l’interesse amoroso del nostro

protagonista. Il destino si rivela a essere beffardo, in quanto Minori, è la migliore amica di Taiga. Nella stessa classe dei protagonisti, c’è anche il più caro amico di Ryūji, Yūsaku Kitamura, vicepresidente del consiglio studentesco. Quest’ultimo si rivela essere il punto debole della “Tigre Palmare”. Un giorno, dopo la fine delle lezioni, Ryūji si trova a dover pulire e sistemare l’aula, e trova sul suo banco una lettera d’amore. Tornato a casa la esamina e si accorge di non esserne il destinatario. Nemmeno il tempo di far mente locale che la “Tigre Palmare” fa irruzione in casa sua sguainando una Katana di legno, essendo imbarazzata per l’errore commesso. Ryūji scoprirà infatti che la lettera era indirizzata al suo miglior amico Kitamura; così,


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per placare la sua ira e ottenere la sua incolumità, le propone un patto: se lui riuscirà ad aiutarla a conquistare il suo migliore amico, lei lo aiuterà a dichiararsi a Minori. Con questo patto, il povero Ryūji si troverà ad essere schiavizzato e malmenato da Taiga, che inizierà a dargli del cane

da compagnia. Col tempo tra i due nascerà una profonda amicizia, passando la maggior parte del tempo sempre insieme, tra scuola e casa Takasu, divenendo a tutti gli effetti un membro della famiglia, per la gioia della madre di Ryūji. Ma la loro profonda amicizia verrà fraintesa, non solo

dai loro compagni di scuola, ma anche da Minori e Kitamura. In italia il manga è stato pubblicato dalla Jpop il 7 luglio 2011, mentre l’anime è stato distribuito dalla Dynit ed è stato trasmesso su Rai 4 in prima visione dal 28 aprile 2011 al 13 ottobre 2011 nell’Anime Thursday e replicato nel-

l’Anime Morning. Il titolo Toradora! deriva dal nome dei due personaggi principali, Taiga Aisaka e Ryūji Takasu. “Taiga” può essere traslitterato in inglese anche come tiger (tigre), che in giapponese si traduce in tora. La prima parte del nome di Ryūji, ryū, significa dragone in giapponese e la traslitterazione della parola inglese dragon è doragon. Una rivoluzionaria commedia scolastica, pieni di sentimenti complessi e profondi all’insegna delle risate. ADR


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“LECCE COSPLAY & COMICS 2014”

http://leccecosplay.altervista.org/blog/ - Su Facebook: Lecce Cosplay

L’

evento “Lecce Cosplay & Comics” si tiene a Lecce dal 2010. Nato dall’iniziativa di pochi appassionati del genere Cosplay, dietro l’impulso della cosplayer romana Vanessa Campagnolo aka

Manvel Cosplay (http://manvelcosplay.wor dpress.com) attualmente residente a Gallipoli; nel corso degli anni ha aumentato sempre di più la sua portata, il suo pubblico e la rete delle sue collaborazioni fino a giun-

gere nel 2014 a divenire uno dei più importanti happening nell’area comics & games del Salento. La quarta edizione della manifestazione ottiene il Patrocinio del Comune di Lecce, e si terrà sabato 18 gennaio 2014 dalle

ore 10.00 alle ore 19.00 (orari di apertura al pubblico) nella prestigiosa location delle Officine Cantelmo. In collaborazione con l’associazione Sound Lab (Cutrofiano), e Alessandra Casalini (Gallipoli), quest’anno l’evento sarà arricchito da un’area fieristica dedicata al mondo dei comics e games e dall’organizzazione di vari workshop tenuti da professionisti del settore. Avremo workshop dedicati al mondo del fumetto, colorazione digitale, inchiostrazione, grazie alla collaborazione con le scuole del fumetto “Grafite Scuola Grafica del Fumetto”, e “Lupiae Comix” (Bari, Taranto, Lecce) e la Comic Artist Colorist Ketty Formaggio (Rovigo). Di particolare interesse saranno i workshop: di Giapponese, dove si potrà avere un impatto base con la lingua, la cultura e le curiosità del sol levante; e quello dedicato all’universo Star Wars, dove verranno insegnati ed illustrati gli stili di combattimento con la famosa arma Jedi: la spada laser in collaborazione con il gruppo Imperial Outpost. La manifestazione sarà ricca di eventi, piccole proiezioni, interventi ed intrattenimento; tra quest’ultimi citiamo il raduno fans di Parliamo di Video-


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giochi, famosissimi youtubers pugliesi che hanno ottenuto, con le loro recensioni, una vasta popolarità su tutto il territorio nazionale. Momento clou della giornata sarà ovviamente il Contest Cosplay che vedrà l’importante partecipazione di un ospite

d’eccezione: Maurizio Merluzzo, popolare doppiatore di Anime e Videogame (e non solo), voce ufficiale del canale Disney Channel XD, passato agli onori della ribalta grazie al seguitissimo canale Youtube dove conduce il programma “Cotto e Frullato”.

All’interno degli spazi che la location dispone, sarà allestita un’area games, dove si alterneranno durante il corso della giornata, tornei di giochi di carte collezionabili quali Yu-Gi Oh!, Magic The Gathering, World of Warcraft, giochi di ruolo cartacei, giochi da tavolo,

Warhammer 40k e tanto altro a cura di UISP Puglia e l’associazione “Tana del Folletto” di Manduria. Tutto ciò fa di Lecce Cosplay & Comics, dell’evento più atteso in Puglia del nuovo anno. LC&C Staff


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MODELLISMO ROBOTICO: PRESENTE E FUTURO Su Facebook: L’Alabarda Spaziale - Modellismo Robotico FB Italia

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onnichiwa a tutti i lettori di JAPANIMANDO e benvenuti all’ultimo appuntamento dell’anno con “L’Alabarda Spaziale – Modellismo Robotico” che trovate come sempre su Facebook.Veniteci a trovare e mettete un bel “mi piace” per aggiornarvi sulle ultime uscite, farvi quattro risate e parlare dei nostri robot preferiti! Cosa ci riserva il 2014? quali sono le grandi uscite del 2013? Ci sono molte cose da dire. Tenendo conto del nostro settore, perfino troppe! Cercherò di elencare una sorta di “highlights” ovvero gli eventi più importanti, trascorsi e che stiamo attendendo. Sul fronte Bandai, come del resto negli ultimi anni, ab-

Daitarn 3

Trider G7

biamo assistito ad un notevole calo della produzione dei Soul of Chogokin. Nel 2012 ci fu molta attesa per l’annuncio del GX-61 Saikyo Robo Daioja. Già allora i rumors sull’uscita del mitico Trider G7 erano già molto forti, ma nessuno neè conDanguard Ace

fermava nè smentiva. Nel 2013 (ahimè, normalmente le uscite dei SOC non sono mai state così poche nel corso di un anno, normalmente erano almeno 2 o 3) è stata la volta del GX-62 Danguard Ace, che ha deluso non poco i fans, anche se superiore al modello già prodotto dalla Yamato. A novembre, all’expo “Tamashii Nations” di Tokyo, e in contemporanea mondiale nelle maggiori esposizioni (tra le quali la nostra Lucca Comics) viene finalmente annunciato il GX-62 Trider G7. E nell’ambiente del modellismo robotico è un’autentica liberazione. Lo storico robottone Sunrise pilotato da Watta Takeo è diventato una realtà, e tutti noi abbiamo avuto la possibilità di ammirare in anteprima il prototipo (già colorato e prodotto alla velocità della luce!) che verrà commercializzato in giappone a partire dalla primavera del 2014. Stesso discorso per il Daitarn III, che verrà ristampato in versione “recolor”. Ottima occasione per chi, al momento, non può permet-


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Arbegas

tersi il precedente GX-53, che al momento ha quasi raddoppiato il suo prezzo originale. Speriamo che la Cosmic (che si occupa dell’importazione e della distribuzione dei SOC in Italia) riesca a regalarci un’uscita veloce ed un buon prezzo! Contiamo su di loro! Un’altro modello attesisFull Metal Ghost

Mazinger Z

Goldrake

simo nel 2013 con foto del prototipo trapelate ovunque, e mille discussioni degli appassionati e altrettanti confronti, è stato il Grendizer Brave 40 della CM’S, ovvero il nostro amato Goldrake. Fino ad allora una delle versioni migliori era il SOC GX-04 Bandai, e per molti lo è an-


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Uranos

Feral Rex

cora. Nel caso del modello CM’S sembrava perfetto: colori fedeli all’anime, armi, spacer. Ma errata distribuMachinder color

zione e molti pezzi difettosi, fragili o rovinati hanno contribuito a tenere alla larga i collezionisti, creando uno

spiacevole effetto “roulette russa” (il modello acquistato aveva buone probabilità di essere rotto o difettoso). Purtroppo la CM’S è un’azienda piccola e poco organizzata, con ottime potenzialità ma sfruttate in maniera poco efficace. Davvero un gran peccato. Il 2013, rimanendo in casa Bandai, è stato l’anno dei Super Robot Chogokin: i SOC in scala (e prezzo) ridotto continuano ad avere un grande successo, aggiungendo a questa linea autentici pezzi rari da collezione come il Mazinger Z Devilman Color o il Machinder Color. Altre uscite di rilevanza sono il Grendizer, il Gurren Lagann e l’Anti-Gurren, il Gunbuster, J-Decker e HyoRyu/EnRyu, lo Shin Getter e le prossime uscite... Genesic Gaogaigar e uno stupendo Mazinkaiser! Negli ultimi mesi del 2013, una interessante collaborazione tra Bandai e lo studio Three Zero ha prodotto il primo prototipo del “Full

Metal Ghost” uno splendido e dettagliatissimo mecha-samurai con tanto di pilota, basato sull’original design del grande Kunio Odawara. Una vera delizia per gli occhi. Pare anche che, dato il risultato, ci siano nuovi progetti in corso! E incominciano a trapelare le prime foto di una originalissima e accattivante re-interpretazione del buon Mazinger Z... Un’altra casa produttrice che sta facendo molto parlare di sè è la Evolution Toys, che sta macinando consensi con le loro bellissime versioni (anche se in plastica e non in metallo pressofuso) di Gaiking, Kotetsu Jeeg, Arbegas e Kotetsushin Jeeg. In particolar modo l’Arbegas, ha provocato un tuffo al cuore a tutti i nostalgici! L’attesa è febbrile anche per un modello dove la progettazione, il modello e il prototipo sono rigorosamente Made in Italy... Distribuito da HLPro, il Jeeg denominato ZPRO-01 è uno dei più at-


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Mazinkaiser

Quantron

X-Bomber

tesi, anche perchè ci sono voluti diversi anni, causa licenze e burocrazia varia... Ma nel 2014 finalmente sarà sul mercato! Sul fronte Transformers nulla di nuovo a parte le ultime versioni Masterpiece, perfette sotto ogni punto di vista. Inoltre, alcune case minori come la TFC Toys (famosa per il loro stupendo Devastator, ribattezzato “Hercules”) si stanno ritagliando una notevole fetta di mercato con le loro versioni, sia “custom” che rinnovate e rimodernizzate. Pentacar/Menasor, Pentajet/Superion, Bruticus, Predaking e altri storici robottoni componibili sono stati ri-disegnati in maniera ineccepibile e fedeli alla vecchia serie... i fans della Generation One hanno di che gioire! Anche la Art Storm/Fewture ha letteralmente stupito tutti con una gigantesca e metallosa versione del mitico Optimus Prime/Commander, molto simile al DX Mazinger, ovvero con parti asportabili e meccanismi interni visualizzabili, con particolari da urlo (ahimè, lo è anche il

prezzo). Come vedete, anche se Mamma Bandai non ha sfornato SOC a ripetizione, tutto sommato abbiamo avuto un buon anno, e il 2014 si preannuncia davvero interessante per tutti noi appassionati! Non vi resta altro che tenere d’occhio i post su “L’Alabarda Spaziale – Modellismo Robotico” su Facebook e scoprire tutte le ultime novità! Auguro a tutti un buon inizio 2014! MATA NE! Roberto “Robb” Morello

Optimus Prime


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“MARTHE, LE MIE OMBRE”: LA GRAPHIC NOVEL www.progloedizioni.com - Su Facebook: Marthe, le mie ombre

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alve amici di JAPANIMANDO! Che piacere avere la possibilità di scrivere per voi queste poche righe. Noi siamo Andrea Aprile, Giorgia Longo e Valentina Fiore Perla, i tre autori di “Marthe, le mie ombre”.

Per chi non avesse ancora avuto modo di sfogliarlo, “Marthe” è una graphic novel che ha visto la luce grazie alla casa editrice Proglo Edizioni e che è stata presentata al “Lucca Comics & Games” di quest’anno.

Ci fa molto piacere scrivervi perché sappiamo di parlare a persone che nutrono le nostre stesse passioni. Chissà quante volte, ad esempio, davanti ad una birra con un amico, vi siete detti “cavolo, sarebbe una grande

cosa riuscire a raccontare questa o quella storia”, beh “Marthe” è nato proprio così. Un progetto che ha preso corpo tra una risata e una battuta tra alunni della stessa scuola di fumetti. Stare in compagnia di amici o comunque di persone in grado di non farti sentire un alieno, solo perché hai una passione (ok, talvolta un tantinello insana) per i fumetti è una cosa grandiosa. Solitamente il mondo dei comics o dei cartoon, soprattutto in questo nostro bel paese, viene visto come un mondo piccolo e per i piccoli. Beh, siamo convinti che non sia così e che attraverso questo media così speciale si possono raccontare grandi storie e quindi anche storie per i grandi. Marthe vuol essere tutto questo, svago e divertimento ma allo stesso tempo trattare argomenti seri, come le reazioni che si innescano in una ragazza qualunque quando la vita prende una piega del tutto inaspettata e talvolta drammatica. I comics ci consentano di dar vita a stati d’animo ed emozioni, anche rendendole tangibili e la paura, quella di un dolore ad esempio, è tra i motori più grandi per un essere umano, in grado di spingerlo a compiere azioni impensabili fino a pochi attimi prima, o a chiu-


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dersi in sé stessi cercando un riparo, finché fuori di noi non smette di piovere. Perché non andare a sviscerare il rapporto tra una ragazza qualunque (Marthe, appunto) e la sua paura? Perché non dare una forma fisica a questa paura e stare lì accucciati

a gustarci il modo in cui queste due creature così diverse, la ragazza e la sua paura, entrano in contatto, si annusano e infine prendono coscienza l’un dell’altra. Questo grande viaggio che è stato realizzare il volume è stato in fondo un pò come realizzare un

documentario, stando acquattati nella boscaglia dell’animo umano. Ci siamo divertiti a farlo e abbiamo scoperto con sorpresa e gioia, una volta pubblicato il volume, che non eravamo gli unici a divertirci. Il fatto di vedere il proprio lavoro apprezzato dà una

spinta in più però sappiamo anche che ogni fine è in realtà un nuovo inizio e, siccome la fantasia galoppa ed è un bene che sia così (che mondo piatto sarebbe altrimenti), molte altre storie già ci frullano in testa e una di queste sta iniziando a muovere i primi passi. Speriamo che veda la luce molto presto e abbia la stessa fortuna di Marthe, in modo da avere di nuovo modo di scrivere per voi, amici di JAPANIMANDO. Fino ad allora vi mandiamo un gran saluto e se capitate in zona chiamate, andiamo a farci una birra o due, tra amici è sempre è un piacere... e chissà che non frulli fuori qualcosa di interessante! Andrea, Giorgia e Valentina


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BENVENUTI NELLA “JEDI GENERATION” Su YouTube: JediGenerationShow - Su Facebook: Jedi Generation

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mmaginate di essere dei ragazzi qualunque, di entrare un giorno in un bar e che il barista, dopo avervi guardato qualche istante con attenzione, vi dica: “Mi sembra di averti appena visto in televisione!”. Questo è ciò che è accaduto ad alcuni ragazzi della Jedi Generation poco prima di Natale. Ma facciamo un passo indietro fino alla primavera del 2012. “E’ cominciato tutto con un’ispirazione”, dice Emanuele Terzano, maestro della Jedi Generation, l’accademia di spettacolo ispirata a Star Wars più popolare d’Italia. “Fin da piccolo ero un appassionato di Guerre Stellari e collezionavo una quantità di giocattoli e gadget. Quando, poi, sono

venuto a conoscenza del fatto che negli U.S.A. ci sono dei corsi di spada laser, ho voluto portarli in Italia con qualche ingrediente in più. Ad Aprile mi sono esibito nei primi spettacoli dal vivo. Subito sono arrivate le richieste di chi voleva imparare l’utilizzo della spada laser e, ad Ottobre, aprivo i primi corsi”. Ma la Jedi Generation è più che un semplice corso di spada laser, è una vera e propria accademia di spettacolo. “Gli allievi”, ci spiega Emanuele, “si confrontano con quel mondo che hanno amato nella saga, avendo la possibilità di impersonare un cavaliere Jedi o un Sith, imparano tecniche di acrobatica, interpretazione e di spada,


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e grazie a queste mettono in scena spettacoli e coreografie.” “Ma anche chi non è molto acrobatico come me”, aggiunge Marco Padellaro, un allievo Jedi, “può inserirsi nel gruppo e tirare fuori il meglio. Io, ad esempio, preferisco l’utilizzo della spada”. L'allenamento talvolta è duro, ma fa si che si possa rotolare su quasi ogni tipo di terreno, fare acro-

bazie e combattimenti anche in spazi ridotti, il tutto recitando il proprio personaggio. The show must go on, come direbbe un inglese. “E’ anche questo che ci caratterizza”, continua Emanuele. “Noi inventiamo un personaggio, gli diamo un nome, un carattere ed un costume e questo, di solito, è ben apprezzato da chi arriva dal mondo del cosplay”.

Da quando sono iniziati i corsi, nell’Ottobre del 2012, ad oggi, la Jedi Generation ha partecipato a più di 60 eventi tra fiere, convention e spettacoli a tema in locali e discoteche. Questo è stato possibile grazie anche alla collaborazione con la 501st e Rebel Legion, gruppi ufficiali Lucas. “Poco tempo dopo essere entrato nella Jedi Generation, mi sono esibito per la Disney, la Hasbro, il G come Giocare, il Cat Show e Sky Cinema”, ricorda Luca Ronco, un allievo Sith. “La cosa bella è che nel nostro gruppo non ci sono panchine e chiunque sa fare qualcosa può farla”. Sotto la guida del suo maestro, l'accademia organizza corsi ad Alessandria, Casale Monferrato e Robbio Lomellina. L’obbiettivo per i prossimi anni sarà di far nascere nuovi corsi in varie città d’Italia, dando così la possibilità agli appassionati della saga di entrare in questo mondo. Al momento, è possibile vedere i ragazzi in azione su Sky Cinema, canale 304, dall’1 al 6 gennaio 2014. Chi ha già visto il promo ne è rimasto entusiasta e siamo sicuri piacerà anche a voi. Per chi non ha Sky Cinema, invece, è possibile seguirli su Facebook e YouTube. Maria Cristina Di Pietro


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SOUNDTRACKS DA NON PERDERE http://wondergateitalia.blogspot.it

SCONTRO DI TITANI (Clash Of The Titans - 1981) Soundtrack Music by Laurence Rosenthal 01. Prologue And Main Title 02. The Lovers 03. Boyhood Of Perseus 04. Dreams And Omens 05. Joppa 06. Pegasus 07. The Lord Of The Marsh 08. The Kraken

09. The Farewell 10. Medusa 11. Bubo And The DiveBomber 12. Clash Of The Titans 13. Andromeda Rescued 14. The Constellations / End Title

SCONTRO TRA TITANI (Clash Of The Titans - 2010) Soundtrack Music by Ramin Djawadi 01. The Storm that Brought You to Me 02. There is a God in You 03. Perseus 04. You Can’t Hide from Hades 05. Medusa 06. Scorpiox 07. Argos 08. You Fall,You Die 09. Written in the Stars 10. Pegasus 11. Bring Everything (But the Owl) 12. Killed by a God 13. Djinn

14. Eyes Down 15. You were Saved for a Reason 16. Redemption Through Blood 17. I Have Everything I Need 18. King Acrisius 19. It’s Expensive Where You are Going 20. Be My Weapon 21. The Best Of Both 22. Release the Kraken 23. It’s Almost Human of You


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LA FURIA DEI TITANI (Wrath Of The Titans - 2012) Soundtrack Music by Javier Navarrete 01. Wrath Of The Titans 02. Humans Stopped Praying 03. Zeus In The Underworld 04. Attack Of The Chimera 05. Son of Zeus 06. Pegasus 07. Andromeda 08. Cyclops

09. The Orb 10. Ares Fights 11. Perseus In The Labyrinth 12. Escape From Tartarus 13. To The Battle 14. Brother Ares 15. Zeus Leaves 16. Kronos Megalos (Remix)

SCONTRO DI TITANI (2 CD) (Clash Of The Titans - 1981) Soundtrack Music by Laurence Rosenthal CD 1 01. Prologue and Main Title 02. Olympus 03. Argos Is Doomed 04. Argos Destroyed 05. Boyhood of Perseus 06. Zeus’s Judgment 07. Transformation of Calibos 08. Dreams and Omens 09. Zeus Commands the Gifts 10. Magic Weapons 11. Fulfill Your Destiny 12. Invisible / Joppa 13. Andromeda 14. Pegasus / To the Marsh 15. The Lord of the Marsh 16. The Fight in the Swamp / Fanfare 17. Curse Ended / The Dancing Girl 18. Justice Or Revenge / The Lovers

CD 2 01. The Head of Thetis / Pegasus in the Net 02. We Follow the North Star 03. It Is My Wish 04. Bubo Arrives / The Quest 05. The Farewell 06. The River Styx 07. Medusa Temple / Two Headed Dog 08. Medusa 09. The Magic Sword 10. Bubo the Dive-Bomber 11. Andromeda Shackled 12. The Kraken 13. Clash of the Titans / Andromeda Rescued 14. The Constellations / End Title 15. Prologue and Main Title 16. Zeus’s Judgment 17. No Mercy 18. Joppa 19. The Quest 20. Procession Drums 21. The Constellations/End Title


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ECCO “SBAM! COMICS” NUMERO 12! www.sbamcomics.it

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n numero di Sbam! che indugia un po’ nel piacere della memoria. Tra le ultime uscite editoriali nelle nostre edicole e librerie, infatti, ci siamo soffermati su alcune che recuperano gioielli del passato delle nostre amate Nuvole Parlanti. Mondadori Comics, ad esempio, ci mette a disposizione sugli scaffali il meglio della leggendaria saga di Kriminal: tutti gli albi scritti da Max Bunker e disegnati da Magnus e/o da Giovanni Romanini. Ed è già annunciata un’operazione analoga per Ken Parker. La Sbam-redazione ha così voluto incontrare Giovanni Romanini stesso – occasione per conoscere l’opera di un grande artista e nel contempo rievocare con lui il lavoro del compianto Magnus – e i grandi Berardi & Milazzo. per farci raccontare qualche retroscena sull’iniziativa. Operazione vintage di gran fascino è anche quella di RW Lion, che ha lanciato un volume storico/antologico con il meglio delle avventure di Geppo. Abbiamo colto l’occasione per ricordare l’epoca degli albi Bianconi

con tre dei protagonisti di quegli anni: Pier Luigi Sangalli, Alberico Motta e Sandro Dossi. INTERVISTE: Abbiamo incontrato Milo Manara, che ha ripercorso la sua leggendaria carriera durante la presentazione di Manara Maestro dell’Eros, edito da RCS;Vincenzo Jannuzzi, protagonista della mostra Art Amandi; Raquel Córcoles e Marta Rabadán, giovani autrici spagnole che hanno portato anche

in Italia il loro grande successo iberico Soy de Pueblo; Francesco Artibani per il suo progetto “multipiattaforma” Cooking Time, produzione che nasce contemporaneamente su misura per il fumetto, il web e il cartoon. RECENSIONI: Tra le (tante) altre, Moebius proibito, Opono, Xeno, Geppo il buon diavolo, Splatter, The Secret Service, Super Crooks e Y l'ultimo uomo sulla Terra.

ISCRIZIONI APERTE MASTER IN EDITORIA LIBRARIA “A.VICINANZA” Corsi: REDATTORE WEB - CORRETTORE BOZZE, GRAFICO EDITORIALE DI BASE, REDATTORE EDITORIALE, EDITING, APRIRE UNA CASA EDITRICE. FORMULA ON-LINE A DISTANZA CERTIFICAZIONE EDITORIALE PER TUTTI GLI ISCRITTI Infoline: info@masterineditoria.it - 06.33.61.08.00 (Ore 10-14)

EVENTI: Due mostre di sicuro effetto: Wow Spazio Fumetto propone Il mondo dei Robot, la storia degli umanoidi meccanici (& affini) sui fumetti, al cinema e nei cartoon, e Fermo Immagine una raccolta di materiali che faranno luccicare gli occhi a tutti i cultori di Star Wars (o Guerre Stellari che dir si voglia). Su Sbam! la nostra doppia recensione. FUMETTI: In questo numero, una vera chicca: Sandro Dossi ha realizzato la ministoria Braccio di Ferro contro Nonna Abelarda, nata su iniziativa del blog Retronika. Inoltre:Vince Ricotta ci propone la prima puntata di una lunga graphic novel, Un’estate in montagna, che porteremo avanti nei prossimi numeri; Tedeschi & Gamberoni tornano su Sbam! con il loro Il Pellegrino; Scoccia & Trimboli ci portano al tempo delle Crociate e il giovanissimo Valvoladisfogo ci dà alcuni esempi delle sue strip. Vi aspettiamo su ogni uscita della nostra rivista digitale, ma anche sul sito. Sbam! Comics Staff



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