0712 - N. 16 Mondo Vegetariano - Luglio 2007

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Mondo Vegetariano.

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to?», chiese uno dei discepoli al vecchio professore inglese che era diventato sanyasin e aveva fondato quell’ashram dedicandolo a Krishna, al quale lí tutti si riferivano chiamandolo semplicemente «Lui». «Io non ho fatto niente, rispose Krishna Prem. «Ho solo parlato con Lui e gli ho detto: «Il tuo leopardo disturba il tuo cane».» «Tutto lí», concluse il Vecchio. «La psiche è dovunque, e noi, il leopardo, il cane e il tuo topo siamo tutti dentro alla psiche. Negarlo significa voler essere ciechi, voler restare al buio.»…. Cosí gli raccontai degli «orfani» che erano comparsi sul Crinale. Erano per lo piú stranieri di mezza età che avevano passato anni come discepoli di Osho a Puna e poi di Babaji a Luknow e che da quando questi loro guru avevano «lasciato il corpo» erano rimasti al perso. Due di loro mi avevano portato nel loro cubicolo bianco sul Crinale per farmi ascoltare una cassetta in cui Osho parlava della morte come di «un enorme orgasmo con Dio». A sentire per l’ennesima volta quella voce, i due erano caduti in deliquio e io ero rimasto colpito dalla dipendenza psicologica di questa gente dai loro guru. Valeva la pena vivere per anni in un ashram, seguire un maestro, se non era per liberarsi ma per diventare schiavi? Il Vecchio, divertito, mi rispose nel moL’ANGOLO CHI

SONO

Franco Libero Manco. Dimmi, o Spirito Supremo, Tu che aleggi nel centro di ogni essere e permei ogni dimensione sconosciuta, chi sono io che vivo un solo istante in questo corpo di atomi pensanti? «Tu sei uomo e donna e nulla di tutto questo. Sei spirito e materia e nulla di tutto questo. In te vive l’Universo infinito e ciò che sta oltre l’apparenza delle cose. Tu sei la sintesi di tutto ciò che ti precede nel tempo e sei il tempo che precede le cose. Sei l’acqua che scorre nei ruscelli

do che gli piaceva di piú. Con una storia. Un uomo si sveglia una mattina in catene e non sa come togliersele. Per anni cerca qualcuno che lo liberi. Poi un giorno passa davanti alla bottega di un fabbro, vede che quello forgia il ferro e gli chiede di aiutarlo. Il fabbro con due colpi rompe le catene. L’uomo gli è gratissimo. Si mette a lavorare per lui, diventa il suo servo, il suo schiavo, e per il resto della sua vita rimane… incatenato al fabbro. «Il guru è importante», continuò il Vecchio. Esprime a parole quel che tu senti come vero dentro di te. Ma una volta che hai fatto l’esperienza diretta di quella verità non hai piú bisogno di lui. Il guru ti indica la Luna, ma guaî a confondere il suo dito con la Luna. Il guru ti fa vedere la strada, ma quella la devi percorrere tu. Da solo.» Il Vecchio volle dare peso a quel che aveva detto e mi ricordò le ultime parole di Buddha. Quando era per morire, circondato dal gruppo ristretto dei seguaci in lacrime, Ananda, suo cugino e discepolo, gli chiese: «E ora chi ci guiderà?» «Siate la luce di voi stessi. Rifugiatevi nel Sè», rispose Buddha. Il Sè di cui parlava Buddha era, secondo il Vecchio, lo stesso Sè del Vedanta. «E senza la conoscenza di quel Sè», concluse, «non c’è conoscenza. Solo informazione.»

DELLA

IO?

Dicembre 2007.

POESIA

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e il fuoco divorante dei vulcani. Il respiro del vento ti pulsa nelle vene e la zolla spaccata dal vomere è parte della tua intima natura. Ma sei anche la lucciola che illumina la sera bruciandosi d’amore e sei l’esile foglia che cade in autunno. Sei la gioia della vita che sboccia e il dolore del ramo spezzato. Tu appartieni alla luce dorata che danza sulla spuma del mare e alla notte che sprofonda negli abissi della materia. Tutto questo tu sei e nulla di tutto questo. Perché questo io sono e nulla di tutto questo.»


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