Vdg ottobre 2013

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storie dall'italia che merita

Fieri di essere indipendenti Il loro simbolo è un uomo che porta un cesto d’uva, la cui ombra diventa bottiglia. Sono più di 700 e coltivano, vinificano e vendono il proprio vino. Il loro è un lavoro fatto di passione e cultura. L'unico scoglio? Il solito: la burocrazia. Per incontrarli tutti assieme, l’appuntamento è a Piacenza con il Mercato dei Vini Fivi

di Germana Cabrelle

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Se ne contano in ogni regione d’Italia e fra questi ci sono nomi famosi come Pojer e Sandri, Pieropan, Villa Bucci, Les Crétes, Walter Massa. Hanno vigne di proprietà, le coltivano direttamente, vinificano conferendo al vino un’impronta personale e lo commercializzano in proprio.Tutti i passaggi sono sotto la stessa partita Iva e lo stesso nome. Per questo il loro motto si può riassumere in tre “C”: campagna, cantina, commercializzazione. Sono i vignaioli indipendenti e sono riuniti sotto una sigla: Fivi, il cui acronimo sta per Federazione italiana vignaioli indipendenti, costituita il 17 luglio 2008 nella Reggia di Colorno (Parma). Ci tengono a dire che il sodalizio «non è nato per dare uno stipendio a qualche burocrate, ma è fatto da chi passa la vita in azienda. Basta guar-

dare i nomi dei dirigenti: c’è il meglio della viticultura italiana». Alcune delle aziende coinvolte sono così piccole che hanno un solo ettaro di vigneto; altri possiedono anche agriturismi, B&B, foresterie dove ospitano visitatori e clienti. Sono uomini e donne che hanno avuto il coraggio della visione e hanno cambiato in parte il mondo in cui vivono. Come Walter Massa, che ha riscoperto un vitigno spettacolare ma quasi morto come il Timorasso, aprendo la via alla risurrezione di una zona vitivinicola quasi defunta, il Cortonese. Ci sono anche coppie di giovani – come Lorenzo e Federica ovvero Vignai da Duline, in Friuli – che hanno puntato su un sogno per costruire il futuro dei loro figli, credendo nella terra e lavorandola con una passione e un amore che i loro stessi vini esprimono. E c’è Matil-


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