Vdg novembre 2013

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non è olio italiano

te delle truffe nel comparto hanno il marchio di casa nostra. Prova ne siano i numerosi casi finiti nella cronaca giudiziaria: da quelli successi ad Andria e Cerignola, in Puglia, al caso Valpesana in Toscana.

Extravergine ex lege Altro dettaglio di non poco conto: la gran parte dell’olio che troviamo in circolazione nella Grande Distribuzione viene indicato in etichetta come “extravergine”. Perché un olio possa essere definito tale, secondo la legge, l’acido oleico “non deve superare lo 0,8”. Eppure gli esperti sostengono che se le olive sono sane, raccolte al momento giusto e lavorate come si deve, l’acido oleico non supera mai lo 0,3. La forbice così ampia voluta (un caso?) dalla normativa vigente consente pertanto che nella categoria “extravergine” rientrino oli che non ne avrebbero diritto ma, di fatto, lo acquisiscono ex lege: attenzione quindi ad acquistare oli la cui acidità 44

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Le 5 regole anti-truffa di Coldiretti per scegliere l’olio giusto • Sull’etichetta deve esserci l’indicazione d’origine: italiano • Preferire le Dop o le filiera dell’alta qualità rispetto a un generico extravergine • Il prezzo di un buon olio di qualità italiano oscilla fra i 7 e i 10 euro al litro, mentre per il “Top delle Dop” degli oli si oscilla fra i 20 e i 30 euro al litro • La confezione deve essere in vetro scuro e mai trasparente, oppure in confezioni in metallo • La sensazione olfattiva di fruttato e il gusto di amaro e piccante devono essere chiaramente percepibili dal consumatore

è più vicina allo 0,8 che allo 0,3. Sempre agli autori del libro Cibo Criminale il presidente della Cia Puglia, Antonio Barile, ha dichiarato: «In Italia su 9 bottiglie che dichiarano di contenere extravergine, solo 7 lo contengono realmente, 2 attestano il falso. E sulle 7 che dicono la verità, solo 4 contengono extravergine italiano, nelle altre c’é olio estero». Ma ad attentare alla buona fede dei consumatori poco avveduti (la stragrande maggioranza, quella cioè che compra principalmente olio in offerta) non c’é solo la fuorviante attestazione di provenienza, ma anche contraffazioni più sofisticate, come la “deodorazione”. Gli oli deodorati sono oli d’oliva non commestibili per via di grossi difetti che, con accorgimenti fisici e meccanici (non chimici, e quindi autorizzati a mantenere sull’etichetta “ottenuti meccanicamente”), diventano senza difetti, ma che non possono essere venduti come extravergine, a meno che non vengano miscelati con una quota di extravergine. Un olio deodorato è riconoscibile in laboratorio per la presenza di alchil esteri (si formano se le olive subiscono processi di fermentazione). Lo scandalo è che mentre prima erano fuorilegge, ora l’assurda legge europea sulla libera circolazione dei deodorati li permette fino a una presenza di alchil esteri di 70 mg/kg: tali sono i valori che la Spagna si è fatta approvare da Bruxelles, contro i 30 mg/kg che aveva richiesto l’Italia. Il perché, a questo punto, dovrebbe esservi abbastanza chiaro.

Per saperne di più: www.associazionefrantoiani.it www.coldiretti.it www.unaprol.it www.ismea.it


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