VdG Viaggi del Gusto Magazine

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viaggi del gusto

editoriale

di Domenico Marasco

domenico.marasco@vdgmagazine.it

Sapori perduti e tradizioni e valori da ritrovare È un vero piacere dei sensi, ripensare alle nostre nonne. A quello che sapientemente sapevano fare le loro mani. Ogni tanto bisogna farsi prendere da quei ricordi bellissimi e straordinari, pieni di semplicità ed armonia. Quando la domenica era davvero domenica. Ed il suo pranzo, una vera liturgia: non si pranzava mai fino a quando non arrivava a tavola l’ultimo membro della famiglia. Eccola, la vera essenza della semplicità: quella fatta di cose antiche, di movimenti lenti ma sagaci, di piccole passioni, di tradizioni che affondano nella notte dei tempi, di gesti quasi elementari ma allo stesso tempo miracolosi. È questo il concetto di semplicità – declinato ai sapori perduti, alle ricette di una volta, al gusto che s’è perso, ai luoghi caduti nell’oblio, ma anche alla volontà di chi vuol ritrovare tutto questo – che abbiamo voluto raccontarvi in questo numero. Il nostro è stato un viaggio sull’onda dell’emozione e dei ricordi, un lungo percorso che ci ha portato su e giù per lo Stivale, a riscoprire il “fagiolo zolfino” dell’Alta Val d’Arno e la salsiccia gialla emiliana, il cibo da strada toscano e le cagliate fresche sarde. A raccontare storie di arte e di passione come quella del pittore siciliano Rodo Santoro che attraverso i suoi dipinti riporta in vita la “gastronomia morta” dell’isola o come quella di Umberto Montano che a Firenze ha riportato alla luce, nel suo ristorante, degli affreschi del Trecento offrendoli alla vista dei suoi clienti. Un viaggio che ci ha condotto anche lontano dalla nostra penisola, sulle coste dell’Istria e tra i paesi della Slovenia, in mezzo agli abitanti delle terre dell’Italia che fu e che – a differenza di noi italiani d’Italia – conservano ancora intatte le tradizioni e i sapori della nostra cucina antica. Ci siamo spinti fino a Malta, per parlare delle rarissime olive bianche – le “perline” maltesi – e riannodare fili secolari che ci uniscono, anche nel gusto così come in altre cose, a quel bacino del Mediterraneo che fu il “mare nostrum” dei Romani.

Alla fine di questa avvincente esplorazione delle nostre radici, un pensiero, un quesito angoscioso, prima di ogni altro, ci è balenato in testa: quante cose meravigliose ci siamo persi per strada in nome del tanto decantato sviluppo e benessere? Tante, troppe, e tra queste anche la salute, come dimostra l’indagine che abbiamo voluto offrirvi sul rapporto tra l’industrializzazione dei cibi e l’insorgenza delle malattie legate alla cattiva alimentazione. La conclusione che ne traiamo è dunque una ed una sola: bisogna tornare al passato! Questo che stiamo attraversando è esattamente il momento cruciale in cui i valori, quelli veri, di un tempo devono tornare al centro delle nostre vite e della nostra società. I valori dei nostri avi che vivevano forse meglio di noi, e con meno cose. Andando in giro per il nostro Paese, grazie a Dio ci sono ancora posti dove è possibile ritrovare quei valori e dove si possono rivivere quelle tante culture e quelle tante storie che fanno parte della nostra memoria. Godetevi dunque questo numero, pensando che la felicità ce l’abbiamo proprio sotto i nostri piedi. PS. Abbiamo voluto dedicare, non a caso, diversi servizi a quella terra bellissima che è l’Emilia, devastata purtroppo a fine maggio dal terribile sisma che ancora oggi fa sentire i suoi effetti. L’abbiamo fatto per rendere omaggio, in questo momento di sofferenza, ai suoi straordinari e sfortunati abitanti e perchè quel territorio ricordi una volta di più che proprio dai suoi talenti e dal suo incommensurabile patrimonio enogastronomico e turistico, può e deve ripartire. Forza Emilia e buon viaggio a tutti!

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