Italo i Viaggi del Gusto aprile 2015

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aprile 2015

ITALO i VIAGGI DEL GUSTO by VDG MAGAZINE I VIAGGI DEL GUSTO | ANNO 5 | N.46 | MENSILE | EURO 4,90

i Viaggi del Gusto

#SOCIAL BELPAESE Il turismo ai tempi del web 2.0

Luoghi, mode, strumenti e “case histories” dell’Italia che si promuove in Rete

ITINERARI

PERSONAGGI

CONSUMI&TENDENZE

CIBO&TERRITORIO

VERSO EXPO MILANO

APPUNTAMENTI

Roma • Bologna golosa Marche • Vulture • Bari Aceto di vino vs Balsamico Gli arrosticini di Pescara

Alessandro Borghese Anna Maria Cancellieri Frutta: il cluster tematico L’International Maker Village

Il food&wine che sposa il digital Frutti essiccati: le caramelle del futuro? Le strade della mozzarella (Paestum) Arte, cibo, cultura: i migliori del mese


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editoriale

di Domenico Marasco

segreteriadiredazione@vdgmagazine.it

Politiche del turismo: ci vuole una cabina di regia unica! Diamo alla Rai la promozione dell’Italia nel mondo Cari lettori, questo mese voglio parlarvi di turismo. O meglio, delle politiche del turismo in Italia. E a questo proposito vi racconto un breve aneddoto: qualche tempo fa, come ogni mattina, stavo accompagnando mia figlia a scuola. E mentre eravamo in macchina, a un certo punto, mi ha detto che vorrebbe andare in vacanza in Francia: “Perché lo sai, vero papà, che la Francia è il primo paese più visitato al mondo?”. Ecco, che i nostri cugini d’Oltralpe fossero bravi a fare turismo lo sapevo da tempo, ma che fossero riusciti ad arrivare anche a mia figlia, che ha appena 13 anni e frequenta la seconda media, questo non lo avrei mai potuto immaginare. Non è stato affatto facile spiegare a una ragazzina perché il suo Paese, l’Italia, unanimemente considerato “il più bello al mondo”, viene sistematicamente sopraffatto dalla Francia nell’incoming dei visitatori. E qui torno alle politiche italiane del turismo. Su queste colonne lo diciamo da una vita: i francesi ci battono perché il loro sistema di promozione, affidato in via esclusiva all’agenzia Sopexa, è più semplice, più razionale, più efficace. Un’unica cabina di regia (plenipotenziaria) che coordini in toto la promozione turistica nazionale: è questo che ci vuole anche in Italia! Un solo centro di spesa con la facoltà di decidere strategie e budget per tutte le regioni. Stop. Via i carrozzoni, via i soggetti istituzionali capaci solo di passare da un commissariamento all’altro, via i corpi intermedi che drenano risorse alla collettività e senza alcun costrutto. La cabina di regia unica, e lo diciamo con convinzione, va affidata alla Rai, che già da mezzo secolo promuove l’Italia nel mondo, e senza aver ricevuto il mandato da nessuno né finanziamenti specifici.

La Rai possiede le competenze, i contenuti ed il potere contrattuale nei confronti dei media internazionali, per riuscire a valorizzare al meglio l’immagine dell’Italia, con una spesa definita, trasparente e quindi razionalizzata ai massimi. Qualcosa, in verità, si sta già muovendo in questa direzione, con le nuove produzioni della nostra tv di Stato che parleranno del nostro cibo e delle nostre bellezze al grande pubblico cinese e russo. È questa la via maestra che bisogna percorrere. Altro tema da risolvere al più presto è quello legato all’organizzazione dell’offerta privata, i famosi “pacchetti turistici”. È evidente che in Italia non si riesce a fare rete, e tutte le sigle, le associazioni di categoria, compresa Federalberghi, non hanno ancora saputo dare risposte adeguate. Manca, sui mercati esteri, quell’operatore unico capace di vendere il nostro Paese, dall’Alto-Adige alla Sicilia. Colpa di una parcellizzazione dell’offerta che non ci porterà da nessuna parte. A nostro avviso, mutuando una figura dall’economia aziendale, ad occuparsi di tutto questo – promozione e commercializzazione del turismo – ci vorrebbe un vero e proprio “direttore vendite Italia”. Caro Presidente Renzi, non perda tempo dunque: ne individui uno capace e competente, e vedrà che la crescita di cui tanti si riempiono la bocca, si trasformerà in fatturato. Nel frattempo, siamo arrivati alle porte dell’Expo di Milano, e possiamo solo sperare, per l’occasione, che Dio ce la mandi buona. Buon viaggio del gusto

aprile 2015

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sommario sommario aprile 2015

84

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12 Almanacco di Barbanera

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14 Appuntamenti

22 Milano da bere

panorama

Gli arrosticini, simbolo goloso e riscoperto di una città giovane e dalle tante virtù nascoste

38 Consumi&Tendenze

26 Cover story Il turismo ha bisogno del digitale? No, il turismo è già digitale, lo dicono le mode e le tendenze, lo confermano i dati sul primato delle prenotazioni online. E anche se l'Italia sconta ritardi e un'offerta frammentata, c'è un pezzo del nostro Paese che ha saputo guardare avanti, scommettendo sul digital marketing per promuovere destinazioni e territori, ma anche prodotti e risorse. La prima è stata la Toscana, poi sul web sono sbarcate anche altre regioni che si sono adeguate ai tempi. Venite con noi alla scoperta dei modelli vincenti del "Virtual Bel Paese" e delle idee nate per assecondare una nuova generazione di viaggiatori 2.0 sempre più mobili e connessi

6

60 Pescara val bene uno spiedo

aprile 2015

Il food&wine ai tempi di Internet: così le aziende si stanno promuovendo in Rete

42 I viaggi del gusto di...

Alessandro Borghese, re dello spadellamento video. Pioniere in tv e oggi cuoco più social

66 Scienza e Vita

Un cibo buono nasce da un buon terreno? E cosa si intende per terroir? La parola all'esperto

68 Occhio ai consumi, attenti, celiaci!

cibo&territorio

70 La salute nel piatto

46 Verso Expo: la frutta Dop

80 Wine tour: il Pecorino

Pesche, kiwi, pere: altre eccellenze italiane al centro della scena da maggio a Milano

50 La caramella del futuro

L'alternativa salutare al junk-food si chiama "frutta disidratata". Scopriamone i segreti

52 Aceto di vino vs balsamico

Nome simile, prodotti diversi, e una grande tradizione in comune sulla tavola italiana

56 Bologna la ghiotta

Un tour sotto le Torri, tra botteghe, osterie e locali, per godere della buona cucina felsinea

Un vitigno di origini incerte ma dalla qualità eccelsa, protagonista dell'enologia abruzzese

84 Cinque Terre uno Sciacchetrà

Nasce tra i pendii scoscesi del paradiso ligure questo vino bianco passito dal sapore antico

86 Vigne&vigneron, Nino Folonari 88 Il ristorante, Il cappero (Eolie) 90 Il buono a tavola



sommario sommario aprile 2015

magazine

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i Viaggi del Gusto Direttore Responsabile Domenico Marasco Direttore Editoriale Sergio Luciano Coordinatore di redazione Francesco Condoluci Consulente Editoriale per Italo Vincenza Alessio Ruffo Grafica e impaginazione Daniel Addai

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Editing Gilda Ciaruffoli Segreteria di redazione Monia Manzoni - Tel. 02.8688641 segreteriadiredazione@vdgmagazine.it Responsabile relazioni istituzionali Roberto Patti Responsabile relazioni esterne Cavaliere Nicolino Narducci Foto Gianluca Congiu e Giulio Barreri Editore: Opera Italia Srl Via Pola, 15 20124 Milano Sito web: www.vdgmagazine.it Stampa: Tiber S.p.a. 25124 Brescia (Bs) Distribuzione Italia So.Di.P. S.p.A. Via Bettola 18 20092 Cinisello Balsamo (MI)

Abbonamenti

inviaggio

piaceri

94 Travel Quotidiano news

124 Artigiani in vetrina a Milano In occasione di Expo il "saper fare italiano"

104 Roma, città ap(p)erta

Non più Eterna ma in evoluzione: ecco la faccia tecnologica e alternativa della città

110 Marche, terre della musica Rossini, Gigli, Spontini, Pergolesi: grazie a loro la regione ha un appeal turistico in più

114 Il Vulture Melfese

Viaggio nel lembo di Lucania scavata nel tufo: scrigno di arte, natura e tesori gastronomici

118 Week-end business, Ritz (Roma)

sbarca nell'International Makers Village

126 Le mani raccontano

Le scarpe di Testoni: opere d'arte tagliate su misura, un "must" italiano nel mondo

128 L'Italia in mostra: Bari

Tappa nella città pugliese che fino a giugno omaggia il genio di Duilio Cambellotti

132 Libri, Anna Maria Cancellieri 134 Bellezza&Benessere

Per la vostra pubblicità: OPERA ITALIA Srl Via Pola 15 - 20124 Milano Tel. 02.8688641 - fax 02.89053290 e-mail: ufficiotraffico@vdgmagazine.it

138 Trendy

Direttore commerciale Ruggero Marasco

142 Le selezioni di VdG aprile 2015

L’editore ha ricercato con ogni mezzo i titolari dei diritti fotografici senza riuscire a reperirli. È ovviamente a piena disposizione per assolvere quanto dovuto nei loro confronti

136 Soste d'Arte

140 Shopping

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Opera Italia Srl - Via Pola 15 - 20124 Milano Tel. 02.86886479 - fax 02.89053290 abbonamenti@vdgmagazine.it Il Servizio abbonati è in funzione dal lunedì al venerdì dalle 10,00 alle 12,30. L’abbonamento può avere inizio in qualsiasi periodo dell’anno. L’eventuale cambio di indirizzo è gratuito. Informare il Servizio abbonati almeno 20 giorni prima del trasferimento, allegando l’etichetta con la quale arriva la rivista. GARANZIA DI RISERVATEZZA PER GLI ABBONATI L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi dell’art. 7 del D. leg. 196/2003 scrivendo a: Opera Italia Srl Sede legale: via Pola 15 - 20124 Milano Redazione: via Pola 15 - 20124 Milano tel. 02.8688641 - fax 02.89053290 Registrazione Tribunale di Milano n. 92 del 10/02/2011

Prenotazione spazi e ricevimento impianti tel. 02.8688641 - ufficiotraffico@vdgmagazine.it N.B. Ci riserviamo il diritto di accettare solo la comunicazione pubblicitaria coerente con i contenuti e le immagini della testata.


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TAX FREE


contributors aprile 2015

ROBERTA MILANO

PIERGIORGIO GRECO

ISA GRASSANO

IDA SANTILLI

CLAUDIO MODESTI

Esperta di turismo, insegna Comunicazione turistica internazionale alla Cattolica di Milano. Direttore scientifico Italia di BTO - Buy Tourism Online, ha fatto parte del Laboratorio turismo digitale del Ministero dei Beni Culturali. Su questi temi scrive libri e sul suo blog robertamilano.com . Ce ne dà un assaggio a pag. 26

Giornalista, ama la fotografia, i viaggi e l’enogastronomia: in particolare il miele che “vive” da quando era bambino: buona parte dei suoi 37 anni li ha trascorsi infatti a Tornareccio, storica capitale abruzzese del miele. Qui, proprio come un’ape al suo alveare, torna ogni tanto da Pescara, città d’adozione. pag. 60

Lucana di nascita, bolognese d’adozione. Da piccola sognava di fare l’hostess o la giornalista. Quando s’è resa conto che non avrebbe superato l’1,60 di altezza, ha ripiegato sulla seconda opzione. Ma non ha rinunciato ai viaggi e al turismo, di cui scrive con passione e competenza.Tra voli aerei e pagine da riempire, trova anche il tempo per pubblicare libri. L'ultimo è "Colazione da Tiffany". pagg. 36-56-126

Molisana trapiantata a Roma, ha mosso i primi passi però a Bologna come giornalista della night life in una frizzante guida alla città. Quindi si è messa a raccontare l’Italia nascosta, i borghi poco battuti, il folclore, la gastronomia. Da qualche tempo viaggia su un territorio a forma di otto, il territorio del tango…d’altra parte, lei si definisce una donna d’altri tempi. pag. 94

Medico, sommelier, wine&food taster e selector, cuoco nomade in case altrui e molto altro. Dopo aver bevuto bene e meno bene, svariate esperienze culinarie e continue collisioni tra professione e passione, s'è messo a scrivere. Per parlare di cibo, vino e dei loro connubi. Ma anche di sofisticazioni. pag. 68

hanno collaborato a questo numero:

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ELISABETTA CANORO

ELEONORA VIGANÒ

SILVANA DELFUOCO

GIUSEPPE PULINA

Per lavoro gira il mondo, ma non toccatele Milano, città dov'è nata e della quale ama tutto, anche le sue contraddizioni. Ha scritto libri e lavorato per i giornali e la tv, occupandosi di turismo e lifestyle. Ma per la sua ultima sfida online, ha scommesso sulle origini, accettando di dirigere www.milanodabere.it pag. 22

Laureata con lode in Filosofia della persona, della città e della storia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, attualmente è dottoranda in Neuroscienze cognitive e Filosofia della mente e membro del Centro Studi di Etica Pubblica presso la stessa università, che nell'ambito del comitato scientifico Expo cura il cluster della frutta. pag. 49

Nata in Emilia e finita (per caso) a Torino, grazie ad un'esperienza di assaggiatore di formaggi e salumi e, soprattutto, di Giudice del Tartufo, è approdata al giornalismo enogastronomico. Il suo scheletro nell’armadio sono i tanti anni passati a tentare di insegnare il latino a generazioni di liceali recalcitranti. pagg. 80-128

Sassarese dalla nascita, 55 anni fa, insegna zootecnia speciale nell'università della sua città e con i sardi condivide, oltre all'aria ed alla terra, soprattutto il mare. Se lo incontrate, fategli le congratulazioni. Lo hanno eletto anche coordinatore nazionale dei presidi e dei direttori delle facoltà universitaria di Agraria. pag. 66

aprile 2015

Antonella Aquaro Giovanna Benetti Germana Cabrelle Piero Caltrin Olga Carlini Mariella Cattaneo Gilda Ciaruffoli Maria Pia Fanciulli Eleonora Fatigati Luigi Ferraro Lorenzo Foti Marco Gemelli Stefano Gianuario Natale Labia Riccardo Lagorio Monia Manzoni Gianni Mercatali Antonella Petitti Fondazione Veronesi



aprile almanacco di barbanera

È tempo di rinascere

Aprile è il mese delle fioriture, con la natura e lo spirito che sbocciano a nuova vita. La terra si disseta degli improvvisi acquazzoni che rigenerano, si scalda nei giorni di sole, ritrova il suo respiro. Si fanno i lavori sul balcone, nell’orto e nel giardino. E ogni tanto ci si riposa, nell’attesa delle feste di primavera

di M. Pia Fanciulli

Belli e sani Tonici e scattanti: ci si prepara all’estate. Per rimpolpare cosce e glutei è fondamentale stimolare la circolazione sanguigna e linfatica, e la doccia può essere l'occasione giusta. Prima di bagnarsi effettuare un massaggio leggero, a risalire, con un guanto di crine sulla pelle asciutta. Poi terminare la doccia con un getto di acqua fredda. Infine fare un automassaggio con olio di mandorle a cui si siano aggiunte per 100 ml di olio 10 gocce di olio essenziale di ginepro o rosmarino. Se invece è la pelle che desideriamo più tonica, fare sport all’aperto, consumare molto pesce ricco di acidi grassi e usare un integratore come la pappa reale fresca nella dose di 0,2 grammi a digiuno.

Orti e dintorni

Da ricordare

Sole e Luna

Domenica 5 aprile – Pasqua di Resurrezione Festa mobile per eccellenza, cambia data ogni anno. Si dice infatti che “di marzo ai ventidue vien la Pasqua più bassa, d’aprile ai venticinque ci arriva e mai li passa”. Perché? Perché la data della Pasqua si calcola con la luna e cade ogni anno la domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera.

Il Sole Il 1° sorge alle 06.44 e tramonta alle 19.25 L’11 sorge alle 06.27 e tramonta alle 19.36 Il 21 sorge alle 06.11 e tramonta alle 19.47

Venerdì 25 aprile – Festa della Liberazione d’Italia Tra le feste civili è forse la più sentita. È un inno alla libertà, ricordando la liberazione dall’occupazione e dalla dittatura nazifascista del 1945.

Saggezza popolare • • • • •

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Aprile piovoso, anno fruttuoso. L’olivo benedetto vuol trovare pulito e netto. Palma asciutta, Pasqua molle. Gemma d’aprile non riempie il barile. Per San Marco Evangelista (25 aprile), la spiga è già in vista.

aprile 2015

Le giornate si allungano. Il 1° aprile si hanno 12 ore e 41 minuti di luce solare – mentre il 30 se ne hanno 13 ore e 59 minuti. La Luna Il 1° tramonta alle 05.09 e sorge alle 16.45 l’11 sorge alle 01.18 e tramonta alle 11.24 Il 21 sorge alle 08.13 e tramonta alle 22.54

Luna in viaggio In questo mese i giorni favoriti dalla Luna per gli spostamenti sono: 18, 19, 22, 23, 27 e 28.

Attendere la Luna crescente per seminare tutti gli ortaggi da raccogliere in estate, dall'anguria ai cetrioli, alle melanzane. E ancora peperoni, peperoncini, zucche, zucchine. Procedere anche alla semina in piena terra di fagioli e fagiolini. Con la Luna calante vangare e sarchiare il terreno quando è asciutto. Seminare in piena terra bietola da coste, carote precoci e tardive, cipolle, indivia riccia, lattuga, ravanelli, sedano da coste, spinaci. In semenzaio cavolini di Bruxelles, cicoria, indivia riccia. Trapiantare all’aperto i tuberi pregermogliati di patata, cipolla colorata e scalogno.


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italia eventi aprile

Dove la bufala diventa gourmet di Antonella Petitti

Il “viaggio essenziale” è il tema dell’ottava edizione de Le Strade della mozzarella, che si terrà a Capaccio Paestum il 13 e 14 aprile. E il viaggio è inteso proprio come ritorno alle origini, così che l’eccellenza possa essere conosciuta e degustata nel luogo di nascita Campania

Capaccio Paestum

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aprile 2015

Anche la cucina è viaggio. Ne sono convinti i patron del congresso dedicato alla mozzarella di bufala e alle eccellenze campane, Barbara Guerra e Albert Sapere. Un viaggio nel tempo, nelle culture, nei luoghi. Un viaggio essenziale che è un viaggio di ritorno. «La mozzarella percorre innumerevoli chilometri raggiungendo le tavole di tutto il mondo, ma l’obiettivo è che le nostre “strade” portino i grandi attori della cucina italiana nel

suo luogo d’origine». Così anche la cucina diventa essenziale, come spiega bene uno dei 32 chef protagonisti della prossima edizione de Le Strade della Mozzarella, in programma il 13 e il 14 aprile a Capaccio Paestum, a sud di Salerno. «La cucina essenziale per me non si lega tanto al concetto di tecnica quanto a quello di prodotto», racconta Heinz Beck. «Attraverso la tecnica e la lavorazione il piatto acquista carattere, ma è indubbiamente una materia prima di qualità a rendere speciale una ricetta». Riflessioni, esperimenti, racconti: questo e altro accadrà sul palco-cucina allestito in una delle sale del Savoy Beach Hotel, a pochi chilometri dagli incantevoli templi greci. Toccherà al siciliano Pino Cuttaia aprire il congresso, mentre, tra gli affezionati, presente anche stavolta uno degli chef


italiani più conosciuti a liLa mozzarella percorre innumerevoli chilometri vello internazionale, Masper raggiungere le tavole di tutto il mondo. simo Bottura, che – con la La manifestazione invece vuole portare sua Osteria Francescana – continua a restare ai prii grandi attori della cucina italiana nel suo luogo mi posti nella famosa lista d’origine. Non un viaggio di ritorno, quindi, dei migliori 50 ristoranti ma un viaggio verso l'essenza del prodotto al mondo. Una due giorni che invita a visitare i luoghi di produzione, immancabilmente ricchi di patrimoni storici e naturalistici.

Scelti per voi

Scoprendo Paestum

In alto, la Basilica, uno dei più importanti monumenti del parco archeologico di Paestum. Sotto, alcuni momenti della manifestazione

Completano l’ideale “ritorno alle origini” foto e quadri antichi che ritraggono le bufale libere accanto ai templi, simbolo straordinario dello splendore della Magna Graecia. Ecco uno dei tanti motivi per cui dedicare almeno una passeggiata all’area archeologica di Paestum, patrimonio Unesco. Tre le testimonianze di grande importanza: la Basilica, il Tempio di Nettuno e il Tempio di Cerere, riportati alla luce soltanto nel Settecento, rimasti impaludati per centinaia di anni. L’atmosfera è solenne e invita al silenzio. Da non sottovalutare una visita al Museo Archeologico Nazionale, proprio di fronte agli scavi. Molto il materiale visionabile, mentre i pannelli esplicativi riescono a guidare il visitatore nelle vicende della ricchissima città di Poseidonia-Paestum. Interessante, sopra al Santuario della Madonna del Granato, sul Monte Calpazio, il Castello di Capaccio Vecchia. Ormai rudere, conserva comunque un grande fascino e regala una vista spettacolare. È possibile fare una passeggiata attorno alle mura circondate dal bosco. Mentre nel piccolo centro storico di Capaccio è situato un luogo della memoria fermo a fine Ottocento. Il salone Rizzo, ovvero la bottega di un barbiere, la più antica di tutta la Campania. Chiusa dal 1995, è visitabile tutti i giorni. È lo stesso proprietario a tenerla aperta e a raccontare molte delle storie che si sono “incontrate” e “scontrate” proprio lì tra pettini e forbici antiche.

dove mangiare Le Trabe Ristorante stellato all’interno di un grande parco botanico. Prezzo medio, bevande escluse: 55 euro Via Capo Fiume, 4 Capaccio (Sa) Tel. 0828.724165 www.letrabe.it Caseificio Barlotti Un’azienda multifunzionale dove poter acquistare i prodotti della bufala, ma anche fare un pranzo economico e di qualità. Prezzo medio, bevande escluse: 18 euro Via Torre di Paestum, 1 Capaccio (Sa) Tel. 0828.811146 www.barlotti.it

dove dormire Locanda del mare A pochi passi dal mare e dai templi, una locanda dal sapore romantico. Piccola biblioteca dedicata alla poesia. Doppia da 60 euro Via Linora – Paestum Capaccio (Sa) Tel. 0828.811162 www.locandadelmare.net Agriturismo Porta Sirena Un’azienda agricola dove oltre al pernottamento è possibile usufruire del caseificio e di un ristorante. Doppia da 50 euro Via Ponte Marmoreo – Paestum Capaccio (Sa) Tel. 0828.721035 www.portasirena.it aprile 2015

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italia eventi aprile

di Gilda Ciaruffoli

2 aprile Una giornata da protagonista

fino al 30 agosto L’arte della bellezza Ori, gemme, diamanti, perle: la Primavera sboccia alla Reggia di Venaria con i bagliori dei meravigliosi gioielli di Gianmaria Buccellati. Una preziosa selezione delle creazioni di gioielleria e di alta oreficeria firmate dalla maison milanese, autentici capolavori che rappresentano il genio italiano. Per queste opere d'arte la consacrazione è avvenuta nel 1979 con l’apertura della boutique Buccellati nella prestigiosa Place Vendôme a Parigi, vero tempio mondiale della haute joaillerie.

Cinecittà World riapre al pubblico con tante novità. Il parco tematico dedicato al meraviglioso mondo del cinema inaugurerà la stagione 2015 con un palinsesto ancora più ricco, scenografie rivisitate e più coinvolgimento nel magico mondo del cinema. Disegnato dal tre volte Premio Oscar Dante Ferretti e con le musiche del Premio Oscar Ennio Morricone, cui è dedicata l’area western del Parco, Cinecittà World offre ai suoi visitatori 20 attrazioni, 8 set cinematografici e 4 teatri per spettacoli di grande impatto.

Roma – Lazio

www.cinecittaworld.it

4 aprile pomeriggi di gusto In occasione di Vignerons@Courmayeur gli hotel della nota località valdostana diventano tappe di un tour enogastronomico a base di vini e prodotti regionali. Ogni hotel aderente accoglierà, dalle ore 16 alle 21, una cantina vinicola, che per l’occasione allestirà un punto degustazione. Novità della seconda edizione, l’adesione dei produttori di formaggi e salumi locali, che presenteranno le proprie delizie assieme ai vini, creando speciali abbinamenti.

Courmayeur (Ao) – Valle d’Aosta www.lovevda.it

Venaria Reale (To) – Piemonte www.lavenaria.it

4 aprile Adrenalina sotto l’Etna

1 aprile – 26 luglio Percorsi barocchi Barocco a Roma: la meraviglia delle arti è una straordinaria e ambiziosa esposizione che vede il suo centro propulsore in Palazzo Cipolla e, come in un grande sole, si estende su moltissimi luoghi satellite tra cui: Musei Vaticani, Musei Capitolini, Palazzo Braschi, Galleria Doria Pamphili, Palazzo Barberini. Tanti percorsi che partono dal palazzo di Via Marco Minghetti per esplorare il barocco da ogni possibile angolazione.

Roma – Lazio

www.mostrabaroccoroma.it www.artslife.com 16

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Inaugura un’altra entusiasmante stagione Etnaland, il Parco divertimenti della Sicilia, che apre le porte del suo Themepark ricco di attrazioni adrenalitiche ma pensate anche per lo svago di tutta la famiglia. Da non perdere inoltre il Parco della Preistoria e il suo originale percorso botanico, gli spettacoli di edutainment e le soste golose nei tanti punti ristoro. Il tutto a pochi passi da Catania.

Belpasso (Ct) – Sicilia www.etnaland.eu

11 aprile – 28 giugno Pregare. Un’esperienza umana In concomitanza con l’Ostensione della Sacra Sindone a Torino, il rito e le tradizioni della preghiera trovano un’occasione speciale di confronto e riflessione interculturale negli spazi della Reggia di Venaria in occasione di una raffinata mostra che vuole raccontare attraverso oggetti, immagini, video e opere provenienti da musei di tutto il mondo il prezioso momento della preghiera, atto che accomuna culture e culti diversissimi tra loro.

Venaria Reale (To) – Piemonte www.lavenaria.it


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italia eventi aprile

12 aprile – 30 novembre

15 aprile – 15 giugno

17-23 aprile

Martial Raysse tra le calli

Leonardo a Palazzo Reale

5 portate e 2 atti

Si tiene a Palazzo Grassi la prima mostra monografica dedicata a Martial Raysse, uno dei più significativi pittori francesi degli ultimi 60 anni. Una retrospettiva completa con oltre 300 opere tra pitture, sculture, installazioni e video.

A Milano la più grande mostra mai realizzata, interamente dedicata al genio di Leonardo. Un’esposizione in grado di restituire per la prima volta la figura completa del genio di Vinci, arricchendone la conoscenza grazie alle più recenti scoperte storicocritiche e a dettagli inediti ottenuti dal lavoro di restauro di molti dei suoi lavori.

Venezia – Veneto

Milano – Lombardia

È un insolito spettacolo nel quale musica e farina, danza e acqua, canto e vino rallegrano e nutrono corpo e anima quello del Teatro-Cucina. Un “banchetto” che si tiene all'Atelier di Teatro in Polvere durante il quale vengono “servite” 5 portate in 2 atti, con il cibo che scandisce ritmi e emozioni.

www.palazzograssi.it www.artslife.com

www.artpalazzoreale.it www.artslife.com

14-19 aprile Tempo di Saloni Torna con la sua 54a edizione il Salone del Mobile, occasione di conoscenza, incontro, scoperta e mondanità che, per una settimana, trasforma Milano nella capitale mondiale del design, rinnovando come ogni anno la storica vocazione del capoluogo lombardo alla creatività. A essere ospitati dagli avveniristici spazi di Rho-Pero più di 2 mila espositori, che avranno l’opportunità di mostrare agli oltre 300 mila visitatori previsti le loro più recenti creazioni. Un sogno che si avvera ogni anno per tutti gli appassionati di arredo, architettura ed eccellenze Made in Italy, aperto al pubblico nelle giornate di sabato e domenica. Ma Milano durante la settimana dei Saloni vale la visita anche per il Fuori Salone, evento ormai entrato nella storia meneghina grazie al quale i vari distretti del design milanesi (Brera, Zona Tortona, Isola...) si animano di serate a tema, esposizioni di giovani makers provenienti da tutto il mondo, feste e tanta voglia di fare.

Milano – Lombardia www.salonemilano.it

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Milano – Lombardia

www.teatroinpolvere.it



italia eventi aprile

24 aprile – 3 maggio Friggi che ti passa!

22-29 aprile Stelle sul Garda Quest’anno farà tappa a Riva del Garda (Tn), Gardone Riviera, Manerba (Bs), e nel veronese a Malcesine, Garda, Bardolino e Costermano la manifestazione Fish&Chef. In programma ogni sera una location diversa e una nuova alchimia creata dalla maestria di sette chef stellati che si metteranno alla prova, insieme ad altri 15 top chef del Garda, nella creazione di menù che andranno a interpretare le specialità del lago come la trota e il carpione, ma anche l’olio extravergine di oliva Dop del Garda, la carne Garronese Veneta, i vini del Custoza e i formaggi del Caseificio di San Zeno di Montagna. Grande novità di questa edizione è la possibilità di assistere a una settimana di cooking show sulla sponda del lago.

Patatine e street food saranno tra i protagonisti di Fritto Misto che torna per l’11o anno a magnificare pregi e gusto delle migliori fritture nelle assolate terre marchigiane. Fra le novità, anche uno spazio riservato all’abbinamento tra frittura e vini gestito insieme al Consorzio di Tutela dei Vini Piceni e all’Istituto Marchigiano di Tutela Vini. Cuore della kermesse è il Palafritto, con i visitatori che potranno scegliere fra più di 40 diverse ricette, selezionate tra le maggiori prelibatezze a base di fritto, a partire dall’immancabile Oliva all’Ascolana del Piceno Dop.

Ascoli Piceno – Marche

www.frittomistoallitaliana.it

30 aprile Le nuove rotte del gelato Torna con il Gelato Festival la sfida fra i migliori gelatieri d’Europa. Oltre duecento i maestri gelatieri coinvolti con altrettanti gusti che si avvicenderanno per quasi cento giorni di eventi itineranti che, partendo da Firenze (30 aprile – 3 maggio), toccheranno le principali piazze d’Italia e d’Europa (Napoli, Roma, Milano, Torino, Palermo, Catania. Madrid, Berlino, Londra, Amsterdam). In ogni città verrà decretato un vincitore che parteciperà alla finalissima di Firenze (1-4 ottobre), dove verrà incoronato il Miglior gelatiere d’Europa 2015.

Località varie

www.gelatofestival.it

Località varie

www.fishandchef.it

25-26 aprile tempo di pic-nic

23 aprile Spazio all’arte Dopo 7 anni di chiusura, che hanno visto il restauro e il riallestimento completo dello spazio museale, riapre l’Accademia Carrara di Bergamo. Torna quindi accessibile al pubblico una straordinaria raccolta di cinque secoli d’arte italiana: oltre 600 opere dal 1400 al 1800 in un percorso storico-artistico ed emozionale.

Bergamo – Lombardia

www.accademiacarrara.bg.it www.artslife.com 20

aprile 2015

L’Umbria festeggia l’arrivo della primavera con Pic&Nic a Trevi, appuntamento spensierato giunto ormai alla sua 8a edizione. L’occasione è quella giusta per trascorrere un week end tra gli ulivi, ammirando paesaggi e gustando prodotti unici, tra cui il pregiato olio extravergine di oliva Dop Umbria, quest’anno molto raro. Tema delle due giornate sarà il “Saper Fare”.

Trevi (Pg) – Umbria www.picnicatrevi.it

1 maggio In processione per Sant’Efisio Il primo maggio Cagliari e tutta la Sardegna festeggiano la 359a Festa di Sant’Efisio, un intenso momento di fede, cultura e tradizione che si fondono in una processione dall’intensità senza eguali. È un rito che si ripete dal 1657, originato da un Voto con il quale si invocava l’intercessione del Santo per far terminare la peste a fronte dell’impegno a celebrare ogni anno una festa in suo onore. È così che nelle giornate tra il primo e il 4 maggio un corte di carri, cavalieri, devoti e pellegrini accompagna il simulacro del Santo da Cagliari fino a Nora, luogo del suo martirio.

Cagliari – Sardegna

www.cagliariturismo.it


italia eventi

di Piero Caltrin

Riparte la lirica a Pompei Nell’affascinante contesto degli Scavi dell’antica città campana, verrà evocato questa estate lo spirito di Rossini, Verdi, Puccini. Verrà celebrata la grazia di Carla Fracci. Verrà regalato un sogno ai fortunati spettatori di oltre 50 serate di musica, indimenticabili Al via a maggio la seconda stagione Lirica a Pompei, sotto la Direzione Artistica del Maestro Veronesi. Il 27, 28 e 29 andrà infatti in scena L’ultimo Giorno di Pompei di Giovanni Pacini – opera del 1825 il cui successo valse a Pacini la direzione del Teatro San Carlo di Napoli –, in un allestimento del Teatro Bellini di Catania, in coproduzione con il Festival della Valle d’Itria, all’interno del Teatro Grande degli Scavi. Quest’ultimo farà da cornice a tutti gli eventi in programma: oltre 50 serate volte a richiamare il grande pubblico nell’Arena del Sud, per un festival lirico che si svolge all’interno del sito archeologico che vanta quasi 3 milioni di visitatori all’anno. Il Festival vero e proprio prenderà il via il 4 agosto con spettacoli quotidiani di Opera o di Balletto allestiti tra gli Scavi. Tosca, Traviata, Nabucco e il Barbiere di Siviglia sono i titoli in cartellone per la lirica. Tosca, melodramma in tre atti di

27 maggio – 20 settembre

Pompei Festival

Tel. 02.89096651 eventi@pompeifestival.it pompeifestival.it facebook.com/pompeifestival twitter.com/PompeiFestival

Giacomo Puccini, andrà in scena nelle serate del 4, 9,16, 23 e 30 agosto e 6,13 e 17 settembre; sul podio il Maestro Alberto Veronesi, con l’allestimento di Maurizio Scaparro. Giuseppe Verdi sarà invece protagonista 5, 8, 12, 15, 19, 22, 26, 29 agosto e 2, 5, 9, 12,16 e 19 settembre con La Traviata, con allestimento di Beppe Menegatti; sul podio Francesco Ledda. E ancora 6,13, 20 e 27 agosto e il 3, 10, 15 e 20 settembre con Nabucco, con allestimento di Carlo Antonio De Lucia e ancora Alberto Veronesi sul podio. Il Barbiere di Siviglia, opera in due atti di Gioachino Rossini, andrà in scena il 10, 17, 24 e 31 agosto e 7 e 18 settembre; la regia, firmata da Enrico Stinchelli, avrà protagonista sul podio il Maestro Luca Testa. Altra novità della Stagione è la creazione di una nuova Orchestra e di un nuovo Coro (bando audizioni: pompeifestival.it). Saranno orchestre e cori giovanili che daranno un contributo, nella loro costituzione, a diminuire il senso di precarietà dei giovani e valenti diplomati italiani in cerca di occupazione. La Stagione di balletto sarà infine un grande omaggio a Carla Fracci. Le ricostruzioni e le coreografie ruoteranno sulle interpretazioni storiche della interprete e vedranno la presenza di elementi del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma. Il balletto, sulle musiche di Bizet, Carmen Suite, andrà in scena dal 7 agosto e si alternerà poi con il balletto Carla Fracci Stars Ballet e Il Lago dei Cigni, fino al 14 settembre. Gli spettacoli iniziano alle 21 ma, su prenotazione, è possibile svolgere una visita negli Scavi, per Via Marina e Via dell’Abbondanza, a partire dalle ore 20. aprile 2015

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milano da bere italia eventi aprile

Milanodabere.it Testi di Elisabetta Canoro

a cura della redazione di

cambio indirizzo Il segreto della Wicuisine

Lasciata la sede di Via San Calogero, Wicky’s Wicuisine Seafood riapre al civico 6 di Corso Italia. In cucina, lo chef Wicky Priyan, cingalese di nascita e giapponese d’adozione, esprime al meglio l’amore per il Sol Levante fondendo con estro la cucina kaiseki, la più sofisticata gastronomia giapponese, con i migliori prodotti italiani. Lo spazio, diviso in tre sale, è studiato per accompagnare il cliente in un viaggio nelle culture e nei sapori del mondo. Per saperne di più: www.wicuisine.it

Gourmet Scelte essenziali

È l'indirizzo da provare del momento, che racchiude «il succo di quanto c'è stato e c'è nella mia vita professionale». Spiega così la scelta del nome Essenza per il suo nuovo ristorante gourmet aperto da poco in Via Marghera 34, Eugenio Boer: 50 coperti tra sala e cortile interno. Si sceglie tra i piatti signature della carta e i 4 menu degustazione, che spaziano dal tradizionale a quello creativo, al vegetariano. Per saperne di più: www.essenzaristorante.it

trend Mangiar sano

Il ristorante Il Magiono dell’Hotel Mulino Grande ha ideato le cene della Cucina della Salute: tutti i venerdì un menu a base di piatti naturali affianca la carta tradizionale. È invece la campagna a trasferirsi in città alle Corti Abbadesse, negozio-bottega-ristorante in Via degli Assereto, che vende e porta in tavola la qualità, dalla colazione all’aperitivo. Per saperne di più: www.hotelmulinogrande.it www.cortiabbadesse.it

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opening Quick & Cheap

Sono digeribili, soffici e gustose le pizze di piccola dimensione sfornate da Briscola Pizza Society, aperto di recente in Via Fogazzaro 9, da gustare in un ambiente in stile newyorkese, dalle tinte robotiche. Il segreto? L’uso di un mix di farine (integrale e di grano tenero) e la lievitazione prolungata dell’impasto. Anche a domicilio. Pane carasau, casadinas e pardulas sono invece gli ingredienti di una sosta da Sardò, un piccolo locale appena aperto in Via Verziere 3, consacrato ai prodotti tipici della tradizione sarda, sia dolci sia salati, da consumare in versione street style (anche il porceddu), abbinati a una birra Icnusa o allo spritz al mirto. Salumi, formaggi, creme di verdure e dolci tipici arrivano ogni settimana direttamente dalla Sardegna. In Viale Piave 17, zona porta Venezia, ha di recente aperto le porte dei suoi cortili interni Riad, un po’ bistrot, un po’ caffè e un po’ shop. Ci si ferma a colazione, pranzo, per l’aperitivo e la domenica per il brunch, con proposte che cambiano in base alla stagionalità dei prodotti. Per saperne di più: www.foodation.it www.sardostreetfood.com www.riadfoodgarden.com


T TORINO per l’Esposizione Universale MILANO



Panorama Panorama 26

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26 Cover story Il turismo ha bisogno del digitale? No, il turismo è già digitale, lo dicono le mode e le tendenze, lo confermano i dati sul primato delle prenotazioni online. E anche se l'Italia sconta ritardi e un'offerta frammentata, c'è un pezzo del nostro Paese che ha saputo guardare avanti, scommettendo sul digital marketing per promuovere destinazioni e territori, ma anche prodotti e risorse. La prima è stata la Toscana, poi sul web sono sbarcate anche altre regioni che si sono adeguate ai tempi. Venite con noi alla scoperta dei modelli vincenti del "Virtual Bel Paese" e delle idee nate per assecondare una nuova generazione di viaggiatori 2.0 sempre più mobili e connessi

38 Consumi&Tendenze Il food&wine ai tempi di Internet: così le aziende si stanno promuovendo in Rete

42 I viaggi del gusto di... Alessandro Borghese, re dello spadellamento video. Pioniere in tv e oggi cuoco più social aprile 2015

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cover story

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#Social Belpaese di Roberta Milano*

Il turismo ha bisogno del digitale? No, il turismo è già digitale, lo dicono le mode e le tendenze, lo confermano i dati sul primato delle prenotazione online. E anche se l'Italia sconta ritardi e un'offerta frammentata, c'é un pezzo del nostro Paese che ha saputo guardare avanti, scommettendo sul digital marketing per promuovere destinazioni e territori. La prima è stata la Toscana, poi sul web sono sbarcate anche altre regioni che si sono adeguate ai tempi. Venite con noi alla scoperta dei modelli vincenti e delle idee nate per assecondare la generazione dei viaggiatori 2.0

*Docente di Comunicazione turistica internazionale, Università Cattolica di Milano aprile 2015

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cover story

#social Belpaese

I

l sorpasso, secondo un’inchiesta dell’Economist, è arrivato nell’estate 2014: con quasi 40 miliardi di dollari di prenotazioni registrate, i portali web di Expedia sono diventati la prima agenzia viaggi al mondo superando l’agenzia tradizionale Carlson Wagonlit Travel. Al terzo posto di questa classifica si è piazzata Priceline, meglio conosciuta al grande pubblico con il marchio Booking.com. Così si è rovesciato il mondo delle prenotazioni turistiche. Un avvicendamento epocale, che ha costretto anche i più scettici a rendersi conto che oramai non è più possibile pensare il turismo senza il digitale, così come non è possibile pensare il mondo digitale senza il turismo. Il fenomeno in realtà era già in atto da tempo, se si pensa che il business dei viaggi è stabilmente al primo posto come settore dell’e-commerce italiano; che destinazioni e vacanze sono tra gli argomenti più condivisi sui social network; che moltissimi consultano le recensioni online di hotel e ristoranti o confrontano i prezzi su siti specifici di comparazione prima di acquistare; che mappe e previsioni meteo sono le app più utilizzate prima, durante e dopo il viaggio; e che sempre più persone usano il sito o la app di un museo durante la visita. Oggi dunque il cambiamento delle abitudini e dei consumi sta determinando una crescente “indipendenza” del turista. Il risultato è un mercato mutato radicalmente in cui la distribuzione è oggi in mano, soprattutto, a grandi e dinamici player internazionali.

Un Paese a due velocità E l’Italia? Il Bel Paese – va detto in premessa – sconta un grave ritardo tecnologico e digitale che coinvolge pubblico e privato. Le analisi di Oxford Economics dicono che se investissimo nel turismo e nella cultura digitale almeno quanto la media Ue, l’Italia vedrebbe crescere la propria domanda turisti28

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se investissimo nel turismo e nella cultura digitale almeno quanto la media Ue, l’Italia vedrebbe crescere la propria domanda turistica di circa il 10%, il Pil di circa l’1% e questo si tradurrebbe in circa 250 mila nuovi posti di lavoro. Siamo solo al 46° posto su 60 paesi analizzati nella classifica Imd della competitività

ca di circa il 10%, il Pil di circa l’1% e questo si tradurrebbe in circa 250 mila nuovi posti di lavoro. Siamo solo al 46° posto su 60 paesi analizzati nella classifica Imd della competitività. Inoltre, il Brand Italia – la somma di valori associati al nostro Paese – continua a perdere posizioni attestandosi tra il 16° e il 18° posto nelle varie classifiche, con ripercussioni che riguardano non solo il turismo ma anche artigianato, moda, design e enogastronomia. È l’estrema varietà dell’offerta


Giovani, mobili e connessi

turistica italiana a complicare un po’ le cose: i prodotti, il territorio, gli eventi e l’offerta museale fanno fatica a emergere sui canali digitali. Malgrado gli sforzi, si avverte la mancanza di una regia complessiva che coordini la presenza delle singole realtà locali e che permetta a operatori e destinazioni di avere quella visibilità necessaria per non trovarsi ai margini di un mercato internazionale in crescita con conseguente perdita di competitività. Ma nonostante ciò, c’è un

i numeri

Social e mobile: è la nuova faccia del turismo sul web, l’e-travel 3.0 si potrebbe dire. È il quadro emerso nel corso dell’ultima Bit2015. Lo hanno evidenziato i dati presentati da Sylvain Querné, Head of Marketing, Southern Europe di Facebook, nell’ambito del primo Congresso Annuale del Turismo che ha riunito alcuni tra i maggiori esperti internazionali del settore. Sono infatti 7,2 miliardi le sim attive nel mondo e 3,6 miliardi le persone online in una giornata, 600 mila in più ogni giorno. Il crescente accesso mobile ai social rende sempre più centrale nel travel marketing l’esperienza delle persone: i viaggi sono la più importante componente verticale di Facebook e il 56% degli utenti li pone tra le tre categorie di post che pubblica di più. Plebiscito per l’uso del social per condividere l’esperienza mentre si è in vacanza e per la condivisone delle impressioni al rientro (entrambe 99%). Ma le tecnologie mobili stanno trasformando anche il ciclo del viaggio: rispetto a un anno prima, nel 2014 l’85% degli utenti ha trovato più facile usarli per pianificare la vacanza, il 78% per prenotare l’hotel e il 77% per acquistare un passaggio aereo. Il 79% degli smartphone e dei tablet ha almeno una app di viaggi e il 72% degli utenti ha installato le

app delle aziende con cui prenota più frequentemente. Ma chi sono questi “turisti iperconnessi”? Sono soprattutto millennials, la generazione dei 18-34enni, spesso sono giovani famiglie con bambini (11,2 milioni di famiglie in Usa). L’80% tiene conto delle recensioni online nelle scelte di viaggio, il 57% mette online foto una o più volte al giorno mentre è in vacanza e il 51% posta anche commenti e aggiornamenti. Per quanto riguarda l’Italia, l’European Digital Survey 2014 evidenzia che la penetrazione di Internet rimane sotto la media europea (58% contro 68%) ma, in compenso, gli italiani trascorrono in Rete più tempo (4,7 ore contro le 4,1 dei britannici) e dimostrano una forte propensione all’utilizzo di canali social: siamo la popolazione europea che trascorre più tempo sui social ogni giorno, ben 2 ore contro le 1,3 dei tedeschi e le 1,6 degli inglesi. Li utilizza il 56% della popolazione e il 46% lo fa anche da dispositivi mobili. Dopo Facebook, dove il 91% di chi usa Internet ha un account, i network preferiti sono Google+ (54%), Twitter (41%), Linkedin (21%) e Instagram (20%). rispetto ai dati europei, la penetrazione di Internet in italia rimane sotto la media (58% contro 68%). in compenso, siamo la popolazione europea che trascorre più tempo sui social ogni giorno

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#social Belpaese

Prima fra le regioni italiane, la terra di Dante Alighieri, già nel 2008 ha iniziato a credere nell’on-line, promuovendo la campagna multimediale Voglio Vivere Così che negli anni è diventata una case history nel suo genere

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pezzo d’Italia che ha saputo guardare avanti investendo sulla Rete, e che oggi vive e lavora in maniera esemplare col turismo online. La Regione Toscana, ad esempio, può essere presa a modello di questo approccio innovativo. Prima fra le regioni italiane, la terra di Dante Alighieri, già nel 2008 ha iniziato a credere nell’on-line, promuovendo la campagna multimediale Voglio Vivere Così che negli anni è diventata una case history nel suo genere. Oggi, dopo aver fatto da “apripista” al digital marketing applicato al turismo, la Toscana è una realtà consolidata e gettonatissima nel mondo del web e continua a fare da avanguardia: il suo ultimo progetto è Talk To Tuscany, un sistema di question/ answer che raccoglie consigli, risposte e suggerimenti utili per organizzare una vacanza sul suo territorio. È il modo più immediato per avere informazioni da persone del posto, è gratis, e gli utenti ottengono un ranking in base al numero e alla qualità delle loro risposte in modo da valorizzare l’utilità dei contributi e mantenere sempre al primo posto le esigenze concrete dei turisti. Il Lazio invece ha cominciato tardi a presidiare la comunicazione digitale ma sta recuperando velocemente: Twitter Plurale è il nome di un ampio progetto che mira a costruire un Social Media Team Diffuso. In pratica l’account twitter ufficiale del turismo, @visit_lazio, viene consegnato a persone che in quel territorio vivono e che quel territorio amano. Per una settimana, gli utenti hanno la possibilità di raccontare il Lazio liberamente e in modo personale, per interessi (cultura, enogastronomia, life style, natura… ), oppure per aree geografiche (Tuscia, Sabina, Ciociaria,…). Ognuno con il proprio stile e linguaggio. È poi nato l’hashtag #LAZIOisME che identifica questi racconti spontanei e che chiunque può consultare per trovare autenticità. Altra regione che ha deciso di concentrarsi massicciamente sulla promozione online è la Puglia, terra nella quale, dopo la campagna


di Germana Cabrelle L’Alto Adige va incontro al turista nel migliore dei modi, agevolandolo fin dalle prime battute di ricerca su internet. Si può dire che davvero gli altoatesini applicano a tutto tondo il protocollo del Turismo 2.0 e sono, più di altri, al passo con i tempi. L’Alta Badia, ad esempio, ha da poco effettuato un restyling del proprio sito internet operando una ottimizzazione a tutti i livelli. Abbiamo chiesto al webmaster Axl Pizzinini che ne ha curato gli aspetti informatici, con che criteri abbia agito per fare in modo di intercettare sempre più “naviganti” interessanti alla montagna. Il primo passo è stato capire come catturare l’attenzione? Esatto. La neuroscienza ci fa capire chiaramente che riuscire a emozionare l’utente è difficile, ma di grandissimo effetto; quindi già dall’inverno 2013/14 sono stati realizzati video e foto appositamente per la comunicazione online con questo taglio. Poi è

importantissimo offrire l’accesso alle informazioni in modo chiaro e veloce, perché non basta avere un sito bellissimo, le informazioni devono essere immediatamente accessibili, la navigazione fluida e intuitiva. Sul nuovo altabadia.org è possibile arrivare con un solo click fino al terzo livello di navigazione. Grande attenzione è stata infine data alle Costumer Journey. Cosa sono? Si tratta della possibilità di prevedere le esigenze dell’utente medio. Studi grazie ai quali l’utente che arriva sulla pagina trova sempre ciò che vuole senza dover cercare troppo. Ad esempio al tema “sciare” devono essere collegati argomenti come: comprensorio sciistico, webcam, corsi sci, scuole sci, noleggio sci, prezzi skipass... Un intervento a 360°… Sì. L’obiettivo è stato quello di rendere il sito accessibile a un pubblico vasto, sia a livello visivo, linguistico ma

anche tecnologico; che fosse per tutti i dispositivi (tablet, smartphone...) un sito responsivo al 100% in 3 lingue. Al giorno d’oggi è d’obbligo. Naturalmente non mancano i collegamenti ai vari social, seguiti dai nostri social manager. Facebook, Twitter, google+, Instagram e Youtube sono i principali e vengono aggiornati costantemente tutto l’anno. Inutile sottolineare che spesso vengono usati anche per comunicare direttamente con noi, sostituendo l’email. Ma non basta: sono state create landing page ad hoc, vedi ski.altabadia.org per ottimizzare le richieste di soggiorno. Infine con il controllo Analytics abbiamo il monitoraggio totale di ciò che accade sul sito: quanto l’utente ci rimane, cosa guarda, da dove arriva. Questo sono informazioni essenziali per permettere al sito di evolvere.

l’intervista

L’Alta Badia? Minimal click

Per saperne di più:

www.altabadia.org

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#social Belpaese

Da "viaggiatori" a "viaggiattori": sui social la vacanza viene condivisa con il world wide web

il caso

i “turisti iperconnessi”? sono soprattutto millennials, la generazione dei 18-34enni. L’80% tiene conto delle recensioni online nelle scelte di viaggio, il 57% condivide foto una o più volte al giorno mentre è in vacanza e il 51% posta anche commenti e aggiornamenti

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My Puglia Experience (quando alcuni giovani travel blogger, selezionati con un casting su Facebook, sono stati mandati in giro per la regione a raccogliere materiale video e fotografico da postare sui social network), è stata realizzata di recente, in collaborazione con Nikon, la campagna video-fotografica #weareinpuglia sviluppata in occasione del road show che ha visto i Villaggi Puglia – luoghi in cui sperimentare l’esperienza pugliese dal cibo, alla musica, alle tradizioni di ogni sorta – occupare le piazze delle principali città europee (Londra, Berlino, Parigi, Vienna, Dublino, Monaco). Per ogni tappa, sono stati intercettati travel blogger del paese ospitante sia in Puglia che nel “villaggio Puglia” all’estero, grazie ai quali sono stati possibili collegamenti quotidiani in diretta per condividere l’esperienza. Su instagram, ad esempio, anche terminata la campagna continuano a essere pubblicate nuove foto (ad oggi più di 60 mila). Un caso a parte è quello della Basilicata, piccola e silenziosa

Blogville in Emilia Romagna di Isa Grassano È stato uno dei primi progetti digitali a partire e espandersi al di fuori dei confini territoriali: si tratta di Blogville un’idea dell’Apt Servizi dell’Emilia Romagna. In due anni, sono stati coinvolti ben 120 blogger internazionali provenienti da Europa, Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda. In totale oltre 6 mila immagini postate e condivise, più di 500 articoli pubblicati sui blog tematici più accreditati, che hanno consentito alla regione di raggiungere oltre 15 milioni di utenti web nel mondo generando, solo su Twitter, oltre 200 milioni di “impressions”. A questo si è aggiunto di recente The Art Cities of Emilia Romagna, una guida fatta dai viaggiatori per i viaggia-

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tori, una raccolta di appunti di viaggio di venticinque travel bloggers. L’e-book è interamente in lingua inglese e al suo interno è riportata anche una serie di link ai post pubblicati dai travel bloggers di Blogville sui canali social dei relativi Paesi di provenienza in seguito alla loro permanenza in Emilia Romagna. La guida si snoda lungo l’asse dell’antica Via Emilia: da Piacenza verso Parma e Reggio Emilia, proseguendo con Modena, Bologna e Ferrara, scendendo verso Ravenna, Faenza, Forlì e Cesena, per approdare, infine, a Rimini. Per ogni destinazione sono indicati i quattro “must” da non perdere, dai siti Unesco ai grandi gioielli architettonici. Ampio spazio anche alle

tradizioni più ghiotte del territorio, documentate con immagini e video realizzati dai blogger con cellulari e tablet: ed ecco svelate le tecniche di produzione di prelibatezze locali (in alcuni casi è inclusa la ricetta) che hanno conquistato il mondo come l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena e Reggio Emilia, il Prosciutto di Parma, il Parmigiano Reggiano, la pasta fresca fatta a mano e la piadina. Non mancano gli indirizzi da non perdere. Insomma, l’e-book diventa un “compagno” di viaggio sincero e accattivante per i turisti 2.0 alla ricerca di autenticità locali. Per saperne di più:

www.blog-ville.com


Il piĂš antico produttore di Aceto Balsamico. A Modena dal 1605.

Giusti è sponsor ufficiale di



L’Oxford Dictionary l’ha definita parola del 2013. “Selfie: fotografia fatta a se stessi, solitamente scattata con uno smartphone o una webcam e poi condivisa sui social network”. Il Corriere della Sera si è così espresso: “un tormentone social e mediatico degli ultimi anni, divenuto virale, l’autoscatto ai tempi di Facebook e Instagram”

Per saperne di più:

www.talktotuscany.com https://mypugliaexperience.eu

la curiosità

regione del Sud che, a dispetto degli stereotipi, ha saputo cavalcare benissimo l’onda lunga del web. Merito della sua Apt, che nel 2012, ad esempio, per valorizzare la sua cultura e i suoi luoghi, ha lanciato l’iniziativa degli e-book, diari di viaggio riempiti da uno sguardo “forestiero” – quello di narratori provenienti da fuori – puntato su paesaggi e tradizioni dimenticati. Ne sono venuti fuori tanti percorsi non convenzionali, con la Lucania turistica che s’è fatta racconto ed è diventata un e-book, distribuito nelle più grandi librerie online e attraverso i canali web dell’informazione turistica e culturale. Una narrazione originale e accattivante fatta da grandi autori, italiani e stranieri: da Paul Di Filippo con il suo racconto di fantascienza ambientato a Matera, al Diario del Pollino del giallista Gianni Biondillo; dal viaggio tra Vite e Mestieri della Basilicata di Enrico Caracciolo e Paolo Simoncelli ai Confini del mondo del blogger e romanziere Thierry Crouzet.

Selfie: è il Colosseo lo sfondo preferito Chi, nell’ultimo anno, non ha scattato una foto di fronte a un tramonto durante una vacanza al mare per poterla condividere? A potersi dichiarare immuni dalla social mania sono davvero in pochi. Regina delle tendenze social del momento, quello dei selfie è un fenomeno cresciuto del 17.000% nell’ultimo anno. Secondo Episteme che osserva i fenomeni sociali e culturali, i selfie «Non sono delle semplici foto. Il metodo selfie è molto di più: semplifica, amplifica, gratifica, in definitiva giustifica un nuovo spazio comunicativo in cui il soggetto è definitivamente padrone. […] Non interessa la perfezione del particolare, ma il gesto forte di porsi al centro della scena, in una nuova coincidenza tra soggetto e oggetto, autore e attore». Analizzando post a valanga su Facebook, Twitter e Instagram, per un totale di 6,4 milioni di immagini con dati di geolocalizzazione, Suggestme.com è riuscito a stilare una vera e propria classifica delle località più fotografate, anzi selfate, in testa alla quale ci sarebbe Londra con il suo patrimonio di parchi, strade e attrazioni; “sfondo” preferito è risultato invece il nostro Colosseo. Scorrendo la lista seguono New York e Amsterdam, spinte dal fascino di Times Square, della Statua della Libertà, del Rijksmuseum e del Van Gogh Museum. A chiudere la top ten Barcellona, Parigi, Berlino, Roma, Sydney, Istanbul e Atene. aprile 2015

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#social Belpaese

Mangia, bevi, condividi Si può restare "in linea" cenando al ristorante? O "navigare liberi" chiusi nella stanza di un hotel? Certo che sì! Merito della nuova vocazione social delle strutture ricettive italiane

Secondo una recente indagine europea di Holiday Inn Express, l’86% degli italiani sceglie l’hotel solo se ha il wi-fi incluso. Così le strutture ricettive e i ristoranti si stanno trasformando sempre più in “versione social”, per offrire ai turisti la possibilità di dialogare con amidi Isa Grassano ci e parenti via Rete, seguendo l’ideale hashtag #ioviaggiosocial. Vocati alla connessione “24h” sono per esempio gli hotel membri di Inc Group, tra i quali il Best Western Hotel Farnese di Parma. Nelle Business rooms si ha internet gratuito, business point, caricabatterie per cellulari. A Riva del Garda (Tn), invece, è l’hotel Lido Palace in stile Belle Époque a offrire rete gratuita ovunque: la connessione copre, infatti, l’intera area dell’hotel tra stanze, spazi comuni, piscina e parco, con un internet point in Sala Lettura. Anche i ristoranti entrano nell’era 2.0. A

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partire dal celebre discopub riminese Bounty dove, scaricando gratuitamente l’app del locale, si può consultare il menù, preordinare per evitare l’attesa al tavolo e anche ricevere informazioni su tutti gli appuntamenti musicali che si aggiungono all’offerta ristorativa. Se siete a Milano, il posto giusto è Red Feltrinelli, nella avveniristica piazza Gae Aulenti, la “libreria che si mangia”, dove il profumo della pasta si mescola a quello della carta. Tra una portata e l’altra, potrete sempre controllare l’e-mail: tutto il locale è in ambiente wi-fi gratuito e dotato di tablet per la libera navigazione. Una volta fuori, fermatevi ad ammirare l’architettura contemporanea della piazza che ospita la Unicredit Tower. Un posto ideale per farsi un selfie: il grattacielo più alto d’Italia è, infatti, inserito nella classifica dei luoghi turistici più gettonati come sfondo per l’autoscatto, secondo la lista stilata da Arabian Business, fra le riviste più vendute in Medioriente. A Firenze, pochi passi dagli Uffizi, si trova Alle Murate,


il modello

Smart room per Smart people Di recente apertura è l’Espressohotel Milano Linate, del gruppo AllegroItalia, il primo social hotel d’Italia. A soli 600 metri dall’aeroporto di Milano Linate, è ricavato in un immobile industriale dismesso. Ogni elemento architettonico è stato studiato per incentivare a fare nuove conoscenze, senza rinunciare alla privacy. All’arrivo, il check-in si fa mentre si sorseggia un caffè: il banco della reception è tutt’uno con la caffetteria. Si riceve, poi, un EspressoPad Samsung e grazie a Espressamente, la bacheca digitale riservata ai clienti già a disposizione dal momento dalla conferma di prenotazione da casa: studiata ad hoc, permette di condividere le proprie attività, stringere nuovi contatti, darsi appuntamenti e prevedere attività – leisure o di lavoro – congiunte. Perfetto per incontri informali, l’albergo dal 31 marzo mette a disposizione anche un centro congressi attrezzato, con sei sale con capienza fino a 250 persone. Nuova inaugurazione anche per il ristorante griglieria Primo che propone la miglior selezione dei piatti tradizionali italiani e formule lunch complete. Aumentano così i servizi offerti da questa originale location che conta 117 camere di varia tipologia – dotate di letto su-

per king size, doccia XL,TV40 pollici, wi fi gratuito, piscina all’aperto e caffetteria. Tra i servizi social Espressohotel propone inoltre la nuova tipologia di camera Smart Room: ovvero un soggiorno in camera dotata di Smart TV, il nuovo modo di interagire con il televisore utilizzando smartphone e tablet con possibilità di accedere a un’ampia gamma di funzionalità intelligenti, tra cui un’esclusiva selezione di film Espressohotel. Incluso nel soggiorno Smart Room il cuscino ortopedico per riposare meglio, l’utile cuscino porta Pc per migliorare la qualità del lavoro e un’ora di noleggio di un’auto elettrica. Espressohotel Milano Linate collabora con il servizio di car sharing ecologico: in collaborazione con Evai ha realizzato all’interno dell’ampio parcheggio una postazione e-moving con colonnina di deposito/ricarica di auto elettriche.

dove&come Espressohotel Milano Linate Doppia da 79 euro Via Francesco Baracca, 19 Novegro di Segrate (MI) Tel 02.45377800 www.espressohotel.it

un ristorante che è anche un museo. Tra le volte affrescate del Trecento si fanno apprezzare i primi ritratti di Dante Alighieri e di Boccaccio, mentre gli scavi archeologici raccontano Firenze dall’epoca romana al Rinascimento. In attesa di ordinare si può fare un giro turistico nelle sale, con l’ausilio di audio guide multilingue. Se invece, siete dei veri #igers (come si chiamano gli iscritti a instagram, ndr) e la vostra passione è lasciare traccia di ogni cosa che mangiate, a Venezia, potrete farlo scegliendo l’Antinoo’s Lounge & Restaurant, all’interno del Centurion Palace. Le creazioni dello chef Massimo Livan sono vere opere d’arte da immortalare e condividere immediatamente. E tutto in modo rapido, grazie a una connessione super veloce in tutte le sale del locale: in poco tempo diventeranno foto-cult.

Scelti per voi Best Western Hotel Farnese Doppia da 89 euro Via Reggio 51/a – Parma www.inchotels.com Hotel Lido Palace Doppia da 425 euro, con ingresso alla Spa Viale Carducci, 10 – Riva del Garda (Tn) Tel. 0464.021899 www.lido-palace.it Red - Feltrinelli Prezzo medio: 20 euro Piazza Gae Aulenti – Milano Tel. 02.65560259 www.lafeltrinelli.it Antinoo’s Lounge and Restaurant Centurion Palace Hotel Menù degustazione: 90 euro Dorsoduro, 173 – Venezia Tel. 041.34281 www.sinahotels.com Alle Murate Prezzo medio: 70 euro Via del Proconsolo 16r – Firenze Tel. 055.240618 Bounty Prezzo medio: 20 euro Via La strada, 6 – Rimini Tel. 0541.391900 www.bountyrimini.it

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consumi&tendenze

Il cibo va in rete di Antonella Aquaro

Muovono un giro d'affari di 132 milioni di euro gli acquisti on-line di food&beverage, e solo in Italia! E le aziende cosa fanno? Non stanno certo a guardare e si muovono, più o meno a tentoni, nel mondo liquido della Rete e dei social. Alcune hanno già raggiunto importanti traguardi proprio grazie al web, e ci spiegano come hanno fatto Se frugando fra nozioni di marketing e comunicazione di un decennio fa non doveste più orientarvi, non sorprendetevi! Il mondo è cambiato, e con esso, anche il commercio, le vendite e tutto il processo che lega il produttore al consumatore. Il clima è da piena “rivoluzione digitale” con ripercussioni quasi immediate sul segmento “tecnologia, moda e design”. Ma questa è già storia, mentre la novità, oggi, sta nell’agroalimentare, in un settore che guarda con curiosità all’innovazione, quella fatta di linguaggi, logiche e terminologie inedite. Le stesse che, se non spiazzano, aiutano. Così il prodotto diventa comunicazione e viceversa facendo venir meno i confini del reale. Benvenuti nell’era 2.0 (e oltre)! La questione, superata l’ovvietà del sito internet, è: cosa e come comunicare online? Come utilizzare i social media? Quali i vantaggi dell’e-commerce? E se da un lato i meccanismi di funzionamento della macchina risultano ancora farraginosi, non lo è la produttività. Sarebbe infatti un vero e proprio boom quello che riguarda gli italiani e la spesa sul web. Il dato, diffuso da Coldiretti (su indagine Censis), parla di 38

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8,1 milioni cittadini con un’età compresa tra i 18 e i 34 anni. È il numero degli aficionados allo shopping alimentare online, capace di generare un giro d’affari che supera i 132 milioni di euro.

Strategie per agricoltori social E il “mondo delle aziende” cosa fa, sta a guardare? Daniele Vinci – consulente (food&wine) in comunicazione e marketing nonché anima del sito comunikafood.it – ha una sua idea. «L’Italia è fatta mediamente da aziende con 2-3 persone che si occupano di tutti gli aspetti della produzione e quando impattano con la sfida del digitale la questione si declina in mancanza di tempo, risorse e formazione per l’innovazione e l’assillo dell’equazione costi-benefici. In mancanza di alternative, il mio consiglio è consorziarsi, sfruttare la forza della Rete e raggiungere così in maniera diretta i propri clienti nella logica dell’attendibilità e trasparenza». Il profilo che ne deriva è così quello di un imprenditore agroalimentare aperto all’innovazione e all’utilizzo di nuovi strumenti di comunicazione, compresi i social media – da Facebook a Instagram a Twitter –, ma il punto è: come si fa? «L’agricoltura oggi dispone di una cultura medio-alta grazie a risorse di ritorno dopo studi o specializzazioni, ma la gestione dell’online è ancora ombrosa, manca la conoscenza della macchina Vendere in Italia globale e quindi la strategia». Vendere in o all’estero? Italia o all’estero? Attraverso quali canaAttraverso quali canali? li? Sono queste le domande ricorrenti di un processo di alfabetizzazione digitale Sono queste dove l’unico vero orientamento è: metle domande ricorrenti terci la faccia, sperimentare, capire dal di un processo di dentro il meccanismo complesso deldi alfabetizzazione la digitalizzazione senza perdere di vista digitale dove l’unico la coerenza fra immagine e realtà da cui vero orientamento è: deriva la reputazione digitale.

Messi a nudo dal web Sorprendente è quindi apprendere come una piccola cantina siciliana, Cantine Barbera, sia stata nominata (mediante un blog australiano) una fra le 20 aziende al mondo che maggiormente influenza il mercato degli appassionati di vino. All’attivo una manciata di dipendenti,

metterci la faccia, sperimentare, capire dal di dentro il meccanismo complesso della digitalizzazione senza perdere di vista la coerenza fra immagine e realtà aprile 2015

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consumi&tendenze

Il caso eBay

Nel 2014 su eBay Gusto è stato venduto un prodotto di enogastronomia ogni 73” a un prezzo medio di 31 euro

ma soprattutto una mentalità fluida e innovativa. La sua avventura inizia nel 1920 con l’installazione di vigneti, nel 2001 si lancia nella produzione e vendita diretta di vino. Internet arriva solo dopo. «Nel 2007 mi sono iscritta per gioco a Facebook – afferma Marilena Barbera – responsabile comunicazione e vendite – e nel giro di poco ho capito che era il mezzo per la democratizzazione del mercato. Ho capito il bisogno della gente di emozioni estemporanee, senza filtri. Ho capito come il web sia il luogo dove un’immagine può diventare evocazione (Instagram), ma anche spunto di discussione (Facebook), o memoria storica aziendale (Blog). Più si è piccoli e veloci, più è semplice parlare in maniera diretta ai propri potenziali clienti. In questa logica di apertura e trasparenza tutto diventa presupposto alle vendite, tutto contribuisce alla brand awareness. La scelta di utilizzare Vinix.it (wine&food social market) per le vendita online frutta il 12% di fatturato annuo, ma il rapporto con 40

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In questo contesto in cambiamento, i più avveduti del mercato giocano d’anticipo: eBay per esempio, che lancia eBay Gusto, una sezione dedicata del sito per l’incontro fra domanda e offerta di prodotti enogastronomici. «Da una ricerca Ipsos, 65 italiani su 100 dichiarano di essere alla ricerca di ispirazione prima di fare un acquisto legato ai prodotti alimentari – dichiara Irina Pavlova, responsabile comunicazione eBay Italia – e noi l’abbiamo creata. Nel 2014 sul nostro portale è stato venduto un prodotto di enogastronomia ogni 73” a un prezzo medio di 31 euro; un dato importante per decidere di investire sul segmento». A partire da aprile 2015 l’azienda americana pratica infatti l’azzeramento delle “commissioni sul valore finale” pagate dal venditore professionale (con partita iva) sul costo del prodotto venduto. In altri termini, vendere “gusto” su eBay è più economico: poco più di 17 dollari – costo fisso d’ingresso – e la possibilità di fare affari in tutto il mondo.

la clientela sta altrove: lo costruiamo attraverso gli eventi, il sito aziendale, i social; un lavoro complesso da cui deriva sicuramente guadagno, senza però la possibilità di discernere e soppesare il valore delle singole azioni di comunicazione». Una comunicazione che diventa forte identità quando a parlare è la Pasta Garofalo. «Fare le cose che ci piacciono è la nostra scelta di comunicazione», dichiara Emilio Mansi, responsabile commerciale, a commento della scalata al web di una realtà attiva dal 1789. La storia moderna dei pastai di Gragnano inizia nel 2005, con la creazione di un sito tabellare; un mero contenitore che nel giro di qualche anno sarebbe diventato l’anima di un prodotto capace di parlare di valori, passioni; di persone e territorio; tutti canali in qualche modo riconducibili a Garofalo. «Attraverso il cinema abbiamo fatto product-placement, non solo per promuovere la produzione, ma perché ci piace. Perché il cinema è contemporaneamente cultura alta e popolare, così come la pasta a Napoli. Abbiamo realizzato cortometraggi, diventando produttori; ideato il progetto Gente del Fud (portando sotto la lente d’ingrandimento le eccellenze agroalimentari del territorio campano e nazionale) consacrandoci alle logiche del 2.0.Abbiamo dato il nostro contributo alla crescita sociale con Quasi amici, un nuovo modo di vivere e raccontare il calcio attraverso un format televisivo – prosegue Mansi, che conclude – Questo è il nostro modo di comunicare. Un modo nuovo. Venticinque anni fa si costruiva il business-plan in base alla pubblicità, oggi la migliore pubblicità è il prodotto; è l’azienda quando si mette a nudo con trasparenza e sincerità».

Per saperne di più:

www.ebay.it www.comunikafood.it www.pastagarofalo.it www.consorzioarborea.it www.cantinebarbera.it www.vinix.it



i viaggi del gusto di...

di Francesco Condoluci

Alessandro Borghese “Sì, sono un cuoco 2.0” È nato a San Francisco, ha sangue metà slovacco per parte di madre – l’attrice Barbara Bouchet – e metà partenopeo, l’accento romanesco e una moglie calabrese. Ha studiato e lavorato in giro per il mondo e adesso, quando non è a Londra o negli Usa, vive un pò a Roma (meno) e un pò a Milano (di più). Roba da far venire il mal di testa a chiunque. Ma non a lui, che sul “caos organizzato” ci ha costruito vita e carriera. No, i punti fermi e gli schemi fissi non fanno proprio per Alessandro Borghese, il cuoco che ha fatto del “video-spadellamento” un’arte idolatrata da migliaia di follower. Tutto merito del suo approccio easy e personale con il pubblico e con la comunicazione. Istrionico, un pò guascone con quel capello lungo e il pizzetto alla D’Artagnan, simpaticamente caciarone, Borghese sta agli antipodi degli chef dall’aplomb professorale alla Cracco o con il tratto austero di un Marchesi. Pioniere della gastrotelevisione, questo ragazzone di nemmeno quarant’anni può dire di essere un antesignano, tra i cuochi italiani che oggi spopolano sui media. Tanto che, pur senza aver mai abbandonato le trasmissioni televisive (il 15 aprile parte su Sky Uno la seconda edizione di Junior Masterchef), ormai da un pezzo è andato oltre, buttandosi sui social network per promuovere in prima persona la sua professionalità. Sei partito con la tv, adesso ti hanno eletto “lo chef più social”. Sei uno, insomma, che ci vede lungo... Beh sì… sono andato in onda la prima volta nel 2004. Il mondo stava cambiando e io mi resi conto che i cuochi non potevano più stare nascosti in cucina e proiettare all’esterno l’immagine stereotipata dell’oste ciccione e unto di sugo. Un’amica di mia madre mi disse che il canale Real Time faceva un casting per un programma di cucina. Mandai foto e curriculum. Mi presero e da allora non ho più smesso di fare tv. E pensa che all’inizio, tutti i colleghi, compresi quelli che oggi sono diventati star televisive, storcevano il naso... 42

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Com’è nata la tua passione per la cucina? Ho sempre voluto fare un mestiere manuale, producendo un valore concreto, in autonomia. A 14 anni mi incantavo a guardare mio padre che, da buon napoletano, passava ore a cucinare il ragù. “Alessandro, il ragù deve pensare”, mi ripeteva. Con lui ho capito che cucinare è un atto d’amore che richiede manualità, passione, dedizione. La mia “formazione culinaria” è nata in quegli anni, poi l’ho affinata con gli studi internazionali e l’esperienza sulle navi da crociera. Tra gli inizi e il successo, c’è stata anche la gavetta… Dopo la formazione, ho aperto un ristorante a Roma e poi in Sardegna. Ma lo ammetto, è stata la tv a darmi la grande popolarità. Oggi ho una mia società di catering e consulenza nell’ambito della ristorazione. Si chiama “Il lusso della semplicità” e mi da grande libertà di azione. Anche se in futuro non escludo di rimettere radici da qualche parte... E il web? Quanto conta oggi nella tua attività professionale? Tantissimo. Se la tv mi ha regalato il successo, la Rete l’ha consolidato. Ho aperto il primo sito web agli inizi del Duemila. Poi nel 2008 sono arrivati i social. Mi diverte tantissimo postare i piatti, chattare con i follower, fare show-cooking via Skype. Il ruolo del cuoco 2.0 è questo: dare “da mangiare” informazioni al popolo del web, educare le persone a cibarsi in maniera consapevole. Io però resto un uomo del piacere, non insegno nulla. Questo lo facciano i professori. Io offro solo la mia esperienza.

Dici che c’è troppa cucina in tv e sul web? Secondo me c’è troppo calcio e troppa politica, invece. La “gastromania” sta spingendo molti giovani a iscriversi alle scuole alberghiere. Certo, bisogna spiegare loro che Masterchef è uno show e che il mestiere del cuoco, nella vita reale, è fatto di grandi sacrifici. Ma io sono fiducioso

Un’ultima domanda: Alessandro Borghese cosa cucina per se stesso? Ah, la mia cucina è inventiva e ricercatezza, ma alla tradizione non rinuncia mai. Tra i miei preferiti ci sono sicuramente i piatti napoletani e quelli romani. Grazie a mia madre ho scoperto anche la cucina dell’est europeo: il gulash, lo strudel di mele. Ma quando ho voglia di mangiare bene, tiro fuori i pomodori fatti in casa dalla nostra vicina in Calabria. Tutti gli anni, quando in estate vado via da Praia a Mare, paese di origine di mia moglie, me ne porto dietro un bel po’ di bottiglie. Così mi posso cucinare una pasta col pomodoro come Dio comanda. Me la sono preparata giusto ieri sera e ti confesso che tutte le volte mi sento proprio arricreato (lo dice proprio così in calabrese, nda), estasiato.

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Cibo&Territorio Cibo&Territorio 52

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46 Verso Expo: la frutta Dop

60 Pescara val bene uno spiedo

Gli arrosticini, simbolo goloso e riscoperto di una

Pesche, kiwi, pere: altre eccellenze italiane al centro della scena da maggio a Milano

città giovane e dalle tante virtù nascoste

50 La caramella del futuro

80 Wine tour: il Pecorino

L'alternativa salutare al junk-food si chiama "frutta disidratata". Scopriamone i segreti

Un vitigno di origini incerte ma dalla qualità eccelsa, protagonista dell'enologia abruzzese

52 Aceto di vino vs balsamico

84 Cinque Terre uno Sciacchetrà

Nome simile, prodotti diversi, e una grande

Nasce tra i pendii scoscesi del paradiso ligure

tradizione in comune sulla tavola italiana

da pag. 66 Rubriche

• Scienza e Vita • Occhio ai consumi • La salute nel piatto • Vigne&vigneron • Il ristorante • Il buono a tavola

questo vino bianco passito dal sapore antico

56 Bologna la ghiotta Un tour sotto le Torri, tra botteghe, osterie e locali, per godere della buona cucina felsinea aprile 2015

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cibo&territorio

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In Italia se ne mangiano sempre meno come suggello finale del pasto, ma pesche, pere e kiwi nostrani, a marchio Dop e Igp, sono amati in tutta Europa e nel mondo. Bene di primaria importanza, dal punto di vista nutrizionale, certo, ma anche da quello economico, a queste dolci coltivazioni è dedicato anche uno dei cluster dell'Esposizione Universale ormai alle porte

Verso Expo:

frutta, dulcis in fundo di Riccardo Lagorio

Quanto sia importante la frutta nella storia dell’umanità lo rivelano i libri sacri e le usanze più ataviche. Basta affidarsi alle tradizioni religiose nate nel bacino mediterraneo e nel medio oriente all’ombra del mito della mela della Genesi e quelle altrettanto antiche dello zoroastrismo. Secondo l’antica religione persiana nella notte di Yalda, la più lunga dell’anno, il cibo d’obbligo sono il melograno, frutto divino nell’antica religione iranica, e l’anguria che servirebbe a superare il freddo dell’inverno con allegria. La frutta insomma riveste significati simbolici profondi nella vita dell’umanità che trascendono la salubrità alla quale fanno sempre più riferimento nutrizionisti e medici. L’Italia, che si allunga per mille chilometri nel Mediterraneo, possiede uno dei climi più adatti al mondo per offrire una lunghissima distinta di frutti diversi. E malgrado la produzione aumenti anno via anno, in Italia calano i consumi di frutta e verdura (e risulta seconda per consumo pro capite dopo la Polonia con 577 grammi giornalieri e tallonata dalla Germania: 452 grammi contro 442 dei tedeschi). Lo stabilisce un recente studio del Cso, il Centro servizi ortofrutticoli che ha sede a Ferrara, nell’ambito di un’iniziativa che ha come obiettivo quello di spiegare ai consumatori l’importanza per la salute della frutta di stagione. Trentasei i milioni di tonnellate prodotte di ortofrutta: 22 di frutta (di cui 4 milioni di agrumi) e 14 di ortaggi, «con dei primati assoluti europei e alcuni casi anche mondiali come le pesche, le pere, i kiwi dove siamo leader indiscussi a livello europeo, o come per i carciofi, dove siamo aprile 2015

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leader mondiali», confida Paolo Bruni, presidente del Cso. Risultati che si ripercuotono (o, scusate il gioco di parole, sono frutto?) nella assoluta supremazia numerica dei prodotti italiani tutelati dalle sigle europee: 15 Dop e 39 Igp riconosciute a fine febbraio 2015, per rimanere nell’esclusivo ambito della frutta. Un inno alla biodiversità a cui corrispondono ciliegie e pere, mele e clementine. Ma anche marroni e castagne.

Un capolavoro di marrone Sono 6 i marroni che legano il proprio nome al territorio di provenienza e 4 le aree da cui provengono le castagne tutelate dall’Ue. Tra i marroni quello del Mugello fu il primo a tagliare il nastro dell’agognato risultato con l’Igp, ma in Toscana è quello di Caprese Michelangelo ad avere ottenuto il privilegio della Dop. «Siamo partiti con questa idea nel 2000 e abbiamo impiegato circa nove anni in discussioni, chiarimenti e spiegazioni con gli organi che dovevano prendere una decisione in merito. Purtroppo nelle due ultime annate, quando i nostri sforzi avrebbero dovuto essere riconosciuti dal mercato, ci siamo imbattuti nell’arrivo del cinipide che ha praticamente azzerato la produzione» dichiara Angelo Nannoni, presidente del comitato che condusse i produttori di marroni all’ottenimento della Dop. «Tuttavia la quotazione del fresco supererebbe i 3,50 euro per kg», continua. C’è da aggiungere che una parte consistente del raccolto dei Marroni di Caprese Michelangelo Dop serve a integrare il reddito dei raccoglitori, che spesso vivono grazie ad altre attività agricole. 48

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Il ficodindia di Sicilia Chi cerca tra la frutta italiana anche prodotti più esotici è servito. Ben due volte: al Ficodindia dell’Etna Dop risponde il Ficodindia di San Cono Dop. A ben guardare le opuntie hanno trovato clima ideale alla propria riproduzione nell’entroterra siciliano e in generale in ambiente mediterraneo subito dopo l’arrivo dalle Americhe, specie alle pendici dei rilievi montuosi o in collina, o nei pressi delle abitazioni rurali e dei ricoveri per gli animali a formare chiudende o dense macchie. Ma in Sicilia numerosi fattori hanno contribuito all’affermazione della ficodindicoltura, primo fra tutti il buon accoglimento di colture da reddito in grado di prendere il posto delle eccedenti specie

tradizionali delle aree interne (frumento, pascolo e uva da vino). «Il Ficodindia di San Cono Dop si produce nel quadrilatero tra Mazzarino, Piazza Armerina, San Michele di Ganzaria e San Cono e si riconosce, oltre che per il marchio che lo contraddistingue dal 2013, anche per le grandi dimensioni dei frutti, la buccia caratterizzata dai colori particolarmente intensivi e vivi, la particolare dolcezza e il profumo delicato» dice con orgoglio Francesco Grassenio, a capo del comitato di tutela e alla guida di un’azienda che dedica ai ficodindia 150 ettari sui 1600 totali destinati al Ficodindia di San Cono Dop. Quindi tutt’altro che un’attività marginale.

L’Italia possiede uno dei climi più adatti al mondo per offrire una lunghissima distinta di frutti diversi


Frutti da esportazione Partono dalle campagne italiane verso i mercati del nord Europa le pesche e nettarine Igp di Romagna. Il 43% di quanto si produce sul continente proviene dalle coltivazioni ravennati, cesenati e del comprensorio forlivese; e si rasenta il 70% della produzione dell’intera Europa per quanto riguarda i kiwi, che godono della protezione europea se coltivati nella provincia di Latina e parte di quella romana con la denominazione di Kiwi di Latina Igp. Tra gli agrumi, sono ben 6 i limoni che si distinguono per le loro pedi Eleonora Viganò* (Università Vita-Salute San Raffaele di Milano) culiarità, delle quali l’Ue ha preso atto con la concessione dell’Igp: da quelli di Siracusa I contenuti del Cluster Frutta e Lesante capire come la frutta tropicaa quelli di Sorrento passando per la Costa gumi si sviluppano attorno a quatle importata in Europa in seguito altro aree tematiche: storia di questi le scoperte geografiche rimase per d’Amalfi e Rocca Imperiale (Cs). Ovviaalimenti, credenze popolari e usi, molto tempo un cibo d’élite e come mente non tutti i prodotti certificati dall’Ue aspetti medici, impatto economico queste barriere geografiche venneraccolgono il favore dei coltivatori locali che e ambientale. Negli spazi del Cluster ro abbattute solo nei primi decenpotrebbero vantarsi del marchio europeo. vi saranno aree coltivate con piante ni del XIX secolo con l’invenzione da frutto di diverse tipologie, e tutdell’inscatolamento ermetico e delAccade a Dro, piccolo centro trentino. Dal to ruoterà attorno a una piazza cenle nuove tecniche di refrigerazione 2012 le sue susine (e dei Comuni che ricatrale resa ancora più familiare dalla e congelamento, che resero la frutdono in una limitata porzione del bacino copertura di legno che ricorda una ta meno costosa e disponibile tutto pergola. Qui, ispirato dalle forme, l’anno. Durante la visita sarà possiidrografico del fiume Sarca) si fregiano della dai profumi e dai colori, il visitatobile anche approfondire gli aspetti Dop anche per la particolare presenza del re potrà partecipare agli eventi in nutrizionali e legati alla dieta, comlago di Garda che mitiga parecchio il clima. programma e ammirare gli allestiprendendo a pieno come la frutta Giorgio Tavernini però non ha ancora appromenti tematici. E scoprire la storia sia uno degli alimenti con più midella frutta e di come abbia avuto cronutrienti (vitamine e sali minerafittato dell’opportunità di marchiare i proun ruolo primario nella nostra dieli), basilari per il corretto funzionapri prodotti. «Nei terreni della nostra azienta fin dalla preistoria, passando per mento del metabolismo; è ricca di da agricola produciamo mele, ciliegi, fichi, il Medioevo, quando i frutti cresciuvitamine con alta proprietà antiossipesce, albicocche e susine. Ma al momento, ti sugli alberi erano considerati uno dante, come la C (agrumi, kiwi, frutdei prodotti più nobili, perché più ti di bosco, mango), la A (albicocca, pur apprezzando il ruolo giocato dai vari atvicina al cielo e anche perché, essenmelone, anguria) e la E (frutta sectori per l’ottenimento della Dop, preferiado difficili da conservare e reperire, ca e olio di oliva). Per questo, l’OMS mo vendere la nostra frutta senza marchio e erano molto costosi. Sarà interesraccomanda l’assunzione di cinque porzioni di frutta e verdura al giorvendere direttamente ai nostri clienti». Otno, abitudine che migliorerebbe la tenendo una remunerasalute delle persone che la adottazione assai simile a quelno e diminuirebbe enormemente le In Italia vengono prodotti 36 milioni la di chi vende Susina di spese mediche legate alla malnutridi tonnellate di ortofrutta: 22 di frutta zione da eccesso. Al termine della Dro Dop. Certo, sappia(di cui 4 milioni di agrumi) e 14 di ortaggi, visita ci si potrà quindi fermare a cumo che la frutta fa beriosare ed eventualmente acquistacon dei primati assoluti a livello ne ed ha valore simbolire prodotti nel mercato che funge internazionale, come nel caso di pesche, co, ma forse ci eravamo da elemento di unione tra questo Cluster e quello delle spezie. pere e kiwi dei quali siamo leader dimenticati che è anche indiscussi a livello europeo utile. All’economia.

Il padiglione tematico a Milano

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storiedall'italiachemerita

Caramelle dal futuro di Francesco Condoluci

Che sia merito di Michelle Obama, che da anni la sponsorizza in modo del tutto spontaneo, oppure della comodità che offre di avere sempre una scorta di vitamine a portata di mano, o ancora della sua sfiziosa croccantezza... fatto sta che la frutta disidratata sta vivendo un vero e proprio boom. Sana, gustosa e pratica, che sia la risposta sostenibile a uno junk food ormai passato di moda? In Val di Non si fa fin dagli inizi del secolo scorso. In quelle valli verdeggianti e curate come i salotti di casa, le massaie lasciano le mele – marchio di fabbrica di quella terra – a essiccare sulle graticole nell’aia, così come migliaia di chilometri più a sud, le loro pari grado dagli occhi più scuri d’estate stendono al sole i pomodori in terrazzo per farne golose conserve. A Cles e dintorni, la mela essiccata l’hanno sempre chiamata persecca, e chi ancora oggi la prepara se la mangia per dessert oppure la usa come ingrediente per i dolci fatti in casa. In questa parte del Trentino insomma, la mela “disidratata” – cioè essiccata e privata quasi del tutto della sua parte umida – non è certo invenzione recente. Ma è solo a partire dalla fine degli anni ’80 che questa antica tradizione è diventata materia per processi industriali. Merito di Danilo Chini, figlio di un falegname di Segno, che per anni ha insistito a sperimentare in essiccatoi artigianali la produzione di persecche su larga scala, fino a riuscire ad aprire un primo laboratorio che poi avrebbe fatto da base al50

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L’andamento di mercato tra prodotti ortofrutticoli freschi da una parte e frutta essiccata e disidratata dall’altra è quasi opposto: l’ortofrutta ha vissuto nel 2013-2014 una reale deflazione con prezzi molto inferiori al solito (con punte del -10% nel periodo estivo), mentre il comparto frutta secca negli ultimi 4 anni ha presentato crescite di prezzi costanti nell’ordine dei 2 punti percentuali all’anno, senza significative oscillazioni mensili

la nascita, nel 1988, della Ad Chini, la prima azienda trasformatrice del prodotto-simbolo della Val di Non.

La mela... all’occhiello L’idea di utilizzare frutta di qualità per farne un derivato come la mela essiccata, tagliata a rondelle o bastoncini e confezionata in sacchetto, nel volgere di pochi anni ha fatto l’exploit, tanto che la Ad Chini dopo un po’ è stata messa sotto contratto da alcune grandi catene distributive. Da allora la crescita è stata progressiva, il patron Danilo Chini ha dovuto diversificare la produzione, lavorando anche su snack, mousse, barrette e altre composizioni con fibre alimentari e nel 2000


Non si essicano solo le mele di Tonino Saladino

è arrivato l’accordo con Melinda per la fornitura esclusiva delle mele e la concessione del marchio. In sostanza, tutta la frutta essiccata e gli altri snack a marchio Melinda, sono realizzati e confezionati negli stabilimenti della Ad Chini che però commercializza anche col proprio brand e oggi, dopo l’espansione, vanta pure una linea di produzione biologica e referenze con vari tipi di frutta. «Sul mercato però si vende l’80% di mela e il 20% di tutto il resto – ci spiega l’ingegner Massimo Mascotti, plant manager di Ad Chini, mentre ci conduce in un breve tour nel nuovo stabilimento di Cles – la mela essiccata, o disidratata, resta il nostro fiore all’occhiello. Il suo successo è dovuto alla naturalità del

«Se il 2014 ha segnato l’esplosione sul mercato, con crescite a doppia cifra, della frutta secca, sia con guscio che sgusciata, questo potrebbe essere l’anno della frutta disidratata. Basta osservare lo spazio espositivo che tutti i supermercati destinano a questa famiglia di prodotti rispetto al passato». A parlare è Marco Krivacek, responsabile settore Business Development di Natex Ingredients srl, società d’importazione di materie prime tra le più importanti d’Italia, con alle spalle una storia pioneristica quasi cinquantennale nel settore. Nel 1998, la Natex, tra le altre cose, portò in Italia il cranberry, meglio noto come mirtillo rosso americano, che oggi viene proposto soprattutto in forma disidratata. «È in questa forma infatti che è maggiormente richiesto dal mercato – spiega ancora Krivacek – perché tante sono le applicazioni alimentari dove trova impiego: panettoni, cantucci, frollini, barrette di cereali, praline di cioccolato e soprattutto consumo diretto come snack insieme ad altra frutta secca, i cosiddetti mix. Dopo anni durante i quali abbiamo fatto un enorme lavoro capillare, per spiegare le qualità di una materia prima così flessibile, così innovativa, così buona, oggi stiamo raccogliendo i frutti di quegli sforzi». La Natex, che negli anni ’60 aveva cominciato con l’importazione in Italia di succo concentrato di pompelmo per il segmento bibite, ha capito dunque in anticipo dove stava andando il mercato e si è concentrata sulla frutta disidratata, affiancando negli anni al cranberry altri frutti rossi disidratati ovvero mirtilli selvatici, ribes neri, lamponi, aronia. «Il mercato della frutta disidratata è sbocciato e noi oggi possiamo dire di aver contribuito attivamente a questa fioritura – conclude il dirigente dell’azienda con sede a Milano – la chiave di volta è stata la presa di coscienza da parte dei consumatori dei benefici antiossidanti e vitaminici dei frutti di questa famiglia».

prodotto ma anche alla sua grande praticità. Ti porti dietro la frutta dove ti pare e non la devi sbucciare per mangiarla. Negli ultimi 4 o 5 anni poi, il prodotto disidratato ha avuto una vera e propria esplosione sul mercato». Il ciclo produttivo all’interno di Ad Chini, è molto semplice: le mele di Melinda vengono selezionate e preparate per l’essiccazione che lascia alla frutta solo il 2% di umidità, limitando praticamente al minimo il rischio di muffe e batteri. «Ne viene fuori un prodotto croccante e salutare che mantiene tutte le caratteristiche organolettiche della mela fresca pur avendo una shelf-life di quasi 15 mesi ­– aggiunge Mascotti – tra i nostri clienti ci sono gli sportivi, ma anche le scuole e le case di riposo.A breve i prodotti saranno presenti anche nel settore vending, le macchinette che si trovano negli ospedali e altri edifici pubblici». Un’alternativa 100% naturale alle merendine zuccherose, il cosidetto junk-food, in sostanza. Michelle Obama – sì proprio lei, la first lady d’America – del resto, è da svariati anni ormai che per la notte di Halloween regala ai bambini frutta disidratata al posto di dolcetti e bonbon. Che sia questa la caramella del futuro?

Per saperne di più:

www.adchini.it www.natexingredients.it

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Aceto balsamico VS aceto di vino di Marco Gemelli

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In realtà la sfida è più immaginata che altro. Si tratta infatti di due prodotti di grande tradizione ma molto diversi l'uno dall'altro, come origine, utilizzi e mercati. Scopriamone insieme la storia, i segreti e le ragioni di tanto successo

Sugli scaffali dei supermercati si trovano spesso a pochi centimetri l’uno dall’altro ma in comune hanno pochissimo, al di là del nome: agli occhi dei consumatori meno attenti, tuttavia, tanto è bastato ad accomunare questi due prodotti, assottigliandone le rispettive peculiarità. Eppure tra l’aceto di vino e l’aceto balsamico le analogie sono davvero poche, a partire dalla materia prima: il primo è il prodotto dell’acidificazione del vino, mentre il secondo è ottenuto a partire dal mosto d’uva cotto. In altre parole, l’aceto di vino deriva da un liquido alcolico, quello balsamico da un liquido zuccherino. Persino le origini sono diverse, e vedono l’aceto di vino anticipare di qualche secolo l’avvento del balsamico. Le prime tracce dell’aceto tout court risalgono all’Egitto prima del tempo dei faraoni, circa 10 mila anni fa, mentre per ritrovare i progenitori del balsamico bisogna attendere l’età romana (anche se il primo documento relativo alla presenza del “tradizionale” è datato 1112 d.C.). Diversi erano anche gli usi che ne venivano fatti nell’antichità da contadini e viaggiatori: se l’aceto balsamico era appannaggio delle famiglie più nobili e utilizzato come condimento, specie dall’anno Mille in poi, l’aceto di vino serviva soprattutto per conservare i generi alimentari destinati a lunghi spostamenti ma anche – unito all’acqua – per dar vita a una bevanda rinfrescante e addirittura come medicinale. Un uso quasi paradossale, quest’ultimo, se consideriamo che la parola “aceto” (dal latino acetum) ha la stessa radice del sostantivo acies, che indica il filo della spada (da cui, infatti, anche la parola “acciaio”).

Nelle Georgiche di Virgilio, poeta originario di Mantova (non così distante da Modena!), si legge che il mosto cotto era bevuto fresco o concentrato mediante bollitura, e che veniva utilizzato sia come medicinale che in cucina come dolcificante e condimento per la carne. Tuttavia l’aggettivo “balsamico” appare per la prima volta nel 1747

Un nome, tanti prodotti Al netto delle differenze, i consumatori non hanno tutti i torti a cadere nell’equivoco: oltre all’aceto di vino tout court oggi esistono infatti l’aceto balsamico di Modena Igp e l’aceto balsamico tradizionale di Modena Dop. Quest’ultimo è prodotto con mosti cotti di uve provenienti solo dalle province di Modena e Reggio Emilia, fermentati, acetificati e invecchiati per almeno 12 anni. Dal 2000 è tutelato dal marchio Dop, diviso a sua volta in due denominazioni: l’aceto balsamico tradizionale di Modena, e quello di Reggio Emilia. Il motivo di tale specificità sta nel fatto che il processo di traaprile 2015

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In apertura e in questa immagine, le tipiche acetaie del modenese. Sotto, un grappolo d'uva che verrà utilizzato per la produzione del balsamico

Una rivalità solo apparente Oggi l’aceto di vino sembra sparito dalle tavole di casa e dei ristoranti, dove troneggia invece l’aceto balsamico, protagonista di un boom modaiolo sin dagli anni Novanta. I dati però ci mostrano come l’aceto di vino rappresenti il 74% del mercato complessivo, mentre il balsamico solo il 12%. Le restanti fette se le spartiscono gli aceti di mele (9%) e quelli speciali, dal malto al miele, dal riso al cocco, dalla canna alla birra (5%). Allora dove è finito l’aceto di vino? In realtà è sempre stato sotto i nostri occhi, e non ha mai abbandonato le cucine degli chef né le case delle famiglie italiane. Rispetto al balsamico, infatti, l’aceto di vino ha il vantaggio della versatilità che l’ha portato a essere protagonista di numerosi “rimedi della nonna”, in soccorso della salute (viene usato per curare ferite, infiammazioni...) o dell’igiene domestica (eliminare gli odori, pulire vetri e stoviglie...).

sformazione del mosto può avvenire solo con particolari condizioni ambientali e climatiche, tipiche dei sottotetti delle vecchie abitazioni costruite in un fazzoletto di terra con inverni rigidi ed estati calde e ventilate. Condizioni impossibili da riproporre su scala industriale: ciò giustifica la quantità contenuta di aceto prodotto ogni anno e il suo prezzo non proprio accessibile. Diverso è invece l’aceto balsamico di Modena Igp, tutelato da un disciplinare che lascia ampio margine ai produttori, prevedendo l’utilizzo di mosto d’uva in una proporzione compresa tra il 20 e il 90%, mentre la quota rimanente è aceto di vino, più un 2% massimo di caramello. Non sono previsti i prelievi e i rincalzi tipici del “tradizionale”, e gli ingredienti – una volta miscelati – devono essere tenuti a invecchiare per almeno 60 giorni in contenitori di legno. Oltre i tre anni, si può parlare di aceto invecchiato. In quanto all’aceto di vino, questo si produce senza troppe difficoltà anche in casa, aggiungendo al vino o al sidro la “madre” (un ammasso gelatinoso di colore violaceo, dove si annida il batterio acetobacter aceti) in un recipiente di terracotta non smaltata di almeno 4 litri e lasciando che i microorganismi attivino i processi di ossidazione. Al riguardo è importante utilizzare un vino che abbia pochi solfiti, per consentire alla “madre” di maturare, e non far superare i 12 gradi. Il recipiente va chiuso con un tappo di sughero ma aperto ogni giorno per 30 minuti.

La “carta” degli aceti È però a tavola che aceto di vino e balsamico trovano la loro collocazione, unica e insostituibile. Contraddistinto da particolari profumi con note legnose, dall’unione tra l'agro e il dolce, da una sciropposa densità e dal colore bruno scuro, l’aceto balsamico si sposa con tanti piatti della tradizione non solo modenese, dall’antipasto al dolce, dal baccalà al luccio, dai tortellini alla pasta all’uovo alle carni bollite, senza dimenticare classici come il Parmigiano reggiano. «Oggi – spiega il direttore del Consorzio, Federico Desimoni – l’aceto balsamico di Modena Igp è commercializzato in 120 Paesi, con una produzione di 54

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Se l’aceto balsamico ha un’immagine chic e di appeal per i mercati esteri, quello di vino resta uno dei capisaldi della nostra tradizione, a cui è difficile rinunciare nella preparazione di piatti della cultura nazionale, dai carpioni alle carni fino alle verdure, che richiedono l’aggiunta di un elemento agro a complemento del sapore oltre 90 milioni di litri l’anno, esportata per il 90%, che genera fatturati al consumo per 600 milioni. Il successo internazionale ha contribuito al rafforzarsi del fenomeno della contraffazione con prodotti che imitano o evocano l’Igp, creando un danno ai produttori e generando confusione tra i consumatori». Se l’aceto balsamico ha un’immagine chic, moderna e di appeal per i mercati esteri, quello di vino resta uno dei capisaldi della nostra tradizione, a cui è difficile rinunciare nella preparazione di piatti della cultura nazionale, dai carpioni alle carni fino Qui, un ritratto di Giacomo Ponti all'interno dello stabilimento aziendale; sopra aceto di vino Ponti in produzione

alle verdure, che richiedono l’aggiunta di un elemento agro a complemento del sapore. Tanto che iniziano a diffondersi i ristoranti che, proprio come accade per l’olio, propongono una selezione di aceti di qualità al carrello: quello di vino bianco, ad esempio, esalta senza coprire il sapore di piatti delicati come le alici crude marinate, mentre quello rosso, dalle note più marcate, può essere indicato per bolliti o verdure dal sapore forte come il radicchio. E ovviamente proprio in casa nostra abbiamo il maggior produttore di aceto al mondo. Si tratta di Ponti, realtà nata negli anni dell’Unità d’Italia: «Siamo produttori di aceto da cinque generazioni – spiega l’ad Giacomo Ponti – e nel 1911 mio nonno ricevette la medaglia d’oro alla Fiera Internazionale di Parigi. Da allora la nostra missione è far conoscere questo prodotto, che ha una storia millenaria e numerose virtù. Abbiamo cercato di coniugare la grande tradizione gastronomica italiana con la ricerca di gusti innovativi, sempre con alti standard di qualità e sicurezza».

Scelti per voi dove comprare Acetaia Malpighi Via Vignolese, 1487 Modena Tel. 059.467725 www.acetaiamalpighi.it Acetaia di Montericco Via Castellana, 60 Montericco di Albinea (Re) Tel. 0522.347751 www.acetaiadimontericco.it Cantina Vini Casolari Via Vandini, loc. Frazione Rami Ravarino (Mo) Tel. 059.900138 www.vinicasolari.it Tenuta di Aljano Via Figno 1, loc. Jano Scandiano (Re) Tel. 059.981193 www.tenutadialjano.it Gran Deposito Aceto Balsamico Giuseppe Giusti Strada Quattro Ville, 155 Modena www.giusti.it Museo del Balsamico Tradizionale c/o Villa Comunale Fabriani Via Roncati, 28 Spilamberto (Mo) Tel. 059.781614 www.museodelbalsamicotradizionale.org

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Bologna la ghiotta di Isa Grassano

Grassa e dotta, insieme. È così che la conosciamo la città delle due torri. E a ragione, perché tutto attorno all’Università più antica d’Italia, a capolavori dell’architettura come le sette chiese di Santo Stefano o Piazza Maggiore, pullulano da sempre locali, botteghe, osterie, mercati e laboratori artigianali. Chi si aspetta solo tradizione però sarà “deluso”... 56

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Emilia Romagna Bologna

Il portico del Pavaglione e Piazza Galvani, adiacenti Piazza Maggiore

Le sette... polpette Vale la pena spingersi verso piazza Santo Stefano, una delle più belle di Bologna. Un piccolo gioiello di architettura e atmosfera, con le sue tipiche “strisce” di pavimentazione bianca. Si trova qui la basilica delle Sette Chiese, un complesso di edifici di culto caratterizzato da cappelle che sono una consequenziale all’altra, come una matrioska. E qui, in zona, in Via Santo Stefano, ci sono diversi locali che meritano una sosta. Come Bolpetta, un locale raffinato (spicca la carta da parati vintage ai muri) dove la polpetta, lavorata a mano, è proposta in tutte le sue declinazioni dal formaggio alla carne, dal pesce alla verdura e per finire al dolce.

Dalla colazione al dopo cena, fino a mezzanotte. In mezzo... un mercato, o meglio un Mercato di Mezzo. I sapori e la cultura del cibo a Bologna si concentrano in oltre 700 metri quadri, nell’antico Quadrilatero. È da qui che parte la nuova mappa del gusto sotto le due Torri: su tre livelli, con ingresso da Vie Pescherie Vecchie e Via Clavature (per gli amanti dell’arte, vale la pena segnalare che proprio accanto c’è la chiesa di Santa Maria della Vita che conserva il Compianto di Niccolò dell’Arca), si trova il meglio del territorio. La birra di Baladin, i centrifugati di Sbuccio (con frutta e verdura del consorzio AgriBologna), la carne di RoManzo (crasi tra Roma e manzo), la pizza al taglio di Eataly, il pane del forno Calzolari, i vini dell’Enoteca Regionale. Il tutto in un ambiente unico, anche nell'architettura: un soffitto trasparente, materiali caldi come la pietra e il legno e uno scenografico ascensore di vetro. I profumi riempiono lo spazio, si gira di qua e di là tra i chioschi di frutta, verdura, pesce, salumi... prima di decidere cosa assaggiare. Ad attrarre è spesso il cartoccio di fritto, il piatto forte della Pescheria del Pavaglione, o il baccalà mantecato con polenta grigliata. Chi ama i dolci, non può non far tappa al banco del maestro pasticciere Gino Fabbri, che propone una sua personale interpretazione delle varie specialità dolciarie bolognesi.

Mortadella e pop corn Ma il Mercato di Mezzo è anche solo un luogo da visitare, tanto che il Comune l’ha inserito nei pacchetti turistici della città all’interno di Bologna City of Food – Bologna città del cibo, un progetto che nasce per coordinare tutte le iniziative sul cibo, con l’obiettivo di andare oltre l’appuntamento di Expo. Perché la “grassa”, come da sempre viene chiamata la città felsinea, offre davvero tanto in termini di golosità. Sempre in zona, per fare acquisti di qualità c’è la salumeria Simoni, dove trovare il meglio dei prodotti tipici (dal parmigiano all’aceto balsamico, dal prosciutto di Parma ai tortellini), inclusa la famosa mortadella artigianale. Su richiesta (10 euro a persona), sono organizzate anche delle mini lezioni per scoprire la storia millenaria della mortadella, attraverso fotografie, video e una visita virtuale a un laboratorio artigianale degli anni ’50. Alla fine, una degustazione e la consegna di un cestino, con un panino alla mortadella e uno al prosciutto. E così con la merenda, si può fare qualche metro e raggiungere l’Osteria del Sole. Sembra aprile 2015

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cibo&territorio A sinistra, i mattoni rossi di Red Brick. Qui sotto, lo staff di Bamama: Barbara Melonari, Maria Costanza e Manuele Bellotto; e gli interni dell'Hobby One Disco Dinner

Scelti per voi Mercato di Mezzo Via Francesco Rizzoli, 9 www.bolognawelcome.com Simoni Via Drapperie, 5/2/A Tel. 051231880 www.salumeriasimoni.it Osteria Del Sole Vicolo dei Ranocchi, 1

che sia la più antica di Bologna (è lì dal 1465) e ai suoi tavoli si beve solamente (un’ampia scelta di etichette), ma è ammesso portare cibo acquistato nei negozi limitrofi. Magari si possono portare pure i pop corn da sgranocchiare insieme all’aperitivo, comprati nella vicina Boutique del Pop Corn, Bamama.Vi si trovano i gusti più sfiziosi: dal mais salato tradizionale fino ai più insoliti pizza, cioccolato, caramello.

Cena e dopocena Altro punto di riferimento per i gourmet è il ristorante Al Sangiovese, in zona di Porta San Mamolo. Un ambiente romantico dove si possono assaggiare i capisaldi della cucina bolognese, dai passatelli in brodo alle lasagne. Tutto innaffiato dal vino Sangiovese Condé di Predappio. Santuario della cucina bolognese è poi la trattoria Anna Maria, nel quartiere universitario, con le sfogline che preparano la pasta fresca impastata e tirata a mano. Sempre in zona, gli appassionati di piatti a base di pesce, trovano il loro regno da Sale Grosso, lo58

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Bamama Via Fossalta, 3a www.bamama.it Bolpetta Menù da 15 euro Via Santo Stefano, 6 www.bolpetta.com Al Sangiovese Menù da 25 euro Vicolo del Falcone, 2 Tel. 051 583057 www.alsangiovese.com Anna Maria Menù da 35 euro Via Belle Arti, 17/a Tel. 051 266894 www.trattoriannamaria.com Sale Grosso Menù da 35 euro Via dei Facchini, 4/a Tel. 051 231721 Red Brick Via Frassinago 2/C Tel. 051 580950 Hobby One Disco Dinner Via Mascarella, 2 Tel. 051 221164 www.hobbyonedisco.it

cale easy chic dal design minimal e dallo stile mediterraneo. Fiore all’occhiello, il filetto di tonno rosso in crosta di caciocavallo con cipollina caramellata, pepe nero e mosto cotto di Zibibbo. Di recente apertura è Red Brick, dove tutto ruota attorno alla carne alla griglia: il menù cambia periodicamente, con la possibilità di personalizzare a proprio gusto il condimento, in particolare con l’aggiunta di salse preparate artigianalmente, come la gustosa red brick bbq. Alla sera, infine, non si può non far tappa da Hobby One Disco Dinner, uno dei locali storici della città, situato negli antichi sotterranei del Palazzo dei Bentivoglio, signori della città nel secolo XV. Si cena (pasta fatta in casa, carne angus e pesce fresco) con il sottofondo musicale del dj Max Monti e dopo ci si scatena in discoteca (è già incluso l’ingresso, e la sala ristorante è collegata alla sala da ballo). Nel capoluogo emiliano c’è solo l’imbarazzo della scelta. Del resto, come diceva un anonimo del Cinquecento: «ci sono tante cose importanti nella vita. La prima è mangiare, le altre non le conosco».



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Pescara val bene uno spiedo testo e foto di Piergiorgio Greco

È una città proiettata al futuro quella di D'Annunzio, tanto che un secolo fa quasi neanche esisteva. Non per quello che riguarda la gastronomia però, dove è ben salda la tradizione degli arrosticini, o rostelle, come li chiamano qui. Tocchetti di carne di pecora (ieri gli scarti oggi i pezzi migliori) che stanno spopolando... e non solo in Italia! Il rischio però è che se ne dimentichino le origini 60

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Pescara

Abruzzo

Agli inizi del secolo scorso, attorno alla foce del Pescara, vivevano non più di cinquemila pescatori, distribuiti tra i borghi marinari di Castellammare Adriatico, a nord del fiume, e Pescara, a sud. Oggi, attorno agli ultimi chilometri di quello stesso corso d’acqua vive la più grande città abruzzese i cui centoventimila abitanti, insieme a quelli dei comuni dell’hinterland, arrivano a rappresentare oltre un terzo di tutta la popolazione regionale. Per tutto il Novecento, Pescara ha costruito incessantemente la sua immagine di città in crescita e proiettata nel futuro: spazio di innovazione, design, avanguardia culturale, moda, commerci.Tutto in perenne movimento. Tutto grandioso, per una terra tradizionalmente umile come l’Abruzzo: è avveniristico quel Ponte del Mare che permette di attraversare la foce


Dolce vita notturna

del Pescara; Corso Umberto e Corso Vittorio Emanuele sono spaziosi e luminosi di una luce che di sera è rinforzata da quella di mille vetrine su cui poggiano alti palazzi; particolarmente ampio è il lungomare, dove stabilimenti di tutti i tipi colorano un arenile preso d’assalto nella bella stagione, che qui va da fine aprile ad ottobre. Guarda al futuro, Pescara. Da sempre. Ma mangia con la gola, e il cuore, radicati in una tradizione regionale che in qualche modo non le appartiene, vista la quasi inesistenza della città solo cento anni fa, ma che ai giorni nostri ha trovato nel capoluogo adriatico

una vetrina d’eccezione, specie per il prodotto che meglio di altri riassume l’essenza dell’Abruzzo a tavola: l’arrosticino, succulento spiedino di pecora ancora poco conosciuto nei grandi circuiti gastronomici nazionali, ma che è un vero e proprio must per chi transita da queste parti. Immancabili nelle grigliate di un Abruzzo che offre mille occasioni di gite all’aperto, gli arrosticini, a Pescara, li si può degustare in tantissimi locali, alcuni dei quali negli ultimi anni hanno fatto una vera e propria scelta di campo: proporre solo questa delizia, insieme a qualche gustoso contorno. E niente più.

Se si vuole gustare Pescara attraverso un ricco aperitivo, anche qui la città ha da dire la sua. Il centro offre infatti indirizzi alla moda, in particolare nella zona appena ristrutturata attorno allo storico mercato coperto di Via Cesare Battisti dove i wine bar di design attraggono nugoli di giovani che poi vanno a terminare la serata altrove: d’inverno nella zona di corso Manthonè, da anni centro della movida pescarese che si snoda attorno a una lunga teoria di locali e ristoranti di livello, e d’estate lungo la riviera, dove si danza fino a notte fonda. Magari dopo aver cenato in uno dei tanti ristoranti di pesce che ci riportano alle origini marinare di una città che guarda al futuro ma senza scordare il passato.

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Tradizione e innovazione a Pescara: il Ponte del Mare si specchia nelle acque brulicanti pescherecci

Come i pastori insegnano Le rostelle – così sono chiamati a Pescara – sono la massima espressione della tradizione agropastorale abruzzese, al punto che per tutelarle è nata qualche anno fa l’Accademia dell’Arrosticino d’Abruzzo, che ha anche varato il marchio di qualità Buongusto l’Arrosticino d’Abruzzo, con un suo disciplinare. Spiega il presidente Lorenzo Verrocchio: «Secondo la tradizionale ricetta, questi spiedini venivano confezionati con carne di castrato la cui macellazione era eseguita direttamente dai pastori transumanti che scendevano ver-

Le prime notizie riguardo l’arrosticino risalgono a fine '800, nelle zone interne del Pescarese, a ridosso del Gran Sasso e di quel "quadrilatero dell’arrosticino" compreso tra Carpineto della Nora, Civitella Casanova, Vestea e Villa Celiera, e in alcuni centri del Teramano

Pizzette alla pescarese Le nuove tendenze pescaresi del gusto raccontano invece di una vera e propria gara tra chi sa fare meglio un prodotto che certamente non può definirsi autoctono, ma che sulle rive dell’Adriatico ha saputo darsi una sua impronta per via della sua forma: la pizzetta tonda. Margherita, bianca al rosmarino o farcita poco importa: sono un richiamo irresistibile. Nel centralissimo locale di Via Firenze a Pescara, nel cuore dello struscio cittadino, c’è sempre la fila per assaggiare la pizzetta di Trieste, soffice e fragrante, realizzata con prodotti selezionatissimi dell’Abruzzo migliore. Ci sono poi Donna Tina, in Via Marco Polo, fuori dal centro, che sforna dal 1947 con un’antica ricetta segreta; la Pizzeria Ciferni, in Viale Bovio, e la Pizzeria Liceo, di fronte alla storica scuola dedicata a D’Annunzio in Via Venezia.

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so valle attraverso le colline abruzzesi e usavano per convenienza alimentarsi con questo gustosissimo prodotto. Le prime notizie riguardo l’arrosticino risalgono al 1890 con la definizione di rustelle o ristelle, riportata nei diari dei pastori che a sera, una volta ricoverate le greggi, si alimentavano utilizzando gli scarti della pecora, mattata per i pasti precedenti, tagliati e infilati in ceppi prima di arrostirli. Col tempo l’arrosticino si è evoluto ed è divenuto una consuetudine alimentare, tant’è che in epoca fascista quest’alimento viene riportato come tipico d’Abruzzo nelle pubblicazioni in materia agroalimentare promosse dal regime». Da un punto di vista geografico, le sue origini sono fatte risalire «alle zone interne della provincia di Pescara, a ridosso del Gran Sasso e di quel cosiddetto “quadrilatero dell’arrosticino” compreso tra i paesi di Carpineto della Nora, Civitella Casanova, Vestea e Villa Celiera, e in alcuni centri del Teramano.Attualmente l’arrosticino si produce praticamente ovunque sul territorio regionale con carne di pecora in tutte le sue parti migliori. Peccato però – conclude Verrocchio – che da tempo assistiamo a una massificazione del prodotto che, specie fuori regione, spesso lo ha addirittura slegato dal suo territorio d’origine».

Arrosticini alla moda A Pescara i nuovi indirizzi dove gustare le rostelle ci portano lungo la Nazionale Adriatica Nord. Arrosticini e Vini è una sfida piuttosto recente: in un locale molto piccolo ma particolarmente


Scelti per voi dove mangiare Arrosticini e Vini Prezzo medio bevande escluse: 15 euro Via Nazionale Adriatica Nord, 61 Tel. 334.297 7228 Rostelle and Co. Prezzo medio bevande escluse: 15 euro Viale Muzii, 67 Tel. 085.212 0989 www.rostelle.it Il Signore delle Pecore Arrosticini da 90 centesimi Via Marco Polo, 12 Tel. 085.7930067 www.facebook.com/ IlSignoreDellePecoreBelloDiNotte

dove dormire Casa Mimì Passione per la cucina e dedizione all’arte per un innovativo b&b. Prezzo medio doppia: 60 euro Via Toti 30/1 Tel. 328.1316881 www.casamimi.it Hotel Salus A due passi dal cuore di Pescara. Con vista mare. Prezzo: 65 euro. Lungomare Matteotti, 13-1 Pescara Tel. 085.291242 www.salushotel.it Hotel Duca D’Aosta Elegante, in posizione strategica. Doppia da 72 euro Piazza Duca d’Aosta Tel. 085.374241 www.ducadaostapescara.it

accogliente ed elegante, i titolari propongono solo quello piccolino, tagliato a macchina, e nel fine settimana quello di fegato, che è una innovazione gastronomica dei giorni nostri. Completa la proposta, un’attentissima selezione di salumi e formaggi prevalentemente del Teramano. A dispetto del nome, il locale propone in abbinamento non solo le migliori etichette di Montepulciano d’Abruzzo ma anche ottima birra artigianale. Simpatia e gentilezza rendono il clima unico, trasformando una semplice cena in una gradevole esperienza del gusto, spesso arricchita da serate a tema e minieventi come esposizioni d’arte. In Viale Muzii, non lontano dal quadrilatero dello shopping, Rostelle and Co. sin dal nome annuncia il suo programma: un locale dove gustare sicuramente gli arrosticini, sia classici sia fatti a mano (più grossolani e più sostanziosi) sia di fegato, ma anche altre golosità sulla brace a vista. E da bere? Montepulciano e birra artigianale. Perché, a ben vedere, è un dilemma quasi irrisolvibile, quello della bevanda che esalta al meglio l’arrosticino. Un fatto è certo: questa bontà non delude, e presto sbarcherà anche nel cuore di Roma, dove Rostelle and

Le rostelle sono la massima espressione della tradizione agropastorale regionale, al punto che per tutelarle è nata l’Accademia dell’Arrosticino d’Abruzzo, che ha varato il marchio di qualità Buongusto l’Arrosticino d’Abruzzo Co. aprirà una nuova braceria. Non ci sono tavoli, se non d’estate all’aperto, a Il Signore delle Pecore (Bello di Notte), in Via Marco Polo, nella zona sud di Pescara: qui l’arrosticino è espressione alta di street food, ottimo da gustare in strada, tra una chiacchiera e un sorriso tra amici. In queste immagini: la cucina di Rostelle & Co. e una tavola imbandita da Arrosticini e Vini

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scienza e vita

di Giuseppe Pulina

Direttore del Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari

Qualità del suolo: mito o realtà? La grana del terreno, la sua composizione, la posizione geografica... tutte queste caratteristiche (e molte altre) prendono il nome di terroir. Un concetto ormai acquisito in ambito enologico, ma che deve essere tenuto nella giusta considerazione per ogni produzione, che sia ortofrutticola, casearia o legata all'allevamento animale

Siamo soliti pensare che un cibo buono nasca da un terreno buono. E abbiamo ragione. La qualità dei suoli è uno dei cardini della qualità degli alimenti, non solo per l’aspetto scontato della salubrità (ovviamente non si devono produrre alimenti in suoli inquinati), ma anche per quello meno ovvio delle loro caratteristiche organolettiche e nutrizionali. Ho chiesto al professor Fabio Terribile, presidente della Società Italiana di Pedologia (la scienza che studia il suolo) di confortarci sotto il profilo sperimentale circa questo nostro parere. 66

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I consumatori sono convinti che gli ambienti di produzione determinano la qualità dei prodotti alimentari. Hanno ragione? La ricerca della qualità e della salubrità nei prodotti agroalimentari è consuetudine oramai consolidata del nostro vivere quotidiano. Noi, in quanto consumatori, cerchiamo garanzie sull’origine dei prodotti, sulla loro composizione, sui processi con i quali sono stati ottenuti, e i produttori dal canto loro si impegnano nel garantirne la qualità. Oggi sappiamo che tale qualità dipende fortemente dagli ambienti di produzione e questo ha portato al concetto di “produzione agroalimentare tipica” che può essere identificata da un complesso di elementi spesso combinati insieme riferiti alle sue caratteristiche di origine, di processo, di prodotto. Si tratta di concetti ben noti nel settore vitivinicolo nel quale oramai da diversi decenni si parla di terroir, vale a dire un’area ben delimitata dove le condizioni naturali, fisiche e chimiche, la zona geografica, i suoli, il clima e le complesse interazioni tra questi fattori, permettono la realizzazione di un vino specifico e identificabile mediante le caratteristiche uniche della propria territorialità. Ma si comincia a sentir parlare di terroir anche in altri settori, ad esempio per le produzioni tipiche di formaggi o per gli allevamenti suinicoli. Nel determinare questa tipicità, i suoli giocano un ruolo chiave. Essi infatti sono al


centro di tutti i processi che regolano il funzionamento e i cicli di un ecosistema, che potremmo immaginare come il luogo nel quale un prodotto tipico viene ottenuto. Inoltre i suoli e le loro proprietà variano nel paesaggio e quindi non deve sorprendere che anche la qualità dei prodotti possa variare con il variare dei suoli. Ci potresti fare qualche esempio? Studi su quanto e come il suolo possa influenzare la qualità di un prodotto come il vino ve ne sono numerosi. Qui – per semplicità – riporto uno studio condotto su un vigneto sperimentale italiano. Abbiamo osservato in che modo due suoli diversi – ma distanti poche decine di metri – possano produrre due vini rossi completamente differenti sotto l’aspetto analitico e sensoriale a parità di genotipo, di tecniche colturali e di tecniche di vinificazione. Nel caso specifico, uno dei fattori principali alla base delle differenze riscontrate è lo stress idrico indotto dai suoli e al quale le radici delle viti sono sottoposte durante le diverse fasi vegetative. Ciò influenza notevolmente la qualità dell’uva e la qualità dei vini. Infatti, osservando i profili gustativi ottenuti dai vini prodotti nelle due zone dell’azienda che per semplicità abbiamo definito parte alta e parte bassa del versante, appaiono evidenti le differenze. Il vino prodotto nella parte alta della vigna, su

Nel determinare la tipicità di una materia prima, i suoli giocano un ruolo chiave; sono al centro di tutti i processi che regolano il funzionamento e i cicli di un ecosistema, che potremmo immaginare come il luogo nel quale un prodotto tipico viene ottenuto

un suolo calcareo che sottopone le radici a stress idrico relativamente alto, presenta spiccate note fruttate. Viceversa, il vino ottenuto nella parte bassa, su un suolo profondo, più ricco di sostanza organica e meno stressante per le piante, è caratterizzato da evidenti note speziate. Questa sperimentazione così come tante altre del settore, dimostra quanto sia importante conoscere e salvaguardare i suoli sui quali viviamo, perché è anche da essi che dipende la qualità e la varietà dei prodotti agroalimentari, che non a caso vengono definiti “prodotti della terra”.

Per saperne di più:

www.progettozovisa.it

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occhio ai consumi

di Claudio Modesti

Chi tutela i celiaci? ... perché chi tutela le aziende dolciarie ci sembra di capirlo chiaramente. Ma gli interessi delle due categorie, da una parte l’industria e dall’altra l’esercito degli intolleranti al glutine, spesso non coincidono. Quello del gluten free è ormai diventato un business: scopriamone le ombre prendendo ad esempio le colombe pasquali

La celiachia è un’intolleranza permanente al glutine che colpisce l’1% della popolazione mondiale e una dieta senza assunzione di glutine è l’unica terapia efficace. In Italia ogni anno ne vengono diagnosticati 10 mila nuovi casi. Tutti i prodotti commercializzati nell’Ue con la dicitura “senza glutine” o “gluten free”, affinché possano essere consumati con tranquillità dai celiaci, osservano il limite di contaminazione delle 20 ppm (parti per milione). Di recente sono comparsi sul mercato dei “dolci lievitati di ricorrenza” come le colombe (ma anche pandori e panettoni) gluten free, le cui vendite sono nettamente aumentate rispetto agli anni precedenti. Anche importanti industrie dolciarie come Motta e Bauli hanno affiancato di recente le aziende che storicamente producono alimenti per i portatori di questa malattia sociale. Ma è corretto definire questi prodotti “colombe”? Il decreto ministeriale del 22 luglio 2005 stabilisce gli ingredienti e le caratteristiche di alcuni dolci tradizionali italiani (amaretti, savoiardi, colomba, pandoro e panettone) e, sempre secondo questo decreto, “panettoni, pandoro, colombe” per celiaci non potrebbero utilizzare questa denominazione venendo a mancare in essi l’ingrediente principale, la farina di frumento. A supportare tale 68

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affermazione contribuisce anche la nota del ministero per lo sviluppo economico che, con circolare 3.12.09, n. 7021, precisa che “sono da ritenere ingannevoli le modalità di presentazione dei prodotti di imitazione che richiamano in maniera inequivocabile i lievitati classici di ricorrenza e che si distinguono da essi solo per il fatto di utilizzare, in maniera poco evidente, denominazioni alternative”. Al pari di altri prodotti che non rispettano il disciplinare, le “colombe gluten free” potevano dunque essere presenti sul mercato con un nome di fantasia, e non per una precisa volontà di discriminare i celiaci come “consumatori diversi”, ma come tutela e protezione delle specialità tradizionali, liberando il settore da probabili mistificazioni. Purtroppo il Ministero della Salute ha emanato una nota ministeriale che consente l’utilizzo della denominazione per non “penalizzare l’interesse di quella specifica categoria di consumatori che si trova nella impossibilità di consumare alimenti contenenti glutine”. Sicuramente il mantenimento della denominazione colomba, pandoro, panettone etc... nei prodotti realizzati senza farina di frumento ne ha reso più facile la vendita, anche perché una larga fetta della popolazione non affetta da celiachia consuma alimenti senza glutine con l’illusoria motivazione di trarne dei benefici salutistici. Quindi un vantaggio economico certo si è realizzato per le industrie produttrici. Per il celiaco invece il vantaggio è tutto da dimostrare, anzi. Senza glutine... e senza burro! Premesso che dal punto di vista normativo una “nota ministeriale” non è assolutamente in grado di modificare un “decreto ministeriale” e che quindi risulta abbastanza discutibile l’appropriatezza della denominazione utilizzata, quasi tutti i prodotti dolciari tradizionali, oltre alla modifica che riguarda la farina di frumento, presentano altre sostituzioni di ingredienti, suppongo non consentite dalla nota ministeriale. Dalla lettura delle etichette risulta palesemente che il grasso nobile, naturale, costoso, cioè il burro, è stato sostituito con grassi e oli di estrazione chimica e di basso costo. Come la margarina, frutto di reazioni chimiche

Occhio alle etichette! Dalla lettura di quelle di molti prodotti gluten free risulta palesemente che il burro, grasso nobile, naturale e costoso, è stato sostituito con grassi e oli di estrazione chimica e di basso costo

Al pari di altri prodotti che non rispettano il disciplinare, le “colombe gluten free” potrebbero essere presenti sul mercato con nomi di fantasia, e non per la volontà di discriminare i celiaci come “consumatori diversi”, ma come tutela delle specialità tradizionali, liberando il settore da probabili mistificazioni

compiute su oli vegetali, che contiene acidi grassi trans fortemente aterogeni; gli oli di palmisti e cocco che contengono acidi grassi saturi fortemente aterogeni; l’olio di colza che contiene acido erucico che sembra essere cardiotossico; l’olio di palma fortemente aterogeno e responsabile della scomparsa delle foreste primarie, sostituite da quelle di palma. Queste osservazioni fanno rilevare che se i celiaci vengono messi in condizione di consumare dolci della tradizione confezionati con farine prive di glutine, a prescindere dalla liceità della loro denominazione, sono costretti a ingerire grassi che deteriorano le loro arterie. La concessione di deroghe al disciplinare ha evidentemente aperto strade che giustificano l’utilizzo di materie prime di bassa qualità con indubbi vantaggi economici per le aziende dolciarie. Queste materie prime sono anche non ecosostenibili. Le stesse strade minano la veridicità del Made in Italy agroalimentare e mettono in evidenza che chi dovrebbe tutelare i malati di celiachia sembra più attento all’apparenza, ovvero alle denominazioni, che all’essenza, ovvero alla bontà degli ingredienti.

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A cura della Redazione scientifica Fondazione Veronesi

la salute nel piatto

testi di

Serena Zoli

Il colesterolo si cura a tavola Solo nelle forme più lievi, certo. Ma ci sono alimenti che aiutano a tenere sotto controllo quello “cattivo” in ogni caso. Come il pesce, ad esempio, che dovrebbe essere in cima alla lista della spesa. Ma non mancano ovviamente verdure, frutta, legumi...

In 10 anni siamo passati, uomini e donne, dal 24% al 38%. E non è una bella notizia. Parliamo infatti del colesterolo alto. Ma, intanto, che cos’è questo famoso colesterolo? È un grasso presente nel sangue, in gran parte prodotto dall’organismo e in minima parte introdotto con l’alimentazione, che svolge funzioni positive importanti. È coinvolto, infatti, nel processo di digestione; partecipa alla produzione di vitamina D, utile per la salute delle ossa; favorisce la costruzione della parete delle cellule; consente la formazione di ormoni come il testosterone e gli estrogeni. Ma la stessa parola include il colesterolo Ldl, cosiddetto “cattivo” poiché si deposita nelle pareti delle arterie aumentando il fattore di rischio di malattie cardiovascolari (infarto cardiaco, ictus cerebrale) e il colesterolo Hdl, quello “buono”, che anziché provocare danni, rimuove il colesterolo “cattivo” 70

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Qualche rinuncia... Che cosa è davvero proibito se si vuole “domare” il colesterolo? Insaccati, formaggi e uova. Latte sì, ma scremato o parzialmente scremato, yogurt sì ma magro. Assolutamente out grassi animali quali burro, lardo, strutto, panna, oli vegetali di palma o di cocco. Limitare anche la pasta all’uovo e i prodotti da forno confezionati con uova. Con tutto il resto, buon appetito!

dalle pareti dei vasi. Un’influenza importante nel controllo dei livelli di colesterolo è svolta dall’alimentazione: nelle forme lievi, può anche rappresentare la sola terapia. Ma allora che cosa bisogna mangiare? Ispirarsi alla “dieta mediterranea” è una buona scelta. Dunque via libera a verdura, cereali e legumi: sono gli amici del cuore. In particolare, è bene mangiare i legumi da 2 a 4 volte la settimana e 2-3 porzioni di verdure e 2 di frutta al giorno. Le fibre vegetali sono un aiuto importante perché riducono l’assorbimento intestinale del colesterolo. Anche il pane è meglio integrale, proprio per il suo maggior contenuto di fibra, così come pasta e riso integrali. Via libera al pesce. Per la particolare composizione il suo grasso può essere consumato anche da chi ha problemi di colesterolo. Anzi, un consumo di almeno 2-3 volte alla settimana è consigliato, non però fritto. La carne, sia rossa che bianca, può fare parte della dieta, ma deve provenire da un taglio magro e privato del grasso visibile. Il pollame invece deve essere senza pelle. Infine, conta il metodo di cottura. Preferire la bollitura, il vapore, le microonde o la grigliatura. Sughi, spiacenti, ma non sono adatti.

Per saperne di più:

www.fondazioneveronesi.it


i Viaggi del Gusto

benvenuti a bordo Il piacere di un viaggio ad alta qualità il network

le novità del mese

IL PROGRAMMA SU "MISURA"

il punto

i servizi

i partner

gli ambienti

l'offerta

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il network

RHO FIERA Special Expo

Il treno più moderno d’Europa Italo è il nome dei treni di Figlio del primatista Nuovo Trasporto Viaggiatori, il mondiale di velocità, primo operatore privato italiaItalo offre ai Viaggiatori no per il trasporto ferroviario un nuovo stile di persone sull’Alta Velocità. dell’accoglienza I primi collegamenti sono pare un nuovo modo titi il 28 aprile 2012. di viaggiare Al momento, Italo è il treno con le tecnologie piùRHO moderFIERA Expo ve, tra cui la trazione ripartita, ne d’Europa. E’ statoSpecial costruito dalla società leader dell’AV, una soluzione che garantisce minori vibrazioni e maggior Alstom. Deriva dal prototipo AGV de- sicurezza. tentore del primato mondia- Italo offre ai suoi viaggiatori un le di velocità (574,8 km/h). E’ nuovo stile dell’accoglienza e progettato per raggiungere i un nuovo modo di viaggiare: 360 km/h (anche se in Italia quattro ambienti (Club, Prima, il limite è di 300 km/h). Sfrut- eXtra Large e Smart) cui si agta le tecnologie più innovati- giunge la carrozza Cinema. In

tutti gli ambienti le poltrone sono in pelle Frau e la connettività Wi-Fi è gratuita. Italolive, il portale di Italo, è l’ambiente digitale dal quale è possibile sfogliare i libri di RCS, vedere i migliori film di Medusa e gli ulteriori contenuti di intrattenimento e notizie: quotidiani, aggiornamenti dell’ANSA, previsioni meteo, informazioni turistiche, fiction. L’ampio palinsesto è accessibile dal proprio computer. Per conoscere i film in programmazione ci si può collegare a Italotreno.it. E in Smart, i viaggiatori hanno a disposizione una comoda e fornita area snack.

Come acquistare i biglietti Il treno Italo può essere acquistato attraverso tanti canali, a cominciare dal web: • Il sito internet italotreno.it • Il Contact Center Pronto Italo allo 06.07.08 • Le agenzie di viaggio convenzionate • Le biglietterie in Casa Italo in tutte le stazioni servite dal treno • L'app Italotreno

Prossima fermata Milano Expo Italo scalda i motori per l’Expo. Venti milioni di potenziali visitatori in sei mesi, 144 paesi partecipanti, 1 miliardo di euro di investimenti, 5 milioni di biglietti già venduti: nella prestigiosa vetrina mondiale del made in Italy, dedicata all’alimentazione e alla biodiversità (“Nutrire il pianeta, energia per la vita”), Italo sarà presente con 9 collegamenti. Dal 1 maggio al 31 ottobre 2015, proprio in occasione dell’Expo 2015, Ntv ha programmato le nuove fermate straordinarie a Fiera Rho, la 72

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stazione che trasporterà milioni di turisti all’esposizione mondiale. Nella nuova stazione del network di Ntv opereranno 9 collegamenti di Italo, di cui cinque in arrivo da Sud (per Torino) e quattro da Torino direzione Sud. Ntv inoltre per selezionate Agenzie di viaggi e Tour Operator mette a disposizione una proposta commerciale esclusiva, relativa agli ambienti Smart e eXtra Large, fruibile in abbinamento a un biglietto per l’Expo o a un soggiorno in hotel. Foto di copertina di Massimo Rinaldi


il punto

Il modello Flex E adesso decide il Viaggiatore Italo cambia. Sempre al passo dei tempi e che d’ora in poi si declinerà nelle tre offerte fedele alla filosofia di Ntv che vuole il Viag- Flex, Economy e Low Cost, abbinabili con giatore al centro del progetto treno. Con i quattro ambienti del treno, Club Executiquesto spirito nasce Flex, l’offerta flessibi- ve, Prima, eXtra Large e Smart, è il tassello le, modificabile e soprattutto rimborsabile che completa la strategia che ha portato al 100% in tutte le Case Italo, che prende Italo a scegliere la stazione di Roma Termini, aumentando a 12 i colleil posto della vecchia BaFlessibile, modificabile, gamenti no stop giornalieri, se. Un “refresh” delle proposte commerciali che va rimborsabile al 100 per cento e a rafforzare con 36 treni Italo nel 2015 riparte complessivi la nevralgica rotincontro, soprattutto, alad altissima convenienza ta della Milano Roma. Il nuole esigenze della clientela vo anno porta però tante albusiness. Programmare il viaggio in piena libertà, sapendo che si può tre novità vantaggiose: dalle nuove offerte cambiare orario e giorno quanto e quando per viaggiare il sabato e a metà settimana si vuole, anche annullare nel caso venisse alle iniziative dedicate alle famiglie e agli meno l’esigenza dello spostamento. Il tut- “over 60”. Insomma, non ci sono più scuto, senza perdere un euro. Questo è Italo, il se per non viaggiare ad alta convenienza: treno per tutti. L’aggiornamento del listino, Italo è di più, sempre di più.

Cattaneo alla guida di Italo Cambio al vertice di Nuovo Trasporto Viaggiatori. A bordo di Italo in cabina di pilotaggio sale Flavio Cattaneo. Il Cda di Ntv lo ha nominato amministratore delegato lo scorso 26 febbraio.

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Italo piace anche a Nero Wolfe Pannofino per il debutto in televisione Italo debutta in Tv. E a lanciarlo nella prima campagna pubblicitaria televisiva, con sei divertenti “gag” è l’attore Francesco Pannofino, celebre interprete di Nero Wolfe, la serie di telefilm dedicati all’investigatore privato appassionato di orchidee e deduzioni. Nelle scene create per Italo, Pannofino pensa di avere inventato il treno, tanto da decantarne alle telecamere pregi e bellezze. Ma esagera un po’, raccontan-

do ai telespettatori che Italo è talmente bello, luminoso, spazioso, da essere addirittura gratis. E quando si accorge di avere esagerato, cerca di correggersi con un “quasi gratis”, sussurrato mentre due forzuti steward di Italo lo trascinano via. A firmare la regia degli spot è Alexis Sweet, con la produzione della Eat Movie Srl. La campagna pubblicitaria è condotta dall’agenzia TBWA/ Italia. aprile 2015

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gli ambienti

Club Executive e Prima, salotti in movimento

La Smart, dinamica e giovane

E la comodità diventa “eXtra Large”

Economicità e praticità, senza nulla togliere al comfort dei viaggiatori: sono le caratteristiche dello stile Smart, improntato al self-service per favorire la massima convenienza economica anche attraverso offerte commerciali mirate a questo ambiente. Uno spazio giovane, sottolineato da colori vivaci, che permette al Viaggiatore di accomodarsi sui sedili in pelle Frau reclinabili, di usufruire di prese elettriche individuali e dei tavolini, in prevalenza singoli. La copertura Wi-Fi è gratuita, come nelle altre carrozze. In più è possibile accedere al portale di bordo Italolive, con decine di film gratuiti, quotidiani digitali e altri contenuti di intrattenimento. Per rendere il viaggio più gradevole, Italo mette a disposizione anche una piccola Area Snack, in carrozza 7, dove acquistare un caffè espresso, bevande fredde e snack, a prezzi competitivi e in modalità self-service dai distributori automatici.

Si chiama eXtra Large, l’ultima arrivata in casa NTV: un ambiente che unisce alla convenienza del viaggio Smart, la grande comodità e lo spazio in più che caratterizzano le poltrone della Prima. Sedili in pelle Frau reclinabili organizzati su file da tre, con un largo corridoio e ampi spazi individuali. Pochi euro in più rispetto al prezzo di un posto in Smart, un’esperienza di viaggio in un ambiente superiore. I Viaggiatori della eXtra Large hanno a disposizione i distributori automatici dell’Area Snack in carrozza 7 per consumare ghiotti spuntini, uno snack dolce o salato, una bevanda fredda o un caffè. Anche in questa carrozza, come nel resto del treno, il collegamento alla rete Wi-Fi e al portale di bordo Italolive sono sempre gratuiti.

Periodo di programmazione

Tratta NORD-SUD

Tratta SUD-NORD

dal 26/3 al 1/4

La contessa bianca

Matrimonio Impossibile

dal 2/4 al 8/4

In time

Carnage

dal 9/4 al 15/4

Scusa ma ti voglio sposare

Amore 14

dal 16/4 al 22/4

Un alibi perfetto

Mi fido di te

dal 23/4 al 29/4

Un amore senza tempo

The good shepherd

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cutive è prevista la copertura Wi-Fi per connettersi gratuitamente a internet. Completano l’esperienza di viaggio il servizio di benvenuto con caffè espresso servito al posto, snack dolci e salati e un’ampia scelta di drink. Comfort e servizio di benvenuto sono presenti anche in ambiente Prima. Per mettere a proprio agio il Viaggiatore, le poltrone, in pelle Frau reclinabili, sono organizzate su file da tre, con un largo corridoio, ampi spazi individuali, prese elettriche per ciascun posto, poggiapiedi, comando luci di lettura a portata di mano e un vano porta-oggetti collocato tra i sedili doppi.

Il Cinema in carrozza

I film in palinsesto

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Un vero salotto esclusivo, riservato ai Viaggiatori più esigenti: comfort, tecnologia, spazi più ampi e servizio su misura garantito dal personale NTV. La carrozza Club Executive, collocata a una delle estremità del treno per garantire tranquillità, ha 19 poltrone con due salotti separati da quattro posti, acquistabili esclusivamente a corpo, per assicurare una maggiore privacy. Ogni posto è equipaggiato con uno schermo da 9 pollici touch screen dal quale accedere al programma di intrattenimento offerto dal portale Italolive, film, serie tv, notizie ecc. Come in tutte le altre carrozze di Italo, anche in Club Exe-

La magia dei film ad Alta velocità Al cinema, in treno, per vedere un film, in un ambiente esclusivo e innovativo e senza dover paga­re un sovrapprezzo. La carrozza di Italo dedicata all’intrattenimento offre l’occasione di un viaggio No Stop Milano Roma per go­dersi un film in pieno relax. Sui treni con fermate intermedie, è previsto un palinsesto composto anche da altri programmi di intrattenimento e attualità. La carrozza cinema coniuga il com-

fort e la tranquillità di un ambiente di soli 39 posti, col­locato all’estremità del treno e dunque non esposto al passag­ gio di Viaggiatori, con l’intratte­nimento offerto dagli 8 schermi 19 pollici ad alta definizione, completi di moduli audio al po­sto. E su tutti i treni è possibile trovare il palinsesto compo­sto da film Medusa e contenuti extra e attualità. Ricorda di portare con te i tuoi auricolari.


le novità del mese

Italo mette il “turbo” alla Roma Milano E conquista la strategica stazione Termini con 12 no stop Con una “potenza di fuoco” garantita da 36 collegamenti giornalieri tra Milano e Roma, Italo avvicina ancora di più la capitale del business alla capitale politica e sbarca in forze nel cuore della capitale. Dal 14 dicembre Italo ferma infatti nella strategica stazione Termini che, con un flusso annuo di oltre 150 milioni di passeggeri, è lo snodo nevralgico del trasporto ferroviario italiano. Con l’avvio del nuovo orario invernale, Italo ha ampliato la sua offerta commerciale portando i viaggi giornalieri tra Roma e Milano a 36. Di questi, 12 collegamenti sono no stop, con dieci

treni che proseguono in direzione Nord su Torino e verso Sud su Napoli Salerno. Tutti i no stop fanno una breve fermata intermedia anche a Roma Tiburtina. Dalle 6 alle 20, sulla rotta più importante del Paese, la Roma Milano, Italo fa dunque orario continuato. Prima partenza no stop da Termini per Milano alle 6:40, ultima alle 18:48, da Milano Porta Garibaldi primo collegamento no stop su Roma Termini alle 7:00 e ultima partenza alle 18:03. L’ultimo viaggio Roma - Milano con tappe intermedie è invece alle 19:55 mentre da Milano è alle 19:34.

L’estate sta arrivando. Italo pensa a chi vuole programmare le proprie vacanze o gli spostamenti già da adesso, e prolunga le vendite di 23 dei suoi treni fino al 15 luglio. A breve inoltre sarà possibile prenotare sull’intera flotta.

I vantaggi per i “frequent traveller” Aumentano le novità per chi sceglie abbonamenti e carnet Prezzi vantaggiosi e tempi di spostamenti ridotti per chi viaggia ogni giorno tra città vicine per motivi di lavoro o studio. Con Italo è possibile acquistare abbonamenti mensili per l’ambiente Smart ed eXtra Large su 6 tratte, con cui è possibile effettuare 60 viaggi (un’andata e un ritorno al giorno) con la garanzia del posto assegnato: basta prenotare entro 3 minuti dalla partenza programmata del treno, accedendo all’area riservata agli utenti del sito italotreno.it o dell’app Italo Treno, oppure rivolgendosi al personale di Casa Italo nelle stazioni servite dal treno. Invece, per chi si sposta frequentemente tra due città, per affari o anche per piacere, Italo mette in campo l’offerta carnet, riducendo fino al 40% le tariffe e rendendo l’acquisto ancora più vantaggioso su gran parte delle tratte. I Viaggiatori possono acquistare a prezzo

fisso un pacchetto di 10 viaggi da effettuare entro 180 giorni dalla data di attivazione. Gli spostamenti sono validi in entrambe le direzioni, tutti i giorni della settimana, a esclusione della domenica. Il carnet è nominativo e non cedibile. L’offerta garantisce la massima flessibilità di data e ora della partenza. Per acquistare i carnet di Italo, basta scegliere le due città di destinazione e l’ambiente di viaggio, tra Smart, eXtra Large e Prima. Prima di partire, è necessario prenotare il biglietto di ogni singolo spostamento, accedendo all’area riservata agli utenti del sito italotreno.it. Inoltre, fino a 3 minuti prima della partenza programmata del treno è possibile modificare gratuitamente ora o data del viaggio prenotato e, nel caso in cui si dovesse perdere il treno, con un’integrazione è possibile usufruire dell’Extra tempo. aprile 2015

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i servizi

Italo e car2go, l’alleanza sbarca a Torino L’accordo tra la Anche nel capoluogo rivoluzione della mobilità urbana, il car shapiemontese ring, e l’Alta velocità approda grazie all’accordo a Torino. Dall’8 aprile, infatti, è con Ntv arriva possibile arrivare nel capoluol’auto condivisa go piemontese della società Daimler a bordo di Italo, il treno più moderno d’Europa, e girare comodamente la città al volante di una delle Smart fortwo di car2go, la società targata Daimler che per prima ha lanciato in Italia la “new way” del micro-noleggio urbano condiviso. Come avviene già a Milano, Roma e Firenze, per gli iscritti al programma Italo Più è possibile ritirare la tessera car2go direttamente in Casa Italo nella stazione di Torino Porta Susa. Basta iscriversi sul web e usufruire così dei vantaggi relativi all’accordo. Per avere maggiori informazioni, è comunque sempre disponibile il personale di Italo a bordo treno e in stazione.

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A Casa Italo l’edicola è “prêt-à-porter”

Con Italo la famiglia è “di casa”

Una scelta tra oltre 60 pubblicazioni tra riviste e quotidiani, nazionali e internazionali: Italo offre ai propri viaggiatori una vera edicola digitale da “portare via”. Grazie alla partnership con Johnsons e alla piattaforma Media Box, l’editoria digitale di ultima generazione concepita per offrire intrattenimento e informazione, da oggi in Casa Italo è possibile scaricare uno o più giornali sul proprio tablet e leggerseli comodamente a bordo del treno. Tutto con un semplice clic. Per regalarsi la lettura basta entrare in una delle Case Italo presenti nelle stazioni servite da Ntv, accedere al Wi-Fi gratuito, disponibile per tutti gli iscritti al programma fedeltà Italo e cliccando sul link dell’edicola digitale scaricare sul proprio dispositivo una o più tra le pubblicazioni disponibili, da sfogliare ovunque, anche in ambiente non Wi-Fi. II “download” è gratuito attraverso qualsiasi dispositivo predisposto ai servizi web, tablet, smartphone e computer porta-

Italo è sempre più amico delle famiglie. Con l’offerta Italo Famiglia, i gruppi da 2 a 4 passeggeri, composti da ragazzi con meno di 15 anni e da almeno un maggiorenne, possono scegliere tra il comfort dell’ambiente Prima, lo spazio unito alla convenienza dell’eXtra Large o la praticità della Smart. Gli adulti pagano la tariffa Flex, mentre i minori sotto i 15 anni viaggiano sempre gratis. Inoltre, è possibile aggiungere al gruppo i bambini con meno di 4 anni, che viaggiano senza posto assegnato in braccio a un adulto (non rientrano quindi nel compu-

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tili (iOS, Android, Windows, Linux, ecc.). Non occorre, inoltre, l’installazione di app, scripts o altri programmi software. I viaggiatori non iscritti possono rivolgersi al personale di Italo per registrarsi, sempre gratuitamente, al programma fedeltà, ottenere le credenziali e partecipare anche alla raccolta punti per biglietti omaggio ed emozionanti viaggi accanto al macchinista.

to del numero totale di viaggiatori che hanno accesso all’offerta). Ecco alcuni esempi di come sia possibile conciliare gli spostamenti in treno con le esigenze di una famiglia: due adulti e due ragazzi, con Italo Famiglia possono viaggiare in ambiente Smart da Milano a Roma a 172 euro. Oppure un adulto e due ragazzi che si spostano da Venezia a Firenze, sempre in Smart, spendono solo 45 euro. L’offerta non è rimborsabile; data e ora di partenza non sono modificabili, mentre è possibile cambiare gratuitamente il nome dei Viaggiatori.


l'offerta

Italo abbassa l’età della pensione Per i Senior raddoppia la convenienza Italo allarga l’offerta Senior ai 60enni (in precedenza occorrevano 65 anni) e aumenta anche lo sconto dal 20 al 30% sulla tariffa Flex. Tutti i viaggiatori che hanno compiuto 60 anni, infatti, possono usufruire della vantaggiosa proposta, anche se non iscritti al programma Italo Più. Per beneficiare della riduzione, valida in tutti gli ambienti del treno, basta acquistare il proprio biglietto e ricordarsi di portare a bordo il documento d’identità. L’offerta è personale e non è cumulabile con altre promozioni. Il cambio del biglietto, della prenotazione e il rimborso non sono consentiti. L’offerta di Italo può essere acquistata tramite il sito internet italotreno.it, selezionando la voce “Senior” tra le tipologie di passeggeri, attraverso il Pronto Italo al numero 06.07.08, presso le agenzie di viaggio o direttamente in stazione, al desk di Casa Italo.

Il valore dell’accoglienza Il calore e il comfort di una “Casa” in tutte le stazioni Il calore di una casa, il valore di un’ospitalità aperta a tutti i Viaggiatori. In tutte le stazioni del network, Italo ha messo su Casa, un luogo amico dove attesa, assistenza, ascolto e vendita sono a portata di mano. Casa Italo è il centro servizi dove è possibile trovare: • un desk di accoglienza per avere informazioni e assistenza, presentare un reclamo, iscriversi al programma fedeltà Italo Più; • biglietterie Self Service per gestire il viaggio su Italo in completa autonomia, acquistando un biglietto o modificandolo; • la connessione wi-fi disponibile, e gratuita per gli iscritti al programma Italo Più, con la comodità di un tavolo attrezzato con prese elettriche per la-

vorare con il pc e con accesso alla rete facilitato da credenziali fornite dal desk accoglienza; • un tablet “taglia code” che in poche mosse consente ai viaggiatori più tecnologici l’acquisto di biglietti con bancomat o carta di credito, la modifica di ora o data di partenza e l’invio del titolo di viaggio via sms o via e-mail; • e, ancora: un’area di sosta breve, con divani e comode sedute per trascorrere il tempo di attesa; un display informativo sui treni Italo in arrivo e in partenza; pannelli touch screen per scoprire le novità di Italo. E, per i soli viaggiatori di Club, aree ad accesso riservato in alcune stazioni, con divani e poltrone, Tv, angolo bar, servizio toilette e display arrivi e in partenze. aprile 2015

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il programma su "misura"

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gli ambienti di viaggio. Per accumulare punti, basta indicare ad ogni acquisto il proprio codice Italo Più. Se si acquistano i servizi offerti dai partner Ntv, i punti aumentano ancora. Ogni iscritto come premio potrà richiedere dei biglietti per viaggi futuri e perfino l’emozione di un viaggio in cabina proprio accanto al macchinista. E da oggi i vantaggi aumentano: se superi la soglia di 10.000 punti qualificanti diventi un cliente Italo Più Sprint. I clienti Italo Più Sprint ricevono ben 6 punti per ogni euro speso acquistando biglietti in tutti gli ambienti di viaggio. Tra i benefit, Italo offre, ad esempio, un accesso garantito con massimo un accompagnatore alle sale riservate, un upgrade gratuito dall’ambiente Prima alla Club o dalla Club al Salotto sui treni No Stop. A partire da quest’anno, inoltre, Italo abbassa la soglia dei punti necessari per richiedere biglietti premio. Ad esempio, da oggi è possibile prenotare gratuitamente un viaggio in ambiente Smart sulla tratta Bologna-Venezia con soli 2.500 punti (prima ne servivano 3.600), o sulla tratta Roma-Milano, sempre in Smart, con 5.400 punti (prima ne servivano 7.200).

Il pallottoliere dei punti Tratta Napoli-Salerno; Padova-Venezia; Bologna-Reggio Emilia; Bologna-Padova; Bologna-Firenze; Bologna-Venezia; Milano-Reggio Emilia; Milano Torino

Firenze-Padova; Firenze-Reggio-Emilia; Napoli-Roma; Bologna-Milano; Roma-Salerno; Firenze-Roma; Firenze-Venezia

Firenze-Milano; Reggio Emilia-Torino; Bologna-Torino; Bologna-Roma; Reggio Emilia-Roma; Firenze-Torino; Padova-Roma; Firenze-Napoli; Firenze-Salerno; Roma-Venezia Bologna-Napoli; Bologna-Salerno; Milano-Roma; Napoli-Reggio Emilia; Reggio Emilia-Salerno; Roma-Torino; Napoli-Padova; Milano-Napoli; Napoli-Venezia; Padova-Salerno; Salerno-Venezia; Milano-Salerno; Napoli-Torino; Salerno-Torino

Ambienti

Punti

Smart

2.500

eXtra Large

3.000

Prima

4.500

Club Executive

5.500

Smart

3.000

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3.500

Prima

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Club Executive

7.500

Smart

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eXtra Large

5.200

Prima

7.000

Club Executive

9.000

Smart

5.400

eXtra Large

6.200

Prima

8.500

Club Executive

13.000

i partner Italo No stress

Hertz, il viaggio è “chiavi in mano” Dal treno all’auto, per un viaggio a “tutta comodità”. Grazie all’accordo con Hertz, i viaggiatori di Italo, una volta scesi dal proprio treno, possono raggiungere la loro destinazione finale salendo a bordo di una delle vetture messe a disposizione dalla compagnia di autonoleggio, presente in Italia con 220 agenzie. Per prenotare la propria auto, basta accedere al sito www. hertzitalo.it oppure chiamare il call center dedicato al numero 02-69633789 o 199-112211. Gli iscritti al programma fedeltà Italo Più e i possessori di un biglietto Italo possono così usufruire di una riduzione del 10% e fino a 3 punti bonus Italo Più per ogni euro speso in noleggi, sia in Italia che all’estero. Inoltre, fino al 30 aprile con Italo è possibile usufruire di un buono di 10e per noleggiare una delle auto della flotta Hertz, nelle città servite da Italo, per un minimo di 2 giorni. Per beneficiare dell’offerta, è necessario comunicare il proprio codice Italo Più e il codice promozionale PC Code 197271. 78

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Pecorino, un vino conteso di Silvana Delfuoco

Rischiava l’estinzione questo antico vitigno a bacca bianca tipico del medio Adriatico. Poi sono arrivati dei vignaioli illuminati a ridargli corpo in vigna e forma in bottiglia. Sono stati gli abruzzesi o i marchigiani? La disputa è ancora aperta. Quel che è certo è che oggi è uno degli alfieri della viticoltura d’Abruzzo, tanto da diventare oggetto di un insolito progetto sperimentale in alta quota che vede protagonista lo chef pluristellato Niko Romito 80

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Abruzzo

mica. Chi è arrivato primo al traguardo sulla strada del Pecorino? Marchigiani o abruzzesi? Se è storicamente provato che fu il marchigiano Guido Cocci Grifoni a riscoprire il vitigno e a reimpiantarlo, tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, nella sua azienda nel cuore del Piceno, pare invece che la prima bottiglia con il nome Pecorino in etichetta, nel 2001, si debba a un Abruzzese, il produttore Luigi Cataldi Madonna di Ofena. La sua azienda ha sede sul cosiddetto Forno d’Abruzzo, nel Parco Nazionale del Gran Sasso, dove l’aria delle montagne rinfresca la calura delle giornate estive, facendone il luogo ideale per questo vitigno che tende alla maturazione precoce e dà il meglio di sé nei climi freschi. Da allora sono sempre di più i vignaioli di queste parti che vanno scommettendo sulle qualità e sul carattere robusto del Pecorino abruzzese, che pare non deludere mai chi gli sta dando fiducia. E tra loro c’è anche chi, di scommessa in scommessa, con una buona dose di coraggio e un pizzico d’incoscienza, ha voluto tentare un’esperienza un po’ insolita.

Le prime 800 bottiglie

Di quest’uva così dolce facevano grandi scorpacciate le pecore al tempo della transumanza, quando lasciavano gli stazzi andando verso il mare, come ci ricorda il nostalgico poeta. O almeno così raccontano da queste parti, quando si chiede la ragione di un nome così curioso, che subito fa pensare a un formaggio più che a un vino. E pensare che il Pecorino, antico vitigno a bacca bianca, autoctono del medio Adriatico, un tempo molto diffuso tra Marche e Abruzzo, ultimamente stava quasi rischiando l’estinzione. La sua esistenza è stata riscoperta soltanto in anni recenti – quando finalmente anche nel mondo del vino si è fatta strada la ricerca della qualità – andando ad arricchire così il panorama vinicolo italiano di un nuovo, eccellente, prodotto, nonché di una nuova, appassionante, pole-

Lasciato alle spalle il Gran Sasso, ci si dirige verso Rivisondoli, la più nota stazione sciistica abruzzese. Qui, al limite di un’ampia valle tra l’Alto Sangro e l’Altopiano delle Cinque Miglia, sorge un luogo bellissimo e impervio a 860 metri sul livello del mare, dove è stata ripresa da poco la coltivazione della vite. E il primo esperimento è stato fatto proprio con il vitigno Pecorino, tipicamente mai allocato in altura. Questo è avvenuto all’interno della Tenuta Casadonna, un edificio storico del XVI secolo trasformato in una struttura polifunzionale da

Il Pecorino Igp 2013 parla con chiarezza il linguaggio dell’altitudine: lo caratterizzano subito una piacevole acidità, fresca e salina, e una forte mineralità dal persistente profumo di agrumi aprile aprile 2015

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winetour

Niko Romito e Andrea di Fabio nel vigneto Casadonna

Niko Romito, chef pluristellato nonché irriducibile sognatore. È stato infatti l’amore per la sua terra che l’ha spinto a realizzare proprio qui, dove sono le sue radici, un ambizioso progetto integrato. Ne fanno parte il Ristorante Reale, affacciato sul Giardino delle Spezie; la Scuola di Alta Formazione culinaria, che circonda Il Giardino dei Frutti Perduti e le arnie per la produzione di miele biologico; e infine le stanze per gli ospiti, affacciate sul Vigneto Sperimentale di Pecorino, il più alto d’Abruzzo. Proprio da questa vigna l’autunno scorso è nato, con le sue prime 800 bottiglie, il Pecorino Igp Terre Aquilane 2013 Feudo Antico: un vino non convenzionale frutto della collaborazione tra Romito e Feudo Antico, l’azienda vitivinicola abruzzese custode della Dop Tullum, la più piccola d’Italia.

Un progetto per il territorio Feudo Antico ha la sua sede qualche chilometro più sotto, a Tollo, nell’entroterra chietino: quindici ettari di vigneto sulla cima di una collina. Attualmente la produzione – soltanto vitigni autoctoni – si aggira sulle 80 mila 82

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Accostamenti delicati Il Pecorino Igp Terre Aquilane 2013 Feudo Antico per Casadonna, nasce da uve Pecorino al 100% e fermenta spontaneamente in vecchi fusti di acacia dove resta ad affinare per circa sei mesi. Imbottigliato senza filtrazione, si presenta di un bel color giallo paglierino, con buona mineralità e acidità. I profumi evocano la frutta tropicale e i fiori bianchi, ginestra, acacie e gelsomino, con note speziate se raccolto a piena maturazione. È di buona persistenza e ha come caratteristica peculiare una piacevole nota amara nel retrogusto. Il suo grado alcolico è di 13,5°. Ottimo come aperitivo, si abbina a piatti di pesce, di carni bianche e formaggi freschi.

bottiglie di cui il 40% vendute all’estero. Un risultato di tutto rispetto che forse ad altri sarebbe bastato per continuare su una strada già in salita. Ma non a questo pool di giovani professionisti: «Ci ha affascinato l’audacia del progetto – ha dichiarato Andrea Di Fabio, direttore generale di Feudo Antico – nel quale abbiamo investito tutto l’entusiasmo di cui siamo capaci». E a lui ha fatto eco Romito, interessato ai «vini poco costruiti, sinceri, capaci di raccontare il territorio al quale appartengono». Un progetto quindi che «non nasce con un obiettivo commerciale, ma come operazione che insieme abbiamo fortemente voluto per il nostro territorio. Il mio auspicio è che funga da case history per altri terreni in altitudine, che come il nostro possono trovare con successo una vocazione vitivinicola». D’altra parte, come spiega il professor Lucio Brancadoro, dello staff di Attilio Scienza dell’Università degli Studi di Milano che ha curato sul campo l’attività di ricerca, questa sperimentazione «non riguarda soltanto l’Abruzzo, poiché affronta una tematica generale che ha a che fare con il futuro di tutta la viticoltura. I cambiamenti climatici in atto, infatti, pongono nuovi quesiti e sfide alle quali occorrerà rispondere, sperimentando nuove modalità di fare viticoltura adatte a un clima sempre più caldo». E il Pecorino Igp 2013 – basta assaggiarlo per rendersene conto – parla con chiarezza il linguaggio dell’altitudine: lo caratterizzano subito una piacevole acidità, fresca e salina, e una forte mineralità dal persistente profumo di agrumi. Qui a Casadonna, al suo fianco, troveranno presto spazio anche altri vitigni, quali Pinot nero, Riesling renano, Sylvaner verde e Veltliner. Perché in questo luogo, ricco di storia e di tradizioni, c’è posto anche per l’innovazione e la sperimentazione. Come spesso succede nell’Italia che vuole, e sa, dare il meglio di sé. Per saperne di più:

www.casadonna.it www.feudoantico.it www.cataldimadonna.com www.vinopecorino.com



winetour

Cinque Terre, uno Sciacchetrà di Giovanna Benetti

Gli spezzini lo chiamano refursà, perché viene “rinforzato” dall’appassimento. È il vino dei giorni importanti, e stapparne una bottiglia è davvero una festa, visto che nasce quasi per miracolo grazie al lavoro di vignaioli eroici sugli aspri pendii di questo paradiso ligure. E che può giacere in affinamento anche 30 anni 84

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Angeli matti. Così chiamava Luigi Veronelli gli eroici agricoltori spezzini delle Cinque Terre costretti fin dal Medioevo a modellare i pendii costruendo minuscoli terrazzamenti, le impervie fasce (i cian), sostenute ciascuna da muretti a secco in arenaria. Solo in questo modo è stato possibile adattare il territorio alle loro necessità in un equilibrio perfetto tra natura e uomo. Patrimonio dell’Umanità Unesco, l’impervio lembo di Liguria dove si incastonano Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore, fa parte del Parco Nazionale più piccolo d’Italia, poco più di 3800 ettari, ed è anche Area Marina Protetta. Per gli amanti delle camminate è possibile passare da un borgo all’altro a piedi grazie a una rete di sentieri che regalano panorami da urlo tra le vigne o gli orti a strapiombo sul mare. E nell’attesa si riapra la celebre Via dell’Amore, meritano comunque una visita i due borghi che collega, Manarola e Riomaggiore, cara quest’ultima al pittore macchiaiolo Telemaco Signorini (ne rimane ancora la casa), come Monterosso a Eugenio Montale che vi ha passato buona parte delle sue estati da bambino. Straordinaria è anche Vernazza con la chiesa


Liguria Cinque Terre

In apertura, i vertiginosi terrazzamenti che caratterizzano le Cinque Terre. Qui, Walter De Battè al lavoro in vigna

gotico-ligure di Santa Margherita d’Antiochia costruita sull’acqua nell’anno mille. Mentre notevole è infine il belvedere da Corniglia, la più piccola ed elevata sul livello del mare delle Cinque Terre.

Viva il vin duse È qui, in questo contesto splendido e difficile di vigne verticali, che è nato ufficialmente nel 1973 il vino passito Cinque Terre Sciacchetrà, raro vino bianco passito nobile, conosciuto in loco come refursà, rinforzato nell’appassimento, o vin duse, vino dolce. Lo si fa dalla notte dei tempi e lo si beve in famiglia nelle grandi occasioni: matrimoni, battesimi, nascite, oppure come ricostituente e lo si abbina al pandolce, o ai formaggi erborinati. Ora è l’emblema di questa terra e della sua rinascita. Il nome deriva dal vocabolo armeno shekar (il vino dell’offerta a Dio) o sakkar (saccarosio), più che da sciac (pigia) e trai (lascia lì). È un uvaggio di Bosco (40%), Vermentino e Albarola. Il Bosco, particolarmente diffuso in zona, ama il calore del sole e il riverbero del mare; è un bianco “dall’anima rossa” che conferisce ai vini una forza austera e selvaggia. Il Vermentino si trova anch’esso in zona da secoli e in tutto il Mediterraneo nord-occidentale; ben maturato, offre aromi fruttati e floreali. L’Albarola era coltivata soprattutto nelle zone medio-alte; fa parte della famiglia dei trebbiani ed è presente in tutto il Levante ligure con il nome di Bianchetta genovese. Una volta raccolta l’uva, si lasciano appassire i grappoli almeno per due mesi sui graticci all’aperto all’ombra, oppure in stanze ben arieggiate. L’affinamento in bottiglia può

“Competizione” di talenti Negli ultimi anni ci sono vignerons che, mossi dall’entusiasmo, fanno a gara a chi fa il passito più buono, alcuni giovani (Orlando Cevasco con il fratello e i cugini, Lorenzo Casté, Heydi Bonanini, Giacomo Forlini Cappellini...), altri pensionati, o che lavorano la terra part time. Emblematico è il caso del noto avvocato matrimonialista Cesare Rimini e del socio amico del cuore Piero Corte. Piero lavora in vigna e Cesare tiene le pubbliche relazioni. Poco più di un anno fa è nato, infine, il Consorzio Cinque Terre Sciacchetrà che opera per la valorizzazione e promozione di questo raro nettare.

Nato ufficialmente nel 1973, in Liguria lo si beve dalla notte dei tempi lo Sciacchetrà, vino passito ambrato, dal profumo di fichi, albicocche mature, vaniglia e spezie. Dolce, ma mai stucchevole, è sapido e ben equilibrato raggiungere anche 20-30 anni. Ne risulta un passito di colore ambrato, dal profumo di fichi, albicocche mature, vaniglia e spezie e dal sapore dolce, ma mai stucchevole, sapido e ben equilibrato. Artefice indiscusso della rinascita di questo bianco è Walter De Batté, che ora fa il consulente. Studioso, ricercatore, sperimentatore, da anni dà l’anima per creare vini sempre più eccezionali per i profumi, i sapori, la spiccata personalità, l’unicità realizzata da una terra e da vitigni speciali. Secondo De Batté, questi ultimi, il territorio (che “parla” attraverso il vino) e il viticoltore creano, “fusi assieme”, un equilibrio perfetto. E la fermentazione sulle bucce a freddo (in modo da poter controllare la vena ossidativa) permette di creare un maggior legame col territorio. aprile 2015

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di Gianni Mercatali Foto di Lido Vannucchi

vigne&vigneron

Tenute del Cabreo, scelte da mani esperte coadiuvate da una modernissima tecnologia a cernita ottica e quindi vinificate a temperatura controllata. Successivamente, dopo la doppia fermentazione, a gennaio 2012 il blend è andato in barrique nuove dove è rimasto ad affinare per 30 mesi mentre gli ultimi 6 mesi li ha passati in bottiglia. Dai “fratelli maggiori” della famiglia, questo vino eredita l’elegante packaging con il caratteristico marchio, ma con un elemento in più. La scritta è la firma di Nino Folonari, al quale il nuovo vino è dedicato e dal quale prende il nome. L’ingegner Giovanni Folonari, per tutti Nino, era un ragazzo del ’99, padre di Ambrogio e nonno di Giovanni. Discendente da una famiglia bresciana attiva nel mondo del vino fin dal 1700, dopo la Seconda Guerra Mondiale fu lui a far ripartire la Ruffino di Pontassieve, completamente distrutta dai bombardamenti, che il padre Italo aveva acquistato nel 1913. Nel 1963 partecipò attivamente alla formazione della legge che istituiva anche in Italia le denominazioni. Proprio a lui si deve la svolta del vino in bottiglia, confezionato e distribuito con una propria etichetta, mentre in precedenza le famiglie e le osterie andavano in cantina ad acquistare il vino in damigiana per poi infiascarlo a casa propria. E fu sempre lui a volere le nuove radici toscane della famiglia e dell’azienda, con l’acquisto della tenuta di Zano nel 1967 e poi di Nozzole nel 1971. Per questo, Ambrogio e Giovanni gli rendono omaggio oggi con questo rosso che esprime tutta la sua tipicità, grazie alla presenza di uve autoctone della Toscana e della zona del Chianti Classico. «L’idea – spiegano – è quella di un vino di forte impronta familiare, chiaramente identificabile anche con il territorio come chiede il mercato oggi». Questo vino è prodotto in limited edition con 2 mila bottiglie, 500 magnum e 60 doppio magnum. È un vino di fascia alta, destinato al settore della ristorazione e ai collezionisti.

Quel rosso “firmato” Nino Folonari “Ci mettono la faccia” Ambrogio e Giovanni Folonari, padre e figlio, nelle cui Tenute, dal 2000, si lavora la filiera completa dalla vigna all’uva al vino, che sarà sempre un vino a denominazione, di spiccata identità, capace di raccontare le caratteristiche del terroir. Come succede per l’ultimo nato in cantina, un Igt Toscana che rende omaggio al patriarca della famiglia

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dove&come Foto di Lido Vannucchi

Un vino rotondo e morbido, ricco di profumi di frutto rosso, dal gusto avvolgente, per palati esigenti e avvezzi a grandi rossi dai tannini setosi e mai aggressivi, eleganti, con una riconoscibile personalità. Un vino nuovo ma carico di tutte le suggestioni e di tutta l’identità della sua terra, per celebrare un grande protagonista del passato, l’uomo della svolta in famiglia, in azienda e perfino nell’intero pianeta del vino italiano. Da Zano, nelle Tenute Ambrogio e Giovanni Folonari, arriva l’ultimo nato della famiglia Cabreo, Nino, un Igt Toscana composto da uve Sangiovese e Colorino. Uve vendemmiate nella campagna 2011 da una selezione dei vigneti delle

Tenute Folonari Via di Nozzole, 12 Greve in Chianti (Fi) Tel. 055.859811 http://tenutefolonari.com



il ristorante

di Natale Labia

A Vulcano è nata una stella È quella prestigiosa della classifica Michelin che è stata conferita al ristorante Il Cappero del Therasia Resort e al suo chef, Crescenzo Scotti. Siamo sulla più affascinante delle Eolie, dove fuoco, acqua e terra si scontrano, ispirando la creatività e permettendoci di assaggiare il vero gusto della Sicilia

«Ora sono ancora più motivato a stupire gli ospiti con la creatività della mia cucina. La qualità e l’eccellenza dei miei piatti ricoprono un ruolo prioritario e questa stella Michelin premia i nostri sforzi», lo commenta così, l’executive chef Crescenzo Scotti, il conferimento a Il Cappero, dell’ambito riconoscimento che, commenta Luigi Polito, proprietario della struttura, «ha reso felice e molto orgoglioso tutto il team del Therasia Resort». Ma cosa ci vuole per essere valutati positivamente dalla “Rossa”? Sergio Lovrinovich, curatore della precedente edizione de La Guida Michelin, ha dichiarato che la ricetta perfetta è “Freschezza della materia prima, tecnica dello chef, personalità, corretto rapporto qualità/prezzo, regolarità e costanza della cucina”. E Crescenzo Scotti è riuscito a coniugare perfettamente tutti questi elementi. Campano di origine e con una grande passione culinaria, Crescenzo ama i sapori del mare accostati alle prelibatezze della terra. Per soddisfare i gusti e i palati più esigenti, esprime la sua vocazione unendo con grande maestria tradizione e creatività, carne e pesce, dolce e salato. Tra i suoi piatti di punta, l’Arriminata Secondo Lo Chef, ovvero fagottini con seppia in doppia cottura su vellutata di cavolfiore allo zafferano, acciuga affumicata e sfoglia di tuorlo, oppure il Maialino Nero dei Ne88

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brodi, coccolato con una cottura lenta e arricchito con scorzette di arancia candita, fagottini di patate alla mela dell’Etna e cannella. Una cucina articolata, seppur semplice e immediata, capace di combinare meravigliosamente i sapori di Sicilia in un percorso culinario dove le ricette tradizionali rivivono grazie a nuove interpretazioni. Crescenzo è anche un instancabile ricercatore di materie prime di qualità e predilige prodotti a km0 di eccellenza, tutti rigorosamente locali. A concorrere al riconoscimento e a garantire un posto d’onore a Il Cappero tra le pagine della Guida Michelin 2015, anche l’ambiente e il servizio all’altezza di un hotel 5 stelle come il Therasia Resort, anzi, dell’unico 5 stelle presente sulla più affascinante tre le isole dell’arcipelago delle Eolie.

dove&come Il Cappero presso Therasia Resort Località Vulcanello Isola di Vulcano – Lipari (Me) Menu degustazione da 65 euro Tel. 090.98525555 www.therasiaresort.it


ph. ales&ales


il buono a tavola

di Luigi Ferraro

della con un filo di olio e finire la cottura in forno per 3 minuti a 170°C. Per la crema di lenticchie: mettere le lenticchie a bagno per almeno 8 ore. In una pentola fare un fondo con olio, sedano e carote tagliate a cubettini e cipolla rossa tritata, far rosolare e aggiungere il timo e le lenticchie, far colorare per bene e aggiungere poco alla volta il brodo. Verso la fine della cottura aggiungere il fondo bruno, continuare a cuocere e frullare un quinto delle lenticchie, unire alle lenticchie intere la crema e ultimare la cottura regolando anche con sale e pepe. Prima di servire condire con bucce d’arancia, prezzemolo tritato e olio extravergine. Per la composizione: alla base del piatto versare la lenticchia, sopra adagiare i due calamari e completare con pomodorini disidratati, una chips di arancia, germogli, cozze e olio al basilico.

Variazione di quaglia… tra coscia, petto e ribes rosso

Profumo di arancia e ribes Sono questi i frutti protagonisti delle ricette pensate per noi dallo chef del Café Calvados di Mosca. L’aroma di agrumi accende la crema di lenticchie che accompagna il delicato calamaro, mentre l’agrodolce della salsa ai frutti di bosco ben si sposa con quello della quaglia, in un abbinamento classico

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Calamaro, verdure, lenticchie di Mormanno e arancia di Calabria

Ingredienti per 4 persone: Per i calamari: 400 gr di calamaretti (8 pezzi); 50 gr di carote; 25 gr di cipolla rossa; 60 gr di zucchine; 10 gr di sedano; 10 gr di porro; 50 gr di porcini; 500 gr di cozze; 5 gr di olio all’aglio; 2 gr di timo; 40 gr di olio evo; 1 gr di timo; 20 gr di parmigiano; 4 gr di prezzemolo; 20 gr di scamorza; q.b. sale e pepe Crema di lenticchie: 120 gr di lenticchie di Mormanno; 20 gr di sedano; 20 gr di carote; 15 gr di cipolla rossa tritata; 20 gr di olio evo; 2 gr di timo; 400 gr di brodo vegetale; 40 gr di fondo bruno; 4 gr di buccia d’arancia; 4 gr di prezzemolo; q.b. di sale e pepe Procedimento: Per i calamari: pulire i calamaretti, a parte rosolare con l’olio evo e l’olio all’aglio tutte le verdure; condire con sale, pepe e far raffreddare, dopo aggiungere timo, prezzemolo tritato, parmigiano grattugiato e 3/4 delle cozze, amalgamare il tutto e farcire i calamaretti. Cuocerli in pa-

Ingredienti per 4 persone: 2 quaglie intere (220 gr l’una); 200 gr di patata a pasta gialla; 40 gr di fagiolini verdi; 4 gr di tartufo nero; 20 gr di salsa al formaggio; 20 gr di salsa al ribes rosso; 8 gr di funghi gallinacci; 240 gr di foie gràs; 150 gr di Franciacorta; 3 gr di colla di pesce; 2 gr di olio all’aglio; 2 gr di timo; q.b. di sale, pepe e olio evo Procedimento: Pulire le quaglie dividendo coscia e petto, il rimanente usarlo per un fondo di cane; disossare la coscia, condirla con sale, pepe, olio all’aglio e farcirla con i funghi, spadellarla da entrambi i lati e finire la cottura in forno a 170°C per 3 minuti; condire il petto con sale, pepe e timo e farlo marinare per un’ora in 50 gr di Prosecco, asciugarlo poi per bene e scottarlo in padella a fuoco vivace creando una leggera crosticina. Cuocere la patata sottovuoto a vapore e poi a caldo montarla in planetaria con olio evo, sale e pepe; nel frattempo sbollentare anche i fagiolini in acqua salata e poi condirli con olio, sale e pepe. Spadellare il foie gràs con sale, pepe e zucchero di canna e preparare la gelatina di Prosecco mettendo in un pentolino 25 gr di Franciacorta e portare a una temperatura di 70°C; far stemperare per qualche minuto, aggiungere la colla di pesce e versare il tutto nel rimanente Prosecco, amalgamare per bene, filtrare, versare nell’apposito stampo e riporre in frigo. Per la composizione: a un lato del piatto formare un cubo con la patata e con l’aiuto di un cucchiaio formare un incavo nel quale verserete la salsa al formaggio; alla base mettere i fagiolini e sopra posatevi il petto di quaglia; dall’altro lato adagiare la scaloppa di foie gràs e sistemare vicino la coscia di quaglia, condire con la salsa al ribes e ai lati adagiare 5 cubetti di gelatina di Franciacorta. Completare il tutto con tartufo nero, i germogli, una chips di parmigiano al pepe nero e olio extravergine.


Corr� com� un� Ferrar�. Per esser� sempr� tr� � prim�

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www.sardegnaturismo.it

cagliari spring lives here Cagliari in spring is a sculpture of white stone on a blue bay, the bright pink of flamingos flying over the ancient city, the joy of taking part in the procession of Sant’Efisio and following the evocative rites of Holy Week. It is a long white beach under the sun, the cobbled streets of the historic quarters and the lively colourful markets where you can discover a thousand flavours from land and sea. This spring discover Cagliari: where the charm of Sardinia is intertwined with that of the Mediterranean.

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ITALIAN CAPITAL OF CULTURE


InViaggio Viaggio In Quotidiano

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104 Roma, città ap(p)erta

114 Il Vulture Melfese

Viaggio nel lembo di Lucania scavata nel tufo: scrigno di arte, natura e tesori gastronomici

Non più Eterna ma in evoluzione: ecco la faccia tecnologica e alternativa della città

110 Marche, terre della musica

da pag. 94 Rubriche

• Travel Quotidiano news • Week-end business

Rossini, Gigli, Spontini, Pergolesi: grazie a loro la regione ha un appeal turistico in più

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Con Anek Lines l'Egeo è più vicino di Isabella Cattoni

Compagnia marittima è, insieme al tour operator Anek Lines Italia, lo “specialista” dei viaggi verso le coste elleniche e tutte le isole greche

Per saperne di più:

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aprile 2015

La compagnia marittima Anek Lines e il tour operator Anek Lines Italia offrono ai viaggiatori la possibilità di prenotare la propria vacanza in Grecia attraverso il booking di Ancona (tel. 071.2072346 – info@anekitalia.com), che raggruppa veri specialisti della destinazione in grado di fornire consulenza personalizzata per proporre la soluzione più adatta a ogni esigenza. Inoltre, la prenotazione può avvenire anche collegandosi al sito www.anekitalia.com, attraverso cui è possibile verificare gli orari e i collegamenti marittimi e visionare le diverse offerte di viaggio proposte.

Anek Lines collega i tre principali porti dell’Adriatico – Venezia, Ancona e Bari – con Igoumenitsa, Corfù e Patrasso, e oltre 40 porti del mar Egeo. Il catalogo, scaricabile dal sito internet, propone svariate possibilità di soggiorno, come la “formula senza pensieri” dedicata a un pubblico giovane che desidera vivere una vacanza economica all’insegna del divertimento. Il programma ha come destinazione Corfù, famosa oltre che per le incantevoli spiagge, per la vita notturna e i vivaci locali. Si tratta forse della più conosciuta fra le isole dello Ionio ed è caratterizzata da un clima mediterraneo, che favorisce una vegetazione rigogliosa sempre verde, che spesso arriva fino al mare. Il pacchetto prevede partenza da Ancona, trasferimenti con accompagnatore e 7 notti in appartamento a Ipsos. Per chi ama vivere una vacanza in libertà in mezzo alla natura, Anek Lines Italia propone una formula nave più soggiorno a Lefkada, una delle isole più belle dello Ionio caratterizzata da spiagge uniche, acque cristalline, villaggi di pescatori e verdeggianti paesaggi mozzafiato. L’isola è poi molto comoda da raggiungere in quanto è collegata alla terraferma da un ponte mobile. Inoltre, Anek Lines Italia propone tour delle isole Cicladi con programmi di differente durata: questa soluzione di viaggio è ideale per coloro che amano i tour di gruppo e che desiderano in una vacanza scoprire più paesaggi possibili.


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Piccole Cicladi, tutta un’altra Grecia di Isabella Cattoni La Grecia magica, lontana dalle rotte più battute, estranea alle mode, ha un nome, quello delle Piccole Cicladi. Koufonissi, Schinoussa, Donoussa e Iraklia sono isole sconosciute ai più, che identificano uno degli ultimi paradisi per una vacanza autentica, bucolica, ancorata alle tradizioni e scandita dai ritmi antichi delle stagioni. Spiagge deserte, taverne sul mare, soluzioni semplici ed economiche sono i punti di forza di un arcipelago dove ancora si balla a ritmo di sirtaki e si respira un’atmosfera da Zorba il greco. Le isole, adagiate nelle acque trasparenti dell’Egeo fra Naxos a nord e Amorgos a est, si raggiungono facilmente volando su Atene e utilizzando i traghetti in partenza dal Pireo. In alternativa, un volo su Mykonos o Santorini accorcia notevolmente i tempi di navigazione. Koufonissi è la più piccola, piatta ed esotica dell’arcipelago, con spiagge tutte raggiungibili a piedi

Koufonissi, Schinoussa, Donoussa e Iraklia: l’arcipelago dove il tempo si è fermato. Mediterraneo Tour Operator propone una vacanza fuori dai soliti itinerari

Per saperne di più:

www.mediterraneo-to.it

e un isolotto di fronte alla costa, Keros, dove furono ritrovate testimonianze della civiltà cicladica. Con mezz’ora di navigazione si passa a Schinoussa, dove la vera attrazione sono le spiagge, 16 le più belle, tutte raggiungibili a piedi lungo sentieri che si snodano nella macchia mediterranea. Donoussa, abitata fin dall’età arcaica come dimostrano gli scavi nelle località di Myti Achtià e Vathi e citata da Virgilio nell’Eneide, fu covo di pirati nel medioevo; da non perdere l’incantevole spiaggia di Kendros, situata sulla costa meridionale. Infine Iraklia, particolarmente suggestiva per essere la meno influenzata dal turismo, ha una manciata di abitanti che vivono di pesca e agricoltura raccolti intorno ai due centri principali, Agios Georgios e Panagia. Mediterraneo Tour Operator propone questa Grecia insolita con soluzioni personalizzate e ha proprio nell’organizzazione di viaggi nelle Picole Cicladi uno dei punti di forza. Mezzi di trasporto, alberghi, appartamenti e casette dei pescatori, tutti verificati e garantiti, utili consigli su cosa visitare o dove mangiare… il meglio della Grecia a portata di vacanza.

aprile 2015

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Eden Viaggi,

il paradiso su misura Famiglie, giovani coppie, amanti della vacanza in libertà che cercano soluzioni convenienti. E ancora i grandi viaggiatori, desiderosi di mete lontane, senza dimenticare chi ama spostarsi in gruppo. Ci sono tutti i tipi di turisti nel mondo Eden Viaggi, che propone linee di prodotto adatte a rispondere alle esigenze di tutti. Si parte dagli Per globetrotter indipendenti Eden Village, villaggi club situati o gruppi organizzatissimi. nelle mete più attraenti del monFamiglie che cercano relax, do, con trattamento all inclusive, irriducibili gourmet o amici attività di animazione, assistente in vena di divertimento. residente, attrezzature sportive o Per ogni esigenza la giusta per il benessere, cucina italiana, mini e junior club per bambini e idea di vacanza ragazzi con personale italiano serio e affidabile. La linea Eden Village Premium invece, rappresenta una selezione dei migliori villaggi, in Italia e all’estero. Gli Eden Resort sono strutture internazionali in esclusiva per il mercato italiano, in cui sono presenti assistenti, cuoco e animatori Eden Viaggi. Gli Eden Special possono essere hotel, resort, appartamenti, tour, safari o villaggi club, selezionati in base al rapporto qualità-prezzo, alla location e all’affidabilità dei servizi. A villaggi e hotel si affiancano le altre due linee di prodotto Margò, pensata per il globetrotter impeniPer saperne di più: www.edenviaggi.it tente, ed Eden Made, studiata sempre per i viaggia-

di Stefano Gianuario

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tori indipendenti ma che hanno esigenze più elevate. La programmazione estiva 2015 è pronta a offrire grandi novità. In Sardegna, l’Eden Village Li Suari nella località di San Teodoro, è il primo villaggio dedicato a ospiti adulti, di età superiore ai 16 anni, posizionato in un tratto di costa tra i più belli ed esclusivi dell’isola. Per il mondo Margò, la novità più significativa è senza dubbio l’introduzione della formula “mezza pensione libera eat around” in esclusiva per il mercato non solo italiano, ma europeo: si tratta di un pacchetto di voucher che può essere acquistato già in Italia dal cliente e che gli permetterà di pranzare o cenare, a scelta, in un cospicuo numero di ristoranti scelti direttamente dai celebri controller Eden Viaggi, tra Grecia, Spagna, Croazia e Malta. Una svolta per i veri viaggiatori che considerano anche il cibo una parte importante del viaggio, in quanto scoperta della cultura locale e occasione di enorme piacere per il palato. Infine, sono importanti le promozioni per prenotare la propria vacanza in piena libertà con tutte le garanzie: “miglior tariffa garantita”, che prevede un adeguamento dell’offerta, qualora il cliente trovasse, anche online, una tariffa migliore; “cambi idea senza penali”, ovvero la possibilità di annullare il soggiorno senza costi, entro 7 giorni dalla partenza; tariffa speciale prenota prima con un risparmio fino al 50%.


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Il Barbiere di Siviglia Opera buffa in due atti di Gioachino Rossini

Tosca

Melodramma in tre atti di Giacomo Puccini Orchestra e Coro Pompei Opera

4, 9, 16, 23, 30 AGOSTO 6,13, 17 SETTEMBRE

Orchestra e Coro Pompei Opera

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Nabucco

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La Traviata

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Orchestra e Coro Pompei Opera

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5, 8, 12, 15, 19, 22, 26, 29 AGOSTO 2, 5, 9,12,16,19 SETTEMBRE

14, 25 AGOSTO 4, 14 SETTEMBRE

Carmen Suite

Balletto musiche di Georges Bizet

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Giselle

Balletto musiche di Adolphe Charles Adam Balletto Pompei Opera

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Pompei Festival info@pompeifestival.com www.pompeifestival.com +39.02.89096651

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Melodramma in tre atti di Giuseppe Verdi

Lago dei Cigni

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Balletto Pompei Opera

7, 18, 28 AGOSTO 8 SETTEMBRE

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Canada al top di Mariella Cattaneo

La possibilità di volare su Vancouver da Toronto, tariffe molto interessanti e la possibilità di raggiungere i Caraibi via Toronto o Montréal sono le carte vincenti di Air Transat Protagonista dell’estate canadese, Air Transat propone 15 collegamenti diretti da Roma e Venezia per Toronto e Montréal. Novità del 2015 è il volo su Vancouver via Toronto (attivo dal prossimo 27 giugno) che consente ai passeggeri italiani di raggiungere più agevolmente la costa occidentale del Paese. Chi sceglierà di proseguire su Vancouver (ma anche Halifax o Québec City) potrà atterrare in un aeroporto canadese e ripartire da un altro senza costi aggiuntivi, con un unico check-in e un cambio di aeromobile. Interessanti le tariffe, comprensive di tasse, franchigia bagaglio da 30 kg e pa-

sti a bordo: si può infatti volare il sabato da Roma a Vancouver (via Toronto) a partire da 755 euro a/r, sempre di sabato da Venezia a Vancouver (via Toronto) da 775 euro. Da non sottovalutare anche la possibilità di volare con Air Transat verso i Caraibi, sempre via Toronto o Montréal: da Cuba al Messico, dalla Repubblica Dominicana alla Giamaica. Air Transat, che opera con una flotta completamente rinnovata e vanta elevati standard di sicurezza, ha vinto per il terzo anno consecutivo nel luglio 2014 il premio Skytrax come miglior compagnia aerea nordamericana per i viaggi vacanze.

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A bordo dei tre velieri Star Clippers la navigazione diventa intima come fossero yacht privati, senza rinunciare ai comfort delle navi contemporanee. Salpare con l’ammiraglia Royal Clipper, il più grande 5 alberi in navigazione oggi e le due gemelle Star Flyer e Star Clipper, significa godere di un servizio 4 stelle superior, mentre il vero lusso sorprenderà gli ospiti nell’esperienza autentica durante la crociera, all’ancora sotto i faraglioni di Sorrento, nel golfo di Amalfi, di fronte alla spiaggia più suggestiva dei Caraibi da raggiungere in pochi istanti a bordo dei tender, sempre a disposizione. La sera quando la navigazione riprendere il largo, il menu à la carte attende gli ospiti al ristorante. Caraibi d’inverno, come la suggestiva crociera a Cuba e isole Cayman di sette notti, e Mediterraneo d’estate. Gli itinerari vanno dalle 3 alle 11 notti, dalla Corsica alla Sardegna, con la Grecia e le Cicladi facendo sosta alle Baleari; tra le crociere a tema, per gli appassionati gourmet il prossimo 12 settembre salperà da Cannes la crociera di 7 notti con lo chef Jean-Marie Meulien, tre stelle Michelin, che prevede conferenze e degustazioni. Winetesting per chi parte il 5 settembre, da Cannes a bordo di Star Flyer, con il produttore del Chateau Laroche.

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Tour da sogno sul Trenino Rosso Una gita fuori porta in tutta tranquillità, circondati dalla natura lungo un percorso che regala forti emozioni ma è comunque adatto a tutti. Sono questi i punti di forza del Bernina Express, Patrimonio Unesco e occasione unica per scoprire la vicinissima Svizzera

di Stefano Gianuario 100

aprile 2015

Un viaggio senza tempo, in equilibrio perfetto lungo uno degli itinerari in treno più affascinanti d’Europa e del mondo e il paesaggio fiabesco che solo il verde della Svizzera è capace di offrire. Questo è il Bernina Express, il Trenino Rosso del Bernina che da Tirano porta fino a Coira, attraverso St. Moritz e che dal 2008 è Patrimonio dell’Unesco. Ne parliamo con Enrico Bernasconi, rappresentate per l’Italia di Ferrovia Retica. Il segreto del successo del Trenino Rosso? Si tratta di un’insieme di caratteristiche: siamo il più conosciuto dei trenini alpini, tra il paesaggio mozzafiato e l’itinerario si crea una sinfonia perfetta e siamo Patrimonio dell’Unesco.
Aggiungo che il percorso è adatto a tutti, anche con un dislivello di 1.800 metri non esistono controindicazioni: possono venire coppie giovani e non, famiglie e comitive di ogni tipo. Anche il fattore prezzo è determinante, se si considera che i gruppi a partire da 6 persone hanno una spesa base di 22.5 euro.
I nostri treni sono ambienti comodi e moderni, nel nostro itinerario si fa tappa a St. Moritz, città rinomata in tutto il mondo per la sua mondanità e non solo, siamo un mezzo a bassissimo

impatto ambientale e infine i clienti possono fare affidamento sulla celebre puntualità svizzera: cosa non da poco. Come è visto dalla clientela italiana? Noi trasportiamo circa 400 mila italiani l’anno che ci scelgono sempre con piacere. Sottolineo che il treno nasce in Italia e la vicinanza geografica è un elemento molto importante. Agli italiani piace molto l’originalità della proposta e anche la completa sicurezza di un viaggio del genere. Vi aspettate un ritorno con l’arrivo di Expo?
 Expo non è solo un evento legato al turismo, è un evento di importanza mondiale per molti temi. In questo senso noi vogliamo farci trovare pronti: vogliamo essere una valida alternativa per un’escursione di giornata, una variante di piacere, non solo per gli italiani e i visitatori internazionali, ma anche per gli espositori che passeranno a Milano tanti mesi e avranno necessità di svagarsi. A questo proposito abbiamo preparato delle offerte ad hoc per tutti i gusti e le tasche, già disponibili sul sito di Svizzera Turismo, dove, in una sezione dedicata, sono messe in evidenza le dieci destinazioni top da non perdere per una vacanza in Svizzera, e il Trenino Rosso è, ovviamente, tra queste. Per saperne di più:

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Roma città ap(p)erta di Ida Santilli

La Città Eterna perde il suo baricentro e svela una nuova identità: quartieri in fermento che recuperano spazi in disuso fruibili tramite smartphone, ponti dal design avveniristico e persino social eating Dici Roma e pensi al Colosseo, alla Fontana di Trevi, al Cupolone, a Castel Sant’Angelo e a Piazza di Spagna. Ma la Capitale non è solo architetture imponenti, musei, anfiteatri, archi, mausolei e chiese. Alla sua immagine di città insonnolita e opulenta se ne affianca un’altra più moderna, in fermento. Ce ne accorgiamo passeggiando sotto i platani che costeggiano il Tevere: da millenni le sue anse assistono alle evoluzioni dell’Urbe. Basta osservare il susseguirsi di architetture antiche e nuove che uniscono le due sponde per accorgersi che ne è passata di acqua sotto i ponti di Roma: dal quattrocentesco Ponte Sisto a Trastevere all’ultimo nato Ponte della Scienza che collega il Lungotevere Vittorio Gassman alla vecchia area industriale del gazometro, nel quartiere Ostiense. È qui che parte il nostro itinerario alla scoperta di una città non più eterna, ma in evoluzione, da centellinare rigorosamente a piedi, salvo qualche inevitabile passaggio in bus. A cuor leggero. Uno smartphone (al massimo un Ipad) e via. 104

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La Capitale in un “touch” In una città che non conosce periodi morti in termini di affluenza, con le prime mostre della stagione e i prodotti della primavera che vanno a rimpolpare rispettivamente spazi espositivi e ricette di osterie e bistrot, un viaggiatore che non si accontenta deve potersi orientare nel mare magnum delle offerte culturali e di svago. Per un primo approccio alla città consigliamo la app Roma di Zètema, azienda che gestisce il settore cultura del Comune. È uno strumento utile per chi, sceso dal treno, deve ancora ambientarsi e non conosce la geografia della città: la sezione “intorno a te” suggerisce cosa c’è nei paraggi dividendo l’offerta in categorie. Per chi sceglie una fuga capitolina mosso dal desiderio di rifarsi gli occhi con opere d’arte degne di nota, allora consigliamo di scaricare Mic Roma, con le schede dei 20 musei comunali e le mostre in corso. Potrà capitare, soprattutto ai meno avvezzi alle lunghe passeggiate, di doversi spostare (ahimè) con i mezzi pubblici, tallone d’Achille della città. Una volta segnalata la posizione, l’app Probus indica i percorsi più veloci, la fermata più vicina e i tempi di attesa. A chi ha un preciso itinerario e non lascia nulla al caso, può convenire acquistare la card turistica Roma Pass che dà diritto all’ingresso gratuito o ridotto a musei, siti archeologici e mostre nonché all’uso gratuito dei mezzi pubblici e a diversi sconti per eventi e servizi convenzionati. Due le tipologie disponibili: la prima costa 36 euro e vale fino alla mezzanotte del terzo giorno da quello della prima convalida, l’altra costa 28 euro e vale 48 ore dalla data di attivazione.

Lazio

Roma

Foto di Marina Pascucci

Insoliti itinerari Per chi non ama programmare, e soprattutto va a caccia di luoghi insoliti ma non meno affascinanti della città, il piccolo Museo dei Trasporti allestito nella stazione Porta San Paolo, con i vecchi tram in esposizione, è una vera chicca. Da qui ci addentriamo nel cuore del quartiere che più di ogni altro è stato protagonista di un progetto di riqualificazione urbana che ha stimolato un nuovo fermento. Percorrendo Via Ostiense, chi ha visto anche solo uno dei film di Ferzan Ozpetek non può non aprile 2015

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Foto di Marina Pascucci

inviaggio

In apertura, l'inconfondibile sagoma del gazometro dal Ponte della Scienza. Qui, l'incontro tra arte antica e archeologia industriale alla Centrale Montemartini

A tavola con (nuovi) amici Non ne potete più dei soliti menù acchiappa turisti e siete in cerca di un’esperienza gastronomica autentica e originale? Il sito www.ceneromane.it può fare al caso vostro. Volete mettere una cena a casa di una coppia di romani che vi fanno provare la vera cucina autoctona e vi sciorinano una serie di dritte sui luoghi (magari noti solo agli indigeni) da non perdere? E volete mettere l’atmosfera che potrete respirare mangiando in un luogo esclusivo come una torre del Duecento o una terrazza con vista Colosseo? Basta andare sul sito, scegliere la zona, la casa e il menù più adatto alle proprie tasche e ai propri gusti e prenotare con un clic. I padroni di casa – in genere esperti di fornelli – cenano con gli ospiti in affitto. Il costo della cena oscilla dai 30 ai 90 euro. 106

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rintracciare in quest’arteria vitale e trafficata i luoghi dove si muovono i suoi personaggi. Ce lo ricorda l’insegna del ristorante La fata ignorante in via Giuseppe Giulietti. Nelle strade che si snodano intorno al gazometro e agli ex Mercati Generali, sono nati ristoranti etnici, wine bar, gallerie d’arte, spazi culturali ricavati da edifici dismessi e, dalla riqualificazione dell’ex Air terminal per l’aeroporto di Fiumicino inaugurato per i Mondiali di calcio Italia ’90, si è sviluppato Eataly. Deviando a destra in Via del Gazometro (al civico 44) cattura la nostra attenzione Mercat, un raffinato bistrot con piatti di porcellana e atmosfera soffusa che serve le originali scarpette, sformatini, quiches e tanto altro. Consigliamo una visita alla Centrale Montemartini, uno spazio museale recuperato da una vecchia centrale elettrica di Via Ostiense, che oggi ospita una considerevole parte delle sculture dell’antichità classica tornate alla luce nel corso degli scavi eseguiti a Roma tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. Il colpo d’occhio sull’imponente ponte che collega il quartiere a Garbatella, chiaramente ispirato alle ariose architetture valenciane di Santiago Calatrava, è immediato superando l’ingresso principale dell’Università Roma Tre. Grazie agli atenei capitolini e ai siti industriali riconvertiti, oggi il rione pullula di spazi dedicati alla cultura: il Macro Testaccio, pregevole esempio di architettura industriale ricavato nel complesso ottocentesco dell’ex-Mattatoio, e Officine Fotografiche, un laboratorio della creatività con una ricca programmazione di mostre, proiezioni, seminari e workshop. Dove un tempo c’erano le Vetrerie Riunite Angelo Bordoni oggi ci sono il rettorato e la facoltà di Giurisprudenza. Dove c’erano le officine dell’Alfa Romeo oggi si studiano lettere e lingue. Per la struttura del chiostro e per i suoi mosaici ottocenteschi sulla facciata, vale la pena visitare la Basilica di San Paolo fuori le Mura prima di cambiare completamente paesaggio e addentrarsi nel quartiere Garbatella – che ha appena compiuto 95 anni – con il suo groviglio di stradine. Con il


Quella che si scopre passeggiando per le strade del quartiere Ostiense, tra la vecchia area industriale del gazometro e il rione Garbatella, è una città non più eterna ma in continua evoluzione, con i suoi ristoranti etnici, i wine bar, le gallerie d’arte e gli spazi culturali ricavati da fascinosi edifici dismessi sole è piacevole infilarsi nei cortili dei palazzi popolari, costruiti tra il 1920 e il 1930 per fronteggiare l’aumentata richiesta di alloggi della zona Ostiense destinata al lavoro industriale e operaio. I villini del lotto 24, compresi fra Via Cristoforo Borri e Via De Jacobis, rappresentano l’esempio più riuscito di edilizia popolare.

Viaggiatori cinefili Anche Nanni Moretti non resiste al fascino dei cortili di Garbatella: nel film Caro Diario fa un ampio giro del quartiere: da Via Obizzo Guidotti a Via Giacomo Rho passando per Piazza Sauli e Piazza Sant’Eurosia con la Chiesoletta, ossia la Chiesa dei Santi Teodoro ed Eurosia con tre bozzetti in gesso nel portico che vengono attribuiti addirittura ad Antonio Canova. Il regista scende

A portata di naso... ni Durante la stagione calda, con l’afa e le alte temperature, il problema che più assilla i turisti è quello del rifornimento d’acqua. A Roma sono più di 2 mila anni che il sistema di approvvigionamento idrico, in larga parte ancora quello progettato dagli antichi romani, alimenta una miriade di fontanelle, a partire da quelle in ghisa del comune, il tipico “nasone”. La caratteristica che accomuna tutti questi punti d’acqua è anche all’origine del loro successo: quella che sgorga dalle fontanelle romane non solo è ottima di sapore, ma anche fresca e potabile, controllata rigorosamente ogni giorno. Vi consigliamo, dunque, di girare in città con una borraccia sempre a portata di mano! Ci pensa l’app Nasoni d’Italia a indicarvi gli zampilli più vicini.

Il Ponte Settimia Spizzichino, ispirato alle achitetture di Santiago Calatrava

dalla vespa per andare a vedere un bel cortile di Via Magnaghi. Per entrare dirà al proprietario che sta facendo dei sopralluoghi per un film su un pasticcere trotzkista nell’Italia degli anni Cinquanta. In quattro minuti a piedi si arriva in Piazza Giovanni da Triora, famosa per aver prestato l’ambientazione al bar dei Cesaroni, fiction di successo. Se non andate di fretta, l’associazione Altrevie organizza visite guidate, escursioni e incontri nel quartiere e nei dintorni. Per i viaggiatori cinefili suggeriamo un altro itinerario da Piramide: imboccando Via Marmorata e attraversando Ponte Sublicio, che collega piazza dell’Emporio a Porta Portese, si costeggia il cinema Nuovo Sacher di Nanni Moretti, sulla sinistra, prima di sbucare su Viale Trastevere. Non imboccate Via di San Francesco a Ripa senza prevedere una sosta alla chiesa omonima (nella vicina piazza San Francesco d’Assisi), nota per aver ospitato il santo di cui conserva la cella. Un gruppo di ragazzi ha poi creato l’associazione Piccolo Cinema America per riportare in vita una vecchia sala abbandonata dal 1999 e, dopo l’occupazione e lo sgombero, hanno ottenuto aprile 2015

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Scelti per voi dove mangiare Mercat Bistrot & Old Bar Prezzo medio: 20 euro Via del Gazometro, 44 Tel. 392.0272770 www.facebook.com/ mercatbistrotoldbar Porto Fluviale Nato dal recupero di un magazzino dove negli anni ’30 si producevano bombe. Prezzo medio 20 euro Via del Porto Fluviale, 22 Tel. 06.574 3199 www.portofluviale.com Ketumbar A pochi passi dal Macro, valorizza i classici della cucina romana. Prezzo medio: 35 euro Aperitivo biologico con concerto: 15 euro Via Galvani, 24 Tel. 06.57305338 www.ketumbar.it

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Foto di Marco Sances

inviaggio

Street art in Via Passino nel quartiere Garbatella

in comodato d’uso dal Comune un ex forno in rovina adiacente alla sala (in Via Natale del Grande 6), che intanto è stata dichiarata d’interesse storico-artistico per i mosaici di pregio che la decorano. Gli intrepidi giovani hanno di recente creato l’app Trastevere Rione del Cinema, con il sostegno di Roma Capitale, per valorizzare le location dei film girati nel quartiere e per offrire una mappatura delle sale cinematografiche attive, chiuse (come la Sala Troisi ex Cinema Induno) e riconvertite, e suggerire due percorsi a tema. Vale la pena concedersi una passeggiata lungo il Tevere fino al Ponte della Scienza, ultimo nato nella capitale e riservato a bici e pedoni. È una struttura di cemento e

acciaio, iniziata nel 2008 su progetto di un pool di architetti e ingegneri italiani, ed è stata inaugurato lo scorso giugno. Intitolato a Rita Levi Montalcini, il ponte si presenta con la sagoma del gazometro sullo sfondo. Chi ama cimentarsi nella fotografia e scovare angoli improbabili per immortalare scorci suggestivi, troverà interessante lo skyline da questo punto.

Per saperne di più:

www.turismoroma.it www.romapass.it www.centralemontemartini.org www.museomacro.org www.officinefotografiche.org www.altrevie.it

compagne di strada

Twingo, la citycar tascabile Piccola, divertente, superpratica. La soluzione Renault a chi è stanco di non riuscire mai a trovare parcheggio nella giungla metropolitana, si chiama Nuova Twingo ed è la versione moderna, riveduta e corretta, della storica citycar del gruppo francese. L’auto “tascabile” lanciata quest’anno è ideale per chi si muove nel traffico urbano, noi l’abbiamo provata in questo tour romano: semplice da guidare e ancora più da parcheggiare, essendo lunga appena 359 cm e dotata di una sterzata ampia e morbida. Il motore è sistemato fra le ruote posteriori, lasciando spazio a un abitacolo che fa viaggiare comodi anche 4 adulti. Accattivanti anche gli interni, con plancia e consolle personalizzabili con inserti colorati. Twingo Nuova Live 1.0 70 cv. Prezzo: 12.425 euro



inviaggio

Sinfonie marchigiane di Riccardo Lagorio

Tra le armoniche colline delle Marche, poco distante dalle rive ritmicamente bagnate dal mare, sono nati Gioachino Rossini, Beniamino Gigli, Gaspare Spontini e Giovan Battista Pergolesi. E la vocazione alla musica di questa terra non si è esaurita nel tempo, vista non solo la ricchezza di cartelloni teatrali e rassegne di rilievo internazionale, ma anche l’eccellenza delle sue produzioni artigianali di strumenti a corda e fisarmoniche

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Qualcuno la definirebbe musicale per l’euritmico susseguirsi delle colline e il frangersi del mare contro la costa ora piatta, ora a strapiombo sul mare. Ma con sottile osservazione si possono definire le Marche una terra musicale anche per l’eccezionale numerosità e frequenza di cartelloni musicali durante tutto il corso dell’anno. Di conseguenza una dichiarazione d’amore – certo, inconscia – nei confronti di quel ritmo amniotico che possiede il pentagramma. È in particolare la musica classica a richiamare l’attenzione per proposte dal respiro internazionale. Come il Rossini Opera Festival a Pesaro. Nel mese di agosto il Teatro dedicato al grande compositore (e insaziabile gourmet) diventa palcoscenico delle più significative opere e al contempo offre la possibilità di perlustrare una città fuori dai grandi percorsi turistici: dal Palazzo Ducale con il suo mirabile portico a sei arcate, ai borghi (Fiorenzuola di Focara) alle ville (Villa Caprile), alle chiese sui colli o con vertiginosa vista sul mare (come dalla parrocchiale di Casteldimezzo). Gli appassionati di musica potranno visitare la Casa di Giochino Rossini e il Tempietto rossiniano, all’interno di Palazzo Olivieri, dove si conservano alcuni opere autografe.

Marche

Foto Archivio Regione Marche

Verso l’Infinito, e oltre A partire da aprile, a Loreto si celebra la Rassegna internazionale di musica sacra Virgo Lauretana, giunta nel 2015 alla 55a edizione, emozionante riproposizione di musica corale a cui hanno partecipato nel tempo alcuni tra i migliori gruppi italiani e mondiali. Due tra i più suggestivi luoghi della città sono coinvolti: la Basilica, dalle fondazioni quattrocentesche e che secondo tradizione conserva i muri della Casa Santa trasportati dai Crociati dalla Palestina con l’aiuto degli Angeli, e il Teatro comunale riportato a nuova luce per mezzo di un considerevole restauro agli inizi del XXI secolo. A celebrare uno dei più insigni tenori contemporanei, Beniamino Gigli, c’è invece un Museo civico, quello di Recanati, che raccoglie gigantografie, recensioni di giornali, la discografia completa e le onorificenze ottenute. Nella sala aprile 2015

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inviaggio

principale si può assistere alla proiezione dei film che hanno visto Gigli protagonista con la sua voce. In complesso si tratta della più grande raccolta di cimeli e documenti originali dedicati a un artista lirico. La chitarra è invece lo strumento musicale soggetto del Museo Oliviero Pigini, sempre nella città leopardiana. Se ne trovano centinaia nell’allestimento voluto da don Lamberto Pigini, fratello del fondatore della Eko, una delle aziende più in vista nel panorama italiano nella produzione di chitarre con sede a Montelupone, nel Maceratese, nelle cui campagne si trovano alcuni dei carciofi più buoni della penisola. D’obbligo la visita ai luoghi di Leopardi, ma anche alle emozionanti chiese di Sant’Agostino e San Domenico con portali scolpiti su disegni di Giuliano da Maiano, e quella di Santa Maria di Castelnuovo, dalla facciata a capanna e la lunetta del portale raffigurante Madonna con Bambino e santi scolpita da Niccolò d’Ancona. Non andatevene infine senza aver assaggiato la versione recanatese del Brodetto di pesce – piatto tradizionale che lungo la costa viene declinato in numerose varianti – ampiamente citata già negli anni Venti.

Artigiani musicali

Arie di Vallesina

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Al Bello (e pratico) marchigiano appartengono anche le creazioni di quello che nell'800 era noto come l'angelo del violino grazie agli strumenti che uscivano dalla sua bottega: Andrea Postacchini, nato e vissuto a Fermo. A lui è dedicato il Concorso Violinistico Internazionale, che si tiene a maggio, occasione per scoprire piazza del Girifalco, dominata dal duomo e con immenso panorama su Sibillini, Conero e Adriatico. Figlio di quel glorioso passato è Roberto Rocchetti, liutaio con bottega a Fermo e assistente tecnico della manifestazione. Lontano, infine, l’eco di una fisarmonica. Castelfidardo, qualche valle più in là, ne è capitale mondiale. Dal mare ha ripreso forma e flutti per emanare il suo concitato suono. Quel mare marchigiano distante da luccichii e paillettes. Per questo riconciliante con se stessi, come la musica che qui si fa. Da secoli, immutata. In apertura, lo Sferisterio. Qui sotto, una scena de "Il prigionier superbo" di Pergolesi

Foto Archivio Regione Marche

L’armonia dei luoghi si marita con l’armonia della musica nel borgo di Maiolati Spontini e ci conduce alla visita del Museo Gaspare Spontini, che fu dimora del compositore e alla vicina casa dove nacque. Ma la filantropia che caratterizzò Spontini (al pari di Rossini, che dichiarò il Comune di Pesaro suo erede universale) ha permesso di realizzare anche il Parco Céleste Erard e la Casa delle Fanciulle, adibita a sede dell’Accademia Musicale dove si tengono corsi di alto perfezionamento lirico. Non distante la bottega artigiana del maestro liutaio Giuseppe Lorenzo Quagliano che permette di scoprire come nascono violini e viole barocche, e la chiesa di San Giovanni dove riposano le reliquie di Spontini. La stessa Vallesina diede i natali qualche anno prima a Giovanni Battista Pergolesi, violinista e compositore. Era naturale che a Jesi si costituisse la Fondazione Pergolesi Spontini con il fine di consolidare la fama e il prestigio dei


Foto Archivio Regione Marche

Scelti per voi dove mangiare

A sinistra la piazzetta antistante Casa Leopardi (sulla sinistra) a Recanati. In alto, il Teatro Rossini a Pesaro

due illustri musicisti, specie tramite l’omonimo Festival (che si tiene tra maggio e giugno, e ottobre e dicembre) che si snoda tra la chiesa degli Aroli a Monsano, carica di elementi gotici e ricca di affreschi, il Teatro di Montecarotto e quello di San Marcello, borgo medievale pressoché intatto. E a Jesi, presso il Teatro Pergolesi dalla facciata caratterizzata dalla maestosa balconata centrale sovrastata dall’aquila federiciana, e il Teatro Moriconi, intitolato alla locale attrice recentemente scomparsa,Valeria. Ma Jesi è anche la chiesa di San Marco, del Duecento, gotica con notevole portale e rosone, il palazzo della Signoria risalente al XV secolo, nonché l'ottimo Verdicchio dei Castelli di Jesi e la robusta Lacrima della vicina Morro d'Alba.

Una sera allo Sferisterio Raggiungiamo infine Macerata, dove nei primi mesi dell’anno si tengono le audizioni prelimi-

nari e a giugno le finali di Musicultura, festival della canzone popolare e d’autore. Sede più significativa lo Sferisterio, singolare adattamento di un campo da gioco a palla dalla forma di segmento di cerchio, grandioso esempio di stile neoclassico. Qui si tengono anche le rappresentazioni del Macerata Opera Festival, tra luglio e agosto, palcoscenico di alcune tra le migliori compagnie al mondo. La città tutta merita di essere passeggiata, con soste presso il Palazzo Maggiore, la triporticata Loggia dei Mercanti e l’ardita e poderosa Torre civica. Suggestive località ospitano infine un altro festival che ha riscosso il plauso della critica negli ultimi anni, Armonie della Sera: l’ardito borgo di Casteldiluco ad Acquasanta Terme (Ap), la piazza Castello di Moresco (nel Fermano), le Grotte di Frasassi, la chiesa di Santa Maria di Portonovo (frazione d’Ancona), pura e romanica, di stupefacente bellezza.

Osteria dei Fiori Il portone in legno decorato in ferro è l’inizio di un percorso sensoriale tra i migliori del circondario. Si mangia con 30 euro Via Lauro Rossi, 61 Macerata Tel. 0733.260142 Osteria Teatro Strabacco Istrionico e intrigante, questo locale calato in una stretta via del capoluogo. Conto sui 30 euro Via Guglielmo Oberdan, 2 Ancona Tel. 071.56748

dove dormire Residenza Castel di Luco Sono solo 4 abitazioni, ciascuna diversa, cingendo come d’assedio la sovrastante rocca. Si dorme da 155 euro Località Luco, 1 Acquasanta Terme (Ap) Tel. 0736.802319 Antica Dimora di Val Regina Ai piedi del Parco naturale del Monte San Bartolo, un’esperienza a contatto con la natura. Doppia da 100 euro Strada Selve di Granarola, 12 Pesaro Tel. 0721.208330

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Chiaro, fresco e dolce Vulture di Riccardo Lagorio

La città forse più nota da queste parti è Matera, prossima Capitale della Cultura. Ma questa terra, tutta scavata nel tufo, con la sua natura gentile, le sue acque limpide, le chiese rupestri e i segni lasciati dal passaggio di Federico II e dei pellegrini provenienti da ogni dove, è tutta uno scrigno di arte e storia. E ottimo vino 114

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Vulture Melfese

Basilicata

Un’enorme foresta intervallata da pennellate azzurre di laghetti e corsi d’acqua che interrompono la sconfinata distesa verde, vigneti e uliveti che si stringono attorno a dolci colline. Dall’alto si presenta così l’area del Vulture Melfese, scrigno di un’ampia collezione di tesori. Qui l’arte e la storia, fatte di antichi castelli e chiese, hanno avuto da sempre un ruolo privilegiato nella promozione del territorio. Anche prima che il turismo di massa scoprisse Matera, l’incanto dei suoi vicoli e le sue chiese rupestri. Il castello di Melfi, costruito in epoca normanna ma ampliato da Federico II, è uno dei più maestosi del Meridione con le sue otto torri che dominano il borgo medievale. In questa fortezza furono promulgate le Constitutiones Augustales nel 1231, le norme che riorganizzavano i diritti feudali riconoscendo alle donne il diritto di successione ereditaria. Non è un caso che dal 1976 questa sia anche la sede del Museo Archeologico Nazionale, che custodisce preziosi reperti, tra cui l’impressionante Sarcofago di Rapolla, stupenda opera del II secolo, realizzata da maestri dell’Asia minore, sul cui coperchio è scolpita una delicata figura di donna forse morta di parto. Sul centro della città svetta lo splendido campanile a due piani di bifore e intarsi bicromi, simbolo di floridezza e prosperità. Tanto che a Melfi si tennero anche cinque concili e, in quello del 1089, papa Urbano II mise le basi per indire la Prima crociata. Fuori dal centro abitato, nei pressi del cimitero cittadino, la cripta di Santa Margherita è uno straordinario esempio di aprile 2015

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inviaggio

Assai diffuse nel Vulture, le grotte scavate nel tufo regalano talvolta notevoli monumenti artistici, altrove servono per mantenere il prezioso, armonioso vino locale, l’Aglianico Docg

A casa di Orazio

La statua di Piazza Orazio a Venosa, borgo che al poeta ha dato i natali. Sotto, una panoramica su Melfi e il suo castello

chiesa rupestre che risale al Duecento. Completamente scavata nel tufo e affrescata, è nota per la raffigurazione del Monito dei morti e il martirio della Santa.

In tufo veritas Le grotte scavate nel tufo sono assai diffuse nel Vulture: talvolta regalano raffinati monumenti artistici, altrove servono per mantenere il prezioso, armonioso vino locale, l’Aglianico Docg, come nelle cantine di Mino Carbone, che con la sorella ha ripreso nel 2005 la tradizione di famiglia, per alcuni decenni interrotta. La lava colata milioni di anni fa si rivela oggi anche come straordinario sottosuolo per la crescita 116

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Nel contesto culturale su cui la Basilicata ha puntato, una perla in questo angolo della regione è Venosa, capolavoro urbanistico e architettonico del Meridione, per lungo tempo centro artistico e culturale di notevole importanza. Il suo figlio più noto, Orazio, è celebrato in ogni angolo della cittadina e alla proprietà del poeta si imputa un edificio d’antica origine, la cosiddetta Casa di Orazio. Nel campanile di San Basilio sono poi incastonate numerose iscrizioni romane mentre la ricca collezione di reperti del Museo Archeologico Nazionale proviene perlopiù dal vicino Parco archeologico. Qui sorgeva Venusia e sono ancora visibili le terme, la domus, l’anfiteatro. Accanto ad esso si eleva una delle più interessanti esperienze architettoniche paleocristiane, l’abbazia della Trinità e la cosiddetta Incompiuta. Un’incompiutezza che offre spettacolari suggestioni che hanno come pavimento il prato e soffitto il cielo.

delle vigne, come a Ginestra, dove nel Cinquecento trovarono dimora i profughi d’origine albanese in fuga dai territori conquistati da parte degli Ottomani. È qui che Michele Laluce coltiva 7 ettari di dolci declivi irrorati di sole. La produzione: vini d’impeto, fragranti, iperbolici. Come in Oriente le chiese raccontano il passaggio dalla vita eremitica a una vita comunitaria: dal tufo a luoghi di preghiera affrescati da mastri locali. Succede a Ripacandida, definita la piccola Assisi di Basilicata, dove la gotica chiesa dedicata a San Donato custodisce un bellissimo ciclo di affreschi realizzati da un anonimo lucano del Quattrocento, raffiguranti scene del Vecchio e Nuovo Testamento, figure di santi e allegorie delle Virtù. Il percorso dagli ipogei al sole è ben visibile soprattutto ai Laghi di Monticchio, due specchi d’acqua d’origine vulcanica ai piedi del Monte Vulture. Nel più piccolo si specchia l’abbazia di San Michele, fondata dai benedettini nell’XI


Scelti per voi dove mangiare La Grotta Azzurra Estro, curiosità, ricerca. La lunga storia del ristorante racconta il percorso di un territorio che non ha timore a guardare con senso d’equilibrio oltre la tradizione. Si cena con 25 euro Via Carmine, 13 – Melfi (Pz) Tel. 0972.238134 Accademia dei Piacevoli Il nome della Accademia dei Piacevoli Venusini, fondata nel 1592 da don Scipione de’ Monti, è stato ripreso per dissertare intorno a piaceri molto più materiali, seduti a una tavola prevalentemente ittica. Si cena con 30 euro Discesa Capovalle, 1 – Venosa (Pz) Tel. 0972.36082

dove dormire

Il Vulture Melfese è scrigno di un’ampia collezione di tesori, antichi castelli e chiese. Percorrendolo, l’aria di finocchietto selvatico e sterminate colline di grano sono la premessa sensoriale a una tavola semplice e gustosa secolo su preesistenti grotte abitate da monaci basiliani e nei cui meandri si possono ammirare affreschi bizantini. Ma al turista e al viaggiatore si è data l’opportunità di usufruire di questo edificio pure come museo del tutto speciale, rivolto alla Storia Naturale del Vulture. Altro esempio di chiesagrotta su cui si erige una chiesa in muratura è quella di San Biagio, in agro di Forenza. Bellissimi affreschi di impronta bizantina e decine di orme che documentano il passaggio di numerosi pellegrini hanno fatto di questa chiesa rupestre uno dei monumenti più visitati dell’area.Anche Acerenza vanta un glorioso passato portato alla luce negli ultimi anni grazie all’impianto dell’affascinante cittadina medievale dominata dalla

Hotel Il Castagneto La struttura merita una sosta di buon riposo nella tranquillità del parco che la circonda. Doppia da 90 euro Ex SS 401 km 3,100 – Melfi (Pz) Tel. 0972.728806 Il castello di Monteserico. In tempi remoti ha ospitato Federico II, e oggi si fa contenitore per mostre d'arte

Cattedrale dell’XI secolo, costruita secondo i canoni romanici cluniacensi, dalla sobria facciata decorata da uno straordinario portale arricchito da mostruose figure di animali ed esseri umani avvinghiati tra loro, e dalla movimentata sagoma absidale. Un lungo e delicato intervento di ristrutturazione volto alla valorizzazione del patrimonio culturale lucano ha portato a nuova vita anche il castello di Monteserico su un’isolata collina, in Comune di Genzano di Lucania. Costruito intorno al Mille e utilizzato anche da Federico II, durante i secoli fu trasformato in abitazione per lo sfruttamento delle risorse agricole e oggi vi si allestiscono mostre che illustrano la storia dell’edificio, dai Normanni agli Aragonesi. Tutto intorno l’aria di finocchietto selvatico e sterminate colline di grano sono la premessa sensoriale a una tavola semplice e gustosa: Basilicata, una terra che sa nutrire meravigliosamente spirito e corpo.

Country House Villa delle Rose Struttura nata dal recupero di una dimora del primo '900 immersa nel verde. Prezzo di una doppia 75 euro Località Masseria della Croce Atella (Pz) Tel. 0972.081024

dove comprare Apicoltura Rondinella Azienda apistica pluripremiata per il caratteristico miele. Via Raffaele Ciriello – Ripacandida (Pz) Tel. 0972.644289 Macelleria Traficante Dai propri allevamenti ottima carne e formaggi. Salsiccia al finocchietto e pecorino semistagionato su tutto. Via Ex Nazionale, 24 Rionero in Vulture (Pz) Tel. 0972.722165 Prodotti Agroalimentari Carbone Pasta fresca elaborata con metodi artigianali di tradizione famigliare. Via Alessandro Volta, 1 – Melfi (Pz) Tel. 0972.250555 Azienda Agricola Laluce Aglianico poderoso, avvolgente. Contrada Serra del Tesoro Ginestra (Pz) Tel. 0972.646145

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week-end business

di Olga Carlini

Accoglienza di gran classe Riservato, classico ed elegante. Sono queste le caratteristiche principali del Grand Hotel Ritz di Roma, riaperto nel giugno scorso dopo un sapiente restyling che non solo ne ha rivitalizzato gli ambienti con eleganza, ma ne ha anche saputo esaltare gli aspetti legati al mondo business in ogni sua declinazione

«Una location ideale per una clientela di livello, attenta al dettaglio e alla ricerca di un servizio professionale altamente qualificato, ma allo stesso tempo accogliente e personalizzato». Filippo Tomaselli, General Manager del Grand Hotel Ritz ci accoglie così nella struttura in zona Parioli, che proprio quest’anno acquisirà la quinta stella. Aperto nel 1960 per volontà dell’Ingegner Gino Puccini, da allora è stato sempre gestito dalla famiglia, prima dal figlio Fausto, oggi affiancato dalle figlie Kiki e Desirée e dai nipoti Emanuele e Fabiola. Una particolarità che ne ha garantito un costante upgrade e che ha reso l’hotel negli anni un prestigioso punto di riferimento per una clientela leisure di riguardo, nonché dimora preferita sia di personaggi del mondo dello spettacolo che di artisti e musicisti di fama internazionale, complice la vicinanza con l’Auditorium della Musica e con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea. In seguito a un’attenta opera di restyling, lo scorso anno le sue 103 camere sono state rinnovate negli arredi, classici e con dettagli di pregio; al sesto piano le 4 splendide suite offrono ampi terrazzi panoramici e perfino un piccolo campo pratica per il golf. Sono camere speciali, concepite per viaggiatori estremamente esigenti, che vantano spazi dai 70 a più di 170 mq. Particolare la suite più grande: uno spazio unico per ampiezza e colpo d’occhio, con una zona bagno divisa in tre sezioni e una splendida cascata in mosaico al centro, e una zona notte e living raffinata e personalizzata da affreschi floreali sui soffitti e nuances delicate nei decori a mano, in perfetta armonia con la continua ricerca di luce e di eleganza che caratterizza tutti gli ambienti dell’hotel. Ampio spazio è riservato agli ambienti business come il Centro Congressi con 5 sale dalle differenti ampiezze e caratteristiche, che le rendono adatte per ospitare da piccole riunioni a sfilate di moda, eventi e cene di gala. Completano l’offerta i ristorante Le Roof, guidato dallo chef Gaetano Costa, maestro di alta cucina mediterranea, e l’ampia Spa Olimpya by Musa, vera oasi del benessere. «Il Grand Hotel Ritz che abbiamo in mente io e mia sorella Desirée – ci conferma Kiki Puccini – è un albergo di grande profilo, con collaboratori di alto livello professionale, per una clientela raffinata ed elegante, che possa offrire lo stile e la privacy che vogliamo ci contraddistingua. Tutta la famiglia Puccini crede in questo progetto, una convinzione che vogliamo trasmettere a ogni ospite del nuovo Grand Hotel Ritz».

dove&come Grand Hotel Ritz Doppia da 160 euro Via Domenico Chelini, 41 - Roma Tel. 06.802291 www.grandhotelritzroma.com

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124 Artigiani in vetrina a Milano

In occasione di Expo il "saper fare italiano" sbarca nell'International Makers Village

126 Le mani raccontano Le scarpe di Testoni: opere d'arte tagliate su misura, un "must" italiano nel mondo 128 L'Italia in mostra: Bari

da pag. 132 Rubriche

• Libri letti per voi • Bellezza&Benessere • Soste d'Arte • Trendy • Shopping • Le selezioni di VdG

Tappa nella città pugliese che fino a giugno omaggia il genio di Duilio Cambellotti aprile 2015

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terre&tradizioni

Expo: artigenialità in vetrina di Lorenzo Foti

Milano è la città del design e Via Tortona il suo cuore creativo. Dunque non poteva che nascere qui l’Italian Makers Village, “villaggio contenitore” per 180 giorni di eventi, incontri, contest e scoperte legati alle migliori produzioni artigianali italiane 124

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Sei mesi di “artigenialità” italiana proveniente da ogni angolo del Paese, tra esposizioni, rassegne e oltre 1000 eventi. È l’Italian Makers Village, il Fuori Expo di Confartigianato per dare alle eccellenze italiane l’opportunità di proporsi ai visitatori di Expo 2015 in una veste meno istituzionale e più interattiva. Il villaggio si svilupperà su 1800 mq in Via Tortona 32, nel cuore della creatività e della movida milanese e vedrà protagoniste oltre 800 realtà artigianali provenienti dai settori della moda, del design, dell’arte, della meccanica e, ovviamente, dell’agrifood. «Abbiamo deciso di puntare sull’opportunità rappresentata da Expo per dare agli artigiani italiani la possibilità di entrare in contatto diretto con i visitatori – spiega Marco Granelli, Presiden-

te di Confartigianato for Expo – Il nostro Fuori Expo nasce per proporre a un pubblico nazionale e internazionale, sia turistico sia istituzionale, il meglio della produzione artigiana e quelle imprese che incarnano a pieno i valori del nuovo artigianato: innovare nei prodotti, nelle idee e nelle tecniche di promozione senza mai perdere il contatto con tradizioni, storia, territorio e qualità. Si tratta di quelle realtà a cui è affidato il compito di rilanciare il Made in Italy non solo dal punto di vista commerciale, ma anche concettuale».

Prodotti che raccontano storie Le linee guida dell’intera iniziativa sono dettate da un calendario tematico settimanale che prevede la presenza dei territori


Ogni prodotto racconta una storia: quella del territorio in cui è nato, della tradizione secondo cui si è sviluppato, delle mani che gli hanno dato forma e dell’ingegno che ne prospetta il futuro. L’Italian Makers Village è il luogo in cui le storie migliori si incontrano e si raccontano (regioni, province, distretti) e dei settori produttivi (come moda, design, wine). In particolare, all’innovazione è dedicata la seconda settimana (7-11 maggio): 27 stand e 15 workshop che raccolgono start-up, re-start, artigiani digitali, incubatori e imprese innovative chiamate a confrontarsi sul tema: come si sta evolvendo l'artigianato italiano? Una rassegna di nuove tecnologie e fenomeni, dalla manifattura digitale al crowdcrafting, con chi innova in prima linea. Denominatori comuni alle settimane tematiche saranno i macro-settori di produzione: legno, metalli, pietre, tessuti e pellami. Una cornice di “saper fare” all’interno della quale si muove un palinsesto di 1000 eventi, suddiviso tra cultura, intrattenimento, educational per i più piccoli. Ad animare i 180 giorni di attività ci saranno appuntamenti fissi (come i dj set di Radio Italia il giovedì e gli incontri con tradizioni e costumi di 27 paesi stranieri ogni lunedì) e continuativi, come quelli per il palato. Ogni giorno, infatti, sarà protagonista il cibo: sei postazioni di street food, tra prodotti regionali e mastri birrai, accompagneranno il visitatore all’ingresso di IMV, mentre all’interno il Food Village – 390 metri quadri dedicati a ristorazione ed eventi in collaborazione con l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo – delizierà tutti i sensi attraverso prodotti ed elaborazioni sempre diversi. Oltre alle degustazioni, il Food Village proporrà un calendario di show-cooking, workshop e laboratori per educare, attraverso l’intrattenimento, alla valorizzazione della qualità e della sostenibilità. «Ogni prodotto – conclude Marco Granelli – racconta una

La Galleria del Gusto L’attenzione di Confartiginato per l’argomento portante di Expo prende corpo anche con i dieci appuntamenti della Galleria del Gusto, dove 100 piccoli produttori provenienti da tutta la penisola si “sfidano” su 10 temi: olio, vino, cioccolato, torrone, birra artigianale, insaccati, pasta, peperoncino, distillati, dolci. Un vero e proprio viaggio tra storie, tradizioni e lavorazioni che hanno reso celebre nel mondo l’enogastronomia italiana.

Nelle immagini i simboli del lavoro artigianale, che verrà rappresentato negli spazi di Via Tortona da 800 realtà italiane

storia: quella del territorio in cui è nato, della tradizione secondo cui si è sviluppato, delle mani che gli hanno dato forma e dell’ingegno che ne prospetta il futuro. L’IMV è il luogo in cui le storie migliori si incontrano e si raccontano ai visitatori di tutto il mondo. Un’occasione da non perdere tanto per il pubblico quanto per gli artigiani». Il villaggio sarà inaugurato giovedì 30 aprile e rimarrà aperto fino al 2 novembre, tutti i giorni, dalle 11 alle 24 con ingresso libero. Per saperne di più:

www.italianmakersvillage.it

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lemaniraccontano

Il lusso “non lusso” di Testoni di Isa Grassano

Se è il modo in cui la si vive a rendere una scarpa unica, ci sono modelli che nascono già con una marcia in più. Come quelli dell’azienda Emiliana che fin dagli anni Trenta propone calzature tagliate su misura, vere opere d’arte la cui fama sta facendo il giro del mondo

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«Non saranno le scarpe giuste a farvi diventare potenti, ma per riconoscere chi lo è, e per decifrare i simboli della potenza, diventano fondamentali». Questa l’idea di qualche buon pensante, e Amedeo Testoni, forse, si è soffermato molto su quel pensiero quando, a Bologna, decise di aprire una piccola bottega. Era il 1929. Testoni si lanciò così in un’entusiasmante avventura, creando vere e proprie “fuoriserie” nel campo delle calzature, a sottolineare l’eleganza e la classe di un uomo. Nacque così la “A. Testoni”, autentica portabandiera di una cultura di valori che è stata, ed è sempre, alla ricerca di ottimizzare il “passo”. Il core business? Una creatività che corre parallela alla passione e passa attraverso una grande capacità manuale. Negli anni, la maison Testoni ha avuto la capacità di ridisegnare il profilo dei concetti classici con nuove combinazioni: un equilibrio alchemico tra il glamour contemporaneo dei materiali di prima qualità (pelli di vitello, struzzo, iguana, coccodrillo) e la migliore tradizione artigianale delle realizzazioni, tra la precisione dei dettagli tecnici e la libertà di movimento. Ogni paio di scarpe è unico. Ogni paio ha la sua storia che trascende dalla semplice produzione per divenire una vera e propria opera d’arte. Dietro c’è un grande lavoro di ricerca e di studio dell’anatomia del piede e della calzata. Così l’azienda bolognese si fa notare nel mondo, ed è presente con cinque società estere, più di 70 punti vendita monobrand (ha da qualche mese riaperto la boutique in Via Montenapoleone a Milano), una forte distribuzione nei migliori multimarca internazionali e un export pari all’85% che copre i principali mercati: Cina, Europa Occidentale, Giappone, Sud Corea, Russia ed Ex repubbliche sovietiche, Usa.


In queste pagine alcune fasi della lavorazione artigianale delle scarpe Testoni. Qui, Bruno Fantechi

Il segreto dello spiral «Un modello aziendale – con un fatturato da 45 milioni di euro – che mescola le radici profonde nel territorio italiano dell’Emilia Romagna a una propensione internazionale», come sottolinea l’amministratore delegato Bruno Fantechi, italo svizzero, al timone dell’azienda da più di 10 anni. «È fondamentale però rimanere fedeli al nostro saper fare italiano, solo così lo scenario economico può prevedere delle aspettative positive, nonostante questo momento di crisi globale, e il lusso può rappresentare una via di uscita. Un concetto di lusso che però è lontano dall’ostentazione e dall’idea più superficiale a cui siamo abituati. Il “lusso non lusso” non è solo nella calzatura ma nel poter acquistare un accessorio ricco di contenuti e di valore, nel poter avere il privilegio e il piacere di indossarlo, di capirlo e di affermare un proprio stile di vita», aggiunge Fantechi. Il lavoro di Testoni è una continua sfida per creare prodotti che interpretano un nuovo modo di essere, di muoversi, di vivere il bisogno di uomini e donne: sentirsi unici e differenziarsi, alla ricerca di un gusto che esprima in modo forte la personalità.

Negli anni, Testoni ha ridisegnato il profilo del classico concetto di calzatura con nuove combinazioni: un equilibrio alchemico tra il glamour contemporaneo dei materiali di prima qualità (pelli di vitello, struzzo, coccodrillo, iguana) e la migliore tradizione artigianale. Ogni paio di scarpe è unico

dove&come Testoni Via Fratelli Rosselli, 2
 Funo di Argelato
(Bo) Tel. 051.8901711 www.testoni.com

Così la massima espressione dell’artigianalità, oltre alla tintura a mano, è lo spiral. Originariamente, veniva utilizzato per nascondere lo spago utilizzato per la cucitura del fondo. In quest’antica tecnica, una sottilissima striscia di pelle veniva attorcigliata attorno allo spago dopo ogni punto. Un elemento che, applicato lungo il bordo della suola, è ormai una sorta di “marchio di fabbrica”. Particolare pure la costruzione norvegese, una cucitura a treccia o a “catena” che contrasta la tomaia ed è interamente realizzata a mano con spago di lino grezzo. Insomma, pezzi unici (anche borse e capi di abbigliamento) che trovano nella continua ricerca e innovazione di prodotto la chiave del successo. Per ciascuna personalità un modello di scarpa, ricordando che essa, come dicevano gli artigiani di una volta, va sempre “vissuta” così da risultare “ancora più elegante”. aprile 2015

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l’italiainmostra

A Bari, l’acqua prende forma di Silvana Delfuoco

Viene ricordato con una mostra allestita negli spazi del Palazzo dell’Acquedotto che ha contribuito a rendere unici, Duilio Cambellotti. Un monumento senza eguali in Italia che celebra al suo interno il mare, in ogni sua espressione. Quello stesso mare che regala freschissimo pesce da mangiare crudo, con i pescatori, n’derr a la lanze 128

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Con la sua testa d’aquila protesa sul promontorio della città vecchia e le grandi ali spalancate lungo le coste marine, Bari, la più orientale delle città d’occidente, si prepara a spiccare il volo. Verso quale futuro spetterà a lei deciderlo, ora che una nuova politica di marketing territoriale sembra rendere possibili interessanti prospettive di sviluppo, in sintonia col suo lungo passato di ideale baricentro, storico e culturale, fra Europa, Adriatico e Mediterraneo. Certo, questa è la città della Fiera del Levante, che fin dal 1931 ne ha sempre determinato le attività commerciali, ma è anche la città di San Nicola, protettore dei marinai, che lo hanno portato fin qui da terre lontane, e delle ragazze in cerca di un buon marito, pronte a giurare sul potere risolutore del suo benevolo intervento.

Città adriatica La via dello struscio, nonché cuore della moderna movida, è Corso Vittorio Emanuele II, sorto sul tracciato delle antiche mura. Ancora oggi segna, netta, la divisione tra il pittoresco vecchio borgo medioevale, affacciato sull’Adriatico, e l’ottocentesca e razionale “città murattiana” che si apre alle sue spalle, così chiamata in ricordo dello sfortunato Re francese che i baresi ricordano ancora con affetto. Cuore del centro storico è la Basilica di San Nicola, mèta di continui pellegrinaggi. Da qui percorrendo Via del Carmine fino alla Cattedrale di San Sabino, l’altro amatissimo protettore, è tutto un susseguirsi di chiostri, conventi, chiese di varie comunità, testimoni dello spirito di accoglienza che da sempre contraddistingue Bari. A pochi passi, tra variopinte botteghe artigianali e invitanti profumi in cui non mancano sentori di spezie, ecco aprirsi il pode-

Bari

Puglia

Altro che sushi! Bastano quattro passi tra le chiance, le caratteristiche stradine lastricate di pietra bianca della città vecchia, per sentirsi subito avvolgere dai profumi della cucina tipica. Su tutti, quello fragrante del pane. Quello storico di Altamura, impastato con pura semola di grano duro e cotto nel forno a legna; quello invitante delle focacce, pronte per accompagnare una veloce merenda magari a base di frutti di mare crudi. Perché l’esotico sushi non è certo una novità da queste parti, dove la domenica basta andare sul lungo mare n’derr a la lanze per acquistare pesce crudo appena pescato. Non mancano anche i piatti di carne, in particolare di agnello, maiale e capretto. È con loro che si prepara il ragù per condire le strascenàte, pasta fatta a mano che diventa piatto unico se servita insieme con le braciole, appetitosi involtini di carne. Su tutto trionfa l’olio, il grande extravergine di oliva, vanto di tutta la cucina pugliese che molti ancora producono in proprio, nel frantoio di famiglia. Si finisce in bellezza, magari con una carteddàta, dolce frittella di pasta sfoglia dalle remotissime origini, o con una scarcella di pasta frolla. Accompagnate da un buon bicchiere di Moscato di Trani o di Primitivo di Manduria. aprile 2015

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l’italiainmostra

Scelti per voi dove mangiare Terranima Materie prime a km 0 a due passi dal Teatro Petruzzelli. Prezzo medio senza vino: 35 euro Via Putignani, 213/215 Bari Tel. 080.5219725 www.terranima.com Il Poeta Contadino Secondo il grande Luigi Veronelli, ecco il miglior ristorante d’Italia! Qui è la memoria storica della cucina pugliese, nonché la storia del suo vino. Prezzo medio senza vino: 80 euro Via Indipendenza, 21 Alberobello (Ba) Tel. 080.4321917 www.ilpoetacontadino.it

dove dormire Una delle sale della mostra dedicata all'artista romano Duilio Cambellotti (1876–1960)

Le grazie e le virtù dell’acqua È questo il titolo della mostra con la quale la Puglia, terra di mare e proprio per questo sempre assetata, ha deciso di celebrare il primo centenario della costruzione del suo preziosissimo Acquedotto; un'esposizione dedicata al genio, troppo spesso ingiustamente trascurato, di Duilio Cambellotti. A lui infatti il Palazzo dell’Acquedotto, costruito tra il 1925 e il 1935, deve la sua decorazione interna, nonché la progettazione degli ambienti e degli arredi. E nel complesso delle decorazioni è sempre il tema dell’acqua a prevalere. Scorre in rivoli di madreperla, marmi colorati, legni e bronzi, per diventare onda nella rappresentazione della cuspide dell’Acquedotto, che allude al tetto, e rientrare poi nella normalità quotidiana nelle decorazioni parietali con le lavandaie che strizzano i panni e cavalli che si abbeverano alle fonti. Completa l’evento espositivo la narrazione del percorso artistico dell’autore, con una raccolta di oltre 120 opere di varia natura: dai dipinti alle ceramiche alle sculture in bronzo, come la monumentale “Fonte della Palude”. fino al 14 giugno Palazzo dell’Acquedotto Pugliese Via Cognetti, 36 www.aqp.it 130

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roso complesso del Castello Normanno Svevo, un tempo difesa dell’ingresso principale della città e oggi sede di varie attività culturali. Vanto del “borgo murattiano” è invece il Teatro Petruzzelli, da oltre un secolo fulcro del vivace impegno culturale dei baresi, da poco restaurato dopo il tragico incendio del 1991. Alle sue spalle, il Palazzo dell’Acquedotto, monumento davvero unico in Italia, finalmente valorizzato nella sua giusta luce dalla mostra dedicata all’opera di Duilio Cambellotti. E infine, il mare! Il grande “Adriatico selvaggio” da cui tutta Bari prende luce e vita. Per gli amanti del jogging mattutino come delle romantiche passeggiate al tramonto, niente di meglio che arrivare al lungomare Nazario Sauro, il più lungo d’Italia. Da un lato, ecco una sfilata di palazzi dalle diverse architetture – da quelli in stile umbertino, al liberty al littorio –, dall’altro, le barche dei pescatori, lo stridio dei gabbiani e i banchi di freschissimo pesce azzurro…

Hotel Parco dei Principi Moderno quattro stelle, nei pressi dell’aeroporto. Doppia da 110 euro Prolungamento Viale Europa, 6 Bari Tel. 080.5394811 www.parcodeiprincipibari.it B&b La Muraglia Antico palazzotto, recentemente ristrutturato, sulle mura di cinta del borgo antico della vecchia Bari. Camere da 36 euro Strada Annunziata, 2 Bari Tel. 080.5210053 www.lamuraglia-beb.it

dove comprare L’Angolo della Pasta Veniteci per le orecchiette di grano arso, dal particolare aroma affumicato, ma anche per le paste ripiene: di zucca, di ricotta, di rana pescatrice. Via Giulio Petroni, 100 Bari Tel. 080.5041211 Il Salumaio di Nicola Perini Più di duecento formaggi a latte crudo, salumi di suini bradi autoctoni, oli da uliveti secolari. Via Piccinni, 168 Bari Tel. 080.5219345 www.ilsalumaio.it


Fondazione Teatro La Fenice di Venezia

progetto grafico: Corrado Testa

COMUNE DI MANTOVA

concerti a cremona 15 maggio ore 21.00, Chiesa S. Marcellino

TALLIS SCHOLARS

16 maggio ore 21.00, Chiesa S. Marcellino

CORO COSTANZO PORTA CREMONA ANTIQUA 17 maggio ore 21.00, Teatro A. Ponchielli

VOCES SUAVES

21 maggio ore 21.00, Chiesa S. Abbondio

CONCORDU DE OROSEI IL SUONAR PARLANTE

22 maggio ore 21.00, Auditorium G. Arvedi

AUSER MUSICI

23 maggio ore 21.00, Teatro A. Ponchielli

I TURCHINI

24 maggio ore 11.00, Palazzo Mina Bolzesi ore 17.00, Palazzo Fodri ore 19.00, Palazzo Cavalcabò

MUSICA A PALAZZO

28 maggio ore 21.00, Palazzo Pallavicino Ariguzzi

LOS TEMPERAMENTOS

29 maggio ore 21.00, Auditorium G. Arvedi

ZEFIRO BAROQUE ORCHESTRA

30 maggio ore 21.00, Chiesa S. Marcellino

THE SIXTEEN

CROCIERA MUSICALE concerti A Mantova e venezia 31 maggio Teatro Bibiena di Mantova

COLLEGIUM PRO MUSICA

1 giugno Teatro La Fenice di Venezia, Sale Apollinee

GLI OTTONI DELLA FENICE

concerti in CROCIERA 31 maggio

GHISLERI CONSORT 1 giugno

ARSI E TESI

LE DESIATE ACQUE DI CLAUDIO MONTEVERDI Programma

In collaborazione con

31 maggio Partenza da Cremona Pranzo a bordo (menù di fiume) e successiva tappa a Casalmaggiore Imbarco a S. Benedetto Po e arrivo a Mantova con visita alla città Pernottamento a Mantova 1 giugno Trasferta e imbarco a Taglio di Po (RO) Tappa a Chioggia e Pranzo a bordo (menù di pesce secondo tradizionali ricette venete) Tappa all’Isola di S. Giorgio e giro panoramico della Laguna, approdo a Venezia Rientro a Cremona Info crociera: www.navigareinlombardia.it

www.teatroponchielli.it


libri letti per voi

dall’infanzia trascorsa tra Tripoli e Roma, sua città natale, all’età adulta nell’Italia del boom economico fino alla carriera vissuta in prefettura che l’ha vista attraversare, da una posizione in prima linea, epoche e svolte cruciali per il nostro Paese: gli anni di piombo, la crescita degli anni Ottanta, il tracollo di Tangentopoli, la nascita dell’Unione Europea fino alla congiuntura economica dei giorni nostri. Una testimonianza lunga e appassionata sulle trasformazioni sociali, politiche ed economiche dell’Italia repubblicana, che vuole essere anche un messaggio alle nuove generazioni da parte di una delle prime donne-prefetto del nostro Paese. «Era da tempo che la mia amica scrittrice Sveva Casati Modignani mi invitava a farlo – ci racconta – così, una volta chiusa l’esperienza di governo, ho iniziato a scrivere. L’ho fatto per i giovani, per provare a ridare loro speranza, esortandoli a coltivare i loro sogni, così come io ho fatto coi miei».

Anna Maria Cancellieri: una vita bellissima di Francesco Condoluci

In queste pagine, alcune immagini private gentilmente concesse dall'autrice. Qui a destra Annamaria Cancellieri con Oscar Luigi Scalfaro; a seguire scatti della giovinezza trascorsa tra Roma e Tripoli

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Il filo di perle al collo, per una volta, non ce l’ha, ma il look total-black è quello di sempre. Anna Maria Cancellieri sorride mentre ci accoglie nella sua casa milanese di corso Concordia. È rilassata, in forma, le scarpe da tennis ai piedi e una guida ai percorsi italiani di trekking in bella mostra sul tavolino. «Sì, mi sto documentando in vista di un prossimo viaggio in Sicilia» confessa con aria lieve. I giorni “caldi” sulla poltrona più alta al Ministero dell’Interno prima e alla Giustizia, sono ormai lontani. Quelli da funzionario dello Stato, ancora di più. Chiusa la parentesi “politica”, la Cancellieri ha fatto un respiro profondo e deciso di dedicare gli ultimi dodici mesi a scrivere il romanzo della sua vita: “una vita bellissima”, appunto. Ne è venuto fuori un libro scritto in punta di penna ma con grande profondità che, alternando vicende private a cronache pubbliche, racconta i suoi primi settant’anni,

Ai tempi della sua giovinezza però era più facile... Non dimentichiamo che si usciva dalla guerra. C’erano fame e miseria. Ma il Paese voleva crescere a tutti i costi e diventare grande. Eravamo tutti convinti che se ci fossimo impegnati, saremmo riusciti a ottenere un posto al sole. Allora c’era più meritocrazia. Io stessa ho potuto fare il mio percorso professionale facendo leva unicamente sulle mie capacità e sul sacrificio. Oggi invece? Oggi i giovani, con le loro forze, non ce la fanno. I valori di un tempo non ci sono più. Abbiamo pagato lo sviluppo economico con il venir meno delle regole. E questo ha creato scompensi. A partire dagli anni ‘80 si è diffusa l’idea secondo la quale si poteva ottenere tutto non con l’impegno ma con i sotterfugi. Da prefetto, ho avuto l’opportunità di girare l’Italia, da Genova a Catania, e mi sono resa conto di come la spesa pubblica lievitasse ogni giorno di più e il declino stesse di-


di Eleonora Fatigati

Giro giro mondo Il collettivo di scrittori senza nome Wu Ming è presente sulla scena culturale italiana e internazionale dal 2000 (www.wumingfoundation. com). Il loro ultimo libro è un esordio nella letteratura per ragazzi, un viaggio tra luoghi e storie curiose, con le illustrazioni di Paolo Domeniconi. ventando inesorabile. Così quando, arrivati nell’era globale, ci siamo dovuto confrontare con i contesti internazionali, siamo crollati. E quindi, la speranza da dove nasce? Dal fatto che proprio questi tempi di crisi stanno riportando in auge il concetto di sacrificio. I nostri ragazzi sono straordinari. Hanno competenze, capacità tecnologiche e possibilità di misurarsi con la realtà mondiale grazie a Internet. Ecco perché bisogna motivarli. Certo le istituzioni devono sostenerli, dando al Paese nuove regole, semplici e ferree. Dopo la sua esperienza di governo, è ottimista rispetto a quest’ultima considerazione? In Italia ci sono troppe divisioni. Un tempo quando si doveva rimanere uniti, lo si faceva: penso alla lotta al terrorismo negli anni ’70. Oggi molto meno. Per riformare la pubblica amministrazione ci vuole coraggio e unità. Ma credo che la politica, che è una cosa bellissima e complessa, possa farcela a rilanciare il Paese. Bastano un po’ di regole e tanta semplicità.

Una vita bellissima Mondadori Electa 115 pg 16,90 euro

Chi sono i Cantalamappa? Si tratta di un'anziana coppia di vagamondo. Hanno molto viaggiato – senza fretta, a bassa velocità – e collezionato storie legate ai luoghi che hanno visto. Una miscela di antiche leggende, aneddoti bizzarri, episodi reali, avventure fantastiche, libere repubbliche, epopee di resistenza alle opere inutili che devastano i territori, utopie possibili, vecchie ballate. Cantalamappa è solo un libro per ragazzi? Assolutamente no, è una lettura adatta dagli 8 anni in su. Perché quando una storia riguarda la Terra, allora riguarda tutti, senza limite d’età. Siamo certi che più di un adulto si farà sorprendere con Cantalamappa in una mano e un atlante nell’altra.

Cantalamappa ElectaKids 128 pg 12,90 euro

Un giardino da raccontare Caroline Zoob ha vissuto dieci anni nella casa di campagna di Virginia Woolf nel Sussex in Inghilterra. Da questa esperienza è nato un volume fotografico inedito che svela la storia del giardino di una delle più importanti voci della letteratura del secolo scorso. La casa di Virginia Woolf è oggi un santuario letterario per i suoi ammiratori. Per te invece come è stato vivere lì? Conoscevo Virginia Woolf solo per aver letto un paio di suoi famosi romanzi. Il mio interesse era tutto rivolto al giardino perché era di quello che dovevo prendermi cura. All’inizio ero persino un po' scettica riguardo all’atteggiamento fortemente emotivo degli ammiratori più fanatici, felici solo di poter passare qualche ora tra i luoghi e le cose toccate dalla scrittrice. Poi cosa è cambiato? Mi sono innamorata anche io. Ho ripercorso la storia di un luogo ricco di dettagli e aneddoti sulla vita quotidiana di Virginia e suo marito Leonard (ben più esperto di lei in botanica!).

Il giardino di Virginia Woolf L’ippocampo 192 pg 29,90 euro

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bellezza&benessere

di Marco Gemelli

Nell’Antica Officina del Dottor Vranjes Un bambino stupito di fronte a essenze esotiche e alambicchi, nella stanza delle meraviglie del nonno viaggiatore. È qui che ha idealmente inizio la storia del celebre laboratorio fiorentino di profumi, innanzitutto, ma anche cosmetici e fragranze per la casa, la cui eccellenza artigianale fa il giro del mondo

Il nome rimanda a mondi diversi: da “officina” che richiama un ambiente produttivo vocato all’impegno, a quel “farmacista” che invece evoca miscelazioni e antiche alchimie da speziale. In effetti, entrare nel feudo fiorentino del chimico e cosmetologo Paolo Vranjes – l’Antica Officina del Farmacista, appunto – significa trovare il punto di contatto tra realtà apparentemente così diverse, un fil rouge che parte dal naso e coinvolge tutti i sensi. Con i suoi profumi, il Dottor Vranjes si è ritagliato in breve tempo una propria nicchia nel filone di una tradizione fiorentina, quella della distillazione delle essenze, che risale ai tempi di Caterina de’ Medici. Fu lei, raffinata consorte del re di Francia, a far conoscere l’uso del pomander, la sfera a forma di melograno dove venivano racchiuse 134

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pomate e erbe profumate. E le ispirazioni di Vranjes pescano nel passato, anche se non così remoto: «La cultura del profumo – racconta – mi è stata letteralmente infusa: ero ancora un bambino, quando andavo a spiare mio nonno, commerciante di stoffe pregiate con la passione per le essenze, nella stanza dove conservava i profumi che ricercava nei suoi viaggi intorno al mondo. Ero letteralmente rapito da quell’universo fatto di bottiglie preziose e trasparenti, contenenti odori rari, stimolanti e dei quali avrei tanto voluto conoscere i segreti. Poi un giorno mio nonno si accorse di me e con un sorriso benevolo mi invitò a entrare, raccomandandomi di far attenzione a non toccare nulla. A quel giorno ne seguirono molti altri: la mia passione per le essenze è nata in quello studio». È quindi nel 1983

che viene aperto il laboratorio a due passi dal Duomo di Firenze: oggi l’azienda conta diverse boutique nel capoluogo toscano e due flagship a Roma e Milano, ma nonostante l’appeal e il successo internazionale è nella città del Giglio che continua a battere il cuore del Dottor Vranjes. Un successo ottenuto certamente grazie alla "sostanza" – con creazioni olfattive che spaziano tra profumi, fragranze per ambiente e per l’auto –, ma anche alla "forma" che si traduce in boccette e contenitori di design, ispirati alle architetture fiorentine, e un packaging che stabilisce un legame inscindibile con le essenze e i profumi. L’universo del Dottor Vranjes racconta anche di cosmetici per la cura e la bellezza di viso e corpo, e degli Extrais, fragranze da indossare, fino a sviluppare il concetto di “arredo olfattivo”, l’arte di trovare un profumo diverso per ogni angolo della casa valutando spazi, volumi, luci e arredamento. Punto di partenza sono gli ingredienti naturali, mai sintetici: si va così da fragranze ispirate ai quattro elementi o alla Rosa dei Venti, fino ad altre che puntano di volta in volta su note fruttate, speziale o floreali.

dove&come Antica Officina del Farmacista Via Sandro Pertini 5 - Loc. Antella Bagno a Ripoli - Firenze Tel. 055.6120735 - http://drvranjes.it


800 832 815


soste d’arte

di Piero Caltrin

Siamo tutti un po’ Pinocchio! L’arte va condivisa. Non può restare chiusa in un museo. Non può rimanere relegata nei libri. L’arte va vissuta ogni giorno, per onorare la storia culturale italiana e far sì che i suoi valori e la sua ricchezza non vadano perduti. È questa convinzione a muovere l’operato della Fondazione Archivio Storico, realtà impegnata nella diffusione e nel sostegno dei più meritevoli artisti contemporanei, come Antonio Nocera L’arte deve anticipare i tempi, ma raccontare allo stesso tempo la nostra storia. Ne è convinto Antonio Nocera, nato a Caivano (Na) nel 1949, e diplomato presso l’Istituto d’Arte e l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Una carriera ricca di successi la sua, che lo ha portato a vivere Milano nel 1970 e Roma nell’88; a lavorare in Francia, Svizzera e Inghilterra, ad allestire personali e creare opere d’arte per i committenti più prestigiosi: dal comitato per le celebrazioni del Bicentenario della Rivoluzione Francese, alla Fondazione Mondiale per la ricerca sull’Aids... fino alla Biennale veneziana del 2011 e del 2013; le sue opere hanno reso inoltre omaggio a Giovanni Paolo II. Nel 2001, Nocera ha proposto in anteprima il ciclo Pinocchio e la Luna. L’anno successivo presenta a Roma il volume illustrato Le Avventure di Pinocchio – Storia di un burattino; nel novembre dello stesso anno inaugura la mostra Pinocchio et la lune presso il Comune di Parigi, poi al Parlamento Europeo a Bruxelles, con presentazione di Giorgio Napolitano. Una scelta significativa quella di Pinocchio, e delle favole in generale che tornano nell’opera del maestro campano. Da una parte c’è infatti l’idea che la storia del burattino nato dalla penna di Collodi racconti un po’ la vita di ognuno di noi, che ci tocchi da vicino fin dall’infanzia, quando per la prima volta ne veniamo a conoscenza. Quel ragazzino che corre libero nel bosco con gli amici, che si sente incompreso, che fa marachelle con il gatto e la volpe, che viene redarguito dai più anziani, mastro Geppetto, il grillo parlante... Quel ragazzino, siamo tutti noi. E sono i bambini a riconoscersi immediatamente in 136

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INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

quel personaggio, in quella fiaba, ed è proprio ai bambini che Nocera pensa quando realizza opere legate alle favole. Pensa in particolare all’importanza di avvicinarli al mondo dell’arte usando una chiave di lettura che sia loro familiare, vicina. Antonio Nocera è infatti convinto che sia questo l’unico modo per preservare e perpetrare l’amore per il bello, la cultura, il patrimonio inestimabile del quale l’Italia si è fatta scrigno: educando i bambini all’arte, trasmettendo così alle nuove generazioni quei temi e quei valori che sono stati capisaldi della nostra cultura e che rischiano oggi di venire dimenticati. I custodi del bello Un pensiero, quello del maestro Nocera, che ben si sposa con gli intenti della Fondazione Archivio Storico, realtà nata a Milano nel 2006 dall’idea “folle ma realistica di un team di persone che vivono la loro esistenza con un solo scopo: ridare all’Italia il ruolo che storicamente le appartiene, concentrando tutte le proprie energie culturali e artistiche nell’arduo compito di avvicinare il pubblico all’arte”, come i soci stessi amano dichiarare. Dunque, se tutelare e salvaguardare l’arte è uno dei compiti prioritari a cui l’Italia di oggi è chiamata, la Fondazione, avvalendosi di un comitato scientifico e del più autorevole critico e storico dell’arte italiano, il professor Vittorio Sgarbi, ha avvertito e praticato questo dovere civile, nella certezza che solo una comunità consapevole e orgogliosa della propria identità storica possa affrontare adeguatamente il presente e il futuro. Proprio in quest’ottica, la Fondazione, opera tramite attività culturali ed entusiasmanti progetti coordinati dalla professionalità della Presidente Picardi, al fine di rendere viva e vitale l’idea di una bellezza concreta e condivisa. E lo fa, principalmente, ricercando tra gli artisti contemporanei quei maestri, quei punti di riferimento, che possano rappresentare nel futuro una testimonianza dei nostri tempi, che riescano con le proprie opere a raccontare anima e coscienza delle proprie radici. Un’idea nata coniugando le competenze dello storico dell’arte e la sensibilità curiosa del critico, in un contesto semplice ma ricco di spunti riflessivi come può essere quello di una Napoli ebbra di luce e folle di colori; è da qui, dal capoluogo campano, che è infatti partita la ricerca di artisti già affermati al fine di consolidare una loro storicizzazione che possa contribuire a una diffusione del concetto di arte, proiettandoli al futuro come testimoni del passato. E Antonio Nocera è proprio uno di loro. Per far conoscere la sua arte, e quella dei maestri seguiti dalla Fondazione, la parola chiave è condivisione. Con la convinzione che l’arte non possa restare reclusa in un museo, ma debba essere vissuta nel quotidiano, la Fondazione offre così l’opportunità di custodire un’opera: in questo

In apertura, la litografia Pinocchio e il Pescecane di Antonio Nocera, qui (sulla sinistra) in compagnia di Mario Monti e Giorgio Napolitano. Sotto, la cover del volume di Vittorio Amadio

caso, il Pinocchio e il Pescecane, litografia su fondino di carta riso giapponese (con cornice 80x60 cm), con passaggio calcografico acquarellata a mano dall’artista. La tiratura è limitata (1/99 gli esemplari) e tutte le opere saranno dotate di certificato di autenticità e provenienza della Fondazione Archivio Storico. Quindi, chi desiderasse partecipare al progetto della Fondazione e farsi custode di quest’opera, potrà spedire una mail all’indirizzo info@fondoarchiviostorico.it, oppure una richiesta scritta presso la sede della Fondazione. Seguirà una presentazione di un consulente d'arte della Fondazione che presenterà l'opera e senza obbligo di acquisto a tutti sarà donata un'opera d'arte tratta dal volume: Se ci aggrappiamo al Kaos del maestro Vittorio Amadio.

Fondazione archivio storico Via Cesare Correnti, 12 - Milano Numero verde: 800.562590 info@fondoarchiviostorico.it www.fondazionearchiviostorico.it

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trendy trendy

di Marco Gemelli

Tutti amano il casual Il guardaroba primaverile strizza l’occhio al mood informale: se è il tennis, declinato in chiave vintage, a ispirare il brand di pret-à-porter spagnolo Nice Things, la marchigiana Oxs lancia invece lo scarponcino iconico Frank in una speciale versione “rivisitata” dal tatuatore modenese Alle Tattoo. Come accessori, Caterina Mariani dà spazio a un trionfo di colori e forme

Oxs, come nasce invece la vostra idea di “tatuare” uno scarponcino? A 22 anni dalla nascita di questo marchio e dopo aver prodotto oltre 2,7 milioni di paia di scarpe, abbiamo deciso di incrociare la sensibilità di Alle Tattoo con la passione del nostro staff per la sua arte. Ne è nata una capsule che richiama i simboli classici dell’universo tattoo: i modelli realizzati con pellami naturali e suole extralight, flessibili e antiscivolo, conservano le caratteristiche di solidità, leggerezza e praticità. Per saperne di più: www.oxs.it

Come dialogano mondo del tennis e universo casual secondo Nice Things? Abbiamo voluto celebrare la magia di uno sport antico creando una linea dal sapore vintage ma facilmente indossabile: camicie, t-shirt, top, abiti e borse si prestano a un elegante gioco di racchette e palline dalle forme d’antan. Immagini black and white con frammenti e dettagli di colori saturi richiamano la realtà di un raffinato tempo che fu: le foto con i campi in terra battuta e il verde degli alberi sullo sfondo diventano protagoniste in primo piano. Volti e attrezzi di uno sport senza tempo sono declinati tra toni neutri accostati a blu, azzurri e verdi. Per saperne di più: www.nicethingspalomas.com

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Veniamo agli accessori: Caterina Mariani cosa ci propone per l’estate? Per i bijoux, la prossima stagione calda sarà un’esplosione di colori e forme che prendono ispirazione dal mondo della natura, dagli accessori Masai e dai carretti siciliani: collari con nappe di cotone mixate in più tonalità, rifinite da perle oro; maxi-collane di ottone e ponpon di rafia a più colori; lunghe catene di mini Swarovski con grossi medaglioni circolari tricolor in strass, rafia e nappe. Per saperne di più: www.caterinamariani.it


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di Monia Manzoni

Casual non casuale È un vero capo “ad hoc” per tutti i giorni il bomber in tessuto 100% cotone e resine Adhoc, trattato con un lavaggio ad enzimi per conferire al tessuto un effetto “pelle” (169 euro). Da abbinare al pantalone denim bianco super slim con macchie d’inchiostro Antony Morato (99.90 euro). Ai piedi Timberland earthkeepers casco bay in premium suede beige con lacci in cotone (85 euro)

Promesse d’amore Con Amorissima Collection di Nomination, l’amore è nell’aria. Gioielli in argento 925 con onice e dettagli di bagno galvanico di oro rosa di 22Kt Prezzo: 59 euro

È “tempo” di Capri Sportivo ma sofisticato, dalle forme grintose e dal perfetto connubio tra acciaio e pelle, il Watch Rocks Black Green di Capri Watch è pensato per un uomo dalla forte personalità, attento ai dettagli. Prezzo: 170 euro

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aprile 2015

Art-à-porter È firmata Harmont& Blaine la Blusa linea a “T” con elegante collo arrotondato e bordino in piedi; la stampa Color Splash, che ricorda i capolavori di Jackson Pollock, la rende unica nel suo genere (269 euro). Da abbinare al jeans denim boyfriend con applicazioni borchie Liu JO (179 euro) e al tronchetto scollato open toe in vernice e pelle gommata Siv Milano (350 euro)



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Insieme per il formaggio più antico È nato nelle terre del marchesato crotonese a cavallo tra XV e XVI secolo il Pecorino Crotonese, Dop dal 2014. Un patrimonio gastronomico, ma anche culturale, che la APOCC sta valorizzando, lavorando ogni giorno per mantenerne intatti gusto e genuinità

“Primo, che detto formaggio dev’essere d’ogni bontà e qualità, non rotto, non buffato, non crepato, ma sano et intero, e che il latte sia rotto tenerello, e di mescolo, e di quaglio, è colla solida vampata e di peso di libre 5 e mezzo a pezza”, in queste poche righe sono racchiuse molte caratteristiche del Pecorino Crotonese Dop, realizzato da APOCC – Organizzazione dei Produttori Ovicaprine della Calabria – con il solo impiego di “Latte 100% Crotonese”. Siamo nell’area storica del marchesato crotonese compreso tra le pianure del litorale ionico e le pendici dell’altopiano silano, dove la diversità delle essenze erbose che traggono origine dalla particolare natura del terreno forniscono una varietà di latte unica. Intenso e aromatico all’olfatto, il Pecorino rende immediatamente percepibile quanto si ritroverà nel suo

sapore, un’esperienza piacevolmente intensa per il palato. Le aziende socie sono ubicate in tutta l’area di produzione della Dop, e operano secondo una corretta prassi igienico-sanitaria, aderiscono al sistema Italialleva e vengono sottoposte a controlli funzionali dalla Stessa; tutto questo consente di ottenere un prodotto del tutto naturale, salubre e genuino in grado di raggruppare l’armonia dei profumi dell’antica Magna Grecia. E, visto che la certezza della provenienza è la migliore garanzia per il consumatore, il sistema di rintracciabilità segue a ritroso l’intera filiera che parte dalla singola azienda agricola socia del caseificio, passa attraverso il sistema dei trasporti fino allo stabilimento e si conclude con la commercializzazione del prodotto finito. Il proliferarsi e il buon esito dell’attività, ha permesso la realiz-


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zazione di un opificio sociale, dove avviene la produzione del Pecorino Crotonese, considerato uno dei formaggi più antichi del sud: notizie documentabili al riguardo si hanno a partire dal 1500 (il documento più interessante che testimonia l’arte antica di trasformare il latte risale al 1759). La città di Kroton era però già nota per i suoi verdeggianti pascoli e una cospicua attività pastorizia ai tempi della Magna Grecia, anzi, le prime prove relative alla lavorazione del latte nel territorio di Crotone si hanno già dall’età del bronzo. A riprova della centralità di tale attività, tra i tanti documenti e reperti storici conservati presso il museo nazionale di Crotone, spiccano numerosi vasi in ceramica, in particolare grandi vasi bollitoi e vasi troncoconici forati nonché vasetti miniaturistici che venivano utilizzati come contenitori per il caglio, tutti reperti impiegati dagli antichi pastori per la produzione casearia. Senza dimenticare che persino Virgilio nelle sue Georgiche cantava la bellezza e l’unicità dei pascoli che si trovavano sulle sponde dell’Esaro e delle mandrie sacre ad Hera pascolanti sul promontorio Lacinio. Possiamo dunque affermare che il territorio crotonese che ora ci regala il magnifico pecorino e la ricotta affumicata crotonese, vanta una tradizione antichissima nella lavorazione del latte e nella produzione dei formaggi, forse più antica di quanto comunemente immaginato.

Intenso e aromatico all’olfatto, il Pecorino Crotonese rende immediatamente percepibile quanto si ritroverà nel suo sapore: un’esperienza piacevolmente intensa per il palato che scaturisce dalla ricchezza di essenze erbose che caratterizza il territorio del marchesato crotonese compreso tra le pianure del litorale ionico e le pendici dell’altopiano silano

Oltre 30 anni di storia L’APOCC – Organizzazione nata con l’obiettivo primario di valorizzare e promuovere i formaggi tipici del crotonese, che ha svolto un ruolo di attrice principale per l’ottenimento del riconoscimento della Dop del Pecorino Crotonese nel 2014, nonché di promotrice della costituzione del Consorzio di Tutela della Dop del Pecorino Crotonese e ricotta affumicata crotonese – viene costituita nel 1984, riconosciuta con decreto del Presidente della Regione Calabria n. 658 del 9 maggio 1988; il suo scopo è la tutela dei diritti degli allevatori calabresi. L’Organizzazione è in stretta collaborazione con l’ARA Associazione Regionale Allevatori e con l’APA Associazione Provinciale Allevatori e di conseguenza soci dell’AIA Associazione Italiana Allevatori Nazionali, tale collaborazione cura gli aspetti sanitari dei propri allevatori. L’Organizzazione alla data odierna annovera circa 150 aziende socie con indirizzo produttivo di allevamenti ovini e caprini dislocati in pianura e in collina. Il patrimonio Zootecnico è costituito circa da 120.000 capi ovini di razza “Sarda”; 25.000 caprini di razza “Rustica Locale”. APOCC Via XXV Aprile, 62 - Crotone (Kr) Tel. 0962.22432 apocckr@virgilio.it - www.apocc.it


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Sapori sanniti

Tutto inizia con l’olio … e lo Stella Maiuri, seguito con passione e competenza dall’albero al frantoio all’interno dell’azienda agricola Di Cerbo, è davvero un olio unico, la cui qualità è confermata da svariati riconoscimenti ufficiali. Grazie a questo ingrediente fondamentale sono nate produzioni di sott’oli e creme tutti da provare

L’azienda agricola Carmine Di Cerbo ha sede in Dugenta, ma estende le proprie coltivazioni anche in altri comuni della Valle Telesina in Provincia di Benevento; l’uliveto copre circa 13 ettari di collina nel territorio di Sant’Agata de’ Goti, mentre i vigneti e le coltivazioni orticole sono dislocate nei comuni di Dugenta, Amorosi e Telese Terme. L’Azienda nasce, all’inizio degli anni 2000, con l’acquisto dell’uliveto che conta oltre 5000 piante di olivo delle varietà più pregiate e autoctone: Ortice, Ortolana, Sprinia, Raccioppella per l’80% (l’altro 20% è costituito da altre piante di diverse varietà). Inizia così la produzione dell’olio extravergine di oliva Stella Maiuri, dalle proprietà nutrizionali e organolettiche straordinarie, ottenuto curando le fasi di raccolta, molitura e trasformazione delle olive nel pieno rispetto della tradizione e della pianta, assicurato da rigorosi controlli che impongono tempi di lavorazione brevissimi: le olive vengono molite, esclusivamente a freddo, con frangitore (frantoio aziendale), entro le dodici ore successive alla raccolta forzata. Ben presto i sacrifici vengono ricompen-

sati da svariati riconoscimenti e attestati ottenuti con la partecipazione ai maggiori concorsi di olio extravergine. Quest’olio dall’inconfondibile aroma, unito alle coltivazioni orticole, ha indotto la naturale produzione di squisiti ortaggi e verdure sott’olio e delle relative creme; per queste lavorazioni è stato allestito un laboratorio di trasformazione che unisce le moderne tecniche igieniche alle tradizioni delle nonne: gli unici conservanti sono costituiti dall’aceto e dalla bollitura a 121 gradi dei vasetti confezionati, al fine di scongiurare totalmente il pericolo del botulino.

Azienda Agricola Di Cerbo Via Nazionale, 12B Dugenta (Bn) Tel. 0824.906010 www.aziendaagricoladicerbo.it

L’amore per la terra e per il territorio sannita hanno ispirato il principale obbiettivo dell’azienda Di Cerbo: valorizzare i prodotti sanniti nel rispetto delle antiche tradizioni. Si avvia, così, la produzione di passata di pomodori, di frutta sciroppata e infine di marmellate e composte di frutta che, per la loro genuinità stanno riscuotendo un gradimento strepitoso. Dal 2009 la gamma dei prodotti si arricchisce con i vini prodotti nel vigneto di famiglia: inizia così la produzione e la commercializzazione dei vini Lengua ‘e Femmena (rosso da tavola, dall’omonimo vitigno autoctono) e Trebula (bianco da tavola, ottenuto dal vitigno Malvasia di Candia). Il primo obiettivo è stato raggiunto dall’azienda alla fine del 2014 con il riconoscimento di azienda agricola biologica e quindi con la conseguente produzione di olio, sottoli, confetture, marmellate, composte, passato di pomodoro biologico


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Chi si ferma è perduto! È sempre in movimento, dinamica e creativa, l’azienda Tosti. Madre dell’unica bottiglia con l’ombelico, c’invita a brindare con il suo Metodo Classico Giulio I 2007, ma anche a fare un po’ di shopping speciale tra le pagine del suo nuovissimo sito

Azienda guidata da sette generazioni dalla famiglia Bosca, Tosti si trova a Canelli, nel cuore della zona di produzione del Moscato Bianco a Denominazione di Origine Controllata e Garantita, un territorio unico al mondo per vocazione vitivinicola, che è entrato a far parte del ristretto club Unesco e può fregiarsi del titolo di Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Dal 1820 produce vini e spumanti all’insegna della qualità: quasi due secoli di vendemmie e una lunga ricerca di territorio che hanno reso l'Alta Langa Metodo Classico Cuvée Giulio I Millesimato 2007 il più alto risultato e il vanto della produzione aziendale. Da sempre in movimento, dinamico e spumeggiante, il marchio Tosti produce anche aperitivi, liquori e un amaro di qualità: il Cardamaro. Ottenuto da un’antica ricetta voluta da Rachele Torlasco Bosca, è un amaro aromatizzato al cardo e al carciofo; tonico digestivo dalle innumerevoli proprietà salutari, a differenza di altri amari, è preparato con infuso a base di vino e di erbe selezionate tra le quali il Cardo alimentare (Cynara Cardunculus) e il Cardo Santo (Cardus Benedictus). Per acquistarlo, da oggi è possibile visitare il sito e-commerce Tostispecial.it, ultima iniziativa nata in casa Tosti a dimostrazione dell’interesse che l’azienda piemontese riserva all’innovazione e alla creatività. Visitando questo piccolo angolo digitale dedicato alle chicche e alle specialità Tosti, si ha la possibilità di ricevere direttamente a casa prelibate novità in confezioni speciali e si può anche fare realizzare bottiglie personalizzate per un evento, un’occasione speciale o per una persona cara. Anche con Tostispecial.it l’azienda di Canelli si conferma un marchio davvero speciale, come la bottiglia Tosti, la sola al mondo con l’ombelico.

Bottiglie da medaglia d’oro

Tosti Viale Italia, 295 - Canelli (At) Tel. 0141.822011 - www.tosti.it

Da dove viene la spinta a fare sempre meglio per il team Tosti? In primo luogo dai riconoscimenti ottenuti dalle sue migliori bottiglie. Come l’Alta Langa Metodo Classico Cuvée Giulio I Millesimato 2007 Tosti che si è aggiudicata la Gran Medaglia d’Oro Vinitaly 2014, superando le bollicine migliori del mondo, compresi gli champagne francesi. Da parte sua invece, sempre lo scorso anno, il Cardamaro ha ottenuto al concorso Tasted 100% Blind l’ottimo punteggio di 86/100, per Tosti motivo di grande orgoglio e spinta per continuare a migliorare ancora la qualità nel futuro.

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Silano. A portare avanti da 10 anni questa tradizione, la nuova proprietà si è mossa con la consapevolezza di poter offrire alla storica azienda sbocchi commerciali più ampi, puntando sì sul radicamento dell’Amaro e dell’Anice nelle abitudini calabresi ma anche sulle potenzialità di successo oltre i confini regionali e sulla possibilità di cavalcare nuovi trend come la crescita del mercato del liquore alla liquirizia. La svolta del 2005 ha comportato un potenziamento dell’efficienza distributiva, e un rinnovamento dei packaging, molto apprezzato anche grazie alla scelta di mantenere inalterati i sapori originari. «Fondamentale è coniugare tradizione e innovazione e noi cerchiamo di gestire il “vecchio liquorificio” valorizzando il mix di storia, qualità, cultura e rispetto dei buoni metodi di una volta che il nome Bosco porta con sé». In quest’ottica non stupisce che la simbologia aziendale con il lupo e il pino laricio rimanga chiaramente legata alla natura della montagna silana, ma al contempo l'Amaro Silano venga oggi utilizzato come ingrediente di interessanti cocktail. «Il noto barman Roberto Gulino, ha mixato al Silano marmellate di agrumi, rum, soda, bitter riserva. Il cocktail più apprezzato è il Rosso Silano preparato con 4 cl di bitter riserva, 4 cl di Silano, soda e guarnish, fetta d’arancia, lemon peel e ribes – conclude Maradei – Provatelo e buon divertimento!».

150 anni di gusto autentico Montagna calabrese e cocktail per le serate più giovani. Una tradizione secolare e la voglia di rinnovarsi mantenendo fede ai principi fondanti l’azienda. A 10 anni dal cambio di gestione, la Bosco Liquori – con i suoi prodotti di punta, il classico Amaro e il giovanissimo Nerò – è tutto questo. E ancora di più

L’Amaro Silano è un digestivo tonificante, con equilibrati sentori di radici e note erbacee molto forti, tipico dei tradizionali amari digestivi di montagna. La sua ricetta è segretamente custodita sin da fine ‘800. E non è stato certo il cambio di gestione dell’azienda, avvenuto nel 2005, a modificare questa tradizione: i fratelli Regina e il loro socio Marcelletti, fedeli alla volontà del fondatore, Raffaele Bosco, mantengono infatti vivo il mistero. «La Sila e le terre che la circondano offrono una flora incredibile, perfetta per poter giocare e sperimentare con le infusioni alcoliche

– spiega Domenico Maradei, direttore generale dell’azienda – Achillea, genziana, astragalo, liquirizia, cedri... Tutte le radici, gli arbusti, i frutti presenti in questa area potrebbero dare un valido contributo al gusto dell’Amaro Silano, e voglio simpaticamente pensare che tutte queste erbe vorrebbero farne parte, ma solo alcune di esse compongono il nostro prezioso corredo, gelosamente custodito». Fondata nel 1864 a Cosenza, la fabbrica di liquori Raffaello Bosco e figlio, divenne subito famosa grazie ai suoi prodotti di punta, l’Anice Bosco e, per l’appunto, l’Amaro

I successi del giovane Nerò Tra i prodotti Bosco anche un’ottima Sambuca, l’Erotika, liquore al cioccolato, lo storico Millefiori e il Nerò, realizzato con polvere di liquirizia della Sibaritide, la più ricercata al mondo. Nel 2013 Nerò si è guadagnato la medaglia d'oro per il gusto e la qualità all’International Spirits Award di Neustadt in Germania. Bosco Liquori Srl C.da Felicetta - Figline Vegliaturo (Cs) Tel 0984.969582 info@boscoliquori.it - www.boscoliquori.it


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