Jazzit 55

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INTERVISTA

giovanni mazzarino

di

luciano vanni

Le noti efficaci, come dichiara il pianista siciliano Giovanni Mazzarino in questo testo, sono alla base di “Light”, album edito da Philology dopo un silenzio discografico che risale al 2003. Ne parliamo con lui e con l’occasione ricostruiamo assieme un anno, il 2009, che lo ha visto protagonista di numerose produzioni e attivo nella veste di compositore, arrangiatore e produttore.

l ritorno sulle scene musicali di Giovanni Mazzarino, dopo almeno sei anni dedicati alla didattica, è a dir poco travolgente: un album inciso a proprio nome, “Light”, che racconteremo in queste pagine; la presenza, anche in veste di compositore e arrangiatore, nel recente disco dal titolo “A New Trip” (Philology) di Francesco Cafiso “Island Blue Quartet” (intervistato per noi da Flavio Caprera); il ruolo di direttore della produzione artistica e di arrangiatore in ben due lavori discografici, uno a firma di Cinzia Roncelli (“My Shining Hour”, Philology, recensito su questo numero di Jazzit) e l’altro a firma di Flora Faja (“Italian Songs”, Philology, recensito su Jazzit n. 52). Ne parliamo approfonditamente con lui: per telefono, attraverso uno scambio di e-mail e – può sembrare strano – anche attraverso sms. Ben trovato, innanzitutto. Non posso non inaugurare questa intervista chiedendoti a che cosa si deve una pausa così lunga dalla tua ultima incisione da leader. L’ultimo disco risale al 2003, “Live allo Spasimo” (edito da Philology, ndr), perché dall’anno successivo ho scelto di occuparmi della direzione dell’Accademia Musicale Siciliana. Per quattro anni mi sono avventurato nei meandri didattici, esperienza in termini professionali e umani di altissimo livello, anche se il mio desi27

novembre - dicembre '09

derio era legato al sentirmi suonatore: io voglio suonare e penso che non mi troverò più a occuparmi di affari burocratici, sia pure al servizio della musica. Conclusa pertanto l’esperienza dell’Accademia, ho desiderato sùbito ritornare a incidere e in brevissimo tempo ho scritto parte della musica contenuta nell’album. Veniamo a oggi. “Light” è un titolo che a mio avviso introduce perfettamente il contenuto musicale dell’album, così ricco di sfumare timbriche, calde e avvolgenti. In realtà, all’inizio, avevo pensato di intitolare il disco “Colours” e ogni brano avrebbe avuto come titolo un colore. Adoro l’armonia dei colori. C’è molto blu e relative gradazioni nel mio nuovo album. Il titolo “Light” è stato scelto per indicare l’atteggiamento solare, il divertimento, la condivisione musicale assolutamente spontanea che c’è stata, e ovviamente continua a esserci, tra me e questi straordinari musicisti, Adam Nussbaum, Marco Panascia, Giuseppe Mirabella e Dino Rubino. È nata prima l’idea del disco o la prefigurazione dell’assetto strumentale da convocare? Appena ho terminato di scrivere la musica di “Light” ho pensato ai miei cari amici siciliani, oltre che eccellenti musicisti: Giuseppe Mirabella alla chitarra e Dino Rubino alla tromba

e flicorno. Loro sono cresciuti con me e insieme abbiamo condiviso molte esperienze ma al nostro rapporto di profonda e reciproca stima mancava un’esperienza discografica. La loro maturità artistica e musicale mi ha convinto a preferire loro e, a posteriori, si è rivelata una scelta azzeccata. Per quanto concerne la sezione ritmica non ho mai avuto dubbi: Adam Nussbaum è un musicista che io stimo tantissimo (Giovanni Mazzarino collabora con lui, e con Steve Swallow, da più di dieci anni, ndr) perché il suo spessore artistico e umano è di altissimo livello; infine Marco Panascia al contrabbasso, siciliano ma americano d’adozione, musicista meraviglioso sotto tutti i punti di vista. Come sesto protagonista dell’album, se mi permetti, potremmo considerare anche Stefano Amerio, fonico di Artesuono. La ripresa è eccellente: calda e naturale Concordo appieno. Non ho avuto alcun dubbio neppure sulla scelta dello studio di registrazione: abbiamo inciso presso lo studio di Stefano [Amerio] a Cavalicco, in provincia di Udine; lui è un sound engineer di straordinaria professionalità, che ha garantito freschezza e sfumature al sound generale dell’album. Avviciniamoci alla musica. La title track Light, così come Retrato, evoca persistenti sapori sudamericani.

L’amore per la musica sudamericana viene da lontano. La pulsazione ritmica di questa musica, e di quella terra, possiede un fascino che non ha uguali. Le possibilità compositive, in termini melodici, trovano nel tessuto dei ritmi sudamericani un terreno assai fertile. Se si scrive una buona melodia che guarda alle note efficaci, le possibilità di armonizzazione sono molteplici e variegate. L’utilizzo della tromba, come strumento che si occupa delle esposizioni tematiche, enfatizza in tal senso la forza melodica. Mother è un altro gioiello compositivo, che rimanda il pensiero ai notturni di epoca tardo romantica. E poi, davvero affascinante la sua architettura. Ci racconti questo brano? La suite Mother è una mia recente composizione. La melodia del primo movimento, o tempo – il piano solo per intenderci –, è un omaggio a Chopin, grande musicista e compositore, precursore di certe armonie, oserei dire intriganti. Elementi tematici del primo movimento vengono poi elaborati nel secondo – quello di ripresa –, con l’aggiunta di periodi completamente nuovi; la strategia ritmica si basa su di un tempo dispari, quella armonica su armonie che si rifanno alla musica cólta europea in 28


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