Uva da tavola magazine - n. 4

Uva da Tavola L'informazione sulla viticoltura da tavola

www. u vad atavol a. com

MAGAZINE

Anno I ­ N. 4 settembre­ottobre 2013

COPIA GRATUITA

L'intervista

Difesa

Ricerca

Uve precoci: analisi della

Autunno: è tempo di muffa

Studio degli aspetti energetici,

stagione 2013

grigia

economici ed ambientali di un vigneto di uva da tavola

SOMMARIO 3

Editoriale

5

Ricerca

In questo numero

Il tema principale di questo numero di Uva da Tavola Magazine è la

tavola

rivista scientifica “Molecular Plant Pathology” stilando la classifica dei

botrite, uno dei patogeni più dannosi per l'uva da tavola. Infatti, la 10 patogeni fungini di maggiore importanza scientifica ed economica,

Dal mondo

Viticoltura cinese: tra contraddizioni e progresso

14

In questo numero

Studio degli aspetti energetici, economici ed ambientali di un vigneto di uva da

10

EDITORIALE

ha posizionato Botritis cinerea al secondo posto, grazie ai voti di 495

scienziati e ricercatori provenienti da vari Paesi. Tale articolo riporta che il 50% degli antibotritici è utilizzato solo in viticoltura.

Difesa

Autunno: è tempo di muffa grigia

20

L'intervista

22

Salute

Uve precoci: analisi della stagione 2013

La gestione della botrite, come quella di qualsiasi patogeno o insetto, non deve però prescindere da un’attenta gestione agronomica.

Pertanto risulta importante, ai fini anche della sostenibilità aziendale,

conoscere nel dettaglio gli aspetti energetici, economici ed ambientali di un vigneto, in modo da ridurre il più possibile i costi di produzione.

L'uva combatte lo stress di rientro dalle vacanze

Tale

aspetto

è

da

considerarsi

di

fondamentale

importanza,

soprattutto in questa stagione che, dopo aver visto un inizio esaltante per le uve precoci coperte per l’anticipo della raccolta, sta vivendo un

UvadaTavola

Rivista di informazione tecnico scientifica sulla viticoltura da tavola Anno I ­ Numero 4

Settembre­Ottobre 2013 Direttore responsabile Domenico Zagaria Redazione

Domenico Zagaria, Mirko Sgaramella,

Giuseppe Colucci, Michelangelo Stolfa

Hanno collaborato a questo numero Agrimeca­Grape and Fruit Consulting, Vitale Nuzzo, Stefano Martemucci, Michele Melillo, Vito Franchini,

Nicola Giuliano, Marina Amodio,

Angela Cortigiani, Pamela Cinquepalmi Direzione, redazione e segreteria

Via della Costituzione, 20 ­ 70016 Noicattaro (BA) info@uvadatavola.com Stampa

Grafica 080 ­ Modugno (BA) Reg.Tribunale di Bari

n° 723/12 del 22/03/12

periodo difficile, in particolar modo per le uve apirene, causa surplus

di produzione in vari Paesi concorrenti e conseguenti bassi prezzi di vendita.

Negli areali viticoli cinesi, invece, non sussistono tali problematiche.

Basti pensare che la Cina è il maggior produttore di uva da tavola del pianeta, ma tutto il prodotto, destinato totalmente all’autoconsumo, non riesce a soddisfare i fabbisogni interni. Per questo gli asiatici,

molto attivi nel settore della ricerca, "importano" tecnici provenienti da tutto il mondo per poter apprendere e migliorarsi continuamente in

questo settore. La viticoltura cinese, insomma, non conosce crisi, almeno per il momento.

Per quanto ci riguarda, non ci resta che consumare più uva da tavola, sfruttando una delle sue innumerevoli proprietà benefiche: ridurre lo stress e aiutare il rilassamento Buona Lettura

La Redazione

w w w . u v a da t a v o l a . c o m s eg u i c i a n c h e s u :

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Studio degli aspetti energetici, economici ed ambientali di un vigneto di uva da tavola

L

'

senza,

uva da tavola rappresenta uno dei comparti agricoli

con la più elevata domanda energetica e i più consi­ stenti impatti ambientali, dovuti soprattutto alla pre­ sin

copertura.

dall’impianto,

di

strutture

di

sostegno

e

di

Sulla base dei principi della sostenibilità ed economicità che

un prodotto agricolo dovrebbe avere è stata condotta a Ca­ stellaneta (TA), in c.da Gaudella, su un vigneto d’uva da ta­ vola

della

cv.

Italia,

un

analisi

multicriteriale,

di

tipo

energetico, economico e ambientale, sui diversi step della fi­ liera al fine di valutare come la produzione di uva da tavola può incidere sul sistema, in modo da fornire indicazioni e

permettere comparazioni sulla base delle diverse esternalità derivanti da diversi scenari.

L’indagine di campo ha permesso di raccogliere i dati inerenti gli input e gli output propri del sistema colturale (tab. 1).

­ L’analisi energetica è stata condotta secondo il princi­ pio dell’energy matter inputs (EMI), cioè stimando il quantitativo di energia, diretta ed incorporata, immessa antropicamente nel sistema.

Il consumo di energia per Kg di prodotto è stato calcolato

moltiplicando i diversi input utilizzati (macchine, ferti­ lizzanti, ecc.) per i rispettivi coefficienti di conversione energetica (CCE) (tab. 2).

­ L’analisi economica è stata eseguita attraverso l’analisi dei soli costi di gestione e per rendere tale confronto realistico si è fatto riferimento al modello organizzativo maggiormente

diffuso

nella

dell’azienda diretto­coltivatrice.

zona,

ovvero

quello

In particolare, per stimare il costo totale, ad ettaro e per

Kg di prodotto, sono stati considerati: il costo orario delle

macchine; il costo orario del lavoro; il costo unitario degli input utilizzati e dei materiali

.

­ L’analisi ambientale invece è stata effettuata mediante l’utilizzo della metodologia LCA (Life Cycle Assessment), mediante il software SimaPro 7.2. Applicando il metodo

CML (Center of Enviromental Science of Leiden Universi­ ty), che per ogni categoria d’impatto, esprime l’impatto stesso in Kg di sostanza emessa.

La Life Cycle Assessment (LCA) infatti è una metodologia

che analizza gli impatti ambientali legati alla produzione

Tabella 1. Input e Output del sistema.

UvadaTavola ­ n. 4

settembre­ottobre 2013

5

Tabella 1. Risultati medi del triennio 2009­2011, in riferimento.

Figura 1. Schema LCA (Life Cycle Assessment) dell’uva da tavola.

6

UvadaTavola ­ n. 4 settembre­ottobre 2013

consumo energetico per fattore (fig. 3), mostra che più del 40%

(circa

121.000

MJ/ha)

dell’EMI

è

dovuta

es­

senzialmente all’energia diretta relativa ai Kg di gasolio e

lubrificante utilizzati nelle varie operazione colturali, seguiti dall’energia

elettrica

(66.000

MJ/ha)

incorporata nei materiali (60.000 MJ/ha);

e

dall’energia

­ A livello economico (fig. 4), le operazioni colturali più

onerose sono risultate quelle manuali (potatura, aci­

Figura 2. Energia immessa nel sistema distinta per operazione (MJ ha¹).

nellatura, sfogliatura, ecc.), la difesa delle piante e la raccolta, che in entrambi i casi ammontano a più di 11.000 €/ha, soprattutto per l’incidenza che ha il costo del lavoro.

Infatti questo fattore di produzione, che pesa per circa

10.300 €/ha, rappresenta quasi il 70% dei costi di gestio­ ne totali;

­ A livello ambientale invece (fig. 5), è risultato che il si­ stema emette più di 5.200 Kg di CO2eq/ha. Nello specifico,

le operazioni che emettono più Kg di CO2eq/ha sono la fertilizzazione per il 41% e l’irrigazione per il 25%.

Figura 3. Energia immessa nel sistema distinta per fattore (MJ ha¹).

In conclusione le tre metodologie utilizzate hanno permesso di individuare le fasi o le operazioni dei vari processi produttivi più impattanti, al fine di ricercare ed tecnologiche più sostenibili.

introdurre alternative

In riferimento a quest’ultimo punto, dal presente studio è

emerso che le operazioni che assorbono più energia sono la difesa delle piante e le lavorazioni meccaniche, soprattutto per i Kg di gasolio e lubrificante utilizzati, mentre le operazioni più

impattanti in termini di CO2eq emessa sono, la fertilizzazione e l’irrigazione.

Figura 4. Costi di gestione distinti per fattore (€ ha¹).

Al contrario, in termini economici le operazioni più costose so­ no quelle manuali “ad impatto zero”, per il peso che ha il costo del lavoro sul bilancio delle aziende agricole.

Quindi alla luce di questo e in riferimento al nostro studio,

possiamo dire che nella ricerca delle alternative tecnologiche

disponibili, andando a ridurre, dove è possibile, alcune tecni­ che colturali che assorbono molta energia, si può incidere po­ sitivamente sull’effetto serra.

Stefano Martemucci

Dott. in Scienze e Tecn. Agrarie

stefanomartemucci@alice.it

Figura 5. Emissioni di CO2eq ripartita per operazione colturale (Kg ha¹).

di un qualsiasi prodotto o servizio lungo tutto il suo ciclo di vi­

Prof. Vitale Nuzzo

ta: dall’estrazione delle materie prime, attraverso tutte le atti­ vità di trasformazione e di trasporto, fino ad arrivare al suo smaltimento finale. Considera, quindi, la storia di un prodotto

o di un processo “dalla culla alla tomba”, ossia dalla fase

Università degli Studi della Basilicata

Dip. di Scienze dei Sistemi Colturali, Forestali e dell'Ambiente

vitale.nuzzo@unibas.it

d’impianto fino alla fase d’espianto (fig. 1), (Pergola et. al, 2011).

I risultati ottenuti hanno mostrato che:

­ A livello energetico (fig. 2), circa il 60% dell’energia to­ tale immessa è legata alle operazioni di difesa delle piante

e alle lavorazioni meccaniche, mentre, distinguendo il

BIBLIOGRAFIA

Pergola M., Favia M., Peretti B., Martemucci S., Palese A.M., Celano G., 2011. So­ stenibilità dell’uva da tavola in convenzionale e in bio. L’informatore agrario n° 39/2011.

UvadaTavola ­ n. 4

settembre­ottobre 2013

7

IL FORMULATO RAMEICO CHE FA LA DIFFERENZA! Funguran­OH 250 SC è un formulato rameico in sospensione concentrata

a

base

di

idrossido

di

rame

presente

in

concentrazione pari al 19,2%. Funguran–OH 250 SC nasce dalla

partnership di Certis con l’azienda leader tedesca in prodotti rameici Spiess­Urania e rappresenta l’evoluzione dei formulati

rameici. L’esclusiva formulazione è frutto di innovative tecnologie che garantiscono ottimi risultati di efficacia.

Il prodotto consente di ridurre le quantità di rame metallo distribuite per ettaro e risponde a pieno alle attuali restrizioni e limitazioni di impiego dei rameici in agricoltura per una difesa sostenibile delle colture.

Il materiale di partenza per la produzione di Funguran­OH 250 SC è rame metallo puro da cui si ottiene un principio attivo di elevata purezza.

In aggiunta l’elevata finezza e la caratteristica forma lenticolare delle particelle consentono una migliore adesività alla superficie

vegetale e massima disponibilità di principio attivo che si traduce in una spiccata prontezza d’azione con rilascio costante e prolungato degli ioni rameici attivi Cu++. La presenza di specifici coformulanti assicura l’adesività ai tessuti vegetali

della

pianta

e

una

superiore

resistenza

al

dilavamento. Il risultato finale è un'efficacia immediata e

prolungata nel tempo. Funguran­OH 250 SC presenta, anche, un’elevata sospensibilità in acqua legata alla finezza ed uniformità delle sue particelle.

Vantaggi

• Formulazione innovativa;

• Eccellente adesività e resistenza al dilavamento; • Spiccata prontezza d’azione;

• Rilascio graduale e prolungato di ioni rame di elevata purezza; • Massima efficacia anche a dosi d’impiego ridotte;

• Autorizzazione su numerose colture e contro diverse avversità; • Nessun imbrattamento; Nessuna sedimentazione; • Non richiede patentino.

Dosi e modalità di impiego

Funguran­OH vegetazione

né

250 i

SC

frutti,

non non

imbratta

crea

né

problemi

la

di

sedimentazione, ha una classificazione tossicologica favorevole, non richiede patentino, è efficace anche a basse dosi ed è indicato per i programmi di difesa

integrata e biologica consentendo di restare entro i limiti massimi di ioni metallo rame ammessi per anno per ciascuna coltura.

Funguran­OH 250 SC rientra nella linea rameici

Certis che include Patrol 35 WP, ossicloruro ad elevata persistenza, e Patrol Blu, nella specifica formulazione colorata.

Per ulteriori informazioni:

Certis Europe B.V. – filiale italiana

Tel: 02 9609983 – Fax:02 96248746 Funguran­OH 250 SC

®

Marchio registrato e prodotto originale

info@certiseurope.it www.certiseurope.it

Ridurre i costi dell’impianto è possibile con Gripple

Un impianto moderno, sicuro e che consenta di abbattere costi di manutenzione nel corso della vita del vigneto

Ottimizzare i costi di impianto e manutenzione è sempre più importante soprattutto nell’ottica della competizione con i paesi emergenti.

Occorre quindi essere in grado di conoscere ed utilizzare quelle innovazioni tecnologiche che possono garantire bassi costi di installazione e manutenzione a fianco di un impianto sicuro e durevole nel tempo.

Gripple, azienda nata negli anni ’80 a Sheffield, Inghilterra, è ormai leader mondiale di tendifilo ed accessori per vigneti. La divisione agricoltura oggi vanta numerosi prodotti, dalle ancore per sottosuolo a tendifilo in grado di lavorare con filo o funi di diverse dimensioni.

Prodotti di elevata ingegneria che garantiscono un lavoro impeccabile abbattendo costi di installazione e manutenzione.

Le ottimizzazioni proposte dell’azienda sono le seguenti

:

1. Ancoraggi Gripple, 18cm di larghezza, 1 o 1,5mt di fune ZnAl da 4mm, per installazioni a profonditá variabile. Si installa come un palo con un apposito picchetto, ottenendo fino a 1450kg di tenuta*.

2. Gripple Dynamic 4: Il Dynamic è l’ultima innovazione di Gripple. Si tratta di un morsetto indicato per i carichi “dinamici”. Il funzionamento è lo stesso dei morsetti Gripple tradizionali, con la differenza che permette, a mezzo di una chiave a brugola, di spostare le pareti interne del morsetto comprimendo ulteriormente la fune verso il rullo in ceramica cosí da assicurare il carico, soprattutto in caso di vigneti pesanti o frutteti, magari in zone ventose .

Il morsetto Dynamic è stato concepito per l’utilizzo su funi da 4/4.75mm. Una simile fune zinco alluminio, oltre ad avere una durata e resistenza maggiore di un comune filo zincato da 6 o 7mm permette un’installazione molto più facile e minori costi di manutenzione.

Come si evince dalla tabella sottostante pur essendo di un diametro inferiore, una fune di acciaio delle stesse caratteristiche di quella offerta da Gripple ha una resistenza maggiore rispetto ad un filo comunemente usato nei tendoni:

3. Gripple offere anche comodi kit chiamati Dpak, ideali per ancorare le testate contenenti 1 morsetto Dynamic 4 ed una fune ZnAl 4/4,75mm con un cappio preformato lunga 5mt. L’installazione raccomandata è a vela come nel grafico così da distribuire il carico sul palo in modo uniforme. L’installazione è fatta in meno di un minuto, si tende e ritende all’occorrenza per mezzo della pinza apposita.

4. Morsetti Gripple Small, Medium e Large possono poi essere utilizzati sui fili superiori a seconda delle dimensioni, evitando nodi e pieghe al filo. La tensione, come per il morsetto Dynamic avviene poi comodamente attraverso la pinza apposita. *A seconda del tipo di terreno

Vantaggi: • 5 volte più rapido da installare rispetto ai sistemi tradizionali • Ottimizza la durata del filo ­ non occorre fare nodi o pieghe • Manutenzioni e riparazioni rapide ed economiche • Rapido e facile da tendere anno dopo anno con la pinza apposita

Dal mondo

Viticoltura cinese: tra contraddizioni e progresso II Dott. Lorenzo Laghezza (Agrimeca ­ Grape and Fruit Consulting) ci racconta la viticoltura da tavola cinese dopo un viaggio in Estremo Oriente.

La Cina è il principale Paese produttore di uva da tavola nel

La provincia del Liaoning, situata circa alla stessa latitudine

nate quasi totalmente all’autoconsumo. Nonostante la grande

del Mar Giallo) ed è caratterizzata da primavere secche, estati

mondo, ma le produzioni ­ bisogna sottolinearlo ­ sono desti­ importanza che la viticoltura cinese assume a livello planeta­ rio, ancora poco sappiamo sulle tecniche di coltivazione dell’uva da tavola. In seguito ad un recente viaggio nel Paese

asiatico, il Dott. Lorenzo Laghezza, agronomo appartenente al gruppo di Agrimeca – Grape and Fruit Consulting, ha visitato

alcune aziende cinesi specializzate nella produzione di uva da tavola e ha voluto raccontarci la sua esperienza e le sue impressioni su una realtà molto lontana da quella occidentale,

C

ma altrettanto curiosa ed interessante.

onfrontarsi con la realtà cinese è ormai divenuta una necessità. Lo sanno bene tutti coloro che hanno

avuto la possibilità di visitare questo Paese così

importante per l’economia globale (basti solo controllare

quanto di quello che giornalmente utilizziamo è “Made in Chi­ na”…) ed al tempo stesso di così difficile comprensione per la mentalità occidentale.

Le contraddizioni e le potenzialità presenti in Cina rendono

questo Paese di grandissimo interesse anche e soprattutto per

quanto riguarda il settore agricolo. Il settore dell’uva da tavo­ la in modo particolare, così come la maggior parte delle coltu­ re, vede la Cina al primo posto nel mondo per produzione e fatturato (Foto 1 ­ Dati FAO, 2011).

L’itinerario nell’Estremo Oriente mi ha portato a visitare la

provincia del Liaoning (400 km circa a Nord­Est di Pechino) dandomi la possibilità di esplorare alcuni dei lati più interes­ santi delle tecniche adottate su questa coltura.

Foto 1 ­ Dati FAO 2011.

10

UvadaTavola ­ n. 4 settembre­ottobre 2013

dell’Italia, si affaccia sul Golfo di Bohai (la parte più interna

piovose (per un totale annuo di 550 mm) ed inverni rigidi (con temperature che possono scendere fino a ­28 °C).

Perché la coltura della vite possa sopravvivere all’inverno, le piante vengono letteralmente sotterrate per poi essere tirate

fuori in primavera (Foto 2). Questa pratica, molto dispendiosa in termini di manodopera in quanto eseguita completamente a mano, è tuttavia indispensabile per la coltura in pieno campo.

La ricerca cinese, molto attiva nel settore agricolo, ha iniziato a

sperimentare

sistemi

per

parziale, di questa operazione.

l’automatizzazione,

almeno

Tra le tecniche di maggiore impatto per la coltura dell’uva da tavola spicca, sia nella regione del Liaoning che sul territorio

cinese, la copertura dei vigneti. Si calcola ci siano sul territo­ rio nazionale 20.000 ettari circa di vigneti coperti per l’antici­ po della produzione, 2.000 ettari per il ritardo e ben 50.000

ettari per la protezione dalle precipitazioni. Mentre la prote­ zione dalle piogge è realizzata mediante semplici tunnel rive­ stiti di film plastico posti a copertura di uno o più filari (Foto

3), ben diversa conformazione hanno invece le strutture per l’anticipo della produzione

.

Di notevole interesse è la cosiddetta “solar greenhouse” (Foto

4, 5 e 6), utilizzata sia per anticipare la raccolta che per pro­ teggere le coltura dal freddo invernale. La struttura classica può essere schematizzata come una “mezza serra” orientata

secondo l’asse est­ovest. Il lato nord di una “solar greenhou­ se” è infatti costituito da uno spesso muro a uno strato (in

genere di terra) o più strati, composti dai più svariati mate­ riali (dai mattoni alla paglia per lo strato più esterno, dalla

Foto 2 ­ Impianti scoperti soggetti ad interramento invernale delle piante.

Foto 3 ­ Copertura antipioggia.

Foto 7 ­ Sistema di copertura automatizzata della Solar Greenhouse.

Foto 8 ­ Solar Greenhouse sul versante di una montagna.

bambù e legno, magnesite e fibra di vetro o combinazioni va­ rie a seconda delle disponibilità economiche. La struttura è

coperta con film plastico di differenti materiali, anche fotose­ lettivi, con la possibilità di apertura per il controllo della temperatura.

A seconda delle esigenze, nel periodo autunnale o invernale la

serra può essere protetta da un ulteriore strato isolante di differente spessore e materiale (dalla paglia di riso alle stuoie di carta resistente fino ai rivestimenti multistrato in fibre

sintetiche). Questo rivestimento, all'occorrenza, viene sroto­ lato al di sopra della serra già a partire dalla fine dell’estate: questa operazione, originariamente realizzata a mano, è ora completamente meccanizzata (Foto 7).

La copertura permette così di controllare illuminazione e

temperatura in base alle necessità. Ad esempio nal Liaoning la copertura notturna seguita poi da scopertura diurna (senza tuttavia mai sollevare il telo plastico) nel periodo invernale

permette di mantenere all’interno una temperatura anche di

+8 °C, quando all’esterno ce ne sono ­28 °C, senza riscalda­ mento. Con queste potenzialità gli agricoltori cinesi sono in Foto 4­5­6 ­ Solar Greenhouse.

grado di ottenere il germogliamento della vite anche in au­

vermiculite ai dischi di benzene o semplicemente da un

di uva tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio in concomi­

intercapedine vuota per lo strato intermedio, dai mattoni alla

pietra per lo strato più interno). La “solar greenhouse” è così

protetta dai venti freddi ed esposta a sud per una illuminazio­ ne costante durante tutta la giornata. Lo scheletro della serra è realizzato secondo proporzioni e con angolazioni ben precise

al fine di ridurre al minimo l’ombreggiamento all’interno della serra; la struttura può essere costruita con tubolari metallici,

tunno o in inverno, portando così sul mercato i primi grappoli tanza con la Festa di Primavera nota in occidente con il nome

di Capodanno Cinese, una delle più importanti feste tradizio­ nali. Le “solar greenhouse” non sono chiaramente utilizzate

solo per l’uva da tavola né sono diffuse solo nella provincia

del Liaoning. Curiose e di notevole impatto visivo sono le si­ stemazioni (Foto 8).

di

interi

versanti

UvadaTavola ­ n. 4

montuosi

in

altre

regioni

settembre ottobre 2013

11

Foto 9 ­ Grappoli di uva prodotta in Cina.

Tanti sarebbero ancora gli aspetti da considerare ma una cosa è certa: il mercato cinese ha una grande attenzione per la

qualità della frutta e per l’uva in modo particolare. La di­ mensione della bacca gioca un ruolo molto importante così

come il colore dell’epidermide (preferito il rosso ma spe­ cialmente il rosa) (Foto 9).

Molto importante è, infine, la forma del grappolo: a differenza

del mercato italiano ed europeo la presenza delle ali (le co­ siddette “spalle”) non è affatto gradita, per cui vengono elimi­ nate durante la fase di accrescimento, (Foto 10).

Foto 10 ­ Eliminazione delle ali del grappolo.

Lorenzo Laghezza

Agrimeca ­ Grape and Fruit Consulting

lorenzo.laghezza@libero.it

Difesa

Autunno: è tempo di muffa grigia

T

ra i patogeni più pericolosi in grado di provocare seri

conidi) con cui si diffonde nell'ambiente per raggiungere altri

cinerea, agente causale della muffa grigia, riveste un

pioggia, aderiscono sui tessuti vegetali della vite e germinano

danni all’intero comparto dell'uva da tavola, Botritis

ruolo di particolare importanza, non solo nella fase che

intercorre tra l'invaiatura e la maturazione, ma anche (e so­ prattutto) in post­raccolta.

Ubiquitario, polifago e in grado di svilupparsi anche sui tessuti vegetali morti, Botritis cinerea necessita di accurata gestione agronomica oltre che controllo di tipo chimico, d'obbligo per tutte le varietà di uva da tavola medio­tardive che verranno raccolte dopo le prime piogge di fine estate.

La muffa grigia durante il ciclo biologico della vite

Senza addentrarci troppo nelle caratteristiche del ciclo biolo­ gico e dell'epidemiologia di questo patogeno, ci limiteremo a ricordare che Botritis cinerea, a seguito di infezione, provoca la morte dei tessuti della pianta all’interno dei quali continua a vivere e a sporulare, ovvero a produrre corpuscoli (noti come

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UvadaTavola ­ n. 4

settembre­ottobre 2013

grappoli. I conidi del fungo, trasportati dal vento o dalla

penetrando i tessuti stessi. Più alta sarà la concentrazione di conidi, maggiore sarà l'aggressività dell'infezione provocata dalla muffa grigia.

Il picco di produzione di conidi si ha in primavera tra maggio

e giugno (a cavallo della fioritura) e in autunno in corri­ spondenza dell'arrivo delle prime piogge autunnali. I conidi

che infettano la vite possono essere prodotti nel vigneto stes­ so oppure su una delle oltre 200 specie di piante ospiti sulle

quali questo fungo è capace di svilupparsi. La germinazione

dei conidi avviene tra 1 e 30 °C (ottimo a 10 °C) e con una umidità relativa di almeno il 90 %. La temperatura ottimale per l'infezione, invece, oscilla tra i 16 e i 25 °C. In particolare

si considera empiricamente che a 15°C ed in presenza di acqua o umidità almeno del 90%, le infezioni avvengono approssimativamente dopo 15 ore (regola dei due 15).

appressori che agiscono attivamente nella formazione di un

varco di ingresso e nella penetrazione della pianta ospite (si parla di penetrazione attiva). Molto frequentemente la muffa

grigia si sviluppa dalla zona di attacco del pedicello con l'aci­ no, dove le microferite nell'epidermide possono portare alla fuoriuscita di sostanze zuccherine.

Durante il processo di infezione praticato dalla muffa grigia la pianta di vite non resta indifferente al proprio destino, ma

cerca di difendersi dalla penetrazione attuata dal patogeno. Si

può osservare, per quanto in modo localizzato nel sito di infe­ zione, attività di lignificazione, biosintesi di fitoalessine e accumulo di proteine PR (Phatogenesis Related).

I danni da tignoletta rappresentano un'importante via d'ingresso per la botrite.

I fiori quando invecchiano diventano suscettibili all'infezione di

Botritis cinerea evolvendo in infezioni latenti, anche se di­ versie pubblicazioni asseriscono che si tratta di un fenomeno poco frequente nella vite.

L'infezione da parte dell'agente causale della muffa grigia non

è tuttavia un evento così semplice. Secondo alcunii studi, per

avere una infezione da B. cinerea occorre la concomitanza di un insieme di eventi: presenza di ferite fresche, conidi dispersi da poco tempo e acqua sulla superficie dell'ospite. Si

tratta di eventi non troppo frequenti che, in genere, nel vi­ gneto si verificano contemporaneamente solo in fase di matu­ razione.

Le forme di resistenza invernali

Botritis cinerea è in grado di produrre due diverse forme di resistenza che le permetteranno di superare l'inverno: sclerozi

Il ruolo degli insetti nella diffusione della muffa grigia

Gli insetti svolgono un ruolo molto importante nella diffusione e nello sviluppo della malattia in pieno campo. Essi agiscono

sia come vettori dell'inoculo del fungo sulle ferite, sia come

causa delle ferite stesse, attraverso le quali si attua la pene­ trazione del fungo. Un tipico esempio è dato dal moscerino

dell'aceto presente sugli acini dall'invaiatura alla maturazione,

la cui attività favorisce la diffusione delle infezioni di botrite nei vigneti. I conidi di Botritis cinerea possono rimanere intrappolati nei segmenti degli insetti o sulla loro cuticola, sulle setole o sulle aree in rilievo oltre che del moscerino

dell'aceto, anche della tignoletta, dei tripidi e della mosca

della frutta. Le lesioni che si formano sull'acino a seguito del danno provocato da tignoletta e tripidi rappresenta una importante via di ingresso per la botrite. Appare chiaro,

quindi, che il contenimento della diffusione della muffa grigia

può essere efficacemente raggiunto anche con modalità indi­ retta mediante il corretto controllo degli insetti appena citati.

nei residui infetti caduti a terra o rimasti sui tralci, micelio

Modalità di infezione

resistenza in primavera si formano i conidi, strutture attra­

vite ha importanza scarsa o nulla. Scarsa importanza riveste

nelle fessure del ritidoma, acini e sarmenti. Da tali strutture di verso cui il fungo diffonde nell'ambiente col vento e con la pioggia.

Punti di infezione

La muffa grigia può penetrare nel grappolo in diversi punti,

sfruttando delle vie di ingresso già presenti o creandone essa stessa in maniera attiva.

La penetrazione di Botritis cinerea avviene raramente attra­ verso la colonizzazione del pistillo (parte femminile del fiore

della vite), quindi la latenza della muffa grigia sul pistillo (tipi­ co per molti altri frutti) risulta piuttosto rara.

È molto più frequente invece la penetrazione dagli acini me­ diante penetrazione passiva attraverso la cuticola (la parte più esterna dell'acino), gli stomi (punti di apertura sull'acino

attraverso i quali avvengono gli scambi di ossigeno ed anidri­ de carbonica che permettono la respirazione del frutto) o, ancora, tramite microferite sulla buccia della bacca.

Inoltre i conidi del fungo dispongono di strutture note come

L'infezione da parte della botrite degli stili e degli ovuli della anche l'infezione degli stami e dei petali. Maggiore importanza

sembra avere l'infezione dell'acino a partire da pedicello, ra­ chide e sue ramificazioni laterali. Queste parti sono suscetti­ bili soprattutto nei primi stadi di sviluppo dell'acino. Col passare del tempo il rachide diventa resistente alla malattia, a

differenza del pedicello che continua invece ad essere su­ scettibile. Altre vie di ingresso sono, come già detto, gli stomi

e le lenticelle. Come noto, B. cinerea si sviluppa anche su re­ sidui vegetali non vitali, come i residui fiorali, le caliptre e i frutticini abortiti che restano intrappolati nel grappolo.

Nelle prime fasi dello sviluppo, l'infezione non si verifica perchè le difese immunitarie sono alte. Dopo l'invaiatura le

difese della pianta diminuiscono man mano che il grappolo si avvicina alla maturazione. Frutticini abortiti e residui fiorali

contribuiscono allo sviluppo della muffa grigia. Inoltre, du­ rante la maturazione, da ferite e microferite, fuoriescono es­ sudati che forniscono un ottimo substrato per la germinazione di conidi. Con la diminuzione delle difese del grappolo d'uva, UvadaTavola ­ n. 4

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15

si avvia l'infezione sui frutti maturi con la manifestazione dei

primi sintomi. Si producono così nuovi conidi che si disperdo­ no e raggiungono altri grappoli. Iniziano così più cicli di infe­ zione, tipici del periodo di raccolta.

Infezioni latenti

Per infezioni latenti si intende quel fenomeno per il quale do­ po l'avvenuta infezione, Botritis cinerea rimane inattivo nel tessuto ospite e pur essendo vitale non causa, in un primo

momento, sintomi o danni evidenti. Le infezioni latenti che

avvengono prima dell'invaiatura in genere sono ben contenu­ te dalle difese naturali della pianta. Le infezioni latenti che si

Grappoli serrati come quelli di Crimson seedless sono più suscettibili agli

se naturali della pianta si riducono) possono in maturazione

il successivo deve essere più ristretto.

verificano dopo l'invaiatura (quando progressivamente le dife­

attacchi di botrite.

provocare maggiori sintomi e danni.

Alcune varietà sono particolarmente suscettibili alla Botrite

Su uva da tavola le infezioni possono aversi anche in post raccolta, Botritis cinerea sopravvive anche a 0 °C e a riesce a fruttificare a temperature poco sopra i 0 °C.

(es. Superior seedless), pertanto in alcune annate con clima umido e piovoso durante la fase di fioritura sarà necessario praticare uno o più antibotritici anche in fioritura.

Difesa dalla Muffa Grigia

Apporto di Azoto , Calcio e influenza sulla botrite

permettono di mettere a punto la più idonea strategia volta al

menta la suscettibilità alla botrite perchè provoca aumento

Gli elementi caratteristici della Muffa Grigia finora elencati, ci contenimento di questo pericoloso fungo patogeno. Le azioni da praticare dovranno essere di tipo preventivo, sia mediante una gestione razionale del vigneto che attraverso un controllo

di tipo chimico, necessario per tutte quei vigneti la cui condu­ zione punta al ritardo della maturazione.

Accorgimenti preventivi

Le pratiche agronomiche atte a creare condizioni non ottimali allo sviluppo del patogeno sono ben note: favorire la buona

Secondo molti studi l'utilizzo eccessivo di azoto (N), incre­ del vigore della pianta e conseguente riduzione dell'aerazione

e dell'ingresso di radiazione luminosa, incremento della

compattezza degli acini e diminuzione dello spessore della cu­ ticola. L'apporto di calcio (Ca) invece va considerato positiva­ mente

perchè,

secondo

numerose

pubblicazioni,

aumenterebbe la resistenza alle malattie e ridurrebbe la fuo­ riuscita di essudati limitando indirettamente lo sviluppo del patogeno.

aerazione della vegetazione e dei grappoli, ridurre l'umidità

Conclusioni

attorno al grappolo, evitare la formazione di ferite e lesioni

organismi viventi ma anche su tessuti vegetali non vitali.

relativa nel vigneto ad esempo con l'eliminazione delle foglie

(spaccature degli acini dovute ad oidio, fori di ingresso della

tignoletta nell'acino, lesioni provocate dalle ovideposizioni di Frankliniella occidentalis).

Controllo chimico della botrite

Come noto, il primo trattamento antibotritico da effettuare su uva da tavola va posizionato in pre­chiusura grappolo in modo

da raggiungere il rachide e il punto di congiunzione tra pe­ duncolo e acino prima che questo sia impedito dalla chiusura

del grappolo. I trattamenti successivi devono essere eseguiti

mediamente dopo 15–20 giorni dal primo trattamento per es­ sere poi ripetuto ad intervalli variabili più o meno l'unghi in

funzione delle condizioni climatiche (precipitazoni, umidità re­ lativa dell'aria e ventilazione). In presenza di precipitazioni

piovose e venti caldo umidi l'intervallo tra un antibotritico ed

La muffa grigia è un fungo patogeno capace di svilupparsi su Su uva da tavola la Botritis cinerea può colpire le foglie, i germogli, le infiorescenze e, con molto maggiore frequenza e

dannosità, i grappoli sia in pre­raccolta che in fase di frigo­ conservazione

.

Pertanto, appare indispensabile adottare una serie di accorgi­ menti

preventivi

di

natura

agronomica

per

evitare

l'insorgenza della malattia, oltre che valutare con cura la mo­ lecola ad azione antibotritica da utilizzare, vista l'insorgenza di fenomeni di resistenza da parte del fungo. Risulterà pertanto indispensabile in fase decisionale il supporto tecnico

di un agronomo che potrà aiutare il produttore nella scelta del

più efficace antibotritico per l'ottenimento del migliore dei ri­ sultati.

La Redazione

info@uvadatavola.com

La botrite del '95

Quella del '95 fu una stagione che molti viticoltori ricordano ancora oggi. Fino a quell'anno, i primi trattamenti antibotritici venivano effettuati solamente a partire da fine settembre sulle uve destinate a raccolta posticipata. Anche la copertura con film plastici veniva effettuata in ritardo rispetto ad oggi, in genere da fine agosto. A partire dal 29 luglio 1995 però, piogge incessanti che perdurarono per decine di giorni, favorirono forti attacchi di muffa grigia. Molta uva fu conferita presso le cantine e le perdite furono ingenti. Quell'anno segnò profondomante l'intero comparto dell'uva da tavola e contribuì all'adozione di nuove strategie antibotritiche che ancora oggi vengono normalmente utilizzate.

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L'intervista

Uve precoci: analisi della stagione 2013

C

Intervista a Michele Melillo (agronomo), Vito Franchini (viticoltore) e Nicola Giuliano (Giuliano Puglia Fruit) on il sopraggiungere del mese di Settembre la

Nessun problema particolare da segnalare per Summer Royal

rarsi pressoché conclusa. Il 2013 è stato per tali va­

alta

commercializzazione delle uve precoci è da conside­

rietà sicuramente un'annata da ricordare. Per fare il punto

della situazione e per cercare di individuare spunti utili per il futuro delle varietà precoci, Uva da Tavola Magazine ha

raccolto il punto di vista di un agronomo, di un produttore di uva da tavola e di un esportatore di ortofrutta. Ne è derivata

convergenza di vedute su alcuni aspetti, la qualità del pro­ dotto innanzitutto, ma anche visioni difformi circa le scelte,

principalmente di carattere varietale, da fare oggi per il futu­ ro, a sottolineare la fase di confusione che sta vivendo oggi il settore della viticoltura da tavola.

L'agronomo: altissima qualità delle uve precoci.

Credo che sia sotto gli occhi di tutti che le uve della varietà Vittoria coperte sotto telo abbiano avuto una fioritura e

un'allegagione ottima – osserva Michele Melillo, Agronomo – che ha permesso di raggiungere splendidi risultati per forma

e altre apirene precoci se non un invito a tenere sempre in considerazione

l'equilibrio

dell'impianto.

vegeto

produttivo

Dal punto di vista fitopatologico – ha concluso il Dott. Melillo – va solo ricordato che il problema principe nei nostri vigneti,

l'oidio, è risultato quest'anno particolarmente intenso per

quanti non hanno tenuto alta la guardia nel periodo critico. Il

più piccolo errore di gestione nella fase compresa tra la fiori­ tura e l'allegagione ha comportato in questa stagione grossi problemi di oidio. Con le temperature basse verificatesi tra la fine

della

fioritura

e

l'inizio

dell'allegagione

è

stato

importantissimo tenere stretto il turno tra un trattamento e

l'altro, così come importanti sono state le defogliazioni e i trattamenti con zolfo che, non va dimenticato, ci ha dato una grossa mano.

Nessun particolare problema invece con gli insetti, e men che meno riguardo peronospora e muffa grigia.

del grappolo, calibro e colore della bacca. I vigneti sono ri­

Il produttore di uva: annata eccellente, ma il futuro sa­

uva che ha in parte impedito di raggiungere il massimo grado

L'annata 2013 è stata davvero eccezionale per le uve precoci,

sultati molto carichi e su alcuni impianti si è lasciata troppa qualitativo. Certo, dal punto di vista tecnico va detto che in

molti casi una più attenta selezione nei nostri impianti di uva

da tavola aumenterebbe il livello medio di qualità del pro­ dotto, ma è pur vero che la decisione di lasciare più uva è spesso dettata da motivazioni di carattere economico e commerciale che sovrastano gli aspetti tecnici.

I tendoni di Vittoria scoperti hanno invece risentito enorme­ mente degli abbassamenti termici verificatisi in fioritura,

condizione che ha portato ad una fioritura ed una allegagione

pessima. Una differenza davvero enorme rispetto agli impianti coperti.

Le uve della varietà Superior seedless hanno avuto ottima

qualità e produzioni molto elevate. Anche in questo caso il ca­ rico produttivo è risultato eccessivo (non pochi produttori hanno lasciato sulla pianta grappoli senza alcuna speranza di

poter raggiungere i requisiti minimi di qualità fissati per que­ sta varietà). Questo non di rado ha determinato difficoltà

nella maturazione. In questa stagione sono stati segnalati no­ tevoli danni da imbrunimento sugli impianti di Superior

Seedless. Equilibrio del vigneto e gestione della luce sono i

due parametri fondamentali da monitorare e gestire per evi­ tare la comparsa di questa sintomatologia.

20

UvadaTavola ­ n. 4

settembre­ottobre 2013

rà delle uve senza semi.

da tutti i punti di vista – dichiara Vito Franchini, produttore di uva da tavola – la

fioritura è avvenuta al meglio negli

impianti coperti, soprattutto nelle zone più vicine al mare del Sud­Est Barese. Ma attenzione, il trend di lungo periodo delle uve precoci con semi, Vittoria e Black magic, è negativo e non

consiglio di continuare a produrre tali uve. Le uve precoci senza semi ad inizio stagione sono andate altrettanto bene di

quelle con semi, come qualità, quantità e commercializzazio­ ne, con in più il vantaggio di godere di costi di produzione più bassi rispetto alle varietà con semi.

Quanto ai problemi di carattere fitopatologico – conclude V.

Franchini – nella mia azienda non se ne sono verificati, anche

in quest'annata dove l'oidio è stato un serio problema in di­ verse aziende. Questo perché faccio attenzione a trattare nei

periodi critici con un turno piuttosto stretto (5–6 giorni) in fa­ se di pieno sviluppo ed ingrossamento. Credo infatti che sia

più importante stringere il turno che aumentare le dosi del singolo intervento.

Infine, un appello ai produttori: il futuro sarà delle uve senza

semi, ma attenzione, abbiate la consapevolezza che fra qualche anno anche dalle uve senza semi si spunteranno

prezzi non più alti di 50­60 centesimi/kg. Questo significa che

sarà fondamentale diminuire i costi e sappiamo che con le uve

il meglio. Il segreto per conservare le nostre fette di mercato

mi/kg di uva sono troppi, dobbiamo competere con altri Paesi

– continua N. Giuliano – è imparare a lavorare. Occorre spe­

con semi non sarà possibile. A mio parere, 70­80 centesi­ che godono di prezzi di manodopera molto bassi. E bisogna far presto ad adattarsi al mutato contesto produttivo. Non

credo passeranno più di 5­6 anni prima che si realizzi lo sce­ nario che ho descritto.

L'esportatore di ortofrutta: non ci sbilanciamo troppo verso la produzione di uve apirene.

Le uve precoci sono state commercializzate bene e sono state

vendute con tranquillità, – valuta Nicola Giuliano, titolare dell'azienda di esportazione Giuliano Puglia Fruit – sono

state rispettate le aspettative e il mercato è stato attivo.

Hanno sofferto le nostre prime uve apirene giunte sul mercato, per la competizione delle concomitanti uve tardive

sudafricane e delle uve precoci spagnole che godevano di prezzi bassi e quindi molto concorrenziali. Del resto questo

problema è presente ancora oggi. La qualità delle uve di que­ sti Paesi concorrenti è variabile. Come accade anche da noi, ci sono buone aziende che fanno alta qualità (anche se tendenzialmente in queste aree di produzione sono soliti non

difendersi dalle intemperie). Riguardo le uve precoci con se­ mi, dove non c'è concorrenza sul mercato, tutto è andato per

e sostenere la concorrenza con gli altri Paesi produttori di uve

cializzazione e capacità di differenziarsi in meglio. Le uve ita­ liane non sono competitive per il costo. Serve allora qualità,

un prodotto bello, non massivo, selezionato, fatto dagli spe­ cialisti dell'uva da tavola. Ma attenzione, la qualità va intesa

anche come sicurezza, etica, ambiente, rispetto dei discipli­ nari. E sicurezza nei campi. Sono questi elementi di pregio

che danno valore aggiunto alle nostre uve, da spendere in tutto il mondo.

E infine un’indicazione per la programmazione futura: non

ci sbilanciamo troppo verso la produzione delle apirene per le quali la concorrenza impensierisce notevolmente di più.

Guardiamo al futuro – conclude N. Giuliano – ma senza

invertire la rotta. Attualmente non siamo ancora professionisti sulle uve apirene, non siamo migliori degli altri Paesi del

mondo. Se tutti punteranno verso le uve senza semi sarà fa­ cile andare in tilt: troppe apirene e carenza di uve tradizionali con semi. La parola chiave deve essere giusto rapporto tra

uve con seme/uve apirene. Cambiare sì, ma in modo gradua­ le.

Mirko Sgaramella

Agronomo

Salute

L’uva combatte lo stress di rientro dalle vacanze

S

embra impossibile ma il rientro dalle vacanze è uno

dormire. Oltre a questa sostanza, il frutto contiene la vitamina

aver dovuto lasciare il luogo di villeggiatura per

tutti coloro che hanno bisogno di rilassarsi, oltre alle vitamine

dei momenti più critici dell’anno: siamo tristi per

tornare a chiuderci in casa o in ufficio, magari affondando una valanga di pratiche, di appuntamenti e di scadenze.

Ed ecco comparire stanchezza, perdita di appetito, mal di te­ sta, anomalie del battito cardiaco, dolori muscolari, mentre,

dal punto di vista psicologico, ci si può sentire facilmente irri­ tabili e ansiosi, con disturbi del sonno e dell’umore, difficoltà

di concentrazione, malinconia, sensazione di vuoto. Sono i sintomi della cosiddetta “sindrome da rientro” che, secondo gli esperti, interessa in Italia una persona su due.

Secondo

una

ricerca

dell’Istituto

di

Patologia

vegetale

dell’Università di Milano, pubblicato sul Journal of Science of Food and Agricolture, il consumo di uva da tavola aiuta contro

B6, necessaria per individui contratti, nervosi, insonni e per

A e C essenziali per assicurare il buono stato dei vasi sangui­ gni e per svolgere un’azione antiossidante.

Secondo le analisi la frutta conterrebbe sostanze con la stessa funzione del diazepam, un principio attivo tranquillizzante presente in molti farmaci e che si trova in modo particolare nella mela.

In generale, il consumo di alimenti che contengono zuccheri

semplici, come l'uva da tavola, aumenta da parte dell’organi­ smo la produzione di serotonina, il neuromediatore del be­ nessere, che stimola il rilassamento e che può agevolare il ritorno ai ritmi di vita quotidiani.

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il caldo e lo stress causato dalla fine delle vacanze estive.

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La melatonina, abbondante soprattutto nelle uve rosse, oltre

a svolgere un’azione antiossidante, può aiutare a regolare i

ritmi circadiani negli esseri umani e il ciclo sonno­veglia indi­ cando al nostro organismo quando è il momento di andare a

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