L’istinto che guida i cristiani

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Nel documento della Commissione Teologica Internazionale sul «sensus fidei» L’istinto che guida i cristiani di Sara Butler*

L’espressione sensus fidei non compare né nella sacra Scrittura né nella dottrina formale della Chiesa previa al concilio Vaticano II. Tuttavia, le primissime fonti cristiane testimoniano che i credenti ricevono un’unzione che li rende atti a conoscere e a confessare la verità del Vangelo (Giovanni, 2, 20-27) e che la Chiesa nel suo insieme, istruita dallo Spirito Santo, non può errare in materia di fede (Giovanni, 16, 13; 1 Timoteo, 3, 15). Il sensus fidei era un concetto noto ai teologi ben prima di diventare oggetto di riflessione sistematica. Molti cattolici associano il sensus fidelium al noto saggio del beato John Henry Newman Sulla consultazione dei fedeli in materia di dottrina (1859) e forse anche al rivoluzionario Jalons pour une théologie du laicat (1953) di Yves Marie-Joseph Congar. Altri potrebbero ricordare il suo esponente del XVI secolo, Melchor Cano, o il “canone” dell’apologista san Vincenzo di Lerino, del quinto secolo, sulla fede sostenuta ovunque, sempre e da chiunque (quod ubique, quod semper, quod ab omnibus creditum est). Di fatto, il sensus fidei è un tema che continua a interessare i teologi contemporanei, che però seguono vari approcci e non hanno adottato una definizione unica dei termini. Nella convinzione che sia importante impegnarsi per una comprensione condivisa di tale dottrina, specialmente in vista della consultazione per l’imminente Sinodo sulla famiglia, la Commissione teologica internazionale ha preparato Sensus fidei nella vita della Chiesa. Il documento propone una spiegazione e un chiarimento teologici di alcuni aspetti del sensus fidei e suggerisce criteri per discernerne le manifestazioni autentiche. Il primo capitolo ripercorre le fonti bibliche del sensus fidelium, offre una prospettiva di come ha operato nella storia e nella tradizione della Chiesa e illustra l’insegnamento del concilio Vaticano II e il magistero postconciliare sull’argomento. Il secondo capitolo tratta la natura e le manifestazioni del sensus fidei fidelis nella vita personale del credente. Lo fa alla luce della comprensione classica secondo cui il sensus fidei è una proprietà della virtù teologale della fede. Naturalmente il sensus fidei ha a che fare con la fede. Il primo capitolo inizia con l’illustrazione del ricco insegnamento biblico sulla fede quale risposta libera e decisiva dell’intera persona (Marco, 12, 30) alla Parola di Dio, e a Gesù Cristo stesso, resa possibile da un dono dello Spirito Santo (1 Corinzi, 12, 3). Implica l’adesione al messaggio evangelico del Signore crocifisso e


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