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INCHIESTA UN LAVORO PER RINASCERE

li avremmo qui tra le nostre mura, più vicino per trasferirgli maggiormente tutte le competenze necessarie. Diventerebbero a tutti gli effetti parte integrante dell’impresa insieme agli altri dipendenti. E una volta scontata la pena, perché no, quel posto di lavoro potrebbe essere ancora loro”.

Testimonianze, queste, che sono l’esempio di un interesse concreto da parte delle realtà imprenditoriali varesine sul fronte del reinserimento sociale delle persone detenute.

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A livello regionale il bilancio è tavolo coordinato dalla Prefettura e costituito dai Direttori delle Case Circondariali di Varese e di Busto Arsizio, dai rispettivi Comandanti della Polizia Penitenziaria, dalla Camera di Commercio e da tutte le parti sociali del territorio, tra cui Confindustria Varese. prima o poi, torneranno sul territorio come donne e uomini liberi”. positivo ma come tiene a precisare il Direttore della Casa Circondariale di Varese, Carla Santandrea, “occorre una spinta ulteriore per rafforzare un percorso già intrapreso e per consolidare collaborazioni attive da tempo”. Non è una questione di premio alla buona condotta dei detenuti e nemmeno un modo per far fronte alla difficoltà delle imprese di trovare manodopera. Bensì, una lotta alla recidiva. Secondo le statistiche del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, infatti, quando manca l’opportunità lavorativa il rischio che la persona torni a delinquere si aggira intorno al 70%, per calare invece al 2% in caso di occasioni concrete di formazione e impiego.

“Il calo del tasso della recidiva dal 70% al 2%, dovuto alla possibilità di lavorare, ci fa riflettere sul fatto che dobbiamo continuare a favorire la formazione e l’assunzione dei detenuti da parte delle realtà imprenditoriali.

Ecco che allora coniugare il mondo del lavoro e della formazione a quello carcerario diventa un passaggio fondamentale all’interno del trattamento di rieducazione. Non solo per promuovere la dignità della persona e un reinserimento nella società con un bagaglio di valori nuovo, ma anche per assicurare alla stessa comunità dei vantaggi a livello di tutela, socializzazione e integrazione. E perché no?

È su questo dato che si fonda il

Anche perché è solo assumendo le persone fin dal loro periodo di detenzione che le aziende possono beneficiare delle agevolazioni fiscali previste dalla Legge Smuraglia, sia durante il periodo carcerario, sia nei 18/24 mesi successivi alla scarcerazione”, specifica il Prefetto di Varese, Salvatore Pasquariello.

L’obiettivo del lavoro sinergico tra le parti è quello di creare un più intenso collegamento tra “il dentro e il fuori” le sbarre. Perché, come sottolinea Maria Pitaniello, Direttore della Casa Circondariale di Busto Arsizio, “se da un lato, si tratta di persone che hanno violato la legge e, dunque, con una ragione per poter essere private della loro libertà, dall’altro, dobbiamo considerare che,

Trasmettere le conoscenze necessarie per colmare, almeno in parte, quel gap tra domanda e offerta di lavoro che frena lo sviluppo di molte imprese varesine e non solo.

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