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Come funziona E AGISCE UN CLUSTER

Paola Margnini Responsabile Ufficio Studi Confindustria Varese

I cluster sono qualcosa di più di un tipico distretto industriale. All’elemento della concentrazione delle imprese di un settore in una determinata area si aggiungono il sistema della conoscenza (Università e centri di ricerca) e l’impegno delle istituzioni (private e no). Per questo si parla di un modello organizzativo a “tripla elica”, fatto di progetti collettivi. Un esempio concreto, attivo da 14 anni, è quello del Lombardia

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Aerospace Cluster

Dalla teoria alla pratica. Il concetto di cluster, e prima ancora quello di distretto, è stato lungamente studiato dagli economisti che hanno visto in questa forma di “annidamento di imprese specializzate in un territorio” un plus da valorizzare per lo sviluppo di alcune zone e settori. Si tratta di un incrocio virtuoso tra specializzazioni produttive che si stratificano nel tempo e si contaminano tra loro e la cultura industriale che contemporaneamente si forma e si arricchisce in una determinata area. È un’alchimia che si sviluppa a volte casualmente. Pensiamo alla nascita nell’immediato dopoguerra dei distretti industriali in Italia. Il distretto si proponeva come modello innovativo di sviluppo, alternativo alle grandi concentrazioni in un’unica fabbrica, poiché valorizzava un sistema di “dense relazioni comunitarie in cui sono immersi i sistemi produttivi locali che portano naturalmente alla circolazione delle informazioni e delle conoscenze delle tecniche e delle relazioni fiduciarie”.

Sono tre gli ingredienti chiave che permettevano questa fabbrica diffusa, molto vicina al modello italiano: connessione, conoscenza specifica e fiducia. Il distretto tradizionale nel tempo si è, a sua volta, evoluto. Oggi si parla sempre più spesso di cluster. Un concetto che amplia i confini del distretto, strettamente produttivo, includendo anche il sistema della conoscenza (Università e centri di ricerca) e le istituzioni, private e no. Tre mondi che attraverso il cluster si mettono in sinergia (Triple Helix Cluster). Sul loro funzionamento si sono concentrati numerosi studi a livello internazionale e, nell’arco degli ultimi 15 anni, il concetto di cluster è divenuto un vero e proprio “format” per organizzare modelli di sviluppo territoriale ed impostare adeguate politiche industriali di supporto. Ma cos’è veramente un cluster e come questo possa funzionare rimane ancora un’alchimia. È quindi interessante comprendere come si governa un cluster, partendo, ad esempio, dall’esperienza maturata dal Lombardia Aerospace Cluster (LAC). L’elemento essenziale affinché un cluster funzioni è il reciproco affidamento. La fiducia tra i vari soggetti (imprese, Università, istituzioni) è fondamentale per creare relazioni. Perché il cluster non è una forma organizzata di supply chain, ma qualcosa di più e di diverso. Un buon cluster riesce a far emergere la volontà collaborativa dei soggetti e aiuta le imprese a superare il rapporto 1 a 1, tra cliente e fornitore.

Si ha un buon cluster quando i vari soggetti si comportano in maniera collaborativa, come insegna la migliore teoria dei giochi: il massimo per tutti si realizza quando non prevale la competizione, ma la collaborazione. Fondamentale quindi che ci sia una regia che può essere formale con l’istituzione, nei casi più strutturati, di una vera a propria Cluster Organization, come nel caso del LAC o anche informale, con l’istituzione di Communities guidate. La capacità di rendersi credibili ed affidabili da parte dei soggetti che gestiscono questi sistemi di relazione è essenziale, perché solo così possono essere riconosciuti come soggetti super partes. Una volta costruito il clima di fiducia, si può iniziare ad operare nella realizzazione dei progetti collettivi che sono l’anima di un’azione da cluster. Il cluster, infatti, inizia laddove finisce la capacità di incidere del singolo. Il cluster deve aggiungere opportunità, aiutare a sviluppare il capitale di conoscenze specifiche sul territorio, migliorando il contesto in cui i singoli soggetti operano. Potenziando e rendendo più

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