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Dal Censis quadro poco entusiasmante

Prezioso e puntuale ai primi di dicembre è stato diffuso il lavoro del Censis col suo atteso appuntamento annuale, che rafforza con dati e analisi quanto la Uil sostiene quotidianamente. “L’Italia è ferma e le misure prese nella Legge di Bilancio non aiutano la crescita - attacca il segreteraio generale, PierPaolo Bombardieri - il lavoro, l’emergenza del caro energia e dell’inflazione, non riequilibrano le troppe ingiustizie e iniquità. Gli italiani sono preoccupati perché dopo due anni complicati vedono davanti mesi molto difficili L’impennata dei prezzi dell’energia con conseguenze su molti ambiti di produzione e lavoro sta comportando una perdita del potere d’acquisto di lavoratori e pensionati. Se l'indice dei prezzi al consumo è aumentato nel primo semestre del 2022 del 6,7% rispetto allo stesso periodo del 2021, i salari da lavoro dipendente a tempo pieno sono aumentati solo dello 0,7% E per le famiglie meno abbienti l’incremento medio dei prezzi è pari, addirittura, al 9,8% Aumentano, in questo modo, le disuguaglianze tra le famiglie e quelle

FUTURO

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Il quadro dipinto dal Censis è a tinte fosche: l’Italia è alle prese con criticità più volte evidenziate dalla Uil

Bombardieri: “I dati dicono chiaramente che la Uil ha ragione”

con più difficoltà continuano a rimanere indietro, sole a confrontarsi con le difficoltà di questi tempi bui e senza adeguate protezioni sociali”.

Insoma, c’è poco da stare allegri: “Più della metà dei lavoratori dipendenti in Italia, quasi sette milioni, è attualmente in attesa del rinnovo contrattuale È una continua attesa - ricorda Bombardieri - che mediamente dura 3 anni. E con la crisi economica durissima in corso va tenuto conto che nel settore privato oltre 4 milioni di lavoratori non raggiungono una retribuzione annua di 12.000 euro. Il lavoro dipendente non protegge più dai rischi, basta pensare che in povertà relativa si trova circa il 10% degli occupati”.

Poi c’è il tema giovani, “che sono sempre di meno, più qualificati, ma con un tasso di occupazione decisamente inferiore rispetto gli altri paesi europei e un reddito molto più basso, anche a causa dei lunghi percorsi di precariato che devono affrontare”. Non parliamo, poi, dei pensionati “usati sempre come bancomat, sono tra quelli più esposti all'erosione del potere d'acquisto. Il rapporto, poi, mette ben in evidenza che al Sud le pensioni medie sono di circa il 20% inferiori a quelle del Nord e per quanto riguarda le donne scendono di circa il 28% rispetto a quelle degli uomini La fotografia dall’Istituto dà ulteriore coerenza alla nostra scelta di intraprendere iniziative di mobilitazione per aumentare la consapevolezza e l’attenzione sulle mancate risposte a problemi urgenti che condizionano la vita reale delle persone ”