La scienza della qualità - novembre 2008

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Agricoltura biologica

richiede disponibilità, tempo, organizzazione e predisposizione. Nel qual caso deve semplicemente informarsi presso la propria organizzazione professionale agricola per gli obblighi di legge cui ottemperare; Nel caso di aziende che per vari motivi pensino di non potere o non volere commercializzare tutto da sole è opportuno che esse si mettano in contatto con cooperative di agricoltori biologici o comunque strutture commerciali attive nella propria zona e specializzate sul biologico per avere: assistenza tecnica adeguata; garanzia di collocamento del prodotto. La garanzia di collocamento del prodotto si ottiene solo dopo avere programmato le colture da fare in quantità e periodi, elaborando queste notizie in base alle richieste di mercato. Nel caso di aziende che, invece, vogliono o hanno la possibilità di rifornire i mercati nazionali ed internazionale della DO o GDO, è indispensabile possedere,oltre a tutte le strutture necessarie, capacità manageriale e di commercializzazione.

Gestione dei cambiamenti In realtà non si tratta di una gestione dei cambiamenti ma di una dialettica vera e propria. L’agricoltore con l’assistenza del tecnico propone e l’ambiente risponde ed alla fine di ognuna delle stagioni si tirano le somme: si ricercano gli immancabili errori e si proporranno ed attueranno modifiche alla gestione prescelta. Fertilizzazione Generalmente in agricoltura biologica, salvo pochi fortunati casi, si pone il problema di colmare un differenziale negativo del livello di sostanza organica del terreno e ciò si fa mediante l’ammendamento. I tre tipi di ammendamento più frequentemente praticato in agricoltura biologica sono:

Piano di conversione Predisporre e organizzare un piano di conversione che deve obbligatoriamente in considerazione: - il miglioramento della fertilità; - le rotazioni; - una scelta accurata di: varietà, epoca e sesti d’impianto e per le colture frutticole, porta-innesti, forma di allevamento, tecniche e tempi di potatura, etc. La gestione del suolo va modificata, cercando di lavorarlo quando opportuno e con i mezzi meccanici più idonei per mantenere una buona struttura ed evitarne il compattamento. La scelta delle coltivazioni va fatta in funzione della vocazione territoriale, evitando il più possibile rischi dovuti alle avversità fitopatologiche: più è rispettata la vocazione del territorio e delle colture che si sceglie di coltivare e più dette colture crescono in maniera sana e con meno problemi. Nella scelta vanno evitati anche i più grossi rischi prevedibili in relazione al mercato scelto, ad esempio preferendo le specie e le varietà che consentono una collocazione sul maggior numero di mercati possibile.

- la somministrazione di letame: una mescolanza di deiezioni animali e paglia maturato in presenza di aria per un lasso di tempo sufficiente a dare, in seguito all’attacco microbico, dei composti atti a formare una struttura glomerulare del suolo, con la creazione di microcamere in cui le radici possono crescere e reperire facilmente nutrimento ed acqua; - compost: mescolanza di prodotti di origine organica, soprattutto vegetale, trasformata ad opera di microrganismi in humus; - il sovescio: consiste nella semina di essenze (leguminose, graminacee, crocifere, etc.) destinate poi ad essere frantumate ed interrate per migliorare la fertilità del suolo di coltivazione. Il Reg. (CE) 2092/91 dice espressamente che “..la fertilità e l’attività biologica del suolo devono essere mantenute od aumentate, nei casi appropriati , mediante .. la coltivazione di leguminose, di concimi verdi o di vegetali aventi un apparato radicale profondo nell’ambito di un adeguato programma di rotazione pluriennali..”


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