Tutto_Misure n.4 - 2023

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Alessandro Ferrero

EDITORIALE

Umani o artificiali?

Human or artificial? Cari Lettori, Giunti al termine di un altro anno difficile si apre, come di consueto, l’opportunità di qualche riflessione, per tentare d’intravedere quali nuove sfide ci attendono e come la nostra comunità di misuristi possa contribuire ad affrontarle. Tanti sono gli ambiti sui quali siamo chiamati a riflettere. È tuttavia opportuno ricordare che questa è una rivista tecnica. Io sono un tecnico e le mie competenze sono tecniche. Ritengo quindi doveroso limitarmi a considerazioni di carattere tecnico, non perché un tecnico non possa e non debba avere opinioni su altre questioni, ma perché penso che, quando ci si esprime pubblicamente su un mezzo che si pone l’obiettivo di orientare l’opinione pubblica, ci si debba limitare ai campi in cui si è competenti, per non rischiare di sortire effetti contrari a quelli desiderati. Restando quindi nell’ambito che mi compete, penso sia quasi scontato affermare che siamo molto probabilmente all’inizio di una nuova rivoluzione tecnologica, in cui nuove tecnologie, già sviluppate o ancora in fase di sviluppo – si pensi al quantum computing – unitamente agli sviluppi dell’informatica, hanno dato e ancor più daranno un sorprendente impulso alle applicazioni d’Intelligenza Artificiale, in particolare quella generativa, rendendo sempre più difficile distinguere quanto generato dall’intelligenza umana da quanto generato dall’intelligenza artificiale. È innegabile che questo sviluppo sorprendente, anche se non totalmente inatteso, per la velocità con cui sta entrando nelle attività quotidiane e con cui le sta trasformando, oltre ad aprire nuove e interessanti prospettive, ponga anche problemi etici e legali di non facile soluzione. Se ne è parlato approfonditamente in un recentissimo congresso – l’IEEE MetroXraine – tenutosi a Milano e di cui parleremo più dettagliatamente nel prossimo numero, e ho colto, dagli interventi che ho potuto seguire, la sensazione che i limiti di questa nuova tecnologia siano ancora largamente ignoti, come peraltro è normale per ogni tecnologia fortemente innovativa, e soprattutto che ancora non sia chiaro come “misurarli” per poterli definire. Si apre, quindi, una duplice prospettiva per le misure: da un lato, si possono impiegare queste nuove tecnologie per sviluppare nuovi strumenti e, dall’altro, è necessario studiare come caratterizzare questi nuovi strumenti. L’articolo dei colleghi dell’Università di Salerno, che pubblichiamo in questo nu-

mero, è un primo esempio di come si può procedere in questa direzione. Affrontare le applicazioni di questa nuova tecnologia, ponendosi fin dall’inizio l’obiettivo di caratterizzarne le prestazioni seguendo un approccio rigorosamente metrologico, dovrebbe portare a un risultato più generale: predisporre una metodologia atta a definirne i limiti e quindi in grado di chiarire anche gli aspetti etici e legali, attenuando le resistenze alla loro applicazione, spesso dovute proprio a una scarsa conoscenza della tecnologia e dei suoi limiti, e allo stesso tempo aiutando il legislatore a definire un quadro normativo chiaro, con il quale favorirne le applicazioni utili e sostenibili. Personalmente ritengo che ci sia un’ulteriore importante ricaduta di questo approccio: il corretto impiego di ogni nuova tecnologia di potenziale elevato impatto sociale, perché alla portata di tutti, richiede un notevole sforzo educativo. La criticità degli aspetti educativi risiede essenzialmente nel tempo necessario a formare ed educare, che in questi ultimi anni sta diventando pericolosamente molto maggiore del tempo con cui queste nuove dirompenti tecnologie si stanno sviluppando. Interagire per tempi sempre più lunghi con macchine che appaiono sempre più “umane” e per tempi sempre più brevi con altri esseri umani potrebbe portare con sé il rischio di diseducare alle interazioni interpersonali, trattando altri essere umani come si tratta una macchina. Il problema è che, se una macchina dice qualcosa che non ci piace, possiamo sempre spegnerla. La cronaca di questi ultimi tempi sembra indicare che sempre più individui ritengano che si possa fare la stessa cosa anche con altri individui che si rifiutano di fare ciò che viene loro chiesto. Come ho detto poc’anzi, non ho le competenze per dare valore a semplici osservazioni di fatti di cronaca. Mi limito semplicemente e sommessamente a considerare che le interazioni tra la disponibilità di nuove tecnologie a largo impatto e il cambiamento dei comportamenti andrebbero “misurati”, per capire in tempo utile come indirizzare le attività educative. Il tempo utile, purtroppo, diventa sempre più breve, ed è quindi importante che la nostra comunità sappia porsi come valido interlocutore anche in questo importante campo. Sembra quindi che, per i prossimi anni, il lavoro non ci manchi. Buon Anno a tutti e facciamoci anche gli auguri di riuscire a dare il nostro contributo, attraverso una migliore conoscenza degli aspetti tecnici, a rendere un pochino migliori anche le nostre vite. Buona lettura!

(direttore@tuttomisure.org)

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