Tutto_Misure 02/2012

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Franco Docchio

EDITORIALE

Incubatori e altro ancora

Incubators and more Cari lettori! L’edizione 2012 di Affidabilità e Tecnologie ha confermato il trend di crescita di quelle precedenti, come numero sia di espositori sia di visitatori. Numerosi seminari e convegni si sono succeduti nelle due giornate di evento: due di questi sono stati dedicati, rispettivamente, alla Visione e alla Fotonica. Con una soddisfacente partecipazione di pubblico, sono stati entrambi occasioni per uno stato dell’arte delle affascinanti evoluzioni di componentistica, tecnologie e applicazioni di queste discipline. Da Presidente del Comitato Scientifico e Industriale, oltreché da “cultore della materia” delle due discipline, ringrazio tutti per la partecipazione. L’evento mi ha dato lo spunto per l’argomento di questo editoriale. Una brezza (“ventata” sarebbe esagerato) di entusiasmo sembra scuotere il mondo della ricerca congiuntamente al mondo imprenditoriale: l’industrializzazione e la diffusione dei prodotti della ricerca. Nei convegni e negli stand erano presenti relazioni e prodotti high-tech di start-up universitarie. Colleghi docenti e ricercatori proponevano i loro prototipi, più o meno ingegnerizzati, con un piglio sorprendente di “commerciali”, che mascherava una qualche timidezza. In aggiunta, anche in questo numero della rivista compare un articolo che presenta un prodotto di una start-up universitaria (il sensore di Radon). Aria nuova anche in Italia? Da me intervistati, quasi tutti i responsabili delle start-up mi hanno detto di aver trovato sede presso incubatori. Attenzione: non negli incubatori “istituzionali” (quelli realizzati da consorzi pubblici che includono l’Università madre), bensì nei cosiddetti incubatori privati! È proprio questa la novità, che saluto con piacere. I “vecchi” centri di trasferimento tecnologico, gestiti pubblicamente, stanno mostrando i loro limiti dovuti a una gestione di tipo pubblicistico, che spesso complica la vita alla neonata azienda invece di semplificarla. La mancanza di stimoli all’innovazione e la tendenza al conservatorismo da parte di molti dei consigli di amministrazione di questi centri li fa spesso diventare (come dice un amico imprenditore) una pura operazione immobiliare fatta di “gusci vuoti”. Diverso è l’approccio del privato. Ad esempio nel Bresciano, per quanto sto osservando, sta aumentando da parte degli imprenditori la voglia di realizzare incubatori, magari associata alla nuova sede di un’impresa o dentro la ristrutturazione di un immobile di proprietà. Qual è la motivazione del-

l’imprenditore (o del gruppo d’imprenditori) a realizzare incubatori che ospitino industrie high-tech provenienti dall’Università? In primis, il desiderio di attrarre nuovi ricercatori e dottori di ricerca, offrire loro alloggio e servizi a prezzi concorrenziali e, nello stesso tempo, monitorarli e “fiutare” una possibile sinergia, acquisizione o semplice partecipazione se la start-up “funziona”. In secondo luogo, è evidente l’ambizione a qualificarsi di fronte al loro mercato di riferimento, e alla cerchia dei loro fornitori e clienti, come fautori dell’innovazione e promotori di nuove tecnologie. Tutto ciò è positivo? Che il privato si affianchi e anzi “rivaleggi” in efficienza con il pubblico è sicuramente un dato positivo, a due condizioni: la prima è che si eviti l’italica tendenza alla frammentazione (nulla sarebbe più dannoso di una miriade di microincubatori non coordinati tra di loro). La seconda, a mio avviso, è che queste iniziative non siano il pretesto per l’accesso sfrenato a fondi pubblici: in caso contrario, saremmo al punto di prima. Il ruolo di questa rivista come Forum di discussione su temi “caldi” relativi alle misure e alla metrologia si sta rafforzando. Un esempio è dato dal “botta e risposta” (la “botta” di Sergio Sartori sul numero precedente, la “risposta” di Walter Bich nelle Lettere al Direttore di questo numero) riguardo alle conseguenze della Rivoluzione del Sistema Internazionale. Un altro esempio è la seconda parte dell’articolo di Mario Savino e collaboratori, sulle misure per l’energia. Il commento che posso fare in questo caso è quello che, in molti settori della vita di tutti i giorni, le attività umane sono sempre più “distribuite” e “delocalizzate” (nella produzione di energia così come nell’automazione industriale, nella sensoristica come nel “cloud computing”, e così via). Paradossalmente, in questo universo di relazioni sempre più “liquide” il vero legante sembra essere la misura. Aspetto, questo, che emerge forte nell’articolo di Stefano Noventa e Giulio Vidotto sulle Misure in psicologia. Prosegue infine la serie delle Tavole Rotonde “virtuali” fra esperti di misure. La seconda Tavola Rotonda è dedicata a Sensori e soluzioni innovative per Testing e Misure. Buona lettura! E, mi raccomando, continuate a contribuire numerosi alla rivista, inviate notizie e articoli (quest’invito è rivolto particolarmente alle imprese, piccole e grandi, vecchie e nuove che si occupano di misure)! Franco Docchio

p.s.: Data l’abbondanza dei contributi pervenuti, alcuni articoli e la Rubrica di “Visione artificiale” sono stati rimandati al prossimo numero.

T_M

N.

2/12 ƒ 85


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