CARO BABBO NATALE "PAGAMI IL MUTUO"




Le rate dei mutui rincarano di centinaia di euro a ogni rialzo dei tassi, la recessione è prevista verso Natale, i prestiti in Italia costano il doppio che in Francia. Sileoni (Fabi): «Rischiamo un’altra Lehman». Eppure a sorpresa le famiglie aumentano i prestiti. Dondi (Nomisma): «Crisi non ancora percepita. Ma arriverà presto». E tra le imprese è corsa alla finanza alternativa
Inchiesta alle pagine 8-15
Qui California


Come i Cavalieri delle Frontiere, le aziende cerchino ai margini le vere opportunità Ernesto Sirolli a pagina 32
La chiama no così gli analisti, la crisi sospesa. È il tratto più im portante, e più inquietante, che viene fuori dalla nostra inchiesta sui mutui e il costo del denaro che è schizza to in alto, e di molto, per le de cisioni a catena anti inflazione della Banca centrale europea. In termini economici vuol dire, in soldoni, tanto di quello par liamo, che ci sono tutti i para metri e i segnali di una grande crisi, qualcuno la paragona a quella dei mutui subprime che scoppiò in America sul fini re del 2006 e che poi travolse tutto l’Occidente. Siccome nel nostro primo editoriale aveva mo promesso chiarezza a ogni costo, ricordiamo che i mutui subprime erano, nel contesto a stelle e strisce, prestiti conces si a un soggetto che non poteva accedere ai tassi di interesse di mercato, perché aveva già avuto problemi nella sua sto ria, diciamo così, di debitore. Tornando alla “sospensione” attuale vuol dire che per una serie di fenomeni finanziari, da noi gli effetti sono come ri tardati di qualche mese, prima della cosiddetta legnata previ sta tra Natale e l’inizio del 2023. Tradotto, balliamo e cantiamo sulla poppa del Titanic, fregan


Gli italiani indebitati e la crisi sospesa
...continua
dalla prima pagina
docene degli scricchiolii piuttosto rumorosi che la realtà ci manda. Prendiamo i soldi in prestito per tutto, magari fosse solo per la casa, ma anche le vacanze, i telefonini e le tette nuove e ognuno ci metta pure tutte le soluzioni estetiche maschili, a tre o sei o nove mesi e così via. Neanche gli apocalittici, che hanno spadroneggiato con il Covid, fanno più presa sul nostro impulso alla rimozione, al vo ler ricacciare nello scantinato dell’inconscio la visione razionale dello stato delle cose. Che ha come corredo tutto quello che diciamo da settimane, caro energia, economia di guerra, costo della vita insopportabile, stipendi mise ramente fermi al palo. Il problema è che men tre nello scantinato dell’inconscio aumenta la polvere, nei nostri conti bancari diminuisce il totale. Ricordo che quando la rata del mu tuo della nostra cara, alla lettera, dolce casa supera un terzo dello stipendio, l’azienda fa miglia è a rischio fallimento. Mi è successo nel 2006 e ho dovuto vendere la casa. Anche oggi, in un’altra situazione della mia vita, ascolto con attenzione mia moglie (l'econo mista di casa) che snocciola aumenti da mal di testa per la rata dell’abitazione e le bol lette. Se vendessi, ora, per l’effetto sospen sione di cui sopra, ancora mi converrebbe. A breve avrò un mutuo alto e una casa deprez zata sul mercato. Il mio amico Bertollo, già intervistato nello scorso numero del nostro Settimanale e presto protagonista, intellet
tuale, di una delle inchieste in lavorazione, ricorda sempre che l’inizio dell’incubo per la media dei suoi assistiti è la difesa della casa. I suoi assistiti sono quelli travolti dai debiti, fino a pensare al gesto estremo, e lui va in giro per l’Italia a far conoscere le leggi, che esistono, per uscire con dignità da situazio ni spesso drammatiche. A proposito di leg gi, le istituzioni intanto che fanno? Patuelli, Presidente dell’Abi, Associazione Bancaria italiana, sollecita tutti, alla lettera, perché l’Europa conceda nuove possibilità di mora torie e ristrutturazione dei prestiti, perché solo allungando i tempi si dà respiro alle fa miglie e alle imprese che ne hanno bisogno, ricordando che in Italia c’è un livello patri moniale più debole rispetto ai paesi europei, per questo si fa più affidamento ai prestiti bancari. Intanto il governo, con un emenda mento al decreto Aiuti Ter, “garantisce” ai giovani fino a 35 anni l’accesso a condizio ni agevolate a mutui che coprono l’80% del costo della prima casa. Se però i nostri con cittadini faticano a prendere coscienza della realtà, le nostre imprese invece si stanno già organizzando, per fare cassa e fare fronte alla crisi innescata dai gemelli speculari dell’or rore economico, inflazione-recessione, in vista di tempi migliori. Lo stanno facendo ricorrendo a forme di prestito alternative a quello classico bancario. Non rimane che dire, care Pmi, salvatevi e salvateci voi! n
L’EDITORIALE
Contributi di Dino Bondavalli, Patrizia Cazzola, Lorenzo Consoli, Luigi De Magistris, Paolo Della Sala, Antonio Dini, Roberta Favrin, Attilio Geroni, Riccardo Lagorio, Alessandro Luongo, Silvio Magnozzi, Mariarosaria Marchesano, Pierluigi Masini, Tommaso Mattei, Barbara Millucci, Pas quale Napolitano, Giuseppe Pizzonia, Umberto Rapetto, Carmen Rolle, Sara Sagrati, Riccardo Sandre, Veronica Schiavone, Ernesto Sirolli, Paola Stringa, Franco Vergnano
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INCHIESTA
La corsa dei tassi frena le imprese ma non le famiglie 8
Boom delle rate, tutti i rimedi per arginarlo 9
In campo Governo e Abi sul caro mutui 10
Sileoni (Fabi): «Così rischiamo un’altra Lehman» 10
Le Pmi puntano sulla finanza alternativa 12
Le strategie di Fed e Bce e la mina dei salari 15
LE OPINIONI E LE INTERVISTE
Giuseppe Pizzonia 17
Umberto Rapetto 19
Luigi De Magistris 21
Adolfo Urso: «Compensazioni per sanzioni e bollette» 22
Antonio Dini 47
NEL MONDO DELLE PMI
Da Gorizia meccanica di super precisione per l’aerospazio 24



Meeters, comunità virtuale di viaggiatori per vere esperienze 25
Alla fiera dell’imbottigliamento i primati del made in Italy 26
Innovation di Barbara Mellucci 27
LA SETTIMANA POLITICA

Focus/1: il voto americano e le democrazie spaccate a metà 28
Focus/2: dopo 30 anni le trivelle tornano nell’Adriatico 29
Luca Ricolfi e “La Mutazione”, l’intervista 30
I Cavalieri delle Frontiere: ai margini la vera innovazione 32
Qui Bruxelles: imballaggi, la Ue inguaia l’Italia 33
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
SOMMARIO 8 36
Chip, il no Usa alla Cina minaccia l’industria del futuro 34
L a grandeur indiana e il sorpasso (sognato) a Pechino 34/35

SOSTENIBILITÀ
“Piece of Venice”, la nuova vita delle bricole 36
Il Piemonte come l’Asia con le coltivazioni di tè 39
FINANZA E RISPARMIO
Borsa, quei prestiti a sconto seriali che minacciano le Pmi 40


ECONOMIA DELLA CONOSCENZA
Bari, come godersi la città fuoristagione 42
Enologia sartoriale 44
Dischi, Cédric Hanriot, Time is Color 44
Cinema, l’amore vince su tutto 45
Mostra, la tavola (dipinta) val bene un viaggio 46


Aggiornamento dei conti pubblici,
bollette, disoccupazione, emergenza clima

12
La crescita del Pil rivista al rialzo per il 2022 al 3,7% (da 3,3%), mentre quella per il 2023 è stata ridotta dallo 0,6 per cento allo 0,3 per cento; il deficit tendenziale confermato al 5,1% del Pil nel 2022 e al 3,4% nel 2023; la discesa del rapporto debito Pil da circa 150% del 2021 a poco più del 140 del 2025. Sono alcune delle stime contenute nella Nadef (la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza) approvata dal Consiglio dei ministri venerdì 4 novembre. Si

tratta del documento che aggiorna le previsioni macroeconomiche e tendenziali di finanza pubblica ed elabora anche lo scenario programmatico per il triennio 2023-2025. Il governo ha stabilito che l’entità della manovra netta 2023 viene stimata pari a circa 21 miliardi e sarà destinata interamente al contrasto al caro energia. Il documento prevede inoltre un forte impegno all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), da cui dipendono ingenti investimenti per rilanciare la crescita sostenibile dell’economia italiana. Da sottolineare che la politica economica che il Governo ha adottato ha come priorità la risposta all’impennata dell’inflazione e all’impatto del caro energia sui bilanci delle famiglie, specialmente quelle più fragili, e punta a garantire la sopravvivenza e la competitività delle imprese italiane.


7, 61,7%

Grazie anche alla spinta del Pnrr, per la prima volta nel 2021, dopo anni di stagnazione, le imprese italiane hanno puntato con decisione sulla formazione, anche se restano indietro nel confronto con i Paesi europei. Secondo il rapporto dell’Inapp (Istituto per l’analisi delle politiche pubbliche), il 61,7% delle aziende con almeno 6 addetti ha investito

nell’aggiornamento delle conoscenze del proprio personale. Emerge inoltre che il 51,8% attraverso la formazione aziendale si pone l’obiettivo di acquisire nuove competenze.
- 12,9%
Dopo i vertiginosi aumenti dei mesi scorsi boccata d’ossigeno per le famiglie ancora in regime di mercato tutelato (il 34,6% degli utenti, contro il 65,4% sul mercato libero), che si vedranno recapitare una bolletta del gas relativa ai consumi di ottobre con una riduzione del 12,9% rispetto al 3° trimestre 2022. Il calo è dovuto alla riduzione della domanda: gli stoccaggi europei sono pieni e il riscaldamento non era ancora partito, complice un autunno mite. Ma Arera, l’authority del settore, avverte: «Le bollette restano ancora salate rispetto al passato, e fra novembre e gennaio, con l’accensione dei termosifoni, risaliranno».
La disoccupazione a settembre nell’Eurozona si è attestata al 6,6%, in calo dal 6,7% di agosto (e dal 7,3% di settembre 2021). In Italia la percentuale di è stata del 7,9%, allo stesso livello di agosto (e più bassa rispetto al 9% del settembre 20219. E’ quanto emerge dai dati dell’Ufficio di statistica della Ue. Di tendenza opposta è la percentuale dei disoccupati tra i giovani: il tasso a settembre è stato del 14,6% nella zona euro, in aumento dal 14,4% del mese precedente; in Italia è salito su base
1,15
Gli ultimi 8 anni sono stati i più caldi fra quelli mai registrati finora, alimentati da concentrazioni crescenti di gas serra e dal calore accumulato nel mare. La temperatura media nel 2022 è di 1,15 gradi sopra i livelli pre-industriali (la temperatura media del periodo 1850-1900). Lo rivela il rapporto “Stato del clima globale nel 2022” dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo). Il segretario generale Petteri Taalas rilancia l’allarme: «E’ già troppo tardi per molti ghiacciai, e lo scioglimento continuerà per centinaia se non migliaia di anni, con enormi conseguenze sulla sicurezza idrica». L’aumento di alcuni millimetri l’anno del livello dei mari significa «un aumento da mezzo metro a un metro in un secolo, e questa è una minaccia per milioni di abitati delle zone costiere e delle isole».

PILLOLE DELLA SETTIMANA
L’INCHIESTA
Sorpresa: i tassi boom frenano le imprese non le famiglie

dati
Crif
a ottobre +10% i prestiti

(Nomisma):
di Mariarosaria MarchesanoQuando all’orizzonte si intravedo no nubi di crisi, il termometro dei prestiti a famiglie e imprese –molto sensibile alle variazioni della congiuntura economica – di solito fa registrare una di minuzione di domande di finanziamenti delle prime e un aumento delle seconde. E questo perché i privati tendono a rinviare le decisioni di acquisto, di beni importanti come gli immobili, ma anche di automo bili ed elettrodomestici, e le aziende, che temono la riduzione di fatturato e liquidi tà, si affrettano a mettere fieno in cascina per finanziare l’attività produttiva. Ebbe ne, in Italia si sta verificando esattamente il contrario, secondo le ultime rilevazioni del sistema di informazioni creditizie di Crif-Eurisc. Nel mese di ottobre, le richieste di prestiti (personali e di consumo) da par te delle famiglie, invece di ridursi, crescono del 10% rispetto allo stesso periodo del 2021 mentre le domande di nuovi mutui residen ziali restano sostanzialmente stabili. Per


contro, le domande di credito da parte delle imprese, invece di au mentare, sono calate del 4,6%. È come se, pur consapevoli della recessione in arrivo (le previsioni dicono fine 2022-inizio 2023), gli italiani si comportassero come se nulla dovesse succedere, diver samente da quanto è accaduto in passato, assicurano gli anali sti di Crif. Come mai? «La crisi è attesa ma non ancora realmente percepita», dice al Settimanale Luca Dondi, amministratore delegato di Nomisma, che a fine mese presenterà il rapporto annuale sul settore immobiliare, in cui prevede un repentino rallentamento delle compraven dite tra il quarto trimestre di quest’anno e il primo dell’anno nuovo. «Le famiglie sono consapevoli che ci sarà un peggioramento delle condizioni economiche, ma non han no ancora allineato i loro comportamenti, con una battuta potrei dire che abbiamo

ancora la pancia piena».
Eppure, tra inflazione e caro energia, l’impatto già si sente sulle bollette e nel carrello della spesa. «È vero – continua Dondi –ma con un Pil in forte crescita nel primo semestre e ancora col se gno positivo, e con gli aiuti messi in campo dal governo, l’impatto del rallentamento non è piena mente visibile. E poi questa è una crisi esogena, tra guerra in Ucraina e un’inflazione da offerta generata dall’aumento del prezzo dei beni energetici, è anche percepita un po’ come estranea. At tenzione, però, perché per arrivare la crisi arriverà, e lo vedremo anche molto presto. Nel mercato immobiliare residenziale, che ha avuto un andamento positivo per i pri mi nove mesi dell’anno, il sentiment degli agenti intermediari segnala che il ritmo delle compravendite ha già cominciato a frenare».
(GB) (Giapp)(Svi)
Il grafico elaborato da Mazziero Research mostra l’andamento dei tassi fino a oggi e le stime per i prossimi anni
I
del
rivelano un trend contrario alle aspettative:
personali e di consumo. Dondi
«Crisi attesa e non ancora percepita. Ma arriverà, e presto». In controtendenza anche le domande di credito delle aziende: giù del 4,6% invece di salireLuca Dondi, a mministratore delegato di Nomisma
Dondi fa il paragone con quello che talvolta si vede in Borsa quando una società che sta andan do male distribuisce generosamente agli azioni sti dividendi dell’anno precedente. «Stiamo go dendo i frutti del passato, il grosso impatto deve ancora arrivare». Anche il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ha detto che i sintomi di una recessione «in termini matematici» non si ve dono ancora, anche se, come emerge sempre da un’indagine di Crif, a giugno 2022 c’è stato il pri mo incremento dei tassi di default dei prestiti a famiglie e imprese. L’ultima volta che è stato ri levato un trend simile risale a giugno 2019, in un periodo antecedente la pandemia e gli interventi governativi a sostegno del credito. L’aumento del tasso di default, particolarmente evidente per le società di capitali (+13% rispetto a giugno 2021), è probabilmente collegato alla fine dei pia ni di preammortamento della finanza agevolata, motivo per cui l’Abi chiede che l’Europa conceda la possibilità di nuove moratorie a imprese e fa miglie.
Del resto, se c’è un settore in cui l’effetto del cam bio di scenario è già visibile è quello dei mutui residenziali. Non tanto di quelli nuovi, poiché, come abbiamo visto, la domanda non si è ancora contratta, ma per quelli in essere a causa dell’au mento dei tassi d’interesse deciso dalla Bce. «L’in cremento dell’indice Euribor a 3 mesi – passato da -0,50% medio di marzo 2022 al +1,3% cento medio di settembre – ha prodotto un significa tivo aumento dell’importo della rata dei mutui a tasso variabile in via di rimborso, spingendo le famiglie verso contratti a tasso fisso o tasso va riabile con cap» spiega Simone Capecchi, exe cutive director di Crif. «Malgrado la situazione di perdurante incertezza, permane la vivacità della domanda dei mutui da parte dei giovani, con oltre un terzo delle richieste presentate da under 35». La Bussola di Mutui Supermarket fa notare, inoltre, che osservando le quotazioni dei future sull’Euribor a tre mesi scambiati al merca to Liffe di Londra, si può dedurre che gli operato ri di mercato si attendono un Euribor a tre mesi in crescita fino al 3 per cento a novembre del 2023, cosa che dovrebbe spingere ulteriormente la richiesta di prestiti verso il variabile con cap. Sul fronte delle imprese la dinamica dei prestiti è differenziata a seconda delle dimensioni. «In questi mesi si è consolidata la tendenza da par te delle imprese a chiedere un minor numero di finanziamenti ma mediamente di importo più elevato – dice Capecchi – La frenata, comun que, riguarda soprattutto le imprese indivi duali, che in questa fase risentono maggior mente della situazione di incertezza». Questa tipologia di imprese, d’altronde, rappresenta anche quella potenzialmente più rischiosa per le banche le quali, come fa osservare Dondi, «hanno cominciato a rendere più restrittive le condizioni per erogare credito perché temono un aumento delle sofferenze». Che la preoccupazio ne esista anche a livello di vigilanza lo dimostra lo scontro in atto tra la Bce e le banche europee, con la prima che esorta le seconde a preserva re la solidità del capitale in vista di tempi bui e istituti – come Unicredit - che vorrebbero sen tirsi più liberi di distribuire ricchi dividendi agli azionisti. Insomma, la festa è finita ma non sono solo le famiglie italiane a non essersene ancora accorte. n

Rinegoziazione, surroga e stop ai pagamenti per arginare il caro-rate
Le stime di Federconsumatori: da settembre a novembre è aumentato di 188 euro l’esborso mensile per un mutuo variabile da 115mila euro su 25 anni
L’aumento dei tassi costituisce una pe sante preoccupazione per chi ha sot toscritto mutui. Anche perché le rate diventano sempre più alte e vanno a sommar si al caro bollette, rappresentando un costo sempre più oneroso negli ultimi mesi. A set tembre l’Osservatorio nazionale di Federconsuma tori aveva già calcolato, per i mutui a tasso varia bile, un aumento della rata di +59,45 euro al mese, ovvero +713,38 euro annui (prendendo in conside razione un mutuo a tasso variabile dell’importo di 115.000 euro per la durata di 25 anni). Ora, dopo il nuovo aumento di 0,75 deciso a fine ottobre dalla Bce per il tasso di riferimento, salito al 2%, la si tuazione peggiora ulteriormente: considerando la stessa tipologia di mutuo, la rata, da settembre a novembre 2022, aumenta di 188,72 euro.
Come limitare i danni sui mutui già accesi? Vista la probabile corsa ai rialzi (visto che la corsa al rialzo dei tassi è destinata a continuare fino a metà 2023) è importante agire in fretta. Chi ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile è ancora in tempo per valu tare una surroga: ossia trasferire il debito a un’altra banca per cambiare tutto del mutuo, variandone così tipologia (da variabile a fisso), tasso e durata. Significa bloccare il valore della rata nei prossimi mesi. Se i tassi fissi fossero troppo alti, una soluzione potrebbe essere passare ad un tasso misto e quindi fissare la rate ad un certo valore massimo limitando i rischi del variabile; lo si può fare con un mutuo a rata protetta o un mutuo con cap. Ancora, è possibi le rinegoziare il mutuo con l'attuale banca, passan do da un tasso variabile a un tasso fisso oppure a un tasso misto, rata protetta o con cap. Ma c’è anche un’altra contromisura che le fa miglie possono adottare: sospendere il paga mento delle rate dei finanziamenti. Il Fondo
Gasparrini torna a essere uno strumento par ticolarmente utile nelle mani dei consuma tori. Questa misura permette di sospendere i pagamenti per l’acquisto della prima casa, per un periodo massimo di 18 mesi. L’aumen to degli interessi applicati ai mutui ha fatto sorgere spontanea una domanda a molte fa miglie: è possibile fermare il pagamento del le rate in questo caso? Ma soprattutto, quali sono le condizioni per poterlo fare?
Le regole per la moratoria sui mutui sono state allentate dall’emergenza Covid-19 fino al 31 dicembre 2022. Purtroppo, però, può accedere a questa misura solo chi è in effet tiva difficoltà economica. La sospensione del pagamento delle rate del mutuo è prevista per finanziamenti fino a 400mila euro per gli intestatari (del contratto di finanziamento) in determinate condizioni: i lavoratori di pendenti che hanno perso il lavoro subordi nato a tempo determinato o indeterminato, o anche parasubordinato; o che abbiano visto insorgere uno stato di non autosufficienza o handicap grave; o con una sospensione del lavoro per almeno 30 giorni consecutivi;, o con una riduzione dell’orario di lavoro del 20%. Queste, in sintesi, le regole valide fino al 31 dicembre 2022.

Anche gli autonomi e gli imprenditori hanno la possibilità di beneficiare della sospensione delle rate del mutuo, ma devono dimostrare di aver registrato un calo del proprio fattu rato superiore al 30%, successivamente al 21 febbraio 2020. Il periodo di riferimento - per calcolare il calo del reddito - è l’ultimo tri mestre 2019.

Il Fondo Gasparrini, purtroppo, non aiuta tutte le famiglie. I contribuenti che stanno affrontando l’aumento dei tassi di interesse sul mutuo non possono richiedere la sospen sione dei pagamenti. Sempre che non siano in possesso dei requisiti che abbiamo indica to in precedenza.
Nel caso in cui i consumatori abbiano subìto la sospensione o la riduzione del lavoro, la durata massima dello stop ai pagamenti è la seguente: 18 mesi, se la sospensione o la riduzione dell’orario di lavoro ha una du rata superiore di 303 giorni; 12 mesi, se la sospensione o la riduzione dell’orario di la voro ha una durata compresa tra 151 e 302 giorni; 6 mesi, se la sospensione o la riduzio ne dell’orario di lavoro è compresa tra 30 e 150 giorni. n
L’INCHIESTA
Scudo del Governo alle giovani coppie Pressing dell’Abi per le moratorie
Confermata (solo fino a dicembre) la protezione sui mutui prima casa L’associazione bancaria: allungare le scadenze
di Veronica SchiavonePrestiti double face per famiglie e imprese. La crisi energetica, il caro materiali, le tensioni geopo litiche per il conflitto in Ucraina spin gono gli italiani ad indebitarsi sempre più. Ma se per le imprese, nonostante l’aumento tra giugno e settembre di 125 punti base dei tassi Bce, il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamen to continua ad attestarsi a quota 1,86% (dati Abi relativi al mese di settembre, ad agosto il tasso era dell’1,45%), per le famiglie le cose vanno peggio. Secondo gli ultimi dati del rapporto mensile Abi il tasso medio sulle nuove operazioni per l’acquisto di abitazioni è stato a set tembre del 2,17% (2,07% ad agosto) ma la vera impennata si avrà in queste mese con tassi che ormai marciano pericolo samente verso quota 4-5% per i mutui a tasso fisso. Per uscire da questa fase di stallo, il governo Meloni ha confermato, ma solo per il mese di dicembre, lo scudo statale sui mutui prima casa delle giova ni coppie, degli under 36, delle famiglie monogenitoriali con figli minori e degli inquilini degli alloggi Iacp. Tutti soggetti fragili e meritevoli di tutela che, secon do il meccanismo ideato dal decreto So stegni bis del 2021 (dl 73) ma inceppatosi negli ultimi mesi proprio a causa delle tensioni internazionali, se hanno un Isee non superiore a 40 Mila euro, pos sono andare in banca e chiedere un mu tuo con garanzia statale all’80% anche qualora il tasso praticato dall’istituto di credito superi il Tasso effettivo globale medio (Tegm) pubblicato ogni tre mesi dal Tesoro e che rappresenta il parame tro di riferimento per calcolare la soglia di usura. Tale tetto per il trimestre ot tobre-dicembre 2022 è stato fissato dal Mef al 3,20% per i mutui a tasso fisso e al 2,64% per quelli a tasso variabile, ma nella pratica inizia a essere superato dal la maggior parte delle banche che stan no proponendo alla clientela mutui a tasso fisso con interessi insostenibili per i giovani e le giovani famiglie, sempre più dirottati sui mutui a tasso variabile,
molto più aleatori viste le turbolenze dello scenario macro-economico. Con un emendamento al decreto legge Aiuti ter, approvato ieri dall’aula della Camera, il governo Meloni ha provato a rilanciare la misura. Lo scudo statale della garanzia dell’80% del capitale po trà essere riconosciuto anche qualora, come sta accadendo in questi mesi, il tasso d’interesse chiesto dalla banca sia superiore al Tasso effettivo globale me dio. Ma tale chance sarà per il momento attiva solo a partire dal 1° dicembre e durerà solo fino a fine anno. Il governo, infatti, ha deciso di non far riattivare lo scudo da subito, ma per dare tempo alle banche di adeguarsi, ha posticipato la ri presa dell’operazione al 1° dicembre. La conseguenza è che ora gli under 36 e le giovani coppie dovranno aspettare qua si un mese per accendere un mutuo a tasso agevolato. E avranno solo un mese di tempo per farlo (entro il 31 dicembre) a meno che la misura, come tutti si au gurano, non venga prorogata anche per il 2023.
Le imprese invece, che, rispetto alle famiglie, possono contare su un ven taglio di prestiti molto più variegato e spesso legato all’ammodernamento dell’azienda per il momento stanno a guardare. Ma il rischio che anche loro, come i privati, possano restare vittime di una stretta creditizia è reale. Il pre sidente dell’Abi, Antonio Patuelli, mar tedì ha lanciato l’allarme ribadendo la richiesta all’Ue di una nuova morato ria per i prestiti. “In Italia c’e’ un livello patrimoniale delle imprese un po’ piu’ debole rispetto ai Paesi europei e per questo si fa piu’ affidamento ai prestiti bancari. E’ bene riprendere le mora torie che sono scadute il 31 dicembre scorso”, ha spiegato, “perché solo al lungando i tempi si dà respiro alle famiglie e alle imprese che ne hanno bisogno”. Il messaggio è stato lanciato forte e chiaro. A Bruxelles il compito di coglierlo senza perdere ulteriore tem po prezioso. n

«Con tassi così elevati rischiamo un’altra crisi subprime»
Sileoni (segretario Fabi): siamo vicini al 5%, inaccettabile che i prestiti in Italia costino il doppio rispetto alla Francia
di Gabriele Politi
La crisi dei mutui subprime che ha tra volto l’economia globale quattordici anni fa potrebbe riaffacciarsi di nuo vo. Ne è convinto Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi (Federazio ne Autonoma Bancari Italiani), che al Set timanale spiega l’impatto sui mutui della manovra restrittiva della Bce e ribadisce gli interventi indispensabili per sostenere cittadini e aziende. La Ue deve ragionare non solo in termini di politica monetaria, dice, ma pensare a un piano condiviso con misure fiscali per tutti i paesi. Infine un monito alle banche: si occupino meno di finanza e assicurazioni e recuperino il ruolo sociale di un tempo
Il rialzo dei tassi operato dalla Bce qua li conseguenze sta avendo sui mutui
per famiglie e imprese italiane? Di che nu meri stiamo parlando?
La Bce ha portato il costo del denaro, in po chissimi mesi, dallo 0% fino al 2%. Questo ri alzo repentino ha inevitabilmente avuto un effetto sugli interessi che le banche applicano ai prestiti. Ed è naturale che sia così perché la differenza è enorme: prima le banche “com pravano” a zero la liquidità dalla Banca cen trale europea, mentre adesso devono pagarla. Il problema sta nei tempi dell’accelerazione, probabilmente troppo bruschi. Così i tassi sui mutui, già oltre il 4% a settembre, potrebbe ro arrivare a superare la soglia del 5% nelle prossime settimane. Questo vuol dire mettere in difficoltà chi vuol comprare casa, perché le rate saliranno significativamente e vuol dire, quindi, danneggiare il mercato immobiliare.
Qual è il meccanismo per il quale i tassi di interesse delle banche italiane sono prati camente doppi rispetto a quelli di altri pa esi europei come, ad esempio, la Francia? Una delle ragioni della differenza tra Italia e Francia sta soprattutto nei tempi della giusti zia e in quelli del recupero crediti. Una banca in Francia impiega molto meno di una italiana a rientrare di prestiti in sofferenza. L’altra ra gione sta nel più alto livello di patrimonializ zazione delle imprese francesi rispetto a quel le italiane. Questi fattori sono fondamentali per il mercato del credito perché vuol dire, per una banca, avere meno rischi e quindi costi più bassi nella gestione dei loro prestiti deteriorati. Quello che, però, non può trovare giustificazione è la dimensione della differen za: non è accettabile che i prestiti in Francia costino la metà rispetto all’Italia, nonostante tutto. Probabilmente, in Italia qualcuno esa gera e specula a danno delle imprese e delle famiglie.
Pensiamo alle coppie di giovani che magari hanno da poco e con fatica acceso un mutuo o a quelle aziende che oltre a sostenere bol lette energetiche record si trovano adesso ad affrontare anche mutui raddoppiati o
triplicati (per immobili o per macchinari, attrezzature, etc.). Esistono degli strumen ti per limitare gli effetti dei rincari record? Quali misure potrebbero essere messe in campo dal governo e dal mondo bancario? Abbiamo già chiesto al governo di intervenire con tre misure: potenziare il fondo di garan zia con il quale lo Stato fa da garante con le banche per i giovani under 36 che chiedono un mutuo per comprare casa. Poi riteniamo indispensabile prorogare anche per i prossimi anni le agevolazioni fiscali, sempre destinate ai ragazzi, che azzerano le tasse sui mutui. Per aiutare, invece, chi oggi è in difficoltà con il pagamento delle rate, occorre rinnovare le moratorie cioè le norme che consentono di congelare per 18 mesi le rate dei mutui, di fat to aumentando per un determinato periodo il reddito disponibile.

Se i tassi sui mutui arriveranno come si teme al 5% quale sarà l’impatto sulla no stra economia?
L’impatto, come le ho accennato, sarà rilevan te perché il rallentamento dei mutui frenerà, nel breve periodo, le compravendite di immo bili e, nel medio-lungo periodo, produrrà una riduzione dei prezzi delle casse. Una flessione che avrà conseguenze su alcuni settori limi trofi, come quello delle ristrutturazioni edili zie o quello degli arredamenti. Non va sotto valutata questa prospettiva.
Inflazione: in Italia è quasi al 12%. La politi ca monetaria restrittiva della Bce è l’unica possibile per combatterla nell’eurozona? Probabilmente no. La Bce ha strumenti per al cuni versi limitati nel contrastare questo tipo di inflazione che non è legata né alla cresci ta economica né all’aumento degli stipendi. L’inflazione che dobbiamo combattere oggi è malata perché è frutto della speculazione in ternazionale sui prezzi delle materie prime, specie quelle energetiche. Accanto alla poli tica monetaria, serve un piano, condiviso in sede europea, con misure fiscali in tutti i pa esi Ue. È in queste situazioni difficili che serve l’Unione europea fino in fondo.

Questa politica di inasprimento dei tassi della Banca Centrale Europea può mettere a repentaglio la sostenibilità del debito di cittadini e aziende e creare le condizioni perché nella Ue scoppi una seconda crisi dei mutui subprime?

Lo scenario dei mutui subprime è concreto in tutta Europa se i tassi di interesse sui prestiti per la casa resteranno a livelli così alti, sen za che ci sia una adeguata crescita economica che faccia da un lato aumentare il pil e dall’al tro faccia aumentare anche gli stipendi. Solo in Italia, per darle un dato, più di 7 milioni di lavoratori sono in attesa dei rin novi dei loro contratti collettivi nazionali di lavoro, quindi, hanno retribuzioni ferme da parecchi anni, anche più di cinque.
Quale ruolo de
vono avere le banche in questo momento così difficile?
Le banche devono recuperare il ruolo sociale di un tempo, quando erano realmente e concre tamente a sostegno dei territori, delle famiglie e delle imprese, quando si guardavano i bilanci senza troppa ortodossia, ma si cercava soprat tutto di sostenere e finanziare le idee, un po’ come avviene oggi nei paesi del Nord Europa. Oggi, invece, alcune banche sono ossessionate dalla ricerca di maggiori ricavi derivanti dalla vendita di prodotti finanziari e assicurativi. Una scorciatoia che porta a produrre utili e dividendi da garantire agli azionisti: in questo modo gli amministratori delegati delle banche tutelano le loro poltrone e il loro potere, ma non fanno il bene del Paese, al netto della pro paganda di alcuni gruppi.
Appena entrato in carica il governo Meloni ha riaperto il dibattito sull’innalzamento del tetto al contante. È d’accordo su un interven to di questo tipo? Se sì fino a quale soglia e perché?
È un argomento sul quale è necessario ragiona re soprattutto con pragmatismo. Certamente un tetto troppo alto all’utilizzo del denaro contan te potrebbe rappresentare un assist per evasori o per chi ricicla denaro di provenienza illecita. Non dobbiamo dimenticare, però, che, secondo alcune stime attendibili, nelle cassette di sicu rezza delle banche, giacciono circa 150 miliardi di euro. È una cifra di poco inferiore al 10% del nostro prodotto interno lordo e, se messa in cir colazione, magari grazie una soglia di 3mila o 5mila euro, avrebbe benefici per la crescita eco nomica, a cominciare dai consumi. n
L’INCHIESTA
Le Pmi puntano sulla finanza «alternativa»
Cresce il peso degli strumenti extra-bancari e del fintech nelle strategie aziendali: nel 2021 il 56% degli investimenti tramite private debt sono legati a piccole e medie imprese. E diventa sempre più decisivo il fattore ESG

Nella difficile congiuntura econo mico-finanziaria che persiste a livello globale, tante Pmi dinami che, con buone marginalità industriali e prospettive di crescita, che costituiscono gran parte del tessuto produttivo del no stro Paese, hanno riscontrato difficoltà ad accedere ai tradizionali canali creditizi, non sempre attenti alle loro esigenze. Gli strumenti extra-bancari, dunque, sono diventati sempre più centrali negli ultimi anni per fornire supporto alle imprese a servizio dello sviluppo, ma anche per ri strutturazioni interne, rilancio di linee di produzione o transizione sostenibile. La generale diminuzione degli enti credi tizi con cui le Pmi possono interfacciarsi anche sui territori di riferimento, una re golamentazione bancaria più stringente che ha provocato la riduzione dei finan ziamenti alle imprese con meno garan zie, nonché una certa mobilitazione del risparmio gestito verso l’economia rea le, sono stati tra gli agenti della crescita degli strumenti di private debt. Ma non sono le uniche le leve. Secondo l’Osser vatorio EFI del Politecnico di Milano (8° Report italiano sui minibond), sono nu merose le piccole aziende che pur avendo accesso al credito bancario, vogliono, ad esempio, sperimentare i minibond per acquisire competenze nuove rispetto al mercato del capitale e ottenere un effetto di ‘legittimazione’ sul mercato.
Stando all’ultimo Report di BeBeez, il mercato del private debt in Italia si è di mostrato forte anche nei primi otto mesi del 2022, pur registrando un calo delle grandi emissioni di bond a fronte di una maggior tenuta di quelle di minibond. Secondo i dati di Aifi-Deloitte sul merca to del private debt nel 2021 tra venture debt, direct lending, bond, digital lending e special situations, il 56% degli investi menti sono stati condotti proprio da Pmi.
Su tutto, va segnalata una crescita parti colare dei finanziamenti a piccole e medie imprese attraverso le piattaforme fintech sia nel 2021 che nei primi mesi del 2022. «Oggi si parla molto di piattaforme fin tech. La nostra integra una forte spinta tecnologica sui processi con capacità di strutturazione, di strumenti per la raccol ta di capitali presso investitori qualificati e attenzione al cliente. È dalla combina zione di questi elementi che si ottengono risultati importanti. In ogni operazione Azimut Direct ha l’obiettivo di supporta re la crescita delle Pmi attraverso servizi innovativi. La nostra attività viene defini ta finanza alternativa e la finanza alter nativa, o non bancaria, di fatto arriva alle imprese tramite le piattaforme fintech. La nostra peculiarità è di avere un model lo misto con una forte impronta tech sul la parte di analisi e una qualitativa nella relazione» spiega Antonio Chicca, mana ging director Azimut Direct, la fintech del gruppo Azimut che mette in collegamen to Pmi e investitori specializzati in econo
mia reale.
Tra le ultime operazioni di Azimut Di rect, un finanziamento da 5 milioni di euro, assistito da Garanzia Italia Sace e dal Fondo centrale garanzia, alla società Sailpost, attiva nel settore logistico, con un’operazione di sostegno sia della liqui dità che al piano di investimenti, attra verso l’acquisto di due macchinari per lo smistamento e in generale per ottimizza re la catena produttiva. E quello di Wider Yachts, cantiere navale recentemente rilanciato, che ha ottenuto 5 milioni di euro con un finanziamento sottoscritto da un investitore istituzionale a sostegno di un’acquisizione strategica per poter operare in nuovo porto con la costruzio ne di nuovi capannoni.

Fino a qui, gli strumenti di finanza al ternativa sembrano particolarmente adatti a quelle Pmi ad alto potenziale di sviluppo, ma non è solo così e sarebbe ri duttivo scattare una fotografia sulla pic cola e media impresa innovativa senza tener conto del fatto che, più che l’inno
Corre il “buy now, pay later”

Buy
now pay later. In certe situazioni a volte anche dilazionare un pagamento può fare la differenza, con i costi energetici alle stelle e gli stipendi da pagare. Il merca to ‘BNPL’, secondo Statista, nel 2021 ha una quota del 3% dei pagamenti e-commerce, e ha registrato un +400% in due anni. In Italia arriverà a valere 14,5 miliardi nel 2025 secondo l’Osservatorio eCommerce B2C del Politecnico di Milano. La società fintech Opyn (ex Banca del Credito), atti va nel lending per le imprese e nell’offerta della tecnologia as a service per banche e
corporate, per rispondere a questa nuova domanda ha lanciato Opyn Pay Later, il fi nanziamento che consente alle imprese di pagare i prodotti o servizi in tre rate fino a 60 giorni: il primo servizio BNPL in Ita lia rivolto al mercato business to business. L’azienda che compra (il “buyer”), sceglie Opyn Pay Later per usufruire delle dila zioni di pagamento senza costi aggiuntivi, mentre l’azienda che vende (“merchant o grossista”) può offrirlo tra le possibilità di pagamento ai suoi clienti. Per l’idraulico, ma anche per il piccolo professionista.
vazione e un potenziale di crescita rapida, a contare oggi, nell’attribuzione di un fi nanziamento, sono sempre di più i fattori ESG (Environmental, Social, Governance) per la transizione industriale sostenibi le. La crescente attenzione della finanza internazionale verso la sostenibilità sta alimentando le emissioni di green bond, sustainability linked bond, sustainability bond e da qualche tempo anche il mercato italiano dei mini green bond. A fine 2021 l’Italia è stata il quarto Paese europeo per prestiti e obbligazioni green, dopo Fran cia, Germania e Gran Bretagna e seguita da Spagna, Olanda e Svezia e ha anche rico perto il primo posto nel 2021 per volumi di sustainability linked bonds, posizionando si davanti a Francia, Cina e Germania.
Finora il ruolo delle Pmi è stato ancora marginale, ma il potenziale è ampio. In base all’analisi di Cerved Rating Agency, il mercato prospettico vale 7,5 miliardi di euro per il 2022, con circa 800 potenziali nuove imprese coinvolte. Il contesto del la green transition e del perseguimento di obiettivi a impatto climatico zero apre infatti a opportunità anche per le impre se che possono essere protagoniste del cambiamento grazie a strumenti dedica ti per finanziare la transizione. I settori maggiormente interessati sarebbero il manifatturiero (66%), le costruzioni (10%), i servizi del ciclo idrico e dei rifiuti (9%), Information technology (8%) e trasporti (4%). «Dall’analisi condotta da CRA – spie ga Fabrizio Negri, ad di Cerved Rating Agency - il mercato italiano dei minibond è ricco di potenzialità e dei 1.200 potenzia li nuovi emittenti che abbiamo calcolato, almeno 800 potrebbero emettere obbliga zioni green in favore delle transizione eco logica complementari ai fondi del Pnrr, il Piano nazionale di resistenza e resilienza». C’è poi il capitolo degli advisor. Sono tanti gli investitori professionali che met tono il risparmio privato al servizio della crescita della Pmi, ma molti imprenditori hanno bisogno di essere guidati e soste nuti nella pianificazione finanziaria più idonea alla propria situazione o in ope razioni di finanza ordinaria. Multiply è uno di quegli operatori nel settore della mediazione creditizia specializzati nella consulenza in finanziamenti agevolati ga rantiti dallo Stato, in analisi di finanzia bilità, nel supporto allo svolgimento delle operazioni di accesso ai fondi del Green New Deal. Si chiamano assistenti finan ziari d’impresa e offrono periodici con fronti con le controparti aziendali, per trovare il finanziamento più idoneo ma tchando opportunità ed esigenze. Poi ci sono, nella filiera, i corporate advisor per affiancare la Pmi a consolidare, ampliare o rilanciare il proprio business anche con operazioni di finanza straordinaria, da ADB Corporate Advisory a Arpe Group, da Cosvim Advice a Aeneis Partners. Ri sposte e soluzioni sempre più integrate e taylor made. n

Antonio Carraro sostiene i piani di crescita con mini e Basket bond
Liliana Carraro: «Così diversifichiamo i canali del credito e teniamo sotto controllo i tassi di interesse»

Itempi in cui l’unica via per finanziare il proprio sviluppo era di presentarsi allo sportello della banca vicina al proprio ufficio sono finiti, ora mai. Da tempo le medie imprese internazionaliz zate come la Antonio Carraro Spa, società da 127 milioni di euro di ricavi nel 2021 e 535 addetti che da Campodarsego (Pd) realizza e vende ai 4 ango li del mondo trattori speciali per l’agricoltura, si sono orientate verso nuovi strumenti. Proprio nel 2020, pochi giorni prima dell’esplosio ne della Pandemia da Covid 19, la Antonio Carraro emetteva il suo primo mini bond. L’emissione del prestito, con un valore nominale di 12 milioni di euro, una durata di anni 4 e un rendimento del 3,50% è stata un successo e ha visto la sottoscrizio ne completa da parte di investitori istituzionali. «L’operazione – spiega la responsabile delle Re lazioni Esterne di Antonio Carraro e socia dell’a
zienda, Liliana Carraro – ha avuto come obiettivo la diversificazione delle fonti di finanziamento e la tenuta sotto controllo dei tassi di interesse. Nel nostro settore siamo leader mondiali, ma anche un esempio del made in Italy grazie al nostro sta bilimento, che cresce nella sede dove siamo nati. Abbiamo usato il denaro ottenuto dall’emissione per supportare il nostro piano industriale 2020-24 e durante il 2021 abbiamo rimborsato già 3 quote per un totale di 3 milioni di euro».
Poco più di due anni dopo, nel settembre di quest’anno, Antonio Carraro Spa è stata seleziona ta tra le 9 imprese apripista del Basket Bond Italia di Cassa Depositi e Prestiti, Medio Credito Centrale e Banca Finint, in collaborazione con Assindustria Venetocentro ed Elite di Borsa Italiana. La prima emissione (per complessivi 47,5 milioni) ha per messo alla Antonio Carraro di reperire altri 9 mi lioni destinati per un 90% a ricerca e allo sviluppo i prodotti ad alto tasso tecnologico nell’ambito dell’elettrificazione delle motorizzazioni, della guida autonoma e dell’agricoltura di precisione e per il restante 10% a investimenti in sostenibilità ambientale ed efficienza energetica. n
Auto carrozzeria di Mestre ricorre alla challenger bank
Prestito da 400mila euro in quattro giorni dalla Banca Progetto «E con rate bloccate per 4 anni»
Alessandro Luongo
Per sfuggire al rialzo dei tassi d’interesse, Auto Carrozzeria Moderna di Mestre, cen tro multiservizi specializzato in assistenza, riparazione e vendita, s’è rivolta a Banca Pro getto, una delle 12 challenger banks presenti sul territorio nazionale secondo un recente rappor to sul FinTech dell’area studi Mediobanca. Una banca digitale – controllata da Bpl Holdco Sàrl, veicolo di investimento riconducibile a Oaktree Capital Group e guidata da Paolo Fiorentino – che fa dell’innovazione di prodotto, costi di funziona mento e dimensioni inferiori i suoi punti di forza. E che riesce così ad applicare alla propria clien tela, le Pmi italiane, costi inferiori rispetto agli istituti di credito tradizionali. Paolo Favaretto, 60 anni, responsabile commercia le (il figlio Mattia è l’amministratore) della realtà veneta con 20 dipendenti e fatturato 2021 di 3,5 milioni di euro, aveva bisogno di un finanziamento urgente di 400mila euro per acquistare attrezzatu re per il proprio centro: 19 ponti 4.0, due zone di preparazione e altrettanti ponti di raddrizzatura automobili. «La banca mi avrebbe risposto in tre o quattro mesi, invece questa soluzione, suggeritami da un amico broker finanziario, mi ha permesso di
ottenere in soli quattro giorni, lo scorso maggio, il prestito della durata di 48 mesi a un tasso fis so del 2,50%, a cui è stato legato l’acquisto di una polizza assicurativa di 10mila euro a garanzia del finanziamento; non ho dovuto fare nemmeno un preammortamento, fra l’altro».
Una scelta oculata dunque; tutelata per il 70% del prestito da Mediocredito Centrale, istituzione finanziaria con socio unico Invitalia Spa, vale a dire, l’agenzia nazionale di proprietà del ministe ro dell’Economia. «Se fossi ricorso al credito tra dizionale, a quest’ora la rata mensile di 9.216 euro sarebbe di sicuro schizzata quasi a 11mila – prose gue –. Non solo. Chiedere un finanziamento a una banca comporta l’attesa di molti mesi e una bu rocrazia scoraggiante. Mi è invece bastato rivol germi al mio amico esperto, a cui ho comunque inviato un file di 107 pagine, fascicolo che inclu deva le garanzie della Banca d’Italia, il numero dei dipendenti e altre voci che lui mi ha spiegato con estrema chiarezza. Banca Progetto mi ha chiesto solo il pagamento della polizza assicurativa per liquidarmi in breve il finanziamento”. Il prestito scade il 30 aprile 2026. Non sono pre visti rialzi della rata fino ad allora? Sul sito di Banca Progetto si legge che il tasso d’interesse del 2,50% è in vigore fino al 30 giugno 2023. «No – risponde con sicurezza – le variazioni del tasso d’interesse si applicheranno ai nuovi finanzia menti, la rata del mio prestito rimarrà costante fino allora». n

Recessione e salari le mine per Fed e Bce
Èsempre più complesso e incerto il quadro macroeconomico globale mentre le grandi banche centrali (tranne la Bank of Japan) sono impegnate in uno sforzo coordinato di stretta mone taria con l’obiettivo di riportare entro gli obiettivi (2%) un’inflazione ormai sfug gita di mano e in molti casi già a doppia cifra.

La Bce ha aumentato i tassi di riferimen to di 75 punti base il 27 ottobre e reso meno vantaggiose le condizioni per le operazioni di finanziamento più a lungo termine per le banche (TLTRO). La Fed non è stata da meno il 2 novembre: rial zo analogo (75pb) che ha portato il livello dei tassi sui fed funds in un margine com preso tra il 3,75% e il 4 per cento.
In entrambi i casi le decisioni sono state accompagnate da dichiarazioni esplicite sulla priorità del momento: combattere l’aumento dei prezzi, anche a costo di una recessione.

Ancora più articolato, invece, il compito della Bank of England, anch’essa prota gonista il 3 novembre di una ulteriore stretta dello 0,75% che ha portato i tassi d’interesse al 3 per cento. La BoE deve inoltre contribuire a ristabilire la fiducia nei mercati finanziari del Regno Unito dopo il disastro della mini-finanziaria presentata in settembre dall’allora pre mier Liz Truss.
Il presidente della Banca centrale ame ricana Jerome Powell ha lasciato chiara mente intendere che altri rialzi saranno necessari per abbassare un’inflazione che a settembre aveva raggiunto l’8,1%, in lieve ripiegamento rispetto al mese precedente. Secondo Goldman Sachs il livello del costo del denaro in America a marzo 2023 sarà in un margine compre so tra il 4,75 e il 5 per cento, con impat to diretto per i cittadini su aumento dei mutui, dei costi delle carte di credito e dei finanziamenti per le auto.

Si attende uno shock negativo sulla do manda interna e un sondaggio tra 42 eco nomisti condotto da Bloomberg ritiene a questo punto che le probabilità di una re cessione dell’economia americana l’an no prossimo siano salite al 60% rispetto al 50% del mese precedente.
La probabilità di una recessione non vie ne nascosta nemmeno dalla Banca cen
trale europea. Parlando a una conferenza a Riga, in Lettonia, la presidente Christi ne Lagarde nei giorni scorsi ha ammesso che tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 potrebbe esserci «una leggera recessio ne». Ciononostante, ha aggiunto di non credere che questa leggera recessione (tutto da vedere se sarà leggera, come era tutto da vedere l’aumento «temporaneo» dell’inflazione soltanto un anno fa) sarà sufficiente a domare l’inflazione: «Non possiamo semplicemente lasciare che le cose si aggiustino da sole» ha detto, la sciando intendere che la strada dell’au mento dei tassi è ancora lunga e che però le decisioni saranno prese «di riunione in riunione» e sulla base dei dati che via via saranno disponibili.

Il compito della Bce è reso ancora più difficile dalla forte disomogeneità che è venuta a crearsi con l’aumento dell’infla zione nei diversi stati dell’area Euro. Le repubbliche baltiche, ad esempio, speri mentano già un tasso d’inflazione annuo superiore al 20 per cento. La Germania in ottobre ha raggiunto l’11,6% mentre l’Italia il 12,8 per cento. La più virtuosa sul fronte dei prezzi in Europa continua
a essere la Francia, che il mese scorso ha registrato un aumento su base annua dei prezzi al consumo pari al 7,1%. Oltre al risorse pubbliche messe in campo dal go verno francese contro il rincaro delle bol lette (oltre 100 miliardi) la Francia bene ficia di un mix energetico più favorevole: dal 2021 a oggi quasi il 70% dell’elettri cità del Paese viene dal nucleare contro, ad esempio, il 14,8% del Regno Unito e l’11,8% della Germania.
La spinta al rialzo dell’inflazione conti nua a essere dominata dalla componente energetica, aumentata in ottobre nell’Eu rozona al 41,9% rispetto al 40,7% di set tembre. Negli Stati Uniti è un po’ diverso poiché gioca un ruolo abbastanza impor tante anche la componente della doman da, sicuramente più robusta al momento di quella europea, con un mercato del lavoro che nonostante tutto continua a produrre buone statistiche e soprattutto un aumento dell’occupazione. Ciò com porta il potenziale innesco di dinamiche salariali inflattive, che la Fed sembra in tenzionata a contenere sul nascere.
Tali dinamiche non sono al momento presenti in Europa, anche se i negoziati salariali in Germania sono iniziati sotto il segno di richieste d’aumento che com pensi il tasso d’inflazione ormai elevato, il più alto degli ultimi 50 anni per la pri ma economia dell’Eurozona. Resta da vedere se con le condizioni monetarie sempre più restrittive, solo in parte bilanciate da politiche fiscali espansive soprattutto sul fronte del caro energia, ci sarà una recessione moderata o severa.
Secondo Erik F. Nielsen, Chief econo mics adviser di UniCredit, gli indicatori sulla fiducia delle imprese sono piuttosto deboli e sembrano scommettere su una recessione non troppo severa, mentre quelli sulla fiducia dei consumatori sono ai minimi storici e indicano una contra zione più netta. A questi livelli, l’inflazio ne è talmente lontana dagli obiettivi delle banche centrali che l’economia globale, dopo un decennio ultra accomodante su questo fronte, non potrà farne conto sul fronte della crescita. La difesa (anche) della reputazione di Bce, Fed e BoE è in questa fase un prezzo elevato da pagare per i consumatori e per le imprese. n
L’INCHIESTA
La politica monetaria restrittiva delle Banche centrali per arginare l’inflazione sta spingendo Stati Uniti ed Europa verso una crescita sottozero, con i primi segnali di tensione sul fronte delle retribuzionidi Attilio Geroni Christine Lagarde

La flat tax? Più che piatta è una tassa trappola
Giuseppe Pizzonia Docente di diritto tributario
Il governo studia l’innalzamento fino a 85mila euro del limite di reddito per ditte individuali e professionisti a regime forfettario da sottoporre all’imposta fissa del 15%. Ma la tassa non è equa ed è anche irrazionale: basta sforare di un euro per trovarsi più poveri di chi rimane sotto

La chiamano flat tax, tassa piatta, ma è una faci le espressione di comodo. La vera flat tax è una imposta sui redditi con aliquota fissa, in genere ac compagnata da detrazioni per assicurarne la progressi vità. Oggi invece, nella comune vulgata, designa una tas sazione sostitutiva, forfettaria e proporzionale (al 15%), riservata – per ora - a ditte individuali e professionisti minori, con redditi fino a 65mila euro. Non è l’unica for ma di tassazione sostitutiva sui redditi; si pensi alla cedolare secca sugli affitti di case di abitazione, o alla ritenuta del 26% sui redditi di natura finanziaria. La logica è che una tassazione moderata dovrebbe favorire l’emersione del sommerso; se stare in regola costa poco, non convie ne evadere, ma non è detto che funzioni sempre. Di certo, la flat tax – nella attuale declinazione – fa mol to discutere, e per varie ragioni. Anzi tutto per l’equità. Tassare solo alcuni redditi in misura proporzionale, e con aliquote vantaggiose, lasciandone altri nella trap pola delle aliquote progressive, e del fiscal drag riacceso dall’inflazione montante, non è certo il massimo. Senza contare che l’Irpef, oggi, con l’aliquota massima (43%) a partire già da 50 mila euro in su, diventa una sorta di super tassa piatta sui redditi più elevati. C’è poi un de ficit di razionalità. Fino a 65 mila euro si paga il 15%, ma basta guadagnare un euro in più e l’aliquota diventa

Una tassa certo conveniente ma che frena la crescita dimensionale di milioni di partite iva, creando falsi minimi, e che spinge a manovre più o meno lecite per restare entro la soglia
progressiva e assai più gravosa (effetto scalino); addirit tura, chi supera di poco la fatidica soglia può trovarsi, al netto, più povero di chi vi rimane sotto. Un effetto para dossale e distorsivo, che spinge a manovre più o meno lecite per restare entro la soglia (dall’incasso differito, all’evasione, come mostrato da un recente studio del Di partimento delle Finanze). Insomma, più che una tassa piatta, una tassa trappola, certo conveniente, ma che frena la crescita dimensio nale di milioni di partite iva, creando falsi minimi. La giustificazione risiederebbe nel fatto che la stragrande maggioranza dei soggetti interessati si trova comunque sotto la soglia, di cui peraltro si ipotizza l’incremento (fino a 85mila euro, secondo anticipazioni sulla legge di bilancio), per ampliare ulteriormente la platea; la distorsione però rimarrebbe, anche se spostata su un livello più elevato. Nella passata legislatura una propo sta molto articolata e completa prevedeva la revisione graduale delle aliquote sul reddito, fino a integrare un sistema di tassa piatta, ma non ha avuto seguito. Nel 2003, una legge più equilibrata era basata su un’Ir pef a due aliquote (23 e 33%), con una no tax area e de trazioni decrescenti per garantire la progressività; è ri masta inattuata. Di flat tax si è discusso molto anche in campagna elettorale, con varie proposte: dall’innalza mento della soglia, alla estensione alle famiglie (che ri muoverebbe i problemi di equità), fino ad una versione soft, limitata all’incremento reddituale di ciascun anno. Proposte interessanti, ma che devono fare i conti con la copertura finanziaria; oltretutto, in una fase storica assai critica per inflazione, caro bollette, conseguenze della guerra. L’estensione piena a regime è stata quanti ficata in almeno 38 miliardi, una misura proibitiva. Di sicuro meno onerosa, e meno soggetta ad effetti di storsivi, sarebbe invece – in attesa di una revisione ge nerale e coerente dell’Irpef - una flat incrementale, che eviterebbe l’effetto scalino, e anzi premierebbe chi di chiara un maggiore imponibile rispetto all’anno prece dente. n

Anche se il dipendente non si chiama Achille ha il suo tallone


l’azienda
inciampa sulle questioni
Parlar di piedi evoca contesti calzaturieri e per qualcuno ispirazioni feticiste. Nel nostro caso, invece, l’allusione intreccia la mitologia e il tallone di Achille con questioni di formazione del personale. Tutto sommato parliamo di postura pro fessionale e di protezioni elementari che potremmo immaginare come “cavigliere blindate” per protegge re lo storico punto debole.
Anche le organizzazioni che vantano un assetto di di fesa “da manuale” si ritrovano spesso alle prese con situazioni di oggettiva difficoltà originate da un inso spettabile impiegato che – senza dolo alcuno – ha inne scato conseguenze catastrofiche.
Le piccole e medie imprese hanno rapidamente com preso l’importanza della sicurezza informatica, senza la quale il sistema cardiocircolatorio aziendale rischia infarti ed infezioni. Gli infarti (o le paralisi) sono quelli che inchiodano computer e reti, bloccandone le funzio nalità e rendendo impossibile continuare ogni attività che sia dipendente dal regolare ciclo biologico delle ri sorse informatiche.
Le infezioni, simili a quelle del nostro organismo, in questo caso riguardano i virus che poco alla volta ral lentano le prestazioni fino a metterle KO e che vanno a determinare pestilenziali contagi destinati a far “am malare” l’intero parco macchine a disposizione. Tutti sanno che certe fregature si evitano facilmente facendo ricorso a soluzioni tecnologiche consolida

te come antivirus (che vaccinano pc e smartphone), firewall (che alzano virtuali barriere di fuoco per bloccare malintenzionati che intendono aggredire il tessuto connettivo digitale delle imprese), intrusion detection system (che rilevano i tentativi di accesso indebito o i comportamenti anomali).
Non tutti, però, hanno coscienza che certi utilissimi strumenti non possono da soli contrastare le incom benti minacce. La loro capacità di intervento si rivela maggiormente efficace quando ad agire è un estraneo non autorizzato, ma le pallottole si palesano spuntate quando a scatenare un pasticcio è un utente interno regolarmente registrato ed abilitato a impartire ordi ni e a pretendere dal computer l’esecuzione dei suoi comandi.
Se il dipendente fa clic su un link “avvelenato” conte nuto in una mail apparentemente innocua (si pensi a “sollecito pagamento fattura”), l’azione del mouse si traduce nella pressione di un immaginario grilletto di una ipotetica pistola puntata alla tempia dell’impresa. Situazioni di questo genere si verificano a miglia ia ogni santo giorno. I messaggi in arrivo attraverso la posta elettronica sono i vettori della quasi totalità degli attacchi mandati a segno in danno di organizza zioni pubbliche e private. Vengono spediti in maniera indiscriminata ad una platea sterminata di utenti: il bandito ha la certezza che qualcuno – tra i tantissimi destinatari – andrà a selezionare e attivare il collega mento o ad aprire l’allegato. È solo una questione di probabilità e la percentuale dei potenziali “cliccatori” è sempre altissima.
Con la posta elettronica arriva la quasi totalità degli attacchi in danno di aziende pubbliche e private. Basterebbe un po’ di formazione del personale
Per evitare che si consumino simili tragedie (la capilla re diffusione dei ransomware, i virus che criptano archi vi e documenti e poi chiedono un riscatto per restituire i file in formato leggibile, ne è dolorosa testimonian za…) basterebbe poco. Sarebbe sufficiente un’azione di sensibilizzazione del management e di formazione del personale con cui richiamare l’attenzione e indirizzare tutti verso comportamenti più consapevoli. Seminari, corsi o anche semplici riunioni possono essere il veico lo per indirizzare l’azienda verso porti sicuri. n
Se
zoppica o
di sicurezza informatica, spesso il problema di deambulazione non è da ricondurre a questioni ortopediche ma a carenze culturali

La legge sui ‘rave party’ spingerà ancora di più verso i professionisti della violenza
Luigi De Magistris Politico e scrittore


Fanno discutere i primi provvedimenti del governo su giustizia e sicurezza. Bene su ergastolo ostativo ma la firma del ministro dell’Interno sulla norma contro i raduni non autorizzati è sproporzionata, generica e autoritaria. Pace e sicurezza si costruiscono con il dialogo, non con uno stato di polizia.
Nel primo Consiglio dei ministri il governo Meloni non ha scelto di intervenire su caro bollette e drammatica situazione sociale ed economica ma su giustizia e sicu rezza. Su tre fronti: riforma Cartabia della giustizia, ergastolo ostativo e norma cosiddetta “rave party”. Sul rinvio dell’en trata in vigore di alcune parti della riforma Cartabia non darei troppa importanza, si tratta più di fatti organizzativi attinenti gli uffici giudiziari piuttosto che aspetti centrali di una riforma mediocre circa le prospettive di un processo penale più giusto e rapido, per la certezza del diritto e della pena.
Il dibattito giuridico e politico sull’ergastolo ostativo è serio e non si può intervenire con decreto legge per una riforma com plessiva. Per ora il governo, correttamente, ha confermato l’im possibilità per i condannati per delitti mafiosi e terroristici di vedere affievolito il principio del “fine pena mai”. Governo e Parlamento dovranno, però, tenere conto delle sentenze della Corte costituzionale e della Corte europea dei diritti dell’uomo circa la compatibilità dell’ergastolo ostativo con la finalità rie ducativa della pena contenuta nell’articolo 27 della Costituzio ne. Bene ha fatto poi il ministro della Giustizia Nordio a porre da subito il tema delle condizioni delle carceri come elemento da affrontare prioritariamente da parte del dicastero della Giu stizia.
La norma però davvero inaccettabile da un punto di vista costi tuzionale e giuridico è quella dell’introduzione di una fattispe
cie di reato avente ad oggetto raduni non autorizzati di più di 50 persone che possono mettere in pericolo ordine e sicurezza pubblica o la salute pubblica. Il rave party è solo un pretesto, tanto è vero che su quella vicenda si è intervenuti a normativa già vigente; invece, questa norma potrà essere applicata sem pre, per qualsiasi riunione. Dall’assemblea pubblica davanti un Comune per contestare un sindaco fino alle proteste stu dentesche all’Università, piuttosto che una spontanea mani festazione di cittadini o imprenditori per le piazze di una città per il caro bollette. Una norma generica e aperta, quindi in contrasto con il principio di determinatezza e tassatività che deve caratterizzare i reati.
DA SUD
La politica è fatta anche di simboli, soprattutto agli inizi dei mandati. Questo è il marchio con cui si è presentato questo governo. Paura delle contestazioni, repressione del dissenso, restringimento degli spazi di libertà
Con una discrezionalità enorme ed abnorme per le forze di polizia prima e la magistratura dopo. Con la previsione di una pena sproporzionata, fino a sei anni di reclusione, con sentendo arresto in flagranza, custodia cautelare, intercet tazioni, con l’applicazione addirittura della normativa sulla sorveglianza speciale dei delitti di mafia. Una norma da stato di polizia e non da stato di diritto, che rischia di aumentare la tensione sociale perché spinge ancora di più verso i pro fessionisti della violenza e gli infiltrati di professione per poi criminalizzare il dissenso che è il sale della democrazia. La politica è fatta anche di simboli, soprattutto agli inizi dei mandati. Questo è il marchio con cui si è presentato questo governo. Paura delle contestazioni, repressione del dissenso, restringimento degli spazi di libertà. Se appare a tratti stuc chevole il dibattito sul fascismo in salsa contemporanea, la torsione autoritaria immediata con un atto che porta la firma del Ministro dell’Interno, colui che ha il comando delle forze di polizia, desta molte preoccupazioni. Da ultimo posso testi moniare che da sindaco di una delle città più difficili d’Europa sul piano della tensione sociale non si è mai ricorso, durante il mio mandato, ad arresti e manganelli per gestire il conflitto sociale, ma sempre con l’ascolto, il confronto, il dialogo e la democrazia. In cooperazione con le stesse forze di polizia. È così che si costruisce pace sociale e sicurezza. Non creando le condizioni di un Paese che usa manganelli e manette per chi la pensa diversamente da chi governa. È la forza della demo crazia, a prescindere dai colori politici. n
L’INTERVISTA

Guerra e caro bollette, compensazioni per le sanzioni e fondo centrale di garanzia a favore delle Pmi
Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, al Settimanale: allo studio nuove misure per contrastare gli effetti del conflitto in Ucraina sulle aziende italiane No allo scostamento di bilancio, sì al ‘golden power’ e a una filiera unica per l’energia
di Pasquale Napolitano
«Il tema compensazioni per le ricadute delle sanzioni contro la Russia va posto sia con i partner europei sia con gli alleati occidentali, ma intanto lavoriamo con misure nazionali di contenimento»
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso indica al Settimana le la rotta per arginare gli effetti della guerra in Ucraina sulle aziende italia ne. Novità in arrivo con la legge di bi lancio per le piccole e medie imprese.
Sin da subito, come ministro delle Imprese e del Made in Italy, ha la sciato intendere che questo governo non avrà alcuna esitazione nel far ricorso al golden power per di fendere asset strategici nazio nali. Quali i settori dove già intravede segnali di rischio?
Oggi la minaccia è asimme trica, quindi dovremo in nanzitutto stare attenti a forme di acquisizioni che minino la sicurez za dell’hardware del Paese (le reti di te lecomunicazioni e infrastrutturali) e in generale ad ac quisizioni ostili tese ad espropriarci della nostra tecnologia. Negli
ultimi anni, giustamente, l’esercizio del golden power è stato esteso a tanti settori e filiere produttive, comprese sanità e alimentazione.
Il ricorso al golden power non crea effetti distorsivi del mercato ai dan ni di aziende italiane che perdono investitori?
È un tema che in realtà è all’origine del golden power e che fu pensato non a caso all’estremo opposto, cioè la gol den share, ovvero la necessità di una presenza pubblica in asset strategici. Oggi la soluzione deve essere un equili brio fra le due e la studieremo assieme a tutti i soggetti del sistema. È neces sario che nella eventualità del divieto ci sia anche un intervento positivo di politica industriale.
La legge di bilancio sarà il biglietto da visita del governo Meloni. Può an ticiparci quale misura intende inse rire a favore delle Pmi?


Innanzitutto, il fondo centrale di garan zia per le Pmi: strumento fortemente anticiclico e di grande efficacia che dal 2020 ad oggi ha rilasciato quasi 3 milio ni di garanzie a circa 2 milioni di impre se piccole e medie, garantendo oltre 200 miliardi di finanziamento bancario. La legge – formulata prima dell’esplosione dei costi delle materie prime – prevede che, dopo l’incremento delle percen tuali di copertura durante la pandemia, si torni alle percentuali precedenti. Stiamo lavorando per tenere invece le percentuali attuali visto il momento di forte pressione che vivono le imprese.
campagna elettorale aveva avanza to l’ipotesi di una nazionalizzazio ne. È questa la soluzione nell’im mediato?
Nell’immediato è stata la garanzia all’operatore Isab di poter ricorrere al mercato del credito per l’acquisto di petrolio da Paesi diversi rispetto alla Russia. Abbiamo emesso in tem pi rapidissimi la comfort letter richie sta con insistenza dall’operatore. Sul futuro il governo vigilerà per salva guardare i livelli occupazionali, ero gare i servizi previsti e portare bene fici al territorio. Vedremo se Isab si dimostrerà desiderosa di continuare questa strada.
Il premier Meloni chiedeva in campagna elettorale un fondo di
Lo strumento pensato per sostenere la piccola industria durante la pandemia ha rilasciato in due anni quasi tre milioni di garanzie a oltre due milioni di imprese. Lavoreremo perché siano confermate anche adesso quelle percentuali di copertura
Sullo scostamento di bilancio la maggioranza non sembra avere una linea compatta. Come ministro lei è favorevole allo scostamento?
In linea di principio, con un debito pubblico giunto al 145 per certo del Pil è bene evitare ogni scostamento di bi lancio. Dipende poi a cosa esso debba servire: è la finalità che motiva ogni scelta; non credo sia utile per il caro bollette, apparirebbe solo una rincorsa agli speculatori.
Appena insediato al ministero si è trovato ad affrontare il caso dell’I sab di Priolo. Il premier Meloni in
compensazione per quelle nazioni (come l’Italia) che pagano un prez zo altissimo per le sanzioni. Quante possibilità ci sono che si possa ot tenere in sede Ue questo risultato? La sanzioni si sono rivelate essenziali per far comprendere alla Russia il vi colo cieco in cui si è cacciata con una mossa assolutamente fuori dalla sto ria. Peraltro, proprio le sanzioni han no impedito alla Russia di ricostituire i suoi arsenali bellici ed ora si trova in difficoltà sul terreno.

Giusto, ma le ricadute sul tessuto economico rischiano di essere du
rissime
Dobbiamo lavorare per evitare che imprese e famiglie ne paghino i co sti maggiori; per questo il tema del le compensazioni va posto sia con i partner europei sia con gli alleati occidentali e allo stesso tempo inter venendo con misure nazionali di con tenimento. Stiamo lavorando con gli altri dicasteri competenti proprio su questo fronte.
L’emergenza energetica sta stran golando le piccole e medie impre se. Ministro, come si rassicurano, con risposte concrete e tangibili, migliaia di imprenditori che sono tentati di gettare la spugna?
Ricordando loro i provvedimenti in cantiere e il lavoro che stiamo facen do per dare sostenibilità alla cresci ta in Italia. Con il ministro Pichetto Fratin stiamo lavorando proprio per trovare una filiera unica fra energia per la produzione ed energia per la sicurezza e la sostenibilità.
Lo slogan del premier Meloni per le imprese è «non disturbare chi pro duce e crea ricchezza». In concreto cosa devono attendersi le piccole e medie imprese?
Il primo atto sarà la creazione di un ufficio, sin dai prossimi giorni, in cui le loro istanze saranno ascoltate e il ministero sarà al loro fianco per sbloccare gli iter autorizzativi. L’arti colo 30 del Dl Aiuti nasce per questo.
In che modo il Pnrr può rappresen tare un’opportunità per le imprese italiane?
Digitalizzazione, transizione verde, infrastrutture, formazione e ricerca, coesione: parole chiave del Pnrr che rappresentano ambiti in cui le im prese potranno sia ricorrere diret tamente ai fondi sia fruire di un mi glioramento del business environment nazionale. n
NEL MONDO DELLE PMI
Micra di nome e di fatto: componenti aerospaziali senza margine d’errore
La società goriziana realizza pezzi meccanici originali con tolleranza di un micron, destinati ai produttori di aerei di Franco Vergnano
“Una passione per la precisione”. Questa la stella polare della Micra di Romans d’I sonzo (Gorizia) alla quale è stato aggiun to anche “Precision in all we do”. L’azienda è attiva dal 1991 nel campo della meccanica di precisione per realizzare forniture aerospaziali che, vista la de stinazione, devono risultare esenti da imperfezioni. Nei reparti della Micra, dove si lavora ogni giorno con il massimo impegno per curare tutti i dettagli, c’è una vera e propria ossessione per la qualità, re munerata con il riconosciuto successo internaziona le. L’obiettivo dichiarato è quello dell’eccellenza nel campo della meccanica di precisione, sfruttando processi innovativi e tecnologie avanzate, come rac conta l’amministratore delegato, Amos Pupin (che è anche comproprietario dell’azienda insieme con il
fratello Ruben, responsabile della produzione). Lo slogan “A passion for precision” non è solo una definizione pubbli citaria e di marketing azzeccata ma fotografa una realtà attiva in un settore sofisticato, come quel lo aerospaziale, dove la precisio ne e le “tolleranze” delle lavora zioni meccaniche vengono misu rate in micron (un capello è circa 72 micron, cioè 0,072 millimetri).
Non si tratta solo di una adesione totale al 6 sigma, il metodo di con trollo della qualità con l’obiettivo di avere appena 3,4 parti difettose per milione di esemplari prodot ti: quando sei in aria, una minima imperfezione meccanica può co stare la vita a parecchie persone. I componenti impeccabili di Mi cra sono ottenuti grazie all’utiliz zo di macchine utensili made in Italy (diventate oggi meccatro nica grazie al controllo numeri
co) e di altri importanti marchi. Un comparto, quello dei robot, dove il nostro Paese vanta una posizione di leadership mondia le, sia come produttore sia come esportatore. Dall’avvio della sua attività, la missione imprendito riale della Micra, elemento carat terizzante del suo DNA, è sempre stata quella di «essere un partner affidabile e all’avanguardia per i clienti/partner, producendo e assemblando parti meccaniche di precisione con tecnologie avanza te e processi innovativi». Con una visione orientata al futuro e fo calizzata sul miglioramento con tinuo, cioè sul Tps (Toyota pro duction system) alla cui base c’è appunto l’ormai famoso kaizen, il percorso continuo a piccoli passi costanti verso la perfezione fino ad arrivare al Wcm, o World class manufacturing da 6 sigma. Il tut to collegato alla lean production, la cosiddetta produzione snella che riduce i costi e consente una maggior competitività.

«Amore per la precisione e un’ossessione per la qualità. C’è soprattutto questo nella cas setta degli attrezzi dove teniamo gli strumenti imprenditoriali» rac conta il ceo di Micra, Amos Pupin. Che aggiunge: «Noi, nel tempo, ci siamo dati anche una “carta dei valori aziendali” che i nostri collabo ratori sono chiamati a condividere e siglare per rafforzare la competiti vità e affrontare meglio le sfide dei mercati». Al primo punto l’integrità. Che per Micra significa «conquistare la fiducia di tutti coloro con cui la voriamo mantenendo le promesse, comportandoci in modo trasparen te e assumendoci la responsabilità


del nostro lavoro». Da realizzare con il “team working” perché i migliori risultati si ottengo no combinando talenti, idee, colla borando con colleghi e clienti, che in Micra sono chiamati partner. Non secondari il rispetto per le persone, i clienti, la comunità e l’ambiente, tut ti “stakeholder” dell’azienda. «Per noi - conclude Pupin - è un dove re contribuire alla qualità della vita e al progresso delle persone». Una Pmi di questo tipo non può ignora re il mantra dell’innovazione. Che significa: continuare a migliorare i prodotti investendo in tecnologie all’avanguardia, nella formazione e individuando sempre nuove moda
È proprio grazie all’adozione di processi avanzati che Micra si è qualificata, nell’aerospaziale, come “Oem” (Original equip ment manufacturer), ossia pro duttore di apparecchiature ori ginali. Un settore destinato ad aumentare la sua incidenza sul fatturato aziendale, in virtù del la ulteriore specializzazione e di nuovi investimenti. In questo comparto l’azienda è impegnata nella lavorazione dell’alluminio ma anche di materiali sempre più complessi, come il titanio, utilizzato nelle leghe leggere re sistenti, grazie ad un elevato rap porto tra peso e resistenza, la cui lavorazione richiede particolari abilità ed esperienza. n




«Il nostro successo è dovuto all’amore per la precisione e all’ossessione per la qualità»Amos Pupin
Meeters, comunità virtuale di viaggiatori in cerca di vere esperienze


Fondata nel 2017 da Davide Zanon, l’azienda veronese propone turismo e socialità a una community che oggi conta 27mila persone (e fa gola agli investitori)
di Carmen RolleTecnologia, turismo, voglia di so cializzare. Sono gli elementi su cui punta una delle start up Travel Tech, Meeters, che si è aggiudicata inve stimenti importanti e la partecipazione a BHeroes, l’X Factor delle startup italiane del Gruppo Intesa Sanpaolo. È una com munity per far incontrare le persone nel tempo libero: attraverso una piat taforma digitale organizza esperienze condivise alla scoperta delle perle del Bel Paese e del mondo. Le proposte spaziano dagli aperitivi dietro casa alle visite ai musei, dal trekking sui monti al Cammino di Santiago, dalle biciclettate ai viaggi di gruppo in Messico, in collaborazione con guide qualificate. Oggi vanta una grande comunità: sono circa 27mila i clienti con un abbonamento annuale che permette anche di partecipare a eventi privati e a
gruppi social.
Dietro a Meeters c’è Davide Zanon, ve ronese classe ’90. Nel 2015, quando era fotografo per Airbnb, organizza tramite Facebook e Instagram i primi incontri per amanti della fotografia. «Lì comprendo che l’idea piace alle persone, ma più per stare insieme che per scattare. Nel 2017 fondo Meeters e creo il sito meeters.org, che presto arriva ai primi 1.100 iscritti». Dopo essere stata selezionata da Facebook tra le 10 community più influenti d’Italia, tra il 2019 e il 2020 Meeters mette a segno i primi round d’investimento. Sono sotto scritti da Business Angel, tra cui Francesco Nazari Fusetti, oggi membro del Cda, insie me a fondatori di altre start up di successo e a personaggi come Giorgio Chiellini, l’ex capitano della Nazionale italiana di calcio. Lo scorso anno Meeters è terza classifi
cata al BHeroes, in competizione con altre mille startup, aggiudicandosi 200mila euro di investimento e l’accesso gratuito a ricerche di mercato, consulenze, lezioni che vanno dal public speaking alla gestione delle cam pagne di crowdfunding. Con esito positivo: la campagna su Mamacrowd, la più importante piattaforma italiana di equity crowdfunding, raccoglie 1 milione di euro in appena quattro giorni con anche un investitore istituziona le, Ali ALIcrowd. I successi finanziari sono accompagnati da risultati: Meeters, che nel 2020 aveva già quadruplicato il fatturato, sa lendo a poco più di 800mila euro, nel 2021 ha registrato una crescita del 60% nonostante le restrizioni ai viaggi imposte dal Covid.
«Grazie a un lavoro di team e alle caratteri stiche del progetto, non è stato difficile tro vare investitori e procedere con le attività», spiega Zanon. «Il progetto piace per il suo risvolto sociale importante: non è solo busi ness, ha l’obiettivo di far sentire meno sole le persone. Chi entra in Meeters è generalmen te in un momento di cambiamento, affettivo, lavorativo, residenziale. Con Meeters accede a un insieme di individui che condividono gli stessi interessi, con cui fare amicizia. La vera difficoltà sono stati gli anni del Covid: con le chiusure imposte dalla pandemia si è fermata una macchina che andava crescendo, ora di nuovo in ripresa».



Davide Zanon, fondatore e Ceo di Meeters, nasce a Verona nel 1990. Studia gra fica pubblicitaria e a vent’anni inizia a lavorare come fotogra fo per Airbnb. Zaino in spalla viaggia per l’Europa, tra Ger mania, Spagna e Irlanda. Ap passionato fin da ragazzino del mondo dell’imprenditoria e delle startup, a 25 anni ini zia a progettare Meeters, poi fondata nel 2017. L’avvio è un po’ fortuito: per trovare per sone con cui condividere tour
di scoperta scrive un post su Facebook invitandole a insta meet, giri fotografici alla ricer ca dei luoghi più “instagram mabili” d’Italia. I pochi amici diventano in fretta numerosi clienti, ma rimane il proble ma finanziario. Il primo round in equity viene sottoscritto interamente da un piccolo gruppo di business angels tra cui Francesco Nazari Fuset ti, 34 anni, già tra i fondatori di ScuolaZoo e oggi general manager di Meeters.
Oggi la start up TravelTech ha 35 dipen denti, che lavorano nella sede di Verona o da remoto in tutta Italia. Conta 6 reparti in cui spiccano l’Operativo intitolato alla creazione del catalogo, la divisione Tech responsabile dei sistemi innovativi, il reparto Product per lo sviluppo dei prodotti e delle interazioni tra utenti. L’ultima novità coinvolge proprio tec nologia e socialità: è stato adottato un nuovo algoritmo che realizza un sistema di traccia mento di oltre un miliardo di data point per formare gruppi con interessi comuni e organizzare esperienze dove incontrare per sone con le stesse passioni. Una miglioria che ha portato Meeters a registrare un aumento del tasso di attivazione del 197%, con conse guenze sulla socialità, con oltre 61mila ami cizie nate sull’app. Anche gli obiettivi futuri sono high tech: si lavora a un altro intervento basato sull’intelligenza artificiale da lanciare nei primi mesi del 2023. n
Una passione per le startup abbinata a quella per la ricerca dei luoghi più fotografabili in Europa
NEL MONDO DELLE PMI
Vini e liquori: parla italiano il mondo di tappi, bottiglie e confezioni che vale 3 miliardi
A Rho-Pero (Mi) la 29a edizione di Simei, il salone delle imprese enomeccaniche dedicato alle novità per la filiera del beverage
di Roberta FavrinOltre il 70% delle cantine nel mon do utilizza tecnologia made in Italy per la vinificazione, l’imbottiglia mento, il confezionamento e la spedizione di vini, birra e liquori. Si parla di centinaia di aziende enomeccaniche concentrate in particolare tra Piemonte, Veneto ed Emi lia Romagna con un giro d’affari che vale oltre 3 miliardi di euro, in particolare grazie all’export che nel 2021 ha superato i 2 miliardi. Tutte le novità per la filiera del beverage saranno in esposizione al Si mei - Salone internazionale delle macchi ne per enologia e imbottigliamento, dal 15 al 18 novembre alla Fiera Milano-Rho. La 29a edizione, la prima post Covid, ve drà la presenza di 480 aziende espositri
ci: «L’adesione ha superato le più rosee aspettative – sottolinea Monica Pedraz zini, exhibition manager del Salone pro mosso dall’Unione Italiana Vini – avremo 380 aziende italiane, rappresentative dell’intero comparto, e 100 realtà stra niere principalmente da Germania, Fran cia, Spagna, Portogallo e paesi dell’Est Europa». Fiore all’occhiello del Salone la presenza di 500 delegati esteri da 50 pa esi del mondo; oltre a Canada, Usa, Sud America, Australia, Nuova Zelanda e Sud Africa, si segnalano nutrite delegazione dei paesi Baltici, del Nord Europa (birrifi ci) e di produttori vitivinicoli indiani. Con il premio “Innovation Challenge Lu cio Mastroberardino”, il Simei punta i ri flettori sulle migliori soluzioni in termini di progresso tecnico. Il Comitato scienti fico ha selezionato quest’anno la “tecno logia Naturity® per tappi in sughero natu rale monopezzo” di Amorim Cork Italia (Treviso), che consente di combattere il tricloroanisolo, ovvero il temibile fungo re sponsabile del sentore di “tappo”, grazie a una combinazione ottimizzata di pres sione, temperatura, vapore acqueo e tem po. Della Toffola, altra azienda trevigiana, ha ottenuto il premio per un nuovo filtro “Safi” basato sull’intelligenza artificiale e in grado di garantire un sensibile rispar mio di energia, acqua e prodotti chimici. La Diemme Enologia di Ravenna si è invece segnalata per il sistema di controllo della pressatura “Digital Juice” (sviluppato in
collaborazione con WineGrid e G3 Enter prises) capace di rilevare la composizione del mosto in tempo reale e di regolarne la lavorazione. Alla piemontese Gai è an dato il riconoscimento per la “Valvola di riempimento elettropneumatica ibrida” che permette di adattare un solo tipo di attrezzatura a più macchine. Da quest’an no il Premio Simei si è arricchisce di una sezione “green” per le soluzioni a favore della sostenibilità. Qui si è segnalata la Enoflex di Varese, che nei suoi prodotti per la tappatura Pet+ e R-derma® impiega un nuovo materiale con il 35% di plastica riciclata. È invece frutto della Tmci Pado van di Vittorio Veneto la speciale tecno logia che recupera la CO2 prodotta dalla fermentazione alcolica per la produzione di biomasse algali destinate alle filiere alimentari. Il riutilizzo del gas di fermen tazione, usato in pressatura per l’esauri mento delle vinacce, è valso alla Siprem International di Pesaro il riconoscimento di New Technology, la categoria dedicata alle proposte più promettenti per com parto. Tra queste si segnalano anche due soluzioni firmate Bucher Vaslin (Gorizia): una tecnica di filtrazione tangenziale ca pace di ridurre (oltre al dispendio energe tico) lo scarto di vino e fecce, e il sistema di pressatura che migliora la resa in mo sto fiore e accorcia sensibilmente i tempi di lavorazione. Doppia menzione anche per la Parsec di Sesto Fiorentino che ha ideato un software per la gestione della vinificazione e un’attrezzatura per il mo nitoraggio della movimentazione dei li quidi, entrambi all’avanguardia sul fron te della tracciabilità e dell’ottimizzazione dei processi. Per la riduzione degli stadi di lavorazione in fase di pressatura si è se gnalata nuovamente la Diemme Enologia, mentre il Gruppo Bertolaso di Verona è stato premiato per una soluzione che al lunga la shelf life del vino grazie ad nuova tecnologia per il controllo della tappatura a sughero.


L’ingresso alla fiera è gratuito, tutte le info su www.simei.it. n

Affitti brevi pensati anche per i “nomadi digitali”
Trovato (Airbnb): «In attesa dei decreti governativi stiamo già creando spazi ad hoc»«Oltre al WiFi, chi sceglie di prenotare una casa su Airbnb necessita sempre più della presenza di spazi di lavoro dedicati». Così Giacomo Trovato, ad di Airbnb, portale on line statunitense che mette in con tatto persone in cerca di un alloggio o di una camera per brevi periodi, con privati che dispongono di spazi da affittare. «L’Italia storicamente non si è mai dotata di un visto per i nomadi digitali provenienti da pa esi extra-Ue. Ora per fortuna ques ta possibilità è in dirittura d’arrivo con i decreti attuativi del governo». Come sempre però accade l’econo mia arriva prima della politica. «Noi stiamo già collaborando con tante regioni italiane per iniziare fin da ora a creare dei centri di attrazione dei nomadi digitali». Cosi da calmi erare un po’ l’impennata dei prezzi delle case. Il primo ‘patto’ per at trarre nomadi digitali, Airbnb lo ha

firmato con il Friuli Venezia Giulia come destinazione per quei noma di digitali che vogliano trasferirsi e lavorare in smart working per lung hi periodi. La Regione ha introdot to una serie di agevolazioni per fa cilitare questo tipo di soggiorni da parte di italiani e stranieri. Ad oggi,
oltre 20 Paesi nel mondo (dal Por togallo alla Norvegia, Georgia, Mal ta) offrono visti specializzati che consentono agli stranieri di vivere e lavorare a distanza e in tutto sono 35 milioni i remote worker che gira no il mondo per vivere esperienze e portare il lavoro ovunque. L’Italia è uno dei principali mercati di Airbnb nel mondo per numero di annun ci, dietro a Usa e Francia. La parola spetta ora alla politica. n
Arte e Diritto, ai nastri di partenza il master Luiss

Èin procinto di partire all’Università Luiss di Roma il master in Art Law. Il programma è aperto a professionisti che desiderano approfondire aspetti chiave del diritto dell’arte, da una prospettiva internazionale ed europea. Il master favorisce lo sviluppo delle competenze professionali e capacità personali, preparando i partecipanti a numerose opportunità di carriera. Con sbocchi lavorativi in musei, pinacoteche, fondazioni, case d’asta. Iscrizioni entro il 30 novembre. https://lsl.luiss.it/ offerta-formativa/art-law
Monitoraggio eventi online e gestione del rischio di Pa e imprese: al via il concorso per entrare nella Acn. Servono 100mila esperti
C’è tempo fino al 28 novem bre per iscriversi al con corso aperto a 60 diplomati per lavorare a tempo indeterminato all’Agenzia per la Cybersicurezza Na zionale (ACN). Per i profili è richiesta un’esperienza lavorativa post diplo ma di almeno 3 anni. I talenti si oc cuperanno di monitorare gli eventi cyber, gestire il livello di esposizione al rischio di Pa e aziende. «Lavorare in Agenzia vuol dire lavorare dietro le quinte per aumentare la sicurezza e la resilienza dei sistemi informatici, delle reti e dei servizi essenziali del Paese. Con questo bando andiamo a cercare i migliori tecnici che vogliano impegnare il proprio talento e com petenze al servizio dell’interesse del Paese. Una missione vitale per il man tenimento della prosperità econom ica e della sicurezza dell’Italia all’in terno del processo di trasformazione digitale» commenta Roberto Baldoni, direttore generale di Acn. «Oggi in Italia servono almeno 100mila esperti, dalle figure tecniche alle professional ità trasversali. La cybersicurezza è un


mondo di professionalità e competen ze che stanno iniziando a crescere». Un’iniezione di talenti, che rappre senta un’occasione per le giovani gen erazioni. Il bando è pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (n. 86 del 28 ottobre 2022, Serie Speciale – Concorsi ed Es ami), sul sito web istituzionale di Acn e sul portale InPA, su cui è possibile candidarsi: https://www.inpa.gov.it/ Per maggiori informazioni: comuni cazione@acn.gov.it n
NEL MONDO DELLE PMI

INNOVATION
L’Agenzia nazionale per la cybersicurezza a caccia di 60 talenti
LA SETTIMANA POLITICA
Il voto americano e le democrazie spaccate a metà
Alle elezioni Usa di midterm i repubblicani non sfondano, i democratici reggono ed entrambi non si riconoscono legittimità. Una divisione simile a quella vista in Brasile, Francia e Italia che minaccia il miglior sistema politico, per quanto imperfetto

Che Dio benedica l’America. An che se stavolta di una benedizio ne laica per la verità han bisogno non soltanto gli Stati Uniti ma pure le democrazie europee ed occidentali. Il voto in Usa per le elezioni di midterm di martedì 8 novembre è infatti la fo tografia di una democrazia america na spaccata a metà, una sorte simile a quanto accaduto in Brasile e in misura minore in Francia e in Italia. Le urne
americane non hanno visto infatti l’onda lunga repubblicana e i democra tici hanno retto al Senato, con un testa a testa di cui sapremo l’esitox proba bilmente nei prossimi giorni mentre sono andati meno bene alla Camera. Le indicazioni che possiamo trarre da questa tornata elettorale sono diverse. La prima, che una leadership non ca rismatica come quella del presidente Joe Biden ha comunque tenuto. Il che
non era affatto scontato dopo le ul time presidenze che carismatiche lo erano, di Donald Trump e di Barack Obama. La seconda considerazione è che Trump risulta ancora abbastanza forte tra i repubblicani ma che per le presidenziali del 2024 potrebbe essere insidiato alle primarie dal governa tore repubblicano della Florida Ron DeSantis, riconfermato da un gran successo nel suo Stato. La terza indica zione riguarda il tema della guerra in Ucraina e del sostegno americano alla libertà di Kiev contro l’invasione rus sa. Un tema questo che non è stato per nulla centrale nella campagna eletto rale per le elezioni di midterm dove la sfida repubblicani contro democratici si è giocata e combattuta soprattut to su temi identitari e su questioni di economia. Quarto aspetto: il ruolo dei giovani. Il loro voto, secondo buona parte degli analisti americani, mo tivato soprattutto (ma non solo) dal diritto all’aborto avrebbe salvato i de mocratici da una debacle che era pre vista in termini piuttosto pesanti dai sondaggi svolti prima del voto. Quinto punto, quello a nostro modo di vedere sostanziale e che ci riallaccia alla par tenza di questo nostro ragionamento sul voto negli Stati Uniti (e non solo): la democrazia Usa è in evidente crisi. La campagna elettorale si è giocata infatti non con una condivisione di valori elementari ma con i democra tici che hanno sventolato il pericolo di fascismo nel caso di una vittoria dei repubblicani (soprattutto dei tru mpiani). Ed i repubblicani che hanno risposto parlando addirittura di possi bili brogli elettorali. Questo incrociar di spade indica chiaramente che i due fronti politici non si riconoscono più come legittimi l’uno con l’altro. E il riconoscimento reciproco, seppur in profonde e radicali diversità dei pro grammi politici, è valore e collante necessario di una democrazia matura. Un andazzo questo del non riconosci mento che si è manifestato pari pari in altre elezioni. In Brasile tra Lula (che ha vinto di un soffio) e Bolsonaro e in maniera meno intensa ma comunque fastidiosa in Francia e in Italia dove un tema come l’immigrazione divide le parti politiche da anni e con una in comunicabilità crescente. Ecco allora che le elezioni americane oggi rappre sentano qualcosa di più di un voto di midterm. Sono una lezione per i paesi occidentali e per le democrazie. In uno dei momenti più tragici dalla seconda guerra mondiale ad oggi il mondo li bero non può infatti permettersi di consumare la crisi del miglior sistema politico (seppur imperfetto) che si co nosca sinora: la democrazia. Sarebbe un suicidio politico. Anzi, geopolitico. n

Dopo
Andiam, andiam, andiamo a trivellar. Giorgia Meloni, in pieno stile principes sa Disney, ci è riuscita. Hey oh, si tor nerà a trivellare in Adriatico. Mancano ancora i sette nani che faranno il lavoro ma quantome no il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera a nuove concessioni in Italia per le trivelle of f-shore. In altre parole, si tornerà ad estrarre gas dal nostro mare Adriatico. Dopo anni, 30 per la precisione, nei quali ha regnato l’immo bilismo, che di fatto ci ha consegnato nelle mani degli altri paesi (Russia in primis), la produzione di gas nazionale potrebbe tornare a contare su numeri interessanti. Il Cdm ha infatti previsto un emendamento al Dl Aiuti ter per aumentare le concessioni per l’estrazione di gas italiano, da fornire alle aziende energivore a prezzi calmie rati. Come? Molto semplice. I concessionari che aderiranno dovranno mette re a disposizione, da gennaio, gas tra 1 miliardo e 2 miliardi di metri cubi da destinare ad aziende
energivore a prezzi calmierati. In altre parole, i gestori del nuovo gas italiano dovranno fornir lo alle aziende energivore a prezzi vantaggiosi. Lo schema quindi, sarà questo: chi avrà l’ok per trivellare i pozzi lo potrà fare solo se una gros sa fetta di gas estratto verrà venduta a imprese italiane molto gasivore a prezzo calmierato. Una norma anti-speculazione, ne abbiamo già vista troppa, che dovrebbe dare un po’ di ossigeno alla nostra economia. Dal primo gennaio 2023 il metano estratto in Italia dovrà essere venduto tra i 50 e i 100 euro al megawattora e essere de stinato alle aziende del vetro, della ceramica e a tutte le altre che utilizzano enormi quantità di gas per produrre, le quali potranno così rifornir si a un costo inferiore rispetto a quello che so stengono ormai da mesi. Una boccata d’aria che si regge su una contropartita concessa alle so cietà che dovranno tirare su il gas: il perimetro delle estrazioni si espande. Ci saranno più trivel le. E tutto dovrà avvenire in tempi rapidissimi.


Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza ener getica Gilberto Pichetto Fratin è stato chiaro: verranno autorizzate nuove concessioni de cennali tra le 9 e 12 miglia nel Sud e nel medio Adriatico “in deroga al decreto legislativo del 2006 che invece precludeva nuove attività in materia di idrocarburi nelle aree marine protet te e nelle 12 miglia da dette aree e dalla costa”. Per essere ancora più chiari la deroga riguar derà le concessioni esistenti nell’Alto Adriatico: escluso il bacino di Venezia, le estrazioni ripren deranno nella porzione di mare compresa tra il 45esimo parallelo e quello che passa per la foce del ramo di Goro del Po, oltre le nove miglia e solo nei giacimenti con una capacità superiore ai 500 milioni di metri cubi. Aggiornando così la mappa delle nostre trivelle si potranno recupe rare più di 10 miliardi di metri cubi di gas nei prossimi 15 anni. Se contiamo che la produzione di gas italiano è stata di 3,31 miliardi nel 2021 questi numeri fanno un certo effetto. Nel giro di due, tre anni, se tutto filerà liscio, si potrebbe arrivare a estrarre più di 6 miliardi di metri cubi di gas ogni anno. Praticamente il doppio. Tutto questo, naturalmente ha un costo.
La manovra del Governo, infatti, per tentare il cambio di passo nella risposta alla crisi del gas, costerà allo Stato italiano circa 30 miliardi di euro. Una manovra che rientra nella misura del Nadef per provare a diminuire la dipendenza italiana dal gas russo e, di conseguenza, per far respirare famiglie e imprese italiane.

I tempi? Dovrebbero essere brevi. Già nelle pros sime ore i primi sopralluoghi nelle aree interes sate, entro la fine di novembre gli interventi necessari sui giacimenti e, da fine 2022 - inizio 2023, le prime estrazioni di gas.
L’area a cui punta il Governo è quella a largo del comune di Goro, in provincia di Ferrara, dove sarebbero presenti dai 50 ai 70 miliardi di metri
SCENARI
La grande migrazione: le idee della sinistra ora sono patrimonio di questa destra
Per il sociologo torinese la migrazione delle basi sociali è iniziata molto tempo fa, quando la prima ha aderito acriticamente all’ideologia del mercato e ha ignorato la domanda di protezione seguita all’esplosione dei flussi migratori, raccolta invece dalla seconda
La Mutazione. Sottotitolo: Come le idee di sinistra sono migrate a destra, è l’ultimo libro del sociologo Luca Ricolfi, mandato alle stampe il 22 settem bre scorso, dopo la campagna elettorale più strana e anomala che la Repubblica abbia mai avuto. Una spigliata e solida in dagine su un’Italia che sembra aver perso, soprattutto politicamente, i propri punti di riferimento, dove destra e sinistra sono i protagonisti di una pièce teatrale pi randelliana in cui i rispettivi DNA si sono progressivamente invertiti. La sinistra ha perso i suoi cromosomi principali, alcuni dei quali hanno attecchito sul filamento opposto.



Il titolo del suo ultimo libro ricorda ambientazioni alla Cronenberg. Siamo a questo punto?
Non direi, la mutazione del sistema politico non è drammatica, si tratta solo di un arricchimento del repertorio della destra (o meglio della nuova destra di Giorgia Meloni) e di un impoverimento del patrimonio ideale della sinistra. Nella storia succede che le cose cambino, l’importante è prender atto delle nuove realtà, senza negarle, travisarle o nasconderle.
Il suo lavoro è diviso in tre macro aree, Il grande Swap, Da libertari a censori e L’eclissi dell’Eguaglianza. Una progressione che ha una logica ferrea, ce ne può parlare?
C’è una logica, nel senso che le vicende degli ultimi 60 anni possono essere viste come una lunga traversata per conquistare il governo e diventare establishment. Il progressivo abbandono delle proprie bandiere è stato funzionale a questa traversata. Ma c’è anche una successione temporale: il grande swap, ossia la rinuncia a difendere i deboli, è il cambiamento più recente, perché
La Mutazione (Rizzoli, pagg, 256, 18 euro) è uscito in libreria l’1 novembre. A fianco, l’autore.
iniziato solo 30 anni fa. Più remota è la trasformazione in censori, iniziata circa 40-45 anni fa con l’adesione acritica al politicamente corretto, la cui ipocrisia non mancò di essere denunciata da Natalia Ginzburg. Ancora più antica, perché risalente a 60 anni fa (con la nascita della media unica), è la rinuncia a perseguire l’eguaglianza attraverso la cultura alta, vista come strumento e occasione di emancipazione dei ceti popolari.
Rimanendo nella prima macroarea: com’è stato possibile il grande swap? Lo scambio tra le basi sociali della sinistra e della destra, per cui i ricchi e colti votano a sinistra, mentre i poveri e poco istruiti votano a destra, ha due matrici distinte, anche se interconnesse. La prima è l’adesione acritica all’ideologia del mercato come meccanismo di promozione sociale, un’adesione che è divenuta totale ed esplicita con la “terza via” di Anthony Giddens e Tony Blair, verso la fine degli anni ’90. La seconda matrice è l’esplosione dei flussi migratori, che hanno innescato una domanda di protezione sociale che la sinistra ha preferito ignorare e la destra ha scelto di raccogliere. Non solo in Italia, ma un po’ ovunque in Europa, e pure negli altri paesi occidentali avanzati.

Nel cambio di basi vede anche una responsabilità per come si fa cultura ed educazione nelle scuole? Una buona responsabilità ce l’hanno la televisione generalista e l’uso acritico dei social… No, il modo in cui si fa cultura ed educazione, o in cui si fa televisione, lo vedo più come fattore di ampliamento delle
diseguaglianze. L’abbassamento degli standard dell’istruzione ha creato un vasto settore di cittadini culturalmente deprivati, ma non mi spingerei a dire che questo abbia favorito lo spostamento a destra dei ceti popolari e lo spostamento a sinistra dei ceti medio-alti. Può anche darsi che qualcosa del genere sia successo, ma non esistono dati che lo comprovino.
Lei parla di “glebalizzazione”, può spiegarci perché?
In realtà ne parlo citando il filosofo Diego Fusaro, che parla dei processi migratori come deportazioni. Io condivido la tesi secondo cui una parte degli immigrati sono relegati in una condizione paraschiavistica, o di moderni “servi della gleba”, ma non condivido la tesi della deportazione. Il fatto che padroncini, imprenditori e famiglie siano ben felici di avere forza lavoro immigrata a basso costo, non significa che deportino gli immigrati, i quali invece quasi sempre scelgono volontariamente di entrare in Europa.
Provocazione: il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo e l’inno libertario El pueblo unido jamás será vencido, diventeranno valori della destra? Mah, non mi sento di escludere una evoluzione vagamente peronistapopulista della destra, e in particolare di Fratelli d’Italia. Però i ceti popolari che, oggi in Italia, sostengono la destra sono molto diversi da quelli che, in passato, sostenevano la sinistra: meno operai e ceti medi riflessivi, più lavoratori autonomi, disoccupati, lavoratori precari.
Il lato oscuro del progresso
Ha diviso gli italiani in tre società, quella delle garanzie, quella del rischio e, infine, quella degli esclusi. Ce le può descrivere? Sono modelli tipicamente italiani o si possono applicare anche ad altri Paesi?
Sono modelli tipicamente italiani, perché in nessun paese occidentale sono così pronunciati alcuni tratti sociali: peso del lavoro autonomo, economia sommersa, fratture territoriali, presenza di una infrastruttura paraschiavistica.
La società della garanzie include i dipendenti pubblici e i dipendenti privati stabili delle imprese medie e grandi, per lo più tutelati dalle organizzazioni sindacali; la società del rischio comprende i lavoratori autonomi, i dipendenti delle piccole imprese, i precari delle imprese medie e grandi; la società degli esclusi comprende i lavoratori in nero, disoccupati veri
e propri (che cercano attivamente un lavoro), i cosiddetti lavoratori scoraggiati (che non cercano lavoro, ma che accetterebbero di lavorare)

Sul linguaggio ha dedicato più pagine: la ricerca del politicamente corretto a ogni costo è diventata un’arma di distrazione di massa?
Non direi, piuttosto è diventata un’arma di autodistruzione della sinistra, che la ha allontanata sempre di più dalla sensibilità dei ceti popolari. Guia Soncini, che non le manda a dire, ha colto perfettamente il punto quando provocatoriamente ha sentenziato: «se la sinistra cavilla sulle puttanate poi governa la destra».
A proposito di linguaggio: il comunicato stampa ufficiale della presidenza del Consiglio dei Ministri sull’incontro della Meloni con la Von der Leyen è singolare: il presidente del consiglio Giorgia Meloni ha incontrato la presidente della Commissione Ue...
Singolare, ma bisognerà abituarsi. Ognuno sceglie gli articoli, i pronomi e le desinenze che gli pare, basta che poi non si offenda se qualcun altro si confonde e usa quelli sbagliati. L’importante è la tolleranza, se non c’è volontà di offendere va tutto bene, anche se secondo me sarebbe meglio non far proliferare i pronomi, come negli Stati Uniti stanno cercando di fare gli attivisti LGBT.
Tema dibattuto: perché la cultura si crede sia da sempre appannaggio della sinistra?
Perché, stante l’egemonia culturale conquistata dal Partito comunista nel dopoguerra, ed ereditata dal mondo progressista, in Italia dichiararsi di destra è troppo costoso in termini di carriera, privilegi, accesso ai media, inclusione nelle cerchie giuste.
Nelle conclusioni del suo libro parla di “lato oscuro del progresso”: perché?
Perché il lato oscuro esiste, e solo la destra sembra in grado di riconoscerlo, sicché la fiducia nel progresso è divenuta un tratto distintivo della sinistra, mentre lo scetticismo su alcuni suoi aspetti non marginali è divenuto un tratto distintivo della destra.
Quali aspetti sono problematici?
Tanti, fin dai tempi di Pasolini e di Mi shima: la disgregazione delle culture po polari, la degradazione delle periferie, la disoccupazione tecnologica, la competi zione con gli immigrati, l’attacco degli attivisti LGBT agli spazi riservati alle donne (ad esempio nelle carceri e nello sport), l’iperconsumismo, la diffusione delle droghe, l’abbassamento della qua lità dell’istruzione, il senso di insicurez za dei giovani. n
«Esiste, e solo la destra sembra in grado di riconoscerlo, sicché la fiducia nel progresso è diventato un tratto distintivo della sinistra»
CAVALIERI DELLE FRONTIERE
Le aziende devono cercare ai margini la vera innovazione
Il nuovo non si può trovare al ‘centro’, dove risiedono il potere, le risorse umane e quelle economiche delle imprese. Bisogna gettare lo sguardo verso la periferia, seguendo l’esempio dei “Boundary Riders” australiani
SIono stato invitato di nuovo a presentare al Digital Innovation Days a Milano e ho parlato di un concetto che è stato ispirato da due californiani; uno dei quali, John Hagel, ho avuto il piacere di conoscere personalmente. Hagel è stato il chairman del Center for the Edge di Deloit te e scrive spesso del fatto che le grandi aziende fanno fatica ad innovare. Pensate che ne gli ultimi dieci anni le grandi aziende, nella lista delle For
tune 500, invece di utilizzare i profitti per innovare hanno ricomprato le loro azioni per circa 5mila miliardi di dol lari! John scrive che «tutto il potere, il personale esperto e le risorse finanziarie sono al centro, ma tutta l’innovazio ne si svolge alla periferia, ai margini (at the edge) del co nosciuto».



Bill Joy, di Sun Microsystems, l’altro californiano, è diven tato una leggenda per aver detto, secondo alcuni a un di
rigente di Microsoft, una fra se che è addirittura diventata una legge. Cercatela sotto il titolo The Joy Law se volete e scoprirete che dice: «Non im porta chi tu sia, le persone più intelligenti del mondo non la vorano per te!». Se tutta l’innovazione è alla periferia, ai margini del conosciuto, e se le persone più intelligenti non lavorano per te come fanno le grandi aziende a innovare? Tempo fa parlai con un manager di una multinazionale con 35mila impiegati e lui mi confidò che avevano creato un innovation hub all’interno dell’azienda e lanciato una serie di premi, del valore di due milioni di dollari annui a chi avesse pre sentato idee innovative che avrebbero potuto migliorare il bottom line e la qualità della loro offerta. «In cinque anni - mi disse - abbiamo letteral mente buttato 10 milioni». Non si innova dall’interno, perché, come scrisse il miti co Peter Drucker, «l’innova zione, per definizione deve essere decentralizzata, ad hoc, autonoma, specifica e mi cro-economica. È meglio che cominci piccola, titubante e flessibile». Drucker, in modo poetico direi, conclude dicen do che l’innovazione arriva con il sussurro della brezza, non con la tempesta. Ecco che allora entrano in scena i Ca valieri delle Frontiere, ossia i Boundary Riders. Al DIDays di Milano ho parlato di una figura miti ca nella cultura australiana, il Boundary Rider. Si tratta di un cowboy australiano (in realtà là li chiamano Jacka roos!) con un lavoro unico al mondo. I grandi possedimenti per allevamento di bestiame al centro e al Nord del Paese sono talmente grandi (si parla di proprietà fino a sei milio ni di acri) che debbono usare un cowboy il cui solo lavoro
è ispezionare i confini della proprietà. A cavallo o in mo tocicletta, magari con un cane e l’immancabile swag (il sacco a pelo) il Boundary Rider ispe ziona i fili spinati, le barriere che delimitano la proprietà, e, una volta al mese, torna alla farm e riferisce al manage ment quello che hanno visto.
Potrebbe aver scoperto dei problemi, degli animali che sono scappati, ma potrebbe anche scoprire delle opportu nità: dei cavalli o dei cammel li selvatici che sono entrati e possono essere venduti, nuovi alberi di cedro cresciuti e pos sono essere utilizzati.
Le grandi aziende, ma anche le Pmi che vogliono innovare, dovrebbero (alcu ne già lo fanno!) creare, ad destrare e sostenere una cultura che prevede l’uso di Boundary Riders costan temente attenti a quello che avviene “fuori” dall’azienda e ai margini del conosciuto. I Cavalieri delle Frontiere sono quelli che vedono opportu nità, quelli che, anche se im piegati, si sentono imprendi tori e fremono a vedere nuove tecniche utilizzate dalla com petizione e non dalla loro azienda. Alcuni li chiamano Intrapreneurs, gli imprendi tori che avete dentro l’azien da. Appassionati, energici, potrebbero contribuire alla trasformazione per il meglio delle vostre imprese se solo fossero incoraggiati a tene re gli occhi aperti e a portare in azienda quello che hanno scoperto parlando con una fi glia all’università, un amico a cena. I Boundary Riders devo no essere gestiti correttamen te per avere buoni risultati ma una cosa è certa: senza di loro l’azienda diventerà sempre più brava a fare quello che ha sempre fatto fino a quando si accorgerà che produce i caval li più veloci nell’era delle au tomobili. n
I rifiuti da imballaggio aumentano: ora la Ue scommette sul riutilizzo rispetto al riciclo. Ma inguaia l’Italia
A fine mese la Commissione Ue presenterà un regolamento sul packaging con i nuovi obiettivi
A cura di Lorenzo ConsoliLa Commissione europea presenterà il 30 novembre, salvo sorprese, un nuo vo regolamento Ue sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggi, che indicherà una serie di nuovi obiettivi obbligatori per i pro duttori e i distributori. Gli obiettivi riguar dano la riduzione della produzione di rifiuti e il ri-uso di alcuni tipi di contenitori come bottiglie e lattine, la minimizzazione in ori gine degli imballaggi, il contenuto minimo di materiale riciclato nelle loro composizio ne, la responsabilità dei produttori, le rici clabilità dei materiali nella progettazione. La Commissione vuole riaffermare e rendere più vincolante la “gerarchia” Ue dei modi di gestione dei rifiuti, che privilegia la prevenzione e il ri-uso rispetto al riciclag gio, il quale deve essere preferito a sua volta all’incenerimento nei termovaloriz zatori, e, come ultima opzione, alla messa in discarica. La bozza di regolamento è già stata fortemente criticata in Italia: Confin dustria e il Mite, il ministero per la Tran sizione ecologica, temono che privilegiare il ri-uso rischi di compromettere la filiera italiana del riciclo, che ha dato finora risul tati eccellenti. L’Italia, infatti, ricicla oggi il 73% dei rifiuti da imballaggi prodotti nel Paese, e ha quindi superato abbondante mente l’obiettivo del 65% assegnatole dalla direttiva attualmente in vigore, che doveva essere raggiunto entro il 2025. A questo successo, tuttavia, non corrisponde
né una riduzione della generazione dei rifiuti da imballaggi, né lo sviluppo del ri-uso (lad dove appropriato), che permette di rispar miare energia e materie prime. D’altra parte, secondo uno studio d’impatto della Commis sione, in tutta l’Ue le norme in vigore non sono riuscite a conseguire gli obiettivi previsti: dal 2009 al 2019, i rifiuti da imbal laggio non solo non sono diminuiti, ma sono aumentati del 19%, più del Pil complessivo dell’Unione. Inoltre, il riciclo è diventato in certi casi più difficile a causa dei materiali impiegati per gli imballaggi, per la cui pro duzione, d’altra parte, spesso non si fa abba stanza ricorso a materiali riciclati.

Per risolvere questi problemi, la Com missione ha deciso di proporre un regola mento, con applicazione diretta in tutta l’Ue, per sostituire la direttiva (che consente più flessibilità da parte degli Stati membri) attualmente in applicate agli imballaggi. La proposta della Commissione prevede in nanzitutto (art.63) un obiettivo generale per il riciclaggio del 65%, in peso, di tutti i rifiuti da imballaggio entro il 2025, con sotto-obiettivi specifici per materiale: legno 25%, plastica e alluminio 50%, vetro e me talli ferrosi 70%, carta e cartone 75%. Entro il 2030, l’obiettivo generale passerà al 70%, con sotto-obiettivi per materiale del 30% per il legno, 55% plastica, 60% alluminio, 75% vetro, 80% metalli ferrosi e 85% carta e car tone. Inoltre, entro l’inizio del 2030 tutti gli
imballaggi dovranno essere “progettati per essere riciclati”, in base a criteri che saran no definiti entro il 2027. L’art.7 prevede che dall’inizio del 2030 gli imballaggi in plasti ca contengano una percentuale minima del 25% (e del 50% per le bottiglie) di compo nenti riciclate, che dovrà poi aumentare al 50% (e 65% per bottiglie) per il 2040. L’art. 55 fissa degli obiettivi generali obbligatori per ridurre i rifiuti pro capite generati dagli imballaggi: la riduzione rispetto ai dati del 2018 dovrà essere del 5% entro il 2030, del 10% entro il 2035 e del 15% entro il 2040.
Entro due anni dall’entrata in vigore del re golamento, le bustine di tè, le cialde di caffè, le etichette adesive poste su frutta e verdu ra, e le buste di bioplastica ultraleggere do vranno essere compostabili e smaltite in impianti industriali di compostaggio. En tro l’inizio del 2030, ogni singolo imballaggio dovrà essere ridotto alle dimensioni minime possibili in peso e volume. Il consumo an nuale dei sacchetti di plastica leggeri dovrà essere limitato a 40 pro capite entro la fine del 2025 (art.30).
L’art. 27 prevede poi una serie di condizioni affinché siano riutilizzabili i contenitori di bevande calde o fredde per l’asporto nei dispositivi di rifornimento o ricarica dei liquidi. La proposta prevede infine (art.61) la creazione entro l’inizio del 2028 di sistemi di deposito cauzio nale per le bottiglie di plastica monou so e per le lattine fino a 3 litri di capacità (ma non se contengono vino o prodotti lattiero-caseari), e raccomanda che siano istituiti sistemi simili anche per le botti glie di vetro monouso e i cartoni per be vande. n

LA SETTIMANA INTERNAZIONALE

Chip, quel no USA a Pechino minaccia l’industria del futuro
Gli effetti collaterali dello stop all’accesso ai semiconduttori americani con cui Biden vuole frenare l’avanzata tecnologica cinese
Non bastano l’invasione russa dell’Ucraina, l’inflazione fuori controllo e le grandi banche cen trali che in simultanea adottano politi che monetarie restrittive per riportarla al due per cento. Non basta la prospet tiva di una recessione globale a causa di una combinazione micidiale tra geopo litica e shock macroeconomico.
La cattive notizie giungono anche da quello che promette di essere il fronte più caldo dei prossimi anni, anzi dei prossimi decenni, il braccio di ferro tra Stati Uniti e Cina per la suprema zia mondiale. L’Amministrazione Biden ha presentato nelle settimane scorse una serie di misure restrittive senza precedenti contro l’avanzata tecnolo gica di Pechino. Il settore preso di mira è quello dei chip. Le aziende di Pechino avranno accesso limitatissimo all’ac quisto dei semiconduttori più avanzati e delle componenti per realizzarli: sen za una specifica licenza nulla di tutto questo potrà essere venduto alla con correnza cinese.
La guerra economica iniziata da Donald Trump e che negli anni scorsi si era con centrata sulle infrastrutture 5G, dove molti gruppi cinesi vantano posizioni di rilievo su scala mondiale, si è spostata su un piano ancora più sofisticato, quel lo che porta all’intelligenza artificiale e al primato tecnologico globale Il presidente Xi Jinping ha ribadito questo obiettivo in occasione del 20° Congresso del partito comunista ci nese e ritiene che la Cina entro il 2035 possa essere una delle economie tec nologicamente più avanzate al mon do. Proprio per contrastare tale ambi zione, le misure dell’Amministrazione Biden tagliano a Pechino i “rifornimen ti” più importanti proibendo alle azien de americane e/o a quelle che utilizzano tecnologia americana di vendere chip o componenti per realizzarle a produtto ri finali cinesi. Il divieto di vendita e co operazione si estende anche ai cittadini statunitensi o titolari della green card. Nell’ambito dei nuovi provvedimenti non sarà più possibile vendere ai cinesi,
ad esempio, avanzatissimi chip di calco lo come NVIDIA A100/H100 e Intel GPU (Ponte Vecchio). In seguito alla notizia, formalizzata in ottobre, Apple, secondo il giornale giapponese Nikkei, avreb be deciso di sospendere l’utilizzo dei chip di memoria del produttore cine se Yangtze Memory Technologies per i suoi iPhone da vendere in Cina. Mark Williams e Zichuan Huang, analisti di Capital Economics, in un re cente report citato da CNN Business, ritengono che la decisione di Biden rap presenti una minaccia enorme per le ambizioni tecnologiche della Cina Secondo i due esperti l’industria globa le dei chip è «quasi interamente dipen dente» dagli Stati Uniti e dai Paesi alleati per quanto riguarda ricerca, produzione e relativa componentistica. Senza questi elementi non solo le aziende cinesi non avranno accesso ai chip più avanzati, ma non potranno nemmeno sviluppare capacità tecnologiche e produttive pro prie per compiere il salto di qualità. «È come se gli Stati Uniti avessero tagliato alla Cina i pioli della scala tecnologica», sostengono gli analisti. Ovviamente negativa la reazione di Pechino, che ha chiesto a Washin gton di tornare sui suoi passi. Quali potrebbero essere le ritorsioni cinesi a questo punto? Tra le opzioni possibili gli esperti citano forti limitazioni all’ac cesso di metalli da terre rare, control lati in gran parte proprio dalla Cina. La stessa Cina è il più grande consumatore al mondo di semiconduttori - oltre tre quarti delle vendite totali - mentre detiene una quota produttiva di solo il 15 per cento. Boston Consulting Group ha stimato l’anno scorso che per arriva re a costruire nel settore specifico una catena delle forniture completamente autonoma, un Paese deve investire subito ulteriori 1.000 miliardi di dol lari. Le restrizioni americane, secondo gli esperti, rallenteranno fortemente lo sviluppo di applicazioni fondamentali nell’industria del futuro, come, ad esem pio, l’intelligenza artificiale e la guida autonoma degli autoveicoli. n
La grandeur indiana e il sorpasso (sognato) alla Cina
Il subcontinente diventerà la terza economia mondiale e vorrebbe scalzare la Cina nelle relazioni commerciali
Non tenere il monopolio dell’e nergia russo e quello cinese nel la manifattura, redistribuendo lo in altre aree, è un bene, a patto di passare dall’India. Entro dieci anni il subcontinente diventerà la terza eco nomia globale, scalando dall’undicesi mo posto del 2011 al quinto di adesso.

L’ingresso parziale dell’India nell’alleanza Aukus-Quad, nata per contenere i legami sino-russo-iraniani, la avvici na all’Occidente e al libero mercato. Oltre a un’immensa forza lavoro, il Paese ha una storica eccellenza mate matica che si traduce in un esercito di scienziati e informatici. Manca però la capacità di fare impresa con gli stru menti delle value e supply chain. Domi nano i colossi del settore automotive e siderurgico come Tata e le acciaierie Jindal Steel and Power o Mittal, men tre il settore hi tech è rimasto indietro rispetto alle altre “tigri asiatiche”.
La Cina resta un mercato irrinunciabile
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per tutti i Paesi, anche se è diventa to più difficile e più rischioso far ci affari, per le tensioni a Pechino oltre che delle politiche sanitarie contro il covid che stanno mettendo a dura prova le reti logistiche na zionali e infliggendo un duro colpo alle attività del settore manifattu riero, edile e dei servizi. Proprio la logistica potrebbe essere l’atout che può giocare l’India, Paese che pur con le sue tante contraddizioni – po litiche, economiche e operative – si candida a essere un grande hub be neficiario della “globalizzazione frammentata” verso cui il mondo si sta incamminando. Un hub alter nativo per molte imprese, grazie a

Da Genova sono le miglia nautiche di distanza in meno del porto indiano di Mundra rispetto a quello di Shangai
un’elevata capacità di innovazione tecnologica, un costo del lavoro ab bordabile e alcune riforme positive realizzate dal governo.
Trasportare merci dai porti in diani, oltretutto, significa rispar miare, e molto, sul costi dal mo mento che Mundra, il maggior porto commerciale indiano, è più vicino a Genova di ben 3.600 miglia nautiche rispetto a Shanghai. Van taggi in tal senso ci sarebbero an che per l’ambiente: 13mila chilo metri risparmiati ogni viaggio tra andata e ritorno significano molto meno inquinamento e da qui l’India potrebbe migliorare il suo profilo green , oggi ancora molto debole. Non ultimo una produzione più vi cina può incrementare la portualità
italiana via canale di Suez .

La taiwanese Pegatron , fornitrice di Apple, sposterà parte della pro duzione in India, come già fatto dal colosso Foxconn che vicino a Chennai ha avviato la produzione di iPhone14. L’operazione è cau sata formalmente dai continui lockdown di Zhengzhou , “città ci nese degli iPhone”, ma il problema è politico: già oggi Pegatron ha uno stabilimento nel Tamil Nadu, men tre gli iPhone “indiani” di Foxconn cresceranno del 150% nel 2023. An che Stellantis ha inaugurato un centro software nel Karnataka per lo sviluppo di software per le pro prie auto.

Secondo Jupiter Global Emerging Markets , il monopolio cinese «può finire, visti i cambiamenti che stan no spostando l’ago della bilancia verso l’India». Mentre Xi Jinping si autonominava presidente a vita, a Nuova Delhi Narendra Modi an nunciava la campagna Make in In dia . Sebbene l’India e la Cina faccia no fronte comune in alcune scelte politiche, è evidente che fra le due potenze emergenti il conflitto sia pronto a scoppiare su molti fronti. E in questo contesto il delicato set tore tecnologico costituirà senz’al tro terreno di scontro economico e politico. Il premier Modi ha lan ciato un maxi piano di investimenti (dal nome altisonante “forza della velocità”) per rendere il suo Paese una potenza tecnologica nel campo delle infrastrutture. Insomma, un nuovo guanto di sfida all’ingombrante vicino, con il quale
ha anche in corso una mai risolta controversia territoriale ai con fini vicino a Nepal e Buthan, con tanto di guerra nel 1962 (cui non è mai seguito un trattato di pace).
Il cancelliere Konrad Adenauer di ceva: «Con le tigri è facilissimo met tersi d’accordo: basta farsi divora re». L’avvio di una globalizzazione 2.0 può, invece, offrire all’Europa un mercato globale più diffuso ed equi librato. Le delocalizzazioni avranno un impatto minore rispetto alla de regulation degli anni ’90 e del 2020.
Ci sarebbero perciò più posti di la voro reindustrializzando la Ue su scala mondiale e creando una nuova filiera che rinsaldi scienza, tecnolo gia, sapere, ambiente e produzione.
ll mercato globale è alla ricerca di un'alternativa consistente alla pericolosa dipendenza della catena di approvvigionamento dalla Cina, resa evidente dalla pandemia e an cora più rischiosa dalle ambizioni cinesi.
Anche i numeri macroeconomici giocano a favore dell’India.
Non solo non correrà alcun rischio recessione nei prossimi 12 mesia differenze di molte altre potenze mondiali - ma sarà anche quella che crescerà di più quest’anno tra le principali economie. Il Fondo mo netario internazionale nel suo ulti mo Economic Outlook ha previsto il Pil indiano in rialzo fino al 7,4% nel 2022, ben oltre il Dragone, fino ra motore dell’economia mondiale, la cui espansione dovrebbe attestar si a meno della metà (3,3%). Un sor passo, questo sì, davvero reale. n
SOSTENIBILITÀ


«Così ridiamo vita alle bricole e tuteliamo Venezia»
Pieces of Venice recupera i pali che indicano le vie d’acqua nella laguna per ricavarne prodotti di design. Un progetto con risvolti sociali: la società benefit coinvolge persone disagiate e finanzia una onlus che ripulisce canali e muri della città
di Pierluigi MasiniImilioni di turisti che sbarcano a Venezia ogni anno, vanno via con il cellulare pieno di selfie e più di una lacrima d’amore versa ta. Ma il loro sogno, il sogno vero, è portarsi via un piccolo pezzo di questa città. A metà dell’Ottocento John Ruskin, non potendo riempi re il baule con le pietre di Venezia, le accarezzò, le disegnò, le raccon tò quasi una a una nel celebre libro che porta quel nome. Più di un se colo e mezzo dopo, nel 2018, un im prenditore con alle spalle tre premi Compasso d’Oro, l’Oscar mondiale del design, decise che sì, in effetti c’erano dei pezzi di Venezia che
si potevano portar via per acconten tare quell’esigenza di unicità che tanto ci attira nell’epoca del fatto in serie e del digitale. Pezzi di legno di quercia cotti dal sole e dal salmastro, bagnati dall’acqua della laguna e asciugati dal libeccio, che potevano prendere una nuova vita e assumere forme e funzioni ine dite, accompagnando il ricordo di un viaggio degno di sopravvivere a qualsiasi schedina di memoria da smartphone.

Quell’imprenditore si chiama Lu
, Pezzi di Ve nezia appunto. «Un progetto che nasce dall’amore per Venezia, per i suoi materiali, per la sua bellezza», spiega Marson. Il legno di recupero è quello delle bricole, pali di quer cia singoli, piantati in laguna e usa ti per legare le imbarcazioni o più spesso legati assieme, a gruppi di tre, con delle catene di ferro e uti lizzati per segnare le vie d’acqua. Le bricole sono destinate a durare un bel po’ di anni, vengono affogate nel sedime fangoso, ma pre sto nella parte sommersa diventano la casa di un mollusco (il suo nome è terèdine) che scava lunghe gallerie al loro in terno e dopo anni di incessante la voro le rende così fragili da doverle sostituire. La par te superiore, rimasta sopra il pelo dell’acqua, può essere riutilizzata; se non è troppo danneggiata vie ne lavorata anche quella inferiore, che ha un colore più scuro. E qui è scattata l’idea di recuperare questo legno stagionato per costruire og getti che portano la firma di noti designer e artisti, da Marco Zito a Giulio Iacchetti, da Matteo Ragni a Lorenzo Palmeri.

Non dei souvenir qualsiasi, i pro gettisti hanno voluto attribuire un nome e un’anima a ogni oggetto. Il vaporetto è il Tronchetto 33, l’indi rizzo del deposito dei batei, come li chiamano i veneziani; il taxi è il San Pietro di Castello 364. Ogni pezzo è un pallino verde sulla mappa di Ve nezia, prende spunto da un luogo fisico vero. L’ultimo è la vera da pozzo di San Servolo, isola a due passi da piazza San Marco, che si è candidata a diventare un’isola della sostenibilità. Altri oggetti sono da compagnia, emettono suoni, aiu tano a inquadrare luoghi, evocano ricordi.



Ma non è finita: c’è una finalità sociale molto chiara, legata alla cooperativa Futura di San Vito al Tagliamento, che occupa una ses santina di persone svantaggiate ed è impegnata in molte fasi di la
vorazione di questi pezzi di Venezia, dalla levigatura all’assemblaggio, fino al confezionamento. Inoltre, per ogni prodotto venduto, sopra un certo va lore (30 euro), Pieces of Venice ne de volve 3 alla onlus Masegni & Nizioleti, che si occupa di ripulire i muri dei palazzi veneziani dai graffiti e a rac cogliere la plastica nei canali. In questi quattro anni il campionario dei prodotti è cresciuto e ce ne sono oggi più di 20, in vendita online e nei bookshop dei più importanti musei di Venezia. L’ADI, Associazione per il Disegno Industriale, ha attribuito a Pieces of Venice il XXVI Compasso d’Oro 2020 per il progetto di impre sa di design per il sociale. Dal gennaio 2020, inoltre, l’azienda è stata rico nosciuta come start-up innovativa. «Cerchiamo di infondere l’idea, alle aziende in primo luogo, di fare impre sa in direzione green e di preservare i valori delle persone e del territorio», conclude con un sorriso Karin Friebel. Pieces of Venice è uno dei #greenhe roes, eroi green, selezionati da Ales sandro Gassmann e finiti nel suo libro (e prima nella rubrica settimanale di un importante magazine). La spinta propulsiva di Karin e Luciano, insieme a quella di Annalisa Corrado, propu gnatrice dell’associazione Kyoto Club che gira l’Italia a caccia di nuovi testi monial dell’ambientalismo militante, hanno dato una forte accelerazione al modo di intendere il desi gn in serie. Anzi, diciamo che hanno realizzato una fuoriserie. Naturalmen te verde. n


«Il primo pezzo? Un’elica fatta con gli stecchi dei ghiaccioli»
«Come è nata l’idea? Vuol ridere? Me la porto dentro da quando ero in bambino e a sette anni, d’estate, in colonia, mi divertivo a immaginare aeroplanini che nella mia mente volavano con un’el ica costruita con uno stec co di legno del ghiacciolo. Avevo autoprodotto il mio primo pezzo di design». Luciano Marson sorride a ripensare che finalmente quell’intuizione è diventata realtà. «Ho deciso di met terla sul mercato ma con i valori che mi contraddistin guono: l’uso di materiali di recupero, l’amore per Venezia, l’attenzione per il sociale. E così all’età di 60 anni e più, ho deciso di realizzare questo sogno nel cassetto, sempre puntando sull’industrial design, con una realiz zazione in scala indus triale poi impreziosita dalle mani dell’uomo». Karin Friebel è il ceo di Pieces of Venice, una che sorride sempre e non molla mai. «Fin
dall’inizio, però, Luciano voleva andare oltre il leg no. Ed è così che ha pen sato di utilizzare gli scarti del vetro, le cime dei va poretti (le corde usate per legarli agli imbarcaderi) e gli scarti della lavorazione dei tessuti. Ci siamo aperti alle varie opportunità», sp iega Karin. «Nei prossimi giorni, in piazza Tricolore a Milano al TDH, presenter emo le nostre prime due collezioni di vetri, opere del collettivo Fucina Fram menti che lavorano sulle materie seconde e real izzeranno il faro di Murano e una collezione dedicata all’abate Zanetti, che ha is tituito la scuola del vetro».

Il Piemonte come l’Asia: è servito il tè made in Italy


Dopo i primi raccolti sperimentali, è entrato nella fase della produzione commerciale il progetto visionario delle famiglie Zacchera e Carrai Lungo il Toce coltivazioni di ventimila metri quadrati all’insegna della sostenibilità
di Riccardo LagorioTalvolta i sogni diventano real tà. Tenacia, innovazione e pic cole, grandi coincidenze rap presentano le radici di questa bella storia tutta italiana. All’inizio degli anni Duemila, la storica famiglia di florovivaisti Zacchera di Premosel lo Chiovenda, nel Verbano, inizia a coltivare la Camelia sinensis, la pianta del tè, in vaso e per soli scopi ornamentali. I piccoli fiori bianchi e il delicato profumo vengono subito apprezzati dai clienti del nord Euro pa, rendendo La Compagnia del Lago una realtà assai nota nel settore. L’incontro qualche anno più tardi con un’altra visionaria famiglia, i Carrai di Firenze, da oltre 60 anni importatori di tè e depositari del marchio Le Vie del tè, fonda le condi zioni per una proficua collaborazio ne: gli Zacchera mettono a disposi zione la competenza acquisita nella crescita della camelia, i Carrai l’e sperienza nella selezione del prodot to finale. «Rimanevano numerose incognite: se le piante fossero dav vero sopravvissute, come avremmo dovuto raccoglierle e lavorarle?», si interroga il trentaseienne Alessan dro Zacchera. «Nel 2016 decisi di ritagliarmi un ruolo nell’azienda di famiglia e proprio in quell’anno ini ziammo a collaborare con i Carrai. Le prime 500 piante risposero bene grazie al microclima dato dallo scor rere del fiume Toce e dalla vicinanza delle montagne che riparano il fon dovalle. Così oggi vengono destinati a tè ventimila metri quadri». Il primo significativo raccolto è av venuto nel 2021 con 50 chili di tè essiccato. È servito per celebrare i 60 anni de Le Vie del tè e affinare le pratiche di essiccazione. A partire da maggio 2022 e con la successiva raccolta di settembre si è entrati in
una fase di vera e propria pro duzione commerciale, con l’ot tenimento di tè verde e tè nero, ottenuti dalle stesse foglie ma con diverse procedure. Il rac colto avviene tassativamente a mano per poter selezionare in campo le prime due foglie che si trovano sotto la gemma ancora chiusa. Al tè ottenuto si è voluto dare nomi commerciali che comunicassero agli stranieri l’origine italiana e si è scelto il mondo della musica classica per rendere ciò evidente. Assolo è il tè verde in purezza, Aria è misce lato con petali di rosa; Notturno è il tè nero in purezza, Sinfonia è combinato con calendula. «Le Vie del tè ha l’esclusiva di vendita e li commercializza nei negozi di Fi renze e Milano. Noi lo vendiamo presso il piccolo spaccio all’inter no del vivaio. Il periodo invernale ci permetterà di mettere a punto l’offerta per il 2023, accogliendo piccoli gruppi per degustazio ni guidate e magari per la rac

colta, come accade nel mondo del vino» spiega Zacchera. Intan to proprio tra fine ottobre e metà dicembre i campi sono in piena fioritura e un tripudio di api li af folla anche perché non vengono utilizzati fungicidi né insetticidi. Inoltre, lo scorso anno Alessan dro Zacchera ha assunto sotto contratto di tirocinio quattro persone di nazionalità asiatica presenti nella struttura di acco glienza del Comune. Li ha con fermati con contratti di lavoro a tempo determinato, offrendo loro un’interessante esperienza che li integra a livello lavorati vo e sociale. Il 17 novembre a La Compagnia del Lago verrà conse gnato in Campidoglio il premio Bandiera Verde Agricoltura di CIA-Agricoltori Italiani per es sersi distinta nella innovazione di prodotto e nelle politiche di tutela dell’ambiente e del pae saggio. Tutto grazie al visionario impegno di proporre un tè tutto italiano. n


Alessandro
Zacchera raccoglie il testimone nella guida della azienda florovivaistica di famiglia La Compagnia del Lago nel 2016. Laureato in Economia e Finan za alla Bocconi, e con alle spalle due specializzazioni in ingegneria geoinformatica, decide di applic arsi a pieno titolo nell’azienda solo quattro anni più tardi, du rante il periodo della pandem
ia, dopo avere vissuto qualche mese a Parigi in un’abitazione di 25 metri quadri. «Un fatto che ha accelerato la scelta di tornare in campagna, all’aria aperta e per dedicarmi alla mia vera passione, le scalate – dice -. Quando avevo vent’anni capivo che il mio mes tiere sarebbe stato a contatto con il mio territorio d’origine, ma quando si è giovani non ci vuole vincolare. L’esperienza in Europa mi è servita per aprirmi gli oriz zonti. Poi, dopo i trent’anni, è un desiderio naturale voler tornare alle proprie radici». L’incontro con la famiglia Carrai è stato fatale per convincere Alessandro Zacchera a fermarsi a Premosello Chiovenda, un borgo di 1.800 abitanti, all’in gresso del Parco Nazionale della Val Grande, a 25 chilometri da Verbania e altrettanti da Stresa.
Alessandro Zacchera: «L’Europa mi ha aperto gli orizzonti, ma le mie radici sono qui»Alessandro Zacchera
Quei prestiti a sconto seriali che affondano le small cap in crisi sul listino di Piazza Affari
di Mariarosaria MarchesanoDa qualche anno si aggirano a Piazza Affari alcuni operatori finanziari che si comportano come squali soprattutto nei confron ti delle piccole società che si trovano in condizioni di tensione finanziaria. Avvertono l’odore del sangue e attac cano. Come? Proponendo loro opera zioni che in teoria dovrebbero aiutarle a risollevarsi, ma alla prova dei fatti contribuiscono ad affossarle. Il mec canismo funziona grosso modo così: le imprese stipulano con questi inve
stitori – soggetti non sempre vigilati dalla Consob e con uffici di rappresen tanza in Italia ma con sede in paradisi fiscali – accordi che prevedono l’emis sione di prestiti obbligazionari con vertibili allo scopo di reperire risorse per supportare la strategia di cresci ta. Ebbene, la conversione dei bond in azioni avviene - per contratto – con un forte sconto rispetto al prezzo di mer cato, così quando queste stesse azioni vengono successivamente rivendute il valore del titolo tende a scendere e se
l’operazione viene ripetuta più volte –come spesso capita perché il prestito è suddiviso in diverse tranche – la ca pitalizzazione della società subisce un drastico calo e può arrivare persino ad azzerarsi.
Il fenomeno è stato denunciato da un rapporto dell’ufficio studi di Ambro mobiliare, società che, presieduta da Alberto Franceschini Weiss, è uno dei maggiori advisor dell’Egm, il listino delle piccole società (l’ex Aim). «Ab biamo evidenza che si sia diffuso un
•
i

richieste di conversione da parte della società di investimento
•
marketcap è sempresuperioreagli incassi derivantidalleemissioniobbligazionarie,adeccezionedel caso di CaleidoGroup(accordo sciolto in seguito all’emissione della prima tranche), Energica 1, Ki Group e Visibilia 2. In 4 casisu12, le societàsubisconouna riduzione della market cap che è 4 volte superiore agliincassi derivanti dalle emissioni obbligazionarie
La tabella mostra come i prezzi di tutte le società presentino una importante riduzione del valore rispetto alla data di emissione del prestito, e 8 società su 9 presentano una riduzione del valore delle azioni di oltre il 30%.

uso distorto di uno strumen to lecito come i prestiti con vertibili – dice Franceschini Weiss al Settimanale - Appli care nella conversione uno sconto che progressivamen te volge al ribasso danneggia gli azionisti di minoranza». Il report di Ambromobiliare ri sale alla scorsa estate e assu me grande rilevanza adesso che è scoppiato il caso della Visibilia Editore, che coin volge il ministro del Turismo del governo Meloni, Daniela Santanché. A quanto risulta, il documento sarebbe stato messo agli atti dell’indagi ne condotta da Guardia di Finanza e Procura di Milano sulla Visibilia, per la quale è stata anche avanzata richie sta di fallimento, anche se i legali hanno fatto sapere che contesteranno l’esisten za dello stato di insolvenza e Santanché ha precisato di avere venduto le sue quote. Ad ogni modo, Visibilia avrebbe sottoscritto uno di questi prestiti che le hanno sì permesso di proseguire l’attività imprenditoriale in un momento di difficoltà, ma hanno anche di fatto causato il crollo del valore azionario di oltre il 99%, com’è emerso nel corso dell’indagine scat tata dopo un esposto degli azionisti di minoranza. Sotto la lente degli inquirenti sono

finiti diversi aspetti della ge stione di Visibilia (compresi i bilanci dal 2016 al 2020), ma uno dei filoni è legato proprio al finanziamento ob bligazionario di cui risulta essere stato intermediario la società Negma, con sede a Dubai, il cui nome ricorre spesso in queste operazioni che in Borsa hanno comin ciato a diffondersi a partire dal 2017. È possibile, insomma, che l’inchiesta della Procura di Milano possa estendersi ad altri casi simili facendo emergere il fenomeno dei
“prestiti trappola” nei qua li, secondo Ambromobiliare, sarebbe rimasta invischiata una dozzina di società quota te sull’Egm. Tra queste, oltre a Visibilia, vengono citati nel report, Axelero, Askoll Eva, Caleido Group, Casta Diva Group, Mondo Tv France, Illa, Prismi e Energica. Quel lo che colpisce è la serialità delle operazioni, che seguo no sempre lo stesso schema. Non si può escludere che le stesse società abbiano delle responsabilità visto che si sono buttate tra le braccia di investitori aggressivi senza



ponderare le conseguenze. I pre stiti convertibili in azioni con lo sconto non sono vietati dal codice civile, ma, come sostiene Assonext, l’associazione delle società quota te su Egm presieduta da Giovanni Natali, è tutto da verificare «se si ano compatibili con la normativa sul market abuse visto che di mez zo c’è il pubblico risparmio».
Vero è che l’Egm è un listino di Borsa che ha regole molto flessi bili e deve il suo successo proprio a questo, ma Assonext chiede che, come minimo, nei comunicati stampa sia obbligatorio inseri re – bordati in rosso – i fattori di rischio che l’operazione intrinse camente contiene e che potrebbe portare a significativi deprezza menti dell’azione dell’emittente. Anche perché, con la sua minuzio sa ricerca, l’ufficio studi di Ambro mobiliare ha reso evidente quan tomeno la straordinaria onerosità di questi finanziamenti. «Tali so cietà – spiega ancora Franceschi ni Weiss - presentano quasi tutte una situazione di squilibrio finan ziario e presumiamo che l’emis sione di un prestito obbligaziona rio convertibile sia uno dei pochi strumenti disponibili per reperire risorse finanziarie». Dallo studio emerge che la conversione delle obbligazioni ha puntualmente un effetto negativo sull’andamen to del titolo: il 67% delle società ha registrato un calo superiore al 25% e tutte le emittenti presen tano «una generale e significativa
riduzione della market cap», che in alcuni casi arriva addirittura quasi ad azzerarsi come per Visi bilia, ma non solo (vedere tabella in pagina).
Chi ci guadagna davvero è la so cietà di investimento, che a fron te dell’impegno a sottoscrivere il prestito riceve una lauta com missione dalla società emittente, mentre gli unici a rimetterci sono gli azionisti-risparmiatori che a un certo punto si ritrovano nelle mani azioni che valgono poco o nulla. Tutta questa storia potreb be finire con il ripercuotersi sul la reputazione del listino Egm, se Borsa italiana, che fa parte del cir cuito paneuropeo Euronext, e la Consob di Paolo Savona non pren deranno provvedimenti. «Non sarebbe giusto – prosegue Natali - penalizzare un listino che quota 180 società per colpa di una doz zina che si sono mostrate quanto meno poco avvedute».
In effetti, l’indice dell’Egm ha regi strato una perdita inferiore al 20% da inizio anno – vale a dire meno della media europea delle small cap – mostrando una certa resi lienza di fronte alle tensioni geo politiche e alla guerra in Ucraina e alla conseguente incertezza in cui hanno navigato i mercati finan ziari fino ad oggi. «Ed è proprio osservando l’andamento anomalo dei titoli di alcune società rispetto alla performance media che abbia mo avviato la nostra analisi», con clude Franceschini Weiss. n

Fari puntati su una dozzina di società: per due su tre titolo giù di oltre il 25%, per tutte forte riduzione della market cap
Come godersi la città fuoristagione
Da sapere

DORMIRE
ECONOMIA DELLA CONOSCENZA Bari
Grande Albergo delle Nazioni Sul lungomare, in un edificio costruito negli anni Trenta del secolo scorso ispirato all’estetica futurista. Progettato dall’architetto Alberto Calza Bini, fu inaugurato per la Fiera del Levante. Dopo alterne vicende, è stato ristrutturato nel 2012 con chiari rimandi cinematografici.
✉ Lungomare Nazario Sauro 7, Bari ☎ 080.5920111 ih-hotels.com/it
VIS Urban Suites & SPA
Nuovissimo boutique hotel aperto nel centro città, in un palazzo del 1876 con solo 12 camere a 800 metri dal porto. Il recupero architettonico unisce il liberty al design contemporaneo. Dehor esterno in quattro camere piscina privata ricavata nella roccia per la suite. La Spa è aperta anche
per ospiti esterni.
✉ Via Sagarriga Visconti 35, Bari
☎ 080.9198834 visurbansuites.com

MANGIARE
Biancofiore
Ambiente raffinato non lontano dalla città vecchia. In menu i famosi crudi di Bari: i crostacei sfilettati, il polpo con cardoncelli, il tonno in crosta di mandorle.
✉ Corso Vittorio Emanuele II 13 , Bari ☎ 080.5235446 ristorantebiancofiore.it
PerBacco
Ricette tipiche in un piacevole ambiente rustico: polpo su crema di fave di Carpino, medaglioni di grano arso ripieni di cime di rape, bombette di vitello al forno e ripiene di canestrato pugliese con patate viola.
✉ Via F.S. Abbrescia 99 ☎ 080.5588563
Che la Puglia sia tra le pri me destinazioni turisti che italiane è risaputo. Meno noto è che tra le mete pugliesi preferite ci sia una new entry. È Bari, che si è guadagnata un terzo posto dopo le più consuete Lecce e Foggia, con un 20 per cento dei flussi tu ristici estivi. A dirlo sono i nuovi dati dell’Osservatorio di Puglia promozione, secondo cui il ca poluogo della regione registra anche un cinque per cento in più negli arrivi e un 23 per cen to in più nelle presenze. Non c’è da stupirsi: trascurata dai turisti che transitano per imbarcarsi nel suo attivo porto, Bari riserva sorprese. Come aveva già indi cato la prestigiosa Lonely Planet che l’aveva inserita, unica meta italiana, nella sua classifica delle destinazioni europee da vedere nel 2019. Negli ultimi anni la città ha visto cambiamenti ur

banistici che hanno restituito bellezza agli eleganti quartieri murattiano e umbertino, alla suggestiva Bari vecchia, al lun gomare. Un lifting che la pone nella lista delle città da visitare anche in autunno o nel primo inverno, grazie al clima tiepido del Mediterraneo.
Bari Vecchia
Per decenni escluso da tutti gli itinerari a causa dei diffusi epi sodi di criminalità, il quartiere è oggi il cuore pulsante della città. Gli stretti vicoli su cui si affacciano edifici in tufo si apro no nella piazza Mercantile che brilla chiara con la colonna della giustizia del XIII secolo, or nata dal leone in pietra. Intorno si stagliano il Palazzo del Sedile realizzato nel 1543 e termina to nel XVIII secolo e il Palazzo della Dogana del XVI secolo. Altro punto caro ai baresi è la Basilica di San Nicola, fondata
Un weekend nella città pugliese: San Nicola, certo, ma anche il recupero di splendidi edifici liberty e tutte le novità a tavola e nell’ospitalitàdi Carmen Rolle
nell’anno Mille, che nella cripta custodisce la tomba del patrono. Notevoli an che le vicine Basilica di San Gregorio, luogo di incontro per i rumeni ortodossi, e l’imponente, Cattedrale di San Sabino, uno dei punti di accesso alla Bari sotterra nea, con resti che risalgono all’età romana e al Medioe vo (visite: eventidautore.it).






Non lontano da lì, il Castel lo Normanno Svevo: eretto dai Normanni nel XII secolo, distrutto nel 1156 e restau rato per volere di Federico II attorno al 1230, oggi ospita rassegne e mostre.
I quartieri murattiano e umbertino


Il quartiere murattiano, nato con l’espansione urba

na del periodo napoleonico, invita allo shopping in via Sparano da Bari, con edifici del dopo guerra e bei palazzi liberty. È proprio il liberty a prevalere nel quartiere umbertino, proteso verso il mare, dove si concentra no i rinnovi più recenti dei gioielli architettonici. Le novità sono intorno al tea tro Margherita, abbando nato per quasi quarant’anni e da poco ritornato in vita
Mostre ed eventi in un nuovo spazio
Il Teatro Margherita, l’ex-Mercato del Pesce e lo Spazio Murat, tutti recuperati, compongono il Polo del Contemporaneo
con mostre ed eventi: con l’Ex-Mercato del Pesce, ap pena riaperto, e lo Spazio Murat, nato nel 1818 come mercato di generi alimen tari, ora contenitore d’arte, formeranno il nuovo Polo del Contemporaneo della Città di Bari. Non è lontano il Kursaal Santa Lucia: a lungo chiuso, da un anno ha ripre so l’originaria funzione di cinema-teatro.
Il lungomare Bari vanta anche il lungo mare più esteso d’Italia: inaugurato nel 1927 e allun gato nel 1933, fu voluto dal Podestà della Città, Araldo di Crollalanza. Un simbolo, con i maestosi palazzi, i lampioni in ghisa nera e il Circolo Ca nottieri Barion. È davanti al blu anche il Grand Albergo delle Nazioni: in puro stile littorio, solo nel 2012 è ri
tornato albergo, dopo essere stato, prima dell’abbando no, Ufficio delle tasse e Casa dello studente. Qui fu girato Polvere di stelle, con Alberto Sordi e Monica Vitti, ricor dato nella hall dalle quinte te atrali azzurre e dal pavimento sfavillante, ovviamente, di stelle. n
ECONOMIA DELLA CONOSCENZA
Il tempo è colore, soprattutto nella musica

Parola di Cédric Hanriot, creativo musicista parigino che ha pubblicato un disco tra hip hop, funk, soul e jazz

Il tempo è colore. Che tradotto nel linguaggio di Cédric Hanriot, significa felicità armoniche, im provvisazioni velocissime, microscopiche gocce colorate sotto forma di note che avvolgono l’ascol tatore, colorando il suo ascolto, in una sorta di Holi scatenato. Il senso della festa indiana è quello della rinascita e Time is Colour, l’album del quarantacin quenne pianista con dimora parigina uscito a set tembre, dichiarato disco Choc dalla prestigiosa Jazz Magazine e uno dei dieci migliori album usciti nel 2022 secondo il mitico Mojo, è davvero una reincar nazione di tutto ciò che il suo creativo autore ama essere. Cédric è affascinato dal jazz sotto il cui cap pello nasconde Ravel, Fauré, Chopin, il funk, il soul l’hip hop, il rock. Un ascolto ricco di spunti, dunque, dove il musicista, producer e sound designer ha fatto confluire tutte le sue abilità creative di tastierista (è un mago nell’uso del Fender Rhodes). Time is Colour è anche un disco stupendamente hip hop (quello vero, per nulla banale), grazie anche ai preziosi in terventi vocali del rapper Samuel Nash, qui con il moniker di Days, e del trombettista Jason Palmer ol tre all’affiatamento musicale con il bassista Bertand Béruard e il batterista Éli Martin Charrière, con i quali fa regolarmente trio. Il lavoro è una scoperta continua: dall’hip hop di Monday the 26th con cui apre le danze, a Nitro e quindi Water, dove Days sembra più propenso a uno spoken word alla Gil Scott-He ron, passando per la bellissima Souly, che attacca con un basso funk e la batteria di Charrière che tiene se quenze costanti permettendo a Cédric di esprimersi con veloci accelerazioni, cambi di tempo e giochi in fraseggio funk-jazz. Hanriot ha suonato con la crème del jazz americano e mondiale, da Herbie Hancock a Terri Lyne Carrington a John Patitucci. Con gli ultimi due ha pubblicato un paio d’anni fa French Stories (da acquistare!). Tornando al disco: non manca la rivisi tazione di due brani rock fusi in uno (e già qui si vede di che pasta è fatto il francese!) Comes as You Are (dei Nirvana) e Teardrop (dei Massive Attack). Mi taccio, lasciando a voi l’ascolto, e il giudizio! n
Enologia sartoriale
Azienda Agricola Meroni
Il Velluto

Il termine Amarone della Valpolicella DOCG riporta alla men te uno dei più prestigiosi vini italiani, una piccola porta capa ce di trasportarci in una dimensione di enorme piacere come capitò ad Alice. Grandi vini, grandi nomi. In questo quadro la famiglia Meroni ha mantenuto una dimensione semplice e af fidabile; i suoi vini sono rimasti ostinatamente schietti come nel 1943, quando il poeta compose un distico dedicato all’Ama rone, qualificato come fatto di velluto. Ancora oggi le uve de Il Vellutosono le più classiche: Corvina, Corvinone, Rondinella e Molinara pigiate al giusto grado di appassimento, a metà gen naio, dopo la sosta in fruttaio. Il Velluto appare rubino lucen te, all’attimo possiede sentori balsamici che lasciano il passo a genziana, liquirizia, decotto di ciliegia. Salda trama del sorso, profondo e flautato. Vino sempre moderno che ama il lesso con la pearà, la salsa preparata con pane raffermo, midollo di bue, brodo di gallina e pepe. ✉ Via Roma, 16A - Sant’Ambrogio in Valpolicella (VR) ☎ 0454731798


Azienda Agricola Sassotondo Isolina
L’altopiano dove allignano i vigneti di Trebbiano, Greco e Sau vignon che danno vita a Isolina è suddiviso amministrativa mente tra Pitigliano e Sorano, centri di fondazione etrusca ac covacciati su acrocori di tufo e polveri vulcaniche. Carla Benini è trentina. Si innamorò di questo angolo di Toscana negli anni Novanta, fondò Sassotondo e puntò sul Ciliegiolo, uva a bacca nera grazie alla quale è nota. Tuttavia è tra quelle persone che sanno stimolare la terra in cui vivono, tanto da rispolverare gli antichi fasti del Bianco di Pitigliano (la DOC risale al 1966). La versione Superiore è un cavallo di razza che possiede alte po tenzialità d’invecchiamento e trova spazio nell’empireo dei vini bianchi. Versato nel bicchiere è di colore giallo, sostenuto da volute verdoline, rilascia lenti archetti sulla curvatura del ve tro, profumo di gelsomino e limoncina. Le labbra s’inzuppano di glicerina e se ne va piano con ricordi amaricanti che lo fanno ben maritare con minestre di pesce. ✉ Contrada Pian di Conati, 52 - Sorano (GR) ☎ 3516986750
Tenuta Patruno Perniola
Ghirigori
Molti vitigni sono arrivati a noi grazie all’opera di selezione da parte di monaci e abati. Il Primitivo apparve a Gioia del Colle, sugli ultimi gradini delle Murge, con l’impegno di don Fran cesco Indellicati a fine Settecento. Paolo Patruno ha lasciato la professione di medico per dedicarsi alla vigna ad alberello piantata dal nonno nel 1946 e, con la semplicità di chi sa cosa afferma, è in grado di coinvolgere l’ascoltatore intorno alla sua idea di viticoltura. Come le operazioni tra i filari, che avvengono ancora con l’impiego del cavallo, e l’incendio dei sarmenti in vigna che contribuisce a creare il tepore necessario alla vite dopo la potatura. Il colore intenso del rosato Ghirigori varia anno dopo anno come contrasto alla omologazione. Altret tanto gli aromi e il gusto possono diversificarsi in ragione della variabilità della vendemmia. Al netto delle differenze, le note floreali e i sentori fruttati. Da provare con la tartare di razza Podolica e i funghi cardoncelli gratinati al forno. ✉ Contrada Marzagaglia, 2603 - Gioia del Colle (BA) ☎ 3383940830
L’amore vince su tutto
Sognare un mondo migliore con i film in sala dal 10 novembre




Uno studio condotto dall’Istituto Franchise Entertainment Research, specializzato nella consulenza strategica per l’industria cinematografica, sostiene che questo weekend gli incassi globali torneranno a livelli world-class grazie all’u scita di Black Panther - Wakanda Forever. Una previsione facile, ma anche consolante per gli esercenti che riusciranno a program marlo: è decisamente uno dei titoli più attesi della stagione. Ma resterà spazio anche per gli altri film in uscita? Tra questi alcuni esempi di produzioni nostrane coraggiose e meritevoli di atten zione. Come il musical italiano, girato in lingua inglese, The Land of Dreams di Nicola Abbatangelo, ambientato nella New York dei ruggenti anni ‘20 ma girato nel 2019 in Polonia e con un cast in ternazionale. Una favola romantica a ritmo di jazz sul potere dei sogni che si azzarda su un territorio poco frequentato dal nostro cinema, il musical appunto, ricercando lo spirito delle grandi pro duzioni classiche. Al timone ci sono Lotus Production (società di Leone Film Group) con Rai Cinema e 3 Marys Entertainment Altro lavoro inusuale è La timidezza delle chiome di Valentina Ber tani che racconta la storia, a metà tra fiction e documentario, dei gemelli con disabilità mentale Benjamin e Joshua Israel. Un picco lo dramma di grandi emozioni prodotto da Diaviva e Movieplus, e
distribuito nelle sale dalla “diversamente indipendente” I Wonder Pictu res. Ma soprattutto c’è War - La guerra desiderata di Gianni Zanasi, il regi sta modenese già autore di un cult generazionale come Non pensarci e di un gioiellino come Troppa grazia. Un film scritto tre anni fa in cui si immagina una guerra imminente tra Italia, Francia e Spagna, che potrebbe essere sventata dall’allevatore di vongole Edoardo Leo e dalla terapista Miriam Leone. Non tanto un film “profetico”, ma un dramma intelligente con surreali tocchi da commedia sulle conseguenze della rabbia repressa che coviamo dentro di noi. Una produzione Pupkin Production, Vision Distri bution, Éloïse Film in collaborazione con Sky e Amazon Prime Video. Tre film, anzi quattro con Black Panther, sotto sotto uniti da una ricerca verso l’amore, quello totale, capace di renderci migliori. E infatti ci permettia mo una previsione: dopo Black Panther il weekend lo vincerà Il piacere è tutto mio con Emma Thompson. A voi scoprire perché.n

ECONOMIA DELLA CONOSCENZA
MOSTRELa tavola (dipinta) val bene un viaggio
La 14eisma edizione di un “Capolavoro per Milano” propone al Museo Diocesano la Predella della Pala Oddi di Raffaello Sanzio, prezioso dipinto proveniente dai Musei Vaticani
di Patrizia CazzolaUna mostra costruita intorno a un’unica opera, con un percor so che ne fa scoprire la genesi e i dettagli. Parliamo della 14esima edizio ne del Capolavoro per Milano (espo sizione che il Museo Diocesano regala ogni anno alla città, in vista del Natale, ospitando un quadro a tema ottenuto in prestito) e della Predella della Pala Oddi, olio su tavola di Raffaello che ar riva dai Musei Vaticani e racconta l’An nunciazione, l’Adorazione dei Magi e la Presentazione al Tempio. Mostra e ope ra, entrambe di piccole dimensioni, ma di immenso valore.
La predella (termine che indica la parte inferiore di una pala d’altare) si ammira, infatti, alla fine di una sorta di gimcana tra pannelli esplicativi e gigan tografie che l’anticipano e la rivelano, un cammino che porta ad «avvicinarsi all’opera in punta di piedi e a dialoga re con essa», come suggerisce Nadia Righi, direttrice del Diocesano e cura

trice della mostra insieme a Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani. E la sorpresa, quando si arriva davan ti al capolavoro, posto in fondo a una sala buia, è davvero grande: la tavola è lunga neppure due metri, alta appe na 39 centimetri, e i tre scomparti in cui è suddivisa per illustrare gli episodi raccontati nei Vangeli hanno la prezio sità delle miniature. Inoltre, grazie a un “vetro non vetro” fatto realizzare ad hoc dal Diocesano, la si può ammirare a distanza ravvicinata. Come fa notare Jatta, «in un modo assolutamente ine dito: ad altezza occhi, facendola diven tare un’opera altamente fruibile». Ed eccole le scene, che si guardano come fossero fotogrammi di un film: coloratissime (grazie anche al recente restauro di Paolo Violini), piene di movimento, azione, prospettiva, spazi e giochi di luci e ombre. Nell’Annun ciazione, l’angelo sembra quasi avere appena concluso il suo volo, il ricerca to pavimento a motivi geometrici fug ge verso il paesaggio sullo sfondo e lo sguardo si perde, la mano alzata di Ma ria pare interrompere l’annuncio della maternità, svelandone l’incredulità. L’Adorazione dei Magi affascina per la disposizione delle figure, in scala discendente da sinistra a destra, e dei cavalli, in diagona li incrociate, che dilatano lo spa zio e, poi, c’è quella posa curiosa di Giuseppe, in dialogo, forse non semplice, con i Re Magi. Teatrale, infine, la Presentazione al Tempio, edificio rappresentato con colonne, pilastri e capitelli ionici che testi moniano l’amore di Raffaello per l’architettura e la sua approfondi ta conoscenza della classicità; i personaggi ai lati chiacchierano tra loro, come si fa quando si sta
aspettando che un evento abbia inizio, mentre il sacerdote, al centro con Maria e Giuseppe, cerca di prendere il Bambi no che, invece, sembra voler ritornare, umanamente, tra le braccia della Ma dre. Un’emozione continua.
Nel percorso della mostra, è una sorpresa scoprire che Raffaello (Urbino 1483 – Roma 1520) dipinse la Pala Oddi e la sua predella tra il 1502 e il 1504, quindi giovanissimo, ma già magister, cioè iscritto alla Corporazione dei pit tori. Poco si sa, però, della fase iniziale della sua formazione; probabilmente il padre, pittore alla corte d’Urbino, fu il suo primo maestro. Certo è che Raf faello, nella sua genialità e moderni tà rispetto ai contemporanei, assorbe “per osmosi” l’arte dei grandi che lo circondano e li supera, com’è evidente nel pannello che confronta la Pala Oddi (commissionatagli per l’altare della fa miglia Oddi nella chiesa di San Fran cesco al Prato a Perugia) con la Pala di Santa Maria Nova a Fano del Perugino, da cui, forse, andò a bottega.



Da non perdere, quindi, questo viag gio nell’arte verso un capolavoro che emoziona e coinvolge e che ha avuto anche un episodio di vita degno di un romanzo: trafugato dalla chiesa di San Francesco al Prato nel 1797 per ordine di Napoleone, venne portato al Louvre, ma dopo il Congresso di Vienna, grazie alla mediazione di Antonio Canova, nel 1816 venne restituito a papa Pio VII. Ed così spiegato perché sono stati i Mu sei Vaticani ad averlo dato in prestito al Museo Diocesano... n

L’esempio di un buon maestro: una cena vale più di un tutorial
Antonio Dini Giornalista e scrittore
Abbonda intorno a noi quello che avrebbe senso ascoltare, ma siamo distratti dal rumore di fondo di tante parole inutili che ci arrivano dalla rete oppure dai libri ormai trasformati in panettoni

L’importanza dei buoni maestri è centrale, non può esse re sottovalutata. Eppure, mai come oggi, l’argomento è considerato secondario. La mia idea, invece, è che i buoni maestri servano moltissimo per imparare come si fa a fare business, come si lavora, ma anche come si studia, come si impara l’autodisciplina, il senso di responsabilità, il camerati smo. I buoni maestri sono opportunità straordinarie ma sono molto, molto rari. A differenza del rumore di fondo, capace solo di distrarci sia da noi stessi sia da quello che avrebbe senso ascoltare, che invece abbonda. Ci basterebbe ascoltare un po’ di più e meglio per poter migliorare molto. Invece, siamo sempre distratti, per due motivi. Il primo è che oggi leggiamo tantis simo ma cose quasi sempre inutili: post sui social, messaggi e messaggini, tweet e meme. Non parliamo poi di corsi online, podcast, interventi a caso su qualsiasi argomento, dei video su YouTube e TikTok, diventati un genere paragonabile alle comi che di Stanlio & Ollio (purtroppo solo per la durata). La realtà è che nella nostra testa possono entrare solo un certo numero di parole al giorno: invece, il rumore di fondo che arriva dalla rete ci porta a saturazione subito, senza lascia re spazio per altro. Il secondo motivo per cui siamo sempre distratti, invece, è colpa dell’editoria, che si è industrializ zata. Una volta si poteva incappare in libri ben fatti, curati con precisione maniacale di grande artigianato da autori ed edito ri appassionati e al tempo stesso sintetici. Oggi, invece, i libri sono diventati come i panettoni industriali e l’unico scopo è farli gonfiare sempre di più per poi venderne il maggior numero possibile. Per questo sono rimasto felicemente sorpreso quando, questa settimana, sono incappato per caso nella nuova traduzio ne integrale di un vecchissimo libro: Pensa e arricchisci te stes so, scritto 85 anni fa da Napoleon Hill, l’inventore del genere letterario dell’auto-aiuto. Se pensate che i libri di auto-aiuto siano spazzatura, mi trovate d’accordo. Ma questo è l’eccezione che conferma la regola. Pensa e arricchisci te stesso non è neanche
Il compito del buon educatore non è tracciare la tua strada al posto tuo, ma mostrarti come si cammina con il suo esempio e accompagnarti con gentilezza e pazienza per un po’
parente della maggior parte dei libri di quel genere che circola no oggi: Hill, nato nel 1883 e morto nel 1970, ha inventato l’idea stessa di self-help intervistando tutti i più ricchi americani del suo tempo (da John Rockefeller e Andrew Carnegie in giù) per mettere insieme gli elementi che accomunavano i padri del ca pitalismo statunitense. Il risultato è ben diverso da quello che potete trovare in un libro di auto-aiuto moderno, cioè un pro dotto industriale fatto per insegnare a manager semi-analfabeti come allacciarsi le scarpe in 8 punti e con 3 disegni illustrativi. Hill, invece, ha fatto una sintesi che gli ha fatto capire delle cose. E ha cercato di spiegarla in modo semplice e diretto. Per questo, ignaro, è diventato un buon maestro per generazioni di imprenditori e manager. A partire da uno dei suoi suggeri menti, che aveva raccolto dai grandi imprenditori del suo tem po e che ha cambiato la traiettoria di molte persone: ricordati di restituire parte di quello che hai ricevuto. Il consiglio me l’ha passato un imprenditore che, ormai un quarto di secolo fa, non solo mi ha regalato la mia vecchia copia di Pensa e arricchisci te stesso ma per farlo mi ha anche invitato a cena in un costo so ristorante del centro, insistendo per pagare il conto. «Quan do avevo la tua età - mi ha spiegato - un altro imprenditore, da cui ho imparato molto, ha fatto lo stesso con me. Non ha voluto niente in cambio, se non che mi ricordassi di quella sera e facessi lo stesso anche io quando e se ne fossi stato in grado». I buoni maestri non hanno storie mirabolanti da raccontare, non parlano dal palco di un Ted Talk, non proiettano slide e non fatturano la consulenza dopo averti spiegato che devi buttare il tuo busi ness alle ortiche per crearne un altro (oppure come allacciarti le scarpe). Il loro compito non è tracciare la tua strada al posto tuo, ma mostrarti come si cammina con il loro esempio e accom pagnarti con gentilezza e pazienza per un po’. La mia strada mi ha portato in una direzione diversa da quelle dell’imprenditore mio amico. Tuttavia, come giornalista economico mi occupo da quasi trent’anni di questi temi. Credo di aver incontrato la mia parte di imprenditori, dirigenti e capi vari. Raramente sono stati dei buoni maestri, capaci di mostrare ai giovani come camminare da soli e incoraggiarli a essere anche generosi. Peccato, perché quando qualcuno ci dona qualcosa ce ne accorgiamo: ci colpisce, facciamo attenzione, lo ascoltiamo. Per questo mi sono sempre fatto un punto d’onore, nel mio piccolo, di invitare a cena qual che collega più giovane di me e pagare io, anche quando i soldi in realtà bastavano appena per due. E chiedergli in cambio solo di fare lo stesso, più avanti, magari ascoltando a sua volta il colle ga più giovane e incoraggiandolo un po’. A volte, nei momenti di cambiamento, basta poco per capire come si fa ad andare avanti. E non sono i tutorial online o i video di auto-aiuto a insegnarlo. Servono le persone, i buoni maestri, e il loro esempio. n
