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Le Pmi puntano sulla finanza alternativa

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Antonio Dini

Antonio Dini

pagina 12 L’INCHIESTA Le Pmi puntano sulla finanza «alternativa»

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Cresce il peso degli strumenti extra-bancari e del fintech nelle strategie aziendali: nel 2021 il 56% degli investimenti tramite private debt sono legati a piccole e medie imprese. E diventa sempre più decisivo il fattore ESG

di Paola Stringa

Nella difficile congiuntura economico-finanziaria che persiste a livello globale, tante Pmi dinamiche, con buone marginalità industriali e prospettive di crescita, che costituiscono gran parte del tessuto produttivo del nostro Paese, hanno riscontrato difficoltà ad accedere ai tradizionali canali creditizi, non sempre attenti alle loro esigenze. Gli strumenti extra-bancari, dunque, sono diventati sempre più centrali negli ultimi anni per fornire supporto alle imprese a servizio dello sviluppo, ma anche per ristrutturazioni interne, rilancio di linee di produzione o transizione sostenibile. La generale diminuzione degli enti creditizi con cui le Pmi possono interfacciarsi anche sui territori di riferimento, una regolamentazione bancaria più stringente che ha provocato la riduzione dei finanziamenti alle imprese con meno garanzie, nonché una certa mobilitazione del risparmio gestito verso l’economia reale, sono stati tra gli agenti della crescita degli strumenti di private debt. Ma non sono le uniche le leve. Secondo l’Osservatorio EFI del Politecnico di Milano (8° Report italiano sui minibond), sono numerose le piccole aziende che pur avendo accesso al credito bancario, vogliono, ad esempio, sperimentare i minibond per acquisire competenze nuove rispetto al mercato del capitale e ottenere un effetto di ‘legittimazione’ sul mercato. Stando all’ultimo Report di BeBeez, il mercato del private debt in Italia si è dimostrato forte anche nei primi otto mesi del 2022, pur registrando un calo delle grandi emissioni di bond a fronte di una maggior tenuta di quelle di minibond. Secondo i dati di Aifi-Deloitte sul mercato del private debt nel 2021 tra venture debt, direct lending, bond, digital lending e special situations, il 56% degli investimenti sono stati condotti proprio da Pmi. Su tutto, va segnalata una crescita particolare dei finanziamenti a piccole e medie imprese attraverso le piattaforme fintech sia nel 2021 che nei primi mesi del 2022. «Oggi si parla molto di piattaforme fintech. La nostra integra una forte spinta tecnologica sui processi con capacità di strutturazione, di strumenti per la raccolta di capitali presso investitori qualificati e attenzione al cliente. È dalla combinazione di questi elementi che si ottengono risultati importanti. In ogni operazione Azimut Direct ha l’obiettivo di supportare la crescita delle Pmi attraverso servizi innovativi. La nostra attività viene definita finanza alternativa e la finanza alternativa, o non bancaria, di fatto arriva alle imprese tramite le piattaforme fintech. La nostra peculiarità è di avere un modello misto con una forte impronta tech sulla parte di analisi e una qualitativa nella relazione» spiega Antonio Chicca, managing director Azimut Direct, la fintech del gruppo Azimut che mette in collegamento Pmi e investitori specializzati in economia reale. Tra le ultime operazioni di Azimut Direct, un finanziamento da 5 milioni di euro, assistito da Garanzia Italia Sace e dal Fondo centrale garanzia, alla società Sailpost, attiva nel settore logistico, con un’operazione di sostegno sia della liquidità che al piano di investimenti, attraverso l’acquisto di due macchinari per lo smistamento e in generale per ottimizzare la catena produttiva. E quello di Wider Yachts, cantiere navale recentemente rilanciato, che ha ottenuto 5 milioni di euro con un finanziamento sottoscritto da un investitore istituzionale a sostegno di un’acquisizione strategica per poter operare in nuovo porto con la costruzione di nuovi capannoni.

Fino a qui, gli strumenti di finanza al-

ternativa sembrano particolarmente adatti a quelle Pmi ad alto potenziale di sviluppo, ma non è solo così e sarebbe riduttivo scattare una fotografia sulla piccola e media impresa innovativa senza tener conto del fatto che, più che l’inno-

Corre il “buy now, pay later”

Buy now pay later. In certe situazioni a volte anche dilazionare un pagamento può fare la differenza, con i costi energetici alle stelle e gli stipendi da pagare. Il mercato ‘BNPL’, secondo Statista, nel 2021 ha una quota del 3% dei pagamenti e-commerce, e ha registrato un +400% in due anni. In Italia arriverà a valere 14,5 miliardi nel 2025 secondo l’Osservatorio eCommerce B2C del Politecnico di Milano. La società fintech Opyn (ex Banca del Credito), attiva nel lending per le imprese e nell’offerta della tecnologia as a service per banche e corporate, per rispondere a questa nuova domanda ha lanciato Opyn Pay Later, il finanziamento che consente alle imprese di pagare i prodotti o servizi in tre rate fino a 60 giorni: il primo servizio BNPL in Italia rivolto al mercato business to business. L’azienda che compra (il “buyer”), sceglie Opyn Pay Later per usufruire delle dilazioni di pagamento senza costi aggiuntivi, mentre l’azienda che vende (“merchant o grossista”) può offrirlo tra le possibilità di pagamento ai suoi clienti. Per l’idraulico, ma anche per il piccolo professionista.

vazione e un potenziale di crescita rapida, a contare oggi, nell’attribuzione di un finanziamento, sono sempre di più i fattori ESG (Environmental, Social, Governance) per la transizione industriale sostenibile. La crescente attenzione della finanza internazionale verso la sostenibilità sta alimentando le emissioni di green bond, sustainability linked bond, sustainability bond e da qualche tempo anche il mercato italiano dei mini green bond. A fine 2021 l’Italia è stata il quarto Paese europeo per prestiti e obbligazioni green, dopo Francia, Germania e Gran Bretagna e seguita da Spagna, Olanda e Svezia e ha anche ricoperto il primo posto nel 2021 per volumi di sustainability linked bonds, posizionandosi davanti a Francia, Cina e Germania.

Finora il ruolo delle Pmi è stato ancora

marginale, ma il potenziale è ampio. In base all’analisi di Cerved Rating Agency, il mercato prospettico vale 7,5 miliardi di euro per il 2022, con circa 800 potenziali nuove imprese coinvolte. Il contesto della green transition e del perseguimento di obiettivi a impatto climatico zero apre infatti a opportunità anche per le imprese che possono essere protagoniste del cambiamento grazie a strumenti dedicati per finanziare la transizione. I settori maggiormente interessati sarebbero il manifatturiero (66%), le costruzioni (10%), i servizi del ciclo idrico e dei rifiuti (9%), Information technology (8%) e trasporti (4%). «Dall’analisi condotta da CRA – spiega Fabrizio Negri, ad di Cerved Rating Agency - il mercato italiano dei minibond è ricco di potenzialità e dei 1.200 potenziali nuovi emittenti che abbiamo calcolato, almeno 800 potrebbero emettere obbligazioni green in favore delle transizione ecologica complementari ai fondi del Pnrr, il Piano nazionale di resistenza e resilienza». C’è poi il capitolo degli advisor. Sono tanti gli investitori professionali che mettono il risparmio privato al servizio della crescita della Pmi, ma molti imprenditori hanno bisogno di essere guidati e sostenuti nella pianificazione finanziaria più idonea alla propria situazione o in operazioni di finanza ordinaria. Multiply è uno di quegli operatori nel settore della mediazione creditizia specializzati nella consulenza in finanziamenti agevolati garantiti dallo Stato, in analisi di finanziabilità, nel supporto allo svolgimento delle operazioni di accesso ai fondi del Green New Deal. Si chiamano assistenti finanziari d’impresa e offrono periodici confronti con le controparti aziendali, per trovare il finanziamento più idoneo matchando opportunità ed esigenze. Poi ci sono, nella filiera, i corporate advisor per affiancare la Pmi a consolidare, ampliare o rilanciare il proprio business anche con operazioni di finanza straordinaria, da ADB Corporate Advisory a Arpe Group, da Cosvim Advice a Aeneis Partners. Risposte e soluzioni sempre più integrate e taylor made. n

Antonio Carraro sostiene i piani di crescita con mini e Basket bond

Liliana Carraro: «Così diversifichiamo i canali del credito e teniamo sotto controllo i tassi di interesse»

di Riccardo Sandre

Itempi in cui l’unica via per finanziare il proprio sviluppo era di presentarsi allo sportello della banca vicina al proprio ufficio sono finiti, oramai. Da tempo le medie imprese internazionalizzate come la Antonio Carraro Spa, società da 127 milioni di euro di ricavi nel 2021 e 535 addetti che da Campodarsego (Pd) realizza e vende ai 4 angoli del mondo trattori speciali per l’agricoltura, si sono orientate verso nuovi strumenti. Proprio nel 2020, pochi giorni prima dell’esplosione della Pandemia da Covid 19, la Antonio Carraro emetteva il suo primo mini bond. L’emissione del prestito, con un valore nominale di 12 milioni di euro, una durata di anni 4 e un rendimento del 3,50% è stata un successo e ha visto la sottoscrizione completa da parte di investitori istituzionali. «L’operazione – spiega la responsabile delle Relazioni Esterne di Antonio Carraro e socia dell’azienda, Liliana Carraro – ha avuto come obiettivo la diversificazione delle fonti di finanziamento e la tenuta sotto controllo dei tassi di interesse. Nel nostro settore siamo leader mondiali, ma anche un esempio del made in Italy grazie al nostro stabilimento, che cresce nella sede dove siamo nati. Abbiamo usato il denaro ottenuto dall’emissione per supportare il nostro piano industriale 2020-24 e durante il 2021 abbiamo rimborsato già 3 quote per un totale di 3 milioni di euro». Poco più di due anni dopo, nel settembre di quest’anno, Antonio Carraro Spa è stata selezionata tra le 9 imprese apripista del Basket Bond Italia di Cassa Depositi e Prestiti, Medio Credito Centrale e Banca Finint, in collaborazione con Assindustria Venetocentro ed Elite di Borsa Italiana. La prima emissione (per complessivi 47,5 milioni) ha permesso alla Antonio Carraro di reperire altri 9 milioni destinati per un 90% a ricerca e allo sviluppo i prodotti ad alto tasso tecnologico nell’ambito dell’elettrificazione delle motorizzazioni, della guida autonoma e dell’agricoltura di precisione e per il restante 10% a investimenti in sostenibilità ambientale ed efficienza energetica. n

Auto carrozzeria di Mestre ricorre alla challenger bank

Prestito da 400mila euro in quattro giorni dalla Banca Progetto «E con rate bloccate per 4 anni»

di Alessandro Luongo

Per sfuggire al rialzo dei tassi d’interesse, Auto Carrozzeria Moderna di Mestre, centro multiservizi specializzato in assistenza, riparazione e vendita, s’è rivolta a Banca Progetto, una delle 12 challenger banks presenti sul territorio nazionale secondo un recente rapporto sul FinTech dell’area studi Mediobanca. Una banca digitale – controllata da Bpl Holdco Sàrl, veicolo di investimento riconducibile a Oaktree Capital Group e guidata da Paolo Fiorentino – che fa dell’innovazione di prodotto, costi di funzionamento e dimensioni inferiori i suoi punti di forza. E che riesce così ad applicare alla propria clientela, le Pmi italiane, costi inferiori rispetto agli istituti di credito tradizionali. Paolo Favaretto, 60 anni, responsabile commerciale (il figlio Mattia è l’amministratore) della realtà veneta con 20 dipendenti e fatturato 2021 di 3,5 milioni di euro, aveva bisogno di un finanziamento urgente di 400mila euro per acquistare attrezzature per il proprio centro: 19 ponti 4.0, due zone di preparazione e altrettanti ponti di raddrizzatura automobili. «La banca mi avrebbe risposto in tre o quattro mesi, invece questa soluzione, suggeritami da un amico broker finanziario, mi ha permesso di ottenere in soli quattro giorni, lo scorso maggio, il prestito della durata di 48 mesi a un tasso fisso del 2,50%, a cui è stato legato l’acquisto di una polizza assicurativa di 10mila euro a garanzia del finanziamento; non ho dovuto fare nemmeno un preammortamento, fra l’altro». Una scelta oculata dunque; tutelata per il 70% del prestito da Mediocredito Centrale, istituzione finanziaria con socio unico Invitalia Spa, vale a dire, l’agenzia nazionale di proprietà del ministero dell’Economia. «Se fossi ricorso al credito tradizionale, a quest’ora la rata mensile di 9.216 euro sarebbe di sicuro schizzata quasi a 11mila – prosegue –. Non solo. Chiedere un finanziamento a una banca comporta l’attesa di molti mesi e una burocrazia scoraggiante. Mi è invece bastato rivolgermi al mio amico esperto, a cui ho comunque inviato un file di 107 pagine, fascicolo che includeva le garanzie della Banca d’Italia, il numero dei dipendenti e altre voci che lui mi ha spiegato con estrema chiarezza. Banca Progetto mi ha chiesto solo il pagamento della polizza assicurativa per liquidarmi in breve il finanziamento”. Il prestito scade il 30 aprile 2026. Non sono previsti rialzi della rata fino ad allora? Sul sito di Banca Progetto si legge che il tasso d’interesse del 2,50% è in vigore fino al 30 giugno 2023. «No – risponde con sicurezza – le variazioni del tasso d’interesse si applicheranno ai nuovi finanziamenti, la rata del mio prestito rimarrà costante fino allora». n

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