Medioevo n. 258, Luglio 2018

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Dossier

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ell’antichità l’unico sistema di misurazione del tempo era quello naturale, costituito dall’alternarsi del giorno e della notte e dunque basato sul variare delle ore di luce e di oscurità a seconda della stagione. Ugualmente importanti erano le fasi lunari, col loro influsso sulle maree. Fu il cristianesimo a introdurre una nuova concezione del tempo, pur senza rinunciare del tutto alla sua visione naturale e ciclica: lo scorrere dei giorni divenne il tempo di Dio, scandito dalla liturgia e dalle festività cristiane, mentre la nascita di Gesú e la sua incarnazione diedero al tempo un centro e una dimensione storica rispetto alla dilatazione infinita dell’eternità. Questa nuova scansione fu inizialmente controllata dai monasteri, come viene efficacemente espresso nel 47° capitolo della Regola benedettina, secondo il quale l’abate avrebbe dato il segnale delle ore da dedicare alle opere di Dio, sia di giorno che di notte: le campane divenivano cosí il mezzo di comunicazione usato per chiamare i monaci alle orazioni diurne e notturne, costituendo implicitamente anche lo strumento principale di misurazione della giornata, scandita dai loro rintocchi. Nasceva cosí la suddivisione in 24 ore, in funzione delle ore canoniche dei monasteri: il mattutino (cioè la mezzanotte), le laudi (3 del mattino), l’ora prima (6 del mattino), l’ora terza (le 9), sesta (mezzogiorno), nona (le 15), vespro (le 18), compieta (le 21). Per dare il segnale, i campanari si regolavano con mezzi imprecisi, come le meridiane, situate sui campanili o le pareti delle cattedrali, o le clessidre; soltanto piú avanti le esigenze del commercio richiesero una nuova e piú precisa forma di misurazione del tempo. Tuttavia, monarchi e uomini di governo già disponevano di strumenti deputati a questo scopo, come gli «orologi notturni», costituiti da candele se-

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gnatempo (come quelle inviate in dono da papa Paolo I a re Pipino nel 758), e le clessidre ad acqua, ovvero vasi in pietra forati sul fondo, in modo che il liquido defluisse lentamente e in modo regolare. Di questo tipo doveva essere il complesso congegno ricordato da Eginardo, che venne regalato a Carlo Magno da un dignitario arabo nell’807: «Funziona ad acqua – affermava il biografo del sovrano – e indica le ore, suonate da palline di bronzo che cadono su un bacino di ottone. A mezzogiorno 12 cavalieri escono da 12 finestruole che poi si chiudono dietro di loro».

Dall’alba al tramonto

Nei primi secoli del Medioevo, fino alla metà del Duecento, le campane di chiese e monasteri regolavano anche la vita civile, dominata ancora dai ritmi lenti del lavoro nei campi, senza scrupolo di esattezza, né esigenze di produttività, e in cui il sor-

Sulle due pagine Firenze, basilica di S. Maria del Fiore. Due immagini dell’orologio sulla controfacciata. In basso, il vano con gli ingranaggi, occultato dietro la parete; nella pagina accanto il quadrante affrescato da Paolo Uccello, e contornato, negli angoli, da quattro oculi con teste aureolate. Contrariamente agli orologi moderni, qui la lancetta procedeva in senso antioriario. 1443.


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