TICINO WELCOME N°80

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N° 080 DICEMBRE 2023 / FEBBRAIO 2024

MAGAZINE DI PERSONE, EVENTI, AZIENDE, FATTI E NOTIZIE

MINO CAGGIULA

EDIZIONE TICINO WELCOME SAGL

Svizzera CHF 8,00 / Italia € 6,80

NEXT WELL BEING

GRANDANGOLO

LAC

FINANZA

AZIENDE

MORENO BERNASCONI L’insostenibile impotenza dell’ONU

SPETTACOLO Appuntamenti da non perdere

BANCA MIGROS Dove va l’economia mondiale

SPECIALE VIA NASSA L’evoluzione digitale del lusso








omegawatches.com

S P E E D M A S T E R M O O N WAT C H Nel luglio del 1969, lo Speedmaster guadagnò sul campo il suo soprannome quando divenne il primo orologio a essere indossato sulla Luna; e nel 1970 andò ben oltre ogni aspettativa, aiutando l’equipaggio della difficoltosa missione Apollo 13 a rientrare in salvo sulla Terra. Nell’odierna versione Co-Axial Master Chronometer, l’iconico Moonwatch è testato e certificato ai massimi livelli dall’Istituto Federale Svizzero di Metrologia (METAS), a garanzia di maggior precisione, affidabilità ed estrema resistenza al magnetismo.


TICINO WELCOME / EDITORIALE

UN ANNIVERSARIO da festeggiare insieme EDITORE Ticino Welcome Sagl Palazzo Mantegazza, Riva Paradiso 2 CH-6900 Lugano-Paradiso T. +41 (0)91 985 11 88 info@ticinowelcome.ch www.ticinowelcome.ch RESPONSABILE EDITORIALE Mario Mantegazza COORDINAMENTO EDITORIALE, PUBBLICITÀ E PUBBLICHE RELAZIONI Paola Chiericati COORDINAMENTO EDITORIALE, SETTORE ARREDO/DESIGN Francesco Galimberti REALIZZAZIONE EDITORIALE Mindonthemove srls LAYOUT E GRAFICA Kyrhian Balmelli e Lorenzo Terzaghi FOTOGRAFIE Si ringraziano le aziende produttrici, amministrazioni, enti e istituzioni del Ticino. Foto di copertina: Paolo Bramati

STAMPA FONTANA PRINT SA CH-6963 Pregassona SERVIZIO ABBONAMENTI (4 NUMERI) CHF 32.- (spese postali escluse) T. +41 (0)91 985 11 88 www.ticinowelcome.ch PUBBLICITÀ SVIZZERA TEDESCA E FRANCESE FACHMEDIEN ZÜRICHSEE WERBE AG CH-8712 Stäfa claudio.moffa@fachmedien.ch T. +41 (0)44 928 56 31 COLLABORATORI Dalmazio Ambrosioni, Moreno Bernasconi, Paola Bernasconi, Rocco Bianchi, Andrea Conconi, Elisa Bortoluzzi Dubach, Franco Citterio, Ariella Del Rocino, Fabio Dotti, Roberto Giannetti, Keri Gonzato, Andrea Grandi, Eduardo Grottanelli De’ Santi, Marta Lenzi, Arianna Livio, Dimitri Loringett, Manuela Lozza, Giorgia Mantegazza, Giacomo Newlin, Valentino Odorico, Patrizia Pedevilla, Sarah Peregalli, Romano Pezzani, Amanda Prada, Valeria Rastrelli, Donatella Révay, Mattia Sacchi, Gerardo Segat, Gianni Simonato, Fabiana Testori, Michelle Uffer. DISTRIBUZIONE IN TICINO: Abbonamenti, Ticino Turismo, alberghi 4 e 5 stelle, studi medici e dentistici, studi d’avvocatura, studi d’ingegneria e d’architettura, banche e fiduciarie, aziende AITI (Associazione Industrie Ticinesi), aziende Cc-Ti (Camera di commercio, dell’industria e dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino), Club Rotary Ticino, Club Lions Ticino, edicole del Ticino. IN ITALIA: Nelle fiere turistiche, Aeroporto di Malpensa, Hotel ed esercizi pubblici Provincia di Como e Lombardia.

DI MARIO MANTEGAZZA

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uesta è l’edizione numero 80 di Ticino Welcome. Il primo numero uscì 20 anni fa. Ma la redazione era attiva da tempo in quanto il trimestrale aveva già pubblicato 9 edizioni con il nome di Lugano Airport. Naturalmente ci furono persone molto critiche nel momento in cui decidemmo di proporre un nuovo prodotto editoriale in un territorio già inflazionato di carta stampata, ma il nostro progetto era diverso dagli altri ed è forse per questo che continua ad esistere, mentre altre testate hanno dovuto loro malgrado chiudere. In un’epoca in cui gran parte della stampa in Ticino era infatti occupata a mettere in risalto problemi, scandali, nuovi equilibri politici, ecc., il nostro intento originale fu quello di proporre quanto di bello e di buono ci fosse nel nostro territorio. Abbiamo sempre creduto nelle potenzialità della Svizzera Italiana e abbiamo voluto che questo magazine fosse una vetrina in grado di dimostrare che il nostro Cantone ha molte risorse e iniziative interessanti e positive. E la storia ci ha dato ragione visto che partimmo con sole 64 pagine, mentre oggi ne riempiamo ben 224. L’abbiamo fatto nel modo più libero e indipendente possibile, occupandoci in prima persona anche della raccolta pubblicitaria, per essere del tutto autonomi rispetto a quella situazione di

monopolio che in passato gravava sul mondo dell’editoria. Per questo Ticino Welcome è una rivista ancora viva, cresce e si sostiene senza aiuti o sovvenzioni; siamo liberi e non sventoliamo bandiere territoriali o politiche. Ci limitiamo a portare all’attenzione dei lettori quello che c‘è di interessante da conoscere, approvare o criticare, indipendentemente da chi e da dove giunga la proposta. Abbiamo assistito alla trasformazione del Ticino, alla sua rapida crescita nel campo della digitalizzazione, delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale e anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo scelto di affiancare all’edizione cartacea una versione online. Continueremo sulla nostra strada ringraziando in primo luogo i nostri lettori, i nostri inserzionisti e tutti i nostri collaboratori. Sono queste tre realtà a decretare il successo che ci ha portato alla 80ma edizione ed a loro dedichiamo il nostro impegno passato, presente e futuro. Grazie per questi primi vent’anni insieme. Siamo felici e fieri di averne ancora tanti davanti da condividere e vivere con voi! Mario Mantegazza Paola Chiericati Eduardo Grottanelli de’Santi Cristina Cattani-Viri TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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MINO CAGGIULA Next well being

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LAURA MEYER Fare di ogni viaggio un’esperienza eccellente

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MAURO GUERRA Anche il caos può essere positivo

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BNP PARIBAS LUGANO Pronta alle sfide globali

Di Mario Mantegazza EDITORIALE 07 Un anniversario da festeggiare insieme Di Patrizia Pedevilla PRIMO PIANO 10 Mino Caggiula: Next well being Di Rocco Bianchi 16 Laura Meyer: Fare di ogni viaggio un’esperienza eccellente Di Andrea Grandi 20 Valentina Castellani Quinn: Il cinema è la mia vita Di Fabiana Testori 24 Mauro Guerra: Anche il caos può essere positivo Di Michelle Uffer 30 Giorgio Rocca: Una vita in vetta 34 Jean Tirole: Are regulated markets the secret to a successful and healthy economy? Di Moreno Bernasconi GRANDANGOLO 38 L’insostenibile impotenza dell’ONU LAC 40 Spettacolo: Musical, danza, teatro: appuntamenti da non perdere CULTURA 44 Leopard Club a supporto di un grande progetto Di Dalmazio Ambrosioni 46 Associazione Culturale Porza: Nel nome dell’arte e della libertà 50 Film Festival Diritti Umani Lugano: Dieci anni di successi FINANZA 54 ABT: Banche e monete digitali 56 Banca Stato: Siamo al fianco degli imprenditori del nostro territorio 58 BNP Paribas Lugano: Pronta alle sfide globali 60 Ceresio Investors: Cresce il ruolo dei private markets 62 UBS: I filantropi alla guida dell’economia d’impatto 64 Banca Credinvest: Gestori patrimoniali, nuove frontiere e possibilità 66 Banca Migros: Dove va l’economia mondiale? 68 Legacy Cam: Relazioni privilegiate a lungo termine DESIGN 74 Rugiano: Trasformiamo i sogni in materia 78 Poliform: Stile intramontabile senza tempo Di Mario Mantegazza A TAVOLA CON… 82 Michele Foletti: Lugano non è mai stata così attiva e dinamica Di Marta Lenzi GASTRONOMIA 86 Panettone World Tour 2023: Un viaggio intorno al mondo 88 SPST 2023: Istantanee di un festival diventato una importante occasione di scambio 94 EOC: Cibo sano fa rima con buon gusto Di Marta Lenzi TICINO LAND OF STARS 96 Stelle Michelin: Le ricette di grandi chef Di Giacomo Newlin 100 Osteria dell’Enoteca: Tra raffinatezza e famigliarità GASTRONOMIA 102 Ticino Gourmet Tour: La pasta delle feste 104 St. Moritz Gourmet Festival 2024: Un fuoco d’artificio pieno di stelle 106 St. Moritz Gourmet Festival 2023: Sapori d’Oriente ENOLOGIA 108 Azienda Pagani De Marchi: Ottimi vini dal sapore etrusco Di Rocco Lettieri 110 Consorzio Garda DOC: Vini maturati alla luce al sole TURISMO 114 ATT: Uniti per affrontare le sfide del futuro 116 OTR: Nuove visioni al servizi del turismo 118 Ferrovia Monte Generoso: Una nuova immagine visiva 120 Ferrovia Vigezzina-Centovalli: Centenaria ma più viva che mai 122 Veneto Rivers Holiday: Turismo fluviale in un ambiente tutto da scoprire 124 Lugano Region: Siamo la meta ideale per gli amanti delle due ruote

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SOMMARIO / N° 80

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MICHELE FOLETTI Lugano non è mai stata così attiva e dinamica

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EOC Cibo sano fa rima con buon gusto

ATT Uniti per affrontare le sfide del futuro

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GIANLUCA BONETTI Ticino, terra di cultura

Di Fabio Dotti CORNER 126 Nino Schurter: Nino non ha avuto paura Di Romano Pezzani SPORT 128 Filippo Colombo: La nuova America di Colombo Di Paola Chiericati HOTELLERIE 132 Mandarin Oriental Palace, Luzern: Un soggiorno in stile Belle Epoque Di Giacomo Newlin 134 Mandarin Oriental Palace, Luzern: Un ventaglio di emozioni gastronomiche Di Ariella del Rocino 136 Golf Club Lucerna Sempach: Sport e modalità ai massimi livelli 138 Castello di Spaltenna: Un gioiello nel cuore del Chianti EVENTI 140 Air-Dynamic: Classe e generosità al Secret Hangar Gala Di Valentino Odorico FASHION 144 Moda inverno: All’insegna della raffinatezza LUSSO 146 Speciale Via Nassa: L’evoluzione digitale nel lusso 152 OMEGA: Regali esclusivi e prestigiosi 154 Vanni Pesciallo Gioielli: Un atelier dove i sogni diventano realtà 156 Bucherer IWC: Riferimento assoluto nell’affascinante mondo dei cronografi AUTO 158 Mercedes-AMG S 63 E Performance: Sulle ali della tecnologia più raffinata 160 Mercedes-AMG C 63 S E Performance: L’ibrido più sportivo seduce sul velluto 162 MCLaren 750S: Come si rinnova la regina delle supercar inglesi SVIT TICINO 164 Immobiliare: Professionalità, informazione e formazione immobiliare dal 1941 Di Andrea Bellomo ARCHITETTURA 166 Wetag Consulting: Una partenza continua 168 Tognola Group: Eccellenza abitativa 172 Seta Real Estate: Reimmaginare il vivere, una visione che diventa realtà 174 MG Immobiliare: Evoluzioni ed esigenze della clientela DOSSIER FONDAZIONI 176 Elisa Bortoluzzi Dubach: Arte e filantropia come attitudini dello spirito Di Elisa Bortoluzzi Dubach 180 Stefan Ottrubay: Il valore di una grande eredità storica Di Elisa Bortoluzzi Dubach 184 Simona Zampa: Esistono cose che non hanno prezzo Di Elisa Bortoluzzi Dubach 188 Simposio Basilea: Un incontro di successo 192 Gianluca Bonetti: Ticino, terra di cultura 194 Emma Beeston: Profession, philanthropy advisior 196 Gianni Bergamo: Alla scoperta dei giovani talenti 198 Fondazione Academy HC Lugano: Costruiamo un buon “ambiente di crescita” per i nostri ragazzi MEDICINA 200 Clinica Sant’Anna: Un centro di eccellenza per la cura delle malattie linfatiche BENESSERE 202 The Longevity Suite-Dott. Rocco Cerra: Trattamenti rigenerativi rivoluzionari AZIENDE 206 SUPSI: Teoria e pratica vanno di pari passo 210 Fondazione Agire/Wyth: L’importanza delle piattforme digitali 212 Gruppo Tarchini: Cresce il nostro impegno per la sostenibilità ambientale 214 Grünenfelder: Qualità a 360° Di Keri Gonzato 216 Roberto Re: Il successo fa rima con equilibro Di Gianni Simonato 220 My Academy: Il CEO oggi è anche manager della felicità? Di Paola Bernasconi 222 Residenza Rivabella: Divertirsi e svagarsi ad ogni età

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PRIMO PIANO / MINO CAGGIULA

NEXT WELL BEING 02

DI PATRIZIA PEDEVILLA

ncontro Mino Caggiula nel suo studio di architettura a Lugano. I locali sono invasi da plastici, tutti diversi tra di loro, come se la firma dello stesso architetto non ci fosse. «Scusami il ritardo, ma le mie giornate iniziano presto e finiscono tardi» Non faccio fatica a immaginarlo, anche perché lo studio è diventato grande… (Sorride) «Effettivamente…inoltre, non so se lo sai, ho anche uno studio a Milano, che si occupa di progetti in Italia, e collaboro con uno studio a New York. Ci sono notti in cui mi capita di svegliarmi e meditare, devo ricalibrarmi con la realtà».

PLASTICI CURATI NEI MINIMI DETTAGLI, PROGETTI CAPACI DI RACCHIUDERE L’ANIMA DEL COMMITTENTE. MINO CAGGIULA SI DISTACCA DALL’ARCHITETTURA MONUMENTALE E REFERENZIALE DEL PASSATO, REGALANDO AI SUOI PROGETTI LA LIBERTÀ DI ESSERE. PER L’ARCHITETTO QUARANTENNE IL VERO CAMBIAMENTO EPOCALE AVVERRÀ UNICAMENTE QUANDO IL BENESSERE, NON SOLO DI CHI VIVE UNO SPAZIO, MA ANCHE DI TUTTO QUANTO LO CIRCONDA, VERRÀ MESSO AL CENTRO DELLA PROGETTAZIONE.

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to la posizione, ma anche la morfologia del territorio, la meteorologia, la memoria di un luogo, le condizioni geopolitiche iniziano ad influenzare la nostra, per così dire, bozza mentale».

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per questo che insisti sull’importanza dello star bene? «Il benessere oggi è una conquista sempre più complessa per tutti noi e sempre più difficile da raggiungere, lo vedo sulla mia pelle. Se mi sveglio a volte in mezzo alla notte ci sarà un motivo… anche perché non metto la sveglia» (ride). Allora iniziamo a parlare di te attraverso un tuo progetto che mi è piaciuto molto: l’Atelier Trepp, ad Origlio… «Perfetto, ti va bene se inizio dalle basi? Esattamente come quando incontro un cliente per la prima volta?» Certamente… (respiro) «Allora, i mei progetti nascono tutti nel rispetto di un mio protocollo, quello che ho maturato negli anni e che ho cristallizzato in Open Being o Being Open». (Mino Caggiula mi mostra un libro, il

suo libro, Open Being, un viaggio attraverso i suoi pensieri che si cristallizzano nei progetti realizzati). «In poche parole, prima ancora di iniziare a immaginare bisogna saper aprire la mente, cercare di captare anche quello che il committente non ci dice, intuire le esigenze non soltanto del nostro cliente, ma specialmente dei fruitori ultimi delle nostre architetture, quindi i reali bisogni della comunità. Dobbiamo sempre tenere presente che dal punto di vista antropologico noi tutti necessitiamo di protezione, siamo una generazione indoor, passiamo la maggior parte della nostra vita all’interno di stabili e quindi il sentirsi a “casa” – anche in un ristorante, in ufficio, in un albergo o in qualsiasi tipologia di asset class – diventa indispensabile. Solo dopo aver definito i desideri e le necessità di chi ci commissiona il progetto andiamo sul luogo della futura costruzione. A questo pun-

Immagino che a dipendenza del luogo scelto dobbiate studiare usi e costumi della regione, nel rispetto delle costruzioni precedentemente edificate… «Certamente, questo lavoro di ricerca richiede del tempo, ma porta un grande valore aggiunto alla progettazione, alla fase di concept e di creazione, che ogni volta mi fa sentire le farfalle nello stomaco. Prendiamo come esempio l’Atelier Trepp a Origlio, in quel caso la committente era una scultrice ecuadoriana che vive tra l’Ecuador e la Svizzera. Osservando le sue sculture, parlando con lei, sono rimasto colpito dalla sua estrema sensibilità e capacità di catturare l’essenTICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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grotte naturali di acqua dolce, tipiche del Sud America, luogo dove l’artista Alice Trepp è nata. Da qui è avvenuta l’elaborazione: ho posizionato il cenote nel punto energetico centrale del progetto, così che potesse catturare la luce naturale, la quale a sua volta si rispecchia e si rifrange nell’acqua, il tutto attorniato da un verde vivo. Per un artista lo spazio fondamentale è chiaramente l’atelier, che in questo caso ruota tutt’attorno al cenote. Ma non è tutto! L’artista può anche toccare questo spazio, sdraiandosi nello specchio d’acqua, adagiandosi morbidamente nell’immerso ghiaietto nero arrotondato di colore nero, circondata dal suono ovattato della natura, ammirando le nuvole in movimento, accompagnata dal cinguettio degli uccelli, dal za di una persona in un momento preciso della vita. Ammirando la sua capacità di plasmare la materia ho visitato il terreno di Origlio e da qui è nata l’idea di modellare la costruzione seguendo i dislivelli della terra, così come i greci costruivano i loro teatri, in perfetta sintonia con la natura circostante». Parli di un concept, concetto, ma nei tuoi progetti ci sono molte ispirazioni diverse che si incrociano… «Certo, ma c’è sempre un concept iniziale, seguito poi da un flusso di idee, di altre ispirazioni. Un’idea nasce dalla fusione di elementi conosciuti, solo ciò che sappiamo può produrre ciò che immagineremo attraverso relazioni inedite. Ho una costante fame di sapere: esplorando zone sconosciute e affrontando tutto quello che mi spaventa. Per questo ogni giorno, prima di andare al lavoro, ho la costante abitudine di leggermi una decina di pagine di un libro che di volta in volta scelgo tra le mie passioni con una predilezione sull’improving personale. Ma torniamo a noi…come puoi vedere al centro dell’Atelier ho progettato un cenote: l’ispirazione mi è venuta guardando delle fotografie di queste magiche 04

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PRIMO PIANO / MINO CAGGIULA

“Tutti gli architetti, per tutti i budget, possono progettare tenendo in considerazione il benessere del proprio cliente”. fruscio del profumato gelsomino caduco. Un luogo per la ricerca del sublime nell’ordinario per l’artista, prima, durante e dopo la creazione delle sue opere d’arte. Un metodo progettuale capace di coinvolgere, in modo equilibrato, le necessità dell’individuo e la natura del luogo in un unicum compositivo, un approccio che per l’Atelier Trepp ci ha onorato e insignito di otto premi internazionali, vinti tra award di architettura e landscaping . Il progetto è stato globalmente inserito in innumerevoli pubblicazioni e vari staging sono stati effettuati per campagne pubblicitarie in diversi brand internazionali tra cui Maybag - Mercedes Benz». Ma come scegli gli artigiani quando l’errore non è un compromesso possibile? «Ho le mie persone di fiducia, lavoro con artigiani del posto e li faccio sentire parte integrante del mio progetto, solo così si ottiene l’eccellenza. I disegni del mio team non ammettono errori, le parti devono coincidere perfettamente, al millimetro. D’altra parte io, così come le mie collaboratrici e collaboratori, siamo lì con loro. Non ci si può presentare in cantiere con giacca e cravatta e alzare la voce, bisogna saper lavorare in team, dove ogni singola azione ha la sua importanza. D’altronde nasco come magutt…un muratore». Mi dai l’occasione di parlare del tuo passato. Sei nato in Provincia di Lecce, ma praticamente sei subito arrivato in Svizzera… «Inizialmente i miei genitori si sono trasferiti per un breve periodo nella Svizzera tedesca, solo in un secondo tempo siamo venuti in Ticino, a Solduno, dove mio papà faceva parte

della direzione dell’allora Hotel Muralto. Poi, per stare più vicino alla famiglia, ha deciso di prendere la gestione del ristorante della pista di ghiaccio di Ascona, la Siberia, dove siamo stati vent’anni». Possiamo dirlo che non eri uno studente modello? (Ride). «Certo. Ero un ragazzino vivace, ed effettivamente non avevo molta voglia di studiare. Finite le scuole dell’obbligo ho iniziato a lavorare nell’impresa di costruzioni di Michele Barra, non tanto per caso… all’epoca era, tra le tante altre cose, nella dirigenza dell’Hockey ad Ascona e quindi mi sono proposto per lavorare con lui, dapprima come manovale, poi come muratore». Segui l’apprendistato di muratore, segui dei progetti in cantiere, ma poi cosa succede? «Era inverno e la neve mi entrava nel colletto, con la cazzuola stavo togliendo la neve che si era depositata in un cassero prima del getto del calcestruzzo e mi sono detto: “Mino, forse è arrivato il momento di fare qualcos’altro”. Senza esitazione mi sono iscritto alla maturità tecnica, sono stati anni molto impegnativi perché avevo delle lacune scolastiche non indifferenti. Superata la maturità sono andato alla SUPSI per approdare poi all’Accademia di architettura a Mendrisio. Studiavo e lavoravo da Michele, non potevo pesare troppo sulla mia famiglia. All’Università ho realizzato che le mie conoscenze tecniche erano buone, ma mi mancava tutta la parte umanistica; quindi, ancora una volta, ho dovuto recuperare parte degli studi che i miei compagni avevano acquisito negli anni».

Tutto sembra filare liscio quando, prima del Master, decidi di partire per gli Stati Uniti… «Ho pensato “adesso o mai più”, volevo perfezionare il mio inglese in un luogo carico di ispirazione. I primi tre mesi a New York li ho passati a studiare la lingua poi mi sono ritrovato con il libro del telefono in mano, l’ho guardato, e ho cercato il contatto di Kenneth Frampton, uno dei più famosi storici di architettura del mondo. Pensa che l’ho chiamato a casa e gli ho detto che avevo letto tutti i suoi libri e che mi sarebbe piaciuto incontrarlo». Sembra quasi un film all’americana… «In un certo senso lo è stato. Ho incontrato Frampton alla Columbia University, ho avuto la possibilità di seguire tutti i suoi corsi e quando avevo bisogno di un lavoro sono andato da lui. È stato lo stesso Frampton ad alzare la cornetta e chiamare Steven Holl, uno dei più grandi architetti a livello mondiale, mettendomi in contatto con lui. Ma non è stato facile… Ho dovuto chiamare in studio tutti i giorni per un mese, prima di avere una possibilità. Inizialmente mettevo a posto le riviste, alla fine, visto che Steven adora i plastici, sono stato incluso in importanti progetti, concorsi d’architettura in Francia, Danimarca e Cina che abbiamo vinto e costruito. Quando però alla fine di questa esperienza fantastica durata quasi due anni ho ricevuto un’offerta a tempo indeterminato dallo studio statunitense, ho deciso di rifiutare e sono tornato in Ticino continuando a lavorare partime con Steven Holl, ma anche studiando per concludere il mio Master». Ora hai due studi, con il sogno concreto di lavorare anche a New York, non ti fermi mai? «Sto bene a Lugano, ho una famiglia fantastica, tre figlie e una compagna di vita meravigliosa. Ylenia, oltre ad essere una splendida donna, è mamma. Presente e apprensiva, una PersoTICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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PRIMO PIANO / MINO CAGGIULA

nal Mental Coach in Ayurveda, molto attiva, con la quale condivido i miei valori di benessere, o meglio, è lei a ispirarmi in un continuo scambio pratico e intellettuale. Ma non ti nascondo che di tanto in tanto ho bisogno di spostarmi lavorativamente, per rigenerarmi, mettermi in gioco. La mia non è fame di successo, ho semplicemente una passione irrefrenabile per l’architettura, per il costruire benessere». Ci sono molti architetti attivi in Ticino, ma pochi grandi giovani nomi… «Non è per niente facile da un lato, e dall’altro dobbiamo accettare che i vecchi maestri, penso a Galfetti, Vacchini e Snozzi non ci sono più. È rimasto Botta e nessuno dei giovani per ora ha raggiunto la sua fama. Penso anche che l’architettura del futuro si scosterà da quanto progettato dai grandi nomi ticinesi. Il punto non è più essere riconoscibili, ma prendersi cura degli individui, della loro vita, del paesaggio. Sembrerò ripetitivo, ma sono concetti importantissimi. L’architettura passata era monumentale, autoreferenziale, relazionata all’apparire, all’essere piuttosto che al condividere, oggi non può più essere così». Ma quindi come capisco che un’architettura porta la tua firma? «Sono felice se non lo capisci! Perché questo è il cambio di paradigma, perché ogni luogo è diverso, così come ogni persona. Senza dimenticare il momento storico, le necessità, io stesso, il mio team, con il quale è un con05

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tinuo scambio di idee, una continua e condivisa pratica progettuale in sintonia con la committenza, con il luogo, con le necessità sociali». Ma come saranno le nostre case? Tu parli spesso di biofilia nei tuoi testi, di benessere a 360 gradi… «Biofilia significa letteralmente amore per la vita, l’architettura biofilica ci permette di migliorare gli ambienti in cui viviamo, inserendo elementi naturali come la luce, l’acqua, le piante, che sono solo alcuni aspetti in grado di prendersi cura dell’uomo. Le case del futuro, che in realtà esistono già, vorranno essere fonte di benessere, incentivando gli inquilini al movimento. Al loro interno troveremo diverse forme di verde, anche piante aromatiche edibili che invaderanno gli ambienti con i loro profumi e allo stesso tempo serviranno in cucina per preparare pietanze sempre più salutari. I suoni, la fauna e la flora, il suono dell’acqua, entreranno in

casa così come la luce naturale del sole. Si punterà a un benessere completo, che non coinvolgerà solo l’abitazione, ma anche gli spazi esterni, i vicini, l’economia locale, in un delicato equilibrio. Stare bene significa sentirsi bene, per questo nelle costruzioni legate all’abitazione, all’hospitality e non solo, stiamo sfruttando la tecnologia per progettare applicazioni che offrono servizi inclusi nel costo generale. Non compreremo più semplicemente la superfice, ma anche tutte quelle offerte che possiamo avere in loco. Dalle sempre più complesse necessità sociali alle più semplici, penso alle pulizie, ai trainer per la mente e per il corpo, alla mobilità sostenibile, alla spesa a domicilio, il tutto a chilometro zero, coinvolgendo chi sta vicino a noi. La direzione in cui credo prevede che vivere in un’abitazione non significhi solo l’acquisto di uno spazio al metro quadrato, ma anche la possibilità di accedere a una pluralità di servizi innovativi. Un benessere totale, a favore dell’economia locale e nel rispetto dell’ambiente». (Suona la sveglia, devo affrettarmi a concludere). Scusami ma stiamo parlando di un’architettura di nicchia e chi non può permettersela? «Tutti gli architetti, per tutti i budget, possono progettare tenendo in considerazione il benessere del proprio cliente. Ad esempio creare delle aper-

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ture dove il sole non entri in casa abbagliandoci e surriscaldando gli spazi, ma portando semplicemente luce naturale, non è più costoso! Possiamo mangiare bene e sano senza dover comprare prodotti di lusso! Lo chiamo l’immenso valore dell’ovvio, soluzioni semplici, ma non banali, capibili da tutti. Basta prendersi il tempo per ragionare, per trovare sin da subito soluzioni intelligenti in relazione ai nostri clienti ponderando sempre i costi al loro ritorno sull’investimento, sia esso pubblico o privato. Noi siamo progettisti, ma dobbiamo avere visione e capacità di coordinamento. Un architetto deve essere capace di orchestrare tanti professionisti, da scegliere tra le eccellenze presenti sul mercato, le stesse suddivise per fasce di competenza. Un processo coordinato, prima e durante la progettazione, attraverso la collaborazione in sinergia con i vari specialisti per creare spazi dedicati al benessere del singolo e della comunità». Secondo te arriveremo veramente a progettare delle navicelle? «Penso di sì, lo stanno già facendo. Se guardiamo fuori dal nostro orticello, che ci piaccia o no, il progetto The Line in Arabia Saudita, la città lineare lunga 170 chilometri, è una realtà. Questo genere di architettura purtroppo non prenderà più in considerazione il luogo, perché lo creerà su misura, senza dover tener conto delle condizioni preesistenti. In un futuro, non tanto lontano tutto questo accadrà. Grazie anche a “Next Gen”, una serie di docufilm su giovani architetti promettenti alla quale abbiamo partecipato, ci stanno contattando vari promotori internazionali, per partecipare a “think tank”, ossia per capire come un giorno - non troppo lontano - ci saranno software capaci di modificare gli spazi a seconda del nostro umore, leggendo i nostri desideri inconsci. Non dovremo per forza entrare in casa…so che suona strano, ma se pensiamo che i nostri cellulari già leggono costantemente le nostre

abitudini, le nostre espressioni facciali, le quali verranno riconosciute dall’intelligenza artificiale… Inoltre verrà rilevato il nostro battito cardiaco, la nostra pressione, la nostra temperatura corporea e, come d’incanto, lo spazio davanti a noi si trasformerà in modo da soddisfare i nostri bisogni psicofisici. Tutto questo accadrà! Ma sarà importantissimo prestare la massima attenzione alla nostra sicurezza come essere viventi sulla terra, in modo che questo meraviglioso pianeta possa continuare ad ospitarci. La tecnologia deve rimanere un servizio e non il driver della creazione di un mondo distopico, per questo è indispensabile – fin da ora avere pensatori e progettisti innovativi e lungimiranti, in grado di approcciare eticamente i cambiamenti in corso… estremamente rapidi e allarmanti! Sono convinto che la soluzione passi attraverso una sensibilità biofila, senza dimenticare che siamo animali sociali, siamo natura». Questo mi fa un po’ paura… «È normale, ma il processo è inarrestabile, quindi è molto importante che l’intelligenza artificiale venga utilizzata dai progettisti anche per apportare maggior benessere alla popolazione e non solo a favore del guadagno…».

Resto a pensare alle ultime parole, uno spazio capace di adattarsi ad ogni nostra esigenza. Navicelle che fungeranno da case mobili, città in mezzo al deserto, capaci di regolare le proprie stagioni. E poi torno a guardare i diversi progetti realizzati da Mino e sorrido: la natura resterà sempre insostituibile!

01–02 Ph: ©Paolo Bramati 03–07 Ph: ©Paolo Volontè 03 Inserimento paesaggistico, Atelier Alice Trepp, Origlio 04 Specchio d’acqua Cenote, Atelier Alice Trepp, Origlio 05 Inserimento paesaggistico, Blade Residence, Canobbio 06 Specchio d’acqua SPA, Nizza Paradise Residence, Paradiso 07 Parete verde sul Parco del Guidino, Nizza Paradise Residence, Paradiso

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PRIMO PIANO / LAURA MEYER

FARE DI OGNI VIAGGIO UN’ESPERIENZA ECCELLENTE

CLASSE 1981, LAUREATA IN GIURISPRUDENZA, DOPO UN PASSAGGIO A MCKINSEY, NEUE ZÜRCHER ZEITUNG E UBS, A 40 ANNI LAURA MEYER È STATA NOMINATA CEO DI HOTELPLAN, GRUPPO DEL SETTORE VIAGGI CON OLTRE 2000 DIPENDENTI E UNA CIFRA DI AFFARI DI CIRCA 1,4 MILIARDI DI FRANCHI SVIZZERI. NEL 2022 È INOLTRE STATA VOTATA “DONNA DELL’ANNO” DA UNA COMUNITÀ DI DONNE IMPRENDITRICI. DI ROCCO BIANCHI

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ome si arriva così giovani a rivestire un ruolo così prestigioso? «Sono stata molto fortunata nel trovarmi spesso nel posto giusto al momento giusto; inoltre mi è sempre stata data la possibilità di svolgere compiti stimolanti. Lo sviluppo personale è molto importante per me. Sono molto curiosa, ho voglia di imparare e talvolta corro anche dei rischi. Allo stesso tempo sono una persona appassionata: se qualcosa mi entusiasma, mi ci dedico completamente». Cosa l’ha spinta a diventare quella che è adesso? «Sono sempre stata molto curiosa e avventurosa. Ho viaggiato molto con la mia famiglia fin da piccola, ho trascorso un anno in Spagna durante i miei studi e ho viaggiato in più di dieci Paesi in quattro continenti durante il mio periodo di lavoro come consulente aziendale. Voglio anche scoprire il mondo con i miei figli e mio marito: prima del Covid ad esempio abbiamo trascorso insieme sei settimane in Asia. Sono anche affascinata dai cambiamenti e dalle opportunità offerte dalla digitalizzazione. E voglio fare la mia parte per il futuro del nostro pianeta. In Hotelplan Group posso unire queste passioni e fare la differenza insieme a un team molto impegnato».

Hotelplan è un’azienda in cui il 54% delle posizioni dirigenziali è occupato da donne, probabilmente un unicum in Svizzera. Un caso o merito di una politica aziendale lungimirante? «Per noi di Hotelplan Group è importante trovare la persona più adatta per ogni posizione. Bisogna tuttavia ricordare che la percentuale di donne che lavorano nel settore del turismo è relativamente elevata, tant’è che il 70% della nostra forza lavoro è composta da donne. Ciò si riflette inevitabilmente in una presenza femminile superiore alla media anche a tutti i livelli dirigenziali. Malgrado ciò quando ho assunto la carica di CEO nel 2021 ero l’unica donna membro del Comitato esecutivo; oggi se ne contano tre. In generale attribuiamo grande importanza alla diversità e alle pari opportunità in un senso globale, che va oltre la pura parità di genere e comprende anche età, esperienza, formazione, ecc.». Nominata CEO di un gruppo turistico nel 2021, ancora in piena pandemia. Non ha avuto paura ad affrontare una simile sfida? «Quando sono stato nominata CEO ero già membro del Consiglio di amministrazione di Hotelplan Group dal 2018, quindi conoscevo molto bene l’azienda. La pandemia è stata certamente una grande sfida per il turismo, tuttavia sono sempre stata molto fidu-

ciosa che il settore si sarebbe ripreso e sarebbe tornato rapidamente allo status quo precedente. Abbiamo anche avuto il privilegio di avere il sostegno e la sicurezza finanziaria della Federazione delle Cooperative Migros». Come sta oggi il gruppo Hotelplan? «Dopo due anni di perdite dovute alla pandemia, abbiamo avuto due anni positivi. Questo lo dobbiamo ai nostri dipendenti impegnati e competenti, che svolgono il loro lavoro con passione e creano esperienze di viaggio straordinarie per i nostri clienti. Durante la pandemia abbiamo anche ridefinito la nostra strategia: ci concentriamo costantemente su un’esperienza eccellente per i clienti e sulla sostenibilità, e oggi stiamo raccogliendo i primi frutti». Dopo la pandemia, la crisi climatica, la guerra in Ucraina e la crisi in Medio oriente, l’aumento dei costi dell’energia. Come vede il 2024 per il settore dei viaggi? «Le prenotazioni per il 2024 sono state finora positive. In particolare si registra un aumento della domanda di viaggi a TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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PRIMO PIANO / LAURA MEYER

“Per noi del settore del turismo resta fondamentale creare un’esperienza eccellente per i nostri clienti attraverso tutti i canali, lungo l’intero suo percorso, compreso il digitale”. lungo raggio rispetto all’anno precedente. Tuttavia è difficile prevedere gli sviluppi futuri, soprattutto in considerazione della situazione geopolitica e degli eventi naturali. Ma sono fiduciosa, anche se l’industria dei viaggi è sempre messa a dura prova dalle crisi. Tuttavia come tour operator di qualità offriamo un grande valore aggiunto ai nostri clienti: sanno che possono contare su di noi in qualsiasi situazione e che siamo disponibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7. I nostri clienti lo apprezzano molto». Dieci anni fa le agenzie di viaggio, come i giornali, furono dichiarati moribonde, uccise dall’avvento di internet e della digitalizzazione. Pur tra mille difficoltà sia i giornali che le agenzie sono ancora in vita. Sopravviveranno a lungo? E come evolverà il loro lavoro? «Sia il settore dei media che quello dei viaggi si sono evoluti e trasformati in modo significativo in questi ultimi anni. Per noi del settore del turismo resta fondamentale creare un’esperienza eccellente per i nostri clienti attraverso tutti i canali, lungo l’intero suo percorso, compreso il digitale. Per questo motivo abbiamo ancorato saldamente la digitalizzazione nella nostra strategia. Oggi generiamo oltre il 50% delle nostre vendite online, ma anche le nostre filiali stanno andando molto bene. I nostri dipendenti non forniscono solo consulenza in loco, ma anche virtualmente o per telefono. Sono convinta che l’esigenza di una consulenza affidabile e di un servizio di alto livello rimarrà alta, per questo continuiamo a investire nella nostra rete di filiali e a modernizzare costantemente quelle esistenti. Crediamo nel futuro delle nostre sedi fisse».

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Un giorno, forse, arriverà la realtà virtuale, per cui potremo indossare un paio di occhiali nel salotto di casa e trovarci immediatamente dall’altra parte del mondo. Concorrenza o possibilità? «Per noi il metaverso è un altro canale di contenuti sui viaggi. Viaggiare ha molto a che fare con l’ispirazione. In un mondo virtuale i nostri clienti possono esplorare i luoghi e immaginarsi come sono quasi allo stesso modo che sfogliando cataloghi, guide di viaggio, guardando video o ascoltando storie di altri Paesi. Tuttavia il metaverso non sostituirà di certo il viaggio fisico. Si viaggia infatti con tutti e cinque i sensi: ascoltare il richiamo degli animali nella giungla, sentire la sabbia sotto i piedi o sperimentare lo stile di vita di una città non può essere sostituito dal metaverso. Abbiamo comunque realizzato un primo progetto pilota su questo tema presso Hotelplan Suisse, creando uno spazio con tre stanze diverse dove stiamo organizzando degli eventi». Più viaggi significano anche più inquinamento e meno sostenibilità. Cosa fa Hotelplan per ovviare a questa situazione? «La sostenibilità è un importante pilastro della nostra strategia. Teniamo conto degli aspetti ecologici, economici e sociali e ci siamo posti obiettivi molto ambiziosi: in termini di protezione del clima ci siamo impegnati a dimezzare le emissioni di gas a effetto serra entro il 2030 e a raggiungere lo zero netto al più tardi entro il 2050, nell’ambito della “Dichiarazione di Glasgow sull’azione per il clima nel turismo” dell’Organizzazione Mondiale

del Turismo delle Nazioni Unite. Stiamo per questo ampliando continuamente le nostre proposte sostenibili, ad esempio mettendo a disposizione dei nostri clienti alloggi certificati o pacchetti ferroviari. Siamo anche il primo tour operator a rendere disponibile in collaborazione con Swiss, il carburante sostenibile per l’aviazione (SAF). Possiamo tuttavia raggiungere i nostri obiettivi solo in stretta collaborazione con i nostri partner. Per questo motivo finanziamo o cofinanziamo anche attività di sostegno alla sostenibilità nelle nostre destinazioni, ad esempio in Turchia. Per questi progetti mettiamo a disposizione complessivamente dieci milioni di franchi svizzeri. Infine, ma non meno importante, per noi è importante sensibilizzare i nostri clienti e aumentare la trasparenza, ad esempio con nuove opzioni di filtro sui nostri siti web. Non abbiamo ancora tutte le risposte, ma posso assicurare che lavoriamo ogni giorno per rendere i nostri viaggi più sostenibili». Quando Gottlieb Duttweiler, il fondatore di Migros, lanciò Hotelplan nel 1935, il suo obiettivo era di consentire alle persone con mezzi modesti di andare in vacanza. Cosa rimane di questa idea? «Questo obiettivo è ancora saldamente ancorato nel nostro DNA. Come gruppo, con i nostri 14 marchi e società di viaggi copriamo un ampio portafoglio di prodotti per diverse fasce di mercato. Con Interhome, ad esempio, i nostri clienti possono trovare appartamenti e case per le vacanze per tutte le esigenze e tutti i budget. Hotelplan è sinonimo di servizio personalizzato per vacanze individuali e di eccellente qualità, dove i nostri clienti sono coccolati e non devono preoccuparsi di nulla. Se si è alla ricerca di avventure su sentieri sconosciuti, con travelhouse e tourisme pour tous si è al posto giusto. Infine Migros Ferien propone pacchetti vacanze convenienti per clienti che desiderano prenotare comodamente online».


«Le icone eliminano il potere del tempo.» DRIVEN BY DREAMS Yvonne Reichmuth Designer di moda e fondatrice del marchio YVY drivenbydreams.ch


PRIMO PIANO / VALENTINA CASTELLANI QUINN

LE ESPERIENZE DI UN PRODUTTORE CINEMATOGRAFICO SONO UN UNIVERSO CHE RICHIEDE ALLA SENSIBILITÀ, ALLA COSCIENZA ED ALLE EMOZIONI DI CHI UN FILM LO CREA, DI IMMEDESIMARSI IN PRIMA PERSONA NELLA VICENDA CHE SI AVVIA A PORTARE IN SCENA. QUESTA L’ESPERIENZA UMANA, PROFESSIONALE ED ARTISTICA DI VALENTINA CASTELLANI QUINN. DI ANDREA GRANDI

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IL CINEMA È LA MIA VITA

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l processo creativo si presenta come il risultato di un percorso per sottrazione: introspettivo, solitario, totalizzante, che impone a chi lo attraversa la umiltà di liberarsi da pregiudizi, blocchi mentali o sociali, e perdersi in un gioco di specchi che lo porta a moltiplicarsi in attore e spettatore, a giudice e giuria della trama che si trova a proporre al pubblico. Fiorentina per nascita, ma con passaporto americano, continuatrice di una lunga presenza artistica e sociale della sua famiglia nel mondo dello spettaco-

lo, moglie di Francesco Quinn, primogenito prematuramente scomparso dell’attore Anthony Quinn, Valentina Castellani Quinn per elezione professionale da circa un ventennio è produttrice a Hollywood, la mecca del cinema. Ma è anche cittadina del mondo di una settima arte le cui modalità di espressione sono ormai globali e decentralizzate. Le sue produzioni la vedono partecipare ai maggiori festival internazionali. Tra i suoi numerosi riconoscimenti, l’Award conferitole dal Congresso degli Stati Uniti di Washington


PRIMO PIANO / VALENTINA CASTELLANI QUINN

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ome nasce il tuo amore per il cinema? «La mia famiglia era proprietaria di numerosi teatri, e ha prodotto anche molti progetti cinematografici. Mio nonno era presidente dell’ANICAGIS, la associazione di categoria italiana, oggi ANICA. Sono cresciuta nei backstage, dietro le quinte: in casa nostra c’è sempre stato un profumo di cinema. Ho conosciuto Fellini, Pasolini, ma anche Anthony Quinn, arrivato in Italia per sfuggire allo strapotere contrattuale delle case di produzione americane. Ho sposato suo figlio. Attualmente, con Danny Quinn ed il regista messicano Alfonso Cuaron, vincitore di quattro premi Oscar, stiamo producendo un film sulla vita di Anthony Quinn».

per un film sul dialogo interreligioso. Nel 2023 Valentina Castellani Quinn è stata nominata ambassador di Taormina per tutte le iniziative della città in campo artistico, cinematografico e culturale nel mondo. Al Festival di Venezia era relatrice del Better World Fund, la conferenza delle 12 opinion leaders femminili più influenti nel mondo del cinema e della economia.

A Londra ha ricevuto il Women of Heart Award per meriti artistici. Ha anche partecipato al Festival del Cinema di Roma, per la prima mondiale del film “The Performer”. «Tornare in Europa, esordisce Valentina Castellani Quinn, oltre a rinnovare la mia sintonia con la sensibilità del pubblico contribuisce ad aggiornare l’impegno sociale delle mie produzioni».

Cinema e digitalizzazione: a che punto siamo? «Al Festival di Cannes, alla Young Presidents’ Organization, l’associazione cui aderiscono i principali dirigenti d’azienda mondiali, ho presentato la mia analisi sull’uso della Intelligenza Artificiale-AI nell’industria cinematografica. Prima di preoccuparsi della digitalizzazione, è importante preservare i contenuti artistici delle produzioni: sono quest’ultimi a raggiungere la sensibilità degli spettatori. Un buon screenwriter, per rivolgersi alla coscienza civile, oggi deve far convivere le competenze tecniche con la sensibilità umana che lo guida nella complessità delle relazioni sociali. Quando un regista americano di fede ebraica mi propose una produzione sul dialogo interreligioso tra fede cristiana, e islamica ed ebraica, che poi è diventato il mio film One rock, three religions, ho chiesto tempo, e riflettuto con umiltà prima di impegnarmi su un argomento che non conoscevo. Poi mi ha convinto la voglia di capire e di aprirmi ad un mondo ed a tematiche per me sconosciute. Umiltà, disponibilità a chinarsi su nuove realtà, mi portano anche a scoprire ed accettare TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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PRIMO PIANO / VALENTINA CASTELLANI QUINN

“Malgrado io non mi occupi di politica o diplomazia, proprio questo riconoscimento mi ha convinto che ogni film non solo è in grado di migliorare la società in cui viviamo, ma anche di comprenderne i cambiamenti”. le mie personali vulnerabilità. È un percorso complicato, impegnativo, ma che ispira la mia coscienza, la mia professione e probabilmente motiva anche gli awards che ricevo. Credo nello storytelling, credo nel potere della parola e del dialogo. Ho partecipato alla conferenza Dignified Storytelling che ha aperto la Dubai Expo, prodotta e creata da Dubai Care, una delle maggiori organizzazioni filantropiche mondiali per i diritti dell’infanzia. Al pubblico ho raccontato la mia vita, di come le mie fragilità da esperienza umana si trasformano in esperienza creativa. È quanto accade agli spettatori di un film che, seppur opera di fantasia, è sempre ancorato a circostanze che poi migliorano la comprensione delle evoluzioni del nostro destino». Come è ripresa la movie industry dopo la pandemia?

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«Molti finanziamenti si sono riversati sulle piattaforme di streaming. Ora dispongono di budget consistenti, e si scritturano registi, attori e sceneggiatori capaci di attrarre l’interesse del pubblico. Si tratta di un mondo che solo dieci anni fa non avrebbe mai considerato le produzioni televisive, giudicate di secondo livello. Da un lato, approvo questa evoluzione, perché ha migliorato la qualità dei prodotti per il piccolo schermo e dato lavoro a molti professionisti. Tuttavia la magia legata alla proiezione di un film resta una esperienza che non teme confronti». Cosa vedi nel tuo futuro? «Lo affronto con umiltà, perché comprendo di avere sempre molto da imparare. Gli argomenti che tratto nei miei film riflettono i miei valori personali e sociali. Tuttavia, malgrado la nostra epoca si presenti complicata da molte difficoltà, io resto una believer, un carattere positivo. Oltre alle candidature agli Oscar, mi ha fatto piacere che le mie scelte professionali siano state considerate talmente indipendenti ed inclusive da vedermi attribuire, per il messaggio sociale sviluppato nel mio film One Rock Three Religions, lo US Congress Award, assegnatomi a Washington-DC dal Congresso americano. Questa mia produzione ha anche ispirato il governo statunitense a varare tre leggi per la tutela delle minoranze nel Middle East. In aggiunta, sempre il Congresso americano ha riconosciuto il mio impegno professionale a favore dei native americans. Non mi occupo di politica o diplomazia: ma sono convinta che ogni film aiuta a comprendere i cambiamenti sociali. Sto lavorando ad una produ-

zione indipendente sulle evoluzioni della attuale società israeliana, finanziata da Meir Arnon di Focus Capital, uno degli imprenditori più noti al mondo nelle tecnologie innovative. Negli States invece sono appena stata nominata Executive Producer e Board Advisor di Mindatorium (https:// dirtmerchantsfilms.com/), nuovissima piattaforma multimediale per la diffusione di contenuti di qualità in alta definizione e senza interruzioni pubblicitarie. In gennaio debutteremo al Sundance Film Festival, fondato da Robert Redford, ed ancor oggi tra le più autorevoli rassegne cinematografiche internazionali in tema di produzioni indipendenti».


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PRIMO PIANO / MAURO GUERRA

ANCHE IL CAOS PUÒ ESSERE POSITIVO SECONDO MAURO GUERRA, MATEMATICO E DIRETTORE DELLA CASSA PENSIONI DI LUGANO: «IL CAOS NON È NEGATIVO, SIGNIFICA RISTABILIRE L’INDIPENDENZA. LE CRISI ATTUALI VANNO DECLINATE IN MODELLI MATEMATICI, SOLO COSÌ SARÀ POSSIBILE VIVERE UN NUOVO RINASCIMENTO ED AFFRONTARE LA SFIDA CLIMATICA CON STRUMENTI SCIENTIFICI E NON DOGMATICI» DI FABIANA TESTORI

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hi non si è mai domandato, in questi tempi recenti, se i fenomeni che stiamo vivendo non siano governati da subbuglio e baraonda? Sembra quasi che dall’esplodere della pandemia, la velocità degli eventi abbia subito un’accelerazione senza precedenti, almeno in rapporto agli ultimi cento anni. La realtà che ci circonda ha acquisito una forma diversa, o forse, quella stessa forma l’ha definitivamente persa per assumere un’altra sembianza, diventare fluida e allo stesso tempo vertiginosa, in un susseguirsi di fatti sì, drammatici, ma anche ricorrenti, incontenibili e, in un certo qual modo, persistenti. Prima la propagazione a macchia d’olio del Covid-19, un virus, un elemento di qualche decina di nanometri capace di bloccare e sconvolgere l’intero

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pianeta, con la conseguente interruzione delle catene di produzione e di distribuzione, il cui lavoro continuo era per tutti un fatto indiscutibile; infine, l’esacerbarsi di un’inflazione inedita negli ultimi quarant’anni. Il tutto si accompagna sempre più sovente a delle crisi finanziarie piccole e grandi e a disastri ambientali vieppiù violenti estesi a differenti aree del mondo. La guerra anacronistica e assurda, condotta per volontà del Presidente russo nella vicina Ucraina, sembra rappresentare la ciliegina sulla torta di uno sconquasso a cui abbiamo fatto l’abitudine, un dolce avvelenato servitoci sistematicamente da oramai qualche tempo. Come si chiama questo pasticcino amaro? Si chiama forse caos? I greci lo indentificavano come spazio aperto, voragine, un abisso dove risiedono tenebrosità e oscurità, ma fu Esiodo nella Teogonia (VII sec a.C.) ad attribuire a Caos, una delle entità primigenie della mitologia, con Gea, Tartaro ed Eros, la personificazione dello stato di “vuoto”, il buio da cui sono emersi il cosmo, gli dèi e gli uomini. Qualche secolo più tardi, con Anassagora e Platone, il caos assume un significato più vicino a quello che conosciamo oggi di “disordine”. I due filosofi antichi lo classificarono come il luogo della materia informe a cui la mente (Nous) seppe attingere per creare il mondo ordinato: il cosmo. Anche la fisica quantistica pone il caos all’origine del cosmo. Si sarebbe trattato di un vuoto caratterizzato da fluttuazioni di energia, denominato Era di Planck (dal nome del fisico tedesco Max Plank), cioè i primi 10 alla -43 secondi precedenti l’espansione dell’universo, il cosiddetto Big bang che, se-


È INIZIATA UNA NUOVA ERA


PRIMO PIANO / MAURO GUERRA

“Uno sviluppo sostanziale è quindi più che mai necessario per orientarsi nel domani, oltre a rappresentare una sfida stimolante soprattutto per le nuove generazioni”. condo la scienza moderna, rimonterebbe a 13,8 miliardi di anni fa. In epoche diverse gli approcci al caos cambiano, ma sembrano concordare su alcuni elementi: il vuoto, le tenebre, la materia informe e la variabilità energetica, una specie di precipizio prima dell’immersione in qualcosa di diverso e più nitido. La matematica si è dimostrata austera nei confronti del caos e già a partire dalla fine dell’800, con il matematico e fisico francese Jules Henri Poincaré, si è cimentata nello studio dei fenomeni caotici, cioè nell’osservazione dei sistemi dinamici che esibiscono una sensibilità esponenziale rispetto alle condizioni iniziali. L’analisi matematica di queste manifestazioni si è concretizzata nel secolo successivo attraverso gli studi, fra gli altri, del matematico e meteorologo statunitense Edward Norton Lorenz, il quale, nel dopoguerra, ha elaborato la Teoria del caos. Quest’ultima, a tagliarla con l’accetta, si può ridurre al concetto di “effetto farfalla”. Il battere delle ali di una farfalla, quindi un evento insignificante posto all’inizio di un processo, può influenzarne il corso in modo che le sue conseguenze cambino esponenzialmente nel tempo. La Teoria del caos ha spalancato le porte di un mondo costellato da variabili solo all’apparenza causali. Infatti, almeno secondo la matematica, esse sono ben più prevedibili di quanto si possa pensare, perché governante da leggi deterministiche, come ci spiega Mauro Guerra, Direttore della Cassa Pensioni di Lugano, matematico e autore, nel 1985, all’Università di Zurigo, di una tesi di laurea intitolata Propagation of Chaos and non-linear diffusion processes

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(Propagazione del caos e processi di diffusione non lineari). «In realtà, quella che sommariamente viene chiamata “Teoria del caos”, e che si fa giustamente risalire agli inizi degli anni ‘60, dovrebbe essere considerata piuttosto come “Definizione matematica di caos”. Quest’ultima è stata formulata dal matematico poliedrico e statistico polacco Mark Kac, attraverso un approccio matematico classico. È interessante osservare come in matematica il caos abbia un’accezione positiva, non negativa. Infatti, se inizialmente e a certe condizioni l’interazione fra particelle, ossia dei “disturbi” descritti attraverso funzioni matematiche, provochi fra queste la perdita della loro indipendenza iniziale, si nota come, con il passare del tempo e con l’aumento del numero di interazioni, si ristabilisca l’indipendenza. Si tratta di “qualcosa” di non intuitivo, forse addirittura apparentemente contraddittorio. In matematica, quindi, caos significa ristabilire l’indipendenza.

Negli anni ‘80, all’epoca dei miei studi in matematica all’Università di Zurigo, rimasi affascinato dalla stocastica (insieme di tecniche e teorie appartenenti al calcolo delle probabilità) e dal suo approccio innovativo. Proprio in quel periodo, all’interno della scuola zurighese, si percepiva un notevole fermento riguardo all’estensione di questo ramo della matematica. Vennero coinvolti matematici illustri provenienti da tutto il mondo e, in particolare, dalla scuola giapponese, come Kiyoshi Itoˉ e Hiroshi Tanaka, precursori nei lavori sulla propagazione del caos attraverso un metodo probabilistico non per mezzo dell’analisi classica. Sulla scia di quegli eventi mi fu assegnato il tema della tesi di laurea: la dimostrazione della congettura (in matematica si definisce congettura una conclusione o una proposizione formulata su base provvisoria, senza prove) del matematico americano Henry McKean del MIT, che, in collaborazione con Ito, aveva trattato la propagazione del caos, ma senza una dimostrazione rigorosa tipica della scuola giapponese. La dimostrazione è toccata a me, caricandomi di un lavoro di diploma particolarmente complesso e gravoso, ma che mi ha permesso di dare il mio apporto all’evoluzione della ricerca stocastica».

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PRIMO PIANO / MAURO GUERRA

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a cosiddetta “Teoria del caos” è stata applicata negli anni a moltissimi settori, dalla meteorologia alla finanza (nell’analisi dei rischi e non solo), passando per le scienze sociali. Lei però non ritiene che vi siano punti di contatto fra la matematica e le altre discipline, così come contesta il legame fra matematica e filosofia, è così? «Io sono un formalista, ispirato alla scuola di Nicolas Bourbaki (eteronimo con cui, a partire dal 1935 e sostanzialmente fino al 1983, un gruppo di matematici di alto profilo, in maggioranza francesi, scrisse una serie di libri per l’esposizione sistematica di nozioni della matematica moderna avanzata ndr) e quindi per me la matematica è indipendente da qualsiasi relazione, estrazione derivante dal mondo fisico. Si tratta di un’impalcatura a sé stante, di un sistema chiuso che si autoalimenta. È il mondo fisico che attinge alla matematica, non il contrario. Un esempio in questo senso sono le scienze computazionali. Infatti, l’evoluzione dei grandi computer non ha determinato una rivoluzione della matematica, semmai è stata la matematica a determinare l’evoluzione delle scienze informatiche. Oggi, sono i matematici con le teorie più evolute a fornire i contributi di maggiore importanza all’intelligenza artificiale. Per tornare al concetto di caos, si deve smettere di concepirlo nella sua rappresentazione filosofica, perché è sbagliata. Come ho spiegato in precedenza, la definizione di caos è ristabilire l’indipendenza, a certe condizioni, dopo un numero infinito di interazioni di particelle».

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I fenomeni inquietanti e distruttivi a cui assistiamo da qualche anno, come la diffusione della pandemia, le catastrofi naturali, il riscaldamento globale, conflitti particolarmente violenti in molte zone del mondo, crolli finanziari e crisi economiche, spingono ad interrogarsi. Quale apporto può dare la matematica e, in particolare, la “Teoria del caos” nell’affrontare queste problematiche? «In questo momento ci troviamo di fronte a moltissime variabili di diffusione non lineari, come appunto l’inquinamento, la crescita della popolazione mondiale, il Covid, ecc., che, ovviamente, interagiscono fra loro. La domanda che ci si pone è la seguente: si riuscirà a ristabilire il caos, cioè l’indipendenza, il riordino? La matematica risponde in modo affermativo, poiché ad un certo punto tutti questi legami, queste interazioni di ragione sociale, politica, geografica e molto altro, tendenti all’infinito, verranno meno per ricostruire un’indipendenza e quindi una ristrutturazione, una condizione di partenza ottimale. Le turbolenze che stiamo vivendo, soprattutto da un punto di vista ambientale, ci devono riportare a rivedere in maniera scientifica e non dogmatica i concetti di base della stessa economia, della finanza e del nostro modo di vivere. Non è una novità. Ne parlava già negli anni ‘70 il matematico ed economista rumeno Nicholas GeorgescuRoegen, uno dei precursori dell’idea di decrescita, il quale sosteneva che la crescita sostenibile è un ossimoro. A mio parere, questo tipo di studi e di approccio alla questione ecologica vanno riscoperti, così da interpretare meglio il mondo contemporaneo e trovare delle soluzioni. Sono convinto che la matematica stia vivendo un nuovo Rinascimento, una fase innovativa in molti ambiti, un po’ come quella che ho potuto sperimentare in prima persona negli anni ‘90 nel mondo della finanza attraverso la gestione del rischio.

Le difficoltà già evidenziate più di cinquant’anni fa dal Club di Roma (associazione non governativa fondata nel 1968 e composta da scienziati, economisti, donne e uomini d’affari, attivisti dei diritti civili, alti dirigenti pubblici internazionali e capi di Stato di tutti e cinque i continenti. Il Club di Roma ha promosso il “Rapporto sui limiti dello sviluppo”, individuando i principali problemi che l’umanità si sarebbe trovata ad affrontare ndr), si stanno presentando con una magnitudo devastante, toccano il concetto stesso di crescita, di sostenibilità, anche quella legata agli investimenti e alle tecniche finanziarie. Per ora è stato fatto troppo poco in questo senso e ciò che esiste rimanda a dei modelli tradizionali che in molti casi sono costruiti ad arte per difendere lo statu quo. Uno sviluppo sostanziale è quindi più che mai necessario per orientarsi nel domani, oltre a rappresentare una sfida stimolante soprattutto per le nuove generazioni. È importante comprendere che quanto sta avvenendo nel mondo, e in primo luogo, nell’ambito dell’emergenza climatica, dalle politiche promosse dai differenti governi, alle azioni degli attivisti per strada, è possibile declinarlo in teoria matematica. Evidentemente, da matematico, intendo e spero in una rinascita dello spirito rivoluzionario, in senso scientifico, che ha animato il Club di Roma. Nel nostro piccolo, anche noi, alla Cassa Pensioni di Lugano, ci impegniamo attivamente per la sostenibilità legata agli investimenti, osservando e implementando la nostra politica secondo i criteri ESG (Environmental, Social and Governance). Si tratta di un primo passo, senza dimenticare il monito di Georgescu-Roegen!». A questo proposito, rimandiamo al capitolo 7 del Rapporto di gestione della Cassa Pensioni di Lugano (CPdL) al link https://www.cpdl.ch/it/rapportodi-gestione/rapporto%202022.


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Consumo di carburante (WLTP): combinato 10,2 l/100 km // Emissioni di CO2*: combinate 230 g/km // Classe di efficienza: G. *CO2 è il principale gas a effetto serra responsabile del riscaldamento globale; la media delle emissioni di CO2 di tutti i tipi di veicoli (di tutte le marche) offerti in Svizzera è di 129 g/km. Il valore target di CO2 è di 118 g/km.



PRIMO PIANO / GIORGIO ROCCA

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UNA VITA IN VETTA

vrei voluto, ma poi nel nome della discrezione non l’ho fatto. Ma credetemi se vi dico che una sbirciatina nella sua agenda la darei volentieri, non per curiosare negli affari suoi, ma per capire quante cose un uomo sia in grado di fare in un solo giorno. Per darvi un assaggio, vi dico che la nostra intervista è stata fatto tra una call e l’altra ed ho subito capito che, in una sua giornata tipo, 30 minuti tutti di fila non sono facili da trovare se ci si chiama di nome Giorgio e di cognome Rocca. Però, come si suol dire, l’abbiamo portata a casa e Giorgio ancora una volta si è dimostrato una persona disponibile, senza fronzoli e schietta al punto giusto. Da dove partiamo? Dal fatto che la sua vita è un’evoluzione continua, altro che appendere gli sci al chiodo e dormire sugli allori. Giorgio Rocca dà sempre l’impressione di essere un uomo che una ne pensa e cento ne fa, poi ne pensa altre dieci e ne fa altre mille.

Partito a St. Moritz con la sua prima Ski Academy, si è allargato a Crans Montana, seguita da Livigno, e poi la necessità di fermarsi ovviamente non è rientrata nei suoi piani. Dunque all’appello ora ci sono anche le Ski Academies di Madonna di Campiglio, Cervinia-Zermatt e Courchevel. Sei vette in cui gli appassionati di sci possono praticare questo meraviglioso sport seguiti da maestri professionisti selezionati direttamente dall’ex sciatore di caratura mondiale. L’onnipresenza ovviamente non è fattibile, ma grazie alla sua agenda organizzatissima (che deve essere a forma di tetris), Giorgio a rotazione riesce ad essere presente ovunque. Ex Campione del Mondo di categoria, oltre alle sue Ski Academies si è creato anche altre carriere parallele come commentatore televisivo, Brand Ambassador e Testimonial (tra i diversi brand che collaborano con lui figurano Falconeri, Svizzera Turismo e Giorgio Armani). AVENDO SEMPRE MILITATO NELLA NAZIONALE DI SCI ITALIANA FORSE NON TUTTI LO SANNO, MA LA REALTÀ È CHE POSSIAMO DIRE CON ORGOGLIO CHE IL DNA DI GIORGIO ROCCA È AL 50% ROSSOCROCIATO: NATO E CRESCIUTO A COIRA, SUA MAMMA È INFATTI SVIZZERA, ED È PROPRIO QUI CHE L’EX CAMPIONE DEL MONDO HA DECISO DI CRESCERE I SUOI QUATTRO FIGLI E CREARE GRAN PARTE DEL SUO BUSINESS. DI MICHELLE UFFER

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PRIMO PIANO / GIORGIO ROCCA

“Lo dico sempre anche ai miei figli, se non sei fair non potrai mai essere veramente soddisfatto di te stesso”.

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d è proprio con il «re della moda» che Rocca collabora attivamente testando i capi d’abbigliamento sportivo… «Esattamente, sto testando le nuove linee di abbigliamento che Giorgio Armani ha creato per lo sci. Oltre ad essere capi altamente tecnici, Armani ovviamente tiene molto anche allo stile, un connubio non evidente da realizzare». E sarà infatti proprio Giorgio Armani a vestire tutti gli atleti della Nazionale Italiana che parteciperanno alle Olimpiadi invernali di Milano Cortina 2026, l’edizione geograficamente più estesa di sempre che per la prima volta coinvolgerà due città di due regioni diverse. Olimpiadi che Giorgio conosce molto bene e che come tante altre competizioni gli hanno regalato dei momenti indescrivibili di adrenalina, brividi, concentrazione, endorfine e gioia pura.

gerare con i carboidrati semplici, con la carne rossa e con l’alcool. Certo, un buon bicchiere di vino rosso me lo gusto con piacere, ma finisce lì, non esagero perché so che non mi fa bene».

Si possono ritrovare certe emozioni nella vita post agonismo? «Sinceramente? No. Le emozioni che ho provato ai blocchi di partenza, nelle curve, nelle scivolate, al traguardo e sui podi sono incomparabili. Certamente nella mia vita ho avuto tante altre gioie immense, ma se parliamo di quelle emozioni, beh, quelle non tornano più». Come ogni atleta professionista, ad un certo punto anche lui ha dovuto fare i conti con l’anagrafe e ritirarsi dalle competizioni ma, anche ora che ha 48 anni, guardandolo si può dire che l’anagrafe è davvero solo un numero.

E se devi concederti uno sfizio, quale è? «Non toglietemi la pizza la domenica sera, e nemmeno un bel piatto di pasta o un bel pezzo di carne. Sono dei piacere ai quali, con moderazione, non rinuncio. E poi pratico sempre tantissimo sport».

Come fai ad essere sempre così in forma? «Curo molto l’alimentazione, sto attento alla qualità dei prodotti, mangio tantissime verdure e cerco di non esa-

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Andiamo un po’ più nel dettaglio: cosa mangi a colazione? «Inizio col dirti che la colazione per me è fondamentale, non potrei mai saltarla. Ci sono degli amici che praticano il digiuno intermittente ed il primo pasto lo mangiano alle 14. Non fa per me, io mi alzo la mattina ed ho proprio bisogno di nutrire il mio corpo; dunque mangio dei fiocchi d’avena con latte di mandorle, aggiungo della frutta e anche dello yogurt greco. Questa è la mia colazione tipo e mi fa sentire bene. E poi cerco di mangiare a casa e cucinare alimenti freschi ogni volta che posso, così so esattamente da dove provengono e come li condisco».

Sempre in movimento tra piste di sci, mountain bike, moto e arrampicata, si fa davvero fatica a visualizzarti fermo su una sdraio in riva al mare a goderti un po’ di relax nei mesi estivi… «Hai perfettamente ragione, non riesco mai a stare fermo, non fa proprio parte del mio carattere. D’estate sono spesso in montagna con i miei figli e pratichiamo assieme tantissimi sport diversi, e quando siamo al mare ci cimentiamo negli sport acquatici. Sono

fatto così, sempre in movimento». Vivere sempre al massimo è certamente elettrizzante, ma impegnativo, sia fisicamente sia mentalmente. Come gestisci la tua parte interiore, quella della consapevolezza? «Potrei fare di più, me ne rendo conto. Dovrei meditare, praticare yoga, so che mi farebbe bene. Però a modo mio riesco comunque a svuotare la mente, nei momenti in cui scio da solo. È una sensazione bellissima». Ora gli atleti professionisti sono seguiti da nutrizionisti, da mental coaches, da psicologi: come era la situazione quando militavi in Nazionale? «Nulla di tutto ciò. Ognuno si arrangiava come poteva, sia per la nutrizione che per la salute mentale. Io posso dire con orgoglio di aver pagato di tasca mia uno psicologo affinché mi seguisse, per aiutarmi a gestire lo stress, per capire meglio la mia mente. Ai tempi mi davano del matto, ora invece hanno capito che questo tipo di percorso fa un gran bene per sciogliere dubbi ed attuare un lavoro interiore». Sei una persona che punta sempre molto in alto, esigente verso se stesso, perché sicuramente hai sempre saputo dove potevi arrivare… «È vero, pretendo molto da me. È sempre stato così, infatti non avrei mai potuto praticare uno sport di squadra: se un mio compagno non avesse dato il 100% difficilmente sarei riuscito a stare zitto». Autentico senza freni, e profondamente convinto che l’onestà verso se stessi e verso gli altri sia un fattore imprescindibile sia nella vita che nello sport. «Lo dico sempre anche ai miei figli, se non sei fair non potrai mai essere veramente soddisfatto di te stesso». E se lo dice una persona che si è conquistato tutto da solo, senza scorciatoie e con grande rispetto, direi che possiamo sottoscrivere ad occhi chiusi.



PRIMO PIANO / JEAN TIROLE

ARE REGULATED MARKETS THE SECRET TO A SUCCESSFUL AND HEALTHY ECONOMY?

INTERVIEW WITH JEAN TIROLE, THE SVERIGES RIKSBANK PRIZE IN ECONOMIC SCIENCES IN MEMORY OF ALFRED NOBEL, 2014. COURTESY OF UBS NOBEL PRESPECTIVES. UBS.COM/NOBEL

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s an economist, Jean Tirole’s research and regulation theories have changed how market regulation is applied to industries far and wide and broadened the scope of what

competition can look like. He is a best-selling author, a distinguished professor and the recipient of a long list of prestigious awards. He is also humble. His work, and personality, have contributed not only to pushing


PRIMO PIANO / JEAN TIROLE

economics forward as a field, but has worked on making it a more collaborative space, bringing in experts from different fields and reaching out to the public in a uniquely personal, relatable and authentic manner. Leveling the playing field by regulated markets and competition When Tirole and his colleague Jean Jacques Laffont began their market regulation research in the 80s, he noticed a lot of areas where monopolies or tight oligopolies - markets controlled by a small number of firms had formed. He found this troubling as it allowed them to raise prices or lower the quality without incurring a loss of customers, which makes sense where there are no competitors for customers to switchpowee to. «It’s very hard to define exactly what a monopoly or oligopoly is, but what we can do is to try to measure how much harm is done to society because of those high prices and this lack of innovation», says Tirole. «So we need competition and that’s really what my early research has been about is to try to introduce competition». They began looking at utility monopolies, including railroad, telecom and electricity companies with three main goals in mind. The first, how to introduce competitors. They found that while different industries face similar competitive challenges, they differed in many ways. Each industry warranted its own analysis. In the railroad industry, you can’t simply duplicate tracks or stations. So it becomes about where competition can be introduced, for example in the production facilities that can compete amongst themselves. Competition requires innovation which in the long run, keeps companies on their toes, according to Tirole. Incentive based regulations and other market regulation examples by Tirole

Their second goal was to create incentive regulation on a cost-plus basis. This means that if a company increases their price, then the regulator increases the cost to the consumer, allowing the firm to get a fair rate on return. Before Tirole and Laffont’s work if the costs for a company rose, they would simply raise their prices to consumers but never raise the quality of service to match those higher prices. «What economists are worried about is abnormal profits,” he says. “We tolerate profits as long as they correspond to something which serves the consumer. If it doesn’t serve the consumer, that’s a different matter». They found that by making firms more accountable for their performance and efficiency, they could reduce their own costs. The cost reductions, some of which could be kept for the companies, could also be shared with consumer by lowering the prices. And finally, they worked on asymmetric information, or incomplete information. One of the biggest issues for regulators is that they don’t often have the full cost information of a firm. «It’s very important to reduce asymmetry of information for one thing, but it’s also very important to realize areas of asymmetric information and act upon it to change your regulation», says Tirole. «We tried to anticipate on the future reforms that were going to take place and tried to make sure that those reforms will be done in the right way. There is always asymmetric information but at least you can reduce the costs of this asymmetric information». This groundbreaking research and work are exactly the essence of what economics is all about according to Tirole, trying to regulate markets so as to make them better. «This is an area where economics is quite powerful», he says. «The independent agencies regulating these industries are made up of people who

AT A GLANCE Born: 1953, Troyes, France Field: Microeconomics and industrial organization Awarded: The Sveriges Riksbank Prize in Economic Sciences in Memory of Alfred Nobel, 2014 Prize-winning work: For his analysis of market common good and regulation A prize best shared: Tirole’s longtime colleague and Jean Jacques Laffont passed away before 2014, but it is thought the two would have been co-laureates A champagne man: His hometown was once the capital of the Champagne region in France and it remains his drink of choice Current focus for both research and fun: Digital dystopia or, what he calls, social science fiction

have been trained in economics and they absorb the ideas, modify them and make them better. This is an area where we can have some influence on what’s going on». There is always asymmetric information but at least you can reduce the costs of this asymmetric information. The importance of big tech regulation While his early work was rooted in utility monopolies, Tirole’s work has stood the test of time and remains as relevant today as ever before. Many of the world’s largest technology firms have become monopolistic in nature. The main difference is simply the focus on innovation and its application. Tirole uses the booming market of ride share apps as an example. «Whatever you think of these companies, that’s not the question», he says. «The thing is that they have introTICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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“If you have something you love, you will do it well and if you do it well that will give you some meaning for your work life”. duced very, very small innovations. Think about geo location, recording a credit card, sending you an invoice, ratings, the bottle of water and so on. Those are not big innovations, they existed elsewhere and yet no taxi monopoly had done that». Tirole sees the riskiness of tech as a regulation issue. He thinks that antitrust laws are the way forward, though they need to be more forward thinking. There are two types of antitrust laws today. The first focuses on monopolization and the second revolves around acquisitions. Acquisitions are a quick path to building a monopoly as tech companies have become known for acquiring their current, and even future, competitors. «The first option is to go back to the old-style regulation», says Tirole. «But I don’t think it’s feasible because those firms are global firms. It’s almost impossible for a country to regulate a global firm». The US, the UK and parts of Europe have proposed that information be collected about the major tech firms and shared with antitrust agencies, including potential acquisitions, which would allow the agencies to intervene faster and potentially stop certain practices. «That will require inverting the burden of proof so that if it’s a merger, the firm will have to argue it’s a pro-competitive merger and not an anti-competitive merger», he says. «That will be a different regulatory regime. It’s easier to prevent an acquisition than undoing the acquisition». The seven largest tech firms in the world are two-sided markets in which platforms have to attract two sides, the buyer and the sellers. In the case of the ride sharing apps, that means

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they must attract riders and drivers. This becomes an issue in monopolies because the two sides can both be exploited. Firms entering these markets must decide whether they want to please the consumer or the merchants, and the majority of tech companies choose the consumer. «The consumer gets an incredibly good deal in this situation», says Kremer. «They pay zero for great services, so you might say where is the competitive harm? If these companies are charging advertisers a lot for these free services, the cost of doing business raises and prices raise. In the end, the consumer is going to pay indirectly because the advertisers are paying more». Tirole says this becomes dangerous when charging higher prices also leads these powerful platforms to infringe on our privacy, engage in politics and effect the future of labor. «It all depends on a regulation», he says. «We all know that we have a bright future. If we do things right, we’ll be much healthier and much wealthier». The urgent need for a global climate action plan One of the issues that worries Tirole most today, like many others, is the climate and our inability to act. While he sees the good intentions behind global conventions to address climate change, he thinks that most meetings are reduced to exactly that, a list of good intentions rather than action. «If you read the Paris agreement of 2015, it’s very similar to what was written in Rio in 1992», he says. «This negotiation in 2015 wasn’t an easy one but it’s nice at least to get 196 countries saying we should be doing something, that’s already progress.

But in the end, you need to have a strategy to force countries to come to the bargaining table and actually say we are going to spend money on fighting climate change, whereas everybody went back home and saying, ‘Oh everything will be fine’». Part of the problem according to Tirole is a political one. Other environmental problems in the past have been solved by pricing things, and he’s sure that putting a price on carbon would take us on a more positive trajectory. «We have a bigger responsibility toward our children and grandchildren», he says. «We do a lot of greenwashing. We talk about the environment all the time, but we do very little and there are solutions. Economists do have solutions». Because solving the problem is a global issue, Tirole worries that each country would like the other countries to put in the effort. A single country that reduces emissions will get maybe one percent of the benefit while baring 100 percent of the cost, and this defers action and political will. «We need cleaner energy, we need to emit less carbon», he says. «We must make sacrifices, not huge ones, but the sacrifices will only become bigger. It’s dangerous to think we can wait more year because it’s one more year, then one more year, and then it’s 30 years, 40 years. It’s this accumulation of decades of inactivity which is the dangerous part». «In the end, you need to have an international agreement because who wins?» he asks. «Who wins is the entire mankind». Economics for the Common Good Tirole had been an economist for over three decades before he reached what he refers to as a tipping point. Up until that time, he had been engaged in policymaking, working with experts in academia, government, regulatory agencies, and in business.


PRIMO PIANO / JEAN TIROLE

Having his life’s work recognized with the most prestigious prize in economics, suddenly people stopped him the streets wanting to know more about his work, but have it explained in a way they could understand. It all came at a particular poignant time as 2016 marked a growing wave in populism and a large number of people began to distrust the experts. «It’s not only true in economics, it’s true in medicine, it’s true in biology, it’s true in climate science in the U.S. and so on», he says. «In many areas, the experts are disregarded. And that’s too bad. A democracy cannot function unless there is some kind of knowledge and sharing of knowledge. We have a duty to share our knowledge not only with experts but also with the people in general». This realization led him to write the book Economics for the Common Good, to explain the science, the pros

and cons, and what has been learned from the past. To show how economics can be applied in all facets of life and how it can be used as a force for good. As Tirole discovered, it’s much harder to write a book for masses then to teach or give a seminar. He tells a story of his mother, who he describes as clever today as she ever was. Having been a professor of French, Latin and Greek, she has always been someone who loves and respects the importance of knowledge. At 90 years old, she was interviewed by media after Tirole was awarded the prize. «There are people who have more motivation, they are well-trained, they meet the right people in the right environment, at least that was the case for me», he says. «I was not an exceptional person. I had some talents for sure, but I love my work». Tirole also created the Institute for

Advanced Study in Toulouse, which is a disciplinary institute that includes psychologists, sociologists, political scientists, historians, biologists and so on, all working with economists. «That’s my view of economics», he says. «It’s a collaboration and some kind of unification is very important. I don’t like ivory tower theory or empirical work which is completely disconnected from theory. You need both». Continuing to push economics forward as a unified field is work Tirole has no intention of ending any time soon. «If you have something you love, you will do it well and if you do it well that will give you some meaning for your work life», he says. «And that’s very, very important». We have a duty to share our knowledge, not only with experts but also with the people in general.

San Silvestro a Lugano

Orchestra della Svizzera italiana Kian Soltani violoncello Krzysztof Urbański direttore

31.12.23 Con il sostegno di

Do, ore 18:00 LAC, Sala Teatro

www.luganolac.ch


GRANDANGOLO / MORENO BERNASCONI

L’INSOSTENIBILE IMPOTENZA DELL’ONU

DAL 1947 AD OGGI, LE NAZIONI UNITE HANNO ADOTTATO BEN 69 (SESSANTANOVE) RISOLUZIONI RIGUARDANTI LA PALESTINA E ISRAELE. CON QUALE RISULTATO? È LEGITTIMO CHIEDERSI SE L’ONU NON SIA, SUO MALGRADO, TRAGICAMENTE IMPOTENTE RISPETTO AL COMPITO CHE LE ERA STATO ASSEGNATO QUANDO FU CREATA. DI MORENO BERNASCONI

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e Nazioni Unite sono state create nel 1945, con l’intento di impedire una terza guerra mondiale. Solo due anni dopo, il 29 novembre 1947 – fra le prime decisioni di grande rilevanza geopolitica – l’ONU adottò la risoluzione 181 che prevedeva la creazione di uno Stato arabo e uno Stato ebraico nei territori dell’ex Mandato britannico della Palestina. In 76 lunghi anni, non solo lo Stato arabo di Palestina non ha mai visto la luce, ma questi decenni sono stati segnati da interminabili e feroci conflitti armati, fino all’attacco terroristico di Hamas contro Israele due mesi fa, la strage degli innocenti nel Kibbutz di Kfar Aza e la terribile replica dell’esercito israeliano volta ad estirpare Hamas dalla striscia di Gaza. Di fronte alla barbarie del primo e del secondo conflitto mondiale e al pericolo reale che l’arma atomica distruggesse il pianeta, l’obiettivo dichiarato delle Nazioni Unite era “Mai più”!

Sulla stregua del tentativo che aveva fatto in precedenza la Società delle Nazioni (SdN), sorta nel 1919 per cercare di impedire che all’ecatombe della Prima guerra mondiale (17 milioni di vittime) ne seguisse un’altra. Sappiamo che quel primo tentativo fu purtroppo un fallimento. Un tentativo al quale anche la Svizzera aveva creduto profondamente. Benché non avessero pagato il drammatico tributo di sangue degli altri Paesi europei, gli Svizzeri non considerarono infatti la propria neutralità come un paravento per stare alla finestra: in votazione popolare, nel 1920 dissero un sì convinto alla SdN. Incoraggiati d’altronde ardentemente dal Consigliere federale Giuseppe Motta, capo del Dipartimento politico elvetico, che la Società delle Nazioni presiedette poi nel 1924-25. In questo brutale inizio di XXI secolo, l’ONU - nata sulle ceneri della Società delle Nazioni per riscattarne il fallimento - sta purtroppo rischiando di replicare tragicamente il destino della SdN. Sembra indicarlo l’odierna spirale di nuovi conflitti armati, non solo in regioni lontane dall’Occidente ma alle stesse frontiere dell’Europa e in Medio Oriente, fra il Baltico, il Mar Nero e il Mediterraneo. Proprio là dove il disegno di futura rappacificazione era stato firmato - a Jalta, in Crimea, nel febbraio del 1945 - fra i leader delle potenze alleate contro il nazifascismo: Winston Churchill, Franklin Delano Roosevelt e Josip Stalin. A Jalta fu decisa infatti – oltre all’ultima offensiva congiunta per sconfiggere Hitler – la creazione delle Nazioni Unite fra i Paesi poi vincitori della Seconda guerra mondiale. E proprio la Crimea è oggi il fulcro strategi-


GRANDANGOLO / MORENO BERNASCONI

co-militare della guerra di invasione della Russia contro l’Ucraina. A guardare il susseguirsi dei tentativi falliti di costruire un nuovo ordine pacifico mondiale, non possiamo non constatare che i tempi della storia sono molto più lunghi di quanto tendiamo a immaginare. È evidente che il mondo non ha ancora metabolizzato il crollo dei vecchi imperi (zarista, ottomano e austro-ungarico, ma anche cinese) che diede la stura ai nazionalismi totalitari del Novecento e che sta producendo violentemente, secondo nuovi parametri e dinamiche, un nuovo scontro fra l’Occidente, la Russia, l’”idra arabo-islamica” e la Cina. La nascita e lo sviluppo straordinario delle Nazioni Unite (nonché la creazione e lo sviluppo dell’Unione europea) dopo la fine della seconda guerra mondiale erano chiamate a costruire nuove basi concertate a livello internazionale che garantissero equilibri strategico-militari, uno sviluppo economico e finanziario, sicurezza alimentare e sanitaria, una politica culturale ed umanitaria (profughi), globali e condivisi. Purtroppo, non possiamo non costatare che siamo di nuovo ai piedi della scala. La ferita continuamente riaperta e a quanto pare non rimarginabile del conflitto fra Israele e Palestina è dolorosa ma ha anche un valore emblematico del vicolo cieco dal quale il mondo sembra incapace di uscire. Senza pace a Gerusalemme (dove coesistono le tre grandi religioni monoteiste) non vi è pace nel mondo, vien da dire. Anche perché Gerusalemme significa pure Yad Vashem, il memoriale della Shoa che denuncia in modo indelebile l’orrore dello sterminio degli ebrei - macchia che assilla la coscienza della Comunità internazionale – ma valorizza nel contempo i Giusti che a costo della propria vita si impegnarono per salvarli. La Risoluzione 181 delle Nazioni Unite cercava in qualche modo di lavare quella macchia, proponendo la crea-

zione di uno Stato di Israele e di uno Stato di Palestina con capitale Gerusalemme. Che sessantanove risoluzioni dell’ONU non siano riuscite a porre le basi di una pace duratura fra Israele e Palestinesi, è probabilmente il segno più eloquente che le ferite del Novecento sono più che mai aperte. È come se lo slancio ideale delle Nazioni Unite - pur volute da Stati Uniti, Russia e Gran Bretagna a Jalta per dare stabilità e pace a un mondo devastato - non avesse intaccato la ruvida realtà degli interessi geopolitici di chi l’ha voluta. Appena liberato Auschwitz e sconfitto Hitler, l’Armata rossa di Stalin si preparò infatti a realizzare il progetto Mir (che significa pace ma di fatto era un nuovo impero mondiale sovietico, esattamente come la Pravda significava Verità ma di fatto era menzogna programmatica). All’indomani della seconda guerra mondiale, le potenze vincitrici si buttarono in una nuova guerra, che venne chiamata fredda ma che fu un vero scontro armato (per fortuna non nucleare) attuato spesso per delega su scala mondiale: una lotta imperialista fra Occidente e URSS (ma anche la Cina comunista) per la spartizione del mondo. Uno scontro planetario fra l’URSS e suoi alleati da un lato e gli USA e alleati dall’altro, di cui la Palestina fu anch’essa inesorabilmente teatro e ostaggio. Gli schieramenti creatisi a livello internazionale nelle scorse settimane dopo l’attacco di Hamas e la replica di Israele, e la nuova Intifada mondiale ne sono un’evidente conferma. Il crollo dell’impero sovietico avrebbe potuto permettere all’ONU e all’Unione europea di gettare le basi di un nuovo ordine mondiale non imperialistico ma concertato, nonché un organismo per la sicurezza in Europa fondato su basi ed equilibri strategici costruttivi che coinvolgessero la Russia. Gli Stati Uniti hanno preferito decidere, all’indomani del crollo della Russia sovietica e del Muro di Berli-

no, di spingere verso l’allargamento della NATO pianificando la riduzione della Russia a piccola potenza regionale. La risposta brutale di Vladimir Putin la conosciamo. Non è facile per un impero che fu potenza egemone a livello euroasiatico e mondiale, che ha pagato un enorme tributo di sangue per sconfiggere il nazifascismo, che ha sancito volontariamente la dissoluzione dell’URSS e che possiede giacimenti energetici enormi e il maggior numero di testate nucleari al mondo, accettare la legge dello storico nemico e l’indipendenza delle proprie repubbliche, per ridursi ad una insignificante steppa desolata. I veti incrociati dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU (a cominciare da Russia, USA e Cina) e i patetici appelli del Segretario generale di fronte alla recrudescenza di vecchi e nuovi conflitti armati (e dei demoni antisemiti), sono l’emblema dell’impotenza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite di fronte all’insorgere di una nuova epoca imperiale. Che si annuncia gravida di nuovi pericoli.

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LAC / SPETTACOLO

MUSICAL, DANZA, TEATRO: APPUNTAMENTI DA NON PERDERE 02

L’INIZIO DEL 2024 PROPONE UN PROGRAMMA DI SPETTACOLI DAVVERO SCOPPIETTANTE A PARTIRE DAI MUSICAL, TRA CUI UNA NUOVA PRODUZIONE INTERNAZIONALE DI “WEST SIDE STORY”, CUI SEGUIRANNO EVENTI DI DANZA MOLTO ATTESI, COME LA “SAGRA DELLA PRIMAVERA”.

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est Side Story, numero uno dei musical americani, arriverà al LAC dal 23 al 28 gennaio con un allestimento diretto dal celebre regista di Broadway Lonny Price che ha dichiarato: «Questo spettacolo è ancora attuale dopo tanti anni perché parla di ciò che è umano in ognuno di noi: la forza dell’amore». Il regista non solo ha condiviso uno stretto legame con Leonard Bernstein e Stephen Sondheim, ma è stato affascinato dalla magia di questo capolavoro fin dalla prima infanzia. E ha aggiunto: «Voglio che la prossima generazione di spettatori si innamori di quest’opera, si identifichi con i personaggi in scena e si renda conto che c’è molto di più che ci unisce piuttosto che dividerci, nonostante le nostre differenze culturali».

Un brillante cast di 34 performer danzerà le coreografie originali di Jerome Robbins e canterà le note dei brani che hanno reso West Side Story famoso in tutto il mondo, suonati dal vivo da un’orchestra di 20 elementi. Liberamente ispirato a Romeo e Giulietta di William Shakespeare, West Side Story, musical che si avvale del libretto di Arthur Laurents, dei testi di Stephen Sondheim, delle musiche di Leonard Bernstein e delle coreografie di Jerome Robbins, debuttò a Broadway nel 1957: audace, realistica e attuale, quella messa in scena fu una storia universale ormai entrata nell’immaginario collettivo. Nelle strade, nei cortili e nei magazzini abbandonati dell’Upper West Side degli anni Cinquanta, i “Jets” – figli di immigrati bianchi americani – combat-


LAC / SPETTACOLO 03

tono contro gli “Sharks” portoricani. In gioco non c’è solo il controllo del quartiere, ma soprattutto il senso di identità e di appartenenza. Quando Maria, sorella del leader degli “Sharks” Bernardo, si innamora del “Jet” Tony, la tensione diventa insostenibile. Poiché le bande non tollerano alcun accenno di riconciliazione, il destino dei due amanti si avvia inesorabilmente verso la tragedia, come dei moderni Romeo e Giulietta. Storia d’amore, dramma dell’età matura, azione, thriller e studio sociale: West Side Story utilizza l’intera gamma dei dispositivi narrativi, combinando musica, coreografia

produzione ha deliziato tutto il mondo ed è stata vista da oltre tre milioni di persone in alcuni dei più celebri teatri del mondo, tra cui la Sydney Opera House, l’Opera di Dubai, il Théâtre du Châtelet di Parigi, la Semperoper di Dresda e il Sadler’s Wells di Londra. Il 5 e 6 marzo Chiara Noschese e Stefania Rocca sono le protagoniste di Chicago Il Musical, un altro tra gli spettacoli più espressivi e noti di Broadway: una storia di avidità, passione, tradimento e amore raccontata tra jazz, canzoni spettacolari e coreografie sorprendenti. Sono gli anni Venti e nella grande città di Chicago la cantante di nightclub Roxie Hart uccide il suo amante quando scopre che sta per lasciarla per la sua migliore amica. Dopo essere stata condannata per omicidio, finisce in carcere dove incontra il suo idolo Velma, cantante jazz imprigionata nella stessa struttura per assassinio. Le due uniscono le forze per tentare di riconquistare la libertà: grazie all’aiuto dell’astuto avvocato Billy Flynn, riusciranno ad evadere dal carcere e ad

e testi con grande virtuosismo per creare un capolavoro senza tempo. La complessa e virtuosistica scenografia di Anna Louizos, con i suoi iconici brownstone e le caratteristiche scale antincendio, è estremamente mobile e diventa un attore a sé stante: in pochi secondi, i luoghi più disparati di New York prendono vita. Le luci creano un’atmosfera intima e dettagliata nelle stanze e nei sogni dei personaggi. I coloratissimi costumi di Alejo Vietti – basati su modelli originali degli anni Cinquanta, tra cui sottovesti e gonne a ruota – completano il viaggio nel tempo. In oltre venti anni di tournée, questa

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acquisire fama nella Chicago underground. La ruggente città americana porta con sé un universo brulicante di luci e ombre: storie, intrighi, sete di successo, manipolazione dell’opinione pubblica e svilimento della giustizia fanno da sfondo a una vicenda appassionante e colorata. Dopo il debutto a Broadway nel 1996, in oltre venticinque anni di tournée Chicago è stato rappresentato in trentasei paesi del mondo e premiato con un Grammy, due Olivier Awards e sei Tony Awards per la miglior regia, miglior coreografia e miglior revival di un musical. 07

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Questa spettacolare proposta di musical si arricchisce dal 12 al 14 aprile con il musical Grease della Compagnia della Rancia con un nuovo cast che porterà sul palco una colonna sonora elettrizzante e coreografie piene di ritmo ed energia. Ambientato negli Stati Uniti degli anni ‘50, alla Rydell High School, Grease racconta la storia d’amore tra Danny Zuko, leader dei T-Birds, e Sandy, la ragazza acqua e sapone australiana che stringerà amicizia con le Pink Ladies. I due ragazzi, insieme ai loro amici tra cui spiccano l’esplosivo Ke-

nickie e la ribelle e spigolosa Rizzo, sono diventati nel corso del tempo vere e proprie icone generazionali, portando il musical ad essere un fenomeno pop di grande successo. Nel 1971, al Kingston Mines Chicago Club, Jim Jacobs e Warren Casey decisero di realizzare un musical composto solo per chitarra, chiamandolo “Grease” per evocare i capelli brillantinati e lo stile tipico degli anni ’50. Il musical debuttò l’anno successivo Off Broadway all’Eden Theatre ottenendo un successo immediato e sette nomination ai Tony Award. Nel 1978 divenne anche un film, con una colonna sonora elettrizzante – da Summer Nights a You’re the One That I Want – che ha venduto più di 6 milioni di copie. La versione italiana del musical, con la regia di Saverio Marconi, dal suo debutto alla fine degli anni ‘90 ad oggi ha superato quota 1750 repliche con quasi due milioni di spettatori. Di anno in anno, lo spettacolo si è rinnovato mantenendo intatti gli ingredienti che ne hanno decretato il successo. I veri protagonisti di Grease sono il rock ‘n’ roll e le atmosfere da fast food e da pigiama party, i giubbotti di pelle e le gonne a ruota, il ciuffo alla Elvis e la brillantina: simboli intramontabili di una generazione che, portati in scena con ritmo


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sacrificio di un “prescelto” che cambia la stagione dall’inverno alla primavera. In scena, uomini a torso nudo e donne in abiti leggeri danzano un rito sacrificale asciutto e violento su un palcoscenico ricoperto di terra. common ground[s] è un nuovo lavoro creato, interpretato e ispirato alla vita di due donne straordinarie: Germaine Acogny, “madre della danza africana contemporanea” e Leone d’oro alla carriera alla Biennale di Venezia 2021, e Malou Airaudo, ex membro del Tanztheater Wuppertal per il quale ha interpretato ruoli centrali in molte opere di Pina Bausch. Entrambe sono coreografe, docenti e madri: questo duetto, poetico e tenero, riflette le loro storie, le loro esperienze emotive e i loro punti in comune. e colore, hanno trasformato lo spettacolo in un fenomeno ineguagliabile. La grande danza in due parti Il 28 e 29 febbraio torna la danza al LAC con uno spettacolo dove l’idea di “scambio” è al centro di un programma in due parti che segna la prima collaborazione tra Pina Bausch Foundation (Germania), École des Sables (Senegal) – centro internazionale per le danze africane tradizionali e contemporanee –

e Sadler’s Wells (Regno Unito). Opera cardine per la comprensione dell’estetica di Pina Bausch, “madre del teatro-danza” nonché una tra le più importanti coreografe mondiali, La Sagra della Primavera (1975) è interpretata da una compagnia appositamente composta da danzatori provenienti da quattordici paesi africani. Fedele alla composizione di Stravinsky, la coreografia – osannata da pubblico e critica a livello internazionale – esamina un rituale inflessibile, con il

01-02 West Side Story Ph: © Johan Persson 03-05 Chicago Il Musical 06-07 La Sagra della Primavera Ph: © Maarten Vanden Abeele 08 common ground[s] Ph: © Maarten Vanden Abeele

GRANDI PROTAGONISTI DELLA SCENA TEATRALE La formula proposta da questo focus consiste nel mettere a confronto, attraverso una personale rilettura, attori di primo piano con testi appartenenti alla grande letteratura teatrale: Un curioso accidente, 12-13 gennaio Gabriele Lavia affronta la regia di una divertente commedia goldoniana, Un curioso accidente. Tra le opere di Gol-

doni più tradotte e rappresentate all’estero, vi si narra la storia del mercante olandese Filiberto il quale si trova ad ospitare in casa propria un giovane ufficiale squattrinato, che si innamora, ricambiato, di sua figlia Giannina. Da questa sera si recita a soggetto! Il Metodo Pirandello, 31 gennaio e 1° febbraio

Paolo Rossi, si confronta con questa opera di Pirandello, parte della trilogia del “teatro nel teatro” che rivoluzionò il modo tradizionale di recitare coinvolgendo il pubblico come fosse parte dello spettacolo. Il capocomico Paolo Rossi e la sua compagnia di giro accompagnano il pubblico in un viaggio, un percorso sì pirandelliano ma anche profondamente attuale.

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CULTURA / LEOPARD CLUB

UN CLUB A SUPPORTO DI UN GRANDE PROGETTO pard Club Lounge, adatta al networking. Il Club offre inoltre ai suoi membri accessi esclusivi ad eventi culturali durante tutto il corso dell’anno».

FELIX R. EHRAT, PRESIDENTE DEL LEOPARD CLUB, CI PARLA DI UN’ISTITUZIONE CHE RIVESTE UNA GRANDE IMPORTANZA PER IL SOSTEGNO ALLE ATTIVITÀ DEL LOCARNO FILM FESTIVAL.

anni, il Leopard Club è diventato un punto di riferimento importante all’interno dell’ecosistema del Locarno Film Festival, contribuendo in modo sostanziale alla sua crescita e al suo sviluppo».

C

Quali sono i principali obbiettivi che si prefigge di raggiungere? «Il Leopard Club si pone una serie di obiettivi fondamentali. Primo tra tutti, quello di fornire un supporto finanziario al Locarno Film Festival. Questo contributo permette al Festival di mantenere elevati standard qualitativi, contribuendo così alla sua rilevanza e al suo prestigio a livello globale. Inoltre, il Leopard Club mira a coinvolgere attivamente i suoi membri nell’esperienza del Festival. Questo avviene attraverso l’accesso esclusivo all’evento e alle proiezioni, che consente ai membri di immergersi appieno nell’atmosfera cinematografica del Festival, nonché grazie a spazi dedicati, come la Leo-

ome è nata l’idea e quali sono stati i soci fondatori del Leopard Club? «L’origine dell’idea alla base del Leopard Club risale alla passione condivisa di Rolando Benedick e di sua moglie Denise per il Locarno Film Festival. Entrambi sono appassionati cinefili, profondamente coinvolti e desiderosi di sostenere e promuovere l’evento culturale più prestigioso in Svizzera, nonché uno dei pilastri per la promozione del cinema indipendente nel mondo. La loro visione era chiara: creare una comunità esclusiva in grado di apportare un contributo significativo al successo del Festival. Nel corso degli

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Una delle sue finalità è quella di costituire un networking tra i soci aderenti. Che cosa significa in concreto e quali sono stati i principali risultati raggiunti? «Questo impegno si traduce concretamente nell’opportunità di stabilire connessioni di alto valore all’interno del contesto del Locarno Film Festival. I membri del Leopard Club hanno un accesso esclusivo a una piattaforma di networking di prim’ordine, che offre l’opportunità di interagire e stringere relazioni con personalità influenti dell’industria privata svizzera, figure di spicco nel mondo della politica, nonché eminenti professionisti dell’industria cinematografica, tra cui registi, attori e produttori. Negli anni, il Leopard Club ha contribuito in modo significativo a questo obiettivo, assegnando il prestigioso Leopard Club Award a rinomate personalità del calibro di Faye Dunaway, Andy Garcia, Hilary Swank, Adrien Brody e Meg Ryan. Questi illustri ospiti hanno avuto l’opportunità di incontrare i membri durante la tradizionale serata di Gala del Club, offrendo un ambiente unico e privilegiato per lo sviluppo di relazioni e partnership. Il Leopard Club conta circa 80 membri provenienti da tutta la Svizzera. Oltre ai tradizionali eventi durante il Festival nella prima metà di agosto, viene offer-


CULTURA / LEOPARD CLUB

I MEMBRI DEL CONSIGLIO DEL LEOPARD CLUB

ta loro la possibilità di incontrarsi e partecipare a eventi durante tutto l’anno». Il sostegno finanziario al Locarno Film Festival è uno degli scopi più importanti del Leopard Club. In che modo raccogliete i contributi e come vengono destinati? «I fondi necessari per il supporto del Festival sono principalmente raccolti attraverso le quote annuali versate dai membri del Leopard Club. Attualmente, il Club offre due opzioni di adesione, una membership argento e una oro, entrambe dettagliate sul sito ufficiale www.leopardclub.ch. Questi contributi consentono al club di finanziare una varietà di iniziative e progetti connessi al Festival. Essi includono la realizzazione di eventi o progetti speciali e il supporto ad attività festivaliere specifiche. I fondi raccolti sono quindi direttamente reinvestiti nel sostegno del Festival». Qual è il progetto che le sta maggiormente a cuore e che vorrebbe vedere realizzato nel corso della sua Presidenza?

«Il Locarno Film Festival è uno dei più importanti al mondo nel suo ambito e uno degli eventi culturali d’eccellenza della Svizzera, con una lunga e ricca tradizione che dura da ormai 76 anni. Il sostegno dei membri del Leopard Club aiuta il Festival a sviluppare ulteriormente il suo posizionamento; il loro supporto è quindi di grande importanza non solo dal punto di vista finanziario ma anche ideale. Le mie attività devono quindi concentrarsi sui nostri membri; solo così sarà possibile espandere ulteriormente l’importanza del Leopard Club come punto di riferimento del Locarno Film Festival. Questo include la creazione e l’ulteriore sviluppo di piattaforme per i membri, come eventi organizzai anche durante l’anno, la tradizionale lounge esclusiva del Leopard Club nelle immediate vicinanze dello schermo in Piazza durante il Festival e uno stretto legame con il mondo del cinema e i suoi attori, che si esprime, ad esempio, con la consegna annuale del Leopard Club Award ad attori e attrici di spicco. Non solo il Festival vuole essere creativo e sorprendente, ma vuole esserlo anche il Leopard Club!».

• Felix R. Ehrat, Presidente • Emma Broggini, Membro • Raphaël Brunschwig, Membro • Bertrand Jungo, Membro • Stefano Lappe, Membro • Massimo Pedrazzini, Membro • Luca Pedrotti, Membro • Rolando Benedick, Presidente onorario

Guardando all’edizione del Festival conclusasi quale bilancio si sente di tracciare e quale è stato lo specifico contributo del Leopard Club per il successo della manifestazione? «Riguardando all’edizione dell’agosto scorso, è evidente che possiamo tracciare un bilancio molto positivo. I risultati ottenuti nelle sale e in Piazza Grande riflettono chiaramente l’entusiasmo del pubblico nei confronti dell’offerta cinematografica proposta, che ha saputo abilmente mescolare alcuni tra i nomi più rinomati del cinema d’autore con talenti emergenti e indipendenti. Anche il Leopard Club ha vissuto un Festival di successo, tra gli altri proponendo un’affascinante serata di gala presso il Palacinema. Altrettanto importanti sono stati i numerosi incontri e scambi tra i membri e i loro amici nell’esclusiva Leopard Lounge. La crescita dei membri del Leopard Club è un’espressione visibile del suo successo. Guardando avanti, il Leopard Club continuerà a svolgere un ruolo fondamentale nell’assicurare il successo continuo del Locarno Film Festival, contribuendo a garantirne lo sviluppo e la rilevanza in Svizzera e nel mondo». TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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CULTURA / ASSOCIAZIONE CULTURALE PORZA

PORZA NEL NOME DELL’ARTE E DELLA LIBERTÀ 01

FONDATA DA TRE ARTISTI – ARTHUR BRYKS, W. A. VON ALVENSLEBEN, MARIO BERNASCONI - NEL VILLAGGIO CHE DALLA COLLINA GUARDA SU LUGANO, L’ASSOCIAZIONE CULTURALE PORZA HA AVUTO UNO SVILUPPO IMPRESSIONANTE. INIZIA CON LE “CASE DI PORZA” PER ARTISTI (41, UNA A CADEMPINO), CONTINUA CON UNA SERIE INCONTENIBILE DI INIZIATIVE CULTURALI IN EUROPA, SOPRATTUTTO BERLINO E PARIGI. NE FANNO PARTE I MAGGIORI ARTISTI DI QUEGLI ANNI. COMBATTUTA DAI NAZISTI, SCOMPARE CON LA GUERRA. DI DALMAZIO AMBROSIONI

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A

ssociazione Culturale Porza. Così, d’emblée, zigzagando tra le piccole storie di Porza, ecco apparire in rete questa strana, mai sentita Associazione. Una paginetta scarsa su internet. Di ricerca in ricerca affiora dal nulla e sempre più si precisa un movi-

mento culturale di dimensioni impressionanti, che ruota sempre, dal 1923 al 1940, attorno a Porza, il villaggio che dalla collina guarda su Lugano. Porza, sempre Porza in una moltitudine crescente di nomi, elenchi, esposizioni, riviste, documenti e corrispondenze in italiano, tedesco, francese, olandese... A Porza non se ne sa nulla, mi guardano con incredulità quando vado sciorinando nomi, date, personaggi, documenti, testimonianze e ogni tessera forma un mosaico ordinato, consequenziale. Finché nella sala del Consiglio comunale indico una veduta ad olio di Porza d’un artista “sconosciuto” per quanto ben firmato in basso a sinistra: A. Bryks. Bryks? Mai sentito. Poi un affresco, anzi due nelle due case in cui ha abitato a Porza: una scena popolare, donne e bambini, ed una delicata Annunciazione: la Madonna ha tratti mediorientali ma per sfondo il lago e le colline di Lugano. Poi documenti, quadri, la figlia Ly nata a Porza nel 1926, un nipote, Livio Negri, dedito alla memoria del nonno pittore e del padre musicista… Tre artisti, un’intuizione Tutto inizia a Porza nel 1923. Arthur Bryks (1893-1970) arriva da alcuni anni trascorsi ad Ascona, protagonista dell’ambiente culturale accanto a César Domela, Hans Looser, Alexej Jawlensky e Marianne Werefkin ed altri artisti. E prima da Zurigo dove ha visto svilupparsi il movimento Dada. E prima ancora da Basilea dove ha studiato al conservatorio e diventa cantore di sinagoga. Ebreo di famiglia chassidica di Falkow, Polonia orientale, al tempo sotto la Russia zarista, disegna, dipinge, lavora la ceramica, frequenta gli ambienti artistici. Come la moglie Vena Weinmann a Porza è attratto dalla semplicità contadina, dalle case affacciate sul crinale della collina, dal colpo d’occhio sul lago e le colline del Luganese. “Il nostro paradiso”, dirà sempre la figlia Ly. La moglie Vena vi crea un atelier


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di tessitura, “Tissus Bryks Porza”, presto attivo anche ad Amsterdam e Parigi. Arthur crea un modello semplificato di telaio, lo brevetta col nome di Porza, diventerà dopo la guerra lo strumento di lavoro del suo Istituto pedagogico di rieducazione per reduci da Buchenwald, dove sono morti alcuni suoi familiari. A Porza familiarizza con il barone Alvo Werner von Alvensleben (Berlino 1889-Torricella 1962), aristocrazia berlinese, e lo scultore ticinese Mario Bernasconi (Pazzallo 1899-Lugano 1963), oggi ricordato nel museo a lui dedicato a Pazzallo. Tre biografie totalmente diverse ma un ferreo, doppio legame: l’arte e Porza. L’arte progressiva, che guarda al futuro come forza di aggregazione. Dalla loro amicizia nasce La Porza, Associazione culturale Porza, movimento sovranazionale di incontro e scambi culturali. Inizial03

mente ruota attorno alle Case di Porza, Porza Häuser: una, più case nei diversi paesi dove gli artisti possano conoscersi e lavorare in un intreccio internazionale di residenze. In tutto saranno una quarantina in Europa, una anche in Sudamerica. Ed una in Ticino, al Ronchetto di Cadempino, al cui ingresso è ancora affrescato il simbolo della Porza: cerchio giallo in triangolo blu: il sole nel cielo. Sullo sfondo, da una parte l’esperienza ormai consolidata della Bauhaus di Weimar, la creatività di Zurigo ed il modello libertario del Monte Verità di Ascona, che in quegli anni va accentuando la valenza artistica. Ma anche gli ambienti pacifisti, internazionalisti e anarchici di Lugano, luogo d’incontro il caffè Arte Bianca, tra giornalisti (Vinicio Salati, Cesco Manzoni) intellettuali ed appassioniate discussioni su arte e politica. Per Arthur Bryks Porza è l’Ascona sul Ceresio: anche qui propone, con tanto di formulario, di creare un Museo d’Arte Moderna, e il sindaco Luigi Somazzi è d’accordo. TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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CULTURA / ASSOCIAZIONE CULTURALE PORZA

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Berlino-Parigi, un successo esplosivo Allo slancio fondativo del 1923 seguono anni di preparazione, lavoro, partecipazione ad eventi culturali a Lugano e contatti internazionali. L’idea d’uno spazio libero di incontro per artisti e intellettuali europei ha una diffusione esplosiva. Quando, ai primi del 1927 La Porza approda a Berlino in brevissimo tempo diviene punto di riferimento culturale con esposizioni d’arte, concerti, conferenze, dibattiti, incontri, congressi (Porza-Tagungen), serate cinematografiche e teatrali. Si dà uno statuto, un’organizzazione, un programma articolato. A Berlino si pubblica “Porza”, rivista in più lingue, anche italiano; si stampa in Charlottenburg, un numero anche a Lugano, da Natale Mazzucconi. Informa sull’attività sempre più articolata dell’Associazione con interventi, riflessioni culturali, programmi, notizie d’arte. Il primo grande evento a Berlino è la mostra al Grand Hotel am Knie, dicembre 1927-gennaio 1928. Oltre che dei tre fondatori, presenta opere d’una trentina fra pittori, scultori, architetti del calibro di Ewald Matarè, Vasilij Kandinskij, Max Dungert, Kaethe Kollwitz, Marianne Werefkin, Alexej Jawlensky, Georg Muche, Nicolay Wa-

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ssillieff, Otto Niemeyer-Holstein, Arthur Segal e altri. In breve nella Porza convergono personalità di rilievo quali il direttore della potente compagnia Telefunken, Georg Graf von Arco, lo scrittore e fondatore della PaneuropaUnion, il conte Richard Nikolaus di Coudenhove-Calergi (politico e filosofo austriaco, il primo a proporre un progetto di Europa unita), il compositore Paul Hindemith, lo sceneggiatore Walther von Hollander, gli scrittori Walter von Molo (co-fondatore del Pen Internazionale) Fritz von Unruh e Arnold Zweig. Artisti del calibro di Josef Albers, Erich Buchholtz, Max Dungert, Otto Freundlich, i dadaisti Hannah Höch e Richard Hülsenbeck, Käthe Kollwitz, Ewald Mataré, Georg Muche, Ernst Wilhelm Nay, Oskar Nerlinger, Thea Schleusner, Rudolf Schlichter. Poco dopo s’aggregano Karl Schmidt-Rottluff e Milly Steger ed i galleristi d’arte moderna Alfred Flechtheim e Karl Nierendorf, mercante di Paul Klee, Otto Dix e Kandinsky. La Porza è al centro della vita culturale e col suo nome si susseguono mostre (anche a Francoforte ed Amsterdam), conferenze, incontri e convegni ad un ritmo vertiginoso. Al centro della cultura europea Sul piano organizzativo La Porza è guidata da un Grande Comitato. Ogni settore dell’arte e della cultura è rappresentato da sottocomitati diretti da figure di primissimo piano: Max Reinhardt (teatro), Alfred Döblin (letteratura), Fritz Lang (cinema), Bernhard Hoetger (scultura), Alfred Renger-Patzsch (fotografia) e Albert Einstein (fisica), come documenta una lettera del settembre 1930 di Alvo von Alvensleben ad Albert Renger-Patzsch, conservata al Getty Research Institute di Los Angeles. All’ascesa al potere dei nazisti molti dei suoi membri ebrei sono perseguitati o assassinati. La Porza sparisce dalle scene berlinesi e tedesche, diventa il contraltare libertario europeo

della dittatura. Si sposta a Parigi, dove La Porza France conosce un possente rilancio con un’organizzazione raffinata, decine di sezioni nella capitale, nei distretti e in vari Paesi tra cui India e Brasile, centinaia, migliaia di iscritti riuniti in precisi elenchi con nomi, competenze, indirizzi, numeri telefonici. Ne fanno parte gli esponenti più in vista del mondo culturale - da André Maurois a René Clair, Paul Valery, Raoul Dufy, Le Corbusier, Georges Vantongerloo, ecc. - attorno alla figura di Jacques Viénot, storico dell’arte, pioniere dell’estetica industriale. Lo scopo rimane quello di favorire uno scambio transnazionale che con la cultura motivi anche la politica Dal 1933 al 1940 a Parigi vengono organizzati concerti e mostre, la più importante “De l’idée à la forme” al Musée Galliera nel 1939 con un’amplissima partecipazione. Uno sviluppo impressionante e onnipresente sulla scena intellettuale ed artistica. Fino allo scoppio della guerra, alla scomparsa totale e all’attuale, graduale recupero.

01 Da sinistra: W. A. von Alvensleben, Arthur Bryks, Mario Bernasconi 02 Arthur Bryks Annunciazione Casa Belmira Porza 03 Esposizione Porza Francoforte 1932 04 Porza 2. Esposizione 1928 Berlino


„NO. 1 GREATEST MUSICAL OF ALL TIME “ The Times

WEST SIDE STORY Based on Conception of JEROME ROBBINS

Book by

Music by

ARTHUR LAURENTS

LEONARD BERNSTEIN

Lyrics by

STEPHEN SONDHEIM

Entire Original Production Directed and Choreographed by

JEROME ROBBINS

Originally Produced on Broadway by Robert E. Griffith and Harold S. Prince by Arrangement with Roger L. Stevens

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Ma–Ve, ore 20:30 Sa, ore 15:30 e 20:30 Do, ore 11:00 e 16:00

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West Side Story is presented through special arrangement with Music Theatre International (MTI). All authorized performance materials are also supplied by MTI. 423 West 55th Street, New York, NY 10019 USA Phone: +1 212-541-4684 · www.MTIShows.com


CULTURA / FILM FESTIVAL DIRITTI UMANI LUGANO

DIECI ANNI DI SUCCESSI

NATO NEL 2014, IL FILM FESTIVAL DIRITTI UMANI LUGANO (FFDUL) RAPPRESENTA IL PIÙ IMPORTANTE FORUM SUI DIRITTI UMANI E IL PRIMO FESTIVAL CINEMATOGRAFICO DELLA SVIZZERA ITALIANA INTERAMENTE DEDICATO A QUESTE TEMATICHE. ROBERTO POMARI, PRESIDENTE DEL FESTIVAL, E ANTONIO PRATA, DIRETTORE, ILLUSTRANO I CONTENUTI E TRACCIANO UN BILANCIO DELLA MANIFESTAZIONE.

A

d ottobre si è tenuta la decima edizione di Film Festival Diritti Umani Lugano. Possiamo già tracciare un bilancio di questa manifestazione? Roberto Pomari: «Nell’arco di 11 giorni, abbiamo avuto oltre 60 ospiti nazionali e internazionali, 30 film di cui 13 prime svizzere e 12 prime per la Svizzera Italiana e 96 scolaresche arrivate da tutto il cantone alle proiezioni in orario scolastico. Il Festival si è confermato dunque essere un punto di riferimento fondamentale per la riflessione sui Diritti Umani, come ha dimostrato la risposta del pubblico: tante le proiezioni che hanno regi-

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strato il sold out. Un pubblico ampio e trasversale fra cui spicca l’incremento dei giovani, anche nelle proiezioni fuori orario scolastico, così come per tutti gli appuntamenti del festival: incontri con gli autori, dibattiti, presentazioni, mostre, ecc.». Quest’anno il Festival è caduto in un periodo particolarmente drammatico a causa dei conflitti che agitano molti scacchieri internazionali. Si può dire che i più elementari diritti umani siano ormai sistematicamente calpestati. È ancora possibile sperare in un risveglio delle coscienze e cosa bisognerebbe fare per stimolarlo?

Antonio Prata «Il riscontro del pubblico e di tutti coloro che hanno partecipato al Festival ci ha davvero sorpresi. E teniamo a ringraziare tutti di cuore. Rubo una dichiarazione della regista e produttrice Manijeh Hekmat, a cui abbiamo consegnato il Premio Diritti Umani all’Autore 2023, che credo possa racchiudere il senso di tutto ciò che abbiamo vissuto: “Dobbiamo imparare ad ascoltare il dolore degli altri”. Il cinema ci permette di avvicinare, di ascoltare e prendere sulle nostre spalle anche le sofferenze di coloro che sembrano non avere più voce e forza per affrontare le difficoltà. Una delle cose che più ci resterà di questa edizione è proprio la generosità degli ospiti che hanno condiviso con noi soprattutto lo spirito di incontro di questo festival, dentro e fuori la sala cinematografica, anche con pubblico, staff e i volontari. Questo festival per noi deve rimanere anche in futuro uno spazio in cui incontrarsi, un luogo di riflessione sempre più aperto e condiviso». Tra le novità di quest’anno, la prima edizione del Concorso Internazionale di Lungometraggi. Quali le motivazioni di questo indirizzo e i risultati ottenuti? Roberto Pomari: «Abbiamo deciso di festeggiare il nostro decimo anniversario con una iniziativa che sottolineasse la nostra peculiarità di Festival cinema-


CULTURA / FILM FESTIVAL DIRITTI UMANI LUGANO

tografico. Gli otto film proposti, selezionati tra un centinaio di proposte e provenienti da ogni angolo del mondo, sono stati presentati in anteprima svizzera. A quattro delle otto pellicole, sono stati assegnati importanti riconoscimenti: il Premio della Giuria al Miglior Film a When the Seedlings Grow di Rêger

Azad Kaya, la Menzione Speciale della Giuria a Total Trust di Jialing Zhang, il Premio ONG (attribuito nel 2023 da Amnesty International Svizzera) ad Anxious in Beirut di Zakaria Jaber e il Premio del Pubblico (promosso dalla Città di Lugano) a If Only I Could Hibernate di Zoljargal Purevdash».

Il Festival ha scelto di aprirsi alla città e al territorio: quali le iniziative promosse e quale è stata la risposta degli spettatori? Roberto Pomari: «Alle abituali sale del Cinema Corso e Cinema Iride, abbiamo aggiunto anche il LUX art house di Massagno. I dibattiti, le mostre e gli incontri con gli autori hanno potuto beneficiare dell’opportunità offerta dall’iniziativa Oltre Festival che ha esteso a vari spazi della città le possibilità di dialogo, raggiungendo un pubblico variegato e nuovo. Le varie iniziative hanno dato vita a ulteriori momenti di incontro. In particolare, il Caffè dei Diritti nel quartiere Maghetti, e alle mostre all’Ex Asilo Ciani: l’invito a una riflessione sul razzismo o riguardo all’obiettività dell’Intelligenza Artificiale».

UN MOMENTO DI INCONTRO, PER NON DIMENTICARE IL COMMENTO DI MORENA FERRARI GAMBA, DELEGATA DELLA FONDAZIONE DIRITTI UMANI AL FFDUL. «Viviamo in un’epoca di grande tumulto e destabilizzazione, di guerre, crisi economica, sociale e climatica. Una specie di tempesta perfetta dove le democrazie vacillano e i Diritti Umani vengono calpestati di continuo, anche nella nostra quotidianità. La Fondazione Diritti Umani nasce quindi dall’esigenza di parlarne qui, a casa nostra, e creare un luogo di riflessione e di consapevolezza. Con essa svolgiamo innumerevoli attività sull’arco di tutto l’anno, per promuovere e stimolare le istituzioni scolastiche, i Cantoni e i Comuni, per quanto sia nelle nostre capacità, affinché ci sia la piena applicazione dei diritti fondamentali sanciti nelle convenzioni in-

ternazionali nonché nella nostra Carta Costituzionale. Ispirandosi a questi principi, è nato il FFDUL dove le immagini cinematografiche, i dibattiti con testimonianze dirette valgono di più di tante parole e proclami. Ricordo che la Fondazione sostiene anche il FDU - Milano e HRFF di Zurigo. Parlare di Diritti Umani, soffermarsi a riflettere su di essi, non è facile di questi tempi tumultuosi dove tutto è accelerato ed amplificato e spesso falsificato. È stato urgente farlo dieci anni fa ed è ancora e purtroppo urgente farlo ora! La loro promozione non si realizza in quanto scritto o sancito dalle leggi e non appartiene solo a un tipo di pensiero o ideologia, ma arriva se tutti noi ce ne occupiamo e continuiamo a parlarne per cercare di scalfire l’indifferenza. Confrontarsi è la miglior formula per esorcizzare le paure e per acquisire quella consapevolezza, scevri da

pregiudizi, che gli altri siamo noi, i loro volti sono i nostri e l’empatia aumenta lo spirito di accoglienza. Per questa ragione, la Fondazione opera su diversi fronti tutto l’anno, organizzando e supportando laddove possibili iniziative, conferenza e dibatti, pubblici e nelle scuole, su temi legati ai diritti fondamentali, che sono la base di ogni buona convivenza e democrazia. Dieci anni sono un bel traguardo e il successo del FFDUL è una scommessa vinta, ma le sfide non mancano. Crescere significa anche aumentare l’impegno finanziario. Il futuro del Festival è nella sua sostenibilità. Ringraziamo insieme alla Direzione del Festival, lo staff e i volontari, chi ci ha accompagnato in questi anni: enti pubblici e privati, gli sponsor e i partner, le ONG. Speriamo che anche in futuro vi possa essere una sempre più forte rete a sostegno dei nostri progetti».

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FINANZA / ABT

BANCHE E MONETE DIGITALI

U IL SETTORE FINANZIARIO HA CONOSCIUTO NEGLI ULTIMI VENT’ANNI UN PERIODO DI FORTI CAMBIAMENTI, DETTATO ANCHE DALLA DIGITALIZZAZIONE CHE HA AVUTO UN FORTE IMPATTO SU PRODOTTI, SERVIZI E CANALI DISTRIBUTIVI. NELLA RECENTE TAVOLA ROTONDA ONLINE ORGANIZZATA DA ABT, ESPERTI DEL MONDO ACCADEMICO E FINANZIARIO HANNO DISCUSSO LA NATURA E L’IMPATTO CHE LE NUOVE TECNOLOGIE HANNO SULLE ATTIVITÀ FINANZIARIE E SULLE TIPOLOGIE DI PRODOTTI E SERVIZI OFFERTI, IN PARTICOLARE SULLA DOMANDA E L’OFFERTA DI MONETE DIGITALI.

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na lunga storia Edoardo Beretta, professore di economia all’USI, ha ricordato le origini e le forme di moneta utilizzate nel passato che ne hanno modificato il concetto: dalle conchiglie, i frammenti di ossa animali nella preistoria, alla moneta di cuoio nell’antichità, dalla carta moneta attorno all’anno Mille al sistema aureo nel 19. e 20. Secolo fino alle carte di credito e, in tempi più recenti, le criptovalute e le monete digitali di banca centrale (CBDCs). Nel tempo ha quindi avuto luogo una dematerializzazione e una crescente digitalizzazione del concetto valutario. Le forme di monete esistenti e quelle ipotizzabili

Fabio Bossi, delegato regionale della Banca Nazionale Svizzera per la Svizzera italiana, ha ricordato le funzioni principali che una moneta (fisica o digitale) deve possedere: quale mezzo di scambio universalmente riconosciuto, quale unità di conto e quale riserva di valore. Tra i compiti principali della BNS Bossi ha ricordato in particolare la garanzia di un buon funzionamento del sistema di pagamento senza contanti e l’approvvigionamento di contanti. La banca centrale tramite il sistema SIC fornisce le basi infrastrutturali e gli istituti finanziari sviluppano soluzioni di pagamento innovative (mercato al dettaglio). Gli istituti finanziari tradizionali (banche commerciali) sono sempre più concorrenziati da nuovi player


FINANZA / ABT

che entrano nel mercato al dettaglio (ApplePay, Google, Revolut, Alipay ecc.), offrendo prodotti innovativi come le criptovalute e la tecnologia DLT. Occorre fare in modo che il sistema sia maggiormente vigilato e guardare al futuro in modo critico. La BNS ha appena annunciato il lancio, in forma sperimentale, di una moneta di banca centrale (CBDC). Da dicembre 2023 la BNS avvierà, in collaborazione con sei banche commerciali, una sperimentazione pilota con una moneta digitale di banca centrale per le istituzioni finanziarie sulla piattaforma regolamentata di SIX Digital Exchange (SDX). In questa fase pilota, denominata Helvetia Phase III, la BNS emetterà per la prima volta una vera e propria CBDC all’ingrosso in franchi svizzeri su un’infrastruttura del mercato finanziario basata sulla tecnologia di registro distribuito (DLT). In tal modo la BNS trasferirà

in un ambiente produttivo reale i lavori condotti finora negli ambienti di prova e mette a disposizione una CBDC all’ingrosso per il regolamento di effettive operazioni in obbligazioni. Le banche partecipanti eseguiranno le transazioni sulla piattaforma DLT in qualità di intermediari fra emittenti e investitori. Per quel che riguarda il mercato al dettaglio la BNS non vede attualmente alcun vantaggio nell’introduzione di una moneta digitale di banca centrale per il pubblico. Svizzera, un Paese tradizionale Benjamin Staeheli, membro di Direzione generale di Postfinance SA, ha messo in luce l’offerta attuale di mezzi di pagamento e di utilizzo del contante nella società moderna. In Svizzera, nonostante la crescente digitalizzazione, una larga parte della popolazione (non solo anziani) fa ancora uso di contante e si reca agli spor-

telli per lo svolgimento delle operazioni di pagamento. Rispetto ai paesi anglosassoni e scandinavi ma anche ad altri Paesi che hanno limitato per legge l’uso del contante, la Svizzera rappresenta ancora un’isola. Infine, l’avvocato Gianni Cattaneo è intervenuto sugli aspetti giuridici e sulla bontà dei mezzi di pagamento come i token, di qualunque criptovaluta. I token, ha spiegato, non sono mezzi legali di pagamento e l’ordinamento giuridico svizzero in questo campo non ha lacune in quanto distingue tra moneta legale e strumenti finanziari. Per questa ragione non bisognerebbe introdurre nuove norme, ma precisare meglio le esistenti.

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FINANZA / BANCASTATO

SIAMO AL FIANCO DEGLI IMPRENDITORI DEL NOSTRO TERRITORIO cliente tutte le competenze dei diversi settori della Banca, avvalendosi, dove necessario, anche di specialisti esterni. Gli imprenditori e i dirigenti hanno, oggettivamente, bisogni complessi e peculiari: occorre dunque fornire risposte bancarie adeguate e specifiche. Un esempio in tal senso è rappresentato dalle fasi della successione aziendale: un processo tanto delicato quanto complesso e cruciale per la continuità dell’azienda».

SVOLGONO UN RUOLO ESSENZIALE PER L’ECONOMIA DEL TERRITORIO E HANNO ESIGENZE BANCARIE COMPLESSE E DELICATE. STIAMO PARLANDO DEGLI IMPRENDITORI E DEI DIRIGENTI DELLE AZIENDE CHE COSTELLANO IL NOSTRO CANTONE: FIGURE PROFESSIONALI PER IL CUI SUPPORTO – FORSE NON TUTTI LO SANNO – BANCASTATO DEDICA SPECIFICI PROFESSIONISTI. ABBIAMO RIVOLTO QUALCHE DOMANDA A FRANCO CANCELLARA, NEO RESPONSABILE DEL DIPARTIMENTO PRIVATE BANKING IMPRENDITORI.

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P

erché gli imprenditori hanno bisogni bancari specifici? «Quando si è titolari di un’azienda spesso e volentieri vi è una certa osmosi tra aspetti finanziari aziendali e privati. I progetti e le sfide da affrontare possono essere complessi e lunghi. Occorre dunque una consulenza che sia consapevole di tale aspetto, altamente personalizzata, multidisciplinare ed erogata da persone di riferimento dedicate. Lo scopo finale di tale servizio è di assicurare la visione di insieme e focalizzare sul

Come viene affrontata tale fase? «Il passaggio generazionale dell’azienda di famiglia deve essere gestito tramite un processo strutturato. Il frutto di una vita di lavoro non può essere lasciato al caso e l’auspicio è che non si debba gestire una successione aziendale in una situazione di emergenza. Occorre tempo e una certa serenità: secondo la nostra esperienza la durata dell’intero percorso dura tra i 18 e i 60 mesi e tendenzialmente sono le successioni interne a rivelarsi le più lunghe. È cruciale avvalersi di professionisti esterni, che conducano e supportino l’imprenditore nelle varie fasi: dalla riflessione sull’attuale situazione all’analisi delle opzioni a disposizione, dall’ottimizzazione delle risorse in vista del passaggio alla vera e propria fase esecutiva. Durante tutte queste tappe occorre naturalmente sempre assicurare l’operatività dell’azienda e mantenere la necessaria confidenzialità sulle decisioni prese. I momenti delicati non sono unicamente quelli precedenti alla successione, ma anche


FINANZA / BANCASTATO

quelli successivi. Va assicurata una comunicazione corretta e puntuale, considerando che tra collaboratrici e collaboratori potrebbe generarsi timore e smarrimento, che di norma vanno poi smorzandosi man mano che la nuova dirigenza o proprietà guadagna la fiducia dei dipendenti». Su quali altri aspetti si concentra il lavoro di voi specialisti? «Oltre alla gestione del patrimonio personale e aziendale, i nostri interventi abbracciano anche il comparto previdenziale o ancora i finanziamenti per operazioni complesse come ad esempio acquisizioni e fusioni. L’attenzione è rivolta anche ai dirigenti aziendali: specificatamente per loro, elaboriamo piani finanziari e di diversificazione dei piani di partecipazione, con i quali preservare e gestire al meglio il proprio patrimonio. Sono ambiti sempre più complessi e richiedono

conoscenze specialistiche che BancaStato è in grado di offrire». Quale valore aggiunto fornisce BancaStato? «Ritengo che il valore aggiunto del nostro Istituto sia legato a doppio filo ai nostri valori aziendali. Velocità decisionale, offerta di qualità, vicinanza e conoscenza del cliente, nonché competenza sono per noi concetti reali, applicati e vissuti. Il Dipartimento Private Banking Imprenditori fornisce in tal senso un complemento strategico ai tradizionali servizi erogati dall’Istituto alle aziende. Agli imprenditori e ai dirigenti del territorio mettiamo poi a disposizione una tradizione di oltre cento anni e la consapevolezza di lavorare alla luce di un chiaro mandato pubblico: favorire lo sviluppo economico del Ticino e, dunque, essere in tutto e per tutto al fianco di concorre a rendere realtà tale sviluppo». TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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FINANZA / BNP PARIBAS LUGANO

PRONTA ALLE SFIDE GLOBALI

Fabio Spinelli, Direttore sede luganese di BNP Paribas

LA NUOVA SEDE DI BNP PARIBAS DI LUGANO INAUGURATA RECENTEMENTE IN VIA NASSA 11, NEL CUORE DEL DISTRETTO FINANZIARIO CITTADINO, É L’ESPRESSIONE CONCRETA DELL’ATTUALE AMBIZIONE DEL PRIMO ISTITUTO BANCARIO EUROPEO IN SVIZZERA, PRESENTE DA OLTRE 150 ANNI NELLA CONFEDERAZIONE E DA MEZZO SECOLO NELLA CAPITALE ECONOMICA TICINESE.

«In effetti», precisa Fabio Spinelli, Direttore della sede luganese, «la nostra sede ci consente di testimoniare non solo il nostro nuovo posizionamento, ma anche i nostri valori, le nostre competenze in Ticino e soprattutto il approccio pluri-disciplinare del nostro modello di crescita; di altresi’ promuovere la nostra piattaforma integrata affinché anche da Lugano i nostri clienti accedano alle soluzioni globali del gruppo BNP Paribas; di canalizzare servizi ad alto valore aggiunto per i nostri clienti privati, le imprese, gli istituzionali ed i gestori indipendenti. Rispettosi delle nuove esigenze socio-economiche, intendiamo inoltre continuare a promuovere la nostra ricerca basata su criteri e rating interni di sostenibilità ESG in tutte le strategie, le classi d’investimento e le aree geo-

“La nostra sede ci consente di testimoniare il nostro posizionamento, i nostri valori e le nostre competenze in Ticino”.

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stituzione basata su un modello diversificato, integrato ed attento nel mantenere un dialogo diretto con il cliente, il gruppo BNP Paribas offre una vasta gamma di servizi e soluzioni per clienti privati, imprese ed istituzioni finanziarie basandosi anche sulla propria vasta rete internazionale di 64 paesi nel mondo. In Svizzera BNP Paribas conta 1.200 collaboratori ripartiti principalmente tra Ginevra, Lugano e Zurigo. Grazie anche alla sua nuova sede, BNP Paribas Lugano oggi si presenta pronta ad accompagnare i suoi clienti e ad evolversi con loro nella finanza svizzera e mondiale. 01

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grafiche presidiate attivamente dal Gruppo. Infine intendiamo promuovere ulteriormente il nostro modello integrato di collaborazione ed operatività tra Wealth Management e Corporate & Institutional Banking, ed includere, a beneficio degli obiettivi della nostra clientela privata ed aziendale, anche soluzioni personalizzate, in ambito immobiliare, commerciale e residenziale tramite BNP Paribas Real Estate Group. In tutti questi processi interveniamo come una realtà unica e globale (“One Bank”). Questo permette ad ogni cliente di avviare un percorso personalizzato ed una relazione diretta, esclusiva oltre che riservata con il proprio Team di Lugano: sarà quest’ultimo a coordinare l’operatività settoriale con i vari gruppi di lavoro del nostro network globale».


FINANZA / BNP PARIBAS LUGANO 02

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ome intendete sviluppare le vostre competenze in Ticino? «A livello di gruppo, siamo sempre interessati ad attrarre collaboratori orientati a partecipare attivamente allo sviluppo del nostro modello di crescita sostenibile e di lungo periodo. In questo senso, è fondamentale che i futuri colleghi sappiano sviluppare la capacità di cooperare in maniera trasversale beneficiando dei nostri servizi e dipartimenti, sia locali sia esteri, e quindi proporre soluzioni integrate in modo funzionale. Oggi piu’ che mai i mercati presentano opportunità globali a cui siamo fortemente interessati. Per i nostri collaboratori queste sfide si traducono in responsabilità e soddisfazioni crescenti, ed impegnano sinergie come disponibilità all’ascolto, flessibilità, aggiornamento costante ed analisi nel prevedere le evoluzioni socio-economiche, oltre che una disponibilità e propensione a collaborare in gruppi di lavoro multi-disciplinari e coordinati a livello globale. Non dobbiamo sorprenderci: questa è la conseguenza di un’evoluzione “circolare” che la digitalizzazione ha già portato alla società e che ora si estende anche al settore finanziario, stabilendo un collegamento

Wealth Management, Corporate & Institutional Banking, Asset Management, Securities Services, ed inoltre con Arval (Mobility Solutions) & Leasing solutions. Attualmente anche in Ticino le soluzioni integrate e multi-settoriali maggiormente richieste sono, ad esempio: il cash pooling aziendale internazionale, ovvero la gestione centralizzata di tesorerie multidivise con conti locali ed esteri (presso banche del Gruppo e/o banche terze), grazie ad una piattaforma tecnologica flessibile, dedicata ed aggiornata costantemente; la gamma completa di differenti soluzioni d’investimento per privati ed aziende, inclusi i nostri servizi di consulenza e gestione discrezionale che riusciamo a personalizzare grazie alle competenze dei nostri centri di ricerca settoriali distribuiti a livello globale; l’assistenza in operazioni straordinarie di finanza aziendale abbinabili anche ad una consulenza multidisciplinare ed integrata in ambito di pianificazione successoria».

reciproco e continuo fra necessità, procedure, obiettivi di programma e le necessarie funzioni conseguenti». Cosa caratterizza la vostra presenza ed in particolare le attività che svolgete in Svizzera? «Per BNP Paribas la presenza in Svizzera é innanzitutto fondamentale e funzionale alla crescente richiesta di internazionalizzazione ed integrazione delle attività infra-gruppo per servire al meglio i nuovi bisogni dei clienti privati, aziendali ed istituzionali. Come primaria banca europea, abbiamo storicamente sviluppato con successo i servizi del Gruppo nei paesi limitrofi alla Svizzera. Ora intendiamo rafforzare ulteriormente la nostra presenza anche nella Confederazione valorizzandone le caratteristiche di paese stabile, con un’economia solida e geograficamente situato al centro della piattaforma continentale europea. Abbiamo grande fiducia nel modello socioeconomico elvetico al quale, nei 150 anni di nostra presenza nella Confederazione, abbiamo contribuito finanziando infrastrutture di collegamento essenziali come il tunnel del Sempione ed il traforo del Gottardo. In Svizzera il Gruppo BNP Paribas è presente con le attività di

Infine, chiediamo al Direttore Spinelli qualche informazione sul rating ed i riconoscimenti internazionali ottenuti di recente dal gruppo BNP Paribas. «BNP Paribas é tra le principali banche mondiali a maggiore capitalizzazione. Siamo leader in Europa per assets detenuti (circa EUR 2.7 trillioni) e con un rating A+ da Standard & Poors, A2 da Moody’s. Tra i vari awards ricevuti nel 2023, siamo particolarmente orgogliosi di essere stati riconosciuti da Euromoney come World’s Best Bank, World’s Best Bank for Sustainable Finance e Best Bank for ESG Investing. Inoltre, anche WealthBriefing Swiss ci ha premiati come Best Private Bank for Impact Investing». 01 / 02 / 03 I nuovi locali di BNP Paribas in Via Nassa 11

BNP PARIBAS (SUISSE) SA Via Nassa 11 CH-6907 Lugano T. +41 58 212 41 11 www.bnpparibas.ch 03 TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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FINANZA / CERESIO INVESTORS

CRESCE IL RUOLO DEI PRIVATE MARKETS

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el corso di un partecipato incontro tenutosi nello scorso mese di settembre presso Banca del Ceresio, Alessandro Santini, responsabile della struttura di Corporate Advisory & Investment Banking, attiva nel Capital market, M&A e Private Equity, ha illustrato l’importanza del

IL TEAM DI CORPORATE ADVISORY & INVESTMENT BANKING, GUIDATO DA ALESSANDRO SANTINI, SVOLGE UNA FUNZIONE DI PRIMO PIANO NELLE STRATEGIE DI CERESIO INVESTORS, CONFERMATO ANCHE DALLA RECENTE CONCLUSIONE DELL’OPERAZIONE DI CESSIONE IN BLOCCO DELLA QUOTA CREDIT AGRICOLE IN GENERALFINANCE S.P.A.

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mercato del Private Capital e degli strumenti illiquidi tipici dei Private Markets che costituiscono oggi un tratto distintivo di larga parte dei mercati finanziari mondiali. La ricerca da parte delle imprese di nuove soluzioni, l’innovazione normativa, la straordinaria liquidità disponibile sul mercato e una rinnovata atten-


FINANZA / CERESIO INVESTORS

zione alla sostenibilità hanno portato asset class in passato considerate marginali ad essere sempre più diffuse e apprezzate da una platea molto più ampia e articolata di prima. L’evento, al quale hanno partecipato anche alcuni imprenditori, tra cui Massimo Gianolli di Generalfinance e Davide ai166749228521_215x138, TW (2022_11).pdf

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Dattoli di Talent Garden, ha consentito di approfondire la potenza trasformativa dei Private markets e il suo impatto sulla composizione dei portafogli d’investimento a ogni livello, concentrandosi in modo equilibrato sulla conoscenza e l’analisi del mercato e sulle caratteristiche delle diverse forme d’investimento: dai rendimenti offerti, alla valutazione del rischio, al loro inserimento all’interno della diversificazione di portafoglio. All’inizio di ottobre poi Ceresio Investors ha chiuso con successo l’operazione di cessione annunciata da Crédit Agricole a Borsa Italiana. La banca francese ha comunicato di aver venduto, mediante operazioni ai blocchi, la partecipazione detenuta in Generalfinance S.p.A. corrispondente al 16,3% del capitale sociale, per un controvalore complessivo di oltre 15 milioni di euro. Nell’ambito dell’operazione Crédit Agricole è 03.11.2022

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stata assistita da Ceresio Investors e Intesa Sanpaolo, che hanno intermediato l’operazione. Quest’operazione si inserisce tra le attività di Corporate Advisory & Investment Banking di Ceresio Investors, che nel giugno del 2022 aveva già accompagnato Generalfinance S.p.A. alla quotazione sulla borsa di Milano. Ceresio Investors rappresenta il gruppo bancario svizzero che fa capo a Banca del Ceresio, specializzato nella gestione di patrimoni, nel consolidamento fiscale e patrimoniale e nel corporate advisory & investment banking, originariamente fondato nel 1919 a Milano da Antonio Foglia. La terza generazione della famiglia Foglia è attiva oggi a Lugano attraverso la capogruppo Banca del Ceresio, a Milano tramite Ceresio SIM, Global Selection SGR e Eurofinleading Fiduciaria; a Londra con Belgrave Capital Management.


FINANZA / UBS

CAMBIARE LE REGOLE DEL GIOCO: I FILANTROPI ALLA GUIDA DELL’ECONOMIA D’IMPATTO

LA UBS OPTIMUS FOUNDATION CREDE CHE I FILANTROPI ABBIANO UN RUOLO FONDAMENTALE DA SVOLGERE NEL SOSTENERE LA TRANSIZIONE VERSO UN’ECONOMIA D’IMPATTO. IL CAPITALE FILANTROPICO È PIÙ FLESSIBILE DEI TRADIZIONALI INVESTIMENTI A SCOPO DI LUCRO E OFFRE UN’OPPORTUNITÀ UNICA DI REINVENTARE IL POTERE DEGLI INVESTIMENTI. DI ISABELLA TRAMONTANA, PHILANTHROPY ADVISOR UBS

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iamo a un punto critico nel percorso di creazione di un mondo migliore. L’economia globale, rappresentata dal PIL, è cresciuta negli ultimi decenni. Ma se guardiamo ai progressi degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite, in realtà stiamo regredendo: • Un miliardo di persone nel mondo non ha accesso all’assistenza sanitaria. • Oltre 600 milioni di giovani in tutto il mondo non hanno competenze matematiche e alfabetiche di base. • Dal 1990 le emissioni globali di CO2 sono aumentate del 50%. Nonostante la crescita esponenziale della filantropia, attualmente pari a circa 1.200 miliardi di dollari all’anno, il deficit di finanziamento annuale necessario per raggiungere gli SDG entro il 2030 è di circa 4.100 miliardi di dollari. Con oltre 100.000 miliardi di dollari solo nella gestione dei patrimoni, possiamo sicuramente colmare questa lacuna. La soluzione? Un’economia d’impatto. Fortunatamente, il mondo sta già passando da un’economia basata sui risul-

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tati a un’economia d’impatto. Questo tipo di economia va oltre la valutazione dei soli risultati finanziari e tiene conto dell’impatto sulle persone e sul pianeta. La transizione verso un’economia d’impatto deve essere sostenuta da partnership tra investitori, aziende, imprese sociali, ONG, filantropi, comunità, istituzioni accademiche e governi di tutto il mondo. Attualmente stiamo collaborando con filantropi che utilizzano il loro capitale d’impatto per agevolare ulteriori investimenti dal settore pubblico e privato. Questo tipo di finanza mista è in grado di attirare altri trilioni di capitali per promuovere un’economia d’impatto con oltre un quarto di miliardo di nuovi posti di lavoro e trilioni di nuove opportunità di mercato. Cosa possono fare i filantropi? Innovare. I filantropi sanno essere pazienti. In alternativa alla semplice concessione di sovvenzioni, i filantropi usano il capitale per incubare idee innovative, nella loro fase iniziale, che hanno il potenziale per creare un impatto scalabile. La UBS Optimus Foundation ha ini-


FINANZA / UBS

Sviluppare i mercati. Esistono opportunità per sviluppare mercati che proteggano le persone e il pianeta non ancora sfruttate: i filantropi possono contribuire a svilupparle. La UBS Optimus Foundation sta collaborando con Earth Security per investire nel programma triennale M40, volto a finanziare progetti di ripristino in 40 località chiave per le mangrovie. L’investimento di 3,5 milioni di dollari sosterrà una pipeline di oltre 500 progetti investibili con il potenziale di mobilitare 100 milioni di dollari di capitale pubblico e privato.

ziato a fornire sovvenzioni a Rising Academies nel 2015 per aiutarla a far crescere una rete di scuole primarie a basso costo in Sierra Leone e, successivamente, in Liberia. Rising Academies è ora una B Corp® certificata. Nel 2020, la UBS Optimus Foundation (con due co-finanziatori) ha effettuato il suo primo investimento azionario di 500.000 dollari in Rising Academies attraverso un Simple Agreement for Future Equity (SAFE) per finanziare la sua espansione in Ghana. Offrire prestiti agevolati. Le imprese sociali promettenti spesso hanno difficoltà a ottenere un debito commerciale che consenta loro di scalare la propria attività mantenendo la loro missione incentrata sull’impatto. I filantropi possono offrire prestiti d’impatto in cui il tasso d’interesse è legato ai risultati. Più alto è l’impatto che l’impresa ottiene, più basso è il tasso d’interesse che l’impresa paga. La UBS Optimus Foundation ha concesso un prestito quinquennale di 500.000 dollari a Impact Water, un’impresa sociale che fornisce soluzioni idriche sicure alle scuole in Uganda. In col-

laborazione con la Rockefeller Foundation in qualità di erogatore di risultati, questo strumento di finanziamento basato sui risultati consente a Impact Water di pagare meno per il suo prestito in quanto ha un impatto maggiore, allineando gli interessi di tutti. Trasferire il rischio. La domanda di impatto da parte degli investitori è enorme. Tuttavia, ogni anno vengono investiti solo circa 1.000 miliardi di dollari. I filantropi possono utilizzare il loro capitale d’impatto per ridurre il rischio degli investimenti privati, sbloccando il capitale privato per progetti che normalmente non sarebbero interessanti per gli investitori tradizionali. L’iniziativa pionieristica di finanza mista SDG Outcomes si concentra sulla realizzazione di risultati allineati agli SDG e include fonti di investimento private come i family office e le persone con un patrimonio netto elevato. L’iniziativa mira a risultati essenziali nel campo dell’assistenza sanitaria, dell’istruzione, dell’occupazione, della protezione dell’infanzia e dell’ambiente, volti a migliorare le vite e i mezzi di sussistenza di alcune delle popolazioni più vulnerabili del mondo.

Correggere il fallimento del mercato. In molte parti del mondo esiste una carenza di mercato per quanto riguarda i finanziamenti, che spesso si traduce nel perpetuarsi delle disuguaglianze sociali. I filantropi possono contribuire a correggere questa situazione. La UBS Optimus Foundation investe in accordi di condivisione del reddito equi ed etici che consentono agli studenti dell’Africa subsahariana di finanziare la propria istruzione universitaria o i programmi di formazione. Grazie all’investimento azionario della UBS Optimus Foundation nel Future of Work Fund gestito da Chancen International, i filantropi hanno contribuito ad attirare un maggior numero di investitori commerciali. Solo quando lo studente sarà impiegato con successo e guadagnerà un reddito sufficiente, inizierà a pagare per rimborsare gli investitori e contribuire a finanziare altri studenti. In un’economia d’impatto, è possibile valutare la performance finanziaria e l’impatto sulle persone e sul pianeta: stiamo collaborando con i filantropi per contribuire a facilitare questa transizione. Volete unirvi a noi? Per ulteriori informazioni visiti ubs.com/philanthropy TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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FINANZA / BANCA CREDINVEST

OGGI I GESTORI PATRIMONIALI SI TROVANO AD AFFRONTARE NUMEROSE SFIDE: NUOVO PROFILO CLIENTI, DIVERSI STILI DI VITA ED ESIGENZE (CAMBIO GENERAZIONALE E SUCCESSIONE); INCREMENTO DEI REQUISITI REGOLAMENTARI E ADEGUAMENTI NORMATIVI QUINDI ULTERIORI COSTI; MAGGIOR TRASPARENZA RICHIESTA; SVILUPPO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE E DEI MODELLI DIGITALI; NUOVI TREND CON CUI ESSERE COMPLIANT (AD ESEMPIO ESG E SOSTENIBILITÀ).

GESTORI PATRIMONIALI: NUOVE FRONTIERE E POSSIBILITÀ

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ttualmente siamo in un momento storico di forte consolidazione. Il mercato è caratterizzato da numerosi attori indipendenti, risulta sovraffollato, e rimanere competitivi e crescere in maniera organica, è una sfida sempre più ardua. I gestori patrimoniali esterni rappresentano una categoria di rilievo nel panorama finanziario svizzero. Categoria che è spesso esposta a elevati rischi finanziari, costi per implementare ulteriori risorse a causa della lunghezza e complessità dei processi re-

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golamentari. In linea generale, i gestori auspicano ad offrire un servizio di alta qualità per mantenere i clienti attuali e acquisire nuova clientela. La qualità del servizio offerto al cliente finale dipende però dalla solidità delle relazioni che il gestore ha con le varie controparti con cui si interfaccia a monte. In uno scenario caratterizzato da molteplici sfaccettature, diviene dunque cruciale individuare la combinazione strategica vincente per mantenere e raggiungere masse critiche interessanti. Banca Credinvest ha accolto le nuove sfide e


FINANZA / BANCA CREDINVEST

tendenze e ha creato una matrice personalizzabile all’interno della propria struttura per permettere ai gestori patrimoniali di interfacciarsi in maniera rapida ed efficiente con la propria clientela. In particolare, Credinvest si impegna ogni giorno per curare e migliorare i suoi principali punti di forza: • accesso flessibile ai mercati finanziari. La banca mette a disposizione della propria clientela (fondo, gestore, cliente privato) l’accesso alla sala mercati con accesso simultaneo a piattaforme digitali quali Saxo ed interazione white label di Interactive Brokers. Le tre controparti risultano consolidate in unico sistema, che viene aggiornato ogni dieci minuti. In questo modo, in un solo tetto, il gestore può avere l’opportunità di scegliere la soluzione più vantaggiosa tra le tre. Ad esempio, caso obbligazioni mercato OTC, Credinvest può offrire un servizio con accesso alla sala mercati diretto e best execution tipico delle grandi istituzioni e allo stesso tempo se il cliente vuole trattare titoli americani può beneficiare della piattaforma Interactive Brokers a condizioni maggiormente competitive rispetto ad altre realtà bancarie più complesse; • ecosistema di servizi di cartolarizzazione multiprodotto e multi-giurisdizione. In particolare, gli Actively Ma-

naged Certificates (AMC) sono lo strumento ideale per poter implementare un alto livello di personalizzazione e per poter consentire a clienti più piccoli opportunità di investimento alternative. Gli AMC permettono di frazionare qualsiasi investimento riducendo la barriera dei costi d’entrata. Vi sono tre setup (Banca Credinvest, Guernsey PCC e Luxemburg PCC) con quotazioni in borse europee (vedi Italiana, Francoforte), dove il cliente può scegliere la giurisdizione, la strategia e la modalità migliore per perseguire il proprio obiettivo. Attraverso i diversi setup di Actively Managed Certificates, è possibile accedere a una vasta gamma di azioni, obbligazioni, ETF, prodotti strutturati, derivati, fondi, FX, materie prime, criptovalute e NFT. Gli AMC Credinvest offrono a tutti i gestori patrimoniali, che vogliono guidare i clienti in investimenti alternativi, uno strumento flessibile e veloce nell’emissione (time to market di circa 10-15giorni), senza particolari restrizioni; • processi decisionali estremamente snelli, che si riflettono di conseguenza nella qualità della relazione gestore-cliente finale. Credinvest, infatti, in dieci giorni è in grado di fornire un responso circa ogni caso di eventuale business nuovo da im-

plementare che gli viene presentato. Il gestore è in questo modo rapido nel rispondere al proprio cliente. Banca Credinvest non vuole sostituire o cambiare gli strumenti di cui il gestore patrimoniale oggi dispone, ma accrescere l’ecosistema con un setup modulabile in cui il gestore può crearsi la combinazione migliore per seguire il proprio cliente con comunicazione diretta con la Direzione Generale, problem-solving immediato, un modello di crescita alternativo e un pool di idee e risorse di alto livello. Il consiglio è quello di investire in controparti flessibili, che hanno compatibilità con il business model e i principi, le quali hanno l’ambizione di crescere ulteriormente, non rimanere in un bacino statico e piatto. Controparti che promuovono inclusione e integrità: attrarre e trattenere talenti da formare e incanalare in molteplici attività, creare sinergie di valore. La banca ha un approccio growthoriented. Con il team Credinvest puoi avere l’opportunità di ottimizzare i processi, generare maggior profitto, ma anche dar vita a ulteriori reti di connessione: costruire insieme una più forte gestione patrimoniale con noi non è possibilità, bensì realtà. Inizia ora. www.credinvest.ch

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FINANZA / BANCA MIGROS

DOVE VA L’ECONOMIA MONDIALE?

Alberto Crugnola

Amalia Mirante

Valentino Guggia

Michele Venditti

A MARGINE DI UN INTERESSANTE INCONTRO ORGANIZZATO DA BANCA MIGROS PER FARE IL PUNTO SULL’ANDAMENTO ATTUALE DEI MERCATI, ABBIAMO RIVOLTO ALCUNE DOMANDE AI RELATORI: ALBERTO CRUGNOLA, RESPONSABILE CLIENTI PRIVATI E SERVICES BANCA MIGROS; VALENTINO GUGGIA, ECONOMISTA, INVESTMENT OFFICE, RESEARCH & ADVISORY; AMALIA MIRANTE, DOCENTE DI ECONOMIA ALLA SUPSI E ALL’USI; MICHELE VENDITTI, INVESTMENT ADVISOR PRESSO BANCA MIGROS.

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uale è il ruolo che Banca Migros intende svolgere all’interno dell’attuale panorama bancario svizzero e ticinese? ALBERTO CRUGNOLA: «Siamo una banca universale orientata al mercato interno e focalizziamo dunque i nostri sforzi per aiutare le persone residenti in Svizzera a prendere ogni giorno le decisioni finanziarie migliori. Conosciamo il territorio e le esigenze dei clienti privati, così come quelli delle piccole e medie aziende. Svolgiamo un ruolo molto

importante a sostegno dell’economia locale e delle famiglie, e intendiamo farlo anche in futuro. Il finanziamento dell’abitazione primaria, la gestione dei risparmi e degli investimenti, il credito commerciale e d’investimento sono il nostro pane quotidiano e ci impegniamo ogni giorno affinché chi si rivolge a noi trovi tutto quanto possa servire a sentirsi sicuro e realizzare i propri obiettivi e sogni. Questo è il nostro ruolo. Quello di essere i più vicini alle esigenze delle persone e delle aziende per creare benessere e stabilità». In che modo il vostro Istituto è pronto a far fronte all’evoluzione tecnologica e alla digitalizzazione in atto all’interno del sistema bancario e quali ritiene possano essere le ripercussioni di questa trasformazione nella gestione dei rapporti con la clientela? ALBERTO CRUGNOLA: «Recentemente secondo uno studio dell’Istituto dei Servizi Finanziari di Zugo (IFZ) e di e.forsight, Banca Migros a livello di digitalizzazione è la prima fra oltre 40 banche retail. La digitalizzazione è dunque di casa in Banca Migros, ma una digitalizzazione intelligente che mira ad offrire ai nostri clienti la gamma più completa di servizi online. In quanto banca orientata al cliente, intendiamo rendere i nostri servizi finanziari accessibili alle persone e questo con pochi “clic” e in ogni momento. Dall’inizio di ottobre, ad esempio, la clientela di Banca Migros riceve assistenza telefonica 24 ore su 24 grazie al nostro voice bot e alla soluzione di biometria vocale che permette di identificare i clienti per mezzo della loro voce. Sono i nostri clienti a decidere quale canale vogliono utilizzare per interagire con noi. Digitale ma anche fisico, con la nostra presenza capillare in tutta la Svizzera. Questa è una delle principali trasformazioni decisive in atto in Banca Migros».


FINANZA / BANCA MIGROS

Alla luce della situazione politica internazionale, dell’andamento dell’inflazione e delle scelte operate dalla Federal Reserve, quali previsioni si possono fare in generale riguardo le prospettive di crescita dell’economia americana e in particolare rispetto al mercato dei capitali e quello azionario? VALENTINO GUGGIA: «Attualmente l’economia americana continua a crescere, incurante del rapido aumento del tasso direttore da parte della Federal Reserve, grazie al consumo privato. Tuttavia, il livello attuale del consumo non è sostenibile a lungo termine e prevediamo un raffreddamento nei prossimi trimestri, con un conseguente rallentamento della crescita. La recessione verrà però evitata. Le prospettive sono poco rosee anche per il mercato azionario, il quale, trainato dai titoli di poche aziende tecnologiche, ha retto all’aumento dei tassi e solo recentemente ha perso un po’ di terreno. La riduzione del consumo e i costi di finanziamento degli investimenti fortemente aumentati metteranno sotto pressione i ricavi delle aziende, inducendo una correzione verso il basso delle quotazioni. Sul mercato dei capitali ci attendiamo una stabilizzazione ad alto livello: la politica monetaria della Fed (tasso direttore elevato e vendita dei titoli di Stato in suo possesso), l’incertezza politica come pure le preoccupazioni per il livello di indebitamento del governo impediranno al rendimento dei treasuries di scendere marcatamente al di sotto del livello attuale». Quali sono i principali elementi che in questa fase congiunturale caratterizzano l’economia svizzera? AMELIA MIRANTE: «L’economia svizzera è per il momento resiliente: riesce a rispondere alla situazione congiunturale estera in maniera abbastanza positiva, sia per quanto riguarda la tenuta della domanda interna, sia per

quanto concerne il vigore sul mercato del lavoro. Tuttavia, proprio perché siamo in un’economia globalizzata, sappiamo che esistono molti fattori di incertezza che influenzeranno i prossimi mesi. Il conflitto ancora aperto in Ucraina, quello appena scoppiato in Medio Oriente, l’incertezza sull’approvvigionamento delle fonti energetiche e il loro prezzo, i rischi sul mercato immobiliare cinese e soprattutto il ristagno dell’economia europea sono elementi di forte insicurezza». Nell’attuale contesto, politico, economico e finanziario, quali atteggiamenti consiglierebbe di tenere ad un investitore che intenda proteggere prudentemente il proprio patrimonio? MICHELE VENDITTI: «Nell’attuale contesto di incertezza, gli investitori dovrebbero attenersi alla strategia scelta e, alla luce del rallentamento congiunturale dovuto all’aumento dei tassi, orientare piuttosto il proprio portafoglio in modo difensivo. Un’attenzione particolare è rivolta alla diversificazione. L’asset allocation dovrebbe essere articolato il più possibile su tutte le classi di asset e le regioni. In periodi di incertezza, gli elementi di portafoglio caratterizzati da una diversificazione classica, come l’oro o gli immobili, contribuiscono a stabilizzare il portafoglio».

d’investimento viene poi delegata agli specialisti. Essi analizzano quotidianamente i mercati e investono seguendo un processo sistematico per beneficiare delle attuali opportunità d’investimento. Il patrimonio dei clienti viene investito in modo responsabile. Oltre agli indicatori finanziari, vengono presi in considerazione anche criteri sociali, ambientali e di buona conduzione aziendale. La Banca Migros informa regolarmente i clienti sull’andamento del patrimonio e dei mercati finanziari. Già a partire da CHF 5 000 i clienti possono investire con una gestione patrimoniale online in temi quali i dividendi, il progresso tecnologico o la svolta energetica. A partire da CHF 20 000 i clienti possono beneficiare dei vantaggi della gestione patrimoniale con i fondi. È possibile piazzare in investimenti diretti a partire da un importo di CHF 250 000. A differenza di un mandato di gestione patrimoniale, nella consulenza personale in investimenti i clienti non delegano la decisione di investimento alla banca, ma vengono assistiti nelle loro competenze da uno specialista personale, ogni qualvolta lo desiderano. I clienti possono scegliere liberamente di seguire tali raccomandazioni o di effettuare modifiche. Gli investimenti vengono monitorati costantemente e verificati in base a criteri definiti».

Quali sono le soluzioni proposte da Banca Migros per la gestione patrimoniale e cosa concretamente significa offrire una consulenza personale negli investimenti? MICHELE VENDITTI: «Con la gestione patrimoniale i clienti scelgono le strategie d’investimento. Esse differiscono in termini di livelli di rischio, spaziando da strategie a rischio molto basso (“reddito”) a strategie a rischio più elevato (“dinamica”). Sosteniamo la nostra clientela nella scelta della strategia d’investimento più appropriata. L’attuazione della strategia TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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FINANZA / LEGACY CAM

RELAZIONI PRIVILEGIATE A LUNGO TERMINE

INTERVISTA AD ANTONIO PIRAS, SENIOR PARTNER DI LEGACY CAM, SOCIETÀ DI CONSULENZA E ASSET MANAGEMENT (DA CUI L’ACRONIMO CAM) SPECIALIZZATA NELL’ACCOMPAGNARE UN RISTRETTO NUMERO DI CLIENTI NELLA GESTIONE DI TUTTI GLI ASPETTI DEL PROPRIO PATRIMONIO.

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i può spiegare in breve cos’è un family office e le sue origini? «Il family office rappresenta un approccio integrato alla gestione degli interessi finanziari e amministrativi di famiglie facoltose. Attraverso l’offerta di servizi diversificati e personalizzati, mira a semplificare la gestione finanziaria, accrescere il patrimonio e preservare la ricchezza attraverso le generazioni. Il concetto di family office risale alla fine del XIX secolo quando l’industrializzazione e la crescita economica portarono all’accumulo di ricchezze considerevoli da parte di alcune famiglie creando la necessità di un’assistenza professionale per la gestione di complesse situazioni patri-

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moniali. Tra i primi esempi rilevanti di family office, spicca quello dei Rockefeller, fondato da John D. Rockefeller alla fine del XIX secolo. La famiglia Rockefeller intuì l’importanza di strutturare e gestire la propria considerevole ricchezza, pertanto, si dotò di un team di esperti finanziari per supervisionare gli investimenti, le iniziative filantropiche e la gestione interna familiare. Nel corso del tempo, ai family office privati si sono aggiunte strutture commerciali per assistere un numero ristretto di famiglie facoltose. Allo stesso tempo, la gamma dei servizi si è allargata integrando all’occasione professionisti esterni per risolvere problemi complessi quali servizi contabili, legali, educativi e personali su misura per le esigenze dei membri della famiglia». Quali sono i benefici principali di un family office per una famiglia facoltosa? «I family office si integrano nell’offerta di servizi finanziari complementando istituti bancari, gestori patrimoniali, studi legali e fiscali come pure esperti d’arte e filantropia nell’assistere le famiglie facoltose nella gestione della loro fortuna. I benefici di un family office possono essere riassunti in 6 punti: • Esclusività: i servizi sono solo su misura e la consulenza è altamente specializzata per assicurare che le strategie seguano le esigenze e peculiarità individuali e famigliari

• Indipendenza: assenza di potenziali conflitti d’interesse e di influenze esterne dettate da logiche commerciali, trasparenza assoluta dei compensi ricevuti • Integrazione: l’amministrazione finanziaria è centralizzata ed offre una visione chiara e complessiva della situazione patrimoniale, dei rischi corsi e dei costi sopportati • Opportunità: agli investimenti classici vengono affiancate valide opportunità d’investimento non accessibili dai canali commerciali delle grandi istituzioni finanziarie, quali hedge funds e private markets di nicchia nonché investimenti diretti • Continuità: l’ambito dei servizi considera una trasmissione efficiente del patrimonio attraverso le generazioni future, anche grazie ad un rapporto stabile e continuo con i partners del family office • Riservatezza: la sicurezza e confidenzialità delle informazioni finanziarie e personali sono parte integrante del DNA del family office Tra i motivi per cui una famiglia facoltosa ricorre ai servizi di un family office troviamo la necessità di ottenere un servizio personalizzato da parte di specialisti con esperienza ed indipendenti. L’alternativa a confronto è quello di un servizio, a volte interessato, da parte di strutture bancarie che tra gli obiettivi aziendali hanno il risultato commerciale immediato e di corto termine».


FINANZA / LEGACY CAM

Cosa distingue Legacy CAM nell’universo dei family office? «Legacy CAM è una società di Consulenza e Asset Management privata e indipendente, autorizzata dalla FINMA e supervisionata dall’AOOS. Si distingue per la sua struttura ibrida in grado di offrire servizi altamente personalizzati e all’avanguardia ad un numero ristretto di famiglie. Nel seguire le famiglie Legacy CAM coniuga l’esperienza dei suoi partners a quella di specialisti esterni riconosciuti attivi sulle maggiori piazze finanziarie. Questo si differenzia dai multi-family office tradizionali che tendono invece ad internalizzare le risorse con specialisti che spesso, con casistiche limitate e distanza geografica dai grandi attori finanziari, portando ad una standardizzazione dell’offerta. Inoltre, Legacy CAM non riceve compensi da controparti terze nello svolgere le mansioni per le famiglie assistite, evitando ogni possibile conflitto di interesse. Prima della fondazione di Legacy CAM i partners sono stati per oltre un decennio gli attori dello sviluppo dell’attività Wealth Management per UHNW e Global Family Office di un

importante istituto bancario svizzero nel Canton Ticino. In precedenza i partners hanno sviluppato la loro esperienza professionale in importanti strutture bancarie in Svizzera e all’estero; nell’analisi finanziaria, la gestione di fondi e gestioni patrimoniali, trading, investment banking, ricerca accademica come pure ruoli manageriali». In particolare, in quali servizi si è specializzata Legacy CAM? «Legacy CAM supporta famiglie facoltose residenti in Svizzera, sia in tassazione ordinaria che con forti competenze per quelle realtà famigliari che sottostanno al regime fiscale forfettario (lump sum tax), ma anche single family office privati. I cinque campi di attività in cui si è specializzata Legacy CAM sono: • Consulenza strategica: comporta la definizione e supervisione dell’allocazione strategica complessiva, il monitoraggio degli investimenti, il controllo dei rischi, delle performance e dei costi tramite una reportistica consolidata dei patrimoni depositata su più banche nonché la scelta e monitoraggio delle controparti finanziarie

Dr. Antonio Piras, Senior Partner e Andrea Grassi, Managing Partner

• Investimenti: sia classici, con assets tradizionali liquidi tramite fondi passivi efficienti, fondi specializzati attivi e/o linee dirette in singoli titoli, che alternativi, con fondi hedge e fondi di private markets seguendo l’approccio di Endowment Style Investing • Immobiliare: supporto alla selezione di oggetti residenziali, trattative d’acquisto, ristrutturazioni e strutturazione del finanziamento presso istituti finanziari • Fondazioni filantropiche: assistenza nella definizione del progetto filantropico, nell’analisi di progetti filantropici esistenti e la definizione di progetti futuri nonché la partecipazione a consigli di fondazione • Governance famigliare: supporto allo sviluppo di una struttura di governance che permetta di mantenere un’armonia familiare nelle scelte della gestione patrimoniale, oltre alla formazione alle «next generations» per assimilare le competenze necessarie per le loro future responsabilità». Ci può fare qualche esempio di come una famiglia viene assistita da Legacy CAM? «Certamente. Spesso le famiglie si rivolgono a noi per esprimere preoccupazioni riguardo alla gestione del loro patrimonio. Queste preoccupazioni includono la mancanza di una comprensione chiara della distribuzione degli attivi nel loro portafoglio e dell’adeguatezza dell’allocazione attuale per raggiungere i loro obiettivi finanziari e familiari non sempre definiti in modo accurato. Il nostro lavoro consiste nel fornire una panoramica dettagliata della loro situazione finanziaria ed esposizione ai rischi. Questo ci permette di guidarle nella riflessione sulla destinazione del loro patrimonio, che potrebbe includere il sostentamento familiare, la creazione di una base per le future generazioni, investimenti con un impatto sociale o attività filantropiche. TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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FINANZA / LEGACY CAM

Successivamente, sviluppiamo con loro una strategia sostenibile per aiutarle a raggiungere tali obiettivi. Con i nostri clienti affrontiamo anche le cattive esperienze passate e le ragioni alla base della loro sfiducia verso determinati investimenti. In alcuni casi alla base di tali esperienze c’erano consigli non adeguati o la mancanza di fiducia nella controparte finanziaria, pertanto, ciò può comportare la revisione delle controparti utilizzate ed un eventuale riposizionamento verso nuove entità di fiducia. Le famiglie con cui lavoriamo prestano particolare attenzione all’impatto a lungo termine dei costi di gestione. Di conseguenza, spesso preferiscono implementare le strategie attraverso investimenti diretti o fondi passivi a basso costo, piuttosto che utilizzare strumenti più complessi e costosi. Per soddisfare questa preferenza, sviluppiamo e presentiamo soluzioni che compren-

dono singole obbligazioni, singole azioni e fondi passivi, di buona qualità ma anche convenienti nei costi. Anche per quanto riguarda gli investimenti alternativi, cerchiamo di evitare costi nascosti e privilegiamo gestori con condizioni vantaggiose. Parlando degli investimenti reali, l’immobiliare, sia a scopo abitativo che a scopo di reddito, costituisce una parte significativa del patrimonio delle famiglie con cui lavoriamo. Grazie alla nostra esperienza e al nostro network nel settore bancario, siamo in grado di stabilire dialoghi professionali con le controparti per ottenere finanziamenti vantaggiosi in modo efficiente. Infine, quando parte del patrimonio ha una finalità filantropica, riteniamo sia fondamentale collaborare con controparti esperte in grado di guidare le famiglie nelle scelte più appropriate. La nostra passione e competenza nel campo della filantropia e

delle iniziative a impatto sociale ci ha portato ad avere un ruolo attivo, sia in consigli di fondazioni filantropiche che di associazioni benefiche». Infine, come vede il ruolo dei family office nel futuro… «Ancor più che in passato, la fiducia dei clienti verso le loro controparti finanziarie potrà essere ottenuta solo grazie all’ integrità personale, la competenza professionale e la continuità della relazione nel tempo. L’agenda dei family office è dettata esclusivamente dal cliente, che è e sarà sempre al primo posto. Il cliente merita la massima dedizione e continuità, senza frequenti cambi di personale o di strategia aziendale che spesso destabilizzano il rapporto di fiducia tra il cliente e il professionista. In un settore finanziario in continua evoluzione, i family office offrono stabilità e competenze che nel tempo diverranno ancor più importanti».


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DESIGN / RUGIANO

TRASFORMIAMO I SOGNI IN MATERIA

LA PRESTIGIOSA AZIENDA ITALIANA, LA CUI FILOSOFIA TROVA LA SUA MASSIMA ESPRESSIONE IN LINEE PULITE E CONTEMPORANEE DATE DALL’ACCOSTARE CON ELEGANZA E SAPIENZA, HA APERTO ALL’INIZIO DI NOVEMBRE IL SUO SHOW ROOM A LUGANO, CHE SI VA AD AGGIUNGERE AD UNA RETE DI PUNTI VENDITA DIFFUSI IN ITALIA, IN EUROPA E NEL MONDO.

Via Trevano, 15 LUGANO

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a decisione di avere uno Show Room in Svizzera è stata lungamente studiata e risponde al desiderio di andare incontro alle esigenze di una clientela che sceglie Lugano e il Ticino quale destinazione ideale dove stabilire la propria residenza. Oltre a presentare tutte le sue collezioni, a Lugano sarà dedicata molta attenzione ai mobili di design per il settore alberghiero, giacché il futuro sarà molto concentrato sull’estetica, il bello, il sentirsi bene in un ambiente e quindi anche gli alberghi storici dovranno effettuare nuovi investimenti per restare al passo con il mercato. Dire Rugiano è dire stile: quello di chi si distingue nella raffinatezza prodotti unici, senza tempo, destinati ad acquisire valore negli anni. Ma anche lo stile che prende vita dalla collaborazione di professionisti ed architetti di fama mondiale, dalla sapienza artigianale di chi con le mani sa trasformare i sogni in materia.


DESIGN / RUGIANO

Nascono così arredi per zona notte e zona giorno di grande carattere, con un sapiente ed originale uso di materiali nobili, dai metalli ai legni, al pellame. La filosofia costruttiva di Rugiano si esprime nei dettagli, nell’attenzione al particolare, nel mobile finemente lavorato e nei ricami della pelle; si mostra nelle forme sinuose di tavoli in pietra e metallo, nei piani decorati e argentati, nei raffinati basamenti in bronzo. O ancora, nell’utilizzo di nuovi materiali e nella rivisitazione di quelli classici, nei grandi lampadari, trasformandosi in veri protagonisti dell’arredo. Tutto nasce all’interno di Rugiano: innanzitutto l’idea, affidata all’Ufficio Stile che dà forma sulla carta alle nuove collezioni, o che si pone al fianco del cliente e degli architetti nel caso si desideri un prodotto in tutto o in parte su misura. Così come nascono all’interno di Rugiano i materiali

che andranno a comporre gli arredi: c’è chi lavora e decora la pelle, chi plasma il metallo, chi ricama i tessuti e chi si occupa dell’ebanisteria.

Varcando l’ingresso dello show-room di Lugano si respira fin da subito l’atmosfera elegante che caratterizza le collezioni Rugiano.

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DESIGN / RUGIANO

Lo spazio espositivo si sviluppa su due livelli: al piano terra, accessibile direttamente da via Trevano, vengono presentate più zone living arredate con raffinatezza e finemente completate da accessori Rugiano, a cui si alternano le zone notte, accoglienti e studiate con accuratezza per garantire il perfetto mix di comfort, funzionalità ed estetica creando così lo spazio abitativo che più si avvicina ai desideri del clienti. Ad impreziosire questo piano dello show-room troviamo, inoltre, un angolo di verde che circonda le vetrine: questo è lo spazio destinato ai prodotti Outdoor, qui Rugiano presenta le proprie innovative collezioni ideate per terrazze e lounge, dedicate alle zone esterne delle più raffinate strutture.

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DESIGN / RUGIANO

L’atmosfera cambia e trasporta il visitatore in un ricercatissimo privé mentre scende le scale verso il piano inferiore. Qui, il lusso non è solo un concetto visivo ma si traduce in un’esperienza sensoriale. È questa la vera zona lounge, moderna e alla moda, caratterizzata da una cucina interamente custom realizzata con materiali pregiati come marmo ed ottone martellato, dettagli tipici della ricercatezza Rugiano. Schermi incastonati tra le preziose lastre che ricoprono le pareti ed uno studio dettagliato dell’illuminazione, donano all’ambiente un tocco high-tech. Una luminosa galleria espone invece la serie di boiserie della collezione, così da permettere al cliente di osservarne da vicino la qualità e l’artigianalità. Proprio con questo intento viene concepita la meravigliosa sala dedicata alla materioteca: qui vengono raccolti ed accuratamente catalogati tutti i materiali con cui la Rugiano produce i propri raffinati pezzi: metalli, pelli pregiate, pietre e tessuti. È qui che i clienti diventano protagonisti potendo toccare da vicino la qualità dei prodotti e dando sfogo alla propria creatività.

Il piano inferiore si trasforma così in un santuario del lusso su misura, dove il cliente diventa parte integrante del processo creativo grazie anche alla

guida di designer esperti che lo affiancano in ogni passo verso la scelta più coerente ed elegante per creare il progetto dei propri sogni.

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DESIGN / POLIFORM

nuose e sensuali. Ispirato a forme organiche che richiamano il design anni Settanta, trasforma qualsiasi spazio in un paesaggio caldo e familiare, infondendo una piacevole sensazione di comfort domestico. Linee morbide e avvolgenti ricorrono in tutti gli elementi della collezione, che comprende diversi moduli con cui realizzare composizioni lineari, angolari o di forme insolite, sempre caratterizzate da giochi di forme e profondità dall’aspetto accogliente. Dalla matericità haute couture dei tessuti bouclé all’eleganza contemporanea della pelle, il rivestimento valorizza i volumi pieni e voluttuosi di Saint-Germain, rendendo la sua estetica trasversale. Progettata da Jean-Marie Massaud, la linea di divani Saint-Germain è stata studiata per offrire un’esperienza di comfort assoluto, trasmettendo un senso di lusso e raffinatezza.

I

l suo talento è il saper fare, una capacità che unisce cultura e conoscenza e che prima di essere un gesto che rende riconoscibile tutto ciò che è firmato Poliform, è un’idea di progettazione. Un pensiero che unisce ricerca di funzionalità, contenuti espressivi e significati, e che della combinazione tra estetica e utilità ha saputo fare un’arte, in ogni area della casa. Nella collezione di imbottiti, quest’arte si esprime attraverso sistemi di divani pensati per arredare i living più esclusivi all’insegna della bellezza e del comfort – tra design eccellente, materiali pregiati e lavorazioni sartoriali. Saint-Germain è un sistema di divani ed elementi imbottiti dalle forme siTICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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Combinando la tecnica con l’esperienza, l’emozione con la cultura, l’estetica con la creatività, il ristorante META propone una cucina sempre sorprendente caratterizzata dall’utilizzo di materie prime d’eccellenza. In un armonioso connubio tra la tradizione mediterranea e le note esotiche inconsuete e sensazionali.

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“A TAVOLA CON…” / MICHELE FOLETTI

LUGANO NON È MAI STATA COSÌ ATTIVA E DINAMICA

P MARIO MANTEGAZZA PROSEGUE NEI SUOI INCONTRI CON I PROTAGONISTI DELLA VITA PUBBLICA TICINESE E DISCUTE CON MICHELE FOLETTI, SINDACO DI LUGANO, INTORNO AI PROBLEMI E ALLE PROSPETTIVE FUTURE DELLA CITTÀ.

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rima di entrare nello specifico di alcune importanti questioni, possiamo tracciare un bilancio dell’attività svolta dal Municipio di Lugano, a partire dalla sua elezione a sindaco nel 2021 e in vista delle elezioni comunali che si terranno nel 2024? «I bilanci, in politica, non si possono fare su due anni ma su periodi molto più estesi, e il merito va attribuito a tutta una compagine municipale. Quando ho ripreso il testimone dall’amico Marco Borradori nell’agosto 2021, io stesso ho portato avanti progetti già iniziati e ne ho avviato altri che si concluderanno nel corso delle legislature. Quello che posso dire è di

avere improntato il mio sindacato al dialogo e alla partecipazione, e di avere investito molto sulla continuità del risanamento finanziario del Comune, da un lato, e sulla promozione dei progetti innovativi, dall’altro. Con l’obiettivo di dare un impulso deciso al riposizionamento della Città di Lugano su altri settori di sviluppo che non fossero quelli tradizionali dei servizi e del turismo. Due obiettivi che stanno dando ottimi frutti». Parlando dei grandi progetti per la Città di Lugano, a parte la realizzazione del Centro Sportivo di Cornaredo, quali altri progetti saranno concretizzati nel breve periodo?


“A TAVOLA CON…” / MICHELE FOLETTI

«Lugano ha diversi progetti in corso o in programma per lo sviluppo e il miglioramento dell’agglomerato. Non mi focalizzerei però solo sui cosiddetti “grandi progetti” perché anche i “piccoli” hanno un’incidenza essenziale sul benessere e la qualità di vita della cittadinanza così come sulla promozione dei commerci locali. Come ad esempio la riqualifica del centro città, con l’ampliamento delle aree dove il pedone ha la precedenza e i miglioramenti alle infrastrutture dei trasporti pubblici e della mobilità lenta oppure, più in generale, la riqualifica e la realizzazione di nuove aree verdi e parchi gioco o gli investimenti nell’edilizia scolastica (a breve inaugureremo l’ampliamento della scuola di Molino Nuovo, dopo gli interventi conclusi di recente alle scuole di Sonvico, inoltre l’anno prossimo sarà la volta delle scuole di Cadro). Poi abbiamo avviato la realizzazione della nuova sede della Divisione dei servizi urbani: il cantiere è stato inaugurato il 28 marzo al Piano della Stampa, su un terreno di proprietà della Città di quasi 40mila mq dove troveranno finalmente degna sede una serie di servizi essenziali per la città. Non metterei da parte il tema del Polo sportivo e degli eventi: abbiamo dato il primo colpo di pala al cantiere dell’arena sportiva il 20 settembre e tutto procede come da calendario, tuttavia il progetto ci occuperà per i prossimi 10 anni con un notevole impegno per i servizi preposti. Il PSE, inoltre, rappresenta un tassello strategico del Nuovo Quartiere di Cornaredo, che è uno dei principali progetti di riqualifica urbana della regione. Cito poi il progetto del Campo Marzio Nord, ovvero il futuro Polo turistico congressuale, che sarà oggetto di una delle prossime sedute di Consiglio comunale Sempre a livello macro e restando legati al territorio dal punto di vista del suo sviluppo, va ricordato il Piano direttore comunale, uno strumento strategico

che mette nero su bianco la visione politica – in linea con le Linee di sviluppo della Città - e indica le priorità di sviluppo della città. A breve presenteremo il rapporto finale». Lugano città della Blockchain e delle criptovalute. A che punto siamo con l’introduzione dei LVGA Points creati per offrire ai commercianti uno strumento di pagamento flessibile? «Nel 2018 abbiamo dichiarato che il nostro obiettivo è diventare un polo svizzero ed europeo per l’innovazione digitale. Nel frattempo tra le diverse iniziative è nata anche quella del Lugano Plan B che a due anni dal suo lancio posso dire con soddisfazione che abbiamo ottenuto risultati concreti e tangibili, nel settore della formazione e in quello dell’attrazione in città di operatori privati, in un ambiente favorevole sia alla creazione di nuove competenze e posti di lavoro sia alla ricerca. Penso che ne potranno trarre particolare beneficio i nostri giovani, ai quali rendiamo accessibile una nuova opportunità di crescita professionale. Ma la Città si sta impegnando a sviluppare queste tecnologie a beneficio di tutti i cittadini: a breve potremo accettare Bitcoin e USDT per tutte le fatture emesse dalla nostra amministrazione. Ci siamo mossi con estrema attenzione e rigore, facendo tutti i passi corretti per aderire alle regolamentazioni finanziarie svizzere. Tornando ai LVGA, l’adesione cresce costantemente. In giugno, luglio e agosto ci sono state circa 22.000 transazioni in LVGA ed entro fine ottobre i partner commerciali che aderiscono al circuito di pagamento saranno 400. L’app MyLugano conta 30.000 utenti e di questi 12.000 hanno un wallet attivo e movimentano regolarmente LVGA. A oggi sono stati distribuiti 380 PoS (point of sale) che permettono gli incassi in LVGA, Bitcoin e USDT. Per avere una visione completa della

situazione, va inoltre detto che il Plan B è solo uno dei settori dell’innovazione in cui la Città si è attivata, insieme a molti partner preziosi e di pregio fra cui aziende private, associazioni e il mondo accademico. A titolo di esempio cito il nuovo Competence Lifestyletech center che si insedierà a Lugano in febbraio». Sempre nella prospettiva delle prossime elezioni comunali, c’è da attendersi qualche cambiamento nell’equilibrio e nel peso politico dei partiti attualmente al governo della città? «È troppo presto per fare previsioni, al momento tutta la compagine municipale ha confermato di volersi ricandidare, il che potrebbe essere un primo passo verso la stabilità. Resta in sospeso solo la decisone del PS per quanto concerne la deroga alla municipale socialista Cristina Zanini Barzaghi. In ogni caso, credo che il risultato delle imminenti elezioni federali ci permetterà di ricavare qualche indicazione supplementare». Lei è un protagonista da molti anni delle vicende interne della Lega. Che cosa è cambiato dalle sue lontane origini e che cosa c’è da attendersi in futuro, anche per recuperare i consensi in parte perduti? «È cambiato molto: da partito di opposizione, grazie al sostegno degli elettori, siamo diventati partito di governo e questo ha condizionato il ruolo della Lega a livello Cantonale e a Lugano (con la maggioranza relativa negli esecutivi). Abbiamo perso consensi da chi vuole fare opposizione a prescindere, ma ne abbiamo conquistati altri che hanno giudicato positivo il nostro modo di governare le istituzioni». Le nuove tendenze politiche potrebbero rendere incerta anche la contesa per il ruolo di sindaco? «Qualche giorno fa ho rotto gli indugi e ho detto che mi sarei ricandidato al TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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“A TAVOLA CON…” / MICHELE FOLETTI

Municipio e quindi al ruolo di Sindaco. A convincermi - oltre all’indispensabile sostegno di mia moglie - è stato proprio il desiderio di consolidare la lunga serie di progetti che abbiamo avviato o in cantiere nel prossimo futuro, di cui parlo qui diffusamente. A oggi non mi sembra che altri partiti a Lugano possano davvero aspirare ad avere i numeri per ricoprire questo ruolo; invece, le nuove realtà politiche che si sono affacciate nel nostro panorama ticinese potranno influire sulla composizione del Consiglio comunale, come successo in Gran Consiglio con l’entrata nel Legislativo di diverse nuove piccole realtà». Parliamo di visioni per il futuro. Mentre il mondo intorno a noi evolve, Lugano sembra ferma da anni. Quali progetti per Lugano vorrebbe vedere realizzati tra 10 o 20 anni? Quale sarà lo slogan di una Lugano del futuro? Quale, secondo lei, dovrà essere la principale vocazione di questa città? «Dire che la Città di Lugano è ferma da anni è comico, al contrario siamo in una fase dinamica e vitale. Le finanze dal 2013 sono state risanate, l’economia è in crescita, attraiamo aziende anche internazionali e start up attive nei nuovi settori della Blockchain, del lifesyletech e dell’innovazione in generale. Gli stranieri che incontro che vivono a Lugano spesso la definiscono come una “sparkling City”. Dal punto di vista culturale direi che la scena è per lo meno vivace: mostre, concerti e spettacoli, festival, ecc. attirano visitatori locali e turisti e sono da stimolo per tutto l’ecosistema culturale, sia per la parte istituzionale il cui perno è il LAC sia per la cultura indipendente (vedi Tour Vagabonde). Grazie al LAC siamo diventati un riferimento nel panorama svizzero ospitando importanti manifestazioni nazionali come il Premio svizzero per la musica o recentemente quello del teatro.

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Parliamo dell’istruzione? Abbiamo tre università con numerose facoltà di prestigio riconosciuto anche all’estero che - per la prima volta - siamo riusciti a coinvolgere in diversi progetti. E a ciò aggiungiamo l’attrattiva del paesaggio, il lago, le montagne, la possibilità di praticare molti tipo di sport, di fare escursioni… Lugano Region sta facendo un ottimo lavoro per estendere sempre più la fascia stagionale di interesse turistico. Non da ultimo, come Sindaco quest’anno ho avuto il piacere di incontrare molti ambasciatori di Paesi esteri che, evidentemente, hanno individuato la nostra città come punto di interesse. Quanto ai progetti che contribuiranno allo sviluppo della città, oltre a quelli già citati sopra, ricordo la Rete tram treno del Luganese, che rafforzerà il ruolo centrale di Lugano all’interno dell’agglomerato collegando le aree strategiche del centro con l’esterno e valorizzando il ruolo delle valli del Vedeggio e del Cassarate e il progetto di riqualifica del comparto della Stazione. I lavori del sottopasso pedonale di Besso termineranno con il cambio orario del dicembre 2025, mentre il sottopasso Genzana nel 2027, e permetterà il collegamento del trasporto pubblico con il futuro nodo intermodale al piazzale ex Pestalozzi. Considerato che prima ho parlato di giovani, vorrei infine ricordare il progetto di sviluppo dell’area dell’ex Macello in collaborazione con USI e SUPSI, dove troveranno spazio anche alloggi universitari. Senza dimenticare che presto potremo condividere il risultato del già citato Piano Direttore comunale e poter iniziare la seconda tappa dei lavori, con la revisione dei Piani regolatori dei quartieri aggregati. L’obiettivo è di raggiungere un ordinamento pianificatorio coordinato per l’intera città: il Piano regolatore unitario composto da 9 Costellazioni. E per finire sceglierei proprio il motto del PDcom: “Lugano, piccola città globale”. La vocazione di Lugano è

quella di essere una città universitaria, accogliente, con un’alta qualità di vita e rivolta all’innovazione». Piazza Riforma e Piazza Manzoni dovrebbero essere il salotto buono della città, invece sono spesso caratterizzate da tendopoli in plastica, capanne, tavoli e panche di legno: sarà sempre così o prevedete delle novità più attraenti e qualificanti? «È un’osservazione in parte superata, a mio parere. Trovo che negli ultimi tempi abbiamo nettamente migliorato la tipologia dell’occupazione di Piazza Riforma e di quelle adiacenti. Le tende oggi sono delle eccezioni necessarie soprattutto per le manifestazioni sportive, mentre le panche di legno sono parte delle manifestazioni popolari come le risottate di Carnevale o della Festa d’autunno (che tra l’altro ha avuto un grande successo di pubblico). Oltre a queste abbiamo infatti anche manifestazioni maggiormente improntate all’eleganza come ad es. il concorso d’eleganza per le auto d’epoca, o manifestazioni come Estival Jazz e Blues to Bop, la cui qualità è riconosciuta. Insomma, l’attenzione a questo tema c’è, stiamo cercando di concentrare le manifestazioni e aumentare la qualità occupando meno il “salotto” della città». Oltre la politica, quali obiettivi, sogni o passioni occupano la vita di Michele Foletti? «Oltre alla politica, le passioni ci sono ma il tempo è poco. Amo le escursioni e le passeggiate in montagna, in particolare nell’Engadina ma anche sui nostri monti. Poi mi diletto nella cucina, mi piace proporre agli amici la mia specialità, i pizzoccheri preparati con la ricetta imparata nel ristorante di San Bernardino gestito dal padre di un vecchio amico che purtroppo non c’è più. Non da ultimo, la lettura è sicuramente uno dei momenti ai quali non poteri rinunciare. Generi diversi, anche polizieschi, ma soprattutto mi piacciono le saghe famigliari e imprenditoriali».


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LIFESTYLE Ticino Welcome Mistretta Coiffure

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GASTRONOMIA / PANETTONE WORLD TOUR 2023

UN VIAGGIO INTORNO AL MONDO NEL NOME DEL PANETTONE CON IL NATALE ORMAI ALLE PORTE STA PER TERMINARE IL PANETTONE WORLD TOUR 2023. DOPO IL SUCCESSO DELL’ULTIMA EDIZIONE MILANESE DELLA COPPA DEL MONDO NEL 2022, PROSEGUE IL LAVORO DI PROMOZIONE E CONOSCENZA DEL PANETTONE CON EVENTI, MOMENTI FORMATIVI E SELEZIONI NAZIONALI E INTERNAZIONALI CON VARIE TAPPE DI AVVICINAMENTO ALLA COPPA DEL MONDO CHE SI SVOLGERÀ A MILANO L’8-9-10 NOVEMBRE 2024. DI MARTA LENZI

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ccanto ai tanti assaggi in giro per l’Italia, anche l’Europa ha gustato il lievitato a forma di cupola, come è avvenuto a maggio in Portogallo e, in una parentesi estiva, con la prima edizione della Coppa del Mondo del Panettone Summer Edition Panettone con il gelato. Ci avevate mai pensato di abbinare un prodotto prettamente estivo a uno tradizionalmente invernale? Questo incontro è avvenuto a Peschiera del Garda, lo scorso 17 giugno, con una giornata di degustazioni, sculture di ghiaccio, show di decorazione con la frutta e una giuria di eccellenza per decretare il miglior abbinamento di panettone con il gelato, unendo la fragranza del panettone con la cremosità del gelato. I pasticceri gelatieri si sono confrontati con il panettone del Maestro Iginio Massari farcendolo con gelato, sorbetto e semifreddo e decorato. Presieduta proprio dal Maestro Iginio Massari, Presidente APEI-Ambasciatori Pasticceri, una giuria di grandi esperti - con Luciana Poliotti, giornalista e storica del gelato, Angelo Musolino, Presidente Conpait (Confederazione Pasticceri), Roberto Rinaldini, Membro Relais Dessert, Emanuela Ballestrino, giornalista esperta in gela-

teria, Diego Zocco, tecnico Bravo S.p.a., - ha decretato il miglior abbinamento e valutato l’estetica del prodotto, la corretta temperatura di degustazione combinata con il panettone e la farcitura, la pulizia del taglio e la struttura interna oltre che il gusto. Si è voluto così portare l’attenzione sulla destagionalizzazione del panettone abbinandolo al dolce estivo per eccellenza per renderlo una cremosa idea per il periodo estivo, esaltando la tipicità di due prodotti di eccellenza, nelle sue versioni più tradizionali. Come spiega il Maestro Giuseppe Piffaretti, ideaotore della Coppa del Mondo del Panettone, «il nostro scopo, oltre ad organizzare il concorso, è anche quello di contribuire a salvaguardare l’immagine


del Panettone tradizionale artigianale e di farlo conoscere ed apprezzare anche ad altre culture. Un altro aspetto che ci sta molto a cuore e quello della destagionalizzazione. Organizzando la versione Summer Edition vogliamo contribuire a sdoganare il panettone anche in estate abbinandolo al prodotto principe dell’estate: il gelato. Sarebbe una fantastica opportunità per quei pasticceri-gelatieri che d’inverno rinunciano a produrre il gelato perché fuori stagione. La nostra politica è quella dei piccoli passi per grandi traguardi». Il cammino del panettone è proseguito oltreoceano in tutti questi mesi: in Brasile, durante Fipan 25-26 luglio, fiera internazionale della panificazione e pasticceria a San Paolo, in collaborazione con il maestro giapponese Rogerio Shimura. Ed è stato il grande protagonista a New York il 14 e il 15 settembre 2023 alla prestigiosa ICE Institute of Culinary Education di Manhattan con le selezioni per il Nord America e Canada, sempre per decretare i finalisti che parteciperanno alla finale di Milano 2024. Una masterclass ha mostrato l’intero processo di lavorazione del panettone tradizionale con il supporto del maestro pasticcere Biagio Settepani conclusasi con una degustazione sensoriale e una

giuria di grandi nomi ha selezionato i panettoni finalisti per la categoria Panettone tradizionale e Panettone al cioccolato: chef Kathryn Gordon, the most senior instructor at the ICE, expert and founder in food and bakery project, Fabio Del Sorbo tecnico esperto di Molino Dallagiovanna, chef Nick Storks President of the NYS Association of Manufacturing Retail Bakers, chef Charlie Tola Pastry chef & baker at Lulu’s Baker, Charlie Romano Executive Pastry Chef and Chef Jurgen David, Director of Pastry Research and Development. Tanti viaggi, tanto interesse nei confronti di un dolce tradizionale ticinese e italiano, a dimostrazione che è sempre di più amato e gustato in tutto il mondo. La Coppa del Mondo del Panettone nasce proprio per creare un confronto aperto su tecniche e conoscenze di un prodotto davvero unico, e la sua valorizzazione e promozione all’estero sono gli obiettivi principali della manifestazione: celebrare il re dei lievitati, un prodotto che, a partire dalle sue origini, è riuscito a superare i confini e stagioni per imporsi sulla scena mondiale. Ma non solo: l’intento è anche raccontare e premiare i processi rigorosi che sono alla base della creazione di un prodotto artigianale di alto livello. Così la selezione francese della Coppa del Mondo del Panettone ha visto svolgersi la finale mercoledì 22 novembre presso uno degli hotel 5 stelle più belli della Loira, Fleur de Loire a Blois. L’evento, organizzato in collaborazione con il maitre boulanger Franck Collas, ha visto la partecipazione di maestri pasticceri da tutta la Francia. Una giuria di prestigio for-

mata da Daniel Losserand, Grand Maìtre Boulanger Haute Savoie; Florence Lesage, Championne du Monde des Arts Sucrés 2022; Frédéric Bourse, chef patissier; Serge Granger MOF “Meilleur ouvrier de France”; Christophe Hay Chef Relais & Châteaux 2 Stelle Michelin 2023 (già noto al pubblico ticinese per aver partecipato a S.Pellegrino Sapori Ticino 2023 – Vive la France); Sébastien Papion, Artisan Chocolatier; Cressent Christophe MOF 2000, ajouter boulanger; Thomas Subrin, MOF boulanger, ha scelto i panettoni che rappresenteranno la Francia a Milano nel 2024. La selezione svizzera si è svolta Giovedì 30 novembre presso la Chocolate Academy di Zurigo. L’evento organizzato in collaborazione con Carma ha visto la partecipazione di maestri pasticceri da tutta la Svizzera. Emilio Casati, delegato dell’Accademia Italiana della Cucina – Delegazione della Svizzera italiana, François Stahl World Pastry Stars, Daniel Kühne master bakers Club Richemont, Paolo Loraschi Maître Créateur della Confiserie Al Porto, Alex Kühn giornalista di Marmite, Leon Krohn della Chocolate Academy e Thomas Marie M.O.F. Boulanger hanno scelto i migliori panettoni per Milano 2024. E non finisce qui. Tutti pazzi per il panettone anche il prossimo anno: selezioni e degustazioni in Giappone il 26-27 febbraio, a marzo in Peru e in Argentina, ad aprile in Australia e Nuova Zelanda. La corsa del Panettone è ormai inarrestabile perché, come sottolinea Mastro Piff, Ii panettone non è una ricetta, è una vera e propria filosofia di vita. TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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GASTRONOMIA / S.PELLEGRINO SAPORI TICINO 2023

ISTANTANEE DI UN FESTIVAL DIVENTATO UNA IMPORTANTE OCCASIONE DI SCAMBIO 01

È CALATO IL SIPARIO SULLE CENE DI S.PELLEGRINO SAPORI TICINO 2023 ED È TEMPO DI BILANCI. DANY STAUFFACHER, CEO & FOUNDER DI SAPORI TICINO, RACCONTA IL PRESENTE E IL FUTURO DELLA MANIFESTAZIONE. 01 Dany Stauffacher con tutti gli chef protagonisti della serata di gala all’Ambasciata di Svizzera a Parigi: da sinistra Dominik Sato e Fabio Toffolon – The Chedi Andermatt, Jérôme Lemoine - chef dell’Ambasciata, Luca Bellanca – Meta Lugano, Domenico Ruberto – Hotel Splendide Royal Lugano, Massimiliano Sena – Four Seasons Hotel des Bergues Ginevra, Dario Ranza – Ciani Lugano e Massimo Boni - Direttore Lugano Region; seduti da sinistra: Ambasciatore Roberto Balzaretti, Nathalie Seiler-Hayez - Direttrice Generale Swiss Deluxe Hotels, Alexa Chessex - Direttrice Svizzera Turismo Francia, Massimo Suter - Presidente Gastroticino

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«I

primi di ottobre si è svolto l’ottavo Forum Mondiale sul Turismo Gastronomico dell’Organizzazione Mondiale del Turismo-UNWTO, a San Sebastian in Spagna, dove è stato sottolineato che il turismo enogastronomico continua a crescere, le destinazioni sono chiamate a sviluppare piani strategici che tutelino e valorizzino le produzioni locali e autentiche; il patrimonio enogastronomico va tutelato, ri-valorizzato in tutte le sue espressioni e comunicato attraverso narrazioni per contrastare l’omogeneizzazione del gusto e che educare è centrale e bisogna formare tutti gli attori delle filiere del turismo e dell’agricoltura, i consumatori, le comunità locali. Temi che da 17 anni, grazie a S.Pellegrino Sapori Ticino vengono discussi

perché sempre di più i turisti mostrano un forte e diffuso desiderio di scoprire e vivere le esperienze enogastronomiche e i territori di produzione. Sin dall’inizio lo scopo del Festival è sempre stato quello di produrre comunicazione sul mondo dell’alta cucina e oggi, con orgoglio, posso dire che ci siamo riusciti. Il grande amore per la mia regione mi ha portato a sviluppare un’idea per promuovere il territorio ticinese come destinazione turistica, subito accolta da un gruppo di Grandi Alberghi e ristoranti che decisero di mettere a disposizione la loro professionalità per dar vita alla manifestazione, accomunati da un obiettivo comune: sostenere e mettere in luce un territorio attraverso l’ospitalità d’eccellenza con l’idea che l’alta cucina potesse essere determinante, portando in Canton Ticino tutto il meglio dell’enogastronomia internazionale per collaborare con alberghi e chef ticinesi. 02


GASTRONOMIA / S.PELLEGRINO SAPORI TICINO 2023 04

Non si parlava ancora tanto di stelle, anche se c’erano già ristoranti importanti, non si percepiva ancora che l’elemento gastronomico sarebbe diventato fondamentale nella scelta della destinazione e in pochi consideravamo la ricchezza enogastronomica del nostro territorio. Non si immaginava quindi che il territorio ticinese sarebbe diventato una delle regioni con più stelle al mondo in rapporto agli abitanti. Oggi posso dire che SPST è diventato una casa per grandi chef e un luogo per incontri dove si è sviluppato un percorso gastronomico unico, che ha visto come protagonisti circa oltre 300 serate stellate con più di 470 stelle Michelin e 4.700 punti GaultMillau, grazie anche al sostegno di Ticino Turismo e le OTR di Lugano e Ascona Locarno. L’enogastronomia ha un ruolo fondamentale nel promuovere una destinazione e unendo i due settori fondamentali del turismo, l’industria alberghiera e quella della ristorazione abbiamo sviluppato una occasione di grande promozione sia per la Svizzera che per il Cantone, soprattutto verso un turismo più esigente e con maggiori capacità di spesa. La manifestazione è diventata così un luogo di scambio di idee e un osservatorio privilegiato di tendenze. Al centro delle serate, nei menù proposti dagli chef stranieri, si portano all’attenzione alcuni temi importanti, come etica, sostenibilità e territorio. I grandi chef possono diventare i capifi-

la di un grande movimento che vede coinvolti tutti gli attori interessati per sostenere il ruolo fondamentale del cibo come strumento di salute e di piacere, allo stesso tempo. Anche i prodotti locali hanno una grande importanza. La rivalutazione dei cosiddetti “prodotti tipici” è divenuto un aspetto centrale viste le notevoli ricadute economiche, sociali e turistiche sui territori. Anche l’aspetto educativo del cibo è centrale per SPST. Il coinvolgimento quindi delle scuole e dello Stato è fondamentale. Altro aspetto importante della manifestazione è il rapporto con i produttori locali di vino, sempre presenti alle serate. Il binomio cibo-vino è infatti un altro motore efficace per attirare un turismo consapevole e gourmet. Il pensiero ora va al futuro, con l’intenzione di continuare a programmare grandi nuovi appuntamenti. Dopo Berlino, quest’anno il Festival ha varcato i confini nazionali presentandosi a Parigi e finalmente sento che c’è un grande gioco di squadra! Ora vorremmo proporre a Svizzera Turismo e ai nostri partner, un piano d’azione per i prossimi 3/5 anni dove raccontare le nostre eccellenze enogastronomiche integrando la cultura e il territorio nei mercati turistici di riferimento come la Germania, l’Italia, gli Stati Uniti e i Paesi del Golfo. La Svizzera è conosciuta da sempre per la grande tradizione alberghiera e in questo giocano un ruolo fondamentale i Swiss Deluxe Hotels, che con 39 alber-

ghi e 1,3 milioni di pernottamenti, sono nostri partner strategici e fondamentali da oltre 10 anni, hotels che danno a loro volta una grande importanza alla gastronomia con i loro oltre 30 chef stellati. La Svizzera, e il Ticino, hanno tutte le carte in regola per essere un riferimento enogastronomico a livello internazionale, d’altronde, il primo grande chef moderno della storia è stato a metà del XV secolo Maestro Martino della valle di Blenio. Dobbiamo solo presentarci uniti».

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02 Torta di carciofi di Mauro Colagreco 03 Déjeuner au château al Castello di Morcote dedicato alla cucina tardomedievale di Maestro Martino 04 Scodela Dimitri, dessert del Final Party in onore della cucina di Angelo Conti Rossini

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10 Benoît Carcenat – La Table du Valrose, Rougemont (Suisse) ospite di Nicola Leanza al Ristorante Seven di Ascona 11 Florent Pietravalle – La Mirande, Avignon ospite di Davide Asietti al Blu Restaurant & Lounge di Locarno 12 Christophe Hay – Fleur de Loire, Blois ospite di Giuseppe Pistritto al Swiss Diamond Hotel di Vico Morcote 13 Marcel Ravin – Blue Bay Restaurant, Monte Carlo Bay Hotel & Resort ospite di Alessandro Boleso al Grand Hotel Villa Castagnola, Lugano 14 Gala Dinner al The Dolder Grand di Zurigo: ospiti di Heiko Nieder, Marco Badalucci – Badalucci Taste of Art - Lugano, Mattias Roock - Castello del Sole Ascona, Marco Campanella - Eden Roc Ascona e Cristian Moreschi - Villa Principe Leopoldo Lugano

18 05 Giuliano Sperandio - Le Taillevent, Paris ospite di Marco Campanella - Eden Roc, Ascona 06 Emmanuel Renaut – Flocons de Sel, Megève con Cristian Moreschi - Villa Principe Leopoldo 07 Gala Dinner al Beau-Rivage Palace di Losanna: Luca Bellanca – Meta Lugano, Alessandro Boleso – Grand Hotel Villa Castagnola Lugano, Diego Della Schiava – THE VIEW Lugano, Federico Palladino – Osteria Enoteca Cuntitt, Castel San Pietro, ospiti, con la loro brigata, di Thierry Buffeteau 08 Gaël e Mickaël Tourteaux – Flaveur, Nice ospiti di Luca Bellanca al Meta di Lugano 09 Lionel Giraud – Maison Saint Crescent La Table, Narbonne ospite di Mattias Roock al Castello del Sole, Ascona 19

15 Mauro Colagreco – Mirazur, Mentone ospite di Domenico Ruberto all’Hotel Splendide Royal di Lugano 16 La belle Soirée by Montreux Riviera: Emanuele Bertelli del Seven Lugano The Restaurant ha ospitato Mathieu Bruno e Eugen Ligonnet 17 Jérôme Banctel – Le Gabriel – La Résérve, Paris ospite di Emanuele Bertelli al Seven Lugano The Restaurant 18 Grand Opening all’Hotel Splendide Royal con i Swiss Deluxe Hotels, Lugano: da sinistra, in piedi, Frédéric Gardette, Fairmont Le Montreux Palace – Montreux, Yannick Crepaux, LeCrans Hotel & Spa, Crans Montana; seduti da sinistra: Fabrizio Zanetti, Suvretta House St. Moritz e il resident chef Domenico Ruberto 19 Final Party con le Grandes Tables Suisses all’Hotel Splendide Royal, Lugano in onore di Angelo Conti Rossini: Ambrogio Stefanetti - Vecchia Osteria Seseglio, Domenico Ruberto, resident chef, Lorenzo Albrici – Locanda Orico Bellinzona e Frank Oerthle – Galleria Arté al Lago Lugano 20 Georgiana Viou – Restaurant Rouge, Hotel Chouleur, Nîmes ospite al Seven Lugano The Restaurant per una serata dedicate alle donne 01–07 / 09–20 Ph: ©Giorgia Panzera 08 Ph: ©Anthony Lanneretonne

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AROSA: Tschuggen Grand Hotel

BAD RAGAZ: Grand Hotel Quellenhof & Spa Suites

BERN: Bellevue Palace, Hotel Schweizerhof Bern & Spa LeCrans Hotel & Spa

BASEL: Grand Hotel Les Trois Rois

CRANS-MONTANA: Guarda Golf Hotel & Residences,

GENÈVE: Beau-Rivage, Four Seasons Hotel des Bergues, Mandarin Oriental Geneva

GSTAAD: Gstaad Palace, Le Grand Bellevue, Park Gstaad, The Alpina Gstaad Grand Hotel & Spa Resort & Spa

ASCONA: Castello del Sole,

LAUSANNE: Beau-Rivage Palace, Lausanne Palace

LUGANO: Hotel Splendide Royal

Fairmont Le Montreux Palace

INTERLAKEN: Victoria-Jungfrau LE MONT-PÈLERIN: Le Mirador

LUZERN: Mandarin Oriental Palace Luzern

NEUCHÂTEL: Beau-Rivage Hotel

MONTREUX:

PONTRESINA: Grand Hotel Kronenhof

ST. MORITZ: Badrutt’s Palace Hotel, Carlton Hotel St. Moritz, Kulm Hotel St. Moritz, Suvretta House Grand Hôtel du Lac

VITZNAU: Park Hotel Vitznau

Riffelalp Resort 2222 m

VEVEY:

ZERMATT: Grand Hotel Zermatterhof, Mont Cervin Palace,

ZÜRICH: Baur au Lac, La Réserve Eden au Lac, The Dolder Grand, Widder Hotel

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GASTRONOMIA / ENTE OSPEDALIERO CANTONALE

CIBO SANO FA RIMA CON BUON GUSTO

C GLAUCO MARTINETTI, DIRETTORE GENERALE EOC RACCONTA LA STRATEGIA ADOTTATA PER ASSICURARE AI PAZIENTI UN’ALIMENTAZIONE BUONA E SALUTARE SENZA MAI TRASCURARE IL PIACERE DELLA TAVOLA.

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ome nasce la scelta di EOC di promuovere eventi finalizzati a far crescere la consapevolezza dell’importanza del binomio tra salute e corretta alimentazione? «Il binomio tra la salute e la corretta alimentazione è un tema noto da tempo e oggetto di molti studi internazionali. Già Jean Anthelme Brillat-Savarin nel 1825 aveva lanciato l’aforisma “si è quel che si mangia”. Il tema è poi stato ripreso un secolo e mezzo dopo da Keys: il mito della dieta mediterranea lanciato da Ancel Keys negli anni ’60 dura infatti ancora oggi. Oggi gli effetti benefici di sostanze antiinfiammatorie, dei grassi insaturi, delle sostanze antiossidanti contenute negli alimenti non vengono più messe in discussione. Anzi, gli studi

scientifici ne comprovano l’effetto salutare. È quindi doveroso che l’Ente Ospedaliero Cantonale, quale primo pilastro della sanità del Canton Ticino, offra particolare attenzione al binomio tra salute e corretta alimentazione». Avete programmato una serata sul tema del gusto a tavola e della buona cucina in collaborazione con Sapori Ticino. Quali sono gli obiettivi che vi siete proposti di raggiungere? «L’obiettivo della serata in collaborazione con il team di Sapori Ticino è quello di mostrare la grande capacità tecnica dei nostri chef e sous-chef. Per questo ci indirizziamo ad un pubblico esterno ad EOC, con importanti opinion leaders invitati, per mostrare tutto il savoir faire presente nelle nostre cucine. Sovente la cucina passa in secondo


GASTRONOMIA / ENTE OSPEDALIERO CANTONALE

collaboratori. A questi vanno ulteriormente aggiunti i visitatori, personale esterno in servizio presso gli ospedali, pazienti ambulanti: immaginatevi quindi il numero di pasti giornalieri che vengono preparati. Anche il numero di diete per i nostri pazienti è molto alto e siamo attorno a 20 differenti diete, con diversi protocolli (per i differenti interventi chirurgici, ad esempio)».

piano quando parliamo di EOC: si mettono maggiormente in risalto i risultati scientifici e clinici e l’alto grado di competenza raggiunto dalla nostra medicina di punta. Ecco, credo che una volta all’anno anche la cucina merita di essere messa in risalto». Quali altri progetti avete in cantiere e volete realizzare nel corso dei prossimi mesi? «EOC propone ogni anno una settimana sul tema dal titolo “Settimana del gusto, tra salute e gusto”. Quest’anno si è svolta dal 14 al 24 settembre. Durante questa settimana promuoviamo la stampa di un ricettario contenente 14 ricette, suddivise nelle varie portate. Tutte le cucine dei nostri Ospedali presentano queste ricette nei menù della settimana. Oltre a questo i nostri chef e sous-chef partecipano a corsi di formazione continua per aggiornarsi costantemente su nuove diete e nuovi ingredienti».

Intendo dire che la cucina deve preparare piatti per i pazienti rispettando una serie di innumerevoli diete, ma deve cucinare anche per il personale che magari vuole concedersi uno sfizio alimentare al termine di un turno sfiancante. Nella nostra offerta trovano posto quindi anche dei fantastici dolci, preparati giornalmente dai nostri patissiers. I numeri sono davvero impressionanti: basti pensare che annualmente abbiamo circa 44 mila pazienti che hanno trascorso almeno una notte nei nostri ospedali a cui vanno aggiunti 6 mila

Quali insegnamenti è possibile trarre dall’esperienza dei grandi chef rispetto al tema della qualità degli alimenti, alla semplicità delle preparazioni e in definitiva riguardo al fatto che salute e buon gusto non sono in contrasto ma anzi complementari? «Evidentemente è molto difficile paragonare i grandi chefs attivi in ristoranti, magari con pochissimi tavoli, e le nostre strutture. Credo però che l’insegnamento di base sia che la qualità dell’alimento, la sua freschezza, la sua conservazione impeccabile fanno sempre la differenza. Inoltre credo che la passione accomuna molto questi professionisti, sia che operino in ristoranti stellati, sia che operino nelle cucine di un ospedale. Al centro c’è sempre la persona, l’umano, sia come professionista che come paziente o cliente».

Come sono organizzate e quali specifici programmi alimentari e dietetici perseguono le diverse cucine degli Ospedali EOC? «È una organizzazione molto complessa, visto i numeri assai elevati di pasti quotidiani e l’alto numero di variabili. TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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TICINO LAND OF STARS / STELLE MICHELIN

SONO PASSATI ORMAI TANTI ANNI DA QUANDO NON ESISTEVA ANCORA LA GUIDA MICHELIN SVIZZERA E GRAZIE ALL’INSERIMENTO IN QUELLA ITALIANA VENIVANO COMUNQUE PREMIATI ANCHE GLI CHEF TICINESI. ERA ACCADUTO COSÌ CON ANGELO CONTI ROSSINI, IL FAMOSO CHEF DI BRISSAGO DI CUI RICORRONO I 100 ANNI DALLA NASCITA (1923-1993), IL PRIMO CUOCO DEL CANTONE TICINO CHE CON IL RISTORANTE GIARDINO FU INSIGNITO DI DUE STELLE MICHELIN ALLA FINE DEGLI ANNI ‘60 DEL SECOLO SCORSO.

IL PAESAGGIO CULINARIO RICOSTRUITO ATTRAVERSO LE RICETTE DI GRANDI CHEF

DI MARTA LENZI

Federico Palladino 01 Calamaro, sedano rapa, prezzemolo e erbette by Jacopo Rovetini 02 Sogliola farcita alle erbe e brodo di kombu, fiocco di katsuobushi by Jacopo rovetini 03 Foie gras e barbabietola by Federico Palladino 04 Glacier 51, caviale, beurre blanc, acetosa by Federico Palladino

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ggi è cambiato tanto e il nostro cantone è conosciuto a livello internazionale per la sua enogastronomia. La presentazione della Guida Rossa 2024 si è svolta agli inizi di ottobre presso la rinomata EHL Hospitality Business School di Losanna e ha riservato importanti novità per la ristorazione ticinese con due ristoranti stellati in più. Sono stati insigniti di una stella sia l’Osteria Enoteca Cun-

Jacopo Rovetini

titt di Castel San Pietro con Federico Palladino che l’Osteria dell’Enoteca di Losone con Jacopo Rovetini. I due ristoranti fanno parte dei 19 nuovi ristoranti entrati nella lista degli stellati rossocrociati. In Ticino i ristoranti stellati sono ora nove in tutto: con due stelle si riconfermano Ecco di Ascona con Rolf Fliegauf e La Brezza di Ascona con Marco Campanella, mentre con una stella Locanda Barbarossa di Ascona con


TICINO LAND OF STARS / STELLE MICHELIN 01

Mattias Roock, Locanda Orico di Bellinzona con Lorenzo Albrici, I Due Sud di Lugano con Domenico Ruberto, Meta di Lugano con Luca Bellanca, THE VIEW di Lugano con Diego Della Schiava, a cui si aggiungono appunto le due new entry. Proposte gastronomiche differenti e variegate, ma non lasciamoci ingannare dal termine osteria che deriva dal francese antico (oste, ostesse) e dal latino (hospite). Un tempo indicava un semplice locale pubblico, dove la gente si ritrovava per bere vino e mangiare piatti caldi; in molti casi le persone di passaggio, oltre a cibarsi, potevano riposarsi in appositi alloggi e per questo aveva la funzione di ospitalità. Si trovavano in luoghi principali, come piazze, mercati, vie principali, appunto perché doveva essere un punto di ritrovo dove la gente poteva discutere e dialogare gustando del buon vino. Oggi è un termine che indica anche una gastronomia ricercata, una su tutte è l’Osteria francescana di Massimo Bottura. Poco più di 60 km separano i due nuo-

vi ristoranti stellati ticinesi, un percorso che attraversa tutto il cantone. Appena sopra Mendrisio, poco distante dal confine con l’Italia, un delizioso paesino con tanto di centro storico e chiesa riserva ai suoi visitatori la bellissima masseria in stile lombardo dell’Osteria Enoteca Cuntitt, dove il raffinato ristorante serve una cucina italiana moderna con influenze regionali, con anche due terrazze disponibili per il servizio estivo nella bella stagione, offrendo un’ottima selezione di vini. Al nord del Ticino, in una tranquilla zona del Locarnese, si trova la moderna Osteria dell’Enoteca di Losone, gestita con grande capacità e simpatia da una giovane coppia con proposte di gusto moderno e creativo, tra il grande camino d’inverno e un fiorito giardino d’estate. In entrambi i casi, una selezione di ingredienti e materie prime destinati a diventare gli attori protagonisti di una storia di sapori sempre inaspettata grazie a due chef giovani e curiosi. Stelle che vanno e stelle che vengono, ma il nostro cantone si riconferma ancora una volta l’angolo gourmand

della Svizzera, facendo dell’enogastronomia uno dei principali motivi che spingono il turista a scegliere il territorio come meta per le proprie vacanze. Un territorio di ricca gastronomia dove il progetto Ticino Land of Stars di Dany Stauffacher assume un ruolo sempre più importante a supporto del mondo enogastronomico stellato, per incentivare così l’arrivo di turisti, animati dalla volontà di conoscere e provare un territorio attraverso i prodotti che quest’ultimo offre. L’esperienza enogastronomica si trasforma così ancora una volta in un’enorme opportunità turistica, non viziata dalla stagionalità. La Guida Michelin era nata per pubblicizzare la compagnia di pneumatici dei fratelli André e Edouard Michelin dando inizialmente poche informazioni pratiche a chi viaggiava, dal 1931 poi venne creata la celebre classificazione: una stella per una cucina di grande qualità degna di una tappa, due stelle per un ristorante eccellente e meritevole di una deviazione, tre stelle quando il ristorante vale un viaggio speciale. Successivamente

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TICINO LAND OF STARS / STELLE MICHELIN 04

una squadra di ispettori iniziò a recensirli, sempre in forma anonima, come accade ancora oggi. Come con la Guida Michelin si vollero incrementare i viaggi, con Ticino Land of Stars si vuole supportare i ristoranti stellati per far scoprire di conseguenza una serie di località che vale la pena di visitare, abbinando alla scoperta di fantastici luoghi anche il piacere di assaporare l’ottima offerta enogastronomica del nostro territorio. L’enogastronomia è uno strumento per conoscere: il cibo e il vino sono espressione dell’arte del saper fare; e in questa forma d’arte risiede l’immenso patrimonio di un territorio. Questa forma di turismo svolge un ruolo significativo: approfondire la conoscenza di un territorio attraverso i suoi prodotti è il modo più immediato e appagante che possa esistere. E le esperienze sono esse stesse veicolo di conoscenza. L’esperienza enogastronomica diventa così un’enorme opportunità. Il paesaggio culinario è quello che oggi molti cuochi ricostruiscono attraverso le loro ricette, con l’importanza della qualità delle materie prime, per trasmettere i

valori alle nuove generazioni e il piacere di condividere con la clientela una filosofia culinaria ben precisa. E il progetto Ticino Land of Stars è lo strumento giusto per presentare il mondo stellato ai nuovi turisti perché il turismo enogastronomico ha ancora un ampio spazio di manovra per

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tutti quei territori in cui la vocazione enogastronomica può, se presa in considerazione in maniera concreta e integrata, rappresentare una leva significativa di marketing del territorio. Perché il turismo enogastronomico non è viziato dalla stagionalità, è parte del turismo culturale ed è un’eccellente declinazione del turismo esperienziale, una straordinaria leva quindi per la valorizzazione dei territori. Come d’altronde è stato sottolineato all’ultimo Forum mondiale del turismo gastronomico svoltosi a ottobre a San Sebastián, in Spagna, evento promosso dal UNWTO, l’Organizzazione mondiale del turismo e agenzia delle Nazioni Unite. Il futuro del turismo sarà sempre più legato al territorio, ai suoi prodotti alimentari e alla cucina locale. La gastronomia è una delle principali attrattive del turismo, ma può diventare anche uno dei migliori alleati nello sviluppo dell’agricoltura, dell’allevamento o della pesca, rappresentando un motore di crescita economica oltre che di resilienza sociale e culturale. E tutti i grandi cuochi possono diventare ambasciatori anche di un turismo più sostenibile.


TICINO LAND OF STARS / STELLE MICHELIN

Lorenzo Albrici

Marco Campanella

Luca Bellanca

Diego Della Schiava

Rolf Fliegauf

Mattias Roock

Jacopo Rovetini

Domenico Ruberto

Federico Palladino


TICINO LAND OF STARS / OSTERIA DELL’ENOTECA

UNA SORPRESA TRA RAFFINATEZZA E FAMIGLIARITÀ

NEL NUCLEO STORICO DI LOSONE IN CONTRADA MAGGIORE, NEL RACCOLTO CORTILE DI UN’ANTICA CASA TICINESE DOVE SI RESPIRA L’ARIA RASSICURANTE DELLE BUONE TRADIZIONI, SI TROVA L’OSTERIA DELL’ENOTECA, ALLA QUALE RECENTEMENTE, PER IL 2024, È STATA ATTRIBUITA UNA STELLA NELLA PRESTIGIOSA GUIDA MICHELIN, MENTRE SONO 15 I PUNTI NELLA GAULT & MILLAU. DI GIACOMO NEWLIN

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L’

ambito risultato è il frutto dell’affabile e direi famigliare atmosfera lavorativa che regna tra i titolari e i collaboratori della cucina e del servizio, una piccola squadra di cinque persone molto affiatate e con una lunga esperienza professionale. Giuseppe Greco e la moglie Heike, i titolari, accolgono l’ospite con un sorriso, subito pronti a metterlo a proprio agio e allora si apre la carta delle vivande con quell’aspettativa benaugurante, preludio di un’esperienza promettente. La carta è stagionale e i prodotti, scelti con il criterio della massima qualità, provengono, per quanto possibile, dal nostro territorio. La pasta è fresca e fatta in casa e la cucina, come dice lo chef Jacopo Rovetini, si rifà alla tradizione, ma in un connubio abilmente congegnato con l’innovazione, mentre presenti restano, sia la cucina classica francese, sia in particolare l’impronta

mediterranea. I coperti sono 35 all’interno, mentre nella bella stagione in cortile sotto il bel pergolato i coperti arrivano fino a 45. In fondo al cortile poi, c’è la piccola cantina – enoteca, dove tra mille bottiglie di gran pregio e un bel tavolo, si può cenare in 4 persone in modo intimo e riservato. Giuseppe Greco, emozionato per aver raggiunto il traguardo della prima stella Michelin, ci confida di avere clienti


TICINO LAND OF STARS / OSTERIA DELL’ENOTECA

sa, daikon (una cultivar del ravanello), gallinacci, gel di melograno. Predessert: fichi marinati al gin e sorbetto al shiso rosso (pianta aromatica giapponese). Dessert: spuma di yogurt, sorbetto e gel all’uva, miele e crumble. Una rassegna di piatti che hanno confermato, sia la bravura e la fantasia dello chef, sia la meritata stella sulla nuova guida rossa. Per quanto riguarda i vini la scelta si basa su grandi e prestigiosi nomi della viticoltura svizzera, francese e italiana, mentre un plauso particolare lo merita il gran numero di viticoltori ticinesi, grandi e piccoli presenti sulla lista, d’altronde ci troviamo all’Osteria dell’Enoteca. Una considerazione che si può ancora fare riguarda il costo di un’esperienza gastronomica raffinata che comporta cinque portate con ingredienti di primissima scelta, costo veramente onesto se si calcola tutto l’insieme, compresa la deliziosa amabilità del servizio attento e premuroso, sia di Giuseppe e Heike, sia della brava Aurys.

che frequentano il locale da decenni, poiché anche se nel corso degli anni ci sono stati avvicendamenti con gli chef, la qualità dell’offerta è stata comunque

sempre di alto livello. Ora lo chef Jacopo Rovetini, 44 anni, mette a frutto con successo le sue numerose esperienze professionali acquisite in modo particolare nei ristoranti dei grandi alberghi soprattutto engadinesi. È giunta quindi l’ora di mettersi a tavola e iniziare con un etereo stuzzichino con patè di piccione, cialda di riso e humus di fagioli neri. Due gli antipasti: capesante, variazione di cavolfiori, salsa teriyaki, gel al limone; terrina di foie gras e cioccolato, pera e pane dolce senese che viene preparato nel periodo della festa di Ognissanti. Di seguito sono arrivati i fusilloni di Gragnano, crema di mais e zafferano, spuma di parmigiano e ragù di cinghiale (avrei fatto il bis e il tris!). Perfetta la cottura del trancio di merluzzo, valorizzato con bieta rossa, burro bianco al Pernod, ristretto di crostacei, uova di pesce di lago. Per la carne lo chef ha puntato su: anatra, rapa ros-

OSTERIA DELL’ENOTECA Contrada Maggiore 24 CH-6616 Losone T. +41 (0) 91 791 78 17 www.osteriaenoteca.ch

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GASTRONOMIA / TICINO GOURMET TOUR

LA PASTA DELLE FESTE RAVIOLI DI CONIGLIO, BUSCION TICINESE, CREMA DI PEPERONE E NOCCIOLE Chef Andrea Barbano Ristorante Flamel Lugano Ingredienti per 2 persone: Pasta all’uovo: • 300 gr di farina 00, • 3 uova

IL PERIODO DELLE FESTE È INDUBBIAMENTE IL MOMENTO IN CUI TRIONFANO TRADIZIONI ED USANZE. ANCHE IN CUCINA SI INIZIANO I PREPARATIVI PER LE GRANDI TAVOLATE CHE DIVENTANO UN MOMENTO DI CONVIVIALITÀ E DI ALLEGRIA. LO CHEF ANDREA BARBANO PROPONE UNA RICETTA PERFETTA PER OGNI OCCASIONE.

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qui la vera protagonista diventa la pasta ripiena in tutte le sue forme: tortellini, ravioli, agnolotti e cannelloni. Non importa con quale ripieno, perché se ne possono trovare per tutti i gusti, ma la parte più complessa diventa proprio la preparazione della sfoglia, la stesura e il formato preferito. Non si tratta solo di una semplice ricetta, ma di una vera e propria passione, in cui pochi ingredienti principali, come la farina e l’uovo, si mescolano per trasformarsi in qualcosa di davvero prelibato. Lo chef Andrea Barbano propone una ricetta perfetta per ogni occasione.

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Farcia ravioli: • 500 gr di coniglio disossato • 40 gr di lardo ticinese • 10 gr di sale • 1 mazzetto aromatico: rosmarino, timo maggiorana • 50 gr di scalogno Crema di peperoni: • 200 gr di peperoni rossi Cremoso al buscion: • 400 gr di Buscion • 100 gr di latte • 5 gr di sale • 10 gr di nocciole

Procedimento: Per preparare una perfetta pasta all’uovo, disponete la farina a fontana (conservandone da parte una piccola quantità da utilizzare al bisogno) e al centro sgusciatevi le uova. Con una forchetta rompetele prendendo a mano a mano un po’ di farina circostante. Quando il composto non sarà più liquido impastate energicamente sulla spianatoia fino a ottenere una pasta omogenea, liscia ed elastica, che disporrete all’interno di un sacchetto di plastica per alimenti ben chiuso. Fate riposare per almeno 1 ora a temperatura ambiente. Tirate la sfoglia con il mattarello diret-

tamente sulla spianatoia portandola allo spessore desiderato. In alternativa potete utilizzare una macchinetta sfogliatrice. In quest’ultimo caso, utilizzando un tarocco, tagliate una porzione di impasto, avendo cura di lasciare la pasta restante sempre all’interno del sacchetto per non farla seccare. Infarinatela appena e stendetela con il mattarello il tanto che basta ad adattarla alla larghezza dei rulli. Sezionare i conigli. Rosolare le spalle e le cosce in una teglia. Tagliare a pezzi 1 cipolla, il sedano e le carote e rosolarle a parte e poi aggiungerle al coniglio. Unire poi aglio e rosmarino a piacere e cuocere coperto a 160°c per 1 ora. Tritare 1 cipolla e soffriggerla in casseruola, aggiungere la carne delle cosce e delle spalle spolpate. Regolare di sale e di pepe. Passare tutto al coltello. Rosolare gli scalogni tagliati a juliénne in una casseruola con poco olio. Travasare in un barattolo da pacojet e infine pacossare. Cominciate la preparazione della salsa di peperoni arrostiti partendo proprio dai peperoni che dovranno essere lavati e asciugati. Collocateli poi su una teglia da forno foderata con carta forno o con un foglio di alluminio, se preferite. Accendete il grill e aspettate di vedere la superficie dei peperoni abbrustolita. Girateli per farli arrostire uniformemente da tutti i lati. Quando i peperoni sono pronti, ma ancora caldi, rimuovete la pelle esterna e apriteli, eliminando il picciolo e i semi. Mettete i filetti di peperoni in un mixer (va bene anche un frullatore a immersione). Suggerisco di non includere anche il succo eventualmente rilasciato in fase di pulitura, poichè potrebbe slegarsi dalla salsa. Aggiungete i rimanenti ingredienti e frullate fino a ottenere una consistenza cremosa. La salsa di peperoni arrostiti è pronta, potete consumarla subito oppure conservarla qualche giorno in frigo. Per la fonduta Buscion, in una casseruola, sciogliere a bagnomaria il latte e il buscion con un pizzico di sale. Emulsionare il composto. Adagiare sul piatto. Tostare le nocciole pelate in forno a 160 °C 10 minuti.


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progetto ideato da ticinogourmettour.ch


GASTRONOMIA / ST. MORITZ GOURMET FESTIVAL 2024

cucina! Dieci assoluti fuoriclasse sono stati confermati tra gli chef ospiti:

UN FUOCO D’ARTIFICIO PIENO DI STELLE DAL 29 GENNAIO AL 3 FEBBRAIO 2024 ST. MORITZ SI TRASFORMERÀ ANCORA UNA VOLTA NELL’HOTSPOT PER ECCELLENZA DEI BUONGUSTAI. PER LA 30A EDIZIONE AVRÀ INFATTI LUOGO IL ST. MORITZ GOURMET FESTIVAL, UNO DEGLI EVENTI CULINARI PIÙ IMPORTANTI DELLA SVIZZERA, RINOMATO IN TUTTO IL MONDO.

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a tre decenni il Festival entusiasma appassionati gastronomi provenienti da tutto il mondo e ogni anno nuovi eccellenti chef, ospiti internazionali, presentano le loro straordinarie capacità gastronomiche. L’edizione 2024, intitolata non a caso “30 anni di eccellenze culinarie in Engadina Un fuoco d’artificio di stelle” promette di essere particolarmente spettacolare. Quella del St.Moritz Gourmet Festival è una storia di successo che dura ormai da tre decenni e ogni anno si arricchisce di “golose” novità. Dalla sua fondazione nel 1994, sono ben 256 gli chef ospiti, provenienti da 39 Paesi, che hanno dimostrato la loro grande abilità in cucina. Insieme agli Executive Chef degli hotel partner, hanno reso l’evento quello

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che è oggi: un paradiso per i buongustai e un’esperienza unica in tutti i sensi. Il Festival celebra l’eccezionale diversità e qualità culinaria della regione di St. Moritz, offre a rinomati chef ospiti una piattaforma unica per presentare le loro creazioni a un pubblico interessato alla cucina e consente agli ospiti di vivere esperienze piacevoli fuori dall’usuale. Inoltre, il Festival promuove lo scambio tra i migliori chef, ristoratori e produttori e assicura all’Engadina la possibilità di consolidarsi come hotspot culinario di fama internazionale. Il St. Moritz Gourmet Festival verrà celebrato nel 2024 con un cartellone particolarmente accattivante. Sei giorni di appuntamenti con ben 30 stelle dell’alta

• Stefan Stiller, Taian Table, Shanghai/Cina (3 stelle Michelin); • Tristin Farmer, Executive Chef at «Zén», Singapore (3 stelle Michelin); • Hideaki Matsuo, Kashiwaya, Osaka/ Giappone (3 stelle Michelin); • Simon Rogan, Ristorante L’Enclume, Cartmel/Regno Unito (3 stelle Michelin); • Hideaki Sato, Ta Vie, Hong Kong/ Cina (3 stelle Michelin); • Julien Royer, Odette, Singapore/ Singapore (3 stelle Michelin); • Viki Geunes, Ristorante Zilte, Anversa/Belgio (3 stelle Michelin). • Juan Amador, Ristorante Amador, Vienna / Austria (3 stelle Michelin) • Jean-Philippe Blondet, Alain Ducasse al The Dorchester, London / Inghilterra (3 stelle Michelin) • Special guest: Emmanuel Renaut, Flocons de Sel, Megève / Francia (3 stelle Michelin). Il programma collaterale prevede nuovi eventi esclusivi: oltre agli acclamati format come i Gourmet Safari e i Kitchen Party, nel 2024 ci saranno anche nuove entusiasmanti sorprese per offrire agli ospiti un’esperienza ancora più speciale.


GASTRONOMIA / ST. MORITZ GOURMET FESTIVAL 2024

Julien Royer

Emmanuel Renaut

Stefan Stiller

Tristin Farmer

Hideaki Matsuo

Juan Amador

Hideaki Sato

Viki Geunes

Simon Rogan

Jean-Philippe Blondet

TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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GASTRONOMIA / ST. MORITZ GOURMET FESTIVAL 2023

SAPORI D’ORIENTE

Alan Geaam

L’EDIZIONE 2023 DI ST. MORITZ GOURMET FESTIVAL HA PRESENTATO IN ENGADINA I MIGLIORI CHEF DELLA CUCINA MEDIORENTALE. ABBIAMO INCONTRATO ALAN GEAAM E RAV RAHAV CHE CI HANNO SVELATO LA LORO FILOSOFIA E ALCUNI SEGRETI DEL MODO DI REALIZZARE PIATTI STRAORDINARI. DI PAOLA CHIERICATI

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Raz Rahav

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lan Geaam rappresenta la cucina mediorientale a Parigi ed è stato ospite di Fabrizio Piantanida al Grand Hotel “Kronenhof” di Pontresina. Geaam è nato in Libia nel gennaio del 1974 ed è cresciuto in Libano. All’età di 10 anni si trasferì negli Stati Uniti con i suoi genitori e a 24 anni scelse di vivere a Parigi. Nel 2007 lo chef autodidatta è diventato Capo Chef dell’Auberge Nicolas Flamel, offrendo una cucina tradizionale francese modernizzata. Oggi è proprietario del raffinato ristorante “Alan Geaam” con 1 stella Michelin, vicino all’Arc de Triomphe. L’evolversi della sua carriera non è stato facile: dopo avere svolto lavori diversi, trova un impiego come lavapiatti, quindi diventa apprendista chef prima di iscriversi a una scuola di cucina e salire i gradini della scala gastronomica. Al timone del suo ristorante, è esploso sulla scena culinaria riunendo tutto ciò che ha imparato nel corso degli anni.

Le sue ricette originali mescolano abilmente la ricca eredità francese con tocchi libanesi in un vero e proprio connubio di culture, e il suo impegno e la sua passione traspaiono in ogni piatto. Cresciuto sotto le bombe di Tripoli durante la guerra civile, ricorda con un brivido la sua infanzia, quando la morte era una presenza costante, che falciava compagni di scuola e vicini di casa. «Se mangiavamo uova e pane raffermo, era la festa». A lui mamma Ilham ha insegnato comunque ad amare le persone. «Perché per cucinare, occorre sapere amare», mentre il padre gli ha trasmesso le basi del business e della gestione. Le prime esperienze ai fornelli sono arrivate con il servizio militare. Alan cucinava talmente bene che il colonnello del suo reggimento lo volle come chef personale. «Oggi la ragione per cui cucino - ha spiegato Alan - è rendere i clienti felici». Oltre a proporre rinomati piatti della cucina transalpina, Alan ama accostare cibi diversi e sperimentare sapori unici. Uno dei piatti più amati dallo chef è la Scaloppina di foie gras laccata con melassa di melograno servita con barbabietola rossa. Secondo Alan «fonde perfettamente la tradizione parigina ai sapori libanesi». Ecco come Alam spiega la sua passione per il melograno: «Ne ho mangiati un sacco quando ero bambino. Adoro accostare questo cibo di origine libanese e il foie gras tipicamente francese». Il suo stile unico mescola i prodotti libanesi con i sapori tradizionali francesi. Ancora oggi si dice contento di vivere il “sogno francese” e spera che la sua storia ispiri i migranti che vogliono iniziare una nuova vita in Europa. Raz Rahav, 30 anni, ha invece cucinato con l’Executive Chef Fabrizio Crespi al Carlton Hotel St. Moritz. Nel 2016, Rahav ha aperto a Tel Aviv il ristorante “OCD”. Il suo menu di 19


GASTRONOMIA / ST. MORITZ GOURMET FESTIVAL 2023

portate viene servito a soli 19 ospiti a sera. I piatti combinano tecniche della cucina del Mediterraneo orientale e dell’alta cucina, con ricette e sapori del patrimonio culinario pan-ebraico e israeliano. In soli sette anni si è classificato al terzo posto nella classifica dei “50 migliori ristoranti di MENA” nel 2022. Nel 2018 è stato definito miglior chef d’Israele secondo la guida Gault&Milleau: «Sono stato premiato come chef dell’anno quando avevo 26 anni. È stato un risultato straordinario all’inizio della mia carriera. Ci sono comunque molti chef in Israele che lavorano insieme per creare la nostra cucina, essendo un Paese molto giovane. Per me la soddisfazione più grande è vedere oggi sette ristoranti di Isreele nella top 50». Raz Rahav ha lavorato in Inghilterra, a Londra e in altri diversi Paesi. «Ho fatto uno stage breve a Londra per James Knappett da cui ho imparato tanto, è uno chef straordinario.

Il mio apprendimento non è stato solo culinario: ho imparato molto sulla logistica e su come trattare il personale. In Israele abbiamo una cucina varia perché siamo un crogiolo di molte culture: credo sia possibile contare 70 cucine diverse all’interno della nostra stessa cucina. Dico la nostra cucina, ma non esiste ancora una vera cucina israeliana e penso che ci vorranno altri 100 anni per crearne una. Ora stiamo lavorando per crearla, tutti gli chef insieme, il mio team di ricerca e sviluppo ed io; tutti noi vogliamo essere una parte, una piccola parte, di quella che diventerà la cucina israeliana. Ieri parlavo qui a St. Moritz con un cliente che ha detto che si aspettava di trovare la tipica cucina israeliana, sapori forti e spezie, e ho risposto che quella è solo un aspetto della nostra cucina. Si riferiva infatti alla cucina palestinese, che fa parte delle 70 cucine di cui ho parlato prima». Il suo ristorante “OCD” a Tel Aviv è molto

innovativo: «Cerchiamo di creare qualcosa di nuovo ispirandoci a culture e sapori diversi, una cucina a tratti un po’ francese e a tratti un po’ marocchina, ma anche yemenita, palestinese... ci vuole tempo. Ieri, per esempio, abbiamo mangiato il brodo di pollo che non è israeliano per i sapori forti, è israeliano perché è ebreo dall’Europa, non dai Balcani, ma è pur sempre israeliano. Comunque tutta la cucina europea ha ispirato i miei piatti, anche la nuova cucina inglese e quella scandinava, oltre ovviamente alla cucina italiana». Per lo chef Rahav il cibo deve essere accogliente e abbracciare il cliente, deve essere rassicurante e rilassante. Ma il suo rapporto con il cibo non è stato sempre pacifico e sano, anzi per alcuni anni è stato addirittura disordinato. Da qui il nome “OCD” che ha dato al suo ristorante (L’acronimo si riferisce al “disturbo ossessivo compulsivo” della condotta alimentare).

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ENOLOGIA / AZIENDA PAGANI DE MARCHI

OTTIMI VINI DAL SAPORE ETRUSCO

Pia e Matteo Pagani

L’AZIENDA VINICOLA PAGANI DE MARCHI PRODUCE DA OLTRE 20 ANNI VINI TOSCANI DI QUALITÀ CHE HANNO OTTENUTO ELEVATE VALUTAZIONI E NUMEROSI PREMI. CE NE PARLA MATTEO PAGANI, ORA ALLA GUIDA DELL’AZIENDA.

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a vostra azienda è un mirabile esempio di come una passione di famiglia possa nel tempo trasformarsi in un’attività imprenditoriale di successo. Possiamo riassumere brevemente quali sono state le principali tappe di questa evoluzione? «Tutto è nato dal desiderio di sfruttare il terreno annesso alla nostra casa di vacanza, che fino a quel momento era

coltivato a grano. Mio padre vedeva quest’iniziativa come una sua pensione, poi, dopo il suo prematuro decesso, mia madre ha ripreso in mano il progetto terminando la costruzione della cantina e gestendo lo sviluppo dell’attività. Dopo quasi vent’anni di grande impegno e passione, ha deciso di passare a me la guida, proposta che ho accettato con grande piacere. Per noi è motivo di fierezza e rende la nostra azienda un unicum a livello


ENOLOGIA / AZIENDA PAGANI DE MARCHI

nazionale il fatto di avere sul nostro terreno una piccola necropoli etrusca. Le ricostruzioni storiche hanno permesso di modificare la datazione della presenza etrusca nella zona e fanno della nostra necropoli un sito estremamente importante. La particolarità è data anche dal fatto che, sulla base dei reperti rinvenuti, vi è stato sepolto un Principe e guerriero etrusco. Ma ancora più speciale per un’azienda vinicola è che nel corredo funebre di questo Principe vi era anche un set completo per la degustazione del vino. Quest’anno abbiamo quindi deciso di iniziare la procedura per la riapertura della tomba del Principe con lo scopo di organizzare poi eventi enologici nella zona della necropoli. Speriamo di riuscire nel nostro intento forse già per l’estate prossima, ma la procedura è tutt’altro che semplice». Come è organizzata l’Azienda Agricola Pagani De Marchi, sia per quanto riguarda la sua gestione che per quanto attiene la sua estensione e la ripartizione viticola? «Ho introdotto un lavoro di team, in parte a distanza. Abbiamo infatti la grande fortuna di avere il nostro agronomo, Stefano Moscatelli, che ci segue dall’inizio di quest’avventura,

quindi da più da venticinque anni. L’amico Michele Satta, noto produttore bolgherese, ce lo ha presentato appena uscito dall’università ed ormai è lui il responsabile della gestione della cantina, a partire dalla terra, che lavora personalmente, fino alla cura del vino in cantina. Il nostro enologo, Attilio Pagli, segue lo sviluppo del vino per poi decidere insieme a Stefano le tempistiche e la composizione degli assemblaggi. Da un punto di vista commerciale, Ilaria Simoni, anche lei con noi da diversi anni, si occupa di gestire il contatto con i clienti sia nazionali sia internazionali. Sempre Ilaria gestisce la quasi totalità delle visite in cantina, che rappresentano una parte molto importante del giornaliero, in particolare in estate. Tutto questo viene coordinato con me sia a distanza sia in presenza a Casale Marittimo, cosa che mi permette di unire la passione per la Cantina con la gioia della vita toscana, più vacanziera…». Anche la vostra produzione di vino è andata crescendo nel tempo. Quali sono le tipologie di vino che attualmente producete e in quali quantità? «Inizialmente la produzione voleva concentrarsi solamente su vini in purezza,

focalizzandoci sul Merlot, Sangiovese e Cabernet Sauvignon. Col tempo la strategia si è adeguata ai tempi ed anche ai cambiamenti climatici. In effetti già all’epoca della famosa torrida estate del 2003, abbiamo introdotto un vino, il Montaleo, assemblato con nostri tre vitigni inizialmente senza passaggio in barrique, in quanto la qualità dei vini in purezza non era al livello che volevamo. Poi è arrivato un altro assemblaggio con passaggio in barrique “usate”, l’Olmata. Ed infine, l’aumento costante delle temperature ci ha portato a sacrificare la produzione del Sangiovese in purezza per sostituirlo con un altro assemblaggio di cui parlerò più avanti. A oggi produciamo ca. 35’000 bottiglie con l’idea di aumentare la produzione nei prossimi anni tramite l’acquisizione di nuova terra. Inoltre nell’ambito dello sviluppo dell’attività quest’anno abbiamo avuto un’ottima raccolta di olive cosa che ci permette di vendere anche un piccolo quantitativo di olio BIO». La passione induce ad innovare e a sperimentare nuovi uvaggi. Quali sono le ultime novità da voi presentate o in corso di affinamento? «Credo molto nelle idee innovative, come ho sempre fatto anche nelle mie attività in Ticino. In cantina ho innanzitutto cambiato e modernizzato le etichette, mantenendo il carattere etrusco delle vecchie etichette, ma apportando freschezza grafica. Nella produzione invece, abbiamo introdotto il nuovo Principe Guerriero, composto da Merlot e Cabernet Sauvignon ma con la grande particolarità di venir affinato in anfore di terracotta. Esperimento molto riuscito, per un vino che più passa il tempo più si ammorbidisce per diventare una “chicca”. Da quest’anno ho deciso anche di introdurre una piccola produzione del nostro Blumea, vermentino in purezza, con passaggio anch’esso in barrique. Vedremo…». I vini possono essere consegnati anche in Ticino. Per informazioni e acquisti scrivete a paganidemarchi.com TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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ENOLOGIA / CONSORZIO GARDA DOC

VINI MATURATI ALLA LUCE E AL SOLE DEL GARDA

Paolo Fiorini, Presidente del Consorzio

PER LA PRIMA VOLTA A ZURIGO PRESENTATE LE ECCELLENZE DELLA DENOMINAZIONE DURANTE L’EVENTO “LA GENESI DELLA DOC GARDA”. UN’OCCASIONE UNICA PER CONOSCERE IL MEGLIO DELL’ENOTURISMO GARDESANO, ORGANIZZATA CON LA COLLABORAZIONE DELL’ASSOCIATION SUISSE DEL SOMMELIERS PROFESSIONNELS. DI ROCCO LETTIERI

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Carlo Alberto Panont

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l Consorzio Garda DOC, dopo tre anni di presentazione dei suoi vini a Lugano, è ritornato ancora in Svizzera destinazione Zurigo. La scelta sta in alcuni numeri interessanti per quanto riguarda il rapporto di esportazione di questi vini. Infatti, il mercato svizzero, che per i vini italiani muove annualmente un giro d’affari di oltre 400 milioni di euro, mostra un buon dinamismo, considerando tra l’altro che la dinamica generale delle esportazioni vinicole nazionali è apparsa più sostenuta, con un più 11% in valore registrato tra il 2021 e il 2022. Quello elvetico si conferma pertanto un mercato di alto profilo qualitativo, con etichette di pregio che, ormai da diversi anni con una crescente attenzione verso vini naturali e biologici.

Un modo di dialogare con le aziende senza fare compromessi, come ha scritto il Presidente del Consorzio Garda DOC, dott. Paolo Fiorini, nel suo saluto: «L’idea di fondo che ci accompagna da tempo è quella di poter creare un forte aggancio ai vini del Garda DOC, alle sue bollicine e ai suoi vini varietali del comprensorio del lago di Garda che, da zona prettamente turistica, ha tutte le carte in regola per essere nel tempo riconosciuta anche come terra di grandi vini a livello internazionale. Ed è in questa direzione che stiamo lavorando: la bellezza di questi luoghi, la luminosità, il clima unico, i suoli variegati e l’idea di una vacanza, diventano, infatti, tratti distintivi di un racconto pieno di suggestioni». «Il lago di Garda, è il denominatore comune di tutto l’areale gardesano e punto di interconnessione fra le tre province sulle quali si estende la denominazione: Mantova, Brescia e Verona», ha ancora dichiarato Paolo Fiorini. «Ribadisco l’idea di base che culliamo da tempo che consiste nel creare un forte aggancio mentale che colleghi i vini del Garda DOC, le bollicine ma soprattutto i vini varietali, al comprensorio del Garda. Il nostro lago, primo in Italia per estensione, è da sempre meta turistica tra le più ambite sia a livello nazionale sia soprattutto a livello estero, un vero luogo dell’anima in grado di restare per sempre impresso nella memoria di chi lo vive. Da adesso in poi vorremmo che questa speciale “esperienza” rimanesse impressa nella mente e nei cuori delle persone soprattutto grazie ai vini che qui si producono». La Garda DOC è nata per valorizzare i vini varietali provenienti dalle 10 zone storiche di produzione dell’area gardesana: Valtenesi, Colli Mantovani, Lugana, S. Martino della Battaglia, Bardolino, Custoza, Valpolicella, Soave, Valdadige, Monti Lessini. Un territorio molto vasto ed eterogeneo, anche da un punto di vista politico, perché la denominazione interessa tre


ENOLOGIA / CONSORZIO GARDA DOC

dei Sommelier con in testa il loro Presidente Aurélien Blanc ed Elio Frapolli, loro coordinatore per queste manifestazioni, presentando undici tra le qualificate etichette Garda DOC al fine di poter intercettare importatori, distributori e wine lovers della Svizzera. Per illustrare al meglio queste tipologie di terreni è stato proiettato un filmato realizzato dall’Agency Kondoo di Gallarate (Varese), LA CARTA DEI SUOLI, un modo innovativo con cui il Consorzio ha scelto di divulgare la prima carta interregionale dei suoli della sua DOC che mappa la “pedodiversità” di questo vasto territorio Vitivinicolo.

Comuni (Mantova, Brescia e Verona) e due regioni (Lombardia e Veneto). Un piccolo Mediterraneo ai piedi delle Alpi. Un’area vitivinicola che si estende per oltre 30.000 ettari intorno al lago di Garda. Nata nel 1996, la denominazione ricomprende le altre Doc del territorio e abbraccia diverse tipologie alla cui base vi sono vitigni sia bianchi che rossi. Quando è stata istituita vi erano dieci denominazioni storiche e la Doc Garda, fra gli altri, ha il merito di aver dato dignità anche a varietà che prima non potevano fregiarsi della denominazione di origine come il Pinot nero, lo Chardonnay e il Pinot grigio. Garda Doc, insomma, ha codificato il legame di queste e molte altre varietà con il territorio gardesano. Una sorta di “denominazione di denominazioni”, che si sviluppa principalmente in provincia di Verona, dove sono coltivati oltre 27.000 ettari, per poi toccare le province di Mantova e Brescia e che ricomprende varietà autoctone come Garganega, Trebbiano di Soave, Corvina e Marzemino e, come visto, anche diverse varietà internazionali. Si è trattato di una scelta vincente, anche in termini di marketing, che ha portato a una crescita dell’attrattività dei prodotti. «Una tipologia che, sicuramente, ha dato uno slancio alla de-

nominazione ma che rappresenta ancora una piccola percentuale rispetto al totale delle bottiglie prodotte, passate da 5 a 20 milioni nel giro di sette anni», racconta ancora Paolo Fiorini. «Di grande importanza per noi sono sicuramente i vini mono varietali, ad esempio quelli prodotti con Chardonnay o Pinot grigio, che donano un respiro internazionale alla denominazione senza, però, farle perdere il carattere identitario che solo il territorio può conferire». Presente a questo incontro Carlo Alberto Panont, enologo e consulente di lunga carriera, che ha scelto Zurigo per questa Masterclass di profilo tecnico, aperto ad operatori del settore, innanzitutto con i soci dell’Associazione Svizzera dei Sommelier con in testa il loro Presidente Aurélien Blanc ed Elio Frapolli, coordinatore per queste manifestazioni, presentando undici tra le qualificate etichette Garda DOC al fine di poter intercettare importatori, distributori e wine lovers della Svizzera. Presente a questo incontro Carlo Alberto PANONT, enologo e consulente di lunga carriera, che ha scelto Zurigo per questa Masterclass di profilo tecnico, aperto ad operatori del settore, innanzitutto ai soci dell’Associazione Svizzera

La Carta dei suoli della Doc Garda - ha raccontato Carlo Alberto Panont - è un grande lavoro di studio e zonazione dal quale si possono sintetizzare tre macroaree caratteristiche: a ridosso del lago si trova la zona morenica, la più antica della denominazione, verso est la parte calcarea, con terreni più leggeri e meno profondi e, infine, a estremo est, l’area vulcanica che lascia ai vini una profonda impronta minerale. L’estensione e l’eterogeneità della Doc Garda lascia, quindi, ai produttori un grande ventaglio di opportunità e sfumature espressive. Inoltre, la fisionomia transregionale della denominazione allarga lo sguardo e moltiplica le possibilità. «Questa peculiarità della nostra denominazione fa sì che produttori e produttrici non siano fossilizzati sul campanilismo ma abbiano una mentalità aperta e lavorino in sinergia impreziosendosi a vicenda con le proprie diverse esperienze. Riguardo alla presentazione della Carta dei Suoli Paolo Fiorini ha dichiarato: “Siamo enormemente soddisfatti del successo riscosso dalla presentazione della carta dei suoli e dell’esito della giornata di convegno. Questo documento, frutto di diversi studi promossi dal Consorzio, non solo testiTICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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ENOLOGIA / CONSORZIO GARDA DOC

monia il continuo impegno ed investimento di Garda DOC nel campo scientifico, ma incarna anche i valori e lo spirito di innovazione del nostro Consorzio che, oltre alla carta dei suoli, ha voluto realizzare un documentario dal taglio divulgativo”. Offriamo a Voi lettori la possibilità di visionare questo filmato sulla Carta dei Suoli, in YouTube: https://www.youtube.com/ watch?v=z0qhyGwFuy8 - (sottotitoli in inglese) La degustazione: La scelta è stata molto difficile e incerta. I produttori sono tanti nei 10 consorzi e tutti con una lunga storytelling. É stata data la possibilità ai primi iscritti che avevano interesse ad essere presenti nella distribuzione della Svizzera tedesca. Undici qualificate etichette Garda DOC: 4 tipologie di Spumanti delle aziende: Pratello, Bottenago, Valdo e Virgili, 3 Garda DOC

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bianchi di Vitevis, Gozzi e Tenute del Garda e 4 Garda DOC rossi di La Prendina, Bulgarini, Zenato e Tenute Roveglia. Ognuno di questi vini è stato presentato da un Sommelier della SVS di Zurigo, declamando vitigni, lavorazione, affinamento, qualità, caratteristiche e abbinamenti. I produttori presenti hanno integrato la presentazione raccontando la loro storia. Vini che hanno potuto deliziare i presenti che hanno poi degustato alla presenza di alcuni produttori, ben altre 24 tipologie di vini accompagnati da stuzzicherie varie. In chiusura ad ogni ospite è stato omaggiato una copia della Rivista VINUM dove su sette pagine sono state presentate le aziende di ogni denominazione. Per informazioni: +39. 045. 554 58 57 info@gardadocvino.it www.gardadocvino.it


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TURISMO / AGENZIA TURISTICA TICINESE

UNITI PER AFFRONTARE LE SFIDE DEL FUTURO

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GLI OBIETTIVI E LE STRATEGIE DEL MONDO DEL TURISMO SONO STATI AL CENTRO DEL TICINO PARTNER DAY, EVENTO CHE HA RIUNITO OLTRE A SVIZZERA TURISMO, TICINO TURISMO E ALLE QUATTRO ORGANIZZAZIONI TURISTICHE REGIONALI (OTR), NUMEROSI OPERATORI E ADDETTI DEL SETTORE, COME CI RACCONTA ANGELO TROTTA, DIRETTORE DI TICINO TURISMO.

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uali sono stati gli obiettivi e le strategie del mondo del turismo al centro del Ticino Partner Day? «Gli ultimi anni sono stati per il turismo, così come per il mondo intero, un periodo di profondi sconvolgimenti, prima la pandemia e il suo graduale superamento, poi le tensioni politiche e sociali internazionali, fino ai recenti venti di guerra che spirano su vaste regioni del mondo, a noi anche molto vicine. Tutte queste continue turbolenze, e di conseguenza la necessità di adeguare le nostre strategie alle situazioni che di volta in volta si vengono a creare, ci hanno indotto a fermarci un momento a riflettere e scambiarci idee e opinioni per imparare, condividere e ispirarci l’un l’altro, mentre siamo chiamati a costruire un futuro sostenibile per il turismo di qui al 2030. Per questo abbiamo favorito un confronto tra le istituzioni che operano ai diversi livelli e gli imprenditori attivi sul campo riguardo ai cambiamenti in atto nel modo di viaggiare, legati alle abitudini personali e a concetti più universali come la sostenibilità, che ci metteranno di fronte a sfide ma anche a grandi opportunità per il futuro».

Ai lavori ha partecipato anche Svizzera Turismo. Quali sono state le principali novità emerse? «Quest’anno ha preso parte all’appuntamento anche una delegazione di Svizzera Turismo (ST), tra cui la presidente Brigitta Gadient e il direttore Martin Nydegger, che hanno elencato cinque elementi che sono alla base della propria strategia: ispirare nuovi ospiti convincendoli a visitare il nostro Paese, aumentare i pernottamenti, prolungare la durata del soggiorno, incrementare il valore aggiunto e raggiungere un equilibrio sostenibile grazie alla sempre maggiore diffusione del programma Swisstainable. L’intento è di tornare nel 2024 ai livelli prepandemici dei visitatori provenienti dai mercati internazionali». Anche Ticino Turismo ha ribadito quali sono gli assi portanti della propria strategia… «Nel piano Ticino 2030 abbiamo chiaramente indicato le linee guida, i cui assi principali sono la sostenibilità, la diversificazione dei target, la digitalizzazione, la Città Ticino e la destagionalizzazione. In questa prospettiva sono numerosi i progetti strategici con-


TURISMO / AGENZIA TURISTICA TICINESE

dotti da Ticino Turismo in ambiti diversi. Digitalizzazione significa allora poter disporre di dati per monitorare i flussi di turisti, analizzarli e sviluppare un modello che possa raccogliere tutte le informazioni in maniera molto omogenea da integrare successivamente in un’unica piattaforma atta, in ultima analisi a progettare servizi e prodotti su misura per il turista. Questo è il principio cardine alla base del modello di “Smart destination”. Un rilievo sempre maggiore sarà attribuito alla presenza sui media e i social media, un contesto in cui gli argomenti principali per accompagnare la strategia dei contenuti e di marketing saranno le esperienze autentiche nella natura, la mobilità, l’enogastronomia, la cultura e la sostenibilità. Infine, di grande importanza la costituzione, al termine di un lavoro preparatorio durato due anni, che ha visto il coinvolgimento di molti attori (ATT, OTR, quattro Città e Cantone), del Ticino Convention Bureau (TiCB) che ha come scopo la promozione del turismo d’affari all’interno del territorio, agevolando così congressi, eventi aziendali come meeting, convention e soggiorni incentive, eventi associativi, politici, ecc.». Uno dei punti su cui si è focalizzata l’attenzione riguarda la necessità di un futuro sostenibile per il turismo. Che cosa significa concretamente? «È ormai convinzione diffusa che oggi non possa esistere settore economico, e dunque anche il turismo, che non tenga in considerazione il ruolo

dell’innovazione sostenibile. Un aspetto, quello green, destinato a condizionare l’evoluzione di ogni mercato. Puntiamo molto su un modello che fondi digitalizzazione e sostenibilità. Ticino Turismo ha iniziato tale percorso con l’ottenimento del label Swisstainable Engaged, ad esempio diminuendo e compensando le proprie emissioni di CO2 ma anche lavorando sul turismo inclusivo. A tal proposito, grazie alla collaborazione con Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti), SUPSI e Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE), abbiamo redatto un rapporto CSR che ha ottenuto un’ottima valutazione. Adesso e nei prossimi anni si lavorerà per l’ottenimento del label Swisstainable Destination. I vari progetti che abbiamo in corso spaziano dalle proposte per una mobilità più sostenibile ad una accoglienza in armonia con la natura, dalle possibilità di vivere esperienze eco-friendly a ridotte emissioni di carbonio fino ad un consumo consapevole di prodotti locali a km zero». Coordinamento e gioco di squadra costituiscono un elemento da cui sarà impossibile prescindere: quali sono i principali mercati di riferimento? «La necessità di un gioco di squadra è emersa in modo rilevante durante l’evento. Il concetto “insieme siamo più forti”, unire cioè le forze per marcare in maniera sempre più incisiva le risorse della nostra destinazione, si fa ancora più evidente quando si guarda

ai mercati esteri. Più si va lontano nel mondo e più appare necessario presentarsi come Paese, pur mettendo in luce le peculiarità e le attrattive di ciascun territorio. Il buon andamento registrato anche questa estate, nonostante l’alta inflazione e una valuta – il franco – sempre molto forte, è da attribuire ad un buon recupero degli ospiti internazionali e una domanda interna che rimane elevata. Per il Ticino il mercato di riferimento resterà comunque quello interno che già prima della pandemia rappresentava una quota superiore al 60%. La Germania e l’Italia continuano a rappresentare i mercati esteri più importanti. Seguono poi Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo, Gran Bretagna, Francia e Paesi nordici, mentre gli Stati Uniti e i Paesi del Golfo, almeno fino all’ultima crisi mediorientale erano in ripresa». Il Consiglio nazionale ha di recente deciso di non aumentare il credito per il turismo. In che modo intendete fare fronte alle esigenze di finanziamento del settore turistico? «Si tratta evidentemente di una decisione che rischia di penalizzare il nostro settore, giacché per riuscire a coprire i costi sostenuti dagli enti che promuovono il turismo è fondamentale poter disporre di fondi adeguati. Ricevere lo stesso budget rappresenta de facto una riduzione rispetto al passato, considerando anche l’alta inflazione internazionale.Anche a livello cantonale disponiamo di un budget invariato dal 2014, ciò che ci impone, in accordo con le quattro OTR ticinesi, di utilizzare i finanziamenti e le risorse in modo flessibile affinché possano generare i massimi vantaggi. Dovremo altresì creare nuove sinergie e partnership, anche tra pubblico e privato, per realizzare innovativi progetti per la promozione e valorizzazione di un settore come quello turistico che, non va dimenticato, crea un grande valore aggiunto nel nostro Paese». TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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TURISMO / OTR MENDRISIOTTO E BASSO CERESIO

NUOVE VISIONI AL SERVIZIO DEL TURISMO

A NADIA FONTANA LUPI, DIRETTRICE DELL’OTR MENDRISIOTTO E BASSO CERESIO, RACCONTA COME INTERESSANTI PROGETTI BASATI SULL’UTILIZZO DI INNOVATIVE TECNOLOGIE MULTIMEDIALI ABBIANO RIVOLUZIONATO IL MODO DI PRESENTARE IL TERRITORIO E LE SUE ATTRATTIVE TURISTICHE, ASSICURANDO AGLI SPETTATORI EMOZIONATI ESPERIENZE VISIVE.

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vete di recente presentato un video altamente spettacolare dedicato alle Processioni della Settimana Santa. Di che cosa si tratta? «Le Processioni sono una tradizione vivente che è entrata nella lista rappresentativa dei Beni immateriali culturali dell’UNESCO nel 2019. Le due Processioni sono frutto di una lunga tradizione che viene perpetuata da molti anni e che viene alimentata dalla motivazione espressa dai numerosi volontari e partecipanti alle sfilate. Una tradizione che ha saputo evolvere e che può evolvere in funzione e con i cambiamenti della società. L’idea è stata dunque quella di rafforzare la collaborazione tra OTRMBC e TiPress, coinvolgendo la Fondazione delle Processioni storiche di Mendri-

sio, per realizzare un video innovativo ed emozionante che potesse permettere allo spettatore di immergersi davvero nell’atmosfera, condividendo le impressioni che affascinano coloro che sfilano nel corso delle Processioni». Per rendere particolarmente viva questa esperienza avete scelto un punto di osservazione del tutto particolare… «Infatti. Tra il materiale foto-video realizzato nel tempo nessuno aveva mai prima d’ora considerato l’ipotesi di presentare le Processioni viste dall’interno della sfilata stessa, una visione che invece è ben chiara a tutti coloro che hanno rivestito un ruolo e sono sfilati lungo le viuzze del centro storico. Un punto di vista che trasmette emozioni, le stesse che prova chi sfila. I volontari che tengono viva la tradizione delle Processioni si possano distinguere in tre categorie: coloro che lavorano dietro le quinte, coloro che sfilano e coloro che assistono alle Processioni, che le attendono e le ammirano. Il risultato è sicuramente il video più particolare tra tutti quelli realizzati per presentare le Processioni e permette di trasmettere l’esperienza di un volontario, immer-


TURISMO / OTR MENDRISIOTTO E BASSO CERESIO

kes, una innovativa “video rivista” in linea con il progetto dei suoi editori, Ti-Press e RealXReal, nel creare un ponte fra cartaceo e digitale abbattendo ogni confine temporale e di contenuto. La versione cartacea dell’AR Video Magazine TicinoLakes propone un accesso con sistemi di Realtà Aumentata, attivati direttamente dalle pagine del magazine, che raccontano su più piani di lettura gli attrattori principali della nostra regione».

gendosi completamente nella solenne atmosfera della Processione. Ci auguriamo ovviamente che questo lavoro possa magari stimolare alcuni a volere vivere in prima persona quest’esperienza iscrivendosi alle Processioni». In che modo questo nuovo prodotto segna un passo in avanti nella comunicazione turistica? «Le nuove tecnologie utilizzate da TiPress per realizzare il Video360 costituiscono un importante strumento per la trasmissione di questo patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO, come di altre attrattive che il nostro territorio può offrire. Indossando dei comodi occhiali VR che saranno a disposizione presso l’Infopoint dell’OTR in stazione a Mendrisio sarà possibile vivere emozioni vere e comprendere ancora di più la specificità di questa sfilata. La collaborazione tra OTRMBC e Ti-Press per la realizzazione di Video360 dura ormai da qualche tempo e ha permesso di realizzare negli anni un interessante patrimonio multimediale che avvicina il pubblico a luoghi e manifestazioni che contraddistinguono e valorizzano la destinazione turistica del Mendrisiotto e Basso Ceresio».

Possiamo elencare brevemente quali sono i video disponibili? «Il repertorio, oltre al percorso delle Processioni della Settimana Santa di Mendrisio, presenta attualmente i seguenti temi: • Funivia Brusino Arsizio – Serpiano • Monte San Giorgio • Sentiero geopaleontologico del Monte San Giorgio • Parco archeologico di Tremona • Itinerario tra i vigneti e Punto più a Sud • Navigazione sul Lago Ceresio – da Morcote a Brusino Arsizio • Navigazione sul Lago Ceresio – da Brusino Arsizio a Paradiso • Mulino di Bruzella, Valle di Muggio • Grotta dell’Orso, Monte Generoso • Il percorso delle Processioni della Settimana Santa di Mendrisio • Processioni della Settimana Santa di Mendrisio, Venerdì Santo • Battitura delle castagne, Cabbio • Tempio di Santa Croce, Riva San Vitale Il materiale completo è pubblicato e disponibile comodamente da casa, sulla pagina YouTube di Mendrisiotto Turismo. La collaborazione tra i due partner continua anche su TicinoLa-

www.mendrisiottoturismo.ch/it/video/ ticinolakes.html TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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TURISMO / FERROVIA MONTE GENEROSO

UNA NUOVA IMMAGINE VISIVA IL LOGO DI FERROVIA MONTE GENEROSO È STATO COMPLETAMENTE RIDISEGNATO PER INTEGRARE I SUOI QUATTRO PRINCIPALI PRODOTTI: LA FERROVIA, IL CAMPING, IL BUFFET BELLAVISTA E IL FIORE DI PIETRA. PRESENTATE ANCHE LE NOVITÀ RELATIVE ALLA STAGIONE INVERNALE 2024.

L

a Ferrovia Monte Generoso SA ha illustrato i frutti del proprio rebranding: una nuova identità aziendale caratterizzata da un nuovo logo, che rappresenta l’intera offerta della destinazione “Monte Generoso”; e un nuovo sito, su cui dal 2024 si potranno riservare biglietti per il treno, eventi, camping e ristorante. Monica Besomi, Vice Director e Head of Marketing & Communication, ha dichiarato: «La rinnovata identità della FMG non è solo una questione estetica, ma s’inserisce nel progetto di digitalizzazione dell’azienda. Il cliente è posto al centro della nostra ‘Road Map’ e, dopo approfondite analisi di mercato, abbiamo riconosciuto l’importanza di innovarci, rispondendo così alle crescenti esigenze di una clientela sempre più digitalizzata. Questo percorso ci ha anche portato a rielaborare il nostro logo, che ora riflette tutti i nostri servizi e permette di promuoverci come ‘destinazione Monte Generoso». Questo cambiamento fa parte di un quadro più ampio e l’intera identità aziendale è stata ripensata e ridisegnata mescolando creatività, strategia, obiettivi ed emozioni. Tutto ciò si riflette inevitabilmente sulla comunicazione visiva, che ha il compito di arrivare dritto alla mente e al cuore dei no clienti. Oltre alla metamorfosi estetica, il re-

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branding della Ferrovia Monte Generoso SA ha delineato un nuovo approccio alla comunicazione, che riprende parte degli elementi già intravvisti nell’identità visiva. Il nuovo modo di comunicare della Ferrovia Monte Generoso ambisce infatti ad instaurare un autentico dialogo con i visitatori e ad essere emozionale, accogliente e informale in tutti i suoi supporti di comunicazione (social media, newsletter, promozioni, ecc.). La Ferrovia Monte Generoso SA ribadisce inoltre il suo impegno nei confronti della sostenibilità ambientale, che continua ad essere un pilastro chiave a livello strategico. L’azienda, infatti, è da anni impegnata a operare in modo ecologicamente responsabile, promuovendo iniziative per la conservazione ambientale e il turismo sostenibile. Chiara Brischetto, Marketing Project Manager che si occupa della sostenibilità in azienda, ha affermato «La sostenibilità per noi è un valore fondamentale che orienta ogni aspetto delle nostre azioni, dalla scelta dei fornitori alla gestione dei rifiuti, passando per la sensibilizzazione dei nostri visitatori. Questo è un principio che non cambierà con il rebranding, perché continueremo ad operare come fatto sino ad ora, aspirando a traguardi ancora più importanti». FMG ha annunciato poi la riapertura dei propri servizi per la stagione invernale 2023-2024, dopo un periodo di chiusura di quattro anni, necessario

per la ristrutturazione della sovrastruttura ferroviaria. A partire da dicembre fino a fine marzo, infatti, i treni circoleranno tre volte al giorno durante tutti i weekend e i giorni festivi. Il ristorante Self-Service del Fiore di pietra e il Buffet Bellavista saranno altrettanto operativi durante l’intera stagione invernale, accogliendo gli ospiti nella stessa finestra temporale summenzionata. L’iconico grotto dell’omonima stazione intermedia sarà aperto anche per il pranzo di Natale e la cena di Capodanno, offrendo un ambiente confortevole e intimo. Sarà inoltre prenotabile per cene ed eventi aziendali anche in settimana. FMG ha annunciato poi la riapertura dei propri servizi per la stagione invernale 2023-2024, dopo un periodo di chiusura di quattro anni, necessario per la ristrutturazione della sovrastruttura ferroviaria. A partire da dicembre fino a fine marzo, infatti, i treni circoleranno tre volte al giorno durante tutti i weekend e i giorni festivi. Il ristorante Self-Service del Fiore di pietra e il Buffet Bellavista saranno altrettanto operativi durante l’intera stagione invernale, accogliendo gli ospiti nella stessa finestra temporale summenzionata. L’iconico grotto dell’omonima stazione intermedia sarà aperto anche per il pranzo di Natale e la cena di Capodanno, offrendo un ambiente confortevole e intimo. Sarà inoltre prenotabile per cene ed eventi aziendali anche in settimana.


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TURISMO / FERROVIA VIGEZZINA-CENTOVALLI

CENTENARIA MA PIÙ VIVA CHE MAI LA FERROVIA VIGEZZINA-CENTOVALLI COMPIE 100 ANNI. L’INAUGURAZIONE DELLO STORICO TRENO CHE COLLEGA LOCARNO A DOMODOSSOLA AVVENNE INFATTI IL 25 NOVEMBRE DEL 1923. PER CELEBRARE L’ANNIVERSARIO È STATO PRESENTATO UN CALENDARIO DI EVENTI E INIZIATIVE CHE SI PROTRARRANNO FINO A NOVEMBRE 2024.

L’

importanza delle visioni, dello spirito di collaborazione e dell’ingegnosità. È stato questo il fil rouge dei vari discorsi che si sono susseguiti nel corso della serata presentata da Christa Rigozzi e con la partecipazione degli artisti dell’Accademia Teatro Dimitri. Peter Füglistaler, direttore dell’Ufficio federale dei trasporti (UFT), ha focalizzato il suo intervento sull’unicità delle circostanze che hanno determinato la nascita della Ferrovia. «Al cuore di questa storia c’è una convenzione conclusa tra la Svizzera e l’I-

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talia nel 1918, ossia nel momento in cui l’Europa si apprestava finalmente a porre termine alla Prima guerra mondiale. Invece di ripiegarsi su sé stessi, i nostri due Paesi hanno scelto di costruire ponti, in senso proprio e figurato». Il direttore dell’UFT ha poi sottolineato l’importanza della rotaia e del suo potenziamento anche nelle regioni periferiche. «Il treno, poco inquinante e capace di trasportare un gran numero di persone e merci alla volta, è un elemento cruciale per promuovere la decarbonizzazione e garantire la sicurezza di approvvigionamento del nostro Paese».

Presente all’evento anche il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali che ha parlato del ruolo della Vigezzina-Centovalli nel contesto del sistema ferroviario regionale ticinese e transfrontaliero. «Un ruolo strategico confermato dagli interventi di potenziamento del materiale rotabile che verranno effettuati nel corso dei prossimi due anni da parte del Cantone e della Confederazione. Verranno infatti introdotti otto nuovi treni, compatibili anche con le esigenze delle persone disabili. L’investimento complessivo è stimato in circa 94 milioni di franchi. Una cifra consistente che attesta il riconoscimento del valore e del suo contributo a livello ticinese e transfrontaliero».


TURISMO / FERROVIA VIGEZZINA-CENTOVALLI

Dal canto suo il sindaco di Locarno Alain Scherrer ha sottolineato l’importanza della Ferrovia non solo dal punto di vista economico e turistico, ma anche da quello umano. «La Centovallina e i suoi attori con alla testa il sindaco di Locarno Francesco Balli hanno costantemente saputo resistere, rinnovarsi ed evolvere. C’è un

aneddoto storico che mi ha davvero toccato nel profondo. Ricordo infatti che Giovan Battista Rusca, durante la Seconda guerra mondiale scese in Ossola e grazie al treno portò in salvo allo stadio Lido di Locarno centinaia di bambini della regione, in un’azione ai limiti della legalità». La Vigezzina-Centovalli è un treno, si.

Ma è anche, e soprattutto, un mezzo di trasporto che cela una storia incredibile di visioni e di persone, con elementi quasi “fiabeschi”. Lo ha evidenziato il direttore delle FART Claudio Blotti: «In cento anni sui vagoni e lungo i binari si sono intrecciate le storie e le vite di contadini, pastori, emigrati, contrabbandieri, rifugiati, pellegrini. Ma anche di artisti, acrobati, attori, scrittori internazionali. Parliamo di un mezzo di trasporto che ha attraversato due guerre mondiali, intemperie, frane, alluvioni e crisi finanziarie. Il risultato? La Vigezzina-Centovalli è qui, oggi. Centenaria, ma più viva che mai». Gli ha fatto eco Michele Ferroglio, Presidente del Consiglio di Amministrazione SSIF: «Il progetto di gestione della ferrovia continua ancora oggi connotato da un forte spirito di collaborazione, condivisione e unione territoriale, con l’obiettivo di creare e mantenere un servizio di interesse pubblico ed economico essenziale per i territori di straordinaria bellezza che il treno attraversa».

UN ANNO DI EVENTI E INIZIATIVE Nel corso della serata il presidente delle FART Paolo Caroni ha presentato il calendario degli eventi e delle iniziative che si protrarranno fino alla fine del prossimo anno. Oltre al francobollo commemorativo (disponibile presso tutte le filiali della Posta e alla Biglietteria FART) e al libro “100 anni di Centovallina”, uno dei punti forti sarà la presenza, per tutto il 2024, di uno spazio espositivo riservato al centenario al Museo dei Trasporti di Lucerna, il più visitato della Svizzera. C’è grande attesa anche per la presentazione di un modellino di parte della linea e del treno storico alla Swissminiatur di Melide prevista il 25 marzo

2024 a cui seguirà in tardo autunno la presentazione del modellino dei nuovi treni Stadler. Molti altri gli eventi in programma: dalla presenza di uno stand ai principali eventi della regione e della Svizzera alla caccia al tesoro in collaborazione con Rete Tre, dalle porte aperte presso le FART fino allo speciale Treno del Gusto. Paolo Caroni ha dichiarato: «Il nostro obiettivo è quello di approfittare di questo anniversario per promuovere l’immagine della Ferrovia sfruttando vari canali, da quelli tradizionali fino a quelli digitali. Gli eventi aperti a tutta la popolazione hanno lo scopo di ricordare e rafforzare il legame che unisce tutti i

ticinesi, e i nostri connazionali, alla ferrovia Vigezzina-Centovalli». Il compito di presentare, in chiave nuova, le vicende legate alla Vigezzina-Centovalli è stato affidato a quattro autori ticinesi che ne hanno raccontato le sfaccettature da diverse prospettive: dalla storia politica e istituzionale di Nicola Pini a quella sociale di Mattia Dellagana, dallo sguardo architettonico e paesaggistico di Matteo Inches al racconto in chiave turistica di Cecilia Brenni. Il libro (edizioni Salvioni) è acquistabile da subito nelle librerie. Sul portale fartiamo.ch/100 è consultabile il calendario degli eventi e una sezione sulla storia della Vigezzina-Centovalli.

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TURISMO / VENETO RIVERS HOLIDAY

TURISMO FLUVIALE IN UN AMBIENTE TUTTO DA SCOPRIRE

ESPERIENZE DI TURISMO SLOW LUNGO IL FIUME LIVENZA CON LA COMUNITÀ SLOWFOOD DEI PESCATORI E RISTORATORI.

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l Veneto è una delle principali mete turistiche e Venezia sicuramente una delle città di maggiore attrazione: ma oggi diventa sempre più interessante esplorare anche luoghi meno conosciuti, soprattutto se inseriti in un contesto ambientale e di valore paesaggistico. Il Veneto Orientale è una terra di mezzo tra il mare e le Dolomiti, ricca di fiumi, fra questi il Meschio, il Piave e la Livenza, quest’ultima protagonista del progetto di promozione Veneto Rivers Holiday (https://www.veneto-rivers-holiday.com/it) promosso da Forcoop Cora Venezia, Slowfood Veneto Orientale e altre realtà che propongo-

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no esperienze Slow travel per scoprire la ricchezza paesaggistica, storica e artistica di questo territorio. La navigazione sul fiume si può effettuare con piccole barche elettriche in grado di accogliere al massimo sei persone: sono state create da CNE Compagnia di Navigazione Ecologica (https:// gruppocne.com/). Le imbarcazioni possono essere condotte senza patente: in questo modo si percorre il fiume nel pieno rispetto del suo ecosistema, senza produrre rumore né inquinamento. Per chi desidera prolungare l’esperienza in modalità slow c’è la possibilità di soggiornare in diverse strutture ricettive di valore: country house, Bed&Breakfast, ville venete, locande. Così come è possibile fare un’esperienza enogastronomica nelle osterie situate lungo la Livenza. In particolare segnaliamo la presenza di alcune oste-

rie Slowfood inserite nella Guida Osterie d’Italia. Nella Bassa Livenza trova il suo habitat naturale un’anguilla particolare che ha dato vita alla “Comunità dei Ristoratori e Pescatori del Bisat della Livenza promossa da Slow Food Veneto Orientale, con lo scopo di conservare e rilanciare la pesca fluviale tradizionale. Chiamata localmente bisàt, l’anguilla cresce nelle acque risorgive della Livenza, caratterizzate da limitate escursioni termiche e fondali profondi, che le conferiscono pelle chiara e brillante e carni magre, ma non asciutte. Il bisàt ha rappresentato per anni una delle prime forme di sostentamento dei pescatori di fiume locali, ma negli ultimi anni questa tradizione è stata messa a forte rischio dal calo della domanda di specie ittiche autoctone a favore di pesci marini (spesso d’allevamento), mentre l’inquinamento industriale e agricolo e il consumo di novellame nel bacino del Mediterraneo hanno drasticamente ridotto il numero di esemplari. La Comunità collabora con il progetto “Giralivenza” (https://www.giralivenza. it/), iniziativa di valorizzazione del territorio della Livenza in chiave turistica e ambientale. Un’ APP accompagna il percorso sia in bicicletta che camminando lungo la Livenza e che permette la geolocalizzazione dei luoghi pubblici a vocazione turistica, oltre che degli agriturismi, B&B, alberghi, servizi al turista, ricariche elettriche per bici gratuite, cantine ed aziende agricole lungo la “Strada del Vino Doc Lison-Pramaggiore”. (https://play.google. com/store/apps/details?id=com.tet. giralivenza&pli=1)


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TURISMO / LUGANO REGION

MASSIMO BONI, DIRETTORE DI LUGANO REGION, RACCONTA COME ALL’INTERNO DEL SEGMENTO SPORT E NATURA, IL PRODOTTO MOUNTAIN BIKE RAPPRESENTI UN FIORE ALL’OCCHIELLO DEL LUGANESE, CHE CON OLTRE 400 KM DI PERCORSI DEDICATI SI STA IMPONENDO SEMPRE DI PIÙ NEL PANORAMA DELLA MTB.

SIAMO LA META IDEALE PER GLI AMANTI DELLE DUE RUOTE

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l successo riscosso dal progetto portato avanti nel corso degli ultimi anni vi sta ripagando di tutti gli sforzi compiuti… «Direi proprio di sì. La nostra regione è oggi la destinazione con la maggiore densità di itinerari ufficiali in tutta la Svizzera. Per ottenere questo risultato abbiamo allestito all’interno del nostro ente turistico una squadra responsabile del territorio, che si occupa tutto l’anno della gestione della rete dei sentieri ciclabili cantonali e che collabora con il centro di competenza cantonale MTB. Sia che si tratti di impervi sentieri di montagna o di più agevoli circuiti segnalati, in tutti i casi i bikers possono scoprire itinerari dove fare il pieno di energia in sella alla propria bici e lasciarsi affascinare dai bellissimi pa-

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norami che il nostro territorio è in grado di offrire, tra vette e valli, sponde del lago e un clima mediterraneo tutto l’anno: abbiamo davvero una ampia gamma di proposte a disposizione per ogni livello di difficoltà e preparazione tecnica». Nel disegnare i diversi percorsi avete tenuto conto anche della sempre maggiore diffusione delle e-MTB? «La nostra destinazione turistica propone anche un’ampia offerta di percorsi per e-MTB suddivisa in facile/ media e media/difficile. Tutti hanno la possibilità di andare in MTB, la pedalata assistita permette di fare cose che con quella meccanica sarebbero impensabili. Itinerari epici e/o mete affascinanti diventano alla portata di tutti. La consapevolezza dei propri limiti

permette di avventurarsi in un territorio variegato in sicurezza. Con lo scopo di rendere possibile la ricarica della propria e-MTB lungo tutta la rete di tracciati di e-MTB, sono state allestite molteplici stazioni di ricarica, distribuite in tutta la regione del Luganese. In questo modo è possibile percorrere le distanze più estese e raggiungere i luoghi più discosti in sella alla propria e-MTB, così da rendere il soggiorno ancora più avventuroso». La nostra regione ha a disposizione una Lugano Bike Nr. 66. Di che cosa si tratta? «Uno dei single trail più belli del Ticino si snoda in cresta attorno alla Val Colla sopra Lugano, prosegue sul maestoso Monte Tamaro e attraversa i collinosi boschi del Malcantone.


Il percorso, definito anche “the legendary trail”, è scelto per allenarsi dai campioni della mountain bike Nino Schurter e Filippo Colombo e offre ai ciclisti di ogni livello un’esperienza stimolante e un panorama mozzafiato. Il percorso si distingue per le diversità che emergono affrontando prima il tracciato tra il Monte Brè e Rivera, in seguito quello del Malcantone. Varietà e attrattività del paesaggio, vaste aree boschive e alpeggi contraddistinguono l’intero itinerario. Il percorso tocca direttamente alcune tra le più apprezzate montagne della regione, il Monte Brè, il Monte Bar e il Monte Tamaro, ma consigliamo pure la risalita con la cabinovia sul Monte Lema. Quattro montagne che offriranno più prospettive su un panorama molto variegato che spazia dalla città di Lugano e dal suo lago, alle Alpi bernesi e vallesane, al lago Maggiore, e alla confinante Italia. Un’offerta dunque con caratteristiche naturalistiche, panoramiche, storiche e culturali. Con questo itinerario si è sfruttato tutto il potenziale della rete regionale di MTB, pochi tour ciclistici in Svizzera sono così variegati».

Possiamo citare qualche altro percorso particolarmente affascinante? «Non c’è che l’imbarazzo della scelta. “La via dei sapori” è un viaggio che porta a scoprire il tesoro naturalistico e i sapori del territorio della Capriasca. Svariati itinerari conducono ad alpeggi e capanne, dove gustare formaggi, salumi e altri prodotti a km 0, ma anche scoprire tutti i segreti della loro produzione. La “Castagno Bike” consente invece di scoprire la bellezza dall’Alto Malcantone, una regione con molto verde nelle immediate vicinanze di Lugano che tocca villaggi, prati, selve castanili e boschi di betulla. I ruscelli sono una costante di questo percorso. I tabelloni del «Sentiero del Castagno» forniscono informazioni sui castagneti, sulla lavorazione di questo legno e sulle castagne. E, ancora, la “Vicania Bike Nr. 351” propone un’escursione alla scoperta dell’affascinante penisola alla periferia di Lugano. Lungo il percorso non si potrà rimanere indifferenti al fascino della zona di Torello che comprende la chiesa con il convento, la vecchia masseria e i prati circostanti,

della chiesa della Madonna d’Ongero con la Via Crucis, dell’Alpe Vicania e, poco prima di Carona, dal Parco botanico San Grato». Anche il prossimo anno Lugano Bike Emotions sarà una grande festa per tutti gli appassionati di ciclismo… «Dal 5 al 7 aprile 2024 avrà luogo la settima edizione di Lugano Bike Emotions, un vero e proprio festival della bicicletta con un grande Expo nelle piazze del centro e sul lungolago dove importanti marchi delle due ruote, e non solo, presenteranno le diverse novità accogliendo tutti gli appassionati. Vi sarà la possibilità di assistere a varie competizioni con atleti di alto livello, ma il folto programma prevede anche attività alla portata di tutti e non mancherà anche un’ampia offerta gastronomica, esposizioni di bici vintage, numerosi spettacoli e concerti, e tanto altro divertimento». Per la promozione dell’offerta mountain bike della regione del Luganese vi siete affidati ad un testimonial d’eccezione come Filippo Colombo… «Questo grande ciclista ticinese, che ha conquistato la medaglia di bronzo ai Campionati Europei di mountain bike (2021) e ha partecipato alle Olimpiadi di Tokyo (2021), fin dall’inizio della sua carriera professionistica si è sempre allenato regolarmente lungo gli itinerari del Luganese. Abbiamo perciò scelto di puntare sulle sinergie tra la sua conoscenza e il suo profondo legame con il territorio, grazie a cui Filippo Colombo può rappresentare in modo eccellente l’offerta mountain bike della nostra destinazione, con l’obbiettivo di promuoverla a livello svizzero, europeo e internazionale. Le iniziative di promozione prevedono attività congiunte sui rispettivi canali social media, sulle piattaforme digitali e tramite gli eventi sportivi del Luganese». TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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CORNER / NINO SCHURTER

NINO NON HA AVUTO PAURA

ALLA SCOPERTA DI SCHURTER, LO SVIZZERO CHE HA CAMBIATO LA STORIA DELLA MOUNTAINBIKE. DI FABIO DOTTI

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n questo numero, vi siete accorti, o vi accorgerete sfogliando avanti e indietro le pagine, che c’è anche Filippo Colombo. E se il ticinese è finito in questa edizione, in parte il merito è anche del protagonista di questo articolo. Sì, perché Nino Schurter non è solo il più grande biker della storia, è anche l’uomo che ha preso per mano questo sport, che per molti anni è stato di nicchia, e l’ha reso più popolare, portandolo in un’altra, decisamente più vasta, dimensione. Molti si sono appassionati alla MTB proprio grazie a lui e siamo certi che anche il nostro Filippo sia stato ammaliato dalla bravura del grigionese. La storia di Nino non inizia con il consueto “s’innamora della bicicletta da piccolo”, no, perché le due ruote sono sì ben presenti nella sua famiglia e la velocità lo attira tantissimo, ma la sua attenzione è rivolta altrove ed è facile immaginare verso cosa. Due indizi: primo,

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nasce a Tersnaus, Grigioni, un paesello di 70 anime che si potrebbe definire dimenticato da Dio, se solo la chiesa che svetta in mezzo alle poche case non fosse la prova che in fin dei conti l’Onnipotente un segno l’ha lasciato anche lì. Secondo, le montagne innevate quando ci si svegli al mattino, tolgono il fiato. E allora, l’avrete capito, i primi attacchi sui cui poggia i piedi non sono quelli dei pedalini, ma quelli degli sci. Le prime esperienze le fa con lo sci club locale. È piccolo, ma il talento c’è e allora chi lo segue lo incoraggia ad andare avanti, a provare a diventare l’ennesimo campione della gloriosa stirpe degli sciatori rossocrociati. I risultati ci sono, ma c’è un problema: il più delle volte finisce sì sul podio, ma non al primo posto, perché a guardare tutti dall’alto in basso c’è un suo amico che nasce e cresce ad Obersaxen, a una ventina di minuti da casa sua. Un amico che di nome fa Carlo e di cognome, Janka. Uno che qualcosa di buono nello sci alpino, l’ha decisamente fatto. Nino ha la dote che tutti i grandi hanno, ovvero detesta perdere. In più è molto riflessivo e realista con sé stesso. Una mattina ci pensa e arriva al dunque: «Se voglio essere il numero uno, forse è me-

glio cambiare sport, perché quell’altro viaggia che è un piacere», ammette in un dialogo del tutto intimo. Scende così in garage, dove papà Ernst sta mettendo il grasso alla catena della sua mountainbike e gli comunica il grande cambio: «Voglio dedicarmi alla MTB». Gli occhi del babbo, da amante delle due ruote, non possono che accogliere queste parole con la luce più luminosa di tutte. Sci e scarponi finiscono in soffitta, al loro posto una splendida e fiammante bicicletta. Tempo qualche settimana di rodaggio, ed ecco che il giovane Nino inizia a mettere la sua ruota davanti a tutti. Ora è lui a vestire i panni di Janka, perché per la concorrenza ci sono solo le briciole. Il suo nome inizia a circolare nei salotti che contano e a 17 anni ecco la svolta: la Scott decide di scommettere sul ragazzotto che si sta mettendo in luce tra tanti promettenti atleti. Il nullaosta definitivo per la partnership arriva nientemeno che da Thomas Frischknecht, leggenda della mountainbike e talent scout dal naso fino. Durante un camp a Massa Marittima, in Toscana, Frischknecht decide di organizzare una gara con i suoi ragazzi. Al via c’è anche lui, che naturalmente stravince rifilando distacchi


CORNER / NINO SCHURTER

abissali a tutti. No, non proprio a tutti. Qualcuno regge il suo ritmo, è ovviamente Nino Schurter, che lascia esterrefatto il suo maestro: «Lì ho capito che Nino era destinato a fare cose uniche», dirà ad anni di distanza. Sotto la sua ala, il Nostro cresce giorno dopo giorno e i risultati veri non tardano ad arrivare. Nel 2004 si laurea campione del mondo Junior a soli 18 anni. È solo il primo di tanti successi che di lì a poco inizia ad inanellare nella sua categoria. Il ragazzo ha voglia di misurarsi con i big, specialmente con uno: Julien Absalon, il vero e unico dominatore nel cross-country dell’epoca. Il primo scontro è nella cornice più bella di tutte, quella dei Giochi Olimpici di Pechino del 2008. Malgrado sia ancora un under-23, Nino è al via nella gara regina. L’oro come da pronostico va al 28enne francese, ma a sorpresa il rossocrociato chiude terzo, conquistando un clamoroso bronzo e lanciando di fatto il guanto di sfida allo Zidane delle due ruote. Ma come la storia insegna, prima o poi per ogni Zidane, arriva una notte di Berlino. Canberra, Mondiali 2009. Tutto sembra ancora una volta apparecchiato per la vittoria del transalpino, che infatti dopo 20 km di gara attacca e fa il vuoto. Come nell’allenamento di Massa Marina, Nino resta incollato alla ruota

del più forte. Sembra la fotocopia di quella gara tanto inutile negli almanacchi, quanto importante nel plasmare la fiducia in Schurter, che questa volta però vuole cambiare il finale. Ed eccolo, a mille metri dal traguardo, trovare l’accelerazione giusta che fa saltare le gambe di Absalon. È la resa e il passaggio di consegne: lo svizzero trionfa ed è campione del mondo. E campione del mondo, nello stesso anno, lo diventa anche Carlo Janka. Destino? Forse. Da lì in poi diventa il faro della mountainbike, l’uomo da battere, il più forte di tutti. Il suo più grande appuntamento successivo è quello del 2012, quando torna alle Olimpiadi, questa volta da favorito assoluto. Sembra tutto pronto per l’oro, ma nel finale qualcosa va storto e ad alzare le braccia al cielo e il ceco Jaroslav Kulhavy. La rivincita però se la prende a Rio nel 2016, nell’ultima gara di tutti i Giochi. Un tracciato durissimo, pieno di salite, con quella conclusiva che spacca letteralmente le gambe. All’ultimo giro tutti pagano dazio, lui no, danza anche sull’ultima ascesa e manda fuori giri lo stesso Kulhavy, che alza bandiera bianca e permette all’elvetico di completare la collezione di medaglie olimpiche: bronzo nel 2008, argento nel 2012 e oro nel 2016. Nino è ormai una star mondiale nel

suo sport, tutti lo cercano, lo venerano e lo esaltano quando stabilisce nuovi record o quando compie imprese clamorose. Come nel 2017, quando dopo aver messo in bacheca il sesto titolo mondiale e la quinta Coppa del mondo, si aggiudica anche la Cape Epic in Sudafrica, una sorta di Tour de France per biker, ma si corre a coppie. Gareggia con il connazionale Matthias Stirnemann e dopo otto tappe e 651 km totali, conquista definitivamente la maglia gialla di leader. Un trionfo inaspettato che sorprende il protagonista stesso: «Nei miei piani c’era di provare a vincere questa corsa nel 2018, quest’anno io e Matthias eravamo venuti solo per fare una sorta di sopralluogo, per prendere dimestichezza con la Cape Epic», dichiara son il sorriso sornione pochi minuti dopo la premiazione. Non è tutto rose e fiori però, di lì a poco arrivano gli anni delle vacche magre. Schurter fatica a fare risultati, a volte ci riesce, ma il più delle volte chiude battuto. Le motivazioni non ci sono più e il fisico lo sta abbandonando, pensano le malelingue, che vengono però smentite con il grande ritorno agli antichi splendori. Il ragazzetto sbarbato di belle speranze ora ha lasciato il posto ad un veterano che ama duellare con i più giovani, che in lui vedono quello che lui stesso vedeva in Absalon: un re da detronizzare. Il suo trono al momento è ancora bene saldo però, a dimostrarlo è l’ultimo primato che ha stampato nel mese di giugno di questo 2023: 34 vittorie in Coppa del Mondo, superando proprio Absalon. Nino Schurter è più vivo che mai e tra un anno a Parigi proverà nuovamente a stupire il mondo, perché c’è il desiderio di portare un secondo oro a Tersnaus. In quel caso, siamo certi, le altre 69 persone lo festeggeranno alla grande.

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SPORT / FILIPPO COLOMBO

LA NUOVA AMERICA DI COLOMBO

H FILIPPO COLOMBO È UN MOUNTAIN BIKER E CICLISTA SU STRADA SVIZZERO. DUE VOLTE CAMPIONE DEL MONDO NELLA STAFFETTA A SQUADRE DI CROSS COUNTRY, HA VINTO LA MEDAGLIA D’ARGENTO NEL CROSS COUNTRY SHORT TRACK AI MONDIALI 2022. DI ROMANO PEZZANI

a trascorso fino a 20 ore alla settimana sui rulli montati nel suo garage con una speciale protezione al gomito sinistro in seguito a una rovinosa caduta sul tratto di pavé della foresta di Arenberg, in una Parigi-Roubaix che doveva consacrarlo fenomeno del ciclismo su strada, oltre che campione nella mountain bike. Filippo Colombo, 25 anni, ha invece perso anche la possibilità di disputare i Mondiali dello scorso agosto in Scozia e la sua mente è già rivolta alle Olimpiadi di Parigi 2024, alle quali non vuole assolutamente mancare. «In questi momenti difficili, in cui la mia ragazza Carlotta e i miei genitori Andrea e Lorenza mi sono stati sempre vicini, ho imparato ad apprezzare l’imprevedibilità dello sport e della vita. Anche una giornata di brutto tempo riserva sempre un raggio di sole, il principale alleato di un ciclista». La ritrovata salute dopo mesi di nebulosa navigazione è la nuova America di Colombo.

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l mondo del ciclismo internazionale è stato in apprensione per la tua caduta alla Parigi-Roubaix del 9 aprile 2023. Oggi come stai? «Decisamente meglio, la frattura multipla è stata complicata e dolorosa. Ho lavorato molto per tornare ad allenarmi e a gareggiare. Il mio sguardo è già rivolto alle Olimpiadi di Parigi 2024. Ci vuole una vera e propria impresa, in quanto i posti disponibili sono soltanto due e i miei avversari diretti sono Nino Schurter e Mathias Flückiger. Il percorso per superare l’infortunio mi aiuterà a raggiungere un traguardo straordinario come quello dei Giochi. La selezione definitiva è prevista nel mese di maggio». Cosa è successo esattamente nel temibile tratto di pavé della foresta di Arenberg? «Ho percorso e ripercorso mentalmente l’incidente: non ho rimproveri per nessuno. Mi sono ritrovato per terra ad alta velocità senza che avessi il tempo di reagire. È la realtà di noi ciclisti in una disciplina a rischio, in cui siamo confrontati talvolta con situazione estreme, come è stato nel caso di Gino Mäder nella discesa dell’Albula al Tour de Suisse 2023, in cui ha perso la vita a 25 anni, alla mia stessa età. Per questo io mi posso ritenere fortunato, oggi sono di nuovo in sella a godermi le emozioni che mi regala ogni giorno questo sport formidabile che adesso più di prima più riesco ad apprezzare fino in fondo». Il grave infortunio al gomito ti è costato i Mondiali di Glasgow dell’agosto scorso…

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SPORT / FILIPPO COLOMBO

«Ho provato in tutti modi di farcela, ho trascorso ore e ore in garage a pedalare sui rulli anche quando ero condizionato nei movimenti dalla delicata operazione a cui ero stato sottoposto. Sono stati mesi intensi non soltanto sul piano sportivo, in cui mi sono concesso quelle cose che solitamente non riesco a fare. Ho letto, ho guardato qualche film e soprattutto

ho trascorso del tempo con i miei amici. Sapevo che la mountain bike avrebbe sollecitato maggiormente il mio gomito, soprattutto in discesa, e ho accettato serenamente la decisione di Swiss Cycling di puntare su compagni di Nazionale fisicamente più pronti. I tanti messaggi di sostegno, tra i quali quelli dei miei idoli Nino Schurter e Vincenzo Nibali, hanno un valore speciale per me e sono il miglior incitamento per i prossimi traguardi internazionali». La tua stagione 2023 in Coppa del Mondo si è ridotta a sole tre gare, ma il nono posto ottenuto a Snowshoe è stato un segnale forte. «Sono rientrato ufficialmente il 20 agosto alla Swiss Cup di Basilea con un secondo rango che mi ha ridato subito morale e il ritorno nel circuito internazionale mi ha regalato questa bella soddisfazione in America. Ho concluso con una vittoria in Grecia e un altro secondo posto in Giappone. Per il 2024 sono molto motivato». Anche in sella alla bici tradizionale, con la maglia della Q36.5, hai dimostrato di saperci fare, in particolare nelle classiche del Nord. Epica una tua fuga al Giro delle Fiandre 2023, dove sei rimasto con otto compagni per 160 chilometri.

«Ne mancavano solo 35 al traguardo e a un certo punto ci abbiamo sperato. La squadra era molto contenta della mia prestazione, nel ciclismo la visibilità degli sponsor si ottiene proprio con questi tentativi. In Belgio c’è una bellissima cultura del nostro sport, le strade erano stracolme di appassionati che ci incitavano con grande entusiasmo. Un’esperienza che non dimenticherò mai». Da cosa nasce questa capacità di saper correre sia su strada, sia in mountain bike? «Dalla grande passione che ho per la due ruote. Per me è fondamentale per aprirmi a un mondo che mi ha sempre affascinato, anche se la mia vita sportiva la vedo saldamente legata alla MBT. È stata un’alternativa stimolante, ho provato a me stesso che posso pedalare in gruppo a un ritmo molto sostenuto, nonostante nella mia specialità la tecnica rimanga fondamentale e vada sempre allenata, fra insidie in salita e soprattutto in discesa, frutto di allenamenti mirati». Qual è la motivazione che ogni giorno ti spinge a salire in sella per macinare chilometri su chilometri? «Divertirmi, sia in allenamento e soprattutto in gara. In ogni sport c’è la

LUGANO ASPETTAVA FILIPPO GIÀ NEL 1996 Quando Museeuw scattò, praticamente tenuto coperto e lanciato da un’Italia «che non si amò», come la definì il grande battuto Gianni Bugno, solo l’idolo di casa Mauro Gianetti riuscì a stargli dietro. E ormai era troppo tardi per andare a riprenderli. Accadde al Mondiale di Lugano, che si correva su un percorso mosso, con la “salitella” della Crespera (neppure 2 km al 7.8% di pendenza media) che era l’asperità più tosta, in aggiunta alla “Diavola” che montava da Cornaredo verso Comano.

Fu il Mondiale del commovente abbraccio di Rocco Cattaneo al suo grande amico Mauro che sfiorò il titolo iridato nella storia del ciclismo per i colori rossocrociati, il quarto in assoluto dal 1927. Era una domenica di metà ottobre, il 13, e Filippo Colombo, fenomeno ticinese della mountain bike, nipote dell’immenso Rocco, fratello di sua madre Lorenza, sarebbe nato solo un anno dopo, sempre a Lugano, il 20 dicembre 1997. «Le imprese di Gianetti – sorride il biker di Bi-

ronico – sono state sicuramente fonte di ispirazione della mia passione per la due ruote, i racconti dei miei genitori mi affascinavano. In casa nostra, il ciclismo ci ha sempre entusiasmato». Due volte campione del mondo nella staffetta a squadre di cross country di Cairnas 2017 e Lenzerheide 2018, e medaglia d’argento nel cross country short track ai Mondiali 2022 di Les Gets, Filippo Colombo punta a diventare il primo ciclista a regalare un titolo iridato al Ticino: «Sarebbe un sogno…». TICINO TICINO WELCOME WELCOME / DIC / SET 2023--NOV FEB 2024 2023

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SPORT / FILIPPO COLOMBO

componente divertimento, altrimenti che sport sarebbe? Faccio in modo di ottimizzare tutto ciò che è ottimizzabile, senza lasciarmi influenzare da ciò che non è influenzabile, come ad esempio le condizioni meteo. Credo che i risultati in gara siano soltanto la conseguenza dell’impegno nelle sedute di allenamento. È quindi fondamentale essere consapevoli del lavoro svolto durante la preparazione per essere tranquilli il giorno della gara, curando nei minimi dettagli l’aspetto di una corretta alimentazione». Cosa ti piace fare oltre al ciclismo? «Ho terminato gli studi di economia all’Usi di Lugano, e non escludo di fare anche il Master. Adoro la montagna, le camminate nell’alto Ticino d’estate e le pelli di foca in inverno in Valle Bedretto. Sono particolarmente interessato a tutti gli sport della neve, abbiamo un appartamento di famiglia

Residenza Du Lac

in Engadina, che divido sovente con i miei fratelli Matteo (ingegnere civile di 29 anni) ed Elia (27), che in realtà è uno specialista di windsurf». Sei cresciuto nella realtà nostrana del Velo Club Monte Tamaro e oggi ti alleni con i miti Nibali, Aru e Ulissi… «Tante persone a me care mi hanno aiutato in questa crescita e ogni risultato lo desidero dedicare anche a loro. In particolare a Daniele Zucconi, che mi portava alle corse quando ero ancora un ragazzo. Sono questi veri appassionati, che macinano chilometri in macchina per il piacere di vederti felice pedalare nel gruppo, le persone che fanno bene allo sport e soprattutto ai giovani».

Ph: ©scottsrammtbteam / ©Q36.5proracingteam

Invito alla scoperta L’eccellenza e l’innovazione si fondono nella cornice incantevole di Paradiso, dove il Gruppo Tertianum, pioniere svizzero nell’arte dell’accoglienza e del vivere senior, è orgoglioso di presentare la nuova perla della sua collezione: la Residenza Du Lac. Ambienti di alto standing, appartamenti esclusivi e lussuosi, un ristorante di altissimo livello, la “Lobby, Lounge & Terrace” e tanti spazi dedicati al benessere e alla cura di sé stessi – come ad esempio una bellissima piscina coperta riscaldata – sono il contesto perfetto per godersi pienamente la terza e la quarta età senza mai rinunciare a nulla. L’attenzione e la qualità di uno staff altamente qualificato garantiscono non solo assistenza 24/7, ma anche un’esperienza di lusso, esclusività e serenità.

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HOTELLERIE / MANDARIN ORIENTAL PALACE, LUZERN

UN SOGGIORNO IN STILE BELLE EPOQUE

Christian Wildhaber

AFFACCIATO DIRETTAMENTE SULLE RIVE DEL LAGO DI LUCERNA, IL MANDARIN ORIENTAL PALACE, LUZERN FA PARTE DEL MANDARIN ORIENTAL HOTEL GROUP, SOCIETÀ DI HONG KONG FONDATA NEL 1985 CHE SI AVVALE DI HOTEL, RESORT E RESIDENZE DI LUSSO, PER UN TOTALE DI 36 PROPRIETÀ IN 24 PAESE. DI PAOLA CHIERICATI

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andarin Oriental è stato riconosciuto nel 2023 come il primo marchio di hotel di lusso nel mondo dal Luxury Travel Intelligence (LTI), per la sua passione, l’impegno, l’etica e i valori, nonché per gli investimenti continui, il modo in cui vengono utilizzati, la qualità del suo management e del personale.

Il Mandarin Oriental Palace, Luzern conferma a pieni voti questo primo posto, dopo essere stato inaugurato il 24 settembre 2022, sotto la direzione del General Manager Christian Wildhaber, in seguito ad una meticolosa ristrutturazione durata cinque anni dell’iconico Palace, punto di riferimento alberghiero della fine del XIX secolo e il principio del XX se-


HOTELLERIE / MANDARIN ORIENTAL PALACE, LUZERN

colo. «Il maestoso edificio fu costruito nel 1906 - afferma Christian Wildhaber in occasione di un nostro piacevolissimo incontro - epoca caratterizzata da una notevole prosperità economica e da una vita spensierata perché, a seguito di una serie di progressi economici ed invenzioni tecniche, si era andato modificando lo stile di vita delle classi borghesi. Affacciato sulle rive del Lago dei Quattro Cantoni, a due passi dal centro storico, l’hotel offre ai nostri ospiti una vista spettacolare sulle Alpi e possiamo considerarci ancora oggi un punto di riferimento per l’eleganza, il meticoloso servizio del nostro team e il nostro senso di ospitalità». La trasformazione è avvenuta grazie agli architetti dello studio Iwan Bühler e gli interior designer londinesi Jestico + Whiles, che hanno dato all’hotel una nuova prospettiva di vita assecondando le aspettative della famiglia Bucher, proprietaria dell’hotel per quasi 100 anni. L’hotel dispone di 136 camere eleganti, spaziose e raffinate, tra cui 45 suite, tra le più grandi della città. Vanno menzionate in particolare le due suite panoramiche con terrazza sul tetto con magnifica

vista a 360 gradi sul lago e sulle montagne, nonché la lussuosa suite presidenziale di 135 mq. La maggior parte delle camere dispongono di balconi o terrazze privati, sono tutte dotate di vari accessori e hanno pavimenti in parquet di rovere, pareti rivestite in bianco avorio, infissi restaurati, lampadari in ottone e mobili di design Molteni. I tradizionali giunti a farfalla asiatici sulle scrivanie, o la pelle lavorata sulle maniglie degli armadi, ricordano l’artigianato asiatico e quindi le origini del marchio. Nelle aree comuni la scelta è stata quella di riportare tutto allo stato originale, come il marmo a scacchiera dei pavimenti, le colonne interne in scagliola di colore corallo abbinati a moderni rivestimenti delle pareti con palme e gigli presenti nelle tappezzerie e nelle decorazioni delle finestre. Ispirata ai rituali dell’Estremo Oriente e alla rigogliosa flora elvetica, la SPA Bellefontaine è un santuario sereno e rigenerante con trattamenti viso e corpo. L’ampia e tranquilla area benessere offre sauna, bagno turco, docce esperienziali e una cabina di crioterapia di ultimissima generazione, oltre a una sala relax. Un centro fitness all’a-

vanguardia è disponibile 24 ore su 24 e l’hotel è anche luogo ideale per riunioni ed eventi privati. La collezione d’arte dell’albergo, curata appositamente dagli specialisti di VISTO-art, è dedicata a preservare la storia dell’edificio e ad apprezzare e riscoprire la bellezza naturale delle Alpi svizzere. Dai dipinti romantici del XIX secolo con aspre catene montuose ai dipinti su vetro di grandi dimensioni e alle fotografie naturalistiche astratte, la collezione presenta una notevole diversità che si fonde con gli ideali dell’hotel. Il Mandarin Oriental Palace Hotel, Luzern è un hotel a cinque stelle membro dei Swiss Deluxe Hotels. MANDARIN ORIENTAL PALACE, LUZERN Haldenstrasse 10 CH-6002 Lucerna T. +41 (0) 41 588 18 88 www.mandarinoriental.com/luzern TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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HOTELLERIE / MANDARIN ORIENTAL PALACE, LUZERN

UN VENTAGLIO DI EMOZIONI GASTRONOMICHE

Q LE CUCINE DEL MANDARIN ORIENTAL PALACE, LUZERN OFFRONO ARTICOLATE PROPOSTE GASTRONOMICHE DECLINATE IN QUATTRO DISTINTE STRUTTURE APPOSITAMENTE DEDICATE. DI GIACOMO NEWLIN

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uando gli storici Palace, che hanno segnato la gloria alberghiera svizzera agi inizi del secolo scorso, rivivono con una nuova veste pur mantenendo inalterata la struttura architettonica grazie ad una ristrutturazione conservativa, la gioia di chi apprezza la nobile tradizione dell’ospitalità è grande e fa dire che nulla è perduto. È il caso del Mandarin Oriental Palace di Lucerna, che domina sulla bella passeggiata al lago, con una vista imprendibile dai suoi ristoranti e dalla terrazza, vista che spazia oltre al lago sul Pilatus, montagna simbolo che sembra proteggere la città. La prima conferma di una tradizione rinata è il cordiale saluto personale del General Manager Christian Wildhaber che ci illustra la struttura e soprattutto i ristoranti che tanto ci interessano. La parte gastronomica del Mandarin Oriental Pa-

lace, Luzern si declina nelle quattro strutture preposte. Iniziamo con il MOzern Bar & Brasserie che nell’arco di tutta la giornata, a partire dalla prima colazione con un ricco buffet, offre squisite proposte internazionali e una varietà di prelibatezze mediterranee, il tutto servito in modo informale in un elegante ambiente dove rivive il fascino della Belle Epoque. Il Quai 10 invece è l’estensione stagionale della terrazza del MOzern, luogo ideale all’aperto e soleggiato, dove gustare piatti deliziosi e creativi durante il giorno, posizione perfetta anche per un aperitivo o un drink dopo cena, con vista sul Lago dei Quattro Cantoni. Si può scegliere tra la focaccia appena sfornata dal forno a legna, il pesce di lago alla griglia o le carni di provenienza locale cotte al barbecue. In un albergo con un nome evocativo come Mandarin Oriental Palace, Luzern, non poteva mancare l’esclusivo


HOTELLERIE / MANDARIN ORIENTAL PALACE, LUZERN

e raffinato ristorante giapponese Minamo, in cui lo chef Toshiro San utilizza per la sua cucina le classiche tecniche giapponesi imparate in decenni di esperienza e consiglia la proposta “omakase” che in sostanza vuol dire avere piena fiducia dello chef e lasciargli la scelta delle pietanze, anche perché non sempre è facile selezionare una scelta da un menu giapponese. Il bello è che i fortunati ospiti, al massimo otto persone, ve-

dono e ammirano lo chef all’opera trattare con grande maestria ingredienti di provata freschezza, che si possono accompagnare degustando diversi tipi di “sakè”, per un indimenticabile viaggio nel Sol Levante. Per ultimo consideriamo il “Colonnade” il ristorante più gastronomico del Mandarin Oriental Palace, Luzern, un vero tempio dell’arte culinaria, dell’esaltazione del gusto e della ricerca del benessere degli ospiti. Il 42.enne Gilad Peled di origine israeliana è l’executive chef con alle spalle un’esperienza professionale invidiabile, cito solo i tre anni in qualità di chef de cuisine al ristorante Le Pressoir d’Argent, presso Le Grand Hotel InterContinental a Bordeaux, premiato da due stelle Michelin, poi altri tre anni a Londra come Executive ai Gordon Ramsay Restaurants. Il suo motto è: “Ottenere sempre il meglio dai prodotti, sia da quelli più cari, sia da quelli più semplici. Quando creo un nuovo piatto lo studio finchè non sono soddisfatto”. Dopo soli 5 mesi dall’apertura del “Colonnade” è stato insignito della stella Michelin. Il risultato è straordinario avendo

scelto il menu degustazione, un vero tripudio per una gola sensibile a tutte le sfumature dell’eccellenza. Per tutti i piatti che si sono susseguiti resta un po’ di nostalgia e anche ricordi indelebili, mentre su tre è caduta la scelta per la citazione: Tourteau (granciporro), concombre, Kombu Royal (alga bruna), Caviar Kristal; Turbot (rombo), fregola sarda, blettes, coquillages, beurre blanc aux algues; Agneau d’Appenzell, artichauts violets, olives Nocellara, marjolaine, Belper knolle (formaggio del Canton Berna che si utilizza come insaporitore per molte vivande). Non è mancata neanche una selezione di formaggi svizzeri e francesi, da uno straordinario e ricco plateau. Un delicato sorbetto al Pelargonium (pianta della famiglia dei gerani), cetriolo, menta piperita e olio d’oliva ha fatto da apripista ai due dessert: Fragole, thé Rooibos, granita alle mandorle; Chocolat grand cru Costa Rica, Mucilage, Cardamome vert, Grué de cacao (scaglie delle fave di cacao). Un plauso di gratitudine va a Gilad Peled executive chef, all’executive chef patissier Clément Laurent e al principale sommelier Moritz Dresing che con grande perizia ha scelto i vini in accompagnamento tratti da una carta con circa 500 referenze. Carta sulla quale ho notato con piacere la presenza di tre grandi prodotti ticinesi: Castello di Morcote di Gaby Gianini, Christian Zündel e Castello Luigi. Uno stato d’animo di grande soddisfazione e godimento ha lasciato la sala, non prima di aver espresso un grazie di cuore alla brigata di sala sempre pronta ad esaudire ogni piccolo desiderio. Così eccoci ora al Lounge Bar dove il sorridente e premuroso Bartender Gabriele Cusimano ci ha deliziato con un suo afterdinner che ha contribuito a rendere dolce e sereno il sonno. MANDARIN ORIENTAL PALACE, LUZERN Haldenstrasse 10 CH-6002 Lucerna T. +41 (0) 41 588 18 88 www.mandarinoriental.com/luzern TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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HOTELLERIE / GOLF CLUB LUCERNA SEMPACH

SPORT E MONDANITÀ AI MASSIMI LIVELLI ARIELLA DEL ROCINO PROSEGUE IL SUO TOUR ATTRAVERSO I MIGLIORI CAMPI DI GOLF DELLA SVIZZERA E IN QUESTA TAPPA SI FERMA PRESSO IL GOLF CLUB SEMPACH A LUCERNA.

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escritto come uno dei migliori campi da golf del mondo nella guida «Rolex World’s Top 1000 Golf Courses», il campo di Woodside è stato il luogo ideale per l’European Challenge Tour dal 2010 al 2020. Con una distanza totale di 6.637 m, il campo da campionato a 18 buche par 72 di Woodside è il campo da campionato più lungo della Svizzera. Il percorso da campionato a 18 buche par 70 di Lakeside segue invece il profilo naturale del terreno su una distanza totale di 5.591 m. I fairway, progettati dal famoso architetto di campi da golf Kurt Rossknecht, conducono lungo percorsi impegnativi intervallati da numerosi specchi d’acqua. La loro conformazione si adatta perfettamente tanto allo svolgimento dei tornei più difficili, quanto ad una partita di golf più rilassata in un ambiente paesaggistico di straordinaria bellezza. È possibile approfitta di ampie aree pratica per migliorare le proprie abilità golfistiche e sviluppare una tecnica eccellente.

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Il Panorama Range e il Club Range comprendono 70 aree di partenza, 20 delle quali coperte. La costruzione del Golf Sempach, progettato nel 1992, ebbe inizio nel 1994 con la previsione di 18+9 buche. All’epoca il Club contava già 100 membri e l’anno successivo venne inaugurata la prima Club House con il ristorante Green Garden. E, finalmente, il 7 settembre 1996 venne aperto ufficialmente l’impianto Golf Sempach da 18+9 buche. Nel 2006 gli impianti originari furono ampliati di altre 9 buche e alcuni fairway vennero rinnovati: nacquero così i percorsi Woodside e Lakeside Nel 2007 poi la Club House è stata completamente ristrutturata per ospitare il Golf Shop, il bar “The Terrace” ed il guardaroba ospiti. Contemporaneamente, è stato inaugurato il nuovo edificio del ristorante che ospita i ristoranti “Le Club” e “Green Garden” nonché le sale da ballo con una capienza fino a 300 persone. Nel corso degli anni il Golf Sempach ha visto lo svolgimento di importanti com-


nomiche di alto livello, con prodotti freschi del mercato e specialità regionali, da degustare su terrazze da cui si gode un magnifico panorama. Presso il Club Golf Shop è possibile trovare una gamma completa di abbigliamento e accessori delle migliori marche del settore, mentre professionisti PGA sono a disposizione per aiutare a scegliere l’attrezzatura tecnica più adatta per ogni esigenza. petizioni a livello svizzero ed internazionale tra cui, più volte, eventi dell’European Challenge Tour. Nel 2019 l’edizione del decimo anniversario dello Swiss Challenge ha registrato uno straordinario successo, con circa 10.000 visitatori che si sono appassionati al golf praticato ad alto livello internazionale. Nella notte tra il 18 e il 19 gennaio 2021 l’edificio della ristorazione del Golf Sempach venne raso al suolo da un incendio, ma il 1° giugno 2021, appena quattro mesi, ha aperto i battenti il nuovo ristorante Le Club. L’edificio è stato realizzato con struttura modulare in legno e potrà essere riutilizzato in una nuova sede dopo l’apertura del ristorante definitivo nel 2023. Il ristorante Le Club offre proposte gastro-

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HOTELLERIE / CASTELLO DI SPALTENNA

LA CITTÀ DI GAIOLE IN CHIANTI È UNA INCANTEVOLE LOCALITÀ DEL CHIANTI CLASSICO, PATRIA DEL VINO, DELL’OLIO E DI ALTRI PRODOTTI TIPICI, IMMERSA IN UN PAESAGGIO UNICO, CARATTERIZZATO DA ANTICHI CASTELLI E PIEVI ROMANICHE.

UN GIOELLO NEL CUORE DEL CHIANTI

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aiole è stata luogo di battaglie per la conquista del potere da parte delle signorie, che dominarono queste terre per oltre cento anni: dai Guelfi ai Ghibellini, dalla famiglia dei Medici a quella dei Ricasoli che a lungo combatterono per la supremazia sul territorio compreso tra Firenze e Siena. Furono proprio questi continui conflitti a favorire la realizzazione dei borghi fortificati e di castelli dalle numerose torri di avvistamento che oggi si possiamo visitare questa vasta era area, molti dei quali trasformati in splendidi alloggi per soggiorni nel Chianti. Il Castello di Spaltenna ne è sicuramente un ottimo esempio, un antico borgo medioevale costituito da una Pieve con una torre campanaria che risale all’anno 1000 e dal contiguo monastero fortificato del XII secolo, trasformato poi in un Resort di charme a 5 stelle. «Il Resort dispone anche della Canonica - racconta Alessandro Ercolani, General Manager - una suggestiva dimora situata nell’incantevole borgo

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medioevale di Vertine, piccola frazione del comune di Gaiole in Chianti. Si tratta di una residenza d’epoca, che risale al XII secolo, con giardino privato, particolarmente amato dalla nostra clientela internazionale». Uno degli elementi che colpiscono di questo luogo meraviglioso è l’immensa distesa delle colline circostanti che a qualsiasi ora del giorno o all’imbrunire infondono un immenso senso di pace. Nelle giornate di sole poi la distesa della campagna è così verde da sembrare un mare nel quale potersi tuffare. Ed è qui che allora possiamo iniziare il nostro soggiorno, con un tuffo nella piscina a sfioro circondata da lettini prendisole sui quali ci si può posare per catturare un raggio di sole dopo qualche bracciata a nuoto. Ci aspetta poi la Spa e le sue brave massagiatrici che ci accolgono con oli e profumi inebrianti per donarci una sensazione di benessere e di leggerezza. Anche le creme elasticizzanti e anti aging della linea svizzera Le Colline possono concorrere ad addolcire e nutrire la nostra pelle.


HOTELLERIE / CASTELLO DI SPALTENNA

Salendo ai piani, le camere e le suite sono arredate con gusto antico: tavoli d’epoca, quadri, merletti e morbide lenzuola ci potranno avvolgere durante la notte per favorire il sonno. Ma prima di buttarci nelle braccia di Morfeo il ristorante Il Pievano, 1 Stella Michelin, ci attende con le sue eccellenze gastronomiche raccontate dallo chef greco di Salonicco e toscano di adozione Stelios Sakalis, che è stato allievo di Gordon James Ramsay, chef e personaggio televisivo, imprenditore e ristoratore britannico. La sua proposta prevede 3 menu de-

gustazione: Mrs Jekyll, di 4 portate, Dr Jekyll di 6 portate e Mr Hyde di 12 portate. Ci azzardiamo ad affontare Mr. Hyde, seguiti dai consigli esperti della sommelière. Dalle sue molteplici esperienze, lo chef ha creato piatti ispirati alla sua infanzia e alle specialità greche, abbinati alle materie prime del territorio, grazie anche alle collaborazioni con produttori locali di piccole realtà che fanno della qualità e della genuinità il loro tratto distintivo, con un utilizzo accorto delle tecniche di preparazione e cottura più innovative. Ne scaturisce una cucina in continua

evoluzione, «funky, rock e con tanta tecnica»: così Stelios ama definire la sua proposta gastronomica. La Cantina del ristorante offre 750 etichette, una ricca proposta che spazia dal territorio del Chianti all’Italia, sino alle diverse regioni del mondo. Nei mesi estivi è aperta anche L’Osteria che propone piatti tipici toscani come i pici, i ravioli, la pappa al pomodoro, realizzati con materie prime di qualità e il Ristorante La Terrazza, aperto solo a mezzogiono e che si affaccia sulle colline e sulla piscina. Nel tempo libero consigliamo di visitare lo shop adiancente che propone i vini del castello, i prodotti di bellezza erboristici toscani, gestito da una brava artigiana locale che realizza bellissime ceramiche al tornio, da personalizzare come si desidera. Il Castello di Spaltenna è aperto da aprile a ottobre ed è un luogo ideale anche per chi volesse approfittare di questa splendida location per festeggiare le proprie nozze. www.spaltenna.it

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EVENTI / AIR-DYNAMIC

CLASSE E GENEROSITÀ AL SECRET HANGAR GALA

GRANDE UCCESSO PER L’EDIZIONE 2023 DELL’EVENTO ORGANIZZATO DALLA SOCIETÀ DI AVIAZIONE PRIVATA AIR-DYNAMIC

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a pista e un hangar dell’aeroporto di Agno si sono trasformati nel palcoscenico più esclusivo per il “Secret

Hangar 2023”, che ha regalato ai 250 invitati di Air-Dynamic intensi momenti di spettacolo e divertimento. L’evento organizzato dall’azienda leader nel settore dell’aviazione privata di Lugano, nato nel 2013, ha proposto per l’edizione di quest’anno un programma d’eccezione che ha coinvolto ospiti VIP, cantanti, artisti e sponsor prestigiosi all’insegna dello spettacolo e della beneficenza in una elegante serata di gala. «Air-Dynamic è profondamente impegnata nel sostegno di UNHCR nelle iniziative a favore dell’istruzione per persone ad alto potenziale nel campo dell’aviazione – sottolinea Raffaella Meledandri, CEO della società che ha curato ogni dettaglio con la regia di Simonetta Rota – e il nostro evento ci ha permesso di raccogliere fondi per la campagna Aiming Higher, che mira a garantire un accesso all’istruzione di 500.000 giovani rifugiati entro il 2030».


EVENTI / AIR-DYNAMIC

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EVENTI / AIR-DYNAMIC

Air-Dynamic sostiene pure il Fondo d’azione di risposta alle emergenze per le persone sfollate con la forza affinché ricevano protezione e assistenza attraverso una risposta globale forte e rapida. Il momento più toccante, in questo importante percorso di cooperazione con il programma delle Nazioni Unite per i Rifugiati, è stato l’intervento di Maya Ghazal, Goodwill Ambassador UNHCR che è intervenuta come ospite d’onore. Gli applausi per Maya Ghazal, un faro di speranza e di inclusione come prima donna siriana rifugiata diventata pilota, all’età di 21 anni, hanno coronato una serata di gala dedicata naturalmente anche all’aviazione e ai viaggi. In particolare, i safari di wildplacessafaris.com e le mete esclusive in Norvegia con Ultimate Places e ad Alula in Arabia Saudita con Gotko Hospitality Group. Gli aeromobili Falcon 2000 LX della

francese Dassault Aviation, l’azienda leader del settore e da sempre partner di Air-Dynamic, e il nuovo 12 NGX della Pilatus Aircraft di Stans hanno reso ancora più attrattivo l’evento con la loro imponente presenza sulla pista. Il Lilium Jet eVTOL, in piena fase di lancio, rappresenta già un’innovazione senza precedenti che farà parte della flotta della società di Lugano dal 2026. Questo velivolo completamente elettrico si disingue per il suo profilo acustico praticamente silenzioso, garantendo spostamenti rapidi fra i centri urbani con un’autonomia di 175 km e una velocità di 280 km/h. Due donne di forte personalità come Raffaella Meledandri e Anna Oxa hanno animato un altro capitolo di questo evento. Air-Dynamic, infatti, ha voluto sottolineare con una targa gli oltre 45 anni di carriera della cantante e artista, accompagnata da un video di straordinaria intensità con un

brano della sua ultima produzione. La sua presenza sul palco in veste di “special guest” ha coinvolto gli invitati in un elogio corale. Molto apprezzata pure Serena Maisto, che con le sue traiettorie inedite ha realizzato in diretta un dipinto che è stato battuto all’asta a favore del programma di sostegno di UNHCR, mentre gli invitati gustavano la cena dello chef stellato Luca Bellanca del Ristorante Meta, accompagnata dai prestigiosi vini del gruppo AVU.

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IL PRIVATE BANKING CHE FA LA DIFFERENZA

Solidità, Tradizione, Indipendenza, Cultura, Buon Senso e Fiducia Valori che vogliamo evidenziare attraverso il nuovo logo di Banca del Sempione. Un lavoro di rinnovamento attraverso cui si intende esprimere l’orgoglio di appartenere da oltre 60 anni alla vita del nostro territorio e al tempo stesso guardare all’innovazione, al futuro e alle nuove generazioni in modo globale. L’obiettivo rimane sempre lo stesso: soddisfare le esigenze della nostra clientela svizzera e internazionale con un servizio esclusivo e su misura.

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FASHION / MODA INVERNO

ALL’INSEGNA DELLA RAFFINATEZZA 01

palette cosmetica di terra, bronzo, cipria con tocchi di mandarino esaltati dall’abbondanza di nero kajal. Ricorre il motivo di un fiore stilizzato, sintesi di grazia, delicatezza e discrezione. CHIARA BONI,“La Petite Robe” propone per la stagione un’attitudine essenziale e squisitamente elegante. Traendo ispirazione dalle immagini nette e sensuali di Helmut Newton, la collezione si concentra su silhouettes impeccabili e su una palette di colori concisa, focalizzata principalmente sul nero, illuminato da tocchi di winter white e azalea. In linea con il mood, accessori in pelle nera che vestono il corpo esaltano la precisione delle forme, in un gioco di seduzione. Continua la celebrazione del 30° anniversario di ANTEPRIMA: la città di Milano torna protagonista per interpretarne la sua essenza, vero fulcro creativo e fonte di ispirazione di Izumi Ogino, Direttore Creativo del brand. UN BISOGNO DI PULIZIA, DI SEMPLIFICAZIONE, DI ELEGANZA E RAFFINATEZZA: QUESTO È IL MESSAGGIO CHE GLI STILISTI RACCONTANO PER QUESTO INVERNO. DI VALENTINO ODORICO

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n ritorno alla sartorialità, alle linee perfette, ad un nuovo rigore ma con un sapore contemporaneo e rilassato. GIORGIO ARMANI intitola la sua collezione “Cipria”: il momento del maquillage è intimo, personale. Intimo è anche il sentimento che pervade questa collezione, presentata durante una sfilata dalla dimensione domestica, evocata dai cuscini di un divano. L’atmosfera è quella di un salotto, luogo di scambio e di convivialità e il guardaroba che accompagna questa idea di soave domesticità è fluido, prezioso. Le forme seguono il corpo e il movimento: abiti setosi come pigiami, scialli avvolgenti, pantaloni morbidi, pullover, giacche allungate e lunghi abiti, in una

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FASHION / MODA INVERNO 05

mere al meglio il loro modo di essere. Il modo in cui vengono realizzati questi capi, seguendo un approccio gentile nella costruzione e nella silhouette, ma anche delicato nei confronti dell’ambiente, è ciò che definisce il modo di fare CANALI: sottile, naturale e mai forzato. 01 Canali 02 Anteprima FW 2023-24 03

L’amore al centro della nuova collezione: per l’Artigianato, per l’Arte e per la Vita. Le forme sono più strutturate e nitide, pur mantenendo il senso di fluidità e femminilità. I ritagli sono precisi e i bordi arrotondati su capi minimalisti con un tocco più fresco e deciso. Ispirato dal mondo dell’architettura e del design il volume scolpito pieno d’aria, aggiunge una dimensione divertente alla collezione. Per ETRO il DNA del brand risiede nel tessuto e nella stampa: tartan, motivi cravatteria e, naturalmente, paisley. Tutto questo ritorna oggi, incorniciato da un nuovo senso di precisione geo04

03 Etro 04 Giorgio Armani

metrica, da una propensione psichedelica per i tagli netti e disegni ritmici. Tutto si mescola istintivamente: lunghi abiti fluttuanti sono abbinati a maglie lunghe e grosse; pantaloni e gilet maschili sono combinati a bluse di seta. Per il mondo maschile ELEVENTY crea una collezione di altissima qualità, sartoriale e giovane, contaminata da un leggero “College touch” di ispirazione Preppy anni ’60. Pattern e tonalità uniche e ricercate si mixano sapientemente in un percorso cromatico di tinte polverose, tra cui spiccano il bianco nuvola, il sabbia e il cammello, nuovi colori caldi realizzati in esclusiva e tonalità più fredde come il grigio pietra, il polvere e il blu cobalto. Una costante delle collezioni del marchio sono i capi bimaterici, nati dall’incontro di materiali differenti, come nylon e pelle, tessuto e maglia. CANALI invece comprende che la definizione di mascolinità, oggi, è tutt’altro che univoca. La mascolinità ha giustamente acquisito una pluralità di sfumature e sentimenti che ha cambiato in modo permanente il modo in cui gli uomini affrontano l’atto quotidiano di vestirsi. Il Brand riconosce tali cambiamenti e intraprende un nuovo percorso, con un approccio innovativo, offrendo agli uomini strumenti che possono utilizzare per espri-

05 Chiara Boni 06 Eleventy

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LUSSO / SPECIALE VIA NASSA

L’EVOLUZIONE DIGITALE NEL LUSSO

ROBERTO MAZZANTINI, PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE VIA NASSA, RACCONTA COME LE BOUTIQUE SI STIANO REINVENTANDO NELL’ERA DELL’ONLINE E INTRODUCE LA NOSTRA INCHIESTA SVOLTA TRA ALCUNI PROTAGONISTI DELLA PIÙ PRESTIGIOSA STRADA CITTADINA.

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n un’epoca in cui il digitale permea ogni aspetto della nostra vita, il settore del lusso e di conseguenza la Via Nassa, non fanno eccezioni. La rivoluzione digitale sta plasmando nuovi comportamenti d’acquisto, spingendo i marchi di lusso e i punti vendita tradizionali a navigare tra le acque mutevoli dell’innovazione per rimanere rilevanti e competitivi. Prima di tutto, l’impatto del digitale sul comportamento d’acquisto è innegabile. La presenza sui social media è diventata un pilastro per mantenere un dialogo aperto con i clienti e promuovere i prodotti in modo creativo e coinvolgente e oggi i consumatori di ogni target e in quasi tutte le fasce di età, sono equipaggiati con una ricchezza di informazioni che influenzano profondamente le loro decisioni di acquisto. Tutto ciò costringe i Brand del lusso a valutare con grande attenzione e perizia l’influenza di Social media e Influencer,

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veri “key player” nell’ecosistema del lusso, sulle loro vendite totali e sui comportamenti d’acquisto della loro clientela in quanto i dati che ne emergono sono la linfa vitale per guidare la creazione di strategie a medio termine per sfruttare il digitale come un potente alleato per il branding e le vendite. In particolare infatti, le generazioni Y e Z si affidano molto agli influencer e ai social media per valutare i propri acquisti di lusso. Questa tendenza è particolarmente pronunciata nei mercati con consumatori più giovani come quelli asiatici ai quali la Via Nassa guarda con estremo interesse. Se dal punto di vista del marketing le Case Madri devono quindi esplorare tutte le innumerevoli possibilità offerte dal mondo digitale (non dimentichiamoci del Metaverso) le boutique per mantenere la loro innegabile capacità di attrazione che ha saputo conquistare tutte le generazioni antecedenti ai Millennial, devono trasformarsi in spazi unici dove i clienti possono immergersi in esperienze d’acquisto eccezionali.

Non più luoghi dove fare acquisti, i punti vendita del lusso devono assolutamente puntare all’erogazione di servizi personalizzati in grado di offrire un valore aggiunto che non possa in alcun modo essere replicato online. Focalizzarsi sulle esigenze di ogni singolo cliente per personalizzare l’esperienza di acquisto, consente ad ogni Store manager di creare un’esperienza di acquisto memorabile, gratificante e, soprattutto, capace di fare la differenza tra un “freddo” acquisto online e un “esclusivo” acquisto di persona. Oltre a lavorare sul servizio, è comunque fondamentale per ogni boutique raggiungere, coinvolgere, conquistare e sottrarre alle vendite online quanti più acquirenti nel minore tempo possibile. È per questo che, in qualità di Presidente dell’Associazione Via Nassa, da sempre sostengo i progetti digitali della Città di Lugano come il Plan B, l’app MyLugano e l’NFT Fest. Sono infatti convinto che l’incursione del mondo digitale nel settore del lusso ci debba spingere a rivolgere il nostro sguardo a una generazione di


LUSSO / SPECIALE VIA NASSA

HANNO PARTECIPATO ALL’INCHIESTA:

SILVANO BELOTTI (S.B.) Presidente Belotti Group

JO FABBRI (J.F.) Direttrice IMAGO Art Gallery

FRANZ REICHHOLF (F.R.) Direttore Bucherer Lugano

ANTONIETTA CASTELNUOVO (A.C.) Direttrice Tourbillon Lugano

potenziali acquirenti che poco conoscono il valore esclusivo di un acquisto in boutique ma che per contro ben conoscono le modalità di acquisto online. Per promuovere la visibilità dell’Associazione Via Nassa presso il target di quelli che a breve sono nostri potenziali clienti in occasione della recente NFT Fest & Web3 Conference abbiamo creato e lanciato, prima realtà associativa in Svizzera, la “Via Nassa NFT Starway Collection”, una serie di 7 token in cui ogni NFT rappresentava un soggetto diverso, ma tutti collegati alla storia e all’unicità del distretto del lusso della Via Nassa. Agli NFT abbiamo voluto affiancare un

concorso legandolo all’app MyLugano. Per partecipare, è stato necessario collezionare tutti gli NFT scansionando i 7 QR code presenti per 2 settimane su appositi manifesti posizionati lungo la Via Nassa e al Palazzo dei Congressi. In premio 50’000 LVGA e un NFT esclusivo. La partecipazione è stata superiore alle nostre aspettative: a scaricare qualche NFT sono stati in migliaia ma in diverse centinaia li hanno collezionati tutti e 7 sul loro Wallet. Un risultato che evidenzia il cambio di paradigma e che sottolinea l’importanza, anche per il commercio al dettaglio, di una presenza online robusta e autonoma per navigare con successo nel panorama retail moderno.

GIOVANNI FREY (G.F.) Direttore Boutique KURZ Lugano

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ugano ha vissuto un’estate che dal punto di vista turistico può essere senz’altro giudicata positiva. Dal suo osservatorio privilegiato, anche la via Nassa si è avvantaggiata di questa situazione?

S.B.: «Analizzando i dati ufficiali nel nostro Cantone nei primi 6 mesi del 2023, si evince una perdita di 35mila pernottamenti (-3.2%) rispetto all’anno precedente. Non si conoscono ancora i dati ufficiali definitivi estivi, ma sembra che si riconfermi anTICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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LUSSO / SPECIALE VIA NASSA

Nello specifico, qual è lo stato di salute del settore del lusso di cui siete un punto di riferimento? S.B.: «Il settore del lusso regge, ma secondo noi non grazie ai turisti che diventano nuovi clienti, ma grazie alla clientela locale che conosce il nostro brand e apprezza la qualità dei nostri prodotti e dei nostri servizi di ottica e udito».

che in questo periodo la tendenza al ribasso per il turismo ticinese: il trend negativo viene confermato con un calo a giugno del 4,2% rispetto allo stesso periodo del 2022. Molteplici i problemi per il turista in Ticino: prezzi elevati degli Hotel rispetto alle realtà della vicina Italia, problemi di “salute” per le acque del lago, meteo non favorevole con piogge continue a maggio e giugno, in certe città traffico elevato con poche possibilità di trovare un parcheggio comodo ed economico, cantieri in molte strade cantonali e in autostrada…a Lugano via Nassa, secondo il nostro punto di vista la situazione non è stata così rosea come sembra». J.F.: «Sì, certamente, abbiamo visto un flusso di turismo continuo, composto da viaggiatori prevalentemente americani, arabi, russi, e svizzeri, che si sono alternati a seconda dei periodi tipici vacanzieri delle singole nazioni. A mio parere Via Nassa nel complesso ne ha beneficiato, ospitando turisti e clienti all’interno dei diversi locali commerciali». G.F.: «Posso senz’altro dire che complessivamente il periodo primaverile e quello estivo

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hanno registrato un buon passaggio di clienti, sia provenienti dal Ticino e dalla Svizzera in generale che dall’estero. Le uniche difficoltà si sono semmai registrate in relazione al cambio non particolarmente favorevole tra il CHF e le altre valute, ma in ogni caso siamo in linea con il raggiungimento degli obiettivi annuali che ci eravamo prefissi». F.R.: «Gli ultimi mesi sono stati senz’altro positivi, nonostante il fatto che ancora non sia tornata in misura importante la clientela asiatica. Buona la presenza di clienti dagli Stati Uniti, ma in ogni caso la nostra forza è rappresentata soprattutto dalla presenza di affezionati clienti locali o provenienti dalla Svizzera interna». A.C.: «Direi che la stagione è stata molto positiva soprattutto fino a luglio, un po’ meno nei mesi successivi. Quello che merita di essere sottolineato è il fatto che per la gran parte si è trattato di un turismo di qualità, con ospiti attenti al bello e propensi ad acquistare. Da segnalare il ritorno dei turisti dagli stati Uniti, molti francesi e tedeschi, e qualcuno anche dall’Australia».

J.F.: «In generale ottimo, abbiamo visto un pubblico variegato, sia per quanto riguarda i giovani che fortunatamente dimostrano sempre più interesse per il mondo dell’arte, sia per quanto riguarda collezionisti istruiti e acquirenti attenti agli investimenti in questo settore. Inoltre, si sente la presenza di acquirenti che comprano arte quale bene di lusso, e non solo come oggetto culturale o economico». G.F.: «Bisogna fare una distinzione tra il settore della gioielleria, che ha registrato anche quest’anno un andamento molto positivo, e quello orologiero che invece negli ultimi mesi ha mostrato qualche segno di flessione, vuoi per gli aumenti dei prezzi applicati da molti marchi a causa dell’aumento delle materie prime che per i suddetti problemi di cambio, oltreché naturalmente per il perdurare di instabili condizioni economiche e politiche internazionali. Non dimentichiamo che fino a prima del Covid russi e cinesi rappresentavano una voce molto importante del fatturato dei negozi della via Nassa e che questa clientela è andata per le ben note cause quasi completamente scomparendo». F.R.: «La fascia più alta della clientela, quella con la maggiore possibilità di spesa, mantiene tutta la


LUSSO / SPECIALE VIA NASSA

sua propensione all’acquisto e non conosce limitazioni. Qualche flessione semmai si registra tra i clienti medioalti, soprattutto se provenienti dall’Italia, anche in relazione alle limitazioni relative all’utilizzo del denaro contante».

no vengono proposte. Nel campo della gioielleria le maggiori richieste si indirizzano sempre verso i diamanti, ma anche le pietre colorate, soprattutto nel periodo primaverile ed estivo, sono state molto apprezzate».

A.C.: «Il settore orologiero, del quale Swatch Group è leader mondiale, continua ad attraversare un ciclo in generale molto favorevole. Gli orologi si confermano essere allo stesso tempo oggetti di desiderio, beni rifugio, motivo di investimento. Ci ha fatto molto piacere vedere padri entrare in negozio per acquistare un orologio da regalare al figlio che si è laureato o ha conseguito un master. Se vogliamo, una sorta di ritorno alle vecchie, care tradizioni di un tempo».

F.R.: «L’interesse dei nostri clienti resta focalizzato sui marchi di grande prestigio e tradizione che noi rappresentiamo. Si può tuttavia notare anche una tendenza a ricercare alcuni marchi che potremmo definire “di nicchia” ma che propongono modelli di eccezionale qualità di manifattura».

In questo particolare segmento di mercato si possono individuare nuove tendenze o richieste da parte della vostra clientela domestica e internazionale? S.B.: «La tendenza è sempre la stessa: il cliente in questo settore vuole essere coccolato, e noi in Belotti siamo strutturati per farlo, garantendo un prezzo europeo e una scelta internazionale di prodotti».

A.C.: «I marchi di prestigio mantengono inalterato tutto il loro fascino. Tuttavia è da notare un crescente interesse anche verso quelle case e quei modelli che, in un certo periodo, godono dell’attenzione dei blog, dei social, o di ben orchestrate campagne promozionali. Il passaparola funzione molto bene come veicolo di temporanee tendenze o forme di attaccamento ad uno specifico prodotto».

In che misura e in che modo intercettate le richieste di clienti appassionati che si possono definire grandi collezionisti? S.B.: «Questi clienti appassionati, vengono “coccolati” con le nostre attività di customer care e di marketing; ad ogni uscita di un pezzo unico e di valore, sono i primi ad essere contattati con una via privilegiata». J.F.: «La storia della galleria si porta dietro un bagaglio di conoscenze sviluppate in tanti anni, è un mondo piccolo, ma si sta sicuramente ampliando grazie alle recenti tecnologie. Piattaforme virtuali come, ad esempio, Artsy avvicinano domanda e offerta, riducendo tempi e livelli di connessione tra esse». F.R.: «Quello dei collezionisti è un mondo molto particolare fatto di persone estremamente preparate e con specifiche esigenze che non sempre è facile soddisfare.

J.F.: «Come accennato sopra, si vedono sempre più spesso giovani che acquistano opere, anche di valori non eccessivi, ma che rispetto al passato dove più facilmente avrebbero comprato oggetti appartenenti ad altre categorie, oggi comprano arte, e dimostrano un forte desiderio di entrare a far parte di questo mondo, saranno probabilmente i collezionisti del futuro, o almeno è quel che mi auguro». G.F.: «In generale si può dire che permane un interesse dei clienti verso le novità che di anno in anTICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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Questo in relazione soprattutto al fatto che i modelli iconici più richiesti non sono spesso disponibili se non in un numero limitato di pezzi e con lunghi tempi di attesa. La nostra conoscenza del settore orologiero e la nostra attività di consulenza spingono in ogni caso i collezionisti a guardare anche verso taluni marchi meno noti, ma di grande livello qualitativo, che possono rappresentare anche un ottimo investimento in chiave di valorizzazione futura». A.C.: «I collezionisti rappresentano da sempre una quota molto significativa della nostra clientela che cerchiamo di assecondare con particolare attenzione e cura. In generale sono molto informati e hanno le idee ben chiare circa la marca e il modello che intendono acquistare. Molti risiedono in Ticino, oppure provengono dalla Svizzera interna o dal nord Italia. Devo dire che il loro interesse, oltre che sui marchi storici, si indirizza spesso su quelle maison orologiere svizzere, sempre più rare, che realizzano i loro modelli esclusivamente all’interno di manifatture proprie e interamente a mano». In che misura il mondo virtuale sta cambiando i comportamenti e può influire anche sulle modalità di accesso della clientela ai tradizionali punti vendita? S.B.: «Riteniamo che il mondo virtuale possa influire sulla scelta dei brand più desiderati, o con prodotti già selezionati e già nella mente del consumatore. Il cliente arriva in negozio a volte con già le idee precise del brand su cui puntare, mentre prima era più improntato a lasciarsi consigliare; è un consumatore più indottrinato, soprattutto il Covid ha esasperato questo concetto. L’importante è avere a disposizione il prodotto

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voluto, per non perdere la vendita e in Belotti questa varietà di prodotti è sempre garantita». J.F.: «Oggi l’accesso è illimitato, prima le gallerie dovevano essere visitate di persona o durante le fiere, le case d’asta vendevano a clienti presenti in sala o tramite offerte telefoniche o anticipate, oggi le visite e le vendite online sono diventate molto più frequenti, negli ultimi anni anche per opere di valori molto alti, scenario che prima non era concepibile». G.F.: «Siamo ormai davanti ad un fenomeno irreversibile riguardante il fatto che il ricambio generazionale si accompagna a giovani con una formazione tecnologica e una propensione alle novità molto più accentuate rispetto al passato. Di questo dovrebbero tenere maggiormente conto le case orologiere proponendo nuovi modelli vicini ai gusti di un mondo giovanile che ha voglia di avvicinarsi allo straordinario mondo dell’orologio». F.R.: «Il mondo digitale rappresenta una realtà con cui oggi siamo tutti chiamati a confrontarci,

ed infatti anche Bucherer ha aperto un suo canale di vendita online. Ritengo tuttavia che gli straordinari mezzi messi a disposizioni dalle nuove tecnologie debbano essere soprattutto utilizzati come supporto per accrescere conoscenze e competenze da parte del cliente, al quale occorre poi offrire quella esperienza unica, da un punto di vista anche emozionale, che proviene solo da un acquisto diretto in negozio, a contatto con quell’elemento umano che continuerà sempre a fare la differenza». A.C.: «Digitalizzazione, social, mondo virtuale, concorrono senza dubbio a determinare le conoscenze della clientela e ad orientarne gusti e preferenze. Per noi, in ogni caso, il negozio fisico mantiene ancora tutta la sua centralità; anzi, devo dire, ora più che mai diventa il luogo di un’esperienza condivisa all’interno della famiglia. Voglio fare l’esempio di due fortunatissime iniziative promosse da Swatch rispettivamente con Omega e Blancpain, dove il figlio entrava per acquistare l’orologio ispirato da quei pezzi iconici e il padre si concedeva il piacere di regalarsi il prestigioso modello originario».


Tisettanta

TAILOR-MADE ATTITUDE.

Showroom, via Fatebenefratelli 3 - Milano www.tisettanta.com


LUSSO / OMEGA

REGALI ESCLUSIVI E PRESTIGIOSI

LE COLLEZIONI PER L’INVERNO 2023 DI OMEGA SI CARATTERIZZANO PER LA PRESENZA DI MODELLI UNICI NEL LORO GENERE. TRADIZIONALI O ICONICI PER DESIGN E MATERIALE, GLI OROLOGI DI QUEST’ANNO ESPRIMONO UN FASCINO SENZA PARI.

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e festività natalizie costituiscono il momento migliore per abbandonarsi alla gioia di esplorare una vasta selezione di idee regalo, tutte da scoprire nell’inverno incantato della Manifattura. Donare sarà il gesto più prezioso con le Feste firmate OMEGA. Gli orologi OMEGA possono essere ammirati a Lugano presso la Boutique Tourbillon, collocata in via Nassa 3, in una strada dello shopping di eccellenza tra le più famose in Svizzera. La Boutique Tourbillon accoglie i suoi clienti in spazi esclusivi e dal design elegante, dove vengono proposte le più recenti novità dei marchi di prestigio dello Swatch Group,

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LUSSO / OMEGA

orologio con cassa da 38 mm è realizzato in acciaio inossidabile e oro Sedna™ 18K, una lega di oro rosso unica che conferisce un tocco di calore persistente al freddo metallo del modello. Quest’anno, la cosiddetta Luna Fredda cade il 26 dicembre, subito dopo Natale. Per rappresentare l’incantevole visione del cielo notturno, OMEGA propone uno Speedmaster Moonphase blu notte, con immagini realistiche della superficie lunare in miniatura e l’iconica impronta d’astronauta sul disco lunare. Questo orologio con cassa da 44,25 mm in acciaio inossidabile vanta un anello della lunetta in ceramica blu ed è corredato da un cinturino in pelle blu. È il modello ideale per offrire non il mondo ma la luna intera a chi si ama.

nell’intento di offrire il piacere di una scelta da effettuarsi in tutta calma e con la consulenza di esperti professionisti. Questi marchi dimostrano tutti il più profondo rispetto della grande tradizione orologiera e sono frutto del connubio riuscito tra antica maestria, spirito innovativo e tecnologie d’avanguardia. Fondata nel 1848, battezzata OMEGA nel 1903, la celebre manifattura crea orologi che hanno contribuito a

scrivere la storia dell’orologeria. Hanno viaggiato nello spazio, nelle profondità degli oceani, nonché adornato il polso di numerosi esploratori, artisti e capi di stato. Titolare di molti record di precisione, creatore di un design unico e pioniere nell’innovazione, OMEGA è uno dei marchi di orologi più influenti. Tra i numerosi modelli OMEGA presentati nelle collezioni, un posto di rilievo merita senza dubbio lo Speedmaster 38 mm Cappuccino. Questo TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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LUSSO / VANNI PESCIALLO GIOIELLI

UN ATELIER DOVE I SOGNI DIVENTANO REALTÀ

CREATIVITÀ E FANTASIA, GUSTO DEL BELLO, VOGLIA DI RINNOVARSI SONO I VALORI CUI SI ISPIRA VANNI PESCIALLO CHE NEL SUO ATELIER-LABORATORIO DI BALERNA REALIZZA GIOIELLI E OGGETTI PERSONALIZZATI CHE COSTITUISCONO IL MEGLIO DELLA SAPIENZA E DELLA MANUALITÀ ARTIGIANALE.

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l suo Atelier è un vero laboratorio da cui escono di continuo idee, gioielli, oggetti meravigliosi e preziosi… «A mio parere, l’unicità di un prodotto deriva dal poter rendere tangibile un’idea, trasformandola in un prodotto unico al mondo. Il mio Atelier è dedicato alle esigenze di coloro che sono alla ricerca di un gioiello ricercato; confezioniamo per i nostri clienti tutto quello che è possibile realizzare. A partire dall’idea del cliente, realizziamo un prodotto pregiato, dal metallo alle pietre preziose come i diamanti, gli smeraldi, gli zaffiri e altre pietre preziose. Gli studi in design e gemmologia mi permettono di proporre ai miei clienti una collezione di gioielli e orologi contemporanei, minimal e soprattutto personalizzabili».


LUSSO / VANNI PESCIALLO GIOIELLI

Qual è l’aspetto innovativo di questo Atelier? «Direi senz’altro la possibilità di personalizzare completamente le creazioni, per rendere reale e indossare un sogno. La mia idea era proprio quella di offrire uno spazio in cui il cliente avesse la possibilità di creare qualcosa che ancora non esisteva. Per superare questo limite, abbiamo dei macchinari tecnologici e innovativi che permettono, a partire da un’idea, di realizzare tutti i passaggi di produzione e trasformazione in loco, proprio nel nostro Atelier a Balerna. Inoltre, vi è particolare attenzione alla sostenibilità dei metalli e delle pietre preziose. Il laboratorio fornisce pertanto al cliente un servizio a 360° e interamente Swiss made». La vostra creatività si esprime non soltanto nei gioielli ma anche in altri oggetti esclusivi… «Oltre ai gioielli, a partire da dicembre 2023, l’Atelier proporrà un’edizione limitata di orologi preziosi e raffinati, confezionati per un target di clientela alla ricerca di un prodotto unico completamente realizzato in Ticino. An-

che in questo caso, come per tutti i gioielli che realizziamo, vi è la possibilità di personalizzare interamente il proprio orologio. Inoltre, il nuovo progetto a cui ci siamo dedicati negli ultimi mesi consiste nella realizzazione di occhiali in collaborazione con Ottica Bistoletti, che porterà il marchio Lugano 1920; collaborando con gli esperti ottici del noto negozio di Lugano, abbiamo dato vita a degli occhiali, da vista e da sole, totalmente realizzati in oro 18kt, ornati di diamanti e pietre preziose. Insomma, un occhiale-gioiello. Il design rispecchia le mie collezioni, ma ciò non toglie la possibilità al cliente, anche in questo caso, di crearlo su misura secondo i propri gusti. Chi avesse piacere a visionare la collezione o fosse anche semplicemente incuriosito può trovare e indossare i nostri modelli presso il negozio Ottica Bistoletti in Piazza Cioccaro a Lugano». Quali studi l’hanno portata ad aprire questa sua attività? «Dopo aver ottenuto il titolo di Orafo in Ticino, ho frequentato il Gemological Institute Of America, per diventa-

re gemmologo esperto in diamanti e pietre colorate. Successivamente ho conseguito la laurea in Fashion Design presso l’Istituto Europeo di Design, specializzandomi in gioielleria. In seguito, ho arricchito il mio bagaglio di esperienze lavorando all’estero per grandi aziende del settore moda. Già era nato in me il desiderio di aprire in Svizzera, proprio in Ticino – dove sono nato –, uno spazio arricchito dalle mie esperienze e che parlasse della mia idea di gioiello e contemporaneità. Ho quindi deciso di fondare la mia azienda in un luogo a me caro. Il mio sogno è quello di crescere e proporre le mie idee nei centri più importanti della Svizzera, offrendo prodotti realizzati in Ticino. Mi piace lo stile minimal ed essenziale, senza però dimenticare quel tocco di contemporaneità ed eleganza che rende unico un gioiello. Oltre a offrire collezioni e prodotti su misura – orecchini, collane, anelli e bracciali –, siamo fieri che grandi marchi internazionali e aziende del mondo del gioiello sia in Ticino sia nel resto della Svizzera si affidino al nostro know how per i servizi che offriamo». www.vannipesciallo.ch www.lugano1920.ch TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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LUSSO / BUCHERER IWC

RIFERIMENTO ASSOLUTO NELL’AFFASCINANTE MONDO DEI CRONOGRAFI

LA BOUTIQUE BUCHERER DI LUGANO HA ORGANIZZATO UNA SPLENDIDA SERATA NEL CORSO DELLA QUALE HA PRESENTATO ALCUNI ICONICI MODELLI DI OROLOGI IWC. L’ESPOSIZIONE HA RAPPRESENTATO UN’ESCLUSIVA OCCASIONE PER CONOSCERE L’AMPIA COMPETENZA DI IWC IN MATERIA DI CRONOGRAFI, PROFONDAMENTE RADICATA NELLA STORIA DELLA MANIFATTURA, CHE SI DISTINGUONO PER LA LORO ROBUSTEZZA E PRECISIONE.

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WC Schaff hausen ha prodotto il suo primo cronografo più di 40 anni fa e ancor oggi i cronografi meccanici costituiscono un pilastro fondamentale in tutte le sue principali collezioni. Sono disponibili con diverse dimensioni della cassa e tonalità del quadrante. Un’ampia gamma di opzioni per cin-

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turini e bracciali li rende ancora più versatili. Questa enorme scelta permette a tutti di trovare facilmente un cronografo IWC che metta in risalto il proprio carattere e rifletta il proprio stile di vita. Tutti i cronografi sono accomunati dalla tecnologia di punta del Manufakturzentrum IWC di Schaff hausen: sono tutti animati

da movimenti della famiglia di calibri di manifattura IWC 69000, che offrono il massimo in termini di prestazioni, precisione e durata. L’ultima innovazione da Schaffhausen è infatti la famiglia di calibri di manifattura IWC 69000, progettati con un’attenzione senza compromessi alla robustezza, all’affidabilità e alla durata


LUSSO / BUCHERER IWC

nel tempo. Il cronografo è comandato tramite una ruota a colonne che consente di gestire in modo preciso le singole fasi della sequenza di innesto. Inoltre, quando si premono i pulsanti, si avverte una netta resistenza tattile. La perfetta integrazione con il movimento di base e la coordinazione accurata di tutti i componenti contribuiscono a garantire il mantenimento dei ritmi corretti anche quando il cronografo è sottoposto a un uso intenso. Per IWC, la funzionalità viene prima di tutto. Questo approccio funzionale al design senza compromessi ha portato alla tipica disposizione verticale dei contatori di IWC, in cui minuti del crono sono visualizzati a ore 12. Questa disposizione migliora notevolmente la leggibilità ed è diventata una caratteristica distintiva del design dei cronografi IWC. È presente in tutta la gamma di movimenti cronografici di manifattura

IWC e in tutte le principali collezioni. Nella sua manifattura di Schaff hausen, IWC utilizza processi all’avanguardia per garantire la massima qualità e precisione dei suoi movimenti cronografici. L’assemblaggio del calibro di manifattura IWC 69000, ad esempio, è effettuato in una linea dedicata ed è suddiviso in diverse fasi minori. Questo approccio consente di ottenere la migliore qualità possibile in ogni fase del processo. L’assemblaggio è accompagnato da un concetto di qualità integrata. Oltre ai controlli di qualità dopo ogni fase, è previsto anche un controllo finale nella camera FIM (Final Inspection Movement) sviluppata da IWC, dove tutte le funzioni di movimento rilevanti vengono testate automaticamente per un periodo di 12 giorni. Grazie al suo connubio di eleganza e sportività, il Portugieser Chrono-

graph è diventato uno dei membri più preziosi della famiglia Portugieser IWC. La combinazione del cronografo in oro rosso 18 carati con il cinturino in caucciù nero dà vita a un nuovo e sorprendente look. Il flessibile e resistente cinturino in cacciù offre un estremo comfort tutto l’anno. Inoltre, mette in risalto il design discreto dell’iconico segnatempo. Chieda alla sua boutique IWC le opzioni disponibili di cinturini e bracciali. Il Portugieser Chronograph è animato dal movimento calibro 69355 di manifattura IWC. Consentendo di misurare intervalli di tempo fino a 30 minuti, si caratterizza per la disposizione verticale del quadrante tipica di IWC. I minuti cronografici sono posizionati a ore 12 per garantire una facile leggibilità. Il Portugieser Chronograph in oro rosso 18 carati o acciaio può essere corredato anche da un cinturino in caucciù verde oliva. IW3700 Porche Design Titanium Chronograph 1 L’orologio, presentato nell’ambito della collaborazione con Porche Design è stato il primo cronografo al mondo con cassa e bracciale in titanio. IW3705 Pilot’s Watch chronograph Ceramica È stato il primo Pilot Watch di IWC con una cassa in ceramica di ossido di zirconio resistente e antigraffio. IW3799 Pilot’s Warch Double Chronograph Top Gun La lancetta rattrapante può essere arrestata separatamene tramite il pulsante a ore 10, consentendo così due misurazioni indipendenti dei tempi brevi. IW515103– Portofino Hand-Wound Monopusher In un cronografo tradizionale, due pulsanti a ore 2 e 4 controllano le funzioni del cronometro. Il calibro 59360 di manifattura, invece, integra un unico pulsante nella corona. TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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LA “REGINA” DELLA GAMMA RICEVE L’ESCLUSIVA PROPULSIONE IBRIDA AD ALTE PRESTAZIONI PER SFOGGIARE UN DINAMISMO RAFFINATO, TANTO SORPRENDENTE AL VOLANTE QUANTO EFFICACE PER VERSATILITÀ DI IMPIEGO.

SULLE ALI DELLA TECNOLOGIA PIÙ RAFFINATA


AUTO / MERCEDES-AMG S 63 E PERFORMANCE

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restazioni fuori dell’ordinario con tutta la raffinatezza e la ricercatezza proprie della categoria al vertice del mondo Mercedes: la Classe S declinata secondo la divisione sportiva AMG è parte integrante della tradizione, a partire dalla 300 SEL 6.8 AMG del 1971. Ora ritorna nella chiave tecnologica più moderna, contraddistinta dalla tecnologia ibrida di ultima generazione derivata dall’esperienza della Casa nella massima formula e orientata alla performance spinta. Il look levigato della sinuosa ammiraglia riceve diverse personalizzazioni che ne esaltano stilisticamente l’espressività, inclusa per la prima volta l’adozione della mascherina frontale specifica AMG contraddistinta da lamelle verticali, in combinazione a prese d’aria maggiorate, specifici rivestimenti sottoporta, ampio diffusore posteriore nonché cerchi in lega fucinati con diametro fino a 21 pollici. Altrettanto ricercato l’ambiente di

bordo, sottolineato dall’impiego di materiali, combinazioni cromatiche e tonalità esclusivi della divisione sportiva, bilanciati tra l’accrescimento di sportività e dinamismo dell’atmosfera e piena conservazione di raffinatezza ed esclusività di allestimento. Nonostante la vocazione al viaggio, la S E Performance viene inoltre corredata di specifiche schermate di strumentazione, head-up display e sistema multimediale dedicate alla massima prestazione, tra cui quella Supersport che visualizza tra l’altro cartina di navigazione con dati di telemetria oltre alle configurazioni specifiche di assetto e cambio. Per l’impiego più dinamico sono disponibili i programmi di marcia Sport+ e Individual (programmabile dall’utente), cui si aggiungono quello sportivo intermedio, due dedicati alla marcia in elettrico - il primo per viaggiare solo a corrente, il secondo per privilegiare il mantenimento del livello di carica -, la modalità dedicata al massimo comfort e infine il programma specifico per adattare l’auto ai fondi con aderenza limitata. Il cuore ibrido della Classe S E Performance AMG si compone del classico otto cilindri a V, biturbo da 612 cv combinato al propulsore elettrico da 190 cv, montato sull’asse posteriore e corredato di una sua specifica trasmissione a due velocità. Quest’ultimo lavora di concerto con il cambio automatico principale a nove rapporti (del tipo a doppia frizione, più diretto e coinvolgente di quello a convertito-

re di coppia) per poter sfruttare la coppia totale di sistema, che supera l’impressionante livello di 1400 Nm. Non meno importante la specifica batteria al litio High Performance AMG (HPB) da 13,1 kWh, concepita per poter assicurare una potenza elevata e richiamabile frequentemente: 70 kW di potenza continua e picco di 140 kW sostenibile per 10 secondi. La ricarica beneficia di una potente rigenerazione in rallentamento selezionabile su quattro livelli, oltre che all’occorrenza su reti esterne. L’autonomia elettrica raggiunge i 33 km. L’intera dinamica di marcia di questa esclusiva ammiraglia sportiva viene adattata in tempo reale a seconda di andatura e stile di guida: sterzata integrale, sospensioni regolabili con controllo attivo del rollio, programma di stabilità, trazione integrale 4MATIC+ Performance e differenziale posteriore autobloccante a controllo elettronico sono ricalibrati di continuo per garantire la massima efficacia e le migliori condizioni di esercizio. In questo modo, tra le curve la Classe S E Performance riesce a mettere in campo un comportamento dinamico a livello delle migliori sportive, con i rettilinei che scompaiono sulla spinta della poderosa capacità di spinta.

ALCUNI DATI TECNICI DELLA MERCEDES-AMG S 63 E PERFORMANCE Motore Cilindrata cm3 Carburante Potenza max. Coppia max.

Sistema ibrido plug-in con V8 biturbo e unità elettrica 3.982 Benzina 802 cv (590 kW) 1.430 Nm

Velocità max. Accelerazione 0-100 lm/h Capacità serbatoio Peso totale Trazione

250/290 km/h 3,3 secondi 76 litri 2.595 kg Integrale

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IL MODELLO DI GAMMA MEDIO-ALTA CON “BOOST” ELETTRICO DI VERTICE SI TRASFORMA IN “SUPERCAR” SOFISTICATA, FUORI DAL CORO, GARANZIA DI UNA GUIDA AFFILATA, RAFFINATA E ACCESSIBILE, CON COMFORT SENZA RINUNCE.

L’IBRIDO PIÙ SPORTIVO SEDUCE SUL VELLUTO


AUTO / MERCEDES-AMG C 63 S E PERFORMANCE

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nsieme all’esclusiva GT, anche la Classe C nella nuova versione di punta AMG adotta il sistema ibrido ad alte prestazioni derivato dall’esperienza in Formula 1, dando origine ad un’auto dalle caratteristiche dinamiche d’eccezione: tanto più considerando in questo caso il “cuore” benzina turbo di appena due litri di cilindrata. A spiccare non è però solo la potenza di sistema tanto generosa, ma proprio il suo funzionamento raffinato, votato alla massima efficienza prestazionale. Su strada così come in pista, dove la C 63 E Performance riesce a spaziare con pari autorità. Questo grazie principalmente a due risorse. Da un lato una batteria al litio compatta (89 kg) ma studiata per sprigionare un elevato quantitativo di corrente, garantendo sempre la massima spinta all’unità elettrica da 204 cv sull’assale posteriore che inizia ogni accelerazione della vettura. La rigenerazione è altrettanto potente, in modo da garantire il ripristino dell’accumulatore in brevissimo tempo, rendendo quasi superfluo avvalersi delle colonnine di rete per la ricarica esterna, soluzione comunque disponibile. Dall’altro, è presente l’inedita elettrificazione della turbina a gas di scarico del quattro cilindri sovralimentato da 476 cv, che in questo modo conserva la totale immediatezza di erogazione in qualsiasi condizione di impiego. Insieme ad una “voce” sempre tonica e coinvolgente agli alti regimi, ma più rotonda e affinata. La combinazione di questi ritrovati

all’interno della meccanica ibrida, insieme alla trazione integrale meccanica 4Matic+ AMG a ripartizione totalmente variabile e al cambio doppia frizione a nove rapporti, ha richiesto alla Casa una messa a punto complessa, ma il risultato è stupefacente: per semplicità di impiego, per efficacia, e naturalmente per le sensazioni di alto profilo offerte da questa AMG “speciale”. Al volante scopriamo infatti una berlina generosa nelle dimensioni ma ben reattiva nel passare da un appoggio all’altro tra le curve, oltre che sempre molto equilibrata: pensata per valorizzare la conduzione precisa ma intuitiva, “facile”. Anche in pista, come abbiamo sperimentato nel test in anteprima sul tracciato privato Ascari, in Spagna. Naturalmente svetta la capacità di accelerazione, sia da fermo sia nei cambi di andatura effettuati in velocità, anche per l’azione della coppia di oltre mille Nm che fa affossare nei sedili ad ogni pressione piena dell’acceleratore, quando si attiva la massima spinta ibrida. Nella modalità di marcia più sportiva, dedicata alla guida in circuito, l’assetto appare realmente rigido, permettendo movimenti minimi della carrozzeria insieme a doti di sensibilità di sterzata ed aderenza notevolmente accresciute, che permettono di pennellare le traiettorie al centimetro. Non si avvertono però mai movimenti bruschi o nervosi dell’auto, che riesce così a garantire una guida anche molto impegnata ma che lascia spazio alla progressione più lineare e intuitiva. Ai

conducenti più smaliziati AMG mette poi a disposizione le mappature di “boost” elettrico dei principali tracciati europei, studiate per ottenere la massima efficienza di prestazioni sul tempo di percorrenza del giro. La Classe C 63 S E Performance non perde esclusività alla voce comfort di viaggio, altrettanto curata. Alla pressione di un tasto le sospensioni diventano morbide e vellutate a sufficienza per offrire il massimo assorbimento, l’abitacolo ad andatura costante è perfettamente isolato dal mondo esterno, mentre il ricco e curatissimo ambiente di bordo di distingue per un livello superiore di accoglienza.

ALCUNI DATI TECNICI DELLA MERCEDES-AMG C 63 S E PERFORMANCE Motore Cilindrata cm3 Carburante Potenza max. Coppia max.

Sistema ibrido plug-in con 2.0 turbo e unità elettrica 1.991 Benzina 680 cv (500 kW) 1.020 Nm

Velocità max. Accelerazione 0-100 lm/h Capacità serbatoio Peso totale Trazione

250/280 km/h 3,4 secondi 64 litri 2.111 kg Integrale

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AUTO / MCLAREN 750S

COME SI RINNOVA LA REGINA DELLE SUPERCAR INGLESI

ADDIO 720S E BENVENUTA 750S. LA SUPERCAR DI PUNTA DI MCLAREN CAMBIA NOME SENZA PERÒ PERDERE LA SUA IDENTITÀ E, SOPRATTUTTO, CONSERVANDO IL SUO 4.0 V8 BITURBO NON ELETTRIFICATO.

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n passaggio generazionale a metà tra un restyling e un nuovo modello per la super sportiva di Woking che porta con sé tutta una serie di novità interessanti per rimanere al passo dei tempi e all’evoluzione della tecnologia. Presentata sia come Coupé sia come Spider, la 750S ha un design piuttosto simile alla 720S. Le modifiche comunque ci sono e McLaren afferma di aver progettato il 30% di nuove componenti. Tra questi c’è l’intera se-

zione anteriore, con prese d’aria più strette che racchiudono i fari e uno splitter più ampio per migliorare l’efficienza aerodinamica. Le revisioni aerodinamiche proseguono nella fiancata e nel posteriore, dove troviamo una nuova ala ad azionamento idraulico ampliata del 20% e alleggerita in 1,6 kg. L’alettone si attiva automaticamente a seconda delle varie fasi di guida stabilizzando la vettura nelle curve ad alta velocità, fungendo da DRS in rettilineo e da freno aerodinamico per ridurre le distanze di arresto.


AUTO / MCLAREN 750S

Oltre all’aerodinamica, un altro dei punti importanti della 750S è il peso. La nuova McLaren è più leggera di 30 kg, con un valore di 1.389 kg a secco (1.438 kg per la Spider). Ciò è stato possibile grazie a un’importante adozione di fibra di carbonio anche per i sedili da corsa (più leggeri di 17,5 kg) e per i cerchi in lega a 10 razze (-13,8 kg). Chi desidera una vettura ancora più performante può richiedere ancora più accessori in fibra di carbonio per scendere a un peso di 1.277 kg. A bordo sono installati due nuovi display che facilitano la vita al guidatore nel passaggio tra una configurazione di guida e un’altra. A tal proposito, è presente il McLaren Control Launcher, che si può attivare tramite un pulsante sulla plancia e che permette di memorizzare determinate preferenze per impostazioni aerodinamiche, taratura di sterzo, sospensioni e trasmissione e risposta del motore. Tra le nuove funzionalità spicca anche Apple CarPlay, il nuovo Central Information Screen e un aggiornamento al sistema di telecamere Rear View e Surround View. Per quanto riguarda le finiture, si possono scegliere i pacchetti TechLux e Performance, col primo che utilizza la pelle Nappa per tutto l’abitacolo, mentre il secondo combina pelle e Alcantara. L’assetto è stato interamente aggiornato per migliorare l’agilità e il “senso di divertimento” al volante.

Le novità includono una geometria delle sospensioni rivista, ammortizzatori semi-attivi e un circuito di rollio idraulico al posto delle tradizionali barre antirollio meccaniche. Secondo McLaren, le molle anteriori sono più morbide del 3% rispetto a quelle della 720S, mentre quelle posteriori sono del 4% più rigide. Lo sterzo assistito è stato ulteriormente abbinato, così come le modalità di guida Comfort, Sport e Track. L’impianto frenante con dischi in carboceramica deriva dalla McLaren Senna, mentre come gomme di serie ci sono le Pirelli PZero, ma a richiesta si possono avere le PZero Corsa o le PZero Trofeo R, per migliorare ulteriormen-

te le prestazioni in pista. Il protagonista della 750S resta in ogni caso il 4.0 V8, che è stato portato a 750 CV e 800 Nm. Così, l’otto cilindri è più potente di 30 CV rispetto alla 720S e i 13 CV rispetto a quello montato sulla P1 ibrida plug-in. Grazie anche alla riduzione di peso e al cambio a doppia frizione a 7 rapporti rivisto nel suo software, la McLaren accelera da 0 a 100 km/h in 2,8 secondi (0-200 km/h in 7,2 secondi), con una velocità massima di 332 km/h.

MCLAREN LUGANO Via Monte Ceneri 1 CH-6593 Cadenazzo +41 (0) 91 851 90 30 info@lugano.mclaren.com www.lugano.mclaren.com TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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SVIT TICINO / IMMOBILIARE

PROFESSIONALITÀ, INFORMAZIONE E FORMAZIONE IMMOBILIARE DAL 1941

LA SVIT - ASSOCIAZIONE SVIZZERA DELL’ECONOMIA IMMOBILIARE - È UN’ASSOCIAZIONE DI CATEGORIA CHE DIFENDE GLI INTERESSI DELL’ECONOMIA IMMOBILIARE IN TUTTE LE REGIONI DELLA SVIZZERA E RAPPRESENTA GLI OFFERENTI PROFESSIONALI DI SERVIZI IN AMBITO IMMOBILIARE, IN PARTICOLARE NEI SETTORI DELLA GESTIONE, DELL’INTERMEDIAZIONE, DELLA CONSULENZA, DELLO SVILUPPO E DELLA VALUTAZIONE. DI ANDREA BELLOMO, FIDUCIARIO IMMOBILIARE, COMMISSIONE MARKETING SVIT TICINO

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L’

importanza del settore immobiliare Il settore immobiliare rappresenta oggi una parte fondamentale dell’economia e della vita di ognuno, in Svizzera ed in Ticino. Basti pensare che la quota del setto-

re immobiliare di prodotto interno lordo in Svizzera ammonta ad oltre il 15% (più di 114 miliardi di franchi). Tradotto in posti di lavoro, si tratta di oltre 566.000 posti a tempo pieno legati al parco immobiliare svizzero, che annovera circa 1 milione di case unifamiliari ed oltre 4,5 milioni di appartamenti. Oltre l’11% delle entrate fiscali elvetiche provengono dal settore immobiliare. In Ticino abbiamo 113.400 edifici abitativi, le spese per le costruzioni ammontano ad oltre 3 miliardi l’anno (tra settore privato e pubblico), mentre le transazioni annue in ammontano a circa 5 miliardi di franchi, per circa 6000 scambi immobiliari annui (USTAT, 2021). Un mercato caratterizzato da cambiamenti continui Il mercato immobiliare è sottoposto a continui cambiamenti, basti pensare alla “crisi” del 1990, che ha visto un aumento improvviso dei tassi ipotecari


SVIT TICINO / IMMOBILIARE

scono i vari aspetti (tecnico, fiscale, legale, commerciale) e che dunque possono consigliare al meglio proprietari, inquilini, acquirenti, o persone che vogliono sviluppare progetti immobiliari.

in Svizzera ad oltre il 7%, oppure quella più recente del 2008 (subprime), che ha avuto un effetto sull’economia globale ed anche, indirettamente, sui mercati immobiliari. È dunque importante affidarsi ad esperti immobiliari perché oltre a costantemente monitorare ed interpretare gli indicatori di mercato, hanno soprattutto quell’esperienza diretta quotidiana che consente di comprendere, reagire e consigliare proprietari e fruitori di immobili. L’immobile: un prodotto unico e complesso

Oltre a questi importanti dati economici, c’è da riflettere sul fatto che l’immobile è un prodotto unico e sempre più complesso, che riveste un ruolo centrale nelle nostre vite e quindi ha anche un valore affettivo. La casa non è solo un tetto, è il centro della famiglia, un luogo dove si vive la vita di tutti i giorni e si cresce insieme. Rappresenta una parte importante del patrimonio delle persone: perciò è giusto che non venga affidato ad “improvvisati” del settore, ma a veri professionisti formati, qualificati e con esperienza (come lo sono i soci SVIT), che operano eticamente e cono-

Offerta formativa SVIT Ticino in breve Corso di preparazione all’

Corsi di preparazione agli esami professionali federali

esame professionale superiore

Gestrice/gestore immobiliare Esperta/o in commercializzaziocon Att.Professionale Federale ne immobiliare con Att. Prof. Fed.

Fiduciaria/o immobiliare con Diploma Federale

Corsi per assistenti e collaboratori SVIT

Assistente in amministrazione di stabili locativi

Assistente in amministrazione di proprietà per piani

Assistente in valutazione immobiliare

Assistente in contabilità immobiliare

Assistente in commercializzazione immobiliare

SVIT Ticino: storia e descrizione SVIT Svizzera è stata fondata nel 1933 e oggi conta più di 2600 membri ed aziende associate in tutta la Svizzera, che occupano oltre 30 mila collaboratori, i quali garantiscono standard elevati di qualità nonché etica professionale consolidata. SVIT Svizzera rappresenta le 10 sedi regionali e le cinque camere professionali a livello nazionale. SVIT Ticino nasce più di 80 anni fa, il 18 ottobre 1941 a Locarno. Oggi è guidata dal presidente Nicolas Daldini e conta più di 170 soci. Tutti i soci SVIT sono fiduciari immobiliari autorizzati dal Cantone (vedi Lfid, www.ti.ch/fiduciari), professionisti che rappresentano una parte importante dell’economia della nostra regione, raggruppati nell’associazione per garantire professionalità ai loro mandanti nonché posti di lavoro, attività per artigiani ed aziende che intervengono per mantenere il patrimonio immobiliare. Punto forte dell’associazione è sicuramente la formazione continua per i soci, come pure la formazione di base per le nuove leve. SVIT Ticino propone diversi corsi base rivolti agli assistenti nella gestione di stabili locativi e proprietà per piani, nella commercializzazione, nella valutazione. Anche per la formazione professionale superiore mettiamo a disposizione docenti esperti e qualificati per corsi che mirano all’ottenimento degli attestati federali di Gestione immobiliare e di Commercializzazione immobiliare. Da febbraio 2022 la sede dell’associazione è al Centro Carvina di Taverne, dove agli uffici amministravi si affiancano anche le aule per la formazione continua.

Seminari di aggiornamento, eventi e workshop (per soci o aperti al pubblico)

Argomenti: Diritto di locazione e proprietà per piani, Fiscalità, Contabilità immobiliare, Energia e immobili, Valutazione immobiliare, Tecnica edilizia, Digitalizzazione, Marketing immobiliare e comunicazione, ...

Per maggiori informazioni riguardo a SVIT ed ai percorsi formativi: www.svit-ticino.ch TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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ARCHITETTURA / WETAG CONSULTING

UN 2023 INTENSO DI EMOZIONI PER WETAG CONSULTING, IMPEGNATA COSTANTEMENTE A MANTENERE E CREARE SINERGIE A LIVELLO MONDIALE. CONFERENZE, CONGRESSI ED EVENTI RISERVATI AI PROFESSIONISTI DEL SETTORE.

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UNA PARTENZA CONTINUA

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na settimana di modernità a Palm Springs, California Primo appuntamento dell’anno a Palm Springs con Ueli Schnorf ospite della Modernism week. «L’architettura del futuro sarà molto attenta al benessere psicofisico dell’uomo, riconoscere queste nuove tendenze è dunque indispensabile per effettuare delle valutazioni aggiornate. Parallelamente è essenziale conoscere i luoghi nei quali i creativi del passato hanno realizzato le proprie idee, meglio ancora riu-

scire a stabilire un legame personale con questi spazi, come mi è successo a Palm Springs, dove Raymond, figlio dell’architetto Richard Neutra, mi ha mostrato il suo capolavoro: la Kaufmann House… cosa volere di più?», Ueli Schnorf - comproprietario Wetag Consulting. Febbraio alle Isole Cayman, Mar dei Caraibi Tradizionale appuntamento con la Christies International Real Estate Owners’ Conference.


ARCHITETTURA / WETAG CONSULTING

«Avere relazioni internazionali è indubbiamente uno dei nostri punti di forza. Possiamo dire che Wetag Consulting vanta un network imbattibile grazie a ben quattro affiliazioni esclusive, parliamo di Christie’s, dell’European Real Estate Network EREN, così come di Luxury Portfolio e Leading Real Estate Companies of the World. Partecipare a questo evento annuale per noi è sempre un grande piacere, anche perché la nostra presenza è attiva, siamo chiamati a condividere la nostra esperienza e il nostro successo con i migliori agenti immobiliari al mondo», Philipp Peter - comproprietario Wetag Consulting. Una crescita continua Wetag Consulting rafforza la sua presenza ad Ascona. «Negli ultimi anni il mercato del Nord Europa si è dimostrato particolarmente attivo, abbiamo riscontrato un’affluenza di clientela seria, dal profilo elevato, con esigenze e necessità quotidiane ben definite. Ascona, grazie al suo magnifico territorio, è stata in grado di accogliere una parte di questi clienti; quindi i nostri nuovi uffici in città sono una necessità e un punto di

riferimento per la nostra attuale clientela, ma anche per tutti coloro che in futuro vorranno trasferirsi sul Lago Maggiore», Iradj Alexander David comproprietario Wetag Consulting. Sponsorizzazioni Per una società attiva sul territorio e attenta a rafforzare il tessuto economico ticinese è importante sostenere eventi locali come la Golf Senior Cup ad Ascona. «Siamo molto attenti agli avvenimenti che coinvolgono il nostro territorio e ci rallegriamo quando possiamo contribuire e partecipare al successo di un evento locale. Nonostante la maggior parte dei nostri clienti provenga da altre regioni o addirittura da diverse parti del mondo, riteniamo fondamentale mantenere un contatto diretto e personale con il Ticino, al fine di stabilire relazioni significative con chi lo abita», Iradj Alexander David - comproprietario Wetag Consulting. Settembre al Polo Firmato un contratto, per i prossimi tre anni, con Ascona Polo Club. «Il polo di Ascona è stato un passo fondamentale per consolidare la no-

stra presenza sul territorio e ampliare le nostre relazioni, anche grazie alla partecipazione di un pubblico internazionale. Per noi Ascona Polo Club è una piattaforma ideale per intrecciare nuovi rapporti e consolidare quelli esistenti, inoltre si tratta di una manifestazione sportiva con un sapore glamour che piace alla nostra clientela. Posso dire che la nostra prima edizione è stata un successo, sotto tutti i punti di vista», Philipp Peter - comproprietario Wetag Consulting. Un autunno in volo Settembre si conclude con un altro importante appuntamento, stiamo parlando del LeadingRE & Luxury Portfolio Real Estate Global Symposium a Dubai. Mentre a ottobre Wetag Consulting vola a Madrid per l’EREN Annual Meeting Madrid «Questi eventi esclusivi fanno la differenza tra un bravo venditore di immobili e un professionista specializzato nel lusso. EREN è co-fondato e presidiato da Wetag Consulting, è un club che raduna i proprietari di prestigiose società immobiliari. Per noi è importante vederci regolarmente e condividere i segreti del mestiere. Poi naturalmente ci sono grandi nomi come LeadingRE, Luxury Portfolio o Christie’s che organizzano conferenze e riunioni a livello mondiale, qui vengono discussi i trend d’attualità legati al lusso, le nuove tecnologie, i design, così come i nuovi sistemi di vendita, di sicurezza… una vera e propria università, per questo invitiamo anche i nostri collaboratori a partecipare a queste masterclass», Ueli Schnorf - comproprietario Wetag Consulting. Una panoramica rapida per capire che la professionalità passa inevitabilmente da una formazione continua, non solo a livello territoriale, ma attraverso il sapere dei massimi esperti del mercato del lusso. TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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ARCHITETTURA / TOGNOLA GROUP

ECCELLENZA ABITATIVA

SULLE RIVE DEL LAGO DI LUGANO, PRENDE FORMA UN FUTURO FIRMATO TOGNOLA GROUP: LA RESIDENZA RIVE GAUCHE. QUESTO NON È SOLTANTO UN CANTIERE IN FERMENTO, MA IL MANIFESTO DI UNA NUOVA ERA NELL’ARCHITETTURA CONTEMPORANEA, PREDESTINATO A DIVENTARE UN EMBLEMA DI ECCELLENZA E DI DESIGN SENZA PARAGONI. GUIDATA DA LUCA, ANDREA E MARCO, LA TOGNOLA GROUP IMPRIME IN OGNI FASE COSTRUTTIVA I VALORI E L’AMBIZIONE DEI SUOI CO-FONDATORI, TRASFIGURANDO LA RESIDENZA RIVE GAUCHE IN UN SOGNO ABITATIVO CHE PRENDE FORMA GIORNO DOPO GIORNO, PROMETTENDO DI ESSERE UN BALUARDO DI DURATA E BELLEZZA NEL PAESAGGIO DI LUGANO.

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rmonia e Natura a portata di mano Rive Gauche offre un’esperienza residenziale che celebra l’equilibrio tra design sofisticato e ambiente circostante. L’esterno dell’edificio, con la sua struttura moderna, è impreziosito da materiali che catturano e riflettono la luce, evidenziando forme e linee architettoniche. Al suo piede, il corso d’acqua non solo arricchisce la vista, ma esalta la maestosità dell’edificio, contribuendo all’unicità del luogo. Uno dei principali punti di forza di Rive Gauche è il parco esclusivo circostante, che offre ai suoi residenti un’area verde privata dove immergersi in un ambiente tranquillo e rigenerante. Qui, i sentieri sono arricchiti da essenze selezionate che contribuiscono a creare un’atmosfera rilassante, mentre

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il suono dell’acqua che scorre è un costante sottofondo che promuove il relax e il benessere. Internamente, gli spazi sono progettati per massimizzare il comfort e il benessere, con tonalità e illuminazione naturali che creano ambienti sereni e rilassanti. L’area fitness e la spa interna consentono ai residenti di mantenere uno stile di vita salutare e attivo, all’interno di una cornice che valorizza il design e la funzionalità. In Rive Gauche, ogni aspetto della vita quotidiana è curato per assicurare comfort, benessere e sostenibilità. La filosofia del progetto è quella di fornire una dimora che sia un rifugio di lusso e praticità, senza compromettere l’impegno verso l’ambiente. Un’atmosfera zen unica Il giardino, ispirato ai giardini zen orientali, è una celebrazione di serenità e armonia. Con sentieri di pietra greggia e una varietà di piante, rap-


ARCHITETTURA / TOGNOLA GROUP

Tenersi in forma con stile La palestra di Rive Gauche offre tutto il necessario per un allenamento completo, dalla sala attrezzi all’area esterna ideale per la meditazione o l’attività fisica all’aperto. Wellness: un’oasi di tranquillità Oltre alla Spa, Rive Gauche invita a immergersi in un mondo dove il tempo si ferma, dove mente e corpo ritrovano il loro equilibrio, lontano dalla frenesia quotidiana. Garage: la fusione di estetica e funzionalità L’eleganza e l’attenzione ai dettagli che contraddistinguono Rive Gauche si ritrovano anche nelle 17 autorimesse private dove ognuna può ospitare al suo interno almeno 4 auto di grandi dimensioni.

presenta un luogo dove natura e architettura convivono in simbiosi. Innovazione costruttiva La struttura di Rive Gauche non è solo esteticamente piacevole, ma anche efficiente dal punto di vista energetico. La facciata ventilata, con lastre di gres, insieme alle solette in calcestruzzo precompresso, enfatizza la modernità e l’efficienza. Grazie all’uso del lago come fonte energetica e all’integrazione di soluzioni fotovoltaiche, Rive Gauche rappresenta un benchmark nella sostenibilità edilizia. Un’esperienza abitativa ineguagliabile Rive Gauche non è solo un luogo in cui vivere, ma un’esperienza di vita di alta classe. Ogni servizio è studiato per garantire un benessere totale: l’area fitness per mantenere un corpo sano, l’area Spa dove mente e corpo trovano il loro equilibrio, e gli spazi come le microunits o la board room, ideali per incontri d’affari.

Accoglienza incomparabile Dall’istante in cui si varca la soglia, Rive Gauche fa sentire ogni residente speciale. La lobby, con la sua boiserie in legno pregiato, accoglie in un’atmosfera raffinata, mentre il servizio di conciergerie garantisce risposte tempestive a ogni necessità, sempre con discrezione e professionalità.

Appartamenti di lusso Rive Gauche vanta una gamma di appartamenti first-class, veri e propri capolavori di design che combinano eleganza e tecnologia all’avanguardia. Ogni dettaglio, dal materia-

Microunits: l’estensione della tua casa Le microunits rappresentano una soluzione abitativa di punta. Questi appartamenti, che possono essere riservati dai residenti dei piani superiori, diventano una vera e propria estensione della propria abitazione, rispondendo alle esigenze di spazio e confort. Un tuffo nel lusso La piscina di Rive Gauche promette momenti di autentico relax. Accanto alla zona idromassaggio, l’area relax si trasforma in un rifugio di pace, dove la luce danza sull’acqua in un balletto di riflessi e ombre. TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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ARCHITETTURA / TOGNOLA GROUP

le pregiato alle finiture sofisticate, è pensato per elevarsi oltre lo standard. La domotica avanzata non solo facilita la vita quotidiana ma la eleva, creando un ambiente dove lusso e funzionalità coesistono. Una vista mozzafiato sul lago di Lugano Niente si paragona al risveglio davanti a un panorama così maestoso. La natura si fonde con l’architettura in un abbraccio che celebra il meglio di entrambi. Le vetrate panoramiche trasformano ogni momento in un’esperienza visiva unica, dove la luce naturale gioisce nell’interior design, rendendo ogni appartamento una tela vivente. Dove la privacy incontra la convivialità In Rive Gauche, la riservatezza è sacra. L’architettura è studiata per garantire spazi personali ma senza compromettere il senso di comunità. Con grandi terrazze pensate per offrire la massima privacy e tranquillità. Ma non è solo l’intimità che Rive Gauche ha da offri-

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re; gli spazi condivisi sono concepiti per offrire momenti di condivisione e relax, in un equilibrio perfetto tra privato e comunitario. In sintesi Rive Gauche non è solo una residenza, ma un’esperienza, un viaggio nel lusso e nell’eleganza, ma anche nella funzionalità e nell’innovazione. Ogni angolo, ogni servizio, ogni dettaglio è

stato concepito per offrire ai suoi residenti non solo un luogo in cui vivere, ma un luogo in cui vivere al meglio. Un luogo dove l’eccellenza abitativa diventa uno stile di vita. TOGNOLA GROUP Via Besso 57 CH-6900 Lugano T. +41 (0) 91 224 57 35 www.rivegauche.tognolagroup.ch


«Devo investire per fare il giro del mondo che sogno da sempre?» Potete parlarci di tutto. Anche del mondo. Quali che siano le vostre domande sugli investimenti in denaro, analizziamole insieme per trovare la soluzione più idonea. Di persona, presso la nostra succursale di Lugano. Il signor Davide Nava saranno a vostra completa disposizione. Fissate un appuntamento: bancamigros.ch/appuntamento-online


ARCHITETTURA / SETA REAL ESTATE

REIMMAGINARE IL VIVERE UNA VISIONE CHE DIVENTA REALTÀ

L Omar Arena, Partner SETA

A MONTAGNOLA, TRA BELLEZZA DEL PAESAGGIO, VICINANZA ALLA CITTÀ E RICCHEZZA DI INFRASTRUTTURE, SETA REAL ESTATE MOSTRA LA RESIDENZA COLLE D’ORO.

Vista frontale Residenza Colle d’Oro

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a Residenza è composta da 3 eleganti unità abitative e declina sfumature di lusso vero con ambienti di vita studiati nei minimi dettagli, in cui natura e spazi esterni entrano ad arricchire e impreziosire il vivere quotidiano. Alla base di questo progetto troviamo un approccio primario che unisce architettura, design e benessere e dove la privacy è garantita in ogni aspetto concettuale e costruttivo.

Concept di progetto: lusso e indipendenza La Residenza Colle d’Oro aspira ad offrire una qualità di vita fuori dall’ordinario e lo fa con una ricerca minuziosa ed approfondita di ogni aspetto, sia esso legato a materiali e rifiniture che allo stile di vita che si vuole offrire a chi la abiterà. Le 3 unità abitative si suddividono in 2 ville duplex e 1 attico. Le Ville si sviluppano su 2 piani e offrono tutto quello che ci si può aspettare da un’abitazione indipendente.


ARCHITETTURA / SETA REAL ESTATE

mantenere il più alto grado di privacy sia al suo interno, con una netta divisione tra aree di intrattenimento e zona notte/relax che con le altre unità abitative. L’immancabile vista lago è particolarmente apprezzabile dal piano attico. Le imponenti vetrate consentono il flusso di luce naturale e incorniciano la splendida vista. Ampie e profonde terrazze offrono una continuità senza ostacoli a spazi interni ed esterni. Conclude Omar Arena: “gli spazi che viviamo sono un’estensione di noi stessi e il nostro scopo è quello di pensarli e realizzarli al meglio, mettendo il nostro cliente al centro della progettazione.” Vista living Villa Right

Gli spazi sono pensati per offrire il comfort della villa classica, con grandi sbocchi esterni composti da giardini, terrazze, piscina e molto altro che si affiancano agli ambienti interni, completi nelle loro funzionalità e creati con grande attenzione a ogni dettaglio. L’Attico, con la sua magnifica vista, offre ambienti di vita che creano un equilibrio perfetto tra spazi interni e natura circostante creando una narrativa in continua evoluzione durante i diversi momenti della giornata. Location L’esclusiva Montagnola, con la bellezza del suo paesaggio, la vicinanza alla città e alle principali vie di comunicazione, le scuole e le infrastrutture presenti è senza dubbio uno dei comuni più ambiti del Luganese. La scelta della location per un progetto così prestigioso è obbligata spiega Omar Arena: “Residenza Colle d’Oro abbraccia perfettamente la sua posizione privilegiata, un progetto esclusivo come questo merita una location ricercata come Montagnola, celebrata per la sua storia e i suoi paesaggi e che offre impagabili scorci di tranquillità pur restando vicinissima alla città di Lugano.”

La Residenza La Residenza Colle d’Oro è un santuario splendidamente realizzato con spazi interni che si combinano a grandi terrazze e giardini posizionati strategicamente che colmano le 3 abitazioni di un’atmosfera unica e in continua evoluzione con le esigenze personali di chi le abita. Ogni unità, altamente individuale nell’approccio, è progettata per

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Vista esterno Villa Left

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ARCHITETTURA / MG IMMOBILIARE

EVOLUZIONI ED ESIGENZE DELLA CLIENTELA

GIOVANNI MASTRODDI RIFLETTE SU QUALI SONO LE RICHIESTE CHE OGGI CONTRADDISTINGUONO LA RICERCA DI APPARTAMENTI, ATTICI E VILLE DI ELEVATO STANDING E PRESENTA UNA SERIE DI PROPOSTE IN GRADO DI SODDISFARE TUTTE LE ESIGENZE DI UNA CLIENTELA TICINESE E INTERNAZIONALE.

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n base alla vostra pluriennale esperienza possiamo definire cos’è il concetto di lusso in ambito immobiliare e come si è andato trasformando nel corso degli ultimi anni?

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«Posso dire che il Covid ha segnato un vero e proprio punto di svolta, accelerando dei processi che tuttavia erano già in corso. Ciò che è profondamente cambiato non è soltanto la definizione di ciò che si intende per lusso, ma la percezione stessa dei bisogni espressi dalla clientela, sia domestica che internazionale, che sono diventati più reali, concreti, pratici, certamente meno effimeri. Oggi tutta l’attenzione è focalizzata non solo sugli elementi esteriori dell’apparire di un’abitazione ma su tutto ciò che premia l’essere di una persona. La casa diventa quello che ciascuno ha voluto creare a misura dei suoi bisogni e della sua autentica personalità». Alla luce di questa evoluzione come sono cambiate le specifiche esigenze della clientela? «I nuovi trend coinvolgono in modo indifferenziato ogni fascia di età, di genere, livelli di istruzione o professioni. Singoli o famiglie, tutti oggi ricercano locali luminosi e ben esposti al sole, dotati se possibile di spazi all’aria aperta (terrazzi, balconi, giardini, ecc.), in grado di garantire il maggior risparmio dei consumi, la sostenibilità energetica e il rispetto dell’ambiente. Questo insieme di richieste orienta

evidentemente la ricerca di soluzioni verso le abitazioni di più recente costruzione che corrispondono più facilmente a tali criteri, anche se purtroppo va detto che buona parte del patrimonio edilizio svizzero e ticinese è spesso datato e non più rispondente alle esigenze del moderno modo di vivere la propria casa». Un luogo comune più volte ribadito riguarda il fatto che sostenibilità e rispetto dell’ambiente rappresentino un “lusso” e impongano di conseguenza costi maggiori. È d’accordo con questa affermazione? «Questa affermazione ha oggi perduto gran parte della sua veridicità. Attualmente l’adozione di materiali ecologici e di soluzioni sostenibili che possano assicurare un risparmio energetico e un vantaggio per l’ambiente fanno parte intrinsecamente del modo di costruire contemporaneo. Va poi tenuto conto del fatto che le preoccupazioni nei confronti del cambiamento climatico e della necessità di adozione di politiche globali di tutela dell’ambiente sono entrate definitivamente a far parte della coscienza di un numero sempre maggiore di persone che sono ben liete di scegliere consapevolmente soluzioni abitative coerenti rispetto ai propri valori etici di salvaguardia del pianeta». Da un punto di vista strettamente economico quanto la situazione finanziaria e le ricorrenti crisi politiche e sociali e livello mondiale hanno influenzato il mercato del lusso e condizionato il potere d’acquisto e la propensione all’investimento nel settore immobiliare da parte dei ceti benestanti?

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«Da settembre 2022 i tassi negativi sono diventati storia, ora il tasso di riferimento si attesta sul 1,75%, con questo aumento la BNS punta innanzitutto a frenare l’inflazione. Sono cresciuti anche i tassi per le ipoteche, sebbene abbiamo notato che per le proprietà residenziali, appartamenti e ville, questo fattore non ha condizionato i prezzi, che non sono scesi. Questo, a nostro avviso è dovuto da diversi fattori come una carenza di offerta ed una domanda che continua ad essere alta. Anche gli immobili esistenti messi in vendita sono pochi e l’edificazione di nuove costruzioni è scarsa. Monitorando tutti i giorni il mercato, la proprietà immobiliare è sempre molto ambita e di fronte agli scenari internazionali recenti, posso sostenere per un andamento stabile dei prezzi degli immobili, anche di lusso, per il medio periodo, questo anche grazie alla stabilità dell’economia svizzera e ticinese. È vero che la Svizzera riesce a confermarsi come un luogo dove è possibile vivere in condizioni di relativa tranquillità e stabilità, facilitando l’arrivo

di famiglie benestanti. Occorre tuttavia non abbassare mai la guardia e i livelli di sicurezza. Vorrei anche sottolineare che questa situazione indubbiamente privilegiata è comunque sottoposta ad una forte concorrenza da parte di altri Paesi che si stanno muovendo in modo veloce per offrire condizioni ancora più vantaggiose, da un punto di vista economico, finanziario e fiscale, a quei ceti benestanti che rappresentano una voce rilevante nelle entrate tributarie del nostro Paese. Inoltre, sul fronte dei cosiddetti “globalisti”, il Ticino deve scontare oltre ad una competizione internazionale, anche una concorrenza intercantonale sempre più aggressiva. Mi auguro che la classe politica ticinese si faccia carico di questo problema per evitare che l’emorragia di residenti stranieri continui senza sosta come è avvenuto nel corso degli ultimi anni». Possiamo infine segnalare alcuni appartamenti e residenze di lusso presenti nel vostro portfolio di proposte?

«Nel nostro portfolio abbiamo numerose proposte che corrispondono a quel moderno concetto di lusso che ho sopra richiamato. Parliamo di diversi appartamenti nel centro della città di Lugano, in un ambiente elegante ed esclusivo, che offrono una condizione di particolare benessere, ideale per chi vuole vivere appieno l’intimità della propria casa. Nella prima collina luganese a Castagnola, abbiamo uno splendido 4,5 locali moderno e perfetto, oltre alla vista lago può godere di un parco, piscina e Spa. A Ruvigliana e a Sorengo, abbiamo in vendita alcuni appartamenti eleganti di recentissima costruzione con ampi spazi aperti e vasche idromassaggio sul terrazzo vista lago. Le nostre proposte sono in grado di soddisfare anche le esigenze di piccoli nuclei famigliari o single con appartamenti di 70/100 mq con un elevato standard di finiture e dotazioni, che oltre a rispondere alle esigenze della vita contemporanea rappresentano anche un’ottima opportunità di investimento immobiliare». 01 Lugano, Castagnola: App.to 4.5 loc. vista lago in recentissima residenza di lusso, giardino e SPA 02 Lugano: App.to 4.5 loc. con terrazzo e giardino vista lago 03 Lugano Centro: 2.5 loc. con terrazzo vista lago, vicino Via Nassa

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DOSSIER FONDAZIONI / ELISA BORTOLUZZI DUBACH

ARTE E FILANTROPIA COME ATTITUDINI DELLO SPIRITO L’ARTE È DA SEMPRE UN MOTORE POTENTE PER SPINGERE IDEE E PROGETTI, MIGLIORARE IL MONDO E GARANTIRE SERENITÀ E PROGRESSO. DA SECOLI, ARTISTI E MECENATI HANNO CAMMINATO INSIEME, E ANCOR OGGI LA FILANTROPIA CULTURALE È TRA I CAPITOLI PIÙ INTERESSANTI DEL GRAN LIBRO DELLA PROMOZIONE ARTISTICA.

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lisa Bortoluzzi Dubach*, esperta di filantropia, è tra le voci più autorevoli in Svizzera sul tema del mecenatismo, vuoi per la grande esperienza accumulata nel settore, vuoi per gli insegnamenti avuti in famiglia. Tra le sue passioni ci sono lo studio e la lettura, con incursioni nella poesia, nella saggistica e nei testi legati alla spiritualità.

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ei viene da una famiglia molto attenta ai bisogni degli altri e alle arti: cosa ha imparato dai suoi genitori? «Non si può dire che mia madre e mio padre siano stati mecenati in senso stretto, ma hanno sempre promosso le arti, era una tradizione familiare. Il mio bisnonno materno, Alfredo Longoni, milanese, era un self-made man che dal nulla era diventato proprietario di immobili e azionista di diverse aziende. Aveva una grande attenzione verso la povertà, aiutava i bisognosi spesso all’insaputa della famiglia. Fatto curioso, i miei nonni sposarono entrambi una cantante lirica e anche se, per le usanze del tempo, purtroppo

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entrambe le nonne dovettero interrompere la carriera e dedicarsi alla famiglia, a casa nostra si è sempre parlato di arte, coltivato la musica e gli artisti non sono mai mancati». C’è una persona che l’ha particolarmente ispirata in famiglia? «Senz’altro mio padre. Medico e umanista, aveva fra le sue molte qualità una curiosità intellettuale che appagava leggendo, frequentando manifestazioni culturali e concerti, una grande generosità e spiccate doti di resilienza. È stato un uomo straordinario, che ha dato moltissimo non solo ai figli ma alla città in cui ha a lungo dimorato, Varese. La sua vita è stata d’ispirazione per tanti, e lo è an-

cora, tant’è vero che alla sua morte le autorità cittadine gli hanno dedicato una manifestazione di pubblico riconoscimento. È stato lui ad avermi portato, senza neppure esserne cosciente, alla vocazione della filantropia e poi a considerare di farne un lavoro». Chi sono stati i maestri a cui deve qualcosa per ciò che è diventata nella sua professione? «Chi mi ha per primo influenzato è stato Flavio Sottrici, allora proprietario delle cartiere Sottrici-Binda e presidente dell’Associazione Industriali della Provincia di Varese, mecenate. Ero giovane e cercavo un lavoro, così mi presentai da lui per un colloquio, portandogli da leggere il mio studio


DOSSIER FONDAZIONI / ELISA BORTOLUZZI DUBACH

sulle piccole e medie imprese del Varesotto. A sorpresa mi chiese di scrivergli un verso di una poesia che amavo e di indicargli la musica che preferivo. Una settimana dopo ricevetti una lettera, mi proponeva di lavorare per la sua azienda. Fui assunta come uno dei responsabili della comunicazione, il dettaglio era che allora non avevo ancora fatto studi specifici e che questa assunzione si basava sulla fiducia in un talento che non sapevo neanche di avere. Mi affiancò il suo assistente per sei mesi e con lui imparai a conoscere gradualmente il mondo della carta. Sottrici era un visionario e un mecenate. Durante il nostro primo colloquio mi comunicò che voleva fondare una università. La Liuc di Castellanza, l’università delle imprese, divenne realtà pochi anni dopo. La seconda persona che considero un maestro è stato Pier Mario Vello, il segretario generale di Fondazione Cariplo. Ero andata da lui per intervistarlo. Arrivata a Milano dalla Svizzera, le risposte alle mie domande in tedesco erano già state formulate. Mi chiese se amavo l’arte, mi condusse in giro per Milano, a vedere le torri di Kiefer e passammo qualche ora a parlare di filantropia e di poesia. Ne nacque una profonda amicizia, durata fino alla sua prematura scomparsa. Ci scambiavamo idee e libri, mi faceva leggere i suoi articoli prima ancora che fossero pubblicati. Mi fece rivivere impressioni già avute nella mia famiglia. Con lui capii che mi sarei occupata in toto di filantropia». Ci sono altre persone con cui sente di avere un debito di riconoscenza particolare? «Ricordo fra i tanti alcuni incontri per me particolarmente preziosi. Il primo con Carlo Ciceri, un compositore, purtroppo scomparso assai giovane, che si interessava di mecenatismo ed era responsabile dei progetti strategici per il Conservatorio della Svizzera Italiana. Il secondo incon-

tro, o meglio un reincontro, è stato quello con Letizia Tedeschi, l’ideatrice della Fondazione Archivio del Moderno, con cui ho approfondito il tema della filantropia nell’architettura. Due personalità straordinarie, ricche dal punto di vista umano, stimolanti dal punto di vista intellettuale». Che cosa può fare secondo lei l’arte per la società civile? «L’arte può avere un profondo impatto nell’ispirare un cambiamento positivo. Sono convinta che gli artisti visivi possiedano la capacità unica di far luce su questioni urgenti, immaginare soluzioni e accendere la passione per il progresso. Invitando gli spettatori a mettere in discussione il mondo che li circonda, a sconvolgere il pensiero convenzionale e a immaginare nuove possibilità: così le opere d’arte diventano fari di speranza, empatia e responsabilizzazione». Come si incontrano oggi arti e mecenatismo? «I mecenati fanno un po’ fatica a sostenere le arti contemporanee, soprattutto la musica. Per pittura, scultura e fotografia ci sono meno difficoltà, anche perché spesso il filantropo è lui stesso collezionista, ma per la musica contemporanea ci sono ancora parecchie resistenze, così come per la poesia e per la danza. Probabilmente anche perché l’età media dei mecenati è di oltre sessant’anni, e i giovani filantropi non sono molti in Europa, a differenza per esempio dell’Asia. Per incentivare gli aiuti ai giovani musicisti occorre dunque presentare ai mecenati idee progettuali visionarie, che promuovano obiettivi di sviluppo sostenibile della musica contemporanea». Ci può fornire una panoramica dell’ecosistema artistico e culturale? «La Rockefeller Foundation ricorda, in uno studio del 2021 (cfr. https:// www.rockpa.org/arts-and-culturephilanthropy-a-topic-brief-for-do-

nors/), che l’ecosistema delle arti e della cultura comprende un ampio spettro di attori, tra cui artisti e creativi, che lavorano in una vasta gamma di forme e mezzi di comunicazione. Poi ci sono le istituzioni artistiche e culturali, come biblioteche, musei, case editrici, che offrono oppure producono le arti. Gli educatori artistici insegnano ai giovani come comprendere e approcciare l’arte e forniscono esperienze creative precoci, che possono contribuire a creare un pubblico futuro per le arti. I media pubblici, tra cui stazioni radiofoniche e televisive locali e nazionali, presentano infine le opere d’arte a un vasto pubblico. Non mancano i collezionisti d’arte, le cui attività determinano i prezzi delle opere d’arte e quindi influenzano il panorama artistico in generale, né aziende e imprenditori del settore tecnologico, le cui piattaforme possono creare opportunità e sfide per gli artisti interessati a proteggere e godere appieno delle possibilità legate alle proprie opere. Molti sono poi i finanziatori pubblici delle arti, tra cui le istituzioni, che distribuiscono sovvenzioni e servizi a iniziative artistiche e culturali. Ci sono programmi di educazione artistica finanziati dal governo, e le amministrazioni comunali stanziano fondi per progetti d’arte pubblica. Da ultimo esistono aziende, fondazioni e donatori privati che forniscono finanziamenti significativi alle istituzioni artistiche e sostengono singoli artisti attraverso premi, borse di studio e sovvenzioni». Quali sono le tendenze nella filantropia delle arti? «I filantropi sostengono da tempo le arti e i programmi e le istituzioni culturali, dal lancio di nuove organizzazioni artistiche agli investimenti in singoli artisti e progetti. Spesso, la mancanza di finanziamenti pubblici accresce la necessità di avere una filantropia artistica. Le sfide del settore includono la difficolTICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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DOSSIER FONDAZIONI / ELISA BORTOLUZZI DUBACH

tà di misurare l’impatto dei finanziamenti alle arti e la natura dispersiva di molte organizzazioni artistiche (cfr. https://www.rockpa.org/artsand-culture-philanthropy-a-topicbrief-for-donors/)». Cosa motiva un mecenate a donare per l’arte? «La filantropia è un’attitudine dello spirito, un modo di abitare il mondo che si consolida a partire da motivazioni anche molto diverse fra loro. L’altruismo è solo una delle ragioni che spingono una donna o un uomo a donare. Può accadere che il mecenatismo sia una prassi ereditata in famiglia, e per questo si è spinti a donare soprattutto dal senso del dovere o, più in generale, dal desiderio di conformarsi a determinate norme sociali. Oppure, ci sono occasioni in cui il dono è frutto di un accordo tra le parti e quindi il filantropo agisce

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perseguendo un interesse personale. Ancora, il gesto generoso può nascondere un bisogno alle volte materialistico o la volontà di aumentare il proprio prestigio sociale. In ogni caso, oggi sappiamo che l’atto filantropico ha un’influenza diretta sul benessere psicofisico di chi lo esercita (cfr. Elisa Bortoluzzi Dubach, Chiara Tinonin, La relazione generosa. Guida alla collaborazione con filantropi e mecenati, cap. 2)».

*Dr. Dr. Elisa Bortoluzzi Dubach, consulente di Relazioni Pubbliche, Sponsorizzazioni e Fondazioni, è docente presso varie università e istituti superiori in Svizzera e Italia e co-autrice fra gli altri di La relazione generosa. Guida alla collaborazione con filantropi e mecenati. (www.elisabortoluzzi.com)


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DOSSIER FONDAZIONI / STEFAN OTTRUBAY

IL VALORE DI UNA GRANDE EREDITÀ STORICA

INTERVISTA A STEFAN OTTRUBAY, DIRETTORE ESTERHÁZY COMPANIES, BOARD MEMBER ESTERHÁZY FOUNDATIONS. DI ELISA BORTOLUZZI DUBACH

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ei è il nipote dell‘ultima principessa Esterházy, appartenente ad una delle più antiche e gloriose casate d’Ungheria. I suoi membri sono stati conti e principi, sportivi e anche scrittori. Vuole raccontarci qualche aspetto meno noto della storia della sua famiglia? «Sposando nel 1946 Melinda Ottrubay, di famiglia borghese, l‘ultimo principe Paolo V Esterházy scelse molto presto di inaugurare un‘era nuova nella storia della sua casata. Alla sua morte, nel 1989, lasciò in eredità alla moglie l‘intero importante patrimonio storico, culturale e architettonico degli Esterházy. A partire dal 1994, Melinda lo trasferì a diverse fondazioni private austriache a carattere indissolubile. Oggi, nell‘interesse della conservazione e salvaguardia di questo significativo patrimonio storico, manteniamo buoni rapporti con numerosi membri della famiglia Esterházy. A partire dalla fine del XVI secolo, dalla linea prin-

cipesca austriaca originaria, sono nate nuove famiglie e discendenze, i cui membri oggi vivono in diverse parti del mondo. Nel 1994 abbiamo trasformato un‘istituzione locale sonnacchiosa e priva di strategie lungimiranti in un moderno gruppo di imprese. Nel 2002, l‘amministrazione è stata riunita in una società di gestione e dotata di una moderna organizzazione. Siamo passati dai 147 collaboratori iniziali ai 500 di oggi. Questi ultimi sono attivi con molto successo in 12 divisioni fra loro indipendenti. Il fatturato totale è passato da poco meno di 17 milioni di euro a quasi 100 milioni, grazie anche all‘inserimento di nuove aree di business». Gli Esterházy sono stati anche grandi filantropi. In quali settori sono attive le fondazioni oggi e perchè? «La casata Esterházy ha vissuto e operato in un‘epoca in cui lo Stato, nell’odierna accezione, non esisteva. Non c’era nemmeno l‘assistenza sociale come la intendiamo oggi, né l‘istruzione pubblica e molto altro ancora. Queste attività erano nelle mani della Chiesa, dei grandi proprietari terrieri e dalla nobiltà. Solo nella seconda metà del XIX secolo, questi servizi furono gradualmente assunti dallo Stato o dai mecenati borghesi. Insieme alla Chiesa, gli Esterházy erano i maggiori proprietari terrieri dell‘Ungheria storica, ed era naturale che questi compiti fossero centrali nell’attività della famiglia. Trecentocinquanta anni fa l‘imperatrice Maria Teresa aveva posto l‘alta nobiltà sotto un forte controllo politico e militare. In questo modo nacque una prima forma di Stato costi-


DOSSIER FONDAZIONI / STEFAN OTTRUBAY

tuzionale, grazie al quale furono arginati i conflitti aperti contro il potere centrale. Così, le grandi famiglie nobili cominciarono a concentrarsi sull‘istruzione, la musica e la promozione culturale e anche su compiti sociali ed educativi. Erano in forte competizione fra di loro, ed erano soliti mostrare al mondo esterno il proprio potere e influsso. La casata Esterházy si distinse molto presto nelle attività a sostegno di arte e cultura. Nel XVI e nel XVII secolo furono eretti magnifici edifici, che ancora oggi sono monumenti e punti di riferimento della regione pannonica e del Burgenland. Furono istituiti archivi, tenuti registri pubblici e molto altro ancora. Grazie alla grande attività di collezionismo dei miei antenati è nato anche il «Tesoro e il Gabinetto delle Curiosità dei principi Esterházy», famoso a livello internazionale. Non esiste nulla di paragonabile al mondo. La musica era già di grande importanza intorno al 1650. Non sorprende quindi che, cento anni dopo, Franz Joseph Haydn abbia scelto la corte principesca degli Esterházy come luogo in cui operare e comporre, e sia diventato ben presto famoso in tutto il mondo». Come è nato il suo interesse personale per la filantropia? «Sono nato in una famiglia borghese in cui era scontato avere ampi interessi per la res pubblica e per la politica. Durante la mia frequentazione del ginnasio a Lucerna, la mia città natale, ho maturato un interesse per le materie culturali classiche. Grazie ai contatti più stretti in Svizzera con l‘ultima coppia di principi, Melinda e Paul, da adolescente mi sono interessato alla storia dell‘Austria e dell‘Ungheria. Il primo compito della Fondazione è di studiare le importanti collezioni della famiglia, restaurare gli oggetti, catalogarli e renderli disponibili al pubblico. Questo lavoro ha avuto inizio nel 1955, dopo

che i russi hanno lasciato l’Austria. Dal mio arrivo in Austria nel 2022, abbiamo dato a queste attività una dimensione professionale. Da allora, le nostre collezioni e i nostri pezzi sono stati esposti in prestigiose mostre a Villa Borghese, al Louvre, nel Palazzo di Compiègne vicino a Parigi, ma anche al Metropolitan Museum di New York, al Museo Nazionale di Dresda, eccetera. Nel 2010 abbiamo iniziato a occuparci di musica classica e anche del St. Margarethen Opera Festival (con 90.000 spettatori all‘anno). All‘epoca non eravamo soddisfatti della qualità dimostrata in passato e vedevamo la possibilità di un sicuro miglioramento. Da allora il nostro obiettivo è stato quello di uscire dal provincialismo e raggiungere una visibilità nazionale e internazionale. Possiamo dire di esserci riusciti. Insieme ai nostri dirigenti siamo fermamente convinti di doverlo al grande nome della famiglia Esterházy». Cosa significa per lei essere un mecenate oggi? «I mecenati devono sforzarsi di colmare le lacune dell‘offerta statale nella cultura, nel settore sociale oppure nell‘istruzione. Ci siamo anche posti l‘obiettivo di migliorare la regione pannonica su entrambi i lati del confine, motivando le persone in modo positivo. Con la sponsorizzazione e le attività di mecenatismo, cerchiamo una stretta relazione con la comunità imprenditoriale, ma anche con i privati, attraverso i circoli degli sponsor e degli amici delle varie istituzioni. L‘attività pro bono dei mecenati non deve a mio parere semplicemente sfociare in un piacevole sentimento privato, ma quest’ultimo deve sempre analizzare gli obiettivi e gli effetti a lungo termine per la società civile». Di che cosa si occupa la Fondazione Melinda Esterházy de Galantha con sede a Zurigo?

«Promuoviamo in particolare la formazione di giovani musicisti e di artisti professionisti di danza classica. A questo scopo, manteniamo una stretta relazione con il Teatro dell‘Opera di Zurigo e con il Festival di Lucerna, famoso in tutto il mondo». Lei è noto per il suo entusiasmo per l‘arte: come è nata la sua passione per la musica? È anche un fautore della filantropia strategica: come vive questa sfida? «Sono una persona che pensa razionalmente. Per me l‘arte e la cultura sono un importante livello di comunicazione nella comunità umana. Il primo livello è la lingua parlata, il secondo è la scrittura, con la sua ricca storia di oltre 4.000 anni. Il terzo livello sono l‘arte e la cultura vere e proprie. Rappresentano una dimensione attraverso la quale le persone e le società comunicano tra loro. Ma ci sono stati anche dei lati oscuri: attraverso l‘arte e la cultura si sono glorificate le guerre, si è sostenuta l‘oppressione, si sono rappresentati popoli, generi e razze come inferiori. Abbiamo bisogno di arte e cultura perché molti contenuti e messaggi possono essere trasmessi rapidamente, in modo differenziato e duraturo, attraverso le generazioni. Purtroppo, nella società odierna arte e cultura sono talora impiegate anche per separare le cosiddette élite dal resto della popolazione e per formare delle cosiddette “bolle”. In passato, il latino ecclesiastico svolgeva un ruolo simile, e l‘adesione a certi generi musicali può avvenire con l‘intento di creare una “bolla per l‘élite”. Mi sono sempre opposto a questo tipo di atteggiamenti. Per me, l‘arte e la cultura di alta qualità devono essere presentate, per quanto possibile, in un modo accessibile a tutta la socità civile. L‘arte ha sempre qualcosa di educativo. Abbiamo sperimentato di persona quanto questo modo di porsi sia accolto con gratitudine dai fruitori delle manifestazioni culturali». TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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DOSSIER FONDAZIONI / STEFAN OTTRUBAY

L’ex ministro della cultura italiano Dario Franceschini ha pubblicato un libro intitolato “Con la cultura non si mangia?”, che analizza il motivo per cui gli Stati a volte fanno così poco per sostenere le rispettive industrie culturali, compresa la moda, sebbene queste generino posti di lavoro, esportazioni e anche felicità. Perché è così a suo parere? «Come ho già ricordato in precedenza, sono dell’opinione che i mecenati debbano intervenire in aree che lo Stato non riesce a coprire. Sono convinto che in questo processo ci debba essere una stretta comunicazione. Per due ragioni: in primo luogo per evitare doppioni, in secondo luogo per creare sinergie. Ecco perché sono contrario ai „programmi segreti“. Il filantropo o il mecenate deve comunicare con il pubblico il più regolarmente possibile e presentare relazioni sulle proprie attività. Da un lato, questo serve a pro-

muovere la comprensione per le attività avviate, dall‘altro a ricevere critiche positive e costruttive. Sono convinto che si impari da ogni critica, anche quella più insignificante. Perciò seguiamo questo principio in ogni attività delle Fondazioni Esterházy». Qual è la sua visione per il futuro della filantropia in Svizzera, Austria ed Europa? «Molti mecenati utilizzano i beni acquisiti o ereditati per la loro attività filantropica. È quindi importante il rispetto della tradizione famigliare. Nei Paesi europei, i filantropi per le loro attività sono spesso soggetti a tasse aggiuntive. Dovrebbe invece valere il contrario! La società dovrebbe alleggerirli dagli oneri fiscali, soprattutto se svolgono compiti importanti per il bene comune. In tempi quali quelli attuali, in cui la ricchezza è stata creata rapidamen-

te, in un momento storico in cui anche grazie alla digitaliazzazione si sono creati velocemente enormi patrimoni, è importante che i filantropi agiscano con grande trasparenza. Considero un preciso compito di noi mecenati quello di spiegare come vengono impiegati i fondi, in modo che l’opinione pubblica comprenda immediatamente se sono utilizzati in modo sensato. Dobbiamo considerare che, se non si agisce in modo trasparente, si accendono invidie, si eleva la voglia di tasse e oneri speciali che finiscono per ostacolare l’imprendorialità, chiave importante per la filantropia del futuro».

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Tel143 – Telefono Amico Tel 143 – Telefono Amico è raggiungibile 24 ore su 24 e offre un colloquio di aiuto a chiunque abbia bisogno di sostegno. È un numero di emergenza destinato non solo a chi si trova in un momento di crisi acuta, ma anche a donne e uomini di ogni età con problemi quotidiani più o meno complessi. I volontari sono chiamati ad affrontare con l’interlocutore diverse problematiche, intraprendendo un cammino di riflessione e di ricerca personale, confrontandosi con le proprie emozioni. Proprio per questo, per effettuare la formazione base occorre avere un’età compresa tra i 30 anni e i 70 anni. Dopo avere frequentato il corso, ai volontari viene richiesta una presenza a turni per almeno due anni. Ispirare i giovani a gestire il denaro Ispirate i giovani con il modulo “Gestione del denaro” di Young Enterprise Switzerland (YES). Per prima cosa, viene offerta una breve formazione per diventare volontari di YES in modo da poter impartire ai giovani (allievi di 14-16 anni) nozioni che li aiuteranno ad affrontare il futuro con serenità ed evitare il sovraindebitamen­ to. Si è liberi di utilizzare il materiale didattico messo a disposizione da YES, di ispirarsi agli altri volontari o di condividere le conoscen­ ze personali. Grazie all’esperienza dei volontari prepariamo i giova­ ni alla vita lavorativa e diamo loro ispirazione e fiducia.

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DOSSIER FONDAZIONI / SIMONA ZAMPA

ESISTONO COSE CHE NON HANNO PREZZO

INTERVISTA A SIMONA ZAMPA, FILANTROPA, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI FONDAZIONE DI FAI SWISS. DI ELISA BORTOLUZZI DUBACH

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L

aurea in economia alla Bocconi, una carriera nel mondo della finanza, una grande passione per la cultura e per l’arte. Chi è Simona Zampa? «Mi sono laureata alla Bocconi nel 1993, ma studiare economia non era la mia passione. Appena laureata ho cercato di trovare lavoro in una banca di investimento, e sono finita prima alla Bank of America poi alla Merrill Lynch. Nel 1994, ho vinto la borsa di

studio Stringher Mortara alla Banca d’Italia e ho passato alcuni mesi a Roma, in via Nazionale, frequentando il corso di preparazione per diventare coadiutore. Quando però mi hanno offerto un posto - anzi proprio il posto che avevo chiesto - mi sono resa conto che il lavoro non era fatto per me. Ho sempre trovato difficile adattarmi ad una struttura con regole molto rigide e burocratiche. Il mio sogno al liceo era quello di fare la poetessa come mia nonna, e passavo il tempo a scrivere poesie. Mia nonna, Marí Garelli, era una brava poetessa che pubblicava con Guanda ed era stata tra i finalisti del premio Roma del 1949 con Ungaretti e Pasolini, una delle poche donne finaliste. Mi piaceva molto anche dipingere e avrei voluto studiare pittura all’Accademia di Brera, ma i miei genitori mi hanno spinto verso l’economia, e io non mi sono ribellata. Nel frattempo, mi ero iscritta ai corsi serali di pittura all’Istituto Cimabue, che era vicino alla Bocconi, e nel complesso ero felice di questo compromesso. Quando ho smesso di lavorare in banca, ho iniziato a fare illustrazioni per una casa editrice per bambini, e da quel momento piano piano mi sono sempre più dedicata all’arte. Adesso continuo in parte con le illustrazioni, ma soprattutto lavoro nel mio studio, dipingo, disegno, faccio collages. Insegno anche un corso di teoria del colore all’Istituto i2a: una cosa che mi piace molto, perché trovo molto bello poter condividere con altre persone quello che ho imparato nel corso della mia vita». Quali sono i riferimenti nell’arte da cui ha tratto maggiore ispirazione? «Sono una grande amante del colore. Anche quando dipingo in modo figurativo, raramente faccio un disegno


DOSSIER FONDAZIONI / SIMONA ZAMPA

preparatorio, ma inizio subito dal colore. Negli ultimi anni, mi sono sempre più interessata all’astrazione. Ho studiato in profondità l’opera di Josef Albers. Guardo molto Richard Diebenkorn, Agnes Martin, Brice Marden. Tra gli artisti contemporanei, mi piace molto il lavoro di Chantal Joffe che mi fa pensare a Francis Bacon». Quando ha deciso di dedicarsi alla filantropia e com’è nata questa passione? «Mi sono dedicata alla filantropia negli ultimi 20 anni. Il mio contributo è soprattutto pratico. Ho dedicato il mio lavoro ad alcuni progetti in cui credevo. Mi rendevo conto che potevo essere utile ad una certa causa e l’ho fatto. Non concepisco la filantropia semplicemente come erogazione di fondi, ma piuttosto come volontà di portare avanti delle idee o sostenere dei progetti che mi sembrano importanti per la comunità in cui vivo». C’è una persona che l’ha sostenuta in questo impegno? «Mio marito è un grande filantropo nel vero senso della parola. Ha creato diversi anni fa la sua fondazione e ha sempre sostenuto l’importanza di restituire - give back come dicono gli americani - alla comunità che gli ha permesso di crescere. Fin da quando eravamo molto giovani, con tanti bambini molto piccoli, lui ha sempre voluto donare una parte importante di quello che guadagnava. Era molto coraggioso e l’ho sempre ammirato per questo». Quanto è importante il supporto della famigla per una filantropa come lei? «È molto importante che la filantropia sia un tema condiviso da tutta la famiglia e che le decisioni siano prese insieme di comune accordo. Di recente, abbiamo ospitato a casa un giovane ragazzo rifugiato per alcune settimane. È stata la prima esperienza di que-

sto tipo per noi, e ha coinvolto tutta la famiglia. È nato un bel rapporto di amicizia che mi auguro possa durare nel tempo, ma ci siamo resi conto che non è facile, specialmente quando ci si avvicina a culture molto diverse». Ricorda la sua prima donazione? «La prima donazione che ricordo è quando abbiamo mandato dei fondi allo zio di mio marito che era un prete missionario in Congo e doveva costruire un dispensario». Qual è il progetto filantropico della sua prima gioventù che più la rappresenta? «Quando ero ragazza facevo la volontaria a Milano per la Giornata FAI di Primavera e per i Cortili Aperti. Mi ricordo la gente che entrava e usciva stupita da quei cortili verdissimi. Quando cammini per le strade di Milano, vedi tante facciate di pietra e di cemento, ma una fotografia della città presa dall’alto mostrerebbe alberi e aiuole, tutte nascoste tra le mura dei palazzi». Quando ripensa ai suoi impegni filantropici, di cosa va particolarmente fiera? «Sono felice di aver costruito qualcosa che prima non esisteva, ad esempio il FAI Swiss. I progetti filantropici che più mi rappresentano sono quelli in cui ho creato qualcosa con il mio lavoro». Lei è Presidente del Consiglio di fondazione di FAI SWISS. Di cosa si occupa la fondazione? «Ho sempre avuto grande ammirazione per l’attività del FAI in Italia e per la sua opera di tutela delle bellezze naturali e dei beni storici. Il grande merito del FAI a mio parere è stato soprattutto quello di divulgare a partire dagli anni ’70 una cultura di rispetto dell’ambiente, in un periodo contrassegnato in Italia dalle speculazioni edilizie e dagli interventi selvaggi sul paesaggio. Il FAI Swiss è nato nel 2012 dalla mia amicizia con una donna molto in gamba

che allora era presidente del FAI a Firenze. I miei bambini erano molto piccoli, e non ero convinta che fosse il momento giusto per impegnarmi in un progetto così grande, ma lei mi ha sostenuto nelle fasi iniziali e mi è sempre stata vicina. Credevo nell’idea del FAI e l’ho condivisa con un gruppo di amici che sono poi diventati le persone chiave del Comitato FAI Swiss, e lo sono tuttora. In un certo senso si può dire che la nascita del FAI Swiss sia stata una storia di amicizia, che adesso sta entrando nel suo dodicesimo anno di attività». Quali sono i progetti più significativi della Fondazione? Il FAI Swiss si propone di diffondere in Svizzera i principi fondanti del FAI che secondo me sono importantissimi per la nostra società: la preservazione del patrimonio artistico e culturale, dei beni e delle dimore storiche, e la protezione del paesaggio. Con il FAI Swiss, inoltre, abbiamo voluto creare un ponte culturale tra l’Italia e la Svizzera, due nazioni che condividono lingua, cultura e una parte della loro storia. Uno dei progetti che ci sta più a cuore è quello degli Apprendisti Ciceroni. Le nostre volontarie lavorano con le scuole, soprattutto le scuole professionali, per creare dei progetti in cui i ragazzi sono i Ciceroni incaricati di presentare il bene artistico ai visitatori o ai loro compagni di scuola. Questo per loro è un grande stimolo allo studio, alla conoscenza dei luoghi che li circondano e all’approfondimento culturale». Sempre in riferimento al FAI, quanto è importante il passato per immaginare e costruire il futuro della filantropia? «L’idea della preservazione della bellezza tramandata dalle generazioni che ci hanno preceduto è alla base del FAI. Questo non significa che bisogna conservare tutto a tutti costi e che non si possa costruire niente di nuovo. Il concetto è che bisogna preservare i beni che hanno un valore non solo artistico, TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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DOSSIER FONDAZIONI / SIMONA ZAMPA

ma anche storico, culturale, e che rappresentano l’identità della comunità che li circonda. Porto spesso l’esempio dell’Antica Barberia Giacalone a Genova che è uno dei beni FAI». Parliamo del suo impegno a favore della New York Philharmonic Orchestra. Di che cosa si tratta? «Sono sempre stata molto appassionata di musica e anni fa un amico mi aveva proposto di entrare nell’International Advisory Board della NY Philarmonic, perché avevano bisogno di un ambasciatore in Italia e in Svizzera. È stata una bella esperienza e quello che ho imparato mi ha dato degli spunti di riflessione interessanti da condividere con le istituzioni musicali con cui collaboro in Europa. Il concetto di filantropia negli Stati Uniti è molto forte, e a mio parere non è legato solo ai benefici fiscali come spesso si sente dire. Quando si parla di dona-

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zioni che rappresentano parti importanti del patrimonio delle persone, e che a volte raggiungono le decine di milioni di dollari, credo che ci siano motivi più profondi che le ispirano. Credo che l’idea di donare sia soprattutto legata alla cultura di una persona che crede nell’importanza di restituire alla sua comunità una parte di quello che ha guadagnato durante la sua vita. Negli Stati Uniti, la filantropia è anche una necessità che nasce dall’assenza quasi totale di sostegno pubblico. In pratica, senza contributi privati, la maggior parte dei progetti si esaurirebbe. Un solo esempio: durante la pandemia, il contributo della città di New York alla New York Philarmonic è stato pari a zero. Ciò non ha paragoni con nessuna orchestra europea». Quali consigli si sente di dare a una giovane filantropa che voglia intraprendere la sua strada?

«Credo che le strade della filantropia siano molto varie e che ognuno debba seguire il proprio istinto. Ognuno di noi ha nel cuore temi diversi e si trova in circostanze diverse per cui è difficile generalizzare. Una volta avevo letto che il lavoro che si fa gratuitamente per gli altri è quello in cui ci si impegna di più e che ci dà più soddisfazione. È forse questo aspetto di gratuità, del fatto di essere un gesto totalmente disinteressato, che rende la filantropia qualcosa di speciale in un mondo in cui sembra che ci debba essere un prezzo per ogni cosa. La filantropia ci fa ricordare che esistono delle cose che non hanno prezzo».


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DOSSIER FONDAZIONI / SIMPOSIO BASILEA

DIALOGO CON ALCUNI MEMBRI DEL COMITATO DIRETTIVO DELLA GIORNATA BASILESE DELLE FONDAZIONI, LA DOTT.SSA RUTH LUDWIG-HAGEMANN, PRESIDENTE DEL VEREIN STIFTUNGSSTADT BASEL E MEMBRO DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELLA FONDAZIONE SKB 1809; CON IL DOTT. BEAT VON WARTBURG, DIRETTORE DELLA FONDAZIONE CHRISTOPH MERIAN; E INFINE CON IL PROF. DOTT. GEORG VON SCHNURBEIN, PROFESSORE DI MANAGEMENT DELLE FONDAZIONI PRESSO LA FACOLTÀ DI ECONOMIA DELL’UNIVERSITÀ DI BASILEA E DIRETTORE FONDATORE DEL CENTRO DI STUDI SULLA FILANTROPIA DELL’UNIVERSITÀ DI BASILEA. DI ELISA BORTOLUZZI DUBACH

Dott.ssa Ruth Ludwig-Hagemann

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UN INCONTRO DI SUCCESSO

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e fondazioni sono chiamate oggi a contribuire a plasmare la società di domani. Per farlo, devono essere al passo con i tempi, riconoscere il proprio potenziale e agire in modo responsabile. La piazza basilense delle fondazioni lo ha compreso e 12 anni fa ha lanciato un simposio che oggi attira più di 300 partecipanti da Basilea e da tutta la Svizzera.

Quali sono gli obiettivi dell’evento oggi? «A livello internazionale e svizzero si stanno verificando importanti processi di trasformazione. Le fondazioni di

Basilea riconoscono le opportunità e le sfide di questo sviluppo e vogliono contribuire in modo significativo. Inoltre, siamo convinti che una partecipazione strutturata delle fondazioni ai mutamenti in atto, con l’avvio di attività corrispondenti, possa influire in modo decisivo sull’attuazione di progetti significativi per la rivitalizzazione della regione e della società civile nel suo complesso. Anche per questo motivo ci siamo posti degli obiettivi chiari con questo evento: • facilitare lo scambio di esperienze e contatti tra le fondazioni della regione di Basilea; • promuovere la cooperazione tra le fondazioni; • posizionare meglio la regione di Basilea come sede di fondazioni a livello nazionale e internazionale;

Dott. Beat von Wartburg

Prof. Dott. Georg von Schnurbein

uando è stata istituita la Giornata basilense delle fondazioni e qual è il suo scopo? «La Giornata basilense delle fondazioni è stata lanciata nel 2011 dall’Associazione “Stiftungsstadt Basel” per offrire al mondo delle fondazioni una piattaforma anche a livello locale. Le Giornate delle fondazioni di Amburgo e di altre città tedesche sono servite da modello. E naturalmente le Giornate delle Fondazioni o i simposi delle due associazioni di categoria: Swissfoundations e ProFonds».


DOSSIER FONDAZIONI / SIMPOSIO BASILEA

• dimostrare qual è il valore aggiunto del settore delle fondazioni per la regione di Basilea; • creare sinergie tra tutti coloro che si occupano delle problematiche delle fondazioni; • contribuire a promuovere i temi rilevanti legati alla politica delle fondazioni nella regione». Come dobbiamo immaginare la pianificazione e la realizzazione dell’evento? «La pianificazione è un impegno che dura tutto l’anno. Il consiglio direttivo si consulta ed elabora una proposta di tema per il simposio. Grazie alla fitta rete di contatti con gli stakeholder del settore, ci si assicura che gli argomenti siano sempre i più attuali. Per quanto riguarda la scelta del luogo, cerchiamo ogni anno una località rappresentativa, in modo che i residenti di Basilea possano visitare gli angoli più belli della città e i partecipanti provenienti da altri Cantoni possano scoprire le bellezze della nostra città anno dopo anno. Il fulcro di questo lavoro è, ovviamente, la selezione dei relatori, ma anche dei rappresentanti delle fondazioni che ogni anno possono presentarsi al pubblico. Come è facile immaginare, si tratta di un compito impegnativo che richiede esperienza e personale. Per questo motivo il consiglio ha deciso di delegare la gestione dell’evento a un’agenzia specializzata in comunicazione e gestione di eventi». Tra i vari obiettivi c’è anche la cooperazione tra istituzioni pubbliche e fondazioni: come viene perseguito questo obiettivo? «Insieme all’Ufficio del Sindaco, l’Associazione “Verein Stiftungsstadt Basel” ha istituito una tavola rotonda per migliorare il rapporto tra Stato e fondazioni e contrastare la stagnazione della crescita delle fondazioni sia a Basilea Città che a Basilea Campagna. La prima iniziativa è stata quella di commissionare al CEPS uno studio su Basilea come sede di fondazioni. Da

un lato, l’obiettivo era quello di acquisire informazioni sul sistema delle fondazioni a Basilea e, di conseguenza, una migliore comprensione del sistema delle fondazioni; dall’altro, lo studio doveva sviluppare e indicare delle raccomandazioni per gli interventi a seguire. Ciò costituisce la base per una più profonda collaborazione tra il settore pubblico e le fondazioni. Per raggiungere questo obiettivo, tuttavia, è necessaria una maggiore comunicazione, trasparenza e accessibilità da parte delle fondazioni e un maggiore apprezzamento e sostegno politico da parte dello Stato». Come finanziate l’evento? «Il Comitato lavora gratuitamente, i costi sono coperti dalle entrate dei nostri sponsor e dai biglietti d’ingresso. La Giornata basilense delle fondazioni si tiene ogni anno in un luogo diverso. Il Campus della Novartis ci è sembrato un luogo ideale, anche perché è stato concepito come luogo di scambio e di dialogo tra gli specialisti di Novartis, gli studenti e il pubblico, ed era quindi anche una location ideale per il nostro evento. Con venti edifici realizzati da architetti di fama internazionale, il campus è una inoltre vera e propria Mecca dell’architettura moderna e quindi un paradiso per l’anima e lo spirito. Lungo la Fabrikstrasse spiccano le opere di Marco Serra (Main Gate), Diener & Diener Architekten, SANAA, Vittorio Magnago Lampugnani, Fumihiko Maki, Tadao Ando, David Chipperfield, Yoshio Taniguchi, Eduardo Souto de Moura, Herzog & de Meuron, Rahul Mehrotra, per citare i nomi più importanti. Sparse per tutto il Campus è anche possibile ammirare opere d’arti di celebri artisti, tra cui una scultura di Richard Serra, un’opera di Jenny Holzer, un’installazione sonora di Laurie Anderson e un murale di sessanta metri di altezza di Claudia Comte. Cfr: www.artribune.com/dal-mondo/ 2023/03/arte-architettura-novartiscampus-basilea».

Un contributo importante è stato lo studio del prof. Georg von Schnurbein Stiftungstagbasel-Zeigen was Basler Stiftungen bieten. Quali sono i risultati più importanti dello studio? «Basilea è il Cantone con la più alta densità di fondazioni in Svizzera e una città con una lunga tradizione di fondazioni. A Basilea, le fondazioni sono apparentemente strettamente associate all’arte e alla cultura, ma ci sono anche fondazioni prestigiose attive in altri settori socialmente rilevanti come l’assistenza sociale e sanitaria, l’istruzione e la ricerca, l’edilizia abitativa o la tutela dell’ambiente. Per la prima volta è stato censito anche il patrimonio complessivo delle fondazioni del Cantone di Basilea Città. Ammonta a 22,2 miliardi di franchi svizzeri, di cui 4,97 miliardi di franchi svizzeri sono attribuibili a fondazioni sotto la vigilanza della Confederazione, 15,49 miliardi di franchi svizzeri (69,7%) a fondazioni sotto la vigilanza cantonale e 1,76 miliardi di franchi svizzeri a fondazioni sotto la vigilanza comunale. Questa distribuzione è significativa rispetto ad altri Cantoni, perché di norma le fondazioni sotto la vigilanza federale hanno un patrimonio significativamente più elevato rispetto alle fondazioni locali o regionali. In questo contesto, tuttavia, va ricordato che il patrimonio complessivo delle fondazioni sottoposte a vigilanza cantonale non è praticamente cambiato rispetto al 2017, sebbene il patrimonio totale delle fondazioni svizzere sia aumentato del 40% da allora. Inoltre, le fondazioni di Basilea Città sono più vecchie della media. Questo dato mette in evidenza la lunga tradizione del settore nel Cantone e allo stesso tempo rappresenta un rischio, poiché le risposte ai nuovi bisogni sociali richiedono maggiore dinamismo. Per stimolare ulteriormente il settore, lo studio TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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DOSSIER FONDAZIONI / SIMPOSIO BASILEA

presenta diverse raccomandazioni di intervento per l’amministrazione e per le autorità politiche cantonali, nonché per il settore stesso delle fondazioni, da sottoporre a discussione (https://stiftungsstadt-basel.ch)». Quali sono i risultati più importanti raggiunti dall’evento nel corso degli anni e qual è il suo contributo per la città di Basilea? «La Giornata basilense delle fondazioni si è affermata come un appuntamento fisso del calendario della città e come un importante evento di networking. Vengono allacciati contatti e si incontrano sempre nuove personalità legate al settore delle fondazioni. Nel corso degli anni, molte fondazioni differenti hanno avuto la possibilità di presentarsi e di farsi conoscere meglio. A seguito di questo evento sono nati nuovi progetti di sostegno da parte di fondazioni erogative, a tutto vantaggio

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dei soggetti richiedenti e dei progetti di cooperazione. Infine, ma non per questo meno significativo, è che il sistema delle fondazioni sta acquistando visibilità e sta diventando più conosciuto. Auspichiamo una maggiore attenzione da parte dei media in futuro per quest’ultimo tema. Un piccolo svantaggio del successo dell’iniziativa è che di anno in anno è sempre più difficile trovare una sede adeguata, perché sono così tante le persone che vogliono partecipare!».



DOSSIER FONDAZIONI / GIANLUCA BONETTI

TICINO, TERRA DI CULTURA Ph: © Marco D’Anna

INTERVISTA A GIANLUCA BONETTI, CONSIGLIERE DI AMMINISTRAZIONE DELLA FONDAZIONE CORRIERE DEL TICINO E DAL 2021 MEMBRO DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELLA FONDAZIONE CULTURE E MUSEI (MUSEC LUGANO).

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ianluca Bonetti, lei è nato in una famiglia dedita alla filantropia da generazioni. Che significato ha avuto per lei crescere in un ambiente in cui la generosità e sempre stato uno dei valori portanti? «La famiglia di mia madre, Soldati, partecipa sin dalla fine dell’Ottocento all’evoluzione della società ticinese. Animati da un forte spirito imprenditoriale alcuni membri hanno vissuto in prima persona la stagione

dell’emigrazione. Lasciato alle spalle il povero Ticino contadino, sono emigrati in Argentina dove hanno fatto fortuna. Mossi da spirito filantropico, dopo essere tornati nella terra natia hanno contribuito alla modernizzazione del paese sostenendo progetti come la Ferrovia Lugano Ponte Tresa e la costruzione della strada cantonale Magliaso-Neggio. Nel 1891 un membro della nostra famiglia, il giudice Federale Agostino Soldati, ha fondato il Corriere del Ticino con l’intento di aiutare il giovane Governo ticinese a far collaborare le due principali forze politiche del paese, che allora si scontravano anche con le armi. Per volontà del fondatore nel 1941 il Corriere è diventato una Fondazione di diritto privato e di interesse pubblico, avente come scopo di contribuire alla crescita sociale, economica e culturale del Territorio. Da allora, per statuto, la famiglia rinuncia ai dividendi. Gli utili vengono lasciati nell’azienda per finanziare lo sviluppo e soprattutto al fine di alimentare le riserve per i tempi difficili, come quelli che l’editoria quotidiana sta attraversando ora, garantendo in tale modo la continuità della Fondazione. Considero un privilegio poter partecipare alla vita di questa significativa realtà perché, in particolare, considero l’informazione una conoscenza basilare per la crescita degli individui e della società civile». Si può dire che c’è un sapere famigliare che grazie alla tradizione filantropica si tramanda di generazione in generazione, e come? «Nel caso della nostra famiglia assolutamente si. Da cinque generazioni infatti, membri della famiglia Soldati, i cui diversi rami portano ora anche altri


DOSSIER FONDAZIONI / GIANLUCA BONETTI

cognomi - Guasti, Foglia, Bonetti - dedicano una parte anche significativa del proprio tempo alla Fondazione Corriere del Ticino portando le proprie competenze professionali nei Consigli d’Amministrazione delle varie società e partecipando a gruppi di lavoro dedicati a tematiche strategiche». Parliamo del nuovo contesto degli ultimi anni (guerra, pandemia, crisi climatica). In che modo questo contesto ha cambiato a suo parere il quadro della filantropia? «Credo che le crisi e le emergenze costringano il settore pubblico, la politica, a focalizzarsi sul breve periodo, sulla ricerca di soluzioni che riportino a una certa normalità. ll privato può in questi periodi contribuire invece ad alimentare una visione di più ampio respiro sulle grandi questioni e sfide con le quali la polis si trova e si troverà confrontata, come le crisi da lei accennate». Nel corso di diversi dibattiti e occasioni pubbliche lei ha insistito sulla necessità di riposizionare la cultura come valore portante della società civile. Cosa intende concretamente? «Spesso la cultura viene vista come un accessorio, un qualcosa di non indispensabile, quasi un lusso che in certe situazioni la società civile non si può permettere, come durante i periodi congiunturali difficili. Io vedo invece la cultura come un insieme di ingredienti indispensabili di una ricetta atta a promuovere una società civile equilibrata e costruttiva. La cultura ai miei occhi nutre lo sviluppo dell’individuo, favorisce l’espressione dei talenti e facilita infine anche la creazione di valore economico. La cultura sedimenta terreno propizio alla crescita umana. Homo e Humus hanno d’altronde la stessa radice etimologica». Quale può essere il ruolo dei filantropi in questo riposizionamento?

«Sicuramente attraverso iniziative che sensibilizzino le nuove generazioni all’area umanistica, come la storia, la storia dell’arte, la filosofia, le arti visive, la musica ecc. In Svizzera e in particolare in Ticino, a mio modo di vedere, la scuola dà troppo poco spazio a questo tipo di conoscenze rispetto a quanto avviene per le discipline tecniche. I filantropi nella cultura possono inoltre contribuire al suo riposizionamento agendo come dei contemporanei inf luencer, rendendo in questo modo trendy le discipline umanistiche». Inoltre, anche finanziando attività di divulgazione con un taglio pop. Penso ad esempio all’attività divulgativa di Alessandro Barbero, uno storico che riesce ad appassionare più generazioni a una materia troppo spesso vissuta come accademica, distante e polverosa». Che cosa possono fare le istituzioni culturali ticinesi per favorire la collaborazione con i filantropi? «Il Ticino gode di una importante densità di istituzioni e di iniziative culturali pubbliche e private anche di elevata qualità rispetto alla sua popolazione. Il limite attuale di questa offerta culturale è la sua frammentazione, la mancanza di una visione e di una azione sistemica. Ognuna porta avanti il suo programma senza interessarsi al programma delle altre. Una collaborazione tra istituzioni pubbliche e private nella programmazione sarebbe di grande utilità per le stesse e di grande interesse per il pubblico. Oltre a incrementare la visibilità delle iniziative permetterebbe al nostro territorio di posizionarsi come una terra della cultura». In che modo le istituzioni pubbliche e i filantropi ticinesi possono adoperarsi per dare una risposta £efficace e sostenibile alle grandi sfide a cui è chiamato a rispondere il Ticino della cultura?

«Promuovendo una visione sistemica dei vari settori culturali. Porto qui un esempio concreto di un affascinante visione che si sta concretizzando in questo senso: La Città della Musica. A Lugano nei prossimi anni nascerà infatti un intero quartiere dedicato alle attività musicali. La città ha trovato un accordo con SSR per l’acquisto di tutta la proprietà dove oggi ci sono gli studi della RSI. Vi si insedierà il Conservatorio della Svizzera italiana, che lascerà la sua sede di Moncucco, la Fonoteca Nazionale, l’OSI, il Coro e i Barocchisti. Si intende anche sviluppare una sorta di Campus, soprattutto per la componente universitaria del Conservatorio e per i musicisti professionisti. Una grande visione del settore pubblico che permetterà interessanti progettualità anche per il settore privato. Vorrei anche spendere una parola sulla potenzialità della cultura come settore economico, soprattutto se vista come calamita per un certo tipo di turismo di qualità: il turismo culturale. La nostra regione ha infatti tutte le carte in regola per posizionarsi come destinazione del turismo culturale. Bisogna solo mettere a sistema le principali offerte culturali del territorio». Qual’è la sua personale visione della filantropia del futuro? «Oltre a focalizzarsi su progetti specifici, vicini alla propria sensibilità e ai propri interessi culturali, i filantropi dovrebbero anche cercare di contribuire a promuovere, come detto prima, la visione sistemica, un modo di vedere la realtà che fa tanto fatica a farsi strada. Vedo inoltre la filantropia come una componente sempre più necessaria alla crescita sociale e culturale della Società. Perché lo stato non è in grado di finanziare tutto. Ritengo che il privato possa contribuire enormemente nella diffusione dei contenuti umanistici e anche della cultura scientifica». TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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DOSSIER FONDAZIONI / EMMA BEESTON

PROFESSION: PHILANTHROPY ADVISOR

E PRESTIGIOUS CONSULTANT AND INSPIRING LECTURER, EMMA BEESTON* WAS HOSTED BY SWISSFOUNDATIONS AS A SPEAKER AT THE SYMPOSIUM «BRAVE NEW PHILANTHROPY», HELD IN SEPTEMBER 2023.

*Emma Beeston advises philanthropists, families and foundations on creating and implementing their giving strategies. She facilitates strategy and learning sessions for teams and multi-generational families. Emma co-created the Advising Donors module for the University of Kent’s Masters in Philanthropic Giving, lectures on Bayes Business School’s Charity Masters Programme and delivers training for the Association of Charitable Foundation’s Professional Development programme. She is a co-founder of a giving circle, Bath Women’s Fund. Co-author of ‚Advising Philanthropists: Principles and Practice‘ https://www.dsc.org.uk/publication/advisingphilanthropists-principles-and-practice/

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mma Beeston, you are a successful philanthropy advisor. When did you decide to take this profession and why? «My background is in grant-making but after managing programmes for Foundations for many years, it was time for a fresh challenge. Without much of a plan – apart from saying “yes” to anything that scared me – I became a consultant and soon realised my skillset was exactly what is needed to be a philanthropy advisor. Once I got started, I found working with generous individuals and families to be such a privilege. It is enjoyable and challenging work and so rewarding when you see someone go from feeling unsure or overwhelmed to giving away significant amounts of money». What are the tasks of a philanthropy advisor? «At its simplest, a philanthropy advisor acts as a guide to help donors navigate their way through all the many choices philanthropy presents. This can touch on how much money to give, what giving vehicle to use, who else to involve, what cause to support and how best to do this. The philanthropy advisor facilitates the process and also brings their knowledge to help with specific choices and tasks. It is important to point out that this is an art and not just about carrying out tasks. Philanthropy is where someone expresses their values and it is deeply personal. There are many emotional aspects involved for example exploring ideas around how

wealth is come by, how much to give to children, or what the philanthropist wants their legacy to be». Which are the most prestigious professional schools to become a philanthropy advisor? «Philanthropy advice is an emerging profession and there is not yet a clear set of standards or qualifications required. There are some courses in the US such as the American College’s Chartered Advisor in Philanthropy and here in the UK I teach on the Advising Donors module of the University of Kent’s Masters in Philanthropic Studies. Most philanthropy advisors I meet, bring expertise from another field such as international development or fundraising and then direct their own learning and development. They might train as a coach or facilitator or learn more about specific areas such as climate philanthropy or systems-thinking methods». How are these professional training courses structured? «There is a need for more professional training. Whatever form this takes, it is important to me that this is not just focused on philanthropy advice as a transaction. It needs to also embrace the art of advising such as how to build trust with clients and the ethical issues inherent in giving good advice. For example, how much should the advisor be led by the donor’s preferences and how much is it their role to challenge their client’s choices? Should advisors help anyone seeking advice or only those who match their own values?».


DOSSIER FONDAZIONI / EMMA BEESTON

When you first meet a philanthropist, what are the things you want to know right away? «Listening and understanding are key at the start of the relationship. I want to know what motivates and what matters to them. Every philanthropist has a unique journey - for some people there is a clear issue they want to address and for others they want to make a difference but are not sure how. I have also learned the importance of finding out about more practical issues such as how much time they have to give to their philanthropy as this will determine the pace and ambition of the work». What are the various steps in an advisory process before advising the philanthropist which projects to support? «In the book we simplify the process to four common steps: • clarifying the donor’s values, motivations and aspirations • helping them to choose a focus • designing a strategy, or roadmap for their giving • supporting its implementation And alongside this is the learning journey where the advisor introduces the donor to different philanthropic approaches, the world of non-profits, and connects them with experts, communities, and peers». Which other advisors does the philanthropist usually work with and how does the collaboration work? «The philanthropist often has an ecosystem of support around them including wealth managers, tax advisors or a family office team. Sometimes everything is under one roof including philanthropy advice. More often, there is a need for the client or a lead advisor to bring in specialist support. It is hard for any one individual to be expert in all areas so working together is key. For example, I am currently advising a client on which organisa-

tions to support and another advisor is helping them with some tricky family governance issues». How big is your community in Europe? Are you a member of a network? Do you collaborate together? «We don’t know how many philanthropy advisors there are in Europe (or anywhere for that matter) but I do know it is growing. There is still work to do to convince other private client advisors of the value of philanthropy advice but the philanthropists themselves want this help and the market is responding. I am a member of two US networks and a global one and there is a huge appetitie for collaboration – no one advisor can possibly know about every cause and every opportunity. We share resources and encourage our clients to do the same». Could you tell us about any particularly successful episodes in your collaboration with philanthropist? «I have worked with one family for many years. As their knowledge and confidence has grown they have given more and in ways that centre what non-profits need. The third generation are now actively involved in the shaping of the family foundation including lively debates about whether or not they should spend down or continue. The best part of the job is when I reach out to an organisation to explain that I have a client interested in supporting their work. Quite rightly, they don’t always believe me, and so it is great when they have checked I am legitimate and then after some conversations, they end up receiving a donation. Having worked in grant-making for so many years and knowing how much work goes into funding bids, it is a real treat to be able to support organisations without them having to spend much time on their ask».

Do you remember any particularly interesting happenings? «Philanthropists are often criticised. The stereotype is that they are driven by ego and status and their giving is about getting others to do what they want in areas they don’t understand. My experience is nothing like this. The people I work with are deeply thoughtful and caring and keen to learn and contribute. They are also very private and so I am afraid I can’t share much in the way of detail». What future do you see for this profession? «I want the profile of the profession to rise and for philanthropy advice to become a mainstream offering for people with a range of budgets. I want to see more training and qualifications. I want to see more people become philanthropy advisors, from a diverse range of backgrounds including from non-profits and in global majority countries. I am sure we will see more advisors focusing on different types of donor, causes and approaches, for example, people advising younger philanthropists on climate change, or specialising in collaborations, sytemic change or culturally appropriate practices. The social and environmental needs are great and the complexity is overwhelming. Whilst philanthropy cannot solve all the world’s issues, philanthropy advisors do unlock private funds for public good. Just imagine what would happen if all advisors spoke to their clients about philanthropy and encouraged them to seek specialist support from a philanthropy advisor? I would love to see giving as the norm for everyone with wealth and philanthropy advisors will be right there to support philanthropists to give more and in better ways».

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DOSSIER FONDAZIONI / GIANNI BERGAMO

ALLA SCOPERTA DI GIOVANI TALENTI

UN CONCORSO INTERNAZIONALE CHE È UN FIORE ALL’OCCHIELLO PER LUGANO: ABBIAMO INTERVISTATO GIANNI BERGAMO, FONDATORE E MECENATE, CHE CI HA PARLATO DEL “GIANNI BERGAMO CLASSIC MUSIC AWARD”, GIUNTO CON GRANDE SUCCESSO ALLA SUA 18ESIMA EDIZIONE.

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aestro Bergamo, lei oggi nel mondo della musica è considerato un mecenate. Come è nato il concorso che l’ha resa una figura di spicco nel sostegno dei giovani musicisti? Ci parli della Fondazione. «L’idea nasce dal mio grande amore per la musica e come musicista ho deciso di creare una fondazione per aiutare, sviluppare e supportare i giovani talenti. Ho avuto la fortuna nella mia vita di poter alimentare la mia passione per la musica, ma non tutti riescono ad avviarsi ad una carriera musicale, che è una carriera bellissima, preziosissima per sé stessi e per gli altri.

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Ho voluto questa fondazione per mettere a disposizione ogni anno un premio per chi ha talento e bisogno di una spinta. I vincitori sono davvero i migliori esordienti nel loro campo e, oltre a ricevere un importo per continuare i loro studi, vengono messi in contatto con professionisti che possano portarli ad un livello ancora più alto ed essere introdotti sulla scena internazionale. Alcuni dei vincitori oggi hanno già raggiunto una caratura internazionale; penso alla violoncellista Constanze von Gutzeit, al contralto Beth Taylor, o al quartetto Sonic Art. Ma almeno 200 dei partecipanti al concorso hanno già avuto successo in concerti e palcoscenici che difficilmente avrebbero potuto raggiungere. Questo per me è un grande risultato». Diciotto importanti edizioni per questo Award che è sempre più internazionale: quanti ragazzi hanno partecipato finora e da quali nazioni? Quanti sono stati i premi assegnati? Ci parli della prossima edizione 2024 già in corso d’opera… «L’edizione 2024 sarà dedicata ai migliori gruppi di musica da camera, e con questa edizione raggiungeremo i 450.000 franchi di premi assegnati. Ogni anno il tema è diverso: il concorso può essere per strumento, voce, o musica da camera. I brani con i quali questi giovani si devono presentare sono scelti con severità, e devono essere eseguiti davanti alla giuria alla perfezione, sia da un punto di vista tecnico che interpretativo. La giuria è l’eccellenza del nostro Award, perché è costituita da professionisti di altissimo livello che vengono selezionati in tutto il mondo in base al tema di ogni anno. Il prestigio dei giurati è

il fattore determinante per ottenere un’ampia partecipazione». Che ruolo ricopre il Conservatorio della Svizzera italiana nell’organizzazione dei concorsi annuali? «Il Conservatorio ha un ruolo importantissimo, e non solo per la sua notorietà e per il suo prestigio, ma anche per il suo ruolo di organizzatore di ogni edizione: dalla stesura del regolamento del Concorso, all’invio del bando a tutti i Conservatori, all’organizzazione della finale che si tiene ogni anno a settembre nell’Aula Magna e che richiede tre giorni di strumenti, strumentisti accompagnatori di altissimo livello, accordatori, sale prove e tanti altri elementi logistici. Questo supporto è fondamentale e siamo molto grati a Nadir Vassena e alla nostra collaboratrice Alessia Meszaros per il loro lavoro». Chi sono le altre figure legate alla Fondazione? «La fondazione ha un presidente del quale siamo molto orgogliosi che è Marco Solari, già Presidente dell’Ente Ticinese del Turismo e Presidente del Locarno Film Festival fino a settembre di quest’anno; in passato ha avuto prestigiosi presidenti come Flavio Cotti, già Presidente della Confederazione Svizzera. La gestione è affidata ad un Consiglio e ad uno Steering Committee. Recentemente abbiamo avuto una nuova nomina nello Steering Committee, Elisabetta Treggiari che ci supporterà per far conoscere sempre di più il nostro Award».



DOSSIER FONDAZIONI / FONDAZIONE ACADEMY HC LUGANO

COSTRUIAMO UN BUON “AMBIENTE DI CRESCITA” PER I NOSTRI RAGAZZI

Massimo Pedrazzini

PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE HC LUGANO ACADEMY E ORA ENTRATO ANCHE A FAR PARTE DELLA COMPAGINE DIRIGENZIALE DELL’ASSOCIAZIONE HOCKEY CLUB LUGANO (HCL) CHE GESTISCE LA SEZIONE GIOVANILE, L’AVV. MASSIMO PEDRAZZINI HA ORGANIZZATO UN INCONTRO CON EDOARDO RAIMONDI, ALLENATORE PROFESSIONISTA E RESPONSABILE RECRUITMENT, PER FARCI CONOSCERE “IN PRESA DIRETTA” LA REALTÀ, I PROBLEMI, I SOGNI E LE PROSPETTIVE DEI TANTI BAMBINI, RAGAZZI E GIOVANI CHE FORMANO LE NUOVE LEVE DI QUESTO APPASSIONANTE SPORT.

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Edoardo Raimondi

U

no degli elementi fondanti della Sezione Giovanile è rappresentato dall’ impegno verso i giovani. Ci vuole raccontare, nello specifico, in quali ambiti si esplica il vostro intervento? «Innanzitutto è importante sottolineare che la Sezione Giovanile è un sodalizio che persegue obiettivi di natura sportiva, cercando quindi di formare giovani che possano un giorno ambire a vestire la maglia della prima squadra, ma al tempo stesso costituisce, e non mi stancherò mai di ripeterlo, una scuola di vita importante per i giovani. In questa duplice prospettiva offriamo quindi ai circa 400 ragazzi che si allenano e giocano nelle nostre squadre giovanili non solo infrastrutture e condizioni di allenamento di prim’ordine, ma anche un supporto formativo completo e articolato per farli diverti-

re, accompagnarli e aiutarli a crescere in un ambiente sano e sicuro, al fine di diventare adulti nella consapevolezza di sé stessi e nei rapporti con gli altri». Quali sono le diverse fasce di età a cui vi rivolgete e quali attività sono previste per ciascuna di esse? «Con il recente riordino dei Settori Giovanili, sollecitato anche dalla Federazione Svizzera di Hockey, abbiamo deciso di incentrare la formazione sportiva su due distinti assi: uno che va dalla prima squadra alla categoria U15, dove è già possibile parlare di Performance, l’altro che comprende tutte le categorie dalla U13 fino alla Scuola hockey, dove invece si parla di Reclutamento. Allenatori e staff parlano tutti la stessa lingua ma sono due cose concettualmente e praticamente diverse lavorare con giovani atleti quasi professionisti, oppure con bambini di 3-4 anni che stanno imparando a pattinare. La


DOSSIER FONDAZIONI / FONDAZIONE ACADEMY HC LUGANO

Sezione Giovanile può contare in ogni caso sulla presenza di 27 allenatori di cui 7 professionisti che vantano dei curriculum hockeistici di ottimo spessore. Ex giocatrici e giocatori di Lega Nazionale o giocatori cresciuti nel vivaio bianconero aiutano i nostri ragazzi a migliorare costantemente». Lei ha parlato dell’importanza di imparare a giocare divertendosi. Che ruolo ha la dimensione ludica nell’approccio dei più piccoli alla pratica sportiva? «Assolutamente fondamentale. I nostri ragazzi devono essere messi nelle condizioni di allenarsi in un clima il più sereno e confortevole possibile, senza subire quelle pressioni che potrebbero annullare il piacere di stare con gli altri e partecipare insieme al raggiungimento di un obiettivo comune. In quest’ottica lavoriamo anche per un coinvolgimento dei genitori in un progetto prima di tutto educativo che non condizioni o addirittura stressi la volontà del ragazzo. Il gioco ha comunque una grande importanza nell’attività soprattutto dei più piccoli che durante la permanenza sul ghiaccio sembrano muoversi come in un grande parco-giochi. E a questo proposito mi piace citare alcune esperienze che stiamo portando avanti negli asili del Cantone, dove bambini piccolissimi possono provare, anche senza il ghiaccio, l’emozione di indossare un casco con la griglia e i guantoni o impugnare un bastone, divertendosi davvero moltissimo». Con il crescere dell’età quali sono le più evidenti problematiche legate al processo di maturazione dei giovani con le quali siete chiamati a confrontarvi? «Una delle difficoltà maggiori che dobbiamo affrontare riguarda senza dubbio la possibilità di conciliare impegni scolastici e necessità familiari quotidiane con i tempi degli allenamenti, che con il progredire degli anni si fanno evidentemente sempre più intensi. Da questo

punto di vista cerchiamo di organizzare orari il più possibile funzionali rispetto alle diverse fasce di età, in considerazione anche della ben nota carenza di piste di ghiaccio su cui potersi allenare. Un aiuto certamente importante ci viene dalla sperimentazione in atto presso la Scuola per lo Sport di Canobbio dove si cerca di tenere conto nell’organizzazione delle lezioni anche dai tempi necessari per gli allenamenti». Da un punto di vista strettamente tecnico e sportivo quali sono invece gli aspetti di cui un allenatore deve tenere conto? «La pratica dell’hockey richiede un investimento importante in termini di qualità ed intensità degli allenamenti e quindi uno staff completo di professionisti che al di là della loro riconosciuta preparazione tecnica devono essere tutti dotati di una forte dose di empatia, indispensabile per ottenere risultati dal punto di vista sia sportivo che umano. È fondamentale che gli allenatori e i giovani atleti si parlino con continuità e chiarezza per migliorare le prestazioni, ma anche per imparare a riconoscere i propri limiti e gestire eventuali insuccessi. Solo un ristretto numero dei nostri ragazzi arriverà a giocare in Lega nazionale, ma tutti devono essere messi nelle condizioni di diventare uomini maturi e consapevoli e bravi cittadini». Attraverso il racconto della sua attività lei trasmette una grande passione… «In effetti posso vantare un passato di giocatore professionista, ma la tecnica e l’agonismo costituiscono solo una parte dell’esperienza che dobbiamo cercare di trasferire ai nostri ragazzi. Negli anni c’è stata infatti una grande trasformazione tecnica di questo sport, ma si è registrata anche un’evoluzione costante dei modi e degli strumenti della formazione. Credo di avere manifestato molto presto una vocazione per il lavoro con i giovani e a 22

anni ho cominciato a prepararmi studiando per diventare allenatore, attività che svolgo ormai da 14 anni, prima a Chiasso e poi per l’HCL. In effetti credo che la passione sia il grande motore di questo lavoro, ed è un sentimento che pervade tutto il Settore Giovanile e che ci auguriamo lasci un’impronta in tutti i ragazzi e i giovani che frequentano il nostro ambiente, direi quasi la nostra “famiglia”, indipendentemente dai risultati sportivi che saranno in grado di raggiungere». Per concludere, quali sono i progetti che la Sezione Giovanile ha in corso o in prospettiva per i giovani? «L’Hockey Club Lugano - sottolinea l’Avv. Massimo Pedrazzini - ha dimostrato nell’ultimo decennio una grande e crescente sensibilità nella promozione dello sport tra i ragazzi e i giovani. La Sezione Giovanile intende garantire la continuità del proprio progetto a lungo termine, coerentemente con i suoi obiettivi sportivi ed educativi. Ciò significa naturalmente incorrere anche in costi molto elevati, coperti dall’Associazione HC Lugano grazie al supporto della Fondazione Academy, con l’obiettivo di attuare anche una politica di facilitazioni tale da rendere finanziariamente accessibile a tutte le famiglie sia il primo approccio, sia il proseguimento dell’attività in una disciplina che esige molti sacrifici e dedizione. Il nostro impegno ha avuto un forte rilancio dopo il Covid durante il quale - voglio ricordarlo con particolare orgoglio - la Sezione Giovanile è riuscita a non interrompere mai le proprie attività nonostante le restrizioni in atto. Ma il dopo pandemia ci ha insegnato quanto oggi sia forte il bisogno di una socialità capace di valorizzare quei valori che sono alla base della qualità della vita raggiunta nel nostro Cantone. E lo sport dell’hockey, se correttamente inteso nella sua migliore accezione di palestra formativa non solo agonistica, può davvero contribuire alla crescita della gioventù in un ambiente sano, consapevole e motivato». TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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MEDICINA / CLINICA SANT’ANNA

UN CENTRO D’ECCELLENZA PER LA CURA DELLE MALATTIE LINFATICHE

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artiamo da una necessaria premessa. Che cosa sono linfedema e lipedema? «Il linfedema è un ristagno di linfa provocato da un’anomalia del sistema linfatico. Si tratta di un quadro clinico caratterizzato, dunque, dal blocco o dal rallentamento della circolazione linfatica negli arti colpiti. In tale condizione il trasporto linfatico non consente la totale gestione del carico di cellule e proteine ​​ plasmatiche. Il lipedema è invece una patologia progressiva, invalidante e cronica caratterizzata dall’accumulo di abnormi quantità di grasso sottocutaneo, frequentemente nelle gambe, potenzialmente in molteplici distretti corporei. Spesso il lipedema si presenta in associazione a problemi di obesità o sovrappeso, e anche per questo motivo presenta difficoltà nella diagnosi».

IL DOTT. CORRADO CAMPISI, SPECIALISTA IN CHIRURGIA PLASTICA E RICOSTRUTTIVA, UNO DEI MASSIMI ESPERTI A LIVELLO MONDIALE NEL CAMPO DEI LINFEDEMI E DEI LIPEDEMI COORDINA DA DICEMBRE PRESSO LA CLINICA SANT’ANNA DI SORENGO UN CENTRO MULTIDISCIPLINARE SPECIALIZZATO NELLA DIAGNOSI E NELLA CURA DI QUESTE PATOLOGIE.

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Quali sono le principali cause che determinano l’insorgere di queste patologie? «Il linfedema è conseguente ad una malformazione o ad un malfunzionamento dei vasi linfatici e/o dei linfonodi. I linfedemi possono essere anche di origine parassitaria, post-chirurgica, secondari al trattamento oncologico del carcinoma mammario o di altri tumori maligni della sfera genito-urinaria maschile e femminile, del melanoma maligno o causati da problemi funzionali di sovraccarico del sistema linfatico. Nel lipedema vi sono cause genetiche, costituzionali ed ormonali, ma l’eziologia della ma-

lattia è ancora dibattuta. Poiché il lipedema colpisce quasi esclusivamente le donne, gli esperti ipotizzano anche fattori metabolici intrinseci: la patologia, infatti, si può manifestare nei periodi caratterizzati da sbalzi ormonali (ad esempio menarca, gravidanza e menopausa)». In che modo può essere riconosciuta una malattia linfatica? «L’esame principale con cui eseguire la definizione diagnostica dell’edema è la linfoscintigrafia, che consente di confermare la natura linfostatica della patologia, valutare la potenziale causa, l’estensione della malattia, e valutare il grado di compromissione funzionale del circolo linfatico superficiale e profondo. Ci sono, poi, indagini complementari e/o supplementari in grado di fornire ulteriori informazioni circa il migliore approccio chirurgico al paziente affetto da linfedema. A proposito di terapia del linfedema, questa può essere di tipo fisico-riabilitativo, farmacologico, nutrizionale e chirurgico. La prima include trattamenti conservativi, linfodrenaggio (sia manuale che meccanico) e terapia fisica combinata. Per quanto riguarda il trattamento chirurgico si può procedere con interventi di microchirurgia, derivativa o ricostruttiva, o con la liposuzione». Perché, come nel caso del Centro aperto all’interno della Clinica S. Anna, è così importante un approccio multidisciplinare nella diagnosi e nella cura di queste patologie?


MEDICINA / CLINICA SANT’ANNA

«Linfedema e lipedema possono essere gestiti grazie a specifici protocolli integrati di cura che offrono eccellenti risultati soprattutto quando applicati fin dalle prime fasi di insorgenza della malattia da parte di personale specializzato. Nel Centro attivo presso la Clinica S. Anna sono presenti, oltre al medico chirurgo, figure riabilitative e fisioterapisti di elevata professionalità specializzati nella cura di queste patologie, ma anche nutrizionisti in grado di impostare un corretto regime alimentare. A loro si aggiungono operatori specializzati nell’utilizzo di strumenti e apparecchiature diagnostiche particolarmente sofisticate come quelle per effettuare un’ecografia ad alta risoluzione e la micro-linfografia fluoresceinica al verde indocianina. Esercizio fisico e alimentazione sono un ulteriore supporto molto utile, ma a questi vanno affiancati sinergicamente la terapia fisica-riabilitativa conservativa e il trattamento chirurgico e microchirurgico. Le competenze attive presso il nostro Centro multidisciplinare consentono una presa in carico totale dei pazienti che possono ricevere in un solo ambiente tutte le prestazioni necessarie per la diagnosi e la cura delle loro patologie. Una situazione davvero ottimale per la qualità dei servizi offerti, unica in Ticino». Anche nel caso di queste patologie, la prevenzione costituisce un’arma vincente… «Assolutamente sì. L’incidenza di questa patologia è sottostimata ed in costante aumento, e grazie agli strumenti che oggi abbiamo a disposizione possiamo effettuare una diagnosi precoce. Nel mondo si stima che siano affetti da linfedema circa 250 milioni di individui, ed è evidente il fatto che siamo di fronte a patologie che hanno un forte impatto sulla qualità della vita delle persone, soprattutto donne. La formazione di ingorghi in uno o più punti delle “autostrade linfatiche”

che attraversano il nostro corpo può causare gonfiore a mani, braccia e gambe. Talvolta il gonfiore è ingravescente e così grave da portare nel tempo ad “arti d’elefanti”, con dolore e potenziali infezioni, che rendono molto difficoltosa una qualsiasi azione semplice, come vestirsi o lavarsi. Ma il linfedema può essere trattato efficacemente ed addirittura prevenuto. Con specifici test genetici e grazie ad esami strumentali, come la scintigrafia linfatica e la micro-linfografia fluoresceinica al verde indocianina, è infatti possibile mappare il rischio che si sviluppino linfedemi e quindi si ha la possibilità di giocare d’anticipo, con enormi vantaggi per la salute la cura ed il benessere dei pazienti».

rurgico, prevenendo un potenziale danno linfatico. Ad esempio, se a un paziente viene raccomandata la rimozione chirurgica di uno o più linfonodi per un tumore, con la mappatura delle “autostrade linfatiche” è possibile prevedere il rischio di insorgenza di linfedema e, quindi, attuare interventi terapeutici preventivi».

Lei è Presidente Eletto dell’International Society of Lymphology, che ha di recente (settembre 2023) tenuto a Genova il suo Congresso mondiale. Quali prospettive sono emerse per la cura delle malattie linfatiche? «In un’ottica generale di continuo aggiornamento e formazione dedicati alla “Best Clinical Evidence-Based Practice”, il Convegno ha preso in esame le novità tecnologiche relative alle procedure di imaging adottate per la diagnosi ed il trattamento medico, fisico e chirurgico di linfedema e lipedema, nonché i progressi raggiunti nella strumentazione specifica relativa all’impiego del microscopio operatorio e dello strumentario microchirurgico, comprese le nuove tecniche di liposuzione con preservazione linfatica. Inoltre, è stato fatto il punto sui geni associati a linfedema e lipedema, i quali sono anche all’origine di quadri sindromici e predispongono a deficit linfatici. Grazie alla scintigrafia linfatica e alle nuove applicazioni della micro-linfografia a fluorescenza, possiamo inoltre mappare specifiche sedi cruciali e ottenere informazioni preziose in vista di un intervento chiTICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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BENESSERE / THE LONGEVITY SUITE - DOTT. ROCCO CERRA

TRATTAMENTI RIGENERATIVI RIVOLUZIONARI

N NELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA, LA RICERCA DI UN ASPETTO GIOVANILE E SANO È DIVENTATA UNA PRIORITÀ PER MOLTE PERSONE. QUESTO DESIDERIO DI MANTENERE O RECUPERARE LA GIOVINEZZA HA SPINTO L’EVOLUZIONE DELLA MEDICINA ANTI-AGING, UN CAMPO NEL QUALE IL DOTT. ROCCO CERRA PUÒ ESSERE DEFINITO UN AUTENTICO PRECURSORE. CON UNA VASTA ESPERIENZA E COMPETENZA NELL’UTILIZZO DI TRATTAMENTI COME LE CELLULE STAMINALI, IL CELLULAR MATRIX (PLASMA ELABORATO PIÙ ACIDO IALURONICO) E LE CREME CON FATTORI DI CRESCITA PERSONALIZZATE (CREME GROWTH FACTOR), HA CONSENTITO A MIGLIAIA DI PAZIENTI DI RAGGIUNGERE RISULTATI STRAORDINARI E DURATURI.

ella sede luganese di The Longevity Suite, presso il Palazzo Mantegazza a Riva Paradiso, è attivo il dott. Rocco Cerra, un medico specializzato in Chirurgia Generale che può vantare una prestigiosa carriera come Oncologo Ricostruttore (oncoplastica) presso i più importanti Istituti di Chirurgia plastica e ricostruttiva in Italia e all’estero, tra cui Istituto dei tumori di Milano e Napoli, MD Anderson National Cancer Hospital di Houston Texas e successivamente l’INCA di Rio de Janeiro (Istituto National de Cancer). Nello scorso numero di Ticino Welcome, il dott. Cerra ci ha parlato della sua attività e degli anni di ricerca di soluzioni innovative per combattere i segni dell’invecchiamento e per migliorare la salute e la bellezza dei suoi pazienti, presentando i vantaggi e i risultati derivanti dall’utilizzo di trattamenti come le cellule staminali, il Cellular Matrix (plasma elaborato più acido ialuronico) e creme con Fattori di Crescita personalizzate (creme Growth Factor). In questa intervista gli abbiamo chiesto di approfondire alcuni aspetti relativi ai trattamenti da lui utilizzati, soprattutto per ciò che riguarda i vantaggi che apportano ai pazienti e l’alta specializzazione che è indispensabile per assicurare la loro corretta preparazione e applicazione.

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erché le cellule staminali favoriscono il rinnovamento e la guarigione dei tessuti danneggiati o invecchiati? «Queste straordinarie cellule possono differenziarsi in vari tipi di cellule spe-

cializzate, contribuendo alla rigenerazione dei tessuti e alla promozione della giovinezza. I trattamenti cui faccio abitualmente ricorso includono l’applicazione di cellule staminali autologhe, cioè prelevate dallo stesso paziente, per ridurre le rughe, migliorare la pelle danneggiata dagli anni e dal sole e aumentare la densità del collagene. Questi trattamenti sono sicuri ed efficaci, poiché utilizzano le cellule staminali del paziente stesso, evitando così qualsiasi rischio di rigetto. Ho attuato la conservazione in apposite crio-bank in collaborazione con lo Swiss STAM cell biotech Banca delle cellule staminali (SSCB) Svizzera». Riguardo ai suoi trattamenti lei sottolinea spesso l’importanza dei Fattori di Crescita. Qual è nello specifico il loro ruolo? «I fattori di crescita sono sostanze naturali che sono presenti nel nostro corpo e sono responsabili della rigenerazione dei tessuti. Queste molecole biologiche stimolano la crescita di nuovi tessuti, migliorano la circolazione sanguigna e promuovono la produzione di collagene ed elastina. I trattamenti con fattori di crescita hanno di-


BENESSERE / THE LONGEVITY SUITE - DOTT. ROCCO CERRA

mostrato di essere estremamente efficaci nel migliorare l’elasticità della pelle, ridurre le rughe e ridare luminosità al viso. Queste creme personalizzate con fattori di crescita vengono realizzate con l’utilizzo di apposite macchine (centrifughe specifiche di ultima generazione) chiamate separatori cellulari atte a estrapolare i fattori CD34 del plasma che sono i più efficienti come anti-age e altre macchine che sono dei compattatori cellulari per produrre creme con fattori gf sterilizzate a ultrasuoni». Possiamo riassumere brevemente i benefici delle creme personalizzate con Fattori di Crescita? «Le creme da me sviluppate sono in grado di fornire diversi benefici per la pelle: • Riduzione delle rughe e delle linee sottili: i Fattori di Crescita stimolano la produzione di nuovo collagene ed elastina, che aiutano a migliorare la struttura della pelle, riducendo l’aspetto delle rughe e delle linee sottili; • Miglioramento dell’elasticità cutanea: i Fattori di Crescita aumentano l’elasticità della pelle, rendendola più tonica e resistente; • Riduzione delle cicatrici e dei danni cutanei: i Fattori di Cresci-

ta promuovono la rigenerazione dei tessuti, aiutando a ridurre le cicatrici e a riparare i danni cutanei causati dal sole o dall’invecchiamento; • Idratazione intensa: queste creme idratano in profondità la pelle, contribuendo a mantenerla sana e radiosa; • Riduzione dell’infiammazione: i Fattori di Crescita hanno proprietà antinfiammatorie che aiutano a ridurre il rossore e l’irritazione della pelle; • Effetto rigenerante: le creme con Fattori di Crescita aiutano a rigenerare la pelle danneggiata, donando un aspetto più giovane e luminoso.

Quali sono i benefici dei Bio Filler con Piastrine Ematiche? «La medicina rigenerativa è un campo in continua evoluzione, e l’uso delle piastrine ematiche per creare Bio filler è uno degli sviluppi più rivoluzionari in questo settore. Questi bio filler con piastrine ematiche offrono tutta una serie di benefici: • Naturalezza: essendo ottenuto dal sangue del paziente stesso, il plasma utilizzato nei bio filler è una soluzione naturale che riduce il rischio di reazioni avverse o allergiche; • Rigenerazione della pelle: i Fattori di Crescita presenti nei fattori cd 34 stimolano la produzione di collagene ed elastina, promuovendo la rigenerazione della pelle e migliorando la sua elasticità; • Effetti a lungo termine: i risultati dei bio filler con piastrine ematiche tendono a durare più a lungo rispetto ad altri filler tradizionali; • Riduzione dei segni dell’invecchiamento: il bio filler aiuta a ridurre le rughe e le linee sottili, donando alla pelle un aspetto più giovane e levigato; • Miglioramento dei volumi: il trattamento aiuta a ripristinare i volumi del viso, dando al volto un aspetto più tonico e armonioso. Come avviene il processo di preparazione? «Il processo di preparazione dei bio filler con piastrine ematiche è relativaTICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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BENESSERE / THE LONGEVITY SUITE - DOTT. ROCCO CERRA

mente semplice ma richiede attrezzature e competenze specifiche: 1. Prelievo del sangue: innanzitutto, viene prelevato un campione di sangue dal paziente, solitamente da una vena del braccio. Questo processo è simile a un normale prelievo di sangue per analisi di laboratorio; 2. Centrifugazione: separazione cellulare con le nuove tecnologie. Il campione di sangue viene quindi posto in un separatore cellulare dove viene sottoposto a un processo di centrifugazione. Il separatore cellulare separa i componenti del sangue, concentrandoli in strati diversi in base alla loro densità; 3. Estrazione: il plasma ottenuto dal processo di lavorazione è costituito da una porzione di piastrine altamente concentrato, noto come Plasma Ricco di Piastrine con fattori CD34. Questo plasma ricco di Fattori di Crescita è la parte preziosa utilizzata per creare il bio filler;

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4. Preparazione del bio filler: il plasma viene processato con macchine con gradienti termici differenti per renderlo più compatto e utilizzarlo come Biofiller. La combinazione del plasma con un acido Ialuronico offre una soluzione potente e duratura per migliorare l’aspetto della pelle; 5. Iniezione: infine, il bio filler con piastrine ematiche viene iniettato nella zona trattata del paziente. Questa procedura è generalmente poco invasiva e ben tollerata, con tempi di recupero minimi».

e ritardare i segni dell’invecchiamento. Ma, come sempre in medicina, è fondamentale affidarsi ad un medico qualificato ed esperto in grado di valutare le esigenze individuali di ciascun paziente e consigliare le opzioni migliori per raggiungere risultati molto positivi con un trattamento sicuro ed efficace. Per saperne di più si consiglia di visitare anche il nostro Laser Center che conta ben 7 apparecchi di ultima generazione che vanno dal Co2 frazionato fino al nuovissimo Pico second per la rimozione dei tatuaggi».

Si può dunque parlare di grandi passi in avanti compiuti ne campo della medicina rigenerativa e della cura della pelle? «Grazie all’utilizzo delle piastrine ematiche e dei Fattori di Crescita presenti nel plasma di nuova organizzazione è possibile ottenere risultati naturali e duraturi per migliorare l’aspetto della pelle

THE LONGEVITY SUITE Palazzo Mantegazza Riva Paradiso 2 CH-6900 Lugano lugano@thelongevitysuite.com


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AZIENDE / SUPSI

TEORIA E PRATICA VANNO DI PARI PASSO ne più completa dell’edilizia e della costruzione. Ho pensato che fosse il metodo migliore per crescere personalmente e lavorativamente».

IL CORSO DI LAUREA IN INGEGNERIA CIVILE, DIPARTIMENTO AMBIENTE COSTRUZIONI E DESIGN DELLA SUPSI, CAMPUS DI MENDRISIO, PROPONE UN PERCORSO DI STUDI CHE RICALCA APPIENO L’EFFETTIVITÀ DELLA PROFESSIONE, COME CI RACCONTANO UNA DOCENTE E DUE STUDENTESSE.

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l Dipartimento ambiente costruzioni e design offre 8 corsi di laurea (Bachelor e Master) professionalizzanti negli ambiti delle costruzioni, del design e della tutela del patrimonio: da ingegneria civile a conservazione e restauro, da architettura ad architettura d’interni, da comunicazione visiva a interaction design. Un’esperienza formativa che unisce insegnamento teorico e pratica professionale, ma anche attività di progettazione, esercitazioni, atelier e studio di casi pratici. Nello specifico, il corso di laurea in Ingegneria civile fornisce competenze specifiche nella progettazione, costruzione, coordinazione e gestione di opere complesse e articolate.

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Il diploma Bachelor consente di lavorare in proprio o come dipendenti in studi di progettazione, studi tecnici, imprese di costruzione, servizi pubblici federali, cantonali o comunali. Teresa Morelato Diplomata in Architettura in Spagna, frequenta attualmente il corso di laurea in Ingegneria civile della SUPSI. Lei si è diplomata in Architettura in Spagna. Quali sono le ragioni che l’hanno spinta a proseguire i suoi studi in Ingegneria civile? «Quando mi sono trasferita in Svizzera ho lavorato per un breve periodo in uno studio di architettura. Come prevedevo, avendo studiato in un’altra nazione, ho individuato alcune lacune formative, ad esempio nella padronanza delle normative locali e nella conoscenza degli usi locali nell’ambito della costruzione. Dunque, ho deciso di completare la mia formazione con un Bachelor in Ingegneria civile, grazie al quale oltre ad accrescere le conoscenze tecniche potessi acquisire una visio-

Quali sono le più significative differenze, a livello di organizzazione universitaria, che ha avvertito nel passaggio dalla Spagna a Mendrisio? «Avendo precedentemente studiato in un’università che accoglie 40.000 studenti, la SUPSI costituisce tutta un’altra realtà. Al DACD il numero degli studenti per lezione è circa un terzo, ciò che permette un trattamento più personalizzato e diretto. Una differenza evidente che riguarda l’insegnamento è che la SUPSI essendo una scuola universitaria professionale ha lo scopo principale di formare persone pronte ad entrare nel mondo del lavoro. A questo scopo, di norma le e i docenti non sono solo accademici ma hanno anche un’importante esperienza lavorativa nei loro ambiti di insegnamento. Secondo me il fatto che portino avanti entrambe le attività fa sì che le materie siano sempre aggiornate e fedeli alla realtà che si trova al di fuori dell’ambito formativo. Un altro elemento che vorrei sottolineare è che le materie teoriche vengono costantemente confrontate con la pratica tramite visite esterne o con sessioni in laboratorio dove, ad esempio, noi studenti dobbiamo con le nostre mani costruire un muretto di mattoni o gettare una trave di calcestruzzo, per poi testarli simulando quanto avviene in un laboratorio professionale. Infine, la posizione territoriale della SUPSI e la stretta collaborazione con ditte all’avanguardia ci ha permesso di effettuare visite arricchenti a cantieri esistenti molto inte-


AZIENDE / SUPSI

Deborah Briccola Docente (corsi “Bridge: Design, Construction and Repair”, “Complementi di statica”, “Costruzioni in muratura”, “Ingenuity and Architecture”, “Tecnologia dei materiali”) presso la SUPSI-Dipartimento ambiente costruzioni e design (DACD) e ricercatrice presso l’Istituto scienze della Terra (DACD).

ressanti come, ad esempio, quello per la nuova galleria del Gottardo». Nell’ottica delle sue aspirazioni professionali future, quale ritiene che possa essere l’apporto formativo proveniente dal Dipartimento ambiente costruzioni e design della SUPSI? «Ritengo che l’apporto formativo del DACD sia, oltre ad una base di conoscenza in tutti gli ambiti dell’ingegneria, l’apprendimento di un metodo di lavoro individuale e/o all’interno di un gruppo multidisciplinare che mi permetterà di approcciarmi al mondo del lavoro come una professionista critica, preparata e affidabile».

Lei è ormai giunta all’ultimo anno del suo corso di studi. Come valuta l’organizzazione e la qualità degli insegnamenti in aula, dei laboratori, e più in generale dei vari servizi offerti? «Sicuramente un elemento di grande rilevanza è dato dal fatto che molti docenti sono al tempo stesso professionisti attivi sul campo che possono trasferire nell’insegnamento specifiche competenze e problematiche direttamente legate alla pratica lavorativa. Questo aspetto si riflette in particolar modo nello svolgimento dei laboratori semestrali dove noi studenti dobbiamo portare avanti progetti originali sempre più complessi e articolati».

Alexandra Acerbis Studentessa al terzo anno del corso di Ingegneria civile SUPSI Quali sono le motivazioni che l’hanno indotta ad iscriversi al Corso di laurea in Ingegneria civile? «Dopo aver frequentato il Liceo scientifico, ho scelto di proseguire gli studi in un ambito che potesse soddisfare la mia passione per la progettazione, ma che al tempo stesso avesse un forte orientamento alla professionalizzazione, nel senso cioè che mi potesse fin da subito avviare alla soluzione pratica dei problemi pratici che occorre conoscere e sapere risolvere».

In particolare, in che modo ritiene che la formazione acquisita possa esserle di supporto per accedere al mondo del lavoro? «Credo che sia molto importante il fatto di acquisire un metodo di lavoro da trasferire nell’organizzazione autonoma di tutte le attività che studentesse e studenti sono chiamati a svolgere. Personalmente, ho poi avuto modo di alimentare continuamente la mia curiosità, il che mi ha permesso di impegnarmi in progetti sempre più impegnativi che avvicinano gli insegnamenti teorici impartiti ai problemi che dovremo poi affrontare nel mondo del lavoro».

Quale è stato il percorso formativo che l’ha portata a diventare docente in Ingegneria civile alla SUPSI? «Fin da piccola, l’esposizione in ambito famigliare al mondo della progettazione e della costruzione e una sorta di naturale attrazione verso il calcolo e l’insegnamento mi hanno spinto, terminati gli studi scientifici, ad iscrivermi al corso di laurea in ingegneria civile presso il Politecnico di Milano e a voler perseguire la carriera di docente universitaria. Sempre al Politecnico di Milano, nel 2017, dopo una breve parentesi come visiting researcher presso il Californian Institute of Technology, ho conseguito un dottorato in Ingegneria strutturale, sismica e geotecnica nell’area tematica legata all’estensione della vita utile delle infrastrutture, affrontando il tema dell’affidabilità strutturale di ponti e viadotti in calcestruzzo armato e precompresso. Nel 2020, con la vincita di una borsa di eccellenza della Confederazione svizzera per ricercatrici/ricercatori e artiste/i straniere/i e la scelta della SUPSI come host institution ho effettuato una scelta di campo avvicinandomi in modo concreto al mondo della ricerca applicata. Nel 2021 con l’istituzione del profilo Civil Engineering nell’ambito del Master of Science in Engineering è iniziata la mia attività di docente alla SUPSI, completata dalla titolarità di alcuni corsi Bachelor di ingegneria civile e architettura presso il Dipartimento ambiente, costruzioni e design (SUPSI Mendrisio)». TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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AZIENDE / SUPSI

Quali sono nello specifico le materie trattate nel suo corso? «Mi occupo dell’insegnamento legato alla progettazione e riabilitazione di strutture e infrastrutture dell’ingegneria civile con gradi di approfondimento e prospettive differenti a seconda del corso di riferimento presso due Dipartimenti della SUPSI: il Dipartimento ambiente costruzioni e design a Mendrisio e il Dipartimento tecnologie innovative a Viganello. Fin dal loro primo anno le mie studentesse e i miei studenti hanno grande curiosità per quella che poi sarà la loro vita lavorativa: partendo dalla teoria, cercano di capire come certi concetti prenderanno forma e si tradurranno nel mondo delle costruzioni nel quale si vedono già proiettati». Lei è anche ricercatrice dell’Istituto scienze della Terra SUPSI. In che cosa consiste il lavoro da lei svolto in questo ambito e quali ricadute ha nella sua attività di insegnamento?

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«La mia attività di ricerca ha forti ricadute nell’ambito della didattica, soprattutto a livello di Master. Qui cerco sempre di integrare approcci e metodi utilizzati nelle attività di ricerca per arricchire l’esperienza delle studentesse e degli studenti e permettere loro di affrontare le sfide dell’ingegneria civile sfruttando le tecnologie digitali a disposizione nel mondo professionale. In questa direzione va l’impegno profuso nel proporre tesi sviluppate a beneficio delle realtà territoriali che si occupano dell’ampio tema della gestione delle infrastrutture esistenti. Nel dettaglio, all’interno dell’Istituto scienze della Terra sono impegnata in attività di ricerca relative al rilievo delle strutture esistenti per valutarne lo stato di conservazione e il comportamento e ricavare informazioni utili per la progettazione di sistemi di early warning per una gestione integrale dei rischi che potrebbero interessare le infrastrutture di trasporto. Affronto il tema della con-

servazione di ponti e viadotti sviluppando modelli numerici e metodologie a supporto di enti pubblici e realtà private che si occupano di questa importante quanto delicata tematica. Mi confronto quotidianamente con i temi della gestione della complessità, dell’incertezza e del cambiamento – climatico, ma anche tecnologico, economico e sociale – proprio come ciascuno di noi è chiamato a fare nella vita di tutti i giorni».



AZIENDE / FONDAZIONE AGIRE/WYTH

L’IMPORTANZA DELLE PIATTAFORME DIGITALI PER LE COMMUNITY DEL LAVORO, EDUCAZIONE E INTRATTENIMENTO.

Samuele Franzini

Mattia Bloise

WYTH È UNA CIRCULAR EXPERIENCE PLATFORM CHE AIUTA LE AZIENDE A CREARE SPAZI VIRTUALI COMPLETAMENTE PRIVATI E PERSONALIZZATI IN CUI RACCOGLIERE IL PROPRIO NETWORK DI PERSONE, ORGANIZZARE EVENTI E CORSI, COLLABORARE E INTERAGIRE IN UN’ESPERIENZA SOCIAL PIÙ COINVOLGENTE. CE LA PRESENTA SAMUELE FRANZINI, CO-FOUNDER, CHE CON IL COLLEGA MATTIA BLOISE, CHIEF DESIGN OFFICER E CO-FOUNDER, HA DATO VITA A QUESTA INNOVATIVA START-UP TICINESE.

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ggi si fa un gran parlare di transizione digitale e allora proviamo anche noi a partire dalla considerazione di come le vicende degli ultimi anni, e in particolare la pandemia, abbiano determinato una straordinaria accelerazione - sociale, tecnologica, economica, culturale - che ha palesato appieno la necessità di ragio-

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nare sulla base di paradigmi completamente nuovi e finora sconosciuti. Accettando dunque la convinzione di Samuele Franzini secondo cui «la nostra vita, prima divisa tra dimensione fisica e digitale, stia sempre più convergendo verso un’unica esperienza senza soluzione di continuità », non si può che convenire sul fatto che la digitalizzazione costituisca un processo ir-

reversibile e che eventi in digitale, così come il lavoro e le community di ogni tipo, saranno sempre più al centro della nostra vita quotidiana, ma che allo stesso tempo si tenderà alla realizzazione delle cosiddette esperienze ibride che il profano potrebbe leggere come “esperienze aumentate”. Spiega ancora Samuele: «Sin dall’inizio abbiamo cercato di creare dei benefici nel lungo periodo per il segmento che ha esigenze più complesse, quello delle Small, Medium e Large Enterprises che, a differenza delle PMI hanno bisogno di piattaforme digitali unificate e flessibili, capaci di adattarsi ed essere completamente personalizzate in modo da aderire perfettamente alle necessità dell’azienda o dell’istituzione. WYTH offre un vasto sistema di componenti in un’unica piattaforma che possono essere combinati liberamente e permettono ai nostri clienti di rispondere in modo preciso ad ogni esigenza. Oltre a questo importante aspetto WYTH può essere reso disponibile non solo nel nostro cloud ma anche in quello dei clienti e grazie alla sua architettura permette loro di risparmiare l’ottanta per cento dei costi e tempi di implementazione di un progetto personalizzato che parte da zero.». Con questa premessa, è più facile comprendere il rapido successo e la crescita esponenziale di WYTH, fondata nel giugno del 2020 dopo circa due anni di gestazione, che si è imposta grazie alla


AZIENDE / FONDAZIONE AGIRE/WYTH

sua Circular Experience Platform che aiuta le aziende a creare spazi virtuali personalizzati. Questa piattaforma creativa permette la realizzazione e la gestione di community e, al suo interno, è possibile dare vita ad eventi di presentazione aziendali, lanci di prodotto, sessioni di formazione, eventi sportivi, musicali e sfilate in cui l’interazione e la connessione tra le persone sono centrali. Le persone che partecipano hanno infatti la possibilità di fare networking, collaborare e restare in contatto anche una volta che l’evento è terminato. Numerosi sono i vantaggi offerti da questa piattaforma personalizzabile, flessibile e completa. «Tutti i servizi prosegue Samuele Franzini - convergono in un unico ambiente costruito con architetture digitali, dalle più semplici alle più complesse, che garantiscono allo stesso tempo scalabilità e sicurezza. La sfida che si pone è accompagnare l’intero settore del lavoro, dell’educazione e dell’intrattenimento nell’età ibrida che sta sempre più trasformando ogni aspetto delle nostre vite professionali e personali. Infatti, grazie

ad algoritmi proprietari, le persone che hanno interessi simili possono entrare in contatto, condividere informazioni, chattare e partecipare attivamente agli stessi eventi. WYTH può scalare automaticamente fino a gestire milioni di utenti e ospitare un numero illimitato di streaming room in qualità broadcast HD/4k. È in grado di soddisfare tutti gli standard di sicurezza più restrittivi, tipici delle multinazionali e degli enti governativi, garantendo la completa proprietà dei dati all’organizzatore». Un punto di forza di WYTH è senz’altro rappresentato dal particolare percorso formativo e professionale di Samuele Franzini, capace di fondere significative competenze in ambito creativo e digitale, dando vita a progetti che riflettono una visione ben più ampia dei pur necessari tecnicismi informatici. «Sono originario di Varese e frequento Lugano da quando ero bambino. Ho giocato per tanti anni a hockey su ghiaccio a Varese e il Lugano era la squadra svizzera per cui facevo il tifo. La mia grande passione per la fotografia mi ha avvicinato già alla metà degli anni ’90 al mondo della moda. In veste di start-up manager ho affiancato alcuni grandi player italiani ed americani per avviare nuovi mercati e parallelamente fondato la Midfinger Records, etichetta discografica Indie Rock, la prima digitale in Italia. Determinanti sono state poi le conoscenze maturate in Amigdala, lo studio di Experience Design, dove ho potuto dar vita a progetti per agevolare le relazioni umane, le attività di networking e la creazione di communi-

ty, unendo le potenzialità del digitale all’emozione dell’esperienza fisica». WYTH, che in poco tempo ha stretto relazioni con ben 34 organizzazioni e brand e stabilito contatti con oltre 60.000 persone, si muove in una dimensione autenticamente globale «Dopo una fase iniziale in cui ci siamo concentrati soprattutto sulla messa a punto della nostra piattaforma - racconta ancora Samuele Franzini - che ha richiesto un rilevante lavoro di studio e di sperimentazione e anche importanti risorse, il cui reperimento è stato in parte agevolato da alcuni riconoscimenti ottenuti (tra cui il Grand Prix Möbius Suisse) e dai rapporti con Boldbrain Startup Challenge e Fondazione Agire, che ci hanno facilitato nel contatto con investitori e venture capital, abbiamo iniziato a stabilire relazioni con clienti internazionali che si concentrano sugli eventi in generale e su progetti di formazione, con una particolare attenzione al mercato dei film festival e a quello cinematografico. Così, per esempio, abbiamo supportato eventi quali Heroes (che sulla piattaforma ha organizzato il primo grande concerto in diretta live streaming a pagamento), CEO Summit, IAB Forum, Locarno Film Festival e lavorato al fianco di aziende quali, EAVE, SUPSI, 24 Ore Business School, Davines. Nei prossimi mesi abbiamo in programma di muovere i primi passi negli Stati Uniti, il mercato di riferimento tecnologicamente più avanzato, dove siamo in trattativa con alcune organizzazioni cui intendiamo offrire la nuova generazione della soluzione WYTH, che farà leva sulla gestione dell’intera comunità di partecipanti offrendo un valore di networking continuo e consentendo loro di fornire un numero illimitato di esperienze, come formazione o eventi, in un ambiente completamente personalizzato».

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AZIENDE / GRUPPO TARCHINI

CRESCE IL NOSTRO IMPEGNO PER LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE

IL GRUPPO DI SILVIO TARCHINI, PATRON DI FOXTOWN FACTORY STORES, HA DA TEMPO INTRAPRESO UN PERCORSO DI MITIGAZIONE AMBIENTALE INVESTENDO IN ENERGIE PULITE E FONTI RINNOVABILI PER I SUOI IMMOBILI.

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ostenibilità ambientale significa prima di tutto un impegno concreto e condiviso per la tutela dell’ambiente, ed in questo processo tutti, privati e aziende, giocano un ruolo fondamentale.

In seguito alla messa in funzione della prima centrale di teleriscaldamento a cippato di legna indigena nei Centri Galleria di Manno, è stata realizzata una ulteriore centrale a FoxTown Factory Stores di Mendrisio. L’impianto ri-


AZIENDE / GRUPPO TARCHINI

bre la prima “Green Week” a FoxTown: l’outlet di Mendrisio ha ospitato infatti diverse attività per promuovere azioni semplici, attuabili nella vita di tutti i giorni, volte a contribuire ad un maggiore rispetto verso l’ambiente. Dalla donazione di cellulari vecchi o guasti che, trasformati in denaro, sostengono i bambini in stato di emergenza grazie a SOS Villaggi dei Bambini, alle collezioni green dei marchi presenti a FoxTown, dai mezzi elettrici presentati dal partner Z-Bike alla raccolta di tessili usati in collaborazione con TexAid Svizzera. Non da ultimo l’incentivo di FoxTown per gli spostamenti ecosostenibili: l’utilizzo del treno per lo shopping, grazie al collegamento diretto tra la stazione ferroviaria di Mendrisio San Martino e la nuova ala del Centro, è premiato con lo sconto denominato “Green Ticket”. scalderà 71.000 mq, eviterà l’emissione di ben 605.623 kg di CO2 e permetterà inoltre di sostenere le attività forestali, perché l’impianto è alimentato esclusivamente da legname ricavato dalla cura dei boschi del Canton Ticino. L’economia circolare e di riciclo è stata scelta anche nell’edificazione della nuova ala di FoxTown. Per la realizzazione degli allestimenti interni dell’ampliamento e della passerella, di collegamento all’edificio principale, è stato infatti utilizzato il legno proveniente dagli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia, un materiale considerato ormai inutilizzabile. Sul tetto della nuova ala è stato inoltre installato un nuovo impianto fotovoltaico che, insieme agli impianti esistenti, riesce a soddisfare il 98,91% del fabbisogno elettrico della Città della Volpe. Il sistema a pannelli solari ogni anno produce 3.135.204 kWh ed evita l’emissione di ben 1.348.138 kg di CO2. Per condividere questo impegno e sensibilizzare la comunità sulle tematiche della sostenibilità ambientale, si è tenuta inoltre tra ottobre e novemTICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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AZIENDE / GRÜNENFELDER

QUALITÀ A 360°

Dani Grünenfelder

GRÜNENFELDER PROSEGUE IL SUO PERCORSO DI CRESCITA E SPOSA IL PROGETTO CIC ED IL PREMIUM BRAND “QUALITALY”

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on la decisione di associarsi alla Cooperativa Italiana Catering (CIC) e di rappresentarla per tutto il territorio svizzero, Grünenfelder entra a far parte di una solida alleanza con un gruppo nato nel 1999 con l’intento di affermarsi nel competitivo mercato alimentare, consorziando un gruppo iniziale di 12 Aziende attive nella distribuzione di prodotti food e non food al settore della ristorazione. Grazie al mantenimento dei principi di vicinanza e di servizio al cliente ed all’assoluta mancanza di compromessi in termini di qualità dei prodotti, CIC ha conosciuto un importante evoluzione e conta oggi 36 soci in Italia, in Europa, negli Stati Uniti e da oggi anche in Svizzera. Scegliere un prodotto Qualitaly è una responsabilità verso i nostri clienti e verso il consumatore finale. Per questo ogni prodotto che entra a far parte della gamma premium, che rappresenta Qualità e Italianità, viene verificato

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con molta attenzione dal gruppo di buyer dedicati a questo progetto; il tutto secondo linee guida e rigide procedure tracciate dalla direzione. Qualitaly, lo dice il nome, è sinonimo di Qualità, una definizione ampia, soprattutto in ambito alimentare. La Qualità di un prodotto agroalimentare viene definita dalla norma UNI

EN ISO 8402 (1995) come “la capacità di soddisfare le esigenze del cliente che usufruisce di un prodotto o servizio”. Questa definizione denota le esigenze configuratesi tra il secondo dopoguerra e la fine del XX secolo in un mercato alimentare divenuto mondiale. Gli elementi caratterizzanti, in particolare nel mondo oc-


AZIENDE / GRÜNENFELDER

cidentale, sono costituiti da molteplici fattori. La globalizzazione ha portato ad una crescente omologazione degli stili di alimentazione. In tutti i Paesi del mondo si beve Coca-Cola® e si mangiano hamburger. La filiera produzione-consumo si è allungata e con essa la necessità di regolare sempre di più la quantità e la qualità delle informazioni obbligatorie che devono risultare sulle etichette e sulle confezioni dei prodotti alimentari. Il cambiamento delle abitudini lavorative ha portato all’aumento dei pasti fuori casa e la crescita di piatti già pronti per un consumo veloce. La richiesta crescente di funzionalità e di semplicità d’uso, connessa alle abitudini della vita moderna, e in particolare alla necessità di abbreviare i tempi di preparazione dei prodotti alimentari, ha condotto all’abuso dei cibi ready to eat e decretato l’evoluzione dei Fast Food. La funzionalità, correttamente riassunta dall’espressione anglosassone fitness for use, ossia adeguatezza all’uso, appare essere il principale fattore evolutivo del mercato alimentare globale. Tuttavia, i cambiamenti dell’ultimo decennio hanno messo a nudo i limiti di questa definizione. Il cambiamento climatico, l’aumento del costo dell’energia e delle materie mettono in discussione la definizione ISO di Qualità. La geografia della produzione alimentare sta ridisegnando i propri confini sulla disponibilità di acqua per uso agricolo. Gli aumenti della domanda e dei costi di produzione comportano una lievitazione dei costi del cibo. L’incidenza di questi fenomeni è tale da rivedere i sistemi di fornitura alimentare in funzione della vicinanza ai luoghi di consumo, riproducendo l’antico sistema di ‘agricoltura di prossimità’. Per ridefinire la Qualità dei prodotti alimentari vanno dunque presi in considerazione molteplici fattori sia di natura oggettiva, legati all’alimento stesso e alla filiera produttiva, che di natura soggettiva, legati alle aspettati-

ve del consumatore. Il concetto di Qualità ha subito nel tempo una sostanziale evoluzione, condizionata dagli stessi consumatori che, richiedono prodotti sani e sicuri. Vi è una crescente insicurezza e sfiducia nei confronti delle grandi produzioni, e dei loro prodotti agro-industriali, alimentata anche dai ripetuti scandali verificatisi nel settore. A questo si somma la ricerca di prodotti nutrienti, ma anche ottenuti nel rispetto dell’ambiente e del benessere animale. Tutti questi fattori concorrono a ridefinire i parametri che caratterizzano la Qualità, in cui gli elementi oggettivi e soggettivi sembrano sfumare in una nuova significanza. L’alimento, prima di arrivare sulle tavole, attraversa spesso una lunga filiera produttiva, e in ogni fase, Cooperativa Italiana Catering analizza e seleziona i fattori che contribuiscono a determinarne la Qualità. La selezione per origine è uno dei primi aspetti di qualità impliciti dell’alimento. Il territorio di origine e la sua cultura agro-alimentare restituiscono all’alimento caratteristiche uniche. La selezione dell’origine valorizza i prodotti Qualitaly e aiuta i consumatori a riconoscere e a scegliere la Qualità. Un alimento non deve presentare rischi per la salute umana. È imprescindibile che il cibo che ci alimenta sia privo di contaminazione e prodotto in stabilimenti all’avanguardia nel pieno rispetto delle norme igienico-sanitarie. Garantire la sicurezza alimentare è un nostro impegno. Assicuriamo la conformità merceologica. Le caratteristiche tecnologiche e commerciali dei nostri prodotti rispondono a quelle standard stabilite per la categoria di riferimento. Affrontiamo in modo consapevole la risorsa cibo. Per questo abbiamo progettato confezioni anti-spreco. Le attività umane più distruttive per l’ambiente sono l’agricoltura e l’allevamento intensivo. Il nostro impegno etico è dichiarato in ogni confe-

zione Qualitaly nelle indicazioni di porzionatura e di resa. Ultima, e non per importanza, è la Qualità determinata dalle caratteristiche dell’alimento, quali l’aspetto, il gusto, l’aroma e la consistenza, percepite attraverso i sensi. La scienza ci insegna che non sono fattori soggettivi, diversamente da quanto si crede. I prodotti Qualitaly sono sottoposti a rigorosi test sensoriali dei nostri tecnici per restituire prodotti omogenei. Per garantire la Qualità i nostri buyer eseguono audit attenti, verificano i processi aziendali, le certificazioni, le analisi sui prodotti e le schede tecniche di ogni alimento. Prima di diventare Qualitaly gli alimenti sono sottoposti al panel test di valutazione sensoriale, di cottura e di resa. Collaborano con i Soci distributori nel monitoraggio post-vendita per assicurarci che gli alimenti forniti rispettino gli standard qualitativi richiesti alla produzione. I nostri prodotti rispondono ai requisiti di una Qualità a tutto tondo che va dal prodotto, rigorosamente testato, al monitoraggio del processo produttivo, alla funzione d’uso dell’alimento. La qualità dei prodotti Qualitaly è da identificarsi con l’impegno di Cooperativa Italiana Catering a garante di Qualità. Per questo siamo in grado di fornire ai punti di consumo una Qualità non minata dai fenomeni interessati dal mercato globale. Per altro non più attuali. È la ricerca di fiducia da parte del consumatore ad essere al centro dell’azione del nostro progetto. La Qualità dei prodotti Qualitaly infatti, deve essere garantita in maniera incondizionata e al massimo livello possibile. Tutti i prodotti in gamma, inoltre, la garantiscono in eguale misura.

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AZIENDE / ROBERTO RE

IL SUCCESSO FA RIMA CON SOSTENIBILITÀ ED EQUILIBRIO

R A TU PER TU CON IL COACH DEL SUCCESSO PERSONALE ROBERTO RE DI KERI GONZATO

oberto Re ha illuminato il cammino molte persone, condividendo la sua passione per il successo a 360°… Pioniere in Italia e in Europa nell’ambito della leadership, oggi è un Peak Performance Coach rinomato a livello internazionale. È autore di best seller e i suoi seminari sono seguiti da milioni di persone. Come ci racconta in questa intervista, tutto inizia quando negli anni ’90 scopre i primi percorsi di crescita, si appassiona e inizia a viaggiare verso gli Stati Uniti per crescere e formarsi con mostri sacri dello sviluppo personale come Tony Robbins. Tra chi lo sceglie come guida ci sono imprenditori di successo, sportivi d’élite e personalità importanti. Dotato di una personalità solare e travolgente quanto umana e genuina, ama il contatto diretto con le persone e crede nella forza dell’autenticità. Ho avuto il piacere di conoscerlo e di sperimentare la sua energia nell’ambito del seminario “Come dare il meglio di te”, un assaggio della sua Leadership School, ospitato dal Centro studi Villa Negroni a Vezia e organizzato da Bashkim Sejdiu. Un viaggio guidato dalla sua voce forte e chiara per capire come gestire al meglio le proprie emozioni, il proprio benessere psicofisico, il tempo, le relazioni e la comunicazione, per raggiungere l’obiettivo: una vita soddisfacente e felice. «A vent’anni ero un giovane studente universitario, non particolarmente motivato, per usare un eufemismo.

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Avevo scelto di fare l’università per evitare il servizio militare, come si usava fare a quei tempi. Dopo il primo anni di università mi iscrissi a un corso di metodologia di studio, tecniche di memorizzazione e lettura rapida. Si trattava di una delle prime formazioni di questo tipo in Italia… oggi posso dire che mi cambiò la vita! Imparai le modalità più efficaci per studiare scoprendo una cosa fondamentale, ovvero che la mente può essere allenata e ci sono dei metodi per rendere di più e meglio. Scoprii che tutti quelli che mi avevano detto “è intelligente ma non si applica” avevano ragione. Quest’esperienza mi dotò degli strumenti e della motivazione per iniziare ad impegnarmi a scuola raggiungendo ottimi risultati. Se non avessi aperto la mia mente, tramite questo corso, il mio potenziale probabilmente sarebbe rimasto inespresso. Il messaggio di questo corso, al di là delle tecniche, era legato ad avere il giusto atteggiamento mentale ed energetico… Segnò l’inizio dei miei studi e della mia carriera in questo ambito. È sempre impressionante per me, pensando al mio vissuto, riconoscere dove sono arrivato ora. I miei professori del liceo non l’avrebbero mai pensato. È upna cosa potente realizzare come passione, impegno e studio possano portare lontano. Quel giovane ragazzo demotivato è diventato un professionista di livello professionale e questo dimostra che, con il giusto impegno, tutti possono farlo».


AZIENDE / ROBERTO RE

A

partire dalla tua esperienza è nata la voglia di indicare il cammino verso il successo agli altri... «Non sono partito con l’idea di fare il coach o di diventare il Roberto Re di oggi. Tutto è partito dal mio desiderio personale di cambiamento, avevo capito che quella era la strada per migliorare me stesso. L’evoluzione è stata naturale, a un certo punto mi fu chiesto di insegnare i metodi che mi avevano aiutato e da lì notai il piacere che provavo nel condividere il mio cammino con gli altri, non facendo una lezione ma stimolando e ispirando al cambiamento. Il bravo insegnante è colui che ti appassiona, stimolandoti ad applicare i contenuti che veicola nella tua vita : ecco scoprii che questo mi riusciva particolarmente bene. Tutt’oggi, a distanza di tanti anni, credo che questa capacità di coinvolgere sia il mio talento principale. La chiave del mio lavoro e il messaggio che porto è che tutti abbiamo un potenziale straordinario e che possiamo imparare a sfruttarlo molto meglio tramite mezzi e tecniche che rivelano la propria forza». Cosa significa oggi essere donne e uomini di successo? «Il modello di successo che cerco di comunicare e che è alla base del mio lavoro, essendo oggi riconosciuto come coach per il successo personale, non consiste nell’avere tanti follower su Instagram o nell’essere conosciuto perché sei stato a “Uomini e Donne” o “All’isola dei famosi”… La mia idea di successo è basata su un concetto molto semplice, il successo in primis è soddisfazione e stare bene con se stessi. Di certo nel mondo nel quale viviamo il lavoro è una

componente importante perché è il mezzo attraverso il quale riusciamo a mettere a frutto i nostri talenti, le nostre capacità e a generare risultati per noi stessi e per gli altri. Ma l’approccio dove il lavoro è prioritario rispetto alla qualità di vita per me appartiene al passato. Il modello dove il successo lavorativo prevale sulla gioia di vivere a mio modo di vedere è fallimentare, diventi schiavo di ciò che tu stesso hai creato. Il vero successo è sostenibile, si definisce con un equilibrio tra vita privata e vita professionale dove ottieni i tuoi obiettivi senza minare la tua felicità, il tuo benessere e le relazioni… Credo che alla fine dei nostri giorni nessuno si pentirà di non aver passato tre ore in più in ufficio, se rimpiangeremo qualcosa sarà il tempo che non abbiamo dedicato alle cose veramente importanti». Quali sono i tuoi modelli di successo? «Professionalmente, tra i tanti maestri che ho avuto, sicuramente Tony Robbins è stato quello che più di tutti ha influenzato la mia vita dal punto di vista professionale ma anche per quello che ho imparato a livello più profondo… Nella seconda metà degli anni ’90 iniziai a studiare con lui e per tanti anni facevo avanti indietro tra America e Italia. Imparai una modalità di formazione e trasmissione del sapere tramite esperienza diretta che qui ancora non esisteva. Sono stato tra i primi a portare questa modalità da noi. Per me non deve esserci distinzione tra ciò che fai e ciò che sei e Anthony Robbins mi ha ispirato tantissimo in questo senso. Uno che fa il mio lavoro non può mettersi la maschera sul volto, recitare un ruolo e poi scendere dal palco ed essere tutti’altro. Una delle cose che ho sempre sti-

mato di Robbins è la sua congruenza, ho avuto modo di conoscerlo anche dietro le quinte e questo mi ha sempre ispirato. E poi mi ispirano tante persone, tante storie di successo in settori diversi, in comune hanno il fatto di aver creato quasi sempre da zero sulla base della passione, della visione innovativa, della tenacia nell’aver tenuto fede a questo camino passo dopo passo. Non si tratta solo di storie di grandi imprenditori, una storia di successo può essere quella del negoziante sotto casa. Con gli occhi aperti si può imparare da chiunque. Aggiungo che di certo io ho avuto una grande fortuna in questi anni che è stata quella di lavorare con tante persone di successo perché i miei stessi studenti ottengono risultati superiori alla media, io lavoro con tantissimi imprenditori e professionisti di grande esito e quindi a volte loro stessi sono fonte di ispirazione. Io do sicuramente a loro contenuti, tecniche e strategie ma poi vedere ciò che alcuni di loro hanno creato è veramente molto motivante. Ho la fortuna di aver messo il naso in centinaia di aziende e di conoscere i successi e le sfide degli imprenditori e questo mi ha permesso di acquisire una grande esperienza. Gli asiatici dicono che quando la mente è pronta il maestro appare e allora puoi apprendere moltissimo sia dai successi che dai fallimenti». Quali shift di paradigma importanti stanno avvenendo in questa epoca storica? «Questa domanda richiederebbe ore e molte pagine per offrire una risposta esaustiva. I salti di paradigma che stiamo vivendo sono tantissimi, come mai in passato. Da un punto di vista tecnologico, pratico e lavorativo tutte le professioni stanno cambiando radicalmente. L’era di internet e del mondo digitale, che ora ci portano all’intelligenza artificiale e alla robotica, hanno un impatto su tutto e su tutti. Ci portano a dover fare un salto quantico e credo che nel prossimo decennio questa spinta assumerà una forza ancora maggiore». TICINO WELCOME / DIC 2023 - FEB 2024

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AZIENDE / ROBERTO RE

Di quali strumenti dobbiamo armarci per trasformare tempi di crisi in opportunità evolutiva? «Il primo passo fondamentale è la consapevolezza, cioè diventare consapevoli di cosa ci rende più o meno efficaci, di quali dinamiche interne ci condizionano in positivo e in negativo. Bisogna capire come sono state create nel tempo e come possiamo cambiarle. Il mio lavoro consiste nel portare gli studenti a notare cose che prima non vedevano e di offrirgli gli strumenti per cambiarle. Non a caso il mio nuovo corso l’ho chiamato “Be your best”. Accompagnare le persone verso la propria versione migliore è quello amo fare… Il principale strumento di cui dobbiamo armarci è la capacità di far fronte al cambiamento, di non fare resistenza ma di rimanere flessibili traendo del buono anche dai cambiamenti che non vorremmo. C’è poco da fare… se il fiume va in una data direzione tu non puoi vivere illudendoti di contrastare la corrente. Adattarsi al cambiamento e focalizzarci su ciò che è buono per noi, piuttosto che su ciò che ci da timore o avversione, è la chiave oggi. Tutto, tecnologia inclusa, sta nel modo in cui la usiamo. Le insidie negli anni avvenire, con l’avvento di forme nuove come il metaverso e l’introduzione su larga scala dell’intelligenza artificiale, in questo senso sono molte… Il rischio maggiore è che la dissociazione tra mondo virtuale e mondo reale diventi profonda portando le prossime generazioni a vivere un surrogato della vita dove pensano di vivere, ma senza avere un contatto con il mondo reale. Non sappiamo dove ci porterà tutto questo e anche per questo sarà sempre più importante restare centrati in se stessi e nei propri valori piuttosto che essere proiettati verso il mondo circostante». Nella tua vita personale quali abitudini e attitudini ti fanno stare bene e ti permettono di essere al massimo della forma?

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«Di certo una delle componenti fondamentali della mia vita è che ormai da oltre vent’anni curo la mia alimentazione e la salute fisica. Ho avuto la fortuna di conoscere, a metà degli anni ’90 in America, delle cose che qua sono arrivate molto più tardi. Prendersi cura della propria energia e del proprio benessere psicofisico mi ha permesso, in tutti questi anni, di stupire e stupirmi per i livelli di energia che riesco a mantenere. Quando lavoro spesso i miei studenti fanno fatica a starmi dietro. Senza esasperazioni o fanatismi occuparsi di se è fondamentale. Posso dire di essere una persona che pone in pratica quello che insegna, quindi anche a livello emozionale sono in grado di lasciar andare le emozioni negative, voltare pagina quando necessario e non accumulare stress e pesi legati al passato. La capacità di gestire bene lo stress mi permette di continuare a spingere senza svuotarmi, rimanendo carico. Più che delle tecniche specifiche ciò che mi carica continuamente è il fatto di vivere con passione e gioia quello che faccio. Metto molto amore in quello che faccio e questo mi permette di ricevere indietro tanta energia quanta ne dono e forse anche di più». Parlami di come si è trasformato il tuo lavoro come leader, coach e motivatore … cosa ti ispira oggi? Cosa cerca il pubblico che ti segue? «Da un lato il mio lavoro si è trasformato tantissimo, basti pensare che nei primi anni in cui tenevo dei corsi si usavano le diapositive e la lavagna con

i lucidi. A livello tecnico è cambiato tutto, il mese scorso ho sperimentato per la prima volta un incontro con un gruppo nel metaverso con gli oculus agli occhi: esperienza impressionante! Sono cambiati soprattutto i modi e la mentalità delle persone, gli strumenti che hanno e quindi il modo di passare conoscenza. Di certo le modalità di trasmissione sono mutate ma non i contenuti perché alla fine le chiavi che ci permettono di avere successo e di avere una vita di qualità sono, per certi versi, rimaste le stesse. Oggi più che mai, questi punti cardinali sono ancora più importanti. Penso alla capacità di entrare in contatto con se stessi, di avere rapporti di qualità reali, di costruire una vita privata preservata dalle pressioni sempre maggiori del mondo esterno. La capacità di stare bene con se stessi e con le persone vicine è diventata sempre più importante. Il tempo da passare con la famiglia, i figli e le persone che amiamo si è ridotto ed ecco che vivere appieno i propri valori, avendo cura di passare del tempo di qualità insieme, è importantissimo. Se da un lato quindi è cambiato tutto, dall’altro alcune regole di base sono diventate ancora più attuali e preziose. Le nuove generazioni, come la Z, stanno cambiando e sto notando con curiosità che hanno valori molto allineati con il modello di successo e di qualità di vita che insegno. Sempre meno l’obiettivo primario è fare tanti soldi, accumulare e perseguire la sicurezza, ma piuttosto stare bene, avere tempo di qualità, benessere personale, essere… davvero felici».


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AZIENDE / MYACADEMY

IL CEO OGGI: ANCHE MANAGER DELLA FELICITÀ?

NEGLI ULTIMI ANNI, SI È ASSISTITO A UN CAMBIAMENTO NELLA PERCEZIONE DI CIÒ CHE FA UN CEO EFFICACE. OLTRE A MASSIMIZZARE I PROFITTI E AUMENTARE LA QUOTA DI MERCATO, DEVE DIMOSTRARE UN CRESCENTE INTERESSE PER IL BENESSERE E LA FELICITÀ DEI DIPENDENTI. DI GIANNI SIMONATO

«O

pesce fète da ‘a capa» dovrebbe essere il primo insegnamento di leadership per un leader! Come può infatti un leader chiedere agli altri di fare qualcosa quando lui stesso non dà l’esempio o non promuove per primo la Cultura della Felicità in azienda? E allora, prima di cercare il Manager della Felicità dall’esterno e poi affermare: «carta bianca, faccia Lei», caro CEO, cerca di essere tu il primo a promuovere questa cultura. «I dipendenti quando varcano i cancelli dell’azienda devono lasciare a casa i loro problemi» sento ancora voci di questo genere nelle aziende. Come se i col-

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laboratori potessero fare zapping con il telecomando del palinsesto della loro vita. Stiamo assistendo ai giorni nostri ad un continuum tra vita privata e vita lavorativa molto delicato, con grandi sfumature non facili da definire. Come conciliare dunque il massimo rispetto per il tempo delle persone con le necessità dell’azienda? La tecnologia aiuta ma complica. Si moltiplicano i gruppi aziendali in whatsapp, le email sono sempre in agguato con l’ennesima richiesta, e i fusi orari non aiutano: i messaggi arrivano ad ogni ora e in maniera inaspettata. O continuiamo a subire, oppure cominciamo ad ammettere che il tema del benessere dei dipendenti è vivo e reale. E chi meglio del Chief Executive Officer può essere il primo paladino di questa cultura del benessere? Nel mondo del business, il Chief Executive Officer (CEO) è ancora visto come la figura centrale incaricata di guidare un’organizzazione verso il successo economico e finanziario. In questo contesto, emerge la domanda: il CEO deve anche essere un “Manager della Felicità”? Dal CEO tradizionale al leader del benessere Il ruolo del CEO è stato a lungo associato alla leadership, alla strategia aziendale e alla gestione finanziaria. Tuttavia, con l’evolversi della cultura aziendale e l’attenzione crescente alla responsabilità sociale delle imprese, il CEO moderno è chiamato ad affrontare sfide più complesse. Il CEO è sempre più considerato non solo come

un leader aziendale, ma anche come un “influencer” del clima organizzativo e del benessere dei dipendenti. La felicità dei dipendenti è diventata un obiettivo strategico per molte aziende. Studi e ricerche dimostrano che i dipendenti felici sono più produttivi, più fedeli all’azienda e contribuiscono in modo significativo alla sua crescita a lungo termine. Di conseguenza, alcune aziende stanno iniziando a vedere il CEO come un “Manager della Felicità” che deve creare un ambiente lavorativo sano e soddisfacente. La gestione del benessere come leva di successo Le aziende stanno sempre più riconoscendo che il benessere dei dipendenti è una leva importante per il successo aziendale. Un CEO che si preoccupa del benessere dei suoi dipendenti è più propenso a costruire un team coeso, ad attirare talenti di alto livello e a favorire una cultura aziendale positiva. Questo, a sua volta, può tradursi in una maggiore produttività e un miglioramento della reputazione dell’azienda. La gestione del benessere dei dipendenti può includere diverse iniziative, come programmi di flessibilità lavorativa, supporto per la crescita professionale, un ambiente di lavoro sano e politiche di bilanciamento tra lavoro e vita privata. Tuttavia, il CEO svolge un ruolo chiave nel promuovere e sostenere queste iniziative. Inoltre, la sua leadership carismatica e il suo impegno possono ispirare i dipendenti a dare il massimo.


AZIENDE / MYACADEMY

Le sfide del CEO “Manager della Felicità” Sebbene l’idea di un CEO come “Manager della Felicità” possa sembrare promettente, ci sono anche sfide da affrontare. Ad esempio, il CEO deve bilanciare la felicità dei dipendenti con l’”obbligo” di generare profitti e risultati finanziari. Inoltre, può essere difficile misurare il successo di tali iniziative di benessere in termini finanziari, il che potrebbe generare resistenza da parte degli investitori e del consiglio di amministrazione. Un altro aspetto da considerare è il rischio di un eccessivo coinvolgimento del CEO nelle questioni personali dei dipendenti. Se non gestito in modo appropriato, questo può portare a problemi di confidenzialità e di equità tra i lavoratori.

scendo l’importanza della gestione del benessere dei dipendenti. Se il CEO debba essere anche un “Manager della Felicità” dipende in gran parte dalla cultura aziendale, dagli obiettivi strategici e dalla leadership individuale. Mentre alcuni CEO possono interpretare questo ruolo in modo efficace, altri potrebbero preferire concentrarsi su altre responsabilità. In ogni caso, la felicità dei dipendenti è una componente importante del successo aziendale, e il CEO ha un ruolo cruciale nel plasmare un ambiente lavorativo in cui i lavoratori possano prosperare. In definitiva, il CEO dovrebbe essere in grado di bilanciare le esigenze finanziarie dell’azienda con l’attenzione al benessere dei dipendenti, cercando un equilibrio che porti a una crescita sostenibile e a dipendenti più soddisfatti. Come aiutare il CEO ad intraprende-

Conclusione Il ruolo del CEO sta evolvendo, e sempre più aziende stanno ricono-

re un Per-Corso da Manager della Felicità? La soluzione a maggior valore è quella di intraprendere un programma di Mentoring. Il primo passo è chiedersi: quanto tempo posso e voglio dedicare? In quanti mesi potrò essere in grado di raggiungere almeno la minima formazione sul tema? Il mio consiglio è quello “dell’ora alla settimana”. In un anno un CEO può avere 2.000 ore lavorative a disposizione. Se dedica un’ora alla settimana al programma felicità in azienda, utilizzerà 50 ore all’anno, cioè il 2,5% del suo tempo. Se la felicità del Tuo Team, caro CEO, non merita almeno il 2,5% del tuo tempo, Houston…abbiamo un Problema! E nella tua azienda cosa sta succedendo? Fammi sapere la tua opinione. Scrivimi a info@myacademypmi.com e scambiamo due idee sul tema “Felicità in azienda”.

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AZIENDE / RESIDENZA RIVABELLA

DIVERTIRSI E SVAGARSI AD OGNI ETÀ

G

li anziani di domani siamo noi, e tutti desideriamo vivere una terza età attiva, cucita su misura, ben assistita a livello medico ma il più possibile spensierata e libera, dove poter continuare a svolgere, nel limite del possibile, le attività che più ci piacciono, togliendoci anche qualche sfizio. È passato un altro anno alla Residenza Rivabella, ed è stato un anno positivo: «Dopo la pandemia tutto si è risvegliato e la vita al nostro interno è stata molto attiva e piacevole. La struttura è piena e dopo il Covid le richieste di personale particolare sono aumentate in maniera considerevole, come per esempio la funzione di maggiordomo esclusivo o autista per uscite private», racconta orgoglioso il direttore Alexandre Aleman, che con un sorriso affettuoso cita la sua paziente più anziana, ormai una mascotte. «Attualmente ha 102 anni,

LA RESIDENZA RIVABELLA DA SEMPRE NON VUOLE ESSERE UNA STRUTTURA PENSATA COME CLASSICA CASA DI RIPOSO, BENSÌ COME LUOGO DOVE METTERE AL CENTRO LA PERSONA, CON I SUOI BISOGNI, LE SUE ESIGENZE E I SUOI DESIDERI. DI PAOLA BERNASCONI

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ma sta benissimo e forse usa meno di altri la rete sanitaria». Gli altri vanno dai 75 anni in su, distribuiti tra la cinquantina di posti letti e la ventina di appartamenti, dove grazie al servizio alberghiero e alla rete sanitaria possono vivere il più possibile in autonomia, secondo le proprie esigenze. Un’altra caratteristica della residenza affacciata sul lago, che contribuisce ancor di più a farla diventare luogo di vita, è quella di puntare sull’arte come nutrimento dell’anima e momento di socializzazione, con vari eventi, da concerti a mostre. «Abbiamo scelto di portare all’interno della struttura diversi tipi di arte: pittura, musica, danza, letteratura, ecc. perché accompagnano la vita di tutti. L’arte è svago, terapia, benessere e deve essere vissuta in ogni stadio della vita», spiega ancora Aleman. «Un bellissimo evento realizzato nel 2023, e che verrà ripropo-


AZIENDE / RESIDENZA RIVABELLA

sto nel 2024, è stata un’opera all’aperto, organizzata in collaborazione con Ticino Musica. Ci sono stati vernissages con pittori, scultori conosciuti e non, ma sempre apprezzati. Da anni collaboriamo anche con il Conservatorio di musica di Lugano e organizziamo 10 concerti di musica classica e moderna, senza dimenticare il “solito” piano bar che proponiamo due volte la settimana e che ormai è vissuto con normalità e gioia». La Residenza ospita una serie variegata di artisti, che «vengono “selezionati/ scelti” a volte su segnalazione dei residenti stessi o dei loro parenti, oppure in seguito a incontri casuali o altri input. Esporre al Rivabella è arricchente per tutti perché passano molto tempo a contatto con gli anziani anche durante l’allestimento delle mostre, il che porta a un approccio molto più personalizzato rispetto ad altre occasioni. Inoltre alle inaugurazioni sono presenti persone di ogni fascia di età in quanto vengono invitati i parenti e gli amici, i visitatori esterni possono entrare liberamente durante le ore diurne e spesso l’artista porta gruppi a visitare le mostre anche dopo il vernissage». Passando ad esaminare il programma degli eventi, sino a fine marzo 2024 è

presente la mostra “Neo Divisionismo e figure” di Giulia Mantica, artista con all’attivo esposizioni a Vienna, Madrid, Firenze, Sanremo, Catania, Barletta, Assisi, Novara, Arona. «Altri eventi molto richiesti durante l’anno sono di carattere eno-gastronomico. Molto amati sono gli appuntamenti di tipo “street food” nel parco. Particolarmente apprezzato e vissuto intensamente è certamente il mercatino Natalizio che proponiamo ogni anno l’8 dicembre», prosegue Aleman. Le esigenze degli anziani, sottolinea, evolvono con quelle dell’intera società e la sua residenza è sempre pronta a adeguarvisi cercando se possibile di anticiparle. In particolare, nel 2023 si è puntato sulla cucina con prodotti Bio e a «sviluppare l’utilizzo intenso a scopi terapeutici della piscina e introdotto un programma SPA molto richiesto», mentre per il prossimo anno l’obiettivo è continuare a far ridere, socializzare gli ospiti ed avere la sensazione di vivere pienamente ogni giorno, un percorso arricchente anche per i dipendenti. Da segnalare anche la presenza a Magliaso del figlio di uno dei due proprietari, arrivato due anni fa in Ticino per imparare l’italiano e ora stabilitosi a

Lugano: «È sicuramente positivo averlo con noi in quanto la comunicazione con la nostra sede centrale in Svizzera interna è diventata più semplice e diretta. Il “Röstigraben” si è ridotto di molto e per la Residenza Rivabella è garanzia di continuità e sviluppo». www.rivabella.ch

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