Corso Antares 1971 1974

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COLLEGIO NAVALE FRANCESCO M O R O S I N I VENEZIA

LIBRO DEL

M AK % 100 1971 -1974





Contrammiraglio ARRIGO BARBI

Cogliamo l'occasione, Ammiraglio, per scrivere tutte quelle cose che in questi tre anni non siamo riusciti a dirLe a voce, parte perché raramente ne abbiamo avuto l'opportunità, parte perché la Sua figura austera e rigidamente formale è sempre stata un handicap durante i nostri rapporti. La Sua concezione dell'uomo veramente tale solo se ha volontà è molto vera, ma poco si addice a ragazzi della nostra età. La volontà non è i l nostro unico imperativo morale, molte volte ci troviamo ad essere guidati da un continuo contrasto di sentimenti ed impulsi che ci porta ad agire nel modo sconsiderato ed illogico da Lei tanto deprecato. Vorremmo farLe capire che ogni nostra azione, anche la più strampalata, non è l'espressione di un animo insofferente e r i belle, ma è uno sfogo necessario alla nostra esuberanza. In questo particolare momento della nostra vita siamo facile preda dei sentimenti più vari, alterniamo momenti di scoramento ad attimi di esaltazione per piombare di nuovo nell'incertezza, avremmo bisogno di brevi periodi in assoluta serenità e tranquillità di spirito e di una persona amica con cui confidarci ; in questi casi, dobbiamo ammetterlo, non sempre i l collegio ci è d'aiuto ed è così che qualcuno di noi si comporta in modo strano. Tuttavia mentre, fuori, tutte le « stranezze » che commettiamo ci vengono fatte notare in modo blando o passano sotto silenzio, la reazione del collegio, invece, è tale che ci porta a meditare e a riesaminare la nostra linea di condotta ; questo è senz'altro un notevole incentivo a raggiungere una maturazione di intenti e di voleri che ci porterà ad affrontare la vita con quella serietà e fermezza di carattere da Lei tanto auspicata e che noi accettiamo come augurio.


Capitano di Vascello ALDO TESTONI

La prima volta che Lei è comparso all'assemblea disse che sarebbe stato per tutti noi un «rompiscatole e un ficcanaso»: a tre anni di distanza possiamo categoricamente affermare che non si è affatto smentito ; se in Marina la figura del Comandante in Seconda è intesa in questo senso, Lei ha assolto i l suo compito nel migliore dei modi. La preghiamo di guardare con benevolenza a questo nostro goffo abbozzo di giudizio ma, cosa vuole, siamo sempre stati profondamente « colpiti » dalle sue quotidiane invettive all'assemblea, dalle sue numerosissime e minuziosissime comunicazioni al quadro e dai suoi continui avvertimenti che tuonavano dall'alto come minacce divine. Ma se siamo rimasti colpiti, non sempre, ci consenta, abbiamo riscontrato una proporzionale corrispondenza tra mancanza e punizione.

Le dobbiamo riconoscere un'efficente e dinamica capacità organizzativa, una punta di bonario paternalismo che spesso ha addolcito la pillola, un sottile umorismo nel commentare le punizioni (cosa che i l più delle volte ha reso più accettabili e un po' meno dolorose le « beccate in testa » appena ricevute) e un discorso sintetico atto a circoscrivere e ad « ammorbare » quel fremito che all'ora della pastasciutta dallo stomaco sale fino ai nostri «cervellini piccoli piccoli» (per dirlo con una sua frase). Con simpatia (ehm... o quasi) ciao, pardon, arrivederci (meglio di no), addio, Com.te Testoni. «Vi metto le tagliooole... siete dei selvaggi ... beccherete in teeesta... vi metto a pane e acqua... vi chiudo in cantiiina... Uomo avvisato vale per due ! ! Marcia avantiii ! ».



Caro Zio Bruno, è molto difficile sintetizzare in una pagina tutto quello che in tre anni Lei ha sofferto e fatto per noi. Potrebbe sembrare una frase retorica, ma in effetti non lo è ; talvolta non bastano le parole per esprimere l'affetto e la stima che si nutrono verso una persona cara. In tutta sincerità, però, quante volte, dopo una Sua ennesima ramanzina, eravamo fermamente decisi a mantenere una linea di condotta ineccepibile? Spesso, molto spesso. Ma mentre nell'etica kantiana quello che conta è l'intenzione, nell'etica del collegio quello che conta è l'azione, e così le ramanzine si sono assommate alle ramanzine e i l mal di fegato al mal di fegato. Vorremmo per questo chiederLe di scusarci e di capirci, anche se ormai sono tre anni che lo sta facendo. Lei è sempre stato più che una persona amica, ci ha sempre trattato con quell'affetto e quella cordialità che denotano un animo grande e generoso e una eccezionale carica umana. Innumerevoli sono state le volte in cui, con le Sue parole, è riuscito a ridarci fiducia nei momenti di sconforto o a stimolarci nei momenti di abbandono. Avremmo senz'altro voluto ricambiarLa in qualche modo, ma, alla luce di quello che abbiamo combinato quest'anno, dobbiamo ammettere che non tutte le ciambelle riescono con i l buco... Avremmo voluto sentirLa partecipe dei nostri sentimenti, e non può immaginare quale fu la nostra gioia nel vederLa, là sera del Suo compleanno, ridere e scherzare felice in mezzo a noi, come uno di noi. E se non fosse stato per i l sacro timore che tuttora la Sua imponente figura ci suscita, chi, dandoLe un'amichevole manata sulle spalle, non avrebbe voluto dirLe: « Grazie, Zio Bruno, per tutte le battaglie che hai sostenuto per difenderci, per essere convinto che non siamo le pecore nere del collegio, per tutte le incoraggianti "pacche" che hai distribuito ai rapportati. Grazie anche per tutte le volte in cui ci hai dato fiducia (anche se non sempre ce lo meritavamo), per tutte le volte in cui ci hai fatto capire che eri soddisfatto di noi. Sappi che t i ricorderemo come una delle persone più care mai conosciute, che la tua figura leale, onesta e sincera costituirà sempre per noi un esempio di vita. A presto ! » ? I l Suo Corso



Venezia, 27 aprile 1974 Cari ragazzi, vi vidi per la prima volta in quel lontano settembre provenienti da ogni parte d'Italia, alcuni incerti, timorosi, altri spavaldi con un'aria da «uomini» vissuti, forti dei capelli alla moda e della giacca beat. È giunto i l momento di lasciarci, state partendo molto diversi, cresciuti e più consapevoli delle difficoltà che vi stanno attendendo nella vostra vita futura. Quanto i l Collegio vi ha dato lo avete dentro di voi e verrà in evidenza negli anni futuri, nei momenti più impensati. Sono sicuro che allora guarderete a questi anni come ad una esperienza positiva, ricorderete con nostalgia gli amici ed anche le contrarietà, gli ostacoli fisici ed umani che qui avete trovato e che avete superato. Vi verranno in mente i nostri frequenti « scontri », gli strani esempi, le mie interminabili prediche, esortazioni, i bonari aggettivi con cui amavo definirvi e le minacciose promesse, per vostra fortuna non sempre mantenute, non per incoerenza, ma perché mi siete stati sempre più cari di quanto pensiate. Vi renderete conto del motivo della mia insistenza sulla disciplina, sull'ordine, sull'esigenza del sacrificio personale, perché senza di esse e senza la sofferenza e l'umiltà nulla di serio può essere portato avanti in qualsiasi campo della vita. Vi vedo lasciare i l Collegio con un po' di apprensione, la stessa che si prova all'inizio di una gara sportiva i l cui risultato è incerto, ma insieme a tanta fiducia che non mi deluderete come non lo avete mai fatto nelle cose serie.



Capitano di Corvetta GIUSEPPE FARNETI

Uno dei « nuovi » di quest'anno. Si è dimostrato subito simpatico e gioviale, la nostra prima impressione fu di avere a che fare con un personaggio dotato di un notevole self control. Si può immaginare la nostra sorpresa quando, dopo la vittoria dei suoi pivoli a pallavolo, lo vedemmo saltare di gioia come un torello impazzito e lanciare in aria i l suo berretto a mo' di Stadio Olimpico. (Indubbiamente tutto quell'autocontrollo era solo frutto di lunghi e intensi studi su testi specializzati). Forse troppo protettivo nei riguardi dei suoi « ometti », è tuttavia sempre riuscito a ottenere dagli « arcigni » graduati i più larghi consensi: « Beh, dai, che colpa ha 'sto povero pivolo di essersi fatto pescare sui tett i : se voi non ci foste andati sicuramente non sarebbe successo nulla, vero? Ditemi un po' un'altra cosa, Carraro, Biasioli, Tardio, non è, forse, che potreste dar meno giri di corsa? ... Sapete, ho l'impressione che 'sti benedetti ragazzi mi stiano un po' deperendo. No? Non potete proprio? Sono davvero così indisciplinati? Beh, va bene... Almeno non fatemi girare Banchini e Massa che oggi devono giocare a calcio... ». La salutiamo veramente di cuore, Comandante Farneti, e Le auguriamo che quel clima di simpatia che è riuscito a creare attorno a sé dia i suoi frutti e introduca nel collegio un nuovo spirito di reciproca stima e amicizia.



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Don FAUSTO PASQUINO

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Fin dalla prima volta che andammo a Messa, nei primi giorni di collegio, ci accorgemmo che i l cappellano militare non era uno dei soliti preti. Col tempo abbiamo sempre più consolidato la convinzione che tu, caro don Fausto, al di là dell'abito che indossavi, fossi un uomo straordinario che in ogni momento si rivelava nella sua profonda ed eccezionale umanità. Sei stato per più di due anni l'ancora di salvezza nei momenti di maggiore sconforto: quando non avevamo nessuno cui confidare le nostre pene, trovavamo in te un amico sincero e disposto ad ascoltare le nostre piccole ma grandi tragedie. Non ti è mai mancata una parola, un gesto che ci aiutasse a superare quegli attimi di intimo travaglio. Ma non t i ricorderemo soltanto per questo (che pure è già tanto): molti sono stati i momenti allegri trascorsi insieme, segno in-

confutabile che realmente ti sentivi uno di noi. Le tue Messe anticonformiste che ci riunivano ogni pomeriggio nella « nostra » cappella erano dei dialoghi semplici, i l cui significato e i l cui contenuto portavano ogni nostra parola ad essere preghiera e ogni nostro pensiero ad assumere una importanza decisamente superiore a quella dei vuoti formalismi delle comuni celebrazioni. La tua improvvisa partenza ci ha lasciato stupiti e addolorati, consci del grande vuoto che avrebbe causato tra di noi. Spesso i nostri pensieri sono corsi alla grande caserma in cui ora t i trovi, e con essi la speranza che anche lì tu riesca a dare tutto quello che hai dato a noi e a stringere quei rapporti di amicizia e di affetto che hai stretto con noi. Forse le nostre strade si sono divise per sempre, tuttavia sarà estremamente difficile dimenticarsi di te.


Signor ENRICO STAGNI UCCELLETTO Ricordiamo ancora la sua faccia imbarazzata quando, ritornati anzianissimi dalle vacanze estive, ebbe la malaugurata sorte di capitare da noi al tavolo 1. Credo che per Lei sia stata una tortura: non una parola, non uno sguardo fisso ; non sapeva proprio che pesci pigliare. Col tempo i l caro Uccelletto (soprannominato così per la sua inconfondibile fisionomia) si è ambientato, si è « scafato », come si suole dire. La sua passione per la fotografia lo ha avvicinato al nostro gruppo di paparazzi e a poco a poco è arrivato a svolgere perfettamente le sue mansioni di alter zio Bruno, entrando completamente nello spirito del corso. Ricorda come più volte, quasi sempre direi, torceva la bocca alla nostra quotidiana rituale domanda se zio Bruno era in buona o meno? E quante volte se l e presa con Carraro e Dotti perché non si decidevano mai a fare i l libro? Certo come ultima propaggine delle «pale» del nostro Comandante funziona egregiamente: suo segretario tuttofare, L'abbiamo vista spesso « svolazzare » colla sua logora sciarpa da ufficiale di servizio a calmare quel-

1' « armadio » che per poco non esplodeva durante le varie partite intercorsi. Non se la prenda, Signor Stagni: dietro queste parole scherzose si cela la profonda stima che nutriamo verso di Lei. Pensiamo che possa esserne soddisfatto, anche se questo sentimento proviene da quei « mascalzoni » del Corso Antares.


Sig. STEFANO TREVISAN SAPONETTA — Chi è di guardia oggi, che si scivola così tanto? — Saponetta. — Ah, capisco ! I nostri rapporti col Sig. Trevisan inizialmente promettevano per i l meglio, ma col passar del tempo si sono un tantino sciupati. Ed ora che se ne è andato i nostri animi non piangono certo.

Vrììiuu

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Sig. FRANCESCO POSELLT CINECUBUM

Buongiorno, Sig. Poselli. Scusi, mi può ripetere la domanda? Pandolfi... no, ehm, Monetti, no, Fioretti, faccia la lista degli allievi che vanno al Cineforum. Veramente i l Comandante ha detto che non è necessario. Va bene, ho capito: mi faccia la lista per i l Cineforum. (Aveva capito ! ).


Sig. MARCO BAVOSI

I l nostro caro Marco Bavosi, bersaglio preferito delle « cattiverie » di Arizza, è stato i l nostro primo sottordine, il balioasciutto, per così dire. I ricordi non sono più tanto chiari, ma a Lei vanno la nostra riconoscenza e il sincero augurio di rincontrare un domani una persona simpatica, anche se a volte un tantino suscettibile, come Lei.

Sig. EDOARDO LORA PANDOVINO I l Sig. Lora ce lo ricorderemo sempre per le sue frasi famose. Eccone qualcuna: — Pev favove, mi dà un Pandovino? — Avizza, non me lo stia a menave... — Azzavone, lei è pev la classe diffevenziale ! E in più per l'andatura barcollante, per lo sguardo sveglio, ma soprattutto per la sua « pevfetta » pronuncia italiana. Grazie per l'affetto nascosto che aveva verso di noi.




ER CORSO MIO

Vojo parlavve der corso mio, er pezzo mejo in tutto er Colleggio, n'inzieme de quaranta e più perzone che ner Colleggio so' 'n'irà d'Iddio. Ce trovi quello che racconta balle, c'é er cinico malandrò ed incallito che nun je va d'arza' nemmeno un dito, c'é er giovanone ribbelle c'ogni pomeriggio se pija i libbri e va in isolamento, c'é chi, come tanti, s'empie l'occhi de lacrime penzanno alle persone care che je stanno un sacco di chilometri distanti; e 'ppe finilla ce so' pure quelli che so' bboni e bbravi e con il loro comportamento fanno la gioia de Zi Bruno; peccato, però, che nun so' tanti come le stelle del firmamento.


IIT CLASSICO È diffìcile dare un quadro generale della nostra classe. A prima vista se un estraneo dovesse avere la maledetta sfortuna di vederci ci prenderebbe per matti o poco meno: e non sbaglierebbe di molto. In fondo è forse vero che questo posto ci ha resi un po' svitati. Che dire di un coso nero e tozzo, a cui si è dato i l nome di Botolo, che ogni santo giorno senza rinunciarvi mai, con un gusto che rasenta quasi il sadismo, tortura fisicamente e psicologicamente il resto della classe? 0 di uno che nei libri ha trovato la sua ragione di essere e senza i quali, o senza le sue 25 ore quotidiane di studio, si sente un verme? Oppure di un megalomane con molte rotelle fuori posto che ha intenzione di fare i l medico nel corpo segreto dei Carabinieri paracadutisti? Per non parlare degli hippies, dei ribelli, ovvero della Feccia, un gruppetto di contestatori, di fautori del « C. A .T. » (comodo a tutti), che sembra abbiano come unico scopo della loro esistenza l'andare contro corrente? Valli a capire. Ma i l bestiario non è completo: fra di noi abbiamo pure animali di specie in estinzione, quali i l Panda, dall'accento un tantino mediterraneo, i l Mus, strano tipo di topo ligio a qualsiasi tipo di regolamenti e organo anti - tutto. C'è i l reparto di assalto delle teste « dure », Mefi e i l Crucco ; e i l circolo di intellettualoidi formato dai luminari Diego e Pancotto, esperti fra l'altro di obbrobri musicali, a cui ogni tanto si accoda 1' « arterioso » Daniele. I l tarentino Sofia e Gildo - Fripp formano i l duo dei pianisti, eredi del grande Chopin. Fra di noi ha trovato posto anche un essere sprovveduto di modeste dimensioni (2 metri per 3), i l Piccolo, i l quale ogni tanto, senza volerlo, spezza in due qualche pivolo. Chiude il caravanserraglio un essere che a prima vista potrebbe essere pi'eso per un vecchio rimbambito, o come, per farlo apposta, una volpe con un paio di lenti spesse due dita, sempre accompagnato da un emulo mal riuscito di Dracula, ovvero Draculino Miorilli, esperto fra l'altro di scuffiate e affini. Non pare che nel terzo classico sia esile la differenza che nor-


tualizzare), non è dettata da uno spirito sadico o vendicativo, ma piuttosto da un'innata propensione a prendere i fatti della vita come uno scherzo (purtroppo non molto apprezzato da coloro i quali vi partecipano... passivamente). La speranza comune (a pivoli ed anziani) è che col tempo impari a distinguere un essere umano da un giocattolo e che invece di « svitare » la testa o un braccio a qualcuno dedichi i l suo tempo libero alla composizione di idilli bucolici. È innegabile, però, la sua perizia nel gioco della pallacanestro (che lo ha visto unico, solitario, eccelso trionfatore di tutti i « contrasti » i cui « effetti » gli sono spesso costati il « tecnico ») e della pallavolo; indubbie le sue doti di lanciatore di disco e di peso, anche se zio Bruno continuerà a dire: « È grande e grosso, potrebbe spaccare le montagne e invece... eccolo lì a giocare con lo j ò - j ò ! ». Comunque, scherzi a parte, abbiamo sempre ammirato la tua generosità, la tua simpatia, i tuoi interventi, ricchi di buon senso e di spirito, che spesso hanno contribuito ad appianare diverbi e contrasti ; particolare considerazione meritano i tuoi ottimi risultati scolastici e disciplinari e, se la fortuna non ci avesse messo lo zampino, sul tuo braccio si potrebbe ora notare i l giallo distintivo. Pazienza, Piccolo, le numerose scorribande in sella alla tua veloce Yamaha t i ricompenseranno senz'altro. GIUSEPPE BORGIANI PICCOLO BUNNY

È diventata ormai leggendaria la figura di Beppe, degna di essere ricordata soprattutto per le catastrofi che ha provocato non tanto fra di noi quanto fra spauriti e sprovveduti pivoli. Non è certamente i l tipo che passa inosservato data la sua pantagruelica mole, di cui si serve per amministrare direttamente la giustizia sui meno anziani: spesso lo abbiamo visto seminare strage e terrore in collegio, distribuendo buffetti e carezze sulle spalle dei soliti pivoli. Armato di un leggero sorriso sulle labbra e di intenzioni delle più innocenti, l'abbiamo spesso notato giocare con le sue vittime, ormai ridotte pressoché a rottami umani, destinati a una lunga e salutare permanenza in infermeria. Questa sua piccola « mania », però, (e lo dobbiamo pun


PIETRO FIORETTI PAPA

Universalmente riconosciuto « Réclame ufficiale Endotèli Control per capelli pochi, ma buoni », ultimamente è stato richiesto da più produttori come comparsa per i loro sketchs pubblicitari sui problemi della famiglia media. Se ancora non lo avete capito stiamo parlando (o sparlando) di Pietro, comunemente noto come Papà. Alto, slanciato, occhi castani, capelli... ehm... cerca esponente gentil sesso, bella presenza, scopo amicizia a carattere culturale come evasione dall'ambiente familiare. Da una statistica di un noto giornale scandalistico risulta come l'autentico esponente dell'italiano medio tranquillo. I n effetti Pietro è un buon borghese e tali sono le sue aspirazioni: una nuova macchina, un teleobiettivo, ma soprattutto una splendida parrucca. Comunque, caro Pietro, sappi che ciò di cui abbiamo parlato non è che un aspetto un po' ingigantito e falsato della tua personalità. Ti sei dimostrato un ottimo caro vecchio amico per tutti, dotato di uno spirito decisamente brillante e di una buona dose di pazienza nei confronti di questi inguaribili « indegni » e... si sa, la pazienza è la virtù dei forti. Buona fortuna, Papà !


STEFANO DOTTI

(trucco

Si dice in genere che un individuo normale, nel corso della sua vita e nella acquisizione di certe esperienze, si evolva e in alcuni casi si migliori. Questo non è certo i l caso di Stefano, che in tre anni di collegio è rimasto saldamente e titanicamente ancorato ai suoi ferrei principi etici (ed etnici), derivanti forse da un'innata quadratura mentale e di comportamento. I l « Crucco » è i l tipico individuo che stona in molte delle strane situazioni che si verificano in collegio. La sua personalità statuaria è stoicamente paziente e coerente: è indubbiamente come un farò di virtù per i poveri naufraghi nelle tempeste del Navale. Tuttavia, malgrado le frecciate, e non sempre morali, del Ciocio, dello pseudo-Professore, e malgrado le vibranti accuse della Beccaccia e di Mefi riguardo a certi aspetti intransigenti del suo atteggiamento, i l nostro cavaliere senza macchia e senza paura (e senza cavallo) continua audacemente la sua opera bonificatrice di un ambiente ormai corrotto ed edonistico. Mostro di virtù scolastiche, estremo difensore dei diritti dei professori e « dell'Autorità Costituita », decisamente bellino e agonisticamente attivo è « fulgido esempio » per... ben pochi ! D'altronde ha raggiunto, e diciamo nemmeno con molti sacrifici, tutte le mete della sua vita: ora può sentirsi davvero un uomo ! E tu, Stefano, cosa ne pensi? Sci, sci.


MAURIZIO CARRARO MEFI MAU

Mi accingo a scrivere quattro righe di una persona colla quale in armonia e disaccordo ho passato questi tre anni di collegio. Famose, anzi ormai storiche, sono le discussioni alquanto accese e polemiche che si sono verificate fra noi due. E d'altro canto, seguendo l'interpretazione che comunemente viene data a quanto succede, non può accadere altrimenti quando due teste dure di nobile origine, « teutonica » la mia, e « vicentina » (più propriamente di Arsiero, grande, importante e vitale centro del vicentino che ha fra l'altro l'onore di essere segnato con un piccolo cerchietto sulla carta d'Italia) la sua, entrano in collisione. I timpani di chi ascolta sono messi a dura prova e i « Crucco maledetto ! », « Mau imbecille! », si sprecano. Ma guarda un po' se dovevamo incontrarci così, noi due ; ma è proprio vero che Dio l i fa e poi li accoppia. E poi, quello che è ancor più strano e inspiegabile è che, non potessimo vederci l'un l'altro e stessimo uno da una parte e uno dall'altra ! E questo sarebbe ancora comprensibile: ma no, sempre assieme, vicini di banco, per due anni anche di letto, fino a quando, richiamati dal « dovere », tu sei andato ad « educare » i tuoi « pivoletti » e io a subire le angherie dei nostri cari compagni in Olimpo. Separazione forzata e momentanea perché, appena ci si presenta l'occasione, eccoci di nuovo assieme a romperci vicendevolmente le scatole. Ormai i compagni ci hanno fatto l'abitudine e poco manca che ogni volta che ci scambiamo cortesemente le nostre opinioni coi soliti « imbecille », « cretino », « stupi-

do », « non capisci niente », non ci scaraventino addosso tutto quello che capita loro per le mani. « Vita coniugale che passa attraverso crisi e momenti sereni » è stato definito i l nostro connubio sui generis e apparentemente innaturale paragonato a quello di Bettina e Spadoni. Strana somiglianza, vero? Di acqua sotto i ponti ne passerà, ma penso che nonostante tutto i nostri rapporti siano stati di vera amicizia. I n fondo, non è forse vero che « l'amore non è bello se non è litigarello » ? (senza fraintendimenti, per capirci). Ciao, i l tuo amico e nemico Stefano


MARCELLO CANEVA BECCACCIA ERASMO

Questa figura di graduato lineare ed autentico, di ragazzo intransigente e severo, rimarrà certamente impressa nei nostri r i cordi collegiali e costituirà un modello di coerenza e di serietà cui costantemente ispirarsi. Vivendo assieme per tre anni, abbiamo avuto modo di conoscerlo attraverso le sue quotidiane invettive contro i soliti «zoticoni» che non avevano nessun rispetto delle istituzioni scolastiche e non lo lasciavano studiare. Estremamente prolisso nel parlare, rivolto soprattutto a far rispettare i l regolamento interno, ispirato da una logica ferrea e ormai popolare, si è sempre attirato le nostre pungenti battute. Notevole è stato i l suo contributo per i l buon andamento della classe, studiando anche per gli altri, e innegabili le sue grandi doti di mezzofondista. Comunque è stato un buon amico e un prezioso compagno di studi, anche se non siamo ancora riusciti a capire come abbia potuto, per tre anni, passare, ogni giorno, otto ore sui libri. Dobbiamo veramente ammettere che molte volte ha allietato la nostra permanenza in collegio con i suoi discorsi etico-sociali sull'utilità delle istituzioni all'interno di una comunità e con i l suo modo di infervorarsi tutto nell'esprimere concetti e teorie delle quali, in realtà, lui stesso era poco convinto. Tuttavia, da un po' di tempo, dopo l'annuncio della « buona Novella », è cambiato:

spesse volte lo abbiamo sorpreso scrutare i confini della veneta laguna alla ricerca di una casa, di un volto, e sognare, forse, occhi azzurri e prati fioriti. Ti salutiamo, Marcello, e t i auguriamo che tutti i tuoi desideri si realizzino ; ma, sappi, nutriamo la segreta speranza di ritrovarti, un giorno, meno intransigente e più te stesso.

5.1).


SERVIZIO SANITARIO

ANDREACCHIO

VARISCO

D'ANIELLO

TOSETTI

Clinica « DE MORIBUNDIS » Sezione distaccata presso i l Collegio Navale « F. MOROSINI » Primario: Assistente: Anestesista: Infermieri:

Dott. Andreacchio Dott. Varisco Dott. D'Aniello Willer and Tosetti

I n esclusiva per tutti, questa storica équipe ha pubblicato un « Manuale Pratico di Medicina ». Grazie a loro ognuno è ora in grado di poter curare se stesso e i l suo prossimo. A tutta 1 equipe un nostro sentito grazie. Prima di passare alla lettura di qualche brano del prezioso manuale, riportiamo un momento della conferenza tenuta a Bruxelles, sul tema « La medicina oggi », a cui hanno partecipato grossi nomi della medicina internazionale, tra cui: Christian Barnard, Paride Stefanini, Giacomo Varisco, Pasqualino Andreacchio, Denton Cooley ed altri. Ecco un momento del discorso: Dott. Barnard: Illustri colleghi, siamo qui riuniti per discutere sul tema « La medicina oggi ». Dott. Varisco: Questo l'avevamo capito ; mo' palliamo dell'uso del colluttorio applicato nel campo della fammacologgia modenna: io credo che... Dott. Stefanini: Mi scusi se La interrompo, Professore, ma secondo i l mio parere siamo usciti dal tema della discussione. Nei miei precedenti studi ho scoperto che... Dott. Varisco: Ce sto ddicendo che i l colluttorio può evitare la crisi del rigetto nella fase delicata del tciapianto caddiaco, eh ! Non me faccia peddere tempo, pecché devo tonnare nella mia clinica, oh ! Moderatore: (rivolto ai valletti, sottovoce): Un'ambulanza della Neu¬ ro, per favore, e subito ! Abbiamo testé riportato un brano della conferenza tenuta a Bruxelles i l mese scorso. Riportiamo ora una delle pagine più significative del manuale pubblicato di recente dalla sopracitata équipe.


MANUALE D E I MIRACOLI APPLICATO ALLA MEDICINA MODERNA (pag. 323) Malattia

Tipo di cura

Influenza vulgaris Influenza vera et propria Asiatica

Colluttorio - Servizio Colluttorio - Chinino - Servizio Colluttorio - Supposte Bismocetina per via endovenosa - Ricovero Colluttorio - Supposte Bismocetina - Chinino - Ricovero Formaggio colle pere - Ricovero Colluttorio - Isolamento - Molto D.D.T. Colluttorio - Servizio Vicks Vaporub sulla parte colpita - Servizio Spago e stecca di legno - Servizio Colluttorio - Pomata anti-acne - Servizio Seduta psicanalitica con i l Dott. Varisco Colluttorio - Ricovero - Applicazione quotidiana di pomata per calli e duroni Sport sotto la direzione e i l consiglio dell'assistente Adriano De Vita Convincersi di godere ottima salute - Soffiarsi il naso tre volte al giorno

Polmonite Tifo Colera Puntura d'insetto Distorsione Frattura Rosolia Esaurimento nervoso Tubercolosi Poliomelite Raffreddor vulgarissimus

Gentili Signore e Signori, sperando di avervi erudito ulteriormente sulla recente pubblicazione del manuale, vi ringraziamo dell'attenzione, e ancora una volta ringraziamo di cuore « L'Elite dei Miracoli », così chiamata dal profeta Isaia 2.000 anni fa, in una sua memorabile profezia. Grazie ancora e arrivederci. I miracolati della « De Moribundis »


LUIGI CARDONA FOCA NARCISO

Certe volte ci domandiamo perché nella vita Dio debba riservare sempre dei tremendi flagelli. Dopo i l grande diluvio e dopo la grande pioggia di fuoco, ecco che nel 1973 se ne scatena un altro, sì, proprio un altro, e di origine umana. Entro a studio con tutta la buona volontà di mettermi a secchiare, ma il mio cuore martella incessantemente, e noto un leggero tremolio delle mani: ebbene sì, ho paura che arrivi Lui, i l flagello. M i siedo, apro un libro e mi guardo intorno sollevato, ma ecco che ad un tratto fra di noi scende il silenzio. La porta si spalanca e misteriosamente rimane aperta, attaccata al muro. La soglia è vuota, ma tutti tremano... è arrivato. È lui, i l paracadutistamafiosolatrinlover... avanza dinoccolato, ma formalmente perfetto: la « Folgore del Nord ». Esegue un giro dello studio con passo critico, intanto una mosca, tremante, si nasconde tra i peli di Nanù. I l silenzio è impressionante, la Folgore è tra noi. Finalmente decide di andarsene, apre la porta e avanza verso i l dormitorio. Tutti tirano un sospiro di sollievo, ma cominciano a guardarsi angosciati, domandandosi dove sia andato. Improvvisamente si ode un rumore di molle e un urlo folgorante; di corsa ci rechiamo ad esaminare le condizioni dei nostri letti. Niente al primo box, niente al secondo, ma al terzo ci troviamo di fronte ad uno spettacolo terrificante: Draculino che piange sui miseri resti del suo letto e Narciso (alias Folgore) che ridacchia satanicamente. Dopo poco se ne va, sistemandosi casco ed occhiali con fare da veterano. I nostri sguardi lo seguono di nascosto e lo vediamo entrare a studio. « Cos'altro farà? », ci domandiamo. Sbirciando dal vetro notiamo una sagoma scura che ondeggia, vagamente somi-

gliante ad una tonaca, ed erra per lo studio impartendo qua e là benedizioni, maledizioni e scomuniche con un accento leggermente calabrese. « Adesso basta, s'ha da fare i l "golpe" », urla fuori di sé Nasica. Minacciosi ci avviciniamo a lui, quando ecco una voce a noi nota ci blocca: « Onde evitare inguacchi... è opportuno che la sezione si faccia tre giri di corsa ». Fulmineamente ci mettiamo a posto, ma troppo tardi ci rendiamo conto che Narciso, guardandoci con aria di sfida e con un sorriso enigmatico, si avvicina alla porta, l'apre e scompare. Ancora una volta ce l'ha fatta (era una delle sue imitazioni). Non ci abbassiamo a rincorrerlo ; però, dopo poco la porta si riapre, appare una testa con un casco e si sente per l'ennesima volta i l grido « W la Folgore ! ». Questo è troppo: distrutti prorompiamo in un pianto convulso: la Foca ha colpito ancora. Aaaahgg !


GILDO CARABELLI FRIPP

Molto spesso abbiamo riso alle elettrizzanti avventure di questo nostro simpaticissimo e singolare amico sempre agitato, nervoso, vivace e disposto soprattutto a gareggiare dialetticamente con noi. Siamo r i masti perplessi, a volte, di fronte ai suoi pirotecnici giochi di trovate di cui si avvaleva per ottenere da noi sudati consensi. Più di frequente, invece, siamo stati colpiti dalle sue violente invettive dense di significati metaforici la cui interpretazione è sempre stata quanto mai ardua. Comunque siamo riusciti fin dai primi giorni ad impostare con lui (non senza qualche scossa) un solido rapporto amichevole, trascinati dalla sua vulcanica mente organizzativa in costante eruzione. I suoi multiformi interessi si sono concretizzati nel campo musicale, dove hanno schiacciato ogni nostra velleità artistica e di gusto ; naturalmente abbiamo lasciato l'iniziativa alla sua prorompente personalità, timorosi di incorrere in energiche ed in improvvise ire epilettiche miranti ad affermare una vagheggiata posizione predominante nel gruppo. D'altro canto è l'unico che riesce a far funzionare i l « moog » e gli altri strumenti elettrici in piena crisi energetica. Insofferente ad ogni imposizione e costrizione collegiale, si è frequentemente aggirato per Venezia nei suoi ormai famosi « voli pindarici ». Insoddisfatto di ricevere solo « tre » espressi al giorno, si è avviato a raggiungere 1' « atarassia spirituale » attraverso la pratica dello yoga e dello judo (e in queste discipline, in verità, ottiene discreti r i sultati). Non bisogna dimenticare le sue doti di abile stratega dell'«infratto», di cui si serve per ottemperare a manifeste esigenze di l i bertà e per altro non si possono non considerare i suoi aneliti contemplativi che lo spingono alla poesia, una delle tante arti di cui sogna l'alloro.


RENATO MIORELLI DRACULINO

C'è una persona nel terzo classico che da tre anni a questa parte è vittima involontaria degli scherzi di tutto i l corso: Draculino. Ma, quantunque bersagliato dalle cinghiate della classe, dalle ciniche frecciate del Topo, dai lanci della Folgore e dalle attenzioni dei professori, raramente ha manifestato disappunto ; e forse proprio questa sua apparente calma (o insensibilità) ci ha fatto credere Draculino un convinto apostolo dello stoicismo. Nessuno, però, ha mai cercato di capire se dietro questo suo mite, o meglio, rassegnato comportamento si celasse un animo inquieto, una personalità complessa o una timidezza del resto insuperabile senza l'altrui aiuto. Per questo ti dovremmo delle scuse, Draculino. I l fatto, poi, di averti con-

siderato solo un compagno di giochi o una alternativa alla nostra noia avrebbe potuto metterci in cattiva luce davanti ai tuoi occhi ; ma crediamo che tuttavia tu ci abbia ugualmente capiti e in parte giustificati. Sicuramente un giorno sorriderai rivivendo nella memoria le tragiche e sfortunate regate con i l Topo, i suoi molteplici tentativi di omicidio, i futuribili tipi di atterraggio che Narciso sperimentava sul tuo letto, le crisi epilettiche che assalivano Pietro ogniqualvolta sviluppava i tuoi negativi fotografici, e ti sentirai fiero di essere appartenuto e di appartenere a quella masnada di briganti che anche con i l tuo aiuto riuscì ad essere tutta promossa a giugno.


STEFANO ZAPPONINI TOPO

Voi tutti avete certo sentito dire che gli elefanti fuggono alla vista di qualsiasi topo ! Bene, i l nostro Mus, oltre a far fuggire quei bestioni, potrebbe permettersi i l lusso di inseguirli. Infatti è l'unico topo al mondo vincitore di concorsi di cultura fisica e cintura bleu di judo Come un pastore di anime in un ambiente in decadenza spirituale, lui si prodiga sempre per farci rispettare quella... « Giornata dell'Allievo ». Sempre ligio al dovere, sempre in ordine, lo vediamo passeggiare per i l Navale con uno strano volume sotto i l braccio, che potrebbe somigliare al breviario del prete come ad una guida... telefonica. Sabato mattina, ore 7: Topo:

(già in piedi) Svegliatevi «ciabbatte», zozzi, annateve a lavà, oggi annate in permesso, armeno 'na strijata alla settimana !

Tutti:

Ma vaff...

Ore 8 (in classe in attesa del professore): Topo:

Che cce fai co' quella cicca... butta via, che sennò te do 'na zampata che te faccio cascà mano e sigaretta ! Ahooo... a rigazzì, aprite 'npo' 'ste finestre che ce sta 'na nebbia...

Daniele: Meno male che fra cinque minuti arriva i l Tacconi, così chiudiamo le finestre e... buona notte.

Chi tocca questo articolo è un uomo morto ! (Chiaro Crucco?)

Chiaramente in quei momenti Stefano non è molto ben visto dalla maggior parte di noi ; ma forse è veramente convinto di r i portarci sulla retta via. Davanti a questo suo nobile scopo, ci togliamo tanto di cappello, anche se, detto tra noi, non crediamo che ci riuscirà.


ALESSANDRO PANDOLFI PANCOTTO

Un esempio della «granitica» coerenza di questo nostro «leader» politico: dopo aver sostenuto animosamente i suoi sacrosanti principi ideologici sull'uguaglianza tra Cinesi e Tibetani e sul razzismo nel Burundi, accusandoci tutti di apologia fascista, di mentalità piccolo - borghese, si siede sul banchino traboccante di favolosi impianti stereofonici, ultime novità sul mercato, ostenta i l suo preziosissimo Rolex con la scusa di verificarne l'ora e si appoggia con la sedia al muro dopo essersi messo in testa una speciale cuffia quadrifonica per ascoltare i messaggi di Settembre Nero, tenendo in mano la seconda pagina dell'Unità. Nonostante tutto è pur sempre la nostra guida spirituale: ci informa ed erudisce sugli sviluppi delle decisioni extraparlamentari di sinistra e sul programma dei prossimi scioperi. «La musica è fatta per la massa», ma va ascoltata solo su Grundig 5022 con amplificazione di 400 watt o su videocassetta Sony per meglio gustare gli attimi del concerto, a cui non si è potuto partecipare per l'impossibilità finanziaria di pagare i l biglietto. Pancotto ha così assunto i l ruolo di tramite con Londra, da cui importa direttamente per l'élite del collegio gli ultimi successi discografici. Ultimamente si è cimentato nella critica estetica applicata all'arte cinematografica: accese discussioni sui films propinatici dal Cineforum l'hanno visto animatore e al centro di numerosi... lanci di derrate alimentari andate a male. Stoicamente però faceva fronte ad ogni assalto e alfine riusciva, come sempre, a dire la sua. Un momento: sto notando che la persona chiamata in causa da questo articolo sta dando segni di impazienza, anzi sta perdendo

veramente la calma. Prende una sedia, l'alza sulla testa, mentre sul viso si è venuto formando uno sguardo non truppa rassicurante... temo che la tiri... troppo tardi! Crash ! Aaagh ! ! ! Ma non si può scherzare a questo mondo ! Pancotto, vuoi che ti si dica che sei un bravo ragazzo, intelligente, studioso, sportivo, simpatico, impegnato? E va bene! Ecco fatto. Ma in fondo è anche vero.


ALBERTO LAIS CIABATTA NANÙ

— Ci dica, Nanù, com'è che ha raggiunto questi risultati sbalorditivi?

Alberto è inoltre uno dei più insigni esponenti della Feccia, e come se rispondesse al richiamo del suo luogo d'origine, molto spesso intraprende assieme ai «fecciaroli» innumerevoli incursioni notturne nei meandri più impensati del Navale: tetti, cupole, sotterranei e infratti sono i luoghi strategici più assiduamente frequentati da Alberto. Comunque la vera natura di Nanù viene fuori soprattutto a tavola, dove, insieme a Nasica, Tommy e Pietro, egli offre al pubblico spettacoli altamente acrobatici con piatti, caraffe, posate e bicchieri, sempre che la «nasca» di Roberto non intralci i l buon proseguimento dei giochi, e... Topo permettendo, si capisce !

— Forse per l'aria lagunare, particolarmente salubre e squisitamente sana... o forse per le favolose Marlboro che, oltre a deliziarmi i l palato, sono un vero toccasana per i polmoni di chiunque. Perciò: fumate Marlboro, la sigaretta del vero atleta !

Ti salutiamo infine con una canzoncina: « Quando noi sentire odore di banana, noi pensare sempre ad Africa lontana, i negretti, la foresta ed ancora sempre festa, ed avere sempre più \ il ricordo di Nanù ».

Decisamente simpatico, sincero e cordiale, forse un po' troppo istintivo. Ma a noi non piacciono le persone estremamente razionali e calcolatrici. La formidabile vitalità di Alberto, detto Nanù, ci induce ad immaginarlo in mezzo ad una jungla, svolazzante, attaccato a liane, tra baobab e sequoie gigantesche. I l nostro figlio della jungla, oltre ad essere un «indefesso» studioso... s'è rivelato un grande atleta che, contro ogni pronostico, ha battuto gran parte delle folte schiere di Nembo K i d che popolano i l luogo.

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LA FECCIA Di loro hanno detto:

I compagni di corso:

Sono la Feccia ».

I I Comando:

Indesiderabili ».

I l Comandante Petronio:

Ognuno ha la sua croce. Io ho questa ».

I l Comandante Severi:

Sono di cattivo esempio per i miei allievi ».

a

I l Comandante in 2 :

Incivili ».

I l Comandante Farneti:

Chi sono? ».

a

I l Comandante in l :

Colgo l'occasione... e si sono tagliati i capelli? ».

E loro:

Semo li mejo ! ! ! ».

Ordine del giorno N. 69 del « Comando Feccia » Sentito i l parere del Consiglio degli Istruttori e tenuto conto dei pessimi precedenti, i l Comando Feccia si autocondanna a 7 giorni di isolamento disciplinare da... Orfeo. firmato: Azzarone Fedeli Lais Lombardi Fioretti Coli. «F. Morosini » 2 7 - 4 - 1974


TOMMASO FEDELI TOMMY

Questo allegro e spensierato componente del clan è i l tonico vitalizzante e folkloristico delle nostre vicissitudini più o meno culturali. La sua nascita, parto del genio fortunato, è evidentemente coincisa con l'accendersi di una nuova e più luminosa stella che ha deciso di illuminarlo fino alla fine dei suoi interminabili ed intensissimi giorni. Prima di entrare formalmente tra noi era già i l nostro idolo: attraverso riviste specializzate eravamo infatti venuti a sua conoscenza e continuavamo ad ammirare quest'uomo affascinante che ci offriva, di volta in volta, i l « défilé » degli ultimi modelli di creazione hippy o di biancheria intima, indossati da un fisico perfetto ed attraente. Sospesa la sfavillante carriera di fotomodello, ha continuato tuttavia a praticare l'arte del rubacuori, facendo accorrere in massa i frutti di Venere per sostenerlo durante le dispute calcistiche. La sua mente razionale e realista è di una varietà e complessità poliedrica e racchiude in sé tutti gli aspetti del personaggio storico: dal cinismo machiavelliano al perfezionismo einsteiniano, dall'edonismo dannunziano all'avvenenza deloniana.

Benché toscano, ha saputo sollevarsi dalla presuntuosità e superiorità spirituale propria dei fiorentini, per aprirsi a nuovi ideali che abbracciano tutta l'umanità: libertà politica e sociale, indipendenza personale e spirituale, ideali che tuttavia traggono origine dalla lontana battaglia di Campaldino. Anche la sua morale è caratteristicamente boccaccesca, ma si estende radicalmente al di là del Baltico, mentre la sua poesia assume toni ora goliardici, ora propri di un Dylan o di un King...


DIEGO MONETTI GENNARIELLO

Ecco davanti a noi la prorompente personalità di un tipico esponente del profondo Sud. «Vedi Napoli e poi muori» questo è lo slogan di Diego, simpatico scugnizzo pseudo¬ rivoluzionario napoletano, trapiantato per forza (sarebbe meglio dire esiliato) fra le nebbie lagunari. Diego riassume magicamente in sé tutto lo spirito partenopeo: gioviale, umano, malgrado una piccola malattia alle mani lo spinga, involontariamente, ad occuparsi della altrui proprietà. Sportivo di valore internazionale, pronto a tutto pur di non affaticare le sue membra già duramente provate dalla stressante vita del Navale. Acerrimo spirito dialettico, intavola discussioni anche nei luoghi più impensati, e tutto ciò per amore della cultura e della ideologia. Notevolmente impegnato politicamente, è perseguitato dalla mitica figura di un austero personaggio con barba folta e sguardo penetrante... (mah, chi sarà?). Bisogna però riconoscere che i l suo impegno si è estrinsecato anche in altri campi, come quello scolastico, dove ha dovuto sopportare pene indicibili per far studiare i l volonterosissimo Fox ; nel gioco delle carte, dove si è sempre dimostrato un giocatore abilissimo ma altrettanto sfortunato (20 mazzi di carte truccate requisiti in due mesi!), e, per finire, nella vela che, essendo uno sport poco faticoso, ha incontrato i l suo incondizionato favore. A proposito, se passate da Napoli, non dimenticate di visitare i l mercato di Forcelle, e al numero 323 troverete: « Diego Monetti Orologi Buuoni Buuoni ».


PASQUALE CANDELLI SOFIA LILLY

Una sera di tre anni fa cercavo un luogo tranquillo dove trascorrere qualche attimo di pace al di fuori della vita stressante dei primi giorni di collegio ; mi diressi verso le aule scientifiche e venni attratto dal dolce suono di un organo. Entrato nella Cappella, vi trovai un compagno, per me ancora sconosciuto come tanti altri. Quello sconosciuto di tre anni fa adesso è uno dei miei migliori amici ; non posso però dire di aver stretto un'amicizia altrettanto salda con la musica di cui sopra; con essa Pasquale ha ammorbat... ehm, ammorbidito le numerose Messe che ci hanno visto ascoltatori costretti ed assonnati, e, non contento, ha deliziato le nostre orecchie anche a studio, incurante delle proteste della Beccaccia tendenti ad imporre i l proprio diritto alle quotidiane 25 ore di secchiaggio. Ma considerare Sofia solo per le sue doti musicali sarebbe errato ; è forse possibile dimenticare le battaglie da lui sostenute sui campi di calcio di tutto i l m... collegio, o le tiratissime gare dei 100 m. piani che sempre

lo hanno visto dominato...re? Assolutamente no, anche perché prima o dopo i suddetti cimenti sportivi non ci ha mai risparmiato le sue modestissime affermazioni: prima, «oggi mi sentou Rivera feroù quettro goul », dopo, «oggi non ho segnatou, me la cheusa è da r i cerchersi nello steto del mio es... ! ». Se qualche volta è stato visto fuggire braccato da un gruppo di compagni, voleva dire che le sue qualità di cartomante non erano state troppo apprezzate ; infatti si diverte a fare i cosiddetti «tarocchi», predizioni i l più delle volte infauste. «Reghezzi, stete chelmi, giuro che non lo feccio più... stesera bruciou le cherte ... nou... nou... ! ». Ciao, Pasquale, ora t i salutiamo, ma non mancheremo di venire a trovarti nella tua « Terentooou ». Va bene « Certou ! Certou ! Così vi feccio provere i l mio motoschefo che sembre un trensetlenticou, e conquisteremo le più belle reghezze di Terentooou, e... ». Sì Pasquale... va bene Pasquale... va bene... ciaooo !


FILIPPO PELLICANO PIPPO CORMORANO

Dritto come un fuso, metodico e preciso come un inglese, Pippo ci ha accompagnato per poco più di un anno e mezzo nella nostra avventura al Navale. I l « self control » che lo caratterizzava, accompagnato da un notevole « savoir faire », facevano del Cormorano un compagno tanto piacevole quanto imprevedibilmente originale e simpatico. Sarà difficile, infatti, dimenticare le sue evoluzioni agli anelli o i suoi ironici, freddi ma precisi interventi nei nostri discorsi « impegnati ». Estremamente espansivo e socievole, prendeva parte ad ogni nostra iniziativa dandole un carattere di allegra spensieratezza. Aveva, però, diversi problemi «collegiali » che lo assillarono fin dai primi giorni e che malinconicamente lo allontanarono da noi. Siamo, tuttavia, rimasti in stretto contatto, e, come fosse stato tra noi, abbiamo con vivo piacere festeggiato la sua, tanto inaspettata, anticipata maturità. A presto, Pippo !


LUCIO ARIZZA CIOCIO BOTOLO

Terminata la ricreazione pomeridiana siamo a studio in attesa dei consueti, monotoni squilli di tromba che «dovrebbero» dare inizio allo studio, ma... con grande stupore generale, i l rauco altoparlante scandisce nervosamente queste poche ma drammatiche parole: «Oggetto color caffè-latte, di origine sconosciuta, sparge panico nei piani inferiori del collegio e si appresta ad affrontare l'ulti-

ma rampa di scale che lo porterà in Olimpo. A tutti gli allievi: raggiungere al più presto i rifugi anti-atomici ». Vani sono i tentativi di salvataggio. L'U.F.O. è già qui. Saetta (pardon, rotola) nello studio del I I P Classico, frenando la sua travolgente opera distruttrice con un piede su quello del Panda, mentre con l'altro scalcia negli stinchi del Crucco, t i rando contemporaneamente la cinghia nell'occhio di Draculino e concludendo i l suo « Patroclooo ! ! ! » con un morso sul collo del Ciula immerso in attività culturali circa il moto ascensionale dello j o - j o . Macché U.F.O. È proprio lui: i l Botolo. Come si fa a non conoscerlo? Non uno, dico uno, è sfuggito ai suoi scherzi da prete (senza offesa per Narciso), e chi, poi, ha avuto l'ardire di r i cambiare lo scherzo ha avuto la sfortuna di constatare la consistenza dei bicchieri, dei banchini e delle sedie del Navale, che spesso accompagnano la convincente, abile e dissuadente oratoria del Ciocie Comunque... sia dato al Ciocio quello che è di Ciocio. Molto spesso la sua allegra esuberanza ci ha risollevati i . . . morali durante le collettive crisi collegiali ; e ogni qualvolta qualcuno è riuscito a scalfire lo spesso strato di... ehm... nerume, di cui è abbondantemente rivestito, ha trovato un cuore generoso e una grande sensibilità. A te, Lucio, un grazie per tutti gli attimi di allegria che ci hai regalato. I l I I F Corso


STUDIO IIF CLASSICO Avete presente le austere e severe sale di lettura stile neoclassico, veri e autentici templi di cultura, dove domina l'arcano rispetto dei libri voluminosi e dove tutti entrano per immergersi nei secoli passati e ne escono sollevati ed arricchiti? Beh, non hanno nulla a che fare col nostro studio in Olimpo. Invece, proprio come i l mitico monte Olimpo, eternamente avvolto dalle nuvole, secondo la mitologia pagana, i l nostro studio è avvolto da una fitta coltre di fumo, dove si fa fatica a respirare e a riconoscere la gente a un metro di distanza. Un mare di libri scompostamente abbandonati in un ambiente dove l'ordine è una parola sconosciuta, e una muraglia di banchini disposti in assetto di guerra, sono eloquenti segni di una battaglia che ogni giorno continua ad ardere e travagliare la nostra altrimenti troppo monotona esistenza pomeridiana. Noi certamente non ci consumiamo sui libri, e anche se ne avessimo la voglia, cosa assurda, non esisterebbe alternativa. Finalmente abbandonati al nostro senso civico, senza controllo di capi, possiamo dare un costante saggio della maturità raggiunta al termine del triennio. Dopo lo sport lo studio è i l nostro rifugio preferito per rifocillare i fisici temprati dall'estenuante attività. Suona quindi i l colpo e i l Topo si prepara per i l fiero pasto, no, non a divorare Miorelli, ma a dosare la sua resistenza e i l suo appetito. I l suo banchino è ricoperto di salumi, carne in scatola e frutta (poco ci manca che lo si possa scambiare per un venditore ambulante di generi alimentari). A poco a poco lo studio si popola di gente che pensa a tutto, tranne che a studiare. Frequentemente la Foca si esibisce in sfilate di moda, presentandoci i modelli più apprezzati nelle eleganti sale parigine, fino a vestirsi con la solita tuta da paracadutista. Nasica, a questo punto, non si contiene più: lancia invettive irripetibili e una serie interminabile di incomprensibili epiteti in toscano. Quindi Nanù dà un saggio della sua abilità nel lancio del coltello sul banchino, facendo tesoro delle parole del comandante Testoni sul modo di trattare gli arredi. Qualcuno cerca pure di imporre i l giusto silenzio, reclamando con un lungo panegirico i suoi diritti e minacciando la terribile vendetta divina che ci sovrasta, pronta a colpire: è i l Crucco che ripete ogni giorno le medesime cose e che regolarmente viene messo a tacere con «dolce violenza». Prima della ricreazione i l Botolo ritiene opportuno e conveniente sparare dei petardi e lanciare qualche «Patroclo» dalla finestra, tanto per ravvivare l'atmosfera fin troppo seria e corretta. L'intervallo dovrebbe essere, per le persone civili, un momento da trascorre in una tranquillità, non dico bucolica, ma certamente serena. Invece c'è chi ne approfitta per girare di corsa, chi per fare scherzi, chi, infine, non trovando di meglio, per studiare. Quindi riprende l'attività di studio, questa volta con la ferrea determinazione di leggere almeno qualche riga. I n tale circostanza è pericolosissimo avvicinarsi al banchino del Crucco, che è collocato su un'altura, separato con fili spinati dallo spregevole resto della classe, irto di bandiere altoatesine, elmi chiodati e strumenti di


guerra atti a contenere e a respingere gli eventuali attacchi mossi dalla plebe in rivolta, cioè noi. All'estremità opposta, in atteggiamento di manifesto dissenso, sta un tipo con la faccia tonda tonda, con un paio di strani occhiali che gli danno un'aria da intellettuale impegnato. I l suo banchino è coperto da una marea di libri, opuscoli e ritagli di giornali riguardanti per lo più argomenti di politica e filosofia. Naturalmente è meglio nascondere dietro un'aria di forzato rispetto la nostra espressione divertita per non urtare la suscettibilità dell'eminente Pancotto. Dunque i l campo magnetico della classe orbita attorno a queste due persone, che si sorvegliano a distanza, guardandosi in cagnesco appena una discussione ne presenti l'opportunità. Naturalmente uno stuolo di bravi serve ad intimorire chi eventualmente ardisse contravvenire al « modus vivendi » tacitamente accettato da tutta la classe: la Feccia, da una parte, tiene sotto controllo i centri di diffusione della propaganda e cioè la lavagna, i banchini e i muri (spesso imbrattati da slogans irripetibili o da scritte minacciose); dall'altra Mefi e il Piccolo, che sono più che sufficienti a controbilanciare tanta tracotanza e a rispondere con pari arroganza alle provocazioni. Intanto i l resto di noi, non sentendosi preso nella giusta considerazione, intraprende la solita sommossa per esautorare i feudatari della classe che già hanno iniziato le attività belliche con schermaglie dialettiche ricche di punzecchiature salaci. Un groviglio di discorsi, imprecazioni, battute e risate fanno dell'Olimpo una bolgia d'inferno tale che ora i l capo Bertok, richiamato dal baccano e dal suo vivissimo senso del dovere, giunge ruggendo come un leone, pronto ad aggredire i l primo che si trovi sulla sua strada. Scattato il primo grado d'emergenza, ognuno finge di essere immerso in impegnatissime letture, solo Nasica accoglie i l suo celebre amico con un « Ciao, Hapo », formula ormai tradizionale nei loro incontri. Dopo un lungo sermone pressoché incomprensibile, qualcuno è riuscito a capire che dobbiamo fare cinque giri di corsa (una buona occasione per portare le nostre dispute in «campo aperto»). Finalmente, dopo questa parentesi, lo studio diventa preoccupazione generale ; purtroppo, però, mancano solo pochi minuti al suono della tromba, ma questi sono preziosi per dimostrare a noi stessi la serietà di intenzione e la ferrea volontà di cui siamo stati sempre ben... ehm, abbastanza disposti a dare un saggio.


ALESSANDRO SAVIO FOX

Non è facile delineare la personalità di un individuo da cui ci si può sempre aspettare qualcosa di nuovo ed imprevisto, di cui si può pensare che riferendo due o tre fatti, o scrivendo poche righe, si abbia detto tutto ; ma poi, rileggendo, ci si accorge che per uno come Fox tutto questo è troppo poco. Siamo di fronte ad un mostro di comicità capace di mille travestimenti ; alcuni lo hanno definito eclettico e poliedrico, di sicuro possiamo dire che è un tipo assolutamente originale. Dotato di una notevole intelligenza, intuitiva, ma non troppo scolastica (per questa c'è sempre Gennariello...), riesce in ogni occasione a far trionfare i l suo innato buonsenso e si è assunto i l ruolo, con le sue esilaranti trovate, di valvola di scarico per tutti i nostri momenti neri. Caro Sandro, tu sei uno di quelli che difficilmente si dimenticano: in questi tre anni, sotto l'apparente veste di giullare della corte del «re Crucco», abbiamo visto in te un ragazzo comprensivo e generoso.

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DANIELE AZZARONE PROFESSORE

Lunedì, prima ora di scuola: Topo:

A Danie', oggi non c'avemo voja de fa' gnente !

Daniele: Va be', ce penso io. (Entra i l Professore). Scusi, professore, vorrei farle una domanda: cosa ne pensa della parapsicologia metafisica analizzata introspettivamente... bla... bla ... e così via. Con una chiacchiera che lo ha sempre distinto, è sempre riuscito a far passare rapidamente anche, e soprattutto, le ore peggiori, salvandoci dalle più tremende disgrazie. Così l'abbiamo conosciuto e così è rimasto, sempre immerso in strane progettazioni di viaggi quasi impossibili, sempre sprofondato in letture di carattere politico-economico, sempre a rincorrere sogni e interessi molto particolari, lontani, però, da quelli scolastici. Nonostante tutto, grazie alla tua documentazione e alla tua aggiornata informazione, te la sei sempre cavata brillantemente. I l tuo estro... d'artista ha avuto modo di manifestarsi nelle recitazioni di cui sei sempre stato promotore, scrittore, scenografo, attore e... unico ascoltatore; scherziamo, Daniele, invero la tua è una delle più interessanti personalità, anche per la simpatia di cui non sei stato avaro nei nostri confronti. Estroso, dunque, e imprevedibile, ma forse per questo insostituibile entro i l nostro gruppo.

* TRADUZIONE:

"FfcECrAteSNE Ó NON F R E C A S E N E ? . .


FRANCESCO SEMMOLA MAMMOLETTA FRANZ

Oslo, Heggeliveien 23 Un pomeriggio d'estate Per me ci spiano, per me ci vogliono cavare i l cervello dalla testa e con esso i pensieri. Ma no, Franz, che vai a pensare. I norvegesi sono tranquillissimi. Calmissimi un corno. Ad Adolfo hanno fatto vedere i sorci verdi... questi tranquillissimi. Adesso esco, vado a comperare 70 metri di filo, qualche microfono e l i metto in mutande. Adolfo, sarai vendicato ! ! ! Ho letto su di una rivista di un nuovo tipo di microfono: una bomba. E se tu lasciassi perdere? Non sarei un buon italiano se lo facessi: io ragiono, mangio e amo i l «Tricolore». E siccome mi roderebbe essere preso in giro, dai Norvegesi poi, io l i spio. A' France', ma te posso fa' 'na domanna? Dimmi pure. Ma lo sai tu i l norvegese???

Questo non è che un episodio che ha visto come soggetto, interprete, sceneggiatore e regista unico Francesco. Simpatico quanto basta per non metterti in soggezione, alto quanto basta per picchiare a sangue Pancotto, vendicativo e cinico quanto basta per toglierti dalle scatole persone antipatiche... Questo è per tutti Franz. Ma ciò non è suffìcente per descrivere uno che è stato fra di noi per tutto questo tempo. Bisogna dire che la sua caratteristica peculiare è quella di essere diversissimo da tutti (anche un tantino misantropo). Infine, qualche regola per andare d'accordo con Franz: 1) Non dire che i l Signor «Lova» è più alto di lui. 2) Non dire mai che è milanese o che ha un accento lombardo. 3) Non sfidarlo inutilmente in impianti e progetti vendicativi. 4) Non imitarlo: oltre ad essere impossibile, non sarebbe più diversissimo.


PIETRO ATTANASIO PANDA

Dal momento che i registi di Hollywood cercavano, dopo Sean Connery e Roger Moore, un nuovo soggetto che interpretasse la parte dell'intrepido 007, i l nostro simpaticissimo Pietro aderì con entusiasmo all'appello della Titanus. Nel viaggio che lo doveva portare a Hollywood, Pietro passò per Londra, dove un noto esponente dell'organizzazione mondiale per la protezione della natura subito lo notò: da quel momento l'effige del nostro caro amico comparve su tutti i giornali di quella nota organizzazione. Fu così che i l Panda, demoralizzato, decise di tentare l'avventura del Navale. Inizialmente trovò incomprensione per via della sua indole giocherellona, ma in seguito riuscì ad entrare nelle simpatie di tutti noi, suoi compagni. Nello sport si è contraddistinto, merito delle sue indubbie doti atletiche, in modo particolare nel tennis (dove la sua «plantigrada» agilità gli ha fatto meritare i l nomignolo di «Pandatta») e nel calcio (dove tutti lo chiamano «Pietruzzo Pandastasi »). Chi non gli ha poi riconosciuto notevoli doti di amatore « dal sangue caliente » ? Inventore infatti di una nuova enciclopedia erotica, «Il Pandasutra », Pietro è considerato i l numero uno degli amatori calabro-lucani. Insieme all'amico Gigi è un pezzo da «novanta» del racket della terza C. Quando qualcuno di noi ha un grosso problema da risolvere basta che si rivolga a lui e, con l'aiuto degli «amici», riesce sempre a sistemare le cose con discrezione ed efficenza. «Ma pecchééé???» è la sua espressione preferita e peraltro un urlo di guerra temuto da tutti i . . . pivoli. Comunque, Pietro ha portato tra noi allegria e spensieratezza, ed i l suo modo di fare, anche quando si trova immerso in profonde elucubrazioni, trasmette allegria e fiducia. Eccolo impegnato in una difficile disquisizione, ma non interrompiamolo. Ciao, Pietro, di «amici» come te se ne incontreranno pochi.


ROBERTO LOMBARDI NASICAA

I I P Classico: 19 persone, tutti lanzichenecchi o terroni, solo due toscani. Ogni scritta, ogni sommossa, ogni progetto è i l frutto dell'Ardenza Club, di cui i due toscani sono i principali promotori: Roberto i l fondatore, Tommy associato ad honorem. Roberto, è inevitabile, lo troviamo sempre immerso in nuvole di fumo, chiaramente made in Marlboro, da cui purtroppo, a volte, contro la sua volontà, traspare qualcosa che anche agli occhi del più misero mortale appare inconfondibile: è i l naso ; i l suo, senza ombra di dubbio, è « i l » Naso (con la N maiuscola). I suoi ambienti abituali, oltre all'Ardenza Club, sono i campi da tennis e la sala musica. È sincero, spontaneo, disinvolto, sempre pronto a darti una mano: insomma è un amico. Più volte ha salvato orde di compagni dalle ire funeste di Vittorio, e per questo è diventato quasi un eroe nazionale, tanto che molti gli hanno offerto di finanziargli favolosi saloni di bellezza con manicures da capogiro... Di nuovo la sua « Nasca », dal valore inestimabile, (poiché per lui vale tanto oro quanto pesa), è stata per noi i l porto, la meta ultima, la torcia che illuminava i l nostro cammino nelle innumerevoli spedizioni che, noi della Feccia, abbiamo intrapreso insieme a Roberto. « Deh... bimbo, o che t i posso di': tu sei simpatiho... deh ! ».


aggio di sole

(



Professor

Professoressa

GIORGIO ROSADA

GIULIA ABATE


Capo DE NARD

Di gente di mare proveniente dal Cadore e per di più dedita al fondo non ce n'è molta, e come se non bastasse con un paio di « m a n u b r i » alla Vittorio Emanuele che gli spuntano periodicamente sotto il naso. Traditore di quella gloriosa stirpe di artiglieri da montagna! Pecora nera della famiglia! Scherziamo. Come si sarebbe andati avanti senza i suoi quanto mai preziosi «bollettini per naviganti» a noi impartiti? La salutiamo di cuore con gli augur i di arrivare prima di notte alla prossima « Marcialonga ».

Capo CARLO FORNER CARLETTO

I l compito di sottufficiale inquadratore è un lavoro difficile e ingrato, Lei, Capo, lo ha svolto con una serietà e con una perseveranza che, a torto, Le hanno procurato qualche piccola inimicizia fra quei gran lazzaroni quali noi siamo. Noi, però, non La

ricorderemo col famigerato foglietto in mano, pronto a pizzicare i l capello in più o i l maglione bucato all'assemblea per l'ispezione, no, Lei è stato anche quello che non ha risparmiato a nessuno le Sue battutine, i Suoi scherzetti, Lei è stato i l Capo che in questi tre anni si è particolarmente preso cura di noi. E noi La ricorderemo sempre così, col Suo sorrisetto ironico sotto i l balTezzolo, pronto, però, a vigilare sul nostro comportamento. Ora dobbiamo lasciarLa, e andandocene invidiamo quei fortunati che avranno come « inquadratore » i l Capo Forner. Arrivederci, Carletlo.


LA SVEGLIA I l sole non è ancora sorto. Le ombre della notte si insidiano sicure fra i meandri del Navale. Tutto fa pensare che nulla possa turbare i l sonno degli allievi. Ore 07.00: Si diffonde per S. Elena, in un crescendo impressionante, un motivo di tromba che sembra venire dal nulla. Per alcuni minuti tutto tace ancora. Poi i l finimondo: le luci si accendono, urla inumane lacerano impietose i timpani degli allievi assopiti. È la sveglia. L'allievo apre un occhio, la sua mente, però, è altrove. Lentamente prende coscienza della realtà. È i l momento della trasformazione: per 15 minuti diventa una macchina; si alza più o meno di scatto, incespica nella rete, ricade pesantemente sul letto trascinandosi dietro coperte e cuscino. Finalmente riesce a mettersi in piedi: lo sguardo è spento e i movimenti sono impacciati. I l capo gli passa accanto e gli urla a squarciagola «Facciainfrettaaltrimentilamettoa rapporto ! », l'allievo, tuttavia, non fa una piega, non è infatti ancora in grado di intendere e di volere. Dopo una dozzina di tentativi infruttuosi, riesce ad aprire l'armadietto, infila con consumata maestria le mani nella più nera confusione ed estrae i l sapone e lo spazzolino; arriva al lavandino e comincia a lavarsi. Ad un tratto sente suonare la tromba, guarda l'orologio: le 7.40! Ed ecco una seconda metamorfosi: apre finalmente gli occhi, si guarda intorno rapidissimo, si lava in un baleno, torna al dormitorio e rifà i l cubo, si lancia giù per le scale con le scarpe al collo, infilandosi con una mano i pantaloni, con l'altra i l maglione e tentando di allacciarsi la cintura con i denti ; cade, si rialza e, zoppicando, entra a mensa. Ormai ce l'ha fatta ! Ma, come un falco sulla preda, ecco arrivare i l « solito » comandante di vigilanza: —

Lei è troppo lento, è arrivato in ritardo !

Ma... veramente... io...

Si metta a rapporto !


In un mattino triste si parlò di tradimento... Ma fu proprio in quel fosco mattino di tardo autunno che cominciò per noi, come per i ragazzi del Piave, la riscossa, i l conto alla rovescia per i l lancio in orbita. Noi, V A, 14 allievi (superstiti di una pattuglia decimata) più una ventina di insegnanti nel corso del triennio, tra titolari, supplenti, supplenti dei supplenti, supplenti dei supplenti dei supplenti. Guardiamoci in faccia uno alla volta: è l'ultima occasione che abbiamo di farlo, come collegiali, dal momento che la nostra certezza nella vittoria finale di luglio è incrollabile. Fotografiamoci come siamo oggi per poterci rivedere domani. a

Spadoni, quanti travasi di bile t i hanno colto la domenica sera, quando i l tuo apollineo viso e i tuoi occhi seducenti e vivaci erano alterati dalla notizia della immancabile sconfitta della Roma e dovevi attendere i l martedì per consolarti, apprendendo dal giornale del tuo paese che la squadretta di viale Capocci aveva sconfitto quella di S. Maria della Grotticella? Guardiamo Jandelli, la preziosa bistecca che « tiene più della golpe che del lione», conoscitore di Teocrito e di tutte le astuzie. Tutti t i dobbiamo qualcosa: abbiamo imparato da te come si fa a non essere furbi.


E Don Pietro, i l rappresentante ufficiale al Navale del mondo islamico, salito al nord a dorso di un robusto cammello, divenuto i l più acceso ammiratore di Dante, al punto da riuscire ad interpretare i l ruolo di Barbariccia. Sarà dura per te, Walalla, lasciare i l collegio: dovrai svegliarti da un letargo che dura da tre anni, uscire da quello « splendido isolamento » che era dovuto, non a superbia, ma a sonno. Stirpich, riuscirà i l lancio in orbita a far scomparire la casta porpora dal tuo viso che non è di donzella? Fatti coraggio, pensa che ci è riuscito perfino Sua Beatitudine Pecci, ex voce bianca della Cappella Sistina, primatista di ritardi nel ritorno dai permessi ed eccezionale saltatore con l'asta. Uno di noi dobbiamo guardarlo in particolare: Gallarotti. «Gallarotti traditor della patria mia - ho lasciato la mamma mia - per venirti ad insegnar ». Attento Ferraù, stringi forte un mazzo di chiavi, non si sa mai: non è detto che i tuoi lineamenti delicati, la virginale riservatezza e l'eleganza del gestire ti bastino nella vita. Ricu e Nicolino, ricordatevi, quando ci saluteremo, di non buttare i l biglietto del treno che vi porterà a Genova: la carta costa cara ! Certo più delle parole dell'insegnante che, su vostro invito, ripete per l'ennesima volta come si svolgeranno gli esami di maturità, e non si accorge che sulle labbra di tutti affiora un risolino che, tradotto, significa: «Sta invecchiando! Ce l'ha spiegato mille volte! Gli chiediamo ancora quanti anni ha? Non si ricorderà di averci già detto che è del '35?». Villico, ricordati di portare con te, quanto ritornerai alla tua oasi, le eleganti espressioni che in questi anni hanno arricchito i l tuo già nutrito repertorio. E tu Pollicino, dove sono finite le tue «abbuffate»? Sappiamo bene che non erano la causa delle tue frequenti uscite dall'aula durante la lezione. Herr Falkus Von Werner, cerca di essere buono con i tuoi compagni d'oggi quando tornerai con l'elmo chiodato al comando dei valorosi prussiani sopravissuti alle innumerevoli disfatte. Zonta, quanta nostalgia, dopo le nebbie veneziane, del balsamico profumo delle stalle e della distilleria Nardini ! Da Bassano, c'è da scommetterlo, non t i muoverai più finché una goccia di sangue rimarrà nell'alcool delle tue vene. Abbiamo lasciato per ultimo Sesin, «Coca Cola», sia perché sarà «il souvenir» che lasceremo a Venezia, sia perché la sua personalità merita un trattamento di riguardo: Sesin, ciacolon a 24 carati, Sesin, che tutte le ragazze di Venezia riconoscono anche dal respiro, Sesin, che per un millimetro di torace non è stato eletto Mr. Universo, Sesin, campione di basket, campione di nuoto (anche se agevolato in questo dalla naturale attitudine al galleggiamento), Sesin, che tante volte venne voglia di prendere a « stramusoni » ; ora dobbiamo dirti che, senza di te, la classe sarebbe stata incompleta. Tu che resterai qui ricordalo a tutti: fra pochi mesi, quando ci saremo divisi in diaspora, sarai tutti noi.


Quando, i l primo giorno, lo notammo, così piccolo, strappato dai suoi luoghi natii e spedito al nord, pensammo subito che sarebbe stato facile sottometterlo e fare di lui oggetto dei nostri scherzi. Le cose, però, non andarono esattamente così: non appena si ambientò e prese un po' di coraggio, i l Villico si rivelò un elemento alquanto ribelle. Da allora l'abbiamo sempre trovato alla testa di gruppi di prodi, sempre pronti a « reprimere» le velleità dei corsi meno anziani. La sua fama è dilagata nel Navale a macchia d'olio ed ora tutti lo conoscono e nessuno osa obiettargli qualcosa, altrimenti... « Se non tappi quella bocca, ti tiro una sedia in testa che ti spacco tutto e t i spezzo in due ; io, sono un molfettese focoso e t i mando all'ospedale come se niente en fusse ! ». E proprio a causa di questo suo spirito «focoso» è riuscito a beccarsi tutte le punizioni possibili ed immaginabili. Tuttavia, se dal lato disciplinare s'è trovato un po' a «disagio», nello sport, soprattutto nel calcio e nell'atletica, ha .ottenuto risultati brillantissimi. « Eh, sì, porc vacc, proprio così ! E sapet dov andrò fuori di qui? Andrò all'Accademia, sì, sì, andrò propr all'Accademia, sì, sì... ! ».


PIERFRANCESCO STIRPE TIPPE STIRPICH — Non lo voglio, non lo voglio, non lo voglio ! ! — E invece sì, l'articolo te lo facciamo lo stesso, così impari ! — Siete delle bestie, ecco cosa siete ! ! Quante volte t i abbiamo sentito pronunciare questa fatidica frase, e quante volte, soprattutto a tavola, hai esposto i tuoi principi che erano, dobbiamo ammetterlo, giusti, ma non potevano essere validamente opposti alla forza bruta del Villico o di Bisteccone. In tre anni non t i abbiamo mai visto alzare le mani nemmeno su di un pivolo. Hai sempre cercato con l'arma della dialettica di difenderti, e noi, plebaglia ignorante, t i supplichiamo di scusarci se, talvolta, non t i abbiamo capito. Da bravo Krucco non hai mai mancato di ergerti apologista del nazismo. In tre anni non hai fatto altro che sorprenderci, e lo hai fatto a tal punto che ti abbiamo scoperto a saltare i l muro di notte (e quando sei tornato non eri nemmeno paonazzo come tuo solito), che, talvolta, nel mezzo dei nostri sonni t i abbiamo sentito urlare per tutto l'Olimpo «Walalla, Miorilli» oppure «Abbasso i negri, W i Savoia». Nutriamo una sola grande speranza: che nella vita tu cerchi di rimanere i l ragazzo buono che noi conosciamo. Sieg Heil, Tippe.


PIETRO LATINO DON PIETRO

Durante i primi giorni di permanenza in collegio notammo la presenza di un tipo piuttosto «imponente» che gironzolava in borghese nei locali di quella che sarebbe divenuta la nostra nuova casa. I n seguito, quando finalmente lo vedemmo indossare l'uniforme (confezionatagli su misura), venimmo a sapere che era uno dei nostri. Venimmo anche a sapere che proveniva da Augusta (un villaggio di pescatori sito sulla costa settentrionale dell'Africa) e che, per giungere fino ai primi avamposti della civiltà, aveva dovuto affrontare un lungo viaggio a dorso di cammello. Dopo un periodo di assoluto riserbo, Don Pietro è andato sempre più ambientandosi, rivelandosi come i l più grande boss che la mafia locale abbia mai avuto e come un ottimo giocatore di biliardo e di tresette, grazie all'esperienza acquisita nell'unica locanda di Augusta (locanda che è l'unico luogo di svago del villaggio). Eccezionale studioso, non sempre i l suo impegno è stato debitamente apprezzato dai professori, ma, nonostante ciò, ha perseverato a « secchiare » indefessamente. Non si può certamente dire che Pietro sia del tutto esente da pecche: più volte, infatti, col suo russare, ci ha impedito di dormire la notte, e ci ricorderemo sempre, poi, i suoi memorabili duelli a tavola con Bistecca per un piatto d'insalata. Ci ricorderemo sempre di lui anche e soprattutto come di un compagno comprensivo e cordiale che ci ha sempre aiutato nei momenti di bisogno.


Quando t i incontrammo, i l primo giorno di collegio, imparammo subito a conoscere te e la stirpe rabbina da cui discendi. Non è stato facile all'inizio abituare i nostri timpani a quella nauseante parlata genovese, ma, con i l tempo, ci siamo riusciti. Più tardi, quando la tua origine venezuelana è stata resa nota, abbiamo chiarito la tua passione per le lingue, cui non fa eccezione l'inglese che tu « spicchi » da vero gentleman ( ? ! ? ) Eri sicuro graduato (almeno per zio Bruno) i l primo anno, un po' meno i l secondo, neanche a parlarne i l terzo. Eccezionale saltatore in alto, al terzo anno hai iniziato a capire la musica, e così sei entrato a far parte dell elite: tutti hanno ascoltato, prima di ogni licenza, la tua voce dare i giudizi critici più acuti sui vari L.P. dei maggiori complessi del momento. Nessuno più di te ha capito i l valore intrinseco della musica, per i l quale, assieme al Peck, hai sostenuto a tavola gli attacchi più duri da parte nostra. Quello che, però, abbiamo maggiormente apprezzato in te è stata quell'allegria, quella serenità che ci hai regalato nei momenti in cui noi non sapevamo trovarla: la stessa allegria che t i ha fatto conoscere la futura campionessa di sci. Tra pochi mesi, superata la maturità, ci lasceremo, ma siamo sicuri che quando ci rincontreremo tu sarai sempre lo stesso simpatico Nicolino.


Ore 17,00: Studio. Questo nome dovrebbe indicare un luogo immerso nel silenzio dove quattordici persone chine sui loro banchini si dedicano a quella fatica quotidiana che dovrebbe aumentare il loro bagaglio culturale, ma non è così. Ci sono sempre gruppi di persone che discutono, qualche libro che vola, insomma tutto fuorché studiare. Nonostante ciò si può notare, in fondo alla stanza, una persona che, completamente incurante di tutto, è china sui libri: è i l nostro Falcusso. Quando t i vedemmo i l primo giorno di collegio così esile e indifeso ci chiedemmo subito come poteva essere entrato al Navale un tipo simile. Eri i l classico pivolo che si trova così, d'improvviso, in un mondo nuovo, a cercare di sopravvivere e lottare contro degli anziani spietati quali erano i nostri. T i osservavamo e riscontravamo in te la cosa più bella che può essere presente in un ragazzo: l'ingenuità. Adesso anche tu sei cambiato, hai lasciato quel corredo di ingenuità per sostituirlo con un altro che sa di responsabilità e maturità. Dotato di quel temperamento t i pico dei tuoi prediletti « crucchi », sei sempre stato oggetto dei nostri scherzi: un fisico come i l tuo non poteva certamente competere con quello di Bistecca. Ma, con una volontà di ferro, rivolta ad aumentare la tua robustezza, cominciasti uno stressante allenamento che ti diede la soddisfazione di concludere in buona posizione la gara dei 1.000 metri.

I n classe i l tuo buon, senso è stato per noi tutti indubbiamente molto vantaggioso, nel senso che, essendo sempre al passo con le lezioni e offrendoti sempre volontario alle interrogazioni, hai spesso salvato situazioni che potevano diventare critiche. Adesso che ci dobbiamo lasciare t i ringraziamo di tutto e speriamo che tu riesca in quel chiodo fisso che è l'ammissione in Accademia, argomento con cui tanto ci hai assillato nel corso di questi tre anni.


L'ASSEMBLEA, OVVERÒ CIO CHE PENSA L'ALLIEVO QUANDO È PUNITO

— Allievi... attenti ! — Attenti alla lettura delle punizioni e r i compense. — ... Terzo Corso... Ecco, accidenti, lo sapevo ! Anche oggi mi sono beccato la solita razione di privazioni d'uscita e consimili. Ma, dico io, è mai possibile che in questo posto nessuno abbia pietà per i disgraziati come me? Eccoli lì, i carnefici, tutti contro, giudici intransigenti e «severi»: «Lei con questo suo comportamento sta dimostrando scarsa serietà e scarso spirito di adattamento. Sulle sue mancanze non possiamo certo transigere ; Lei è un elemento negativo ; dobbiamo punirla ! ». Ma cosa vogliono quelli lì? Che vada in giro con le mani legate dietro la schiena e con una mela in bocca? E tutto questo perché? Perché hanno messo l'infermeria all'ultimo piano e un comodo ascensore proprio davanti alle scale: se questo non è «indurre in tentazione»... E poi (quando uno dice la sfortuna) esco da quel reperto archeologico (l'aggettivo si può dedurre dai sinistri scricchiolii e traballamene che caratterizzano ogni «ascensione») e chi t i trovo davanti? Ma è ovvio: i l Comandante in Seconda con Conselmo e Gallina ! In una tale situazione uno non può far altro che invocare qualche santo (sottovoce naturalmente) e poi chiedersi perché quel bravo uomo del Secondo non se ne sia rimasto nel suo ufficio a compilare comunicazioni o ad architettare trappole ed insidie contro i « selvaggi». Porta pazienza — mi dico — andrà meglio un'altra volta. Mesto e rassegnato mi avvio verso quella zona meglio nota col nome di Olimpo, non sapendo, miserello, quali insidie i l destino stava tramando. Una persona un tantino pulita ed ordinata, se alla mattina non è riuscita a lavarsi e a radersi per motivi di tempo e di sonno, è ovvio che provvede alla sua toilette non appena ha un po' di tempo libero (cioè alle 11.05). Mi sono da poco in-

saponato la faccia con la schiuma da barba e mi accingo ad usare i l rasoio quando sento una voce alle mie spalle: «Lei cosa fa in codesto luogo, in siffatta tenuta (ero in camicia)? Si giustifichi!». Inutilmente tento di addurre motivi plausibili insistendo sul fatto che un allievo del Morosini non può rimanere un giorno intero senza lavarsi. Con una strategia degna delle migliori scuole di guerra, quello aggira le mie argomentazioni e in breve tempo le neutralizza, quindi celebra la sua vittoria con un « Si metta a rapporto ! ». Sul momento vorrei gettarmi in ginocchio ed implorare la sua misericordia, ma così facendo darei ragione a quel Giovenale che io tanto contesto quando dice: «Libertas pauperis haec est: pulsatus rogat»; preferisco allora inghiottire i l rospo e fare tra me e me « sicut meus est mos » considerazioni di carattere genetico. Così oggi, all'assemblea, sono stato esposto al pubblico ludibrio per prendere l'ascensore, proferire parole scorrette ( m i aveva sentito), fare uso dei locali igienici in ore non consentite ed essere in disordine nella tenuta ! Di questo passo dovrò rimanere qui tutta l'estate per scontare le privazioni d'uscita accumulate. Eh, ma mi vendicherò ! Verrà i l giorno in cui sfogherò la mia ira repressa: una buona lupara procurata dagli « amici », un buon agguato notturno e poi... eh, eh, eh... Già mi immagino i titoli sui giornali: «Misteriosa catena di omicidi al Navale»... — Lei, allievo, perché si attarda in mezzo al campaccio? I suoi compagni sono già entrati a mensa. Si sbrighi o la metto a rapporto ! ! ! — Certo Comandante... subito Comandante ... obbedisco... corro... anzi, no, che dico, volo... mi scusi Comandante... bacio i gradi Comandante...


GUIDO SESANI SESIN COCA COLA

Se un giorno, per caso, scommetterete con qualcuno se la cravatta del professor Fabbri abbia o meno l'elastico, a chi dovrete rivolgervi per avere la soluzione? Al Sesin naturalmente ! Bene, andiamo a cercarlo al-

lora. Strano, a letto non c'è, nel laboratorio fotografico neppure, sul campo di basket nemmeno; ma dove si sarà cacciato? Scoraggiato torno a studio e... è proprio lì, seduto dietro i l suo banchino, e sta studiando davvero ! Già mi accingo a girare silenziosamente i tacchi cercando di non svegliare i l Villico e con l'intenzione di tornare più tardi, quand'ecco accadere l'inevitabile: «boia t i . . . ta... no ghe capisso un... tubo», e i l pesante volume di elementi di analisi matematica finisce all'altro capo della stanza. Ora mi sembra tutto più normale: quando l'ho visto, chino sui libri, per un attimo ho pensato che fosse successo l'irreparabile, ma ora pare che sia tornato ad essere proprio lui. I l buon Guido è sempre stato uno dei sostenitori della teoria (molto diffusa al Navale) «massimo rendimento minimo sforzo», teoria che applica, almeno per quanto riguarda i l « minimo sforzo», con costanza, tanto nella vita collegiale, quanto nello studio. Fa eccezione la pallacanestro: per questo sport impiega la maggior parte delle sue energie, che immancabilmente recupera durante le ore scolastiche piombando in un sonno profondo che i l più delle volte dura cinque ore. Malgrado tutte la bambolone che ci ha presentato e i l nostro « sviscerato » amore per Venezia e per i veneziani, Sesin è stato l'eccezione che... conferma la regola.


ROBERTO DELLA VALLE WALALLA BOB

Dall'«Herald Tribune» New York, 8 Aprile 1971 Lo Yankee Stadium, tempio del basket mondiale, è stato teatro, ieri sera, dell'incandescente incontro finale del campionato N.B.A. tra Milwaukee Bucks e Boston Celtics. Milita nei Celtics l'ali star del momento: Bob Walalla, eccezionale esterno di razza indiana. 2,04 metri di potenza e agilità sia nel palleggio che nel tiro da vecchio cecchino. Le statistiche dell'ultima stagione parlano da sole: 40,6% di media punti a partita oltre ad un innumerevole numero di rimbalzi ed assists. L'atmosfera dell'arena è incandescente ed i l pubblico incita a gran voce: «Bob, Bob is the matchwinner ! ! ! ». L'arbitro scodella la palla ed ha così inizio lo storico scontro. Sono 40 minuti tiràtissimi che alla fine vedono i Celtics campioni N.B.A. degli U.S.A. Ben 69 canestri recano la firma del nostro Bob, di cui 23 con la sinistra e due di testa... Dopo la partita i l nostro coach Manuel ha contattato i l campione, che verrà a giocare per l'«Antares Morosini Navy College». E così da tre anni Walalla sta con noi ; è stato i l bersaglio preferito dei nostri scherzi, ma ciononostante non se l'è mai presa, da ragazzo di spirito qual'è, ed è per questo che in futuro t i ricorderemo sempre come uno dei nostri. Ti ricorderemo anche come i l 4° per la briscola notturna, come provetto sommozzatore e, naturalmente, come esternodietro dell'Antares.


ROBERTO QUATTROCIOCCHI QUATTRO SPADONI

Quest'anno Roberto ha avuto i l difficile compito di conciliare le nostre idee con quelle del Comando e, dobbiamo dire, c'è riuscito molto bene. Grazie alla sua posizione di rispettabilissimo capocorso, i l nostro caro Roberto è riuscito a trasformare i l Navale in una grossa bisca clandestina, rimanendo, come ogni boss, al di sopra di ogni sospetto. Passerà infatti alla storia per le sue frequentissime scommesse che, settimanalmente e sempre con maggior probabilità di vincita, andava... elemosinando, colla speranza di trovare i l pollo che, non conoscendo la sua sconfinata cultura e informazione in campo calcistico, ... abboccasse. Altrettanto famose resteranno le interminabili partite a carte che, in coppia fissa, caso strano, con Bettina, gli occupavano, se non tutto, gran parte dello studio pomeridiano. Dopo tre anni di faticosissimo e frenetico studio su «manuali illustrati» di calcio, è riuscito finalmente a realizzare i l suo sogno: entrare cioè in campo nel ruolo del suo sacro, divino Spadoni. Per anni infatti ha cercato disperatamente di rincorrere i l suo idolo per tutti gli stadi italiani, e in questi ultimi tempi ha trascorso ogni permesso ad infiammarsi le tonsille urlando per novanta minuti dalle gradinate. Unica soddisfazione dopo ogni ennesima sconfitta: la riscossione delle eventuali vincite. Ammirevole e commovente la sua passione per la Roma, dunque, e per... Terracina ; e altrettanto ammirevoli la sua pazienza e la sua squisita bontà d'animo, grazie a cui è riuscito a conquistarsi tanta e tanta simpatia.


PATRIZIO GARAVELLI POLLICINO BETTINA

Topo:

Hai visto Bettina?

Meri:

No, ma ho visto Spadoni. Probabilmente sono in dormitorio a giocare a carte...

... È proprio così: basta «pizzicare» Roberto che inevitabilmente si trova Bettina, i l suo amico inseparabile: con lui divide le vincite... e paga «ai mezzi» essendo l'amministratore di «famiglia». Assieme formano una coppia a dir poco commovente, sono infatti legati da un vincolo quasi fraterno. È quasi impossibile parlare di Bettina senza chiamare in causa anche Spadoni, tuttavia Bettina è riuscito a conseguire eccellenti risultati anche da solo. Nella scherma ormai lo troviamo affermato a livello nazionale, grazie alla grinta e alla aggressività che nasconde dietro alla maschera che indossa nei suoi frequenti allenamenti. Rivelazione calcistica di quest'anno, il suo talento è stato subito premiato con un posto fisso nella nostra rappresentativa. Nell'ambito del collegio e del nostro corso è insostituibile, non solo come graduato, ma anche e soprattutto come compagno che,

nell'arco di questi tre anni, ha sempre dimostrato un grande attaccamento a tutti noi, non perdendo l'occasione di dimostrarsi un carissimo amico.


GIOVANNI BATTISTA PECCI PECK

« Che fai oggi, Peck? ». « Vado a studiare filosofia ». E con queste parole i l prode conte, cardinale Giovanni Battista, guardia nobile di Sua Santità, nonché suo successore, parte lancia in resta, deciso a morire piuttosto che a distrarsi. Ma, nonostante i l suo strenuo valore, viene presto sopraffatto dalle tentazioni provenienti dal Diabolik che qualcuno ha inconsciamente abbandonato sul suo banchino e dalle musicassette contenute in esso, per cui sprofonda in un sonno beato durante i l quale i l suo pensiero corre lontano, alla sua amata fanciulla.

Alla notevole bravura di saltatore con l'asta unisce anche l'altrettanto notevole abilità di essere riuscito nei tre anni passati al Navale a non trascorrere una licenza da buon allievo, allungandola sempre con visite mediche assolutamente necessarie o con influenze improvvise. A causa della sua intensa attività sportiva (ci rappresenta in molte discipline) i l Peck è costretto a recuperare a studio le energie spese, per cui, spesso, anzi sempre, lo vediamo immerso in un profondo sonno, cullato dalla musica celestiale proveniente dal suo banchino e per la quale ha rivelato più volte un notevole buon gusto: la nostra classe ha in lui un valido rappresentante del¬ l'élite musicale del collegio, rivelatosi capace disk-jockey sia nelle riuscitissime feste mensili, sia attraverso gli altoparlanti del collegio, nella nota trasmissione «Per voi pivoli». Siamo certi che un giorno, entrando nel più noto night-club romano, ti vedremo alle prese con un magnifico impianto stereo a sei piatti (tuo sogno), con a fianco una avvenente bruna, che riconosceremo nella ormai notissima e da te tanto sognata F... A presto.


STUDIO V" A Ore 16.50: Inizio studio, manca qualcuno all'appello: è Ferrati che, sdraiato sul letto, sogna Lavinia. I l silenzio regna sovrano, tutto sembra procedere nella più assoluta tranquillità: la V A studia. Ad un tratto i l solito Don Pietro comincia a digerire rumorosamente. Nel silenzio sgomento che segue si ode la cinghia di Stirpich che vola a colpire la nuca dell'imponente boss della mafia nostrana tra l'approvazione generale. I l Don muove alla volta di colui che ha osato infastidirlo e, simultaneamente, undici persone si lanciano in difesa del temerario. a

a

Ore 17.02: La V A ha finito di studiare. Improvvisamente dal fondo dell'Olimpo la vedetta lancia un grido: «Piove! ». Gallina fa i l suo ingresso a studio, che sembra diventato un pollaio; la sua faccia fa già trasparire insani propositi e, con voce gracchiante, ci affibbia gli ormai consueti 5 giri. Ore 17.30: Dopo venticinque minuti di saggio sul suo sapere, Gallina ci lascia. I l Villico, allora, con voce sentenziosa, pone la fatidica domanda: «Di chi è la colpa?». Un coro unanime fa eco: «Walalla!!!». L'interessato, resosi conto della situazione, si lancia in una disperata quanto impossibile fuga: viene placcato, infatti, da Bistecca che, aiutato dal Villico, da Peck, da Oliva e da Sesin, si fa esecutore della terribile pena: un morso sul ... Tra le urla di Walalla e le proteste di Ferraù, tornato dai suoi sogni, Spadoni cerca, nei limiti del possibile, di mantenere l'ordine, ma viene subito sommerso da una decina di libroni lanciati da Bettina, Ricu e Tita. I l decorato, costernato, abbozza un tentativo di reazione, ma si ricrede subito, e con i suoi attentatori si avvia a dar man forte a Bistecca. Sul fondo, incurante di tutto, è rimasto Falcusso, tutto assorto nello studio della tattica Rommelliana ad El Alamein. Ore 18.15: Tutto l'Olimpo è una bolgia infernale. I l terzo classico reclama i l suo diritto allo studio, ma un deciso diniego scatena tra le due sezioni una lotta senza esclusioni di colpi. La V A, forte di Bisteccone, di Don Pietro e del Villico, ha ben presto ragione degli intellettualoidi «classici». a

Ore 18.45: Nicolino, Stirpich, Falcusso e Tita esigono i l silenzio, pena i l rifiuto di farsi interrogare i l giorno dopo in storia e filosofia. A queste minacce tutti ammutoliscono e la calma sembra ritornare sul campo di battaglia. Ore 18.46: Zio Bruno entra a studio: « Quattrociocchi... ». Tutti: «Ecco, ci siamo... anche oggi non si studia!».


TOMMASO JANDELLI BISTECCONE

Eccolo, è lui ! Alto, biondo, passo dinoccolato ed elegante, forme atletiche e poderose, sguardo acuto e sottilmente indagatore, smorfia sulle labbra (tipica, dicono, anche di Nerone quando passava tra i plebei), mascella quadrata, lineamenti duri ma di una tale fine perfezione da tradire le sue nobili origini. No, non è Gary Cooper, ma ci siete vicini: è Bisteccone ! Facendo attenzione si nota l'enorme mano arrossata e le ciglia che, in preda ad un irrefrenabile stimolo nervoso, traballano senza posa. È facilmente intuibile che i l nostro Bisteccone abbia da poco smesso di discutere con qualcuno (forse con qualche pivolo che ora sarà reperibile soltanto in infermeria). È nota infatti la sua arte dialettica (purtroppo non coadiuvata da una adeguata pazienza) con cui spesso, grazie anche ad una certa pesantezza di mano, riesce a far cambiare opinione a molti dei suoi interlocutori. Ma la personalità di un soggetto e i l suo carattere si possono determinare dai suoi

hobbies, e gli hobbies di Bisteccone sono: la colazione e lo sport (da qui possiamo chiaramente vedere quanto in fondo sia un buon ragazzo, effettivamente incapace di uccidere a sangue freddo). Durante la colazione la vostra prima impressione sarà senz'altro di avere a che fare con una macchina divoratrice; ma, attenzione, non dovete confondere Bisteccone con un comune abbuffatore. Facendo più attenzione potrete infatti notare che i l suo gusto sopraffino e l'altissima considerazione che egli ha del suo intestino lo portano ad abbuffarsi solo di prelibati formaggi francesi, ricercatissime confetture esotiche, caviale e pàté di usignolo. Sui generi alimentari non lesina certamente, specialmente se rischia di compromettere la sua stessa vita. I l suo motto è «Mangiare è vivere, vivere è mangiare». Per contro, cura assiduamente la sua silhouette e la sua statuaria ed imponente massa muscolare con ore e ore di durissimi allenamenti giornalieri. È un po' i l nostro jolly nel campo dello sport, e per questo dobbiamo realmente ringraziarlo. Se infatti abbiamo vinto o abbiamo perso, i meriti e le colpe sono quasi sempre da attribuire a lui, alla sua seria e costante preparazione e alla sua emotività, emotività che però, in ultima analisi, denota un animo buono e generoso.

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TIlAliiflSnù


ENRICO VALENTI RICU

— Buon giurnu, Capu Bertuk ! — Valenti, se non la smette la mettu a rapportu ! — No, Capu, non lo faccia! — Valenti, si metta a rapportu ! Ecco uno dei vari scontri giornalieri di Ricu con Bertok, che spesso hanno messo in luce lo spirito naturalmente incline all'umorismo del nostro amico. Erano trascorsi pochi giorni di collegio (e già avevamo capito quali disgrazie comportasse l'essere pivoli) quando ci venne presentato questo individuo che, strano a dirsi, aveva preferito riprovare per la seconda volta 1' « ebbrezza » di avere una sola striscia sul braccio. Tuttavia, benché non fosse ancora uno di noi, in pochissimo tempo imparammo a conoscerlo, e da allora è divenuto parte integrante del nostro corso. La sua presenza ci è stata preziosa sia nello sport, dove ci ha brillantemente rappresentato nel «lungo» e nel tennis, sia nella laboriosa progettazione della nostra bandiera: è stato l'unico infatti a sacrificare ricreazioni ed ore di studio per far sì che avessimo anche noi un vessillo che ci potesse rappresentare degnamente. Non tutti naturalmente hanno apprezzato nella giusta misura i l suo sforzo. Ma egli ha caparbiamente difeso la sua opera, anche dopo aver ricevuto dal Villico una sedia in testa. Rimarranno famose le sue interrogazioni, durante le quali non sempre è riuscito a far capire quello che voleva dire, forse a causa di una certa facilità ad andare in «orbita». Gli auguriamo, quindi, che riesca ad imparare a controllare i suoi scatti nervosi, cosa che senza dubbio andrà a tutto vantaggio della sua incolumità. Ci vediamo a Zena, Ricu !


FULVIO GALLAROTTI FERRAU

La linea di condotta di Fulvio durante questi tre anni si può sintetizzare essenzialmente con questa frase: «dare 1 per ricevere 10». Con la sua tipica faccia di bronzo, abbinata al suo atteggiamento quasi infantile, i l suo tono di voce che sembra quasi implorarti e con le lacrime agli occhi, non gli si può negare nulla. È fatta ! Ferraù è riuscito a guadagnarsi giorno per giorno durante questi anni la sigaretta post pranzo. Gli si deve riconoscere però una certa perizia marinaresca che, insieme a quella di Draculino, ha tenuto alto il nome del nostro corso (anche se non sono riusciti a vincere una regata). Elemento pressoché ribelle durante i primi due anni, è cambiato del tutto all'inizio del terzo. Una ragazza, infatti, è riuscita a scuoterlo dalla sua apatia, suscitando in lui sentimenti non sempre dominati ed inaspettati. La cosa ha commosso tutti e gli ha fruttato i l titolo di «allievo modello» del Navale. Non commette nessuna mancanza pensando sempre alla sua

anima gemella. Per questo se qualcuno pensasse di proporgli qualche scappatella non si dovrà stupire sentendosi rispondere: «Vai a quel paese ! ».


TIZIANO ZONTA TITA

«Nota casa produttrice cinematografica americana cerca giovanotto alto, biondo, atletico, occhi azzurri per serie di films sui Nibelunghi ». I l nostro Tita avrebbe tutti i requisiti necessari per soddisfare una eventuale r i chiesta di tal genere e per poter impersonare il prode Sigfrido senza sfigurare. Discobolo e canottiere di professione, 400-metrista e fondista a tempo perso, ha sempre tenuto alto i l nome del corso in gare sia interne che esterne, anche se, a dire i l vero, la tattica che adotta nelle campestri è un tantino strana (partire ultimo e arrivare ... altrettanto ultimo). Gran bevitore, da bravo bassanese, riesce tuttavia a mantenersi lucido durante i compiti di lingua francese, permettendo a noi, poveri sprovveduti, di evitare i tranelli abilmente tesi dalla professoressa Matiz. Durante la sua permanenza in collegio ha subito un processo evolutivo che è esattamente i l contrario di quello che normalmente si attua: egli è infatti passato dalla iniziale posizione di allievo insubordinato per eccellenza a quella di allievo modello a pari merito con Ferraù. Causa di questo cambiamento è stata la possibilità di andare a casa ogni domenica. Durante la settimana egli è diventato i l nostro calendario: quando lo vediamo cambiato in tenuta ordinaria vuol dire che è sabato. La domenica sera lo vediamo

invariabilmente ritornare alle 23.07 un po' brillo, a causa degli abbondanti stivaletti di birra trangugiati in stazione per consolarsi del ritorno in collegio. Questo non è che l'aspetto esteriore della personalità di Tita. Ma sotto l'apparenza di ingenuo sognatore, sempre tra le nuvole, si nasconde un ragazzo molto simpatico, sensibile sia ai problemi nostri che a quelli più generali, intelligente, dalle idee ben chiare e dagli atteggiamenti molto calmi e posati.


a

tenza sono venute a mancare, alla V A, due colonne fondamentali a scuola. Avete lasciato nella classe e nei nostri cuori un vuoto che non ci è stato possibile colmare del tutto. Vi ricorderemo sempre caramente.



Signori Professori, desideriamo ringraziarvi per l'impegno e la dedizione con cui ci avete seguito in questi tre anni. Dobbiamo scusarci se talvolta, presi dalla nostra giovanile esuberanza, non ci siamo comportati proprio bene e se spesso e volentieri abbiamo recuperato durante le Vostre lezioni le ore di sonno perdute durante le ÂŤsecchiateÂť notturne. Credeteci: qualche volta abbiamo anche studiato.

Professoressa MARIA LUISA TROILI

Professoressa TOMMASINA BONEL

m Professor

Professoressa

GIUSEPPE FABBRI

FRANCESCA PERETTI


Professoressa

Professoressa

ANNA MARIA LANFRE

PAOLA DE STEFANI


i

Sig. GIORGIO TERRA

M. SALLA TANCORRA


Capo FRANCESCO DE GIORGI

Sig. SALVATORE VEGGIAN


L'ALLIEVO MODELLO

DELLA

V B

Ognuno di noi ha dei difetti o delle caratteristiche più o meno accentuate, e cerca col tempo di perfezionarsi sia fisicamente che psichicamente. Per facilitare questo lavoro, senza dubbio arduo, che ognuno di noi compie, abbiamo posto un modello di allievo perfetto. Questo novello Frankestein avrebbe le seguenti caratteristiche:

Le gambe del Nottolo I l sedere di Culatta La spina dorsale di Eno Le braccia di Nando La testa del Marocchino I capelli di Lisca Le cicatrici di Uccio Le orecchie di Jumbo II naso del Sorcio I l mento della Zoccola Gli occhiali di Maxel I l sorriso di Cavallo La carnagione di Arbè E ancora: La simpatia della Zoccola I l carattere del Nottolo L'eloquenza di Eno La furbizia di Nando La gentilezza di Arbè I l sadismo di Uccio I l mugugno di Lisca La maturità del Cavallo E... la voglia di lavorare di tutti.

Poniamo quindi questo modello allo studio di tutti affinché ognuno possa trarne un sicuro vantaggio.


comportamento, e per di più ho incontrato il Negus che per scherzare mi ha rotto tre costole, un dito e la schiena ! Ma lo sapete che faccio io ! ? ! Me ne vado, divento mafioso e mando tutti a fare i ciabattini, ma por... ». Questo è Mario, i l più simpatico brontolone che ci sia in collegio. Nonostante i l suo aspetto fisico, che trae facilmente in inganno, sappiamo che Lisca è uno dei duri del Navale. Recordman dei 400 metri piani, è uno dei nostri jolly nelle gare di corsa; eterno bersaglio delle crisi animalesche delle due bestie, sopporta con coraggio i senza mai lasciarsi sfuggire un solo gemito. Aspirante mafioso, esperto di intrallazzi economici, progetta terribili vendette su chiunque osi intralciare la sua esistenza tranquilla di viveur a Saint Tropez. Eh sì, Mario, ti ricorderemo sempre così, immerso nei tuoi sogni di ricchissimo «capo famiglia» che passa la sua vita nelle acque panamensi, su un magnifico yacht protetto da 50 gorilla e circondato da magnifiche pupe. Salutandoti te lo auguriamo di cuore.

MARIO PATARO LISCA

Dopo la doccia pomeridiana ci ritroviamo a studio, preparandoci alla solita... giornata di studio. Attraverso la vetrata vediamo spuntare dalle scale la caratteristica figura di Mario: alto, secco, ciondolante come la pantera rosa e gli occhi celesti rivolti al cielo con aria imprecante. Entrando a studio: «Ma porco qui, ma porco là, è possibile che non me ne vada bene una ! Stamane i l capo mi ha messo a rapporto per ritardo alle pratiche mattinali, la Peretti mi ha dato due in fisica perché ho suggerito a Jumbo, la Troili mi ha dato quattro in latino e dei biscotti. Fossero stati per me ! No, sono quelli da portare alle sue nipoti quando tornerò a Roma. I l secondo mi ha messo a rapporto per ostentare cattivo


MASSIMO BINOTTI JUMBO

Eccolo lì, sigaretta in bocca, seduto al banchino a leggere « Play Boy » o a giocare a scacchi col Sorcio, con cui fa coppia fissa. Grande giocatore di pallavolo, Jumbo è anche uno dei tipi da spiaggia del Navale, sempre in jeans a S. Marco o in qualche discoteca a caccia di bellissime ragazzuole. Abituò dello studio notturno all'igiene, non abbiamo mai avuto modo di vederlo studiare durante le ore di studio. Sempre pronto a fare macello, sempre allegro, sorridente: sono poche le volte che lo abbiamo visto veramente «nero». Ricorderemo sempre i l tuo « speedo » a « stars and stripes » che indossavi a Palma per far colpo sulle pupe, le tue abili (si fa per dire) prestazioni come disk-jockey alle nostre feste mensili e le tue conferenze sui vari tipi di ragazze e relativi metodi per conquistarle. Ti vediamo già, caro Massimo, dopo gli esami, folleggiare con qualche belga (tutta innamoratissima di te) a Rimini. Nell'augurarti che ciò si avveri, poiché questa è la «vita» che piace a te e per la quale sei più portato, t i salutiamo con affetto. «Mo sci ragazzi, mo vedrete se non sci avvera, zi sono zerte inglesine a Rimini... e poi con un tipo come lo Zumbo...».


ALBERTO MARULLI NEGUS LOTHAR BESTIA

Prof.:

Marnili, mi dica i l paradigma del verbo «fero». Alberto: Beh, dunque... ecco: fero, lati, ferte, ehm, beh, insomma più o meno ce semo ! Ma vede, professore, è che io, in latino, nun so' bbravo ; me faccia piuttosto quarche domanda sull'etrusco, che è la mia lingua preferita, che ho studiato al G.A.R. (Gruppo Archeologico Romano). Prof.: Marulli, l'etrusco è una delle pochissime lingue che non si è mai riusciti a tradurre. Alberto: Ma come ! Me lo viene a d i ' a me ! Io ho frequentato un corso di etrusco, sa, e se nun ce crede andiamo a Roma da mio zio che ecco ... insomma... vero, boh... insomma, ecco, beh... Prof.: Marulli, mi sembra che lei abbia qualche difficoltà ad esprimersi in italiano, vero? Alberto: Beh, ecco... insomma, hem, boh, più o meno, faccia lei... Così noi, caro Alberto, t i abbiamo visto dal lato scolastico. Per il resto sei stato un carissimo ragazzo, forse un po' bestiale (per la tua forza), ma senza dubbio la tua compagnia ci è stata indispensabile nel corso di questi lunghi anni. Ricorderemo sempre la tua faccia stravolta quando, dopo un duro allenamento di jo¬ le, tornando stanchissimo a studio con i l tuo

litro di latte, tre scatole di biscotti e la marmellata di fichi, ci sentivi gridare in coro: «Eh, pe' du' remate, quante s t o r i e ! ! ! » . Allora cominciavi a gridare: «A, sconvorti, ma io ci ho du' mani che so' du' morse, e si ve brinco me ve magno 'r core e ve ficco du' dita ner pormone ! E me possino acciacca' si nun ve ce porto tutti ! Ve ce porto e ve faccio scoppia', su l i remi. E mo' nun fate macello, c'ho da studia' fisica. Ahò, sconvorti, io la porto all'esame, la fisica: in etrusco, lo sapete? ! ? ».


MICHELE PASCULLI CULATTA

Tre anni fa, quando eravamo pivolini freschi di pochi giorni e i graduati ci insegnavano a marciare, fra le tre sezioni di bambocci che trotterellavano uno accanto all'altro come pecore risaltava i l pivolo Michele Pasculli. Marciava come un sergente delle S.S.: impettito, perfetto nella posizione di marcia, lo sguardo severo e i l viso simile ad una maschera di cera, era impassibile nonostante i l caldo e le gocce di sudore che gli colavano giù dalla fronte. Sono passati tre anni e siamo tutti cambiati, ma tu, Culatta, no ! Sempre ligio al dovere, sempre perfetto, sempre impettito durante le marcie e con pochissime privazioni d'uscita, sei i l fulgido esempio dell'allievo modello. Ti abbiamo conosciuto come un ragazzo di compagnia: simpatico, piacevole nel conversare e molto bravo sia nella scherma, sport che ti ha dato, e t i darà, enormi soddisfazioni, sia nelle imitazioni del Primo (ricorderemo sempre quanto ci hai fatto spanciare dopo i suoi discorsi) e di John Wayne. Sono queste le qualità che t i hanno reso parte integrante di noi, anche se, talvolta, non siamo riusciti a capire quel tuo strano atteggiamento da convinto militarista. Ti auguriamo una splendida carriera in Accademia, visto che questa ci è sembrata la tua massima aspirazione ; sperando di ritrovarti un giorno con i gradi di ammiraglio di squadra, ti salutiamo affettuosamente, allo stesso modo con cui t i sei sempre comportato con noi.


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ENZO MONTANARIELLO MAROCCHINO

Due occhi da gufo incavati in una «capoccia » sorretta goffamente da due spalle da scaricatore di porto. No, non è la descrizione di qualche mostro, ma quella del più grande velista che i l Navale abbia mai avuto. È facile vederlo curvo sui libri fra la confusione generale che regna nel suo banchino. Increduli del fatto che stia studiando ci avviciniamo quanto basta per capire che al posto di matematica e filosofia sta leggendo l'ultimo numero di « Vela e Motore » ; ce lo fanno capire soprattutto i suoi due fanali che, diversamente dal resto del giorno, sono lucenti e denotano eccitazione. Immaginiamo subito che questo stato di « trance » sia dovuto all'ultimo modello dell'Alpa e al fatto che, estraneo a tutto ciò che lo circonda, sogni di partecipare alla « Centomiglia » in compagnia di qualche figliola. Ma la caratteristica principale di Enzo è la sua «pacifica aggressività» colla quale a tavola è sempre riuscito ad ottenere, unico fra tanti, ciò che voleva, nonostante le minacce del Jumbo e di Mario Nella certezza di rivederti presto ai primi posti delle classifiche mondiali, ti auguriamo con tutto i l cuore di continuare ad avere sempre, come in questi tre anni, i l vento in poppa.


LA GRANDE ABBOFFATA DEL TAVOLO 4

Dal mio Diario di pivolo: Oggi per la prima volta mi sono seduto a tavola con quelli che per tre anni saranno i miei compagni. Eravamo un po' imbarazzati e ci guardavamo negli occhi, impauriti e curiosi. Sembrava che fossimo ad un pranzo reale, tale era i l nostro comportamento: schiena dritta, gomiti stretti, polsi sulla tavola, testa eretta ed una incredibile grazia nel passarci le vivande.

Dal mio Diario di anzianissimo: Anche stasera purtroppo non ce l'ho fatta ! Non è mica facile riuscire a mangiare al nostro tavolo. Non è che non ce ne sia di roba, ma avete mai provato a mangiare un pezzo di carne in una gabbia di leoni affamati e pazzi? Solo qualche volta, se rimane una patata o una buccia di arancia nella brocca dell'acqua, con molta fortuna, si riesce a mangiare. Tutto comincia quando Spadoni, dopo l'attenti, dà i l seduti ; in quel momento Zoccola, invece di dare i l buon esempio come dovrebbe, inizia la sua solita partita di pallacanestro Ignis - Simmenthal, usando come palle le molliche di pane e come canestri i bicchieri degli altri. I l Sorcio entra subito in gioco con l'Ignis e, al primo tiro, con la solita sfortuna, colpisce i l bordo del bicchiere di Zoccola, e la mollica rimbalza in un occhio del Negus, il quale, con un urlo tarzanico, si getta sul poveretto scagliandolo su Nando che, con molta calma, smette di parlare con Uccio, si tira su le maniche e sbatte la faccia del Sorcio nel piatto di penne al sugo. Lisca, dal fondo del tavolo, lancia un panino pieno d'acqua verso Kociss, ma lo manca e colpisce i l Negus che, preso dal vassoio della insalata una manciata di radicchio, la butta a Mario, colpendo anche Uccio, Jumbo e lo Spastico i l quale, ritirando la testa fra le spalle e la gobba, casca giù dalla sedia portandosi dietro tutto i l vassoio della pasta. La battaglia è iniziata: da una parte all'altra del tavolo volano posate, bicchieri, bestemmie, piatti di pasta e insulti, mentre Zoccola «Iellini Marzorati Cerioni» continua imperterrito la sua partita di pallacanestro. Quando il maestro porta le bistecche e la purea di patate, arriva l'ufficiale che dà cinque giri a tutto i l tavolo e zittisce momentaneamente i l piccolo diverbio. Sul tavolo, che ormai ha l'aspetto di un


campo di rifiuti, tutti i commensali si apprestano a mangiare i l secondo, ma, proprio mentre lo Spastico sta per bere, Culatta dà uno spintone a Zoccola facendolo sbattere contro René che lascia cadere i l bicchiere sulla gamba di Jumbo, i l quale, imprecando, scaglia un tocco di pane contro Culatta colpendolo fra gli occhi; questo, acceccato, inveisce come al solito contro i l primo che, gli sta di fronte ( i l Negro). Naturalmente Nando gli dà corda, anzi, lo aizza; il Negro allora, per tutta risposta, con una sberla fa volare contro di lui i l Sorcio proprio nel momento in cui quest'ultimo sta fagocitando la bistecca (ovviamente i l contenuto del piatto che i l Sorcio stringe disperatamente fra le zampe finisce in faccia al Marok). La seconda battaglia ha inizio: da una parte all'altra del tavolo ricominciano a volare posate, bestemmie, bicchieri, purea, carne ed insulti. È notevole la violenza dello scontro e l'intenso scambio di pagnotte inzuppate di vino tra i l Negus e Lisca. L'ufficiale, sfiorato da un coltello lanciato da Uccio, chiama Zoccola e dà altri cinque giri al tavolo, poi si volge precipitosamente in fuga, fuori da mensa, inseguito da una valanga di panini e di mele e da un nugolo di forchette e coltelli. Si giunge alla firma dell'armistizio solo quando tutti si alzano per uscire da mensa. I l tavolo 4, o meglio, quello che ne resta, r i salta fra gli altri per la policromia della tovaglia e per i l groviglio di sedie, cavalli di Frisia, piatti rotti, posate e fili spinati; l'unico che non è ancora uscito da mensa è lo Spastico che, tentando disperatamente di districarsi dalla sedia sulla quale si era seduto, grida: «Morté, neppure oggidì mi avete permesso di desinare come si conviene ! ! Strammorté ! ! ».


MAURO TONON NOTTOLO MIMI

Mauro, se dobbiamo essere sinceri, descrivere i l tuo carattere in poche righe non è certo un compito facile. Sei sempre stato e senza dubbio sarai nel nostro ricordo una figura quanto mai complessa.

Nei tre anni in cui sei stato con noi ti abbiamo visto uscire solo i l secondo anno dal lungo isolamento nel quale tu stesso t i eri chiuso, per diventare giorno per giorno parte sempre più integrante e indispensabile della nostra classe. Lasciandoci, alla fine della seconda crociera, amatati quanto mai, tutti noi, nel nostro intimo, ci siamo augurati che non t i facessero graduato, per paura di perdere nuovamente la tua compagnia. Ma questo, escluso qualche breve periodo in cui t i andavano particolarmente male i rapporti col 2" corso, non si è mai avverato, e più di una volta sei stato tu stesso (soprattutto quando ti andava bene a scuola) i l promotore dei bord... pardon, macelli serali in dormitorio alle spalle di René. Scusaci se delle volte non abbiamo avuto i l coraggio di aiutarti, ammesso che ciò sia stato sempre possibile, nelle frequenti crisi determinate dalla continua r i cerca di quell'equilibrio che hai sempre perseguito e che, stando alla tua filosofia, non sarà mai possibile trovare. Difficilmente, Mauro, dimenticheremo i tuoi accaniti scontri con Nap e i discorsi che ci facevi per convincerci (ma sappi che era del tutto inutile in quanto lo eravamo già) che tu eri dalla parte del giusto.


FERDINANDO BERTELLI NANDO BESTIA BIANCA

Durante le ore di sport, qualsiasi attività si stia facendo (salto in alto, regata velica, scherma), dovunque uno si trovi, può udire urla e inconfondibili grugniti animaleschi intercalati da uno stranissimo « GH ». «Poghca budella, te l'ho detto almeno tghecento volte che pghima di passaghe la palla devi guaghdaghe chi è smaghcato ! », è una delle frasi che spesso rimbombano fra le mura del collegio di angolo in angolo. Forse ancora non ci siamo, e per definire bene la sua persona occorre ancora qualche particolare. Torace cm. 104, fianchi cm. 101, classica sagoma da armadio bombato, intelligenza non troppo spiccata, ingenuità uguale a quella di una capra, gentilezza ed eleganza che ricordano quelle di un elefante zoppo, non riesce a spostarsi senza rompere qualcosa. Sì, ora forse ci siamo ; i l suo fisico e la sua persona sono definite almeno nelle linee generali. Questo è Nando, detto anche Bestia Bianca. I primi giorni non riuscivamo a sopportarlo, forse per i suoi modi, o forse per i l suo spirito disfattista. «Ghaghazzi, domani pghendo i l tgheno e toghno a casa, dalle mie donne ! E sì, peghché io sono un latin lovegh ! » ; ma col tempo abbiamo imparato ad apprezzarlo anche nei lati peggiori (quando mangiava, per esempio, o quando faceva lo spiritoso). Raramente lo abbiamo trovato arrabbiato con qualcuno o per qualcosa, ma quelle poche volte è stato veramente difficile calmarlo e tenerlo. Di solito va d'accordo con tutti, con i suoi classici risolini e i suoi sorrisi bestiali a 32 cariati. Non lo dimenticheremo facilmente, perché spesso la sua compagnia e la sua simpatia sono stati indispensabili. Ci sembra già di sentire le sue parole d'addio quando ci lasceremo alla fine degli esami : « Ciao ghaghazzi, agghivedeghci a pghesto ! ! ! Evviva le donne ! ! ! ».


LUCA DELLA ZONCA ZOCCOLA

Eccolo lì dietro i l suo banchino e dietro a quei gradi che sono stati sempre per lui e per noi un puro simbolo: sempre con i l sorriso sulle labbra, quel sorriso che precedeva ogni assalto al banchino del povero René. Sì, non puoi negarlo, sei stato i l suo terrore. Quante ore di studio ci hai fatto passare allegramente quando assistevamo ai tuoi scontri con lo Spastico e ai travolgenti inseguimenti fra i banchini ; e quante volte, dopo averci alzato i l morale, ci hai poi ributtato a terra con le tue tremente freddure, per non dire peggio. Sempre allegro, dinamico, pieno di trovate e di battutine intelligenti (?) e spiritose (?). A tavola eri tremendo: le volte che René ha digiunato per colpa tua, solo lui lo sa ; sempre per te, in dormitorio, nessuno è mai riuscito a dormire prima della mezzanotte ; dopo i l silenzio, nel buio aguzzavamo tutti gli occhi per vedere dove si posavano le tue mani vogliose. Forse siamo stati un po' troppo cattivi con te, ma devi ammettere che ha volte hai esagerato un tantino. Per i l resto non pos-

siamo fare altro che ringraziarti per tutti i momenti piacevoli che ci hai fatto passare. Una cosa ci è chiara: non eri fatto per i gradi, ma solo per fare macello assieme a noi. Ciao, Luca.


GUIDO COCCITTO KOCISS SORCIO Avete mai sentito parlare di Scandaglio? e di Kociss? e di Sorcio? No, non sono tre persone diverse, ma sono i soprannomi con i quali i l nostro caro Guido ha trascorso questi tre anni con noi. A voi non dicono niente, ma vi garantisco che sono azzeccatissimi. Dovreste conoscerlo: è tutto un programma, è imprevedibile. Nessuno è più svogliato, più distratto, più masochista, più simpatico, più stravagante, più spor ... tivo. Mai una notte mi è capitato di andare all'igiene senza trovarlo là, sulla solita tazza, a leggere i l suo ultimo Urania. Più di dieci minuti di seguito non ha mai studiato ( le sue ore di « studio » le passa alla scacchiera). Quando poi qualcuno ha voglia di scherzare e di divertirsi non può trovare un compagno migliore di lui: sempre allegro e spensierato e senza problemi. A dire i l vero però, qualche problemuccio lo ha. A causa di quello strano, maledetto fluido che non avvicina certo la fortuna, ma anzi l'allontana di molto, rischia spesso i l linciaggio da parte di tutti quelli che, purtroppo, hanno avuto occasione di sperimentare questa sua facoltà che più di una volta s'è riversata anche su di lui. Comunque è meglio non parlare più di queste cose, perché non si sa mai ! ' (Scusate l'interruzione, ma s'è rotta la penna e lo scrittore è stato colto da un inspiegabile malore che lo ha portato dritto in infermeria).


ALL'ANZIANISSIMO E IMPOSSIBILE:

— Fare la fila al ritiro dei buoni Bar. — Giocare a carte senza essere beccato dal Capo. — Non mangiare, almeno per un giorno, patate. — Dormire più di quattro ore per notte. — Svegliarsi alle sette. — Arrivare puntuale alla prima colazione. — Studiare al pomeriggio. — Fare tutti i giorni attività sportiva. — Attenersi alle disposizioni del Comandante in Seconda. — Avere i capelli corti. —- Andare a casa a S. Giuseppe. — Andare d'accordo con Nap. — Capire Bertok. — Non uscire essendo punito. — Non parlare con Zio Bruno per più di un giorno. — Lavarsi al mattino. — Essere in ordine nella divisa. — Girare di corsa. — Non andare a colazione dal Comandante in Prima. — Fumare le proprie sigarette. — Non mettersi a ridere quando passa Cinebucum. — Non andare in isolamento. — Convincere Varisco di essere malato. — Convincersi che Stagni non è un volatile.


RENATO VOLO SPASTICO ENO BOWIE RENE Se vi capitasse di entrare in collegio non potreste mancare di conoscere questo esemplare raro, unico al mondo. Ebbene sì, è lui: il buon René ! Al nostro primo arrivo al Navale non ci accorgemmo subito di lui: era troppo impegnato nei suoi innumerevoli pensieri amorosi... Ma dal giorno in cui, interrogato in matematica, chiese i l « compesso » per disegnare un cerchio sulla lavagna, divenne subito un elemento folkloristico, immancabile in quel «collage» che è la nostra classe. Si distinse subito per la scioltezza con cui eseguiva i suoi convulsi movimenti, per i l suo parlare forbito e per l'accento strano con cui rendeva incomprensibile anche i l più semplice discorso. Ma a parte questi particolari del tuo carattere, caro René, ci sei sempre riuscito simpaticissimo ed amico sincero nei momenti più difficili. Non potremo dimenticare i l tuo interesse per i l buon andamento del corso, tra cui il notevole lavoro per i l Mak te. A proposito, se non mi dai le chiavi della commissione... capito, vero? !

!


4* LUCA BIASIOLI CAVALLO

Un giovane di bell'aspetto, dal portamento fiero e due vistose V sul braccio entra a studio V B. Con un sorriso equino grida: « Qui c'è troppo macello ! Vi farete 5 + 5 giri alla prima ricreazione!». Un silenzio carico di tensione cala sullo studio, uno sguardo di intesa corre tra i presenti e, con urla disumane, dodici persone si gettano sul malcapitato: «Cavallo, nun c'aj da fa' er galletto con noi ! ! ! ». Cavallo: «Basta, basta ragazzi, vi prometto che non lo faccio più, e se mi lasciate in pace domani esco volontario in matematica, italiano, fisica, latino e, se ho tempo di prepararmi, anche in ginnastica ! ». Così abbiamo voluto svelare, o forse smascherare, quel tuo atteggiamento da studioso e da letterato. Beh, Luca, sei stato, in questi anni, un ottimo compagno per tutti noi; sei diventato graduato (come, nessuno lo sa!), ma questo non ti ha certo impedito di restare a far confusione con noi... Cavallo: «Ragazzi mi raccomando, non fatemi queste cose davanti ai pivoli se no... Ahhii ! E va bene, va bene, anche domani uscirò in fisica, disegno, italiano...». a


È facile, avviandosi tranquillamente allo studio pomeridiano dopo tre dure e faticose ore sportive, imbattersi in un pestaggio fra i l focomelico e un malcapitato pivolo. Vane saranno le proteste per placare le sue ire e i tentativi che i l nuovo arrivato farà per ricollegare fra una pausa e l'altra della lotta le centinaia di ossa sparse uniformemente per tutto i l corridoio. «Ma, Uccio, sei matto, se arrivavo un po' più tardi questo finiva al marinferm». «Ma va', son fatti tutti di pastafrolla questi pivoli ; e poi sono anche sbruffoni. Pensa che ha osato chiamarmi Uccio. Ma sono tutti impazziti??!!». Beh, forse abbiamo un po' esagerato; però, Uccio, nonostante tutto, ogni volta che i pivoli e non solo loro sentono pronunciare il tuo nome cambiano completamente aspetto. Noi ormai, in tre anni, ci siamo abituati a questo e ad altro, ma dobbiamo ammettere che fra coltelli, mine, micce, vetri... etc. non siamo mai stati, in tua compagnia, completamente tranquilli. Per testimoniare che quello che diciamo è vero basta guardare i l tuo banchino: foto di aerei in combattimento da una parte, pattuglie fucilate dall'altra, stragi di innocenti, etc. etc. In fondo, Uccio, quella certa confusione che hai in testa nessuno ha mai tentato di capirla; t i abbiamo però sempre apprezzato quando, con forza o senza, cercavi di ristabilire la giusta differenza fra i corsi, differenza che man mano va sempre più scomparendo. Con la speranza di non rincontrarti in qualche circo come «mangiatore di vetri» o lanciatore di coltelli, t i auguriamo di trovare fra i tuoi mille aeroplani almeno una ragazza che t i accontenti per più di un mese.

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MASSIMO TARDIO MAXEL

— Ma, Maxel, tocca a te stasera andare giù dai pivoli ! Senti i l macello che fanno ! — Ma lasciali fare, se per una sera fanno un po' di chiasso cosa te ne importa? — Ma, Maxel, i l guaio è che questo succede un giorno sì e uno no, quando cioè tocca a te andare giù. — Ma non dire scemenze, l'ho fatto ieri e ieri l'altro, oggi tocca a te, lasciami finire la partita di scacchi, per favore. Questo non è altro che uno dei mille aspetti del «graduato Tardio», che, diciamocelo, a volte di graduato ha solo i gradi. Seguendo teorie filosofiche più o meno coerenti sei sempre riuscito a convincerci che tutto quello che facevi, compresa la tua abilissima arte dello « scrocco », era del tutto legale, e anzi riuscivi, quelle rare volte che ti rifiutavamo qualche cosa, a farci sentire in colpa. Non siamo però mai riusciti a capire come facessi, negli alti e bassi del collegio, a rimanere sempre impassibile, diversamente da noi che vivevamo fra momenti di estremo sconforto e attimi di estrema gioia. Mai, dico mai, ti abbiamo visto sull'orlo della crisi ; spesso, invece di fare una partita a scacchi e un pisolino abbiamo dovuto sopportare le tue quanto mai bonarie e rapide incursioni che impedivano alle secchie di turno di finire in pace la loro lezione.

Nulla abbiamo invece da rimproverarti sullo sport, che, contrastando con i l tuo carattere, t i ha reso indispensabile alle partite, se non altro, per creare maggior confusione nel gioco.


Per l'autunno-inverno 73-74 i l Corso Antares ha allestito una sfilata di moda per presentare simpatici e sbarazzini modelli M . M . Speaker: Guido Coccitto. Particolarmente apprezzata la Bestia per la ricercata eleganza. La pizza:

Elegante e signorile copricapo che, oltre a costituire una raffinata novità, ha anche funzione aerodinamica. La maglia invernale: Nel campo della biancheria intima il vero signore indosserà la maglia M.M. di lana grezza. Assai robusta, è intessuta con lana di pecora vergine e filo di ferro. Quest'ultima componente della confezione dà una piacevole sensazione che l'uomo elegante non può non apprezzare. Originale particolare: la lunghezza fino alle ginocchia, che permette, all'occorrenza, di trasformare i l funzionale indumento in un comodo sacco a pelo per quattro persone. Gli scarponi:

I pantaloni:

La camicia:

Leggerissimi, morbidi, gli scarponcini da passeggio, adatti per piedi delicati, avvolgono con grazia e signorilità il collo del piede. L'ottimo cuoio «Scarto», usato nella fabbricazione, salva i l piede da pericolossime correnti d'aria. Attillatissimi, confezionati dal famoso sarto «Sumisura», sono l'ulmo grido nel campo dell'abbigliamento collegiale. Ininfiammabili, irrestringibili, anti macchia, forniti sul retro del famosissimo dispositivo « lustrascarpe » sono indubbiamente i l non plus ultra della funzionalità. L'unico insignificante difetto è rappresentato dalla « patta » anteriore a « saracinesca» che, in particolari situazioni, può non agevolare l'allievo. È i l frutto di un fortunatissimo connubio tra un sacco e due manichette antincendio. Comunemente detta «alla seminarista», ha r i scosso i più ampi consensi per la pregevole fattura delle asole (disponibili in due versioni: chiuse, modello 1927 ; aperte, modello 2000) e per la eccezionale resistenza dei bottoni cuciti con lo speciale filo « strappovia ».

ALTA MODA


Capo LUIGI RUBINI

Che cattivone che è coi suoi pivoli, Capo ! Non si può dire però che sia stato tale anche con noi ; almeno ci ha lasciato vivere abbastanza tranquillamente quando è stato di guardia: e di questo Le siamo grati. Sa, per noi un po' di pace in questa valle di lacrime ha molta importanza. Non ce ne dimenticheremo. Grazie.

Capo PAOLO RENGA

Sa una cosa, Capo? Lei è l'unico che quando è di guardia non accende subito le luci del dormitorio al mattino ; per noi è una cosa importante che contribuisce a farci iniziare un po' meglio la giornata (siamo abituati a dormire anche colle luci accese, ma è ben altra cosa i l buio). Come vede, questa sua gentilezza non è passata inosservata. La si vede poco in giro, quasi mai in Olimpo ; ma corrono voci che sia « divoratore » di pivoli. Davvero, Capo? Non lo diremmo.

Capo MARIO D'AGOSTINI NONNO D'AGO

Generalmente in tre anni siamo stati abibuati a vedere nella figura del « Capo » i l necessario tirapiedi per mantenere l'ordine. Ma questo non vale per Lei, « Nonno », che, forse, nonostante l'aspetto burbero, ma buono, non ha saputo o voluto farsi temere nelle sue improvvise e quando mai spaventose sfuriate. Eh sì, Capo, Lei è riuscito a dimostrarci che, in definitiva, quello che conta per farsi ubbidire non è l'autorità, ma la stima. Arrivederci.


Capo CIANO MEREU

Uno dei più cari ricordi di questa nostra permanenza in collegio è la figura di Ciano. Ce lo ricordiamo quando, ancora pivoli, ci accolse per la prima volta dandoci subito

l'impressione di un tipo burbero e un po' ... manesco. Le ore che perdevamo poi con Lei a studio, in lunghe discussioni, in cui non ci lesinava certo i suoi poderosi cazzotti ! Ripensandoci, ora capiamo che non era effettivamente tempo perso, perché erano lezioni di umanità.

Capo SALVATORE BERTOK CAPU Ecco una personalità che potrebbe essere di rilievo ; peccato, però, che non spicchi per intelligenza «intuitiva» (detta comunemente «acume»). Innumerevoli sono state le dispute tra noi allievi e lui, membro del comando, vertenti sempre su problemi di carattere pratico: puntualità nelle pratiche mattinali, comportamento corretto a mensa, silenzio a studio, etc. etc. Notevoli, però, e questo bisogna ammetterlo, sono gli sforzi che compie nel tentativo di esprimere correttamente e con chiarezza (cosa che del resto è e sarà sempre problematica) le proprie poche e limitatissime idee nel tentativo di convincere se stesso che i rapporti che dà sono giusti e inoppugnabili. Non sarà certo con tristezza che la saluteremo, « Capu » !


Capo GIORGIO SPONGIA

L'impressione che ci ha fatto in tre anni è quella che, dopo essersi caricato la sveglia mattutina, non smetta mai di correre avanti e indietro nella affannosa ricerca di una pace che qui in collegio Dio solo sa dove si trovi. Scherzi a parte, Capo, Lei è stato veramente necessario nella risoluzione di quei mille problemi che inevitabilmente nascono giorno per giorno. Nella speranza che si ricordi di noi, La salutiamo con simpatia.

Capo OLIVO GOTTARDO GALLINA

Si sente una voce: « Ehi, pivolo, sai come si chiama la moglie del Doge?». «Mmm... doghessa? ». «Ahi, ahi, si chiama dogaressa ! ». È lui, il nostro Gallina, con la sua « erudita cultura » acquistata leggendo milioni di copie della «Settimana Enigmistica». Contrariamente ad ogni aspettativa, quest'anno s'è guadagnato la stima e la simpatia di tutti comportandosi in modo comprensivo e brioso.

Capo LORENZO BOLCONI

— Scusi, Capo, mi dà mille lire? — Ma come faccio?... Lei è già in deficit di 14 mila ! — Suvvia... sia buono, devo telefonare alla ragazza... — E va ben ! — Grazie, filantropo ! Grazie veramente, Capo Bolconi, per tutte le volte in cui ha ceduto alle nostre richieste e ha creduto alle nostre innocenti bugie.




CALCIO ATTANASIO

A.

ZAPPONINI BIASIOLI CARRARO DELLA ZONCA QUATTROCIOCCHI GARAVELLI FEDELI SAJEVA CANDELLI CANEVA PANDOLFI ARIZZA




ATTIVITÀ EXTRASPORTIVE V t 5* N l

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CANOTTAGGIO

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ATLETICA




MEZZOFONDO 400 METRI 1.000 METRI: CANEVA QUATTROCIOCCHI PATARO ZONTA CARDONA BINOTTI




LA CUCINA Brano liberamente tratto dalle «Confessioni» di Ippolito Nievo ex-allievo del « Morosini »

... Per me che non ho visto né i l colosso di Rodi né le piramidi d'Egitto, la cucina del Navale ed i suoi focolari sono i monumenti più solenni che abbiano mai gravato (inutilmente - n.d.t.) la superficie terrestre. È un vasto locale (fin troppo per l'uso che'se ne fa - n.d.t.) di un indefinito numero di lati molto diversi in grandezza, i l quale s'alza verso i l cielo come una cupola (di speranze - n.d.t.) e sprofonda dentro terra più d'una voragine (di delusioni - sempre n.d.t.), oscuro, anzi nero di fuliggine secolare, sulla quale splendono come tanti occhioni diabolici i fondi delle casseruole, ingombro in tutti i sensi di enormi credenze (vuote), di armadi colossali (vuoti), di tavole sterminate ( i n u t i l i ) ; e solcato in ogni ora del giorno e della notte da una quantità incognita di gatti bigi, neri (o fuochisti), che gli danno figura d'un laboratorio di streghe. Ma nel canto più buio e profondo di essa apre le sue fauci un antro acherontico, dove le tenebre sono rotte dal crepitante rosseggiare dei fuochi e da due verdastre finestrelle imprigionate da una doppia inferriata. Là un fumo denso e vorticoso, là un eterno gorgoglio di patate in mostruose pignatte: quello è i l focolare, attorniato da una curia di domestici (a minuti) del Morosini... Le lampade si rimandano luna all'altra i l loro chiarore tranquillo e giallognolo, i l fuoco scoppietta fumigante e gli abitanti serali della cucina scoprono alla luce le loro diverse figure: D'Amico, Maritan, Ragno, Moro.






Dal primo (e ultimo) Libro della Genesi

Com.te Petronio: « Bene, ragazzi, è i l 5 ottobre ed è giunto i l momento di pensare al Libro del Mak n. Dotti, Carrara, Quattrociocchi, mi fido di voi ». — Bene ! — D'accordo ! — Ja, mein Kommandant ! 15 Novembre: — A che punto siamo con gli articoli? Io non ne ho visto nemmeno uno. Se continuiamo di questo passo, qui va tutto a «remengo», ostrega! — Ja, tu afere molta racione ; quegli scellerati non folere fare un accidenten, non folere laforare, specie la kuinta «A»: loro infatti stare sempre a cirare pollicen, a pensare come mandare fia « Puppinen », a fare arrabbiare il karo, pofero kapitàn «Zio Pruno». Ankora un po' e me kominciare a cirare orecchie e fare eccidio ! — E nun me rompe', c'ho da penza' a la Roma che m'è annata a perde' anche domenica scorsa, l i mort... ! 20 Dicembre: Com.te Petronio: « Male, molto male! Abbiamo già preso accordi con la tipografia e voi non avete ancora idea da dove cominciare. Cosa faremo stampare a febbraio, un blocco notes o, se Dio vuole, i l Libro del Mak rc. Ora durante queste vacanze cercate di pensare a qualche articolo, ci siamo capiti? Dotti, Carrara, Quattrociocchi, nonostante tutto, mi fido ancora di voi ». — Kuesto essere un imperatifo kategoriko, noi non potere fare tiversamente, io cerkerò (kikka permettendo) di spremere le menincen e di kombinare kualkosa. Anke tu, fero Mau? — Ma mi no so: mi cercherò, ma go la machina da mettere fuori rodaggio e poi go da fare compagnia a la me noneta e go molte altre robete a cui badare. Capiseme, ciò ! — Dateve 'na regolata: io c'ho sempre da penza' a la Roma, 'sta assassina. Forza Roma, daje lupi... 25 Gennaio (giornata tipo della Commissione Libro): — Bene, adesso che gavemo alcuni articoli, le caricature e qualche idea, podemo anca cominciar a lavorare. — Tu dire troppo ciusto, forse perké non afere ankora letto gli artikoli fatti dallo scientifichen: un macellen ! — Sentilo, 'sto presuntuoso classico dei miei stivali. Ma chi te credi d'esse', Zaratustra? ! Se non la pianti te spacco 'sta macchina da scrive' in testa! — Ehi, brutto burinaccio latino, vacci piano con le offese, Zaratustra, a me, non l'ha mai detto nessuno ! — Vedi che quando t'encavoli sai pure parla' italiano e nun offendi in Longobardo, ma ne la nostra sacra lingua madre? — Te spakken! ! ! — Boni, boni, fioi ! Non tiratevi per i capelli ! Dobbiamo... dovremmo lavorare ! Crucco, lascia stare la « Luger » ! No, Spadoni no, i l menabò proprio no ! Per favore finitela... Crucco, non vale colpire sotto la cintura ! Spadoni, stacca i denti dal suo orecchio e non sbattergli la testa contro i l muro, potresti sfondarlo ! Ahi... no... io non centro... io non c'ero... io... no, pietà... no, no... aaagh ! ! ! 22 Maggio (finalmente): Com.te Petronio: « Dotti, Carrara, Quattrociocchi, dov'è i l Libro? ». — L'abbiamo finito ! Com.te Petronio: « Ma no ! Non ci posso credere ! ! ! ». E fu così che i tre impavidi eroi, con sprezzo del pericolo e a prezzo di indicibili sofferenze, riuscirono a portare a termine un'impresa altresì ritenuta «impossibile».


L'ELITE DI SALA MUSICA N. 1 Ce l'abbiamo fatta ! Finalmente riusciamo a dire qualcosa di noi, dopo mesi e mesi ; provando e riprovando, anche noi abbiamo i l nostro articolo. L'« Elite», un nome idealmente scolpito sull'entrata di sala musica, rappresenta cinque persone che molti definiscono «fissate e maniache», ma che forse trovano nella musica qualcosa in più degli altri.

Mentre i nostri eccentrici amici, indiscussi protagonisti, creatori e programmatori della favolosa trasmissione « Per voi pivoli », in diretta dal centralino e in onda ogni sera prelicenza, sono impegnati in queste titaniche disquisizioni, folle in delirio giungono da tutti i punti cardinali del Navale nel solo luogo dove loro t i sanno dare... «The Finest Music» ! ! !

Ore 20.30: I l Crucco tenta di entrare nel nostro sacro regno con una trilogia di canti tirolesi ed altocrucco-atesini, ma l'impresa è assai ardua e viene letteralmente scaraventato fuori, preceduto solo di poco dai suoi long-playng ; torna così l'atmosfera sognante e idilliaca di prima. Roberto:

Basta con 'sto Elton ! Siamo o non siamo nella succursale lagunare del «Rainbow» di Londra? Pancotto, pensaci tu con qualche chilo di jazz o con qualche tonnellata di sana e solida musica contemporanea !

Alessandro: Esatto, voi poveri bifolchi non comprenderete mai l'entrinseco e irrefrenabile moto rivoluzionario della musica di un Miles Davis o di un Chick Corea ! Luca:

A sconvorto, ma parla come magni ! Anzi, a tutti i coltivatori diretti stanchi del lavoro è dedicato un bucolico Frank Zappa...

Gianni:

Sono sette mesi che tento di ascoltare la discografia completa di Elton e degli Eagles, siete proprio dei Desperados !

Danilo:

Belin, quante storie ! Qui stiamo a discutere ed intanto è la trentesima volta che proviamo a fare la foto, e io la foto la voglio e la esigo, magari formato poster... sono così fotoigienico...

Eccoli: NASICA A PANCOTTO ZOCCOLA PECK NICOLINO




Bugaro Carnali Carrega Bertolini Chilleri Conigliaro D'Agata De Anesi De Micheli Danti Dario Farina Favaro Flamini Jannotta Lombardi Maglio Mancini Miacola Olivieri Pellicano Pelosi Ponticello Russo Semmola Spampinato Tirelli Tonci Ottieri

Gaetano Cristiano Pierfranco Filiberto Roberto Aldo Rudy Claudio Alighiero Andrea Carlo Roberto Pietro Giorgio Giovanni Francesco Vincenzo Nicola Raffaele Pierfilippo Gerardo Rinaldo Roberto Francesco Carmelo Orazio Michele


MARIVOCABOLO Squaglio:

L'arte dell'infratto (Vedi). Dal trattato « De Squalio » di Marco Tullio Bisteccone. Figata: Religiosamente chiamata « Buona Azione ». L'atto di sgusciare via... (Bertok). « Capire al volo ». Sgamare: Azione che porta l'allievo alla scoperta dei più latomici reInfratto: cessi del Navale. Infrattarsi: Rendersi irreperibile. Pivolo: Individuo sprovveduto ed imbranato sempre alla ricerca di nuove emozioni. Spivolatura: Metodo usato dagli anziani per far provare al pivolo tutte le « nuove emozioni » possibili ed immaginabili. Anziano: Ex pivolo. Anzianissimo: Dio del Navale (era), abitatore del mitico Olimpo, volgarmente chiamato da qualcuno « incivile ». Rocca abitata da tribù selvagge di antichissime origini, ora in Olimpo: via di estinzione causa scosse sismiche di terzo grado della scala Napoleonica. Nap: Soggetto incline a manie di grandezza sproporzionate alla sua reale costituzione ; comunemente chiamato da Freud « esibizionista ». Piove: Avviso di burrasca imminente, tempestivamente lanciato da « Radio Vedetta ». Box: Bisca clandestina, giochi preferiti: briscola, scopone, tresette. Da qualcuno è usato anche come luogo per dormire. Colpo: Vocabolo spesso ingiurioso ( t i venisse un e ) , non va frainteso con i l cosiddetto colpo di tromba ; per quest'ultimo si devono distinguere due tonalità: Suoni dolci: 13.05 (termine lezioni) 14.00 (franchigia) 20.00 (fine studio) 22.59 + 1 ( silenzio ) Suoni amari: 07.00 (sveglia) (inizio lezioni) 08.10 16.15 ( rapporti ) 16.50 (inizio studio) Primo: I l più alto. Secondo: Viene dopo i l Primo ; inquisitore sul modello del Salvotti, strenuo sostenitore dell'appartheid: « I selvaggi da una parte, Io, Nap e pochi dall'altra ! ». Terzo Corso: Accozzaglia di individui che con zio Bruno combattono contro i l collegio. Inguacchio: Arte di sporcare con strategia napoleonica gli arredi. Atroce strumento di torture in serie: i l malcapitato è costretScappavia: to ad impugnare un tronco d'albero e darselo con forza nel basso ventre fino al completo esaurimento. Custode degli strumenti di tortura. Nostromo: Ospizio per cani, gatti e gabbiani che vengono a concludere la Cucina: loro vita diventando un cibo di « marca ».


Capo D I LIETO

Capo CONSELMO



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30 Gennaio 1973 da Z I O

BRUNO



PER COMPORTARSI IN MODO INCIVILE NEL TENTATIVO DI CONVINCERE UN ALLIEVO MENO ANZIANO SULL'INCERTEZZA DEI SUOI NATALI. RIPRESO DA « UN » UFFICIALE SUPERIORE OSTENTAVA MERAVIGLIA ED UN COMPORTAMENTO « IRRISORIO» MANIFESTANDO SEVERI DUBBI SULLA ESATTEZZA DELLE GENERALITÀ' DI QUEST'ULTIMO. 7 GIORNI DI ISOLAMENTO DISCIPLINARE PIÙ' 2 MESI PERDITA PERMESSO.


L'ISOLAMENTO DISCIPLINARE Questo tipo di punizione ha un significato piuttosto controverso: elevato a titolo onorifico per coloro che sono distinti dall'appellativo di «Feccia», è invece sinonimo di azioni ignobili e vergognose per i « perfetti angioletti » ; ma, a prescindere dai vari motivi esistenziali che conducono all'inflizione dell'isolamento disciplinare, la dimensione nella quale si entra in quei giorni di punizione è la medesima per tutti. L'ansia che accompagna l'attesa prima della fatidica, ufficiale lettura, la soddisfazione delle congratulazioni che scrosciano tutt'intorno e l'interesse per la nuova situazione bandita dalle «pratiche normali », sfumano poche ore dopo la « trionfale » presa di posizione sulla cattedra, lasciando nell'animo dell'isolato un senso profondo di solitudine che dopo uno o due giorni degenererà in insofferenza claustrofobica. Si rivedono brevemente i giorni precedenti, si consolida l'astio verso le cause che hanno condotto fino a questo punto e, come sempre accade negli uomini oppressi da qualcosa di superiore alle proprie possibilità, si comincia a ricercare i l difetto in se stessi, valutando come errata la propria condotta. Poi tutto ciò viene lasciato da parte, si guarda la grande varietà di libri dalla quale si è circondati, la buona volontà ci assale, come mai era accaduto prima d'ora, e i buoni propositi di studio si susseguono a ritmo sempre più incalzante. Ma prima o poi ogni considerazione, ogni velleità scolastica cede i l posto ai sentimenti e alla fantasia che spazia sicura alla ricerca di un'immagine, di un ricordo, di una speranza che ci estranei momentaneamente dal presente per ricondurci in luoghi e circostanze particolarmente felici e malinconiche. E apparentemente è incomprensibile tanta riflessione mentale, tanta agitazione spirituale, che spesso avremmo desiderato in particolari momenti della nostra vita quotidiana spensierata e nello stesso tempo travagliata. L'aula dell'isolato è la stessa nella quale si trascorre tutta la mattinata a scuola e dove abbiamo studiato per tanti pomeriggi. Eppure adesso è scattato un particolare meccanismo che esaspera la considerazione sul tempo che passa e non passa e che ci porta ad invidiare i compagni che sfogano la loro carica emotiva nei campi sportivi, e a meditare sulla nostra presunta «carcerazione». E intanto le pagine dei libri scorrono senza senso, i pensieri vagano disordinatamente e ad essi fa contrasto i l regolare flusso dei minuti. Finché la porta della formale libertà si aprirà agli occhi ansiosi. Ma subito dopo subentrerà una grande delusione perché i l ritorno a ciò che si è vissuto e che poi ci venne negato ci fa comprendere i l paradosso della libertà.









VENEZIA Triste e malinconica puntualmente la laguna torna dal suo viaggio fra le nebbie vaganti, svelando agli occhi muti di qualche pescatore le prime torri e gli sterili campanili. Il sordo sciacquio dell'acqua salmastra è il pacato ricordo di un'antichità splendente, naufragata nell'ultima tempesta, che lascia tuttavia un'affascinante atmosfera di mistero scolpita nelle pompose chiese, negli angusti canali, negli occhi dei piÚ umili...


PASSEGGIATA Quando la speranza muore, nell'umido cammino di novembre resta soltanto il caldo ricordo di un'estate lontana a consolare i passi solitari che si perdono in questo viale senza fine.

1974


È giunto ormai i l momento del commiato. Non vorremmo abbandonarci ai sentimentalismi e alla facile commozione degli addii. Eppure in questo frangente della nostra vita sentiamo appieno la malinconia del distacco e un po' di tristezza in fondo al cuore. Rivediamo sfumato nell'ombra dei ricordi quel giorno di settembre quando varcammo con passo timoroso la soglia del collegio. Sapevamo che ci attendeva (almeno per tre anni) una nuova vita ed una ansia segreta invadeva i l nostro animo. Poi i primi passi (di corsa in campaccio), le prime pene, le prime gioie. Rivediamo tutto: le assemblee, le punizioni, le franchigie, le lezioni, lo studio, lo sport, l'infratto, e la sera, a letto, la marea di ricordi, la tristezza, la stanchezza, la nostalgia delle cose lontane mentre le ultime note del silenzio scendevano lente su di noi. Tutte le fatiche e le pene sembrano ormai lontane, perdute nel tempo, in un tempo che non sembra avere consistenza, che sembra scorrere sempre più veloce ora che i l commiato sta per avvenire. Ma i l corso ANTARES oggi non si frantuma, non si disperde come nebbia al vento: esso vivrà nel nostro ricordo, perché, al di sopra della sua realtà materiale, esso ha costituito i l legame che ci ha strettamente avvinti in questi anni di collegio. Abbiamo operato nel suo ambito e per i l suo prestigio con serenità ed entusiasmo, ed i l nostro saluto è velato di nostalgia come quello che si indirizza a cose care che si abbandonano, ma che si conservano nella mente e nel cuore. Tributiamo a Lei, Com.te Petronio, che ci ha avviati, seguiti, guidati in questi tre anni con passione, amicizia e affettuosa severità, un saluto fervido ed augurale. Addio, arrivederci, amici, probabilmente un giorno ci ritroveremo ancora tutti uniti... o forse no... chissà?



Non sento ancora mie né le gambe né le mani. Ed il viso che non sa guardare indietro vede la mente. Sento questa come veramente mia : Aiuta a ricordare nel tempo, allegre cose, ed anche quelle che, in realtà, non lo furono. Scongiuro il corpo di vivere come la mente. Voglio sicuri amici anche i miei passi. Anche questi ricordano allegre cose ed anche quelle che, in realtà, non lo furono. In attesa continuo a vivere.


INDIRIZZI LUCIO ARIZZA

Via Anastasio I I 325/5 00165 Roma

tel. 06/6376916

ANGELO ATTANASIO

Via Francesco Nullo 2/3 16147 Genova - Quarto

tel. 010/384905

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Via Plebiscito 2 89100 Reggio Calabria

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Via Stimigliano 22 00199 Roma

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Via dei Colli 71 54100 Massa

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Via Vitruvio 41 41100 Modena

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Via Morbiducci 21 62100 Macerata

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Viale Virgilio 1 74100 Taranto

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Via S. Quintino 5 00185 Roma

tel. 06/7566414

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Via Colombera 11 21048 Solbiate Arno (Varese)

tel. 0331/993171

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Via Nazionale 117 89058 Scilla (Reggio Calabria)

tel. 0965/754098

MAURIZIO CARRARO

Via Roma 20 36011 Arsiero (Vicenza)

tel. 0445/70387

GUIDO COCCITTO

Via D'Aronco 9 33100 Udine

tel. 0432/55221

ROBERTO DELLA VALLE

Via Seneca 23 65100 Pescara

tel. 085/64881

LUCA DELLA ZONCA

Via Mangili 1 00197 Roma

tel. 06/875995

STEFANO DOTTI

Via Mainardo 31 39012 Merano (Bolzano)

tel. 0473/32904

TOMMASO FEDELI

Villa Magna 56048 Volterra (Pisa)

tel. 0588/86987

PIETRO FIORETTI

Corso del Popolo 78 05100 Terni

tel. 0744/400277

FULVIO GALLAROTTI

Via Amba Aradam 16 00184 Roma

tel. 06/7576926

PATRIZIO GARAVELLI

Viale Brigata Treviso 14/C 31100 Treviso

tel. 0422/62102

TOMMASO JANDELLI

Via Paolini 2 63039 S. Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno)

tel. 0735/2125


ALBERTO LAIS

Via Toscana 10 00187 Roma

tel. 06/489915

PIETRO LATINO

Lungomare Rossini (ed. C. Delfino) 96011 Augusta (Siracusa)

tel. 0931/77894

ROBERTO LOMBARDI

Via. Maffeo Pantaleoni 12 00191 Roma

tel. 06/3277847

ALBERTO MARULLI

Via B. Molinari 15 00194 Roma

tel. 06/3276641

RENATO MIORELLI

Palazzo Arciducale 38062 Arco (Trento)

tel. 0464/56875

DIEGO MONETTI

Via Nazareth ai Camaldoli 50 Villa Armonia 80131 Napoli

tel. 081/464537

VINCENZO MONTANARIELLO

Via del Minatore 5 37100 Verona

tel. 045/28809

DANILO NICOLETTI

Via del Sansone 11/4 16128 Genova

tel. 010/540263

ALESSANDRO PANDOLFI

Piazza Risorgimento 10 20100 Milano

tel. 02/710693

MICHELE PASCULLI

Via Parmenide 16 - Isola 29 00124 Casal Palocco (Roma)

tel. 06/6090617

MARIO PATARO

Via Costantino Maes 50 00162 Roma

tel. 06/8393255

GIOVANNI BATTISTA PECCI

Via Bertoloni 14 00197 Roma

tel. 06/804317

ROBERTO QUATTROCIOCCHI

Via Bottasso 83 04019 Terracina (Latina)

tel. 0773/77425

EUGENIO SAJEVA

Coop. Foumalhaut - C.P. n. 97 70056 Molfetta (Bari)

tel. 080/911917

ALESSANDRO SAVIO

Via F. D'Ovidio 69 00137 Roma

tel. 06/820896

GUIDO SESANI

S. Maria Formosa - Castello 6140 30122 Venezia

tel. 041/28923

PIERFRANCESCO STIRPE

Via Piave 19 38100 Trento

tel. 0461/36198

MASSIMO TARDIO

Via Locchi 3 37100 Verona

MAURO TONON

Via G. Zanella 3 31029 Vittorio Veneto (Treviso)

tel. 0438/56423

ENRICO VALENTI

Via G. Bruno 26/9 16146 Genova

tel. 010/369180

FALCO VERNA

Corso LibertĂ 192 39012 Merano (Bolzano)

tel. 0473/33298

RENATO VOLO

Via Marsala 168 33100 Udine

tel. 0432/54078

STEFANO ZAPPONINI

Piazza Stefano Jacini 5 00191 Roma

tel. 06/322310

TIZIANO ZONTA

Via Don Cremona 12 36061 Bassano del Grappa (Vicenza)

tel. 0424/23692






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