

San Danêl Simpri fuart tai secui!
BOLLETTINO PARROCCHIALE
DI PALUZZA
n. 85 - Dicembre 2025
La parola del Parroco
Domenica
5 ottobre scorso il nostro Duomo si è riempito di fedeli come non mai. 37 giovani hanno incontrato il nostro arcivescovo e hanno ricevuto il sacramento della Confermazione. Una giornata da ricordare prima di tutto per il forte significato che ha una scelta di fede come questa per dei giovani che guardano alla vita e poi perché abbiamo avuto modo di conoscere il nostro pastore, mons. Riccardi Lamba. L’impressione è stata molto positiva perché abbiamo incontrato un uomo di grande fede e umiltà che sa parlare al cuore delle persone semplici, un pastore che viene dall’esperienza di parroco nei rioni romani. La nostra speranza è che quanto è stato seminato possa far germogliare dei frutti buoni a beneficio della società di domani.
La catechesi
Le nostre parrocchie hanno la fortuna di potersi appoggiare su dei catechisti preparati e di grande esperienza, animati da una fede convinta e vissuta. A Cleulis-Timau sono in cinque per un totale di 32 iscritti: Dorina Puntel, Simonetta Puntel, Teresa Bellina, Manuela Unfer per le elementari e i più grandi saranno seguiti da Luigi Maieron. A Paluzza sono disponibili sei per un totale di 35 iscritti: Suor Caterina, Manuela Silverio, Cinzia Pellizotti, Katya Valent e per le medie Maria Luisa Di Lena e Maria Plozner. è doveroso un grazie sincero verso queste persone che ormai da anni danno la loro testimonianza di fede. Ma i tempi cambiano e oggi siamo ad affrontare nuove situazioni che fino ad ora non abbiamo avuto modo di incontrare. Così vorremmo fare un invito anche a quei genitori che hanno i figli già a scuola ma che non sono ancora battezzati. Per questi non ci sarebbe alcun impedimento di frequentare la catechesi, sempre che i genitori siano d’accordo. è chiaro però che per essere ammessi alla Prima Comunione sarà necessario il battesimo. Mi si permetta una raccomandazione: cari genitori, mandate i figli alla S. Messa, anzi accompagnateli voi! Non ci si può avvicinare a Cristo senza la preghiera e la comunità.
La famiglia
Ci siamo accorti tutti quanti ormai che non si celebrano più matrimoni: pochissimi quelli religiosi e in calo anche quelli civili. I giovani oggi non si fidano a fare un passo tanto impegnativo e preferiscono la convivenza. Un altro problema è la denatalità. L’Italia ha la popolazione più anziana d’Europa! Un problema evidente anche nel nostro comune che in questi ultimi anni ha evidenziato un calo vistoso
della popolazione che oggi sta scendendo sotto i 1900 residenti. Non voglio entrare in questo che è un dibattito molto acceso in questi tempi. Mi limito a ricordare che la Chiesa continua a proporre il valore della famiglia fondata sul matrimonio cristiano e il valore e il rispetto della vita dal concepimento fino al suo termine naturale. Sono sempre più numerosi coloro che, vivendo nell’indifferenza religiosa, praticano stili di vita e scelte non conformi a quelle che il Vangelo ci propone. è importante sapere che la Chiesa non esclude nessuno! Tutti ne fanno parte chi in modo più coerente e chi meno. La proposta cristiana è offerta a tutti perché la fede deve sostenerci soprattutto nelle nostre difficoltà e fragilità umane.
Il centenario del Duomo
Il Duomo di Paluzza è stato consacrato il 6 marzo 2026: cento anni fa! Penso alla grande figura di mons. Luigi Gorizizzo e a tutti i paluzzani del tempo che hanno messo cuore e denaro per la realizzazione di questa opera a lode e gloria di Dio. Non mi dilungo perché già questo numero del Bollettino ne parla diffusamente. Mi limito a ringraziare soprattutto i volontari che si stanno impegnando con entusiasmo a organizzare delle manifestazioni per onorare degnamente questa ricorrenza. Desidero aggiungere anche l’elenco delle persone o delle imprese che già hanno offerto il loro contributo economico a sostegno delle iniziative in programma; si tratta di oltre 20.000 euro. Anche a costoro la Parrocchia ha il dovere di esprimere la sua riconoscenza.

Il S. Natale è vicino!
Il tempo corre veloce e se ne sta andando un altro anno. Mi vengono in mente tanti fatti accaduti in questo 2025: fatti che hanno unito la comunità nei momenti di gioia e anche in quelli che ci hanno portato sofferenza. Penso alle care persone che ci hanno lasciato, le nuove vite (poche) che sono arrivate a rallegrare le nostre famiglie, i nostri bambini e giovani che con la loro presenza e vivacità hanno dato vita alle scuole, campi da gioco, le nostre strade e che abbiamo anche accolto in parrocchia.
Dio benedica le nostre famiglie, tutti quanti e ci assista in questo nuovo cammino che si apre davanti a noi.
Il siôr santul Don Tarcisio Puntel
Vita della Parrocchia
Programma eventi per il centenario del duomo di Paluzza
Marzo 2026 – Ottobre 2026
Ilprimo evento è previsto per il 6 marzo 2026, con la celebrazione del 100° anniversario della Consacrazione del Duomo di Santa Maria di Paluzza, avvenuta il 6 marzo 1926. In tale giornata storica sarà celebrata la Santa Messa solenne da don Tarcisio Puntel. La celebrazione sarà accompagnata dalla Corale del Duomo di Paluzza, con le musiche d’organo eseguite dal maestro Giuliano Banelli. In questa importante ricorrenza saranno ricordate le nostre secolari tradizioni e quanto seppero realizzare un secolo fa gli abitanti di Paluzza e il parroco di allora, che con devozione e spirito comunitario diedero vita a un’opera di grande valore religioso e civile. Durante la giornata sarà possibile ammirare sia le opere di miglioramento dell’altare principale, sia il nuovo impianto di illuminazione del Duomo. Nel mese di maggio 2026 si terrà una rassegna corale con la partecipazione di sette gruppi corali dell’Alto Bût e della confinante Carinzia, tra cui:
• La Corale del Duomo di Paluzza
• La Corale Teresina Unfer di Timau
• Il Coro Parrocchiale di Treppo Carnico
• Il Coro Femminile Magiche Note di Paluzza
• I Giovins Canterins di Cleulis
• L’Onoranda Compagnia dei Cantori della Pieve di San Martino di Cercivento
• Il Gruppo Corale di Sutrio
• Il Gruppo Corale di Kötschach-Mauthen La rassegna si articolerà in due serate (date da definire), per dare spazio a tutti i cori partecipanti. Le tematiche musicali saranno di carattere sacro e privilegeranno autori dell’Alto Bût e della Carnia. Tra la fine di maggio e l’inizio di giugno 2026 è prevista la presentazione del Progetto Culturale-Formativo “Rilevare / Rivelare il Duomo di Paluzza”, realizzato dall’Istituto Tecnico ITI Solari di Tolmezzo in collaborazione con la Parrocchia di Paluzza, come descritto più ampiamente nel comunicato allegato. In occasione di questa presentazione sarà possibile conoscere la storia del Duomo di Paluzza e apprezzare il patrimonio di arte sacra custodito al suo interno, con la partecipazione di don Alessio Geretti e degli allievi dell’ITI Solari che hanno contribuito alla realizzazione del progetto. Nel mese di luglio 2026 è prevista una

serata musicale con concerto d’organo, che vedrà protagonista il prof. Beppino Delle Vedove, direttore del Conservatorio “J. Tomadini” di Udine. Il maestro Delle Vedove, docente di organo e composizione organistica, è un affermato interprete a livello nazionale e internazionale, particolarmente stimato per le sue esecuzioni delle opere di J. S. Bach. Durante la serata saranno proposte anche musiche dedicate a Carl Piutti, nato a Elgersburg il 30 aprile 1846 da genitori originari di Paluzza. Si ricorda che Carl Piutti, scomparso a Lipsia il 17 giugno 1902, fu un importante compositore e insegnante d’organo, apprezzato nel panorama tedesco della musica organistica e attivo soprattutto alla Thomaskirche di Lipsia, la stessa chiesa dove operò Johann Sebastian Bach. Infine, nel mese di ottobre 2026, si terrà la Celebrazione Eucaristica conclusiva con la partecipazione dell’Arcivescovo di Udine, Mons. Riccardo Lamba. Sarà l’occasione per rivalorizzare la Forania di un tempo, che fu punto di riferimento per tutti gli abitanti dell’Alto Bût. L’intento non è quello di ripristinare tale antica entità ecclesiastica (oggi non più realizzabile) ma di far conoscere al pubblico la struttura dei rapporti tra le chiese del territorio, in cui la chiesa di Paluzza svolgeva un ruolo quasi di “chiesa madre”, analogamente a quanto avveniva per la Pieve di San Pietro a Zuglio in Carnia. Questa solenne celebrazione sarà animata dai gruppi corali partecipanti alle manifestazioni precedenti.
Matteo De Cecco
La San Ta Cre SIM a

Vita della Parrocchia
Rilevare / Rivelare il Duomo di Paluzza
Un progetto culturale e formativo tra storia, territorio e innovazione.
Il progetto “Rilevare / Rivelare il Duomo di Paluzza” nasce da una significativa collaborazione tra la Parrocchia di Paluzza e l’ISIS “Fermo Solari” di Tolmezzo, in particolare con i docenti e gli studenti della sezione ITI – Costruzioni Ambiente e Territorio, in occasione della celebrazione del Centenario della Consacrazione del Duomo. L’iniziativa si propone di unire ricerca storica, formazione tecnica e valorizzazione culturale, coinvolgendo i giovani in un percorso concreto di conoscenza e riscoperta del proprio territorio.
F IN a LI tà e ob I ett I v I
Scopo principale del progetto è la realizzazione di due modelli lignei in scala, che rappresentino rispettivamente la chiesa originaria del XIV secolo e l’attuale Duomo di Paluzza, edificato tra il 1919 e il 1924. Accanto a questi manufatti, verrà prodotto un documentario video che racconterà non solo la storia e le trasformazioni dell’edificio religioso attraverso i secoli, ma anche i cambiamenti sociali e culturali che hanno interessato la comunità di Paluzza e il territorio circostante. L’intento è di offrire al visitatore un racconto completo, capace di coniugare elementi materiali e immateriali: l’evoluzione architettonica degli edifici sacri in legno, le tecniche costruttive tradizionali e i grandi fenomeni sociali che hanno segnato la Carnia - migrazioni, guerre, crescita demografica, crisi economiche.
U N po N te tra tra DI z I o N e e F ormaz I o N e La proposta progettuale intende mettere in relazione memoria, testimonianza e conoscenza del territorio con l’attività didatticoformativa degli allievi dell’ISIS “Solari”, offrendo loro l’opportunità di un apprendimento esperienziale fondato sull’osservazione diretta e sulla restituzione concreta. Il progetto rientra nel percorso di specializzazione in Tecnologia del Legno nelle Costruzioni, uno degli indirizzi più rappresentativi dell’istituto, poiché rivolto a un materiale profondamente radicato nella tradizione edilizia carnica ma allo stesso tempo fondamentale nelle prospettive future dell’edilizia sostenibile.
Fa SI operat I ve e att I v I tà L’attività, il cui avvio è previsto per novembre 2025, si svilupperà in più fasi distribuite nell’arco di diversi mesi e comprenderà momenti di ricerca, rilievo, elaborazione e produzione. In particolare, gli studenti saranno impegnati in:
• raccolta della documentazione storica, sia iconografica che testuale;
• realizzazione di video-interviste agli abitanti di Paluzza e a testimoni diretti della trasformazione del Duomo;

• montaggio di un video-documentario di ricerca, volto a integrare testimonianze, immagini e documenti storici;
• rilievo topografico e fotografico del colle di Santa Maria e del Duomo di Paluzza, con l’impiego di droni e strumenti di precisione;
• restituzione grafica e digitale dei dati raccolti;
• costruzione in scala dei due modelli lignei, uno della chiesa trecentesca e uno del Duomo attuale.
La presentazione pubblica del progetto completato è prevista per fine maggio 2026, con il coinvolgimento degli studenti che avranno partecipato alle attività e la regia di don Alessio Geretti, il quale curerà anche la narrazione e l’illustrazione del grande patrimonio di arte sacra conservato all’interno del Duomo.
U N NU ovo S paz I o m US ea L e per L a com UNI tà
Il progetto mira a lasciare un segno tangibile

e permanente. La produzione realizzata sarà infatti destinata a costituire un angolo museale stabile all’interno della chiesa di Santa Maria, annessa all’antica abside gotica trecentesca. Qui il visitatore potrà ammirare la pala lignea d’altare del Tironi, l’organo portativo seicentesco “Daniel Radivus”, e — accanto a questi capolavori — i modelli lignei delle chiese di Santa Maria e del Duomo, corredati da elaborati grafici e descrittivi digitalizzati. Il percorso sarà completato da un Totem multimediale con QR Code reader, attraverso cui sarà possibile consultare immagini, video e documentazione storica. Questo spazio avrà la duplice funzione di valorizzare il patrimonio artistico e religioso locale e di rendere la chiesa di Paluzza più accessibile e attrattiva, sia per i turisti sia per la comunità dei fedeli.
U N L aborator I o DI compete N ze e DI ID e N t I tà
Per gli studenti dell’ITI Solari l’esperienza costituirà un’occasione di crescita culturale e professionale. La realizzazione dei modelli e delle elaborazioni digitali permetterà loro di: • approfondire la conoscenza delle tipologie costruttive degli edifici sacri e di pregio; • analizzare gli elementi costruttivi e materiali architettonici tipici della tradizione carnica; • comprendere i processi di trasformazione che hanno portato all’attuale struttura del Duomo di Paluzza, dove i caratteri storici sono stati reinterpretati in chiave moderna. Il progetto offrirà inoltre un contesto di formazione tecnica avanzata, legato all’uso delle più recenti tecnologie di rilievo e rappresentazione: GNSS, droni, modellazione digitale, digital storytelling. Saper utilizzare questi strumenti significa anche saper raccontare la storia del territorio con linguaggi contemporanei, fondendo la precisione del rilievo tecnico con l’efficacia della narrazione visiva.
v er S o UN a co N o S ce N za co NDIv IS a
A conclusione del percorso, è prevista la pubblicazione dei risultati sul sito web dell’istituto, in una sezione dedicata che documenterà tutte le fasi operative del progetto. Questo permetterà non solo di dare visibilità al lavoro svolto a Paluzza, ma anche di creare un modello replicabile in altre località della Carnia, favorendo la nascita di nuove sinergie tra scuole, enti religiosi e istituzioni territoriali. Il progetto “Rilevare / Rivelare” rappresenta così un laboratorio di cultura, tecnica e comunità, in cui la memoria del passato si intreccia con la formazione dei giovani e con la valorizzazione del patrimonio locale. Un’iniziativa che unisce saper fare e saper raccontare, nella convinzione che il futuro del territorio passi anche attraverso la conoscenza delle proprie radici. Matteo De Cecco
Vita della Parrocchia
Mercatino dell’usato solidale della Parrocchia di Paluzza
ènato quasi per prova, a settembre, sull’onda positiva della Sagra di Place del 7 settembre: un banchetto, tanti sorrisi, la sensazione che, con poco, si possa fare del bene. Poi abbiamo trovato una casa anche stabile: via Roma 106, sotto il portico dove c’era la Bottega del Vino. Da lì il passo è stato naturale: organizzarsi, aprire le porte e invitare chiunque a passare, curiosare, donare.
Il mercatino dell’usato solidale è semplice da capire: serve a raccogliere fondi per il Centenario del Duomo di Paluzza del 2026, e lo fa con lo stile delle cose di paese, senza pretese, ma con tanta cura. La regola è questa: si portano oggetti in buono stato e puliti (indumenti, libri, casalinghi, piccoli elettrodomestici, giocattoli, quadri, bigiotteria, e tutto ciò che può avere una seconda vita). Se la quantità è grande, ci si sente al telefono negli orari di apertura e si concorda, quando è il caso, un ritiro a domicilio. Chi entra, intanto, dà un’occhiata: se trova qualcosa che gli piace, lascia un’offerta libera, secondo coscienza. Non mettiamo prezzi: preferiamo che sia la generosità a dare valore alle cose. Il passaparola ha fatto il resto. I primi donatori hanno portato soprattutto indumenti; poi sono arrivati tanti libri, giochi per bambini, oggetti per la casa, CD musicali, quadri. Non sono mancate le sorprese: cose nuove di zecca, mai usate, con la targhetta ancora attaccata. Ultimamente la bigiotteria è abbondante grazie a un paio di donazioni generose, e i tavoli (che i volontari del Comitato per il Centenario allestiscono e riordinano con pazienza) sono divisi per categoria, così si guarda con calma e si sceglie senza fatica. In queste settimane prenatalizie ci fa compagnia anche la mitica “Ave dalle mani d’oro”: con la sua esperienza (e il suo cuore grande) sta preparando piccoli lavori belli e utili, perfetti per i regali e gli addobbi di Natale. Con queste proposte abbiamo partecipato al Mercato natalizio di Paluzza di sabato 29 novembre, portando idee semplici e calde, proprio come piace a noi. Molti sono già passati, anche solo per curiosare o fare due chiacchiere. La verità è che tutti abbiamo in casa cose che non usiamo più: buttarle dispiace, ma spesso non sappiamo a chi darle. Qui si impara a staccarsene con serenità: ciò che per noi è in più, diventa prezioso per altri. è il riuso, un circuito virtuoso che fa bene a chi riceve e anche a chi dona. E quell’energia si sente: un saluto, un sorriso, un grazie…piccoli gesti che tengono vivo il paese e stringono la comunità. Siamo partiti senza darci scadenze, con il dubbio se avrebbe funzionato. Il riscontro c’è, pure in termini economici. Certo, le spese per il Duomo sono grandi, ma tante gocce fanno il mare. Confidiamo nella Provvidenza e nella generosità dei compaesani! Per questo abbiamo deciso di proseguire fino a Pasqua del prossimo anno; poi valuteremo, anche in base alle forze dei volontari. Ci piacerebbe rendere il mercatino stabile: nella Val Bût un’iniziativa così è ancora originale, e infatti arrivano persone anche dai paesi vicini. Vi aspettiamo in via Roma 106; portate ciò che potete, prendete ciò che vi serve: insieme aiutiamo il Duomo e diamo nuova vita alle cose GrazIe!
Patrizia ricci e il Comitato di Volontari per il Centenario del Duomo

INF o U t ILI
• Dove: via Roma 106 (sotto il portico, ex Bottega del Vino)
• Quando: giovedì 16:00–19:00; sabato 9:00–12:30
• Come funziona: doni ciò che è in buono stato; se trovi qualcosa che ti piace, offerta libera
• Ritiri a domicilio: possibili per quantità rilevanti, da concordare al telefono negli orari di apertura
• Contatti: 347 121 0070
Un grazie ai generosi benefattori
Offerte giunte in parrocchia per le celebrazioni del Centenario
della Consacrazione del Duomo di Paluzza.
In memoria di Englaro Armando (i fam.) 200,00
In memoria Valeria Carpenedo (marito Carlo)
Diego Carpenedo 2.000,00
Matteo De Cecco
Giordano Muser (VA)
Primo Cigliani (Arta)
Impresa Di Centa-Di Ronco
Giorgio Gallanti (PR)
Gruppo ANA di Paluzza
Circolo Culturale Enfretors
Il parroco don Tarcisio
Leonardo Mattia Viaro
Massimo De Franceschi e Margherita (MI) 100,00
Mercatino dell’Usato 2.201,50
Bruna De Franceschi (Ponzano V.) 500,00
Dal Concerto del 14/9
Englaro Romano (D)
Ugo Pittino (Tolmezzo)
Franz Micolino (Lussemburgo) 3.000,0
Fam. Carlevaris-Pittino (Tolmezzo)
Diron Lavori di Alvise Di Ronco
500,00
1.000,00 totale al 24.11.2025 = euro 20.196,11
Degna di nota è la pronta e lodevole disponibilità da parte della SECAB e della famiglia CESCUTTI a sostenere in parti uguali il costo del nuovo impianto di illuminazione del Duomo preventivato in Euro 78.000.00 e della ditta BERTACCO per l’offerta del marmo occorrente per la ricostruzione delle balaustre.
Ringraziamo inoltre le sorelle Bruna ed Egiziana per la donazione di Euro 3.000 per il restauro dell’altare della Madonna del Carmine.
Per chi volesse contribuire gli eventuali bonifici bancari vanno intestati alle seguenti coordinate bancarie, riportando come causale: “Per il Centenario del Duomo di Paluzza”
FILIALE 02409 AG. COMEGLIANS
CONTO CORRENTE 02409/000015165294
PARROCCHIA DI PALUZZA
COD. ABI 06230 - C.A.B. 63760
COD. IBAN IT30A0623063760000015165294
COD. B.I.C. CRPPIT2PXXX
Vita della Parrocchia
Strutture ricettive socio-culturali della Parrocchia
Leopere immobiliari parrocchiali di una certa importanza storica ambientale, sono costituite dalla casa delle dottrine annessa al Duomo, dal campetto sportivo retrostante e dall’edificio denominato “Cinema Teatro Daniel”.
Soffermo la mia particolare attenzione sul Cinema Teatro di importanza strategica nel tessuto economico sociale avente finalità di Centro ricreativo per attività di Cinemafia Teatrale, ricreative, scolastiche, culturali e Convegni e centro di aggregazione giovanile. Detto immobile l’ho ricevuto in eredità da Mons. Elio Monaco il cui intento era quello di dotare la Parrocchia di una struttura finalizzata a garantire un percorso di aggregazione della nostra gioventù per i momenti di svago, religiosi e culturali con intelligente visone di tenere unita in fratellanza la nostra comunità. Non ha potuto portare a termine l’azione intrapresa per decesso, lasciando l’immobile al grezzo delle strutture e cumuli di
macerie ivi depositate. Ho sentito pertanto di fare propria questa lodevole iniziativa sin dal mio insediamento pastorale nella Parrocchia affrontando ingenti impegni finanziari e tecnici operativi che hanno richiesto una tempistica notevole dovendo procedere per stralci di avanzamento dei lavori dettati di volta in volta secondo le disponibilità finanziarie e con grande soddisfazione il complesso edificatorio è stato completamente ultimato nel corso dell’anno 2025. Per me questa struttura ha comportato un grosso impegno operativo che esula dalle mie funzioni principali di ministero pastorale nelle Parrocchie di Paluzza, Cleulis e Timau, ma che ho sentito il dovere di intraprendere nei valori e principi voluti dal Mons. Elio Monaco. L’intervento finanziario è stato notevole e può essere valutato di oltre un milione di Euro e di questi contributi devo ringraziare in primis la Regione Friuli Venezia Giulia, il Comune di Paluzza, la SECAB cooperativa e la CARNIA-
FLEX e non meno la comunità religiosa della nostra Parrocchia che con le loro pur modeste offerte hanno contributo ad un tanto. Sento il dovere in particolare di elogiare la persona che sin dall’inizio dei lavori, con passione e dedizione, ha dedicato la sua preziosa collaborazione non solo per dirigere le varie tematiche degli interventi operativi, ma anche sotto l’aspetto finanziario, curando tutti i rapporti con gli enti preposti ai fini dell’ottenimento delle varie contribuzioni e dell’assolvimento delle varie procedure amministrative contabili, il Comm. Luigino DI LENA. Quest’opera penso dia lustro non solo alla nostra comunità religiosa ma anche più in generale nel contesto del Comune di Paluzza e comuni limitrofi dandone la possibilità di utilizzo a tutti quanti ne vorranno utilizzarla. Mi soffermo altresì anche sul campetto sportivo per attività di calcetto, pallavolo e pallacanestro di particolare interesse per i nostri giovani. Il Parroco
Don Beppino ci scrive
Carissimo don Tarcisio, solo ieri ho ricevuto la notizia dell' offerta che mi hai mandato ( 23 ottobre 2025) a nome dei tuoi multilocati e generosi parrocchiani. Grazie vivissime per il tuo interessamento e amicizia anche per la nostra missione di ClairvauxIvato Antananarivo. La nostra opera (scuola di preparazione al lavoro) trova comprensione per l'insegnamento professionale presso gli organismi di sviluppo e di carità, ma non sono aperti evidentemente a sostenere anche le mense scolastiche. Questo per dirti che tutti
gli aiuti dei benefattori ci sono molto utili per provvedere anche a questa vera necessità per i nostri allievi e assicurare l'insegnamento anche nel pomeriggio. Abbiamo dovuto diminuire un po' il numero degli interni da 145 a 123 (attualmente) ma ci sono anche gli esterni che si fermano a pranzo che sono più di 300, contando anche la scuola di recupero scolastico dell'Oratorio.
Penso spesso anche alla tua salute e vedo che le preghiere che facciamo oramai da tanti anni sono secondo i progetti di lassù. Penso che
Manche tu sia contento che il Signore apprezzi quello che c'è bisogno di fare e il grande lavoro che ti chiede. Ho la possibilità di seguire attraverso internet anche ...i tuoi funerali ( Emidio, la Lucia, il marito della Paola Ferrarese) e di mandare anche le mie condoglianze e preghiere. Mi sento sempre unito a Paluzza non solo ai miei parenti, e i due fratelli in particolare. Un cordiale abbraccio.
don Beppino
Donne della Bibbia: Marta
arta e Maria erano sorelle di Lazzaro, amico di Gesù, da Lui risuscitato a quattro giorni dalla morte. Questo miracolo fece scalpore in tutta la Palestina tanto che, dopo l’evento, i nemici di Cristo tramarono la sua condanna.
Un giorno, infatti, Gesù si trovava in cammino, quando entrò nel villaggio di Marta che lo accolse nella sua casa. Ma, mentre la sorella Maria stava ai piedi del Maestro per ascoltare la sua parola di vita, Marta era occupata nelle faccende domestiche e nei preparativi per una buona accoglienza. Dopo un po’ si rivolse a Gesù perché invitasse Maria ad aiutarla, ma Questi la acquietò dicendole: “Tu ti affanni troppo nelle cose di questo mondo; Maria, invece, ha scelto la parte migliore che non le sarà tolta”.
Marta con la sorella Maria e il fratello Lazzaro formavano la famiglia amica, residente a Betania poco distante da Gerusalemme. Alla notizia della grave malattia di Lazzaro, Gesù ben conoscendo l’evolversi degli eventi, non accorse subito, ma solo dopo la sua morte si recò a Betania.
Gli venne incontro Marta, fiduciosa in cuor suo delle facoltà del Ma-
estro, ma ormai rassegnata della perdita, lo apostrofò: “Signore, se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto, ma so che qualunque cosa chiederai a Dio, Egli te la concederà”.
Andò subito a chiamare sua sorella Maria, sussurrandole che il Maestro voleva vederla. Lei si alzò in fretta per incontrarlo e i Giudei, che erano venuti per consolarla, pensando andasse alla tomba del fratello, la seguirono.
Gesù pianse davanti a quella tomba sbarrata da una grossa pietra, ordinò che la togliessero, nonostante le incertezze dei presenti convinti della decomposizione del defunto.
Quindi a gran voce gridò: “Lazzaro, vieni fuori!” e il morto uscì ancora avvolto nelle fasce.
Immaginiamo lo stupore delle persone presenti: neppure si poteva ipotizzare un simile miracolo! Innanzi a questo prodigio molti credettero nella divinità di Gesù, ma i suoi nemici ne sancirono la morte! Mercedes Lazzara
Vita della Comunità
Coro Magiche Note
Il giorno 2 gennaio 2025 si è costituito ufficialmente il coro “Magiche Note”. Dopo anni di canto, prima con i bambini del catechismo i “Fruts di San Danêl” e poi, con il tempo, quando i bambini si sono ridotti e sono rimasti solo alcuni adulti, la passione per il canto e il desiderio di restare uniti, ha fatto sì che si potesse cantare, soprattutto nelle principali celebrazioni liturgiche: Immacolata, Natale, Epifania, domenica delle Palme e San Daniele. Questo per alcuni anni, finché si è deciso di costituire un coro a tutti gli effetti. Durante questo primo anno di attività le uscite non sono mancate, tra queste ricordiamo con piacere le Sante Messe alla Pieve di San Pietro in Carnia sia in occasione della giornata della biblioteca, che alla festa degli Scampanotadôrs Furlans. L’evento che però ci ha più riempiti di orgoglio e gioia è stato partecipare al Giubileo dei Cori e delle Corali a Roma, dove abbiamo animato la messa nella Parrocchia di “San Giovanni della Croce”, nel quartiere Salario, con successivo concerto. Sono state giornate emotivamente intense, sia dal punto di vista
turistico-culturale, che di profonda religiosità, perché cantare la messa in piazza San Pietro officiata dal Santo Padre, insieme a migliaia di coristi provenienti da tutta Italia e non solo, è stata un’emozione unica che ci rimarrà sempre nel cuore.
Martina Plazzotta


Corale Duomo di Paluzza


Come da consolidata tradizione, il 2 novembre u.s. la Corale “Duomo di Paluzza”, durante la S. Messa in suffragio del m.o Lazzara Mario e dei propri morti, ha eseguito la Messa da Requiem di don Lorenzo Perosi. Un particolare e affettuoso pensiero è stato rivolto all’amica corista Lucia Flora che tanto ha dato al gruppo e improvvisamente ci ha lasciati il 30 ottobre. Il Signore l’accolga nel Coro degli Angeli.

Domenica 26 Ottobre u.s. la Corale “Duomo di Paluzza”, unitamente ad alcuni simpatizzanti, ha raggiunto Muggia per una giornata all’insegna dell’amicizia e della cultura. Non è mancata la partecipazione alla S. Messa presso il Santuario della Beata Vergine, chiesa giubilare, con l’esecuzione di alcuni canti del proprio repertorio e di altri proposti dal gruppo locale. Paola Monai
Vita della Comunità
Mostra “Paluzza a modo mio”
La Pro Loco e il comune di Paluzza, in collaborazione con la Merceria da Benedetta Barbacetto, hanno organizzato una mostra di FUORIPORTA DEI RICORDI. Creazioni manuali iscritte in un cerchio che richiamino angoli del paese, storie, contrade, fiore o piatto tipico realizzati con varie tecniche. Ecco alcuni fra i numerosi lavori in esposizione.










Monica Muser
Antonietta Muser
Benedetta Barbacetto Benedetta Barbacetto
Manuela Romano
Luigi De Toni
Tiziana Delli Zotti Bianca Dassi
Ave Di Vora
Il
Vita della Comunità
Mostra personale di Gianluca Primus
comune di Paluzza ha organizzato la mostra di opere iperrealistiche dell’artista Gianluca Primus dal 1° agosto al 10 settembre 2025 presso la Segheria veneziana di Casteons di Paluzza.
c o N o S c I amo L’art IS ta Gianluca Primus nasce a Tolmezzo (UD) nel 1970 e vive da sempre a Timau, un piccolo paese di montagna in Carnia, terra che ha sempre accompagnato in silenzio il suo percorso umano e creativo. Per oltre vent’anni ha lavorato nella vicina Austria. In questo periodo ha ripreso la passione per il disegno mai abbandonata. Autodidatta, ha iniziato con la pittura su tela in acrilico, per poi avvicinarsi all’iperrealismo su carta, una tecnica che richiede pazienza, precisione e una cura quasi ossessiva per il dettaglio. Oggi utilizza grafite, carboncino e matita per realizzare soggetti che spaziano da volti, corpi, animali, ogni immagine trasmette una connessione emotiva. L’iperrealismo, per sua natura, richiede molte ore di lavoro: ogni disegno nasce dalla volontà di ricercare

Opera realizzata su commissione in occasione del compleanno dell’alpinista ed esploratore Reinhold Messner; qui assieme alla moglie Diane
e riprodurre fedelmente tutti i dettagli, anche i più piccoli, per restituire allo spettatore una realtà intensificata, quasi tangibile. Anche se ha realizzato numerosi ritratti su commissione, soprattutto in Austria – tra cui un’opera donata a Reinhold Messner per il suo 80° compleanno, Gianluca predilige scegliere da sé i propri soggetti, seguendo l’intuito e il legame personale con ciò che disegna. L’arte, per lui, non è un lavoro ma una passione autentica, coltivata nel tempo libero. Oltre al disegno, Gianluca ha sempre trovato ispirazione e libertà nella mu-




sica, altro canale espressivo che lo accompagna da anni. Tra le passioni che hanno segnato il suo percorso ci sono anche l’arrampicata, praticata fin da giovane, e il kayak, vissuto con intensità per circa dieci anni. Esperienze che, pur lasciate oggi un po’ da parte, hanno alimentato il suo legame profondo con la natura e il senso di osservazione che oggi trasmette nei suoi lavori. In futuro, spera di trovare più tempo per continuare a disegnare e approfondire questo percorso artistico.
Si ringraziano Silvia e Patrizia per l’allestimento e per la puntualità giornaliera nell’apertura e chiusura della mostra.
Vita della Comunità
Mostra artistica “Nel segno dell’arte”
L’Associazione Nou da Testeons, in collaborazione con il Comune di Paluzza, ha organizzato una mostra artistica nell’ex chiesa di San Nicolò a Casteons di Paluzza dal 23 al 30 agosto 2025. Hanno esposto gli artisti:
marisa molaro di Collalto di Tarcento - moSaIco








Ritratto di Beppino Muser
Giobatta De Franceschi (Tite) di Casteons - pIttUra
Giuseppe Muser (Ninâe) di Casteons - INtaGLIo SU LeGNo
Perché l’Europa non ha bisogno del Tunnel del Passo di Monte Croce Carnico/Plokenpass
a cura del COMITaTO aLTO BÛT
Il gruppo di lavoro transfrontaliero “PRO CARNICUM”, composto dalle Associazione civiche Pro Gailtal, Comitato Alto Bût, Legambiente Carnia, Stop Transit-Osttirol, Associazione Osttirol Natur, Gegenverkehr Lienz e la sezione Obergailtal-Lesachtal del Club Alpino Austriaco, ritengono che la richiesta di costruire un tunnel al Passo di Monte Croce Carnico non solo sia estremamente rischiosa dal punto di vista ecologico, ma anche superflua dal punto di vista della politica dei trasporti. Un tunnel porta traffico pesante, mette a rischio l'approvvigionamento idrico sul versante italiano ed è in contrasto con la strategia Europea dei Trasporti. I Comitati, che si impegnano a favore della protezione dell'habitat alpino e di una politica dei trasporti sostenibile, respingono con decisione la costruzione del tunnel e contestano alcune affermazioni sul progetto diffuse dai sostenitori del tunnel.
I L t UNN e L N o N è N ece SS ar I o per L a G e S t I o N e D e I tra S port I pe S a N t I
“Ovviamente abbiamo bisogno di un collegamento stradale sicuro attraverso il Passo di Monte Croce Carnico. Tuttavia, tutte le informazioni al riguardo indicano chiaramente che il traforo Monte Croce, richiesto con tanta veemenza, servirà anche e soprattutto al traffico di transito”, afferma Sepp Lederer, presidente della sezione Obergailtal/Lesachtal del Club Alpino Austriaco. Infatti, già le decisioni prese dal governo regionale del Friuli-Venezia Giulia nel 2020 e nel 2021 prevedono la costruzione di un tunnel sotto il Passo del Monte Croce Carnico e di efficienti strade di accesso come parti di una nuova rotta di transito transalpina, al fine di posizionare i porti dell'Adriatico come hub strategico per il traffico di transito europeo. Una nuova rotta di transito attraverso valli finora non soggette al traffico pesante comporterebbe un impatto ambientale insostenibile sulle delicate regioni alpine dal Friuli alla Carinzia settentrionale fino a Kitzbühel e Kufstein in Tirolo, causerebbe costi enormi e imprevedibili costi successivi ed è inoltre in contrasto con gli obiettivi della strategia europea dei trasporti. Con la rete transeuropea dei trasporti, l'Europa dispone già oggi di efficienti corridoi stradali e soprattutto ferroviari, che vengono comunque costantemente ampliati, come l'asse dei Tauri e l'asse multimodale sud-nord. (Trieste-Udine-Villach/Fürnitz-SalisburgoMonaco-Amburgo). Nell'ambito del “Green Deal”, l'UE persegue espressamente l'obietti-
vo di trasferire il trasporto merci su rotaia. Il gruppo di lavoro PRO CARNICUM non ritiene quindi necessario realizzare ulteriori progetti stradali. La pressione unilaterale esercitata dall'Italia è in contrasto con il principio di sussidiarietà e di partecipazione regionale.
cI S o N o r IS ch I I rre S po NS ab ILI Particolarmente critica è la minaccia alle falde acquifere nella Valle del Bût, che potrebbero essere compromesse da scavi di tunnel su vasta scala e interventi sull'equilibrio geologico. Ciò avrebbe gravi conseguenze per l'approvvigionamento di acqua potabile di un'intera regione e per l'approvvigionamento energetico, poiché anche la centrale idroelettrica locale (SECAB) dipende da queste fonti. Particolarmente evidente è la minaccia che grava sulle falde acquifere nella valle del Bût che sarebbero compromesse con danni irreparabili all'equilibrio geologico. Il geologo Maurizio Ponton, già docente all'Università di Trieste ed esperto di acque presso Legambiente FVG, sottolinea: “La perforazione della montagna su vasta scala avrebbe gravi conseguenze per il corpo idrico nella zona del “Fontanone di Timau” e metterebbe a rischio non solo l'approvvigionamento di acqua potabile nella valle di Timau fino a Tolmezzo, ma anche l'approvvigionamento energetico”. L’ attuale tecnologia non ci permette ancora di conoscere il percorso sotterraneo del Fontanone e questo fatto non ci dà la certezza che un tunnel non comprometta la falda acquifera. Un tale rischio per le infrastrutture è semplicemente irresponsabile e, inoltre, è in contrasto con la direttiva europea sulle acque. La campagna di informazione portata avanti dalla Regione FVG finora è risultata poco seria e priva di dati certi (tunnel solo per residenti e turisti o per i trasporti?) La doppia strategia comunicativa dei sostenitori del tunnel crea intenzionalmente confusione, con l'obiettivo di influenzare il dibattito pubblico e di aumentare la pressione politica. Da un lato si sostiene che il tunnel non sarà destinato al traffico pesante, dall'altro il governo regionale del Friuli-Venezia Giulia stesso lo presenta come un collegamento economico strategico, perciò chiaramente finalizzato al traffico di transito. è evidente che la descrizione del progetto da un lato debba essere “adattato alla logica dei finanziamenti UE”, e dall'altro, si voglia tranquillizzare i cittadini e delegittimare i critici. Inoltre vengono diffusi argomenti che suscitano seri dubbi:
• Si suggerisce che “tutti sono comunque favorevoli”, anche se i risultati della com-
missione bilaterale di esperti che dovranno fornire le basi approfondite per una decisione a livello politico in Italia e in Austria, non sono ancora disponibili1. Di conseguenza, il governo regionale della Carinzia e i sindaci dei comuni interessati non si sono ancora espressi in merito e i cittadini, in mancanza di FATTI concreti, non hanno ancora avuto modo di formarsi un'opinione.
• Inoltre si fa credere che il finanziamento sia “praticamente assicurato”, anche se i fondi dell'UE non sono affatto garantiti. Se effettivamente fosse possibile ottenere un finanziamento dalla Banca europea per gli investimenti, non si tratterebbe di sovvenzioni “a fondo perduto”, ma di prestiti rimborsabili che graverebbero sui bilanci regionali per generazioni.
c o N c LUSI o N e
Il tunnel non è una necessità infrastrutturale di livello europeo, bensì un progetto sovraregionale promosso da una lobby. Nuovi assi di traffico pesante attraverso regioni incontaminate non sono giustificabili. I rischi per l'ambiente, l'acqua potabile, l'approvvigionamento energetico e la trasparenza democratica superano di gran lunga i presunti benefici per ora solo genericamente dichiarati. Il tunnel non è una risposta adeguata alla necessità di un collegamento stradale sicuro attraverso il Passo di Monte Croce Carnico.
c om I tat I e mov I me N t I che S otto S cr I vo N o I l COM un IC at O :
- Comitato alto Bût
- Comitato tutela delle acque del bacino montano del Tagliamento
- Bürgerinitiative Pro Gailtal
- Österreichischer alpenvereinSektion Obergailtal-Lesachtal
- Legambiente Carnia
- Bündnis alpenkonvention Kärnten
- Initiative Stop Transit-Osttirol
- Osttirol natur
- Plattform Pro Pustertal
- Bürgerinitiative Lebensraum Oberes Drautal
- Heimatpflegeverband Pustertal
1. Articolo scritto prima del comunicato ufficiale della Regione FVG del 13/11/2025 pubblicato a pagina 12, relativo agli esiti dello studio di fattibilità per la viabilità del Passo di Monte Croce Carnico. (NdR)
Vita della Comunità
Perchè dire sì al traforo di Monte Croce Carnico
Nelrecente confronto (novembre 2025) tra gli organismi politici e tecnici della Regione FVG e del Land Carinzia sul tema del Passo di Monte Croce Carnico (MCC), è stato formalmente riconosciuto e ribadito che l’attuale tratto di strada della S.S. 52 Bis che sale al Passo non rappresenta una soluzione sostenibile nel tempo, a causa del rischio elevato e permanente di caduta massi dal versante roccioso del Monte Pal Piccolo. Anche l’ANAS ha confermato che l’ attuale strada dovrà essere prima o poi abbandonata e ciò, nonostante i notevoli interventi di risanamento e messa in sicurezza in corso d’ opera, finalizzati a riaprire temporaneamente entro la primavera 2026 il tratto stradale rovinato dalla frana del dicembre 2023. Il sopracitato gruppo di lavoro FVG/K ha confermato l’impossibilità a perseguire l’opzione del Tunnel di base tra Timau e Hofling, lungo 8,7 km, in considerazione del notevole costo di investimento per la realizzazione. Restano quindi due soluzioni, entrambe tecnicamente fattibili, ma con diversi pro e contro, vantaggi e svantaggi, che devono essere debitamente ponderati né per partito preso né sulla base di vaghe considerazioni ideologiche. La prima soluzione (A) è il nuovo tracciato stradale alternativo, che risale al Passo in destra del Rio Collinetta, con un costo preventivato di 148 milioni di Euro. La seconda soluzione (B) è la cosidetta galleria alta, di valico, lunga 4 km, con imbocco Sud a monte della località Laghetti di Timau e imbocco Nord nella valle austriaca del Valentinbach, a valle del cimitero di guerra. Nello stesso incontro bilaterale è emerso che attualmente la strada del Passo di MCC non è inclusa nella Rete Trans Europea dei Trasporti ( TEN -T ), e pertanto sia la strada alternativa sia il tunnel alto non possono essere finanziati con fondi dell’Unione Europea ma solamente con fondi a carico dello Stato Italiano e dello Stato Austriaco, vista l’impossibilità delle Regioni interessate a sostenere tale spesa. Dal confronto delle due soluzioni, il tracciato stradale alternativo (A) è stato considerato come la soluzione migliore e più conveniente e quindi questa dovrebbe essere la prima ipotesi da perseguire secondo alcuni politici locali. Ma, prima che venga adottata la decisione finale, ritengo opportuno precisare e far presente cosa significa tale scelta progettuale in termini di impatto ambientale e paesaggistico sul territorio in esame. Il tracciato stradale alternativo (Variante) comporta la realizzazione di una nuova strada nazionale secondo criteri ANAS, con una carreggiata larga mt 9,5, che si sviluppa a mezza costa su una lunghezza di mt. 3930, con muri di sostegno in cemento armato per oltre 3 km, con due tratti di galleria artificiale, con N. 6 ponti in cemento armato per l’ attraversamento del Rio Collinetta, del Rio Monumenz e di altri piccoli Rii, con un tratto di galleria naturale sul Malpasso per oltre 200 mt., ed infine un via-
dotto in cemento armato per 55 mt sui pascoli di Malga Collinetta prima di giungere al Passo di Monte Croce Carnico. Inoltre va considerata anche la messa in sicurezza per una lunghezza di mt.960 della strada statale esistente tra la località “Casetta in Canadà” ed il III ° tornante, con la costruzione di nuove gallerie artificiali e opere paramassi. In sintesi con la strada alternativa verrebbe cementificato e compromesso gran parte del versante boscato e pascolivo in sinistra idrografica del Rio Collinetta, area che ricade nella Zona Speciale di Conservazione ZSC “Gruppo del Monte Coglians” e nella Zona di protezione Speciale ZPS “Alpi Carniche”. La copertura della spesa necessaria sarebbe interamente a carico della Regione FVG o dello Stato italiano. A fronte della soluzione della nuova strada alternativa (Variante) come sopra descritta, va debitamente considerata anche la soluzione (B) del Tunnel di valico (o Galleria di vertice), con una lunghezza della canna principale di mt.4100 e una lunghezza del cunicolo di fuga di mt. 3900. Nell’area degli imbocchi del tunnel dovranno essere effettuati gli adeguamenti stradali necessari ai fini del raccordo con i tratti di strada esistente sopra i Laghetti. La galleria sarà a traffico bidirezionale, in conformità con la normativa vigente e dovrebbe essere realizzata in 4 anni. Il costo complessivo lordo stimato inizialmente dallo studio ingegneristico GTA nel 2024 era pari a € 230 milioni mentre la Sintesi dello studio di fattibilità FVG/K ha rapportato tale costo al 2035 con un importo pari a € 531 milioni, con una possibile ripartizione dei costi fra Italia e Austria. La Galleria di vertice, rispetto all’opzione del tracciato alternativo, comporta una maggiore affidabilità ed un maggior livello di sicurezza, un minore impatto ambientale ed un notevole contributo allo sviluppo territoriale locale. Il traforo di 4 km consente di evitare il tratto della strada del Passo di Monte Croce Carnico ad alto rischio di caduta massi, riducendo di conseguenza i tempi di percorrenza. Il percorso da Timau a Mauthen, attualmente limitato e reso difficoltoso da rischi naturali diffusi (crolli di rocce e valanghe) e dalle caratteristiche tecniche stradali dei 12 tornanti sul lato italiano e da 2 stretti tornanti sul lato austriaco, necessita di circa 45 min. La stessa tratta, dopo la realizzazione del Tunnel Alto (Laghetti- Val Valentina) verrebbe percorsa in 15/20 minuti

e soprattutto sarebbe totalmente sicura. La futura strada transfrontaliera fra la Carnia e la Carinzia, grazie al traforo, consentirebbe una completa ridefinizione dei rapporti tra le Valli Carniche e Carinziane dal punto di vista della viabilità e soprattutto della economia e del turismo. Inoltre con la galleria di vertice si facilita la realizzazione della intermodalità tra Tolmezzo, Mauthen, Hermagor, Oberdrauburg, anche a mezzo autobus, consentendo la connessione transfrontaliera tra le reti ferroviarie, stradali e ciclabili, nonché un agevole collegamento con gli Aereoporti di Trieste e di Klagenfurt. Per quanto riguarda il pericolo di perdere le acque del Fontanon, si ricorda che a circa 200 mt di distanza da tale sorgente, esiste già da 50 anni il tunnel dell’Oleodotto SIOT, lungo 7 km, seppure con una sezione di soli 10 mq, costruito in tre anni ed inaugurato nel 1965. Anche allora furono debitamente considerate e affrontate scientificamente e tecnicamente le preoccupazioni idrogeologiche, ma, come si può ora constatare, tale tunnel non ha compromesso la funzionalità della sorgente sopracitata che alimenta l’acquedotto di valle fino a Tolmezzo. In ogni caso, le eventuali connessioni idrauliche fra il tracciato del tunnel di valico e il sistema sorgentizio nel bacino carsico di alimentazione della zona in esame dovranno essere oggetto di una idonea e preventiva progettazione idrogeologica e geotecnica, anche alla luce delle tecnologie e delle esperienze similari già acquisite negli ultimi decenni da professionisti tecnici e da ditte specializzate in trafori nel settore alpino (es. Tunnel del Brennero lungo 55 km). I tempi necessari per la progettazione, per la definizione delle procedure fra le Regioni FVG - K e fra gli Stati Italia- Austria, nonché per la realizzazione dei lavori del tunnel, saranno probabilmente di circa 8 anni. E nel frattempo? E se dovesse franare ancora il Pal Piccolo ? Nel frattempo il Passo di Monte Croce deve continuare a vivere ed essere operativo, per cui si dovrà in ogni caso garantire un collegamento viabile stabile e sicuro, anche per quanti lavorano di qua e di là del Passo. è quindi necessario ed urgente che la Regione FVG finanzi e realizzi quanto prima, sul versante in destra del Rio Collinetta, una Strada Regionale di Emergenza, larga 5/ 6 mt, realizzata secondo i criteri di una strada forestale, senza opere impattanti e comunque in grado di collegare il Passo di Monte Croce Carnico con il sistema di viabilità esistente sul fondovalle (Laghetti). Anche i sette Sindaci dei Comuni della Valle del Gail in Carinzia si sono espressi ufficialmente a favore della soluzione che prevede il Tunnel di Valico e la strada regionale di emergenza fra il Passo di Monte Croce ed il fondovalle. Dopo 50 anni di studi, progetti,e accordi andati a vuoto fra le due Regioni confinanti e fra gli Stati Italia e Austria, finalmente è stato dato un segnale concreto e... si intravede una luce in fondo al tunnel. Na-
Vita della Comunità
turalmente parlo a titolo personale ma penso, comunque, di farmi interprete di tanti altri cittadini di Paluzza e della Carnia che credono nel progetto del Traforo, seppure limitato al tunnel di valico, nella comune convinzione che la sua
realizzazione contribuirà a far uscire la Carnia e la Valle del Bût in particolare dall’isolamento e dal “cul de sac” in cui adesso ci troviamo. Non possiamo limitarci alla miope visione di quanti vogliono congelare e mantenere la triste
CoMUNiCATo UFFiCiALE DELLA REGioNE FRiULi
vENEziA GiULiA SULLA
Passo Monte Croce Carnico:
L'assessore e il vicegovernatore Gruber hanno partecipato alla presentazione conclusiva dello studio di fattibilità. Per diversi mesi un Gruppo di lavoro bilaterale istituito dal vicegovernatore della Carinzia Martin Gruber e dall'assessore regionale del Friuli Venezia Giulia Cristina Amirante ha lavorato a uno studio di fattibilità per ampliare, in sicurezza, il Passo di Monte Croce Carnico. Recentemente si è tenuta a Tolmezzo la presentazione conclusiva alla quale hanno partecipato anche i due esponenti politici. Le tre varianti di ampliamento - la galleria di base, la galleria di valico e il tracciato alternativo - nonché il mantenimento del tracciato esistente sono stati esaminati e confrontati dal punto di vista tecnico, economico e della sicurezza, al fine di consentire una valutazione chiara e trasparente. Tale valutazione vede il tracciato alternativo al primo posto. Gli esperti ritengono che anche la costruzione di una galleria di valico sarebbe una soluzione sicura e tecnicamente fattibile, ma difficilmente finanziabile. Sconsigliano, invece, sia la realizzazione di una galleria di base che il mantenimento del tracciato esistente come unica soluzione. Il gruppo di lavoro ha inoltre sondato possibili fonti di finanziamento a livello comunitario. I rappresentanti del Land della Carinzia e della Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia si sono recati insieme a Bruxelles per chiarire le possibilità di finanziamento da parte dell'Unione Europea, di cui si è sentito parlare a più riprese. Nel corso di diversi incontri con i rappresentanti della Banca europea per gli investimenti è stata
G e N ero SI t à per la chiesa
realtà attuale, condizionata dalla mancanza di una viabilità sicura con l’Austria, e riteniamo invece doveroso venire incontro alle esigenze di mobilità delle future generazioni. Paluzza, 21 /11/2025 Matteo De Cecco
viABiLiTà Di MoNTE CRoCE CARNiCo
Amirante, Fvg e Carinzia vagliano
inoltre vagliata la possibilità di ricorrere a dei prestiti rimborsabili. Dal quadro che ora si è delineato, emerge però che il Passo di Monte Croce Carnico non fa parte della rete transeuropea di trasporto (TEN-T) e che pertanto il suo ampliamento non può, attualmente, essere finanziato con fondi dell'UE. "Sulla base dei dati presentati oggi, abbiamo deciso congiuntamente di escludere e, di conseguenza, di non approfondire ulteriormente la variante della galleria di base", hanno affermato Amirante e Gruber dopo l'incontro a Tolmezzo. Si è inoltre concordato di prendere in considerazione la variante della galleria di valico, con costi di realizzazione stimati in 531 milioni di Euro e una durata dei lavori di quattro anni, solo se i due governi nazionali, austriaco e italiano, si impegneranno a finanziarla. "Il Friuli Venezia Giulia e la Carinzia non potrebbero far fronte da soli alla costruzione della galleria di valico. Sebbene tale soluzione sia, in linea di principio, realizzabile dal punto di vista tecnico, il rischio finanziario per le nostre due regioni sarebbe troppo elevato", hanno dichiarato i due politici competenti in materia. Si è quindi concordato di discuterne un'ultima volta con i rispettivi ministeri. Una situazione simile si presenta anche per il tracciato alternativo che richiederebbe anch'esso un finanziamento nazionale, sebbene in misura minore: i costi stimati ammontano a 150 milioni di Euro. A tal fine, ad Anas, presente all'incontro in quanto ente gestore della SS52bis in Italia, è stato richiesto di predisporre la documentazione necessaria per ulteriori interlocuzioni in merito al finanziamento a livello
Fam. Barirussio- Cobelli 100,00; N.N. 400,00; Franca Temil 30,00; N.N. 100,00; Piero Puntel 30,00; N.N. 20,00; N.N. 40,00; Primo Scarabelli 20,00; I cresimandi 725,00; Arrigo e Mirella Craighero 50,00. tot. E 1.515,00 per la chiesa di S. Daniele Coetus S. Hylarii 105,00; + In memoria Flavio e Maria Maier 50,00; Paola De Franceschi (TO) 100,00. tot. E 255,00 bollettino parrocchiale
Don Luigi Colmano (Frisanco) 50,00; Amelio Tassotti (F) 50,00; Fam. Maieron (USA) 75,00; Enzo Englaro Grecu 50,00; Dalla vendita n° 84: Casteons 424.70 - Paluzza 741,50 – Naunina 120,00 – Rivo 450,00; Off. Varie 130,00; N.N. 30,00; Paolo e Marisa De Franceschi (Canada) 100,00; Roberto Duzzi (UD) 30,00; Natale Seifert (PD) 50,00; Roberto Carraro 50,00; Claudio Calandra 50,00; Luisella Calandra 50,00; Rosanna De Franceschi (NO) 20,00; Giuliano De Franceschi (AO) 20,00; N.N. 30,00; Dina Di Centa (Martignacco) 50,00; M. Teresa Brunetti (PD) 90,00; Emilio Rosso (Fagagna) 50,00; Rizzieri Englaro (TS) 50.00; Franz Micolino (Lux) 100,00; Giusto De Franceschi (Roma) 25,00; Bruno ed Elsa Jacumin (Monfalcone) 20,00; Ildegard Steinhoff
soluzioni
nazionale. Su tale punto l'assessore Amirante ha ribadito che la posizione del FVG, come sancito nell'incontro di settembre 2025 con tutte le categorie economiche, presenti i sindaci del territorio, è favorevole alla soluzione della galleria di valico in quanto più sostenibile e soprattutto più sicura e che permetterebbe una apertura 365 giorni l'anno 24 ore su 24. È stato altresì concordato di istituire un gruppo di lavoro tecnico permanente con rappresentanti delle due regioni e di Anas per preparare e coordinare congiuntamente tutte le ulteriori fasi di pianificazione. Gruber e Amirante hanno ringraziato il Gruppo di lavoro per aver predisposto, in modo dettagliato, la documentazione tecnica e tutte le parti interessate, da Vienna a Roma fino a Bruxelles, per l'impegno profuso volto a trovare delle possibili soluzioni. "Ora disponiamo di una base di valutazione chiara che ci ha consentito di concordare i prossimi passi da seguire. Una cosa è certa: la Carinzia e il Friuli Venezia Giulia continueranno ad agire e decidere congiuntamente in merito a questo tema", hanno concluso Gruber e Amirante. L'obiettivo principale rimane quello di non creare una nuova via di transito, bensì di garantire un'infrastruttura moderna e sicura per le aziende e la popolazione del territorio.
articolo pubblicato sul sito web della Regione FVG, 13.11.2025 - 17:18 (http://www.regione.fvg.it/rafvg/giunta/comunicati.act?dir=/rafvg/cms/RAFVG/Giunta/ Amirante/comunicati/&ass=C08)
25,00; Valter Englaro (Venzone) 50,00; Manlio Vanino (PN) 50,00; Fausto Busin (Falcade) 50,00; Loretta Maieron (Arta) 20,00; Fausto Englaro (Roma) 40,00; Maria D’Odorico 20,00.
tot. E 3.161,20
In occasione
Battesimo di Alma Soave 100,00; Battesimo di Ludovica Cescutti 250,00; Battesimo Nora Marconi 150,00; 50° di Matrimonio Marco e A.Rosa Englaro 100,00. tot. E 600,00
In morte
+Ivana Cimenti 200,00 i cugini, 100,00 i familiari; + Gina Englaro 100,00; + Maria Anna Englaro 50,00; + Mario De Franceschi 100,00; + Maria Delli Zotti 50,00; + Lucia Flora 100,00; + Rinaldo Toch 150,00.
tot. E 850,00
In memoria
+ Defunti 1951 (i coetanei) 100,00; + Irene De Conti 100,00 (figlia Jamila); + Mario Maieron (Mizze) 40,00; + Antonio Englaro 100,00; + Adriano e Irene Puntel 200,00.
tot. E 540,00
a don Beppino
Alla S. Messa in S. Giacomo 90.15; Graziella Dell’Oste 100,00. tot. E 191,15
Le nostre Associazioni
La fisarmonica del maestro Fabio Ceccarelli: musica senza confini a Kötschach e a Paluzza
La fisarmonica ha sempre avuto un posto speciale nelle nostre vallate alpine: la sua voce calda accompagna da generazioni feste, incontri, memorie. è un simbolo di cultura, di tradizione e, soprattutto, di comunità. Anche nelle comunità transfrontaliere della Carnia e della Carinzia, questo strumento rappresenta un legame profondo, un linguaggio comune che unisce popoli e storie. Per questo il Circolo Culturale Enfretors ha voluto celebrare la sua forza evocativa invitando un artista di fama internazionale, il maestro Fabio Ceccarelli, protagonista di un evento culturale e musicale che ha abbracciato i paesi di Paluzza e Kötschach-Mauthen. Grazie al sostegno dell’Assessorato alla Cultura della Regione Friuli
Venezia Giulia e del Comune di Paluzza, il Circolo ha organizzato due serate indimenticabili: il 7 agosto presso il Duomo di Kötschach, e l’8 agosto al Teatro Daniel di Paluzza. Le note della fisarmonica del maestro Ceccarelli hanno incantato il pubblico, che ha risposto con entusiasmo e partecipazione, rendendo evidente quanto la musica sappia toccare le corde più profonde dell’animo. Dopo diciassette mesi di isolamento tra la Carnia e la Carinzia, a causa della frana del Monte Pal Piccolo del 1º dicembre 2023 che aveva interrotto la strada del Monte

Croce Carnico, l’estate del 2025 ha portato con sé la riapertura tanto attesa del passo. Con essa, è tornata la possibilità di incontrarsi, di guardarsi negli occhi, di condividere. Così, le popolazioni delle due valli si sono riabbracciate in musica, in occasione dei concerti dal titolo “Musica senza Confini – Musik ohne Grenzen”, organizzati dal Circolo Culturale Enfretors di Paluzza : un omaggio alla ritrovata unità e alla forza dei legami che superano ogni barriera. La musica, linguaggio universale e senza frontiere, ha dato voce allo spirito di fratellanza e amicizia che da sempre anima le nostre genti carniche e carinziane. Questi incontri sono stati anche un segno di continuità e di speranza, un modo per rinnovare lo spirito che negli anni Ottanta diede vita al gemellaggio tra Paluzza, Kötschach-Mauthen e Oberdrauburg: un ponte di cooperazione che negli ultimi tempi aveva perso slancio, anche a causa delle difficoltà nei collegamenti stradali. Il grande successo dell’iniziativa, resa possibile grazie al supporto organizzativo del maestro Massimo De Franceschi e dell’Associazione austriaca Bergsteigerdorf, ha confermato una verità semplice e luminosa: la musica costruisce ponti e mantiene vivo lo scambio culturale. Matteo De Cecco
L’organo del Duomo di Paluzza: una serata di musica ed emozioni con il maestro Banelli
èdomenica 14 settembre a Paluzza. Alle 20:30, il Duomo si riempie di suoni: le prime note del maestro Giuliano Banelli si diffondono tra le navate, accendendo un’atmosfera densa di attesa e di meraviglia. Dopo gli interventi di Matteo De Cecco, presidente del Circolo Culturale Enfretors, di Paola Monai per l’Amministrazione comunale e del padrone di casa don Tarcisio Puntel, il pubblico è stato trasportato in un viaggio musicale travolgente. Le mani del maestro scorrevano sull’organo Zanin, un gioiello di tre tastiere, trentacinque registri e oltre duemila canne: un’orchestra intera racchiusa in uno strumento. Il programma ha spaziato dal barocco di Bach al classicismo di Mozart, fino ai toni romantici di Gigout, Rheinberger e Bossi, per approdare al Novecento di Dupré e Vierne. Banelli ha aperto con la Fantasia e fuga in sol minore BWV 542 e il corale Herzlich tut mich verlangen BWV 727 di Bach, seguiti dalla maestosa Fantasia in fa minore K 608 di Mozart. Durante l’intervallo, il giovane Emanuele Screm, allievo del maestro, ha emozionato il pubblico con Toccata II di Thomas Åberg, brano di studio per l’ammissione al Conservatorio “Jacopo Tomadini” di Udine, poi brillantemente superata. La seconda parte è stata un crescendo: la Toccata di Gigout, la Vision di Rheinberger, il vigoroso Prélude et
fugue en si mineur di Dupré, il raffinato Chant du soir di Bossi e, in chiusura, il travolgente Final dalla Prima Sinfonia di Vierne. Il pubblico, rapito, ha chiesto a gran voce un bis: Banelli ha risposto con la celebre Toccata dalla Quinta Sinfonia di Widor, accendendo l’entusiasmo di tutti. è stata una serata indimenticabile, in cui la musica ha colmato il cuore e l’animo dei presenti.
Un sentito ringraziamento al Duomo di Paluzza, che il prossimo anno festeggerà il suo centenario, a don Tarcisio Puntel per l’ospitalità e a Gianbattista Muser, di Tele Alto Bût, che ha registrato e pubblicato il concerto sul suo ca-

nale YouTube. Il maestro Banelli, a fine serata, ha lasciato al pubblico una riflessione che ne riassume l’essenza: “Perché andare a sentire un concerto d’organo in chiesa? Nonostante l’ambiente sacro o religioso, che può piacere o meno, un organo è come un’orchestra: può esprimere un’infinita gamma di colori e suoni e, nell’acustica della chiesa, la musica diventa mistica e coinvolgente, come una sorta di meditazione. Esperienza sicuramente da provare e vivere.” L’evento è stato anche occasione per ricordare due figure fondamentali della storia musicale di Paluzza: don Mario Monaco, che nel 1964 acquistò il primo organo Zanin poi rinnovato nel 1991, e il maestro Mario Lazzara, che per oltre cinquant’anni ha sostenuto la vita musicale e liturgica della comunità. Grazie al loro impegno, dopo il terremoto del 1976 fu possibile ricostruire l’impianto organistico e aggiungere il Terzo Organo Positivo, ispirato agli strumenti del Settecento, rendendo possibile l’esecuzione di repertori di ogni epoca, spesso accompagnati dalla Corale del Duomo. Oggi, questo strumento straordinario, tra i più pregevoli dell’arcidiocesi di Udine, continua a essere orgoglio e simbolo di Paluzza, custode di una tradizione musicale che merita di essere tramandata e vissuta nel tempo.
Matteo De Cecco
Le nostre Associazioni
Lunari 2026: Paluce 1960-2025
Sarà presentato giovedì 18 dicembre 2025, alle ore 18, presso la vecchia chiesa di San Giacomo di Paluzza, il nuovo Calendario 2026 proposto dal Circolo Culturale Enfretors, meglio noto come “Lunari 2026 di Paluce”. La XV edizione del Lunari 2026, intitolato “Paluce 1960-2025”, riporta i disegni delle case storiche di Paluzza fatti dal compianto Alfio Englaro negli anni Sessanta, come appaiono nel libro “La Placiute”, da lui scritto nel 2001, nonché alcune immagini significative del paese di Paluzza tratte dai quadri di Giuseppe Macor. Accanto ai disegni di Alfio ed ai quadri di Macor, abbiamo voluto riportare alcune vecchie
PALUCE


fotografie di Carlo Cimenti e le recenti fotografie di Bruno Del Bon e di Marzio Lazzara, relative agli stessi scorci visivi, che ci fanno capire la attuale realtà edilizia ed urbanistica di Paluzza rispetto al passato. Tali immagini ci inducono ad un confronto e ad una riflessione su come è cambiato il nostro paese e su quanto abbiamo perso in questi ultimi 50 anni. Alfio Englaro, evocatore di ricordi e osservatore acuto, da bravo disegnatore cui non sfuggiva alcun particolare, con i suoi schizzi a matita e con le sue considerazioni profonde, ha saputo descriverci non solo come era la realtà sociale del nostro paese, ma anche come erano strutturati e costruiti i borghi e le case di Somavile e di Paluce. Una realtà che purtroppo abbiamo perso dopo il terremoto del 6 maggio 1976, per cui, usando le parole di Alfio, “nulla fu come
prima…”. E poiché la tipologia architettonica di Somavile di Paluce negli anni Sessanta era comune a quella di tante altre borgate della Carnia, il confronto appare logico estenderlo come provocazione a tanti altri paesi della Carnia... nel tentativo di contribuire a ricostruire o almeno in parte a recuperare la bellezza delle nostre vecchie borgate carniche. Inoltre sullo stesso Calendario abbiamo ritenuto opportuno riportare alcuni passaggi storici scritti da Alfio Englaro, da cui possiamo meglio capire e scoprire il nostro paese di una volta, quali: “I Lûcs di un viaç”, “I Mangjâs di un viaç”, “Las Famees di Paluce di un viaç”, “I Zûcs di une volte”. Un tanto, anche per sottolineare l’importanza di un recupero, almeno lessicale, delle tradizioni da trasmettere alle future generazioni.



Matteo De Cecco
Foto Marzio lazzara
Il personaggio
Una passione lunga una vita Alvio ortis “il Pitôr”

La prima volta che sono andata nella bella casa di Alvio Ortis, a Casteons, conosciuto come ALVIO IL PITÔR, sapevo della sua grande passione per l’intaglio del legno ma mai avrei immaginato di trovare un numero così grande di capolavori. Maestro nel suo lavoro di pittore decoratore e maestro nel lavorare il nobile materiale.
Già guardandomi attorno, nell’ampio giardino, sono rimasta affascinata dalla bellezza e dalla diversità delle figure intagliate che punteggiano l’intera area: partendo da quella a grandezza naturale che rende omaggio al mestiere esercitato per moltissimi anni, passando poi alle ancone religiose, di pregevole fattura, agli alberi i cui tronchi non potevano non ispirare Alvio, agli stemmi… l’elenco sarebbe lungo e non renderebbe giustizia alla magia del luogo. Un’attenta osservazione richiederebbe parecchio tempo ma ne varrebbe sicuramente la pena: un museo di intaglio a cielo aperto!
Varcare la soglia di casa, poi, è stato come entrare in un’altra dimensione, dove regnano l’arte, la meraviglia e tutto parla del padrone e della sua eclettica abilità. Non c’è angolo dove non si possano ammirare i suoi manufatti, accuratamente scolpiti in ogni particolare, con un senso artistico ed una sensibilità rare. Lampadari, magnifiche cornici per specchi, scrigni generosamente lavorati, cassapanche ispirate a quelle conservate nel Museo Carnico di Arti Popolari
di Tolmezzo, momenti di vita personale eternati nel legno, testiere di letti, ante di armadi… C’è da perdersi nell’osservare tutto e i complimenti che rivolgo ad Alvio mi sembrano quasi banali e non esprimono pienamente l’ammirazione che sento verso questa sua “Arte” (perché è ciò di cui sto parlando). Con modestia, quasi senza la piena consapevolezza delle sue notevoli capacità, amando e ricordando la genesi di ogni sua creazione, mi guida nelle stanze della sua casa che, parimenti al suo giardino, definisco un’esposizione permanente.
Con attenzione e grande memoria, Alvio sa dare collocazione temporale ad ogni suo oggetto e ne parla con l’amore che gli artisti riservano a ciascuna opera, indistintamente.
Uno dei lavori che ha attirato molto il mio sguardo è stato quello del soffitto a cassettoni del soggiorno: ogni riquadro è dedicato ad un lavoro che si praticava un tempo in Carnia: il cramâr – venditore ambulante il gue – arrotino il menau – boscaiolo il fâri – fabbro e molti altri….
Un soffitto che illustra un pezzo di storia popolare locale. Sopra il lampadario, in un tondo, campeggia la scritta: MISTÎRS – TRADIZIONS E LAVÔRS DI UNE VOLTE
Per questa realizzazione è stato necessario un anno di intenso lavoro.
L’idea di intagliare i tronchi degli alberi in giardino è scaturita durante il periodo del COVID anche perché era difficile reperire il legno di noce: è stata per lui un’ottima distrazione da tristi pensieri. A lui particolarmente cara, la statua lignea della mamma, in grandezza naturale, immortalata con la gerla della legna sulle spalle. Dopo questa mia doverosa introduzione, passo ad ascoltare, dalla viva voce di Alvio, la narrazione che ripercorre l’intera sua laboriosa vita.
Sono nato a Casteons, il 1° dicembre 1941, i miei genitori erano Giovanna De Franceschi e
Giacomo Ortis. Terminati gli studi professionali a Paluzza, nonostante fossi bravo, i miei ritennero più utile avviarmi ad un lavoro.
Mio fratello Attilio (Tilio), di 9 anni maggiore di me, esercitava già il mestiere di pittore edile ed io andavo volentieri a dargli una mano perché mi piaceva. Fu proprio allora che nacque il mio amore verso questa professione.
Purtroppo, vittima di un grave incidente in moto, Attilio dovette abbandonare il lavoro; conosceva un certo Faleschini al quale chiese di accettarmi come garzone: purtroppo lui non accoglieva ragazzi al di sotto dei 15 anni e così dovetti rivolgermi altrove.
Durante un intero anno lavorai come commesso nel negozio di alimentari di proprietà di Angelo Ortobelli Scaffidi, a Paluzza, e non mi trovai affatto male, anzi mi ha aiutato a crescere. All’età di quindici anni fui accettato, per fare praticantato, a Tarvisio, dal signor Faleschini Giacomo di Treppo, verso il quale nutro tutt’ora un profondo rispetto perché seppe far crescere in me la passione verso il mestiere, insegnandomi con rigore e pazienza.
Non nego che furono anni di sacrificio ma mi fornirono delle ottime basi di partenza. Rientrato in paese a 18 anni, ebbi il coraggio (e forse la lungimiranza) di mettermi in proprio e, quasi subito, presi con me due giovani garzoni. Da uomo saggio qual era, il Faleschini, subito mi consigliò l’iscrizione all’Unione Artigiani; allora, però, essendo ancora minorenne (la maggiore età cadeva al compimento dei 21 anni), avevo bisogno dell’autorizzazione dei genitori e mio papà non era propenso; alla fine, dietro insistenza di mia mamma, capitolò e mise la firma sui documenti: ero pronto ad iniziare la mia “avventura” lavorativa come pittore decoratore in piena regola.
A tal proposito voglio raccontare un simpatico fatto accadutomi, anche a riprova dell’incoscienza giovanile e dell’arte dell’arrangiarsi. Un giorno (allora possedevo una LAMBRETTA) dovendo sbrigare un lavoro a Timau e non

Alvio Ortis nel giardino di casa accanto alla statua della mamma
Il personaggio
avendo altro mezzo, armato di secchi di pittura e scala, caricai i due garzoni e ci avviammo. Sfortuna volle che, lungo il rettilineo del Moscardo, venissimo intercettati dai Carabinieri. I due tutori dell’ordine, trattenendo le risate, intimarono a uno di scendere e mi lasciarono proseguire: scomparsi dalla nostra vista, feci risalire il ragazzo e riprendemmo la via senza conseguenze.
Tra un lavoro e l’altro, il mio mestiere cominciava a decollare e le chiamate aumentavano, grazie alla fama di gran lavoratore, puntiglioso e puntuale che mi ero guadagnato.
Quello fu un periodo particolarmente fortunato per me perché, a Cleulis, all’età di 24 anni, conobbi una bella ragazza che mi fece innamorare e non me la lasciai scappare: di lì a breve portai all’altare Concetta Puntel. Il tempo mi ha confermato la bontà della scelta perché, ancor oggi, nutriamo amore e rispetto l’un l’altro e abbiamo festeggiato il 60° anniversario di matrimonio. Abbiamo avuto 4 figli (Iris, Susy, Rosy e Giovanni), 7 nipoti e 1 bisnipote L’anno successivo al matrimonio abbiamo cominciato a costruire la nostra casa e, dopo anni di duro lavoro sono riuscito a portarla a termine; ci ho messo tutto il mio impegno, utilizzando largamente il legno, dentro e fuori, abbellendola con cornici ed intagli in abbondanza.
Abbiamo goduto ogni attimo trascorso in questa casa e, sperando in un aiuto dall’“Alto”, avremo ancora qualche anno davanti a noi.
Chiusa la parentesi sentimentale, torniamo al mio racconto di vita.
Il lavoro continuava ad aumentare e dovetti assumere dei collaboratori, il raggio d’azione veniva allargandosi, cominciava a ripagarmi dei sacrifici, della fatica (esistevano poche domeniche e le ore di lavoro giornaliero erano tante, ma quando si lavora con passione e perizia, i riconoscimenti non tardano ad arrivare e la fatica pesa molto meno).
Devo aggiungere che sapevo caratterizzare il lavoro aggiungendo il “tocco dell’artista” che consisteva nel dipingere, specialmente sulle facciate delle case, fiori, animali e scorci della nostra terra. All’inizio dipingevo solo fiori di montagna (di mia libera iniziativa) e poi, su richiesta, stemmi, paesaggi, meridiane… (una di queste si trova su una facciata della chiesa di S. Maria a Paluzza).
Ancor oggi potete vedere, in molti paesi limitrofi e anche più lontani, queste particolarità pittoriche.
Mi furono affidate le tinteggiature di alberghi (come ad Arta) per poi raggiungere sedi via via più lontane: il lavoro era tantissimo ma cercavo di accontentare ogni richiesta che mi veniva fatta. Ho lavorato un po’ ovunque, dalle nostre zone fino ad arrivare a Udine, Trieste, nella Bassa friulana, in Cadore e persino Oltralpe. Ebbi la fortuna di ingraziarmi anche le monache che mi affidavano i loro conventi da “rinfrescare”: partendo dalla sede situata a Zovello, passando poi per Udine, Trieste… Per regola, le religiose non avrebbero potuto ospitare a dormi-




re degli uomini ma per noi facevano uno strappo, riconoscendoci persone oneste ed affidabili: ora che il tempo è passato, posso raccontarlo. E il ruolo di mia moglie Concetta?
La sua fedele presenza, come intelligente collaboratrice, ha permesso che potessi affermarmi in un lavoro che, ormai, assorbiva la maggior parte del tempo. Durante le mie assenze, come un ottimo capitano di vascello, ha saputo governare e portare avanti la casa e i figli come poche altre avrebbero saputo fare. Le dico “GRAZIE” con un affetto che va avanti da sessant’anni ….e più!
E così ho lavorato per più di 45 anni ed ho avuto la soddisfazione di veder proseguire mio figlio
Giovanni sulla mia stessa strada.
Vengo ora a parlarvi di una mia grandissima passione: quella dell’intaglio del legno.
Fin da bambino mi ero avvicinato a questo hobby seguendo un corso di intaglio con il maestro Morocutti Paolo, ebanista di Treppo Carnico: il locale dove si tenevano queste lezioni era stato concesso dal signor Leone De Franceschi “Leo”.
Il lavoro ha poi distolto la mia attenzione da questo ma, sotto la cenere, la “brace” ardeva sempre..
Dopo il pensionamento, nell’anno 2000, ho aderito ad un corso organizzato dall’UTE di Udine e da quel momento in poi, la passione per l’intarsio del legno è riemersa con tutta la sua forza e non mi ha più lasciato. Ogni giovedì, da settembre a maggio, per 7 anni, mi sono recato a Udine in un laboratorio improvvisato situato di fronte alla stazione ferroviaria.
Il nostro maestro fu il signor Luigi Di Luc, che aveva lavorato a lungo nella FIAT a Torino distinguendosi in modo particolare, tant’è che lavorò, poi, sempre per questo marchio, in tutta Italia; venne insignito della medaglia d’oro come Cavaliere della Repubblica Maestro del Lavoro.
Era un personaggio straordinario dotato di grande talento nell’intagliare il legno: ha saputo incrementare la passione di ciascuno di noi ma, soprattutto, ha saputo creare un’adesione di gruppo in modo tale che lo stare insieme ci facesse crescere come artisti e come amici. Questo non è un modo di dire perché anche dopo i 7 anni di corso, abbiamo continuato a trovarci finchè età e salute ce lo hanno permesso. Il nostro indimenticabile maestro (insegnò intaglio per 25 anni) è morto dopo aver superato i novant’anni: era ancora lucido, vigoroso, tant’è che si presentò ad una mostra in Carnia a bordo di una moto, ad un’età in cui i più ciabattano per casa e non varcano la soglia.
Se non si fosse creata fra noi questa splendida intesa, credo avrei abbandonato il corso, anche se spinto da grande passione.
Assieme ai miei amici organizzavamo (anche dopo la fine del corso) cene, incontri, viaggi e, annualmente, una visita ad una mostra culturale: un sodalizio raro.
Abbiamo avuto insieme a noi un personaggio che moltissimi hanno conosciuto: il primario del reparto di Otorinolaringoiatria di Tolmezzo,
Il personaggio
il dottor Casatta. Fedele al suo personaggio di uomo taciturno, che incuteva quasi timore, in breve tempo si è trasformato, parlando volentieri e sfatando i pregiudizi. Con le sue grandi mani, si dimostrò abilissimo, non solo nel compiere delicati interventi chirurgici ma anche nello scolpire volti (certamente aiutato in questo dalle sue conoscenze dell’anatomia); realizzò un lavoro nel quale riprodusse il volto di un nipotino, lasciandoci tutti ammirati. Mentre frequentavo il corso a Udine ho scolpito in un tronco di noce, un bel Gesù Bambino delle dimensioni di oltre un metro; il mio maestro, che già partecipava alla mostra del Presepe di Villa Manin di Passariano, apprezzando il mio lavoro, ha voluto che partecipassi anch’io. Per tre anni consecutivi ha esposto i miei lavori più belli a fianco dei suoi e alle premiazioni ci chiamavano assieme: lui era orgoglioso di presentare uno dei suoi allievi più promettenti ed io ancor più fiero di essere accanto a lui.
Questo gruppo si è dimostrato fondamentale nel migliorare le nostre capacità e, soprattutto, nel farci scoprire l’importanza dello “stare insieme” in modo sincero ed arricchente.
Grazie a tutti voi, “ovunque” siate ora perché rappresentate una sezione bellissima della mia vita!
Con mio grande rammarico, per motivi di salute, non ho potuto più coltivare questa passione e guardo spesso il mio bel laboratorio, a fianco di casa, nel quale “scomparivo” per intere giornate per intagliare. L’ultimo mio lavoro è stato quello della riproduzione dell’”Allegoria nuziale” del Gianbattista Tiepolo e reca la data del 1.12.2022, quella del mio 81° compleanno. Non posso dire di non essermi ritagliato, annualmente, uno spazio dedicato interamente a


me e a mia moglie Concetta perché, lungo gran parte della mia vita ho coltivato anche un’altra grande passione: quella dei viaggi. Non si può solamente lavorare senza concedersi qualche bella gratificazione, altrimenti nella vita perderemmo dei momenti che non hanno prezzo. Abbiamo viaggiato e visitato moltissimi paesi esteri, dall’America, ai Paesi nordici, a quelli asiatici, senza tralasciare l’Europa e l’Africa… insomma, siamo stati dei “giramondo” e il piacere che ne abbiamo tratto si rinnova ogni volta nel ricordo e suscita solo belle sensazioni. Quando, per caso, alzo lo sguardo verso una
Par aLVIO arTIST DI GranT VaLÔr
Un museo la biele cjase, dal zardin za si palese, un grant numar di scultures: da un artist, tante sorprese. Cuant che Alvio vierç la sô puarte e cji invide dopo a entrâ dut cjacare di bravure e palese la sô art. Un tesaur di art fine, al è un poç plen di culture, un om sempliç cun tant cûr, Alvio, artist di sô nature. Om provât da tant lavôr, un artist dotât di vene, fûr di un çoc un lampadari, cassepanches, cofanets e di intais la cjase a è plene! No si salvin nencje i troncs vîfs, cuant che i pete sù la idee, cence ombre di strachece, al lavore dîs e dîs. I tesaurs denti da cjase puartin lustri pal paîs: Testeons a lui si inchine, la sô int e ducj i amîs. Frut di amôr la sô sculture, laudìn l’om, la sô bravure.
Odorico Mattia
facciata e vedo il mio nome scritto sotto una raffigurazione, mi sento soddisfatto, perché penso di aver lasciato un segno positivo dietro a me. Ugualmente, quando osservo un mio lavoro di intaglio nel legno, so con precisione il periodo in cui l’ho realizzato, il motivo per cui ho scelto di farlo, il tempo impiegato e, poiché ha assorbito ore ed ore delle mie giornate, mi lega un affetto speciale ad ogni mia creazione.
Una vita piena, quella di Alvio Ortis, vissuta nel segno della famiglia, del lavoro, dei viaggi e della passione per l’intaglio.
Per tutte le sue pregevoli opere non ci sarebbe collocazione migliore che quella di un museo locale: sarebbe un fiore all’occhiello per la nostra comunità di Casteons. Ho un’idea che si affaccia spesso alla mente ed è quella che, una volta ristrutturata Casa Maier a Casteons, possano essere adibite a museo popolare alcune stanze: il materiale di certo non mancherebbe.
Mentre fuori piove a dirotto, io, Alvio e Concetta ci siamo persi sul filo della memoria e le ore sono volate.
Sono molto contenta che abbia accettato di raccontarmi la sua vita e, soprattutto di avermi fatto “da Cicerone” nelle stanze di casa sua, facendomi partecipe dei frutti della sua maestria. è bello poter “entrare”, con rispetto e delicatezza, nella vita delle persone e ripercorrerne il cammino assieme: si riescono così a coglierne gli aspetti umani, talvolta di spessore, che altrimenti si perderebbero e che non si avrebbe occasione di conoscere, impegnati come siamo a vivere un po’ chiusi entro i nostri “confini”, sempre più stretti. Grazie ad Alvio e Concetta.
Patrizia Craighero

Alvio e Concetta nel giorno del loro 60° anniversario di matrimonio
Storia nostra
Ferdinando II d’Asburgo (Graz 1578-1637) S
Noi Ferdinando ii imperatore Romano della Germania
Però devono i più volte nominati FRATELLI DE BARBAZETHO diligentemente ricordarsi che essi in base a questa nostra imperiale libertà e grazia non hanno il diritto di conferire la nostra aquila imperiale e regia nei stemmi e fregi ereditati da altri principi, conti e baroni o qualunque sia di persona, ne una ne più corone sullo Stemma, volendo riservare questa grazia esclusivamente per noi, però conferiamo ad essi la nostra autorità e podestà che essi possano per tutti possibili privilegi, strumenti, documenti, lettere e scritti di qualunque genere, da qualcheduno sono pregati fare una o più copie di vidimarle e di legalizzarle coll’imprimere l’attacarvi il loro sugello, alle quali copie e vidimazioni devesi prestare perfetta fede in giudizio e fuori di esso nello stesso modo come se fossero vidimate e legalizate da un principe, prelato, Conte, barone, tribunale o qualunque altro giudizio, per maggior riconoscenza de servizi prestati da
NICOLA DE BARBAZETHO

abbiamo fatto a lui e suo fratello PIETRO questa grazia e data la libertà che ambidue, come pure gli eredi naturali di PETRO, i loro eredi di eredi, di ambidue i sessi per ora ed in eterno possano portare e servire traverso noi a chichesia che abbia dignità a rango in tutti i loro discordi, scritto, sigilli, timbri, azioni, affari e uffici nulla eccettuato, il nome del loro podere ereditario paterno PRUN con il quale titolo vanno chiamati da noi a chichesia che abbia dignità o rango, in tutti i loro ricorsi, scritti, titoli, sugelli, timbri, azioni, affari ed uffici il nome del loro podere ereditario paterno PRUN col quale titolo saranno chiamati da Noi e da chichesia Temuti onorati con questo titolo in qualunque sia di luogo ed azione, affari ecclesiastici e secolari, che essi possano e vogliano usare in avvenire in ogni cosa, il grande e piccolo sugello e ciò non imposito da alcuno. Affinché il già più volte nominato
NICOLAUS DE BARBAZETHO possa sentire maggiormente la nostra benevolenza, lodi diamo a lui ed al predetto suo fratello PETRO, ai suoi eredi naturali, ed eredi di eredi essere per autorità imperiale e da Regnante in forza di questa lettera la special grazia e libertà là dove si offrisse l’occasione essi fratelli possano e vogliano stabilire per ora e per sempre in città, villaggi, borghi oppure in campagna del nostro Santo Impero, nei nostri reami ereditari, Principati e provincie e rimanere nella propria casa focolare, che sé volessero quanto loro piace portarsi coi loro averi, servitori, pezzi di rame, famigliari e parenti, in città, borghi, villaggi o campagna e dimorarsi assieme alle loro mogli, figli, servi e rimanere nella loro casa e focolare, anche essendo stati domiciliati in altri luoghi volessero cambiare Città Comune o paese abbiano da promettere loro che prendano dimora assieme alle loro mogli eredi naturali attuali e futuri e loro eredi di eredi, non solo coi loro famigliari ma anche cogli eredi naturali di questi, e cogli eredi degli eredi, e con tutti i loro averi, nulla eccettuato che non venghano disturbati ed impediti in qualunque luogo volessero entrare, dimorare e prendere domicilio anzi che ogni volta piacesse loro di portarli in qualunque di quelli luoghi, per prendere il loro denaro siano rispetati da tutti gli Uffici attuali e futuri bassi ed alti, siano uffici civili od altri, quali sarebbero il borgomastro, Giudice, Consigliere di Tribunale e di Legge ed a tutti gli altri Uffici Amministrativi e d’Amministrazione, di sorveglianza di figli adottivi e tuttele o simili e di qualunque nome nulla eccettuato siano liberi, KUMPF (combattimento) in tutto e per tutto anche se loro piace e loro è comodo, di abbandonare il luogo senza alcun compenso o qualunque impedimento siasi, sarà però loro obbligo se acquistando in tali luoghi città, borghi o villaggi dei beni civili comprandoli o sé questi passassero in loro possesso per altre vie legali cose che potrebbero fare senz’alcun impedimento di pagare le prescritte prediali e tasse potendo
allora possederli e tranquillamente goderli e potranno anche allora sentenziare e giudicare in quei beni civili che loro li volesse contestare tuttavia non potranno essere tenuti di diventare cittadini contro la loro volontà e di adempiere al loro dovere di cittadini, ma egli
NICOLAUS
deve, come pure il suo fratello PETRUS, le loro mogli e loro figli naturali, ed i loro eredi d’eredi assieme alle loro servitù famigliari e parenti esser libberi da tali giurisdizione civile, ed essi due fratelli non sono tenuti di comparire dinanzi nessuna Autorità Altra che la Nostra, dei nostri successori nel Governo oppure dinnanzi alle più alte Autorità del paese dal quale dipendono per giustificarsi e a farsi giudicare.
Essi possono e vogliono portarsi anche dalle stesse Città, o borghi ogni volta e quando loro piace con tutto quello che ad essi appartiene in altri luoghi senza esser disturbati o sciolti dai loro uffici senza essere tenuti di pagare per la loro uscita o entrata alcuna tassa o tassa supplementare, sia per i loro capitali sia per i loro beni mobili, ed immobili per la loro rendita o per qualunque altro credito in qualunque luogo quelli beni possano essere situati ed essere libberi e non impediti da alcuno di portarsi secondo il loro compiacimento in qualunque luogo e dimorarvi mantenendo, facendo uso e godendo di tutte le libertà, licenze EXEMPTSEMEN (esenzioni?) qui sopra nominate. E nel caso che le città, villaggi e borghi avessero da noi e dai nostri Antenati dell’Impero da Casa d’Austria, la concessione che nessuno possa prendervi domicilio od avere libbero passaggio oppure che da noi e da nostri antenati dell’Impero questi luoghi possedessero, tali privilegi, di non permettere ad alcuno d’andare ad abitarvi e che perciò i due fratelli BARBAZETHO fossero tenuti al pagamento di tasse od altro, tuttavia vogliamo che di tali libertà, Statuti ed abitudini non siano collocati i più volte nominati il nostro Consigliere
NICOLAO
e nemeno il suo fratello PETRO DE BARBAZETHO di PRUN i loro eredi naturali ed eredi d’eredi e che in forza a questa nostra grazia e libertà non abbiano ad essere in nessun modo aggravati od avere danni e non essere tenuti in questo capo a nessun pagamento volendo tuttavia che questa nostra libertà e grazia non abbia provare danno alle nominate città villaggi e borghi se si tratasse di essere persone per le quali non devono pregiudicare i loro privilegi ed abitudini.
Inoltre abbiamo dato per nostra ben ponderata Autorità Imperiale anche questa libertà al nostro Consigliere
NICOLAO DE BARBAZETHO
e al suo fratello PIETRO ed ai suoi eredi naturali ed ai suoi eredi di eredi, che da essi presto o tardi avessero la volontà d’acquistare nel Santo Impero Romano nei nostri Reami ereditati Principati e Provincie sia in podere una Signoria, Molino od altro edificio od ogetti inseritti nel registro d’orto come cortili, miniere cose libere od altro di nuovo fabbricate sia per compera o che passassero nel loro possesso per matrimonio ereditario o per altre vie o mezzi onesti, e legali abbiano a godere non impediti da alcuni gli stessi diritti di prima compera degli abitanti già domiciliati e stabiliti e non altrimenti come se essi stessi fossero abitanti domiciliati e stabiliti, che possano essere padroni e possedere che ne possano far uso e godere le stesse libertà di gentiluomo, diritti e giustizia come gli altri già domiciliati, di nominarglieli e servirsi di tali beni che possano erigere e fabbricare su questi stessi beni fonti e tereni, dei molini e degli altri fabbricati con tutto il necessario, che possano usare pella conduzione d’acqua per i loro molini e pel taglio del fieno ed altre cose e tutto ciò come se fosse espressamente e chiaramente detto in appasiti articoli che possono macinare in questi molini tagliare legna nei boschi, erigere molini da tintore, fabricare olio e polvere e
Storia nostra
tutto quello che possa essere di loro bisogno e necessità che possano pure erigere in loro fondi e tereni ora nominati quando e quanto loro aggrada, esigere nuove masserie mulini ed altri edifici con abitazioni, che possano a loro volontà esigere dai fabbricati e dare a questi uno o più nomi nobili a loro compiacimento, e che con questi possano chiamarsi e servirsi e che di questi nomi possano servirsi tanto nei loro servizi, Titoli, Sugelli, timbri, azioni ed affari; nulla eccettuato, e che in queste nobili residenze case cortili e mulini ed altri beni signati in qualunque ragione per ora e per sempre possano godere, farne uso con ogni libertà e splendere, giustizia e vantaggio: che possano utilizare laghi, aque, pesca, cave, cisterna, pascolo e tutto, nulla eccettuato, qualunque cosa sia e possa aver nome, affinché essi fra tutti possano goderne, farne uso e rallegrarsene nello stesso modo delle altre nobili persone, sia dei loro castelli, sedi, case, mulini masserie ecc. dai quali furono graziosamente regalati ed investiti dai nostri antenati, del Regno e dei Reami ereditari, principati e provincie, e che possano essere ammessi senza alcuna proibizione impedimento o molestia o no danneggiati nei loro diritti concessi da noi e dal Santo Impero. Noi diamo e conferiamo al più volte detto NICOLAO DE BARBAZETHO ed al suo fratello PETRO ai loro eredi naturali a loro eredi di eredi, la grazia e la libertà che essi possano ora e sempre ed in eterno nei citati loro villaggi fondi e domini, vendere al minuto del vino della bira e del mosto e qualunque bevanda sia, e qualunque nome abbia, oppure di trarre quell’utile che credono che possano tenere aperte delle osterie, alberghi, taverne, bettole, forni, bagni, officine da fabbro, boteghe e qualunque altro negozio di qualunque nome possa essere avranno pure il diritto di fabbricare ed erigere delle cascine, pecorili, stagni e simili cose che a loro piacciano e poter spacciare e dare sulle taverne e bettole alloggio e bibite di qualunque specie del pane ed altro le quali poi devono essere tenute bene secondo le abitudini con tutti gli oggetti necessari pure possono subafitar verso pagamento d’avere, usare e godere proffitto da queste taverne, tutte le forme e tutte le altre sù innominate con ogni e qualunque libertà, privilegio o diritto e giustizia come gli altri che ne possedessero e che possano goderne e trarre profitto senza essere impediti da alcuno conforme l’abitudine.
Per di più abbiamo ai predetti FRATELLI NICOLAO E PETRO DE BARBAZETHO conferita questa libertà che da ora in poi ed in eterno che nessuno sia esso di condizione alta o bassa, possa molestare, trattenere o provare I NICOLAUM E PETRUM insieme coi loro eredi naturali (ecc. ecc.) con tormenti, rapprestargli pignoramenti e simili mezzi, né per acquisire per terra, anziché qualunque debba ottenerli affatto di tutto questo verso essi e nel capo che avessero delle pendenze verso una o più persone di prendere la via prescritta della Giustizia, colla quale devono rinvogliere nei ………… ove esso è instalato e di tentare di portare a fine ogni questione e di acontentarsi della Sentenza, e ciò tutto come trovasi prescritto e descritto più esteso nel codice comune come pure negli Statuti regolamenti è decreti. Ed affinché il più volte nominato nostro Consigliere
NICOLAUS DE BARBAZETHO come pure il suo fratello PETRUS ed i loro eredi naturali possano esercitare tranquillamente tutte e grazie e libertà fin qui descritte li abbiamo posti ed accolti sotto la speciale protezione della nostra grazia e difesa e promessa ed abitudine assieme alle mogli loro, eredi naturali ed eredi di eredi, servi, servidorame, sudditi, obblighi, parenti e tutti quelli che a loro appartengano e stanno sotto di loro, come pure ai loro averi proprietà e beni mobili ed immobili in qualunque luogo siano situati, siano presi ed in affitto nulla di essi eccettuato, ed anche quello che posseggono ora, o che sia nel nostro Regno o quello da Santo impero o nei nostri Stati e Reami ereditati, principati e provincie come pure nella nostra Casa d’Austria ed abbiamo dato loro e comunicato sicurezza ed appoggio contro ogni forza e diritto nel nostro Regno come pure nei reami (ecc. ecc.). E ciò facciamo pubblicamente sapere in base al nostro potere imperiale Romano da Regnante che in forza di questa lettera opiniamo, investiamo e vogliamo che essi debbano avere ogni qualunque grazia, libertà, pro-

vileggi, onori, dignità, vantaggi, diritti, giustizia, ed abitudini quì sopra detti, che di essi devono rallegrarsi usarli e goderli in qualunque luogo sia e per abitudine da nessuno impediti. E se dovesse accadere che il più volte nominato nostro Consigliere
NICOLAUS DE BARBAZETHO e suo fratello
PETRUS DI PRUN non avessero di fare uso sia adesso o nell’avvenire dei nostri doni, grazie, e libertà, concessioni e diritto sia in uno o più punti ed articoli, sia tacitamente o pubblicamente per la buona volontà opure se volessero fare l’opposto o no a queste nostre libertà in uno o più punti e che ciò avesse ad accordare una o più volte od anche spesso, sia negli atti, punti, od articoli di questa grazia concessa, contro la quale hanno agito, non saranno in nesun modo tenuti responsabili ai patti che questo e il non uso sia per dieci o più anni le loro proprie azioni che potessero essere contrarie alle libertà, non abbiano recare a queste pregiudizio d’anno, di svantaggi od indebolimento.
E finalmente abbiamo fatto ai fratelli
DE BARBAZETHO
ancora questa grazia speciale e dato loro la libertà che ogni volta vogliano servirsi di tutte queste grazie e libertà e anche in uno o più punti od articoli oppure che venisse loro giustamente od ingiustamente imposto di presentare od aprire questa nostra lettera di grazie essi non saranno tenuti ne di presentarla ne di aprirla ne in parti ne per intiero ma solamente il principio di questa nostra lettera imperiale e null’altro, alle quali dovesi prestare fede, agire e tratare secondo uso e da… (parte illeggibile perché è stato sovrapposto un foglietto per tenere assieme le due parti strappate)… in base a questa lettera vogliamo che tali inconvenienti siano verso i nominati fratelli cassati distinti, aboliti e cancellati; e in seguito a tutto questo vogliamo ed ordiniamo seriamente con questa lettera a tutti i principi elettorali, principi, prelati, spirituali e secolari, Conti, baroni, Cavalieri, servi, Capitani e marescialli distretuali, governatori, canonici, podestà, autori, Amministratori, impiegati, Pretori, sindaci, Borgomastri, Giudici, Consigliere, portatori di Stemma, araldi conservatori, cittadini e Comuni ed a tutti i nostri altri sudditi e fedeli del nostro Regno dei nostri Reami ereditari e principati di qualunque condizione e stato siano, che
Stemma della famiglia Barbacetto realizzata a tombolo da Benedetta Barbacetto
Storia nostra
il più volte nominato Consigliere NICOLAUM DE BARBAZETHO DI PRUN come il più volte citato fratello PETRUM, sia riconosciuto e tenuto insieme ai suoi eredi naturali ed ai loro eredi di eredi d’ambedue i sessi per ora e per sempre in un tempo eterno, quale ben nato compagno di fondo e fortuna Cavallerescha, in tutto ed in ogni cosa come lo sono considerate e riconosciute e tenuti questi nobili e gentiluomini del nostro Impero, principati e provincie, da tutte le classi spirituali e secolari, Capitoli, come fù già detto prima facendo essi fratelli parte di tutte le dignità ed onori per la grazia loro conferita in modo speciale la quale comprende in sé la nostra Grazia Imperiale, libertà, privileggi, onori, dignità, vantaggi, diritti, giustizia, abitudini, Società, Comunità, come pure l’inalzamento di essi fratelli nello Stato e nel rango di nobili insieme al Conferimento del già descritto Stemma e freggio di altre grazie e libertà in modo che non siano da nessuno impediti o molestati. Anziché i detti fratelli sano tranquillamente usare e godere tutte queste grazie e diritti in tutti gli affari onesti onorevoli, nobili e cavallereschi, come pure che nessuno abbia ricontestare loto tutto ciò nel permettere che alcuno li contesti in nessun modo o maniera, minacciando tutti quelli che agivano contro queste nostre disposizioni colla nostra disgrazia e punizione e per di più colla multa di 60 marchi in oro puro da pagarsi senza misericordia la metà al più volte nominati fratelli DE BARBAZETHO ed ai loro eredi naturali, l’altra metà nelle vostre casse. Quelli però che avessero per capo lo stesso sopradescritto Stemma gentilizio con freggio, rimangano nei loro diritti senza alcun danno. In forza di questa lettera del nostro Sigillo Imperiale abbonato, dato nella nostra capitale di Viena il quarto giorno del mese di novembre dopo Cristo il ________ Signore dopo la beatificante e clemente ________ dell’anno 1633mo nel 15mo del nostro regno ungherese nel 17mo del nostro Regno Boemo.
Segue autenticazione della copia manoscritta da parte dell’Autorità preposta COLAZIONATO E FIRMATO DICHIARANDO CHE COPIATO LETHERALMENTE DAL CONCETTO DI DIPLOMA DEPOSITATO NELL’ARCHIVIO DI NOBILTÁ DI QUI SECONDO VIGENTI REGOLAMENTI, IL SEMPLICE POSESSO DI QUESTA COPIA NON DÁ
Coscritti

ALCUN DIRITTO A TERZE PERSONE E CHE COL RILASCIARE QUESTA COPIA NON APARISCE PROVATA LA CONCESSIONE DI PARENTELA CON LA FAMIGLIA DI CUI SI PARLA NEL DIPLOMA ORIGINALE.
IL DIRETTORE D’UFFICIO DI PROTOCOLLO
NELL’IMPERO REALE MINISTERO DELL’INTERNO
F. FROMM F.R. DIRETTORE LEGALIZATA LA FIRMA QUÍ SOPPRA
INSIEME AL SIGILLO DEL CONSIGLIERE DI SEZIONE E DIRETTORE D’UFFICIO
DR. CARLO DI JEKEY
I.R. COMMISSARIO DISTRETTUALE

Vecchie Glorie

Patrizia Craighero
In questa foto datata al 29 giugno 1914, la Contessa signora Angela Barbacetto ritratta sulla soglia del suo locale “Al Ristoro Conte di Prun” al valico di Monte Croce Carnico
anno 1964, festa dei coscritti classe 1944. Cortile dietro le vecchie scuole elementari di Paluzza. I ragazzi che ballano il twist sono: a destra Giancarlo Bizjak, a sinistra roberto De Franceschi.
(Foto concessa dai fratelli Mariarosa e Pierino Bizjak)
Lasciamo al lettore il compito di riconoscere queste vecchie glorie
Storia nostra
Parole in viaggio - Peraules a spas
Olga Maieron, classe 1958, è nata a Paluzza e poi, per motivi di lavoro del padre Ado, si è trasferita da ragazza a Udine. Diplomata al liceo classico Stellini e laureata in Lettere classiche a Trieste, ha insegnato nel suo liceo classico dal 1989 fino alla pensione, collaborando anche con l’Università di Udine. Per mettere in qualche modo a frutto la sua passione per gli studi linguistici, le ho chiesto di scrivere un articolo per il bollettino, anche perché queste sono curiosità che abbiamo in comune e trovo possano interessare un po’ tutti noi che viviamo tra due lingue. Confidando che Olga ci racconti altre singolarità sulla nostra lingua, vi auguro buona lettura.
Laura G. Lazzara
Il friulano possiede un ricco bagaglio lessicale che, se non si utilizza, va perso! Avete mai pensato che anche le parole, così come le persone, possono venir meno? Talvolta mi capita di riflettere su termini friulani, o meglio carnici, che ho dimenticato, poiché non ho più la possibilità di parlare con i miei genitori, con i nonni e con gli zii, che non ci sono più. Oppure mi succede che riemerge dalla memoria una parola così, improvvisamente, ed io non ne ricordo più il significato: nuda nomina tenemus (conserviamo solo nudi termini senza il senso), chiudeva con questo verso il suo famoso romanzo Umberto Eco! Chiedo informazioni ad Antonio Pittino che era molto affezionato ai miei genitori e ricorda molte vicende della mia infanzia a Paluzza. Inoltre parlo con Laura Lazzara che, con le sue competenze, mi aiuta a recuperare la memoria linguistica. Questa mia riflessione si concretizza per la gratitudine che provo verso il suo incoraggiamento oltre che per la familiarità affettuosa che ci lega fin da quando abitavamo di fronte a Paluzza. La lingua friulana e la variante carnica in particolare racconta viaggi meravigliosi di parole dal tedesco, dal longobardo, dal francese, dallo spagnolo, dal latino e anche dal greco, attraverso il veneto. Noi a Paluzza indichiamo le patate con il termine cartùfules , in evidente connessione con il tedesco Kartoffeln ; “piangere” in friulano si dice vaî , come in tedesco weinen (pronuncia: vainen ), col medesimo significato. La brût in carnico è la nuora, voce collegata al tedesco die Braut e all’inglese Bride , cioè la sposa novella, la promessa sposa1. Quante volte mi sono sentita dire da piccola: “ Sumò, un tic di snait ”, cioè “dai sbrigati, un po’ di energia, di slancio!” Anche snait proviene dal tedesco der Schneid (pronuncia: Schnaid ), cioè coraggio, fegato, energia. La parola grop per dire “nodo” deriva dal germanico Kruppa ed è una voce diffusa in tutte le parlate del Nord Italia, come per esempio nel lombardo. Mia nonna diceva bleòn per indicare il lenzuolo matrimoniale di lino grezzo che in longobardo era detto blahha 2 con il medesimo significato. Dalla parola strak , ancora longobarda, deriva il friulano strac per dire “stanco” e lo… strachìn (appunto, lo stracchino) per nominare quel formaggio molle e “stancato” a causa dei vari travasi di lavorazione!3 Ero molto piccola e la nonna Maria mi diceva che bisognava pulire bene bene, con spazzola e detersivi sbiancanti, il plancùm, cioè l’ampio pavimento di assi di legno che univa la nostra cucina con il salotto (antico esempio di moderno open-space !). è evidente che il plancùm abbia la sua origine nel tedesco die Planke , cioè asse, tavolone, steccato. Facciamo un interessante viaggio anche con il termine con cui in friulano si indica la salsiccia: lu ànie, lugànega in veneto. Perché non utilizziamo una parola tedesca connessa a Würstel, per esempio? In questo caso, evidentemente, ha prevalso la voce derivata dal veneto lugànega che a sua volta deriva dal greco τά λυκανικά , ( tà lukanikà , neutro plurale), cioè gli insaccati che arrivavano in Grecia dalla Lucania (odierna Basilicata), quando Venezia governava varie parti della Grecia, dal sec.XII fino alla caduta della Repubblica Veneta nel 1797. Un percorso simile dal greco al friulano attraverso il veneto lo ha compiuto anche il piròn , la forchetta, che anche nel greco parlato odierno si dice τό πιρούνι ( tò pirùni , neutro singolare): notare che in friulano il genere neutro singolare greco viene assimilato al genere maschile. Anche la sedia, in friulano cjadree fa lo stesso giro: ή καρέκλα ( i carécla ) in greco, la cadr é ga in veneto.
Olga Maieron
1 Cfr. VINCENZO ORIOLES, I nomi di parentela in friulano, in “Il Barbaciàn, anno XIX, n.1”, pag.20.
2 Cfr. FEDERICO VICARIO, Appunti di lessico da carte tricesimane del quattrocento, in “Le carte e i discepoli”, a cura di AA.VV., Udine Forum 2016, pagg. 345-365.
3 Cfr. PIETRO COCIANCICH, Dieci parole lombarde di origine germanica, in patrimonilinguistici.it


Mia madre Andreina Rainis (1934-2015), mio fratello Andrea (1961- 2006), mio padre Gerardo (Ado, 1930-2014) ed io (foto Dante Tassotti, mio santolo)
Mio padre Ado con mia nonna, Anna Maria Maier, nata in casa Maier a Casteons di Paluzza (1896-1976), decorata perché Portatrice carnica
Storia nostra
il caseificio di valle Alto Bût
SECOnDa PaRtE – decima puntata
In questa puntata farò il riassunto dell’Assemblea dei Soci che si è svolta domenica 28 aprile 1974 presso il cinema Daniel di Paluzza. Cercherò di trasmettere il ruolo che questa assemblea avrebbe giocato sulla vita futura del Caseificio Alto Bût nel suo primo anno di attività. All’esame dell’assemblea infatti veniva sottoposto l’operato dell’amministrazione per quanto riguarda il settore economico e il giudizio sulla parte tecnica addetta alla lavorazione. Ma veniamo all’assembla: fatta la conta dei soci, risultano presenti in sala 145 che rappresentano per sé e con deleghe (42) un totale di 187 votanti, pari al 22% dei soci iscritti. Assume la presidenza, ai sensi dell’art. 22 dello statuto il signor Dario cav. Della Pietra, quale presidente del Consiglio di Amministrazione che chiama a fungere da segretario verbalizzante il signor Giacomo Pittino. Informa che la prima adunanza del 27 aprile è andata deserta per mancanza del numero legale e che l’odierna assemblea è valida a tutti gli effetti. Prima di entrare sui punti all’ordine del giorno rivolge i ringraziamenti di rito alle autorità presenti, tra questi, il sindaco di Paluzza, il comm. Lucca Mario presidente dell’Ersa, il dott. Pascolini capo del servizio di economia montana del Friuli Venezia Giulia, il comm. Talotti Vinicio nella sua duplice veste di presidente della Comunità montana della Carnia e del Collegio Revisori, i componenti del Consiglio di Amministrazione che hanno profuso impegno partecipazione e collaborazione, il collegio dei Revisori dei Conti per il loro lavoro di controllo e di presenza a tutte le riunioni, e a tutti i soci presenti. Invita quindi il cav. Matiz Alfredo, membro del collegio di Controllo a dar lettura delle voci messe nel bilancio esercizio 1973. Cito solo i dati finali: ENTRATE LIRE 239.326.874 USCITE LIRE 238.418.194 con un UTILE di LIRE 908.680 che viene posto al fondo di riserva.
Riprende la parole il presidente dando lettura della relazione sul bilancio predisposta dal Consiglio. è una relazione che entra nel vivo dell’attività di produzione dell’anno 1973, primo anno di attività del nostro Caseificio. Anno che ci ha riservato da una parte dei momenti critici nella lavorazione del formaggio e dall’altra le analisi del latte. L’assunzione del tecnico caseario Carlo Rodaro (dal primo di novembre 1973) quale responsabile della lavorazione, sta dando i suoi frutti. Per quanto concerne le analisi del latte, oltre che sulla costante presenza dei tecnici dell’Ersa, si è resa necessaria la collaborazione dei soci produttori. Infatti solo se tutte le componenti partecipano con responsabilità al processo di lavorazione il risultato finale diventa positivo. è seguita la lettura della relazione del Collegio Sindacale fatta dal suo Presidente Comm. Talotti che di fatto approva l’operato del Consiglio di Amministrazione per il buon andamento della
Società e per il costante impegno e ringrazia vivamente il presidente Della Pietra e tutti i consiglieri per il lavoro svolto. Ultimata la lettura del bilancio e delle due relazioni, il Presidente dichiara aperta la discussione: nessuno dei presenti chiede di intervenire. A questo punto il Presidente mette ai voti, separatamente bilancio, relazione del Consiglio di Amministrazione, relazione del Collegio Sindacale. Nessuno chiede il voto segreto, pertanto il presidente invita l’Assemblea a votare per alzata di mano. L’assemblea approva i tre punti singolarmente con un solo voto contrario espresso da un socio (ometto di citare i dati del socio) che però, su richiesta del presidente, non dà motivazione della sua contrarietà. Di seguito interviene il comm. Lucca (presidente dell’Ersa) per esprimere il suo compiacimento per il promettente avvio della cooperativa e per assicurare, nell’ambito delle disponibilità dell’ente che presiede, il massimo appoggio e il più ampio sostegno per la realizzazione delle finalità sociali del caseificio. Segue l’intervento del dott. Pascolini, direttore dell’assessorato agricoltura, che illustra la nuova legge regionale sulla zootecnia ed assicura, lui pure, ogni sostegno possibile da parte dei suoi uffici a favore degli allevatori di montagna. Al quarto punto dell’ordine del giorno è posto il rinnovo delle cariche sociali.
Premesso che in ogni centro di raccolta si sono tenute delle riunioni, che tra l’altro prevedevano la designazione dei rispettivi rappresentanti da sottoporre all’assemblea, il Presidente Della Pietra propone una lista di nominativi per il nuovo Consiglio così formata: MATIZ Gaetano, PUNTEL Flavio, GEROMETTA Italo, DI RONCO Adamo, CRAIGHERO Antonino, CIGLIANI Elio, URBAN Severino, ZANIER Ferdinando, RIOLINO Licinio, PITTINO Giacomo, SELENATI Igino, DELLA PIETRA Dario, PITT Silvio, CASANOVA Gino, DI PIAZZA Carlo. Non essendoci richieste da parte dell’Assemblea di voto a scheda segreta, all’unanimità approva la lista proposta. Pure per acclamazione viene eletto il Collegio Sindacale nelle persone dei signori: TALOTTI Vinicio presidente, DI CENTA Aldo e MATIZ Alfredo membri effettivi, CONCINA Umberto e MORO Antonino membri supplenti. Nelle varie ed eventuali intervengono alcuni soci che chiedono chiarimenti in ordine ai contributi acquisto macchine agricole e per il rifornimento di carburante agricolo. A questi interventi danno risposta il comm. Lucca e il dott. Pascolini. L’Assemblea si scioglie alle ore 11.30
una mia riflessione su questa assemblea Soci presenti 187 rispetto agli 857 soci effettivi. Questo dato potrebbe indurre il lettore a considerare questo fatto come una protesta degli assenti all’assemblea annuale. Vorrei precisare (come già precedentemente indicato dal Presidente Della Pietra) che nel mese di aprile si sono tenute, presso ogni centro di raccolta, delle assemblee

dei soci di quel centro per l’esposizione del bilancio sociale e per un sereno confronto sui problemi del caseificio e sulla partecipazione di ogni socio nell’adempimento dei propri doveri onde ottenere i migliori risultati finali. Queste mini assemblee sono state tutte molto partecipate con un dibattito sereno. In quella occasione ogni centro ha espresso il nominativo della persona prescelta. Posso affermare, avendo partecipato in qualità di verbalizzante a tutte queste riunioni, che coinvolgere il socio a tutti i problemi della società riduce al minimo i contrasti e chiarisce il dubbio che ogni socio può nutrire. Per me, forse, l’essere stati informati dell’andamento del Caseificio in riunioni più ristrette può aver ridotto la partecipazione all’Assemblea. è corretto che una società cooperativa come la nostra, con questi numeri di aderenti e che coinvolge tutto il territorio della vallata, vada nei singoli centri di raccolta a: proporre, dibattere e trovare soluzioni ai problemi che di volta in volta possono emergere. Non si può dimenticare che la totalità dei nostri soci proviene dalle vecchie latterie turnarie presenti in ogni paese o frazione della valle (sedici) e quindi abituati a gestire in proprio l’andamento della lavorazione e dei costi. Da non dimenticare che il giorno delle Assemblee annuali nelle vecchie latterie era attesa da molti soci specialmente se nel corso dell’anno il prodotto o la resa per quintale/latte (formaggio, burro, ricotta) era al di sotto di una determinata quota media. Il primo colpevole comunque era il Consiglio di Amministrazione, seguito dal casaro. Discussioni che non terminavano con la fine dell’Assemblea ma continuavano nell’osteria tra un bicchiere e l’altro. Riporto qui di seguito tre frasi famose ricavate da alcune schede di votazione in una latteria del tempo. Onde evitare di scrivere tutti i nomi dei consiglieri da eleggere veniva scritto “LA VECCHIA” oppure “QUELLI DI PRIMA” e per disapprovare l’operato del Consiglio di Amministrazione la scritta così recitava “PER QUEL FORMAGGIO CHE FATE, POTETE ANDARE IN ….TUTTI QUANTI”.
Colgo l’occasione delle prossime festività per esprimere un caloroso augurio di serenità e di pace
Giacomo Pittino
Storia nostra
il campo del vasaio
S eco ND a parte
Dove eravamo rimasti? Ah sì. Dopo numerose manifestazioni, assemblee e petizioni (io stesso ne avevo presentata una in Consiglio Regionale, ovviamente tempo sprecato: tanti complimenti ricevuti, ma poi fatti nulla!), per la Conferenza dei Servizi di Roma, a cui i rappresentanti dei Comitati comunque non potevano partecipare, l’opera era da farsi, al massimo si poteva interrare il tracciato a Malga Promosio creando però una situazione ancora più paradossale. Per fortuna c’era l’Austria: i comitati ambientalisti d’oltre confine fecero ricorso al Tribunale di Vienna, corrispettivo del nostro Consiglio di Stato, e un giudice, finalmente indipendente (cosa impossibile in Italia!), giudicò che l’opera nel suo breve tracciato da Wurmlach al confine non si poteva realizzare perchè deturpava un territorio incontaminato. Incredibile: la costruzione dell’elettrodotto, che deturpava il nostro territorio per decine di chilometri, veniva impedita grazie al suo breve tratto austriaco! Comunque a Promosio si fece festa con gli amici d’oltre confine per la vittoria ottenuta, non da noi ma da loro! Detto ciò il progetto di Alpe Adria Energia Spa si bloccava in maniera forse definitiva, ma rimanevano sul campo le proposte di Burgo e Secab. In realtà però la prima proposta era rimasta unicamente sulla carta perchè i costi per realizzarla e schermarla lungo tutto il tracciato dell’Oleodotto Siot erano fin troppo elevati. Difatto rimaneva in campo solo la proposta di Secab: un elettrodotto aereo da 132kv che collegava Austria e Italia passando per il Passo di Monte Croce, e non Promosio, e proseguiva trasportando l’energia in territorio Italiano attraverso linee già esistenti. Era una buona proposta: minimo impatto sul territorio, solo un’interconnessione con l’Austria, un utilizzo delle linee già presenti sul territorio per un’opera di dimensioni ridotte ma sufficente a collegarsi oltre confine in caso di necessità. L’energia in eccedenza poteva rimanere ad uso di una cooperativa presente in loco, con ricadute benefiche. Infatti l’opera venne subito autorizzata e si trovò l’accordo con la controparte austriaca per non incorrere nei passati errori. Sembrava tutto perfetto, sembrava la decisione corretta: un buon compromesso tra la necessità di interconnetterci e la tutela dell’ambiente. Putroppo però, quando di mezzo ci sono soldi e interessi vari, le soluzioni migliori non sono di questo mondo!!
Le vecchia Alpe Adria Energia Spa perciò aveva fallito nel suo progetto aereo, servivano nuove idee e nuovi protagosti affamati di facili guadagni! L’interconnessione con l’Austria è sempre stata una gallina dalle uova troppo dorate per lasciarla in mano a una piccola cooperativa locale dell’energia. Le posizioni dei due vecchi proponenti, Pittini e Fantoni, che
avevano fallito nel progetto aereo, vennero in breve liquidate ed altri colossi dell’energia e della siderurgia energivora si profilarono all’orizzonte. Nello specifico a partire dal 2014, anno in cui il progetto aereo era al tramonto, i due gruppi friulani uscirono di scena nell’assetto societario come partner di Enel Produzione, sostituiti da Fin. Fer. Srl: un’holding campana della siderurgia. Il progetto di connessione transfrontaliera prendeva quindi strade che si allontanavano sempre più dall’industria friulana, con buona pace di eventuali ricadute benefiche sui complessi produttivi della nostra pedemontana! Grossomodo l’assetto societario (Enel con Fin. Fer) rimase tale fino al 2018, ma qualcosa bolliva in pentola: Secab aveva raggiunto l’accordo con la controparte austriaca, il celebre cavallo era entrato a Troia! Dalle ceneri della vecchia Alpe Adria Energia Srl naque una nuova società, la Alpen Adria Energy Spa, che coinvolse nuovi soggetti: infatti il 50% di tale Spa divenne propietà dei vecchi azionisti di Alpe Adria Energia, mentre per il rimanente 50% si fecero avanti nuovi soggetti quali Edison attraverso Nuove Iniziative Energetiche Srl e ICQ Holding Spa, un’azienda romana di servizi, come azionisti di un certo peso che poi con quote minoritarie coinvolsero anche SECAB Soc. Coop, per la parte transfrontaliera italiana, e Elek Plocken Gmbh, per la parte transfrontaliera austriaca. Queste due piccole società locali erano coloro che avevano raggiunto l’accordo di interconnessione e lo portavano in dote come escamotage per ovviare e superare i problemi burocratici, autorizzativi e giudiziari avuti col progetto precedente. La loro partecipazione seppur marginale fu fondamentale per far valere un accordo che non sarebbe più stato per una linea da 132kv aerea e relativamente impattante, ma per un nuovo elettrodotto interrato da 240kv che si profilava essere un’opera mastodontica che dal confine attraversava tutta la Valle del Bût e la Conca Tolmezzina, per arrivare fino alla centrale idroelettrica di Somplago. Quest’opera si ispirava al vecchio Progetto Burgo, però non percorreva la valle del Bût lungo il tracciato dell’Oleodotto SIOT per non dover schermare il cavidotto interrato lungo tutto il percorso ma solo in prossimità dei centri abitati, riducendo quindi sensibilmente i costi di tale schermatura. Ci trovavamo quindi dinanzi a un progetto estremamente impattante perchè interrare una linea da 220kv creando un nuovo tracciato senza utilizzare uno già esistente, come nel caso SIOT, non è cosa da poco sia in termini di costi che di realizzazione pratica. Tale opera venne presentata dalla società proponente in una serata aperta a tutti al Teatro di Tolmezzo, in cui molto abilmente si vendette come colei che aveva recepito le lamentele dei cittadini e dei loro comitati, per appunto una linea non aerea ma interrata. Peccato che non
si discusse mai su che tipo di linea interrare e quanta energia dovesse trasportare: cosa importantissima perchè i campi magnetici, primo rischio per la salute in una linea interrata, aumentano al crescere della portata del cavidotto; per questo motivo l’assenza di una schermatura totale lungo tutto il percorso non porterà mai a garanzia di una salvaguardia certa dell’ambiente e della salute delle persone. La proposta divise gli animi dei comitati e dei presenti quella sera: la linea interrata dai più veniva vista come il male minore, senza però considerare che ciò che non si vede spesso è molto più nocivo di quello che sta davanti ai nostri occhi!
In Conferenza dei Servizi, come spesso accade, il progetto venne subito approvato e si discusse solo, marginalmente, sul posizionamento delle schermature in prossimità dei centri abitati, e non riguardo alla portata e all’incidenza dell’opera sul territorio.
Pur non avendo potuto come il solito partecipare alla Conferenza, non ho mai capito perchè ci fosse la reale necessità di realizzare un cavidotto di tale immane portata, in quanto il fabbisogno energetico del nostro sistema in effetti non lo richiedeva: presumo che le motivazioni fossero solo economiche e speculative da parte dei soggetti proponenti, niente a che vedere con la pubblica utilità con cui l’opera veniva presentata! Lo scopo sociale di una tale interconnessione quindi muore davanti alla fame di utili e facili guadagni delle imprese proponenti. Nello specifico non vorrei soffermarmi molto su aspetti tecnici, che peraltro non mi competono, ma soffermarmi sull’utilità di un’opera che, non si vedrà ad occhio nudo, ma è estremamente impattante sul territorio che attraversa e soprattutto irreversibile: infatti mentre un elettrodotto aereo può essere dismesso dopo anni di utilizzo, la linea interrata è sostanzialmente “per sempre”, in quanto i costi di dismissione sono improponibili ed eventualmente le tecniche per realizzare tale dismissione appartengono al campo delle operazioni quasi impensabili. L’opera che si intendeva realizzare, e di fatto si farà, è quindi irreversibile, impattante sul territorio e pericolosa per la salute delle persone; il fatto che non si vedrà ad occhio nudo ovviamente è solo una magra consolazione! La costruzione di questo cavidotto, come dicevo, ha diviso gli animi di chi si opponeva precedentemente alla soluzione aerea e ha permesso ai proponenti di non trovare alcuna opposizione sia nel mondo civile che in quello politico alla sua realizzazione. Per i colossi dell’energia e della siderurgia è stato un trionfo, per tutti noi a mio avviso una grande sconfitta la cui portata è ancora tutta da definire! Queste cose avvenivano poco prima della pandemia che per alcuni anni ha bloccato l’iter realizzativo dell’opera, ma oggi quest’ultimo è ripreso a muoversi velocemente. Ma ovviamente questo sarà l’ultimo capitolo della storia, nella prossima puntata.
Francesco Maieron

eNGLaro LUIGIa
ved. Bertocco
(n. 29.10.1932 + 09.08.2025) Ha trascorso i suoi ultimi giorni nella nostra Casa di Riposo assieme alla cugina Anna Maria. Ambedue sono morte ad appena 20 giorni di distanza. Nonostante la loro bella età, non si pensava che dovessero mancare in così breve tempo, ma si sa che sorella morte arriva quando ha deciso.
Gina era la più giovane dei figli di Severino, nata nel 1932 dal suo secondo matrimonio. Era una persona che si presentava sempre con il suo fare gentile e con una certa signorilità. Aveva ereditato dal marito quel grande complesso dell’Albergo alla Posta che, se nei tempi passati è stato un punto di riferimento per Paluzza, ora era diventato per lei un impegno troppo grande. Aveva sposato nel 1955 Annibale Bertocco, aveva vissuto fra Sacile dove ha allevato i suoi tre figli: Ottavia, Oscar e Renzo e Paluzza dove, come si è detto, c’era l’impegno di condurre l’attività commerciale. Dopo la morte del marito ha preferito vivere più tempo con i figli anche perché, data l’età, sentiva la necessità di appoggiarsi a loro.

eNGLaro marIa aNNa ved. Delli Zotti (n. 22.01.1926 + 27.08 2025) Chi fra i più anziani non ricorda Baba, Englaro Massimo, il vecchio e fedelissimo sacrestano di S. Daniele? Maria era la sua figlia che nel gennaio prossimo avrebbe compiuto 100 anni! Era nata a Casteons in quella casa posta a lato dell’antica roggia che alimentava mulini e farie. A 13 anni è rimasta orfana della mamma Amabile De Franceschi, è stata la nonna a prendersi cura di lei e del fratello
i nostri Morti
Guerrino. A 28 anni, nel 1954, sposò Fabio Delli Zotti, quando il paese era in attesa del nuovo parroco don Monaco, per cui le nozze sono state benedette da don Zilli. La coppia poi è subito emigrata a Milano dove Fabio aveva trovato un buon impiego e qui è nato pure il figlio Vittorino. Il rientro a Paluzza è avvenuto negli anni ’80, cioè al momento del pensionamento. Nel 2019 Fabio si è congedato da questo mondo, Maria è stata accolta nella Cassa di Riposo dove ha vissuto serenamente questo ultimo tempo della vita, dando un po’ di calore alle sue giornate con la preghiera e incontrando le persone là ospitate.

zamparo emIDIo
(n. 09.05.1938 + 30. 08.2025)
Emidio nasce a Treppo Carnico il 9 maggio 1938 da Domenico Zamparo (Mini dal Megiat), stimato impiegato del Comune di Treppo e Iolanda Baritussio. Componevano la famiglia anche la sorella Maria Pia, che muore all’età di 8 anni e di cui Emidio conserverà sempre il ricordo e i fratelli minori Pio e Duilio.
Trascorre vivacemente la fanciullezza in paese e dopo le Scuole elementari frequenta con profitto la Scuola professionale di disegno dell’Alto Bût di Paluzza dove vi consegue il diploma. Faceva quindi parte della schiera di allievi del maestro Zanier, apprezzati per il mondo per la preparazione e le competenze nel campo dell’edilizia che la Scuola aveva impresso loro. Giovanissimo parte per Brunico per lavorare nell’impresa edile dello zio paterno Romeo, ma essendo dotato di spirito intraprendente decide poi di emigrare all’estero: prima in Lussemburgo e successivamente in Svizzera dove rimane per 10 anni. Qui la passione e il talento calcistico, coltivati fin da bambino giocando assiduamente sui prati di casa in scarpez e con un pallone di pezza, lo hanno portato a distinguersi e solcare i campi di calcio a livello professionistico. Rientra in Italia, a Paluzza, per sposare Michelina Silverio, da cui nascono i figli Maria Pia, Gianni
e Cristian e stabilirsi nella casa da lui stesso realizzata a Somavile. Da qui ha proseguito il suo lavoro con la passione e la concretezza che lo hanno sempre contraddistinto e vivendo una vita bella e serena, allietata anche dall’arrivo dei nipoti di cui era affettuosamente orgoglioso. Impegno, serietà e rispetto sono stati le sue costanti unitamente a sani rapporti di amicizia e giovialità. In famiglia una presenza importante: attento, premuroso e pragmatico. Appassionato di sport inteso nel suo significato più autentico. Nella malattia non si è mai perso d’animo, dimostrando sempre positività e tenacia ed ha avuto nella famiglia un saldo ed amorevole sostegno. Si è spento serenamente il 30 agosto, all’età di 87 anni, circondato dai suoi affetti.

De FraNceSchI marIo
(n. 11.11.1940 + 21.09.2025)
Una fatale inavvertenza, una brutta caduta con delle conseguenze che ci immettono su quell’ultimo tratto di strada che ci rimane da percorrere.
Così Mario a 85 anni si ritrova in casa di riposo per ricevere quell’assistenza che i familiari non sono in grado di offrire.
Quando Mario è venuto al mondo era iniziata quell’orribile guerra segnata da tanta violenza e che in quel triste 21 luglio 1944 in Promosio si è portata via anche mamma Lidia, lasciando tre piccoli orfani, tra cui la sorella ancora in fasce e un marito mai rimessosi dallo shock. La nonna e la zia allora si presero cura di loro. Come tutti i giovani di allora anche Mario entra presto nel mondo del lavoro, conosce l’emigrazione e, anche se non si sposa, si costruisce la sua bella casa in Vile. La famiglia dove sempre è stato accolto è stata quella della sorella e del cognato Arcangelo suo migliore amico.
Quella stretta di mano data al sacerdote, al termine della preghiera, è stato il suo sì a Dio che lo chiamava a partecipare della sua gloria.

DeLLI zottI marIa ved. Del Bon (n. 16.07.1928 + 02.10.2025) Maria, nonostante l’età e i problemi all’udito, non aveva mai perso la sua vivacità e nella Casa di Riposo dov’è vissuta nei suoi ultimi tempi sempre seguita dai familiari, ci appariva sempre serena e le piaceva la compagnia.
Era nata a Naunina il giorno della Madonna del Carmine, il 16 luglio 1928, per questo i suoi genitori Ernesto e Caterina la chiamarono Maria Carmela. A 19 anni, nel 1947, sposò il paluzzano Erasmo Del Bon: nacquero Giovanni, mancato già 11 anni fa, Carmen e Denis. Molti ricordano ancora quando questa famiglia gestiva “il Cacciatore” a Paluzza, dando in seguito vita a Naunina all’albergo “Valpudia” che ha lavorato per un certo tempo, ma che oggi purtroppo è dismesso. Il tempo ci porta via queste persone che per la vita del paese hanno fatto la loro parte e per noi sono un po' la storia che ci appartiene e che non può essere dimenticata.

taSSottI ameLIo (n. 22.02.1937 + 31.08.2025)
Tassotti Amelio, quarto figlio di Petris Caterina e Domenico, nasce il 22 febbraio 1937 a Casteons, dove trascorre infanzia e giovinezza, frequenta la scuola di disegno, percorre le sue montagne, anche in cerca di funghi, e quando può va a ballare, passione che condivide con la sorella ed il fratello minore. Come tanti giovani dell’epoca partirà presto, insieme ai fratelli, alla volta della Francia – nella regione della Champagne – in cerca di lavoro nel campo dell’edilizia. Saranno anni duri, di grandi sacrifici, ma grazie alla sua intraprendenza riuscirà a creare, insieme ai 2 fratelli, la Entreprise Tassotti Frères
- impresa edilizia – che permette ai 3 fratelli di lasciare un’impronta tangibile a Vertus, dove si sono stabiliti, e nei dintorni, costruendo moltissime case ed edifici. Come moltissimi emigranti, tornerà ogni estate a trovare la famiglia d’origine, mantenendo un forte legame, sia con le persone che con i luoghi e le tradizioni – un ballo a fieste di San Svualt non mancava mai – anche quando si formerà una nuova famiglia.
Amelio si sposerà a Vertus molto giovane con Madeleine, arricchendo il suo nucleo familiare con la nascita dei figli Fabrice, Sandra e Stephanie, dei nipoti e dei pronipoti. è una famiglia molto unita, i cui membri, anche se sparsi in varie località della Francia, si riuniscono appena possibile nella casa di famiglia a Vertus oppure a Naunina, dove la cjase da Bele, acquistata da Amelio, si è trasformata in una grande casa con terrazza da cui dominare tutta la vallata, ospitale ritrovo per parenti e amici, dove trascorrere le vacanze estive o natalizie, brindando con una flûte di Champagne Tassotti-Royant –Amelio si era così ben integrato nella sua patria di adozione da diventare lui stesso produttore. Ma ha mantenuto sempre l’amore per la sua terra d’origine e l’ha trasmesso ai suoi figli che, appena possono, vengono a godersi le montagne tanto amate da lui, che negli ultimi anni ha potuto vivere solo attraverso i loro racconti e le immagini riportate. Ci ha lasciati il 31 agosto 2025 senza poter rivedere la sua Carnia.

FLora LUcIa ved. Da Pozzo (n. 22.09.1940 + 30.10.2025)
Lucia è un altro di quei personaggi che Paluzza non potrà dimenticare. Una persona che con il suo altruismo, l’amore per la propria comunità, hanno animato il volontariato, le iniziative e la vita del paese, con quella energia interiore che le permetteva di trovare sempre il tempo necessario, oltre che per la propria famiglia, anche per donarlo a noi. La ricordiamo quando svolgeva il suo lavoro come bidella
nelle scuole elementari, con quale passione e scrupolosità si dedicava, mantenendo un rapporto familiare con insegnanti e alunni. E non si possono dimenticare i “San Nicolò” da lei organizzati per i bambini! L’educazione ricevuta in famiglia l’avevano abituata a uno stile di vita basato su un rapporto molto forte con la Chiesa e con un particolare senso di appartenenza alla propria comunità. In chiesa è stata sempre presente alle sue necessità: partecipazione liturgica, membro della Corale, pulizie e tutto ciò che sono le necessità del luogo sacro. In paese c’è da sottolineare la sua lunga appartenenza ai Donatori di Sangue fino a diventare la Presidente di tale benefica associazione. Una donna che ha ben meritato il riconoscimento del Cavalierato. Aveva sposato Benito Da Pozzo di Ravascletto, l’aveva portato qui a Paluzza dove, in Gleriuces, avevano costruito la loro casa e cresciuto i tre figli: Rita, Sandro e Alessio. Sei volte nonna e ora anche bisnonna, ci lascia a 85 anni. “La vita vale la pena essere vissuta quando tu ti apri al mondo che ti sta attorno”; questo è il messaggio che la Lucia ci ha offerto.

toch rINaLDo
(n. 18.08.1941 + 05.11.2025)
Non è stato facile per i familiari affrontare questi ultimi mesi in cui Rinaldo non dava più alcuna speranza di rientrare in famiglia. Aveva 84 anni compiuti nell’agosto scorso. Nato a Collina di Forni Avoltri in una casa dove c’erano 5 fratelli, è approdato a Paluzza, giovane ventenne, come impiegato del Dazio accanto al signor Ferrarese. Sei anni dopo ne sposerà la figlia Paola. Negli oltre sessant’anni di vita trascorsa qui non aveva mai dimenticato quello che aveva vissuto e imparato nel suo paese natale. è stato un uomo tutto fare: in passato nei paesi i giovani imparavano dagli adulti varie attività, perché dovevano pure loro dare il loro contributo in famiglia. Chi non conosce i lavori artigianali di Rinaldo e le sue preziose opere in legno! Forse era uno degli ultimi qui da noi che aveva la maestria e la pazienza di
creare questo. E la sua falce? Non l’aveva mai abbandonata. Puliva i suoi prati e partecipava anche alla festa “Fasìn la Mede” in Zoncolan. Uomo di poche parole ma dai buoni sentimenti che li viveva nella sua interiorità. Con la Paola ha portato avanti la sua famiglia, i suoi 4 figli, 6 nipoti e 5 bisnipoti. Nonno amoroso e gioioso nel sentirsi circondato da tanta vitalità giovanile.

maIeroN roberto (n. 03.10.1947 + 15.11. 2025) Roberto è un’altra perdita importante per la nostra comunità, una persona per la quale si potrebbe ripetere quanto abbiamo detto per Lucia Flora. Soprattutto in parrocchia è stato un valido collaboratore. Ci teneva ad essere un po' il protagonista in varie attività e questo lo rendeva molto disponibile e attivo.
Lo ricordiamo all’ambone alla domenica a proclamare le letture, interessarsi dei chierichetti, partecipare alla vita della Corale, organizzare le iniziative della parrocchia, senza dimenticare la sua presenza anche nel volontariato in campo civile.
Purtroppo i suoi problemi di salute lo hanno costretto a vivere l’ultimo anno nella Casa di Riposo di Tolmezzo, mirabilmente assistito dalla moglie Marisa e dai figli. Era nato in Centa da Mafalda Delli Zotti e Maieron Giuseppe “Calabreis”. A 19 anni lo troviamo come emigrante a Shaffausen in Svizzera. Qui conosce Marisa Gavazzeni e la sposa quando aveva 21 anni. Il rientro in Italia è avvenuto nel 1981. Ci ha regalato 3 bravi figli: Paola, Marco e Luca ai quali oggi si aggiungono otto nipoti. Abbiamo avuto modo di conoscere e apprezzare pure i suoceri Andrea e Maria, che ricordiamo con tanto rispetto e gratitudine e che hanno voluto seguire la figlia qui a Casteons.
Porgiamo le nostre condoglianze oltre che ai familiari anche ai tre fratelli ora residenti fuori Paluzza.

eNGLaro romaNo (da Fuce) (09.02.1950 + 10.11.2025) Era presente a Paluzza all’inizio di novembre. Ci ritornava spesso dalla Germania dove abitava ormai da tanto tempo; ci ritornava perché viveva con la mente e con il cuore sempre nel suo paese natale. La sua morte così inaspettata ci ha meravigliato un po' tutti quanti. Naturalmente la sua volontà era quella di essere portato qui nel cimitero dove riposa la sua gente. Classe 1950, figlio di Toni da Fuce e di Berta Maier, ultimo di quattro fratelli e una sorella, era nato in quella casa di Casteons che oggi attira la nostra attenzione per quella farie che si tenta di salvare come testimonianza di quella vita che noi adulti ancora ricordiamo. Attualmente anche quella casa è rimasta muta e l’acqua non scorre più nel canale per far girare quella ruota! I suoi figli sono altrove e anche il nostro Romano è partito ancora giovane ed è approdato a Erlangen una città dell’Alta Baviera.
Un male lento e inesorabile lo ha impegnato in questi ultimi anni, assistito e seguito amorevolmente dalla signora Tatiana e dalla figlia. Riposa in pace, Romano, ora puoi guardare dall’alto il tuo Casteons!
R ICORDIAMO ANCHE

taSSottI beNIto (nato a Naunina 05.07.1939 + in Francia)
Sot il Cidulâr Comunità di RIVO
a cura di Mauro Di Lena
Si chiude anche l’anno 2025 e come consuetudine facciamo un “excursus” su quella che è stata l’attività religiosa nella nostra comunità. Con una discreta partecipazione di fedeli (la maggior parte da fuori Rivo) abbiamo celebrato con S. Messe Solenni e Processioni le ricorrenze religiose più importanti: Corpus Domini, San Lorenzo, Madone di Riu e San Francesco. Il 1° Novembre, ricorrenza di tutti i Santi e commemorazione dei defunti, al pomeriggio si è recitato il Santo Rosario e la Processione in cimitero con dieci persone. Vorrei inoltre ricordare quel gruppetto di donne che con la loro volontà e fede mantengono viva l’attività religiosa e i momenti di preghiera: la Via Crucis, i Rosari nei mesi di maggio e ottobre e la Novena di Natale. Un ringraziamento a Maria Luisa per l’accompagnamento con l’organo dei canti, e la pulizia della chiesa, a Valeria e Elena per la cura degli ornamenti floreali, a Angela per la manutenzione del prato attiguo alla chiesa, a Cesare portinaio e non solo, a Elio e Rodolfo per i lavori di manutenzione per ultimo la tinteggiatura della facciata principale della chiesa. Un ringraziamento a Simona Zanier per la cura e l’attenzione per il Monumento dei nostri Caduti. Senza la buona volontà di tutte queste persone, e mi scuso se ho omesso qualcuna dove saremmo…..o meglio dove andremmo?
Qualche novità sull’aspetto del paese: finalmente dopo anni di attesa è arrivata l’asfaltatura delle strade, rimane qualche zona d’ombra da sistemare nella rete di illuminazione pubblica, sicuramente fra qualche anno anche questo problema verrà risolto. Con piacere accogliamo l’apertura nella ex scuola del nido dell’infanzia “La Scune” che attualmente ospita una decina di pargoletti. Confidiamo in chi ci amministra e nella Divina Provvidenza, per una risposta concreta su due altri quesiti: cimitero e ex canonica.
la pratica dello sport nel nostro paese
In questo numero del Bollettino finalmente diamo spazio ai giovani, e l’occasione per parlare di loro me la dà lo sport. Un argomento che mi stimola per parlare con loro: per conoscere le loro idee, la loro passione per questa importante attività fisica e mentale. Nel nostro paese Rivo, adolescenti o giovincelli c’è ne
Un anno in paese
veramente pochi ma due di loro si sono resi disponibili a trattare questo argomento. Parliamo di Ludovica Chiapolino e di Davide Di Lena che si stanno cimentando con impegno e serietà in discipline diverse e dalla loro penna o meglio dal loro computer leggeremo le loro esperienze. Per facilitarli ho dato una semplice traccia da seguire ma saranno loro stessi ad arricchire questo argomento. Però, prima di parlare dei nostri due giovani leggiamo una riflessione di una persona che del binomio giovani e sport ha fatto la sua professione.
Giovani e sport Giovani e sport: un binomio che, a malincuore, da qualche anno sta diventando sempre più raro o, nella migliore delle ipotesi, una luce sempre più flebile. Le motivazioni (anche se forse sarebbe più appropriato catalogarle come “cause”), grazie agli strumenti di comunicazione di massa, sono note a tutti noi. Si va dall’ingresso tutt’altro che graduale della tecnologia nella quotidianità dei ragazzi (utilizzo di piattaforme social, console, portatili, smart Tv…) e che ne ha creato una forte dipendenza all’impegno lavorativo di entrambi i genitori che, di conseguenza, molto spesso non possono accompagnare i propri pargoli agli allenamenti settimanali e sempre più spesso non riescono a delegare il compito ai preziosi nonni. Non si può nemmeno trascurare (soprattutto per determinate discipline) il gravoso impegno economico che comporterebbe alle famiglie l’eventuale iscrizione del proprio figlio a qualche gruppo sportivo (fino a qualche anno fa molti sport erano completamente gratuiti); spesso abbiamo a che fare anche con ragazzi che fanno “fatica” ad innamorarsi di qualche sport ma, spesso, l’ostacolo più grande è, invece, proprio la fatica fisica che qualsiasi attività richiede, insieme a qualche piccolo sacrificio che dovrebbe essere normale per qualsiasi sportivo che decide di intraprendere un percorso personale con impegno e serietà. E che dire del sistema scolastico italiano, che a parole cerca sempre di mettere sotto i riflettori l’importanza del movimento nei ragazzi e negli adolescenti ma che concretamente ha fatto ben poco per molti anni. Retaggio di una mentalità ancora “classica” dimenticando che sono stati proprio i nostri avi a comunicarci che “mens sana in corpore sano” dovrebbe
essere un mantra che ognuno di noi dovrebbe fare suo fin dall’infanzia.
In stretto collegamento con quanto appena detto vorrei riportare alcuni esempi che ho piacere di estrapolare dalle mie esperienze ventennali di docente in una scuola secondaria di secondo grado e di allenatore di calcio, sia con adulti che con ragazzi adolescenti. Il filo conduttore è la grande capacità comunicativa che porta con sé il movimento, l’attività motoria e in generale qualsiasi disciplina sportiva. Sono moltissimi, infatti, i casi di ragazzi che dal punto di vista dell’apprendimento didattico si trovano in difficoltà ma che, invece, si fanno valere, non solo dal punto di vista dei meri risultati ma anche per il percorso globale da loro compiuto, nell’ambito dello sport. Una bella rivincita, soprattutto verso quei colleghi che continuano ad etichettare questi ragazzi come coloro che “fanno sport e quindi non hanno voglia di studiare, per forza che a scuola poi non vanno bene…”. Allo stesso tempo, non di rado studenti “brillanti” per le competenze in ambito scolastico sono, di pari passo, delle eccellenze anche nello sport da loro praticato, soprattutto in quelle discipline che richiedono strategie tattiche e quindi pensieri cognitivi complessi e adattabili alle varie situazioni. L’aspetto più bello però, a mio modesto parere, riguarda la sfera dei ragazzi cosiddetti fragili, non per forza con disabilità congenite o acquisite ma anche persone dal carattere timido, con difficoltà relazionali o con un vissuto piuttosto complicato alle spalle. Ragazzi che non riuscirebbero a comunicare con facilità con i loro pari, i loro amici o compagni classe, correndo il rischio di rimanere a volte isolati, che trovano la loro rivincita nel momento in cui possono esprimersi con il corpo tramite le loro abilità motorie. Giovani che dal punto di vista cognitivo sono in forte difficoltà a recepire e capire un’informazione ma che messi in una situazione di gioco, in un contesto reale, capiscono immediatamente le consegne, gli obiettivi della lezione e sanno anche elaborare strategie di gioco. Lascio volutamente per ultimo quello che ritengo sia l’aspetto più importante, soprattutto pensando alla realtà odierna, ovvero la socializzazione e la capacità di vivere all’interno di un gruppo. Fare sport rimane una delle poche occasioni per i nostri ragazzi di condividere
Sot il Cidulâr
con i propri coetanei momenti di felicità, difficoltà, entusiasmo, vittorie e sconfitte, rispetto delle regole e dell’avversario e dei compagni in un contesto che non sia quello scolastico o famigliare. Sembra una banalità, ma non lo è… è , invece, un’ottima palestra di vita per il mondo degli adulti, soprattutto quello
lavorativo, per loro completamente nuovo. In un quadro generale che non si discosta di molto da quanto scritto nelle righe precedenti giovani come i nostri compaesani ci fanno gioire e restituiscono, invece, la speranza che le future generazioni, specie quelle delle nostre zone, siano comunque sempre stimo-
late dal gusto del movimento e della sfida, del piacere di misurarsi con i coetanei e di vivere a contatto con la natura e meno con le comodità di casa.
Lorenzo Di Lena Docente in scienze motorie Allenatore di calcio UEFA B
i veri protagonisti
DaVIDE D I lE na:
“ c a L c I o e S c I a L p IN o”
Ciao, mi chiamo Davide ho 14 anni e sono nato il 20 agosto del 2011 a Tolmezzo. Abito a Tarcento conosciuta come la Perla del Friuli. Fin da piccolo ho praticato molti sport: sci, calcio, rugby, karate, judo, kick box, surf e nuoto. Lo sport per me è un momento di svago e relax, adesso pratico calcio e sci. Le scuole elementari e medie le ho frequentate a Tarcento, ora sono in prima superiore al Magrini Marchetti a Gemona del Friuli, indirizzo CAT (geometra). Le mie materie preferite sono tecnologia e matematica, e sono uscito dalle medie con la media dell’otto. Nel poco tempo libero che ho a disposizione mi piace uscire con gli amici e giocare un po’ con i videogiochi. Due sono gli sport che attualmente pratico: il calcio, sono tesserato per l’ASD Magnano, il mio ruolo è difensore, gioco nei Giovanissimi Provinciali Under 15 e spesso sono convocato con gli Allievi Regionali Under 16. Facciamo tre allenamenti settimanali, poi a dicembre quando inizierà la stagione sciistica dovrò a malincuore fare una scelta per praticare a livello agonistico lo sport che più mi affascina: lo sci alpino che lo trovo molto adrenalinico e c’è tanto da imparare. Mi piace anche perché è uno sport singolo e

quindi se sbaglio è soltanto colpa mia e non degli altri. Questo sport mi ha insegnato molte cose: rispetto, saper ascoltare, mai arrendersi e se vuoi una cosa devi impegnarti al massimo. Inizio ad allenarmi a metà ottobre, durante le vacanze di Natale mi alleno tutto il giorno, nel periodo scolastico il lunedì, martedì, venerdì, sabato, e domenica. In autunno, in assenza di neve mi reco con la mia squadra a sciare sul ghiacciaio a Kaprum in Austria, ed è un’esperienza molto stimolante. Durante la stagione invernale mi alleno sulle nevi dello Zoncolan e non nascondo che c’è un po’ di sacrificio da affrontare: esco di scuola all’una, mi vesto, mangio in auto e alle quattordici sono sulle piste, mi alleno fino alle sedici e poi torno a casa. Partecipo a tutte le gare in Regione che iniziano a fine gennaio e alternandosi una settimana sì e una no finiscono a inizio marzo. Quest’anno ho partecipato a diverse gare sia a livello regionale che nazionale: ai Campionati Italiani di categoria a Ovindoli, sempre ad Ovindoli al Trofeo Coni, al Trofeo Alpe Cimbra a Folgaria, al Trofeo Pinocchio all’Abetone. Ho partecipato anche ad una gara internazionale piazzandomi al decimo posto. Gareggio in Slalom Speciale, Slalom Gigante e SuperG, mi divertono tutte, certo quella che ti dà più adrenalina è la gara del

SuperG. Ho iniziato a sciare a 4 anni grazie a mio zio Raffaele Di Lena che mi aveva portato sui campetti scuola dello Zoncolan. Ho avuto diversi maestri, fino a quando il mio allenatore Jacopo Di Ronco chiese a mio padre se volessi fare qualche allenamento fra i paletti. Con allenamenti su allenamenti iniziavo a diventare più forte. Cinque anni fa arrivavo tra gli ultimi mentre adesso posso dire di essere tra i primi tre in Regione. Però dietro a tutto ciò c’è un grande lavoro familiare grazie a mia nonna e a mio papà. La nonna Gianna Maier mi è sempre stata vicina, mi ospita nella sua casa di Rivo di Paluzza ed è anche grazie ai suoi sacrifici se sono diventato uno sciatore. Mia nonna si alza presto ogni giorno circa alle cinque del mattino per prepararmi la colazione, a scaldare i vestiti e a prepararmi la borsa per lo sci. Poi c’è il mio papone, il mio idolo Federico Di Lena che si è appassionato subito a questo magnifico sport. È lui che mi porta da scuola sullo Zoncolan poi durante la notte guarda i miei filmati per ore. Non sto ad elencarvi tutte le cose che fa per me però sono moltissime. Adesso vi descrivo anche il mio allenatore: lui è una persona fantastica, gli voglio un sacco di bene e penso anche a lui, lo rispetto e lo ammiro e vedendolo sciare il mio sogno è quello di debuttare in coppa del mondo. Poi ci sono anche tutti i miei familiari che mi supportano ad esempio la mamma Gio Valle, la nonna Dolores Beorchia, gli zii Massimo Valle e Ivan Martini, le zie Vanessa Giorgis, Silvia Di Lena e Alessandra Petrei, le cugine Caterina Valle e Camilla Di Lena, il nonno Luigino Di Lena e con il loro spirito il nonno Silvio Valle e la bisnonna Annita. Da come avrete potuto capire per me lo sci è più di uno sport ma è anche un momento per stare con i miei parenti. Io quando sarò grande vorrei diventare uno sciatore di livello mondiale. Se non ce la farò vorrei diventare un architetto. Davide Di Lena
l u DOVIC a Ch I a PO l I n O : L e m I e pa SSI o NI , L’arramp I cata e L o S c I DI F o ND o”
Mi chiamo Ludovica Chiapolino, ho 14 anni sono nata a Tolmezzo e abito in un piccolo paesino chiamato Rivo con mia mamma e mio papà. Frequento la seconda media a Paluzza e a scuola vado bene. Oltre allo sport, mi piace andare a giocare con i miei amici a Timau. In estate, quando a Rivo rientrano le famiglie di oriundi da Roma, Milano..., ci troviamo in
Sot il Cidulâr
piazza a “Baiârc” e giochiamo a nascondino fino a tardi. Per me lo sport è divertimento, aggregazione, amicizia e libertà, ma si deve sempre rincorrere un obiettivo e metterselo in testa, come per esempio arrivare sul podio. Lo sport mi ha insegnato a credere in me stessa, andare avanti anche quando sei in difficoltà per raggiungere un risultato. Secondo me, comunque, se pratichi uno sport e pensi solo a vincere, non ti diverti e non è bello. Lo sport è importante perchè allena il fisico e anche la mente. Faccio tesoro di quello che ha detto in un suo articolo l’arrampicatrice Janja Garnbret: “non servono diete, ci vuole allenamento, grinta e voglia di arrivare”. Sono due gli sport che pratico: l’arrampicata sportiva e lo sci di fondo.
l’arrampicata
La passione per l’arrampicata è iniziata a 8 anni, quando i miei genitori mi hanno portata a Villa Santina a una dimostrazione della pratica di questo sport, mi è piaciuta subito e da li è nata la mia passione per l’arrampicata. Dopo quell’esperienza ho iniziato a frequentare l’associazione “Chiodo Fisso” di Tolmezzo, allenandomi due, tre volte alla settimana. L’arrampicata sportiva è espressa in tre discipline: l’arrampicata “Lead” consiste nel salire una parete rocciosa o artificiale, assicurandosi tramite una corda che viene progressivamente passata attraverso i punti di protezione. L’obiettivo è di raggiungere il punto più alto

avvISo aI LettorI
Per tutti gli amici che vogliono aiutarci a sostenere economicamente il bollettino e le esigenze della Chiesa di Rivo, ecco le coordinate bancarie per effettuare un bonifico. Questa procedura vale anche per i Paesi esteri.
titolare del conto: Chiesa S. lorenzo Rivo codice. abI 06230 - codice c a b. 63760
codice I.b a.N
It23N0623063760000015167520
A tutti i “Crots”, vicini e lontani i più sinceri auguri di un Santo Natale ed un Felice 2026 in serenità e salute
possibile. La “bulder” è una arrampicata su massi naturali o artificiali, e ci si arrampica ad un massimo di 4 – 5 metri. Le gare si svolgono su strutture artificiali che assomigliano a massi naturali. Infine la “Speed” è una arrampicata veloce, l’obiettivo è la velocità di salita. Dopo tre mesi di allenamenti nella palestra di roccia attrezzata mi hanno proposto di fare la mia prima gara, nella specialità “Lead” ed io ho subito accettato, arrivando terza. L’anno dopo invece ho vinto e ho potuto partecipare ai Campionati Italiani di combinata giovanile ad Arco con il Team Friuli Venezia Giulia assieme a Marta e Alice. La combinata include tutte e tre le discipline: Lead, Bulder e Speed. Quell’esperienza è stata bellissima perché nei tre giorni di gara al centro federale ho conosciuto e mi sono confrontata con atleti di tutte le Regioni d’Italia, facendo nuove amicizie. Ricordo che faceva molto caldo e quando non avevamo le gare andavamo tutti assieme a fare il bagno nel vicino fiume o sul Lago a Riva del Garda. Ho partecipato a diverse gare: a Arco di Trento, Cortina, Trieste, Pordenone, Tolmezzo, quest’anno gareggerò nella categoria Under 15.
Lo sci da fondo Quando ho iniziato a frequentare la seconda elementare a Timau Cleulis, i miei compagni, che già praticavano lo sci di fondo, mi hanno chiesto se andavo anch’io con loro. Dopo aver provato, entusiasta anche di questo bellissimo sport, mi sono iscritta alla società sportiva “Timau Cleulis”. Dopo un breve periodo di faticosi ma entusiastici allenamenti, ho iniziato a gareggiare. La tecnica che preferisco sciare è quella libera, perché mi diverte di più e perché mi ha permesso di raggiungere i migliori risultati sportivi. La gara che prediligo è la “Sky for fun” che si disputa a Sappada, a tecnica libera e con partenza in linea. La pista è impegnativa, ma bellissima con dei bei saliscendi. Vi gareggiano tutte le squadre del comitato del Friuli Venezia Giulia e numerose squadre della vicina Slovenia, Austria e della Repubblica Ceca. Finito di gareggiare,

aspettando le premiazioni, ci sfidiamo a palle di neve… ovviamente in questa gara Friuli Venezia Giulia contro tutti…….. Sono una Under 14, le gare della mia categoria sono lunghe 4 chilometri. Diversi i luoghi dove ho gareggiato sia in Regione che fuori Regione: Planica (Slovenia), Val Gardena. Quando arriva la neve, adoro andare a sciare ai Laghetti con i miei compagni di squadra, al freddo e in notturna. Per preparare al meglio la stagione invernale, d’estate ho iniziato ad allenarmi con gli skirol, e in futuro mi piacerebbe cimentarmi con il biathlon e diventare come Lisa Vitozzi. Concludo questo mio pensiero ringraziando tutti i miei allenatori ed i miei compagni di arrampicata, sci e amici…… grazie, grazie e buono sport a tutti.
Ludovica Chiapolino
abbiamo letto con interesse le esperienze e le aspettative “sportive” di Davide e Ludovica, auguriamo loro di coltivare e realizzare i loro sogni, con passione, tenacia e tanto divertimento

In ricordo di michele Stramondo Desidero ricordare con affetto e commozione il mio compagno Michele. Pur non essendo residente nel nostro Comune, Michele era diventato parte della comunità di Paluzza grazie al suo lavoro ed al suo modo di essere. Nel corso del suo servizio presso il CAFC, tra il 2023 e il 2024, installando i contatori dell’acqua nelle nostre case, ha avuto modo di farsi conoscere ed apprezzare da molti per la sua disponibilità, serietà e gentilezza. Tanti compaesani me ne hanno parlato con stima e simpatia, ricordando il suo sorriso e la sua frase ricorrente, pronunciata con orgoglio ed affetto: “A cassù mi vulin ducj bon”. E davvero così era: impossibile non volergli bene. Michele sa n’è andato a soli 42 anni a causa di un improvviso infarto. Con queste parole desidero affidare anche alla comunità di Paluzza il suo ricordo, con gratitudine per l’affetto che tanti gli hanno dimostrato. Che il Signore lo accolga nella Sua luce e gli doni la pace eterna.
Unfer Daniela
Sot il Cidulâr
RiU al Palio das Cjarogiules
Domenica 10
agosto 2025 “la contrade di Riu” ha partecipato al tradizionale “Palio das Cjarogiules” che ha riunito molti paesi in un clima di allegria e condivisione. I veri protagonisti sono stati i nostri

giovani: nel “Palio dai Fruz”, la squadra di Rivo composta da Basso Sebastiano e Di Ronco Francesco si è distinta per grinta, energia e tanto divertimento conquistando il primo posto. Super bravi anche i nostri contradaioli Di Ronco Picottini Thiago figlio di Di Ronco Alia, e Aurora Cecotti figlia di Cocciante Laura che hanno ottenuto uno splendido terzo posto gareggiando per la contrada di Naunina. Questi risultati hanno riempito d’ orgoglio tutta la borgata, tra applausi, sorrisi e qualche lacrima di gioia. Oltre alle competizioni, il Palio è stato un momento di comunità, dove grandi e piccoli si sono trovati assieme per vivere la tradizione ed il piacere di stare assieme. Un grazie sincero a tutti i partecipanti alle gare, alle famiglie che hanno sfilato e ai volontari che ci hanno sostenuto, grazie di cuore. Ci portiamo a casa il ricordo di una splendida giornata, con la promessa di ritrovarci ancora più numerosi il prossimo anno. “Viva i Crots”, viva la nostra comunità.
Auguri e congratulazioni

Lauree

Università degli Studi di Padova 15 luglio 2025
Greta Sebastianutti, figlia di Vania Di Ronco, laurea magistrale in Psicologia Clinica con il voto di 110 e lode

50° anniversario di matrimonio di Flora
e
Lina 14 settembre 1975 – 2025 festeggiati da tutta la famiglia.
Università degli Studi di Udine 27 luglio 2025
Jacopo Sebastianutti, figlio di Vania Di ronco, laurea in Scienze dell’architettura con il voto di 104

Vittoria, athena e Diana sempre presenti al rosario del mese di ottobre a rivo

Giulia Di ronco
Onelio
Martino
A uguri e congratulazioni
Battesimi


Duomo di Santa Maria, 21 settembre 2025 nora Marconi di Giulio e Veronica Faleschini
Duomo di Santa Maria, 7 settembre 2025
Ludovica Cescutti di nicola ed eva Trinchero
Storie di migrazioni...
Daniela, figlia di Mariù De Franceschi (nipote di Gjelmo), è arrivata a Casteons con il marito Willy per la prima volta nel settembre del 2024. Insieme hanno organizzato il I raduno dei venezuelani, figli, nipoti e pronipoti di emigranti europei, oggi residenti in Spagna, Svizzera e Venezuela. Sono ripartiti il 10 ottobre con la promessa che sarebbero ritornati. Da Casteons nel dopoguerra è partita una decina di compaesani verso il Venezuela. Questa foto è stata scattata nel ronc sul retro della casa di Mariù De Franceschi nel mese di settembre del 2024.


Chiesa di Santo Stefano di Piano d’arta, 14 settembre 2025
nicola Molinari di Denis e Stefania Gerometta

A uguri e congratulazioni
Anniversari



di
50° di Matrimonio di anna Maria Pittino e Luigi Carlevaris 21 settembre 2025


...in venezuela e ritorno!
Quest’anno Willy e Daniela sono ritornati a Casteons per la seconda volta, dal 14 al 24 luglio 2025, e hanno organizzato il II raduno dei venezuelani residenti in Svizzera e Venezuela, più alcuni venezuelani residenti in Italia già da qualche anno (a causa della crisi economica del Venezuela). Al raduno hanno partecipato 15 persone, ritratte nella foto scattata su pa rive di Nele a Casteons.
55° di Matrimonio di De Franceschi Paolo e Marisa Windsor (Canada)
50° di Matrimonio
Marco Flora e anna rosa englaro
Chiesa di S. Pietro di Zuglio
A uguri e congratulazioni
Lauree

Università degli Studi di Trieste, 20 ottobre 2025
Cristian Moscatelli, di Maurizio ed emanuela Silverio, laurea magistrale in Fisica nucleare con il voto di 110 e lode

Università degli Studi di Verona, 4 settembre 2025
anna Dosso, laurea magistrale in Marketing e Comunicazione d’Impresa


Università degli Studi di Udine, 24 ottobre 2025
eva Coslovich, di Mauro e Laura G. Lazzara, laurea magistrale in International Marketing, Management and Organization con il voto di 110, nella foto con i nonni
Davide Lazzara e Luigia Di Vora (la Vigjute)

Università degli Studi di Udine, 31 ottobre 2025
Daniele Ortis, di Gianpiero e Franca Temil, laurea in Biotecnologie

Università degli Studi di Trieste, 21 novembre 2025
angelica rovere, di angelo e Daniela Cescutti, laurea in Business administration and Management