TFP White

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#numerodue

di soribel carrasco

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indice l’editoriale P.5 il calore del bianco P.9 sabrina fossi designer P.12 tavola nordica P.16 BjÜrk swedish brasserie P.18 wild, white, winter styled shoot P.24 wedding menu P.32 b come bouquet P.38 fiori di carta P.46 viennese dream P.50 bianco concept store P.56 BIANCO A TAVOLA P.60 recensione letteraria P.64



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Editoriale

Il colore Bianco ci rimanda alla mente l’idea della neve, dell’inverno e del freddo. Il Bianco rappresenta l’assenza di cromatismo e racchiude in sé altre suggestioni. Una tela vuota, un foglio non ancora scritto, uno spazio puro e incontaminato che da libero sfogo alla creatività. In questo numero vi racconteremo la nostra originale interpretazione del tema white/winter tra design minimal, matrimoni invernali e stili mai scontati.

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WHITE

LIKE NORDIC STYLE


“Il più bel colore nell’architettura? Il bianco, colore puro della forma.” Gio Ponti

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photo: SEIER+SEIER


il calore del bianco design

Bianco è sinonimo di luce e di raffinatezza, il sorprendente mix di tutti i colori che finisce per annullarne le tinte, la tela su cui i pittori danno sfogo alla loro creatività, la pagina vuota con cui gli scrittori si confrontano prima di dare inizio alla loro grande opera. Così come per l’arte, anche nell’arredo rappresenta un ottimo punto di partenza, il perfetto contenitore per trasformare una semplice costruzione in una casa, la nostra. Spesso siamo portati ad associare questo non-colore ad un ambiente freddo, asettico e minimalista, privo di anima e di calore, per questo motivo molte volte ci lasciamo sopraffare dall’horror vacui che ci porta ad accumulare colori ed oggetti per sentirci più “a casa”… Ma c’è un modo per vivere serenamente e rendere intimo anche un ambiente dove è il bianco a predominare: basterà prendere spunto dalle case del Nord Europa. Gli scandinavi sono gli esperti indiscussi in questa materia e le loro case sono l’esempio perfetto di come si possa rendere caldo e accogliente un ambiente totalwhite, dove spesso e volentieri il bianco non ricopre solo le pareti, ma anche arredi e pavimento. Qual è la loro arma segreta? I danesi la

chiamano Hygge. Hygge è una parola intraducibile in italiano perché rappresenta un concetto, anzi, una vera e propria arte: è l’atmosfera intima che si crea quando sei circondato dagli amici e dalla famiglia, parlando e assaporando i piaceri della vita a lume di candela, un modus vivendi che sanno benissimo riproporre anche nell’arredamento. Come facciamo a ricreare la Hygge a casa nostra? Architetti e decoratori lo sanno bene, quando non si può - o non si vuole - giocare col colore, per personalizzare una casa bisogna sbizzarrirsi con materiali e texture. In questo caso, se il nostro cruccio è fare in modo che la nostra candida casa si trasformi in un accogliente nido anche durante la rigida stagione invernale, il legno grezzo e la lana sono gli alleati su cui dobbiamo puntare: basteranno delle calde coperte “knitted”, un tappeto in lana di pecora e la luce soffusa di una candela per vestire la nostra casa e rendere questi mesi più freddi il periodo migliore dell’anno… Ma se doveste avere bisogno di una spinta in più, potete aiutarvi con questa moodboard, ideale per rubare lo stile agli scandinavi e portarlo direttamente tra le vostre bianche mura domestiche.

a cura di camilla “la tazzina blu”

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photo: April and May

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Moodboard by la tazzina blu

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Sabrina Fossi PRODUCT & INTERIOR DESIGNER

“Sabrina nasce a Firenze nel 1984. Consegue la laurea triennale in Disegno Industriale presso l’Università di Firenze e successivamente si specializza in Design Eco-compatibile al Politecnico di Torino. Lavora a Malta e poi a Berlino, dove acquisisce conoscenze nel campo del graphic design. Nel 2011 fonda il proprio marchio, progetta e realizza la sua linea di prodotti, anche grazie al supporto dell’azienda LIAF (nata dai nonni e ora gestita da suo padre). Sabrina ama lavorare con materiali quali ceramica, legno, laminil e alluminio. Il suo stile non è in alcun modo categorizzabile: c’è del pop, un segno grafico ornamentale e un amore per un minimal che però è caricato da una cromaticità pop! Insomma: c’è del talento e una personalità unica, come quella di tutti i veri creativi, che oggi vogliamo farvi incontrare e conoscere più da vicino!”

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a cura di chiara casciotta - TESTI E difoto soribel sabrina carrasco fossi

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Quando e come è nata la tua passione per il design? La passione per il Design è nata dopo le scuole superiori e probabilmente mi è stata trasmessa da mio padre, un artigiano fiorentino con esperienza trentennale nel campo dell’arredamento. Come descriveresti il tuo stile? Sicuramente minimalista, a tratti pop. Da dove trai ispirazione? Spesso traggo ispirazione da “mondi” esterni che non appartengono strettamente al design. Qual è il materiale che prediligi? Il legno.

Quanto è difficile oggi affermarsi nel mondo del design? Molto difficile, la concorrenza è alta e spesso le aziende non danno spazio ai giovani. Qual è il ruolo del designer nella contemporaneità? Quello di creare oggetti utili, senza tralasciare quell’effetto di stupore negli occhi di chi li osserva. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Sicuramente ampliare la mia collezione di prodotti e cercare nuovi reseller per il mio Brand.

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a cura di laura ferrari - ph ennefoto - illustrazioni Mondo mombo


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geometrie nordiche conquistano la tavola


Bjรถrk Swedish Brasserie Il food e il design scandinavo conquistano Milano

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Come tutti i progetti più belli, anche Björk Swedish Brasserie, è nata da una passione: la passione di Giuliana Rosset per la cultura scandinava. Archiviato il capitolo Napapijri e complice anche l’incontro con Nicola Quadri, architetto e gallerista tra i primi a portare il design nordico in Italia, nel 2012 l’imprenditrice aostana ha realizzato una nuova interessante esperienza di food e design nordici: la prima swedish brasserie in Italia, a Quart (Aosta). Dalla Valle d’Aosta a Milano il passo è stato breve. E così che l’anno successivo Björk è sbarcato a Milano come emporio-galleria, per essere poi trasformato a novembre 2014 in ristorante. Una brasserie dalle tre anime: si può infatti scegliere light lunch e aperitivi al banco gastronomia o decidere di farsi tentare dal menù del ristorante per degustare i piatti realizzati dalla giovanissima Chef Rebecca Varjomaa che ripropone la cucina nordica tradizionale nella sua evoluzione più moderna grazie a tecniche di cottura a bassa temperatura che rende i piatti più leggeri. Björk conserva infine la sua anima di emporio non solo per il food ma anche per la vendita di piccoli pezzi di design scandinavo.

Prima reale e autentica esperienza di ristorazione svedese in Italia, Björk è il frutto di un importantissimo lavoro di ricerca sotto l’aspetto culinario, reso possibile grazie alla collaborazione con la storica Accademia di Grythyttan e con Mattias Sjöblom, enfant prodige della cucina svedese e chef consulente di Björk, che non solo ha aiutato nella definizione del menù ma soprattutto ha selezionato i migliori fornitori svedesi di materie prime. Anche dal punto di vista del design, Björk ricrea appieno l’atmosfera scandinava, grazie alla progettazione dell’interior, studiata nel minimo dettaglio proprio da Nicola Quadri, che ha saputo mixare il vintage con la nuova produzione scandinava, includendo nell’arredamento anche alcune vere e proprie rarità come il lampadario in ottone e vetro opalino disegnato negli Anni 60 da Hans Agne Jacobsson per il marchio Markaryd Sweden. Björk Swedish Brasserie, a pochi mesi dall’apertura milanese, è già un successo tanto che ci sarebbero già nell’aria progetti che porterebbero Björk anche fuori dai confini nazionali.

A CURA DI LAURA FERRARI - ph Björk

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Particolari delle camere dell’Hotel Village di Quart, albergo in stile nordeuropeo che ospita la prima BjÜrk Swedish Brasserie.

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WHITE LIKE WEDDING


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WILD, WHITE, WINTER STYLED SHOOT

ph ennefoto feat aberrazioni di soribel cromatiche carrasco

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Creative idea - The Friday Project // Styled - Ril첫 // Planning - Honey and Cinnamon Italian Wedding Planner // Photo Ennefoto & Aberrazioni Cromatiche // Stationery - Marilou // Flower - Sara Cattaneo Lab & Monica Nisi // Groom dress - Luca Bilancioni & Andreoli Boutique // Bride dress - Nadia Manzato Wedding Couture // Knitwear - Marabini // Cake Nana & nana cakes // Ring - A.G.I. Gabriele Gioacchini // Bride & Groom - Olimpia Taliani de Marchio - Claudio Carletti

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DIETRO LE QUINTE Progettando il servizio fotografico dedicato al mare d’inverno ci siamo poste tre obiettivi. Il primo, ovviamente, era di rispettare il tema di questo secondo numero: Bianco. Il secondo, realizzare immagini sperimentando un metodo di lavoro “inconsueto”. Il terzo, dare il giusto significato ai termini network e condivisione, di questi tempi un po’ troppo abusati. Riguardo il primo punto abbiamo interpretato il bianco, non tanto come colore, ma cercando di catturare la luce cristallina e invernale di una mattinata in riva al mare. Il secondo obiettivo merita una spiegazione più accurata. È da parecchio tempo che desidero realizzare degli scatti insieme ad altri fotografi e questo servizio è sembrata, a tutta la redazione, l’occasione ideale per realizzare questo progetto. Uno shooting a due studi, due punti di vista, tecniche differenti, due interpretazioni dell’atmosfera e della storia da raccontare. Massima libertà di espressione, con un’ unica regola: collaborare. Abbiamo presentato la proposta allo studio fotografico Aberrazioni Cromatiche, che ha accolto con entusiasmo il nostro invito facendoci raggiungere il secondo obiettivo di questo lavoro, lasciatecelo dire, fuori dal comune. Anche il nostro terzo e ultimo scopo è stato raggiunto. Volevamo dimostrare che non c’è nulla di pericoloso nel collaborare e che condividere può solo arricchire la professionalità di ciascuno di noi. Le inevitabili difficoltà tecniche legate all’attrezzatura differente, al metodo di lavoro a cui si è abituati, sono state superate molto rapidamente e la realizzazione sul campo è stata perfetta. Le immagini che abbiamo ottenuto si combinano, si completano e raccontano non solo la storia di due ragazzi innamorati, ma anche di un’altra passione che ci muove con altrettanta forza: la fotografia.

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testo ennefoto - ph ennefoto feat aberrazioni di soribel cromatiche carrasco

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wedding menu

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Spinaci 500gr // Pasta sfoglia 250gr // Cheddar 200gr // Parmigiano 50gr // Uova 1 // Pepe Pulire gli spinaci e cuocerli in una padella con aglio e olio per 15’ // Tritarli finemente poi mescolarli con parmigiano, cheddar, uova sbattute, sale, maggiorana e pepe // Mettere la pasta tonda su una teglia e farcire metà pasta con il ripieno // Bagnare con un pennello il bordo richiudere la pasta e forellare con una forchetta la parte sopra. Infornare per 30’ a 200°C

Torta salata di spinaci e cheddar bianco

foto e testi different taste

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Lenticchie 500gr // Carota 1 // Patate 2 // Cipolla 1 // Pomodorini 5 // Aglio // Olio // Gunciale 10 fette Mettere a bagno le lenticchie in acqua salata per una notte // In una casseruola mettere le lenticchie, la carota, le patate, la cipolla e i pomodorini // Portare a bollore e lasciare cuocere per circa 1 ora // Frullare tutto e nel frattempo cuocere su una padella senza aggiungere niente il guanciale // Servire calda e aggiungere il guanciale come guarnizione

Vellutata di lenticchie con guanciale croccante

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Besciamella 250ml // Lasagne 250gr // Spinaci 500gr // Salmone 250gr // Parmigiano qb Pulire gli spinaci e cuocerli in una padella con aglio e olio per 15’ // Lasciarli freddare e frullarli insieme alla besciamella, sale e pepe // Tritare il salmone, bollentare le lasagne in acqua salata ed appoggiarle su uno strofinaccio // Iniziare la preparazione mettendo la besciamella alla base della teglia da forno, poi mettere le lasagne, gli spinaci frullati, il parmigiano, il salmone e ripetere fino all’ultimo strato // L’ultimo strato potete mettere solo parmigiano e salmone // Infornare per 40’ a 180°C

Lasagna bianca di salmone e spinaci

di soribel carrasco

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Filetto di merluzzo 500 gr // Lardo di colonnata 10 fette // Patate 2 // Aglio // Olio // Pepe Fare delle fette sottili di patate e metterle al forno a 180°C per 15 minuti // Condire il pesce con pepe, sale, olio e avvolgerlo con il lardo per 15 minuti a 180° // A piacere è possibile fare anche delle carote e patate a listelli e cuocerle al forno come condimento

Filetto di merluzzo in crosta di patate e lardo di colonnata

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Burro 250gr // Nocciole 60gr // Farina 100gr // Zucchero 200gr // Lievito vanillato 5gr // Cioccolato 200gr // Uova 2 // Sale qb Tritare la cioccolata, sciogliere il burro a bagnomaria e unire la cioccolata tritata // Montare le uova e lo zucchero, versare il composto di burro e cioccolata, lievito, farina e un pizzico di sale // Unire le nocciole tritate e l’uvetta, mescolare e versare in una teglia // Infornare per 35 minuti a 180°C // Lasciare freddare aggiungere zucchero a velo e tagliare

Brownies di cioccolato bianco e uvetta

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b come bouquet v as love

Artigianato e design in un bouquet da sposa? Perché no. Un nuovo modo di concepire il bouquet mettendo da parte l’idea “classica” di bellissimi fiori profumati, una combinazione di materiali non convenzionali che si fondono tra di loro per creare una composizione unica nel suo genere, questo è V As Love.

a cura di maria luisa spera - ph vanessa illi

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Com’è nato V As Love, “marchio di fabbrica” di bouquet, a mio avviso,unici ed inimitabili? V As Love è nato quasi per caso! Nel 2011 uno dei miei fratelli, Stefano, si è sposato con Chiara. Stavano organizzando una cerimonia ed un ricevimento super intimi, con solo una ventina di invitati... niente abito da sposa, trucco, parrucco e fotografi al seguito, niente di “convenzionale” insomma. Qualche mese prima del grande giorno, girovagando per Pinterest, avevo visto la foto di un fiore fatto con le pagine di un libro e conoscendo mia cognata, divoratrice di libri, ho pensato subito che un bouquet realizzato così l’avrebbe fatta impazzire! Alla prima proposta è stato subito un sì, e si è fidata così ciecamente di me da voler vedere il risultato finito solo il giorno delle nozze! È così che è nato il mio primissimo modello, V As Love #1. In che momento hai capito che questa tua passione/abilità si poteva trasformare in lavoro? Quasi subito dopo la prima realizzazione! Era da tempo che pensavo di dare una svolta alla mia vita lavorativa e, nonostante l’intimità del matrimonio di mio fratello, il bouquet aveva fin da subito attirato l’attenzione di amici vari e conoscenti, grazie anche alle foto scattate da mia sorella per l’occasione ed alla loro condivisione sui social... così sono iniziate le prime richieste! Solo quattro mesi dopo nasceva V As Love!

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Il fatto a mano in questo momento è di tendenza, come ti spieghi questo fenomeno? Negli anni, l’esperienza dell’acquisto è radicalmente cambiata. Siamo passate rapidamente dall’acquisto nei piccoli negozi a quello nelle grandi catene, da capi ed oggetti “esclusivi”, non destinati alla grande distribuzione, ad abiti ed arredi low cost, da cambiare ad ogni stagione. Alla lunga, probabilmente, tutto questo sta perdendo il suo fascino. È questo il motivo per cui, secondo me, si sta lentamente tornando ad apprezzare il fatto a mano, il sartoriale, l’artigianale, il “fatto su misura”. È su questo principio che si basa V As Love! Il foglio bianco è l’incubo di molti creativi, per te invece è l’opportunità di creare qualcosa di unico... da dove prendi ispirazione per i nuovi modelli? È difficilissimo dirlo! Faccio moltissimo lavoro di ricerca ed il web è sicuramente fonte inesauribile di ispirazione. Passo dal design alla fotografia, dall’artigianato alla cucina, dall’arte alla moda e da ognuno di questi ambiti “rubo” qualcosa che poi reinterpreto in una composizione nuova. Purtroppo però non sono immune nemmeno io alla sindrome del foglio bianco! Carta, stoffe, perle e tanti altri materiali sono nel tuo archivio di bouquet ed accessori, quale di questi preferisci lavorare? I nuovi modelli nascono sempre per la voglia di mettermi alla prova: mi piace giocare con nuovi materiali e provare a dare loro un nuovo significato, ma a questa domanda c’è una sola risposta… è la carta il materiale che preferisco in assoluto! È estremamente versatile, ed è meraviglioso vedere quante cose si possono realizzare con un semplice foglio, quanto può cambiare un progetto la diversa grammatura, che differenza c’è al tatto tra la carta riciclata e quella patinata, come un foglio apparentemente piatto possa invece essere plasmato a piacere! Per gli occhi di una sposa, ogni tua creazione è semplicemente fantastica e fa sognare ad occhi aperti: ma ai tuoi occhi, c’è un bouquet o un modello che tra tutti ti ha rubato un pezzetto di cuore? È una domanda che mi mette sempre più in crisi... ogni modello contiene un piccolo pezzo di me. Ogni modello è stato interiorizzato ed analizzato. Ogni modello è stato il mio preferito. E poi c’è “l’ultimo”, che di volta in volta cambia, che si distingue dagli altri per la novità... è per questo che ora come ora non posso che risponderti “At Last”, la versione natalizia di V As Love.

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Creative idea - The Friday Project team // Styled - Ril첫 // Photo - Vanessa Illi // Bouquet - V As Love // Dress - Andreoli boutique

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WHITE LIKE PAPER


fiori di carta

Cosa c’è di piĂš bianco se non di un semplice foglio di carta da fotocopie? Con questo tutorial di Silvia Giochi di Carta scoprirete come trasformarli in bellissimi fiori.

Materiale: ricavare da 3 fogli di carta da fotocopia 3 quadrati di 20, 18 e 16 cm di lato colla a presa rapida 3 bastoncini 3 palline di legno forbici

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foto e testi di silvia GIOCHI DI CARTA

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Piegare il foglio lungo la diagonale, quindi piegare di nuovo a metĂ , e poi ancora. Ritagliare come illustrato nella foto. Aprire il foglio fino alla prima piega; con la colla attaccare la pallina al bastoncino facendone uscire l’estremitĂ . Attaccare con la colla anche il foglio sagomato, tenere premuto per qualche secondo, dopodichè aprire i petali con delicatezza e arrotondarli con le dita.

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Viennese Dream di federica papa

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a cura di laura novara - foto e testi di federica papa

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“Viennese Dream” è realizzato interamente con una macchina fotografica polaroid, per quale motivo hai deciso di utilizzare proprio questo strumento? Siamo a Vienna, fine 2011. Mi era stato commissionato un artwork da un gruppo emergente della scena stoner italiana per il loro primo cd. Dopo il brief iniziale, avevo in mente di creare delle atmosfere oniriche. In quell’anno in particolare, stavo iniziando a lavorare a fondo sul mio stile fotografico in cui facevo - faccio tutt’ora - dell’“imperfezione” il punto di forza dei miei scatti. Non intendo dire che le inquadrature sono a caso, anzi! La tecnica per me è fondamentale: si devono conoscere le regole della fotografia per poi, se lo si vuole, evaderle, forzarle, sperimentare. L’imperfezione che intendo rimanda, ad esempio, ad un coprilente che prima sporco con l’acqua, asciugo malamente e poi monto nell’obiettivo; alla condensa che si crea su un vetro... A questo poi accompagno una regolazione personale del bianco e nero (scatto solitamente in digitale) che già mi predispongo in macchina e che ricorda molto la fotografia analogica. Dicevo di voler creare qualcosa vicino al surreale. Avevo fatto qualche scatto qua e là ma non ero ancora soddisfatta. Decisi di provare con l’analogico e scelsi la Polaroid. Da qualche anno erano usciti i nuovi film dell’Impossible Project. Sapevo che non erano ancora molto stabili ma anche che, durante la fase di sviluppo manipolandole, avrei creato qualcosa di unico. Quando andai a comprarle, mi cadde l’occhio su diversi startpack; in particolare fui colpita dalla chimica bianco-nero. La scelta fu breve. Sapevo che non sarebbero venute perfette, vista soprattutto la poca stabilità della chimica (specialmente con il freddo!). In quel periodo a Vienna di solito si scende verso i -22°, c‘è la neve con un freddo molto secco. Il Danubio è ghiacciato e la navigazione fino a Praga

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viene interrotta. Le particolari condizioni climatiche di quella zona rendono lo sviluppo dei film totalmente imprevedibile. Era l’imperfezione che cercavo. Iniziai così una lunga passeggiata per la città, Polaroid alla mano. I progetti sono frutto di lunghe riflessioni oppure vengono a cercarci e non ci lasciano in pace fino a quando non li realizziamo. Nel tuo caso quale è stato il processo creativo? Nel caso di una commissione, perché ci sono anche queste, è il brief. Se questo non c’è ho semplicemente voglia di fotografare; prendo la macchina con cui voglio scattare e vado. Per “Viennese Dream”, una volta scelto il mezzo con cui lavorare, ho lasciato che la città stessa, con la sua bellezza, mi lasciasse vagare tra gli interstizi della quotidianità viennese. Perchè Vienna? Perché nel 2011 abitavo lì. Amo profondamente quella città. Vienna è stata/é/sarà sempre per me fonte di grande ispirazione. Quando ho bisogno di starmene per conto mio, a riflettere, prendo e riparto. Torno lì. Anche se sono italiana e amo profondamente il mio Paese. In quella città trovo il mio posto nel mondo. Le tue immagini mi sono sembrate nostalgiche, ma prive di malinconia. Il racconto di un luogo un tempo famigliare. Quale reazione vorresti provasse o vorresti provocare in chi guarda le tue foto? Mi fa piacere che tu dica questo. Significa che ho centrato l’obiettivo. Vienna poi, per la sua essenza, è molto nostalgica, pensa ancora agli Asburgo, ad un passato lontano, ma tende con tutte le sue forze al futuro. Quando la fotografo, è Vienna che mi appare così e così è poi negli scatti finali (nei miei lavori la post produzione è veramente minima). Forse


perché sono anche io un po’ nostalgica del Romanticismo europeo, quando la gente era ispirata da grandi valori e l’arte cercava la sua comunione con l’infinito. In questo senso sono molto legata agli studi umanistici che ho fatto, lo ammetto! Quali sono state le difficoltà tecniche nella realizzazione di queste immagini? Come dicevo prima, quando hai a che fare con uno dei primi starter pack Polaroid Impossible Project, devi fare i conti da un lato con la poca stabilità della chimica del film, e dall’altra, se sei in un luogo molto freddo, con le condizioneiclimatiche in cui ti trovi (tengo a precisare che i nuovi film sono sempre più stabili). Quando scatti con un film di questo tipo, lo devi subito coprire dall’esposizione alla luce. Questa chimica bianco-nero aveva tempi di sviluppo più veloci rispetto a quelli dei film a colori. Oltre a questa rapida operazione, bisognava poi mettere immediatamente al caldo la Polaroid uscita, per evitare che, con il freddo, la chimica non si sviluppasse del tutto. Ricordo di aver fatto molti scatti, perché l’emulsione non riusciva a venire fuori. Poi anche con questo ci giochi. Prendi la neve fresca e ce la passi velocemente, o metti la pellicola tra le mani e muovi queste in maniera disordinata per fornire calore diverso al film. Questo sta a te poi. Dipende dall’effetto che cerchi o dalla semplice curiosità che hai di “vedere l’effetto che fa”. Hai un nuovo progetto in corso? Si chiama “d.segni”. Ho iniziato a lavorarci lo scorso aprile. Il progetto è nato in collaborazione con la coreografa Lara Carelli e la sua compagnia “Talent’s dance” in occasione di un altro progetto, Cantierezero, organizzato dalla Green Cooperativa di Ancona e con il patrocinio del Comune di Osimo, dalla Regione Marche, e dalla Rappresentanza della Commissione Europea, volto alla

sensibilizzazione sulla sicurezza stradale. Per questo progetto ho realizzato le scenografie dello spettacolo della compagnia. È stato un lavoro di simbiosi tra queste due arti, la fotografia e la danza. In particolar modo, ho fotografato persone con profonde cicatrici sul proprio corpo realizzando dei nudi molto sfumati, onirici, che raccontano una nuova bellezza; quella della continua affermazione della propria esistenza anche laddove corpo e anima sono stati feriti nel profondo. Su ogni singolo scatto, è stata creata una coreografia su cui i ballerini si sono saputi muovere, trasmettendo un’emozione profonda, quasi viscerale. Inoltre, durante il tour autunnale/invernale della compagnia, ho avuto il piacere di esporre una selezione delle fotografie del progetto presso la galleria d’arte Espace Beaurepaire di Parigi. Non potendo essere presenti i ballerini, ho creato un’esperienza di Interaction Design attraverso cui, scaricando dapprima l’apposita App e mettendo poi il dispositivo davanti alle foto, era possibile vedere la coreografia corrispondente o il back-stage della stessa; proprio perché, in virtù di quella stessa simbiosi di cui parlavo prima, queste due “anime” – fotografia e danza – devono poter sempre dialogare tra loro. Ad oggi d.segni è ancora in continua evoluzione con nuovi scatti, nuove coreografie e una prossima pubblicazione cartacea. Un buon motivo per amare la fotografia? Non credo esista un buon motivo per amare la fotografia. Forse perché la fotografia è per me, il modo con cui “io” vedo la realtà, ne scruto i dettagli e ne ammiro le proporzioni. Essendo un approccio alla visione, che per chi ha questa passione è del tutto naturale, non serve “amare” la fotografia. Perché la fotografia è parte di te. Della tua sensibilità.

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WHITE

LIKE ENDLESS POSSIBILITIES


bianco concept store

Bianco come colore delle infinite possibilità. Ecco l’idea alla base di Bianco Concept store: uno spazio personalissimo, una raccolta di cose belle in cui niente deve esserci per forza ma tutto può esserci se incontra il gusto della giovane proprietaria Giulia Spallanzani.

Bianco è il nome che hai dato al tuo negozio, perché lo hai scelto? Il nome per il mio negozio è sempre stato Bianco, anche quando era ancora solo un progetto nella mia testa. Bianco, un nome breve, bello e facile da ricordare. Un nome che evoca tutto quello che amo: la luce, la purezza, il silenzio, lo charme, l’eleganza di uno stile di vita semplice e mai complicato. Ma soprattutto ho scelto questo nome per quello che significa il bianco per me: la possibilità di scegliere infinite volte, di cambiare e di evolvere in continuazione. Per natura mi annoio facilmente e sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo e di diverso. Non so scegliere. O meglio, so esattamente che cosa non mi piace, ma poi tra tutte le cose che mi piacciono, tra le mie mille passioni, non so scegliere e allora le scelgo tutte. Non ho un film preferito, non ho una canzone preferita, non ho un libro preferito, non ho un piatto preferito, non ho un colore preferito, non ho una passione che vince sulle altre, non ho un sogno solo, non ho un lavoro preciso che voglio fare per tutta la vita. Per questo ne faccio tanti! Sono complicata, mi piacciono tante cose diverse, ho un’idea al giorno e molteplici interessi, mi entusiasmo spesso e facilmente,

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e soprattutto non voglio dover rinunciare a nessun aspetto di me. Voglio regalarmi il lusso di poter essere tutto quello che mi viene in mente di essere, senza per forza dover essere “qualcosa” in particolare. Il bianco per me rappresenta esattamente questo: una tela bianca. La possibilità di dipingere ogni giorno una me stessa diversa. La possibilità di essere tante cose. Infinite possibilità. Bianco è il mezzo attraverso cui esprimo me stessa. Bianco sono io. Da Bianco sono in vendita tantissimi oggetti anche di natura molto diversa tra loro. Qual è il filo conduttore che li lega? Come realizzi la selezione dei prodotti destinati alla vendita? Il filo conduttore che lega la mia selezione è appunto la mia personalità, il mio gusto e le mie passioni. Non ho mai voluto che il mio negozio fosse definito da una categoria merceologica, volevo totale libertà di espressione. Per questo è nato un concept store, dove il concetto è proprio l’espressione assoluta del mio io e la condivisione del bello con anime affini. Ho una personalità molto forte e un gusto ben definito che questo assicura coerenza tra prodotti tanto


a cura di laura ferrari - foto e testi di bianco concept store

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diversi tra loro. Per Bianco scelgo solo prodotti che piacciono a me, prodotti che amo e in cui credo e che scelgo anche per me e per la mia casa. Giro il mondo intero per scovare piccole cose belle per me e per le mie clienti. Acquisto in piccole quantità tanti prodotti diversi, così da preservarne l’esclusività e l’importanza e cerco di assicurarmi sempre un buon mix di fasce di prezzo diverse, così che il negozio sia accessibile a tutti. Quello che ne risulta è una selezione personalissima, curata con amore e in continua evoluzione. Il negozio non è mai lo stesso ed è in continuo cambiamento. Niente deve esserci per forza e tutto può esserci se mi piace. Novità è la parola d’ordine e così ho stravolto il concetto di collezione semestrale, non abbiamo una nuova collezione ogni sei mesi seguita dai saldi ma nuovi arrivi continui, almeno due volte al mese e in certi momenti anche tutte le settimane. Ogni volta è un negozio nuovo, ogni volta è una scoperta. Ogni volta che entri dalla porta non sai esattamente che cosa troverai, ma sai che, se ami il mio stile e il mio gusto, troverai tante nuove cose belle ad aspettarti. Ovviamente la mia è una scelta rischiosa e polarizzante, ma fino ad ora mi ha regalato tante soddisfazioni. Legato al negozio è nato da poco (mi diresti l’anno?) anche Biancostudio, un laboratorio di progettazione eventi. Come declinate la filosofia che sta alla base di Bianco negli eventi che organizzate? Il negozio è aperto dal marzo 2012, anche se è nato tanti anni prima nella mia testa. Nel 2013, un po’ per caso, è nato anche Biancostudio. Tante clienti mi chiedevano aiuto per la progettazione e la realizzazione dei loro piccoli grandi eventi e così mi sono detta: “perché no?” e ho pensato di offrire il servizio in modo un po’ più strutturato, così

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ho coinvolto mia sorella che è graphic designer. Alla base di Bianco c’è appunto l’amore per il bello, uno stile e una personalità piuttosto forte; chi sceglie di affidarsi a Biancostudio per realizzare il proprio evento, matrimoni soprattutto, cerca proprio questo: le nostre idee, il nostro gusto, il nostro amore per il bello. Questo è proprio quello che offriamo. Non riesco a lavorare su progetti che non mi piacciono, in cui non credo o che non sono in linea con il mio stile, perché in ogni progetto ci metto un pezzetto di me e tutto l’amore per il mio lavoro. Sono una persona imperfetta sempre alla ricerca di una perfezione che forse neanche esiste, per questo ad ogni progetto voglio dedicare tutto il tempo che serve e abbiamo deciso di seguire solo una selezione di pochi progetti ogni ann, proprio perché mi annoio facilmente e fare due volte la stessa cosa è per me un tormento. Lavoriamo al di fuori di proposte standard e progettiamo e realizziamo solo eventi personalizzati. Esploriamo le molteplici possibilità che la nostra creatività e le nostre competenze ci offrono, per creare ogni volta qualcosa di unico e di nuovo, pur mantenendo ben riconoscibile il nostro stile che, così come succede per i nostri prodotti in negozio, fa da fil rouge e accomuna tutto quello che facciamo...insomma, la mia mano c’è e si vede. l bianco è un colore ma può essere anche un’idea, un concetto. Che cos’è per te il bianco. Per me il bianco è prima di tutto un’idea che un colore. Per me il bianco rappresenta infinite possibilità.

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INGREDIENTI:

100 gr di cioccolato bianco 50 ml di latte parzialmente scremato 200 ml di panna da montare già zuccherata Panettone avanzato dalle feste Meringhette già pronte

PROCEDIMENTO:

Fate sciogliere a bagnomaria il cioccolato, una volta sciolto uniteci il latte, precedentemente fatto scaldare un poco, e mescolate in modo da unire bene tutti gli ingredienti, lasciate poi raffreddare. Nel frattempo montate la panna, unite poi (solo da freddo) il cioccolato, mescolate bene (io ho usato sempre le fruste) e servite all’interno di coppettine piccole. Mettete a riposare in frigorifero, e nel frattempo prendete il panettone avanzato, tagliatelo a dadini e fatelo tostare in padella o nel forno per qualche minuto. Decorate le coppettine con i dadini e le meringhette. Servite la mousse fredda. Consiglio in più: se non amate i dolci troppo zuccherini, al posto del panettone e delle meringhe usate come decoro dei lamponi, la loro acidità smorzeranno la dolcezza della mousse.

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mousse al cioccolato bianco

foto e testi di soribel carrasco

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sorbetto allo spumante

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INGREDIENTI:

500ml di acqua 150ml di spumante dolce 50ml di succo di limone 120gr di zucchero semolato Chicchi di melograno per guarnire

PROCEDIMENTO:

In una ciotola sciogliete lo zucchero nell’acqua, una volta sciolto lo zucchero unite al composto il succo di limone e lo spumante. Mescolate bene il tutto, e versatelo all’interno di un contenitore in plastica. Mettete a riposare nel freezer fino al totale rassodamento. Una volta che lo dovete servire mixate il composto nel frullatore, se volete potete allungarlo con lo spumante che avete utilizzato, altrimenti se vi piace un po’ sodo lasciate così. Servite nei bicchieri da spumante e decorate con i chicchi di melograno. Consiglio in più: se volete il sorbetto colorato, potete aggiungere nel mixer qualche goccia di succo di melograno, il sorbetto prenderà così una leggera tonalità rosa.

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l’anonima guerra teresa del bianco

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È uno sfondo bianco, quello nel quale e sul quale si muovono i protagonisti della storia. Un teatrino di ombre cinesi proiettato nel mezzo della guerra: quello che accade prima ha scarsa rilevanza, quello che accade dopo non ne avrà nessuna. Quale, di guerra? Per un vezzo di precisione, l’autrice ce la presenta come la Seconda Guerra Mondiale, ma potrebbe essere qualunque altra: passata, presente, futura. Ma la guerra è importante come un fondale da palcoscenico; sono i protagonisti, gli attori, a catturare tutta la nostra attenzione come piccole luci nel mezzo del buio. Bena e Adam nutrono e subiscono continuamente l’assenza del ricordo, la non-volontà della memoria, coltivando uno spazio bianco e neutro all’interno delle loro menti e della loro vita. Vagano casualmente con l’unico istinto di amarsi: sopravvivere è collaterale ed è difficile capire di farlo mentre lo si sta facendo. Si avverte invece il freddo, la fame, la solitudine e quasi la noia. Non ci sono sentieri in questo percorso, spesso ci perdiamo pezzi della narrazione come in una storia evocata tramite il ricordo fallace di un uomo: alcuni pezzi mancano, anche importanti, altri invece futili vengono riportati con vividezza sopraffina. La scrittrice utilizza una prosa che è più poesia, una narrazione forse poco fluida proprio

perché molto densa: ogni parola è ebbra di significati, le frasi vanno sviscerate e ricomposte per carpirne il nettare essenziale. Sopra tutto regna l’amore, l’unico tratto colorato in grado di interrompere il bianco della scena, il gelo del corpo e della stasi della narrazione stessa. Non c’è un “oltre” senza amore, la storia incespica finché questo sentimento non riesce ad affiorare come sola ipotesi, come speranza con cui guardare al presente (il futuro non esiste, tutto è immobile). Con uno stile che potrebbe ricordare uno scrittore giapponese e molto apprezzato anche in Italia, Haruki Murakami, Teresa Del Bianco tratteggia i contorni del suo romanzo con la delicatezza della pittrice minimalista, donandoci pochi elementi e lasciando alla nostra immaginazione la forma d’insieme, senza insinuare nulla e senza suggerire ma permettendoci di spaziare. Unico appunto, prima di far affrontare il testo al lettore: il lavoro di editing del libro è stato minimo, anche a fronte del fatto che Teresa Del Bianco è una scrittrice indipendente (i suoi lavori sono disponibili solo in formato ebook). Sono presenti errori di stesura e alcuni refusi, ma la bravura dell’autrice si fa perdonare queste piccole pecche. L’anonima guerra di Teresa Del Bianco Amazon Edizioni Formato Kindle ed Epub – 0,99€

di francesca valentini

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AAA. CREATIVI CERCASI Il nostro terzo numero sarà dedicato al tema del rosso inteso come passione e femminilità. Se hai voglia di inviarci il tuo progetto ispirato a questo argomento e condividerlo con noi, contattaci all’indirizzo redazione@the-fridayproject.com


numerotre

RED & PASSION


chiara casciotta maria luisa spera

sara cattaneo

laura ferrari WEDDING & PARTY PLANNER

ARCHITECT

GRAPHIC DESIGNER

FLORAL DESIGNER

www.chiaracasciotta.com

www.marilou.it

www.saracattaneo.it

www.laweddy.com Mi chiamo Chiara e sono un architetto. È ciò che volevo fare sin da piccola perché mi immaginavo un architetto come qualcuno che se ne sta seduto alla sua scrivania a disegnare tutto il giorno, sommerso da matite e colori. Il mio lavoro è la mia passione perché mi dà la possibilità di spaziare in tantissimi campi e di non stancarmi mai di quello che faccio. Svolgo una continua ricerca riguardo a design, arte, materiali e le tematiche attuali in campo architettonico, in particolar modo sono interessata ai temi dello spazio pubblico contemporaneo e del paesaggio. Del resto sono convinta che quello dell’architetto non è solo un mestiere, ma è un modo di vedere il mondo. Se fossi un oggetto sarei una lampada: “Potence Pivotante” di Charlotte Perriand.

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Mi chiamo Marilou e sono una graphic designer laureata in pubblicità. Da piccola non sapevo bene cosa avrei fatto. Forse mi sarebbe piaciuto fare la pittrice e seguire le orme di mio nonno, amavo giocare con i colori ed il divano di casa è stata l’opera di maggiore rilievo, nonostante i miei genitori non ne fossero proprio convinti. Oggi sono una grafica, appassionata di arte in tutte le sue forme, diy dipendente e con una cronica difficoltà a star ferma. Adoro il fai da te nel senso ampio della parola, amo imparare e cimentarmi in cose sempre nuove. Se fossi un oggetto sarei un foglio bianco, per dare massima libertà alla fantasia.

Mi chiamo Sara e mi occupo di flower & wedding design, di restyling e creazione di piccoli spazi verdi. Da piccola amavo passeggiare nei boschi vicino casa, raccogliere fiori selvatici, osservare le fronde tra cui filtrava la luce del sole in un mosaico ipnotico, sbirciare tra le nodose radici coperte di foglie e ricci in cerca di funghi. Il mio lavoro mi permette di incanalare la mia creatività in un processo che attraverso l’esplosione delle stagioni e che finisce con il fondersi con la natura. Adoro la natura che ci insegna il cambiamento come evoluzione: le foglie che germogliano, le talee che attecchiscono, i semi che sbocciano. La vita stessa che continuamente ci dimostra di essere più forte di tutto. Se fossi un oggetto sarei uno spinarose, di quelli che scorrono veloci sui gambi dei fiori che si conservano tra le pagine dei libri.

Mi chiamo Laura e sono una wedding planner. Da piccola avevo tanti sogni: avrei voluto fare la veterinaria, la psicologa oppure la commessa, per il mio debole per scarpe, per le borse e gli abiti. Oggi non credo esista un lavoro più bello del mio: ogni coppia che segui ti permette di diventare partecipe di una passione ogni volta diversa e puoi contribuire a realizzare un nuovo sogno d’amore. Amo vivere di quei sogni che diventano realtà, la colazione al bar del sabato mattina, le chiacchiere con le amiche e il bacio della buonanotte. Se fossi un oggetto sarei un’agenda: compagna fidata e strumento fondamentale del mio lavoro, sulla quale scrivere e spuntare le voci delle mie todo-list.


la redazione

laura novara eleonora di simine

laura ravetta

nadia manzato

PHOTOGRAPHER

CAKE DESIGNER

WEB DESIGNER

FASHION DESIGNER

www.ennefoto.com www.nanaenanacakes.com

www.lauraravetta.com

www.nadiamanzato.com

Mi chiamo Eleonora e sono una cake designer. Da piccola sognavo di diventare una pittrice, per dare libero sfogo alla mia immaginazione. Oggi amo disegnare e dipingere i progetti delle mie torte create su misura. La mia avventura è iniziata nel donare vita ad un piccolo pezzo inanimato di pasta di zucchero, mi piace creare torte ispirate agli abiti di haute couture, curando fino al più piccolo dei dettagli. Amo tutto ciò che è arte ed amo esprimere il mio stile in ciò che creo inseguendo il mix perfetto tra bello e buono e tra tradizione e innovazione. Se fossi un oggetto sarei un pizzo francese, leggero, semplice e delicato.

Mi chiamo Laura e sono una web designer che vive sulle nuvole e osserva il mondo con i piedi a penzoloni. Da piccola sognavo di fare la ballerina, e per un periodo ci sono anche riuscita. La mia più grande passione è trovare nuove sfide creative, preferibilmente con materiali da riciclare. Il mio lavoro consiste nel creare per i miei clienti una sorta di biglietto da visita digitale con il quale si facciano conoscere attraverso il web. Qualcosa che rispecchi ciò che sono, che sia attento alle sfumature e che veicoli le loro stesse emozioni. Se fossi un oggetto sarei una tazza di tè caldo: accogliente, semplice, dissetante.

Mi chiamo Nadia e sono una fashion designer specializzata in abiti da sposa. Da piccola avevo molti sogni e mi immaginavo in molteplici vesti: da avvocato per difendere le giuste cause in cui credevo, da cantante che cantava le proprie canzoni alle folle, da stilista che combatteva per diffondere il buon gusto nel mondo. Alla fine uno dei miei sogni si è avverato ed eccomi qua, a vestire le spose più cool e poco convenzionali in circolazione. Se dovessi parlare delle mie passioni direi senza dubbio che moda, musica e lettura racchiudono ciò che amo di più fare. Se fossi un oggetto probabilmente sarei una matita, che sforna e disegna idee in continuazione.

Mi chiamo Laura e sono una fotografa. Da piccola volevo fare il pirata e ho sempre sognato di vivere al mare con un gatto, un bassotto e un pesce rosso. Mi piacciono le persone, osservarle, farle ridere, scattare quando meno se lo aspettano, quando abbandonano il loro ruolo, quando tornano bambini. Amo le ombre, i chiaroscuri, i caratteri forti, i dettagli e la fotografia come celebrazione del ricordo e come apoteosi dell’amore, che fa crollare anche i più cinici, che fa piangere le mamme e che rende lucidi gli occhi dello sposo. Se fossi un oggetto sarei senza dubbio uno specchio.

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Redattori/Contributors Chiara Casciotta Sara Cattaneo Eleonora Di Simine Laura Ferrari Laura Novara Nadia Manzato Laura Ravetta Maria Luisa Spera Collaboratori/Other contributors Camilla La Tazzina Blu Sabrina Fossi Mondo Mombo Aberrazioni Cromatiche Rilu Event Design Monica Nisi Federica Beni Honey and Cinnamon Italian Wedding Planner Luca Bilancioni & Andreoli Boutique Maglieria Marabini A.G.I. Gabriele Gioacchini Different Taste Vanessa Illi Ludovica Febbroni V As Love Silvia Raga Giochi di Carta Federica Papa Soribel Carrasco Francesca Valentini Art direction & layout Marilou Graphic Designer Copertina/Cover Aberrazioni Cromatiche Copywriting Lorenzo Camilletti


di soribel carrasco

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Questo prodotto non rappresenta una testata giornalistica, in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Pertanto, non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della Legge n. 62 del 07/03/2001. Responsabilità. La riproduzione delle illustrazioni e degli articoli pubblicati sulla rivista, nonché la loro traduzione è riservata e non può avvenire senza espressa autorizzazione. Alcune delle immagini pubblicate sono tratte da internet. In caso di involontaria violazione dei diritti d’autore vi preghiamo di contattarci per indicare, nel numero successivo, il nome/link del proprietario in base al modello di copyright utilizzato.

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