Gli amici di Flora Salamander. Una ciurma scatenata!

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Noora Kunnas

Illustrazioni di Teemu Juhani

Traduzione di Elena Entradi

primo capitolo

“Questo è un rapimento! Un sequestro! Bambini in pericolo!” gridò Lilli Junnila dal finestrino abbassa to, con un turbine di capelli in testa e le lacrime agli occhi per il vento.

Sul sedile accanto, il suo fratellino Mikko armeggiava al cellulare in preda al panico.

“Chiamo i soccorsi!” esclamò. “Qual è il numero per le emergenze?”

Jakob, il papà, gli strappò il cellulare di mano sen za dargli il tempo di chiamare chicchessia.

“Lilli! Tira dentro la testa e chiudi il finestrino!” gridò Alina, la mamma, serrando le mani sul volante. Quando i bambini avevano saputo di dover andare dallo zio Jim, in casa Junnila era scoppiato un puti ferio. Ai due lo zio non piaceva, né loro piacevano a lui, eppure Jim era l’unico che potesse tenerli mentre i genitori erano in viaggio per lavoro. I nonni, infatti, erano in vacanza a Lanzarote a giocare a bingo.

5 UN DESTINO AMARO

“Aiuto! Aiu...” strillò Lilli, ma d’un tratto ritirò la testa nell’auto tra i colpi di tosse. “Stupidi insetti!”

“È il prezzo da pagare per aver messo la testa fuori dal finestrino”, ribatté il papà.

“È un’ingiustizia!” protestò Lilli togliendosi gli insetti incastrati fra i denti. “Voi ve ne andate in Africa a fare una bella vacanza al mare e spedite noi da quell’individuo tremendo che pensa solo e soltanto alla sua macchina e alle sue idee di business.”

“Potremmo benissimo partire insieme a voi”, propose Mikko. “Faremo i bravi per tutto il viaggio.”

Alina fece un sospiro profondo.

“Non è mica una vacanza, è un viaggio di lavoro. Non possiamo portarvi con noi. E quell’individuo tremendo è vostro zio, che sotto sotto è mol to simpatico”, disse, pur sapendo che nelle lamentele dei bam bini c’era un fondo di verità.

Jim, il fratello di Jakob, era un tipo difficile.

“Chissà quanto vi divertirete dallo zio Josaf... Jim”, dis se Jakob provando a darsi un tono festoso. Si dimenticava sempre che il fratello Josafat aveva cambiato nome in Jim per motivi religiosi.

Lilli fece una risata finta. Bah, divertirsi! I genitori do vevano essersi dimenticati che tipo era lo zio Jim. L’ultima volta che aveva ospitato lei e Mikko, li aveva fatti stare seduti tutto il tempo su un asciugamano.

“I bambini sporcano”, aveva detto.

E quando infine lei e il fratello avevano trovato il co raggio di alzarsi, lo zio non li aveva mai persi di vista e aveva fatto loro una guardia ininterrotta.

“È solo che non è abituato ai bambini, per quello è un po’ rigido”, disse Alina.

“No che non è abituato, non perde occasione di dire che lui non è mai stato piccolo”, borbottò Lilli. Genitori crudeli, rimuginò la bambina. Pensavano sempre al proprio comodo. Con che coraggio si potevano portare i propri figli da uno come Jim?

“Jim è stato piccolo eccome, io me lo ricordo. Una volta d’inverno ha leccato un lampione e gli è rimasta la lingua attaccata al ghiaccio”, disse Jakob ridendo. “Siamo quasi arrivati. Un bel sorriso e tutto andrà bene”, si azzardò ad aggiungere, ma il viso solitamen te allegro dei bambini restò serio. Non avevano motivo di sorridere.

La station wagon rossa girò nel cortile di una casa bianca e moderna, dove era parcheggiato un bel Suv, nuovo e tirato a lucido.

“Mio fratello ha di nuovo cambiato macchina”, disse Jakob con una risata, e notò che dietro alla finestra del salotto sbucava una testa.

“Forza, scendete!” esclamò Alina.

I bambini scesero dall’auto controvoglia.

“Correte a suonare il campanello”, gridò loro Ja kob, e i due andarono alla porta strascicando i piedi. Jim non aprì.

“Non è in casa!” esultò Lilli. “Quindi andiamo tutti in Africa!”

“Aspettate un momento”, disse Jakob, raggiungendo i figli a grandi passi.

“Jim, ti ho visto! Vieni ad aprire!” gridò, rivolto dentro casa.

Passò un momento, poi la porta si scostò lenta mente. Un uomo dall’aspetto viscido con i capelli pettinati e ingellati di lato sbirciò dallo spiraglio.

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“Non c’è bisogno di urlare”, sbuffò Jim.

“Eccolo qui, il mio unico fra tello!” esclamò Jakob catturando in un abbraccio il fratello riluttante.

“Togliti”, disse Jim, e alla fine Jakob lasciò la presa.

Jim si aggiustò la pettinatura e notò i bambini che aspettavano in cortile. Eccoli lì, pensò, gli orridi mocciosi del fratello. Non riusciva a concepire perché qual cuno fosse felice di distruggere la propria esistenza con mostruosità del genere. E poi se li dovevano anche accollare i parenti!

Erano perfino più disgusto si dell’ultima volta, pensò, squadrandoli.

Lilli era la più grande e adorava leggere. Anche in quel momento si trascinava dietro un borsone gigantesco che pareva pieno di libri.

Cianfrusaglie da marmocchi in casa mia, ottimo, pensò Jim, infastidito.

Mikko, invece, era un bambino minuto e magrolino con la

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passione delle cartoline. Fratello e sorella avevano gli occhi grandi e una chioma folta e spettinata. Lilli la teneva legata in una coda.

“Dove li portiamo, i bagagli dei bambini?” chiese Jakob, reggendo quattro borsoni.

“C’è posto fuori, nella rimessa”, rispose Jim.

Alina e Jakob scoppiarono a ridere sperando in uno scherzo, ma Jim non si scompose.

“No, Jim, nella rimessa no”, disse Jakob. Jim sbuffò e indicò l’interno della casa.

“Be’, c’è posto anche nella stanza degli ospiti. Ma non toccate niente, la roba non esce dai borsoni e non voglio vedere il letto disfatto!” gridò dietro a Jakob che portava in camera i bagagli.

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Nella stanza degli ospiti c’erano un letto matri moniale con un piumino bianco e un tappeto sempre bianco e a pelo lungo che copriva il pavimento.

“Alla prima macchia volate fuori dalla finestra”, ringhiò Jim ai bambini.

Qualche minuto più tardi gli adulti si godevano un caffè all’aria aperta seduti sui nuovi mobili di rattan sintetico di Jim. Lui, con la coda dell’occhio e una buona dose di orrore, guardava i bambini che seduti sulle sue poltroncine pulite ciondolavano i piedi.

Quel giochino finisce appena Jakob e Alina se ne vanno, si disse. I bambini sporcano i mobili.

In quel momento la vecchietta che abitava accanto a Jim, Flora Salamander, salutò il gruppetto da die tro la siepe di biancospino.

“Bella giornata”, disse. “Ripensavo giusto all’estate del ‘37, che fu calda come questa. Mi ero comprata un cappellino nuovo e un costume da bagno abbinato.”

“In effetti è una bella estate!” le rispose Jakob.

“È quella strega della vicina, Flora Salamander. Ficca il naso dappertutto”, borbottò Jim senza nemmeno degnarla di uno sguardo.

Lilli aveva preso uno dei suoi libri dalla borsa e Mikko sparpagliava le sue cartoline sul tavolo. Ce n’era già un discreto mucchietto. Mikko se le portava sempre dietro perché gli piaceva osservare i diversi luoghi del mondo.

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“Metti subito via quelle cartoline! Mi graffiano il tavolo e me lo rovinano!” lo rimproverò Jim, e Mikko, spaventato, le raccolse in fretta e furia e le ripose nel lo zaino.

“Non si graffia mica niente”, provò a ribattere Ja kob, ma Jim era irremovibile.

“I bambini hanno tutto quello di cui hanno bisogno. Controlla che non vadano a letto troppo tardi. Di solito si tengono compagnia tra loro, quindi da quel punto di vista non devi preoccuparti”, spiegò Jakob.

“Sarà meglio, io non ho intenzione di far loro la guardia”, fece Jim, continuando a sorseggiare il caffè.

Il pomeriggio si fece sera, e per Alina e Jakob arrivò l’ora di partire. Sulla porta, i bambini rivolsero mesti cenni di saluto all’auto dei genitori che si immetteva nella strada.

“Bambini, filate subito a letto”, ordinò Jim.

Lilli e Mikko si trascinarono nella stanza degli ospiti. Jim chiuse la porta e i due lo sentirono girare la chiave nella toppa.

“Così stanotte non ve ne andate a zonzo per tutta la casa!” gridò dal corridoio.

“Sembra di stare in prigione”, disse Lilli, sconcer tata.

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