TAG FEBBRAIO 2013

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TAG | EDITORIALE

UN FEBBRAIO INTERATTIVO L’inverno prosegue inesorabile e tra saldi, freddo e scappatelle sulla neve non potevano mancare le novità made in Tag. A Febbraio, infatti, lo sport RADDOPPIA in compagnia dei ragazzoni del CLAN CATANZARO RUGBY. E non solo! A partire da questo mese, sarete voi lettori ad essere protagonisti, in prima persona, delle storie a fumetti che verranno periodicamente pubblicate. I personaggi di Al momento sbagliato metteranno i lori destini nelle vostre mani, vivendo le avventure che voi stessi deciderete. In che modo? Scopritelo sfogliando le pagine della rivista! Protagoniste le vostre idee dunque e protagonista anche il nostro amato CAVATORE che non solo sarà la voce narrante delle storie a fumetti, ma sarà nostro gradito ospite nel-

le righe di TAG STORIA. Non dimenticate naturalmente l’intervista di copertina ai giovani e talentuosi Sinfònia : Tag non si smentisce, proponendo l’alta qualità artistica e musicale made in Catanzaro. Vi auguriamo una buona lettura e vi diamo appuntamento al mese prossimo! Angela Palaia

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TAG | RICETTE

RICETTE DI STAGIONE L’appuntamento mensile con Tag Ricette, nonché col nostro Alfredo Calabrò, per Febbraio si arricchisce, in occasione del Carnevale e della festa di San Valentino! Per trascorrere il Carnevale in allegria, ecco due classici che non possono mancare sulle vostre tavole: le chiacchiere e le castagnole! Per San Valentino, invece, Alfredo vi propone un piatto semplice e raffinato: filetto di maiale al balsamico e cipolla rossa di Tropea. Fateci sapere com’è andata sul nostro profilo Facebook Tag Web Rivista Gratuita: aspettiamo le vostre foto!

CASTAGNOLE Ingredienti: farina tipo “00” 300 g. zucchero 200 g. burro 70 g. 2 uova grandi scorza di limone grattugiata lievito 5 g. olio per friggere vanillina zucchero semolato liquore.

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Procedimento. Mettete in una ciotola la farina, le uova, lo zucchero, il burro, la vanillina, il sale , la scorza grattugiata del limone, il liquore e il lievito. Lavorate gli ingredienti fino ad amalgamarli, poi trasferite l’impasto su di una spianatoia leggermente infarinata e impastate fino ad ottenere un composto morbido (ma non molle) liscio e compatto. Lasciate riposare l’impasto per qualche minuto e poi formate dei cordoncini di pasta dello spessore di un paio di centimetri circa e tagliateli a pezzetti grandi, come delle grosse nocciole . Formate con i palmi delle mani delle palline (se volete, incidete la superficie con un taglio a croce), e friggetele un po’ alla volta in abbondante olio, a fiamma bassa , rigirandole nella padella, finché risulteranno ben gonfie


e dorate e cominceranno a galleggiare. Una volta pronte, fate asciugare le vostre castagnole su un foglio di carta assorbente, spolverizzatele con dello zucchero a velo o semolato e... Buon Carnevale! CHIACCHIERE Ingredienti:

tiepida. Quando si avrà una pasta liscia e morbida, spianarla con il matterello e tagliare delle strisce lunghe circa 10 cm e larghe 3 cm. Friggerle in olio di semi bollente ed abbondante e lasciare asciugare su fogli di carta assorbente. Spolverare con lo zucchero a velo e servire dopo averle fatte raffreddare. FILETTO DI MAIALE AL BALSAMICO E CIPOLLA

900 g. di farina “00” bianca 120 g. di burro zucchero a velo 6 uova 2 cucchiai di rhum 1 fialetta di essenza di mandorle zucchero sale

ROSSA DI TROPEA Ingredienti per 4 persone :

Procedimento. Impastare la farina sul tavolo, insieme con il burro sciolto, le uova, due cucchiai di rhum, un pizzico di sale, sei cucchiai di zucchero e la fialetta. Lavorare l’impasto energicamente e, se occorre, aggiungere un poco d’acqua

un filetto da 400/500 g. 2 cipolle rosse 2 cucchiai di farina un bicchiere di vino bianco aceto balsamico glassa di aceto balsamico burro sale q.b. Procedimento. Tagliare il filetto a fette alte circa 1 cm, in una padella far sciogliere un

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po’ di burro, infarinare la carne e farla rosolare per circa un minuto per parte, poi spruzzare con il vino bianco e con l’aceto balsamico, fare rapprendere fino a quando non si è formata una salsa omogenea. In un’altra padella, far sciogliere una noce di burro e far appassire le cipolle tagliate sottili, aggiungendo un pizzico di sale

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e due cucchiai da cucina di glassa. Unire le cipolle al filetto, fare rapprendere il tutto per 6/7 minuti a fuoco medio. Impiattare e decorare con qualche scaglia di parmigiano reggiano. Servire accompagnato da un buon lambrusco. Alfredo Calabrò


TAG | CONSIGLIA

LE BONTA’ DI ORESTE Quelle di una volta! Oreste Colicchia, 30 anni, 10 di esperienza in diversi supermercati, sguardo sereno e modi affabili. Lungo la discesa di Via Mario Greco, adiacente alla scuola media G.Pascoli, spicca una mattonata dipinta a mano e un’insegna: LE BONTA’ DI ORESTE. Impossibile non notarla! Entrare da Le Bontà di Oreste è come andare a fare la spesa nelle botteghe di una volta: l’odore è quello, il calore anche, la genuinità dei prodotti e la qualità certificata sono anche migliori.

Oreste ha messo sù questo negozietto tra risparmi e sacrifici, ma è riuscito alla fine a mettere in pratica quello

che potremmo definire il futuro dell’alimentazione sana, con un occhio attento alla tradizione e uno all’innovazione, sempre con un tocco d’arte tutta personale: già! Pare proprio che la facciata sia stato lui stesso a dipingerla e che anche tutto l’interno sia frutto della sua creatività, non ultima l’enoteca, disegnata a mano e poi commissionata al falegname! Se ti trovi a curiosare tra Le Bontà Di Oreste, sei certo che i prodotti in vendita non sono quelli dei comuni supermercati e, con perizia e una gentilezza tipica dei nostri luoghi, Oreste spiega a ciascun cliente che ciò che propone è senza conservanti e senza glutine, nonché bio (qui prodotti ZagreoBio) e a km zero (dalla bufala al caprino di Panettieri!). Anche il pane è a lievitazione naturale, con lievito madre, e i salumi locali, naturali al 100%, senza glutine e lattosio, prodotti a Cicala e affumicati in maniera artigianale. Prodotti locali e di qualità, dunque, su tutti quelli a 5 stelle, Fiorucci, non presenti nelle grandi distribuzioni GDO. I

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latticini provengono dal caseificio Macrì di Soverato e il latte è proprio quello di una volta, nella bottiglia di vetro (Torre di Mezzo), direttamente da San Sostene, la famosa Terra Nostra. Quanti di voi hanno comprato ndujia di Spilinga, convinti fosse vera ndujia di Spilinga? Beh, Le Bontà Di Oreste vi esorta a non confonderla con le imitazioni: la vera ndujia di Spilinga è anche confezionata…a Spilinga, e ovviamente la troverete da Oreste, che ne ha anche una versione spalmabile! I più grandi fra voi ricorderanno il classico caffè sfuso: sta per arrivare in bottega! Sì, è davvero tutto come una volta, ma dei giovani della sua età, Oreste ha l’iniziativa! Pensate che a Dicembre ha organizzato una giornata di degustazione a base di mortadella Fiorucci, crespelle calde e vino a fiumi, naturalmente artigianale e, in occasione del primo anno di vita dell’attività, il 9 Marzo 2013, ha già in programma un mega evento, in compagnia di qualche ospite famoso. Ma gli ospiti più graditi siete e sarete sempre voi, i singoli, quelli che amano ancora i vecchi, genuini sapori, che conoscono la differenza tra mangiare bene e mangiare tanto per farlo; quelli che credono ancora al rapporto di fiducia col proprio

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commerciante, con cui ci si scambia un sorriso e quella parola in più che ti cambia in meglio la giornata. Perché Oreste a questo tiene quanto alla provenienza dei suoi prodotti: nel suo concetto di qualità, rientra prima di tutto il rapporto speciale instaurato con il cliente, la fiducia, la cordialità.

Esageriamo, affermando un nome una garanzia? Credo di no…le signore già lo adorano, per la serie “sei il salumiere che non ho mai avuto!”. E in effetti è così. Oreste vi lascia sul banco qualche etto di prosciutto, le ricottine nei cestini o della salsiccia affumicata; magari anche un liquore artigianale, ma non mancherà mai – cascasse il mondo - il suo inimitabile “…e vi lascio una buona giornata!”. Francesca Ceniti


TAG | ARTE

TAG, TI PRESENTO JACK…E ZENO “TUTTO HA UNA FINE”, MA QUESTO E’ SOLO L’INIZIO! Questo mese, Tag Arte presenta l’autore del nostro FUMETTO INTERATTIVO, di cui vi abbiamo dato una piccola anticipazione sul numero di Gennaio e che troverete ogni mese nello spazio apposito che gli abbiamo preparato: TAG COMICS. La storia è nata dalla matita e dall’ingegno di Giuseppe Lo Prete, in arte Jack, giovane catanzarese pieno di talento e con una grande passione per Batman e per il fumetto, che ha scelto di condividere con noi. Poche domande per conoscere un po’ l’artista che ci intratterrà da questo numero per i mesi a venire… Chi è Jack? Ho scelto questo nome d’arte perché mi ha accompagnato fino ad oggi. Sono un ragazzo alle prime armi, che adora creare fumetti ricercando lo stile perfetto. Fin da piccolo, il fumetto mi ha sempre attratto, ho iniziato leggendo Topolino e sono giunto all’ultimo Lancio Story, pubblicato pochi giorni fa. Come sei entrato nel mondo del fumetto? Ho imparato a disegnare da solo, a piccoli passi ma con chiari obiettivi, un po’ per

uscire dai problemi della quotidianità per una decina di minuti, proprio come quando guardo un film o leggo un libro. Ogni fumetto non è da sottovalutare: se buoni, gli elementi al suo interno valgono esattamente quanto un kolossal o un romanzo best seller. Leggere i fumetti non mi è mai bastato, ho sempre cercato di esplorarne i disegni, ricercando i particolari di ogni vignetta; leggerli mi faceva venire voglia di smontarli, analizzare come e perché un determinato elemento era stato disegnato in un certo modo o come mai il disegnatore aveva utilizzato uno stile confuso anziché uno preciso e lineare. Il mio desiderio più grande era, però, quello di poterne creare uno tutto mio, ricco delle idee e delle storie che da sempre mi frullano senza sosta nella testa. Il fumetto è sempre stato il mezzo ideale per scaricare sulla carta tutto quello che mi passa per la mente anche se, a volte, dopo il trasferimento, il risultato non è proprio uguale a quello che avevo immaginato… Che cos’è il fumetto…per Jack? Secondo me creare fumetti significa immergersi in un mondo del tutto soggettivo, per estrarne gli elementi di cui si ha bisogno, è come essere registi

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del proprio film, senza alcun problema di budget: se si vuol mettere un’esplosione di qua e di là lo si puoi fare gratis! Nonostante il fumetto sia sempre stato sottovalutato, credo che esso sia un’arte completa: bisogna saper disegnare di tutto, dagli ambienti urbani alla jungla, dai robot agli animali: è questo il motivo per cui la reputo un’arte al pari delle altre. Si è sempre pensato al fumetto come ad un prodotto esclusivamente per bambini, tuttavia, a mio parere, esso è uno svago, un momento speciale, unico, durante il quale il mondo si ferma e ci permette di entrare nell’universo della fantasia! Un personaggio del mondo dei fumetti che ami più degli altri? Il primo personaggio che ho disegnato è stato senza dubbio Batman. Lo adoro, perché è l’unico supereroe senza poteri sovrumani, ma pieno di rancore e tante debolezze. L’ho sempre considerato un pazzo, piuttosto che un supereroe vero, e proprio in quanto non credo sia normale che un orfano si travesta da pipistrello e si faccia giustizia da solo, pur avendo la possibilità di vivere nel lusso sfrenato, grazie ad un immenso patrimonio ereditato…! Nessuno di noi, credo, avrebbe mai fatto una cosa simile!

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Che genere di storie preferisci? Prediligo le storie con un inizio e una fine, anziché quelle che ancora oggi non sono arrivate ad una conclusione. Credo che tutto debba avere una fine, prima o poi, anche le cose belle. La questione di fondo è che qualsiasi cosa abbia successo diviene una fonte di guadagno assicurato e difficilmente , dunque, conviene che essa abbia una conclusione.

E la storia che hai creato per TAG COMICS? Chi è ZENO? Zeno è il protagonista di una miniserie, ambientata negli scenari noir della Catanzaro dei nostri giorni. Tutto ha inizio con la voce narrante della statua “simbolo” di Catanzaro: il Cavatore (vedi TAG STORIA, n.d.r.), che diviene involontario complice di un losco misfatto. Essere ubriachi nel posto sbagliato al momento sbagliato non porta bene, almeno non per Zeno, un ragazzo sui ventisette anni, che dopo aver trascorso una notte movimentata durante la quale è stato coinvolto in una rapina e in altri guai, è interrogato in caserma e messo a dura prova dagli ispettori, che vogliono sapere come si sono svolti realmente i fatti. Zeno, dunque, dovrà cercare di convincere chi vuole far luce su questa storia che si è trovato solo nel posto


sbagliato al momento sbagliato. Ma cosa nasconde il nostro protagonista? Non vi dico altro… Che ruolo hanno i lettori, nella vicenda? E’ qui che entrano in gioco i lettori, appunto. Dovranno condurre Zeno attraverso luoghi e situazioni ideali, prendendo spunto dalla storia in corso e proponendo, di volta in volta, una o più soluzioni possibili. Saranno loro, in qualche modo, i coautori della storia, avranno in mano le fila del destino di Zeno…e della sua coscienza! In questo senso, il fumetto diventa interattivo: ogni mese, sarà scelto uno spunto, il più interessante, che i lettori potranno inviare alla posta elettronica di TAG: redazione@taginforma.it o in quella del profilo Facebook Tag Web Rivista Gratuita o, meglio ancora, commentando sotto le foto delle vignette del mese, che

pubblicheremo su Facebook. Sogni, speranze e obiettivi di Jack Spero di continuare questo arduo cammino anche se, come sappiamo bene, è sempre difficile fare arte. Al giorno d’oggi, nessun lavoro dona sicurezza economica stabile, men che meno quello del fumettista. Resta una sola cosa che possa spingere gli artisti a continuare a crederci, nonostante tutto: la passione, anche se…bisogna sempre avere un pizzico di fortuna e soprattutto tanta voglia di fare! E’ quello che ti auguriamo, Jack! Benvenuto in squadra! Francesca Ceniti

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TAG | MIXOLOGY

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TAG | STORIA

TRE GIUSEPPE PER UN GIGANTE: IL CAVATORE Ricollegandoci al fumetto che parte da questo mese in Tag Comics, abbiamo scelto di soffermarci sul personaggio che è voce narrante di tutta la vicenda. Sempre ricollegandoci (amiamo ricollegarci), abbiamo trovato curioso che ben tre Giuseppe concorrano in qualche modo a puntare i riflettori su quello che è da sempre considerato il simbolo della città di Catanzaro: IL CAVATORE. I tre Giuseppe di cui parliamo sono: Giuseppe Rito, noto scultore che ha realizzato il Cavatore (e non solo); Giuseppe Rachetta, studioso e regista del documentario “Segreti passaggi – Catanzaro sotterranea” e Giuseppe Lo Prete, in arte Jack, autore del nostro fumetto. Ma andiamo con ordine. Come si delinea la figura dell’uomo col piccone attraverso il nome dei 3 Giuseppe e cosa rappresenta davvero il Cavatore, nell’idea di chi lo ha realizzato, negli studi di chi lo guarda sotto una “nuova” luce e nella fantasia di chi lo rende protagonista involontario di un’intricata vicenda? Divideremo il percorso in tre parti, lasciando a voi, in ultimo, il compito di far quadrare il cerchio, come sempre, tra passato, presente e immaginazione q.b.

PARTE I – Il Cavatore venne realizzato da Giuseppe Rito tra il 1951 e il 1954, quando la Catanzaro malconcia del dopoguerra si affidò alla maestria di artisti importanti per ridare un volto alla città. Fu allora che Rito potè finalmente concretizzare quell’idea che, tempo addietro, aveva confidato all’amico Bruzzi, in una delle tante passeggiate serali di ritorno a casa: “ Vedi questa nicchia? Non ti sembra l’ovale naturale di una grande cornice? In questa, anche se non mi daranno una lira…questi…amministratori del Comune e della Provincia, voglio collocare un gigante di bronzo, un

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artiere bruzio che, a colpi di piccone, faccia spillare un torrente d’acqua viva e pura dalla Sila, dalla terra dei Bruzi, la terra dei tuoi avi”. Fu una vicenda tribolata, quella del Cavatore, non tanto per la sua realizzazione, fortemente voluta dagli enti Comune, Provincia e Turismo, quanto perché molti ricorderanno di come per ben 14 anni il gigante di bronzo sia stato abbandonato ad una desolante incuria, a causa del crollo di parte del muraglione di cinta delle carceri ottocentesche, e relegato

Giuseppe Racchetta.

dal 1970, a brandire il suo piccone in mezzo all’erba e alle galline nel cortile del custode di Villa Trieste. Solo nel 1984, per la visita di Giovanni Paolo II, si decise di ripristinare la monumentale fontana di Rito,che riacquistò tutta la sua magnificenza e quella stessa tensione nel volto delle antiche sculture classiche, dell’uomo assorto e consapevole del proprio destino, con in più la tecnica del rigato, perfezionata da Rito dopo il 1950. Egli affidò alle sue opere il compito di raccontare non più

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e non solo attraverso l’espressione del viso e la plasticità del corpo, ma anche attraverso la presenza del soggetto nello spazio. Attraverso il rigato, Giuseppe Rito crea quello che Monica Torrusio definisce un effetto pittorico sulla materia: il rigato crea un velo sulla superficie, incidendo su di essa e oltrepassandola, crea una sorta di descrizione narrativa del soggetto. Occulta e svela allo stesso tempo. PARTE II – E qui entra in gioco Giuseppe Rachetta, che nel suo documentario Segreti Passaggi – Catanzaro sotterranea ci introduce all’interno di quello che i vecchi Catanzaresi conoscono come Aragnu, il Ragno: una vera e propria Catanzaro sotterranea, attraversata dal fiume Abisso, fatta di passaggi segreti, gallerie e, con tutta probabilità, di un sistema idrico, presente in tutte le città bizantine dell’epoca. Il Ragno fu probabilmente distrutto dai vari terremoti che hanno colpito la città e Rachetta si è introdotto all’interno di alcune gallerie, aprendo un’indagine difficile e ancora poco considerata dalle istituzioni. Giuseppe Rachetta ha capito quale sarebbe il reale valore di una simile scoperta per Catanzaro, da un punto di vista storico, archeologico e turistico. Il documentario, che vi invitiamo a guardare, si chiude con una domanda, lasciata in sospeso: il Cavatore è davvero soltanto il simbolo dell’operosità dei calabresi o rappresenta qualcosa in più? Che Giuseppe Rito, venuto a conoscenza, tramite i racconti dei


catanzaresi, di questa parte della città che, proprio in quegli anni, stava cadendo nell’oblio, abbia voluto comunicare alle generazioni future anche un altro messaggio, sempre visibile e sotto gli occhi di tutti? In fondo, il Cavatore occulta e svela e , se ci pensiamo, rappresenta esattamente la sintesi dell’indagine che Giuseppe Rachetta sta coraggiosamente portando avanti:

imparziale. E’ qui che entra in gioco la fantasia, che si fa largo tra la storia e le leggende popolari, tra gli studi di un coraggioso regista-esploratore e l’Arte e il messaggio di un noto scultore, interpretati e romanzati da un giovane fumettista con la passione per le storie a tinte fosche. Ed è qui che entrate in gioco anche voi, con le vostre riflessioni, la vostra curiosità, che speriamo di avere in qualche modo acceso, e la vostra capacità di immaginare, tante volte presupposto indispensabile per arrivare ad ottenere una risposta. Francesca Ceniti

Giuseppe Rito.

un uomo in una cavità, intento a scavare le rocce, dalle quali sgorga dell’acqua…

PARTE III – Giungiamo al terzo: Giuseppe Lo Prete, il nostro Jack, autore di una storia in cui il Cavatore è involontario protagonista di un noir, che si compie proprio davanti ai suoi occhi di narratore esterno e

Fonti: Giuseppe Rito – Le origini del contemporaneo in Calabria- a cura di Giancarlo ChielliTesti di: Oreste Sergi; Monica Torrusio www.abacatanzaro.it Documentario a cura di Giuseppe Rachetta: Segreti Passaggi – Catanzaro sotterranea

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TAG | PLAY

LA RUBRICA PER GLI AMANTI DEL POKER 8 TIPI DI GIOCATORE Esistono due grandi domande secondo cui distinguere il giocatore: 1 - Gioca tante mani o entra in azione poche volte? 2 - Le gioca aggressivamente o passivamente ? Il giocatore che ama entrare nel piatto con molte mani è definito loose. Chi invece è più moderato e guardingo nella scelta delle carte, viene chiamato tight. Indipendentemente dallo stile di gioco del vostro avversario, vale sempre il principio dell’opposto. Se l’avversario è loose, voi dovete diventare tight. Se l’avversario è tight, dovete diventare loose. Se bluffa molto, allora diventate passivi e lasciatelo bluffare. Se è passivo, allora prendete voi l’iniziativa. Un errore tipico in cui ci si può imbattere è pensare: quel tipo gioca con qualsiasi mano, allora posso farlo anche io. La soluzione corretta è esattamente quella opposta. 1. IL ROCK Il rock si contraddistingue per il fatto che non gioca per niente o quasi. Rimane seduto lì, ore su ore, e non fa nulla. Non aspetta mani buone, ma aspetta le migliori. Se all’improvviso vi attacca con

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dell’azione, allora potete stare sicuri che ha in mano almeno cinque assi (o di più...). Di conseguenza, giocare contro un rock è piuttosto semplice: ignoratelo! Attaccate i suoi blinds laddove sia possibile. Se ha chiamato il vostro rilancio al preflop, allora potete quasi sempre effettuare una continuationbet. Stategli alla larga quando si sveglia e inizia ad agire. 2. IL NIT Una variante del rock un po’ più soft ma comunque riconoscibile è il nit, ma ha spesso imparato qualcosa di più sul poker. Di conseguenza, valgono le stesse regole del rock: giocate aggressivamente, non soltanto per il vostro ego, bensì anche per il vostro bankroll. Il nit cerca generalmente un motivo per passare le sue carte. Tentate di fornirgli questo motivo. 3. IL WEAK-TIGHT Il problema principale dei giocatori weak-tight è che non sono in grado di gestire l’aggressività e non hanno il coraggio di fare la cosa giusta. Talvolta non lo si nota subito, tuttavia nel corso di un giro di poker vi rendete conto che questo giocatore considera


fin troppo spesso il fold come soluzione, nel momento in cui il gioco aggressivo di un avversario lo pone dinanzi a un problema. Contro un giocatore weak-tight, dovreste spesso: - attaccare i suoi blinds - effettuare spesso continuationbet - giocare in maniera esclusivamente aggressiva. Il giocatore weak-tight è la variante più competente della categoria dei fifoni nel poker, quindi una giusta aggressività trasformerà i suoi soldi nei vostri. 4. IL TAG (non è un giocatore dello staff della nostra rivista, ve lo giuro!)

La sigla TAG sta per tight-aggressive che è la migliore soluzione da adottare per un giocatore di poker. Gioca poche mani in modo molto aggressivo. Di fatto, contro questo tipo di giocatori vale quanto segue: - non è il vostro avversario - concentratevi sui veri

fish

presenti al tavolo - se non ci sono fish al tavolo, allora cercatevene un altro. 5. IL MANIAC Il maniac è l’esatto contrario del rock. Il maniac è loose e iperaggressivo. Il poker non è per lui un gioco di strategia. Il maniac è particolarmente vulnerabile a qualsiasi tipo di bluffinduce. Bluffa volentieri, quindi dategliene la possibilità. Se esiste un tipo di avversario contro cui è opportuno giocare uno slowplay, altrimenti insensato sui limiti inferiori, quello è proprio il maniac. Contro il maniac dovreste: - giocare in maniera tight - indurre al bluff l’avversario - evitare di fare voi dei bluff 6. IL LAG La sigla LAG sta per loose-aggressive. Il LAG tende a giocare molte mani e in maniera aggressiva. Da questo punto di vista è simile al maniac. Un bravo LAG vive del fatto che al

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postflop può riscuotere tantissimo e in decisioni marginali riesce a prendere la decisione giusta. A causa della scelta loose delle carte al preflop, si ritrova, in effetti, spesso in situazioni marginali al postflop. Allo stesso modo, questo giocatore vive del fatto che gli avversari lo sottovalutano e lo trattano come se fosse un maniac. Contro gli avversari che presentano tali tendenze, potete applicare una versione attenuata della strategia di gioco da applicare contro i maniac. 7. LA CALLING STATION Una calling station conosce di fatto solo una mossa: il call, ossia vedere. Questi fanno call indipendentemente da cosa abbiano in mano e, persino con mani forti o eccellenti, raramente diventano aggressivi. Non sprecate tanto tempo a scoprire il senso di questa strategia di gioco, bensì concentratevi sulla seguente strategia di attacco: - non bluffate mai una calling station e astenetevi dal fare semibluff - se avete una mano, allora puntate - non giocate per bluff induce, in quanto la calling station raramente bluffa - effettuate anche valuebet più leggere, ossia puntate con mani semiforti, in quanto la calling station troverà comunque un motivo per fare call anche con mani peggiori - giocate i draw passivamente, in quanto le calling station vi danno volentieri freecard gratuite.

Se la calling station entra nel piatto in maniera aggressiva, allora avrà di solito una mano monster. 8. IL DONKEY Con donkey (dall’inglese asino), si indica in generale un giocatore palesemente scarso, le cui mosse si contraddistinguono soprattutto per il fatto che non hanno spesso assolutamente alcun senso logico. Il tipico donkey, nei limiti bassi, vede volentieri il flop e di fatto non capisce davvero il motivo per cui voi rilanciate continuamente al preflop: in fondo, non sa nemmeno che carte usciranno al flop... Ovunque vede dei bluff e molto spesso pensa: quello lì non ha sicuramente niente in mano. Il fatto che sia lui in primis a non avere un bel niente in mano non gli impedisce di vedere le vostre puntate. Al river tende a bluffare con i draw mancati, che precedentemente ha di fatto giocato quasi sempre passivamente. Punta o rilancia nel momento meno opportuno. Fa call nel momento meno opportuno. È un buon bocconcino... per il vostro bankroll. CONCLUSIONE: sta alla vostra abilità capire quale giocatore avete di fronte e scegliere la tipologia di gioco. Alcator

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TAG | BENESSERE

BADDHA KONASANA: Il respiro delle onde per calmare l’oceano interiore Carissima Barbara, quale posizione ci illustri questo mese? Barbara: In sanscrito baddha significa preso, trattenuto e kona significa angolo. È necessario che il corpo sia immobile per entrare in uno stato di

interiorizzazione, che prepara alla meditazione. Ecco che con questo asana possiamo provare il mistero divino che ci fa essere allo stesso tempo l’onda che pazientemente ritorna sulla riva e il mare, in cui tutte le onde si fondono. PRATICA - Seduti a terra, massaggiamo gli arti inferiori e quelli superiori, successivamente si portano i talloni vicino al perineo, lasciando scendere le ginocchia verso il pavimento. Le mani sono sulle caviglie (o sulle punte dei piedi, se pratichiamo con facilità), aiutandoci con i gomiti,

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divarichiamo le gambe fino a toccare a terra, secondo il modo di sedersi dei ciabattini indiani. Attraverso una lenta espirazione, la colonna vertebrale si estende in avanti (senza incurvare la schiena!), scendendo a terra, e con una lenta inspirazione si conduce il corpo nella posizione base.

Questa apertura e chiusura corporea ricorda il movimento delle onde che toccano la superficie della spiaggia e poi si ritraggono in un flusso continuo e perenne come l’atto respiratorio. Il movimento si compie con gli occhi chiusi, facilitando la concentrazione sul mondo interno. Il respiro è sonoro, una rievocazione del mormorio marino. Mediante questa forma di respirazione, coordinata con la dinamica del corpo, la mente si calma, ritrovando nel proprio personale ritmo respiratorio, l’equilibrio e l’armonia primaria. Simbolicamente è come tornare


nell’utero della madre cosmica, nelle placide acque della placenta, alla vita prenatale alla non gravità, per rinascere nella Consapevolezza!

CONTROINDICAZIONI - Ernia inguinale e testicolare. Varici. Difficoltà articolazione dell’inguine. Salvatore Belfiore

BENEFICI - Migliora la circolazione sanguigna, organi genitali e vescica. Rivitalizza zona addominale. Aiuta a regolare il periodo mestruale. La fase 1 può essere praticata anche in gravidanza. Rinforza i muscoli della schiena. Allevia la stanchezza.

Ogni sforzo di meditare è la negazione stessa della meditazione. La meditazione è la fine del pensiero. Solo allora si ha una dimensione diversa al di là del tempo

(J. Krishnamurti)

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TAG | CONSIGLIA

ERBORISTERIA BIOALIMENTAZIONE LINNE’:

TRADIZIONE E COMPETENZA AL SERVIZIO DELLA SALUTE Isabella, titolare del punto vendita Erboristeria Bioalimentazione LINNE’ di Catanzaro (Via G. Vercillo, 16 Catanzaro - Discesa Mauro), nonché professionista del settore fitoterapico, ci spiega i motivi di un uso sempre crescente di prodotti erboristici e bioalimentari e ci invita in negozio ai suoi prossimi eventi: la parola all’esperta! Ciao Isabella! Come si colloca l’erboristeria all’interno del mercato della grande distribuzione? Da 15 anni a questa parte, l’interesse verso i prodotti naturali si riflette non solo sugli stili di vita, ma anche di acquisto (e consumo). Non è un caso che siano sempre di più i negozi che riservano aree ai prodotti naturali, e non è un caso che sugli scaffali sia sempre più ampio

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lo spazio dedicato ai prodotti “per il benessere”. All’interno di questo scenario, che non è solo di consumo ma sociale e culturale, non potevano non trovare spazio i prodotti “più antichi” di questa “moda”: quelli erboristici. La ricerca, realizzata da Nielsen Consumer Research per conto di Federsalus (Associazione delle aziende di prodotti salutistici), su un campione di 400 erboristerie, distribuite su tutto il territorio nazionale, fornisce numerose conferme. In un momento di crisi economica a cui si accompagna una contrazione dei consumi, il canale erboristeria viaggia in controtendenza, presentandosi sostanzialmente stabile nell’ultimo anno (65%). Integratori e cosmesi si configurano come le categorie “core” del canale. Quali sono, a tuo avviso, gli stimoli che hanno avvicinato il consumatore a un uso sempre


maggiore i dii prodottii erboristici? i i i? Tra i principali stimoli di acquisto del consumatore, ci sono varie ragioni: 1- IL CONSIGLIO DELL’ERBORISTA. A fare la differenza, negli ultimi tempi, sono anche la competenza e la formazione universitaria (che prima non era richiesta). L’acquirente che entra in erboristeria, accanto a prodotti sicuri e di qualità, ricerca anche l’assistenza ed il consiglio del professionista esperto, aspetto per il quale si è disposti ad investire nell’acquisto di prodotti con costi superiori, rispetto alla grande distribuzione. La sensibilizzazione, che è avvenuta lentamente, fino a coinvolgere tutti i consumatori, è ovviamente dovuta a una maggiore presa di consapevolezza riguardo il ricorso, a volte eccessivamente incontrollato, di farmaci da banco (antinfiammatori ad esempio), con riscontri, se abusati, negativi sulla salute.

2- LA NUOVA 2 O COMPRENSIONE CO SO DELLA TRADIZIONE. Importante è stato anche far comprendere all “nuovo”consumatore ” che non esiste nulla di più tradizionale della fitoterapia, che per la maggiore, tra l’altro, rappresenta il punto di partenza della medicina cosiddetta istituzionale. La fitoterapia esclude o no la medicina tradizionale? Ecco, è doveroso aggiungere che io non ritengo la medicina convenzionale “nemica” del benessere, perchè non è affatto vero; anzi, proprio in quanto professionista nel settore fitoterapico,, ritengo che dovere degli esperti sia quello di sensibilizzare il consumatore su varii aspetti, come la rieducazione alimentare,, l’utilizzo appropriato di farmaci di sintesi,, di integratori etc. Cosa bolle in pentola per il 2013? Parlaci degli eventi organizzati a Catanzaro da Linnè…

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La risposta sempre crescente da parte del consumatore è, anche da un punto di vista professionale, molto stimolante, ragion per cui il mio settore è sempre più motivato e in continua crescita. A tal proposito, nel nostro punto vendita, abbiamo studiato un calendario degli eventi (che riguarda tutte le stagioni), che verrà distribuito con gli appuntamenti mensili…anche su TAG!

L’INVITO E’ QUELLO DI VENIRCI A TROVARE, IN UN MONDO SENZA DUBBIO PIACEVOLE E SICURAMENTE RICCO DI OFFERTE, FRA CUI CONSULENZA, BENESSERE E DERMOCOSMESI! Seguiteci anche su facebook per conoscere le offerte!

A PARTIRE DALL’1 GENNAIO 2013 SI ORGANIZZERANNO :

Da Erboristeria Bioalimentazione Linnè, per questo mese, è tutto…o quasi!

- Giornata dedicata alla conoscenza e prevenzione di patologie non gravi (ipercolesterolemia, iperglicemia, obesità, malattie cardiocircolatorie) - Giornata dedicata alla prevenzione di malattie oncologiche (visita dello specialista, sensibilizzazione alimentare) - 1 Giornata al mese dedicata ad altre visite mediche ( ecodoppler, ecotiroide, ecoaddome, visita pneumologica, ecg, visita urologica) -Giornata dedicata alla degustazione di tisane e prodotti bio, durante la quale ci si occuperà di tematiche diverse (a breve un programma anche per questo!) - 1 Volta al mese: incontro di dermocosmesi con medico estetico. Che invito vuoi rivolgere ai nostri lettori?

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Beh, cosa state aspettando? Prendete nota e tenetevi sempre informati!

Francesca Ceniti

“La natura non crea mai nulla di inutile” Aristotele


TAG | INTERVIEW

Sinfònia NESSUN TITOLO

4 chiacchiere al bar, da Avatar a Shakespeare, parlando del loro primo album… E’ un dopocena di vento freddo e pioggia indecisa, di quelli che non sai se aprire l’ombrello e darlo in pasto al meteo o prenderla con filosofia Singin’ in the rain - e come va, va…col cappuccio! Ma ho poco tempo per rifletterci, i Sinfònia mi aspettano al tavolo di un noto bar del centro e, in barba ai nuvoloni neri, indosso con fierezza la mia t-shirt gialla dei Muse, jeans, stivaletti, una giacca di lana…e il cappuccio! Li trovo lì, sorridenti e pazienti, come fossi l’amica che si attende per poter finalmente ordinare qualcosa da bere, freschi di gioventù e di un nuovissimo primo album, uscito lo scorso 21 Dicembre, dal titolo Nessun Titolo, di cui hanno venduto 150 copie su 150 stampe in due giorni: siamo rimasti fregati per tutto il periodo di Natale! – scherzano i Sinfònia – ma sono in arrivo altri 450 cd, presso l’unico rivenditore autorizzato di Catanzaro, Musica in senso. Io,

intanto, ve li presento: Azzurra Conforto (voce), Antonio Lupia (chitarra), Salvatore Rotundo (basso) e Ismaele Rocca (batteria). Guest star: Paolo Margaira (sassofono e flauto irlandese). Allora…Sinfònia, con sulla o!

l’accento

Azzurra – Sì, il nome Sinfònia viene dal greco antico συμφωνία (symphōnía) e significa “insieme alla musica”, che è proprio il nostro obiettivo: creare musica insieme, sperimentando di continuo, emozionarci ed emozionare chi ci ascolta, partendo da un pop prettamente italiano, per poi contaminarlo con generi diversi, tra cui il reggae. Ci siamo formati casualmente circa un anno fa, in sala prove. Alcuni di noi già si conoscevano e Antonio aveva delle canzoni inedite che abbiamo cominciato ad arrangiare, poi da cosa nasce cosa… Antonio e Azzurra, l’esperienza al CET (Centro Europeo Toscolano, diretto e organizzato da Mogol) ha dato un’impronta non indifferente alla vostra formazione artistica, come alla metrica dei vostri testi, chiaramente figlia della scuola di Mogol…

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Antonio – Abbiamo avuto diversi insegnanti, compositori, arrangiatori, non solo Mogol. Mogol dà quel qualcosa in più…è un patriarca, è l’occhio critico sul lavoro che vai a fare. Arrivava all’improvviso e la cosa ci sconvolgeva, anche perché è davvero molto critico, quindi era facile che qualcosa non gli andasse bene! Ma è uno che se dice “no, non va bene”, lo pensa sul serio. A Maggio, per esempio, ha valutato molti negativamente, per cui ci ha riempiti di soddisfazione che abbia apprezzato alcuni nostri pezzi, come Nessun Titolo e Buonanotte.

scuola di vita, prima di tutto. Azzurra – Si basa molto sull’ascolto, ti fanno ascoltare un brano, ti chiedono cosa ne pensi e poi te ne fanno studiare la composizione. Abbiamo avuto validissimi professori, come Barbera, insegnante di arrangiamento e melodia, che è anche il pianista di Arisa, e Giada Amadei, insegnante di canto e interpretazione. Il CET è sicuramente un’esperienza che chi la fa è fortunato, anche perché i costi sono abbastanza alti e noi abbiamo avuto la fortuna di accedervi tramite una borsa di studio. (Arrivano le ordinazioni – A pancia piena ci si conosce meglio!) Parliamo di questo album, Nessun Titolo, possiamo definirlo un album “cantato sorridendo”? Azzurra – Sì, è quello che vogliamo trasmettere, quel tipo di emozione. Far piangere è molto più facile, anche a teatro (Azzurra ha esperienze teatrali n.d.r.). Far sorridere e far ridere è più complicato, perché spesso rischi di essere preso per un burattino. …O per un clown! Chi è Nasso, che sfrutta un po’ del tuo tempo per strapparti via un sorriso?

Azzurra Conforto (Voce).

Per quanto riguarda il CET, è una scuola che ti cambia la vita come autore, non ha nulla a che vedere con le classiche lezioni di musica cui siamo abituati qua: è una

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Antonio – Nasso è un clown, protagonista del pezzo che ho dedicato ai ragazzi che fanno clownterapia per l’Associazione Clown Vip Onlus, presente in tutta Italia, negli ospedali e nelle piazze, per portare un sorriso a chi sta peggio. Alcuni miei amici fanno parte di questa associazione e


mi è capitato di assistere ai loro spettacoli. E’ questo che mi ha ispirato! Nasso sta per “naso”, è un nomignolo, tutti i clown tra di loro se ne danno uno!

Passiamo a Nessun Titolo, che dà anche il non-titolo all’album, ottima la critica di Anastasi (compositore per Arisa), oltre che di Mogol: un canto alla vita, vista con i vostri occhi, e un messaggio importante, quale? Azzurra – Nessun Titolo nasce esattamente per il contrario di quello che vuole dire (vedi 1° verso) e parla di un mondo al contrario, rispetto a quello che noi vorremmo: il mondo dei signori e dei padroni, che lo gestiscono a loro piacimento, per come loro lo vedono. E’ una canzone “al contrario”, anche da un punto di vista musicale.

Antonio Lupia (Chitarra).

E’ fra i testi che mi hanno colpita di più, un momento di riflessione più profonda (intenso il violino di Serena Mustari) all’interno di tutto l’album… Antonio – Sì, contiene una critica a chi in piazza deride questi ragazzi, considerandoli solo dei “pagliacci”, ma loro sono dei clown da corsia, che si impegnano a regalare un sorriso e si immedesimano nelle difficoltà altrui. Non a caso ho scritto “sfrutto un po’ del tuo tempo per strapparti via un sorriso”: è uno “sfruttare” in senso positivo, Nasso ci insegna a utilizzare quel tempo che spesso ci sfugge, ci insegna a fermarci un momento, a non passare oltre, e a sorridere.

…Quindi, se la ascoltiamo al contrario ci sono dei messaggi subliminali? Azzurra – Ahahah! No, no! E’ una canzone con un ritmo molto scandito in cui, mentre incitiamo gli altri a guardarsi le spalle dalle bugie dei potenti, continuiamo a ridere e a ballare, invitando ciascuno ad aprire gli occhi e ad unirsi a noi! C’è da dire che i vostri testi sono molto semplici e, in un panorama musicale in cui la ricerca dell’originalità a tutti i costi rischia di sfiorare il grottesco, probabilmente è una scelta azzeccata… Azzurra – Esatto, è stata una scelta voluta, la ricerca di questa semplicità per trasmettere comunque qualcosa di profondo. Crediamo che al giorno d’oggi sia

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importante proiettarsi all’esterno con una simile genuinità, vogliamo che l’emozione arrivi al pubblico con la stessa naturalezza con cui è stata concepita!

realtà viene fuori proprio nel momento dell’improvvisazione, quando la razionalità viene messa da parte: è lì che capisci se c’è affinità o meno!

Salvatore…e tu? (Salvatore osserva, interviene raramente)

Vesto di rosa è un brano scritto da Azzurra e arrangiato e missato

Antonio – Salvatore è la persona più “misurata”, è l’equilibrio all’interno del gruppo: dice una cosa se va detta e la fa se va fatta, io sono più istintivo… e ammetto che il 90% delle volte mi sbaglio! Salvatore – Antonio è più istintivo, è vero, io sono una via di mezzo tra lui e gli altri. Azzurra è bravissima, anche se la riprendiamo in continuazione…ma è la cantante migliore che abbia conosciuto! E se lo dice Salvatore! Ismaele, invece? Salvatore - Ismaele comunica a segni… E’ iperattivo, non sta mai fermo! Prova emozioni mentre suona la batteria… suona ad occhi chiusi!

Paolo Margaira (Sax).

da Paolo Termini, componente dell’Orchestra Italiana e chitarrista di Renzo Arbore. Come è nata questa collaborazione?

Che cosa provi? Ismaele: E’ come se fossi Avatar…e fossi dentro Pandora! Paolo, il nostro bardo! Cosa ti ha portato ad unirti ai Sinfònia? Paolo - Mi sono trovato con loro in sala prove e abbiamo cominciato ad improvvisare, lì ho sentito che c’era affinità! E’ il concetto di anima gemella, così usato e distrutto per parlare di amore, che in

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Azzurra e Antonio – Eravamo in spiaggia a cantare e suonare ed è passato Paolo,che si è fermato incuriosito, complimentandosi. Non sapevamo chi fosse, ma lui e la moglie si sono messi a cantare con noi. Alla fine, Paolo si è presentato, dicendo di far parte dell’Orchestra Italiana, e ci siamo scambiati i vari contatti per sentirci in seguito. In un primo momento siamo stati tutti un po’ scettici, fino a quando lui stesso ci ha inviato una mail in cui ci chiedeva di collaborare. Così siamo


saliti da lui in Campania e ci siamo trovati benissimo, è stato molto accogliente e molto “papà”. Paolo è molto umile e critico del proprio lavoro e chiedeva spesso un nostro parere. E’ stata un’esperienza bellissima, eravamo a nostro

proprio nascere, volevamo fare un LP di tre pezzi, da portare in giro durante i concerti,e poi è venuto fuori un lavoro durato circa un anno, iniziato a maggio e uscito a dicembre, con dei pezzi nati anche in estate. Nasso è l’ultima ad essere stata scritta.. Per questo disco vogliamo ringraziare Francesco Silipo (che ha suonato le tastiere in Nasso), eccezionale fino alla fase di registrazione: nessuno si sarebbe comportato come lui, né dal punto di vista umano, né da quello economico. E’ stato veramente unico! Ismaele – Il disco è dedicato a Raffaele Musolino, era il mio compagno di banco. Ci teneva che suonassi la batteria. Mi disse che secondo lui, un giorno, sarei diventato qualcuno…

Salvatore Rotundo (Basso).

agio…sembrava di conoscerlo da sempre! E’ sceso anche il 21 dicembre per la presentazione del cd!

Una domanda un po’ marzulliana, per riprendere un verso di Nasso e per conoscervi ancora un tanto: vivete di sentimenti o di emozioni?

Pensate ad una nuova collaborazione con lui, in futuro? Antonio – Si spera, al momento non sappiamo, ma sicuramente la cosa non è morta lì. E nuovi progetti, nuove date? Antonio – Per adesso, portare avanti questo lavoro, siamo sconosciuti, vogliamo farci conoscere e far conoscere la nostra musica. In origine, il disco non doveva

Antonio Lupia e Mogol.

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Salvatore – Il sentimento è qualcosa di più duraturo, l’emozione è estemporanea: sono due modi diversi di concepire la propria vita, scegliendo qualcosa che possa

Ismaele Rocca (Batterista).

durare o scegliendo di vivere alla giornata… come nell’ Estetica di Kierkegaard. Antonio - Un marito innamorato è sentimentale; un clown, come Nasso, si chiede se l’umore che ha sia un sentimento o un emozione… Interviene il bardo… Paolo – La differenza è che, nel sentimento, l’emozione va da dentro a fuori; nell’emozione, va da fuori a dentro…e si trasforma, anche in sentimento! C’è un personaggio, anche non musicista, che vi ispira particolarmente?

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Azzurra – Nada e Arisa Antonio – Jovanotti, senza dubbio. Salvatore – Kierkegaard… Ismaele – La musica cubana, Horacio Hernandez, che suona dai campanacci delle pecore alle congas di Tito Puente! Paolo – Il cantante dei Quattro Gradi Brix (una delle band storiche di Catanzaro), che è stato veramente il mio idolo, è stato la mia ispirazione quando ancora non suonavo ed è guardando lui che mi sono detto “voglio fare questo!”. E poi un suonatore galiziano, Carlos Núñez, il mio più grande ispiratore nella tecnica, per quel poco che ho acquisito. E arriviamo al termine.Vi salutiamo con Buonanotte, il brano conclusivo del cd, con un nonsoché di shakespeariano, come se chiudesse un’opera teatrale che solo alla fine si rivela nella sua omogeneità; opera fatta di piccole storie, risate, momenti di danza, di vitalità, di acqua di mare e intime riflessioni; per giungere, infine, tra un flauto irlandese qui e un sassofono e un violino là, all’ultimo atto della rappresentazione, in cui una candida Azzurra, nelle vesti di Puck, congeda il pubblico dei signori e si scusa, ironicamente, per averlo infastidito e annoiato con una sciocca e vana storia, che non ha alcuna pretesa di essere ricordata, una volta che calerà il sipario, e che ha scelto, per questo, di avere Nessun Titolo. Francesca Ceniti









TAG | SPORT

LA SALVEZZA PASSA DAL CERAVOLO Ridimensionati, proprio sul più bello. Il Catanzaro esce dalla gara di Benevento con le ossa rotte, consapevole che i nuovi acquisti non fanno la differenza e che l’obiettivo unico rimane la salvezza. Eppure, il mercato di Gennaio non era stato per nulla di secondo piano. Il Ds Ortoli e gli uomini di mercato giallorossi avevano puntato forte su elementi di categoria superiore come Castiglia, Ronaldo e Catacchini, forse desiderosi di insidiare quella zona play-off che distava appena tre punti, ma omettendo di spiegare al mister che l’inserimento in squadra di questi calciatori doveva

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essere graduale. Detto a chiare lettere: Ciccio Cozza non può essere esente da critiche.Il Catanzaro non era una squadra in crisi di risultati, anzi. Lo spogliatoio non deve aver reagito benissimo all’immediato inserimento tra i titolari di gente arrivata – in condizioni atletiche pessime - appena qualche giorno prima della gara con il Latina, a discapito di chi – viceversa – stava macinando chilometri e portando a casa punti importanti. L’inserimento di Castiglia & Co. è stato fallimentare e ha condotto a due sconfitte consecutive in grado di allontanare sogni di gloria e


devastare il morale dei ragazzi. Nulla è perduto, sia chiaro, ma il campionato delle Aquile è ora nuovamente in salita e la salvezza passa, necessariamente, dal Ceravolo. Qui sono attese Paganese, Viareggio, Pisa, Perugia, Carrarese e Avellino. Sei gare interne per l’esattezza, esattamente lo stesso numero di quelle esterne (Andria, Nocerina, Frosinone, Prato, Sorrento e Gubbio), con il pubblico chiamato quindi a dare una mano importante, per non dire fondamentale. La quota salvezza? Dovrebbe attestarsi attorno ai 42 punti, dicono gli esperti. O almeno questo è il numero indicato

per ottenere la tranquillità. Ciò significa che al Catanzaro servono 21 punti (7 vittorie su 12 gare). Non è più tempo di puntare a spettacolo, bel gioco ed esperimenti. Servono continuità, risultati e attributi. La propaganda sul campionato di vertice, che si giocherà nella prossima stagione, sarebbe il caso di lasciarla alla campagna abbonamenti estiva. Per fare una C1 da protagonista, è prima necessario restarci. Domenico Concolino

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TAG | MODA

Dall’Oriente con Amore! Avremmo potuto parlarvi di biancheria intima da mille e una notte. Avremmo potuto consigliarvi qualche peluche a forma di cuore con annesso cagnolino o micino da regalare. Avremmo potuto consigliarvi quale tipo di cioccolatini acquistare. Ma noi di Tag teniamo alla vostra dieta e siamo anche dei tipi originali e, soprattutto, ci piace andare a scovare quali tendenze si annidano nell’armadio della prossima primavera estate. Quindi, questo Febbraio, per San Valentino, Tag vi porta dritti dritti in una delle tendenze più cool dei mesi a venire: l’Orient Mood. Perché, dicono, a volte la vera sensualità sta nel lasciare intravedere, non nello scoprire. E quindi basta con pizzi, trasparenze e merletti. Reggicalze e tacchi a spillo. Lasciamoci avvolgere dalle atmosfere rarefatte di una fumeria d’oppio (che potete ampiamente sostituire con del buon incenso), lasciamoci inebriare dagli effluvi di un ottimo the verde e

trasformiamoci per un momento in una concubina o in una splendida geisha. Per una sera, per il nostro grande amore. Stampe di fiori di loto o di ciliegio su raffinate sete, bomber dai decori opulenti, scarpe flatform da contemporanea Geisha. l tagli sono quelli dei kimono, le cinture annodate da kendoka. I colori sono il bianco, il nero, il color terra sulla cui base si declina un florilegio di stampe: fauna e piante fantastiche, nuvole e draghi, battiti d’ali di farfalla. Il trucco non è da meno, ed è un profluvio di rosso lacca ed opalescenze raffinate. Sisley ha dato il nome di Belle de Shanghaï alla sua ultima collezione make-up, mentre Revlon guarda alla Parigi d’Oriente, con la Photoready Sculpting Blush Palette, ed Armani è inconfondibilmente orientale con il suo Armani Beauty Lip Maestro “Chinese Laquer”. Infine Guerlain che rievoca

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Liu, storico profumo della maison, ed una palette, dallo stesso nome, che contiene tutto il necessario per un trucco completo.

amato a casa! Meglio immergersi nella leggerezza e nel mistero dei profumi d’oriente!

Non c’è bisogno di ricoprirsi il corpo di sushi (chi indovina la citazione?) ed aspettare il ritorno del proprio

Simona Tulelli

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TAG | MUSICA

Il fu David Bowie A volte ritornano… David Bowie redivivo riappare dopo 10 anni. Nuovo album in arrivo, ma è esclusa l’ipotesi di un tour, mai dire mai però col Duca Bianco… Ritorna David Bowie, nella mente riecheggia qualsiasi cosa, l’attesa e le aspettative sono incontrollabili ma…Non è per fare i neo-futuristi dell’ultimo minuto, ma di questo nuovo singolo (Where Are We Now?) forse se ne poteva fare a meno... Non si tratta di una linea o di un pensiero fisso e preordinato, perché il ritorno dei Rolling Stones ad esempio non mi aveva suscitato lo stesso “renziano” sentimento di incitamento alla “rottamazione musicale”. Jagger, Richards & co hanno tirato fuori due singoli di cui uno di livello elevatissimo (Doom & Gloom) come a dire a tutti i ragazzini di oggi “sedetevi e prendete appunti”, senza contare che il minitour tra Londra e New Jersey per i loro 50 anni di carriera ha consacrato (qualora ce ne fosse bisogno e la risposta è no) la loro salda posizione al vertice del panorama rock/pop di ogni tempo ed epoca. Il Duca Bianco non dava notizie di sé da anni, tanto che Rolling Stone (la rivista) lo scorso anno gli aveva addirittura dedicato una copertina nella quale campeggiava la scritta Che fine ha fatto David Bowie? si

ricordava come l’ultima release risalisse al 2003. Poche settimane fa, proprio nel giorno del suo 66simo compleanno, eccolo regalare ai suoi milioni di devoti ammiratori un singolo ed una promessa di ritorno con un nuovo disco di inediti. Il brano comunica un senso di melanconia e nostalgia di epoche inesorabilmente passate (come dimostrano i numerosi riferimenti a luoghi berlinesi) e musicalmente il pezzo non offre mai spunti strumentali o vocali degni di nota. E’ triste dirlo così, ma se non fosse stato un pezzo di Bowie non avrebbe avuto ragione di esistere con buona pace di tutti, che si tratti di estimatori di vecchia data o di neofiti più o meno indirizzati dal richiamo fashion del fu Ziggy Stardust. L’auspicio naturalmente è che le altre 16 canzoni (più 3 bonus track) dell’album The Next Day, atteso per l’11 marzo, facciano ricredere gli scettici ed i delusi, perché non si tratta di fare i detrattori della situazione, bensì di aspettarsi

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legittimamente qualcosa in più da un monumento della storia della musica. Le novità però non finiscono qui, chissà quanto ci sarà di vero e quanto di strategico, ma la smentita di qualsiasi probabilità di tour da parte del manager della star britannica potrebbe rivelarsi l’asso nella manica per far fronte ad un ipotetico flop del disco. Tutti sperano nel trionfale ritorno sul palco, sebbene le ultimissime uscite del tour del 2004 rischiarono di essere fatali a Bowie. Il riferimento ovviamente non è al famigerato leccalecca lanciatogli dritto nel suo occhio sinistro durante l’esibizione a Oslo, bensì agli episodi di Praga e dell’Hurricane Festival, in bassa Sassonia. In ambedue i casi, subito dopo la fine del concerto, la rockstar fu colta

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prima da un lancinante dolore alla spalla sinistra, quindi sopraggiunse il collasso e se oggi stiamo parlando di un disco (non postumo) in uscita lo dobbiamo ai dottori dell’ospedale di Brema, che sottoposero Bowie ad un’angioplastica, vale a dire l’allargamento artificiale dell’arteria, onde evitarne il blocco. Probabilmente in primavera si conoscerà il verdetto e, qualsiasi esso sia, si tratterà sicuramente di una questione di cuore… Niccolò Matteucci









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TAG | UTILITY


Museo MARCA Via Alessandro Turco, 63 Catanzaro Tel: 0961-746797 e mail: info@museomarca.com Orario invernale: 9:30/13:00 e 15:30/20:00 (21 Ottobre - 20 Aprile) Orario estivo: 9:30/13:00 e 16:00/20:30 (21 Aprile - 20 Ottobre) Chiuso lunedì Ingresso intero: 3 € Ingresso ridotto: 2 € (accompagnatori di persone diversamente abili, ragazzi 6-18 anni, militari, gruppi min 10/max 25 persone, scolaresche, studenti universitari conservazione dei beni culturali, architettura, accademia di belle arti, dams, lettere indirizzo storico-artistico ed archeologico) Ingresso gratuito: minori di 6 anni, maggiori di 65 anni, professionisti del settore dei beni culturali, capigruppo, insegnanti che accompagnano le scolaresche, guide turistiche in attività professionale, portatori di handicap, giornalisti con tesserino

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MUSMI (Museo Storico Militare) Via V.Cortese, 1 - Parco della Biodiversità Mediterranea Catanzaro Tel. 0961 795925 e-mail : musmi@provincia. catanzaro.it Orario: da Maggio a Settembre da martedì a domenica 10:00/13:00 e 17:00/20:00 da Ottobre ad Aprile da martedì a domenica 10:00/13:00 e 16:00/19:00 Chiuso: tutti i lun. - 25 Dicembre, 1 Gennaio, 1 Maggio Ingresso intero: 3 € Ingresso ridotto: 2 € (gruppi min. 5 persone e studenti 18-25 anni) Ingresso gratuito: under 18 anni, over 65 anni, portatori di handicap e loro accompagnatori Museo Provinciale Villa Margherita (Villa Trieste) Tel: 0961-720019 Orario: aperto 10:00/13:30 e 15:30/17:30 da mart. a ven. - sabato solo mattina -domenica 9:00/12:30 - chiuso lunedì


Casa della Memoria – Fondazione Mimmo Rotella Vico dell’Onda, 7 - Catanzaro Tel: 0961-745868 Orario: 10:00 - 13:00 tutti i giorni e-mail: casadellamemoria@ fondazionemimmorotella.net Museo del Risorgimento Via Pascali, 40 - Catanzaro Tel: 0961-743691 Orario: 8:30/16:30 da lun. a ven. e-mail: distremilescz@tiscalinet. it Ingresso gratuito Museo dell’Arte e della Seta Scuola Media G. Mazzini, Via Maddalena - Catanzaro Tel: 0961-725038 Orario: aperto a richiesta Ingresso gratuito Museo delle Carrozze Frazione Siano, Contrada Monte Musofalo - Catanzaro Tel. 0961-469546 Orario: aperto 8:30/12:00 e 15:30/18:00 - chiuso sabato e domenica Ingresso gratuito

Museo Diocesano Via Arcivescovado, 13 Catanzaro Tel: 0961-721333 Orario: aperto 17:30/19:30 lun. merc. e sabato - altri orari a richiesta Info: www.diocesiczsq.org Ingresso: intero 1 €, ridotto 0,50 € Museo del Rock Piazza G.Matteotti – Catanzaro Orario: 17:30-21:00 aperto da lun. a sabato Ingresso gratuito Museo dell’Olio di oliva e della Civiltà contadina Indirizzo: via Guglielmo Marconi 88050 - Zagarise (Cz) Tel: 0984/902838 Museo della Civiltà agrosilvopastorale, delle Arti e delle Tradizioni del Parco Nazionale della Sila Indirizzo: Via Serra, 1 - Albi ( CZ) Tel: 0961/923303 – 0984/902838

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