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La collaborazione con una foodblogger
from Swed in Mag 04/2023
by Swedlinmag
Intervista a Alma Delia
e il lavoro che volevo fare. Ho fatto la cuoca per 18 anni: partendo da lavapiatti, poi come aiuto-cuoco e poi come cuoca. Poi sono arrivati i figli e qualche problema di salute e così ho lasciato un lavoro che amavo tanto, purtroppo, ed è stato difficile. Già prima, quando lavoravo, avevo iniziato a usare i social, come Facebook, per far vedere dei piatti che facevo a casa, ma era solo per i miei amici perché non avevo un profilo ufficiale. Quando poi ho fatto questo cambiamento, vedendo che stavo male a restare in casa, mio figlio mi ha aperto il profilo Instagram, che all’epoca non sapevo proprio come funzionasse. Pian piano ho iniziato, era il gennaio del 2019: lì postavo i primi piatti o mostravo un compleanno, un banchetto in cui mi occupavo del catering, sempre per amici e parenti, e così sono partita. Vedevo che l’attenzione cresceva senza forzarla e questo mi ha stimolato a fare di più e meglio: ho iniziato a pubblicare regolarmente e nel gennaio del 2020, un anno dopo l’inizio di questo percorso, è arrivata la prima collaborazione con un’azienda di farine, che mi ha contattato perché amo molto i panificati e con quel tipo di ricette trovavo buon seguito. In generale mi cimento con tutto, ma gli impasti mi riescono particolarmente bene e forse per questo sono arrivati prima loro, a cui è seguita un’azienda di olio e così sono partita, trovando un risvolto professionale in questa mia avventura social. Con le prime aziende collaboro tutt’ora, ma nel frattempo ho presentato quasi 200 aziende, in due anni o poco più. Alcuni di loro sono nelle storie in evidenza sul mio profilo Instagram, ma molti mancano perché il social permette di mostrare un massimo di 100 storie.
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Ho conosciuto Davide, l’avevo contattato io perché mi erano piaciuti i prodotti della Swedlinghaus: quando vedevo le foto delle loro affettatrici, così belle, mi veniva voglia di utilizzarle. Ci siamo presentati, abbiamo parlato del nostro lavoro e lui mi ha proposto questa collaborazione, partendo con la presentazione di un’affettatrice e proseguendo con una macchina per il sottovuoto e una per la cottura a bassa temperatura. Essendo io una del mestiere, credo di saperle apprezzare e quindi presentare in modo adeguato.
La mia è stata una carriera veloce, ricordo anche il punto di svolta, durante la pandemia, quando la ricetta di una semplice focaccia ha fatto milioni di visualizzazioni e tuttora, quando la pubblico di nuovo, ha una risposta molto positiva dal pubblico. Insieme a una ricetta sulle scaloppine, quella ha rappresentato il passaggio dall’hobby alla creazione di contenuti come professione. Poco prima della pandemia ho aperto il blog, poi ho aperto i profili sugli altri social e così mi sono costruita una presenza stabile su internet. Nel frattempo, ho dovuto trovare anche il mio stile e ho visto che presentare le ricette con pochi fotogrammi di filmato in sequenza, anche senza parlare, era vincente perché le persone capivano cosa avevo fatto nei vari passaggi. Questa è stata la mia formula e sta funzionando tuttora. Non è facile come sembra, perché anche oggi sto lavorando sul montaggio di una ricetta semplice, una torta all’ananas, e dovendo togliere pochi secondi, devo trovare il momento giusto dove fare il taglio lasciando il filmato scorrevole; in generale è difficile fare di un filmato di 18 minuti un video di 1 minuto comprensibile e interessante. Questo è il mio lavoro quotidiano.
Come ti sei trovata alla Swedlinghaus, prima con la collaborazione a distanza e poi partecipando alla Tasting Experience?
L’inizio della nostra collaborazione l’ho già raccontato, partecipare all’evento è stato emozionante: lavorare in cucina, essere in contatto con il resto del personale coinvolto, è stato come tornare sul campo di battaglia, nell’ambiente per me più famigliare, e quindi è stato bello. Lavorare, inoltre, con lo chef Paolo Paciaroni, che è molto bravo, è stato un ulteriore emozione. Dover gestire il lato social, raccontando l’intera giornata sui miei profili, e intanto dare una mano effettivamente alla realizzazione dell’evento, lavoran- do ai piatti, è stato intenso, inoltre tutto il personale conosciuto in azienda mi ha colpito molto perché mi hanno fatto sentire subito a mio agio, io ero nuova e mi sono sentita in famiglia. Sono stati tutti aspetti positivi.
Soprattutto mi ha colpito l’obiettivo dell’evento: focalizzarsi su una problematica così importante come la ricerca sui tumori, per me che in famiglia ho avuto un’esperienza con questa malattia, mi ha toccato profondamente e difatti mentre ascoltavo le parole della fondatrice del progetto ImPerfect, che raccontava la sua storia con la malattia, mi commuovevo. Il fatto che Davide e l’azienda ha utilizzato un momento che poteva essere solo per la promozione loro, per offrire quel palcoscenico ad altri che hanno bisogno di farsi conoscere, è stato importante, lo trovo molto giusto e non ci sono tante aziende che lo fanno.
Come hai detto tu, hai una lunga esperienza maturata nelle cucine di un ristorante. Cosa ne pensi della voglia di un’azienda tecnica come la Swedlinghaus, di uscire dal giro dei rivenditori per creare corsi di cucina aperti a tutti ed eventi di beneficienza?
Questa è una cosa straordinaria e sarebbe piaciuta anche a me: anche se a volte sono poco sicura nello spiegare agli altri, mi piace condividere le mie competenze, sviluppate lavorando sul campo, quindi frutto di un’esperienza professionale provata. Così fa la Swedlinghaus: dà la possibilità di spiegare ad altri come si fanno le cose, in questo caso le ricette e le tecniche di cucina, e per farlo utilizza i professionisti migliori, i loro stessi macchinari, le conoscenze sviluppate in tanti anni. È lo stesso mio obiettivo: se condivido una ricetta, voglio che sia perfettamente comprensibile anche da chi non sa neanche friggersi un uovo, voglio che chiunque possa replicare ciò che faccio come lo faccio io per avere quel risultato. Spesso provo ricette prese sui siti di cucina i più svariati e purtroppo, già dalla lettu- ra delle quantità degli ingredienti, vedo che il piatto non può venire come sperato e così accade perché sono indicazioni sbagliate quelle fornite in certi siti. Io ci tengo che chi mi segue possa ottenere il mio risultato, che è fatto in casa ma con conoscenze professionali; così fa la SwedlinFactory con i suoi corsi e mi sembra molto bello, offrire competenze di alto profilo, rendendole disponibili per tutti, perché i corsi sono aperti sia ai professionisti sia agli amatori. Anche io vorrei tenere corsi, ma non è facile organizzarli perché ci vogliono spazi, attrezzature, personale e questo la Swedlinghaus può farlo e ha colto l’occasione per farlo, anche se avrebbe potuto continuare a occuparsi solo della produzione dei macchinari. Questo è molto bello perché non tutti possono offrire questo livello di offerta nei corsi di cucina.
Avete altri progetti in agenda insieme?
Davide mi ha già accennato che sta pensando a un altro evento per la primavera sulla pizza, quindi credo sarà quella l’occasione per tornare in azienda. Intanto continuiamo a distanza, come ho detto anche a lui, peccato che siamo così lontani io sono di Bergamo) perché altrimenti avremmo potuto fare tante più cose insieme, come dei corsi di cucina per la Factory. Per conto mio, ho dei progetti per cui sto aspettando una risposta, ma ci vuole tempo per mettere in piedi dei corsi, spero di trovare l’appoggio che sto cercando perché serve, come già detto, un’organizzazione dietro adeguata per offrire qualcosa di valido a chi vuole imparare e, quindi, bisogna trovare i giusti partner, lavorare insieme e alla fine si raccolgono i risultati. Spero di trovare presto l’occasione giusta per tornare a fare attività anche dal vivo, oltre al mio lavoro di content creator.
Per molto tempo, chi fa il mio lavoro ed entra nelle aziende per aiutare a portare a termine cambiamenti importanti, riorganizzazioni e nuove fasi del lavoro, ha introdotto tutta una serie di termini e concetti che sono stati in qualche modo da tutti digeriti, tanto che li utilizziamo quotidianamente, ma in modo errato. Da leadership a comunicazione, che a volte è diventata sinonimo di profonda manipolazione, tanti termini sono stati mal interpretati e l’idea di avere una scorciatoia per riuscire nel mercato ha affascinato molti, finendo per rendere inefficace o buffonesca l’idea stessa di cambiamento.
In questo numero voglio parlare del concetto di efficacia, utilizzato spesso in riunioni aziendali di qualsiasi settore.
Ognuno di noi, come professionista o nel suo ruolo personale, ha una sua idea di efficacia.
Già, di per sé, questo potrebbe rappresentare un paradosso, in quanto scegliere il livello di efficacia è comunque un’azione legata all’efficacia stessa: se alzo l’asticella rischio di non essere tanto efficace quanto vorrei e quindi non raggiungo il mio obiettivo; se l’abbasso troppo, divento “facilmente” efficace, perdendo il senso