Artichoke15

Arti 15 Miss & Mr. School

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Giugno

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3 VACANZE ESTIVE 2018: 15 giugno – 3 settembre, 1° agosto: Festa Nazionale, 15 agosto: Assunzione

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ARTICHOKE 15: MISS & MISTER SCHOOL La produzione di un magazine è un processo complesso e straordinario. I diversi articoli e serie fotografiche permettono di costruire la storia che inter­ roga, provoca e approfondisce la scelta tematica di ogni numero di Artichoke, sotto i diversi punti di vista degli studenti.

Per questo quindicesimo numero di Artichoke ho proposto l’argomento “Miss & Mr. School” per continuare a parlare di scuola (Artichoke 14: “La Scuola del Futuro”) ma soprattutto dei suoi attori.

Il tema ironico ha motivato la scelta del fotografo Nicolas Haeni con il quale, in quattro giorni di workshop, gli studenti hanno prodotto la totalità delle immagini presenti in questo numero.

Le immagini ed i testi sono stati organizzati in una sequenza di pagine che ripercorrono l’anno scolastico degli studenti, ritmato dalle vacanze caratterizzate dall’uso di vari zaini e borse, quasi una personificazione dello studente. Anche la griglia tipografica è stata disegnata sulla base del calendario scolastico che gli studenti ricevono ad inizio anno.

Ringrazio la SUPSI ed in parti­ colar modo gli studenti per il loro entusiasmo e l’intenso lavoro per creare questo numero.

Emmanuel Crivelli Docente area Graphic and Brand del Corso di laurea in Comunicazione visiva 1

“Miss or Mister School: Sì, buona visione a tutti del that is the question”. ma­ gazine Artichoke: la “parola Giusto per restare tra i classici, classici tra i visiva” del Corso di laurea in quali gli studenti, scrupolosi redattori, hanno Comunicazione visiva della SUPSI, trovato risposte al dialogo con le tematiche accese che con questa quindice­ sima dalle immagini. E proposte. edizione intitolata “Miss & Mr. E di nuovo, giusto per restare nella chiave School” vuole concludere il biendell’ironia, spesso l’unica in grado di dar sagge nio sulla scuola che è iniziato risposte a quesiti antichi. lo scorso anno con l’interessante Stimolati dal tema che Emmanuel Crivelli ha escogispunto su “La scuola del futuro”. tato, declinato nei temi generatori di immagini, E lo vuole concludere con gli studenti, della cui esuberante prorompenza c’è la sua consueta compresenza di sempre materia per stupirsi, linguaggi: l’autorevolezza hanno reagito trovando strade a volte imprevedi­ dell’istituzione, l’ironia degli bili, alcune foriere di mete, altre impercorribili. studenti-redattori e la spontaSempre tenaci, e dialettici, in un confronto continuo, neità della vita didattica a volte perfino estenuante, di tutti i giorni. Perché questo tra il “la” dell’inizio e l’esecuzione della partiè, oltre al maga­ zine, proprio tura completa.

L’intenzione del progetto il nostro Bachelor. era, e così è stata, Luogo in cui la comunità studenquella di intrecciare tre registri nei testi: tesca si riunisce a parlare quello dell’autorevolezza (accademica), quello di comunicazione e di linguaggi dell’ironia (giovanile) e quello della semplicità visivi, dove discute, produce (del vivere quotidiano). con mano propria e si mette in Grazie a tutti quelli che stanno dietro a questi discussione per costruire uno dei fogli di carta. Stampata.

E buona visione a voi che tanti percorsi possibili ora ci state davanti.

Leggendo immagini e parole. per diventare visual-designer.

Andrea Bocci Docente area Graphic and Brand del Corso di laurea in Comunicazione visiva

Laura Morandi Responsabile del Corso di laurea in Comunicazione visiva Settembre

ARTICHOKE 15: MISS & MISTER SCHOOL (Translation)

The production of a magazine is an extraordinary and complex process.

The different articles and photographic series create a story that investigates, provokes and more deeply examines the thematic choice of each number of Artichoke from the different viewpoints of the students.

For this fifteenth number of Artichoke I suggested the theme of “Miss & Mr. School”, not only in order to continue to talk about the school — see Artichoke 14: “The School of the Future” — but above all to discuss about its players. The ironic theme motivated the choice of the photographer Nicolas Haeni with whom the students produced all of the images to be found in this number during a four-day workshop.

Both the photographs and the texts were organized in a sequence of pages that retraces the students’ academic year marked by the rhythmic cadence of the holidays characterized by the use of various backpacks and bags, which almost seem like a personification of the student. Also the typographic grid was designed based on the academic calendar which the students receive at the beginning of the year. I would like to thank SUPSI and the students in particular for their enthusiasm and intense work in creating this number of Artichoke.

emmanuel crivelli Teacher area Graphic and Brand of the Bachelor of Arts in Visual Communication 2

“Miss or Mister School: that is the question”.

To remain among the classics, from among which the students, scrupulous editors, have found answers to the dialogue with the themes inflamed by the images. And proposals.

And again, in order to remain within the key of irony, often the only one capable of furnishing wise answers to ancient. Inspired by the theme that Emmanuel Crivelli came up with and stated in the generating themes of the images, the students — whose unbridled exuberance is always a matter of wonder — reacted by finding paths at times unexpected, some of which lead to interesting destinations while others proved to be impraticable.

They were always tenacious and dialectical in a continuous — at times even extenuating — confrontation, between the beginning of the composition and the execution of the complete score.

The intention of the project was to interlace three observations in the texts: that of (academic) authority, (young) irony) and (daily life) simplicity.

Thanks to all those who are behind these sheets of printed paper.

And an enjoyable experience to all of those who find themselves in front of these pages. Reading images and words.

ANDREA BOCCI Teacher area Graphic and Brand of the Bachelor of Arts in Visual Communication

Yes, an enjoyable experience to all the readers of the Artichoke magazine: the “spoken word” of SUPSI’s Degree Course in Visual Communication which with its fifteenth number entitled Miss & Mr. School wishes to conclude the school’s thematic biennial that began last year with the interesting concept of “The School of the Future”. And it wants to finish with its usual combination of stylistic languages: between the authority of the institution, the irony of the student-editors and the spontaneity of day-to-day didactic life. Because besides the magazine itself this is the reality of our Bachelor’s degree course.

The place in which the student community comes together to talk about communication and visual languages, a place in which to discuss, produce with a hands-on approach and call ideas into question in order to construct one of the many possible paths for becoming a visual designer.

LAURA MORANDI Course director of the Bachelor of Arts in Visual Communication Artichoke 15

colophon SUPSI Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana / University of Applied Sciences and Arts of Southern Switzerland DACD Dipartimento ambiente costruzioni e design / Department for Environment Constructions and Design Corso di laurea in Comunicazione visiva / Bachelor of Arts in Visual communication Campus Trevano, CH—6952 Canobbio T + 41 (0)58 666 63 27 F + 41 (0)58 666 63 09 info-cv@supsi.ch supsi.ch/dacd/bachelor/ comunicazione-visiva IG: supsi_comunicazionevisiva FB: supsi.comunicazione.visiva © 2018 SUPSI RESPONSABILE DEL PROGETTO / HEAD OF PROJECT Michela Vögeli SUPERVISIONE AL PROGETTO EDITORIALE EDITORIAL PROJECT SUPERVISION Emmanuel Crivelli, Andrea Bocci con / with Michela Vögeli SUPERVISIONE AL PROGETTO FOTOGRAFICO / PHOTOGRAPHIC PROJECT SUPERVISION Nicolas Haeni SUPERVISIONE AL PROGETTO DIGITALE / DIGITAL PROJECT SUPERVISION www.artichoke.ch Paolo Jannuzzi con / with Leonardo Angelucci TESTI E IMPAGINAZIONE — IMMAGINI TEXT AND LAYOUT — IMAGES Marica Barabino, Sara Borghi, Lucia Chiesa, Simone Colombo, Robin Eberwein, Beatrice Gorelli, Jordan Linder, Elsa Napolitano, Giulia Paglia, Giulia Piccolo, Federica Tobler CORRETTORE DI BOZZE COPY EDITOR Laura Massa TRADUZIONI / TRANSLATIONS Howard Rodger MacLean STAMPA / PRINT TBS, Pregassona LA BUONA STAMPA SA LEGATORIA / BOOKBINDING Legatoria Mosca, Lugano TIRATURA / PRINT RUN 1000 COPIE / COPIES Tutti i testi pubblicati in questo numero sono frutto di interviste o dichiarazioni rilasciate direttamente dagli autori.

I testi originali (scritti o registrati) sono in posseso del’archivio del Corso di Laurea in Comunicazione Visiva e vengono utilizzati solo a scopo didattico o per usi consentiti nei termini di legge./ All the texts published in this issue are the result of interviews or statements made directly by the authors.

The original texts (written or recorded) are in possession of the archive of the Degree Course in Visual Communication and are used only for educational purposes or for uses permitted by law.

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Miss e Mr. SUPSI Un’equa rappresentazione di donne e uomini che nei diversi ambiti e nelle varie funzioni, apportano uno sguardo innovativo e più creativo nei prodotti di design e contribuiscono a limitare i preconcetti e a trasgredire alle convenzioni legate ai ruoli di genere.

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Promuovere e valorizzare la cultura della diversità per contribuire a un ambiente sereno e dinamico di studio e lavoro è uno degli obiettivi principali del Servizio Gender e Diversity. Il Servizio lavora nell’ottica di valorizzare le differenze di genere, generazione, cultura e abilità nella Scuola univer­ sitaria. Tra i suoi compiti vi è quello di aumentare la consapevolezza in relazione agli stereotipi e ai preconcetti legati ai ruoli femminili e maschili che spesso limitano, anche inconsapevolmente, alcune scelte di vita quali ad esempio quelle rela­ tive ai percorsi formativi e/o professionali. Questi ultimi rimangono infatti spesso ancorati a modelli fortemente tradizionali (p.es. le donne maggior­ mente orientate all’ambito socio-sanitario e peda­ gogico, gli uomini all’ambito tecnico).

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To promote and add value to the culture of diversity in order to contribute to a serene and dynamic environment of study and work is one of the principal objectives of the Gender and Diversity Service. This Service works from the viewpoint of endorsing the differences between genders, generations, cultures and abilities in the University of Applied Sciences and Arts. Among its tasks there is that of increasing the awareness in relation to the stereotypes and preconceptions tied to the female and male roles which often — and unconsciously — limit some of life’s choices: for example, those relative to education and/or to the professional world. In fact, the latter often remain “anchored” to strongly traditional models (for example: women are to a greater degree oriented towards the fields of healthcare and social work whereas men towards technical sphere).

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“Per ‘genere’ si intende la caratterizzazione sociale di una persona contrapposta alla sua caratterizzazione biologica (sesso). Il genere è definito dai ruoli, dalle risorse, dai diritti e dai doveri assegnati alle donne e agli uomini in una società”. (DFAE, Berna, 2011, p. 27). Già a partire dall’infanzia e nel corso della socializzazione vengono interiorizzati elementi riferiti ai ruoli di genere ossia a quei modelli a cui donne e uomini sono chiamati a conformarsi che implicano comportamenti, doveri, responsabilità e aspettative connesse alla condizione femminile e maschile e che sono oggetto di aspettative sociali (Ruspini, 2009).

Scardinare questi stereotipi non è un percorso semplice né immediato poiché gli apprendimen­ ti di genere implicano una più ampia riflessione in quanto questi ultimi, come ha sottolineato Claudio Mustacchi, docente-ricercatore SUPSI, “[…] mettono in gioco abitudini personali, rap­ porti con gli affetti e i corpi, desideri, sicurezze, timori […]” (Mustacchi, 2017).

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An equal representation of men and women who in different spheres and with various functions contribute to an innovative and more creative look to design products and contribute towards limiting the preconceptions and transgressing the conventions bound to the roles of gender.

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Stereotipi

aspettative sociali

“By gender one means the social characterization of a person in contrast to his or her biological characterization (sex).

Gender is defined by roles, by resources, by rights and by duties assigned to the men and women in a society” (DFAE, Bern, 2011, p. 27). As early as infancy and during the course of socialization elements referred to the roles of gender are internalized: that is, to those models in which men and women are called upon to conform and which imply forms of behavior, duties, responsibilities and expectations connected to the male and female condition and which are the subject of social expectations (Ruspini, 2009). Decunstructing these stereotypes is neither simple nor immediate given that the learning mechanisms of gender imply a broader reflection insofar as these — as has been underlined by Claudio Mustacchi, professor and researcher at SUPSI — “[…]bring into play personal habits, relationships with loved ones, bodies, desires and wishes, certainties, fears […]”

(Mustacchi, 2017).

scardinare gli stereotipi

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Anche gli strumenti e i prodotti di comunicazione quali, immagini, fotografie, pubblicità possono avere un impatto sulla costituzione dell’immagine del maschile e del femminile. Un’equa rappresentazione di donne e uomini e nei diversi ambiti e nelle varie funzioni in un’immagine, così come la diversificazione dei colori, oggetti o forme nelle illustrazioni non riferendole esclusivamente ad un genere particolare (ad es. il rosa o i colori caldi per il femminile e l’azzurro e i colori freddi per il maschile), apportano uno sguardo innovativo e più creativo nei prodotti di design e, nel contempo, contribuiscono a limitare i preconcetti e a trasgredire alle più comuni convenzioni legati ai ruoli di genere. Anche il linguaggio ha un’importante apporto in tal senso; adottare le regole della parità linguistica vuol dire mettere in luce il fatto che tutte le professioni e le diverse funzioni possono essere esercitate e ricoperte indipen­ dentemente dal genere evitando che le donne rimangano meno visibili in determinati ambiti e ruoli.

equa rappresentazione

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Instruments and products of communication such as images, photographs and advertising can have an impact on the constitution of the image of the male and female, as well. A fair and unbiased representation of men and women in diverse spheres and various functions in an image, as also the diversification of colors, objects or forms in the illustrations not exclusively referring to one gender in particular (for example, pink or warm colors for females and light blue and cold colors for males) generate an innovative and more creative look in design products while at the same time contribute to limiting the preconceptions and the transgression of the most common conventions bound to the roles of gender.

Also language plays an important part in this sense. Adopting the rules of linguistic equality means to highlight the fact that all professions and different functions can be practiced and performed regardless of gender by avoiding that women remain less visible in certain spheres and roles.

Favorire le pari opportunità significa tendere al raggiungimento di un equilibrio. Nel corso degli anni le attività del Servizio Gender e Diversity sono state identificate proprio con questa parola. In effetti, alcuni progetti hanno quale obiettivo il raggiungimento di un maggior equilibrio di genere nei diversi corsi di laurea e nelle differenti posizioni professionali della SUPSI. Altre misure sono realizzate con lo scopo di favorire un maggior equilibrio tra le diverse sfere della vita. La flessibilizzazione degli studi e del tempo di lavoro, anche attraverso la digitalizzazione e l’introduzione di modelli didattici innovativi, può permettere a un maggior numero di persone di studiare o lavorare valorizzando il proprio potenziale e apportando un valore aggiunto. Soluzioni organizzative e misure e progetti che permettono di conciliare lo studio o il lavoro con altri impegni personali, creano i presupposti migliori per un futuro sviluppo professionale di tutti, uomini e donne, favorendo la creatività e l’innovazione.

maggior equilibrio

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To favor equal opportunities means tending towards achieving an equilibrium. Over the years the activities of the Gender and Diversity Service have been identified precisely with this word. As a matter of fact, some projects aim to achieve a greater balance between genders in the different degree courses and professional positions at SUPSI. Other measures are implemented with the aim of favoring a greater degree of balance between the different spheres of life. The increased flexibility of study and work time, also by way of digitalization and the introduction of innovative didactic models, allows a greater number of people to study and work whereby maximizing potential and generating added value. Organizational solutions, measures and projects which allow reconciling study or work, with other personal commitments create the best premises for a future professional development of men and women alike, favoring creativity and innovation.

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Tuttavia l’equilibrio verso cui si tende non è statico ma in continuo movimento poiché mutano le esigenze e le aspettative di ciascuna persona e, nel contempo, aumentano le sfide che la società ci propone poiché in continua e rapida evoluzione e tra­ sformazione. Questo movimento deve rappresentare un impulso nella valorizzazione della diversità come fonte di ricchezza, un continuo sti­ molo allo sviluppo personale, formativo e professionale nonché una guida verso le sfide future. Diffondere le competenze legate alle dif­ ferenze di genere, di generazione, di cultura e di abilità permette di valorizzare la diversità come una ricchezza evitando, quindi, che venga considerata come un ostacolo. 

valorizzazione della diversità

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Nevertheless, whis balance towards which we tend is not static but in constant motion given the changes in the demands and expectations of every individual. And at the same time there is an increase in the challenges that society presents us with given that society is also undergoing continuous, rapid evolution and transformation. This movement must represent an impulse for the development of diversity as a source of “wealth”, a continuous stimulus for personal, formative and professional development, as well as a guide for future challenges. To disseminate the various forms of competence tied to the differences between genders, generations, cultures and abilities allows to add value to diversity as a richness avoiding, consequently, it being considered as an obstacle.� Vittoria Calabretta Responsabile Gender e Diversity, SUPSI Director of Gender and Diversity, SUPSI

Bibliografia di riferimento: / Referential bibliography: • DFAE, L’ABC della politica di sviluppo, DFAE, Berna, 2011, p.27 • Mustacchi Claudio, Conoscenze incarnate: formazione delle animatrici e degli animatori socioculturali e competenze di genere, in INFO animation, Genere • Diversità nell’animazione socioculturale dell’infanzia e della gioventù, AFAJ, Bern, No 43 12/2017, p.17 • Ruspini Elisabetta, Le Identità di genere, Roma, Carocci, Milano 2009 • Servizio Gender e Diversity SUPSI, Verso l’equilibrio in movimento! 10 anni del Servizio Gender, SUPSI, Manno 2012 • www.supsi.ch/gender

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INDEX

SETTEMBRE OTTOBRE Microcosmo teatrale, macrocosmo sociale intervista a Carmelo Rifici → P. 10

Vacanze Autunnali → P. 23

DICEMBRE Vacanze di Natale → P. 40

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NOVEMBRE • Relazioni: nel lavoro e relazioni nella professione • Relazioni: amore a distanza • Relazioni: un amore impossibile • Relazioni: un lavoro, un amore • Relazioni: studi, amori e lavori • Relazioni: tra le costellazioni con Anna e Roger, Renzo e Lucia, Romeo e Giulietta, Rita e Ivano, David e Monica, Dante e Beatrice → P. 24

GENNAIO FEBBRAIO Come imbrogliare a scuola → P. 41 Plagio VS. ispirazione Ispirazione VS. plagio Intervista al comitato etico dell’USI: Federica De Rossa e Cristina Elia → P. 45

I grandi truffatori nella sto → P. 56 Due punti divista sul mercato con ABC Dinamo e Optimo, Leonardo Angelucci e Andrea Novali, Raffinerie e Norm → P. 58

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2018–2019

INDEX

MARZO APRILE Vacanze di Carnevale Vacanze di Pasqua → P. 66 → P. 106 AAA Bufala cercasi intervista a Paolo Domenico Attivissimo → P. 68 Una, dodici, quindici fatiche → P. 72 La Dieta Miss & Mr. Scool • La formula dello studente • La formula della salute • La dieta nel mondo della moda intervista a Greoanti XXXXXXXX Yolkan XXXXXX → P. 92

GIUGNO Vacanze Estive → P. 122 L’alfa e l’omega nel web intervista a Vera Gheno → P. 124

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MAGGIO La ginnastica di Miss & Mr. School • Una lama a doppio taglio intervista a Giovanni Morini e Romy Eggimann • Preghiere alla dea bendata: riti e portafortuna che ci s → P. 108

LUGLIO AGOSTO Bachelor Ceremony • Consigli radiofonici con i Blues Brothers • Un traguardo Pellissimo! intervista a Matteo Pelli • Da studente a Mr.Svizzera con Mirko Stephani → P. 128

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2018–2019

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Ogni attore interpreta ruoli, sempre diversi, molteplici e dalla psiche più o meno sfaccettata. La bravura di un attore sta nel dare vita e costruire una realtà introspettiva credibile e quanto più strutturata possibile. Quanto questa realtà teatrale, ricreata con abile maestria, si riallaccia e rispecchia punti comuni della nostra società? Nell’articolo vengono esplorate queste tematiche, dialogando con Carmelo Rifici.

Microcosmo teatrale, macrocosmo sociale EN

Every actor interprets roles that are always different, varied and with a more or less multifaceted psyche. The bravura of an actor lies in giving life and in constructing a credible introspective reality, and one as structured as possible.

To what extent does this theatrical reality — recreated with skillful mastery — link itself and mirror common things in our society? In this article we explore these themes conversing with Carmelo Rifici.

Theatrical microcosm social macrocosm

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m, IT

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Avendo un ampio bagaglio culturale e una vasta esperienza nel mondo dello spettacolo, come vive il suo rapporto con il teatro?

Given that you have considerable cultural expertise and vast experience in the theatrical world, how do you live your relationship with the theatre?

Il mio rapporto con il teatro è un rapporto molto totalizzante, nel senso che ho destinato tutta la mia vita a questa professione. In realtà è un rapporto molto strano, in quanto sono direttore artistico di LuganoInScena e mi occupo anche di educazione, perché sono direttore di una scuola di teatro e faccio anche il regista. Conduco uno stile di vita a trecentosessanta gradi, rispetto al teatro, nel senso che lo vivo da tutti i suoi punti di vista, dall’organizzativo all’artistico. Il teatro è per me qual­ cosa che frequento da quando mi alzo al mattino fino a quando vado a letto la sera. È molto difficile, è un po’ una vocazione, non è destinato a chi pensa di poter creare una sua esistenza, una sua sicurezza, è una vita abbastanza precaria, molto insicura, che ti obbliga a continui sposta­ menti, a pensare che ogni anno potresti andare a vivere dall’altra parte del mondo. Poi c’è la mia parte più arti­ stica che mi porta a vedere nel teatro uno strumento di conoscenza del mondo, per me il teatro è il mio strumento di conoscenza, si può conoscere il mondo, si può conosce­ re l’umanità, attraverso molti strumenti e, quello che mi è più affine, è quello della drammaturgia, della scrittura teatrale, per capire che cos’è l’umanità, che cosa si nascon­ de nei rapporti umani e sociali. Attraverso l’utilizzo del teatro ho analizzato queste domande che mi ponevo fin da piccolo, perché attraverso di esso ho trovato, non dico delle risposte, ma un luogo dove vi erano altre persone che avevano le mie stesse domande, quindi una specie di casa, di famiglia.

Pensa che ci sia una relazione, una similitudine, tra il mondo del teatro e la società attuale?

Si rispecchiano nei comportamenti umani e nelle gerarchie?

Do you think that there’s a relation, a resemblance between the world of the theatre and today’s society? Are they mirrored in human behaviour and in the hierarchies?

Se dovessi seguire quello che dice Shakespeare, “il mondo è un palcoscenico dove ognuno interpreta la propria parte”, fatto di entrate e di uscite, e quindi, si certo, il microcosmo teatrale è la rappresentazione perfetta del macrocosmo sociale. Con una grande differenza, però: il microcosmo teatrale si prepara per esserne consapevole, mentre la società tende all’inconsapevolezza di che ruolo ognuno di noi interpreta nella società, gli artisti si preparano a fare in modo che quella scoperta sia consapevole, sanno bene che tipo di ruolo dovranno andare ad interpretare.

Quindi fondamentalmente, mentre il mondo si arma di maschere, il teatro tende a toglierle, perché attraverso lo spogliamento della maschera, si può capire anche la finzione della maschera, e quindi la puoi usare quando serve, ma quando non serve la si può togliere, mentre nel mondo reale è più difficile togliere una maschera quando ti sei incastrato in un ruolo, ci vuole un grande lavoro interiore per poter togliere una maschera.

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My relationship with the theatre is a total one in the sense that I have dedicated my whole life to this profession.

Actually it’s a very strange relationship in so far as I am the art director of LuganoInScena and I’m also engaged in teaching because I’m the principal of a school of thea­ tre and I’m also a stage director. Regarding the theatre I live a 360° lifestyle in that I live it from all points of view, ranging from organization to the artistic elements. For me the theatre is something I do from when I get up in the morning to when I go to bed in the evening. It’s very difficult, to some extent it’s a vocation. It’s not inten­ded for the person who thinks he or she can create an exist­ ence of their own, a sense of security. It’s quite a precar­ ious life, very insecure. It demands that you move about continuously, that makes you think that every year you could go and live on the other side of the world. Then there’s my more artistic part which regarding the theatre leads me to seeing an instrument for getting to know the world. For me the theatre is my instrument of knowledge, one can know the world, one can know humanity by way of many instruments and the one that is most akin to me is that of dramaturgy, of theatrical writing in order to understand what humanity is, what is hidden in human and social relationships. By using the theatre I’ve analyzed these questions that I asked myself since I was small.

By way of them — and I’m not saying I found answers — but I found a place where there were other people who had the same questions as mine. So I found a kind of home, a sort of family.

If I had to follow what Shakespeare wrote, “All the world’s a stage, and all the men and women merely players”, made up of exits and entrances, then certainly the theatrical microcosm is the perfect representation of the social macrocosm. With a big difference,however: the theatrical microcosm is prepared to be aware of itself whereas soci­ ety tends towards the incognizance of what role each one us interprets in society. The artists prepare themselves to make sure that that discovery is conscious, they know very well what type of role they will have to go and in­ terpret. Fundamentally, therefore, while the world arms itself with masks the theatre instead tends to remove them because by way of the stripping of the mask one can also understand the fiction of the mask. One can therefore use it when it’s necessary but one can remove it when it isn’t. In the real world, instead, it is more dif­ ficult to take off a mask when you are entrapped within a role: one needs a great “interior” effort to be able to take off a mask.

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Quanto è sfaccettata e complessa la psiche da interpretare e quanto lascia trapelare il carattere di una persona per tracciare un buon personaggio in uno spettacolo?

How multifaceted and complex is the psyche to interpret and how much is the make up of a person made known in order to trace out a good character in a performance?

È una questione molto complessa, l’attore lavora sulla complessità dell’essere umano, poi dipende dal perso­ naggio, ci sono personaggi che sono più o meno complessi, Amleto è estremamente complesso, un personaggio di Cechov è estremamente complesso, a volte invece ci sono personaggi riguardanti il teatro contemporaneo che, per rispecchiare la superficialità di un certo tipo di atteggia­ mento, sono evidentemente meno complessi, ma l’approc­ cio dell’attore è sempre il medesimo. Fondamentalmente un personaggio non esiste, esistono delle parole, che l’autore ha messo, e che noi identifichiamo facilmente come personaggio, ma in realtà esse sono solo parole, non hanno corpo, non hanno movimento. Bisogna intan­ to dire che il personaggio non esiste, e quindi non può esistere niente che non sia il linguaggio. Quando io inse­ gno dico ai giovani attori di non cercare di interpretare personaggi, ma cercate di pensare che il mondo non è altro che individui in relazione, che tendono sempre a relazionarsi, e che quindi cambiano loro stessi a dipen­ denza di con chi si relazionano. Non esiste quindi il per­ sonaggio, esistono delle parole che sono, diventano qual­ cosa attinente al personaggio in base a dove tu li situi, e quindi il rapporto con la complessità del personaggio è estremamente difficile, perché non è solo il personaggio in sé, ma è anche il linguaggio, è anche in quale spazio quel linguaggio vive, e rispetto quali altri linguaggi gli metti accanto e tutto ciò crea un problema di interpreta­ zione. È evidente che il lavoro di un artista è quello di dare quanta più complessità nascosta all’interno dell’universo psicologico del personaggio, quindi quante più ombre, sfumature e nascondimenti possibili. Un attore tende a dire quello che c’è scritto nel testo, ma in realtà nel testo sono nascoste più cose di quelle espresse, allora un bra­ vo attore va a cercare i nascondimenti all’interno degli spazi bianchi tra una parola e l’altra, quello spazio bian­ co che, nel mondo della psicanalisi, si potrebbe chiamare l’inconscio, che in quello della vita si potrebbe chiamare il momento in cui si è deboli, quando uno non sa bene che cosa sta facendo, ecco, quelli sono i momenti più interes­ santi, nello scavo di un personaggio, cioè quello che non si sa. Mentre nel mondo, altra differenza, questo spazio tende a rimanere bianco, si tende a spostarsi per con­ seguenza, per casualità, in teatro la casualità è assente, la si deve ricreare, ma è un fatto fasullo, un fatto artificiale, devi dare la sensazione che sia casuale, ma in realtà tu stai analizzando cosa sta succedendo in quei momenti che sembrano casuali, e quindi vai anche a rappresentare verso il pubblico una cosa molto complessa, cioé chiedere al pubblico se anche tutta la nostra vita sia casuale, o se la nostra vita sia fatta di una finta casualità. Questa è una delle cose inquietanti che il teatro fa, cioè ti rappresenta qualcosa che tu non sai, non sai se la tua vita è casuale, se destinata, se il caso esiste o se ancora niente è frut­ to del caso, ma noi tendiamo a viverla come caso, ten­ diamo a far si che quel mistero sia una cosa importante.

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It’s a very complex question. The actor works on the complexity of the human being. Then it depends on the character. There are characters that are more or less complex. Hamlet is extremely complex, a character by Chekhov is also extremely complex. Sometimes, instead, there are characters of contemporary theatre who in order to mirror the superficiality of a certain type of attitude or behaviour are evidently less complex although the approach on the part of the actor is always the same.

In fundamental terms, a character doesn’t exist, words exist that the author has written down and which we eas­ ily identity as a character while in reality they are only words: they don’t have a body, they don’t possess move­ ment. In the meantime it’s necessary to say that the char­ acter doesn’t exist. Therefore nothing can exist that isn’t language. When I teach I tell the young actors not to try to interpret characters but to try to think that the world is nothing else than individuals in relation, who always tend to relate to each other and who therefore change themselves depending on who they relate to. The char­ acter therefore doesn’t exist. Words exist that are and that become something pertinent to the character on the basis of where its placed. The relationship with the complexity of the character, therefore, is extremely dif­ ficult because it is not only the character in its own right but it’s also the language, it’s also in what space that lan­ guage lives and with respect to what other languages it is set beside — and all of this creates a problem of inter­pretation. It is evident that the work of an artist is to give as much complexity as possible that is hidden inside the psychological universe of the character, there­ fore as many shades, undertones and things hidden as possible. An actor tends to say what is written in the text although more things are hidden in the text than are those expressed. So a good actor goes to look for the hid­ ing places inside the white spaces between one word and another, that white space which in the world of psychoa­ nalysis one could call the unconscious which in life one could call the moment in which one is weak, when one doesn’t really know what one’s doing. Those are the most interesting moments in the “excavation” of a character: in short, what one doesn’t know (or know about). While in the world — another difference — this space tends to remain white and consequently one tends to move, due to fortuity. In theatre fortuity is absent, one has to recreate it although it’s a fake fact, an artificial fact, you have to give the sensation that it’s casual although in reality you are analyzing what is happening in those moments that seem casual. You therefore also go to represent a very complex thing to the public: that is, you ask the public if also all our life is casual or whether our life is made up of a fake casualness (or of fortuity). This is one of the dis­ quieting things that theatre does: that is, it represents to you something that you don’t know. You don’t know if your life is casual, if it’s destined, if chance exists or

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Gli attori devono esserne consapevoli di questi momenti, devono sapere cosa succede tra una cosa e l’altra, deve poter immaginarsi che cosa succede tra quando uno si alza dal letto e va in bagno a lavarsi i denti, che cosa suc­ cede lì in mezzo, che cosa passa nella testa del personag­ gio, quali sono i suoi sentimenti, che cosa si porta dietro, quello scavo lì è lo scavo che rende molto profondo il rap­ porto tra l’attore e il personaggio.

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Quindi è quasi una ricerca metodologica, minuziosa.

It’s therefore a methodological, minute work of research?

Dovrebbe esserlo, sempre. Diciamo che il buon teatro è assolutamente analitico, va nei micro dettagli, anche perché la nostra vita è fatta di micro dettagli, noi non ce ne rendiamo conto, ma ti svegli la mattina, e hai sognato determinate cose, sei proprio sicuro che quello che hai sognato non sta riverberando dentro di te con uno stato emotivo, emozionale, e te lo porti dietro, e quand’è che cambia? Quand’è che si trasforma? Tutte queste cose sembra che non esistano nella recitazione, e invece essa ne è colma, e ciò la rende molto preziosa.

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It ought to be, always. Let’s say that good theatre is absolutely analytical, it explores the micro-details, also because our life is made up of micro-details. We’re not aware of this but you wake up in the morning and you’ve dreamt certain things. You’re completely sure that what you have dreamt is not reverberating inside you with an emotive, emotional state, and you it take with you, inside you. And when does it change? When is it transformed?

It seems that all of these things don’t exist in acting while instead it is full of them and this makes it very precious.

Non succede mai che il proprio essere/personaggio/bagaglio culturale si fondano con quello interpretato? Vi è un connubio? Si contrastano tra di loro? È da incoraggiare o evitare?

Does it ever happen that one’s being/character/cultural knowledge and experience fuse with the one interpreted? Is there a union? Do they contrast? Is this to be encouraged or avoided?

Dipende dal testo, ci sono testi che obbligano l’attore a fare i conti con sé stesso, e diciamo che c’è un annulla­ mento fra l’attore e il personaggio, cioè, l’attore è già quel personaggio. Ci sono dei testi che sono molto difficili da interpretare da degli attori perché obbligano l’attore ad essere così sincero da non avere più il filtro del per­ sonaggio, da identificarsi totalmente nel personaggio e sono, diciamo, gli esperimenti più complessi da un punto di vista di emotivo, perché dopo uno spettacolo o un film simile, l’attore ne esce sempre distrutto interiormente, ha bisogno di un tempo per riprendersi. Questo è un tipo di lavoro, un altro tipo di lavoro, soprattutto quando si lavora su testi classici, bisogna immaginarsi che il per­ sonaggio è molto distante da te, e quindi devi avvicinarti il più possibile a lui, e, invece che indossare i panni del personaggio, invece di entrare nel personaggio, come nel primo caso, la seconda metodologia è avvicinarsi analiticamente a quella cosa che sembra molto distante da te. Il primo è un fatto di immedesimazione, il secondo è un fatto di conoscenza. Nell’immedesimazione tu tendi a far si che il pubblico si emozioni perché non vede dif­ ferenza tra te e quella cosa rappresentata, nel secondo caso il pubblico ha un rapporto più con la conoscenza, attraverso quella strada, lo spettacolo fa si che il pubblico capisca delle cose che magari non sapeva prima, che co­ nosca delle cose che non conosceva prima. Si ha quindi un lavoro meno emotivo, meno empatico, ma più di scavo, da uno spettacolo dovresti uscire con qualcosa in più 16

whether nothing is the “fruit” of chance although we tend to live it as chance, tending to ensure that that mystery is an important thing. The actors have to be well aware of these moments, they have to know what happens between when one gets out of bed and goes to the bathroom to brush one’s teeth, they have to know what happens there in the middle, what goes through the head of the character, what are his feelings, what he has inside — that excava­ tion is the one that renders the relationship between the actor and the character very profound.

It depends on the text. There are texts that oblige the actor to reckon with himself and let’s say that there’s an annulling between the actor and the character: the actor, in short, is already that character. There are texts that are very difficult to interpret by actors because they oblige him to be so sincere as to no longer have the filter of the character, to totally identify himself in the character.

And we can say that they are the most complex experi­ ments from an emotive point of view because after such a play or film the actor always comes out of the experience “destroyed” interiorly. He needs time to recover. This is a type of work, another type of work, above all when one works on classical texts. It’s necessary to imagine to one­ self that the character is very distant from you and that you have to come as close as possible. So instead of “wear­ ing” the character, instead of entering the character, as in the first case, the second methodology is to ana­ lytically come close to that thing which seems very far from you. The first is a fact of identifying oneself, the sec­ ond is a fact of knowledge. In the identifying of oneself you tend to make sure that the public becomes emotion­ ally involved because it sees no difference between you and that thing represented. In the second case the public has a greater relationship with knowledge by way of that path. The play ensures that the public understands things that perhaps it didn’t know before, that it now knows things that it didn’t know before. One therefore has a less emotive, less empathic work although one of

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che prima non sapevi. Oppure, lasciare che la tua imma­ ginazione si ponga delle domande che prima non ti po­ nevi. L’altro caso è un caso più emotivo, io mi emoziono in quanto riconoscono qualcosa che mi appartiene già.

Entrambe le strade sono strade che il teatro deve fare, ma sono strade molto diverse, dipende dal testo che hai davanti, dipende dal regista che hai davanti. Sono strade che portano comunque l’attore a fare i conti con sé stesso, nel primo caso, con le proprie paure, i propri vizi, le pro­ prie miserie, le cose brutte che il mondo vede di te, ma che tu non vuoi vedere. La seconda invece è fare i conti con il fatto che tu sei una persona che non conosce, il teatro ti spinge a desiderare di conoscere. Sono comunque due strade che mettono molto in difficoltà la psiche umana, la psiche di un attore.

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Rapportando l’ambiente scolastico a quello teatrale, trova che ci siano delle similitudini o degli atteggiamenti comuni?

To bring the scholastic and theatrical environments into a form of comparative relationship, do you find that there are common features or attitudes, behaviour-wise?

Sì, perché il rapporto che si crea con un’equipe artistica non è molto diverso dal rapporto che si crea all’interno di una classe, perché c’è sempre qualcuno dall’altra parte della cattedra che è il regista, e dall’altra parte sono delle persone, che, nel mondo del teatro, hanno meno conflittualità con il regista, rispetto a quanto ce n’è nella classe, sei molto portato ad ascoltare un pro­ fessore, e molto meno ad ascoltarne un altro, a farti toccare da un altro. Diciamo che gli attori hanno più la consapevolezza che devono essere toccati dal regista, quindi si danno interamente al regista. Si crea qual­ cosa di abbastanza simile, perché si creano alleanze, attraverso la classe, piuttosto che l’equipe artistica, si creano le stesse dinamiche che ci sono nel mondo, di relazioni, con qualcuno ti trovi meglio, con altri peg­ gio. La differenza sta forse nel fatto che il teatro non deve insegnare, ma segnare, non deve portarti niente, ma deve toccarti da qualche parte, porta ad essere più invogliati ad apprendere, quando c’è quel rapporto più umano, allora ti rendi conto che è falso che la scuola debba essere semplicemente un percorso pedagogico, c’è un rapporto umano che si va a sviluppare, che poi non significa per forza amicizia. Significa semplice­ mente che il professore deve farti scoprire delle cose, tu in cambio devi restituire qualcosa rispetto quella scoperta. Quando succede è molto bello, a me è succes­ so, non con tutti, anzi, non è che amassi molto la scuola, fino all’università ho detestato tutto quello che era im­ posizione, però devo dire che nel mio percorso ho avuto dei maestri, ho avuto qualcuno che mi ha segnalato qualcosa che poi per me è stato importante, che magari ho scoperto dopo tanti anni, che però mi è ritornato uti­ le. Bisogna inoltre vedere com’è composta la classe, di quanti elementi è composta, quante persone sono lì per volontà e quante sono li costrette ad esserci. Ecco, ad esempio, gli attori, quasi nessuno di loro è costretto ad 17

deeper excavation: from a “play” you ought to leave the theatre with something more than you knew before.

Or else… let your imagination ask questions that previ­ ously you didn’t ask. The other case is a more emotive one: I get thrilled by things because I recognize some­ thing that already belongs to me. Both are paths that the theatre has to take although they’re very different ones.

It depends on the text you have in front of you, it depends on the director you have in front of you. They are paths that in any case lead the actor to deal with himself: in the first case with his personal fears, his vices, his miseries and the ugly things that the world sees about you but which you don’t want to see. The second instead is deal­ ing with the fact that you’re a person you don’t know, the theatre urges you on to desire to know. Anyway, they are two paths that place the human psyche in a state of diffi­ culty, the psyche of an actor.

Yes, because the relationship that one creates with an artistic group is not very different from the relationship inside a class because there is always someone who is the director. And on the other hand, there are people who in the world of theatre have less cause for conflict with the director as opposed to what happens in a class: you’re prepared to listen to the teacher and much less prepared to hear another one, to be touched by another. Let’s say that actors possess a greater awareness that they have to be touched by the director, also they give themselves entirely to the director. One creates something similar because alliances are created by way of the class rather than by the artistic group; one has the creation of the same dynamics that one has in the world, those of rela­ tions: with a certain person you strike up a “something” but with others the relations are worse. Perhaps the dif­ ference lies in the fact that the theatre doesn’t have to teach but instead place or leave its mark, it doesn’t have to bring you anything but touch some part, it leads to be­ ing more encouraged to learn. When there’s that more human relationship then you realize that it’s a falsity that school simply has to be a pedagogical course of things.

There’s a human relationship that is developed which, however, doesn’t necessarily mean friendship. It simply means that the teacher has to make you discover things.

You, in exchange, give back something with respect to that discovery. When it happens it is very beautiful, It has happened to me. But not with everyone. On the contrary.

It’s not that I liked school very much. Up until University I detested everything that was imposed although I have to say that during the years I did have my mentors, I had someone who marked out something which for me was im­ portant and that perhaps I discovered many years later — something, however, that proved useful. Furthermore, it’s necessary to see how the class is composed, of how many elements, of how many persons are there because they

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esserlo, desiderano tutti esserci, in una classe quante persone desiderano davvero essere li? Questo già crea una differenza fra le due concezioni.

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In ogni gruppo di persone vi è un’identità leader che prevale, quanto questo risulta importante o può danneggiare uno spettacolo?

In every group of people there’s an identity leader who holds sway over the others. To what extent can this factor prove to be beneficial or else be damaging for a theatrical production?

Il leader si crea sempre, quasi inevitabilmente. Più la squadra artistica è matura, che magari ha già lavorato insieme, che si conosce, si fida, più il leader sparisce.

Quando tu crei uno spettacolo, ci sono comunque degli attori che tendono a voler emergere, o il regista vuole emergere, in quei casi è un po’ penalizzante, perché la situazione migliore è quella in cui tutti possono dare ed essere loro stessi allo stesso modo. Un leader che emerge, spesso rovina il clima del lavoro. A scuola invece no, sem­ pre scuola di teatro intendo, il leader, se è un buon leader, che si responsabilizza sul gruppo, tende a mostrare al gruppo dove bisogna arrivare. A volte quando non c’è il leader si tende a stare un po’ sotto, il gruppo in sé si deter­mina in quanto rimaniamo li, non ci muoviamo più di tanto, a un certo punto c’è qualcuno che si prende la responsabilità di essere leader, cioé di uscire dal coro, di uscire dal gruppo, di diventare singolo, individualità.

A quel punto, se il gruppo è un gruppo intelligente, e se l’insegnante o il regista è intelligente e sensibile, final­ mente si rompe quel muro dell’impasse, il leader mostra la strada, e tutti si mettono in marcia per andare verso quella persona che ha mostrato la strada. Quella strada solitamente è superare sé stessi, superare le pigrizie, super­are le incapacità di affrontare, nel teatro ad esempio, le difficoltà di quale temi deve parlare, di quale psico­ logia e cosa deve portare al pubblico. Quando a scuola c’è qualcuno che mostra il superamento delle difficoltà, il più delle volte, il gruppo segue. Quando però il gruppo è molto competitivo, tende a voler distruggere, e quindi si accende un conflitto. Ci sono classi iper-competitive, e quindi, nella competizione così accentuata, si tende a vivere molto male. La competizione è bella quando è sportiva, quando si sa che si vuole arrivare a quello che uno fa, ma perché piace, non perché si invidia. Superare l’invidia, che è un sentimento umano, fa parte di noi, è un bel superamento delle proprie trappole, quando si riesce a riconoscere questo momento e superarlo, quello è un momento molto importante per gli allievi, perché c’è, arriverà il momento di invidiare gli altri. Nelle squadre di teatro professionali questo invece non succede, quella parte di invidia è già stata messa nel bagagliaio passato della gioventù e dell’adolescenza. 

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want to be there and how many are forced to be there.

Among actors almost none of them is forced to be there, they all want to be there. In a class just how many persons really want to be there? This already creates a difference between the two conceptions.

The leader is always created, almost inevitably. The more mature the artistic group — which perhaps has already worked together, knowing its components and trusts the group — then the more the leader disappears. When you create a performance there are nevertheless actors whose tendency is to emerge, to be visible. Or else the director wants to stand out. In those cases it’s somewhat penalizing because the best situation is when everyone is capable of giving and being themselves in the same way.

A leader who “emerges” often ruins the work atmosphere.

This isn’t true of school — and here I mean the school of theatre: the leader if the person is a good leader who imbues the group with responsibility — tends to show the group where they have to get to. Sometimes when there isn’t a leader one tends to be “below tone”, as it were, to be a little “undeveloped”. The group itself determines for how long we remain there. We’re not great movers, in practice. So at a certain point there’s someone who takes on the responsibility of being the leader, of coming out of the chorus or the group, becoming an individual.

At that point if the group is an intelligent one, and if the teacher or the director is intelligent and sensitive, then finally one overcomes the impasse. The leader shows the way and everyone follows suit going to the person who has shown the way out. Usually that path is to outdo oneself, overcome laziness and in the theatre to overcome the inability to face the difficulties of the theme in question of that psychology and what has to be taken to the public.

When at school there’s someone who shows how to over­ come difficulties and usually the rest of the group follows.

On the other hand, when the group is very competitive it tends towards wanting to destroy and so one has the creation of a conflict. And there are “hyper-competitive” classes and so one has an accentuation of competitiveness.

Something that is anything but enjoyable (and positive­ ly negative). Competition is splendid when its a question of sport, when one knows that one wants to achieve what one does… but because a person likes doing it and not because there is envy involved. Overcoming envy, which is a human sentiment, is part of our makeup, and its a fine example of going beyond one’s own traps. Managing to recognize this moment and overcome it is a very im­ portant point in time for students because it exists. The moment of envying the others will come. In professional theatre groups this instead doesn’t happen: that part of envy had already been experienced and overcome during youth and adolescence. 

Carmelo RificI: Regista e direttore artistico di LuganoInScena (LAC), e direttore della Scuola di Teatro Luca Ronconi del Piccolo di Milano.

Director and artistic supervisor at LuganoInScena (LAC) and directors of the Luca Ronconi School of Theatre of the Teatro Piccolo in Milan.

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Fotografie: Marica Barabino, Jean-Marie Balogh e Sofia Ciriello Intervista: Marica Barabino

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VACANZE AUTUNNALI:

27 settembre – 4 ottobre, 1° ottobre: Ognissanti

Anna

Fotografie: Ludovico Fantoni, Fabrizio Pistone, Andrea Meschiari e Sara Borghi Interviste: Ludovico Fantoni e Sara Borghi

Relazioni nel lavoro e relazioni nella professione 24

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Roger

Relations at work and in the profession as a couple 25

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Renzo

Relazioni: amore a distanza 26

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Lucia Relations: distant love

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Relazioni: un amore impossibile

Romeo

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Relations: an impossible love

Rita

Relazioni: un lavoro, un amore 30

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Ivano

Relations: a job and a love 31

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David

Relazioni: studi, amori e lavori 32

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Monica Relations: study, love and work

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Relazioni: tra le costellazioni

Beatrice

Dante

Relations: amidst the constellations 35

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Relazioni nel lavoro e relazioni nella professione IT Anna Fidalgo e Roger Kelly sono una coppia londinese — una coppia nella vita privata e nel lavoro. Nel 2008 hanno fondato il Crispin Finn Studio. La particolarità del loro lavoro è che usano esclusivamente il rosso, il blu e il bianco! Si occupano di Graphic Design e di Illustrazioni con una produzione che comprende Graphic Design, Illustrazioni e Tipografia.

Come coppia, com’è il vostro rapporto dentro lo Studio? economia quando facevamo i nostri primi lavo­ A+R Abbiamo cominciato a lavorare insieme dopo aver ri — the “year planner” (la programmazione constatato che in questo modo tutto funzionava davvero dell’anno). Volevamo usare inchiostri della qualità mi­ bene per il progetto. Abbiamo visto che avevamo un’approc­ gliore e così abbiamo fatto un investimento, comprando solo due colori. Il resto della storia ne è stato il naturale cio simile e un processo di lavoro che risultava vincente. seguito. Diventava una restrizione o limitazione per pro­ E il vostro primo incontro? Fino a che punto le vostre durre il lavoro e questo ci permetteva di stamparlo. competenze contribuirono in maniera determinante?

A+R Ci siamo incontrati in un contesto che non aveva Oltre allo Studio, condividete tutto nella vita? Sentite il niente a che fare col lavoro seppure presto divenne bisogno di una vita propria, una vita “privata”? evidente che condividevamo gli stessi interessi anche A+R Oh sì. Questo dà l’impressione che non abbiamo se il nostro talento e le nostre capacità erano molto dif­ il nostro spazio ma in realità siamo pensatori e ideatori molto calmi. Ciò ci fa sentire sempre di avere un nostro ferenti: abbiamo lavorato insieme grazie a un senso di piacere e al desiderio di ottenere obiettivi si­ spazio personale anche quando ci troviamo nella stes­ mili piuttosto che pensare ai rispettivi campi sa stanza. di competenza.

Il vostro lavoro vi influenza reciprocamente?

A+R Il nostro lavoro viene fatto da entrambi. Sarebbe Chi ebbe l’idea di fondare lo Studio?

A+R Abbiamo lavorato insieme nella creazione di difficile non influenzarci. Il nostro processo è sempre una oggetti e nella produzione di progetti di design e illustra­ conversazione che evolve.  zione. Andammo avanti così per un paio d’anni come se fosse una specie di hobby prima di decidere insieme che dovevamo dedicare più tempo a Crispin Finn utilizzando Relations at work and in the profession as a couple Anna and Roger are a couple who live and work EN lo stesso metodo di lavoro. in London — a couple both in their private and

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Riuscite a separare la vostra vita familiare dal vostro lavoro professionale?

A+R Assolutamente. Il modo con il quale noi comuni­ chiamo funziona molto bene sia sul livello personale che su quello professionale. Tuttavia, è vero che c’è una distin­ zione quando stiamo lavorando e quando stiamo insieme come coppia. Immagino che sia una questione di efficien­ za. Il tempo è la nostra più preziosa risorsa. In questo senso cerchiamo di sfruttarlo al massimo sia quando lavoriamo sia nella nostra vita per­ sonale, tentando di raggiungere la massima efficienza possibile. è vero che le linee di con­ fine a volte diventano un po’ confuse perché passiamo molto tempo a lavorare ma ce la spassiamo molto quan­ do non lavoriamo. Durante questo tempo libero, però, discu­tiamo idee o progetti potenziali. Fu così che venne lanciato Crispin Finn — discutevamo cose e i progetti che volevamo fare nel pub.

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Quanto sono importanti l’illustrazione e la tipografia nel vostro rapporto? Eravate sempre d’accordo sull’uso del rosso e del blu?

A+R Ci piace molto l’illustrazione e la tipografia di periodi storici diversi. Ne siamo collezionisti. Ci ispirano.

Dunque, anche se uno di noi è più portato all’illustrazione o al lavoro tipografico condividiamo questi interessi e riferimenti. I colori erano il risultato di una specie di 36

work lives. In 2008 they founded the Crispin Finn Studio. The particularity of their work is that they exclusively use red, blue and white. Their projects deal with Graphic Design, Illustrations and Typography.

As a couple how is your relationship inside the How important are the illustration and typog­ Studio? raphy in your relationship? Have you always A+R We began to work together after hav­ agreed on the use of red and blue? ing seen that in this way everything really A+R We really like the themes of the illus­ worked well for the project on hand. We saw that tration and the typography of different historical we had a similar project combined with a work periods. In fact, we’re collectors. They inspire process that was really effective. us. In short, even if one of us is especially in­ clined towards the one or the other we never­ How about your first meeting? To what extent theless share these interests and specific refer­ did your fields of competence contribute in a ences. The colours, instead, were the result of a decisive way? kind of economy on our part when we did our A+R We met in a context that had nothing work — the “year planner” or year’s plan. We to do with work, although it soon became evi­ wanted to use inks of the best quality and so we dent that we shared the same interests even made an investment and only bought two col­ if our talent and abilities were very different. ours. The rest was a natural consequence. It We worked together thanks to a sense of real became a restriction or limitation in order to pleasure and with the desire to achieve similar produce the work, allowing us to print it. objectives rather than concentrate on our re­ Besides the Studio, do you share everything in spective fields of competence. your lives. Do you feel the need for a life of your own, a “private” life?

Who had the idea of founding the Studio?

A+R We worked together in the creation of A+R Oh yes. This all gives the impression objects and in the production of design and illus­ that we don’t have our own “spaces” but actual­ tration projects. We carried on in this way for a ly we’re very calm thinkers and creators. This couple of years as if it were a sort of hobby be­ always makes us feel that we have our own per­ fore we finally decided that we had to dedicate sonal space, even when we find ourselves in the more time to Crispin Finn, but always using same room. the same work method.

Does your work reciprocally influence you?

Do you manage to separate your family life from A+R Our work’s done by both of us. It would your professional engagements? be difficult not to influence each other. Our “pro­ A+R Absolutely. The way in which we com­ cess” is always an evolving discussion.  municate functions very well, both on the per­ sonal as well as on the professional level.

However, it’s true that there’s a distinction when we’re working and when we’re together as a couple. I imagine that it’s a question of efficiency. Time is our most precious re­ source. In this sense we try to exploit it as much as possible, both when we work as well as in our personal life: we try to achieve the maximum possible efficiency.

It’s true that the dividing lines at times become a little “blurred” because we spend a lot of time working. Although it’s also true that we really enjoy our time together when we’re not working. However, during this “free” time we discuss ideas or potential projects. This was how Crispin Finn saw the light of day: we dis­ cussed things and projects that we wanted to do in the comfort of a pub.

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IT RELAZIONI: amore a distanza Renzo Tramaglino e Lucia Mondella sono i protagonisti de “I promessi sposi”, romanzo ottocentesco scritto da Alessandro Manzoni. La storia racconta le vicissitudini dei due giovani in procinto di sposarsi ma che a causa della prepotenza di un potente saranno costretti a scappare e a dividersi, lasciando Lecco la loro città natale.

Vorresti che ti accogliessi con noi cara fanciulla?

L Reverenda signora, — disse Lucia, — quanto le ha detto mia madre è la pura verità. Il giovine che mi discorreva, — e qui diventò rossa rossa, — lo prendevo io di mia volontà. Mi scusi se parlo da sfacciata, ma è per non lasciar pensar male di mia madre. E in quanto a quel signore (Dio gli perdoni!) vorrei piuttosto morire, che cader nelle sue mani. E se lei fa questa carità di metterci al sicuro, giacché siam ridotte a far questa faccia di chieder ricovero, e ad incomodare le persone dabbene; ma sia fatta la volontà di Dio; sia certa, signora, che nessuno potrà pregare per lei più di cuore che noi povere donne.

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Capitolo IX

RELATIONS: distant love

Renzo Tramaglino and Lucia Mondella are the protagonists of The Betrothed [I promessi spo­ si], a nineteenth-century novel written by Alessandro Manzoni. The story narrates the vi­ cissitudes of two young persons about to be married but who due to the prevarication and arrogance of a man of power and “prestige” are forced to escape from him and, in consequence, are separated, having to leave their natal town of Lecco (a town on the shore of Lake Como in Northern Italy).

Would you not that we care for you,young Well dear sir, for what reason you wish not tell me your name? woman?

L “Reverend lady”, said she, “what my R “This face means, Command mother has told you is the truth. I willingly en­ who can and obey who will. When the gaged myself to the poor youth (and here she Signor Don — shall have been sent to became covered with blushes) — Pardon me this the galleys — well, well, I know what boldness but I would not have you think ill of my I would say — I have seen another sheet just like this. When he will mother. And as to this lord (God forgive him!)

I would rather die than fall into his hands. And have so taken measures that an hon­ if you do this deed of charity, be certain, my lady, est young man can, without molestation, marry her to whom he is betrothed, and by whom he is that none will pray for you more heartily than those whom you have thus sheltered.” betrothed, then I will tell my name to this face, Chapter IX and will give him a kiss in the bargain. I can have good reasons for not saying it, my name Alessandro Manzoni, The Betrothed that is. Well, well! And if a rascal who at his com­ (I promessi sposi) mand had a hand of other rascals: Because were he alone…”  Chapter XIV EN

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Ebbene gentil signore, per qual motivo non mi vuol dire il suo nome?

R Vuol dire, quella faccia: comanda chi può, e ubbi­ disce chi vuole. Quando questa faccia avrà fatto andare in galera il signor don… basta, lo so io; come dice in un altro foglio di messale compagno a questo; quando avrà fatto in maniera che un giovine onesto possa sposare una giovine onesta che è contenta di sposarlo, allora le dirò il mio nome a questa faccia; le darò anche un bacio per di più. Posso avere delle buone ragioni per non dirlo, il mio nome. Oh bella! E se un furfantone, che avesse al suo comando una mano d’altri furfanti: perché se fosse solo… 

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Alessandro Manzoni, I promessi sposi

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Capitolo XIV

RELATIONS: an impossible love

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The subjects of the interview are a young couple whose love has been questioned by “third parties”: by their respective families. In the socalled collective imagination Romeo Montecchi and Juliet capuleti is one of the most famous and dramatic love stories.

What would you do in order to marry your be­ What feel thee to not be apt to see your beloved Juliet? loved Romeo and not Paride?

J O, bid me leap, rather than marry R Why, such is love’s transgression.

Paris, from off the battlements of yonder tower; Griefs of mine own lie heavy in my breast. Which or walk in thievish ways; or bid me lurk where thou wilt propagate, to have it pressed with more serpents are; chain me with roaring bears; or of thine. This love that thou hast shown doth add shut me nightly in a charnel house, 0’ercovered more grief to too much of mine own. Love is quite with dead men’s rattling bones, with reeky a smoke made with the fume of sighs. Being shanks and yellow chapless skulls; or bid me go purged, a fire sparkling in lovers’ eyes; Being into a new-made grave and hide me with a dead vex’d, a sea nourish’d with lovers’ tears. What is man in his shroud — things that, to hear them it else? A madness most discreet, a chocking told, have made me tremble — And I will do it gall and a preserving sweet.  without fear or doubt, to live an unstained wife Act I, Scene I to my sweet love.

Act IV, Scene I William Shakespeare, Romeo and Juliet EN

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G IT RELAZIONI: un amore impossibile I soggetti dell’intervista sono una coppia il cui amore è stato messo in discussione da terzi: le rispettive famiglie.

Romeo Montecchi e Giulietta Capuleti sono, nell’im­ maginario popolare, una delle storie d’amore più famose e drammatiche.

Che cosa faresti pur di sposare il tuo amato Romeo e non Paride?

G Oh, piuttosto che andare sposa a Paride, dimmi anche di precipitarmi giù da quella torre, o d’andarmene sola per le strade battute dai ladroni; o d’appiattarmi in un nido di serpi, o di restare, legata in catene, con degli orsi ruggenti; o di rimaner chiusa nottetempo in un ossario pieno zeppo d’ossa tutte sinistramente scricchiolanti, di stinchi umani marci imputriditi, di teschi sganasciati ed ingialliti; o di calarmi in fondo d’una fossa appena mo’ scavata, e rico­ prirmi dello stesso sudario di quel morto: tutte cose che, a udirle raccontare, m’han sempre fatto morire di brividi, e che adesso son pronta ad affrontare senza paura, sen­ za esitazione, pur di restare la sposa illibata dell’unico dolcissimo amor mio.

G

Atto IV, Scena I

R

Che cosa provi a non poter vedere la tua amata Giulietta?

R È la crudele legge dell’amore.

Già le pene del mio pesano troppo sul mio cuore, e tu vuoi ch’esso trabocchi coll’aggiungervi il peso delle tue: giacché quest’affettuosa tua premura altro non fa che aggiunger nuova ambascia a quella che m’op­ prime, ch’è già troppa. L’amore è vaporosa nebbiolina formata dai sospiri; se si dissolve, è fuoco che sfavilla scintillando negli occhi degli amanti; s’è ostacolato, è un mare alimentato dalle lacrime degli stessi amanti.

Che altro è più? Una follia segreta, un’acritudine che mozza il fiato, una dolcezza che ti tira su. 

Atto I, Scena I William Shakespeare, Romeo e Giulietta Traduzione di Goffredo Raponi

IT RELAZIONI: un lavoro, un amore Rita e Ivano sono due designer che si sono conosciuti e tuttora vivono ad Amsterdam, passando per Portogallo e Australia. Ivano è laureato in comunicazione visiva pres­ so l’ISIA di Urbino mentre Rita è laureata in design del prodotto in Portogallo.

Com’è la vostra convivenza? E lavorare insieme?

R+I Abbiamo affrontato un periodo in cui lavoro e vita privata erano strettamente connessi, in cui l’unica per­ sona con cui parlavo per giornate intere era Rita perché non c’era nessun altro, e non è stato facile. La fotografia è sempre un punto in comune tra di noi.

RELATIONS: a job and a love

Rita and Ivano are two designers who first met and continue to live in Amsterdam, with so­ journs in Portugal and Australia. Ivano gained his degree at the ISIA Institute in Urbino whereas Rita obtained her degree in product design in Portugal.

What is living together like? Do you get on well with friends so each one of us had his or her working together? “spaces”, although everything was shared.

R+I We faced a period during which work Afterwards we went to live in a village near Porto and our private lives were very closely connected. in Portugal, Rita’s “hometown”. There we saw A period in which the only person with whom each other 24 hours a day. It was difficult. I found I talked day after day was Rita because there my moments of privacy in surfing whereas Rita was nobody else. This wasn’t easy. Although practiced yoga. photography has always been a shared Do you influence each other in your work? interest.

R+I Irrespective of whether we work Do you manage to separate your domestic together or not, we have always influenced each from your professional life? other. We reciprocally criticize our projects in R+I It’s difficult when you work and live order to achieve a direct form of comparison.  together because work disagreements are then also taken home. It’s a continuous and sometimes an exasperating confrontation.

EN

I

Which of you decided to set up the Studio?

R+I It was a common agreement. We had moved to Australia and at a certain point I had a lot of work to do and little available time.

Following this situation we decided to “unite our forces”.

Which studio did you set up first?

R+I The first studio we set up together was G’day Byron Bay. We later separated our work and created two individual companies.

Riuscite a separare la convivenza domestica da quella professionale?

R+I Quando si lavora e si vive insieme è difficile, perché i battibecchi del lavoro poi si portano anche fra le mura di casa. È un continuo confronto estenuante.

Chi dei due ha deciso di fondare lo studio?

R+I È stata una decisione presa di comune accordo. Ci eravamo trasferiti in Australia, ero arrivato ad un punto in cui avevo molto lavoro da fare e poco tempo per farlo, e successivamente abbiamo deciso di unire le nostre forze.

Quale studio avete fondato prima?

R+I Il primo studio che abbiamo fondato è stato quello in comune G’day Byron Bay. Successivamente ci siamo separati e abbiamo creato due identità separate.

Besides the Studio, do you share everything or does one of you need a private space?

R+I When you live together privacy tends to be lacking. When we were in Australia we lived

I

IT RELAZIONI: studi, amori e lavori David e Monica Induni sono una coppia ed hanno intrapre­ so entrambi la laurea in Comunicazione Visiva alla SUPSI. David attualmente è docente Audio Video presso la SUPSI ma entrambi lavorano anche autonomamente.

Come collaborate insieme? Nel lavoro vi aiutate a vicenda?

D+M Pur avendo fatto la stessa scuola, abbiamo approcci e capacità differenti, quasi complementari, nella comu­ nicazione. Nei nostri rispettivi lavori oltre a scambiare opinioni continuiamo ad aiutarci, come ci aiutavamo nei lavori scolastici: Monica si occupa volentieri de­ gli aspetti concettuali, teorici e di scrittura, mentre David è più visivo e più portato per la realizzazione ed i lavori pratici.

R M R

Condividete tutto a parte lo studio nella vostra vita? O qualcuno dei due ha bisogno dei propri spazi di privacy?

R+I Quando si vive insieme la privacy viene un pò a mancare. Quando eravamo in Australia abitavamo con amici, quindi ognuno aveva i propri spazi ma era tutto condiviso. Dopo siamo andati a vivere in un piccolo pa­ esino vicino a Porto, da dove veniva Rita e lì ci si vedeva 24 ore su 24. È stato difficile. Il mio momento di privacy lo ritrovo nel surf mentre Rita nello yoga.

Quanto ha influito il mondo del design/grafica/video nel­ la vostra relazione? Questo mondo ha giocato un ruolo fondamentale dato che vi siete incontrati a scuola?

D+M Studiare insieme, lavorare insieme ad alcuni pro­ getti e sostenerci a vicenda è stato una sorta di allena­ mento per la vita famigliare e per la convivenza.

Nel lavoro vi influenzate a vicenda?

R+I Sia quando lavoravamo insieme che non, ci siamo sempre influenzati a vicenda, ci critichiamo reciproca­ mente i progetti per avere un confronto diretto.  RELATIONS: study, love and work

David and Monica are a couple who both took their degrees in Visual Communication at SUPSI. At the moment David teaches Audio Visual ma­ terial at SUPSI. They both work autonomously, however.

How do you collaborate? Do you help each other You also have two children and this involves a in your work? certain collaboration on your part as a couple, D+M Even if we did the same university apart from the work sphere. Do you manage to courses we nevertheless have different approach­ set aside some time in which both of you or each es and different capabilities which in communi­ of you singly manages to enjoy a degree of per­ cation are almost complementary. In the respec­ sonal privacy? tive work we do, besides exchanging opinions D+M With two little children it’s difficult to we continue to help each other, as we did with combine and reconcile work and family commit­ our scholastic work. Monica willingly deals with ments, not to talk about “free time”: our luck is the conceptual, theoretical and writing aspects that part of our profession is, in its own right, of the job on hand whereas David is more visual a form of fun and diversion. We don’t feel forced and has a greater aptitude when it comes to pro­ to have to go to work because we’re doing things duction and the practical aspects. we like to do. Perhaps for this reason the lack of “free time” is much easier to cope with.

To what extent have the worlds of design, graphics and the video influenced your relation­ Do your collaborations cover the projects in their ship? Have these worlds played fundamental entirety or do you also work separately, in an roles given that you met at university? autonomous way?

D+M To study together and work together D+M We both began by studying visual on some projects, supporting each other, was a communication to be able to better carry out our sort of practical training or exercise for both individual projects and we’re doing this in dif­ family life and living together. ferent ways: in short, I have my own way and Monica has hers. 

EN

Avete anche due figli e questo comporta una certa colla­ borazione di coppia, oltre all’ambito lavorativo, riuscite a ritagliare un pò di tempo in cui entrambi o ognuno di voi riesce ad avere la propria privacy?

D+M Con due figli piccoli è difficile far combaciare gli impegni di lavoro, famigliari e di svago: la nostra fortuna è che parte della nostra professione è, di per sé, uno svago. Non ci sentiamo costretti ad andare a lavorare, perché stiamo facendo cose che ci piacciono, forse per questo la mancanza di tempo libero pesa meno.

D

38

D M

Artichoke 15

Le vostre collaborazioni ricoprono gli interi progetti oppure lavorate anche separati, autonomamente?

D+M Entrambi abbiamo iniziato a studiare comunica­ zione visiva per poter realizzare meglio i nostri progetti individuali, e lo stiamo facendo in maniera diversa l’uno dall’altra. 

IT RELAZIONI: tra le costellazioni Dante e il suo amore platonico per Beatrice rappresenta forse l’amore letterario più famoso.

Ricordi il momento in cui ritrovasti Beatrice?

D

D

RELATIONS: amidst the constellations

EN

Do you remember the moment when again you found Beatrice?

D

B

Trasumanar significar per verba non si poria; però l’essemplo basti a cui esperienza grazia serba.

S’i’ era sol di me quel che creasti novellamente, amor che ‘l ciel governi, tu ‘l sai, che col tuo lume mi levasti.

B

B

Beatrice teneva lo sguardo fisso sulle ruote cele­ sti; e io fissai a mia volta lo sguardo su di lei, distoglien­ dolo dal cielo. Nel guardarla divenni dentro tale quale diventò Glauco quando mangiò l’erba, che lo trasformò in una divinità marina. Elevarsi al di là dei limiti umani non si potrebbe spiegare a parole: perciò basti l’esem­ pio mitologico a coloro ai quali la grazia divina riserva l’esperienza diretta. Se io ero solo ciò che tu, amore che governi il Cielo, creasti per ultima (l’anima razionale), lo sai tu che mi sollevasti con la tua luce.

Allora Beatrice, che leggeva nella mia mente come me stesso, prima che le chiedessi qualcosa aprì la bocca per placare il mio animo turbato e disse: “Tu stesso ti rendi incapace di comprendere con una falsa immaginazione, così che non vedi ciò che vedresti se tu fossi liberato. Tu non sei in Terra, come credi: ma un fulmine, lasciando la sua sede naturale, la sfera del fuoco, non corse così velocemente come tu che torni al luogo che ti è proprio l’Empireo”. 

As I gazed on her, I was charged within, as Glauco was on tasting of the grass that made him consort of the gods in the sea.

DD

To soar beyond the human cannot be described in words.

Let the example be enough to one for whom grace holds this experience in store.

Whether I was there in that part only which you created last is known to you alone, O Love who rule.

What was her reaction?

D

Ond’ella, che vedea me sì com’io, a quietarmi l’animo commosso, pria ch’io a dimandar, la bocca aprio, e cominciò: “Tu stesso ti fai grosso col falso imaginar, sì che non vedi ciò che vedresti se l’avessi scosso”.

Beatrice had fixed her eyes upon the eternal wheels and I now fixed my sight on her, withdrawing it from above.

[Beatrice kept her eyes fixed on the celestial wheels; I in turn on her fixed mine, not on the sky.

In looking at her I became within as Glaucus on tasting the herb that in the sea made him a fellow of the sea Gods. To be raised above human limit is not explicable with words: so it is that the mytho­ logical example suffices for those who with divine grace have direct experience. Love that governs the Skies, were I only what you last created (the rational soul), you know that you comfort me with your light].

Quale fu la reazione di lei?

D

B D

And she who knew me as I knew myself, to calm my agitated mind before I even had begun to speak, parted her lips and said: “You make yourself dull— witted with false notions, so that you cannot see what you would understand, had you but cast them off…”

D B

[Then Beatrice, who read my mind like me, before I asked her something spoke to calm my troubled mind and said: “With false imagining in this way you dull yourself, that you don’t perceive what you would like, if you had cast it off. You’re not on Earth, as you think you are: but a bolt of lightning fleeing from its right place, that of fire, never dashed as quickly as you who is returning to your true place that is the ultimate region of heaven”].  Dante Alighieri, The Divine Comedy, We wish to thank the Princeton Paradise, Canto I, 64-75 and 85-90.

University Dante Project for Prose version by G. Petrocchi.

The above-quoted English text.

Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso Canto I, 64/75, 85/90 Versione in prosa di G. Petrocchi

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D

Beatrice tutta ne l’etterne rote fissa con li occhi stava; e io in lei le luci fissi, di là sù rimote.

Nel suo aspetto tal dentro mi fei, qual si fé Glauco nel gustar de l’erba che ‘l fé consorto in mar de li altri dèi.

D

Dante and his platonic love for Beatrice perhaps represents the most famous love story to be found in literature.

Novembre

D

VACANZE DI NATALE: 22 dicembre – 6 gennaio 25 dicembre: Natale, 26 dicembre: Santo Stefano, 1° gennaio: Capodanno, 6 gennaio: Epifania

6 2

Come imbrogliare 6a how to cheat at school

Fotografie: Andrea Cavazzoni, Robin Eberwein e Jordan Linder Interviste: Robin Eberwein e Jordan Linder

L’imbroglio da parte di studenti

o di terzi è un elemento

22 scuola ricorrente in qualsiasi ambito,

sia scolastico che non!!!

41

Gennaio

1

comprare dei cerotti di differenti grandezze

2

procurarsi un pennarello nero abbastanza fine

3

scrivere sulla pelle i risultati del test (assicurati che possano essere coperti interamente dai cerotti)

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Artichoke 15

4

attaccare i cerotti sopra le scritte

EXTRA

meglio se si hanno delle ferite vere

43

Gennaio

1

fatti le treccie ai capelli (devono essere abbastanza lunghi) se non sei capace fattele fare da Cristina Marini

2

scrivere i bigini su dei fogliettini piccoli

3

arrotolare i fogliettini nel modo piĂš fine possibile

4

nascondere i fogliettini tra i capelli

44

Artichoke 15

→ English text: page 49

Plagio VS. ispirazione Ispirazione VS. plagio Plagiarism VS. inspiration Inspiration VS. plagiarism Intervista al / Interview at comitato etico dell’USI: FEDERICA DE ROSSA e CRISTINA ELIA

Come ci si comporta in caso di plagio nelle università? Il comitato etico dell’USI rappresenta un’entità di riferimento per professori e ricercatori. Da quasi 5 anni garantiscono l’integrità scientifica nelle attività accademiche, e fanno si che le indagini e le ricerche siano condotte nel più corretto dei modi.

DA QUANTI ANNI SIETE ATTIVI? Il Comitato etico dell’USI sta per compiere i 5 anni di attività. Ci occupiamo principalmente di esaminare ed approvare dal punto di vista etico i progetti di ricerca e le pubblicazioni scientifiche. Inoltre riceviamo segnalazioni di presunti casi di plagio o di altri comportamenti scorretti da parte dei collaboratori del corpo accademico (ricercatori e professori).

COSA HA PORTATO A CREARE UN COMITATO DEL GENERE? La consapevolezza crescente dell’importanza di garantire l’integrità scientifica nelle attività accademiche ha generato la necessità di creare un’entità di riferimento per i nostri professori e ricercatori. In un contesto in cui la ricerca tocca sempre più da vicino dati relativi all’individuo (in qualità di paziente, consumatore, cittadino, ecc.), si tratta in sostanza da un lato di garantire che le indagini siano condotte prestando la necessaria attenzione alla sua dignità e alla protezione della sua personalità; d’altro lato, occorre che i risultati ottenuti e diffusi siano veritieri e frutto di un comportamento leale del ricercatore. Questo organo favorisce quindi la presa di coscienza e la messa in pratica dei principi etici che la ricerca accademica deve rispettare,

45

Gennaio

secondo gli standard nazionali e internazionali. Va precisato che l’USI pone una grande attenzione anche al comportamento degli studenti, ad esempio nello svolgimento di esami o elaborati scritti e tesi; il controllo dell’integrità scientifica dei loro comportamenti è però affidato alle singole Facoltà, al corpo professorale e ai delegati agli esami.

QUALI SONO GLI ASPETTI DI UN PROGETTO CHE DETERMINANO IL VOSTRO COINVOLGIMENTO? Esaminiamo dal punto di vista etico progetti di ricerca e pubblicazioni scientifiche nei casi che non rientrano nelle competenze del Comitato etico cantonale, cui invece per legge è affidato l’esame e l’autorizzazione di ricerche sull’essere umano condotte in Ticino. A noi si rivolgono in particolare ricercatori dell’USI che necessitano una valutazione etica ad esempio della metodologia adottata nel progetto: sebbene questa attività venga spesso associata all’ambito medico, anche nelle scienze umane, sociali o informatiche possono emergere questioni etiche che vanno debitamente prese in considerazione. Spesso, infatti, in queste discipline si realizzano studi che comportano la partecipazione di volontari, l’analisi del comportamento di un determinato gruppo sociale, la raccolta di dati tramite questionari e interviste.

L’esame etico consiste ad esempio in una valutazione del metodo con cui il ricercatore intende raccogliere, analizzare, conservare ed eventualmente riutilizzare

COME SI SVOLGE CONCRETAMENTE LA VOSTRA VALUTAZIONE ETICA? L’esame etico consiste ad esempio in una valutazione — dal punto di vista della protezione della personalità degli intervistati — del metodo con cui il ricercatore intende raccogliere, analizzare, conservare ed eventualmente riutilizzare questi dati personali, delle modalità con cui viene ottenuto il consenso informato delle persone coinvolte in questionari o interviste e delle misure adottate per garantire il loro anonimato; occorre infine verificare che le domande poste non siano invasive della sfera privata della persona. Lo scopo è quello di formulare ai ricercatori raccomandazioni o di segnalare loro eventuali modifiche da apportare al progetto, al fine di garantire la conformità con gli standard etici nazionali e internazionali. In alcuni casi un’approvazione etica da parte del nostro Comitato costituisce un pre-requisito che enti finanziatori esterni, quali ad esempio il Fondo Nazionale Svizzero per la ricerca scientifica o la Commissione Europea, richiedono prima dell’avvio della ricerca.

questi dati personali

Avete linee guida? Se sì, quali sono?

Certamente: ci rifacciamo alle direttive sull’integrità scientifica delle Accademie svizzere delle scienze e alla documentazione di riferimento per la presentazione di progetti europei, nonché ai requisiti posti dal Fondo Nazionale Svizzero per la ricerca, che sono pubblici e reperibili sui rispettivi siti web. Il Comitato etico dell’USI sta sviluppando anche un vademecum destinato ai ricercatori affinché possano impostare sin dall’inizio in maniera corretta i propri progetti.

46

Artichoke 15

LAVORATE TUTTO L’ANNO, SOLO SU RICHIESTA O IN DETERMINATI PERIODI DELL’ANNO ACCADEMICO? La nostra attività si articola su diversi fronti.

Da un lato, siamo regolarmente sollecitati per l’approvazione di progetti secondo le modalità descritte sopra. D’altro lato, svolgiamo un compito più generale di sensibilizzazione costante e di promozione dei principi etici all’interno dell’USI, ai fini di prevenzione: i membri del corpo accademico USI devono innanzitutto sapere cosa sia un comportamento scorretto in ambito scientifico, per poterlo evitare. Se è chiaro che falsificare i dati di una ricerca è illecito o che appropriarsi di risultati conseguiti dai propri ricercatori senza citarli come coautori nelle relative pubblicazioni è sleale, può essere invece meno evidente conoscere gli obblighi di confidenzialità di un ricercatore o saper riconoscere potenziali conflitti di interesse o altri fattori più insidiosi, che compromettono l’indipendenza della ricerca. Infine, un ultimo aspetto della nostra attività è più puntuale e riguarda l’istruzione delle inchieste interne che vengono aperte su segnalazione, in caso di sospetti comportamenti illeciti da parte del corpo accademico.

Lavorate con esterni?

Anche: ci possiamo avvalere di esperti esterni, in casi particolarmente complicati che richiedono uno sguardo specialistico.

QUALE È LA VOSTRA FILOSOFIA? Crediamo che l’onestà intellettuale sia un prerequisito necessario ad un rapporto duraturo tra scienza e società: è una filosofia che condividiamo con le altre università svizzere.

CONSIGLI PER NON COMMETTERE PLAGIO? Basta evitare di attribuire a sé stessi parole, idee, ricerche o scoperte scientifiche altrui.

Questo non significa evitare di usarle del tutto, ma abituarsi a citarle correttamente, riconoscendo la paternità scientifica ai rispettivi titolari. È importante notare che si può commettere plagio con intenzionalità, ma anche per negligenza.

Chiunque lavori in ambito accademico deve quindi sforzarsi di essere molto rigoroso nella citazione delle proprie fonti.

DA UN PUNTO DI VISTA LEGALE E SCOLASTICO, QUALI SONO LE CONSEGUENZE IN CASO DI PLAGIO? Si inizia dall’ammonimento per arrivare fino all’esclusione dal percorso di studio per uno studente e al licenziamento per un professore, a dipendenza della gravità dell’illecito.

C’È UN DOCUMENTO O UN MANUALE CHE DESCRIVA COSA DETERMINA PLAGIO E COME EVITARE DI INCORRERVI? Sì: innanzitutto, l’USI obbliga gli studenti a seguire e superare un corso online sull’integrità accademica e su questo stesso Titolo offre pure agli studenti di dottorato all’inizio del loro percorso uno specifico corso ex-cathedra. Lo studente firma anche una “dichiarazione anti-plagio” al termine 47

Gennaio

l’onestà intellettuale

è un prerequisito

necessario ad un rapporto

duraturo tra scienza

e società

di ogni elaborato scritto che consegna. In generale studenti e professori sanno che l’USI è sensibile al Titolo e che ha messo in atto molte misure per evitare questi casi, compresi i controlli antiplagio degli elaborati degli studenti tramite appositi programmi informatici.

C’È STATO UN AUMENTO DI LAVORI PLAGIATI CON L’ESPANSIONE DELLA RETE E LA MAGGIOR ACCESSIBILITÀ DI MATERIALE ONLINE? Il nostro comitato è nato in un periodo in cui le nuove tecnologie erano già ampiamente diffuse, non siamo quindi in grado di dare una risposta supportata da dati numerici. L’impressione, comunque, è che se copiare può essere diventato più semplice grazie ad internet, parallelamente sono nati modi altrettanto facili per fare verifiche ad ampio raggio. Non conviene quindi plagiare: questo vale oggi, come in passato.

GLI STANDARD BIBLIOGRAFICI SONO CAMBIATI CON L’AVVENTO DEL WEB? Non sostanzialmente, gli elementi di una buona bi­ bliografia sono rimasti gli stessi. Sono però aumentate le fonti alle quali un ricercatore può attingere, anche grazie alla letteratura scientifica “Open Access” disponibile in rete. Essa assumerà un ruolo sempre più determinante nel prossimo futuro. È infatti nelle strategie nazionali fornire un accesso più libero all’informazione scientifica. Questa crescente importanza di documenti pubblicati solo sul web ha conseguenze sulle citazioni bibliografiche: per fare un esempio, in questi casi diventa ancora più importante indicare la data di pubblicazione, poiché le risorse di rete possono essere oggetto di costante aggiornamento.

se copiare può essere

IL VOSTRO COMITATO RISPONDE AD UN ENTE SUPERIORE O SIETE INDIPENDENTI? Siamo indipendenti nelle valutazioni dei progetti di ricerca e, per le inchieste interne, nella fase di istruzione delle stesse. Tuttavia, per queste ultime, il Comitato etico si limita a formulare un preavviso all’intenzione del Consiglio dell’Università riguardo ad eventuali provvedimenti da adottare. La decisione finale spetta al Consiglio.

TRATTATE OGNI CASO IN MODO DIVERSO (RICERCA SCIENTIFICA, LAVORO DI DESIGN, LAVORO INFORMATICO) O OGNI CASO È TRATTATO ALLO STESSO MODO? I principi deontologici, cioè quelli dell’integrità applicati al lavoro accademico, restano gli stessi.

Vale anche sempre il principio fondamentale della parità di trattamento. Ogni valutazione si declina tuttavia ovviamente in modo leggermente diverso per ogni disciplina e in funzione delle specifiche metodologie di ricerca: per questo — come detto — per casi specifici dobbiamo forzatamente avvalerci di esperti esterni provenienti da diversi settori, che sapranno interpretare con maggiore cognizione di causa le peculiarità di ciascun caso affiancando i membri del Comitato. � 48

diventato più semplice grazie ad internet parallelamente sono nati modi altrettanto facili per fare verifiche ad ampio raggio

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English text:

PLAGIARISM VS. INSPIRATION, INSPIRATION VS. PLAGIARISM. Interview at comitato etico dell’USI: FEDERICA DE ROSSA and CRISTINA ELIA

How does one behave in case of plagiarism in the universities?

The ethics committee of USI represents the entity of reference for professors, researchers and students. For about 5 years the have guaranteed scientific integrity in academic activities, and ensured that investigations and research are conducted in the most correct manner.

The USI Ethics Committee was established five years ago. It is mainly concerned with the ethical review of research projects and scientific publications, dealing also reports of cases of alleged plagiarism or of other misconduct from academic staff (researchers and professors).

The USI Ethics

Committee was established

COULD YOU DESCRIBE HOW AN ETHICAL REVIEW IS CONDUCTED? In general, the ethical review consists in an initial assessment — from the perspective of privacy protection of interviewees — of the method by which the researcher intends to collect, analyse, store and possibly reuse these personal data, of how the informed consent of the persons involved in questionnaires or interviews is obtained, and of the measures taken to ensure their anonymity.

Ultimately, we check that the questions asked are not invasive of the person’s privacy. Our purpose is to formulate recommendations to researchers or to inform them of any changes they should make to the project, ensuring therefore compliance with national and international ethical standards.

In some cases, ethical approval by our Committee is a required by external funding institutions such as the Swiss National Science Foundation or the European Commission prior to beginning the project.

the ethical review consists

five years ago WHEN WAS THE USI ETHICS COMMITTEE CREATED AND WHAT DOES IT DO? The USI Ethics Committee was established five years ago. It is mainly concerned with the ethical review of research projects and scientific publications, dealing also reports of cases of alleged plagiarism or of other misconduct from academic staff (researchers and professors).

WHY WAS IT CREATED? At USI, like in the academic world in general, there is a growing awareness of the importance of ensuring scientific integrity, which has led the University to create an entity that can act as a point of reference for its professors and researchers. In a context in which research increasingly deals with data related to individuals (patients, consumers, citizens, etc.), there is a primary need to ensure that research is carried out by paying the necessary attention to protecting the dignity and privacy of individuals.

On the other hand, it is important for the published results to be true and originating from the honest conduct of the researcher. The USI Ethics Committee therefore promotes awareness and, at the same time, the implementation of the ethical principles that academic research must follow according to national and international standards. It is important to underline that USI pays great attention to the behaviour of students, for example during exams, written assignments or thesis.

The supervision of the scientific integrity of their behaviour is nevertheless the responsibility of the Faculties, professors and exam delegates.

WHEN ARE YOU INVOLVED IN EVALUATING PROJECTS? The Ethics Committee is called upon to examine and approve, from an ethical point of view, all research projects and scientific publications that do not fall under the responsibility of the Cantonal Ethics Committee, the legal public entity in charge of the examination and authorisation of research conducted in Ticino on human beings.

USI researchers turn to us for an ethical evaluation of, for example, the methods adopted in research projects: although this sort of activity is usually associated with the medical field, ethical questions that need to be addressed could arise also in other fields such as the humanities, social sciences, and informatics. In fact, studies are often carried out in these disciplines, involving the participation of volunteers, the analysis of the behaviour of a given social group, the collection of data through questionnaires and interviews.

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in an initial assessment of the method by which the researcher intends to collect, analyse, store and possibly reuse these personal data DO YOU HAVE GUIDELINES? IF SO, ARE THEY PUBLIC? Indeed, our guidelines relate to those on scientific integrity issued by the Swiss Academies of Sciences and the reference material used to present European projects, as well as the requirements of the Swiss National Research Fund, which are all public and available on the respective websites. The Committee is also currently preparing a handbook for researchers so that they can plan their projects correctly from the outset.

DO YOU WORK ALL YEAR ROUND, ONLY UPON REQUEST, OR AT CERTAIN TIMES OF THE ACADEMIC YEAR? We operate in several ways. On the one hand, we receive enquiries on a regular basis for the approval of projects, as mentioned above.

On the other hand, we also carry out the more general task of raising awareness and fostering ethical principles within USI, for the purpose of prevention: members of the USI academic staff must learn about academic misconduct in the scientific field in order to avoid it. While it is clear that forging research data is illegal, or that omitting to cite other researchers involved in a publication is unfair, it may be less obvious to recognise confidentiality obligations, or potential conflict of interest, or other more subtle elements that could compromise the integrity of a research project. Another aspect of our activity is more specific and concerns internal investigations in case of reports of suspected illegal behaviour by academic staff.

We believe that intellectual honesty is a prerequisite for a lasting relationship between science and society WHAT SUGGESTIONS WOULD YOU GIVE TO AVOID PLAGIARISM? Simply avoid attributing other people’s words, ideas, research or scientific discoveries to yourself.

You do not have to refrain from using them altogether, but you should instead get used to citing them correctly, recognising authorship. It is important to know that one can commit plagiarism intentionally, but also through negligence. Anyone working in the academic field must therefore strive to be very strict in citing their sources.

FROM A LEGAL AND EDUCATIONAL POINT OF VIEW, WHAT ARE THE CONSEQUENCES OF PLAGIARISM? It starts with a warning, and it can go as far as the exclusion from a course, for a student, or the termination of employment, for a professor — depending on how serious the offence is.

IS THERE A DOCUMENT OR A HANDBOOK DESCRIBING WHAT PLAGIARISM IS AND HOW TO AVOID IT? Yes. All USI students are required take and pass an online course on academic integrity, and doctoral students even attend a specific class at the beginning of their Ph.D. program. Undergraduate and graduate students also sign an “honesty statement” each time they turn in a written assignment.

In general, students and professors know that USI is very concerned about the subject and that it has defined a number of measures to avoid these cases, including plagiarism checks of student assignments through special computer programs.

HAS THERE BEEN AN INCREASE IN PLAGIARISM WITH THE GROWTH OF THE INTERNET AND THE INCREASED ACCESS TO ONLINE CONTENT? Our Committee was created in a time when new technologies were already widespread, so we do not have an answer supported by numerical data.

The impression, however, is that copying can be easier thanks to the Internet, at the same time it is just as easy to check for plagiarism on a wide scale. Plagiarism never pays off: this is true for today as in the past.

copying can be easier

thanks to the Internet,

at the same time it is just

DO YOU WORK WITH PEOPLE OUTSIDE OF YOUR ORGANISATION? Yes, we can rely on external experts when working on complicated cases that require specific insight.

as easy to check for

WHAT IS YOUR PHILOSOPHY? We believe that intellectual honesty is a prerequisite for a lasting relationship between science and society; this is a philosophy that we share with the other Swiss universities as well.

plagiarism on a wide scale

Gennaio

HAVE BIBLIOGRAPHIC STANDARDS CHANGED IN THE ONLINE DIGITAL ERA? Not substantially, the elements of a good bibliography have remained the same. The sources that a researcher can access have grown in number, also thanks to the “Open Access” scientific literature available online. The latter will play an increasingly important role in the near future. It is indeed part of national strategies to provide more free access to scientific information. These documents published only on the web and their growing importance has consequences on bibliographic citations: for example, in these cases it becomes even more important to indicate the date of publication, since network resources can be constantly updated.

DOES YOUR COMMITTEE ANSWER TO A HIGHER BODY OR ARE YOU INDEPENDENT? We are independent concerning the evaluation of research projects and, for internal investigations, in the assessment phase of research projects. However, for the latter, the Ethics Committee merely gives its recommendation to the University Council for any measures it intends to take. In these cases, the final decision is taken by the Council.

DO YOU TREAT EACH CASE DIFFERENTLY (FUNDAMENTAL RESEARCH, ARTISTIC WORK, IT PROJECT) OR IS EACH CASE TREATED EQUALLY? The ethical principles, i.e. those of integrity applied to academic work, remain the same.

The fundamental principle of equal treatment also always applies.

However, each review is clearly expressed in a slightly different way for each discipline and according to the relevant research methods: for this reason — as mentioned above — in certain cases, we rely on external experts who work alongside the members of the Committee and who are able to interpret the peculiarities of each case with greater knowledge of the facts. �

1

Trova una persona che ti assomiglia (piĂš intelligente di te)

2

Vestitevi in modo uguale (deve assomigliarti il piĂš possibile)

3

Fai entrare il tuo gemello in aula a svolgere il test

Artichoke 15

51

1

compra della pastina a forma di lettre e numeri

2

in piĂš persone inseritevi sulla lingua parole chiave utili per il test

3

mostrate a vicenda la lingua per vedere le soluzioni

Artichoke 15

1

Procurati un braccio di un manichino. Puoi chiederlo in prestito in un supermercato o in un negozio di vestiti

2

Se il braccio è nero mettigli sopra un guanto di lattice

3

Prima di entrare in aula per il test vai in bagno e indossa il braccio

4

Appena arrivi a scuola nascondi il braccio in bagno, o in un posto sicuro della scuola

Gennaio

1

compra dei palloncini, è indifferente se colorati o no

Artichoke 15

2

procurati un pennarello (plax) nero indelebile, che non vada via sulla plastica

3

Trascrivi sui palloncini gli appunti e le informazioni utili per svolgere il testa

4

Trova degli amici che facciano volare o appendano i palloncini in un luogo in cui li vedi dalla finestra dell’aula in cui fai il test

55

Da Ulisse ad oggi: come gli uomini hanno imbrogliato nei modi più assurdi e stravaganti

I grandi truffatori della storia: Some great con artists of history

Quella di Mark Landis* è una storia insolita. È nato a Norfolk in Virginia nel 1955, e conclusi i suoi studi in un istituto d’arte, un giorno decise di donare le sue opere, che erano riproduzioni estremamente fedeli di dipinti famosi, a svariati musei, spacciandole per vere. Per più di vent’anni il pittore regalò a vari musei riproduzioni di opere più o meno famose, e nessuno se ne accorse. Negli anni l’uomo ha cambiato diverse volte identità, residenza, aspetto, il tutto senza guadagnarci assolutamente nulla.

IT

Mark Landis

Solo nel 2008 venne scoperto grazie ai sospetti di Leininger, curatore dell’Oklahoma City Museum of Art, il quale scoprì che uno dei dipinti donati da Landis, di Paul Signac, era già presente in un altro museo, e approfondendo le ricerche scoprì che nel dipinto di Mark erano presenti inchiostri inesistenti all’epoca.

Dopo aver scoperto la truffa, Leininger chiamò subito l’FBI, e la polizia federale, che però non riuscì a trovarne nessun reato, in quanto il pittore non ha mai guadagnato un dollaro in vent’anni di “carriera”.

EN The story of Mark Landis is an unusual one. He was born in Norfolk, Virginia in 1955 and concluded his studies at the Art Institute of Chicago. One day he decided to donate his own works to various museums, passing them off for originals. The works were, instead, extremely faithful reproductions of famous paintings.

For more than twenty years the painter continued to donate his own reproductions of more or less famous works to many museums.

And nobody “noticed”.

Over the years Landis changed identity, residence and appearance but he earned absolutely nothing from all this effort and activity.

Only in 2008 was he “unmasked”

thanks to the suspicions on the part of Matthew Leininger, curator of the Oklahoma City Museum of Art, who discovered that one of the paintings donated by Landis — a work by Paul Signac — was already on exhibit in another museum: on more fully investigating his research Leininger discovered that in the painting by Landis there were inks that didn’t

exist at the time of Signac.

After having discovered the “swindle” Leininger immediately contacted both the FBI and the Federal Police. However, these were unable to find that any crime had been committed in so far as the painter had never even earned a single dollar in the twenty years of his painting “career”.

Ulisse e il Cavallo di Troia Mary Baker Helga de la Brache Wilhelm Voigt

si finse una principessa.

(1817)

aveva convinto le autorità che era figlia segreta di King Gustav IV.

(1840)

she pretended to be a princess

she had convinced the authorities that she was the secret daughter of King Gustav IV.

si finse un ufficiale prussiano e prese il controllo del municipio, imprigionando il sindaco della città. (1906) he pretended to be a Prussian military officer and took control of the municipal hall of Köpenick, imprisoning the mayor of the town.

56

Artichoke 15

Il gatto e la volpe Otto Witte Charles Ponzi Bernard Madof Victor Lustig Bonnie e Clyde Dzhona Brinkli Apate (1883)

clown che si spacciò per il re dell’Albania.

(1913)

guadagna milioni di dollari comprando e vendendo francobolli.

(1918)

a clown who passed himself off as the King of Albania.

he earned millions of dollars buying and selling stamps (thanks to National Reply Coupons).

(2008)

vende la tour Eiffel.

(1925)

he sold the Eiffel Tower.

(1930)

convinse 50 uomini che per combattere la propria impotenza dovevano sostituire il loro pene con quello di una capra. he convinced 50 men that in order to overcome their impotence they had to substitute their penises with those of goats.

(1918)

spirito dell’inganno, della frode e dell’imbroglio (divinità greca). in Greek mythology Apate was the personification of deceit, deception, guile and fraud.

57

Febbraio

Interviste a: ABC DINAMO e OPTIMO, LEONARDO ANGELUCCI e ANDREN NOVALI, RAFFINERIE e NORM

Due punti di vista sul mercato dei font Two

IT

Con lo sviluppo nella tecnologia il mercato dei font sta cambiando. Abbiamo voluto sapere cosa ne pensano i principali protagonisti in questione: i grafici, gli studi e le fonderie.

EN With the development of technology the font market is undergoing change. We wanted to know what the protagonists think about this question: i.e., graphic designers, design studios and the foundries.

points of view on the font market 58

Artichoke 15

→ English text: pages 64-65

DINAMO è un ditta svizzera specializzata in design fondata da Johannes Breyer e Fabian Harb. Nei nostri uffici sia di Basilea che di Berlino, ci interessiamo alla sovrapposizione tra la produzione di design grafico, font già sul mercato, quelli creati dietro indicazioni precise, di tecnologia e degli aspetti dell’istruzione nelle sue varie forme. Ciò che ci interessa sono i modi in cui queste componenti possono essere tradotte in oggetti fisici. www.abcdinamo.com

ABC Dinamo QUANDO FURONO FONDATI LA VOSTRA FONDERIA E LO STUDIO? Furono fondati nel 2013.

QUAL È LA VOSTRA FILOSOFIA? La nostra “filosofia” è di lavorare soltanto su cose interessanti.

QUANTO SPESSO AGGIORNATE IL VOSTRO CATALOGO DEI FONT? Lo facciamo il più spesso possibile, anche se meno di quel che vorremmo.

COSA PENSATE DEL MERCATO DEI FONT OGGI? È un’area interessante, a volte eccitante e a volte frustrante. È un rapporto di amore-odio.

QUALI SONO I REQUISITI PER UN FONT SE VUOLE ESSERE PUBBLICATO SUL VOSTRO SITO WEB? Sia paternità che originalità per inclusione sul www.abcdinamo.com; poi pertinenza e il suo interesse per quanto riguarda www.dinamostandards.com.

QUANTO SPESSO VI CAPITA DI AVERE A CHE FARE CON L’USO ILLEGALE DEI VOSTRI FONT? Molto di rado o mai.

SIETE AL CORRENTE DI QUALSIASI SISTEMA PER SCARICARE I FONT ILLEGALMENTE? Sì, certamente.

IN QUALE MODO VI PROTEGGETE DAGLI HACKER? Ci fidiamo del nostro programmatore e dei nostri clienti.

IN QUALE MODO AFFRONTATE IL PROBLEMA GENERATO DA COLORO CHE RUBANO I VOSTRI FONT? Se è necessario, affidiamo al nostro legale la soluzione della faccenda.

SIETE CONTRO L’USO COMPLETO DEI VOSTRI FONT DA PARTE DI STUDENTI PER MOTIVI EDUCATIVI SENZA CHE ESSI ABBIANO ACQUISTATO IL VOSTRO MATERIALE? Siamo contro gli studenti che li rubano ma allo stesso tempo ci piace molto avere richieste da studenti per usare dei font. Siamo al 100% a favore del loro uso per scopi educativi senza pagamento. �

Ci piace molto avere richieste

da studenti per usare i font 59

Febbraio

OPTIMO, sorta nel 1998, è una fonderia di font con sede a Ginevra. La società pubblica caratteri originali creati da importanti designer come François Rappo, Ludovic Balland, Joost Grootens e Team 77. Tutti i font prodotti da Optimo sono reperibili in modo esclusivo sul seguente sito web: www.optimo.ch Optimo fu fondata all’origine presso ECAL (École cantonale d’art de Lausanne), concepita come un diploma di laurea da Gilles Gavillet, Stéphane Delgado e David Rust per la produzione dei loro font.

Optimo

QUANDO FU FONDATA LA VOSTRA FONDERIA/STUDIO? La Optimo Type Foundry fu fondata nel 1998.

CON QUALE SCADENZA VIENE AGGIORNATO IL VOSTRO CATALOGO DEI FONT? Noi lanciamo tra due e tre nuove collezioni di font ogni anno. Questo, tuttavia, dipende dalla complessità e ampiezza del loro sviuppo.

QUALI SONO GLI STANDARD DI QUALITÀ PER PUBBLICARE UN FONT SUL VOSTRO SITO WEB? Per poter far parte del nostro catalogo un font deve distinguersi dagli altri.

In questo senso dev’essere innovativo ed essere disegnato molto bene.

SIETE CONTRARIO ALL’USO DEI VOSTRI FONT COMPLETI DA PARTE DI STUDENTI PER SCOPI EDUCATIVI SENZA CHE SIANO COMPRATI? In un contesto studentesco/educativo la stessa legge che si applica per il software e i diritti d’autore è la norma.

Cerchiamo di offrire trattamenti speciali alle scuole quando vogliono comprare dei font per studenti. In tal caso prendiamo in considerazione che gli studenti dovrebbero usare soltanto i font o comprati dalla loro scuola o comprati dagli studenti stessi. Le scuole di Art e Design sono i luoghi dove dovrebbe essere insegnato il funzionamento dei diritti per l’uso dei font. �

Leonardo Angelucci LEONARDO ANGELUCCI è un grafico e sviluppatore web residente nella Svizzera italiana.

Diplomato in programmazione di computer, si è laureato in comunicazione visiva presso l’università di arti applicate SUPSI, con una tesi di laurea in Interaction design nel 2013. www.leonardo-angelucci.ch MOLTE FONDERIE NON METTONO A DISPOSIZIONE VERSIONI PERCHÉ ADOTTI QUESTI SISTEMI? Spesso si cerca di acDI PROVA DELLE FONT. NON POTENDO COMPRARE OGNI cedere a dei font non acquistati per conoscerli più a SINGOLO FONT SOLO PER PROVARLO, COME SUPERA QUESTO fondo. Ogni font porta con se molte forme e possibili PROBLEMA? Molte fonderie non mettono a disposizione significati: per riuscire a capirne veramente i loro font per motivi di precauzione. Per questo la sua essenza bisogna poterci giocare. Detto ciò la comunità online si è movimentata trovando metodi acquistare anticipatamente tutti i font con il quale per raggirare questa problematica. Se lavori si sperimenta potrebbe diventare molto dispendioso. � a stretto contatto con altri designer sicuramente esiste una grande possibilità di riuscire ad accedere più o meno a tutti i font delle più importanti fonderie unicamente con il passaparola. Chiedere alla propria rete di contatti rimane per me sempre il primo passo per questo tipo di ricerca.

Esistono inoltre alcuni

ESISTONO DEI METODI PER SCARICARE FONT CHE SOLITAMENTE SONO A PAGAMENTO? In realtà la rete mette a disposizione strumenti più o meno validi per accedere a questi font a pagamento. Al giorno d’oggi i font sono utilizzati per disegnare siti web e compilare pdf. All’interno di questi supporti digitali spesso i font rimangono estraibili.

COME FUNZIONANO? Esistono alcuni metodi barbarici che permettono di estrapolare da dei file trovati in rete (addirittura dagli stessi specimen messi a disposizione dalle fonderie) tutti i caratteri tipografici al loro interno. Anche molti siti web si rifanno a dei caratteri tipografici a pagamento; quest’ultimi, se non sono stati protetti informaticamente, possono essere scaricati e quindi utilizzati. Esistono inoltre alcuni siti web in cui risiedono intere comunità che si scambiano font… un po’ come con le figurine.

siti web in cui risiedono

intere comunità che si

UNA VOLTA SCARICATO UN FONT SENZA PAGARLO, LO SI PUÒ LIBERAMENTE USARE? Una volta in possesso del font si può utilizzarlo unicamente per uso personale o di ricerca. Sarebbe dunque illegale ma soprattutto immorale utilizzare font scaricati per usi commerciali.

SE UN FONT CHE HA SCARICATO LE PIACE, IN SEGUITO LO COMPRA? Quando comincio ad innamorarmi di un nuovo font e mi sembra di sentire che possa fare match con la mia l’idea è solitamente il momento in cui procedo con l’acquisto. Credo che il mestiere del Type Designer sia molto nobile ed estremamente prezioso.

Considerata l’innumerevole quantità di ore che necessitano per disegnare una buona famiglia di caratteri sarebbe davvero da scorrettezza grave farne uso senza acquistarne la licenza. A nessuno di noi piace essere derubati: questo vale anche per i disegnatori di caratteri e di conseguenza le fonderie 60

scambiano font… un po’

come con le figurine

Artichoke 15

ANDREAN NOVALI è un artista grafico e web designer, nato a Milano nel 1981.

Ha ottenuto il suo Master in Comunicazione di Design al Politecnico di Milano.

Cominciò a lavorare con CCRZ nel 2014. 100km.studio

Andrea Novali

QUANTI ANNI SONO ORAMAI CHE LAVORA IN MODO INDIPENDENTE? Ho cominciato nel 2011 quando ho iniziato a lavorare per Mousse publishing and magazine. Nel frattempo avevo anche migliorato la mia produzione come designer grafico indipendente.

A quel punto il conflitto tra il lavoro indipendente e fare parte di un’agenzia stava diventando così stressante che arrivai alla decisione di smettere di lavorare per le agenzie. Il risultato è che ho aperto il mio studio.

COME E QUANDO DECIDE DI COMPRARE UN FONT? Dipende sopratutto dal budget. La mia posizione all’inizio era che i font fossero comprati dai clienti come parte del budget. Gli sconti che faccio per grandi lavori possono essere considerevoli ma ci sono molti font graziosi che si trovano sul mercato a un prezzo molto buono (diciamo molto ragionevole).

QUAL È IL SUO FLUSSO DI LAVORO? Dipende sia dal tempo a disposizione sia dal budget. Quando si tratta di materiale stampato cerco prima di lavorare in modo tecnico. Cerco di trovare metodi per risparmiare e stare dentro al budget. Cerco di trovare soluzioni creative nel flusso di lavoro anche se tutto comincia spesso con qualcosa assai semplice e anonima. Il risultato è che cerco solo di aggiungere o sottrare finché non c’è più tempo a disposizione…

COME HA FATTO? Estraendoli da PDF, scaricandoli dai siti web, cercando la loro forma russa… Come tutti.

COME PROFESSIONISTA ED EX STUDENTE, HA MAI SCARICATO UN FONT ILLEGALMENTE? Ovviamente.

HA MAI DISEGNATO UN FONT? Sì! Non tanti e sono stati semmai font estetici. Talvolta uso font apps per disegnare icone e pittogrammi per progetti che contengono delle mappe o della segnaletica.

COME STUDIO E “FREELANCER” QUAL È LA SUA IDEOLOGIA QUANDO SI PARLA DEI FONT? E’ la linea guida per il mio lavoro dato che il mio design è fondamentalmente basato sulla tipografia. Come ho detto prima, non possiamo pensare anche a un design grafico, editoriale e pubblico privo di una forte base tipografica. �

CHE COSA PENSA DEL MERCATO DEI FONT? Sta diventando sempre più aperto a soluzioni che sono sia diverse che specifiche — e con più alternative per quanto riguarda il budget. Probabilmente, il bisogno di tutte le richieste “multilinguistiche” da parte di proggeti di design internazionali, e anche il diffondersi di applicazioni per il web che sono nuove e più “amichevoli” come glyph o prototipo, hanno aiutato tutti e costretto la totalità dei designer a prendere questa strada — che poi è l’essenza stessa del design.

Il mercato dei font

sta diventando sempre più

QUANTE VOLTE SI TROVA AD AVER BISOGNO DI UN FONT DA SPERIMENTARE SENZA DOVER COMPRARLO? Be’, come ho già detto, è probabilmente una questione di una ricerca di identità che possiamo mettere in due categorie. La prima, un font per tutto, come le lezioni di Vignelli o l’experimental jet set.

Seconda, cambiare sempre con la produzione di specifici font per ciascun progetto. La mia ricerca dei font si muove in entrambe direzioni simultaneamente. Cerco di trovare il mio “font eterno” come se fosse il Graal ma che ha — allo stesso tempo — tutte le soluzioni per qualsiasi bisogno. Ho cominciato con la pirateria tanto spesso e tanto tempo fa (quando lavoravo con altri designer italiani dei font come Luciano Perondi [Molotro], Paolo Mazzetti [Apple] and Michele Patanè [Dalton Maag]) che oggi ne sono semplicemente un’abitudinario, come uno junkie.

61

aperto a soluzioni

che sono sia diverse che

specifiche Febbraio

Con i suoi uffici a Zurigo, Norm è un team sperimentale di graphic design, conosciuto sopratutto per la sua disposizione dei caratteri di stampa (tipografia).Il loro progetto più importante e più conosciuto, è composto da tre pubblicazioni di ricerca commissionate da loro stessi e intitolato Trilogy riguardanti il campo dei caratteri (Typeface) e design grafico: “Norm: Introduction” (2000) e “Norm: The Things” (2002). Il terzo volume della trilogia sarà pubblicato all’inizio del 2019.

La società venne fondata da due designer svizzeri, Dimitri Bruni e Manuel Krebs.

Nel 2005 Ludovic Varone entrava a far parte dello Studio. Il loro approccio per quanto riguarda la tipografia è molto rigoroso e contiene spiccate carateristiche moderniste con leggeri riferimenti al postmodernismo. norm.to

Norm

In quale anno fu fondato il vostro Studio? L’abbiamo fondato nel 2000.

Qual è la vostra filosofia? La nostra filosofia? Quella di cercare di imparare qualcosa di nuovo a ogni lavoro realizzato.

Qual è il vostro flusso di lavoro? Visto che non abbiamo uno “Raffinerie Style” di conseguenza non abbiamo un generico flusso di lavoro che possiamo chiamare “Raffinerie”. Scrutiamo ogni progetto nel suo modo unico. In questo senso cerchiamo di scoprire in che modo il progetto è speciale e come possiamo rimarcare questo aspetto. Per prima cosa facciamo molta ricerca, dopo di che disegnamo e ci mettiamo a creare. Siamo ossessionati dai dettagli, tanto che alla fine passiamo molto tempo a prestare attenzione ai dettagli tipografici.

Cosa pensa del mercato dei font oggi? Ci sono molti font che sono assai interessanti. Ma ci sono anche sui mercati non pochi font che sono molto simili tra di loro.

Qual è la vostra filosofia?

Meta-Astrazione (di Samuel Nyholm, Graphic Designer & filosofo)

Che rapporto ha con i font? Ce ne sono alcuni che amo davvero.

A causa di questo devo stare attento a restare aperto anche nei confronti di font nuovi.

Qual è il vostro flusso lavorativo?

Come approccio è sempre lo stesso: dall’A all’Y, alla Z.

Che cosa pensa delle fonderie al giorno d’oggi? Ne esistono alcune di veramente buone e mi soddisfa il fatto che molte di esse si trovino in Svizzera.

Quanti font adoperate durante l’anno?

Solo uno.

Cosa pensate per quanto concerne il mercato dei font oggi? Il sempre crescente bisogno di font per screens sta cambiando i modelli di business da parte delle fonderie.

Qual è il vostro rapporto con i font?

Prima di tutto è una questione di fiducia e da dove provengono.

Cosa pensate delle fonderie sul mercato oggi? Così tante fonderie in giro! Poche quelle buone.

Quante volte le capita di aver bisogno di un font da testare senza tuttavia comprarlo? A volte. Ma cerco di utilizzare le versioni di prova offerte dalle fonderie.

Qual è la sua “politica” per quanto riguarda i campioni dei font? Abbiamo fatto pochi font e questi sono stati sviluppati per progetti speciali. In questo senso non abbiamo campioni a disposizione.

Conosce qualche sistema per scaricare i font illegalmente? No. Lei ha qualche suggerimento in merito?

Ha mai scaricato un font illegalmente per poter testarlo e magari con l’intento, dopo, di comprarlo? No, mai.

Di solito chiedo agli amici se hanno loro il font in questione e se è possibile testarlo. Se poi uso il font allora sì che lo compro.

Quanto spesso accade che vi troviate ad aver bisogno di un font da provare senza comprarlo? Non succede mai.

62

Raffinerie

Quanti font usate durante l’anno? In un’anno ne usiamo al’incirca 50.

Quando avete fondato il vostro Studio?

Era il primo gennaio 1999.

Qual’è la vostra politica per quanto riguarda i campioni dei font?

Non stiamo usando uno specifico “Stile Raffinerie”. Per ogni lavoro cerchiamo di sviluppare la soluzione più adeguata.

Cerchiamo di esplorare cose nuove. raffinerie.com

↗

Cosa pensa dell’uso da parte di studenti che usano font ottenuti in modo illegale per lavoro scolastico? Lo posso capire visto che alcuni font sono piuttosto cari. ↗ Artichoke 15

Norm

Rafinnerie

Semplicemente una tolleranza dello 0.0001.

Quali sono le sue ispirazioni tipografiche? Mi piacciano i font che sono stati sviluppati da persone che non hanno una formazione in tipografia. Questo perché hanno degli approcci nuovi.

Preferite comprare o creare un font?

In tutta onestà, i font preferiamo venderli.

Siete a conoscenza di un qualsiasi modo per scaricare dei font illegalmente?

Abbiamo sentito parlare della pratica.

Avete mai illegalmente scaricato un font per poter testarlo e poi, eventualmente, anche comprarlo? Qualche volta proviamo a scaricare i nostri font in modo illegale — semplicemente per godere il momento e sentirci come chiunque altro.

Cosa pensate di studenti che usano font ottenuti illegalmente for ragioni puramente educative? Spesso riceviamo proposte da parte di studenti insieme a portfolio che mettono in mostra lavori che usano nostri font. È sempre un momento di spasso che condividiamo nello Studio.

Qual è il lavoro tipografico da lei eseguito che preferisce?

Il lavoro che mi è sempre molto piaciuto è quello per il Theaterhaus Gessnerallee.

Cosa pensa del graphic design oggi? Sembra somigliare sempre di più in tutto il mondo.

Crede che il mondo dell’editoria stia morendo? No, al contrario.

Si sta svilupando. �

Mi piacciano i font

che sono stati sviluppati

Quali sono le ISPIRAZIONI della vostra typography? Tutte e nessuna.

Qual’è il lavoro tipografico che avete fatto e che preferite? Quello che preferiamo è sempre il prossimo lavoro da fare.

Cosa pensate del graphic design oggi?

Oggigiorno chiunque disponga di un laptop è un graphic designer. �

da persone

Oggigiorno

chiunque disponga di che non hanno una formazione un laptop è

un graphic designer 63

in tipografia Febbraio

English text:

Two points of view on the font market

Interview with: ABC DINAMO and OPTIMO, LEONARDO ANGELUCCI and ANDREA NOVALI, NORM and RAFFINERIE

ABC Dinamo Dinamo is a Swiss company, founded

by Johannes Breyer and Fabian Harb, specialized in design. With offices in both Basel and Berlin we’re interested in the overlapping between the production of graphic design, in fonts already to be found on the market, in “tailor-made” fonts, in technology and in the aspects of instruction in its various forms. What interest us are the ways in which these components are able to be translated into physical objects. The font market is undergoing change with the development of technology. We wanted to know what the two protagonists of this interview think in this respect regarding graphic designers, studios and the foundries.

What are your quality standards in order to publish a font on your web site? In order to form part of our catalogue a font has to “distinguish” itself, it has to stand out, it has to be innovatory and be very well designed.

Art/Design schools are

the places where they ought

to be taught how

When were your foundry and studio founded? 2013 What is your philosophy? Only work on interesting things

font licencing works

How often do you update your font catalogue? As much as we can, but less than we’d like

Are you against the use of your complete fonts on the part of students who use them for educational purposes but without purchasing them? In a student/ educational context the same law regarding software and copyright applies. We try to offer schools special conditions when they want to licence fonts for their students.

We therefore consider that students should only use fonts that have been licenced either by their school or themselves. Art/Design schools are the places where they ought to be taught how font licencing works. �

What do you think of today’s font market? It’s an interesting zone, sometimes exciting, sometimes frustrating.

What is your relation with fonts?

It’s a love/hate relation What are the requisites on the part of a font if it wants to be published on your web site?

Authorship and originality for www.abcdinamo.com, relevance and interest for www.dinamostandards.com How often does it happen that you have to deal with the illegal use of your fonts? Rarely to never.

Are you aware of whatever way of downloading fonts illegally? Yes, we are.

In what way do you protect yourselves from hackers? We trust in our programmer and clients.

How do you face the question of people who steal your fonts?

If necessary, we let our lawyer deal with them.

Are you against the educational use by students of your material without its sale? We’re against students stealing them, but we love to receive font requests from students and are 100% pro using them for educational purposes without paying.

we love to receive font requests from students

What determines the price of the fonts you sell? The work we put into the fonts and the value they create for the user(s). �

Optimo Optimo is a Geneva-based type foundry established in 1998. The company publishes original typefaces designed by important designers such as François Rappo, Ludovic Balland, Joost Grootens and Team ‘77.

All of the fonts produced by Optimo are to be found exclusively on the following website: www.optimo.ch.

Optimo was founded at ECAL (the École cantonale d’art de Lausanne), conceived as a degree course by Gilles Gavillet, Stéphane Delgado and David Rust for the production of their fonts.

When was your foundry/studio founded? The Optimo Type Foundry was founded in 1998.

How often do you update your font catalogue? We launch between two and three new font collections every year. However, this in practice depends on the complexity and extent of their development.

64

Leonardo Angelucci

informatically then they can be downloaded and used. Some web sites also exist in which you find whole communities that exchange fonts — a little like exchanging collectible sports cards.

On having downloaded a font without paying for it, can you freely use it? When you possess a font one can only make use of it for personal or research purposes. It would consequently be illegal — but above all immoral — to use downloaded fonts for commercial purposes.

If you like a font you have downloaded, do you then buy it?

When I begin to really like a new font, and I feel that it matches my idea, then that’s usually the moment I decide to buy it.

I think that the profession or craft of the Type Designer is very noble and extremely precious. Considering the innumerable number of hours it takes to design a good family of characters it would really be not only a mistake but above all “foul play” to use it without a licence. None of us likes to be robbed and this is also true for type designers and, consequently, for the foundries.

Why do you adopt these systems?

One often tries to get hold of fonts that aren’t paid for in order to thoroughly get to know them.

Every font embodies many forms and possible meanings. In order to really manage to understand a font’s “essence” it’s necessary to be able to play with it. Having said that, to buy all the fonts one wants to experiment with beforehand could become an extremely expensive exercise. �

Andrea Novali

Leonardo Angelucci is a Swiss Italian graphic designer and web developer. With a diploma in computer programmer, he was graduating in Visual Communication at SUPSI University of Applied Sciences and Arts of Southern Switzerland, with a BA thesis in Interaction design in 2013. www.leonardo-angelucci.ch Many foundries do not make trial versions of fonts available.

In being unable to purchase every font simply in order to try it, how do you get around this problem?

Many foundries don’t offer their fonts for precautionary reasons.

This is why the online community set to work to find ways of getting around this problem. If you work in close contact with other designers then there certainly exists the possibility of managing to get hold of more or less all the fonts of the most important foundries simply by “word of mouth”. To ask among your contacts for me always remains the first step for this type of research.

Do methods exist in order to download fonts that one usually has to pay for? Actually the web supplies more or less valid instruments to obtain these payable fonts. Today fonts are used to design web sites and compile PDFs. Inside these digital supports the fonts often remain “extractable”.

Some web sites also exist in which you find whole communities that exchange fonts How does this work? Some “barbaric” methods exist which allow you to extract all the typographic characters from files found on the web (even from the specimens made available by the same foundries).

Also many web sites reproduce the payable typographic characters: if these characters are not protected

Born in Milan in 1981, Andrea Novali is both a graphic artist and a web designer. He obtained his Master Degree in Communication of Design at the Milan Polytechnic. He began to work with CCRZ in 2014, founder of 100km.studio For how many years now have you been working independently? Since 2011 when I began to collaborate with Mousse publishing and magazine.

I also improved my production as an independent graphic designer.

At that point the conflict between doing independent work and forming part of an agency became so stressing that at the end I decided to stop my collaborations with agencies. The result was that I opened my own studio.

What is your workflow like? It depends both on the time I have and also on the available budget. When it’s a question of printed things I first try to work in a technical way. I first make an effort to find methods for saving in order to stay inside the budget. I also try to find creative solutions in the workflow even if very often everything begins with something really quite simple and anonymous.

The result is that I only try to add or subtract to the point where I have the time available.

What do you think of the font market? It’s becoming increasingly more open to solutions which are both different and specific — and providing more alternatives regarding the budget question. Quite probably the need for all the “multilingual” demands and requests on the part of international projects, and also the diffusion of web applications that are new and “friendlier” — such as the glyph or the prototype — have helped everyone and forced all designers to take this path which is, moreover, the very essence of design.

How often do you find yourself in the situation of needing a font to experiment without having to buy it?

Well, as I’ve already said, it’s probably a question of a search for

Artichoke 15

identity which we can class in two categories. First of all, a font for everything, like the lessons of Vignelli or experimental jet set.

Secondly, and always changing with the production of specific fonts for every project, my search for fonts moves in both directions simultaneously. I try to find my “eternal font” as if it were the Holy Grail but which at the same time possesses all the solutions for any need. I began with piracy so often and so long ago — when I was working with other Italian designers of fonts such as Luciano Perondi [Molotro], Paolo Mazzetti [Apple] and Michele Patanè [Dalton Maag] — that today I’m a creature of habit, like a junkie.

How and when do you decide to purchase a font? It above all depends on the budget. My position at the beginning was that the fonts were bought by the clients as part of the overall budget. The discounts I make for large works can be quite considerable even though there are many nice fonts that you can find on the market at a very good price (well, let’s say at very reasonable prices).

As a professional and former student, have you ever downloaded a font illegally? Of course.

Honestly, I also have stolen from the studio were I’ve worked.

How did you do it? By extracting it from a PDF and from specimens, downloading .woff from web sites, looking for the Russian forms — like everyone.

Have you ever designed a font? Yes! Not many, and anyway somewhat aesthetic fonts. Sometimes I use font apps in order to design icons and pictograms for projects that contain maps or included signage. It is helpful expecially when projects run on different softwares, fonts are, at least, one of the thing that could be shared easily in the age before the clouds and dropbox.

As a studio and a “freelancer”, what’s your ideology when you talk about fonts? It’s the guiding line of my work given that my design is fundamentally based on typography.

As I mentioned before, we can’t think about graphic, editorial and public design without them having a strong typographical basis.

Typefaces are the vehicle of the message at the highest level, and, as a maniac for these details, I still believe in the power of these forms as the first visual element on which to build strong visual identities and rationale and contemporary communication projects. �

We cannot also think

graphic, editorial and public

design without a strong

typographic base

Norm With its offices located in Zurich, Norm is an experimental team of graphic designers, above all known for the arrangement of print characters (typography). Their most relevant and well-known project are their self-commissioned research publications (Trilogy) in the field of type and graphic design: “Norm: Introduction” (2000) and “Norm: The Things” (2002). Volume #3 will be published beginning 2019. The firm was founded by two Swiss designers, Dimitri Bruni and Manuel Krebs.

Ludovic Varone joined the studio in 2005. Their approach to typography is extremely rigorous and embodies clear-cut modernist characteristics with slight references to postmodernism. norm.to When did you found your studio?

We founded it on the first of January 1999.

What is your philosophy?

Meta-Abstraction (from Samuel Nyholm, Graphic Designer & Philosopher)

Raffinerie We are not using a specific Raffinerie-Style. For every task we try to develop the adequate solution and to explore new things. raffinerie.com When exactly was your Studio founded? It was founded in 2000.

What is your company’s philosophy?

To try to learn something new with the completion of every project.

What is your workflow? Since we don’t have a “Raffinerie style”, we don’t have a generic “Raffinerie workflow”. We see each project in it’s unique way. Therefore we try to find out what is special about the project and how we can emphasise it.

At first we do a lot of research.

Afterwards, we design and create.

We are very obsessed with details, so at the end we spent a lot of time on the details of typography.

I like fonts that are

What is your workflow? Our approach here has always been the same: from A to Y, after which Z. How many fonts do you use during the year? Just one.

developed by people without

What do you think regarding today’s font market? The always increasing need for screen fonts is changing the business models on the part of the foundries.

What is your “relationship” concerning fonts? First of all its a question of trust and regards where they come from.

What do you think of the foundries on the market today? There are so many of them. And the good ones are so few.

Today anyone who has

a laptop

is a graphic designer How often does it happen that you find yourselves in need of trying a font without purchasing it?

It doesn’t happen.

What’s your policy regarding font samples? A tolerance on our part equal to 0.0001.

Do you prefer buying or creating a font? To be quite honest, we prefer to sell fonts.

Do you know of any way to download fonts illegally? We’ve heard about this activity.

Have you ever illegally downloaded a font in order to test it and then eventually buy it? Sometimes we try to illegally download our fonts — simply in order to enjoy the experience and feel like anyone else.

What are your thoughts about students using illegally obtained fonts for purely educational purposes? We often receive student applications together with portfolios that show works which have utilized our fonts.

It’s always a fun situation for the whole Studio.

What are your typographic inspirations? Everything and nothing.

a background in typography How many fonts do you use yearly?

We use about 50.

What do you think of the font market today? There are a lot of very interesting fonts out there.

However, there are also quite a few very similar fonts to be found on the market.

What is your “relationship” with fonts? There are a few fonts I really love but because of that I have to watch out that I don’t discriminate against new ones.

What do you think about today’s foundries? There are some really good ones and I like the fact that many of them are in Switzerland.

How often do you find yourself in need of a font to try but without buying it? Sometimes. But I try to use test versions offered by the foundries.

What is your policy regarding font samples? We have developed only a few fonts and those were done for special projects. In this sense we don’t have samples we can offer.

Do you know of any system for illegally downloading fonts? No. Do you have any tips?

Have you ever illegally downloaded a font to try and then eventually buy? No. I usually ask friends if they have the font and if I can try it. If I decide to use the font I then buy it.

What are your thoughts about students who use fonts obtained illegally for scholastic purposes?

It’s something I can understand given that some fonts are quite expensive.

What are your typographic inspirations? I like fonts that are developed by people without a background in typography since they offer new approaches.

What is the typographic project you have done that remains your favourite? The project for the Theaterhaus Gessnerallee.

What is the typographic work that you have done that remains particularly dear to you?

Our favourite project is always the next one.

What do you think about graphic design today? It looks more and more similar all over the world.

What do you think of graphic design today? Today anyone who has a laptop is a graphic designer. �

Do you think that the editorial world is dying? No, on the contrary.

It’s developing. �

65

Febbraio

2

VACANZE DI CARNEVALE: 2–10 marzo

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IT “Mi piacciono molto le bufale o le fake news perché sono lo specchio che mette a nudo i nostri pregiudizi, alla fine freghi le persone allo stesso modo o le convinci allo stesso modo in qualsiasi paese.”

Paolo Domenico Attivissimo è un giornalista, conduttore radiofonico e traduttore metà italiano e metà britannico. È conosciuto per il suo ruolo di debunking, rispetto alle più celebri teorie complottiste e alle “bufale informatiche”. Nel 2004 crea “Il Disinformatico”, uno dei dieci blog in italiano più influenti. Dal 2006 lavora su RSI Rete Tre come conduttore del programma radiofonico “Il disinformatico”. → Pages 70-71

cerca… search…

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Intervista a / Interview at Paolo Attivissimo di / by Federica Tobler e Beatrice Gorelli

cerca… search… search…

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Artichoke 15

cerca…

EN “I really love hoaxes or fake news because they’re the mirror that exposes our prejudices, at the end you fool people in the same way or you convince them in the same way in whatever country…”

Paolo Domenico Attivissimo is a journalist, a radio host and Italian translator. He is known for his debunking role with respect to the most well-known conspiracy theories and “informatic hoaxes”. In 2004 he created “Il Disinformatico” [The Disinformer], one of Italy’s 10 most influential blogs. Since 2006 he has worked on the RSI Network 3 as the host of the radio programme “Il disinformatico”. → Pages 70-71

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Come diventare detective antibufala: / How to become an anti-hoax detective:

cerca…

http://www.generazioniconnesse.it/site/_file/documenti/Comunicazione/Fake_news/Dispensa_Docenti_decalogo_bastabufale.pdf

Marzo

search…

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Artichoke 15 3 Is there the desire on the part of young people to “make it” online?

70

4 Doesn’t the quantity of stupid content not make the Internet less credible?

Now there’s the awareness that you have more opportunities if you

Internet is such a big space that there’s room for everything: for banalities, for specialized arguments and themes and for cultural events. If you try to transfer the demand onto traditional media then

want to emerge. Previously you knew that the channels for becoming

the fact that Gutenberg’s movable type can be used both for printing the Bible as well as for printing a book of gossip certainly doesn’t debase printing itself: reading remains in any case an extremely

famous and/or rich were very few. Now you can emerge by being a

elevated potential. If anything, it’s difficult to make a selection of content given the quantity of material to be found on the web. The YouTuber, by reviewing video games or quite simply by doing stupid

metaphor used at the beginning of Internet was: “I feel as if I’m trying to drink from a hydrant”. When you open the web you don’t

things, like video of the bare-chested boy who in throwing himself

understand where to begin from.

2 Il web ha consentito le stesse opportunità di visibilità?

I meccanismi di generazione della popo­ larità online sono drasticamente diversi rispetto a quelli del passato, prima dovevi avere uno sponsor, un mecenate, un colpo di fortuna, che ti permetteva di andare su una piattaforma di comunicazione di massa, 3 adesso ci sono altre possibilità, non ti serve C’è una volontà da parte dei essere un rapper, un politico o una persona ragazzi di sfondare online?

Ora c’è la consapevolezza che ci sono più famosa. Oltretutto non solo gli umani pos­ opportunità per emergere. Prima sapevi sono diventare famosi al giorno d’oggi. che i canali attraverso i quali diventare Maru, ad esempio, è un gatto giapponese famoso e/o ricco erano pochi, adesso si può che ha l’ossessione per le scatole ed i suoi emergere facendo lo Youtuber o recensendo video sono seguitissimi. Tali fenomeni li videogiochi, o semplicemente facendo troviamo anche in Ticino come il caso delle stupidaggini come il ragazzo che, a torso “Maldive di Milano”. nudo buttandosi addosso ad un cactus gigante, ha guadagnato milioni di visua­ lizzazioni. Il suo nome non viene ricordato ma il suo spettacolo online lo ha portato a guadagnare fama e soldi. against a giant cactus was viewed millions of times. His name isn’t

remembered but his online “show” earned him fame and money.

1 What part does the web actually play in people’s lives?

For a person today online activity is an inextricable part of daily life.

If in the online part we include applications like WhatsApp and other social networks then no one — or almost no one — is extraneous.

Today a distinction no longer exists between online and offline life. If

you don’t find yourself in a cloistered convent, if you’re not a hermit, you come into contact with these things in any case. The information

2 Has the web allowed the same opportunities of “visibility”?

we find online has a total weight in the lives of everybody. Even if we did decide to detach ourselves, the people who surround us draw

The mechanisms of generating online popularity differ drastically

upon internet information and so, in the end, it would be they who influence us.

1 Che parte prende nella vita delle persone il web?

Per una persona oggi l’attività online è una parte inestricabile della vita quotidiana. Se includiamo nella parte online applicazioni come Whatsapp e altri social network, nes­ suno o quasi nessuno ne è estraneo. Oggi non esiste più una distinzione fra la vita online e la vita offline. Se non sei in un convento di clausura, un eremita, ci vivi comunque a contatto con queste cose. Le informazioni che troviamo online hanno un peso totale nella vita di tutti. Anche se decidessimo di staccarci le persone che ci circondano attingono le informazioni da internet, quindi alla fine sarebbero loro a influenzarci.

from the mechanisms of the past. Previously you had to have a sponsor,

a “patron” or a stroke of good luck in order to get on a mass

communication platform. Now there are other possibilities. You don’t

need to be a rapper, a politician or a famous person. Moreover, not

only human beings can become famous today. For example, the videos

of Maru, a Japanese cat that is obsessed with boxes, are extremely

AAA

popular. We also find these phenomena in Ticino with the case of the

←

“Maldives of Milan”.

4 La quantità di contenuti stupidi non rende internet uno spazio meno credibile?

Internet è uno spazio talmente grande che c’è spazio per tutto. Sia per la banalità sia per gli argomenti di nicchia sia per l’evento culturale. Se si prova a trasferire la domanda sui media tradizionali il fatto 5 che i caratteri mobili di Gutenberg si pos­ Come si comportano i ragazzi sono usare sia per stampare la Bibbia sia davanti alle fake news o bufale? per stampare un libro di gossip non svilisce Vedo i ragazzi impreparati sull’argomento la stampa: la lettura rimane comunque un delle bufale, da un lato sono più vaccinati potenziale elevatissimo. Semmai è difficile all’idea che le cose che vedono online posso­ selezionare i contenuti vista la quantità di no essere fasulle rispetto agli adulti men­ materiale presente nel web. La metafora tre i bambini accettano tutto quello che usata agli inizi di internet era “mi sento vedono online. Chi non è nato con inter­net come se stessi cercando di bere da un idran­ in tasca ha troppa ingenuità nei confronti te”, quando si apre il web non si capisce delle fonti d’informazione, non riesce a ca­ da dove iniziare. pire la differenza di qualità. I più grandi 6 tra gli adolescenti cominciano a capire I ragazzi vanno a fondo per che quello che trovano su internet è arte­ scoprire la verità? fatto. Normalmente non ci si aspetterebbe Mi sembra che ci sia parecchia superfi­ una curva di questo genere. Da una parte cialità, questo vale per tutte le fasce d’età. hai giovanissimi che non riescono a difen­ È raro sentire qualcuno che è andato ad dersi, poi giovani adulti che capiscono di approfondire se non è una tematica stretta­ dover essere diffidenti, e poi hai gli adulti mente personale, soprattutto se c’è un’im­ che sono l’altra estremità della curva che magine. Quello che inganna è la fotografia. sono impreparati e si fidano troppo.

Alcune ricerche statunitensi segnalano che la maggior parte degli studenti è incapace di riconoscere una fotografia vera da una fotografia photoshoppata.

I see that young people are unprepared as regards the question of hoax­ es. On the one hand, and with respect to adults, they’re “vaccinated” to a greater degree that the things they see online can be fakes where­ as children accept everything they see online. The person not born with Internet in his or her “pocket” is too ingenuous regarding the information sources, not managing to understand the difference of quality. The older adolescents begin to understand that what they find on the Internet is artificial. One would normally not expect a “curve” of this kind. On the one hand you have the very young who don’t man­ age to defend themselves, then you have young adults who understand that they have to be diffident, and finally you have adults who are the other extreme of the “curve” and who are unprepared and trust each other too much.

5 How do young people react when faced by fake news or hoaxes?

Prejudices, ways of thinking, reactions and reflections are universal standards. You fool people in the same way or you convince them in the same way, irrespective of the country. In the final analysis it becomes a fine lesson of equality: it doesn’t matter what colour you are or what religion you belong to. In the end, if they tell you a joke about a mother-in-law you laugh anyway. Or if they show you the video of an animal you’re moved in some way — and perhaps they change the animal but the principle remains. I really like hoaxes or fake news because they’re a rather particular mirror that shows you how we are, what our prejudices are and to what extent we can be blind when faced by a reality even if we have it in front of our eyes. 

7 Are there differences in other cultures regarding hoaxes?

7 Ci sono delle differenze rispetto alle bufale nelle altre culture?

I pregiudizi, i modi di pensare, le reazioni e i riflessi sono standard universali. Freghi le persone allo stesso modo o le convinci allo stesso modo in qualsiasi paese. Alla fine diventa una bella lezione di uguaglianza: non importa di che colore sei, o a che reli­ gione appartieni, alla fine se ti raccontano una barzelletta sulla suocera ridi lo stesso o se ti mostrano il video di un animale ti commuovi, magari cambia l’animale ma il principio rimane. Mi piacciono molto le bufale o le fake news perché sono lo spec­ chio un po’ particolare che ti fa vedere come siamo fatti, quali sono i nostri pre­ giudizi, quanto possiamo essere ciechi di fronte ad una realtà anche se ce l’abbiamo davanti agli occhi. 

photograph from one manipulated using Photoshop. works point out that most students are incapable of recognizing a real What deceives or misleads is the photograph. Some American research tigate if it isn’t a strictly personal issue, above all if there’s a photograph. the age groups. It’s rare to hear about someone who has gone to inves­ It seems to me that there’s a lot of superficiality and this is true for all

6 Do youngsters fully investigate in order to discover the truth?

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intervista a / interview at: Paolo Domenico Attivissimo Marzo

Hoax Wanted

Bufala cercasi

one, twelv fifteen labours Fotografie: Simone Colombo, Cristina Pulfer e Teresa Caruso Testi: Simone Colombo

UNA, DODICI, QUINDICI FATICHE

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Artichoke 15

Le prove alle quali Ercole si sottopose durante il suo

IT

drammatico sentiero all’ascesa, sono metaforicamente le stesse che, oggigiorno, alle attuali condizioni, molti individui sono chiamati a compiere; ognuno di noi ha un “Ercole” dentro di sé e ognuno di noi deve superare le

della scrittrice britannica Agatha Christie, pone un chiaro parallelismo con il mito dell’antecedente omonimo Ercole, il quale vede l’investigatore sottoporsi a dodici ultimi casi che alludono in maniera simbolica alle fatiche del semidio. Il tutto avviene in un momento delicato e ben preciso della vita di Poirot: Il tramonto della sua

carriera investigativa.

Questa analogia storico/mitologica inevitabilmente porta a una riflessione sulla ricorrenza dello stereotipo di gene­

re che si ripropone costantemente nelle varie epoche, tenendo conto del contesto socio/culturale; lo ritroviamo anche in ambito didattico, durante il percorso formativo.

La tematica ha permesso di sviluppare un repertorio sulla figura di Ercole che ripercorre le varie epoche, abbrac­ ciando ogni forma artistica.

to achieve the “prefixed” goal. The famous novel titled The Labours of Hercules by the British crime writer Agatha Christie, treating the last twelve investigations

by Hercule Poirot, clearly poses a parallel with the myth of the more famous mythical Hercules. The stories by Christie sees the investigator subjected to his last twelve cases that in a symbolic way allude to the labours of the legendary →

medesime fatiche per raggiungere la meta prefissata.

The labours that Hercules is subjected to for his ascent through his dramatic accomplishments are metaphorically the same which today many people — in the conditions in which we find ourselves — are called upon to undertake. Each one of us embodies a “Hercules” and everyone of us must overcome the same labours in order ↓ Il celebre romanzo “Le dodici fatiche di Hercule Poirot”,

ve, n s EN

demigod. This all takes place in a both delicate and very precise moment of Poirot’s life: the “fading glory” of the man’s investigative career. This historical/mythological analogy inevitably leads to a reflection regarding the recurrence of the stereotype of the genre in varying historical periods, constantly reproposed bearing in mind the socio-cultural context of the day. We also come across it again within the didactic sphere during our own formative path. And the theme has allowed — and authorized — the development of a repertoire with regards to the figure of Hercules that runs through the ages, embracing every artistic form.

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one book two books three books four bo oks five books six books seven books eight books nine bo oks ten books eleve books twelve books thirteen books four teen books fifteen books‌ 75

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one two three four Kn five 80

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one pen two pens three pens four pens five pens six pens s

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thirteen pens fourteen pens fifteen pens sixteen pens seve

teen pens eighteen pens nineteen pens twenty pens twentyon

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fourtyone pens fourtytwo pens fourtythree pens fourtyfour

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Marzo

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Marzo

please

attentio 88

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on 89

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Artichoke 15

repertorio artistico sulla figura mitologica di Ercol e / artistic repertoire on the mythological figure of Hercules / repertorio artistico sulla figura mitologi

Ercole / artistic repertoire on the mythological figure of Hercules / repertorio artistico sulla figura mitologica di Ercole / artistic repertoire on the mythological figure of

Cinema / Cinema Ercole e la regina di Lidia, di Pietro Francisci, 1960 Maciste contro Ercole nella valle dei guai di Mario Mattoli, 1961 Ercole di Werner Herzog, 1962 Ercole a New York di Arthur Allan Seidelman, 1970 Ercules, Walt Disney Pictures di Ron Clements e John Musker, 1997

Scultura / Sculpture Antonio Canova, 1795—1815 PITTURA / PAINTING Tintoretto, 1575—1580 Annibale Carracci, 1596 Pieter Paul Rubens, 1603, 1636 — 38, 1638 RADIO DRAMMA / RADIO DRAMA Herkules und der Stall des Augias di Friedrich Dürrenmatt, 1954 MUSICA / MUSIC Hercules, Oratorio di Händel, 1745 TEATRO / THEATER Le Rane di Aristofane, 405 a.C. Gli uccelli di Aristofane, 414 a.C

Hercules / re pertorio arti stico sulla f 91

igura mitologica stic repertoire o thological figure

Marzo

ca di Ercole / artistic repertoire on the mythological figure of Hercules / repertorio ar tistico sulla figura mitologica di Ercole / artistic repertoire on the mythological figur e of Hercules / repertorio artistico sulla figura mitologica di Ercole / artistic reperto

Letteratura / Literature Hercules Oetaeus, Seneca, primo sec. d.C Hercules Furens, Tragedia di Euripide, 423 a.C Le Trachinie, Tragedia di Sofocle, 440 a.C. De laboribus Herculis, Salutati, 1338—91 Il poema, Ercole, Giraldi Cinzio, 1557 Hercule mourant, di J. Rotrou, 1634 Le fatiche di Hercule, Agatha Christie, 1947 Le fatiche di Ercole, Alice Bailey, 1973

la DIE MISS and School Miss an School

Testi: Ludovico Fantoni e Sara Borghi

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ETA and MR. chool nd Mr. l’s Diet 93

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DIE MISS and School Miss an School Artichoke 15

ETA di and MR. chool nd Mr. l’s Diet Fotografie: Sara Borghi, Matteo Taddei e Kerem Türkyilmaz

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La formula dello studente L’alimentazione di uno studente è nota per essere irregolare e poco salutare, soprattutto in periodo di esami. Seguendo piccoli accorgimenti è possibile intraprendere un’alimentazione sana e produttiva per lo studio.

1 + 2 + 3 + 4

Cosa fare e cosa non fare per avere una buona memoria: non eccedere nelle calorie, non eccedere nei grassi e negli zuccheri.

L’assunzione di grassi animali diminuisce l’efficienza delle cellule nervose peggiorando le capacità di apprendimento e mnemoniche.

Mangiare frutta e verdura.

Determinate sostanze come vitamine e minerali sono alimenti che proteggono i neuroni dallo stress, si trovano prevalentemente nei vegetali.

Mangiare integrale e pesce.

Il pesce fa bene alla memoria non per il fosforo come si crede, bensì per una componente degli Omega 3, il DHA, grazie a una forte azione antinfiammatoria e antiossidante.

È un elemento fondamentale per le funzioni cognitive del cervello, in egual modo lo sono il magnesio, lo zinco e il ferro, senza i quali aumenta la difficoltà nel concentrarsi e la resistenza alla fatica mentale.

Per chi preferisce una colazione salata, un uovo o due fette di prosciutto sono l’ideale. Il pranzo dovrà essere ben equilibrato con la cena, per alternare carboidrati e proteine. Per esempio? Un piatto di pasta al pomodoro con una bella insalata mista a pranzo e un primo leggero, come una crema di verdure, e un secondo a base di pesce o carne bianca a cena.

Oppure viceversa, con proteine a pranzo per rimanere più tonici nel pomeriggio e carboidrati alla sera per rilassarsi.

Per quanto riguarda gli spuntini?

Frutta, yogurt o pane sono le scelte predilette. Ad accompagnare il tutto, dormire bene è essenziale per una buona riuscita nello studio. �

Il menu dello studente IL MENU DELLO STUDENTE: Iniziare la giornata con una buona colazione, poiché migliora le prestazioni intellettuali rispetto a chi non la consuma e consente di non arrivare affamati a pranzo, evitando un accumulo di assunzione di cibo che crea sonnolenza.

Una colazione completa? È composta da frutta, latte e cereali, oppure pane integrale e marmellata.

The student’s formula EN

The nutrition or eating habits of a student are known for being irregular and not very healthy, above all during exam periods. By following minimal choices it’s possible to follow nutritional guidelines that are healthy and productive for study.

What to do and what not to do in order to have a good memory: don’t exceed in calories; don’t exceed with the intake of fats and sugars.

The consumption of animal fats decreases the efficiency of nerve cells, in this way deteriorating both learning and mnemonic abilities. eat fruit and vegetables.

Certain substances such as vitamins and minerals are food elements that protect neurons from stress. These are found prev­ alently in vegetables.

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eat integral foods and fish.

Fish is good for the memory, not due to the phosphorus it contains (as is widely be­ lieved) but thanks to a component of its var­ ious Omega 3 substances (in this case the DHA) which is a strong anti-inflammatory and antioxidant agent. It is a fundamental element for the brain’s cognitive functions, something that also applies to magnesium, zinc and iron without which one has an in­ crease in the difficulty of concentrating but elements which also increase resistance to mental fatigue.

The student’s menu: Begin the day with a good breakfast as it improves intellectual performance with respect to those who do without this meal.

This allows the student to arrive at lunch­ time without feeling “famished”, hence avoiding the accumulation of foodstuffs that creates drowsiness. A complete break­ fast? It’s composed of fruit, milk and cere­ als, or else whole-wheat bread and jam/ marmalade. For those who prefer a “salty” breakfast then an egg or two thin slices of cured ham (prosciutto) are ideal. Lunch must be equilibrated with dinner in order to alternate carbohydrates and proteins.

Artichoke 15

An example: a plate of pasta with a tomato sauce together with a mixed salad at lunch­ time and a light first course such a cream of vegetables and a second course made up of fish or white meat for dinner. Or vice versa, with protein at lunchtime in order to remain more tonified during the afternoon with carbohydrates in the evening in order to relax. And those snacks? Fruit, yogurt or bread are those to prefer. However, all of the above should be accompanied by sleep­ ing well, something which is essential if the student wants to study efficiently. 

Non eccedere nelle calorie

1

2

Mangiare frutta e verdura Mangiare integrale e pesce

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a

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Non eccedere nei grassi e negli zuccheri 97

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La formula della salute Dash Diet e TLC Diet sono le migliori diete raccomandate dai National Institutes of Health (NIH) e selezionate fra le più efficaci per la salute, poichè il loro obiettivo non è la perdita di peso quanto piuttosto la perdita di colesterolo

TLC Qual è la dieta DASH? Questa dieta è raccomandata non solo per aiutare gli utenti ad abbassare la pressione alta ma anche per perdere peso.

Qual è la dieta TLC? Usando questa dieta, si può avere un miglior punteggio di colesterolo in appena otto settimane. Questa dieta è eccellente da seguire per coloro che hanno problemi di salute del cuore o hanno una storia familiare di malattie cardiache.

Qualè la dieta migliore?

Se l’obiettivo è quello di perdere peso, la dieta DASH è quella più indicata. Con questa dieta hai le scelte alimentari chiaramente definite e ottieni più indicazioni su ciò che dovresti e non dovresti mangiare.

La dieta TLC è migliore per le persone che desiderano avere un aiuto per controllare il loro colesterolo. Il piano alimentare previsto elenca il gruppo di alimenti, gli importi di servizio e le dimensioni della porzione, ma non entra nel dettaglio.�

VS

the formula of health EN

The DASH and TLC diets are the best ones recommended by the National Institutes of Health (NIH) and selected from the most effective ones for health given that their objective is not loss of weight but the decrease in cholesterol levels.

WHAT IS THE DASH DIET? This diet is recommended not only to help people lower their blood pressure but also for losing weight.

DASH 99

WHAT IS THE TLC DIET? By using this diet one can achieve a better cholesterol level in only eight weeks. This diet is an excellent one to follow for those people who have heart problems or who have a family history of heart diseases.

WHICH DIET IS BETTER? If the objective is to lose weight then the DASH diet is recommended. With this diet you have clearly definite nutritional choices and you also obtain more indications regar­ ding what you should and should not eat.

The TLC diet is better for those people who want help in controlling their cholesterol.

The nutritional plan here lists the group of foodstuffs, the service factors and the portion sizes although it does not enter into details. 

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La dieta nel mondo della moda IT

Greoanti Yolkan XXXXXXXX XXXXXX è una ragazza londinese di 27 anni, che alla giovane età di 15 anni venne ingaggiata da un ente per inserirla nel mondo della moda. Come molto spesso accade, rimane scottata dalla brutalità di ciò che la circonda entrando in un circolo vizioso, quello dell’anoressia. Dopo un’estenuante lotta contro la malattia durata sette anni, finalmente la sconfigge e ora denuncia ciò che accade nel retroscena della moda, in quel mondo a cui tanti ambiscono.

“niente fianchi, senza seni, quasi come un ragazzetto”

Diet in the fashion world EN

XXXXXXXX XXXXXX Greoanti Yolkan is a 27-year-old young woman from London who at the age of 15 was hired to work in the fashion world. As very often happens, her life was practically “ruined” by the brutality of what surrounded her with the result that she ended up in the vicious circle of anorexia. After a grueling battle against this condition which lasted seven years she finally won her “fight”. She now publicly exposes what happens behind the scenes in the fashion world, in that world where so many young people want to be part.

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IT C’è una differenza nel mondo della moda tra uomini e donne? Sì, le donne devono avere un certo tipo di corpo: niente fianchi, senza seni, quasi come un ragazzetto.

Gli uomini sono più variabili: o devono essere muscolosi e palestrati, oppure emaciati come le donne.

Ti sentivi a tuo agio con le altre modelle o c’era competitività tra di voi? C’è sempre competitività quando ci sono centinaia di ragazze che vogliono avere il solo lavoro a disposizione e quando tutte sembrano uguali.

Chi o che cosa ti ha indotta a curarti dall’anoressia?

Fui costretta a farmi ricoverare in ospedale dopo essere stata visitata dal mio medico di base, una dottoressa che riscontrò l’urgenza del mio caso. Non potevo lavorare, non potevo né mangiare né bere. Ero molto infelice.

Sapevo che avevo bisogno d’aiuto. Sapevo che altrimenti sarei morta. � EN Is there a difference in the fashion world between men and women? Yes. Especially women have to have a certain type of body: no hips, without breasts, almost like a young boy. Men are more variable. Either they have to be muscular and gymnasium toned or else emaciated like the young women.

Did you feel at ease with the other female models or was there competition between you? There’s always competi­ tiveness when there are hundreds of girls who want to have the only job available and when all the others seem the same.

Who or what induced you to cure yourself from your state of anorexia? I was forced into hospital by my General Practitioner after having been visited by my family doctor: she recognized the urgency of a recovery.

I couldn’t work, I could neither eat not drink. And I was very unhappy. I knew that I needed help. I knew that otherwise I was going to die. � 105

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VACANZE DI PASQUA: 19–28 aprile, 22 aprile: Lunedì di Pasqua

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La ginnastica di Miss & Mr.

Fotografie: Giulia Piccolo, Elsa Napolitano e Selene Rezzonico di Miss di Miss

school Interviste: Giulia Piccolo e Elsa Napolitano 108

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& Mr. & Mr. & Mr. Miss Miss Miss di Miss

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doppio Una lama a doppio taglio doppio taglio Intervista a: Giovanni Morini e Romy Eggimann

GIOVANNI MORINI, nato a Como il 2 febbraio 1995, gioca­ ROMY EGGIMANN nasce a Sumiswald il 29 settembre 1995 tore di hockey su ghiaccio italiano. ed è una giocatrice di hockey su ghiaccio svizzera.

Cresciuto nelle giovanili dell’Hockey Como e del Real Torino HC si trasferisce poi sulle rive del Ceresio a Gioca per il Ladies Team dell’Hockey Club Lugano, squa­ 16 anni. dra femminile della Lega Nazionale A, e per la Nazionale Con la sua bravura inizia giocando per il Juniores Elite dell’HC Lugano, ove, dopo una stagione convincente con Svizzera di hockey femminile. Ha vinto una medaglia il ruolo di capitano, viene promosso in prima squadra. di bronzo rappresentando la nazionale alle Olimpiadi Milita attualmente come attaccante per l’Hockey Club Lugano (Lega Nazionale A) e per la Nazionale Italiana.

Mondiali Invernali del 2014 di Sochi.

Entrambi studenti, ma soprattutto, giocatori dell’Hockey Club Lugano. Ci raccontano come, nella vita di tutti i giorni, da giocatori professionisti, riescono a conciliare scuola e sport, ma anche la loro personale esperienza tra gioie e sacrifici.

Com’è visto oggi lo sport tra i giovani?

G Ho sempre visto nello sport l’ambiente meritocra­ R È difficile esprimere un parere, ci sono giovani tico per eccellenza dove la competizione spinge ognuno a cui piace praticare sport o viverlo in tribuna mentre a migliorarsi e ogni risultato deriva da impegno e lavoro. altri hanno interessi diversi.

Conciliare sport e scuola, ci sono delle agevolazioni a livello professionistico?

G Conciliare sport e scuola non è sempre facile: R Faccio sport a livello agonistico ma non sono una l’uno toglie inevitabilmente tempo all’altro ed entrambi professionista, è il mio hobby. necessitano di dedizione per eccellere. Personalmente ho avuto maggiori difficoltà a conciliare le due attività Oltre all’hockey lavoro in una fiduciaria e allo stesso durante il liceo perché confrontato con una non indole sempre accomodante da parte di alcuni e dall’obbligo di tempo, due/tre sere a settimana, frequento il terzo anno frequenza delle lezioni. Non era per niente facile presen­ ziare alle lezioni dopo essere tornati a notte fonda da una scolastico per ottenere il diploma di Specialista in finanza trasferta. All’università invece riscontro meno problemi sotto questi aspetti, ma è comunque dura conciliare uno e contabilità con attestato professionale federale e pur­ studio continuo e approfondito agli impegni dovuti allo sport professionistico. troppo non ci sono agevolazioni.

Come ci riuscite al meglio?

Ci riesco facendo inevitabilmente sacrifici e non R Non è sempre facile gestire la situazione, ci sono periodi in cui lo sport mi impegna molto di più della scuola, altre volte invece è il contrario, cerco sempre concedendomi tanto tempo libero quanto mi piacerebbe. di fare il possibile per conciliare il tutto al meglio. Per esempio a fine stagione, abbiamo più tempo libero e Inoltre ho sempre avuto la fortuna di avere ottimi com­ sfrutto quei momenti per recuperare al meglio il pro­ gramma scolastico, mentre durante l’anno quando non pagni di corso all’università che mi hanno aiutato in più posso partecipare alla lezione per via dello sport, ci sono i compagni di scuola che mi aggiornano sugli argomenti di un’occasione. trattati durante la lezione.

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La lezione di sport a scuola, quanto è importante?

G Io direi che la lezione che impartisce lo sport è R L’ultima volta che ho fatto sport a scuola era alla fondamentale: la dedizione e il lavoro continuo portano a scuola media, a quel tempo era più un divertimento / risultati e quindi a soddisfazioni. Soprattutto per bambini gioco non era ritenuto molto importante, poi quando ho e ragazzi è un’importantissima lezione su cui basare poi frequentato la SPSE Tenero ogni sportivo si allenava per la propria crescita umana. la propria disciplina.

Ha un rito scaramantico prima di ogni allenamento o prima di una partita o una prova? Ne ha uno simile anche per l’ambito didattico, magari prima di un esame?

G Non sono per niente superstizioso e quindi non R Prima di ogni partita, la concentrazione è alta, ascolto una determinata canzone, mi rilasso quei tre ho alcun rituale scaramantico ne prima di una partita minuti poi sono pronta andare sul ghiaccio. Anche pri­ ma di un esame, mi rilasso ascoltando la musica, per non ne per un esame scolastico. essere agitata.

Cosa ne pensa del tema della battaglia per la parità dei diritti tra uomini e donne nello sport?

Penso che già il semplice riferirsi nel 2017 a “la R Nell’hockey la disciplina maschile e femminile sono due pianeti completamente diversi, loro sono tutti battaglia per la parità dei diritti tra uomini e donne nello professionisti mentre per noi donne è molto diverso, sport” sia una sconfitta della nostra società in quanto oltre allo sport si lavora o si studia. Lo sport è il nostro hobby, facciamo tanti sacrifici per conciliare il tutto e dovrebbe essere normale che tutte le persone abbiano i ci vuole forza di volontà per poter fare ciò che ci piace e medesimi diritti indipendentemente dal sesso e al di là l’unica cosa che ci ripaga sempre sono le soddisfazioni dello sport. che riusciamo a raggiungere a livello sportivo.

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Ha mai assistito o subito atti di disparità nel sport o nello studio a causa del tuo sesso?

Per quanto mi riguarda non ho mai assistito ad R Tutte le ragazze che giocano a hockey hanno inizia­ to a giocare con i maschi. Io non ho mai avuto alcun proble­ ma, mi hanno sempre trattato bene, però ho sentito che atti di disparità nelle società in cui ho giocato e neppure per altre compagne più giovani non è sempre stato così.

Subire la disparità nello sport a causa del proprio sesso, ad nelle scuole che ho frequentato.  un’età giovane, non credo che sia facile ed è scoraggiante.  G

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A double-edged blade

Interview at GIOVANNI MORINI and ROMY EGGIMANN GIOVANNI MORINI was born in Como on the 2nd of February 1995. He’s an Italian ice hockey player.

He grew up in this sport while playing for the Hockey Como and Real Torino HC youth teams. He then moved on to Ceresio (Lugano) when he was 16.

Thanks to his bravura he began to play for the Juniores Elite of HC Lugano where after only one convincing season he was promoted to the senior team with the role of Captain.

At the moment he plays as a striker for the Hockey Club Lugano (National A League) and for Italy’s national team.

ROMY EGGIMANN was born in Sumiswald (in the Bern Canton) on the 29th of September 1995 and is a Swiss ice hockey player.

She plays for the Ladies Team of the Hockey Club Lugano (the female team of the National A League) and for the Swiss national ice hockey team.

She won a bronze medal playing for Switz­ erland in the 2014 Sochi World Olympic Winter Games.

Both are students but are, above all, players of the Hockey Club Lugano. They told us how in day-to-day life, as professional players, they manage to reconcile school and sport. Although they also told us about their personal experience with their joys and sacrifices.

How is sport seen today among youngsters?

R It’s difficult to express an opinion.

There are young people who really like to practice sport or else experience it in the stadium whereas there are youngsters who have different interests.

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G In sport I’ve always seen the meritocratic environment par excellence in which the competition urges each person to improve and in which every result is the result of hard work and commitment.

Reconciling sport and school… are there facilitations at a professional level?

R I practice sport on an agonistic level but I’m not a professional. It’s my hobby.

Besides hockey I work in a trust and at the same time — two/three evenings a week — I attend the third school year in order to ob­ tain the diploma as a Specialist in Finance and Accounting with a Federal professional certificate. There aren’t facilitations.

G Reconciling sport and school isn’t always easy. The one inevitably takes time away from the other. Both need dedication in order to excel. Personally speaking I had the greatest difficulty in reconciling them during my time at secondary school because I was faced by some who weren’t very helpful, combined with the obligation of the lessons.

It wasn’t at all easy to take part in the lessons after having returned from a match in the middle of the night. At University, instead, I have less problems in this respect. How­ ever, it’s hard to reconcile continuous and in-depth study with the demands of profes­ sional sport.

How well do you manage?

R It’s not always easy to handle the situation. There are periods during which sport involves me much more than school.

But at times also the contrary is true.

I always try to do what I can to reconcile everything as well as possible. For example, at the end of the season we have more free

time and I exploit these periods in order to recoup what I’ve missed in the school programme. During the year, on the other hand, when I can’t take part in the lessons due to my sports commitments there are school companions who keep me up to date about the subject matter dealt with in the lessons.

G I manage but inevitably thanks to sacrifices on my part and by not taking all the free time I would like. Moreover, I’ve always been lucky enough to have university course companions who have helped me on more than one occasion.

How important is the sports lesson at school?

R The last time I did sport at school was when I attended secondary school.

Back then it was considered more as being play or a game. It wasn’t considered very important. Then when I attended the SPSE Tenero every sports person trained for his or her discipline.

G I’d say that the lesson taught by sport is fundamental. The dedication and the continuous work lead to results and consequently to satisfaction. Above all for children and boys and girls it’s a very im­ portant lesson on which to later base your growth as a human being.

Do you have a “good luck” rite you carry out before every training session, match or trial? Do you have a similar one also for school, perhaps before an exam?

R My concentration is very intense before every match. I listen to a certain song, I relax for those three minutes and then I’m ready to go onto the ice. Also before an exam I relax by listening to music so as not to be “on edge”.

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G I’m not at all superstitious and so I don’t have any “good luck” rite, neitherbe­ fore a game nor before a school examination.

What do you think of the question of the battle per equal rights between men and women in sport?

R In hockey the male and female disciplines are two completely different planets: they are all professionals whereas for we females it’s very different: besides sport one works or studies. Sport is our hobby. We make so many sacrifices in order to reconcile everything and you really need will power to be able to do what you like… and the only thing that always repays us is the satisfaction we manage to achieve on the sports level.

G I think that the simple reference in 2017 to “the battle for equal rights be­ tween men and women in sport” is a defeat on the part of our society insofar as it ought to be normal that every person has the same rights, irrespective of one’s sex and above and beyond sport itself.

Have you ever witnessed or undergone acts of disparity in sport or in your studies due to being either a male or a female?

R All the girls who play hockey be­ gan to play with males. I’ve never had any sort of problem at all. They’ve always treat­ ed me well. However, I have heard that other younger companions haven’t been so lucky.

To undergo disparity in sport due to your sex, and at a young age, I don’t think is at all easy. And it’s discouraging.

G As far as I know I’ve never wit­ nessed acts of disparity in the clubs I’ve played for and not even in the schools I’ve gone to. 

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La superstizione e i riti scaramantici fanno parte della nostra cultura. Molti di noi ne hanno di propri e particolari e anche i più scettici, alla fine, ogni tanto si lasciano convincere da vecchie tradizioni e usanze.

In questo articolo scoprirete i riti portafortuna più usati (ma anche i più particolari) da atleti e studenti prima di una gara o di un esame.

Preghiere alla dea bendata: riti e portafortuna che ci salvano la vita Un famoso rituale sportivo della storia riguarda la squa­ dra di rugby neozelandese, gli All Black, che ad ogni par­ tita, dopo gli inni nazionali, effettuano la Haka, una danza tipica del popolo Maori, l’etnia originaria della Nuova Zelanda, per intimorire gli avversari.

Agli Europei del 2016 abbiamo assistito al rituale di vit­ toria della squadra islandese: i calciatori hanno esultato insieme ai tifosi intonando un “geyser sound”, un coro contornato dal battito di mani.

Nell’ambito scolastico possiamo trovare rituali molto

Il portiere scozzese Alan Rough, classe 1951, prima di entrare in campo, eseguiva in ordine questi riti: • non radersi prima della gara; • non dimenticare l’anello portachiavi a forma di cardo; • portare in campo una vecchia pallina da tennis; • mettersi in tasca una scarpetta da calcio in miniatura; • portare una piccola maglia a forma di stella; • usare sempre il gancio numero 13 negli spogliatoi; • indossare la maglia numero 11 sotto la numero 1; • far rimbalzare tre volte il pallone nel corridoio che porta al terreno di gioco; • calciare il pallone nella rete vuota; • soffiarsi il naso più volte possibile durante la gara.

simili: studenti che ascoltano una determinata canzone in modo da colpire la paura e sentirsi invincibili (“We

Lo stesso, a fine della sua carriera sportiva, ammise che viveva nel terrore di scordarsi una parte del proprio rito.

Anche questo genere di rituale ossessivo/compulsivo

will rock you” dei Queen è sicuramente la più gettonata). va tra la maggiore a scuola: bisogna essere il primo ad Michael Jordan è “il più grande giocatore di pallacane­ stro di tutti i tempi”. Ha giocato per la maggior parte della sua carriera nella squadra dei Chicago Bulls e ammise che, per tutta la sua carriera, indosso i pantaloncini del­ la sua università del Nord Carolina sotto la divisa uf­ ficiale della sua squadra, mentre il motociclista Marco Lucchinelli, nel 1981, vinse il mondiale indossando sotto la tuta camicia e cravatta.

entrare in classe, posizionarsi in un determinato banco

e posizionare il proprio amico di fianco a se, disporre

tutto il necessario nel posto che gli spetta sul banco. Mai Molti studenti usano come amuleti i vestiti, molti predi­ dimenticarsi della penna fortunata. ligendo abiti nuovi e mai messi, mentre altri indossando la propria maglietta fortunata, mai neanche mai lavata per non cancellare le sue doti magiche.

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Chiunque può inventarsi il proprio porta fortuna, sta a te scegliere se essere classico o originale.  Artichoke 15

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Prayers to Lady Luck: rites and lucky charms that save our lives

Superstition and connected rites form part of our culture. Many of us have our own and particular ones. And also the most skeptical of us — from time to time — allow ourselves to be convinced by old traditions and customs.

In this article we’ll discover the most popular — although also the most particular — “lucky charms” (or talismans) used by ath­ letes and students before a race or an examination.

A historically famous sports ritual is the one used by the New Zealand rugby team, the All Blacks, which on the occasion of every match and following the national anthems carry out the Haka, a dance typical of the Maori people, the original ethnic group of New Zealand. The “dance” was used to frighten and threaten their adversaries.

At the 2016 UEFA European Championship we saw the victory ritual of Iceland: together with their fans we saw the football team exult by chanting a “geyser sound” accom­ panied by hand clapping.

In the scholastic sphere we can find very similar rituals: students who listen to a certain song in order to ward of fear and feel invincible (“We will rock you” by the Queen is definitely the most popular).

Michael Jordan is “the greatest basketball player of all time”. For most of his career he played for the Chicago Bulls, admitting that for the duration of his career he wore the shorts of his University of North Carolina un­ derneath the official sportswear of his team.

On the other hand, the motorcyclist Marco Lucchinelli in 1981 won his world title while wearing a shirt and tie under his racing gear.

A lot of students use clothing as lucky charms, many preferring to use new and never-worn clothes whereas others wear their “fortunate” T-shirt — never but abso­ lutely never washed so as not to cancel its magical powers.

The Scottish goalkeeper, Alan Rough, born in 1951, before entering the field used to car­ ry out these rites in the following order: • never shave before a match; • never forgetting his thistle-shaped key ring; • take on field an old tennis ball; • put in his pocket a miniature football boot; • wear a small vest in the form of a star; • always used the number 13 peg in the dressing-room; • wear the number 11 shirt under his number 1;

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• bounce the ball three times in the corridor that led to the field; • kick the ball into the empty net; • and blow his nose as often as possible during the match.

But even so, at the end of his sports career he admitted that he lived in terror of forget­ ting even only one part of his ritual.

Also this kind of obsessive/compulsive ritual is very popular at school: it’s necessary to be the first to enter the class, you have to sit at a certain desk and make sure your friend is next to you. And you have to arrange everything you need in its right place on the desk. Never forget your lucky pen.

Anyone can invent his or her own lucky charm — it’s simply up to you to choose whether to be classical or original. 

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Fotografie “vacanze scolastiche”: Federica Tobler, Beatrice Gorelli e Govinda Mahadawoo

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VACANZE ESTIVE 2019: 15 giugno – 2 settembre, 1° agosto: Festa Nazionale, 15 agosto: Assunzione

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Intervista a Vera Gheno, di Federica Tobler e Beatrice Gorelli

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Uno dei momenti più attesi nella vita di uno studente è proprio la cerimonia di Bachelor. Perché non immortalare i vari momenti che la precedono/seguono? Si tratta di un articolo suddiviso in tre capitoli principali: preparazione, cerimonia e party.

Abbiamo scelto delle persone da intervistare che incarnassero il ruolo di mister nella loro attività, o che semplicemente hanno partecipato ad un concorso di Mister nel corso della loro vita: MATTEO PELLI, conduttore televisivo e radiofonico, MIRKO STEPHANI, ex partecipante a Mister Svizzera negli anni ‘90, e i BLUES BROTHERS, una coppia radiofonica di Radio3i.

Ceremon EN

One of the most anticipated moments in a student’s life is the Bachelor ceremony.

Why not immortalize the various moments that precede/follow? It is an article divided into three main chapters: preparation, ceremony and party.

We have chosen people to interview who incarnate the role of coach in their activities, or who simply participated in a Mister contest during their lifetime: MATTEO PELLI, television and radio host, MIRKO STEPHANI, former participant in Mister Switzerland in the 90s, and the BLUES BROTHERS, a radio couple of Radio3i.

Fotografie: Giulia Paglia, Lucia Chiesa e Silvia Sabogal Interviste e testo: Giulia Paglia e Lucia Chiesa 128

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CONSIGLI RADIOFONICI I nostri intervistati sono stati MICHAEL CASANOVA e MAXIMILIANO BONIFAZZI, noti come i “Blues Brothers”, una coppia radiofonica che intrattiene gli ascoltatori tutte le mattine su Radio3i.

Li abbiamo scelti proprio per la loro spontaneità nel trattare qualsiasi tipo di argomento e sopratutto per il loro carisma.

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COME AFFRONTARE TRE ANNI DI BACHELOR ESPLOSIVI? Assicuratevi di avere una bella miccia lunga.

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COME SUPERARE L’ANSIA DA TESI/ESAMI? Inutile avere ansia per un esame, non sempre se qualcosa va male è necessariamente negativo, infatti Osho dice: Se cade penna, non è mano che perde, ma è terreno che guadagna.

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COME SUPERARE IL BISOGNO DI DORMIRE? E COME ELIMINARE LE BORSE SOTTO GLI OCCHI SEMPRE PRESENTI? Tenete sempre con voi uno zaino con dentro un termos di caffè. Così eviterete le borse e resterete svegli.

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Un traguardo Pellis IT

Intervista a / Interview at Matteo Pelli

Questo articolo riporta un’intervista fatta ad un esponente di una comunità, il quale ci ha raccontato la sua esperienza universitaria e post, inserendo le sue emozioni e sensazioni provate durante quegli anni di studio.

Non penso che nella vita si possa immaginare di fare questo o quello,

HA MAI FREQUENTATO UN’UNIVERSITÀ O CONSEGUITO UN BACHELOR? Ho intrapreso un cammino artistico, frequentando la CSIA ed in seguito l’accademia di Brera a Milano.

Un percorso non facilissimo visto che nel frattempo presentavo un programma in televisione.

COME È RIUSCITO A CONCILIARE STUDIO E VITA PRIVATA DURANTE QUESTI ANNI? Ero giovane (quando uno comincia una frase così è la fine) avevo molta voglia di fare e i viaggi a Milano per poi rientrare di corsa in Ticino non mi pesavano. Quando hai vent’anni fai cose che quasi vent’anni dopo rivedi con il sorriso chiedendoti “ma come facevo???”.

il destino ti porta a delle opportunità che puoi decidere di cogliere oppure no.

HA QUALCHE RICORDO O ANEDDOTO DA RIFERIRCI RIGUARDO LA SUA ESPERIENZA UNIVERSITARIA/POST UNIVERSITARIA? Il mio aneddoto è piuttosto semplice, ho finito con un record di anni fuoricorso difficilmente battibile, visto che conciliare il tutto nel tempo diventava complicato. Uno svizzero che detiene il record di anni fuoricorso a Milano, fa abbastanza ridere.

COM’È STATA LA SUA CERIMONIA DI LAUREA? COME HA FESTEGGIATO DOPO AVER RICEVUTO IL DIPLOMA? Alla laurea c’era solo Eleonora, mia moglie.

Non l’abbiamo detto quasi a nessuno, ho comunicato dopo con una festa in giardino che “finalmente… era fatta!” Poi siamo partiti per un meraviglioso viaggio di 100 giorni in Asia.

SI SAREBBE MAI ASPETTATO DI INCARNARE UN RUOLO COSÌ IMPORTANTE NEL SUO MONDO LAVORATIVO? Non penso che nella vita si possa immaginare di fare questo o quello, il destino ti porta a delle opportunità che puoi decidere di cogliere oppure no.

Uno ci può sperare, può lavorare bene per avvicinare i suoi sogni ma poi… certe cose accadono quasi per caso. Tornando a me direi che non me l’aspettavo ma che non l’ho nemmeno mai cercato, quindi sono comunque e sempre pronto a farmi stupire ancora (e sempre) dalla vita. ↗ 144

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COME SONO CAMBIATI I RAPPORTI CON LA GENTE CHE LA CONOSCEVA PRIMA DEL SUO ESORDIO? Come in una qualsiasi vita che cambia e va avanti, alcuni legami sono ancora più forti, altri meno.

Gli amici, le persone che contano, sono sempre quelli, e più passa il tempo più il rapporto si fortifica.

La nostra ultima domanda è stata una domanda di routine, ma Pelli ha saputo rispondere con grande conforto per tutti noi futuri laureati: HA QUALCHE CONSIGLIO DA DARE AI FUTURI LAUREATI DELLA SUPSI? Non bisogna smettere di sognare, non bisogna buttarsi giù per qualche porta chiusa, bisogna rialzare la testa sempre e guardare al mondo sorridendo. Per chi ha idee e voglia di fare, malgrado le difficoltà lavorative (oggettive) di questo periodo, secondo me c’è sempre posto. �

Non bisogna smettere di sognare, non bisogna

buttarsi giù per qualche porta chiusa,

bisogna rialzare la testa sempre e guardare al mondo sorridendo.

MATTEO PELLI (conosciuto come “Pellissimo”), il nostro intervistato, è noto per la sua fama televisiva e radiofonica e proprio grazie a questo suo mestiere è stato in grado di rispondere alle nostre domande con chiarezza e spontaneità.

A very Pelli objective

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This article is part of an interview with an exponent of a community.

He talked about his experience at university and after, including his emotions and sensations during those years of study.

HAVE YOU EVER ATTENDED A UNIVERSITY OR OBTAINED A BACHELOR’S DEGREE? I undertook an artistic career, frequenting the CSIA (the Scholastic Centre for Artistic Industries) in Lugano and later at the Brera Art Academy in Milan. Not a very easy path to follow given that at the same time I was presenting a television programme.

HOW DID YOU MANAGE TO RECONCILE YOUR STUDIES AND YOUR PRIVATE LIFE DURING THOSE YEARS? I was young — and when you begin a sentence like that it’s the end! — and I had a lot of things I wanted to do. The trips to Milan to then return to Ticino weren’t demanding.

When you’re only twenty you do things that twenty years later you look back on and with a smile ask yourself “but how did I do it???”.

it’s possible to imagine doing one thing rather than another. Destiny leads us to opportunities that you decide to take up or not.

WHAT WAS YOUR DEGREE CEREMONY LIKE? HOW DID YOU CELEBRATE AFTER RECEIVING YOUR DIPLOMA? At the degree ceremony there was only my wife, Eleonora. We told practically no one about it.

I communicated after a party in the garden that “finally… it was done!”.

Then we set off for a wonderful 100 days trip to Asia.

HOW HAVE THE RELATIONSHIPS CHANGED WITH THE PEOPLE YOU KNEW BEFORE YOUR “DEBUT”?

As in any life that changes and goes ahead. Some ties are even stronger while others are less so. Friends, the people who count, are always the same and the more time passes the more the relationship is strengthened.

WOULD YOU EVER HAVE IMAGINED INCARNATING SUCH AN IMPORTANT ROLE IN THE WORLD OF WORK? I don’t think that in life it’s possible to imagine doing one thing rather than another. Destiny leads us to opportunities that you decide to take up or not. One can hope, work well to come close to one’s dreams but then… certain things happen almost by chance. Coming back to me, I would say that I didn’t expect it but that I didn’t even look for it, so in any case and always I’m ready to be astonished again — and always — by life.

Our last question was a routine one but Pelli knew how to answer, supplying considerable comfort for all those who aspire to a degree in the future.

DO YOU HAVE SOME ADVICE TO GIVE TO FUTURE SUPSI DEGREE HOLDERS? You mustn’t stop dreaming, you mustn’t feel distressed or lose hope for a door that’s closed in front of you. It’s always necessary to hold your head high and look at the world with a smile. For the person who has ideas and the urge to do things, and notwithstanding the objective work difficulties of this period, in my opinion there is always a place for a person. �

outside the prescribed time limit, a record quite hard to beat given that doing everything in the given time became complicated. A Swiss who holds the record of years outside the prescribed number in Milan is really quite funny.

MATTEO PELLI better known as “Pellissimo” or the “Great Pelli” — is known for his television and radio fame and it is precisely thanks to this career that he was able to answer our questions with both clarity and spontaneity.

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DO YOU HAVE SOME MEMORIES OR ANECDOTES YOU CAN TELL US REGARDING YOUR UNIVERSITY AND POST-UNIVERSITY EXPERIENCE? My anecdote is really quite simple.

I finished with a record of years

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I don’t think that in life

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IL VOSTRO ABBIGLIAMENTO: SOBRIO O ECCESSIVO? COSA INDOSSARE ALL’ATTESA CERIMONIA DI BACHELOR? Una cravatta di Snoopy fa sempre la sua sporca figura. Anche con ai piedi le Zibrette.

ERAVATE SOLI ALLA FESTA O AVEVATE QUALCHE “PREDA”? NEL PRIMO CASO AVRETE SICURAMENTE PUNZECCHIATO QUALCHE DONZELLA… Le feste di Bachelor sono come il carnevale, mai arrivare fidanzati.

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Da studente a Mr. S IT

Intervista a / Interview at MIRKO STEPHANI

Questo secondo articolo prende spunto da un’intervista fatta ad un ex partecipante a Mister Svizzera, il quale ci ha raccontato la sua esperienza durante il concorso, inserendo tutte le sue emozioni e le sensazioni provate.

Quello che era iniziato come

Una volta ottenuta la maturità liceale decise di iscriversi all’università, spinto da una grande sicurezza e motivazione di proseguire gli studi, in modo da ripagare in qualche modo i 5 anni di sforzo e di studio appena terminati. L’unica certezza di Mirko a quel tempo era quella che sarebbe andato a Friburgo, pur avendo ancora molta confusione in testa riguardo all’indirizzo di studio. Alla fine scelse geografia, ma già dalla prima settimana decise di cambiare e optare per scienze della comunicazione e dei media.

Non restò molto a Friburgo, in quanto la sua vita da studente sembrava giunta al capolinea e la sua unica questione era da dove ripartire con la sola maturità in tasca… La partecipazione al concorso di Mister Svizzera arrivò quasi per caso, più per gioco che per altri motivi.

un gioco si rivelò alla fine

quasi come una professione.

Una volta superato il casting venne a conoscenza di essere l’unico ticinese presente tra i concorrenti e proprio per questo si ripromise di fare un ulteriore sforzo e di fare in modo che questa avventura diventasse qualcosa di più, dato che per la prima volta nella storia il concorso sarebbe stato trasmesso in diretta televisiva sui tre canali nazionali.

Quello che era iniziato come un gioco si rivelò alla fine quasi come una professione.

Cominciò a scrivere articoli, rispondere ad interviste e a partecipare a trasmissioni durante la settimana; il fine settimana invece era dedicato alla promozione in giro per i locali della Svizzera.

Una volta finito il concorso dovette affrontare il ritorno alla normalità e la difficoltà più grande fu quella di non sapere ancora cosa fare a causa dell’abbandono dei suoi studi universitari.

Dopo qualche esperienza lavorativa decise di iniziare l’apprendistato come giardiniere paesaggista presso ↗ 152

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Svizzera

il comune di Chiasso, professione che svolge tutt’oggi con grande piacere. Come per tutte le esperienze che fanno parte di ogni percorso formativo gli hanno regalato ricordi e insegnamenti che porterà ogni giorno con sé.

Mirko non ha rimpianti

ma a volte si chiede se ha

fatto bene o meno a lasciare

l’università.

Mirko non ha rimpianti ma a volte si chiede se ha fatto bene o meno a lasciare l’università. Per lui è importante ricordare che se non fosse rientrato dall’università molto probabilmente non avrebbe mai partecipato a Mister Svizzera e che quindi questa mini intervista non avrebbe mai avuto ragione di esistere. �

MIRKO STEPHANI attualmente vive a Novazzano e lavora come giardiniere paesaggista presso il comune di Chiasso, ma il suo percorso di studio è stato molto interessante…

From student to Mr. Switzerland EN

This second article takes its cue from an interview with an ex-participant in the Mister Svizzera competition. He told us about his experience during the contest, From student to Mister Switzerland, includig all of his emotions and personal sensations.

On having left high school he decided to move on to university.

He was spurred on by both certainty in himself and by the motivation to continue his studies, in some way repaying the five years of effort and scholastic commitment of the studies just completed. The only certainty was that Mirko would have gone to Fribourg notwithstanding the fact that he was still very unsure as regards what he wanted to study.

He opted for geography although as early as his first week he decided to change and chose Communication and Media Sciences. He didn’t stay long in Fribourg in so far as his life as a student had aleady seemed to have reached its climax. The only question he asked himself was “where do I go from here?” given that he only had his school certificate “in his pocket”. His participation in the Mister Svizzera Contest came about almost by chance, more as a “why not?” than for any other reason.

On having passed

What had started out almost for fun at the end turned out to be almost a profession.

the selection/casting

He began to write articles, give interviews and took part in programmes during the week.

The weekend, on the other hand, was dedicated to promotion work throughout the country. With the termination of the contest he had to face his return to normality.

And here the greatest difficulty was still not knowing what to do as the result of having abandoned his university studies. After various jobs he decided to begin an apprenticeship to become a landscape gardener for the Town Council of Chiasso, a profession he still practices with great pleasure.

As for all the experiences that form part of all and every formative path in life, they have given him memories and teachings that accompany him every day.

process he discovered that he was the only Ticinese contestant

give up university. It’s important for him to remember that if he hadn’t foregone umiversity then quite probably he would never have taken part in the Mister Switzerland Contest and that this mini-interview would therefore never have had a justification to exist. �

he was the only Ticinese contestant and precisely for this reason resolutely made up his mind to give every he had in such a way that the adventure became something more than it seemed — also given the fact that this would have been the first time that the Contest was going to Mirko doesn’t have regrets although On having passed the selection/ be directly televised on all three sometimes he does ask himself casting process he discovered that Swiss television channels. whether or not it was a good idea to MIRKO STEPHANI at present lives in Novazzano and works as a landscape gardener for the Town Council of Chiasso. The “course” of his studies, however, proves to be very interesting.

153 Giugno

COM’É STATA LA VOSTRA CERIMONIA DI BACHELOR? VI RICORDATE QUALCHE ANEDDOTO O TUTTO APPARE OFFUSCATO PER COLPA DELL’ALCOOL INGERITO QUELLA SERA? I ricordi sono molto chiari: una piscina vuota, noi sdraiati dentro, un cane che ci lecca la faccia e la vicina che urla.

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Giugno

IL VOSTRO RISVEGLIO TRAUMATICO IL GIORNO SEGUENTE… COM’È STATO AFFRONTARE I POSTUMI DELLA SBRONZA? Risveglio del giorno dopo?

Meglio dire: dei giorni dopo.

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Giugno

COME PREPARARSI DIGNITOSAMENTE PER IL FUTURO? Non è il tempo che passa, siamo noi che gli andiamo incontro.

Il futuro è oggi. Mai mollare, crederci sempre!

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Giugno

VORREMMO RICEVERE QUALCHE VOSTRO CONSIGLIO DA DARE AI FUTURI LAUREATI, CIOÈ NOI… QUALSIASI COSA, BASTA CHE LA RISPOSTA VI VENGA SPONTANEA! La vita è come una corsa in motocicletta: nessuno sa quanta benzina il destino ha messo nel nostro serbatoio. C’è chi nasce con il pieno e chi, senza saperlo, viene al mondo già in riserva ma…

Che tu abbia il pieno o poche gocce di benzina non importa, quello che conta è andare sempre al massimo fino all’ultima goccia di vita!

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