Quime 10 2017

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STORIA DI COPERTINA

LA TESTIMONIANZA

Pasquale: con la pelle non si scherza Pasquale Alabrese con due colleghe: Roberta Grigatti (a sinistra) e Michela Pintus

Dal registro tumori dell’ospedale di Bolzano non arrivano dati confortanti: ogni anno si contano in Alto Adige circa cinquemila tumori della pelle. La metà di questi casi risulta essere maligna, l’altra metà è a forte rischio degenerazione. Pasquale

Alabrese, meranese adottivo, racconta la sua malattia e spiega l’importanza della prevenzione e dell’attenzione ai segnali del nostro corpo. Una testomonianza che lancia grandi speranze nel cuore di chi sta lottando con questo male

// Di Francesca Morrone

parenti hanno notato in me un certo dimagrimento, anche se mi sentivo bene. Ma quella macchia sulla testa continuava a crescere. Poi le mie affezionate colleghe di lavoro mi hanno spinto a prenotare una visita specialistica. Dopo la diagnosi del medico sono stato operato d’urgenza per eliminare la massa tumorale alla testa, ma avevo già molte metastasi e quindi è stato necessario togliere anche ben venti linfonodi attivi, l’ultimo proprio sotto l’orecchio. Ora come stai? Io sono sempre stato bene, quindi mi ritengo una persona fortunata. Attualmente sono in cura presso il centro oncologico di Padova e seguo una terapia sperimentale. Sono delle infusioni che faccio due volte al mese, un mix di due farmaci troppo difficili da pronunciare (ride, ndr.).

Pasquale Alabrese, tarantino di nascita, 33 anni, lavora come responsabile di un punto vendita a Merano. Di lui colpiscono i grandi occhi, il sorriso sempre disponibile e una lunga e profonda cicatrice che dalla testa arriva fino al collo. È una persona socievole ed aperta, che non esita a dire, a chi gli chiede di quella brutta ferita, che si tratta di un tumore. Pasquale, quando ti viene diagnosticato il tumore? Meno di un anno fa, era un giorno di ottobre del 2017. Il medico a Trento mi disse che si trattava di un melanoma al terzo stadio. Mia moglie alla notizia scoppiò in lacrime, mentre io un po’ me lo aspettavo… In che senso te lo aspettavi? Era da un bel po’ che osservavo crescere quella macchiolina sulla

testa. All’inizio aveva la forma di una lenticchia, poi si è ingrandita con contorni irregolari. Al lavoro mi creava prurito, mentre di notte sanguinava. Insomma c’erano tutti i segnali per immaginare che c’era qualcosa che non andava. Perché non ti sei rivolto subito ad uno specialista? In quel momento ero precario, non avevo un lavoro stabile ed economicamente non era un buon periodo. La ricerca di una casa, le bollette da pagare, insomma non me la passavo bene. Diciamo che la salute non era al primo posto nella lista delle mie preoccupazioni. Poi avevo il primo lavoro stabile a Merano, le prime responsabilità, la voglia di fare bene e di dimostrare il proprio valore. E intanto il tempo passava… E quindi che cosa è successo? L’anno scorso sono tornato in Puglia per le vacanze estive e i miei

Le metastasi non sono localizzate e quindi la chemioterapia non era adatta al mio tipo di tumore. In questo momento le cellule tumorali girano, sono sparse nel mio corpo, un po’ come me che sono stato sempre un viaggiatore da quando avevo diciassette anni. I medici continuano a monitorarmi con attenzione. Ho trentatrè anni e non ho nessuna intenzione di morire. Se tornassi indietro cosa non faresti? Innanzitutto devo dire che non mi sono mai arreso. Sono un ragazzo del Sud, forte e temprato. Affronto la vita un gradino alla volta e non ho paura per me. Ho paura di lasciare le persone a cui voglio bene. L’errore che non farei una seconda volta è quello di mettere la salute al secondo posto dopo il lavoro. Il lavoro non vale la nostra salute. E poi... bisogna non sottovalutare i segnali che il nostro corpo ci invia.


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