Synaxisis 1992 X - B

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Le relazioni «ad limina» della diocesi di Catania (1972)

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mente, con lettere e suppliche, chiesi di non approvare gli atti di quella visita o, almeno, di sottoporli prima ad un'attenta revisione. Alla fine, nel 1757, morì il vescovo Pietro Galletti. Durante il periodo di sede vacante la Chiesa di Catania subì le perdite e i danni maggiori. Come ho già indicato nelle mie lettere al Sommo Pontefice, fu spogliata delle proprietà e delle amplissime giurisdizioni di cui godeva, e cioè la contea di Mascali, che i vescovi avevano posseduto da sette secoli, e la dogana di Catania, di cui aveva il godimento. Frattanto fui nominalo vescovo di Catania io. Vi confesso, o Eminentissimi Padri, che si trattò di una decisione presa da parte mia con eccessiva disinvoltura e temerarietà, le mie deboli forze non mi permisero di valutare la reale natura delle cose e la gravità della situazione. A me, che risiedevo a Palermo, molte cose erano sconosciute, altre non le avrei mai potute credere o immaginare. Perché non sembri che io vada cercando scuse per i miei errori, confesso ancora una volta candidamente che ho sbagliato, e che mi sono gettato incautamente fra i. flutti di un mare in tempesta. Dopo essere stato consacrato con rito solenne a Roma, il 27 dicembre dello stesso anno, di ritorno mi fermai a Napoli dove, avendo esposto senza reticenze a Carlo, principe dall'animo molto religioso, le miserie allora conosciute del gregge affidatomi e il danno inferto alla Chiesa, egli mi promise la sua assistenza e il suo aiuto. Giunsi infine a Catania. Ora vi metterò al corrente delle attività che ho svolto. Per frenare la licenza di una moltitudine di sacerdoti, istruire la· loro ignoranza, spronare la loro pig1izia, era necessario iniziare, con

animo aperto e coraggioso, un lungo e paziente lavoro. A dire il vero da tutto questo non si poteva sperare un miglioramento o un risultato positivo [J3r] e perciò, per risanare la situazione, ritenni che bisognava tentare con urgenza due 1imedi: primo formare con cura i giovani per favorire il sorgere di vocazioni allo stato ecclesiastico, educarli sapientemente per preparare in breve un nuovo clero più santo e più creativo, che sostituisse gli anziani man n1ano che venivano 1neno;

secondo conferire ai più preparati, dopo un regolare concorso e un severo esame, le dignità e i benefici i quali, per guanto modesti per rendite sono tuttavia innumerevoli; in tal modo era possibile spronare


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