Documenti e studi 14

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2.3. Il Desiderio Nella prospettiva del bisogno — abbiamo appena sottolineato — l’io si definisce in quanto persegue la propria soddisfazione, la propria realizzazione, la propria felicità. L’obiettivo che si pone l’io, in tal senso, è l’affermazione di sé; un processo che risponde, in fondo, ad una richiesta di riconoscimento di sé e che si esprime anche con l’appropriazione di ciò che è altro da sé. Nel bisogno vi possiamo cogliere, anche, l’inizio di una vita incentrata sul potere: «La resa delle cose esteriori alla libertà umana mediante la loro generalità non significa solo innocentemente comprenderle, ma anche utilizzarle, addomesticarle e possederle. Soltanto nel possesso l’io porta a compimento l’identificazione del diverso. Certamente il possesso conserva la realtà dell’altro che è posseduto, ma sospendendone appunto l’indipendenza. In una civiltà che si riflette nella filosofia dell’Identico, la libertà si realizza nella ricchezza. La ragione che riduce l’altro è appropriazione e potere»167. L’uomo nel desiderio, invece, non si rapporta con l’altro uomo come se fosse una cosa o un alimento di cui appropriarsi ed assimilare, come il pane che mangio o l’acqua che bevo. Il desiderio non è da equiparare alla soddisfazione di un bisogno, anche qualora dovesse presentarsi come bisogno spirituale e non soltanto materiale. Nel desiderio scaturisce un dinamismo che va oltre il possesso, oltre l’appropriazione e l’appagamento. Il desiderio è bontà! La bontà non colma l’uomo, ma lo svuota. La bontà appare come una fame che si accresce quanto più essa è soddisfatta. La bontà è una ricchezza che si accresce svuotandosi. Il desiderio si manifesta come un dinamismo che conduce sempre al di là; è una dilatazione. Un orizzonte che si dilata sempre di più, che perciò sfugge alla presa: imprendibile. Il desiderio, continua Levinas, richiama un movimento in avanti: «Al di là della fame che ci può saziare, della sete che si può colmare e dei sensi che si possono appagare, esiste l’Altro, assolutamente altro, che si desidera oltre queste soddisfazioni, senza che il corpo conosca alcun gesto per appagare il Desiderio, senza che sia possibile inventare una nuova carezza. Desiderio insaziabile, non perché corrisponda a una fame infinita, ma perché non reclama alcun nutrimento. Desiderio senza soddisfazione, che, proprio

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E. LEVINAS, La traccia dell’altro, cit., 9.


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