Documenti e studi 13

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relazione con Cristo e chiusa all’annunzio pasquale, è isolamento assoluto e soffocante. Vissuta in comunione con Cristo, e con lui-in lui con gli altri fratelli, diventa invece essa stessa manifestazione e realizzazione dell’amore-dono che la persona umana fa di sé e in cui si realizza. Questa si compie quindi nella partecipazione di sé agli altri e nella partecipazione, insieme agli altri, alla responsabilità per i destini del mondo. Non si possono dimenticare almeno due forme di negazione della partecipazione, che possono essere fondamentalmente rintracciate nell’individualismo o nel suo opposto errore, cioè il totalitarismo. Sia la prima come la seconda forma di negazione sono in sostanza il tentativo di distruggere la persona, il suo valore e la sua inalienabile dignità, sono il tentativo di logorare le stesse fondamenta del vivere sociale, della società nel suo significato più nobile e originario. Non è un caso che proprio nella società contemporanea, fortemente segnata da un crescente individualismo che sconosce il significato proprio della persona umana, anche la morte abbia subito una sorta di privatizzazione e sia stata relegata a faccenda riguardante il singolo, senza alcun rapporto reale e vero con il mondo che lo circonda e con gli altri. L’antitesi della partecipazione è l’alienazione che è un vero e proprio attentato alla capacità dell’uomo di relazionarsi con gli altri da persona a persona. L’alienazione dagli altri significa alienazione anche da se stessi: se la persona non comunica e non entra in comunione con gli altri, distrugge se stessa e viene meno alla sua destinazione ultima. La morte, da questo punto di vista, è la massima alienazione dell’uomo, in quanto è la fine di tutte le possibili relazioni e della capacità comunicativa della persona. Poiché però Cristo è penetrato nel profondo del suo abisso e ne ha assunto tutta la negatività — egli che sulla croce ha sperimentato l’estrema alienazione dal Padre (“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”: Mt 27,46) e dagli uomini (abbandonato dai suoi discepoli e dai suoi stessi amici, non compreso e insultato dalla folla e dai soldati) — per questa sua libera azione ne ha trasformato il significato ed ha fatto sì che la morte potesse essere la rivelazione stessa dell’amore di Dio, il momento in cui tutti coloro che a causa del peccato si erano alienati da lui fossero da lui attirati, il momento di massima fiducia-comunicazione con il Padre nelle cui mani può ora essere consegnato lo spirito del Figlio morente (“Padre nelle tue mani consegno il mio spirito”: Lc 23,46). È convinzione profonda della Chiesa che la persona viene dalla comunione e ad essa è destinata; proviene dall’Amore e ad Esso è ordinata.

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