Collana documenti e studio 29b

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Carmelo Patanè (1930-1952)

raccomandavano di nominare un vescovo forestiero6 e probabilmente non si voleva che la scelta di Jacono venisse interpretata come un cedimento al “partito” di Francica Nava.

Da Otranto a Catania La Congregazione, tenendo conto degli elementi raccolti nel processo informativo, decise di trasferire a Catania un vescovo originario dalla vicina diocesi di Acireale, che da tredici anni reggeva la diocesi di Otranto: mons. Carmelo Patanè7. Dalla documentazione consultata non si può determinare con certezza chi sia stato a proporre il trasferimento di Patanè da Otranto a Catania. Da diversi indizi tuttavia si può ritenere fondata l’ipotesi che alla richiesta non siano stati estranei i gerarchi del Partito fascista. Risulta infatti che lo stesso Patanè, durante il suo governo episcopale a Catania, parlando del proprio trasferimento, abbia candidamente affermato che era stato favorito dalla stima che egli godeva nel partito8. In una delle lettere anonime, inviate alla Congregazione dopo la sua nomina, si afferma: «in questo affare c’è lo zampino dell’autorità fascista, cioè del prefetto di Lecce suo paesano e amicone, e quando la politica entra in queconosce il popolo per le innumerevoli missioni popolari che lo resero caro a tutti. Egli, son sicuro, sarà accetto al popolo e alla maggior parte del clero» (l. c.). 6 Un certo Felice Trigona, in una lettera inviata al papa il 10 febbraio 1930, scriveva: «Occorre a Catania un Vescovo santo e dotto e forestiero. Come può esercitare la carica di Vescovo colui che qui conta tanti amici e conoscenti?». Come forestiero egli faceva il nome di Evasio Colli, vescovo di Acireale, una diocesi che egli riteneva fosse destinata ad essere riassorbita nei confini di Catania in forza del recente concordato (l. c.). 7 Le notizie biografiche qui riferite sono desunte dagli atti del processo informativo svolto dalla Congregazione concistoriale nel 1917 per la sua nomina ad arcivescovo di Otranto (Archiv Concist, Catania, prot. n. 70/1930), da un articolo del quotidiano Giornale dell’Isola 10 luglio 1930, che commenta la notizia del trasferimento di Patanè da Otranto a Catania, dallo studio di S. FRESTA, Beneficiali e arcipreti nella chiesa di Giarre [1681-1981], in Memorie e Rendiconti dell’Accademia di scienze lettere e belle arti degli Zelanti e dei Dafnici, serie III, (1981) 513-552. 8 La notizia è riferita da mons. Mauro Licciardello che, secondo i parametri del diritto processuale canonico, può essere considerato un testimone «de visu et auditu proprio» (can. 1572, 2° CIC).

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