ANTONIO MANCINI - Pittore di pensiero - Oltre cinquant'anni di ricerca

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Antonio Mancini - Pi!ore di Pensiero

Le sfingi-noi del domani di Antonio Mancini Una delle proprietà che più colpiscono delle figurazioni di Antonio Mancini é l’assoluta cristallizzazione del loro spazio gestuale e sonoro. All’interno di un immaginario situato tra la coscienza traslucida del presente e la pre-visione di un’antropologia del domani, incarnazioni di una matrice umana ancora familiare stanno immobili e silenti, agendo un perenne anelare ad un gesto o ad una sentenza mai emessi, ad una risposta ancora a venire. Continuamente al limite di un’epifania possibile, le figure assumono il senso di un’odierna sfinge al crocevia dei labirinti simbolici e degli scenari della nostra civiltà. Come l’entità mitologica di Tebe proponeva ai viandanti un difficile enigma e uccideva chi non sapeva risolverlo, anche le enigmatiche maquettes di Mancini impegnano in un’interrogazione vitale ed urgente circa le nostre modalità di sopravvivenza nell’oggi e ancor più nell’immediato domani. Alla prospettiva di un imminente spazio dell’esserci ove le neotecnologie e la rete telematica provochino il declino dell’individualità fisica e mentale dell’uomo, ove il biologico sia mera protesi del tecnologico, si alzano a sbarrare la strada questi volti impenetrabili, queste nostre proiezioni future che ci incitano sin d’ora ad un confronto e ad un equilibrio collettivo ed individuale. Spesso prive di bocca poiché ancora senza risposta, ma capaci di vedere e quindi pensare, le sfingi-noi del domani pongono l’arcano di una complicità progettuale sempre e comunque nelle mani dell’uomo, di una fattiva tangenza del suo contenuto più intimo e vitale con il mondo tecnotronico. Seppur congelati, abbracci, gesti e sguardi rilanciano con forza la scommessa su di una comunicabilità ancora possibile tra singola persona, valori e progresso, tra noi e computers, tra (post)uomo e (post) donna, tra sensus e techné, in quel mondo del domani che è già davanti ai nostri occhi In tal senso, nelle sue olografie antropologiche, Mancini sigla come ipotesi di percorrenza la continuazione consapevole e responsabile di tutto ciò che di più peculiare e significativo l’umanità nella sua storia ha dato in risposta all’enigma del vivere, quel bagaglio di ragione ed affetti che solo pare in grado di ritornare una voce alle sfingi. Giorgio Fedeli 2001

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