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Stregoneria a magia in Islanda Un museo insolito nella regione di Strandir

Strandagaldur ses - 2008 Galdrasýning á Ströndum - galdrasyning@holmavik.is - www.galdrasyning.is



1.

Agli inizi del XVII secolo in Islanda terminò il periodo della riforma. Successivamente iniziò un’epoca a cui gli storici fino a poco tempo fa avevano dato poca attenzione. Per circa un secolo nelle assemblee giudiziarie venivano inflitte nella maggior parte dei casi punizioni per attività legate alle arti magiche e alla stregoneria, e in generale si riteneva che fosse il diavolo stesso ad aggirarsi sulla terra, tanto da intromettersi attivamente nella vita degli uomini. Molti dei capi laici e spirituali da cui partì in prima linea la persecuzione, avevano studiato in Danimarca e nella Germania del nord e nelle loro convinzioni si erano completamente distaccati dalle vecchie credenze popolari, a cui il popolo semplice chiedeva aiuto nella lotta alla sopravvivenza in questo ambiente piuttosto crudo e per molti aspetti primitivo. Dalle persecuzioni e dai roghi dovuti alla stregoneria la regione di Strandir nel linguaggio popolare è stata definita come la patria dell’astuzia, e speriamo che in questo museo possiate finalmente godere dell’eccezionale eredità delle credenze popolari, dei costumi popolari e della storia del XVII secolo. Questo è il primo dei quattro musei in progetto che attualmente in allestimento a Strandir. Gli altri tre musei dovranno essere istituiti entri i prossimi anni in diverse zone della regione di Strandir.

2.

Lo stemma della regione di Strandir mostra un simbolo magico Ægishjálmur (elmo di Ægir). Questo simbolo magico viene già citato nei canti dell’Edda e si trova in diverse forme in vecchi libri di magia. “Incidi l’elmo di Ægishjálmur in un pezzo di piombo e comprimilo sulla fronte tra le sopracciglia. Questo ti porterà la vittoria contro il tuo antagonista. Questo simbolo è una protezione sicura dall’ira dell’autorità.”


3.

Da allora gli uomini hanno cercato di rendersi invisibili, e si narra di persone che ci sono addirittura riuscite. Alcuni utilizzarono una pietra magica fatta con l’uovo di un corvo. Altri incisero il simbolo magico Hulinhjálmur in un pezzo di surtarbrandur (lignite; la parola islandese significa “Fiaccola si Surtur il Dio del Fuoco”). Una fase delicata era produrre la tinta necessaria: “Raccogli tre gocce di sangue dall’indice della mano sinistra, tre dall’anulare della mano destra, due dal capezzolo destro ed una da quello sinistro. Mischia il sangue con sei gocce di sangue del cuore di un corvo ancora in vita e cucina tutto con il cervello del corvo e pezzi di stomaco umano. Incidi per tre volte il simbolo sulla lignite con acciaio magnetico temperato nel sangue umano.”

4.

L’Islanda era sempre in stretto contatto con la storia europea. I processi contro la magia e la stregoneria avvenivano esclusivamente nel XVII secolo e raggiunsero l’apice tra il 1654 e il 1680. I casi registrati sono contrassegnati con un punto rosso, mentre i casi che finivano sul rogo vengono contrassegnati con il fuoco. Sul lato sinistro vengono mostrati alcuni eventi della storia europea, sul lato destro invece alcuni eventi islandesi.


5.

Uno sguardo alla cartina dell’Islanda ci mostra che la maggior parte dei casi che avevano a che fare con la magia, si registrano nei fiordi occidentali. Questo è particolarmente interessante in riferimento alla tavola del piano superiore, che mostra le punizioni inflitte.

6.

Nell’antichità il regno islandese si concentrava sulla proprietà fondiaria, e nei fiordi occidentali una singola famiglia nobile poteva essere proprietaria dell’intero paese. Al popolo comune non veniva data quasi nessuna possibilità di accedere alla ricchezza, a meno che non ricorresse a mezzi soprannaturali. Per questo i libri di magia definiscono molte tecniche diverse, tra cui famosa era la caccia del verme peloso definito anche “topo di mare” (Aphrodita aculeata).

“Incidi il segno Hringhjálmur (elmo da battaglia) sulla pelle di un gatto nero con il sangue mestruale di una vergine. Cattura un verme peloso dal mare tramite una rete fatta con i capelli di una vergine e conservalo sui capelli in una cesta di legno. Per impedire che scappi, il segno Hringhjálmur deve essere messo sopra il verme. Se nelle cesta si mette una moneta rubata, allora il verme peloso attirerà denaro dal mare e provocherà una tempesta talmente pericolosa e distruttiva che sacrificherà molte vite umane.”


77..

Molte persone sono state portate in giudizio per aver cercato di guarire con le pratiche magiche. Esiste un manoscritto su pergamena del XVII secolo, utilizzato proprio a questo scopo, sul quale sono riportate diverse preghiere in islandese e latino, alcune con riferimento cristiano, altre meno. Venivano fatte delle strisce sulla pelle intorno alla parte malata del paziente.

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Una delle arti più difficili citate nei libri di magia e nelle saghe popolari islandesi, è senza ombra di dubbio il nábrók (letteralmente: pantaloni dei cadaveri). Si tratta di un altro processo che avevo come obiettivo quello di accumulare ricchezza con l’aiuto delle forze soprannaturali. Innanzitutto il mago in questione deve stringere un patto con una persona ancora in vita ed avere il permesso di riesumare il cadavere di questa persona dopo la sua morte e spellarlo dalla vita in giù. La pelle deve essere intatta e non deve contenere buchi o strappi. Il mago entra nella pelle che dovrà diventare un tutt’uno con la propria, e ruba quindi una moneta da una vecchia vedova a Natale, Pasqua o Pentecoste, e se la mette nello scroto. La moneta attirerà denaro da altre persone in vita e ogni volta che il mago andrà a controllare, lo scroto non sarà sempre pieno di monete. Tuttavia la salvezza della sua anima sarà messa in pericolo se prima di morire non si sbarazzerà dei pantaloni del cadavere, altrimenti dopo la sua morte verrà attaccato dai pidocchi. Il mago per questo deve trovare qualcuno disposto ad infilare la sua gamba nella gamba destra dei suoi pantaloni prima che egli stesso si sfili la gamba dal pantalone sinistro. I pantaloni del cadavere porteranno quindi denaro alle generazioni future di coloro che li possederanno.


Il n谩br贸k


9.

Nei libri di magia islandese sono molto diffusi i metodi per evocare tempeste; e il folclore islandese è pieno di storie su coloro che facevano queste cose. Forti tempeste improvvise erano particolarmente pericolose per i pescatori in mare sulle loro piccole imbarcazioni e alcuni uomini all’inizio del XVIII secolo vennero perseguitati, poiché si pensava fossero stati loro stessi a cercare di evocare tali tempeste. Secondo i libri di stregoneria questa magia di solito conteneva la testa di una linarda (lat. Molva molva), un pesce succulento ma dall’aspetto orripilante. La magia viene descritta nel seguente modo: “Prendi la testa di una linarda e incidici sopra il simbolo magico Vindgapi, poi con la piuma di un corvo porta il sangue del tuo piede destro sul simbolo magico. Infilza la testo su un palo e mettila in direzione del punto in cui la terra incontra il mare. Gira il muso in quella direzione da cui dovrebbe soffiare il vento e tanto più il muso si mostra alto, più forte sarà la tempesta evocata.” Intorno al 1800 un uomo nella regione di Strandir è stato messo al rogo dopo che due barche sono andate disperse in una forte tempesta. Tra le macerie portate a riva lungo le coste c’era anche la testa di una linarda con un simbolo magico, ed anche un pezzo di legno, su cui erano incise alcune rune. Ciò venne considerato come un’azione eseguita da un uomo di nome Hermann, il quale venne quindi cacciato via dalla regione senza esser stato sottoposto a processo.


10.

L’opinione diffusa secondo tradizione che la gente di Strandir fosse più furba degli altri islandesi, si rispecchia in questo verso ritrovato in una delle regioni confinanti: Sulla testa cadde l’eroe, le sue membra facevano male. Con i maghi di Strandir si deve combattere con astuzia.

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Il primo uomo che in Islanda venne messo al rogo per stregoneria è stato Jón Rögnvaldsson da Svarfaðardalur, nell’Islanda del nord. Venne accusato di aver risvegliato un defunto dalla sua tomba e di averlo mandato al proprio nemico per portargli disgrazie. Questo uomo giurò che proprio Jón era stata la causa di tutte le sue disgrazie, e infatti la sua colpevolezza fu dimostrata quando nel letto dello stesso Jón furono ritrovati alcuni documenti contenenti rune e segni magici. Il funzionario statale di Eyjafjord ero un uomo molto giovane, appena tornato dal suo soggiorno di studi a Copenhagen e ad Amburgo. Non sprecò tempo ad aprire ulteriori processi e mise immediatamente Jón al rogo. Il caso non venne mai portato davanti all’assemblea giudiziaria di Þingvellir. Nelle saghe popolari islandesi si trovano numerose storie sul risveglio dei morti. Sembra che la gente di Strandir fosse particolarmente abile a trattare con gli spiriti ed erano quindi capaci di saper risvegliare i morti. Uno degli stregoni più conosciuti di Strandir nel XVIII secolo mostrò al funzionario statale come si faceva. Forse utilizzò la seguente formula; per lo stesso scopo si conoscevano anche altri segni e altre procedure:


“Incidi questi segni sulla quercia e colorali quindi con il sangue. Il sangue deve venire dall’alluce del piede destro e dal pollice della mano sinistra. Metti il segno sulla tomba, gira per tre volte intorno alla chiesa prima in senso orario e poi tre volte in senso antiorario. Dalla tomba verranno fuori tre carichi di terra e all’ultimo carico il mago dovrà essere pronto ad accogliere il defunto. Afferra lo spirito per la nuca e stringi finché non chiederà pietà. Solo allora lo spirito sotto controllo dovrebbe essere pronto per eseguire i propri compiti. Se si tratta di molti compiti impegnativi, sarà necessaria più preparazione e si dovrà ricorrere a più di uno stregone.”

12.

La scopa degli stregoni non era molto conosciuta in Islanda. Una delle prossime sezioni del museo tratterà proprio l’influenza esercitata dalle persecuzioni degli stregoni in Europa sugli eventi della storia islandese.


13.

È sorprendente quante poche donne islandesi fossero dedite alle questioni di stregoneria e quindi coinvolte nelle persecuzioni nel XVII secolo. Si deve presupporre che la stregoneria e la magia fossero lavori prevalentemente maschili. Tuttavia la produzione e lo sfruttamento di un tilberi o uno snakkur era una delle poche pratiche magiche eseguite esclusivamente da donne.

Per creare un tilberi, nelle prime ore del mattino un donna deve rubare una costola umana dal cimitero, avvolgerla nella lana grigia e conservarla tra i seni. Per tre volte di seguito, quando riceverà la santa comunione, dovrà sputare il vino della messa sul fascio. Il terzo carico del vino consacrato farà risvegliare il tilberi. Quando il tilberi diventerà più grande e la “madre“ non lo potrà più nascondere nel suo seno, dovrà tagliarsi via un pezzo di pelle dalla parte interna della coscia e formare una mammella a cui il tilberi si attaccherà e succhierà il nutrimento che ricaverà dai suoi liquidi corporei.


La creatura si muove velocemente per i campi e ruba il latte dalle pecore e dalle mucche, che poi vomita nella zangola della “madre”. Il burro ricavato da questo latte si riconosce perché si divide in tanti pezzettini non appena verrà inciso il segno magico smjörhnútur (fiocchi di burro). Un uomo di Strandir, nato poco prima del 1900, affermò di aver visto questi resti sulle montagne. Quando la madre invecchierà, il tilberi diventerà un grosso peso per lei, e non riuscirà più a sopportare quando questo succhierà dalla sua mammella-coscia. Allora deve ordinargli di raccogliere tutto lo sterco di agnello delle tre regioni. Questo farà scoppiare il tilberi per lo sfinimento, poiché in questo modo perderà l’autocontrollo ed avrà sempre l’ansia di tornare alla sua mammella. L’altra possibilità per estirparlo, sarebbe tirargli un bottone d’argento su cui è inciso il fiocco di burro. Una fonte cita l’esecuzione applicata nel tardo XVI secolo per aver creato un tilberi, e nel 1635 nell’Islanda sudoccidentale girava la voce che una donna portava un tilberi ereditato dalla madre. A causa di questa chiacchiera gli ecclesiastici del posto non vollero far partecipare entrambe le donne alla cena. Quando i funzionari statali e i vescovi affrontarono la questione, giunsero alla conclusione che non c’era alcuna testimonianza che potesse confermasse questa diceria.

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Nei libri di magia e nelle saghe popolari ci sono diversi punti che riguardano i metodi su come trattare i ladri e come si riesce a scoprire da chi si è stati derubati. Durante l’apice delle persecuzioni nel XVII secolo, molte persone confessarono di utilizzare formule magiche per raggiungere tale scopo. Una possibilità per avvistare un ladro, consiste nell’incidere con un pezzetto di basalto un segno magico sul fondo di una tinozza. Quindi si cosparge cenere di terra bruciata sulle incisioni e si riempie d’acqua. Questa tecnica era conosciuta a Strandir anche nel tardo XIX secolo, come testimonia un documento del tempo. Il Martello di Thor era un segno ancor più potente contro i ladri, poiché il corretto utilizzo poteva garantire di riavere indietro la refurtiva rubata. “Il Martello di Thor deve esser fatto con il rame di una campana di una chiesa che è stata derubata per tre volte. Tempra il martello con sangue umano durante la messa di Pentecoste. Poi fa una punta affilata con lo stesso materiale e inseriscila nel mar-


tello, quindi recita le seguenti parole: “pungi l’occhio di Vígfaðir, pungi l’occhio di Valfaðir (entrambi nomi di Odino), pungi l’occhio del potente Thor.” Questo provocherà un terribile dolore nell’occhio del potente Thor. Se la refurtiva rubata non verrà restituita, ripeti la procedura e il ladro finalmente perderà un occhio. Se è necessario un terzo tentativo, perderà anche il secondo occhio.”

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Ancora oggi si discute sul numero di islandesi che nel XVII secolo venivano messi al rogo per le pratiche di magia. Queste 21 persone sono morte senza ombra di dubbio sul rogo, e da come si può vedere, tra di loro c’era soltanto una donna (la numero 18). L’elenco mostra l’anno di esecuzione in cui la gente veniva messa al rogo e per quale motivo. Da notare che a prescindere dal primo rogo nel 1625, il flusso di esecuzioni sul rogo inizia con tre uomini a Trékyllisvík, il comune situato più a nord di Strandir. La maggior parte delle persone riportate sull’elenco confessavano uno dei reati; molto spesso venivano fuori a tal proposito il possesso e/o l’utilizzo di rune e segni magici. Altri non erano mai rei confessi e finivano tuttavia sul rogo.


Messo al rogo a Þingvellir dopo un processo nel circondario di Ísafjarðarsýsla. Confessò


dei suoi semi.

Snæfellsnes.

cui sia la figlia di Páll che Helga soffrivano a Selárdalur.


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Nel 1672 Þorbjörn Sveinsson venne fustigato e marchiato a fuoco. Cinque anni dopo un nuovo funzionario statale iniziò un nuovo servizio nella regione di Mýrarsýsla nell’Islanda occidentale. Questo funzionario statale durante i suoi studi presso la scuola parrocchiale di Skálholt aveva accusato un prete di stregoneria, per cui alla base della questione c’è stata la rivalità per una donna. Nella primavera del 1677 lo stesso funzionario statale perquisì Þorbjörn e gli ritrovò un sacchetto che conteneva tre libretti magici e pezzi di pelle con scritte e figure strane. In uno dei libri di magia si trovò un pezzo di Tau con simboli magici. Nel letto di Þorbjörn furono trovati altri oggetti, e quindi il suo destino venne impresso per sempre. Le prove furono portate a Þingvellir davanti all’assemblea giudiziaria in cui Þorbjörn confessò ripetutamente di aver cercato di scoprire chi l’avesse derubato e inoltre di aver utilizzato un libro di magia per addomesticare una pecora. Per questo il 4 luglio 1677 Þorbjörn venne messo al rogo.

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Stregoneria e magia venivano definiti come reati e il funzionario statale richiamò al tribunale locale 12 persone dell’assemblea giudiziaria. Di solito all’accusato veniva data la possibilità di venir assolto, per cui venivano portate in tribunale 12 persone di stato superiore che giuravano sulla sua innocenza. Se non gli riusciva, la sua colpa era quindi dimostrata. In un sistema legale simile alla gente poco amata e con una cattiva nomina raramente veniva data possibilità di assoluzione. La punizione più frequente per chi aveva a che fare con l’occulto era la fustigazione, e in alcuni casi la gente veniva fustigata “solo nel caso in cui” senza che venisse


presentata alcuna prova contro di essa. Con tutta probabilità in Islanda si utilizzava fruste di salice o di betulla. Alcuni dei condannati venivano fustigati così duramente che raramente riuscivano a sopravvivere, spesso venivano frustati anche due volte, innanzitutto sull’Allthing, e poi di nuovo nel proprio comune. Jón Pálsson originario di Kaldrananes, a nord di Hólmavík, venne fustigato perchè era in possesso di un libro di magia di nove pagine. Mentre veniva frustato alle spalle, davanti ai suoi occhi venivano bruciate le scritture illegali per impedire che venissero eseguiti altri tentativi di magia. Nel XVII secolo gli accusati avevano la possibilità di scampare dalla fustigazione, pagando una multa.

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La sentenza più dura, che potesse essere emanata, e cioè la condanna a morte al rogo, venne proclamata per 21 volte. Molto probabilmente queste persone, 20 uomini e una donna vennero bruciati vivi. Per tre volte nelle fonti si cita che gli imputati cercavano di sfuggire al fuoco, perché le catene si erano già bruciate, prima che potessero perdere coscienza. Uno di essi gridò ripetutamente attraverso le fiamme: “vedete la mia innocenza!!!” Secondo una fonte del XVIII secolo servivano 20 carichi di legna di bosco per bruciare una persona a Þingvellir. Uno ecclesiastico dei fiordi occidentali, che nel 1656 fece bruciare un padre con il proprio figlio, scrive che tutta la legna da ardere doveva provenire dalla casa del condannato. Durante tre esecuzioni a Trékyllisvík nel 1654 probabilmente venne utilizzata legna ricavata dai relitti alla deriva.

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Le sentenze venivano eseguite da un boia il cui compito era di fustigare, impiccare, decapitare o bruciare i condannati. Nel tribunale locale era compito del funzionario statale trovare l’uomo giusto che potesse eseguire l’ingrato compito, tuttavia ab-


bastanza presto diventò uso comune far eseguire pene più leggere, in sostituzione della loro pena effettiva. Sembra che in Islanda soltanto gli uomini potessero eseguire questo compito, e da alcune fonti risulta evidente che non tutti erano in grado di eseguire questo compito. Le cronache del tempo descrivono la decapitazione del capo cavaliere Jón Jónsson nel seguente modo: erano necessari più di trenta colpi prima che la testa rotolasse, poiché la lama della scure diventava sempre più smussata, come se colpisse la pietra. I boia prima di ogni esecuzione dovevano pronunciare un sacro giuramento.

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In Islanda la genealogia è sempre stata una scienza particolarmente amata. I nomi delle persone che erano coinvolte nei casi di magia nel XVII secolo, si dividevano in due categorie: da un lato i capi laici e spirituali, su cui si tramandano informazioni più precise, e dall’altro lato le persone del basso ceto sociale, presenti nelle fonti solo per nome. La genealogia dei primi è nota ormai da tempo e la maggior parte degli islandesi oggi giorno possono dimostrare di avere una lontana parentela con queste persone. Alcuni funzionari statali, i cui atti giudiziari rappresentano le principali fonti di quest’epoca, scrivevano anche cronache che riportano questi stessi eventi. Questo albero genealogico indica che la maggior parte di coloro che si distinguevano nel XVII secolo nelle questioni giudiziarie, appartenevano alla stessa famiglia nobile. Questo vale in particolare per i fiordi occidentali dove Magnús Jónsson il cortigiano diventò funzionario statale nel tardo XVI secolo. Egli aveva sei figli maschi e sei figlie femmine e la maggior parte della sua prole maschile svolse il ruolo di funzionario statale nel XVII secolo. Le sue figlie sposarono altri funzionari statali che provenivano o dai fiordi occidentali o da altre parti dell’Islanda. L’albero genealogico comprende la maggior parte di coloro che davano sentenze


per i casi di stregoneria, querelanti e la maggior parte di coloro che redigevano scritti di stregoneria e magia. I simboli vicino ai nomi indicano quale tipo di legame avevano queste persone con la persecuzione della stregoneria in Islanda: Il pugno arancio significa che in caso di stregoneria il soggetto in questione poteva essere funzionario statale e giudice oppure rivestire una carica dello stesso tipo. L’indice blu indica che il soggetto in questione poteva essere querelante in una causa di stregoneria. L’Ægishjálmur rosso indica che il soggetto in questione è stato accusato di stregoneria. L’Ægishjálmur verde significa che in base alle fonti a disposizione il soggetto in questione, secondo dicerie, potesse possedere poteri occulti. Il triangolo grigio indica che il soggetto in questione entrava a far parte della famiglia dopo aver contratto un matrimonio. È interessante sapere che prima del 1600 quasi tutti i membri maschili della famiglia praticavano stregoneria e che la tendenza si riconduce a Egill Skalla-Grímsson, uno degli eroi della saga islandese, il quale tra l’altro utilizzava la magia contro il suo nemico, il re di Norvegia. Inoltre bisogna notare che molti di coloro che in Islanda si distinguevano nella lotta contro la stregoneria, avevano studiato in Danimarca e Germania del Nord, prima di dedicarsi alle persecuzioni in Islanda.

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Jón Guðmundsson nacque nel 1574 nella parte settentrionale di Strandir. Figlio di un semplice contadino, autodidatta e conosciuto per la sua aspra critica agli eventi dell’epoca, un uomo dai molti aspetti che studiava i vecchi manoscritti e i libri antichi, artista e pittore, apprezzato per i suoi intarsi di dente di balena e per essere profondamente legato alle vecchie credenze popolari. Pochi dei suoi contemporanei composero così tanto e su così tanti argomenti come


fece lui stesso. La sua specialità erano la natura e le piante curative, e come dimostrato fino ad un certo punto, era anche un guaritore praticante. Jón crebbe a Ófeigsfjörður, dove trascorse in parte la sua gioventù, come anche nella regione di Hólmavík, dove egli si sposò nel 1600. Tra le storie che egli racconta della sua regione, ce n’è una su un ragazzo di nome Árni, che nuotò fino ad un faraglione per raccogliere uova. Il faraglione oggi fa parte del porto di Hólmavík. Durante il suo tragitto Árni venne attaccato da una foca e prima di morire riuscì a raggiungere a nuoto una spiaggia. L’edificio in cui vi trovate in questo momento, si trova esattamente in questo punto. Jón diventò famoso quando riuscì a scacciare gli spiriti che avevano reso quasi invivibile la fattoria di Snjáfjöll. A questo scopo egli scrisse lunghi poemi ancora oggi esistenti che sono tra i più impressionanti di questo genere nella letteratura islandese. Ciò gli fece riscuotere molto successo tra il popolo. Quando egli tuttavia criticò il potente funzionario statale Ari di Ögur per l’omicidio dei pescatori di balene baschi, che avevano ormai perso le loro barche in una tempesta del 1615, venne cacciato dai fiordi occidentali. Jón si trasferì a Snæfellsnes, ma infine un ecclesiastico del luogo scrisse contro Jón e i suoi insegnamenti di medicina, e più tardi Jón stesso venne accusato di stregoneria. Il suo caso venne portato in parlamento a Þingvellir, dove venne dichiarato colpevole. In base alla sentenza venne condannato all’esilio oltre i confini nazionali; Jón si mise in mare in direzione di Copenhagen e ottenne una lettera di protezione da parte del re. Il suo caso venne riaperto ancora una volta e finì con lo stesso verdetto, tuttavia un certo numero di persone influenti, tra cui il vescovo e intellettuale Brynjólfur Sveinsson, fecero in modo che egli potesse trascorrere gli ultimi momenti della sua vita nell’Islanda orientale. L’elenco di scritti conosciuti da Jón mostra quanto erano molteplici i suoi interessi. A


prescindere dai già citati poemi di scongiura e dai suoi libri medici, scrisse una cronaca sulla storia della Groenlandia, la sua versione dell’omicidio dei pescatori di balene baschi, le sue spiegazioni della Snorra-Edda e una dissertazione illustrata di natura storicoartistica con vari disegni sui diversi tipi di balena. L’immagine del cimitero è una miniatura tratta da un libro che egli stesso copiò quando aveva soltanto vent’anni.

22.

Páll Björnsson (1621-1706), parroco a Selárdalur nell’Arnarfjord, era uno dei più grandi intellettuali del suo tempo. Compose omelie ormai note, un saggio sulla navigazione, scriveva inoltre correntemente in greco e latino e teneva corrispondenza con intellettuali da tutt’Europa. Nel 1674 compose un saggio di magia dal titolo Charakter bestiae, in cui egli faceva riferimento al Malleus malleficarum. Gli islandesi da questo momento in poi poterono studiare gli insegnamenti diabolici della chiesa europea e prendere quindi dimestichezza con la stregoneria. Il fratellastro di Páll divenne dunque funzionario statale della regione di Barðastrandarsýsla e diventò famoso per aver partecipato con molta veemenza alla persecuzione di casi di magia dei suoi tempi. Nel 1669 Helga, la moglie di Páll contrasse una strana malattia che la costrinse a trascorrere sei mesi a letto, mentre allo stesso tempo uno spirito infestava la sua casa. Helga stabilì che la causa di tutto questo dovesse essere un giovane uomo di nome Jón Leifsson, di cui lei aveva rifiutato la mano per una delle sue figlie. Egli venne subito arrestato dal funzionario statale e dopo aver riconosciuto di essere in possesso di poteri occulti e di aver indicato come suo insegnante un uomo denominato Erlendur di Strandir, venne portato al rogo. Successivamente Páll scrisse alle autorità sostenendo che Erlendur era il mantello del diavolo e l’origine di tutti i mali che avvenivano nell’intero comune. Le parole di Páll ovviamente vennero prese sul serio e quindi nello stesso anno anche Erlendur morì sul rogo. Cinque anni dopo Helga si ammalò di nuovo e con lei anche gli altri due figli. Successivamente vennero messi al rogo due uomini. Uno dei due in generale venne considerato innocente, ma il cognato di Helga, in qualità di funzionario statale, impose la sentenza a Þingvellir. Quando nel 1678 Helga si ammalò di nuovo, anche le altre due persone fin-


irono sul rogo, tra cui vi era l’unica donna che in Islanda morì di questa stessa morte. Nel 1683 un’altro uomo, Sveinn Árnason, venne quindi messo la rogo dopo esser stato accusato dalla famiglia stessa. In quel periodo la figlia di Helga e Páll era malata; alcune fonti dell’epoca la descrivono come nervosa e alcolizzata. Questa dovrebbe essere stata l’ultima esecuzione in Islanda per stregoneria.

23.

Un caso che nel 1656 vide padre e figlio morire sullo stesso rogo, è probabilmente una tra le più famose storie d’Islanda. Il parroco di Eyri (oggi la città di Ísafjörður) li accusò per aver provocato una strana malattia di cui egli stesso morì. Dopo esser stati tenuti in carcere per molti mesi, confessarono di essere in possesso di qualche potere magico. Dopo la loro esecuzione il parroco Jón Magnússon ricevette tutti i loro averi come risarcimento dei danni subiti. Tuttavia il parroco non fu per nulla soddisfatto e iniziò ad attaccare la figlia della stessa famiglia. A quanto sembra, le autorità locali e nazionali ne avevano abbastanza dell’ecclesiastico dal carattere particolarmente isterico e consentirono alla figlia di proclamare la propria innocenza. Il parroco Jón scrisse quindi un libro in cui scrisse cosa pensava dell’intero processo. Ecco perché il caso era ormai noto. Lo scritto aveva un enorme valore letterario e le descrizioni della sua malattia trasformarono questo libri in un documento unico nel suo genere e anche dal punto di vista storico deve essere affrontato con molta cautela. Per quanto riguarda la malattia descritta dal parroco Jón, molti scienziati moderni hanno avanzato diverse ipotesi. Una di queste è la denutrizione, un’altra è un’influenza particolare, e una terza era riconducibile ad una passione per i cereali colpiti da funghi allucinogeni.

24.

Nel 1652 vennero alla luce alcuni scritti relativi ad una particolare malattia in circolazione, che perseguitava la gente di Trékyllisvík, il comune più a nord di Strandir. Una cronaca del tempo descrive uno spirito cattivo o demone che in particolare in chiesa durante la messa causava agitazione. Durante l’omelia si legava la collo delle donne


provocando molti rutti e flatulenza. Le vergini erano particolarmente sensibili a questi sintomi, e qualche volta fino a 12 donne venivano tirate fuori dalla chiesa con la bava alla bocca. Nello stesso anno un nuovo funzionario statale, Þorleifur Kortsson, iniziò il suo servizio a Strandir. Era appena tornato al suo apprendistato ad Amburgo, ed era entrato a far parte di una delle più potenti famiglie dei fiordi occidentali. Nella primavera del 1654 tornò a Trékyllisvík, per andare a fondo ad una questione e scoprì subito che un uomo di nome Þórður Guðbrandsson era sospettato di aver causato la malattia. In estate Þorleifur chiese al parlamento di Þingvellir, come avrebbe dovuto reagire, se gli strani eventi di Trékyllisvík continuavano a verificarsi e se Þórður non poteva portare un numero sufficiente di testimoni che potessero provare la sua innocenza. A settembre ritornò a Trékyllisvík, laddove Þórður riconobbe finalmente di aver visto il diavolo personificato da una volpe e che lo avrebbe mandato a Trékyllisvík. Un altro uomo, Egill Bjarnason, affermò di aver ammazzato una pecora e di essere capace di portare al diavolo tutto quello che desiderava. Entrambi questi uomini sono stati portati sullo stesso patibolo il 20 settembre. Nel frattempo un terzo uomo era sospettato di essere un possibile stregone e venne quindi portato in tribunale. Questo inoltre con l’aiuto delle rune magiche riconobbe di aver scacciato l’abitante dalla corte di Reykjarfjörður. Il 25 settembre venne messo al rogo. Il luogo dell’esecuzione si trovava sulla costa di Trékyllisvík tra le coste di LitlaÁvík e Finnbogastaðir in un’insenatura dalla forma strana conosciuta con il nome di Kista (bara). Nonostante le condanne al rogo gli abitanti di Trékyllisvík non sentirono alcun sollievo. La persona che venne accusata in seguito era Margrét, la figlia del già citato Þórður. Scappò dal proprio comune, ma venne tuttavia condannata a dimostrare la propria innocenza con un giuramento. Dopo una lunga esitazione ci riuscì finalmente nel 1662, e nel frattempo aveva avuto un bambino da un ecclesiastico che l’aveva tenuta nascosta in un altro comune dei fiordi occidentali. Margrét venne finalmente ritenuta innocente da molta gente, ma tuttavia nelle saghe popolari successive appare come archetipo della donna diabolica. Alla gente di Trékyllisvík per tutto il secolo capitarono gli stessi strani


eventi. Nelle cronache si racconta spesso di interruzioni e disturbi durante la messa, finché un inverno particolarmente rigido verso la fine del XVII secolo fece dimenticare ben presto tutte queste notizie.

25.

Libri di magia o simboli magici compaiono in quasi un terzo dei casi che in Islanda venivano portati al tribunale. Sebbene nel XVII secolo essere soltanto in possesso di tali scritti fosse ritenuto come un crimine capitale, alcuni di questi sono rimasti conservati fino ad oggi. Altri sono stati copiati ed esistono tuttora in manoscritti del XIX secolo e degli inizi de XX secolo. I contenuti di questi libri di magia variano. Alcuni dei primi scritti non mostrano alcuna differenza con i libri medici del tardo medioevo. La maggior parte di questi è una raccolta di segni e simboli magici, alcuni sono importati, mentre altri presentano determinate analogie con i vecchi analfabeti runici, e molti rappresentano riferimenti alle antiche divinità nordiche come Thor, Odino ed altri. Finora questi vecchi libri di magia non sono mai stati analizzati in maniera sistematica e nessuno di essi è mai stato pubblicato. Sul display si vedono le foto di alcuni esempi. I più antichi sono manoscritti su pergamena del 1600 circa, i più recenti sono copie redatte nei primi anni del XX secolo.

26.

Klemus Bjarnason viveva nella regione di Hólmavík. Nel 1690 venne condannato a morte al rogo per stregoneria ed altre malefatte. Dal materiale disponibile si evince che Klemus non fosse un uomo particolarmente amato, e l’accusa originaria riguardava un pezzo di legno che egli aveva probabilmente rubato. Klemus non si preoccupò dell’accusa e giurò davanti a testimoni che egli si sarebbe vendicato se fosse


stato ritenuto colpevole. I suoi vicini videro la prova della sua potenza quando due donne si ammalarono, dopo che egli aveva pronunciato la minaccia, e Klemus venne quindi accusato immediatamente di stregoneria. Solo dopo la sua sentenza di colpevolezza Klemus recitò davanti al funzionario statale, andando verso Þingvellir, una formula magica che avrebbe dovuto impedire che la volpe si sbranasse le pecore. Per questo venne condannato a morte. La sua fortuna era che il re, mentre era in attesa della sua sentenza, dispose che tutti i reati capitali dovessero essere dibattuti di fronte alla corte di giustizia superiore appena istituita. Di conseguenza la sentenza di esilio venne cambiata, e Klemus morì un anno dopo in carcere a Copenhagen. Molti riti e formule magiche contro la volpe polare si trovano nei libri di magia e negli usi popolari. Questa serie di caratteri è stata incisa in un pezzo di quercia fissato o sulla lana nella zona della nuca della pecora oppure veniva posta sotto la soglia dell’ovile. Come dimostrato le volpi erano una vera minaccia per la vita della gente di Strandir e svolgevano un ruolo significativo in alcuni casi riscontrati all’interno di questa regione. La mappa mostra come la gente nelle fattorie intorno al Steingrímsfjord fosse partecipe al caso in questione, alcuni erano presenti in tribunale, altri facevano da testimoni. Gli attuali abitanti non hanno alcuna difficoltà a far risalire le loro origini ad alcune di queste persone.

27.

In una sala a parte davanti alla reception della mostra espositiva viene presentata una pietra particolare, l’unico oggetto trovato che possa avere qualche legame con i sacrifici di sangue per le antiche divinità vichinghe. Si tratta di una ciotola di pietra ritrovata in una valle isolata nel Bjarnarfjörður, un fiordo a nord di Hólmavík, dove secondo la leggenda veniva ancora praticata l’antica religione anche dopo che in Islanda era stato introdotto il cristianesimo. Un poster racconta in inglese come è stata fatta la scoperta e quali erano le prove forensiche a dimostrazione del fatto che nella ciotola si trovassero resti di sangue.


28.

Nel 2005 è stata inaugurata la seconda parte della mostra Stregoneria & Magia a Klúka (Bjarnarfjörður), 25 km a nord di Hólmavík, che vuol dire Kotbýli kuklarans o anche villa dello stregone, (in inglese: The Sorcerer’s Cottage) ed è dedicata alla povera gente del XVII secolo che viveva in affitto nelle tradizionali case di torba e alla magia che questa gente praticava per rendere più sopportabile la loro vita nell’ambiente ostile in cui si ritrovavano. La maggior parte di coloro che venivano accusati di stregoneria, provenivano proprio da questo gruppo. Una visita della villa vi darà un’idea del perchè la gente ricorresse alla magia. Non potrete assolutamente perdervela. Grazie mille!



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