DESIGN, MATERIALI E TECNICHE PER LE APPLICAZIONI DI STAMPA printlovers.net
Abbiamo intrapreso il cammino verso la certificazione B Corp. Siamo consapevoli che si tratti di una scelta coerente con i principi e ai valori sui quali è costruita la nostra storia imprenditoriale. Siamo un punto di riferimento nell’industry tipografica e nel segmento luxury packaging, perciò custodi di bellezza, valore culturale e storico della carta stampata. E per questo abbiamo aperto il dialogo con clienti e fornitori che insieme a noi saranno impegnati a proteggere il Pianeta, le Persone e la Prosperità di tutte e tutti.
Abbiamo chiesto all’Intelligenza Artificiale di immaginare un Pianeta futuro e felice, partendo dalle città nelle quali sono presenti le sedi Rotolito e Nava Press (Milano, Parigi, Ginevra, Bucarest, Shangai, Los Angeles, New York).
Sono opere d’arte o utopie? O forse l’AI ha re-immaginato la nostra stessa speranza e impegno: che donne, uomini e Natura possano un giorno convivere in perfetta armonia.
Paris
Bucharest
Shanghai
Genève
Los Angeles
New York City
Milan
ROTOLITO E NAVA PRESS: CUSTODI DI VALORI E BELLEZZA
IN A WORLD THAT IS INCREASINGLY MOVING TOWARDS AUTOMATION AND DIGITALIZATION, IDEAS AND INSIGHTS WILL BE AS NECESSARY
AS RAW MATERIALS.
Ideas are the most precious asset we possess because they are the foundation of every innovation and transformation process: the most powerful agent of change that exists.
Unlike physical products, however, ideas are intangible entities and extremely vulnerable. Italy is recognized worldwide for its “Made in Italy”, a safeguard to protect national excellence in the worlds of fashion, art, design, and manufacturing. But how can we preserve creative genius in an era where technology advances at an impressive pace, often surpassing human capacity to adapt?
Artificial intelligences are revolutionizing productive sectors, generating solutions based on algorithms and data, yet what still eludes machines is the spark of creative intuition. That divergent thinking that only humans can generate. The value of ideas lies precisely in their ability to bring new and unconventional visions into a context where algorithmic logic tends to prevail.
For this reason, today, the protection of this resource is essential. We are not just talking about intellectual property and copyright in the strict sense, but about fostering true educational policies that promote critical thinking, nurturing a cultural ecosystem that incentivizes innovation, and creating work environments that stimulate and value creative output.
Perhaps considering ideas as a physical product, imagining a packaging to contain and protect them, is merely a creative exercise, but it is also a pretext to stimulate a conversation on a topic that we at Robilánt believe is fundamental: the value of ideas
An invitation to create a new awareness about the future of creative work. Our way of working. Only in this way can we ensure that the national creative heritage, that “Made in Italy” which so distinctly characterizes us, continues to thrive and shine in the international arena.
IN UN MONDO CHE SI MUOVE SEMPRE PIÙ
VERSO L’AUTOMAZIONE
E LA DIGITALIZZAZIONE,
IDEE E INTUIZIONI SARANNO NECESSARIE
TANTO QUANTO LE MATERIE PRIME.
Le idee sono il bene più prezioso che possediamo perché sono alla base di ogni innovazione e processo di trasformazione: l’agente di cambiamento più potente che esista.
A differenza dei prodotti fisici, però, le idee sono entità intangibili ed estremamente vulnerabili. Il nostro paese, l’Italia, è riconosciuto a livello mondiale per il suo “Made in Italy”, una tutela per difendere le eccellenze nazionali nel mondo della moda, nell’arte, nel design e nella manifattura. Ma come si può preservare il genio creativo in un’epoca dove la tecnologia avanza a ritmi impressionanti, spesso superando la capacità umana di adattarsi?
Le intelligenze artificiali stanno rivoluzionando i settori produttivi, generando soluzioni basate su algoritmi e dati, eppure, ciò che ancora sfugge alla macchina è la scintilla dell’intuizione creativa. Quel pensiero divergente che solo l’essere umano è in grado di generare. Il valore delle idee risiede proprio nella capacità di apportare visioni nuove e non convenzionali in un contesto dove la logica algoritmica tende a prevalere.
Per questo, oggi, la protezione di questa risorsa è fondamentale. Non stiamo parlando solo di proprietà intellettuale e diritto d’autore in senso stretto, ma di favorire vere e proprie politiche educative che promuovano il pensiero critico, di alimentare un ecosistema culturale che incentivi l’innovazione, e di creare ambienti lavorativi che stimolino e valorizzino il prodotto creativo.
Forse, considerare le idee come un prodotto fisico, immaginare un packaging per contenerle e proteggerle è un esercizio creativo, ma è anche un pretesto per stimolare una conversazione su un tema che, in Robilánt, riteniamo fondamentale: il valore delle idee
Un invito a creare una nuova consapevolezza sul futuro del lavoro creativo. Il nostro lavoro. Solo così potremo garantire che il patrimonio creativo nazionale, quel “Made in Italy” che tanto ci contraddistingue, continui a prosperare e a brillare nel panorama internazionale.
QUESTO
numero di PRINTlovers si apre in maniera anomala, con un manifesto scritto dall’agenzia Robilánt che rivendica l’importanza di tutelare i beni intangibili. Lo condividiamo al punto da fargli precedere l’editoriale e persino hackerare l’impianto grafico della nostra copertina. E c’è una coincidenza curiosa: in questo numero si parla anche di un altro manifesto, che si chiama SEGNO, messo a punto da un gruppo di agenzie creative di cui qui non vi anticipo nulla. Meno esplicito è il fatto che la necessità di esprimere con chiarezza alcuni principi metodologici ed etici sul lavoro della stampa sia emersa off-the-records anche nelle conversazioni con esperti del settore durante la lavorazione della rivista. Quello che mi preme notare è che ciò che sembra una coincidenza potrebbe essere, in realtà, espressione dello spirito del tempo che stiamo vivendo. Un tempo fatto di crisi climatica, economica e sociale, che sta portando alle estreme conseguenze polarizzazioni ideologiche, disuguaglianze, frammentazione sociale e una competitività estrema ed estenuante in tutti gli ambiti. In cui le minacce percepite sono tantissime e probabilmente molto diverse da quelle reali, e in cui la disumanizzazione non è colpa delle macchine, ma dell’umanissimo esercizio di violenza e potere. È quando si respira un’aria pesante, ma carica di possibilità di cambiamento, che si sente la necessità di fissare e diffondere principi condivisi in grado di ispirare e condurre all’azione. Il secolo scorso è famoso per le Avanguardie e le Neoavanguardie che hanno rivoluzionato il paradigma della creatività, e soprattutto per i totalitarismi in Europa, due guerre mondiali e un’accelerazione tecnologica senza precedenti: non a caso è ricchissimo di manifesti che hanno dato alla creatività la funzione di agente sociale. Ne cito uno tra tanti: il Manifesto del Macchinismo di Bruno Munari, del 1938, che a rileggerlo con gli occhi di oggi sembra parlare delle IA e della necessità di progettarle, addestrarle e usarle con giudizio, per trarne il massimo vantaggio senza farsi schiacciare. «La macchina di oggi è un mostro! La macchina deve diventare un’opera d’arte! Noi scopriremo l’arte delle macchine!», diceva. La riappropriazione di questo strumento, il manifesto, è un segnale interessante di qualcosa che si muove per costruire e collaborare, smettere di fare gatekeeping, uscire dallo stallo di una saturazione delle idee e dei mercati. Dà un senso di comunità che fa ben sperare. Ridà un po’ di fiducia nella nostra umanità.
Lunelli, lusso, buon bere e sostenibilità
Il Gruppo Lunelli rappresenta il buon bere italiano nel mondo. Qui si racconta nel suo percorso di innovazione, lusso e responsabilità ambientale.
Le regole del cofanetto perfetto
Quattro aziende italiane specializzate nella cartotecnica di alta gamma raccontano cosa bisogna sapere quando si progetta o commissiona un luxury pack.
Quanto sai di tappi?
Il sistema di chiusura di una bottiglia di Wine & Spirits è l’equilibrio perfetto tra necessità funzionali e comunicazione.
Usare gli omaggi per intrigare i clienti
Esempi e consigli per i brand che vogliono emergere dal rumore di fondo e creare connessioni autentiche con i clienti.
EDITORIALE di Michela Pibiri 7
Per un nuovo "manifestismo"
FATTO
103 10 I materiali, le tecniche, i partner
PRINTlovers shopper per Luxe Pack 2024
di Luxoro e Kiko Milano
DI FRANCESCA MAGGIORA DI ROBERTA RAGONA
DI MICHELA PIBIRI DI PAT MCGREW
Presente e futuro delle bioplastiche Una scarpa tutta per sé
Cosa sono, come si classificano, come si stampano e nobilitano e su quali certificazioni può fare affidamento l’industria grafica.
I racconti del legno
Materiale vivo e scelta prediletta per moltissime applicazioni: parliamo del legno e del suo ruolo nella rivoluzione della stampa digitale.
DIRETTORE RESPONSABILE
Enrico Barboglio
COORDINAMENTO EDITORIALE
Michela Pibiri michela.pibiri@strategogroup.net
HANNO COLLABORATO
Lorenzo Capitani, Paola Carbone, Francesca Maggiora, Pat McGrew, Caterina Pucci, Roberta Ragona
TRADUZIONI
Philip Sanders – The Language Switch
ART DIRECTOR
Stefano Torregrossa › onicedesign.it
PRINTLOVERS SU WEB www.printlovers.net redazione@printlovers.net
STRATEGO GROUP srl
Via Cassanese 224, 20054 Segrate (MI) amministrazione@strategogroup.net
Il fenomeno della personalizzazione estrema ha contagiato il mondo delle sneakers grazie al connubio tra tecnologia e collaborazioni creative.
A new PRINTlovers is coming!
PRINTlovers cambia passo e si rinnova, come tutto ciò che fa tendenza. Numeri monografici dedicati ai principali settori applicativi e indirizzati a pubblici specializzati: scopri qui di cosa parleremo nei prossimi numeri!
REA MILANO 1190227
Aut. Trib. Milano n. 706 | 11/10/2004
STAMPA PRESSUP – Nepi (VT)
ABBONAMENTI
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Gli articoli firmati impegnano esclusivamente gli Autori. Dati e caratteristiche tecniche sono generalmente forniti dalle Case costruttrici, non sono comunque tassativi e possono essere soggetti a rettifiche in qualunque momento. Tutti i diritti sono riservati. Notizie e articoli possono essere riprodotti solo a seguito di autorizzazione dell’editore e comunque sempre citando la fonte. Testi e fotografie, qualora non espressamente richiesto all’atto dell’invio, non vengono restituiti. Desideriamo informarLa che il D.Lgs. 196/03 (Testo Unico Privacy) prevede la tutela di ogni dato personale e sensibile. Il trattamento dei Suoi dati sarà improntato ai principi di correttezza, liceità e trasparenza e della Sua riservatezza. Ai sensi dell’art. 13 del Testo Unico, Le forniamo quindi le seguenti informazioni: il trattamento che intendiamo effettuare verrà svolto per fini contrattuali, gestionali, statistici, commerciali, di marketing; il trattamento, che comprende le operazioni di raccolta, consultazione, elaborazione, raffronto, interconnessione, comunicazione e/o diffusione si compirà nel modo seguente: archiviazione su supporto cartaceo e archiviazione informatizzata su personal computer. Il titolare dei dati è: Stratego Group srl nella persona del Rappresentante Legale. Il responsabile del trattamento dei dati è: Enrico Barboglio [enrico.barboglio@strategogroup.net, via Cassanese 224, Segrate MI, T. 02.49534500]. Al titolare del trattamento Lei potrà
PAG PAG PAG
DI LORENZO CAPITANI
DI CATERINA PUCCI
DI PAOLA CARBONE
CARTA COVER FEDRIGONI MATERICA
Limestone 250 g/m² Materica è la famiglia di carte e cartoncini dai colori naturali e del touch superficiale inconfondibile. È composta dal 25% di contenuto di fibre di riciclo, 10% di fibre di cotone, 25% di pura cellulosa e per il 40% di cellulosa CTMP e certificata FSC®. Le fibre di cotone nell’impasto donano morbidezza alla superficie e la rendono straordinariamente piacevole al tatto. Disponibile in quattordici shade e in un range di quattro grammature, è estremamente versatile e perfetta per coordinati grafici, come copertine, inserti, cataloghi, ma anche per packaging di lusso. La scritta Lovers è stampata a caldo con LUXOR MTS 428, un oro opaco molto delicato.
STAMPA E NOBILITAZIONE
Fondata nel 1973 a Cirimido, in provincia di Como, Erredue 1973 vanta più di 50 anni di esperienza nel mondo della stampa offset piana. Nata nel comparto dedicato alla stampa commerciale, si è evoluta negli anni, introducendo tecnologie innovative volte a nobilitare e valorizzare il prodotto finale, ultima tra queste la stampa con Cold Foil e l’innovativa tecnica del Moon Foil. Lo sviluppo e gli investimenti continui hanno, infine, portato l’azienda a strutturarsi efficacemente nel settore cartotecnico e alla produzione di tutto ciò che concerne il packaging. Cwww.erredue1973.com
COLORI E CLICHÉ DELLE NOBILITAZIONI
Luxoro è partner esclusivo in Italia del Gruppo KURZ, player mondiale e punto di riferimento nella produzione di attrezzature e tecnologie per la stampa a caldo, a freddo e digitale. Attraverso le sue ispirazioni, Luxoro vuole diffondere un nuovo modo di pensare il packaging e l’immagine dei brand, soluzioni di nobilitazioni inedite e materiali di altissima qualità studiati per design unici. Che si tratti di packaging, etichette, editoria, alta sicurezza, cosmetica, automotive, elettrodomestici o moda, le proposte dedicate alla nobilitazione sono sempre all’avanguardia e sorprendenti. Grazie a rigorose politiche aziendali volte alla sostenibilità ambientale, Luxoro è da tempo una realtà a energia 100% rinnovabile e sostenitore WWF nel progetto di tutela e sostenibilità per fauna e ambiente. C www.luxoro.it
CARTA CONTROCOVER
FEDRIGONI ARENA® HIGH DEFINITION
Extra White 250 g/m² Arena High Definition è la novità all’interno della famiglia Fedrigoni Arena®. Di pura cellulosa ECF, certificata FSC®, è caratterizzata da una superficie opaca e da un touch naturale, garantendo una resa di stampa in alta definizione. Disponibile nelle tinte Extra White e White. È ottima per progetti di editoria, comunicazione creativa e graphic design, come cover, inserti, libri, cataloghi e riviste. Può essere utilizzata anche per coordinati di packaging e greeting card.
Robilant è il luogo dove le marche nascono, evolvono e si modificano per affrontare il contesto fluido della modernità, preservando il focus sulla propria identità. Strategia e design lavorano costantemente insieme, per dare vita a soluzioni sartoriali e offrire alle imprese gli strumenti per esprimere la propria unicità. Il team accoglie al suo interno oltre 95 professionisti del brand design. Consulenti esperti e giovani talenti con una formazione nel design e nella comunicazione di marca e con background e competenze verticali differenti. In questo hub creativo, flessibile e modulare, i team di lavoro si compongono ogni volta in base alle caratteristiche e alle esigenze del cliente e al progetto da realizzare. Le discipline convergono, le culture si incontrano, le categorie si contaminano, le competenze più innovative interagiscono con la professione collaudata nel tempo, per progettare brand experience multicanale sempre originali e mai standardizzate.
Robilant Team Members: Mayssa El Kaddoum, Edoardo Macchietti, Iro Anagnostara, Shuyue Li, Alessandra Lombardi, Dario Villa, Matteo Mocchi, Matteo Leonti
La controcover è stata stampata da Erredue 1973 in offset a 6 colori UV (CMYK e 2 Pantoni metallizzati) con la tecnica del Moon foil: la stampa a freddo è eseguita con ALUFIN KPS SLIM 2.0, un argento metallizzato. La la particolarità del prodotto è lo strato di PET sottilissimo di 6µ, il più sottile in commercio. Successivamente sono stati eseguiti due passaggi di stampa a caldo: uno, per una scritta, con LUXOR MTS 107469 N, un rosa metallizzato delicato e satinato. L’altro, per il fondo di una targhetta, con l’olografico intramontabile e versatile SB NEON SEAMLESS/AL-XL. Tutti i materiali per la nobilitazione sono di Luxoro.
Il taglio laser delle targhette e dello strappo è stato eseguito con il sistema di fustellatura digitale automatica PaperOne 3500 di Sei Laser, in grado di cordonare e fustellare allo stato dell’arte, fogli fino a 350x1000 mm. Le lavorazioni possibili con PaperOne 3500 non si limitano alla fustellatura, ma si estendono a microforature, strappi, easyopening, microfustellature, coding di numeri seriali che incrementano, e molti altri effetti di paper embellishment. Dotata di carico e scarico automatico il sistema permette di realizzare piccole e medie tirature in maniera agevole e professionale, garantendo un risultato qualitativo di assoluto riferimento sul mercato.
MATERIALI COPERTINA E CONTROCOPERTINA
Dal 1888 Fedrigoni significa eccellenza nella produzione di carte speciali. Il Gruppo è tra i maggiori player in Europa nella produzione e vendita di diverse tipologie di carta ad alto valore aggiunto per packaging e grafica, e di prodotti autoadesivi per l’etichettatura e il grande formato. Con circa 5.000 dipendenti tra Italia e sedi estere e 25.000 referenze in catalogo, il Gruppo vende e distribuisce in 132 Paesi nel mondo. A Fedrigoni fanno capo nella divisione paper myCordenons e lo storico marchio Fabriano, con oltre 750 anni di storia, e, nella divisione Self-Adhesives, Arconvert e Ritrama, che hanno portato il Gruppo a divenire terzo player globale nel mondo pressure sensitive labels. C www.fedrigoni.com
SEI Laser è una delle aziende più dinamiche e innovative del mondo della tecnologia laser. Fondata nel 1982, SEI è una realtà in costante espansione: oggi conta 5 filiali, una vasta rete di distributori e un capannone interamente dedicato al settore Converting, inaugurato recentemente. Qui si possono osservare le soluzioni che l’azienda bergamasca ha appositamente sviluppato per il taglio, la marcatura e la decorazione della carta, dove il laser svolge un ruolo fondamentale, assicurando delle performance produttive elevate a tutti gli operatori del settore, grazie alla digitalizzazione del processo analogico di fustellatura. PaperOne Line è un sistema completo, il protagonista indiscusso sul mercato. C www.seilaser.com
TAGLIO LASER
MOON FOIL E CARTONCINO NATURALE PER LA SHOPPER DI PRINTLOVERS IN ESCLUSIVA PER LUXEPACK 2024
Immaginate un mondo in cui l’intelligenza artificiale non solo esegua dei compiti, ma provi anche dei sentimenti. Robot col cuore di latta che cercano di capire perché nessuno li chiami mai alla serata karaoke del venerdì. Intelligenze artificiali che singhiozzano di fronte all’ennesima rom-com su Netflix. Macchine disperate per il tradimento con un assistente virtuale più trendy. AI terrorizzate dall’idea di perdere la propria identità per l’imminente aggiornamento software. E poi felicità, lacrime, amore, risate. E se fosse colpa nostra, di noi umani? Se a forza di vedere l’intelligenza artificiale come un nemico — sostituirà il lavoro umano, ci sottometterà al suo volere, è una minaccia per l’umanità stessa — provocassimo nell’AI un’inguaribile solitudine digitale, un senso di abbandono, un’irrefrenabile voglia di piangere lacrime bitmap? Verrà il giorno in cui porteremo i nostri computer in terapia?
La shopper di PRINTlovers realizzata per Luxepack 2024, però, non porta solo il bagaglio emotivo delle intelligenze artificiali, ma un’innovazione straordinaria nel mondo della nobilitazione.
La shopper è stata realizzata con l’esclusiva tecnica del Moon Foil, una particolare applicazione della tecnologia del Cold Foil, sviluppata negli ultimi anni da Erredue1973.
Il Moon Foil viene infatti eseguito durante il processo di stampa offset e trascende i limiti di supporti patinati del Cold Foil, esplorando rese metallizzate su carte e cartoncini naturali,
con effetti visivi accattivanti e una gamma cromatica infinita. La tecnica è in grado di recepire tutte le più classiche nobilitazioni post stampa, senza alcun problema. Per la sua unicità ed esclusività, dal 2023 Moon Foil® è un marchio registrato da Erredue1973.
La nobilitazione della shopper è stata effettuata a freddo con cold foil Oropress argento lucido, nella nuova versione UltraLite. Oropress ha infatti ridotto lo spessore dello strato di PET, creando un prodotto più sostenibile e performante. Questo innovativo foil offre una copertura impeccabile e una nitidezza straordinaria ed è perfetto
per l’uso su carta patinata oltre che naturale. Proprio grazie alla metallizzazione ottenuta con il cold foil, la sovrastampa offset è caratterizzata da una spiccata lucentezza.
Il supporto scelto per la shopper è MetsäBoard Natural FBB da 175 g, un cartone multistrato ad alto spessore non patinato dal tono naturale e dall’aspetto lussuoso. Riflette le attuali tendenze del packaging di alta gamma: un aspetto naturale con un senso di autenticità. MetsäBoard Natural FBB è un cartone rigido bello esteticamente garantito per la stampa offset e digitale. Privo di imbiancanti ottici, è
approvato globalmente per il contatto diretto con gli alimenti ed è compostabile. Le sue applicazioni sono nei settori farmaceutico e sanitario, cibo e bevande, alimenti surgelati e refrigerati, servizi di ristorazione, cura della bellezza.
Concept e Design O,Nice! Studio
Stampa, nobilitazione e cartotecnica Erredue1973
Cartoncino
MetsäBoard – Due Emme Pack
Cold foil
Oropress
SONO
REALIZZATI
DA
NAVA PRESS SECONDO LO STILE DELLA COLLEZIONE SS24 I NOTEBOOK DA PASSERELLA DI PRADA
Una collezione di cartoleria di lusso che ha preso vita insieme alla collezione Primavera/Estate 2024 di Prada. Si tratta dei notebook prodotti da Nava Press, declinati in diverse versioni che riflettono lo stile distintivo della collezione di capispalla e borse presentata in passerella e caratterizzata dalla presenza di rivetti. Per realizzare i notebook dalla copertina rigida nelle varianti di colore scelte appositamente per abbinarsi alla collezione, Nava Press ha acquistato gli stessi rivetti dal fornitore di Prada, assicurandosi che ogni dettaglio fosse perfetto.
La vera sfida è stata applicare e fissare gli elementi metallici sul cartone rivestito, rispettando le diverse consistenze e cercando di ricreare l’effetto dei tessuti tecnici e di materiali pregiati come il cachemire e la pelle. I notebook sono curati in ogni dettaglio, dal formato alla composizione, e sono disponibili in vendita nelle boutique di Prada. Con una tiratura di 15.000 copie, questi notebook rappresentano l’essenza dell’eleganza e della funzionalità, un vero must-have per gli amanti del design e del lusso.
Come sono fatti
I quaderni, in formato chiuso 15x21 cm, sono composti da copertina cartonata da 2 mm di spessore rivestita in carte Favini e Fedrigoni tinte in pasta con colori e texture differenti, un azzurro vergato, un verde liscio e blu, un sabbia e un caffè. Il logo Prada è stampato a caldo a un colore in prima di copertina con sfondamento a secco in contemporanea.
Su ogni copertina sono stati applicati 16 rivetti tondi in metallo del diametro esterno di 15 mm e interno di 12 mm. Per ogni variante di copertina sono
stati abbinati i risguardi con carta tinta in pasta. Le 240 pagine interne sono realizzate in carta Reflex IBO con logo stampato a un colore pantone abbinato alla copertina su tutte le pagine di destra. Di particolare pregio anche la legatura in brossura fresata, la labbratura in oro a caldo sui tre lati e la presenza di un nastrino segnapagina composto da tre fili in doppio raso da 6 mm affiancati abbinato al colore di copertina.
Lusso, sostenibilità e arte del buon bere
di FRANCESCA MAGGIORA
GRUPPO LUNELLI
Sono in pochi, in Italia e all’estero, a non conoscere le etichette Ferrari, una delle grandi eccellenze del nostro Paese nel settore vinicolo. Non tutti però conoscono la famiglia Lunelli, che da oltre sessant’anni
guida uno dei gruppi rappresentativi del bere italiano nel mondo.
Del suo percorso tra innovazione, sostenibilità e legame col territorio ci parla Simone Masè, Group General Manager di Lunelli Group.
Nel 1902 Giulio Ferrari avviò la produzione di un numero limitato di bottiglie, animato dal sogno di creare un vino trentino capace di rivaleggiare con i migliori champagne francesi. Sull’onda del successo ricevuto, nel 1952 Ferrari scelse come suo successore Bruno Lunelli, titolare di un’enoteca a Trento. Grazie alla passione e al talento imprenditoriale, Lunelli riuscì a incrementare la produzione senza mai scendere a compromessi con la qualità. La passione venne tramandata ai suoi figli: sotto la direzione di Franco, Gino e Mauro, Ferrari si affermò come leader nel mercato italiano, diventando il brindisi simbolo del paese. Durante questo periodo nacquero etichette leggendarie come Ferrari Rosé, Ferrari Perlé e Giulio Ferrari Riserva del Fondatore.
Nel corso degli anni il Gruppo si è allargato: «Il Gruppo Lunelli vuole rappresentare l’eccellenza del bere italiano: a Ferrari Trento, azienda leader in Italia per il Metodo Classico, a partire dagli anni ’80 ha affiancato Segnana, distilleria trentina situata nel cuore delle Alpi, l’acqua minerale Surgiva, che sgorga nel Parco Naturale Adamello Brenta in Trentino e Tenute Lunelli, che in Trentino, To-
scana e Umbria creano vini sartoriali caratteristici e identitari di ciascuna regione» ci spiega Simone Masè, dal 2019 General Manager del gruppo Lunelli. «Più recenti le acquisizioni di Bisol1542, che vanta oltre cinque secoli di storia nell’arte del Prosecco Superiore di Valdobbiadene DOCG, e di Tassoni, celebre per la sua inconfondibile cedrata; infine, tassello importante per valorizzare le creazioni del Gruppo, anche il ristorante stellato Locanda Margon, tra i vigneti del Gruppo Lunelli».
Oggi a mantenere vivo il sogno di Giulio Ferrari e Bruno Lunelli è la terza generazione della famiglia, che punta tutto sull’unione di tradizione e innovazione, senza mai dimenticare il legame col territorio, anche grazie alla comunicazione stampata.
Il gruppo Lunelli è uno dei principali nomi italiani nel mondo del vino, con un range di prodotti che pochi altri possono vantare. In che modo le diverse identità vengono presentate al mercato?
Tutti i brand del Gruppo Lunelli
si caratterizzano per il profondo legame con il territorio, l’innovazione nel rispetto della tradizione e l’attenzione alla sostenibilità. In questo periodo storico è innegabile la grande importanza del digitale, ma la comunicazione stampata, sia Trade che Consumer, rimane uno strumento fondamentale, perché in grado di catturare l’attenzione e valorizzare un prodotto; per questo, per lasciare un segno, scegliamo ancora la carta, che offre moltissime opportunità e posiziona il prodotto nel segmento del lusso. Stiamo ad esempio lavorando ad un catalogo esclusivo per Ferrari Trento.
Avendo prodotti con posizionamenti molto diversi, in che modo i diversi canali di vendita influiscono sulle scelte di stampa e nobilitazione nel packaging? Pensiamo al sistemabottiglia e alle etichette, ma anche al packaging secondario o agli allestimenti.
La scelta del packaging e delle etichette, per le aziende del Gruppo Lunelli, non è un dettaglio trascurabile, ma una vera e propria strategia
di comunicazione che varia in base al brand, al prodotto e al canale di vendita. Ognuno, infatti, ha le sue peculiarità e richiede soluzioni ad hoc per massimizzare l’impatto visivo e l’appeal del prodotto.
In questo periodo storico è innegabile la grande importanza del digitale, ma la comunicazione stampata rimane uno strumento fondamentale,
Nello shop online, Enoteca Lunelli, dove l’acquisto avviene con un clic, l’immagine del prodotto è fondamentale. Le etichette devono essere altamente riconoscibili e trasmettere la qualità del prodotto anche sullo schermo. Finiture pregiate, colori distintivi e texture percepibili digitalmente sono elementi chiave per catturare l’attenzione dei consumatori online.
Nel punto vendita fisico, il consumatore può toccare con mano il prodotto. Le etichette e il packaging devono quindi stimolare i sensi, con finiture a rilievo, cromie e materiali che invitano al tatto. L’obiettivo è creare un’esperienza sensoriale che rafforzi il legame emotivo con il brand. Sugli scaffali della Grande Distribuzione la competizione è feroce. Le etichette devono essere accattivanti, attrattive, di facile lettura e in grado di essere distintive tra le altre. So-
luzioni anche semplici ma efficaci, come l’utilizzo di accostamenti cromatici e font caratterizzanti, possono fare la differenza. Nell’ambito dell’ospitalità, l’esperienza del cliente è al centro di tutto. Le etichette e il packaging devono riflettere l’eleganza e il prestigio, con nobilitazioni sofisticate come l’embossing, l’oro a caldo o l’utilizzo di materiali pregiati.
La personalizzazione del packaging, quindi, è un investimento strategico che permette di valorizzare creando un’esperienza di acquisto unica per ogni canale di vendita. Dalla scelta dei materiali alle finiture, ogni dettaglio è studiato per comunicare l’identità del brand e soddisfare le esigenze dei clienti e dei consumatori.
In queste strategie di comunicazione quale peso hanno invece le edizioni limitate e le riserve? Quali scelte di design e stampa le accompagnano?
C’è indubbiamente molto lavoro dietro le Limited Edition e le personalizzazioni, oggi fondamentale elemento di distintività, comunicazione e marketing. Molte le proposte di edizioni limitate, dalle Ferrari F1® Limi-
La personalizzazione del packaging è un investimento strategico che permette di valorizzare creando un’esperienza di acquisto unica.
ted Edition dedicate alla nostra partnership con Formula1® di cui siamo brindisi ufficiale, alle collaborazioni nel mondo della moda e del design. Ad esempio nel 2022 abbiamo creato un’esperienza unica nel suo genere, collaborando con una nota casa di moda per realizzare una Limited Edition esclusiva: una bottiglia personalizzata, avvolta in una sleeve dal design inconfondibile.
Inoltre abbiamo da poco sviluppato nel nostro e-commerce una sezione dedicata specificatamente alle personalizzazioni, dove si può scegliere tra una vasta gamma di opzioni per ogni occasione. Un viaggio creativo che trasforma le nostre pregiate bottiglie in un oggetto desiderabile, collezionabile e personalizzato.
Sappiamo che avete molto a cuore il concetto di sostenibilità ambientale e sociale. Come state affrontando questo tema e come lo state comunicando?
L’attenzione alla sostenibilità fa parte del DNA del Gruppo Lunelli e deriva dal profondo legame con il territorio da cui hanno origine i nostri vini. La volontà di tutelare il territorio e la salute di chi lavora in campagna ha portato alla conversione e certificazione di tutti i
vigneti di proprietà della famiglia in Toscana, in Umbria e in Trentino e all’introduzione, per Ferrari Trento, di un protocollo di viticoltura di montagna salubre e sostenibile, condiviso con tutti i nostri conferenti e alla certificazione Biodiversity Friend per Ferrari Trento e Tenute Lunelli. Un’altra tappa importante è rappresentata dal raggiungimento, nel 2021, della Carbon Neutrality da parte di Ferrari Trento, che certifica l’impatto climatico a zero delle emissioni aziendali dirette. Questo approccio implica grande attenzione ad altri aspetti oltre alla campagna, tra i quali il packaging e l’efficienza energetica nei nostri stabilimenti produttivi. Un approccio che sottolineiamo in tutta la nostra comunicazione, cartacea e online, e che viene raccontato in maniera ampia e strutturata all’interno del Report di sostenibilità, pubblicato per Ferrari dal 2020, che quest’anno riguarda tutte le aziende del Gruppo.
Come scegliete quindi i vostri fornitori di stampa e di materiali per il packaging e la comunicazione, stampata e non?
Come Gruppo diamo priorità a fornitori che condividono i nostri valori e si impegnano attivamente nella
sostenibilità ambientale. Cerchiamo partner che utilizzino materiali certificati, come la carta FSC, e che adottino processi di produzione a basso impatto. La sostenibilità è un elemento imprescindibile non solo per i nostri brand, ma anche per rispondere alle esigenze dei consumatori sempre più attenti a questi temi. Investiamo in fornitori che dispongono di tecnologie all’avanguardia e sono in grado di offrire soluzioni innovative per il packaging.
Oltre alla sostenibilità e alla tecnologia, cerchiamo partner che sappiano valorizzare i nostri brand attraverso la grafica e il design. Un packaging accattivante e coerente con la nostra immagine è fondamentale per comunicare i valori del prodotto e creare un’esperienza memorabile per il consumatore.
Uno dei temi principali degli ultimi anni nel mondo del design e della
comunicazione è la necessità di conciliare l’identità storica di un brand con le nuove esigenze del pubblico e di posizionamento: avete avuto opportunità di affrontare questo tema?
Uno degli esempi più attuali e di successo è il percorso di riposizionamento e restyling intrapreso da Tassoni in occasione dei suoi 230 anni e a seguito della sua acquisizione da parte del nostro Gruppo nel 2021.
Queste due occasioni storiche sono state celebrate con un audace restyling realizzato con l’agenzia Robilant, che ridefinisce l’identità visiva di Tassoni, mantenendone intatta l’autenticità e la storia ed esaltando l’identità del marchio. Rivisitando completamente il suo packaging, il brand ha introdotto un nuovo linguaggio espressivo, ispirato al lusso e allo stile Liberty del Lago di Garda, invitando a un’esperienza di gusto unica e distintiva. Il cuore del nuovo posizionamento è il concetto di “lusso di osare”, che si
Come Gruppo diamo priorità a fornitori che condividono i nostri valori e si impegnano attivamente nella sostenibilità ambientale.
traduce in un’estetica contemporanea e raffinata. L’iconico pattern a buccia di cedro, caratteristico della Cedrata Tassoni, è stato rivisitato con un logo in rilievo e la data di fondazione, sottolineando il profondo legame con il territorio e la tradizione.
Non solo la Cedrata, ma l’intera gamma Tassoni ha beneficiato di questo rinnovamento. Dalla Tonica al Cedro al Chinotto Bio, passando per il Sambuco Bio e la nuova linea mixology (Bitter del Lago, Distilled Dry Gin Superfine, Tonica Superfine, Ginger Ale, Ginger Beer e Soda), ogni prodotto è stato ripensato per offrire un’esperienza sensoriale ancora più coinvolgente.
Le bottiglie, realizzate in vetro, presentano etichette in carta, in linea con l’impegno del Gruppo Lunelli verso la sostenibilità. I nuovi tappi, colorati e decorati con motivi grafici ispirati agli anni ‘20, completano il restyling, conferendo all’intera linea un’eleganza senza tempo. Questo progetto di restyling rappresenta un’evoluzione naturale per Tassoni, che pur mantenendo le proprie radici, guarda al futuro con un occhio rivolto all’innovazione e al design.
Dal
A sinistra, due proposte della collezione Horizon per vino e olio di Gruppo Saida, rispettivamente Matilde (vino) e Soul (olio).
A destra, due forme della collezione Rude per distilleria di Estal, realizzate in Wild Glass, vetro 100% riciclato post-consumo.
1958 GRUPPO SAIDA si occupa della commercializzazione di contenitori in vetro per alimenti nel mercato italiano. Con dieci piattaforme distributive e un totale di 32.000 mq di magazzini coperti è un punto di riferimento nel settore del packaging.
GRUPPO SAIDA
Via Emilia Km 17, 412 47020 Longiano (FC) T. +39 0547 56007 info@grupposaida.it www.grupposaida.com
Dalla crescente volontà di offrire ai propri clienti un servizio sempre più completo, è nata la Premium Glass Division, una business unit dedicata allo sviluppo di nuovi Design e alla progettazione di bottiglie personalizzate.
Tra le numerose collezioni di successo, spicca la linea Horizon, disponibile per olio e vino. Horizon nasce dalla volontà di sviluppare una collezione Premium dalle forme inedite, seducente e fortemente riconoscibile.
Un incavo innovativo, prezioso e ambizioso che crea uno stacco fra la base e il corpo della bottiglia donando equilibrio e valorizzando le forme.
La proposta Premium non si limita alla ricerca del design. La scommessa sull’ecosostenibilità è oggi una realtà per Gruppo Saida, distributore esclusivo del brand spagnolo Estal per il mercato italiano, grazie a collezioni uniche, realizzate con l’innovativo Wild Glass, vetro 100% riciclato post consumo. La scelta ideale per un packaging sostenibile.
PREMIÈRE BEAUTY SET DI KIKO MILANO E LUXORO: ARMONIA DI STILE, VERSATILITÀ DEI MATERIALI E SOSTENIBILITÀ
Kiko Milano, brand leader nell’industria del make-up in Italia e punto di riferimento nel mercato europeo, rinomato per la sua continua innovazione, in collaborazione con Luxoro presenta un nuovo concetto di luxury packaging. Questa partnership rappresenta un’opportunità unica per dimostrare come l’industria cosmetica possa abbracciare la sostenibilità senza compromettere stile e funzionalità. Il Première Beauty Set si concentra sulla creazione di un nuovo standard di lusso che incorpora eleganza estetica, sostenibilità e versatilità dei materiali.
Il progetto
Il set proposto da Kiko Milano comprende una selezione di prodotti best seller e proposte esclusive del brand, esemplificando l’eccellenza nel campo del make-up internazionale. Mascara amatissimo, palette di ombretti dalle cromie versatili e fondotinta siero con formulazione speciale sono presentati in pack secondario in cartotecnica e cofanetto esterno che riunisce tutti i componenti. Complessivamente, sono sette gli elementi del design, ciascuno progettato e realizzato con cura per garantire un’esperienza completa
di packaging. Mascara e trousse sono confezionati in eleganti pack in plastica riciclabile. Il design olografico che decora il pack è un effetto della linea LIGHT LINE® di KURZ, creato appositamente per il set: un gioco di luci cangianti con sfondo blu metallizzato, elegante, intenso ed eclettico. Gli accenti colorati e vivaci catturano l’attenzione e riflettono lo spirito innovativo del marchio. La boccetta del fondotinta si distingue per il suo design moderno e fluido, con scritte stampate a caldo in argento classico e intramontabile. Il tappo richiama il design olografico di
mascara e trousse. Tutti i pack in cartotecnica dei prodotti sono nobilitati a caldo con blu e argento, in armonia con i pack primari. I colori per la nobilitazione garantiscono costanza di risultati sui diversi materiali dei substrati, legando in modo riconoscibile i diversi elementi e rafforzando l’immagine del brand attraverso un packaging che garantisce una forte brand consistency. Il cofanetto esterno, che racchiude l’intero set, è decorato con cliché e un effetto olografico sfaccettato, rappresentando la perfetta essenza del luxury rispettoso dell’ambiente.
Cliente
KIKO Milano
Mascara
Pibiplast Srl
Eye Shadow
FF Factory
Vetro e Dropper
Premi/Berlin
Packaging
Fondotinta
Art Cosmetics
Carta Pack
Fedrigoni Paper
Tecnologia e sostenibilità
Tutti i complementi del Première Beauty Set sono stati nobilitati a caldo. Il trasferimento a caldo non solo migliora l’estetica dei prodotti, ma è anche un processo sostenibile. La decorazione a caldo è eseguita senza l’utilizzo di solventi o sostanze chimiche nocive, riducendo l’impatto ambientale. I materiali utilizzati per la nobilitazione sono completamente riciclabili, garantendo che il packaging mantenga la sua classe di smaltimento originale. Inoltre sul prodotto finale nobilitato non risulta presenza di PET.
La versatilità dei materiali è un elemento chiave nel progetto. La plastica riciclabile utilizzata per il mascara e la trousse, combinata con il pack nobilitato a caldo, offre
un equilibrio tra durabilità e sostenibilità. Il pack nobilitato a caldo mantiene la sua qualità visiva e strutturale, contribuendo a un packaging di lusso che non sacrifica l’integrità ecologica. L’approccio alla sostenibilità è evidente in ogni aspetto del Première Beauty Set. La collaborazione tra Kiko Milano e Luxoro è volta a ridurre l’impronta di carbonio attraverso l’uso di materiali riciclabili e processi produttivi a bassissimo impatto ambientale. Attraverso l’uso di tecnologie avanzate e materiali ecologici, il set dimostra come sia possibile conciliare estetica e rispetto per l’ambiente. Il Première Beauty Set non solo eleva l’esperienza del prodotto, ma rappresenta anche un impegno concreto verso un futuro più sostenibile per il settore cosmetico.
Stampa e Nobilitazione
Eurographic
Effetti a caldo
LIGHT LINE® Torn 302
ALUFIN® Satin Gloss
LUXOR® 302
COLORIT® 911
Cliché
Hinderer + mühlich
Hinderer + mühlich Italia
Quanto sai di tappi?
Il sistema di chiusura di una bottiglia di Wine & Spirits è il punto d’incontro tra produttore, brand e designer: è qui che si gioca l’equilibrio perfetto tra necessità funzionali e di sicurezza del prodotto, disciplinari di produzione e comunicazione. Ne abbiamo parlato con Enofox, Gruppo Saida, O,Nice! Studio, So.ve.mec e Teo Italy.
di ROBERTA RAGONA
Se Veuve Clicquot è così riconoscibile lo dobbiamo certo all’etichetta gialla introdotta dalla maison nel 1876, ma anche al monogramma impresso a caldo sul tappo di sughero – nato come misura di anticontraffazione – e al ritratto di Madame Barbe-Nicole Ponsardin vedova Clicquot, stampato sul cappellotto metallico che sigilla il celebre champagne. Tanta cura per il dettaglio è uno dei primissimi esempi di comunicazione del vino, che rende lampante come il sistema di chiusura sia un aspetto non trascurabile del packaging design di questo segmento.
In Italia il vino è una delle voci produttive più importanti: nel 2023 l’Osservatorio Uiv-ISMEA contava 118 vini IGT, 341 DOC, 78 DOCG, oltre 255 mila aziende produttrici per un totale di 1 miliardo di bottiglie vendute via retail e GDO e più di 400 milioni consumate tramite Horeca. Ognuna di queste bottiglie ha bisogno di una chiusura che rispetti le caratteristiche organolettiche del prodotto, ne protegga l’integrità e trasmetta in maniera immediata l’identità dell’azienda produttrice.
I tappi
Il primo step nella scelta della giusta chiusura ha a che fare con i disciplinari di produzione dei vini, per cui l’intero sistema packaging deve garantire uno standard adeguato al proprio contenuto: resisten-
za alla pressione nel caso dei vini mossi e frizzanti, il giusto livello di micro-ossigenazione o, viceversa, la sigillatura completa del prodotto dagli agenti esterni, sia luce che atmosfera. La maggior parte delle aziende produttrici fa riferimento anche agli standard del Cetie, un organismo volontario di certificazione per il packaging in vetro e PET, che riguardano una molteplicità di aspetti, dal disegno delle imboccature ai sistemi di chiusura.
Sul rapporto tra imboccatura delle bottiglie, tappi e capsule si concentra la ricerca di vetrerie e capsulifici per trasmettere tramite il design l’esperienza del buon bere.
Per i vini fermi le bottiglie più comuni sono le bordolesi, le borgognone, le renane e alsaziane, per cui viene usato in genere un tappo in sughero. Da quando sono disponibili anche tappi in bioagglomerati o estrusi in plastica, il sughero non è più un’opzione obbligata. Il sughero monopezzo diventa quindi la scelta d’elezione per i vini d’alta gamma, mentre i tappi in sughero microagglomerato sono la norma per prodotti di largo consumo. Sul lato della stampa per il sughero l’opzione più comune resta la timbratura a caldo, che dai cliché analogici si è arricchita di sistemi di timbratura a laser che, oltre all’estrema precisione, offrono la possibilità del dato variabile. Questo metodo apre interessanti occasioni di
personalizzazione e anticontraffazione: numerare ogni tappo con un codice individuale aiuta a prevenire le frodi, consentendo di rintracciare la filiera della singola bottiglia. I tappi in sughero incapsulati in legno, vetro o metallo, invece, sono più usati per i vini da meditazione e i distillati, la cui bottiglia viene stappata e ritappata per servire quantità di prodotto più contenute. Nel caso dei tappi incapsulati le tecnologie di stampa si ampliano esponenzialmente: tutte le tecniche utilizzabili per la stampa in piano su legno, vetro e metallo sono disponibili anche per i tappi.
Le capsule
A protezione del tappo la scelta più diffusa è la capsula. Sul rapporto tra imboccatura delle bottiglie, tappi e capsule si concentra la ricerca di vetrerie e capsulifici per trasmettere tramite il design l’esperienza del buon bere. Gian Luca Zuccarello, Commercial Manager di Gruppo Saida che si occupa dal 1958 della produzione, commercializzazione e distribuzione di contenitori di vetro per alimenti, ci spiega come questo dialogo tra forma e funzione sia sempre in corso: «Il design delle bottiglie deve rispondere a criteri funzionali molto stringenti, ma è fatto anche di particolari che contribuiscono a costruire l’esperienza di prodotto: basti pensare che tra due persone sedute a tavola il collo della bottiglia si troverà sempre all’al-
Alla pagina precedente: So.ve.mec
Qui a fianco: Gruppo Saida
tezza degli occhi, per cui una capsula tagliata con precisione, una grafica o una nobilitazione all’altezza dell’imboccatura sono sempre nell’orizzonte dello sguardo». Un esempio di questa attenzione al rapporto fra i tre elementi sono le imboccature a fascetta del modello cosiddetto “Sommelier”: un’imboccatura dal design pulito a cui la capsula aderisce completamente restando perfettamente cilindrica e la cui superficie liscia è segnata da un singolo solco sul collo che indica chiaramente dove tagliare la capsula.
I materiali più utilizzati nella produzione di capsule sono PVC, Polilaminato e PET. Il PET può essere prodotto da plastica riciclata, e per questa ragione sta crescendo in maniera importante. Il PET da plastica riciclata tende ad avere un colore meno carico rispetto al PVC ma negli ultimi anni i designer hanno iniziato a valorizzare questa qualità, lavorando per contrasto con effetti di nobilitazione con lamine oro, argento o lucide. Oltre alla disponibilità della materia prima, la scelta in fatto di chiusure si divide tra materiali che possono essere lavorati in stabilimento di stampa e quelli che devono essere lavorati direttamente in
cantina. Diventa quindi un tema che riguarda i macchinari a disposizione delle cantine, e la scelta di una capsula piuttosto che un’altra dipende dagli investimenti produttivi e dalla capacità di aggiornamento tecnologico. Il PVC utilizza un macchinario differente rispetto al polilaminato; mentre il PVC è termoretraibile e quindi si adatta al collo della bottiglia, il polilaminato viene “avvitato” sul collo. Il PET, invece, può essere lavorato con adattamenti minori con gli stessi macchinari che lavorano il PVC, rendendo più agile il passaggio al materiale di riciclo.
L’abbinamento tra l’etichetta e la capsula è un aspetto importante da affrontare sin dall’inizio del progetto. So.ve.mec, azienda specializzata nella stampa di etichette di alta gamma, ha internalizzato la filiera della produzione delle capsule. Ci spiega Antonella Coppola, Marketing Manager dell’azienda: «Lavorando coi clienti al design delle bottiglie ci si trovava spesso di fronte alla difficoltà di fare matching tra i colori scelti per le etichette in carta e quelli per le capsule. Gestendo internamente la produzione di entrambi i prodotti e usando come guida la gamma colori dei mate-
Sotto:
So.ve.mec
riali delle capsule, è possibile lavorare sull’ottimizzazione di colori, texture e materiali della carta sino ad avere una corrispondenza perfetta. Un team di tecnici specializzati si occupa di queste ottimizzazioni, con un risultato sul design complessivo che è un valore aggiunto per i clienti, in particolare per i prodotti di alta gamma».
Nel caso di Teo Italy, invece, filiale italiana della multinazionale ucraina Technologia JSC che produce imballaggi alimentari del settore Wine & Spirits, il percorso è stato inverso: trasportare il know-how e i materiali utilizzati per capsule e capsuloni nelle etichette. Giovanni Cartasegna, General Manager, ci spiega: «Oltre alle tradizionali etichette in carta, l’offerta di etichette premium in alluminio e polilaminato metallico consente una forte coerenza estetica del prodotto sia per materiale che per le lavorazioni a rilievo e le incisioni, che raggiungono un livello di dettaglio difficilmente eguagliabile su carta. Questo nuovo materiale derivato dall’esperienza pluridecennale con la tecnologia delle capsule in polilaminato consente, inoltre, di sostituire le tradizionali etichette in peltro (una lega di stagno colata in forme inci-
Sopra: Gruppo Saida
se di ferro o ottone) con l’alluminio, materiale completamente riciclabile, più economico e di facile lavorazione». Un’innovazione che dal mondo degli spumanti e vini mossi è stata trasferita anche nel mondo degli spirits, in cui il linguaggio di design è più aperto alla sperimentazione di materiali e tecniche. Riguardo alle nobilitazioni, la prima scelta di produttori e designer restano le lamine, in particolare oro e argento stampati a caldo sul materiale della capsula, e il rilievo a secco.
Ma le capsule non svolgono soltanto una funzione estetica: sino a qualche anno fa sulla capsula era obbligatorio inserire il codice ICQRF (Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari, l’organismo europeo di controllo dell’agroalimentare) che serve a identificare l’azienda imbottigliatrice registrata nel SIAN, il sistema informativo unificato del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. La stessa informazione ora può essere inserita nel retro della fascetta. Come fa notare Marco Cateni, founder di Enofox, agenzia specializzata nel settore enologico e food & beverage: «Lasciando campo libero ai de-
signer per utilizzare l’interezza della capsula come naturale estensione del design dell’etichetta, ci si può concentrare sull'aspetto della comunicazione di packaging, con elementi che dialogano tra loro. Non solo le capsule svolgono il loro scopo primario, cioè quello di garantire un ulteriore livello di protezione dalla polvere e altri agenti esterni e di garanzia da parte del produttore della qualità del pro-
Una presenza curiosa che si è fatta notare negli ultimi anni è l’arrivo del tappo a corona anche nelle bottiglie destinate ai canali di vendita.
dotto, ma rafforzano anche un aspetto di comunicazione di marca, perché il vino è, dopo la cosmesi, uno dei settori che lavora di più sul packaging per l'identità di brand». Molte capsule, in particolare quelle in polilaminato, negli ultimi anni si sono dotate di linguette che facilitano l’apertura e rendono evidenti eventuali tentativi
di manomissione o compromissione dell’integrità. Tuttavia il sigillo di garanzia è entrato a far parte dell’immaginario tanto che – come altri elementi di sicurezza del passato non più in uso, come le chiusure in spago e ceralacca – è stato talvolta mantenuto con funzione estetica tramite sigilli in carte di pregio, texturate, adesive o a effetto olografico.
Le gabbiette e i cappellotti
Un altro elemento funzionale diventato terreno di gioco del design sono le gabbiette metalliche e i cappellotti per i vini spumanti, le cui chiusure devono resistere ad almeno 3 bar di pressione interna, fino a 12 bar nel picco di fermentazione. Questi elementi mostrano soluzioni sempre più estrose, dal filo colorato delle gabbiette che ha ampliato la scelta rispetto ai classici oro e argento sino ai cappellotti che si sono arricchiti di embossing, stampe a colori, stampe litografiche, vernici soft touch e a effetto cracquelé, inchiostri UV, sino dettagli di pregio come la stampa nella parte interna sia di elementi di brand che di numerazioni progressive per tracciare la filiera. Una presenza curiosa che si è fatta notare negli ultimi anni è l’arrivo del tappo
Sopra: Enofox, foto di Marco Sallese
a corona anche nelle bottiglie destinate ai canali di vendita. Il tappo a corona è sempre stato comunemente utilizzato per l’imbottigliamento e ha un’importanza fondamentale nella fermentazione in bottiglia, ma la sua presenza sui canali di distribuzione si lega soprattutto all’allargamento sul mercato dei cosiddetti vini naturali. Al momento non esiste una legislazione univoca in ambito UE sulla esatta definizione di “vino naturale”, ma esiste una galassia di piccoli vignaioli che producono secondo un disciplinare proprio. Forse anche per questo linguaggio vinicolo in evoluzione o per un pubblico di riferimento più di nicchia, anche dal punto di vista del design di prodotto spesso questi vini si allontanano dai codici visivi dei vini heritage e sperimentano linguaggi che attingono dall’esperienza di settori affini come quello dei birrifici artigianali e indipendenti.
Il futuro delle chiusure
Tre sono le innovazioni più promettenti: le capsule in carta, l’uso dell’alluminio e l’ampliamento delle possibilità d’uso dei tappi in vetro. In tutti e tre i casi si va verso una maggiore sostenibilità in termini di alleggerimento dei materiali e gestione del fine vita. L’ambito in cui si misura di più la sfida alle consuetudini dei consumatori è il settore dei tappi a vite. BVS e WAK sono i due
standard più diffusi per i tappi a vite e sono disponibili con una varietà di guarnizioni con diversi valori OTR, ossia la misura della permeabilità dell’ossigeno del tappo, il che li rende adatti sia all’uso per vini giovani, vini classici, e persino vini frizzanti o spumanti. Realizzati in alluminio, sono facilmente riciclabili e stampabili con le più svariate tecnologie, come offset, serigrafia, stampa digitale, rilievi di testa laterali e tridimensionali, inchiostri anche glitter, lamine a caldo, metallizzazioni opache e lucide.
Stefano Torregrossa, fondatore di O,Nice! Design Studio, commenta: «Se nei paesi di tradizione vinicola più lontani dalle aree di produzione del sughero, come Stati Uniti, Canada, Nord Europa, Australia e Nuova Zelanda il BWS è già lo standard, nelle aree di tradizione vinicola come l’Italia e la Francia la resistenza all’uso del tappo a vite è un mix di regole stringenti e abitudini dei consumatori. Eppure, a detta di alcuni esperti il confezionamento in alluminio consentirebbe un maggiore isolamento del prodotto dagli agenti esterni nei casi che lo richiedono, così che il vino arrivi sulla tavola come l’enologo l’ha concepito in cantina. In generale l’alluminio è un trend fortissimo sui mercati che non sono l’Italia, così come i formati
Le innovazioni più promettenti: le capsule in carta, l’uso dell’alluminio e l’ampliamento delle possibilità d’uso dei tappi in vetro.
diversi dal 75 cl. Ho seguito un progetto di design per un cliente in Germania che fa bottiglie in alluminio da 20 cl verniciata in oro col tappo a vite. Hanno dei volumi di vendita importantissimi. Potrebbe funzionare sul mercato italiano? È difficile a dirsi, ma mi viene da pensare che bisognerebbe anche smettere di presumere che i consumatori non possano abbracciare un’innovazione. Probabilmente se i brand, i comunicatori, i designer, i distributori, i produttori stessi e i relativi consorzi esplorassero queste soluzioni il mercato li seguirebbe, come si è adattato a tante innovazioni che sino a qualche anno prima sembravano inimmaginabili. I tappi in vetro invece – conclude Torregrossa – sono già parte dell’offerta di alcune vetrerie, ma i limiti d’uso al momento riguardano la necessità di certificare e garantire l’aderenza agli standard. C’è anche un tema di costi, per cui attualmente la tappatura in vetro è appannaggio di prodotti di altissimo livello. Ma l’alto di gamma è anche il settore che si può permettere di sperimentare di più con la creatività e di aprire la strada alle innovazioni tecnologiche che poi possono venire allargate al mercato nel suo complesso».
In alto: Teo Italy
DUE EMME PACK GROUP
Vivi l’esperienza della Boutique: fatti guidare dai nostri esperti e lasciati consigliare il prodotto su misura per le tue esigenze, come in una sartoria.
Due Emme Pack Group è una holding operativa che controlla le società Due Emme Pack e CrcArt, orientata ai comparti grafico e cartotecnico. Composta da un affiatato team di 30 dipendenti e con un’ampia rete commerciale sul territorio nazionale, Due Emme Pack Group è un partner strategico, efficiente nel processo produttivo, tempestiva nell’evasione ordini e sempre attenta al contenimento degli sprechi.
DUE EMME PACK GROUP
Via Castelfranco, 44/T 40017 San Giovanni in Persiceto (BO) T. +39 051 822231 www.dueemmepack.it
Da sempre attenti sul fronte ambientale e della responsabilità sociale, stiamo incrementando il nostro impegno sui temi ESG valutando fattori importanti come la carbon footprint e il bilancio di sostenibilità, con l’obiettivo di creare maggiore valore sociale. In una filiera impattante come quella cartaria, porre attenzione a questi temi è una scelta di responsabilità per anticipare il futuro.
DA PERONI RUGGERO UN’INNOVAZIONE ASSOLUTA NELLA PRODUZIONE DI SHOPPER DI LUSSO
G
Già affermata nella produzione di tecnologie per le scatole abbattibili, Peroni Ruggero presenta la nuova macchina Peroni PSB-900 che permette di automatizzare l’applicazione dei rinforzi in cartoncino e delle maniglie, portando la produzione a 900 shopper/ora. Ci racconta tutto Cristiano Peroni, Sales Marketing manager dell’azienda di Varese specializzata nella produzione di macchine automatiche per cartotecnica, legatoria e scatolifici.
Come nasce e in cosa è specializzata Peroni Ruggero?
La nostra società è stata fondata nel 1979, quando mio padre, Ruggero Peroni, decise di creare una realtà lavorativa capace di produrre modelli unici di macchine automatiche per cartotecnica, legatoria e scatolifici, tutti firmati Peroni e votati all’innovazione tecnologica. Oggi, Peroni Ruggero S.r.l. è un’impresa dinamica e flessibile che conta circa trenta
collaboratori interni, sostenuti sem pre da mio padre, da me e da mia sorella Veronica. Condividiamo la stessa passione di nostro padre e con determinazione portiamo avanti il suo sogno. Da oltre 40 anni, sviluppiamo macchinari ispirati dalla passione per il Made in Italy: ogni fase del progetto avviene all’interno della nostra azienda.
Quali sono le richieste e le principali sfide del settore del packaging di lusso e come rispondete con le vostre tecnologie?
Il packaging del lusso è un mondo sicuramente molto esigente ed è giusto che lo sia. Oltre a catturare l’attenzione del consumatore e proteggere il prodotto, il packaging deve risultare un pezzo unico quasi realizzato su misura che si può riutilizzare e magari mettere in mostra, ma la sfida è realizzarlo in modo industriale per contenere tempi e costi. C’è molta attenzione alla sostenibilità, quindi è richiesto l’utilizzo di materiali con determinate caratteristi-
che di composizione e provenienza. Le nostre risposte a tali esigenze si possono riassumere principalmente in tre punti: prestiamo molta attenzione al mercato e alle richieste dei nostri clienti, sono loro che indicano il trend da seguire. Offriamo automazione flessibile, ossia soluzioni semi-automatiche entry-level ma anche completamente automatiche, spesso personalizzabili in base alle esigenze del singolo cliente. La nostra tecnologia è davvero Made in Italy, tutte le fasi per la realizzazione di un macchinario avvengono all’interno dell’azienda, dal progetto all’assemblaggio fino al collaudo. Questo ci permette di curare ogni dettaglio, assicurare qualità e affidabilità e garantire ai nostri clienti un servizio post-vendita all’altezza delle loro aspettative.
Uno dei vostri punti di forza è la tecnologia per la produzione di scatole abbattibili. Può raccontarci di cosa si tratta e cosa permette di fare? Negli ultimi anni i grandi brand del-
la moda hanno cambiato la perce zione del consumatore nei confronti della scatola abbattibile. Inizialmente considerata imballo economico perché di facile trasporto in container, ora è diventata una nuova tipologia di luxury packaging. Essendo un prodotto di non semplice realizzazione per le numerose parti che lo compongono, è sempre stato assemblato a mano in Paesi in cui l’incidenza della manodopera era a dir poco contenuta e importato in Europa in grandi quantità. La tendenza però è cambiata: oggi la scatola abbattibile deve essere prodotta in Italia o in Europa sia per una questione di qualità che di rapidità nella produzione e consegna anche di piccoli lotti. Abbiamo dedicato moltissime risorse allo sviluppo di tecnologie per la produzione di scatole abbattibili, molto probabilmente siamo stati i primi e oggi siamo in grado di offrire la gamma completa di macchinari per automatizzare l’intero processo produttivo. Sono macchinari di semplice utilizzo dotati di si-
stemi di visione e robot per garantire la massima precisione nelle varie lavorazioni, che permettono cambi formato rapidi per essere competitivi anche nelle piccole/medie tirature e poter soddisfare le sempre più numerose richieste del mercato oltre naturalmente alle grandi quantità.
Un elemento imprescindibile dell’esperienza di acquisto, soprattutto nell’alto di gamma, è la shopper. Per questo tipo di prodotto avete sviluppato una tecnologia molto promettente e che innova il settore. Può parlarcene nel dettaglio?
Sì, la shopper è un elemento imprescindibile dell’esperienza di acquisto, soprattutto nel segmento luxury come le scatole rigide premium e le scatole abbattibili. Effettuando un’attenta ricerca di mercato, abbiamo constatato che la produzione di shopper era supportata da alcuni processi automatici ma necessitava ancora di tanta ma-
nualità. Siamo intervenuti su quelle criticità e abbiamo sviluppato una soluzione innovativa per alimentare in automatico la shopper stampata e fustellata, applicare i cartoncini di rinforzo ma soprattutto per tagliare le maniglie, infilarle e incollarle nella shopper. Con un solo operatore a servizio della macchina si possono produrre circa 900 shopper per ora, possiamo quindi affermare che la nuova macchina Peroni PSB-900 garantisce maggiore efficienza e qualità del prodotto finale.
A chi si rivolge questa nuova tecnologia, ci sono possibilità di personalizzazione e prospettive per una sua implementazione futura? Questa nuova tecnologia si rivolge a tutti coloro che hanno la necessità di semplificare e velocizzare buona parte del processo produttivo di shopper, non importa che si occupino solo di alcune lavorazioni o dell’intero processo. Peroni PSB-900 si rivolge per esempio ad aziende
che stampano la shopper in Italia ma a causa dei costi della manodopera delocalizzano le successive fasi di confezionamento con conseguenti ritardi, contestazioni e aumenti dei costi di produzione. Naturalmente PSB-900 rappresenta una soluzione interessante anche per le aziende che al momento assemblano la shopper manualmente e che si trovano ad affrontare sempre più spesso problemi legati alla mancanza di personale qualificato. Siamo abituati ad andare incontro alle esigenze dei nostri clienti, molti dei nostri macchinari sono stati modificati secondo le varie necessità quindi anche per PSB900 saremo felici di valutare eventuali richieste di personalizzazione. Pensiamo che PSB-900 rappresenti un significativo passo avanti per l’intero settore: al momento si interviene su una parte del processo produttivo ma non si esclude che in futuro ci sarà la possibilità di automatizzare l’intero processo di produzione di shopper.
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LE REGOLE DEL COFANETTO PERFETTO
di MICHELA PIBIRI
diversi gli elementi che contribuiscono a questa definizione, non sono immutabili nel tempo – tutt’altro! – e non tutti sono tangibili. Ancora meno banale è conoscere gli aspetti necessari a realizzarla, soddisfacendo la richiesta di mercato più esigente per antonomasia. Ed è da qui che cominciamo la nostra inchiesta che ha coinvolto Barbara De Poli, CEO e Responsabile marketing di Grafica Atestina, Fabio Bracciotti, Responsabile commerciale di Valtenna, Michele Valentini, Project manager di Grafiche Paciotti SB, e Gianfranco Vicini, Quality and R&D director di Pozzoli. Quattro aziende italiane in quattro regioni diverse, rispettivamente Veneto, Marche, Umbria e Lombardia, che dell’alto di gamma hanno fatto il loro core business.
È di lusso se…
«L’appartenenza al segmento lusso è un attributo del committente, piuttosto che del manufatto» dice, per cominciare, Fabio Bracciotti di Valtenna. «Brand autorevoli che, oltre all’indiscussa qualità di prodotto, intendono creare un’esperienza di ac-
a specifiche necessità in termini di morfologia, ritualità dell’apertura, attributi etici, tattili, uditivi, visivi». «Alla base del packaging di lusso c’è la sua interazione col consumatore. Il pack deve provocare un’emozione, deve accompagnare il desiderio di chi lo guarda. Un pack di lusso si riconosce anche dalla sua perfetta attinenza con il prodotto che contiene» sottolinea Barbara De Poli di Grafica Atestina. «Deve essere bello, funzionale, dare un messaggio chiaro e corretto e deve essere immediatamente distinguibile dalla concorrenza». La scelta dei materiali e delle tecniche di stampa è preponderante nella classificazione del segmento, ma non lo sono meno aspetti come la personalizzazione e la cura artigianale. «La scelta cade sia sui materiali nobili, ossia di pura cellulosa, sia verso le ultime eco-innovazioni» dice Gianfranco Vicini di Pozzoli. «Rispetto alle tecniche di stampa, normalmente un packaging di lusso non prevede una semplice quadricromia, ma dei Pantone supplementari. Finishing particolari e nobilitazioni rendono poi l’impatto
Per Michele Valentini di Grafiche Paciotti SB sono fondamentali «l’utilizzo di materie prime di alta qualità quali cartoncini tinti in pasta, carte goffrate e materiali di rivestimento di pregio; l’impiego di tecnologie di stampa e nobilitazioni avanzate che permettono lavori di grande precisione e definizione, tra cui la stampa a caldo e i rilievi multidimensionali». Altri indicatori sono la cura del dettaglio, l’assenza di difetti, la durabilità nel tempo, le lavorazioni artigianali aggiuntive, il controllo finale dei singoli pezzi. L’artigianalità è un aspetto caratterizzante perché, malgrado gli standard molto alti dei macchinari, alcuni aspetti come l’inserimento di accessori e la cura delle incollature richiedono l’intervento manuale. E il costo? È indubbiamente un indicatore del luxury packaging, non in quanto caratterizzante di per sé ma come «conseguenza che deriva da uno sviluppo tecnico e progettuale solitamente lungo e approfondito, che spesso richiede ricette personalizzate sulla linea o sul brand da rappresentare» conclude Barbara De Poli.
Ma quali sono le tipologie di packaging di lusso più richieste? «Si parte dai “semplici” astucci, definiti tali per ciò che riguarda la struttura ma sicuramente non per la realizzazione, fino alle scatole rigide più complesse» spiega Gianfranco Vicini. «Nel beverage abbiamo cofanetti per champagne, ma anche astucci per whisky e per vini pregiati. A volte si tratta di lineari, ossia astucci che prevedono il semplice incollaggio di una sola aletta, ma la stampa è di un livello elevatissimo. I nostri clienti del lusso, per esempio, ci chiedono che produzioni fatte in tempi diversi mantengano un colore veramente uniforme tra di loro. I colori Pantone che contraddistinguono i marchi sono rigidissimi e non possono avere alterazioni oltre ΔE >1». «Le tipologie considerate di lusso più diffuse, indipendentemente dal prodotto che contengono, sono i cofanetti dalle forme più particolari e personalizzate, in cartone teso o accoppiati e rivestiti, con aperture particolari o fondo-coperchio, con interni sagomati in base al contenuto», dice Barbara De Poli. Ma oltre alle costruzioni arche-
tipiche del lusso, come le cappelliere circolari e i cofanetti, sta emergendo un nuovo approccio: «In Valtenna –dice Fabio Bracciotti – guardiamo oltre le classificazioni tradizionali del settore, che tendono a collocare come “luxury packaging” le tecniche di costruzione più onerose. Alcuni brand di lusso si stanno avvicinando a costruzioni cartotecniche semplificate, in luce di una esperienza di acquisto etica, responsabile e distante dalla spregiudicata opulenza di altri momenti storici. Anche sperimentazioni e nuove geometrie possono rappresentare contenuti di innovazione». Anche Michele Valentini rileva un cambio di paradigma: «Stiamo notando un’evoluzione del concetto di lusso che comprende l’utilizzo di materiali sostenibili e la ricerca di filiere corte e controllate. “Lusso” inteso non soltanto in ambito estetico ma associato a un concetto di più ampio respiro che coinvolge il brand in tutte le sue attività».
Innovazione e sperimentazione
Uno dei vincoli principali dell’industria è la standardizzazione, che consente di ottenere multipli in gran-
Valtenna (Mosaiq Group) Naked box
Grafica Atestina
di quantità e con medesime caratteristiche. Se le forme più classiche che siamo abituati ad associare al packaging sono il cubo e il parallelepipedo, tutto ciò che va oltre implica una maggiore complessità in termini progettuali e produttivi. «Ormai però le tecnologie – dice Barbara De Poli – ci permettono di realizzare forme cilindriche, piramidali, prismi a base esagonale e molto altro. E combinando assieme queste forme creiamo veri e propri oggetti complessi». «Le forme più innovative – dice Gianfranco Vicini – sono quelle che prevedono l’unione di diversi materiali. Noi di Pozzoli abbiamo realizzato diversi packaging in cui la struttura vede la compresenza di elementi in cartone e in legno. Prodotti prettamente luxury sono più volte stati impreziositi da ricercate minuterie metalliche. Ultimamente ci viene richiesto di inserire all’interno dei nostri pack elementi tecnologici come led e dispositivi di apertura semiautomatici».
«La personalizzazione e la sperimentazione intendono superare le omologazioni dell’industria e produrre soluzioni inedite» dice Fabio Bracciotti. «La vera sfida è proprio la
Grafica Atestina, Calendario dell’avvento di Diego Dalla Palma
Grafiche Paciotti SB, packaging esagonale
capacità di elaborare sistemi flessibili: oltre alle personalizzazioni “soft” legate agli aspetti visivi o materici, un’industria flessibile deve essere in grado di praticare personalizzazioni “hard”, adattando le tecniche produttive per produrre geometrie o costruzioni inedite. Per esempio, la nostra linea “Naked” è costituita da costruzioni rigide “non rivestite”. Questo consente di ottenere spigoli vivi a 90°, con geometrie essenziali e materiali naturali. Per quanto apparentemente semplificativo, il processo di produzione è totalmente differente dal rigido rivestito (in cui è proprio il rivestimento che tiene insieme le componenti della scatola) e siamo una delle pochissime aziende in Europa ad aver adottato queste tecnologie all’insegna della riduzione di materiale. Gli stessi principi hanno guidato lo sviluppo delle tecniche “light-core” attraverso cui è possibile ridurre peso e consumo di cellulosa fino al 30%». Anche Michele Valentini pone l’accento sulla spinta innovativa della sostenibilità: «Ci stiamo rendendo conto di quanto il lusso sia premuroso verso scelte sostenibili e a basso impatto ambientale. La
nostra ricerca è focalizzata in questo momento nella realizzazione di una scatola che possa coniugare al meglio l’estetica e le finiture di una fasciata attraverso l’utilizzo di materiali sempre più leggeri e con il minor quantitativo di colla possibile».
Belli dentro
Abbiamo parlato dell’impatto estetico e sensoriale del packaging di lusso, ma altrettanto importante è l’allestimento degli interni, dal momento che la funzione primaria del packaging è quella di proteggere il prodotto. Il trend principale è quello della sostituzione totale dei termoformati plastici e della gomma piuma pretagliata con materiali cellulosici, confermato da tutte e quattro le aziende. «Abbiamo elaborato tecniche produttive – dice Fabio Bracciotti – per realizzare allestimenti interni monomaterici a base cellulosa. Abbiamo così packaging completamente riciclabili a fine vita e prodotti con materiali rinnovabili. La precisione delle sagomature interne consente di assolvere alle funzioni di antiurto e protezione dei prodotti». Gianfranco Vicini conferma che «gli interni di
una scatola rigida sono passati dal termoformato al cartone. La complessità sta nel fatto che la plastica ha una memoria di tenuta ed è quindi deformabile ritornando nella stessa posizione, mentre il cartone non ha le stesse caratteristiche perché una volta deformato rimane tale. Come Pozzoli proponiamo diverse soluzioni come il Pulp-tray, ossia il cartone pressato in un particolare stampo, oppure la soluzione prettamente cartotecnica con cartone rigido o microonda». Oltre alla scelta del materiale è fondamentale studiare nei minimi dettagli la destinazione d’uso. Dice
Barbara De Poli: «Per progettare l’interno bisogna conoscere il prodotto che deve essere trasportato; dalla forma al peso, dal materiale alla posizione che deve mantenere, orizzontale stesa o in verticale. È necessario inoltre analizzare le sollecitazioni alle quali verrà sottoposto ed eseguire i dovuti crash test». Aggiunge Michele Valentini: «Bisogna conoscere anche il livello di visibilità che dovrà avere il prodotto per poter proporre la miglior soluzione di alloggio possibile. In sintesi si può dire che anche l’allestimento interno dovrà preoccuparsi
di curare ogni minimo dettaglio: dalla facilità di inserimento ed estrazione del prodotto alla tenuta nella propria sede così come le proporzioni e l’estetica del taglio».
Progettazione, collaborazione e personalizzazione
Come bisogna approcciare la progettazione di un pack di lusso? La quasi totalità delle richieste arriva da aziende che vogliono differenziarsi.
Per questo, trattandosi di lavorazioni “tailor made”, la collaborazione diretta tra committente, designer e fornitore è un elemento cruciale. Non solo: lavorare in squadra può ridurre le revisioni nelle fasi successive, e guidare lo sviluppo tenendo conto già in fase creativa di aspetti cruciali come il costo, i processi, la compatibilità delle lavorazioni, i materiali e tutto ciò che concorre a rendere industrialmente replicabile il prodotto. «Secondo la nostra esperienza – dice Michele Valentini – non esiste un vero e proprio “processo tipo” nella progettazione, ma la parte di briefing deve essere ben articolata perché è fondamentale per comprendere le necessità della committenza. Allo stesso tempo è
importante avere esperienza dei materiali utilizzati così da avere sotto controllo i processi di lavorazione già dalla fase d’ideazione». Per Grafica Atestina il pack deve essere un prodotto sartoriale, realizzato però con tecniche industriali all’avanguardia per garantire qualità e perfezione.
Dice Barbara De Poli: «Per arrivare all’obiettivo valutiamo forme geometriche anche molto complesse e accompagniamo il cliente nella sensorialità dei materiali, dei colori e nella cura delle finiture. Successivamente il nostro ufficio tecnico e R&S elabora le proposte e crea dei prototipi da far testare al cliente». «Le prime fasi del processo di design sono quelle in cui si avanzano le ipotesi di innovazione e si gettano le basi per lo sviluppo del packaging» dice Fabio Bracciotti. «Solitamente riguardano brand e agenzia, ma siamo fortemente convinti che il coinvolgimento di un producer in questa fase possa dare un grande contributo di fattibilità e irrorare i processi creativi di contenuti tecnici, affinché il design esecutivo sia più possibile affine al concept creativo».
«Gli aspetti tecnici da tenere in considerazione dipendono molto dal
Pozzoli per Marc Jacobs
Grafiche Paciotti SB
packaging scelto, ma la collaborazione con il designer o comunque il referente del cliente è per noi di Pozzoli determinante già in fase iniziale. È inoltre importante che il designer abbia tra le mani un prototipo definitivo perché gli sia chiara la costruzione e le eventuali problematiche che si potrebbero verificare dettate dalle tolleranze costruttive».
Lusso sostenibile
I brand sono sempre più attenti agli aspetti ambientali e questo apre nuove sfide all’industria, che deve adeguarsi su una molteplicità di livelli. Ma quand’è che un packaging cartotecnico di lusso può definirsi sostenibile? «Evitare sempre di più l’utilizzo di materiali espansi, plastiche e chiusure magnetiche è quanto il mercato del packaging di lusso ci sta chiedendo» dice Michele Valentini. «Anche la leggerezza, e la conseguente riduzione di materia prima utilizzata, gioca un ruolo importante. Come Grafiche Paciotti abbiamo iniziato un processo di sostenibilità che ci ha permesso di diventare Società Benefit e di realizzare Prima: la nostra carta 100% riciclata dagli
(Mosaiq Group), un progetto del Master in Ecodesign & Ecoinnovazione di Unicam
scarti di lavorazione». «In Valtenna – dice Fabio Bracciotti – ci impegniamo da oltre un decennio nello sviluppare prodotti concepiti per produrre vantaggi ambientali, selezionare materie prime rinnovabili, prevedere soluzioni che facilitino il recupero delle materie a fine ciclo e che riducano il consumo di materia, adottare processi di stampa con inchiostri a base acqua e ridurre l’impiego di agenti chimici, contenere i consumi energetici e preferire fonti rinnovabili, creare benessere per i territori, valorizzare le risorse interne e incentivare processi di crescita individuale, favorire la sperimentazione e l’innovazione, sostenere progetti formativi altamente qualificati con Scuole e Università al fine di creare nuove competenze di valore per l’impresa e per la comunità. Un approccio maturo alla sostenibilità a nostro avviso è la visione sistemica che non si limita al prodotto, ma si estende all’industria e alla comunità estesa di stakeholder». «Tra i molteplici aspetti di un pack sostenibile – dice Barbara De Poli – ci sono i materiali riciclabili e compostabili, carta riciclata o proveniente da filiere
certificate; le bioplastiche compostabili e i materiali ecologici innovativi prodotti con basi naturali o vegetali utilizzati per la sua realizzazione. La dimensione del pack e le caratteristiche scelte durante la progettazione possono indirizzare notevolmente la sostenibilità del prodotto; la riduzione degli sprechi aumentando le pose, i tracciati fustella ottimizzati e l’aspetto grafico semplice».
«Un packaging di lusso – conclude Gianfranco Vicini – può ritenersi sostenibile quando i materiali utilizzati sono perlopiù riciclabili o compostabili. In Pozzoli, per esempio, nel caso un cliente richiedesse un effetto metallizzato, proponiamo plastiche ecologiche tipo PLA, oppure una soluzione transfer in cui viene trasferito sulla carta solo l’effetto della metallizzazione, mentre la pellicola sulla quale si trovava il film viene rimossa, recuperata e riutilizzata. E le nostre soluzioni di packaging di lusso sostenibile prevedono spesso una “seconda vita”, ossia un riutilizzo una volta finita la sua funzione iniziale».
Valtenna
IL MONDO DEL LUSSO DÀ IL BENVENUTO A MOSAIQ GROUP
Cinque produttori di packaging di lusso insieme per coprire, attualmente, l’80% delle categorie di prodotto presenti sul mercato: scatole rigide e rivestite, shopper, sacchetti e dust bag, cartellini ed etichette di carta e di stoffa. Unite e sinergiche, pur conservando le proprie storiche identità, la riconoscibilità e
l’affidabilità di sempre. Ci racconta tutto Sebastian Suhl, CEO di Mosaiq Group.
Cos’è e come nasce Mosaiq Group?
Mosaiq Group è il primo gruppo di produttori di packaging di lusso, nato dall’acquisizione di cinque aziende leader in prodotti complementari: Valtenna, D’Auria Packaging, Bulgarelli Production, Co.Ri Sacchettificio e Brand Label. Gli imprenditori sono rimasti alla guida delle loro società e sono diventati azionisti di minoranza del gruppo; la maggioranza di Mosaiq Group è detenuta da un consorzio di investitori finanziari guidato dal fondo Arca Space Capital.
Mosaiq Group riunisce cinque eccellenze dell’industria del packaging italiano. In che modo questa unione rappresenta un vantaggio competitivo e quali risposte specifiche vuole dare al mondo del lusso?
Mosaiq Group attualmente copre circa 80% delle categorie di prodotto presenti sul mercato, rappresentando dal giorno uno una soluzione one-stop-shop a livello prodotto. Inoltre, essendo le aziende dei produttori, rappresentiamo perfettamente la definizione di filiera corta, che ci garantisce un controllo rigoroso e una trasparenza totale in ogni fase del processo produttivo ed offrendo un servizio di co-creazione, caratterizzato da un approccio proattivo, garantiamo soluzioni rapide ed efficaci per le sfide dei nostri clienti. Siamo molto attenti alle tematiche ESG, ci impegniamo a operare in modo responsabile, integrando pratiche sostenibili in ogni aspetto della nostra attività, con l’obiettivo di diventare un gruppo B-Corp e ottenere certificazioni a livello di gruppo. Mosaiq
Group non nasce come una fusione: il gruppo è stato concepito per valorizzare le identità storiche di ciascuna azienda e vivrà uno sviluppo progressivo sia con il completamento della gamma prodotti, sia con l’implementazione di un servizio logistico, di approvvigionamento e di customer service su scala mondiale.
Lei viene dal mondo della moda, dopo aver ricoperto ruoli apicali all’interno di maison come Prada, Givenchy, Marc Jacobs e Trussardi. In che modo questa sua esperienza è strategica per un gruppo che fa parte della catena di fornitura del lusso?
Provenendo dal mondo dei clienti con i quali il gruppo lavora, conosco bene il mercato di riferimento grazie a diverse esperienze mana-
geriali sia a livello commerciale sia a livello operations in diverse aree geografiche del mondo.
Avete già avuto dei feedback da parte del mercato alla nascita di Mosaiq Group, ci sono in atto strategie di internazionalizzazione e quali sono gli obiettivi di medio e lungo termine del gruppo?
Il feedback del mercato è stato fino ra positivo sia dai clienti attuali sia dal mercato in generale. La strate gia è quella di preservare e valoriz zare le identità delle singole azien de, sfruttando le numerose sinergie operative individuate e sviluppan do progressivamente un servizio logistico e di approvvigionamen to a livello mondiale diventando a tutti gli effetti leader di mercato nel packaging di lusso.
Pat’s Suitcase —
Usare gli omaggi per intrigare i clienti
Pat McGrew, fondatrice e managing director di McGrewGroup, Inc. e di MC2 Services, è una famosa industry evangelist del mondo del printing: con oltre 30 anni di esperienza nel settore, supporta i clienti nel raggiungere il successo attraverso progetti di comunicazione. Noi la conosciamo anche per la valigia con cui gira il mondo, sempre piena di campioni delle ultime innovazioni nel mondo della stampa: in questa rubrica la apre per i lettori di PRINTlovers. → pcm@mcgrewgroup.com
Emergere dal rumore di fondo e creare connessioni autentiche con i clienti è una sfida. Cosa si può fare per essere coinvolgenti e differenziarsi da tutti gli altri marchi che cercano di entrare in contatto con lo stesso pubblico? Come si può far spiccare la propria storia e ottenere risultati? Le agenzie di marketing spesso consigliano di costellare le campagne con omaggi in negozio, spediti con gli ordini o nella posta per attirare l’attenzione e rafforzare il coinvolgimento dei clienti. In Europa, dove i valori tradizionali spesso si fondono perfettamente con le tendenze moderne, ricevere un oggetto fisico evoca ancora un senso di nostalgia e apprezzamento. L’utilizzo di omaggi in un negozio o spediti con un ordine offre la possibilità di premiare la fedeltà e di incuriosire i clienti. Semplici accorgimenti come una confezione di lusso con l’aggiunta di un piccolo regalo portano le persone a seguire il marchio per vedere le novità. È efficace anche abbinare gli omaggi a temi e promozioni in un determinato arco di tempo, in cui una serie di oggetti da collezionare può estendere la potenza di una campagna.
Anche se non è comune in tutti i mercati, il direct mail marketing è un’altra connessione tangibile tra il consumatore e il marchio che incrementa la comunicazione nei canali digitali. La posta fisica è spesso percepita come più personale e affidabile rispetto alle comunicazioni digitali, il che porta a tassi di coinvolgimento più elevati sia nei contesti rivolti ai consumatori sia in quelli business-to-business. Ecco perché la raccomandazione di integrare il direct mail marketing con omaggi premium, rispettando tutti i requisiti del GDPR, si basa su decenni di esperienza con il potere dei regali.
Il team della piattaforma di marketing e CRM HubSpot osserva che il direct mail, di per sé, offre un tocco personale che può far sentire i destinatari apprezzati e stimati. Non finisce in una cartella spam che può essere rapidamente cancellata o ignorata. Richiede attenzione in quanto invio fisico, il che lo rende più memorabile e d’impatto. Se si aggiungono omaggi come una tavoletta di cioccolato pregiato, portachiavi con strumenti utili, tazze personalizzate, penne di alta qualità, o le anteprime di nuovi prodotti, non solo si cattura l’attenzione, ma si incoraggia i destinatari a interagire con il marchio a un livello più profondo.
Anche le aziende tecnologiche e manifatturiere possono trovare omaggi che riflettano la loro missione, come chiavette USB o cuffie brandizzate, mentre un marchio di fitness potrebbe inviare bottiglie d’acqua o asciugamani da palestra personalizzati. Un approccio mirato garantisce che l’omaggio venga apprezzato e utilizzato, garantendo un’esposizione continua al marchio e portando a una maggiore fedeltà e a un business ripetuto nel tempo.
Chi gestisce le campagne omaggi?
Cercate le agenzie di marketing con un forte orientamento al marchio e quelle che si occupano di campagne innovative. Ne esistono di tutte le dimensioni e servono tutti i mercati. Chiedete informazioni sui concept, su come implementano le campagne, su chi lavora con loro e da chi acquistano. Le aziende che preferiscono l’account-based marketing dovrebbero chiedere come il loro potenziale partner permette di targettizzare i client chiave con premi diversi in base al loro valore e al potenziale. Chiedete le referenze! Arrivate al tavolo preparati a discutere le aspettative e le modalità di attuazione delle vostre campagne di marketing.
Parlate anche con i vostri partner di stampa. Molti hanno sviluppato competenze di marketing, internamente o tramite acquisizione, per espandere i loro servizi e creare opzioni che comprendono omaggi premium. Anche se non si occupano internamente della gestione dei premi, spesso hanno dei partner e possono occuparsi del coordinamento.
Un modello di utilizzo efficace degli omaggi:
Marketing Kitchen
Indipendentemente dal mercato in cui operate, le grandi aziende creano campagne straordinarie. Un’azienda con un approccio intelligente è l’agenzia canadese Marketing Kitchen di Markham, Ontario. Fondata da Audrey Jamieson nel 2014, Marketing Kitchen promuove un approccio collaborativo allo sviluppo di campagne intelligenti. Quando le viene chiesto di spiegare il mome, dice: «Per me la cucina è il luogo in cui le persone amano riunirsi, collaborare e creare, ed è esattamente quello che facciamo qui a Marketing Kitchen».
Nel dicembre 2020, Marketing Kitchen ha fatto scalpore con una campagna di Absolut Vodka, splendidamente realizzata e basata su prodotti premium. In risposta alle misure di sicurezza richieste nei negozi che limitavano le esposizioni in negozio, molti marchi si erano rivolti alle campagne digitali. In un caso di studio di Marketing Kitchen, Anika Sharma, Assistant Brand Manager di Corby Spirit and Wine, che detiene la distribuzione canadese di Absolut Vodka, ha deciso di cercare delle alternative. «Abbiamo pensato che fosse un buon momento per testare e imparare».
Rivolgendosi ai millennial di città e basandosi su ricerche che dimostrano come questo gruppo risponda al direct mail marketing, Sharma era convinta che ci fosse un’opportunità: «Non siamo abituati a ricevere posta, per noi è tutta cultura digitale». Marketing Kitchen ha creato un approccio chiavi in mano che ha sfruttato un trifold oversize, un pezzo in quadricromia con etichette fustellate uniche per elevare la premessa: ricordatevi di festeggiare i vostri amici durante le feste con una bottiglia da collezione di Absolut Vodka.
La cartolina conteneva anche ricette e un QR code per aiutare le persone a trovare il negozio più vicino con la bottiglia in stock. Consegnata nel dicembre 2020, Sharma afferma che le vendite totali della bottiglia in edizione limitata sono state superiori del 70% rispetto all’anno precedente. Ha definito la risposta fenomenale. Sono queste le campagne che possono elevare la storia di un marchio. Marketing Kitchen ha realizzato campagne simili per se stessa, inviando ai propri clienti commerciali pezzi di marketing attentamente ponderati contenenti omaggi insoliti. Dopo aver sperimentato progetti che avevano problemi con le specifiche delle dimensioni, hanno creato una campagna che ricordava ai clienti di misurare due volte e tagliare una volta. Nel pacchetto era incluso un piccolo nastro di misurazione brandizzato per rendere visibile Marketing Kitchen. Un’altra campagna includeva il cioccolato di una boutique di cioccolateria locale e un’altra ancora un portachiavi con un’etichetta metallica che poteva essere usata per sbloccare i carrelli della spesa.
Agenzie come Marketing Kitchen (MarketingKitchen.ca) sanno come inserire i canali di comunicazione e gli omaggi in una storia più grande e duratura. Sia che vengano utilizzati come omaggi nei negozi, in una campagna di marketing diretto o nella posta diretta per spingere il destinatario a richiedere il premio, possono elevare il rapporto tra mittente e consumatore.
Best practice per l’implementazione di omaggi premium via posta diretta
Le opportunità sono infinite, ma è bene prepararsi!
Capire il proprio pubblico: adattate gli omaggi alle preferenze e alle esigenze del vostro pubblico target. Utilizzate le ricerche disponibili e i dati interni sui modelli di acquisto per capire quali sono gli articoli più apprezzati e utilizzati. Qualità più che quantità: investite in articoli di alta qualità che riflettano bene il vostro marchio. Un omaggio a basso costo può fare più male che bene, facendo apparire il marchio di scarso valore.
Personalizzazione e personalizzazione: aggiungete un tocco personale agli omaggi. Può aumentare significativamente il valore percepito del regalo anche il semplice inserimento del nome del destinatario.
Invito all’azione (CTA) chiaro: assicuratevi che il vostro marketing includa un invito all’azione chiaro e convincente. Che si tratti di visitare un sito web, di riscattare uno sconto o di contattare l’azienda, una CTA forte può stimolare la risposta desiderata da parte dei destinatari.
Misurare e analizzare: tracciate l’efficacia delle vostre campagne. Utilizzate metriche come i tassi di risposta, i tassi di conversione e il ROI per valutare il successo e perfezionare le campagne future.
Gli omaggi premium sono uno strumento potente per chi cerca di distinguersi nel mondo digitale. Fornendo oggetti tangibili e di alta qualità, i marchi possono creare esperienze memorabili che favoriscono la fedeltà e il coinvolgimento. Poiché le aziende cercano modi innovativi per entrare in contatto con il proprio pubblico, l’uso strategico degli omaggi premium rimarrà una componente preziosa di qualsiasi strategia di marketing completa.
HOW IT'S MADE PRESENTE E FUTURO DELLE BIOPLASTICHE
Cosa sono, come si classificano, come si stampano e nobilitano e su quali certificazioni può fare affidamento l’industria grafica.
di LORENZO CAPITANI
In un ventaglio che dal poco nobile green-washing arriva alle dimostrazioni eclatanti di Ultima Generazione, il mondo, quanto meno quello occidentale, sembra abbia finalmente deciso di affrontare la transazione ecologica, di darsi regole e obiettivi per una produzione più sostenibile e rispettosa del pianeta. È un percorso lento e complicato che ha dei costi, impone la rottura di consuetudini che appaiono a volte illogiche e richiede un impegno collettivo a qualsiasi livello.
Almeno in termini teorici, finora ogni invenzione, ogni nuova tecnologia o, in generale, ogni riorganizzazione delle logiche produttive è stata introdotta per migliorare la vita di tutti, per risparmiare in termini di tempi e costi, per aumentare la produttività e la ricchezza: il carbone, il petrolio, la plastica hanno assolto benissimo queste funzioni, ma per decenni non ci siamo preoccupati del fatto che sono risorse limitate, del loro costo ambientale, dell’inquinamento prodotto e dello smaltimento dei rifiuti.
Una nuova presa di coscienza
Ora sembra essersi innescata una presa di coscienza ecologica che quanto meno ci costringe a riflettere sul nostro modello di sviluppo per provare a cambiare direzione. Se negli anni Ottanta si agitava lo spettro della fine del petrolio, oggi i risultati dell’uso sconsiderato delle energie fossili è davanti a nostri occhi con il cambiamento climatico, le microplastiche nel mare, i PFAS usati per impermeabilizzare nelle falde, il PM10 e il particolato nell’aria, solo per citare alcuni dei problemi che ci troviamo ad affrontare. È chiaro che il fenomeno è amplissimo e direttamente proporzionale alla crescita della popolazione mondiale e dell’accesso alla ricchezza, soprattutto nei paesi emergenti dove la spinta a colmare il gap porta a bruciare le tappe e a ignorare gli effetti sull’ambiente a breve e lungo termine.
Se in passato sembrava un tema destinato a essere affrontato in un lontano futuro, e soprattutto davanti al quale i singoli avevano poche possibilità di intervento, ora si è capito che ciascuno può fare la propria parte. Le accese discussioni sull’auto elettrica ne sono l’emblema, per quanto possano essere viziate da pregiudizi. Anche solo dibattere di questi temi, con argomentazioni più o meno valide, fa bene alla causa perché pone il problema a livello del singolo, sia in termini di consumi che in termini di riciclo e riuso.
Dall’economia lineare all’economia circolare
Le energie rinnovabili e il riuso dei rifiuti, così come i materiali biocompatibili e biocompostabili, non nascono ora, entrano però finalmente in gioco e hanno ruolo attivo nella gestione del problema. Per capire l’importanza della biocompatibilità dei materiali occorre fare un passo indietro partendo dai rifiuti. Paradossalmente i rifiuti in natura non esistono: senza l’uomo tutto segui-
rebbe la legge di Lavoisier secondo la quale “nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma” e diventa cibo per qualcun altro o rientra in circolo. I rifiuti, invece, sono il fallimento del nostro modello di produzione, sono scarti da sovrapproduzione e nascono da un modello economico lineare in cui si sfruttano le risorse, si realizzano prodotti che, quando non servono più per obsolescenza o perché non funzionano, sono abbandonati nell’ambiente; nella migliore delle ipotesi, si cerca di riutilizzarne qualcosa.
Fin dalla nascita, la cosiddetta “waste economy” ha cercato o di estrarre energia dalla trasformazione dei rifiuti (es. termovalorizzatori) o in parte di riutilizzarli. Questa seconda possibilità ha dato vita all’economia del riciclo, in cui parte dei rifiuti viene riutilizzata come materia prima seconda per creare nuovi prodotti: è il caso del vetro, dell’alluminio, della plastica, con tutta una serie di difficoltà e di costi che vanno dall’approvvigionamento del ri-
Fin dalla nascita, la cosiddetta “waste economy” ha cercato o di estrarre energia dalla trasformazione dei rifiuti o in parte di riutilizzarli.
Le bioplastiche
Le bioplastiche, in particolare quelle compostabili, sono materiali relativamente nuovi che garantiscono un elevato livello di circolarità, destinato a estendersi. Si prevede che il mercato globale dei biopolimeri crescerà dai 10,7 miliardi di dollari del 2021 a 29,7 miliardi di dollari del 2026, con un tasso di crescita annuo del 22,7%. Ma cos’è una bioplastica? Per comprendere il termine “bioplastica”, si parte dalla
fiuto e della sua selezione omogenea alla sua lavorazione e trasformazione. Infatti, mentre vetro e alluminio possono essere riciclati all’infinito, la plastica presenta dei limiti. I tappi delle bottiglie per esempio sono in HDPE mentre le bottiglie sono in PET: le due plastiche, per non perdere le loro caratteristiche, devono essere rifuse più pure possibile, quindi per avviarle al riciclo è indispensabile separarle. Inoltre la plastica può essere riciclata al massimo 2-3 volte, poi non è più utilizzabile, mentre la carta arriva fino a 7 volte. Solo che la carta in linea di massima è anche biocompatibile e compostabile, mentre la plastica no e, quando finisce in ambiente, ci resta centinaia di anni. E così tanti altri rifiuti. Ecco perché la via vincente, oltre al riciclo, è quella che mira a non produrre più rifiuti. Come? Usando gli scarti e i sottoprodotti di un’industria come semilavorati o materia di partenza in un’altra, con o senza lavorazioni intermedie (end of waste), ma anche promuovendo l’ecodesign che impone di pensare allo smaltimento e al riciclo di un prodotto fin dalla sua progettazione. Ma il vero salto di qualità si avrebbe con il passaggio dal riciclo al riuso, o meglio alla re-immissione in natura, in una circolarità perfetta in cui tutto, energia e materia, viene rigenerato. In quest’ottica, le bioplastiche rappresentano un caso virtuoso, accanto a quello più noto del riciclo della carta, e che ha un notevole impatto sul nostro settore della stampa, della legatoria e del packaging.
BIO-BASED
Bioplastics
eg, biobased PE, PET, PA, PTT
NON-
BIODEGRADABLE
Bioplastics
eg, PLA, PHA, PBS, starch blends
Conventional plastics
eg, PE, PP, PET
FOSSIL-BASED
Bioplastics
eg, PBAT, PCL
BIODEGRADABLE
“plastica”. La parola plastica deriva dal greco “plasticos”, che significa “capace di essere formato”. Questo termine si riferisce alla capacità di questi materiali di essere facilmente modellati, generalmente ad alta temperatura, per essere trasformati in oggetti a basso costo. Queste caratteristiche hanno contribuito al loro grande successo: la plastica è leggera, resistente, versatile e a buon mercato. E non necessariamente deriva dal petrolio: per esempio la galalite, una delle prime plastiche, deriva dalle proteine del latte!
Il quadrante delle bioplastiche
Una plastica si può definire “bio” quando è “biobased”, ovvero è composta, almeno in parte, da materiali che derivano da biomasse (materiali di origine organica che non hanno subito il processo di fossilizzazione) ed è biodegradabile, ovvero può essere degradata dai microorganismi. L’essere biobased non implica automaticamente essere biodegradabile: il fatto che una plastica ven-
ga prodotta a partire da materiali a base biologica non vuol per forza dire che sia anche biodegradabile. In generale si distinguono tre tipi di bioplastiche:
J bioplastiche non biodegradabili costituite, in tutto o in parte, da materiali a base biologica come il PE e il PET biobased, entrambi fabbricati a partire dalla canna da zucchero anziché da risorse fossili, e il PA biobased, prodotto a partire da oli vegetali;
J bioplastiche a base biologica e biodegradabili, tra cui le miscele di amidi come il MaterBi® utilizzato per i sacchetti della raccolta dell’umido;
J bioplastiche biodegradabili costituite da materie prime di origine fossile.
Perché un materiale possa essere considerato “biodegradabile” è necessario che in natura esista un microrganismo, un batterio, un fungo o un’alga, in grado di decomporre, assimilare e infine mineralizzare il materiale. Questa
decomposizione può avvenire in condizioni aerobiche (presenza di ossigeno) e produce anidride carbonica, acqua e sali minerali e nuova biomassa, oppure in condizioni anaerobiche (senza ossigeno) e in questo caso si ottiene anidride carbonica, metano, sali minerali e nuova biomassa.
Una plastica si può definire “bio” quando è “biobased”, ovvero è composta, almeno in parte, da materiali che derivano da biomasse.
Diverso ancora è il concetto di “compostabile”: la biodegradabilità infatti è un requisito per garantire la compostabilità, ma il fatto che una plastica sia biodegradabile non implica necessariamente che sia anche compostabile. Il compostaggio è un processo di trattamento di rifiuti biodegradabili che produce compost, un terriccio utile per l’agricoltura, chiudendo così il ciclo dei rifiuti organici. La norma EN 13432 definisce i criteri che devono essere soddisfatti affinché un materiale d’imballaggio possa essere considerato compostabile e quindi riciclabile insieme ai rifiuti organici: deve essere biodegradabile al 90% in 6 mesi, disintegrabile (dopo 3 mesi la sua massa deve
ai 2 mm), ecotossicamente innocuo (ovvero deve supportare una crescita sana delle piante senza effetti tossici), deve avere bassi livelli di metalli pesanti e non contenere altre sostanze chimiche pericolose.
L’impatto nella filiera della stampa
Ma perché ci interessiamo alle bioplastiche? Perché l’impatto della plastifica e della laminazione della carta sulla filiera della stampa, editoriale e commerciale, e del packaging è significativo. Teoricamente la carta plastificata, come quella di scatole, astucci, copertine di libri e giornali, flyer e confezioni in genere, non andrebbe buttata nel contenitore della carta, ma nell’indifferenziato perché contiene due materiali diversi che non possono essere separati facilmente. L’industria del riciclo ha risolto il problema con impianti che prevedono una fase di selezione per eliminare le impurità, come residui
Il fatto che una plastica sia biodegradabile non implica necessariamente che sia anche compostabile.
di plastica e di frammenti metallici. Ma questi residui costituiscono rifiuti che non possono essere riutilizzati in nessun modo. Oggi esistono però film bioplastici compostabili che possiedono proprietà equivalenti alle loro versioni convenzionali fossili, come flessibilità, durata, stampabilità, trasparenza, barriera, resistenza al calore, lucentezza e sono adatte al contatto con gli alimenti, in un range di temperature che spazia dal congelamento alla cottura in forno tradizionale. I tipi principali di bioplastiche, tutte biodegradabili e compostabili, sono:
J PLA (Polilattico), derivato da zuccheri fermentati provenienti da colture di amido come mais, barbabietola e canna da zucchero: è biodegradabile e compostabile con buone proprietà di trasparenza e lucentezza che lo rendono adatto per laminazione e plastificazione;
J PHA (Poli-idrossialcanoati), prodotto attraverso la fermentazione batterica di oli vegetali e zuccheri:
è biodegradabile e compostabile, con buone proprietà meccaniche e di barriera;
J PBS (Polibutilene succinato), derivato dall’acido succinico e dal butandiolo, che possono essere prodotti da risorse rinnovabili come la canna da zucchero o da biomasse.
Ci sarebbero anche il Bio-PE, biopolietilene, che pur non essendo biodegradabile contribuisce a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili perché deriva da fonti rinnovabili, e l’acetato di cellulosa, che invece è biodegradabile ma non sempre compostabile secondo gli standard specifici della EN 13432 (molto dipende dai reagenti e dai catalizzatori utilizzati). I film di acetato di cellulosa, oltre a garantire comunque un alto livello di sostenibilità, hanno un’eccellente qualità estetica con alte prestazioni di lavorabilità e nobilitazione. Quanto ai finissaggi, esistono sia in versione opaca, con effetto satin, che lucida, con altissimo livello di brillantezza.
ISCC per una produzione ecologica e di qualità
Da print buyer, creativi e committenti di stampati, quello che conta è orientarsi in questa selva di sigle e materiali per evitare il green-washing involontario e avere consapevolezza del fatto che la filiera è pronta per una produzione più ecologica senza rinunciare ai finissaggi e alle nobilitazioni cui siamo stati abituati nell’era del fossile. Per andare sul sicuro viene in aiuto la certificazione ISCC (International Sustainability & Carbon Certification) che ha preso Pozzoli quest’anno, in occasione del rinnovo delle loro altre certificazioni. «Da oltre vent’anni – ci spiega Davide Biancorosso, HSE manager dell’azienda specializzata in packaging che detiene molti brevetti nell’ambito dell’entertainment – lavoriamo per ridurre l’impronta ambientale nostra e dei prodotti che realizziamo; in quest’ottica, quando abbiamo ripreso la produzione di dischi in vinile, abbiamo cercato una soluzione a basso impatto, che garantisse un prodotto di ottima qualità e che suonasse bene. La recente disponibilità di un PVC bio-based (o più tecnicamente “biocir-
colare” in quanto ottenuto dai rifiuti e dai residui di origine biologica provenienti dall’agricoltura, dalla silvicoltura e dalle industrie correlate) ci è parsa una buona soluzione e così abbiamo approcciato, dopo aver sentito il fornitore, la certificazione ISCC».
Il caso di Pozzoli
Nata per i biocarburanti, l’ISCC negli anni si è ampliata fino a includere come certificabili numerosi prodotti in bioplastica, compresi i vinili di Pozzoli. «Per noi – continua Biancorosso – si tratta di gestire un corretto bilancio di massa e tracciare tutti gli acquisti e le vendite di materiali e prodotti certificati; in estrema sintesi assomiglia a una catena di custodia forestale anche se un po’ più complessa e tecnica». Un percorso che ha richiesto non solo di cambiare mindset in direzione green, ma anche e soprattutto di modificare il workflow aziendale: «Capito quali fossero i requisiti applicabili alla nostra realtà produttiva, abbiamo individuato un ente di certificazione e avviato un audit. Nel mentre abbiamo aggiornato la documentazione a supporto del
Nata per i biocarburanti, l’ISCC negli anni si è ampliata fino a includere come certificabili numerosi prodotti in bioplastica
sistema di gestione integrato affinché i previsti requisiti di ISCC fossero pienamente soddisfatti. Le modifiche hanno interessato le procedure di acquisto e controllo, quelle di produzione dei dischi, quelle dei controlli qualità e di testing e, ovviamente, quelle per la tracciabilità. Rivedere e aggiornare i vari flussi di lavoro ci ha anche consentito di andare oltre l’obiettivo originale di certificare la produzione di dischi in bio-vinile. Oggi, se richiesto dai clienti, possiamo anche impiegare film in bioplastica certificata ISCC per plastificare stampati e packaging». Come stanno reagendo i clienti a questo approccio green? «Difficile dirlo dopo così poco tempo dall’ottenimento della certificazione, ma l’interesse è alto. Non possiamo negare che qualche dubbio verso questi nuovi materiali i clienti finali lo abbiano, ma una volta ricevute le giuste garanzie e compresi i benefici ambientali difficilmente tornano indietro e la dicitura ‘bioplastica’ è un plus da non trascurare». Insomma, la strada verso un’industria più ecologica è finalmente tracciata.
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di CATERINA PUCCI
«C’è stato un periodo a New York che per capire chi fossi bastava guardarti i piedi. Era un modo per dire: questo sono io». A dirlo è Doze Green, uno dei pionieri della cultura hip-hop, che riassume in poche parole il significato di quella che da anni viene definita “sneaker culture”: un fenomeno culturale che ha visto la classica calzatura con suola in gomma trascendere la propria funzione originaria di scarpa sportiva per diventare strumento di espressione personale, attraverso il quale affermare la propria identità stilistica, al pari di altri capi di abbigliamento come i jeans e le t-shirt. Secondo i pronostici, il mercato delle sneakers raggiungerà un valore di 120 miliardi di dollari entro il 2026. Guardando al solo segmento del reselling, si stima che il mercato statunitense della rivendita di scarpe da ginnastica passerà da 2 miliardi di dollari a ben 30 entro il 2030. Buona parte di questo successo è dettato dal cambio di passo avvenuto durante la pandemia, che ha portato sempre più consumatori a preferire un abbigliamento confortevole, con conseguente aumento delle vendite di athleisure. Contestualmente, i mar-
chi di alta moda hanno incrementato le collaborazioni con brand sportivi, dando vita a edizioni limitate che vanno a ruba entro poche ore dalla messa in commercio. La richiesta di customizzazione estrema ha portato inoltre alla nascita di piattaforme made-to-order – si pensi a “Nike By You” – dove i clienti possono scegliere modello, colore, tomaia, stampa seguendo la creazione della scarpa dei propri sogni passo per passo. In questo contesto, l’introduzione di tecnologie di stampa su pelle e tessuto sempre più performanti e lo sviluppo di materiali innovativi si sono rivelati fondamentali per venire incontro alle nuove esigenze dei consumatori.
La sfida della stampa in digitale su pelle
L’introduzione della stampa inkjet nell’industria della calzatura ha permesso di azzerare i costi di avviamento, consentendo ai marchi di realizzare in modo semplice e veloce pezzi unici o tirature più consistenti allo stesso costo per copia, senza dover ridisegnare la forma del singolo accessorio. «Facendo ricerche nel settore della pelle e della moda abbiamo
Air Force 1 custom realizzata da SEDDYS per il rapper italiano Guè
scoperto che la richiesta di articoli più esclusivi e iterazioni più rapide delle collezioni è diventato un tema di enorme rilevanza per i brand» spiega Dieter Jancart, Segment Manager High End Systems DPS di Agfa. «Una delle criticità legate alla stampa su pelle è dovuta al fatto che non si tratta di un materiale standardizzato: ogni lotto può presentare delle differenze, che possono influire sulla qualità e sulla resa del prodotto finito. Tradizionalmente, i conciatori rifiniscono i propri prodotti con prodotti poliuretanici volti a proteggere la pelle e conferire caratteristiche specifiche quali morbidezza, pienezza, resa del colore, smerigliabilità e resistenza meccanica. Applicare una stampa sulla pelle conciata può portare a screpolature e distacchi dello strato stampato». Per ovviare al problema, Agfa ha dedicato anni al processo di concia per capire come adattare il proprio processo di stampa, senza compromettere le caratteristiche e la qualità della pelle. «Il frutto di questo lavoro di R&D è la tecnologia Alussa, in cui la chimica degli inchiostri è stata adattata affinché lavori in sintonia con le sostanze chimiche utilizzate
A sinistra, calzature personalizzate da ESANASTRI. In basso, sneakers personalizzate con tecnologia
AGFA Alussa
nel processo di produzione della pelle. Chiaramente la sfida principale consiste nell’approcciare un mondo come quello della conceria, con caratteristiche ben diverse da quello della tipografia, affinché possa abbracciare i vantaggi di un nuovo tipo di tecnologia e nuove competenze».
Serigrafia o digitale?
Dipende dall’effetto finale
La scelta della tecnica di stampa, serigrafica o digitale, dipende dal tipo di supporto che dovrà essere decorato – se pelle o tessuto – e dall’effetto che si desidera ottenere. Il digitale consente di utilizzare molteplici colori e sfumature e ottenere piccolissimi dettagli. La serigrafia consente di realizzare effetti particolari (metallizzato, perlescenze, glitter, floccati, goffrato) ma richiede una preparazione prestampa più complessa che prevede l’utilizzo di pellicole e l’incisione di telai. «Lavoriamo con brand di moda, calzaturifici, concerie, sempre cercando di creare una sinergia col cliente per soddisfare le sue richieste – spiega Nicola Posarelli, titolare di Esanastri – che variano molto a seconda
Nella pagina seguente, in alto a sinistra, il processo di personalizzazione su sneakers del team creativo SEDDYS.
A destra, il designer Jacopo de Carli customizza un paio di Clarks con materiali di riciclo. In basso, sneakers personalizzate con tecnologia digitale Canon
dei trend stagionali, anche se negli ultimi anni l’animalier ha dominato il mercato della calzatura e dell’abbigliamento. La pelletteria segue dettami leggermente differenti: le personalizzazioni sono più evidenti anche con logature abbinate a effetti come laminatura e click».
Il connubio tra tecnologie e materiali
C’è da dire che il mondo conciario, per sua natura vocato all’innovazione, ha iniziato a introdurre tecniche di stampa diverse in tempi non sospetti, procedendo per tentativi ed esperimenti. Ogni azienda conciaria ha così messo a punto la propria “ricetta segreta”.
«Per i costruttori di tecnologie è fondamentale lavorare in stretta collaborazione con i produttori di materiali per mettere a punto soluzioni in grado di soddisfare le esigenze di mercati diversi. Per Canon, che ha fatto della personalizzazione estrema (mass customization) e la Total Experience il proprio leitmotiv, l’occasione è arrivata grazie alla partnership con un’importante realtà italiana, azienda specializzata nella creazione di sup-
porti per la stampa digitale. Lavorando in sinergia abbiamo messo a punto un ventaglio di substrati in similpelle destinati alla realizzazione di una vasta gamma di applicazioni, dagli accessori moda ai complementi d’arredo» spiega Paolo Organo, Product Marketing Manager di Canon Italia. La possibilità di modificare la mescola del poliuretano affinché il supporto si adattasse perfettamente alla tecnologia di stampa UVgel di Canon ha permesso di mettere a punto cinque differenti proposte con finiture (liscia, dollaro, buccia d’arancia o skin) e trattamenti diversi (come il super richiesto flame retardant) che si adattano a diversi segmenti di mercato. «Nell’ambito del fashion esiste ancora un po’ di resistenza, perché ciascuna azienda ricerca un’unicità che una linea di materiali standardizzati non consente» spiega Massimiliano Klimciuk, Sales Manager, Business Development Imaging Supplies di Canon Italia. «Nell’ambito contract al momento le opportunità sono maggiori, perché le aziende lavorano su linee di produzione standardizzate e l’introduzione di supporti come i nostri aiutano i designer e gli architetti
a creare una guida, semplificando i processi creativi».
Customizzare una scarpa: dal progetto al prodotto finito
SEDDYS è una delle prime aziende italiane ad aver avviato un’attività legata alla customizzazione su sneakers. Il progetto nasce nel 2014 dalla passione dei due founder, entrambi provenienti dalla produzione/lavorazione artigianale di accessori, che iniziano customizzando con borchie e applicazioni quasi esclusivamente Converse e Vans. Oggi SEDDYS è uno studio di custom design, che grazie alla continua ricerca in innovazioni tecniche, tendenze di design e di stile e attenzione ai materiali, permette di creare modelli realizzati su misura per il cliente, oltre a proporre collezioni stagionali che seguono le tendenze del momento senza perdere la propria identità stilistica.
«L’intero processo creativo avviene all’interno del nostro lab: per prima cosa selezioniamo i modelli di sneaker più in voga tra principali brand tra cui Nike, adidas, Asics, Converse e New Balance. Si parte dalla ricerca delle reference, cioè tutti
quei riferimenti alla cultura, alla musica e alla moda che ispirano le nostre creazioni. Dalla cultura hip-hop all’estetica skate, dalle lavorazioni DIY che riflettono un’anima punk all’attitude ribelle e fuori dagli schemi, tutti questi elementi ci rendono riconoscibili come brand e unicum nel panorama del custom italiano» spiega Marco Serughetti, direttore creativo di SEDDYS.
Il design del custom viene progettato in base alla silhouette scelta, per esempio su una sneaker Nike si terrà in considerazione lo swoosh, iconico logo, che spesso viene dipinto a mano o rivestito in tessuto; si passa quindi alla scelta dei materiali, delle tecniche e degli strumenti per realizzare la personalizzazione: dal dipinto a mano all’uso dell’aerografo, dall’uso di tessuti cuciti sulla sneaker all’applicazione di borchie, perle e cristalli, dalla stampa digitale alle tinture.
«La stampa digitale è la tecnologia più utilizzata, con macchinari diversi a seconda del tipo di tessuto che si personalizza. Possiamo così ricreare su patch in tessuto, poi cucite sulle sneaker o su abbigliamento, qualsiasi immagine e scritta anche
su aree della scarpa come la linguetta che non possono essere dipinte a mano». Tra i prodotti realizzati con questa tecnica di stampa, la Nike Dunk Premium dedicata a GTA San Andreas, con citazioni e simboli del videogame, e le scritte “San Andreas” e “Los Santos” realizzate con stampa digitale e stencil. O la Nike Air Force 1 progettata per il rapper italiano Guè con patch in tessuto stampate che rivestono le linguette della sneaker con impressi i simboli di Milano (il biscione e la Madonnina). Lo stesso procedimento è stato applicato su un altro progetto speciale, le Clarks Wallabees dedicate al Wu-Tang Clan, realizzate in occasione del 30esimo anniversario dell’album “Enter the Wu-Tang”, la cui copertina è stata stampata e cucita sulle linguette. Oltre a questi progetti speciali, il digitale è una tecnica utilizzata anche su modelli delle collezioni stagionali, che sono disponibili sia sul sito web di SEDDYS, sia negli store con cui collaborano. «Le richieste dei nostri clienti variano molto in base alla stagione, alle tendenze del momento e ai gusti della singola persona. Fra le customizzazioni più richieste nell’ultima stagione, ci sono sicuramente le tinture, sia con effetto sfumato in doppia tonalità come le
nostre adidas Samba 2Dye, sia monocromatiche. Anche le Comics, effetto-fumetto ottenuto attraverso il dipinto a mano, unito alle tinte sfumate della stagione, restano un evergreen. Uno dei trend che ci ha accompagnato per tutto lo scorso anno e prosegue anche durante il 2024 è quello del denim: per i nostri custom utilizziamo jeans riciclato di alta qualità, in una logica di upcycling».
Restauro creativo, recupero dell’artigianalità
Come avvenuto in altri segmenti del mondo fashion, anche nell’ambito della calzatura si è a diffuso il concetto di upcycling, cioè il riuso creativo volto a dare nuova vita a un oggetto, trasformandolo in un prodotto di maggior qualità, reale o percepita. Tra i più noti restauratori italiani di sneakers c’è Jacopo de Carli che lavora in una logica “conservativa” volta a mantenere il più possibile invariato il materiale e le condizioni di partenza della scarpa. «Un lavoro simile a quello che si fa su un quadro, per ripulire la tela senza comprometterla, cercando di preservarne lo stato originale e di valorizzarne i difetti. Alla fine sono proprio queste imperfezioni gli elementi che costi-
In alto, a sinistra, Converse All Star custom ispirate ai “pulp comics” e allo stile punk realizzate dal team creativo di SEDDYS. A destra, Clarks customizzate dal designer Jacopo de Carli
tuiscono il reale valore aggiunto per il collezionista» spiega de Carli. Il suo passato da calzolaio gli ha permesso di applicare tecniche di trattamento tipiche della calzatura classica anche alle sneakers, utilizzando prodotti per la pulizia con uno specifico pH volto a migliorare la resa su una certa tipologia di pellame, lavorando sul miglioramento della suola e l’aggiunta di accessori. Personalizzazioni tailor made, linee di prodotti innovativi per la cura delle scarpe, eventi e workshop esclusivi – tra i più recenti quello al Miami Art Basel – lo hanno reso un punto di riferimento nell’ambito della sneaker culture e hanno portato alla realizzazione di modelli custom off per aziende come Clarks o Birkenstock, spesso realizzati con scarti di magazzino. «Quella del restauro è ancora una nicchia, ma sottolinea quanto per brand e designer sia sempre più importante recuperare il senso più artigianale del prodotto che vendono, interfacciandosi non più soltanto con gli influencer, ma piuttosto con gli artigiani, coloro che padroneggiano i segreti di quest’arte e possono restituire anche al consumatore un senso di autenticità maggiore».
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Manifattura del Seveso viene fondata a Milano nel 1917. Negli oltre cento anni di storia, sono quattro le generazioni di imprenditori che si sono avvicendate alla guida di Manifattura del Seveso. Ciascuna di loro ha fornito il proprio contribuito allo sviluppo e all’affermazione dell’azienda che ormai è riconosciuta in Italia e nel mondo come leader nella produzione di tessuti di rivestimento.
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Manifattura del Seveso si caratterizza, però, non solo per l’impiego di materie di prima qualità, grazie alle quali vengono create le tele, ma anche per la capacità di realizzare finiture e nuance di colori che da sempre anticipano e incontrano le tendenze del momento, tanto da divenire vere e proprie icone di stile e da rappresentare un punto di riferimento nel mondo della moda, dell’editoria e non solo. L’azienda si distingue anche e soprattutto per la costante attenzione e gli investimenti destinati alla sostenibilità ambientale: è stata tra i primi nel settore a ottenere la certificazione ambientale ISO 14001.
I racconti del legno
Vita, calore, tradizione, lusso. Questo e altro evoca il legno, ancora oggi scelta preferita per moltissime applicazioni che, proprio in virtù della sua versatilità, non poteva non essere coinvolto nella rivoluzione della stampa digitale.
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Impreziosito con decori e pattern, il legno si armonizza con altre superfici come piastrelle o carta da parati, ma con l’inconfondibile calore del materiale naturale. (Foto Cefla)
Anatomia del legno
Il tronco e la caratteristica formazione ad anelli. Conoscerne i diversi strati è fondamentale per lavorarlo nel modo corretto.
J corteccia esterna: strato protettivo
J corteccia interna: formato da libro che trasporta i nutrienti e cambio che produce nuovo legno e corteccia
J alburno: legno giovane e vivo che trasporta i nutrienti dalla radice alla chioma
J durame: legno più interno e maturo, scuro e duro, che offre supporto strutturale all’albero
J midollo: parte più interna da cui si sviluppano gli anelli, morbida e non utilizzabile per il legname.
Il legname di alta qualità proviene principalmente dal durame, apprezzato per la sua robustezza e bellezza. Questo materiale è impiegato in falegnameria ed ebanisteria per creare mobili, pavimenti e altri manufatti di valore. Le altre parti del tronco vengono utilizzate per produrre legnami meno pregiati e fibre destinate alla realizzazione di pannelli, che sono poi i materiali più comunemente usati nella stampa digitale.
midollo
durame
alburno
corteccia interna
corteccia esterna
Il legno è un materiale vivo e richiama sempre l’albero o, meglio, le molte specie di alberi da cui proviene. Quindi è più corretto parlare di “legni” o delle varie declinazioni merceologiche dei pannelli semilavorati a base di legno. Se ci inoltriamo nel mondo della stampa digitale su legno si apre un ventaglio di possibilità da sperimentare che si basano su una stretta collaborazione fra figure e competenze complesse. Perché di fronte all’enorme varietà di applicazioni e di materiali che il legno offre, è necessario trovare soluzioni creative cui concorrono industria, designer, falegnami, grafici e stampatori.
Raccontare attraverso un materiale
Il legno è ancora la scelta preferita in molte applicazioni. La sua bellezza naturale e la capacità intrinseca di trasmettere calore e autenticità lo rendono apprezzato e, in alcuni contesti, insostituibile. Nonostante le innovazioni tecnologiche che hanno introdotto molti nuovi materiali sul mercato, il fascino del legno rimane inalterato. Non solo per le sue qualità, ma anche per la sua capacità di evocare sensazioni di comfort, solidità o attenzione all’ambiente, oltre a trasmettere un senso di lusso e preziosità. Se correttamente trattato, il legno può accompagnarci per secoli, resistendo agli agenti atmosferici e all’usura del tempo. Questa longevità ha permesso al legno di diventare un simbolo di continuità e tradizione, un materiale che collega generazioni ed epoche.
Tecnologie di stampa che innovano un settore La tecnica UV si è affermata anche per la stampa su legno, diventando protagonista assoluta del mercato. Come ci racconta Walter Bano: «In Canon abbiamo esaminato questo mercato sei anni fa, e stiamo tuttora osservando i suoi sviluppi. La tecnologia UV permette di decorare una vasta gamma di tipi di legno e supporti, dal pregiato massello ai pannelli in MDF o truciolare. E la superficie del legno, solitamente porosa,
di PAOLA CARBONE
I semilavorati
Il legno è anisotropo, cioè presenta grandi differenze di resistenza a seconda che la forza operi in senso longitudinale o trasversale alla tavola. Ciò provoca deformazioni e spaccature, intrinseche alla struttura del legname o indotte dall’umidità. Le tavole si possono deformare in vari modi e con effetti molto diversi detti imbarcamento, arcuatura, falcatura e svergolamento. Per contrastare le problematiche fisico-meccaniche del legno, sin dal tardo 1700 si è cominciato a creare dei compensati che alternavano sottili fogli ricavati dai tronchi, detti piallacci o sfogliati, pressati e tenuti insieme da collanti. Ma la vera rivoluzione si è avuta con l’introduzione delle resine adesive a base di polimeri, che hanno permesso di realizzare pannelli di compensato estremamente resistenti e durevoli. Altri tipi di semilavorati sono stati realizzati per sfruttare parti meno nobili del legno o di scarto.
Compensato
Multistrato
Tamburato
È realizzato con sfogliati disposti con le fibre perpendicolari tra loro. Questa tecnica serve a conferire al pannello maggiore resistenza, “compensando” appunto le carenze in una direzione.
Di solito è realizzato da 5 sfogliati disposti con le fibre perpendicolari tra loro ed incollati con collanti ureici o fenolici. Le specie legnose più utilizzate sono il pioppo e la betulla ma si trovano anche essenze più pregiate come rovere o teak. Ha buone prestazioni meccaniche e un’ottima lavorabilità.
È costituito da struttura perimetrale in listelli con un inserto centrale in cartone alveolare o listelli di legno. La superficie è in compensato. Leggero e stabile, è molto usato per strutture portanti dei mobili.
Truciolare Si fabbrica a partire da grossi trucioli disposti in modo casuale e tenuti uniti da collanti e resine. Molto pesante e poco pregiato.
MDF
Abbreviazione di Medium Density Fiberboard (pannello di fibre di media densità) è composto da piccolissime fibre di legno che vengono disposte in modo uniforme e compatto e incollate con resine sintetiche.
Laminato Pannello con le due superfici ricoperte da sottili foglie di laminato plastico.
Lamellare
Unione di più listelli di legno massello di ugual larghezza e spessore ma di lunghezza diversa, incollati tra loro e uniti per la testa con particolari giunzioni a pettine. Molto resistente e usato per travi strutturali o ripiani pregiati.
Listellare o paniforte Si costruisce ricoprendo una base fatta di listelli affiancati con fogli di compensato. Viene rifinito con una impiallacciatura di legno o MDF.
Nobilitato Realizzato con un pannello di particelle ricoperto da fogli in melammina che a volte riproducono le venature del legno.
OSB
Oriented Structural Board è costituito da sottili strisce di legno tenero di spessore uguale ma lunghezza e larghezza differente. Sono disposte in modo da formare diversi strati incrociati tra loro.
Particelle Viene ottenuto pressando una determinata quantità di chips di legno miscelate con colle sintetiche.
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facilita l’adesione dell’inchiostro. Nel caso di materiali nobilitati o laminati, è necessario preparare la parte da stampare rendendola leggermente più ruvida tramite abrasione per favorire una buona presa del colore».
Gli inchiostri UV offrono una soluzione semplice e versatile, garantendo un’asciugatura immediata che non lascia umida la superficie del legno. La polimerizzazione dei colori crea una sottile pellicola plastica sulla superficie senza dare un effetto innaturale. Anzi, questo tipo di stampa è graficamente molto piacevole perché non viene assorbito dal materiale, ma piuttosto dialoga con la superficie, lasciando trasparire la matericità delle venature sottostanti. È possibile lasciare aree non trattate o semplicemente coperte con una vernice trasparente o tonalizzante per esaltare il legno naturale. Talvolta, la stampa digitale viene utilizzata per conferire bellezza a un pannello piatto e anonimo, lavorando proprio sullo spessore della vernice e creando venature o altri effetti di rilievo.
Le stampanti flatbed eseguono diversi passaggi in base al disegno e all’effetto desiderato: per immagini 2D standard possono essere sufficienti 3-4 passaggi, mentre per effetti più com-
plessi o in rilievo possono essere necessari molti più strati. Gli inchiostri garantiscono una grande standardizzazione del risultato, sia per quanto riguarda la classica quadricromia o esacromia, sia per colori specifici come i metallizzati. Ulteriori effetti possono essere ottenuti preparando la base con il bianco e stampando sopra a questo strato chiaro. Lavorando sulla quantità di inchiostro si possono emulare tecniche pittoriche come l’acquerello. Dopo la stampa UV, è sempre consigliato applicare dei coating protettivi, specialmente su superfici soggette a usura come i pavimenti.
Una possibile evoluzione è l’adozione di inchiostri ad acqua. Attualmente la resistenza e l’affidabilità dei polimeri sintetici non sono ancora superate, ma consumatori sempre più attenti alla sostenibilità e al riciclo potrebbero spingere le aziende a trovare soluzioni più eco-compatibili.
L’arte del design d’interni
Il legno è il protagonista assoluto nella costruzione dei mobili. Tuttavia al marrone intenso di un massello le ultime tendenze preferiscono colori più chiari, capaci di dialogare con la luce e amplificare lo spazio. La versatilità della stampa su legno sta conquistando i designer di oggetti
d’arredo perché riesce a interpretare la superficie delle diverse essenze dandogli nuova vita ma conservando la sensazione materica che solo il legno possiede.
«Un creativo deve saper sfruttare le competenze tecniche degli altri – ci rivela la designer Luciana Gomez – e il rapporto con Canon è stato fondamentale per capire come sfruttare al meglio le macchine e i materiali. Abbiamo sperimentato molto, ad esempio, su come trattare i pannelli per ottenere i migliori risultati. La competenza tecnica è cruciale per esplorare tutte le potenzialità della stampa, anche su materiali come parquet, ceramica o metalli».
La collaborazione tra designer e stampatori è dunque la chiave per ottenere il massimo dalle macchine e dai materiali. Le sperimentazioni permettono di trovare le soluzioni migliori e definire un flusso di lavoro per i semilavorati, come la bordatura e l’applicazione di flatting. La decorazione del legno è molto apprezzata perché può essere armonizzata con la decorazione di altre superfici, piastrelle, stoffe e muri. Si creano ambienti dove tutti gli elementi sono coerenti con una palette di colori ben definita. Il legno diventa anche un supporto ideale per ottenere effetti pietra o tessuto, che sono interessanti dal punto di vista estetico e tattile, mantenendo però la funzionalità del mobile in termini di pulizia, uso delle superfici e peso. Quest’ultimo è un aspetto da non sottovalutare, considerando l’impatto che la logistica ha sul costo finale dell’oggetto.
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Effetto sorpresa per il tavolino da salotto che esternamente è minimalista ma quando si apre rivela texture e colori inaspettati. (Foto Myin)
Il comodino con stampa a polimeri UV su nobilitato di pioppo certificato FSC dà un tocco di colore ad ambienti solitamente neutri e tranquilli come le camere da letto. Alcuni clienti scelgono di decorare questi mobili con frasi e immagini che ricordano la loro storia d’amore. (Foto Myin)
Dare anima agli spazi pubblici
Un altro campo affine al design d’interni è l’allestimento di luoghi destinati al pubblico, come hotel, uffici, ambulatori, e spazi food & beverage. La stampa su legno permette di personalizzare gli arredi con i colori del brand o di stampare loghi e disegni. I cosiddetti “non-luoghi”, per definizione anonimi e privi di anima, diventano in questo modo familiari e accoglienti. La personalizzazione aggiunge sempre un tocco distintivo e rende gli arredi coerenti con l’identità del marchio.
Innumerevoli applicazioni del legno
La stampa artistica su legno consente di riprodurre immagini pittoriche, foto artistiche o semplicemente immagini personali su supporti materici di grande impatto, evocando la pittura. Un’idea che riscuote successo, tanto che grandi network di stampa digitale la offrono tra le loro proposte. Una curiosità interessante è la stampa digitale su skateboard e tavole da surf con disegni personalizzabili. Questo settore sta progressivamente abbandonando la stampa serigrafica per una soluzione più duttile, versatile ed economica, che ha grande appeal per le “tribe” di questo sport. Nel packaging di lusso e nel settore wine & spirits, l’uso del legno è una scelta d’elezione proprio per la sua capacità di incarnare valori di autenticità, solidità e artigianalità. Anche in questo contesto, la personalizzazione del packaging tramite stampa digitale rappresenta una grande opportunità.
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La stampa digitale velocizza il processo tradizionale di finitura del legno e si inserisce perfettamente nelle linee di produzione. (Foto Cefla)
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Rendere contemporaneo un pezzo di arredamento tradizionale come la console. La decorazione interna vuole rievocare i mobili rinascimentali che contenevano meraviglie e segreti. (Foto Myin)
Personalizzazione su larga scala
La stampa digitale sta assumendo un ruolo sempre più importante nella produzione industriale, integrandosi nel tradizionale ciclo di verniciatura. In questo caso, le macchine possono applicare semplicemente un colore o una texture. Il vantaggio sta nella precisione e nella replicabilità infinita anche per piccole quantità distanziate nel tempo. Per questo, la stampa digitale sta diventando la scelta preferita per le aziende che vogliono orientarsi verso il mercato del just-in-time, razionalizzando la produzione e riducendo i costi di stoccaggio. Anche piccole aziende o artigiani possono beneficiare della stampa digitale, soprattutto se operano in nicchie di mercato che offrono margini elevati in cambio di prodotti “sartoriali”.
«Oltre alla possibilità di entrare nel mercato del just-in-time, un motivo del successo della stampa digitale – ci spiega Fabio Vito Grazioso, Sales Manager di Cefla Finishing – è la nobilitazione del legno. Infatti non sempre il legno è esteticamente perfetto e anche un’impiallacciatura di scarso valore può essere resa più attraente con la stampa. Questo è particolarmente utile quando il legno non è di alta qualità o presenta un disegno non omogeneo e gradevole».
La stampa UV è una tecnologia che permette
di offrire opzioni di personalizzazione impossibili da ottenere con tecniche analogiche. Un esempio pratico è dato dai produttori di flooring, che riescono a offrire pavimenti in legno con un’ampia palette di colori e finiture anche in piccoli lotti. Questo approccio consente di rispondere alle esigenze di clienti che cercano soluzioni specifiche senza dover affrontare i costi e le complessità delle grandi produzioni.
La stampa digitale su legno oggi rappresenta un’opportunità straordinaria per combinare tradizione e innovazione, creando oggetti e contesti unici che raccontano storie attraverso la bellezza naturale di un materiale immortale.
CON IL CONTRIBUTO DI
Walter Bano
Large Format Graphics Consultant
Barbara Ricci Petitoni
Brand Communication Manager, Cefla Finishing
Fabio Vito Grazioso
Digital Printing Business Line Sales Manager, Cefla Finishing
Enrico Ceriana
Responsabile Commerciale e Socio fondatore, B-Lab
Luciana Gomez
Founder & Designer, Myin
Simone Savini
Visual Designer and Digital Imaging Specialist, Cefla Finishing
S POLYEDRA PRESENTA LENZA TOP RECYCLING PURE. QUANDO COMUNICARE FA BENE ALL’AMBIENTE
Se fino a qualche anno fa era sufficiente certificare la provenienza di un prodotto e la corretta gestione delle materie prime, oggi le imprese devono sviluppare sistemi circolari che segnino l’intero processo produttivo coniugando un’elevata efficienza economica a un bassissimo inquinamento ambientale.
Nasce così la certificazione Cradle to Cradle®, ottenuta dalle aziende che trasformano i processi produttivi assimilando i materiali usati agli elementi naturali che sono in grado di rigenerarsi. Il principio base è quello di preservare e valorizzare gli ecosistemi e i cicli biologici della natura: riutilizzando quindi i prodotti come alimentazione per altre
catene di produzione, impiegando energie rinnovabili per compensare le emissioni di CO2, proteggendo la biodiversità.
A testimonianza del proprio impegno verso la sostenibilità, Polyedra ha scelto di inserire nella propria proposta una serie di prodotti certificati Cradle to Cradle®, perché nell’ambito della comunicazione scegliere un prodotto che abbia questa certificazione è certamente un plus.
Lenza Top Recycling Pure, carta 100% riciclata distribuita da Polyedra, è la scelta migliore possibile per una comunicazione che fa bene all’ambiente. Certificata Cradle to Cradle® Silver, viene fabbricata da Lenzing Papier, unico produttore
di carta riciclata dotato di impianto di disinchiostrazione integrato, con emissioni di CO2 tra le più basse in Europa: un primato reso possibile dall’utilizzo di risorse energetiche derivanti da fonti sostenibili. Priva di cloro e di sbiancanti ottici, Lenza Top Recycling Pure assicura elevata opacità e inalterabilità nel tempo, ed è disponibile in un range completo di grammature, a partire da 70 g fino ai cartoncini spessorati da 350 g: ideale per tutte le esigenze di comunicazione, permette di realizzare con la stessa carta un intero progetto. Tra i plus di Lenza anche gli ottimi risultati di stampa, che la rendono una delle alternative più sostenibili alle tradizionali usomano. Per il cliente la scelta di una carta ricicla-
ta non è unicamente una questione etica, ma anche di sostenibilità economica: il fatto di non impiegare fibra vergine garantisce infatti un prezzo più stabile nel tempo, perché non influenzato dalle oscillazioni delle quotazioni della cellulosa. Quello del riciclato è un mercato in continua crescita: un trend dovuto alle recenti direttive dell’Unione Europea in tema utilizzo di supporti riciclati, riduzione delle emissioni di CO2 e recupero degli scarti. Normative che, al di là della sensibilità dei singoli, influenzano necessariamente l’attività di numerose aziende, che stanno avviando vere e proprie campagne per promuovere un utilizzo consapevole della carta, fuori e dentro il settore.
Brand, designer e stampatori a confronto alla Print4All
Conference 2024
Più di 400 operatori, 26 relatori, 15 associazioni della filiera, 50 delegati stranieri da 17 Paesi: numeri importanti quelli registrati dalla Print4All Conference, organizzata lo scorso 11 luglio da Acimga e Argi in collaborazione con Fiera Milano per fare il punto su printing e converting. Tra gli appuntamenti della giornata, due tavole rotonde hanno visto la partecipazione di grandi utilizzatori di macchine e materiali: brand, designer e stampatori.
La prima tavola rotonda, “Le necessità dei brand e l’interpretazione dei designer”, ha messo a confronto due brand molto diversi tra loro, AISM e Tommasi, che hanno parlato di esigenze comuni nei mercati affollati del terzo settore e del vino e dell’hospitality. È emersa necessità di veicolare valori autentici e un senso di responsabilità, per avvicinare e fidelizzare pubblici diversi e avere un impatto positivo. Nel caso di AISM la sfida è trasmettere il valore e i risultati della ricerca e dei servizi alle persone con Sclerosi Multipla, offrendo ai sostenitori anche qualcosa che possa superare l’intangibilità della causa che si
Tra gli speaker i brand AISM Milano e Tommasi Family Estates, le agenzie Arteficegroup e Creostudios e gli stampatori ICO, Leaderform, SIT Group e Varigrafica Alto Lazio.
sta supportando: ecco come entra in gioco la comunicazione stampata, con azioni che vanno dal direct mailing a un ricco catalogo di doni natalizi, dalle mele e gardenie distribuite nelle piazze fino a soluzioni come un portacellulare da scrivania realizzato in cartoncino stampato per la devoluzione del 5x1000. Per Tommasi Family Estates la sfida della diversificazione passa anche per la creazione di progetti di engagement a livello premium. Non solo etichette e packaging secondario per i propri prodotti, dunque, ma anche un vinile ideato per restituire i rumori delle vigne e confezionato con una veste grafica sorprendente. “Stupore” è la parola chiave emersa: per Creostudios e Arteficegroup la ricerca dell’effetto wow in sé è superata: si cerca semplicità e autenticità che possa al contempo creare un sentimento di autentica meraviglia e stupore. Sia brand che agenzie hanno parlato della necessità di collaborare con le aziende di stampa in qualità di partner affidabili per cui la frase “non si può fare!” non sia mai un limite ma uno stimolo. E proprio “Ma si può fare? Come
le competenze degli stampatori concretizzano le esigenze di comunicazione del domani” è stato il titolo della tavola rotonda successiva che ha riunito quattro aziende specializzate in settori diversi: ICO, Leaderform, SIT Group e Varigrafica Alto Lazio. Fra i trend emersi, si dedica sempre più attenzione al cartone ondulato che da commodity diventa un mezzo di comunicazione grazie alle innovazioni della stampa digitale. Con particolare riferimento al mondo del flessibile, le abitudini dei consumatori stanno spingendo a cambiare il packaging: si preferiscono materiali più leggeri e monomateriali che facilitano lo smaltimento, a volte riducendo la grafica per garantire una migliore leggibilità degli ingredienti. La sostenibilità continua a essere una direzione obbligata. Oggi tutto è tecnicamente fattibile, l’unico limite resta il budget, perché la sostenibilità ambientale deve sempre confrontarsi con quella economica. Infine, la produzione su richiesta sta sostituendo il magazzino, con un aumento dell’uso di laser e nobilitazioni 2D e 3D.
Foil UV reflective personalizzabile, sviluppato da Oropress per garantire l’autenticità del prodotto a cui viene applicato.
Nata nel 1952, OROPRESS si distingue per l’innovazione nello sviluppo di tecnologie avanzate per la nobilitazione di superfici stampate.
Specializzata nella realizzazione di foil e film per hot stamping, cold stamping, stampa digitale, silk foil e laminazione, l’azienda offre una gamma diversificata di soluzioni personalizzabili, comprese opzioni cromatiche e finiture speciali, adatte a molteplici applicazioni industriali che trovano impiego in una vasta gamma di settori, tra cui packaging, editoria, etichette, moda, gioielleria, materiali plastici, automotive e sicurezza.
OROPRESS
Via dei Giovi, 102/104 20032 Cormano (MI) T. 02 615 4151 www.oropress.it
Oropress è riconosciuta per la sua capacità di offrire soluzioni su misura, frutto di una competenza tecnica approfondita e di un approccio progettuale orientato al cliente. L’azienda opera, infatti, garantendo un supporto tecnico continuo e un servizio altamente personalizzato, dall’ideazione alla realizzazione finale del progetto.
Un forte accento è inoltre posto sulla sostenibilità, integrando pratiche ambientali ed etiche in tutti i processi produttivi, per garantire soluzioni che rispondano sia agli standard qualitativi, che alle esigenze di responsabilità ambientale.
Il sorriso dietro la tecnologia
Intervista a Naoki Hama, Presidente e CEO di Fujifilm Business Innovation
di MICHELA PIBIRI
Fujifilm compie 90 anni e lancia una nuova purpose: “Giving our world more smiles”, che esprime come la felicità delle persone sia il centro di una rivoluzione di valori dell’industria tecnologica. Non solo: dall’Italia è partita la distribuzione in Europa della nuova linea di stampanti multifunzione da ufficio a marchio Fujifilm, mentre nei Paesi Bassi ha preso il via un programma di riciclo e rigenerazione delle cartucce. Proprio in occasione di questi due eventi e dell’appuntamento con Drupa a Düsseldorf, il Presidente e CEO di Fujifilm Business Innovation Naoki Hama ha fatto un viaggio in Europa scandito da diverse tappe, compresa la visita ai nuovi headquarter di Fujifilm Italia a Segrate e un pomeriggio in Franciacorta dedicato alla degustazione di vini, di cui Hama è appassionato e produttore in Giappone. Ed è proprio lì, nello scenario ricco di ispirazione della cantina Bellavista, che lo abbiamo incontrato e intervistato per PRINTlovers.
Lei ha una lunga esperienza all’interno di Fujifilm, e ha contribuito attivamente a renderla ciò che è oggi. In cosa consiste il suo ruolo e qual è stato il suo percorso fino a Fujifilm Business Innovation?
Dal 2022 sono Direttore di FUJIFILM Holding Corporation e Presidente e CEO, Representative Director di FUJIFILM Business Innovation, nonché Corporate Vice President di FUJIFILM Corporation. Come gruppo abbiamo quattro pilastri: Healthcare, Electronics, Business Innovation e Imaging. Io sono responsabile del segmento Business Innovation, che offre non solo i dispositivi multifunzione, stampanti e attrezzature digitali, ma anche tutti i servizi e le soluzioni correlate.
Prima di arrivare a questo ruolo ho fatto un lungo percorso. Sono entrato in quella che allora si chiamava Fuji Photo Film Co. nel 1986,
dopo la laurea in Economia all’Università Keio di Tokyo. Per i primi sei anni e mezzo mi sono occupato della gestione della produzione in fabbrica, e lì ho imparato le basi del mio lavoro. Dal 1992 in poi mi sono sempre occupato dello sviluppo di nuovi prodotti al di fuori dell’ambito fotografico. Nel 2000 la domanda di pellicola fotografica era all’apice, poi, con l’avvento della fotografia digitale, è crollata del 20% ogni anno, per arrivare pressoché allo zero nel 2005. In quel momento, come responsabile di nuove soluzioni e prodotti, ho curato lo sviluppo della pellicola a cristalli liquidi per schermi LCD, determinanti, tra il 2003 e il 2010, per il passaggio agli schermi piatti. Abbiamo fornito questa pellicola flessibile all’80% del mercato contribuendo in maniera cruciale alla trasformazione. Dopo questa fase e la nascita della divisione Healthcare, che produce dispositivi, sistemi e servizi per il settore medico, nel 2019 sono entrato nel
segmento grafico inkjet per ristrutturarne le attività in vista di un aumento della domanda. Nel 2021 è nata la divisione Business Innovation e nel 2022 ne sono diventato presidente.
Come si è svolto fin qui il suo viaggio in Europa?
Lo scopo principale del mio viaggio è stata la partecipazione a Drupa a Düsseldorf, la fiera di riferimento per il mercato mondiale del printing che ha saltato l’edizione del 2020 ed è tornata dopo otto anni. In questo lasso di tempo sono cambiate molte cose: otto anni fa il segmento office era ancora rappresentato da Fuji Xerox Co., nata dalla joint venture tra Fujifilm e Xerox, ed esponeva separatamente da Fujifilm. In questa Drupa invece ha esordito Business Innovation, nata dopo la fine della collaborazione con Xerox, e Fujifilm ha esposto come un’unica squadra insieme alla Graphic Communications Division presentando insieme tutte le sue tecnologie di stampa.
Altra tappa importante è stata Tilburg, nei Paesi Bassi, dove abbiamo inaugurato il Toner Cartridge
Le novità di Fujifilm Italia
Con Paolo Zerbi, Graphic Communication Business Domain General Manager, e Guglielmo Allogisi, Direttore Generale di Fujifilm Italia, abbiamo fatto il punto sulle ultime novità di Fujifilm nel nostro Paese e raccolto dei feedback da Drupa 2024.
Recycling Center alla presenza della stampa e delle autorità locali. Infine sono arrivato in Italia per incontrare i concessionari che distribuiranno il nostro prodotto ed esprimergli personalmente il nostro impegno. Qui ho incontrato anche tutto il team di Fujifilm Italia.
Come funzionerà e quali saranno i vantaggi del Toner Cartridge Recycling Center di Tilburg?
La vita delle stampanti multifunzione per ufficio non si esaurisce con la loro vendita: servono, naturalmente, i toner – i cosiddetti consumabili – che Fujifilm continua a fornire. In una logica di sostenibilità abbiamo deciso di recuperare i toner esausti: i contenitori possono essere lavati, ricaricati e riutilizzati. Queste operazioni vengono appunto effettuate a Tilburg, comune con il quale abbiamo una collaborazione di oltre 35 anni, in uno stabilimento alimentato per il 60% da energia eolica e per il 40% da energia solare, il che lo rende un centro produttivo simbolico del nostro impegno alla sostenibilità.
Dal primo di aprile è stata aperta in Italia la divisione DT (Device Technology) con la quale Fujifilm entra in maniera determinata nel segmento office. «Il primo giorno di Drupa abbiamo parlato con i nostri clienti di come per la prima volta i prodotti in stand fossero esclusivamente digitali, con soluzioni che vanno dalla multifunzione da ufficio alla macchina da stampa in bobina. La cosa interessante è che, rispetto a quello che avremmo presentato a Drupa 2020, abbiamo rinnovato quasi completamente il portafoglio con macchine che quattro anni fa non esistevano» racconta Paolo Zerbi. «La multifunzione – prosegue ancora Zerbi – è la porta d’ingresso di un sistema di acquisizione e gestione documentale. Puntiamo a sviluppare e offrire anche software di gestione e storage system. Il driver resta sempre la qualità e la ricerca di soluzioni a basso impatto, che sono poi le ragioni che hanno condotto l’Italia a siglare il primo accordo di distribuzione in Europa». Ed è Guglielmo Allogisi ad aggiungere: «Cominciamo a ricevere interesse anche da ambiti trasversali. I colleghi del medicale gestiscono realtà che, conoscendo la qualità dei nostri dispositivi medici, sono pronti ad affidarsi anche alle nostre soluzioni office».
E nel mondo Graphics, cosa sta succedendo? «La grande novità presentata a Drupa, e che sarà disponibile da dicembre, è il plotter Aquafuze, la cui tecnologia UV a base acqua consente una polimerizzazione e asciugatura con dispersione senza solventi» dice Zerbi. «Abbiamo abbattuto una barriera tecnologica grazie a un’attività di R&D che permette di offrire continuamente soluzioni nuove al mercato: la media di investimento degli ultimi 10 anni ammonta al 6,8% del fatturato, che rapportato ai 20 miliardi di fatturato del Gruppo è una cifra enorme».
Anche il mondo della fotografia, con la divisione Imaging, è in fermento: «Quello che stiamo facendo con il recupero dei toner a Tilburg riflette la strategia globale ESG in Fujifilm, espressa nel nostro piano di CSR di medio termine SVP2030 che include tutti i nostri business, anche la fotografia» dice Allogisi. «Nella fotografia è poi fondamentale la stampa industriale di alta qualità, soprattutto per la realizzazione di libri. È una nicchia importante, e alcuni big player della stampa fotografica cominciano ad approcciare sistemi come il nostro Aquafuze». Tante, insomma, le peculiarità tecnologiche di Fujifilm, che analizza periodicamente i propri brevetti per capire come convertirli in relazione alle esigenze contemporanee, ma non solo: «Le peculiarità – sottolinea Allogisi – si estendono anche alla gestione del personale. È un’azienda in cui c’è spazio per la crescita, la capacità di autoanalisi e autocritica, di gestire il cambiamento anziché subirlo. È un’azienda in cui viene stimolata la condivisione di punti di vista differenti e in cui si lavora attivamente per raggiungere la parità di genere anche nei ruoli apicali. L’ultimo numero della nostra pubblicazione ‘Women4Women’, non a caso – conclude Allogisi – è dedicata a “the women in print” perché il mondo delle arti grafiche è storicamente dominato da una elevata componente maschile, ma noi siamo riusciti a dimostrare come la passione, la competenza e lo sguardo femminile possano creare un indiscutibile valore in settori altamente tecnologici come questo».
Prevediamo anche di raccogliere e ricondizionare, previ accordi, anche i toner dei nostri competitor, partendo dai Paesi europei in cui è già attiva la distribuzione della nostra gamma di stampanti multifunzione Apeos, primi fra tutti l’Italia e il Regno Unito. Prevediamo inoltre che tra 5-7 anni, le stampanti multifunzione in distribuzione adesso cominceranno a richiedere manutenzione e sostituzioni: verrà recuperato l’usato, verrà scomposto e l’84% delle componenti verrà riutilizzato, mentre il restante verrà sostituito da componenti nuove, come già succede in Giappone. Tilburg, oltre che per le sue politiche ambientali, è strategica per la sua posizione centrale in Europa che ottimizza la logistica.
Qual è il ruolo dell’Italia nelle strategie di Fujifilm?
Per Fujifilm l’Italia è sempre stato un paese importante, come testimonia appunto il lancio europeo della serie di stampanti Apeos. Prima di questo lancio europeo – seguito poi dal lancio nel Regno Unito, cui seguiranno anche Francia e Spagna – i di-
Proprio perché
siamo nati con la fotografia, il sorriso ha sempre fatto parte dell’essenza stessa e della ragione d’essere delle nostre tecnologie.
Naoki Hama
spositivi multifunzione A3 per ufficio erano disponibili con il marchio Fujifilm solo nella regione Asia-Pacifico. In Italia c’è un’etica del lavoro che fa sì che ci si capisca e si vada d’accordo, e una cultura ricca di innovazione in tutti i settori, non ultimi quelli della moda e del design. Oltre alla società che commercializza i prodotti Business Innovation, in Italia c’è un importante centro di ricerca e sviluppo IT nel settore Healthcare, che lo rende un Paese chiave nelle strategie del Gruppo.
In che modo la nuova purpose “Giving our world more smiles” interpreta la visione di Fujifilm?
Fujifilm è nata come azienda specializzata in fotografia e nel corso del tempo si è diversificata portando in azienda tante persone con differenti background culturali e competenze. In relazione a questa grande diversità e ricchezza ci siamo chiesti: a cosa dobbiamo dare realmente importanza? Abbiamo voluto trovare una linea comune e coerente per tutti quanti, attivando una discussione in tutte le
aree del mondo in cui siamo presenti. Sono emerse delle keyword ricorrenti: una di queste era “sorriso”. Proprio perché siamo nati con la fotografia, il sorriso ha sempre fatto parte dell’essenza stessa e della ragione d’essere delle nostre tecnologie. Ma il sorriso è contagioso, quando io sorrido faccio sorridere anche gli altri e questo è un valore che ci accomuna tutti. Abbiamo deciso di lanciare questo messaggio e di estenderlo a tutte le nostre attività, di trasmetterlo ai nostri stakeholders e ai nostri clienti attraverso tutti i dipendenti di Fujifilm che tra dieci anni festeggeranno i 100 anni dell’azienda. Il coinvolgimento diretto di tutte le persone che lavorano nel Gruppo è per noi imprescindibile: qui in Italia abbiamo riunito tutto il team italiano, abbiamo ascoltato le esperienze personali di un gruppo di dipendenti, perché l’azienda accolga la storia personale di ciascuno e ci sia una coesione di valori tra persone e azienda. Questo è parte del nostro contributo verso la società.
Oro della Stampa, l’unico e il più ricercato riconoscimento all’eccellenza dell’industria della stampa e del converting in Italia
29 NOVEMBRE 2024
Centro Congressi Stella Polare | Fiera Milano - Rho
16.30 | Print Economic Forum
19.00 | Cerimonia di Premiazione e Gala Dinner
Vuoi celebrare con noi le Eccellenze della Stampa? Puoi prenotare un tavolo per il Gala Dinner scrivendo a segreteria@orodellastampa.it Partecipazione solo su invito o acquisto tavolo www.orodellastampa.it
Potrebbero essere in competizione spietata tra loro, e invece hanno scelto di collaborare per diffondere una cultura del lavoro basata su onestà, trasparenza, rispetto e relazioni di qualità in tutta la catena di realizzazione di un buon progetto. Sono i sei studi creativi italiani che nel maggio scorso, durante Packaging Première & PCD Milan, hanno presentato SEGNO , il manifesto che li accomuna al di là del settore in cui sono più esperti – quello del Wine & Spirits – per stabilire e diffondere il più possibile princìpi e metodi comuni nel packaging design.
Chi siete, come vi siete incontrati e come è nata l’idea di Segno?
Siamo sei realtà italiane che si occupano di packaging design, in particolare per il mondo Wine & Spirits. Tra di noi ci sono singoli designer e agenzie più strutturate, professionisti navigati e giovani leve, dislocati su tutto il territorio italiano. Ci siamo incontrati durante un viaggio a Praga organizzato da un fornitore comune: qui abbiamo condiviso valori, esperienze, punti di vista, idee, metodi e approccio al mestiere — riconoscendoci, quindi, come colleghi prima che competitor.
Da allora è iniziato, quasi spontaneamente, un percorso durato un anno: ci siamo incontrati, scritti e confrontati a più riprese per arrivare alla stesura di un documento comune. Segno è nato così: come spazio condiviso per una dichiarazione comune da parte di un segmento della filiera del packaging italiano. Una dichiarazione di valori, come nei Manifesti artistici del secolo scorso, rivolta a tutti i nostri colleghi ma anche a clienti e fornitori.
Quali sono le principali enunciazioni del vostro Manifesto?
Segno si articola in questa dichiarazione che descrive la nostra visione: Il buon design genera valore attraverso lo sviluppo di idee generate da processi razionali. Il buon design vive di relazioni virtuose e non divisive.
Ciascuno di questi punti, all’interno del Manifesto, viene descritto nel dettaglio e accompagnato da due asserzioni a supporto: nella prima ci impegniamo per garantire il valore dichiarato; nella seconda, chiediamo a clienti, partner e fornitori di fare lo stesso. Il manifesto si può leggere per intero su www.segnomanifesto.it
È un impegno professionale ma anche etico, non è così?
Lo è. Nel nostro Manifesto ci impegniamo a garantire idee di valore e su misura, che raccontino una storia potente e vera; ci impegniamo a costruire progetti razionali e comprensibili da tutti, sostenibili dal punto di vista della fattibilità tecnica, economica e ambientale; ma soprattutto — ed è qui il cuore etico del
di MICHELA PIBIRI
ADVISION
Siamo un’agenzia di creativi con la fissa della funzionalità. Comunichiamo per mestiere e ricerchiamo il bello per passione. Crediamo che comprendere il mondo di chi decide di affidarsi a noi e imparare il suo mestiere, sia il primo passo per fare bene e meglio il nostro. Ci piacciono le sfide da togliere il fiato. Ci occupiamo di branding, packaging design, advertising, fotografia, video e digital. Etichette fuori dagli schemi, packaging sorprendenti e adv graffianti sono solo alcune delle cose pazzesche che non vediamo l’ora di creare.
nostro messaggio — ci impegniamo a costruire col cliente una relazione basata sull’onestà, sul rispetto, sulla trasparenza reciproca di tempi, costi e risultati.
Quali sono le criticità che affrontate quotidianamente nel vostro lavoro?
La principale criticità è la percezione del nostro lavoro. Siamo spesso confusi per talentuosi artisti guidati dall’ispirazione, per informatici che fanno tutto col computer o per venditori di aria fritta strapagati ma senza merito. Da questa errata percezione, a cascata, nascono molte delle criticità che combattiamo ogni giorno: clienti scettici e poco collaborativi, colleghi dilettanti o improvvisati, compensi inadeguati. Il design italiano, dopo le glorie del Novecento, sembra essere diventato un mestiere di poca importanza per ragazzini smanettoni. Eppure solo in Italia sono oltre 63.000 i professionisti nel mondo del design. Una agenzia su sei in Europa è italia-
na: in questo superiamo sia la Francia che la Germania.
In che modo un Manifesto condiviso può aiutare a risolvere queste criticità?
Segno può dare un contributo rilevante: parlare di etica, professio nalità e valore del design, impegnan doci in prima persona per garantire quei valori, ci sembra un gesto im portante che può avere una ricaduta positiva su tutta la filiera. L’obiettivo di Segno non è quindi polemico, ma propositivo. Vogliamo fare massa critica per cambiare la percezione del design e del suo contributo fon damentale sul mercato.
Nel dettaglio, quindi, cosa chiedete alla filiera del packaging design?
Per progettare con valore, chie diamo trasparenza nelle informazioni: obiettivi, sviluppi, storia, necessità, aspirazioni. Chiediamo fiducia nelle nostre competenze e nella no-
BASILE ADV
Andrea Basile è creative director dell’omonimo studio BasileADV. BasileADV è uno studio creativo impegnato a fornire soluzioni di comunicazione visiva di alta qualità, rispondendo ai gusti e alla personalità di ogni cliente. Aiuta le aziende a stare orgogliosamente fuori dai confini della concorrenza, offrendo loro una presenza duratura sul mercato con una reale integrità d'immagine. È specializzato nella progettazione di branding e packaging; lo scopo è quello di diffondere bellezza e cultura, partendo semplicemente da un prodotto.
GRANZOTTO MAZZER
Siamo Mattia Granzotto e Alberto Mazzer. Siamo due packaging designer specializzati nel mondo del vino ma ci piace spaziare anche in tutto il Food & Beverage. Affrontiamo progetti destinati al mercato italiano e internazionale, alla grande distribuzione come progetti per il mondo HO.RE.CA, edizioni limitate dalle basse tirature e tender per monopoli di Stato con private label. La nostra forza è una grande attitudine al risultato finale che ci stimola a trovare soluzioni intelligenti sia dal punto di vista realizzativo oltre che per il loro significato.
stra capacità di guidare e accompagnare il cliente in questo percorso che sarà razionale e non solamente ispirazionale. Infine, chiediamo uno sforzo etico anche da parte di chi lavora con noi: onestà sul tempo e il budget a nostra disposizione; rispetto della nostra umanità e delle nostre richieste economiche e temporali.
Una delle caratteristiche del vostro Manifesto è la possibilità di aderirvi, rendendolo un discorso collettivo, il che rappresenta una rarità: sulle professioni creative c’è una certa tendenza al gatekeeping oltre a una forte competitività.
“Condividere anziché competere” è stato uno dei nostri motti fin dall’inizio. Nel mercato c’è davvero posto per tutti. Ciascuno di noi è consapevole della propria identità stilistica e della propria professionalità: ci influenziamo a vicenda e ci influenza il mondo, ma restiamo coerenti con noi stessi. Questa coerenza, questa identi-
IDEM DESIGN
Idem Design è uno studio specializzato nel packaging design di wine & food, che unisce creatività, metodo e strategia per dare forma a storie, prodotti ed esperienze. Esplora combinazioni innovative di materiali e tecniche di stampa, creando esperienze visive e tattili inedite. Un team dinamico che pensa sempre fuori dagli schemi, per realizzare progetti identitari e iconici, capaci di elevare la comunicazione visiva a nuovi orizzonti. Con oltre 15 anni di attività, Idem Design è riconosciuta a livello internazionale, vantando premi prestigiosi tra cui Red Dot Design Award e Pentawards.
tà, non sono replicabili: un cliente che cerca un certo tipo di stile o di servizio non cambierà così facilmente partner. Nel mondo di oggi arroccarsi su posizioni isolate, difendere il proprio know-how come se fosse un segreto da mantenere, è un atteggiamento sbagliato: la condivisione e la collaborazione sono i driver del futuro.
Ci sono dei criteri da rispettare per potervi aderire, e quali sono i vantaggi?
Ci sono due criteri fondamentali. Il primo è condividere e mettere in pratica i principi di Segno con il massimo impegno, dichiarandoli alla propria filiera e contribuendo alla sua diffusione. Il secondo è dare, secondo le proprie possibilità, un contributo al Manifesto stesso: espe-
OFFICINA GRAFICA
Officina Grafica è un atelier all’interno del quale scoprirete il valore di un lavoro sartoriale il cui unico scopo è quello di unire, armoniosamente, storia, filosofia ed etica dei nostri clienti. L'attenzione ai dettagli, alla pulizia e all’eleganza esalta lo spirito artigianale fatto di dedizione e autenticità grazie alle quali raccontiamo azienda, vini e territori. Vestiamo ogni anno milioni di bottiglie creando etichette e confezioni su misura che generino un valore non stimabile solo grazie all’aumento delle vendite. Il nostro obiettivo è il racconto di una storia capace di emozionare.
O,NICE! STUDIO
È uno studio di design e comunicazione fondato venti anni fa a Verona, tra le colline della Valpolicella e il Lago di Garda e da sempre operativo nel mondo Wine & Spirits. Gestisce progetti complessi con la flessibilità di un’agenzia liquida, costruendo un team di talenti su misura per ciascun brief. Ama le idee, le parole, i simboli, il pensiero laterale. Produce strumenti di comunicazione seguendone tutto il percorso, dal concetto all’oggetto. Racconta storie, immagina scenari, progetta significati e sa condividerli.
rienze, idee, difficoltà, commenti — tutto può aiutare Segno a crescere e diventare, al contempo, una piattaforma di confronto e collaborazione tra designer. Non siamo isole.
Sono passati alcuni mesi dalla presentazione ufficiale di Segno a Milano, durante l’edizione 2024 di Packaging Première & PCD Milan. Che feedback avete avuto?
La presentazione ufficiale è stata per noi il vero calcio d’inizio di Segno. Molti colleghi e partner ci hanno stimolati con domande interessanti durante lo speech, e molti di più ci hanno avvicinati nelle ore successive per parlarne. Stiamo raccogliendo adesioni e feedback importanti, sta ora a noi trasformare questo percorso in un movimento più strutturato.
Se doveste definire tre obiettivi di Segno, uno a breve, uno a medio e uno a lungo termine, quali sarebbero?
Il primo passo sarà diffondere e far crescere Segno, per far aumentare la massa critica di partecipanti e dare maggior autorevolezza al messaggio, diventando un movimento collettivo partecipato. Contemporaneamente, vogliamo riuscire a darci una veste più strutturata, con gli adeguati strumenti di comunicazione a supporto della community che ne farà parte, anche nell’ottica di ampliare e diffondere il Manifesto. A medio e lungo termine, ci piacerebbe organizzare una serie di eventi itineranti. Per raccontare Segno, senza dubbio, ma soprattutto per creare un tavolo di confronto tra designer, clienti, fornitori e partner.
LE AZIENDE ASSOCIATE
Progetto con nobilitazioni realizzate completamente in digitale grazie alla nuova Scodix Ultra 6000 Press HD Cold Foil. Una serigrafia realizzata fotograficamente per incrementare l'effetto 3D, i gioielli prendono vita impreziositi da tutti i riflessi creati dalla luce così da enfatizzare l’esperienza tattile di ogni singola perlina.
Una tradizione familiare che dura quasi da sessant’anni con la famiglia Adario, coniugata con una costante spinta all’innovazione e al rispetto dei valori umani e ambientali.
VARIGRAFICA: l’arte grafica si proietta nel futuro
VARIGRAFICA ALTO LAZIO
Via Cassia km 36,300 01036 Z.I. Settevene Nepi (VT) www.varigrafica.com
Il carattere dell’azienda si definisce grazie alla continua ricerca all’innovazione mantenendo centrale l’interesse del cliente e le sue richieste, stando al passo con i nuovi processi di produzione che si presentano sul mercato e tenendo lo sguardo puntato al futuro. È proprio in questa visione che l’azienda sviluppa la sua produzione con impianti tecnologicamente avanzati su una superficie di 12.500 metri quadrati, di cui 6.500 coperti, e impegna quotidianamente oltre cento professionisti specializzati con un mix di figure professionali che ne fanno una vera e propria industria 4.0.
L’intero flusso di Varigrafica si basa su un workflow centralizzato e intelligente dove, oltre ai sistemi HP, Canon e Scodix, anche la stampa offset è inserita nel processo digitalizzato. Una scelta che va di pari passo con una produzione sostenibile che richiede una propensione all’innovazione e al cambiamento, elementi cardine per un futuro votato al rispetto dell’ambiente.
OneMorePack ha compiuto dieci anni: speech e premi per il packaging design
La decima edizione di OneMorePack, il premio e il forum di packaging design promossi da Grafica Metelliana, si è conclusa con un bilancio estremamente positivo. L’evento, tenutosi venerdì 7 giugno presso Città della Scienza a Napoli, ha visto la partecipazione di studenti, creativi, designer, marketer, aziende e agenzie di comunicazione, uniti dalla volontà di fare networking e trovare nuove ispirazioni.
OneMorePack, patrocinato da Confindustria Campania, UNA Aziende della Comunicazione Unite, Assografici, ADCI Art Director Club Italiano e ADI Delegazione Campania, ha festeggiato un traguardo significativo.
In dieci anni, oltre 600 progetti sono stati presentati in gara per il mercato italiano e internazionale, e quasi 400 prototipi sono stati realizzati da studenti di 28 istituti e università nazionali. 71 i team di professionisti e 23 giovani talenti premiati, selezionati da una giuria di 60 esperti. In totale, 33 speaker hanno partecipato alle dieci edizioni, inclusa un’edizione interamente in streaming.
«Con OneMorePack continuiamo a premiare le eccellenze in tema di grafica, design e creatività, ma abbiamo voluto che diventasse un’arena di confronto, con opinionisti ed esperti che in questa giornata si rinnova» ha commentato Gerardo Di Agostino, AD di Grafica Metelliana, dal palco di Città della Scienza. «Ogni anno cerchiamo nuove ispirazioni e sperimentazioni. Ci mettiamo in gioco con la speranza di creare valore per tutti».
GLI SPEECH
Durante il FORUM 2024, i partecipanti hanno potuto visitare la galleria delle novità dei partner, la mostra dei progetti in shortlist e assistere agli interventi degli speaker nella Sala Newton. Tra i relatori, Mario Testa, Professore Associato di Economia e Gestione delle Imprese dell’Università degli Studi di Salerno, ha affrontato il tema “Etica, tecnologia e apprendimento”, mentre Giovanni Caturano, Innovation and Communication Director presso Mare Group, ha esplorato l’impatto dell’intelligenza artificiale generativa sulla creatività. Davide Mosconi, Partner & Executive Creative Director di Auge design, ha presentato casi di studio di packaging mass market.
PREMI E RICONOSCIMENTI
Durante il FORUM, sono stati premiati i migliori progetti di questa edizione:
Motivazione: Per l’alto grado di riconoscibilità data da una ben costruita identità formale di progetto. Per l’uso sapiente del lettering. Per l’ottimo risultato del prodotto stampato. Per l’attenzione all’interazione che il consumatore ha con il pack, la cui apertura è guidata. Per il dialogo sapiente con l’etichetta del barattolo che custodisce il riso coltivato dall’azienda cliente nella Piana del Sele.
Categoria Label
Vincitore: LIQUORI IZZI LINEA PREMIUM
Designer: Dario Frattaruolo
Cliente: Fabbrica di Liquori Izzi
Premiato da: Anacleto Piccioli, Account Manager di Heidelberg Italia
Motivazione: Per l’incisività del segno e la declinazione del concept sulla linea completa con il rimando al cambiamento delle stagioni e della natura nelle sue molteplici trasformazioni. Per l’utilizzo di carte, strappate e accoppiate. Per il controllo degli aspetti tecnici in fase di stampa, compresa la scelta del tappo in carbone. Per l’uso ponderato di lamine in rilievo e nano embossed.
Menzione Storytelling
Label Coordinata: HERA NEI CAMPI
Premiato da: Emanuela Dominici, HP Indigo
Customer Success Manager
Voto del Pubblico Online
Vincitore: BITTER E APERITIVO / LINEA 900 STREGA
Designer: Paola Serino
Cliente: Strega Alberti S.p.A.
Premiato da: Marco Nigrelli, Direttore
Commerciale Brizzi Distribuzione
Menzione Coerenza Stilistica
Vincitore: GINNASIUM PARTENOPE
Agenzia: BASILE ADV
Team: Andrea Basile, Giuseppe Salerno
Premiato da: Virginia Parma, CEO di Stratosfera
Menzione Customer Experience
Vincitore: LA BOTTEGA DELL’ALLEGRIA
Cliente: eCioccolato
Agenzia: MTN Company
Team: Carmine D’Alessio, Lia Sellitto, Vincenzo
Lamberti, Gianluca Ferrentino
Premiato da: Gabriele Comoletti, Trade Marketing di Fedrigoni
Categoria Studenti
Il brief, rilasciato in collaborazione con il brand D’Amico, ha richiesto la progettazione di un packaging cartotecnico per la special edition celebrativa dei 10 anni della collezione Vasi d’Autore. Il packaging doveva contenere 4 vasi da 700g e il vassoio in ceramica realizzato ad hoc. Per il primo classificato un premio del valore di 1500 euro. Per il secondo e terzo posto un premio del valore del singolo premio di 500 euro. I premiati sono Eduardo Pio Somma, School of Design di Napoli, Chiara Negro, Scuola Comics di Roma, Alberto Gava, Università IUAV di Venezia.
Manifattura del Seveso 53 Mare Group 72 Marketing Kitchen ....................................... 39
Masè Simone 14
Mazzer Alberto 68
McGrew Group 38 MetsaBoard ......................................................12 Mosaiq Group 31, 36 Mosconi
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