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di Dal Maso Angelo e Stefano
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Essere ciclisti ci salverà
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o sport più cool di questa estate del 2012 è il ciclismo, lo sport che trasforma gli uomini in muli. Ho scritto “muli”, non “asini”, ed è, come si vedrà alla fine, un complimento. Che la bici sia lo sport più attraente del momento lo dicono tutti dalla tv ai giornali e lo dimostrano perfino gli indicatori dei prezzi delle biciclette, gli unici a mantenere il sacrosanto valore di listino, grazie a una domanda che non dà segni di flessione. Il ciclismo è lo sport di quest’estate perché è green, cioè ti fa vivere all’aria aperta offrendoti paesaggi sempre diversi; è cool perché è rigenerante, oggi vi si applicano tecniche di respirazione derivate dallo yoga, quando già da anni il mio amico Paolo lo definiva con genialità “la nostra camera iperbarica”; è cool perché è low cost, dopo la spesa iniziale, non ci sono altri particolari costi; è cool perché ti fa visitare il mondo e le sue bellezze artistiche e naturali (in questo numero di Sportivissimo ci sono cronache di viaggi culturali, naturalistici, patriottici in Provenza, in Slovenia, lungo i fiumi padani, a Bolzano per l’Adunata degli Alpini); è cool inoltre perché ti fa dimagrire e ti tiene in forma (si dice che dietro alla vittoria in Germania di Alonso oltre al corazón spagnolo, alla tecnologia italiana e alle genialate dell’ingegnere greco, ci siano i 300 km alla settimana di bicicletta che fa per curare la sua preparazione fisica). Ebbene, noi aggiungiamo che il ciclismo è lo sport del presente perché più di qualsiasi altro sport sa trasformare gli uomini in muli e questa è la vera ragione del suo attuale, folgorante appeal sulle masse. Il ciclismo educa alla fatica, educa a risparmiare le energie, educa alla tenacia, educa, soprattutto, a fare senza tanto tener conto degli sforzi che si fanno con quella caparbietà, appunto, in nome della quale i muli sono entrati nella storia patria. Ogni sport ha le proprie prerogative e quelle del ciclismo sono queste, anche se, ovvio, ci sono delle discipline del ciclismo, come la Mountain Bike o il Downhill o le acrobazie con la Bmx dentro l’halfpipe, che richiedono una notevole componente di abilità tecnica. In genere, però, il ciclismo classico è uno sport considerato semplice. Ciò che serve, l’equilibrio, è una facoltà congenita, basta risvegliarla, poi è solo questione di far girare le gambe. Prova ne è che sono in tanti quelli che a qualsiasi età si mettono a praticarlo, e anche con discreti successi. Per cui basta una bici, inforcarla e pedalare, e più uno pedala e più è forte. Poi, seconda ovvietà, anche nel ciclismo una certa predisposizione fa la differenza, ma si tratta sempre di una predisposizione fisica o, al limite, tattica, di gestione delle forze, più che tecnica e qui si torna ai muli, dove anche nel loro regno di animali tenaci e caparbi non tutti sono uguali. Dire che il ciclismo trasforma gli uomini in muli non è disprezzarlo, ma è tesserne l’elogio in tempi di crisi come questi da cui usciremo solo se sapremo fare i muli, lavorando senza sentire il peso sulla schiena delle tasse oltre il 50% del reddito, senza mezzi efficaci sui crediti da riscuotere, sui quali comunque si è versata l’Iva, risparmiando energie e costi ovunque sia possibile, soprattutto tenendo duro con caparbietà oltre ogni limite, anche quello, il più assurdo, di lavorare senza guadagnare, di tirare avanti e basta. Con i muli abbiamo vinto sul Pasubio, facendo i muli usciremo da questa crisi. È sorprendente come ciò che avrebbe potuto sembrare una semplice moda sportiva, ecologica, salutistica, new age, nel profondo non lo sia affatto, ma sia, invece, un modo per allenare quelle facoltà umane che oggi più che mai occorrono, secondo quel modo di fare sport che ci viene dagli antichi greci che lo praticavano principalmente per prepararsi a vincere o a sopravvivere nelle loro battaglie.
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SPORTI
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a t s i u q n o c o t Mena
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ui campi del Meeting Club è andato in scena dal 23 giugno al 7 luglio il Trofeo EilandCittà di Valdagno, che ha interrotto il digiuno di 7 anni da tornei di livello nazionale in città. Sotto la direzione dei Giudici Arbitri Alberto Arici e Giuliano Cacciavillani, i 68 giocatori iscritti hanno dato vita a 15 giorni di tennis di buon livello, nei quali si sono messi in luce giovani talenti come Tommaso Dal Santo, scledense classe 1996, o
Davide Callegari, padovano del 1997, che sicuramente avranno un futuro in B. A vincere il torneo è stato il valdagnese Eugenio Menato, classe 1982, alla sua seconda affermazione stagionale dopo quella del Trofeo Midac a Montecchio, che in finale (arbitro Sig. Rolando Turco di Verona) ha sconfitto il concittadino Daniele Danzo, classe 1985, Maestro al Tennis Club di via Carducci. Una finale divertente dove Danzo, partito con gli sfavori del pronostico ma con un folto pubblico a suo sostegno, “mollava” il braccio senza
DUE BATTUTE CON IL VINCITORE
Eugenio, cosa si prova a vincere in casa? Giocare in casa è bello...ma solo se si vince! In altre parole, c’è sempre un po’ di pressione che accompagna le partite casalinghe. Questo torneo però l’hai voluto tu... Certo. Volevo portare un torneo di categoria a Valdagno, e in questo senso il Meeting Club con il suo contesto lo meritava sicuramente, quindi ho parlato a Sereno (Zarantonello) che insieme a tutto il direttivo del Meeting mi ha dato fin da subito un appoggio totale. Quest’anno il Meeting fa 30 anni... Infatti questa è una delle manifestazioni che ricordano l’anniversario.
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aldagno” V i d à t it C “ scena il in o t a d n a ing Club è t e e M l e d i Sui camp particolari preoccupazioni, rendendosi incisivo con la sua arma migliore, il servizio. Menato dal canto suo imponeva un gran ritmo da fondocampo e dopo aver chiuso il primo parziale sul 6/3, dava l’impressone a inizio secondo set di poter chiudere la partita. Sul 2/3 in suo sfavore Danzo aveva però una reazione d’orgoglio che lo issava sul 5/3 con la possibilità di servire per il set. Da qui il recupero di Menato che infilava 4 game consecutivi e chiudeva l’incontro con un ace al primo match point: 6/3 7/5 il risultato finale. Il torneo ha visto concludersi anche le sezioni intermedie nelle
quali hanno trionfato Gianluca Geremia del C.T. Vicenza (sez. 4.NC) e Lorenzo Sgorbati del Meeting Club Valdagno (sez. 4^ cat.). Alla cerimonia di premiazione sono intervenuti l’Assessore allo Sport del Comune di Valdagno Alessandro Grainer, il Comandante della stazione dei carabinieri di Valdagno, Ten. Giacomo Gandolfi, il Consigliere regionale FIT Gianfranco Sanna, i Presidenti di Meeting Club spa e Asd Meeting Club Franco Costantin e Sereno Zarantonello. Emozionante l’intervento del Presidente di Meeting Club spa Franco Costantin che ha portato il ricordo dell’avv. Rolando Spanevello, “storico” Presidente scomparso pochi mesi fa. Sod-
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disfatto l’Assessore allo Sport Grainer il quale, nel sottolineare il buon momento dello sport valdagnese, ha posto l’accento sulla parola passione, ingrediente fondamentale per il raggiungimento di qualsiasi risultato. Parole finali e saluti affidate a Sereno Zarantonello (che nel torneo ha ricoperto il ruolo di Direttore di gara), il quale nel rinnovare l’invito per l’anno prossimo ha ringraziato il Main sponsor EILAND, il co-sponsor VELO-CITY e i partners LARIPLAST, TECNOSPORT, RP REPORTER, HOME COOKING, SPORTIVISSIMO nonché tutto lo staff del Meeting club per l’impegno e la disponibilità offerta prima e durante la manifestazione.
A settembre andrà in scena un torneo dei “ricordi” con magliette a tema e racchette di legno. Quanto ti impegna il tennis? Per me il tennis è stato un impegno serio fino a 4-5 anni fa. Fino a 25 anni infatti ho giocato in cat. B tra Padova, Vicenza e Palermo. Poi, laureandomi in Economia nel 2007, ho dovuto calare l’attività per impegni di lavoro. Il tennis e lo sport però non potranno mai mancare dalla mia vita. Il tuo idolo? Federer indubbiamente ma è la perfezione assoluta, quindi non mi ispiro a lui perché fallirei in partenza. Per questo mi piacciono molto Almagro, Youzhny o Ferrero, che sono modelli “imitabili” ed ognuno dei quali ha qualcosa di originale. Non mi piace invece il cyber-tennis di Nadal e Djokovic.
Agassi odiava il tennis, tu? Anche! A parte gli scherzi, credo che chiunque giochi a tennis si innamori di questo sport. Però a volte penso che le parole di Adriano Panatta “il tennis è stato inventato dal diavolo” non siano poi così lontane dalla realtà... Qualche segreto/scaramanzia? Fin da piccolo non pesto mai le righe del campo e bevo l’acqua in sorsi alternati (4 o 2). Mi lavo sempre nella seconda doccia da sinistra. Ho un “mentore” speciale, preferisco chiamarlo A.T., il cui nome lo tengo scritto nella mia borsa durante le partite per ricordarmi come abbia cambiato la mia mentalità dentro al campo.
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e m e r t x e d a o r f Of
zzato: quest’anno, ni ga or o at st ai m a er n no Italia nel 2005, al Nord in o at od pr ap ampionato Italiano è “C il do ), an lia qu Ita Da hy op Tr n ar (W o a Valdagno: è il WTI nture Team di Valdagno ve Ad SM U ll’ dopo sette anni, è arrivat da o at zz ni ga alla quarta tappa e or Extreme Offroad” giunto radista Nazionale. ist or Fu di Chiara Guiotto ne io az ci so As , gs assieme al Dead Do e sono davvero contento -ha prose-
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’evento, gratuito grazie alla presenza di numerosi sponsor e tenutosi a Valdagno il 7 e l’8 luglio scorsi, ha riscontrato un grande successo superando le aspettative degli organizzatori. 20 equipaggi provenienti da diverse regioni d’Italia, anche dalla Slovenia. Quartiere generale della manifestazione il centro polifunzionale presso l’ex inceneritore di Valdagno dov’erano dislocati la zona logistica, numerosi espositori, gli sponsor, il catering e il parco chiuso con officine mobili per piloti e auto. La zona invece riservata alle prove estreme è stata la Cava Faedo Marmi e i boschi limitrofi di Cornedo, aree che possiedono le caratteristiche ideali per svolgere questo tipo di prove estreme: addirittura otto, senza contare la
prova speciale in notturna, la prima in assoluto da quando viene organizzato questo campionato in Italia. “Non avremmo mai pensato che ci fosse così tanto pubblico anche di sera -ha esordito il Presidente dell’USM Sergio Urbani- Ad assistere alle prove notturne erano presenti oltre 500 persone”. Due le categorie in gara: “Limited 38”, vetture fino a 96 cm di gomma, ed “Extreme”, senza alcun limite di gomma. Le prove consistevano nel superamento di ostacoli più o meno impegnativi utilizzando veicoli forniti di potenti verricelli che permettevano, laddove il veicolo non fosse in grado di procedere autonomamente, di attaccarsi a piante o rocce con corde tessili. Importante il ruolo dei navigatori, dei veri e propri atleti, che quasi sempre non rimanevano all’interno della vettura ma correvano ad attaccare
le corde alle piante e alle rocce per aiutare il proprio pilota a superare gli ostacoli durante il percorso. Non sono mancate fangaie, guadi, rampe impossibili e discese mozzafiato. Nella giornata di sabato sono state particolarmente apprezzate le prove di risalita del torrente secco, mentre domenica la scalata e la discesa della collina nella parte più a nord della cava. Nonostante otto ribaltamenti, una macchina incendiata e una dispersa e recuperata il giorno dopo, non ci sono stati feriti e la manifestazione si è svolta con successo grazie anche ad un pubblico numeroso ed energico. La prova che ha entusiasmato di più i piloti, data la novità, è stata senza dubbio la gara in notturna resa possibile anche dall’utilizzo di attrezzature per l’illuminazione fornite dalla Protezione Civile di Valdagno. “Tutto si è svolto in modo perfetto
guito Urbani- C’è ancora una cosa che a nostro parere ha un grande valore ed è lo spirito che gli equipaggi hanno dimostrato prima, durante e dopo le prove e che ci fa capire quanto una competizione non ha limiti: sentirsi parte di una grande famiglia sia durante la gara che dopo aver tolto il casco. Questo è lo spirito giusto che noi tutti dovremmo avere quando pratichiamo qualsiasi tipo di attività sportiva: certamente lo sport è competizione ma è anche unione. Un grazie particolare ai Comuni di Valdagno e Cornedo per il patrocinio, alla Marmi Faedo che ha messo a disposizione la cava e le attrezzature, al Corpo Forestale dello Stato, alle Forze dell’Ordine, ai soci dell’USM, agli Alpini e a quanti hanno reso possibile la manifestazione -ha concluso Urbani”. I vincitori: il Team Ciani Verde per la categoria “Limited 38” e il Team BDS TJ per la categoria “Extreme”.
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La vicentina Katia Ragusa (V.C. Schio 1902) pronta per il salto di qualità.
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di Enzo Casarotto
e ci fossero dei dubbi, quello che ha fatto vedere Katia Ragusa, la quindicenne di Breganze in casacca Veloce Club Schio 1902 tra le allieve, domenica a Santomio di Malo nel campionato italiano donne allieve che gli è valso il bronzo su un lotto di ben 186 partenti e 95 società iscritte, ha dell’incredibile! Fermo restando l’onore che deve essere dato alla neo campionessa italiana Jessica Licata (Forlivesi) autrice di un “numero” d’altri tempi con il suo attacco vincente partito al km. 15 e concluso con una galoppata in solitaria; anche l’azione di Katia Ragusa merita la promozione a pieni voti. Lei infatti, quando la sede stradale saliva in prossimità di Vallugana con pendenze interessanti, si è messa all’inseguimento delle due attaccanti (con altre tre ragazze) e con una rimonta di qualità durata una ventina di km. staccando le altre, si è conquistata un meritatissimo bronzo che la fa salire nell’olimpo del settore nazionale di categoria (è al primo anno tra le allieve n.d.r.). Katia Ragusa sta vivendo una stagione magica e fin qui ha ottenuto le vittorie su strada a Vò e a Bolzano, si è aggiudicata il primo posto nella classifica nazionale del bracciale del crono-women, ha chiuso al secondo posto il campionato italiano crono nella settimana tricolore di Caldonazzo dietro a Silvia Peserico (Valcar), è campionessa provinciale di Vicenza del settore strada e come detto ha conquistato il bronzo agli italiani di Santomio di Malo organizzati dal Torre Vicenza Pink Bike e due settimane dopo il campionato italiano ha vinto anche in Alto Adige a Sluderno il 15 luglio. Grazie ai numerosi piazzamenti, si gode il terzo posto nella classifica nazionale tra le allieve dietro a Sara Wackerman (Molinetto Footon Servetto)e a Silvia Persico (Valcar) e in questa graduatoria è la prima veneta in classifica con 54 punti. Prospettiva una carriera da superstar”.
Domenica 6 maggio si è svolto a Nogarole Vicentino un importante stage di Aikido dedicato ai bambini e ai ragazzi in età scolare: grande successo con oltre 50 atleti presenti.
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otevole il colpo d’occhio offerto agli spettatori nel palazzetto dello sport , il cui campo di gioco si presentava interamente ricoperto da tre “tatami”, sui quali i partecipanti sono stati divisi in tre fasce di età: fino agli 8 anni, dai 9 agli 11 anni e dai 12 anni in su. La giornata è stata organizzata dall’Aikido Club Valchiampo di Arzignano, che, grazie agli sforzi del presidente Paola Carradore e del maestro Sandro Dal Maso, è riuscito a concentrare in un’unica giornata una esperienza “multipla” che non era mai stata tentata in precedenza. Gli allievi provenienti da tutta la provincia hanno così avuto la possibilità di mettersi alla prova con vari maestri di scuole diverse. L’Aikido Club Valchiampo è un’associazione sportiva che fa parte della scuola di Aikido “Aiwakan Aikido Ryu” diretta dal maestro
di Matteo Mistè Aldo Gonzato, 6° dan e figura storica dell’Aikido in Italia e in Europa. Gonzato, a suo tempo è stato allievo, e più volte ospite in Giappone, del maestro Hirokazu Kobayashi (Osaka 1929 – 1998), a sua volta uno dei pochi discepoli di “Osensei” Morihei Ueshiba (Tanabe 1883 – Tokio 1969), fondatore dell’Aikido. Gonzato è stato eccellentemente coadiuvato da altri direttori tecnici quali Livio Zulpo , Antonio Albanese e Luca Marchetti della scuola del maestro Paolo Tessaro, i quali sono intervenuti insieme agli insegnanti delle rispettive scuole. Durante l’intera giornata, si sono alternati sui tappeti e hanno contribuito a rendere altamente intensa e formativa l’esperienza dei ragazzi. I genitori hanno potuto così assistere a innumerevoli momenti spettacolari con “proiezioni” e
“cadute” altamente acrobatiche, immersi in un’atmosfera gioiosa e rilassata. L’Aikido, è un’arte marziale che riprende in chiave moderna le antiche tecniche di combattimento dei samurai, praticate sia a mani nude sia con le armi bianche tradizionali giapponesi, “ken” (spada) e “jo” (bastone). Particolare importanza rivestono le caratteristiche psico-fisiche , le quali rendono l’Aikido una pratica particolarmente indicata per la crescita dei bambini e dei ragazzi, sia maschi sia femmine (vedi riquadro a lato). Gli organizzatori vogliono ringraziare il comune di Nogarole e in particolare l’Assessorato allo Sport, che hanno permesso la realizzazione di tale evento. Aikido Club Valchiampo: per informazioni 3488744188 (Sandro) – 3395903421 (Paola)
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campione al quadrato
Renato Cecchetto della Geko Bike conquista sia il titolo di Campione d’Italia che del Mondo: una straordinaria impresa del biker del team Geko
distanza di soli venti giorni ha conquistato non una, bensì due Medaglie d’Oro coronando il sogno che rincorreva da molti anni. È lui Renato Cecchetto il Campione d’Italia e del Mondo 2012 di mountain bike UDACE, categoria gentleman. La sua famiglia e il team Geko sono al settimo cielo: “Ci speravo ma non pensavo di riuscire a portare a casa entrambi i titoli” ha dichiarato Cecchetto ai microfoni di Sportivissimo. Un marito e un papà dal cuore grande, un atleta con la A maiuscola, leale con tutti, umile e rispettoso. 48 anni compiuti il 15 febbraio, vive a Montecchio Maggiore assieme alla moglie Silvia e alla figlia
di Chiara Guiotto Laura: fisico atletico di un trentenne, 68 Kg per 1,75 m di altezza. Questo è l’identikit del gentleman pluri-medagliato della Geko Bike Renato Cecchetto, che abbiamo incontrato all’indomani del Campionato Mondiale che ha sigillato la 2° Medaglia d’Oro del vicentino. Emozionato, felice e orgoglioso. Ma era sempre lui Renato, l’umile biker con i piedi per terra che con addosso la maglia tricolore ci ha raccontato le sue imprese lasciando trasparire la sua gioia immensa. Appassionato di mountain bike da quando nel 1992 la moglie Silvia gli ha regalato la bici per la nascita della loro figlia: da quel momento ne ha fatta di strada, ma soprattutto ne ha fatti di risultati, e parecchi. In un quaderno a quadri con tan-
to di copertina in plastica per non rovinarlo, Renato ha annotato tutte le gare che ha disputato, pagine e pagine fitte di dati, luoghi e risultati che lui scrive regolarmente e con precisione dal ‘95, da quando ha iniziato a partecipare alle competizioni. ”Guai perdere questo quaderno, sarebbe impossibile risalire a memoria a tutte le gare che ho fatto fino ad oggi -ha commentato Renato”. Un palmarès importante che è stato difficile riassumere: facciamo riferimento solo alle ultime tre stagioni da quando Cecchetto corre con il team Geko Bike, per capirci le ultime sei pagine del suo quaderno! Andiamo subito a parlare del Campionato Italiano che lo ha visto salire sul gradino più basso del podio nel 2010, nel se-
condo gradino nel 2011 e nel più alto, quello tanto ambito, quest’anno. Terzo posto al Campionato del Mondo sia nel 2010 che nel 2011, mentre è sua la Medaglia d’Oro 2012. Ma non è finita qui perché nel 2010 ha conquistato anche il Campionato Triveneto, il Campionato Triveneto Medio Fondo e il Campionato Veneto, per un totale di 23 gare disputate in un solo anno. Nel 2011 su 26 competizioni tra le migliori, senza contare il Mondiale e gli Italiani, ricordiamo ben cinque primi posti al Campionato Triveneto Granfondo, al Campionato Veneto, al Campionato Triveneto, alla Coppa Veneto Serenissima e al circuito Superchallenge. Ma veniamo alla stagione odierna, la più prestigiosa:
dopo numerosi ottimi piazzamenti e le vittorie alla Medio Fondo di Sossano, al Campionato Triveneto Granfondo di Colognola ai Colli e al Lessina Legend di Velo Veronese, recentissime le Medaglie d’Oro tanto desiderate al Campionato Italiano e al Mondiale. Campionato Italiano - 24 giugno Cologno Monzese Circuito veloce di 36 km (sei giri) con poco dislivello e poche discese. “Un percorso poco adatto a me -ha commentato Cecchetto- Quel giorno era molto caldo e tutti lo abbiamo sofferto; difficoltà non ce n’erano ma bisognava scattare in continuazione. Ho vinto in volata sul bresciano Gianpaolo Fappani, il Campione Italiano uscente, a sei secondi. Una gara tesissima fino alla fine -ha proseguito Renato”. Presente all’arrivo il papà Giuseppe, incredulo ed emozionato di fronte alla straordinaria performance del figlio! “Quando mia moglie non mi segue alle gare viene mio padre che ha 80 anni e poter vincere di fronte a lui è una gioia
immensa -ha dichiarato Cecchetto con evidente emozione”. Mondiali - 15 luglio Folgaria “Questo sì che è stato il percorso adatto a me -ha esordito Renato41 km, salita lunga e costante, oltre 1000 metri di dislivello. Il tempo era brutto e umido, le discese erano belle e sono riuscito a vincere con il tempo di 1 ora e 56 minuti, con il distacco di circa 2 minuti dal biker Ambrosi.” Quale tra le due medaglie d’oro preferisci? “Tra i due il più sentito è certamente il Campionato Italiano: indossare la maglia tricolore è un’emozione unica che non capita tutti i giorni. Il percorso ogni anno è diverso e la competizione è maggiore. Questa maglia chi me la leverà più?” Ha commentato sorridendo Cecchetto. Nonostante Renato sia una persona molto umile e riservata, abbiamo scavato un tantino nella sua vita privata e di atleta per scoprire qualche cosa di lui che ancora nessuno sa. Preferisci allenarti da solo o in
gruppo? “In gruppo è sicuramente più divertente: ad inizio stagione mi alleno con i compagni e amici di squadra, poi quando la stagione entra nel vivo gli allenamenti specifici li faccio da solo per arrivare al top alle gare.” Quanti allenamenti fai durante la settimana? “Cinque o sei a seconda della settimana e dell’intensità dell’allenamento che normalmente dura un paio d’ore”. E la moglie Silvia cosa dice? “Lei è la mia più grande tifosa e mi sopporta! Dedico a lei e a mia figlia Laura queste due Medaglie d’Oro! Un grazie particolare anche alla Geko Bike per il supporto tecnico costante durante la stagione.” Sei sempre in bici per cui viene da pensare che di tempo per altri sport e hobby non ne hai. È vero? “In realtà una grande passione ce l’ho e riesco anche a trovare il tempo per praticarla. Ad ottobre, dopo aver partecipato all’ultima gara, la Via dei Berici, appendo la bici e dedico due mesi alla caccia!” Il tuo miglior pregio di atleta?
“Sono forte in salita”. E il Presidente della Geko Bike Marco Cracco ha aggiunto: “ Renato è un ciclista umile e molto professionale, a volte troppo leale. Averne di atleti come lui”. E il tuo difetto? “Soffro la discesa tecnica”. E come uomo? “Mia moglie direbbe vai troppo in bici!!!” Hai deciso che regalo ti farai per queste due vittorie? “Certamente festeggiare assieme ai miei compagni della Geko e alla mia famiglia è già un regalo enorme! Penso però che per il compleanno di mia moglie andremo a festeggiare in Folgaria visto che ai Mondiali ho vinto un soggiorno. Chiaramente ci andò in bici!!!!!!”. La stagione è conclusa? “Assolutamente no. Il 12 agosto mi aspetta il Campionato Triveneto Cross Country a San Donà di Piave e il 2 settembre il Campionato Veneto a Teolo”. È scontato che Cecchetto punterà alle Medaglie d’Oro, per non perdere l’abitudine!
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il grande salto La Digimax Midac Tennis Montecchio Maggiore vola in serie A2
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di Eugenio Menato
mpresa storica per la squadra della Digimax Midac Tennis Montecchio Maggiore che domenica 24 giugno si è guadagnata la meritata promozione nel campionato nazionale di tennis a squadre di serie A2. La squadra vicentina si presentava ai nastri di partenza del campionato come un’autentica corrazzata, composta dal neo-acquisto italo-croato Viktor Galovic, dallo spagnolo Gorka Fraile e dai vicentini Mirko Balestro e Marco Di Maro (quest’ultimo proveniente dal vivaio della società), oltre ai due capitani non giocatori Andrea Falchi e Massimo Dambruoso. Come da pro-
nostico, la squadra castellana ha vinto dapprima il proprio girone grazie a 5 vittorie ed 1 pareggio, quindi nel doppio turno finale dei play-offs ha sconfitto il Tennis Lombardo Milano, vincendo la gara di andata a Milano per 4/2, e completando l’opera a Montecchio con un netto 3-1. La gara Di fronte al pubblico delle grandi occasioni, il primo a scendere in campo era Marco Di Maro, che opposto al modesto Conti non ha avuto problemi a portare il Montecchio sull’ 1 a 0 con un rapido e perentorio 6/1 6/1. Decisiva, invece, si rivelava l’affermazione di Mirko Balestro sul n. 3 lombardo
Paolo Benincà che al termine di un match altamente vibrante ed appassionante (3/6 6/0 7/6 (4) il risultato finale) portava la squadra di casa sul 2 a 0. Il Tc Lombardo accorciava le distanze sul 2 a 1 grazie all’affermazione di Nicola Ghedin sul numero 1 castellano Viktor Galovic, alla sua unica sconfitta in un campionato di altissimo livello, ampiamente giustificata, oltre che dal valore dell’avversario comunque battuto 6/3 6/3 nella gara d’andata, anche da un infortunio al ginocchio che ne ha notevolmente compromesso la prestazione: 7/6 (3) 6/1 il punteggio a favore dell’alfiere lombardo.
La parola definitiva sull’esito dell’incontro e del campionato la metteva comunque Gorka Fraile che s’imponeva alla sua maniera sul n. 1 meneghino Luca Rovetta col punteggio di 6/2 6/3: 17 giochi persi in 8 incontri è l’impressionante bilancio del campionato della “macchina da guerra” impersonata dal campione spagnolo! Alla fine grande festa di squadra, dirigenti e tifosi entusiasti per il brillante risultato raggiunto, e obiettivo già rivolto verso il prossimo campionato di A2 nel quale il team di Montecchio con questo organico potrà ben figurare.
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a Bolzano e ritorno
Nuova impresa degli Alpini del Gruppo di Novale: in bici all’adunata di Bolzano e ritorno: cronaca di una tre giorni di sport, amicizia e spirito alpino
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ravamo in sedici all’alba di sabato 12 maggio, davanti alla sede del Gruppo Alpini di Novale, pronti a partire per Bolzano. Dopo Bergamo e Torino, una nuova impresa ciclistica: oltre ai soliti noti (Gino “Il Capitano” Cerato, Rino “Becàro” Pellichero , Maurizio “Fondriest” Peretto, Vittore “Il Campione” Peserico, Luciano e Riccardo “Cip e Ciop” Ponza, Gianluca “Pompa” Preto, Claudio “Tempi e Metodi” Reniero, Ennio “El Vecio” Zordan), avevamo due volti nuovi: Matteo Campanaro ed il vice sindaco di Valdagno Giancarlo Acerbi, scortati dal sottoscritto con la Palio di “Pompa” e da Luigi Asnicar con il “Ducato” degli Alpini. Hanno voluto provare l’emozione anche se parzialmente: Davide, Enrico e Romeo. Verso le sette siamo al Passo dello Zovo: rior-
di Mario Dal Lago dinate le file, giù con prudenza verso Schio. Ed ecco a Monte Magrè la prima delle inevitabili forature filmate senza pietà dalla telecamera di Gino. Poco dopo le otto giungiamo alla pausa caffè in un piccolo bar (Il Fortino, ristorantino piacevole solo su prenotazione) nei pressi di Barcarola e poi via su per Lastebasse fino alla chiesetta di Carbonare: già in Trentino, poco dopo le 10 ci si aspetta per scollinare assieme dal Valico della Fricca a quota 1098. Proviamo a fare la pausa panino, con il rischio di non ripartire più: per fortuna che è tutta discesa fino a Trento. Fotoricordo al Castello del Buonconsiglio, con tanta gente incuriosita dalla nostra divisa: ma siamo di fretta perché le previsioni dicono di un temporale in arrivo per le ore 17. Così telefoniamo alla Pizzeria di Zambana per anticipare i tempi del pranzo: su e giù, di qua e
di là, per la ciclabile di San Michele sembra che non arrivino mai. E invece puntuali alle 12.30 li vedo pedalare sull’argine dell’Adige. Martino ci accoglie con tutti gli onori assieme alle sue ragazze: spaghettino, bistecchina e caffè, come una vera squadra sportiva. Davide ci lascia e alle 13.45 ripartiamo: i ragazzi si sono ricaricati così tanto che dopo venti chilometri al bici grill di Egna mi vedo sfrecciare un tricolore di sette alpini che non riesco a fermare. Per fortuna gli altri sei hanno un’andatura più lenta: chiamiamo i battipista e li facciamo tornare al posto di ristoro per una coca cola dissetante. Poi via e stavolta riescono ad arrivare tutti assieme al PalaMazzali di Bolzano: anzi, sono loro a venirci a scortare verso la destinazione che è in piena zona ZTL dal giorno prima. Varchiamo il portone della struttura sportiva alle 16.30
e da lì i nostri mezzi si muoveranno solo la sera dopo. Dobbiamo ringraziare la presidenza del Basket Club Bolzano ed in particolare la signora Antonella che si è prodigata per ospitarci al meglio. Il temporale è in arrivo ma dopo una salutare doccia facciamo in tempo ad arrivare in Piazza Walther senza una goccia. Terminata la visita al Duomo, alle 18.30 decidiamo che è opportuno fermarsi nella prima pizzeria libera, sia per il maltempo che per i primi morsi della fame serale, memori che a Torino abbiamo cenato ben dopo le 22. Così il Capitano ci porta dritti al “Vecchio Teatro” giusto in tempo prima che si scateni il diluvio: canederli, gulash, birra e buone pizze. Finché piove, mangiamo di gusto: e lì perdiamo Enrico, poi via con Matteo alla ricerca del bar dei paracadutisti alpini. Luigi e Giancarlo ci lasciano per una visita al Museo
del Similaun ma ci ritroviamo al palazzetto per una chiacchierata ed un ultimo cin cin da alpini prima del riposo notturno. Domenica 13 maggio: al mattino una pattuglia di ciclisti va a farsi una pedalata fino a Chiusa (40 km. fra andata e ritorno), mentre Giancarlo riesce a trovare il “nostro” assessore Federico Granello (pure lui venuto su al sabato, ma con il Coro) e vanno a farsi un giro sull’Altopiano del Renon. Claudio trova il momento giusto per salutare il sindaco di Occimiano in sfilata e alle 16.30 siamo tutti in ammassamento, ma dobbiamo aspettare due ore per partire in parata. Tanta gente lungo tutto il percorso che applaude e in Piazza della Vittoria vuole una foto: ma è tardi, non possiamo soddisfare tutte le richieste, dobbiamo partire al volo verso San Michele all’Adige perché si fa sera. La ciclabile è tutta
in discesa ed il viaggio procede ad una media vicina ai trenta chilometri orari: ma c’è un’altra foratura e nonostante tutto, gli undici ciclisti arrivano al Garni “La Vigna” poco dopo le 22, stremati: accolti amabilmente da Fabio e Clelia, dopo una buona cena ci sistemiamo nelle camere confortevoli del B&B situato nelle vicinanze del casello autostradale, già pensando al viaggio di ritorno del giorno dopo. Lunedì 14 maggio: sveglia alle ore 7e colazione mezz’ora dopo. Riusciamo a partire alle 8 e 20: in un’ora i ciclisti arrivano a Trento e poi per San Donà di Cognola, Civezzano e Pergine per evitare la Superstrada della Valsugana. Abbiamo stabilito una sosta in riva al Lago di Caldonazzo, sono quasi le undici ed il Bar Smile è ancora chiuso vista la stagione ma c’è già chi prende il sole. Una giornata stupenda: la pausa panino è molto breve perché la strada è ancora lunga e allora i ciclisti partono mentre Gigi ed io facciamo le pulizie nell’area attrezzata. Poi andiamo ad attenderli a Cismon del Grappa, per scortarli fino ad Oliero dove abbiamo programmato il pranzo: ci arriviamo poco dopo
le 14 con un adeguato preavviso al personale di cucina. Siamo in riva al Brenta in un gazebo della Pizzeria “Canaletto”: fettuccine con panna, speck e funghi, insalata di mezzo, bistecca di tacchino e patatine fritte, una buona fetta di dolce, tanta acqua frizzante e un caffè per ripartire. Si pensa di fare una sosta brevissima sul Ponte degli Alpini a Bassano del Grappa e così è: poi come un treno, sentiamo aria di casa e la nostalgia dopo tre giorni di assenza, Marostica, Thiene, Malo, la salita verso Priabona mette in fila i più forti, a Cornedo una sosta da Cicli Bolzon e Velomania che sono stati gli sponsor tecnici del raid. Per il resto ci siamo autofinanziati: alle 18.30, al bar del Palalido, Giancarlo offre una bottiglia di prosecco, facciamo l’ultimo cin cin e poi via verso casa a Novale dove da “Bobo” ci aspetta il capogruppo e vicepresidente vicario Enrico Crocco per i complimenti di rito. Chilometri percorsi: in furgone 375, in bici 410.
UNA BELLA STORIA
È
di Mario Dal Lago
una di quelle storie di cui mi piace scrivere, quella che sto per raccontarvi: essa ricorda un alpino di Novale disperso in Russia, ma che nella sua vita ha lasciato buon ricordo di sé in Friuli. Si tratta del soldato Segato Gino, classe 1921, alle armi con la 59ª Compagnia del mitico Battaglione “Vicenza”, zio dei fratelli Cerato, una pasta di ragazzo che ha lasciato un gran vuoto nella sua famiglia. Orbene, durante la campagna di Russia, ha compiuto un atto di eroismo che non è scritto negli annali: ne siamo venuti a conoscenza pochi giorni fa quando da Terenzano di Udine è arrivata la lettera di Maddalena Deana, figlia di un reduce di Russia. Ci scrive che il papà Luigi (cl. 1917, oggi deceduto) durante la ritirata è stato salvato dal buon Gino: dopo aver superato quasi indenne le battaglie sui fronti greco ed albanese, il friulano era stato colpito da una pallottola che gli aveva perforato
i n o i z e l l o c e v nuo no Inverno Autunvi aspettano
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il femore e non riusciva più a rialzarsi. Segato, vedendolo ferito a terra, tornava indietro a rischio della propria vita e lo salvava da morte certa, perché a poche centinaia di metri avanzavano a cerchio i carri armati nemici. Era i1 21 gennaio 1943 a Popowka (Russia) e da allora non si ebbero più notizie di Gino Segato, che è ricordato come disperso al Tempio di Cargnacco (Ud) e nel cimitero di Valdagno, e in quello di Novale in una fotografia che lo ritrae con la mamma Adele e la sorella Enrica sullo sfondo di Santa Maria Panisacco. Oggi la signora Maddalena, esaudendo postumo il desiderio del padre, al telefono è riuscita a mettersi in contatto con i parenti di Gino Segato ed ha chiesto una foto del giovane alpino cui per tutta la vita la famiglia friulana è stata riconoscente: foto che con emozione pubblichiamo anche noi. Con la certezza che le famiglie Deana e Cerato si incontreranno a Terenzano per consolidare la reciproca conoscenza nel ricordo dei propri cari.
a Chioggia lungo gli argini Un gruppo di amici di Novale ha percorso gli argini dei fiumi Agno, Guà, Frassine e Gorzone per arrivare da Novale a Chioggia. Cronaca di una pedalata in amicizia.
L
’idea di ripetere la fantastica esperienza dello scorso anno di arrivare a Chioggia in arrampichino pedalando lungo gli argini del nostro fiume Agno, che cambia, nella sua corsa verso il mare, ben altri tre nomi, ci frullava da tempo nelle nostre menti. Tanto era forte il ricordo di quella giornata che ad ogni uscita in bici ci si riprometteva di tornare a Chioggia lungo il fiume il più presto possibile. Così, la mattina
del 2 giugno, a trovarci davanti alla Ruetta pronti per la partenza eravamo addirittura una quarantina, ovvero più del doppio dei partecipanti della prima gita. Tempo bello, tanta voglia di pedalare: tutte le condizioni ideali per affrontare un’intera giornata sulle due ruote. La partenza è avvenuta alle ore 6.00 e subito ci siamo diretti verso la ciclabile dell’Agno che abbiamo tenuto fino a Montebello. Poi a Lonigo abbiamo preso l’argine che costeggia il fiume
che da qui si chiama Guà per arrivare fino a Cologna Veneta, dove abbiamo fatto la nostra prima tappa per prendere un caffè. Ore 9.00 e circa 60 km superati, la media tenuta è stata buona considerando il gruppo così numeroso. Poi abbiamo proseguito fino a Este, dove gli organizzatori avevano prenotato il ristorante per il pranzo. E poi ancora in sella lungo l’argine del fiume che adesso ha preso il nome di Frassine e che diventerà Garzone nei pressi di Vescovana per poi
immettersi nel fiume Brenta e sfociare nell’Adriatico. Se l’acqua è la stessa che dalle sorgenti del Rotolon arriva al mare Adriatico sono i paesaggi, che essa e il ciclista che le pedala affianco toccano, a cambiare. I quattro nomi dei fiumi, infatti, richiamano i diversi paesaggi che ciascun tratto presenta: si va dal paesaggio alpino dell’Agno a quello dei dolci colli del Guà; da quello delle estese campagne del Frassine a quello degli ampi spazi che preannunciano il litorale
novale 15
di Davide Escalini adriatico. Sta qui il bello di questa gita: il variare del paesaggio. Finalmente a Chioggia siamo tutti corsi in spiaggia dove abbiamo fatto un bagno ristoratore. Chilometri superati 160 dei quali più della metà sterrati. Orario d’arrivo, 5 del pomeriggio, perfetti per una tazza di te, pardon, per una birra fresca! Rientro con il pullman, prenotato dall’efficientissima organizzazione del Gruppo di Novale… non c’è due, senza tre… Alla prossima!
thiene
16
magia a thiene
O
rmai da più di un decennio la Scuola di Arti Marziali Cinesi “Italia Poon Zè Team” del Maestro Bon Giuseppe si dedica con successo ad esibizioni in forma di vero e proprio spettacolo. Così quando la gente arriva si siede, un po’ annoiata e non troppo curiosa di assistere alla “solita” rappresentazione, più propagandistica che altro, di una delle tante reclamate Arti Marziali… ma tanto è caldo e la serata all’aperto non può che far bene. Quando poi inizia lo spettacolo con “luci” calde, musiche in piena armonia con le esibizioni, proiezioni di foto che ricordano la lontana Cina e veri e propri “atleti” dell’Arte Marziale che applicano le loro conoscenze in funzione dello spettacolo e che poco
di Massimo Neresini si preoccupano di fare capire le difficoltà dell’Arte quanto invece di fare emozionare lo spettatore… beh allora le braccia stanche lasciate cadere dai braccioli delle sedie si incrociano o si appoggiano al viso e alla bocca quasi a voler dire uno “scusatemi non avevo capito”. E’ così parte e si avvolge all’ora e mezza uno spettacolo senza soste che alterna, raccontando un po’ di storia della Cina; la “meditazione” dei “monaci” che attraverso l’esercizio fisico riuscivano poi a meditare molte ore, la loro “forza guerriera” con azioni di combattimento con le tipiche armi più volte incontrate in diversi film, l’imitazione degli animali, dai quali nasce una grande parte dello spirito del Kung Fu, dal-
la piccola mantide al feroce leopardo alla audace aquila. Si alternano poi queste rapide sequenze con le più armoniose azioni del Taijiquan nei diversi stili, dal più morbido e conosciuto Yang, quasi una danza che nasconde una sfumatura di Arte Marziale, al più tecnico e sconosciuto ai più stile Chen Metodo Pratico che realizza invece a fondo proprio il vero combattimento Taijiquan. In mezzo a tutto questo non manca mai il Maestro Bon, sia a scegliere le musiche che agli allenamenti ed alla scelta delle coreografie che poi ad esibirsi lui per primo con tecniche di enorme difficoltà; questo è molto apprezzato da tutti i sostenitori di queste Arti Mar-
ziali ed in primo luogo dai suoi allievi, perché l’esibizione, molte volte di grande tecnica quanto di vigore atletico, del Maestro che ci guida è l’essenza della sua grande tenacia e forza del continuo allenamento “essenziale nel Kung Fu”; ricordate quanto più volte ho detto in diversi articoli: “mai lasciare che l’acqua smetta di bollire altrimenti si deve ricominciare dall’inizio”. Lo spettacolo da anni si spegne con la grande emozione di una esibizione di QiGong Marziale, ossia di lavoro di concentrazione mediante tecniche di respirazione e di focalizzazio-
ne dell’energia interna in alcune parti del corpo; in questo caso a Thiene il Maestro Bon ha piegato con la gola due lance facendosi poi rompere sulla schiena due lastre di marmo sotto lo sguardo incredulo degli spettatori. E’ così che poi quando lo spettacolo è finito e la gente comincia ad andare si sente mormorare “…ma io pensavo fosse la solita rappresentazione di tecniche marziali… proprio non credevo fosse uno spettacolo così colmo di fantasia, arte e azione… mi sono
proprio divertito e sono anche un po’ colpito quanto il vigore atletico possa trasformarsi in spettacolo!”. Ringrazio molto per primo il Maestro Bon Giuseppe e di seguito tutti i suoi Istruttori e Allievi che hanno partecipato con grande spirito di sacrificio alla buona riuscita dello spettacolo: Alex Greco, Simone Corazza, Lorenzo Miglioranza, Luca Tiso, Rachele Urbani, Elias Bertoldo, Alberto Rumignani, Marco Rossato,
Graziano Rilievo, Michela Dalle Ave, Valentina Faccin, Alice Zerbaro, Giorgio Busato, Andrea Toniolo, Fabio Ceccato, Daniele Maitan, Luigina Locallo, Paola Boriero, Fabio Nico, Giampiero Belometti, Andrea Rampon, Silvana Calgaro, Graziella Marchioro, Massimo Neresini, Emanuel Bon e la grande presenza di Marcello Bon, senza di lui, che
ha iniziato ormai mezzo secolo fa a praticare il Kung Fu con il Maestro Shin Dae Won a Vicenza, tutto questo non ci sarebbe stato. Un particolare ringraziamento alla “grande voce” di Luciano Torresendi, calda ed esperta che ha accompagnato tutto lo spettacolo.
18 Chi è interessato a provare i corsi di Kung Fu e di Taijiquan tradizionale e lo stile Chen Metodo pratico Hong può rivolgersi alla Scuola ASD Italia Poon Ze Team del Maestro Giuseppe Bon: Per informazioni rivolgersi al Maestro Giuseppe Bon cell: 328 7304862 Facebook: Giuseppe Bon Mail: giuseppe.bon56@gmail.com Vi lascio ancora con questa citazione che mi ha suggerito Steve Chan: “Quando sei di fronte al pericolo, non avere paura; quando sei di fronte alle difficoltà, non avere preoccupazioni o stress; quando sei di fronte all’ingiustizia, non avere collera; sempre affronta la vita senza sensi di colpa. Mai tirarsi indietro. Nessun compromesso. Nemmeno di fronte all’apocalisse!” Buone Vacanze ed arrivederci a settembre.
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picccole dolomiti 20
I
L’uccello che non costruisce il nido
IL CUCULO non sa costruire il suo nido e così si serve del nido di un’altra specie di uccelli a cui affida anche le sue uova per la cova fino a nutrire il piccolo nato, come questo articolo e questa straordinaria sequenza di immagini raccontano.
l cuculo (cuculus canorus) è celebre per il suo tipico richiamo e per il suo comportamento riproduttivo: la femmina depone il suo uovo nel nido di un altro uccello, che lo coverà al suo posto. Sono note circa 50 specie diverse di uccelli ospiti, spesso ballerine bianche, cannaiole, codirosso. La femmina di cuculo quando trova un nido, può rubare un uovo e rimpiazzarlo con uno dei suoi. Quando l’uovo si schiude, dopo soli 12 giorni, il piccolo cuculo implume e cieco, del peso di circa 8 grammi, qualche ora dalla nascita s’inarca e spinge fuori le altre uova o pulcini e reclama il
di Dorino Stocchero cibo dal suo genitore adottivo. Ha dimensioni minori di un piccione; ali lunghe, con coda lunga. Vola con la piccola testa tenuta alta, le ali battono sotto il livello del corpo, occhi gialli facilmente visibili a distanza ravvicinata. La coda spesso a ventaglio. Si posa con ali basse, la coda che oscilla da lato a lato. I giovani sono marronerossiccio con barrature scure e punti color crema, punti chiari sulla nuca, gli stessi hanno inizialmente ali più arrotondate con un volo pesante e rumoroso. Il richiamo del maschio è un inconfondibile cu…cu…. Cuckoo; anche note ridacchianti, roche e gorgheggianti che fanno da richiamo
per attirare le femmine. Come tutti gli uccelli maschi, il cuculo canta per due motivi: attirare una compagna e marcare il territorio, il volatile una volta innalzata la sua barriera sonora, deve continuamente difenderla cantando per tutto il giorno. Il cuculo è piuttosto mattiniero, comincia farsi sentire fin dalle prime ore dell’alba e va avanti fino al calar del sole e tante volte fino a notte fonda. La particolarità di questa specie è che il territorio così delimitato non coincide con lo spazio vitale, ma solo con l’area abitata dal maschio della coppia; la stessa che la femmina userà come base per partire alla ricerca dei nidi di altre specie in
cui deporre le sue uova. Le femmine hanno un territorio ben più esteso di quello di un maschio, nel corso della stagione riproduttiva fa visita a più di un compagno. Sembra che in queste specie non si formano coppie stabili, ogni femmina viene corteggiata da più maschi, il cui ruolo si esaurisce dopo la fecondazione della compagna. I cuculi non costruiscono il nido e non covano le uova. Dopo ogni accoppiamento con un diverso partner la femmina di cuculo depone un uovo per un totale 1220 uova nell’arco di 3-7 settimane. Da parte sua la femmina di cuculo sta bene attenta di sceglier per il suo piccolo genitori adottivi
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che seguano una dieta adeguata per la specie: i migliori candidati sono uccelli insettivori. Un buon numero di uova deposte dalla femmina di cuculo non vengono affatto covate: gli uccelli che subiscono l’invasione del nido, possono decidere anche di abbandonarlo. Il successo di questa operazione riveste un importanza fondamentale, in quanto se la specie parassitata scopre l’intrusione o ritiene non più sicuro il sito, con facilità abbandona il nido e interrompe la cova. Ogni femmina preferisce deporre le sue uova nel nido di una particolare specie di uccello, forse quella da cui lei stessa è stata allevata. Da notare che le uova
di cuculo non hanno un colore specifico; il loro guscio ha infatti tinte e motivi che assomigliano di volta in volta a quelli della specie ospitante. Non solo le uova di cuculo sono particolarmente leggere per un uccello di quella taglia,
dunque si confondono con le altre piuttosto facilmente. L’invenzione della parassitazione ha nel cuculo radici remote, e si ritiene si sia gradualmente instaurata in antenati lontani come strumento di soprav-
vivenza, considerato il grande imbarazzo, divenuto con il tempo assoluta incapacità in questi uccelli di costruirsi un proprio nido e di allevare autonomamente. Una particolarità di questa specie, si nutre
di bruchi pelosi e irritanti, perciò rifiutati dalla maggior parte degli altri uccelli; per esempio la processionaria del pino. Questo è permesso in quanto è dotato di una membrana che riveste lo stomaco, in grado di “cattu-
rare” i peli degli insetti trasformandoli in una specie di pelliccia. A intervalli regolari, questo tessuto si rinnova andando incontro a una sorta di muta. Il cuculo è una specie protetta.
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L
a presentazione dell’asso spagnolo Pedro Gil è stata un bagno di folla: tanti i tifosi che si sono ritrovati al Palalido per vedere dal vivo quello che da oggetto del desiderio si è trasformato in una splendida realtà per l’Hockey Valdagno. Entusiasmo misto a curiosità per il super campione che fa già sognare i tifosi biancoazzurri. “Ho scelto Valdagno perché la squadra in questi ultimi anni ha fatto grandi cose, la dirigenza sta portando avanti un bel progetto -le prime parole di Gil. Sono contentissimo di venire a giocare in quella che è la migliore squadra italiana”. Più che positivo anche l’approccio con la città che lo ha già adottato: “Valdagno è piccolina ma molto curata, sarà un bel posto nel quale vivere assieme alla mia famiglia. La gente è simpatica e capisce di hockey, è molto competente”. Il numero di Pedro Gil in questa nuova avventura sarà il 7: “L’ho scelto -ha spiegato- perché è il numero con il quale ho sempre giocato nelle giovanili”. Il presidente Paolo Centomo non ha
Tutti pazzi per Pedro Presentato al Palalido l’asso spagnolo Pedro Gil nascosto la propria gioia: “Sono felicissimo di poter presentare un campione del calibro di Pedro Gil. L’acquisto di Pedro è fondamentale, assieme a Nicolia, Silva e ai ragazzi che hanno vinto quest’anno il tricolore, renderà la squadra una miscela esplosiva. Spero che a fine stagione questo sarà ricordato come l’anno del Valdagno, l’obiettivo è vincere tutto. Mi auguro che l’acquisto di Gil contribuisca a fare uscire definitivamente il nostro tifo dall’incapacità di saper vincere, per anni siamo stati abituati a non primeggiare e c’è ancor gente che pensa che la società non sia forte. Pedro Gil è un simbolo che saprà dare una mentalità vincente anche ai tifosi”. Sul-
la campagna abbonamenti che prende il via, Centomo si augura che “ci sia un segnale forte da parte della tifoseria e della città che capisca lo sforzo che è stato fatto. Da quando è cominciato a circolare il nome di Pedro Gil l’interesse attorno all’Hockey Valdagno è cresciuto. Mi auguro che il Palalido sia sempre pieno e bello da vedere come in gara4 contro il Viareggio, i campioni in pista garantiranno uno spettacolo eccezionale anche con squadre non di primissimo livello”. Ora si punta ad ampliare la capienza del palazzetto spostando la tribuna stampa nella zona delle panchine e liberando in questo modo una cinquantina di posti molto appetibili.
PEDRO GIL, I NUMERI DI UNA CARRIERA ECCEZIONALE 1997/98 con il Tenerife vince la Coppa del Re e la coppa Cers 2002/03 con il Porto vince il campionato 2003/04 con il Porto vince il campionato 2004/05 con il Porto vince il campionato, la Coppa del Portogallo e la Supercoppa
2005/06 con il Porto vince il campionato, la Coppa del Portogallo e la Supercoppa 2006/07 con il Porto vince il campionato 2008/09 con il Reus vince l’Eurolega e il Mondiale per club 2009/10 con il Porto vince il campionato e la Supercoppa
2010/11 con il Porto vince il campionato e la Supercoppa 2011/12 con il Porto vince la Supercoppa Con la Nazionale spagnola ha vinto 5 mondiali , 2001, 2005, 2007, 2009, 2011, e 6 Europei, 2000, 2002, 2004, 2006, 2008, 2010, consecutivi oltre a 3 Coppe delle Nazioni 2001, 2003, 2007.
cornedo
Valdagno il futuro è roseo
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randi soddisfazioni per l’hockey Valdagno per quanto concerne il settore giovanile. Le finali di Coppa Italia e Campionato disputate a Valdagno e Trissino hanno portato due vittorie ed un secondo posto. L’under 20 ha trionfato nelle finali di Coppa Italia lo scorso 27 maggio. Una grande prestazione dei ragazzi guidati da Beppe Cocco che non hanno lasciato scampo al Correggio, travolto in finale con un perentorio 5 a 0. In rete sono andati Rossi, Giulio Cocco, Dal Ronco, doppietta per lui, e Faedo. In semifinale contro il Thiene si era già messa una seria ipoteca sul
trionfo finale. Sette giorni dopo alle finali nazionali di Campionato l’under 13 si è arresa solo in finale dopo un bel torneo. I ragazzi di Jesus Hernandez hanno compiuto una grande impresa arrivando a giocarsi la finale poi persa con il Trissino. Un torneo ricco di soddisfazioni quello dei piccoli under 13, è mancata solo la ciliegina sulla torta ma Hernandez e i suoi ragazzi non vedono l’ora di migliorarsi l’anno prossimo. La finale under 13 ha visto la vittoria del Trissino per 5 a 1. La squadra comunque non si è mai arresa cercando il goal della bandiera fino alla fine. È andato a segno Alex Zordan ma un bravo va a tutti, dal primo
all’ultimo. Sempre nelle finali di Campionato l’Hockey Valdagno si è laureato campione d’Italia con l’under 17. Il gruppo guidato da Beppe Cocco ha concesso il bis dopo la vittoria dello scorso anno nell’under 15. Una finale straordinaria quella andata in scena contro il Bassano. Grandi emozioni e vittoria al golden goal, 4 a 3, grazie a una prodezza di Giulio Cocco. Per il Valdagno sono andati a segno Tommaso Sillamoni e Giulio Cocco, doppietta per entrambi. Per l’Hockey Valdagno tante soddisfazioni che vanno a premiare il lavoro di tutta la società.
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Visonà number one A Gianluigi Visonà il 1° Torneo Sociale del Tennis Club Cornedo Vicentino
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di Nicola Ciatti
i è conclusa martedì sera presso i campi comunale di Via De Gasperi la Prima Edizione del Torneo Sociale del Tennis Club Cornedo Vicentino. Una manifestazione durata circa un mese, con la partecipazione dei soci del club cittadino, che si sono dati battaglia, sportivamente parlando, a caccia del primo trofeo assoluto. Sono stati 16 i partecipanti ad iscriversi al torneo disputato con la formula di tre partite minimo per singolo iscritto, con punteggio per determinare la griglia di accesso agli ottavi di finale. Poi spazio all’eliminazione diretta per ottavi di finale, quarti di finale, semifinale e finalissima. Sono arrivati all’atto conclusivo i due numeri uno del tabellone, Gianluigi Visonà e Marco Zattera, che hanno dato vita ad una finale molto divertente, appassionante e ricca di equilibrio. Alla fine ad avere la meglio è stato il numero 2 Gianluigi Visonà, capace di imporsi sul rivale per 6-4, 6-3, meritandosi la vittoria della prima edizione del torneo.
I
l Torre Vicenza Pink Bike ha superato l’esame e lo ha fatto a pieni voti! Dopo due anni in Federazione, la società ciclistica femminile di Claudio Parise, grazie al coinvolgimento delle società sportive vicentine, all’Amministrazione comunale di Malo con l’Assessore Matteo Strullato in prima fila e la Proloco di Santomio di Malo; con tanti volontari delle società sportive maladensi oltre a tutti quelli coinvolti nei servizi della parte tecnica (107 a disposizione), ha saputo allestire un campionato italiano di ciclismo giovanile di tutto rispetto riservato alle esordienti del primo e del secondo anno e per le allieve in tre gare distinte nel quale si sono
scommessa vinta confrontate quasi 400 ragazze in un percorso impegnativo che ha evidenziato le qualità delle migliori. 15 le regioni rappresentate con oltre 500 persone tra tecnici, atlete, accompagnatori e familiari ad occupare gli alberghi della zona e che hanno ricevuto la calorosa accoglienza come la Valleogra sa offrire in ogni occasione. Le gare, (soprattutto quella pomeridiana delle allieve) sono state come doveva essere, il fiore all’occhiello della manifestazione grazie all’impegno che tutte le atlete nonostante la giornata torrida hanno profuso. Parise ha ricevuto i complimenti da Flavio Milani (vice presidente vicario della FCI Nazionale) e dal settore tecnico nazionale presente. Moltissi-
VALTERMO
me società si sono complimentate per un circuito “finalmente all’altezza” di questo sport al contrario di quello che nel femminile spesso si vede con i soliti circuiti noiosi finalizzati esclusivamente per la volata finale. L’aspetto tecnico è stato curato da Sergio Bernardi e Alex ed Ampelio Albertin ma il gran lavoro d’equipe per mettere in sicurezza i due circuiti di Santomio di Malo, allestire la zona ritrovo, arrivo e premiazioni, è frutto di tanti volontari provenienti da: Veloce club Schio 1902, Scuola Ciclismo Alto Vicentino, Scuola Ciclismo Piovene, Mainetti, Isolana, Scuola Ciclismo Berica, Sandrigo Sport, Fausto Coppi, Montecchio Precalcino, Villaverla e Veloce Club
Torre società vicentine coordinate nei vari compiti da Giuseppe Retis, Pino Sassaro, Giuseppe Dal Santo, Sergio Zanettin, Paolo Strozzo, Mirko Broccardo, Dino Quartiero, Stefano Retis e Piero Berlato con Michele Monaco che ha coordinato il lavoro di segreteria e di aggiornamento del sito www.vicenzapinkbike.it e con Drusy Frigo referente per la sistemazione alberghiera. Da non dimenticare anche la presenza di ciclismosicuro.it che non ha voluto far mancare le testimonianze di Kezia Pittarello, Enrico Franzoi, Emiliano Barban e Silvana Valente sulle tematiche della sicurezza del ciclismo, argomento questo sposato appieno dalla filosofia della società Torre Vicenza Pink
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A Santomio si è tenuto il Campionato Italiano di ciclismo giovanile, di Enzo Casarotto grande sport e ottima organizzazione Bike che ne è in concreto una delle più attive nel sostenere le tematiche proposte dal portale ciclismosicuro. it fin dalla nascita. Gli organizzatori hanno coinvolto, grazie all’interessamento di Stefania Villanova, da sempre sensibile a questi aspetti tra sociale e sport, anche altre realtà creando un gemellaggio con il progetto degli oratori di Don Antonio Mazzi, con il progetto per lo sport Fibrosi Cistica e con la “Città della Speranza” associazione quest’ultima nata proprio a Malo, città tra l’altro insignita con il titolo di “Città europea per lo sport”. Un campionato italiano di ciclismo donne che sotto l’aspetto finanziario ha sfiorato i 42.000 euro che grazie a: Lavorazioni Carni e
Pollo Cles di Malo, Banca Mediolanum agenzia di Malo, Giacomello Arte di Malo sponsor principali e a: Sorelle Ramonda, Righetto Serbatoi, Essegi 2, Perrel, Officine Dalla Fontana, Nico Velo, Nuova Europe Metalli, GT Trevisan e Not Just Bike (per l’abbigliamento dello staff), Bar Afrodithe, India, El Gelataro de Magrè e a Villabonin e Victory che hanno accettato di fare da Title Sponsor, sono stati interamente coperti. Dopo il successo di quest’anno la società continua l’attività sportiva con le sue 10 ragazze e con il motto “non mollare mai” e grazie al suo presidente che si definisce “fondamentalmente una persona sempre ottimista”, non si sa mai che prima o poi (e si sta lavoran-
do proprio per questo oltre che verso l’educazione e la formazione delle ragazze mediante l’attività sportiva), ad un campionato tricolore non sia proprio una “nostrana” a chiudere a braccia alzate in solitaria e a guadagnare quel tricolore che l’organizzazione di quest’anno, grazie al Comune di Malo e ai tanti suoi volontari si è ampiamente meritato sul campo. Complimenti a chi ha vinto e un ringraziamento va al Torre Vicenza Pink bike per aver organizzato al meglio una manifestazione che rimarrà indelebile nel ricordo di chi ha vissuto una due giorni all’insegna dello sport sano e nello stesso tempo accogliente e familiare.
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Michela bronzo europeo
“È
Michela Pavin conquista un bronzo europeo nell’omnium, una medaglia che la ripaga di tanti sacrifici.
una soddisfazione che ripaga dei sacrifici fatti fin da piccola quando la mamma mi portava in pista a Castelgomberto”. Questa è la prima dichiarazione di Michela Pavin appena rientrata da Anania in Portogallo alla conclusione degli europei juniores in cui la nazionale di Salvoldi, Cristini e Fusarpoli ha conquistato ben 11 medaglie suggellando il buon momento della pista azzurra nonostante la crisi che con molta provabilità non consentirà alle azzurre di partecipare al mondiale neozelandese. “E’ sempre bello parlare delle medaglie al femminile per evidenziare i progressi dello sport – continua Michela Pavin – poi quando si parla di riconoscere qualcosa che possa compensare tutti i sacrifici a cui dobbiamo sottostare, non si riesce ad ottenere nessuna certezza per
di Enzo Casarotto il nostro futuro, sarebbe bello almeno confrontarsi a livello mondiale per dimostrare quanto valiamo”. Questo lo sfogo della biondina diciottenne dal 15 luglio di San Vito di Leguzzano che assieme alla sua famiglia si gode questo trionfo nella specialità più impegnativa della pista. L’omnium è una gara su 6 prove suddivise in due giornate di gara, in cui il vincitore è determinato da una classifica a punti. “Abbiamo iniziato con il giro lanciato esordisce Michela - una specialità che non è nelle mie corde e ho iniziato in sesta posizione nonostante il mio miglior tempo stagionale. Mi sono rifatta nella corsa a punti in cui sono riuscita a prendere il giro di vantaggio a 15 tornate dalla fine e ho vinto la successiva corsa a punti. Alla fine della prima giornata ho fatto terza nella corsa ad eliminazione e terza anche nella classifica generale a tre punti dalle prime due; il secondo
giorno con i tempi che otteniamo in Italia nell’inseguimento siamo molto indietro rispetto alla preparazione delle altre e con il settimo posto sono scesa al quarto posto della generale; infine con lo scratch (5^ e seconda tra le ragazze del podio provvisorio) e con i 500 metri (4° posto) sono riuscita a prendermi il bronzo con un po’ di rammarico essendo arrivata ad un solo punto dall’argento”. – Ora gli altri obbiettivi stagionali quali sono? “Corro gli europei strada il 12 agosto in Olanda con tanta voglia di fare bene e sarà la mia quarta maglia azzurra (una da riserva), poi spero di poter partecipare ai mondiali dell’omnium ma come ho già detto le finanze forse non ci sono”. Per concludere. “Spero che ci sia la voglia di investire con la pista; un ringraziamento è doveroso alla mia società, la Vecchia Fontana e ai signori Veleda, al tecnico Massimo Cisotto, a Sergio
Bianchetto che mi ha messo in pista e che mi segue un grazie anche al meccanico Liliano Lullo a cui ho regalato i fiori (che di solito vanno al massaggiatore), perché penso che e la persona che dorme meno di tutti e che si fa il mazzo per preparare al meglio le bici, ma il grazie più grande va alla mia famiglia che oltre che a seguirmi nello sport mi ha insegnato quei valori e quelle qualità che contano per diventare adulti e per crescere sani e onesti”. Per Michela Pavin non è solo il tricolore nell’omnium, il bronzo europeo e le sei vittorie tra pista e strada che ha conquistato in questo 2012 ad avere un valore assoluto; al contrario, il rispetto e la stima nella sua famiglia e nelle piccole cose di tutti i giorni valgono altrettanto nonostante la sua sia in prospettiva una carriera da superstar.
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in bici per il mondo
Il gruppo ciclistico Palladio organizza ogni anno gite in bicicletta un po’ ovunque: quest’anno è toccata la Francia del sud. Dal nostro inviato speciale la cronaca di una sei giorni indimenticabile tra Costa Azzurra, Provenza, Camarghe, Linguadoca e Pirenei con arrivo a Lourdes
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a passione spesso conduce a soddisfare le proprie voglie…… cantava Fabrizio DE ANDRE’ e la passione per la BICILETTA mi porta ogni anno a soddisfare la voglia di VIAGGIARE. Passione e voglia mi hanno portato a conoscere oramai da più di 10 anni il gruppo ciclistico PALLADIO di Vicenza, che ogni anno organizza una settimana di vacanza, (se così si riesce a chiamare), visto che ogni anno presentano un percorso che varia dagli 800 ai 1200 km. in posti sempre nuovi sia in Italia che all’estero. Quest’anno la partenza prevista era da VENTIMIGLIA. Sabato 2 giugno, portati dal pullman che sposterà i nostri bagagli e funzionerà da supporto per tutta la settimana ci scarica appena passato il confine francese. La nostra meta finale sarà LOURDES dopo aver percorso COSTA AZZURRA, PROVENZA, CAMARGHE, LINGUADOCA e PIRENEI. 1° giorno Si rimontano le biciclette e indossate le divise, si parte. A breve distanza tra loro, si susseguono le pittoresche località di Mentone, Monte Carlo e Nizza, magiche città della Costa Azzur-
ra. Seguendo la costa si raggiunge Antibes, magnificamente situata alla base della penisoletta del Cap d’Antibes. La meta della prima tappa è Valbonne alle porte della Provenza. 2° giorno Il secondo giorno prevede l’attraversamento della Provenza passando per Grasse, rinomata cittadina ai piedi delle Alpi Marittime e centro dell’industria di profumi. Da qui in poi con un sali-scendi spacca gambe ci porta a Castellane imbocco naturale delle profonde gole del fiume Verdon che squarciano la terra per 25 chilometri creando il canyon più impressionante d’Europa, grazie alle sue pareti di calcare biancastro a strapiombo sul fiume verde smeraldo alte fino a 1500 metri, immerse in una natura lussureggiante e rigogliosa. Un vero paradiso per gli sportivi che praticano sport estremi. Alla fine del Canyon, suggestiva è la vista del Lago de Sainte Croix con il paesino di Moustiers-Sainte Marie, uno dei borghi più belli di Francia. Questo meraviglioso villaggio arroccato si trova nel mezzo di due maestose rupi rocciose attraversate da un vivace ruscello di montagna. La leggenda racconta che il cavaliere di Blacas, per
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di Guido Lanaro ringraziare la Vergine di essere tornato sano e salvo dalle crociate, fece issare una stella appesa fra le due pareti di roccia con una catena. E ancora oggi la stella veglia sulle teste degli abitanti scintillando al sole del tramonto. L’arrivo a Greoux les Bains segna la sede della seconda tappa. 3° giorno La terza giornata è focalizzata sull’ascesa del Mont Ventoux 1912 mt. che, nella parte sommitale, si presenta come una pietraia battuta da forti e insistenti venti che hanno messo a dura prova la tenacia di tutti i componenti del gruppo. Dalla sommità un panorama mozzafiato, si estende dalle Alpi ai Pirenei passando per il mare Mediterraneo. Il Tour de France propone spesso la scalata di questa cima, celebre per l’elevata pendenza della strada e per il calore che l’asfalto sprigiona nel mese di luglio. Si ricordano le imprese di Charly Gaul, Raymond Poulidor, Eddy Merckx, Bernard Thévenet, Eros Poli nel 1994 (autore di una fuga di 171 km in solitaria), Marco Pantani e Richard Virenque. Nell’edizione del 1967, il britannico Tommy Simpson morì quasi in vetta, vittima del doping. Una piccola lapide sul bordo della
strada lo ricorda e, per noi, l’omaggio è motivo di una breve sosta per recuperare anche le forze. Il percorso dopo la ripida discesa si immerge nelle distese di vigneti e lavanda che portano ad oltrepassare la città di Avignone, con il suo celebre Palazzo dei Papi. L’arrivo di tappa, dopo aver oltrepassato il parco regionale des Alpilles, è ad Arles sulla riva sinistra del Rodano con la sua splendida Arena Romana e la casa di Van Gogh meta delle nostre visite. 4° giorno La quarta tappa del nostro tour ci porta nel cuore della Camargue, regione umida fra il Mar Mediterraneo e i due bracci del delta del Rodano. Con un’area di oltre 930 kmq la Camargue è il più grande delta fluviale dell’Europa occidentale. Essa è una vasta pianura comprendente vaste lagune di acqua salata divise dal mare da banchi di sabbia e circondate da paludi coperte da canneti, a loro volta attorniate da grandi aree coltivate. Qui si possono trovare alcuni degli animali selvatici maggiormente protetti di tutta l’Europa e cavalli, cavalli dappertutto. La nostra meta è S. Marie de la Mer, famoso per il santuario di Santa Sara meta di pellegrinaggi dei Gitani che qui convergono da
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tutto il mondo per venerare la loro santa protettrice. Siamo in Linguadoca-Rossiglione, si attraversa Aigues Mortes, famoso borgo fortificato che ha conservato intatta la cinta di mura medievali. Si prosegue velocemente lungo la stupenda costa per Sète, grosso porto commerciale, punto di partenza del Canal du Midi’ che collega il Mediterraneo all’oceano Atlantico. Il riposo di giornata ci aspetta a Beziers. 5° giorno E’ il quinto giorno e di buon mattino ci avviamo, per trasferirci ai piedi dei Pirenei dove ci aspettano altre cime mitiche del Tour de France. Sosta obbligatoria lungo il percorso è Carcassonne, per visitare la sua celebre CITE’, splendida cittadella medioevale patrimonio dell’UNESCO. Il piccolo borgo in cima alla collina è tutto chiuso da un doppio giro di mura merlate difeso da 52 torri. La strada inizia a salire dolcemente e ci fermiamo per una birra a Mirepoix, che ci seduce per l’autenticità della sua architettura medievale. Nel cuore di questi paesaggi immutati, il catarismo, forma medievale di Cristianesimo, trovò uno dei suoi luoghi di
predilezione. Attraversando luoghi e paesi caratteristici arriviamo a Foix, storica città dei Pirenei orientali dominata dall’alto dall’omonimo castello. Con il sesto giorno le gambe sono ormai pronte e cominciano le salite pirenaiche. Lasciamo Foix, e con continui sali-scendi attraversiamo uno dei luoghi più caratteristici nel cuore dei Pirenei, fino all’ascesa del Colle di Portet-d’Aspet. E’ un valico francese pirenaico situato alla quota di 1.069 mt nel dipartimento dell’Alta Garonna, regione Midi-Pirenei, collega le valli dei fiumi Ger e Bouigane. Frequente punto di passaggio di tappa del Tour de France. Ha conosciuto triste notorietà il 18 luglio 1995 quando nella sua discesa, l’olimpionico Fabio Casartelli ha perso la vita dopo una rovinosa caduta. Sul luogo della disgrazia è stata innalzata una stele in memoria dello sfortunato corridore italiano, presso la quale ci siamo fermati per il doveroso omaggio. Il percorso prosegue per il col de Mentè e il col de Peyresourde per arrivare a Saint Lary Soulan, importante stazione invernale Pirenaica. Splendido l’albergo che ci ospita
e ci consente di riscaldarci con una sauna, visto che il tempo non più bello come i giorni precedenti, ci ha riservato anche degli scrosci di pioggia. 6° giorno L’ultima giornata si presenta all’insegna del brutto tempo. Dobbiamo affrontare le ultime asperità pirenaiche: Col d’Aspin e Col du Tourmalet che con i suoi 2.115 mt rappresenta il punto più alto del nostro viaggio. Durante l’ascesa al primo colle la nebbia si fa padrona del paesaggio circostante e ci nasconde l’arrivo della pioggia che ci sorprende al passaggio del valico. Dopo una ripida discesa, bardati con tutto quello che avevamo al seguito, troviamo un villaggio con un bar dove ci infiliamo per bere una cioccolata calda. Il gestore preso da compassione accende pure il caminetto e questo tepore ci fa tornare alto il morale per affrontare il Col du Tourmalet. La pioggia da tregua ed allora baldanzosi si parte per l’ultima salita. Troviamo un professionista dell’EUROPCAR in allenamento, cerchiamo di seguirlo ma, dopo poche pedalate non lo si vede più. Sulla sommità del colle la nebbia ci impedisce di vedere il paesag-
gio circostante e il freddo si fa sentire. La meta di giornata e del nostro viaggio ormai è vicina. E’ quasi finita, una discesa mozzafiato e una quarantina di chilometri sulla dorsale pirenaica ci portano a Lourdes. Il sabato, dopo le dovute visite alla grotta, alla basilica e aver preso parte alla santa messa, decidiamo, visto che il sole risplendeva in cielo di noleggiare un’auto per tornare dove eravamo passati il giorno precedente. Come si poteva tornare a casa senza vedere i paesaggi pirenaici che avevamo percorso e che avevano richiesto tutto il nostro sudore. Spettacolare la vista del Pic du Midì de Bigorre con il suo osservatorio astronomico e altrettanto la casualità di trovarci nel bel mezzo della festa della transumanza delle greggi con banchetto tra i pastori. Nel tardo pomeriggio l’aereo RyanAir ci fa capire che il tutto è finito e non ci resta altro che riguardare le foto scattate durante tutto il percorso e pensare dove la nostra bici-passione ci porterà l’anno prossimo. Totali chilometri percorsi 1158 con dislivello totale di 13000 mt.
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Quel gesto immortale
Il presidente della Pro Santomio, Alessandro Zaupa, ha inaugurato il monumento a Coppi e Bartali.
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margine del tricolore giovanile riservato alle donne si è svolta, in prossimità degli impianti sportivi di Santomio, l’inaugurazione di un monumento raffigurante lo storico scambio di borraccia tra Fausto Coppi e Gino Bartali, una scultura in bronzo dell’artista locale Aldo Meneguzzo (datata 1986) che Pietro Marchioro ha deciso di donare alla
Pro Santomio. Importante il parterre degli ospiti con alcune vecchie glorie vicentine e tra queste l’Olimpionico Valentino Gasparella (originario di Isola Vicentina), il norvegese Knut Knudsen, il suo capitano Giovanni Battaglin che ha vinto il giro d’Italia del 1981, oltre al sindaco di Malo sig. Antonio Antoniazzi accompagnato dall’Assessore Matteo Strullato e dal vice presi-
dente del Coni vicentino Emiliano Barban. Il Monumento è stato benedetto da Don Pietro Astegno e la Pro con l’intervento del suo presidente Alessandro Zaupa, ha sottolineato l’impegno di Pietro Marchioro per le due ruote che nella sua attività di organizzatore fino al 1992 ha saputo organizzare per ben 27 volte il gran Premio Santomio per dilettanti e allievi, tre circuiti degli
assi con i professionisti e ben 18 edizioni del premio “ruota d’oro”. Ora il testimone dal 78enne Pietro Marchioro, passa nelle mani della più “dinamica Pro Santomio”. “Siamo orgogliosi di partecipare a questo evento – afferma Alessandro Zaupa - che grazie ai nostri ormai collaudati collaboratori (360 tesserati) e alle nostre strutture ci ha permesso di offrire gli ospiti giunti an-
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malo
di Enzo Casarotto che da lontano per questa due giorni di ciclismo al femminile, quelle specialità e quei servizi che ci hanno permesso accontentare le loro richieste. Per tornare all’inaugurazione del Monumento al ciclista, per noi è un onore portare avanti la tradizione delle due ruote iniziata con le organizzazioni di Pietro Marchioro che ci ha donato la scultura del conterraneo Aldo Meneguzzo.
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Sellaronda Hero
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Vicentini alla 3° edizione della Sudtirol Sellaronda Hero. Oltre 2 mila i biker partecipanti provenienti da 25 nazioni
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anno scelto il percorso più impegnativo, quello che i media definiscono “impresa eroica”: 82 km, 4200 metri di dislivello e 4 Passi attorno al
Gruppo del Sella; il nome della manifestazione “Sellaronda Hero” è davvero appropriato perché queste sono fatiche che solo gli eroi possono compiere! Certamente serve molto più che un’abbondante dose di
duro allenamento per partecipare alla Sellaronda Hero e per completare con successo il giro dei quattro famosi passi dolomitici del Gardena, di Campolongo, del Pordoi, del Sella, nonché del Duron. Partiti alle 8:30 del mattino e tagliato il traguardo di Selva di Val Gardena nel tardo pomeriggio: il tempo impiegato è un segreto come l’età delle donne, ma l’obiettivo, quello di arrivare entro il limite massimo consentito, è stato raggiunto. “Questa sì che è un’impresa eroica! -hanno commentato all’arrivo i vicentini”. Andrea Cornale, Omar Ravazzolo, Pietro Pranovi, Andrea Rossato e Andrea Cavion: non sono professionisti della mountain bike, sono semplicemente cinque amici appassionati della bicicletta che avevano un grande sogno: partecipare ad una delle competizioni più impegnative d’Europa. Sportivi e amanti delle sfide, per loro la Sellaronda Hero è stata una scommessa in primo luogo con se stessi. Gara estrema e massacrante, non c’è dubbio; ma la fatica e lo sforzo sono stati ampiamen-
di Chiara Guiotto
te ripagati da uno spettacolo naturalistico impressionante con la vista su alcuni dei più incantevoli panorami delle Dolomiti: ogni passo raggiunto corrispondeva ad una piccola fetta di successo: un panino, una bibita e perché no una foto in compagnia, e poi via verso il passo successivo con lo spirito agonista che molto spesso lasciava spazio al divertimento. I vicentini, tutti residenti nella vallata dell’Agno, nonostante il tempo parecchio instabile del mattino, la pioggia e il freddo, hanno tagliato il traguardo dopo 82 Km stremati dalla fatica ma orgogliosi per essere riusciti nell’impresa. Dimostrando il loro straordinario impegno possono oggi considerarsi vincitori di loro stessi!
Curiosità
Tra i biker partecipanti anche Pasquale Bruno, ex calciatore di Juventus e Lazio che ha concluso il percorso di 82 Km in 8:53’45’’. Direttore di Gara, l’ex sciatore azzurro Peter Runggaldier, vincitore della Coppa del Mondo di supergigante nel 1995.
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Il fascino irresistibile delle meduse Il nostro Antonio Rosso ci fa scoprire le bellezze e i pericoli delle meduse, invertebrati dall’irresistibile fascino.
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di Antonio Rosso Foto di Antonio Rosso, Denis Zorzin e Wikipedia n piena estate sono d’obbligo le immersioni e le vacanze al mare. L’emergenza meduse rientra tra i pericoli a cui vanno incontro coloro che frequentano le spiagge, a qualunque latitudine. I più protetti sono i subacquei che indossano le mute, mentre coloro che praticano lo snorkeling, sono esposti ai tentacoli urticanti di questi animali. Le meduse sono invertebrati che appartengono al philum dei Cnidari, etimologicamente ortiche di mare. In realtà la medusa è uno dei due stadi del ciclo vitale che caratterizza questi organismi, in cui si alterna una generazione di individui che conduce vita libera, in acqua (le meduse) e una di individui che rimangono aggrappati al
fondale (i polipi). Le meduse sono diffuse in tutti i mari ed hanno dimensioni da pochi centimetri fino i due metri e mezzo di diametro. Hanno la forma di un ombrello rovesciato con il corpo che presenta una simmetria raggiata dove al centro c’è la bocca e, nella parte inferiore, ci sono i tentacoli. La loro trasparenza è dovuta al fatto che contengono meno dell’2% di materia organica, mentre il resto è composto da acqua. Le meduse hanno particolari cellule, i cnidoblasti, particolarmente numerosi nei tentacoli, i quali contengono una struttura urticante, i nematocisti, che possiedono un filamento che viene espulso e si conficca nella nostra pelle. Le meduse utilizzano questo sistema per difendersi e
per catturare i piccoli pesci e gli altri invertebrati di cui si nutrono. Il liquido urticante che ci viene iniettato, inoltre, è molto complesso, essendo composto da una miscela di tre proteine: una con effetto paralizzante, una con effetto infiammatorio e una neurotossica. La medusa ha una riproduzione sessuale; la femmina rilascia le uova in mare che gli spermatozoi, liberati dal maschio, fecondano. La larva che ne nasce, salvo alcune eccezioni, si fissa al fondale e si trasforma in polipo. Si riprodurrà poi asessuatamente, generando altre meduse e così via. Le meduse più comuni nel Mar Mediterraneo sono tre: la Pelagia nocticula, la Cotylorhiza tuberculata, la Rhizostoma pulmo (Polmone di
mare). Quest’ultima è la più grande, fino a 60 cm di diametro, con un ombrello bianco latte a margine violetto; la Pelagia nocticula è detta anche medusa luminosa perché di notte è fosforescente; ha dimensioni di circa 10 cm di diametro, possiede tentacoli fini ma lunghi ed è particolarmente pericolosa perché si presenta spesso in branchi di molte centinaia di elementi; la Cotylorhiza tubercolata o Cassiopea ha una forma a disco e anche i tentacoli terminano con dei dischetti, ha un aspetto a cespuglio fiorito ma rovesciato. Concludendo, per il loro aspetto, le meduse si prestano molto alla fotografia subacquea, ma è bene avere l’avvertenza di scattare le foto in controluce e ad una certa distanza dai tentacoli.
Cosa fare quando si è colpiti da una medusa? Le meduse sono sempre più diffuse nei nostri mari e poiché possono provocare lesioni da contatto anche importanti è bene sapere come comportarsi. Alcune specie, diffuse nei mari tropicali, sono particolarmente pericolose e in alcuni casi possono causare la morte per shock anafilattico. Innanzitutto bisogna stare calmi, respirare normalmente, uscire subito dall’acqua e lavare la parte colpita con acqua di mare e non con acqua dolce sia per pulire la pelle dalle parti di medusa rimaste attaccate alla pelle, sia per diluire la tossina non ancora penetrata. Ognuno ha un rimedio: applicare sulla parte una pietra o acqua calda, strofinare con sabbia calda, lavare con ammoniaca o urina, aceto o alcool. La medicina ufficiale ritiene questi rimedi “fai da te” non solo inutili, ma che possono far peggiorare l’aggressione tossica che provoca, generalmente, solo una reazione infiammatoria locale, da far controllare appena possibile ad un medico. Secondo alcuni siti internet, la medicazione corretta andrebbe fatta con l’applicazione di Gel Astringente al Cloruro d’Alluminio. che ha un’azione antiprurito e blocca la diffusione delle tossine. Tale gel non è comune in Italia ma per questo medicinale si può sentire il proprio medico. Per contro, se si evidenzia nel soggetto colpito una reazione cutanea diffusa e sono evidenti difficoltà respiratorie, pallore, sudorazione e disorientamento, la cosa migliore è chiamare il 118 e spiegare di cosa si tratta: si riceveranno le istruzioni sul da farsi in attesa che arrivi il Personale di Pronto Soccorso. Infine, poiché l’area di pelle, colpita dalle meduse rimane sensibile alla luce solare e tende a scurirsi rapidamente, si può evitare che la pelle si macchi tenendola coperta fino a quando è finita l’infiammazione.
Slovenia Tour
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nche stavolta noi del Veloclub Piana abbiamo fatto centro con questa iniziativa rivolta agli appassionati delle due ruote pedalando nei giorni del 2 e 3 giugno, intorno al parco naturale del Tricorno (TRIGLAV). Un week end in amicizia nell’alta Slovenia, assaporando pienamente il fascino nascosto e poco conosciuto di queste terre di confine, che un tempo non tanto remoto appartenevano in parte all’Italia. Il ritrovo a Valdagno ha visto la partecipazione di un nutrito gruppo di ciclisti del Veloclub Piana, con
Tour dell’alta slovenia con l’A.S.D. Veloclub Piana
al seguito la “mitica ammiraglia” condotta con grande maestria dal nostro fotoreporter Giampietro, pronta ad intervenire in qualsiasi evenienza o necessità. Dopo il trasferimento in auto fino a CIVIDALE DEL FRIULI è iniziata l’avventura ciclistica. Pronti Via..... ed eccoci dopo 10 km. già oltre il confine. Il panorama è subito cambiato: valli incontaminate, torrenti impetuosi, foreste a perdita d’occhio e piccoli paesini arroccati sulle montagne, hanno fatto da cornice alle nostre pedalate in libertà. Questa si è rivelata una terra ancora
molto selvaggia, non a caso il regno del noto orso bruno. Giunti a CAPORETTO, importante località storica, teatro di eventi bellici molto tristi per la nostra patria, abbiamo imboccato la valle del fiume Isonzo ( “Soca “in Sloveno), per circa 50 km. apprezzando le meraviglie di questa valle carsica, autentico paradiso incontaminato per gli amanti del “ Rafting” e dell’avventura nella natura. Dal 70° km. in poi sono iniziati i “ dolori” perchè abbiamo dovuto affrontare le terribili pendenze del passo VRSIC con punte dal 12% al 15% ed un dislivello di 1200 metri
sugli ultimi 10 km. Quì ognuno ha potuto “testare” la propria preparazione arrivando sicuramente al limite. E’ stato un vero peccato che le avverse condizioni meteo, con un cielo ricoperto di spesse nubi, non abbiano permesso di ammirare i bellissimi paesaggi del Parco Nazionale del Tricorno. Una volta giunti sulla vetta abbiamo assaporato il piacere della discesa fino a KRANISKA GORA (nota località sciistica, dove ogni anno si svolgono le discese di coppa del mondo), per proseguire poi alla volta di BLED. Nel tardo po-
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di Orazio Zanatta meriggio, stanchi ma felici, dopo 145 km. di pedalata siamo arrivati finalmente al tanto sospirato albergo affacciato sul lago di BLED. Sistemati e rinfocillati per bene, siamo usciti in gruppo per l’escursione serale. La visita al castello che domina il lago ci ha proiettati di colpo in una magica atmosfera medioevale. Grazie alla contemporaneità di una manifestazione folkloristica in costume, abbiamo visto sfilare davanti ai nostri occhi dame di corte, arcieri, guerrieri in armi, giullari, maghi, giocolieri. Tutto bellissimo. Con i suoni e le
immagini ancora ben presenti nella mente, siamo rientrati in albergo per il meritato riposo. Ed il primo giorno era andato........... Il secondo giorno, di buon mattino dopo un’abbondante colazione, abbiamo visitato con andatura turistica la meravigliosa località di BLED, con le sue casupole, ammirando in particolare la stupenda chiesetta che emerge da un isolotto al centro del lago. Più carichi che mai siamo poi ripartiti alla scoperta di nuove salite e nuovi paesaggi. Con una piccola variante al percorso programmato, abbiamo visitato anche il lago BOJINI, altra nota lo-
calità turistica della Slovenia. Purtroppo però da questo punto in avanti la nostra giornata è stata condizionata dai capricci di “Giove Pluvio”, che ha pensato bene di rinfrescarci le idee. Questo però non ci ha scoraggiato, anzi, la nostra voglia di arrivare cresceva con l’aumentare della pioggia. Dopo l’ultima pausa “tecnica” per il pranzo, presso TOLMINO (altro baluardo Italico della grande guerra), siamo giunti nel pomeriggio con il classico sprint finale a CIVIDALE DEL FRIULI. Bagnati, ma felici, dopo aver percorso quasi 300 km. prima di in-
nota re P O ADESS sConto
traprendere la strada del ritorno, abbiamo ricordato, davanti ad una buona birra, tutte le emozioni vissute assieme. Un ringraziamento particolare al A:S:D: Veloclub Piana e alla sua sempre perfetta organizzazione per averci fatto conoscere questi luoghi così vicini a noi, ma poco frequentati, ideali per chi ama le due ruote, la natura, la storia ed il vivere all’aria aperta. ..E a tutti gli appassionati un arrivederci alla prossima..
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Potete scrivere al Senatore Alberto Filippi inviando le vostre e-mail a: sportivissimo@mediafactorynet.it
Alla gente piacciono di più le Olimpiadi o i Campionati del Mondo di calcio? Caro Senatore,
Carissimo Enrico,
ogni giorno la Gazzetta dello Sport segna con un countdown i giorni che ci separano dall’inizio delle Olimpiadi di Londra. Mi chiedo e le chiedo - quando ancora qualche giorno ci separa dal loro inizio - esse sapranno davvero interessare il grande pubblico sportivo? Perché, osservando questi giorni di vigilia preolimpica, noto che i grandi media si sono interessati di più al passaggio di Ibra e di Thiago Silva al Paris Saint-Germain (tanto che oggi sappiamo quello che già potevamo immaginare: Ibra guadagnerà 90 volte tanto lo stipendio di Hollande) che alle imminenti Olimpiadi londinesi. A dar rilievo a questi dati, verrebbe da dire che i Giochi abbiano perso un po’ del loro fascino e che non siano più quel grande show planetario capace di coinvolgere gli sportivi di tutto il mondo e che al loro posto si stia sempre più affermando il calcio con i suoi mille interessi. Insomma, secondo lei, alla gente piacciono di più i Campionati del Mondo o le Olimpiadi?
le Olimpiadi sono sempre le Olimpiadi e quando inizieranno, stai certo, esse sapranno coinvolgerci più di qualsiasi altro campionato sportivo, più di qualsiasi altro spettacolo. Nemmeno il calcio e le sue appassionate sfide sapranno sostituirsi a quel Tutto che esse sono. Perché le Olimpiadi sono una grande laica celebrazione dell’uomo e delle sue capacità. Ogni appassionato sportivo avrà il miglior spettacolo che il proprio sport possa oggi offrirgli. Vincere una medaglia olimpica è scrivere il proprio nome nella storia millenaria non solo dello sport ma dell’umanità. Ogni atleta di ogni nazione di ogni disciplina darà il massimo per fare la propria parte, per diventare un Campione dell’Umanità. E quando in gioco ci sono questi valori, spettacolo ed emozioni sono sempre assicurati.
Un augurio di buone vacanze, Enrico Bicego.
Buone vacanze anche a te e a tutti i lettori di Sportivissimo, Alberto
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