Una Fiaba dedicata al Mare

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“… e il naufragar m’è dolce in questo mare”. Giacomo Leopardi

Mare Se di fronte al Mare la felicità è un’idea semplice, oggi di fronte al mare dovremmo riflettere su questo grande ecosistema e sulla sua salute, perché esso è fondamentale per la nostra sopravvivenza. Il Mare, questa immensa distesa d'acqua blu, è diventato la nostra discarica. Sì, una discarica perché tutti i rifiuti che vi si trovano sono prodotti dall'uomo e vengono scaricati in mare in molti modi diversi, causando il disastro ecologico. È un'emergenza ambientale di proporzioni drammatiche. Il Mare è patrimonio comune all’intera umanità. Se così è, allora c’è qualcosa che non capisco. Molte sono le associazione ambientaliste, e non solo, che si adoperano per richiamare l’attenzione delle autorità, delle aziende e dei singoli cittadini affinché siano elaborate e adottate misure volte alla tutela delle acque marine. Le storie, le fiabe e le poesie che leggerete in questo libro sono delle vere e proprie denunce contro tutti gli uomini irresponsabili, ma c’è una cosa che ho letto ed è un chiaro invito: “dobbiamo lavorare TUTTI insieme!”. Conoscere la Natura, la sua Biodiversità, l’Ambiente di cui noi stessi facciamo parte è imprescindibile per ricostruire il nostro presente ed assicurarci un Futuro. Io non inquino… e TU? INSIEME possiamo cambiare il mondo!

Robertino Perfetti

Presidente SpazioAmbiente

Non perdete mai l’occasione di leggere un libro!


La Fondazione Ospedale Salesi Onlus La Fondazione rappresenta un aiuto e un sostegno all’Ospedale Pediatrico Salesi e realizza progetti e attività nei reparti per contribuire al miglioramento del benessere psico-fisico, alla riduzione importante delle condizioni di disagio dei piccoli ricoverati e delle loro famiglie. Il Pediatrico Salesi è il centro di Alta Specializzazione a servizio di una vasta platea di milioni di utenti delle Marche e regioni limitrofe del centro - sud. La Fondazione realizza da oltre quindici anni progetti di coterapia con la finalità di ottimizzare i trattamenti medici dedicati ai bambini ricoverati. Tutte le attività sono rese possibili esclusivamente grazie alle donazioni di aziende e privati.Tante le iniziative che animano i reparti del Pediatrico: musico terapia, clown terapia, gioco terapia, pet therapy, laboratorio del riuso, orto in corsia, e non solo. Alcuni progetti , ad esempio l’Arteterapia, sono specifici per coadiuvare l’azione clinica di particolari patologie come i disturbi del comportamento alimentare (anoressia, bulimia, binge eating disorder). Da circa un anno la Fondazione ha attivato anche un progetto sperimentale di robot-teraphy con l’utilizzo di Estrabot un robot umanoide che accompagna e prepara i bambini ricoverati all’ intervento chirurgico prendendoli per mano dalla camera di degenza fin dentro la sala operatoria, dove neanche le mamme possono entrare. Il 2020 ha visto inoltre nascere un nuovo importante progetto di ricerca dedicato ai bimbi nati pretermine con l'obiettivo di sperimentare metodiche idonee all'accrescimento del loro sistema nervoso e quindi ottenere una riduzione del rischio di disabilità nel loro futuro.

Il Progetto Comprendere meglio gli effetti della musica e della voce sulle traiettorie dello sviluppo cerebrale dei neonati prematuri.


Sono migliaia i bambini coinvolti in tanti anni nella bella avventura di “C’era una foglia”, il concorso letterario per gli alunni delle scuole primarie marchigiane. Ancora una volta i ragazzi hanno fatto centro: racconti, storie e filastrocche originali e divertenti, un’edizione dedicata al Mare davvero speciale. Il Mare, da sempre sinonimo di vita per tutti, è davvero un tema che ha una forte sintonia con la nostra mission e il nostro lavoro, tutto concentrato sul miglioramento della vita di tanti piccoli pazienti. Ringraziamo di cuore tutti gli Enti promotori del Concorso e, in particolare, l’Associazione Spazio Ambiente con il Presidente Robertino Perfetti ideatore del progetto e Amico storico della Fondazione per aver scelto, ancora una volta , di essere vicini ai bimbi del Salesi sostenendo il nostro lavoro. Per sostenerci con una DONAZIONE: Conto Corrente Bancario Unicredit IT 55 G 02008 02619 000101647368 Conto Corrente Postale: C/C N° 67968677 intestati a Fondazione dell’Ospedale Salesi Onlus. Puoi anche donare il 5X1000 con un gesto che non costa nulla: basta LA TUA FIRMA e il nostro codice fiscale 02211020421 da inserire nel modulo per la dichiarazione dei redditi. Ci trovi ad Ancona in via Toti, 4 tel. 071 5962850 fondazionesalesi@ospedaliriuniti.marche.it Seguici sempre su

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Diciasette anni insieme. Grazie!


Ringraziamenti (XVII Edizione!) Nominerò di nuovo, come nelle precedenti edizioni, tutti i miei collaboratori ed amici: Maurizio Ferracuti, Donatella Ricci, Pietro Vitale, Paola Nicolini, e soprattutto Michele Casali (amministratore Delegato ELI - La Spiga Edizioni), con i quali da anni condivido il successo di questo progetto. Da qualche anno al gruppo di amici si sono aggiunti: Duilio Compagnucci e Luana Bolletta (Puli Ecol Recuperi), Carlo Rossi (Direttore della Fondazione Ospedale Salesi Onlus), Giuliano Giordani (Funzionario del Comune di Ancona), Alberto Monachesi (responsabile organizzativo di Tipicità), Paolo Baldoni ed il suo staff (Garbage). Grazie all’Assessore regionale Angelo Sciapichetti, all’Assessore Paolo Marasca e alla Città di Ancona che avrebbero ospitato anche quest’anno la manifestazione conclusiva e la presentazione del libro alla Mole Vanvitelliana. Non posso dimenticare e ringraziare i componenti della giuria ai quali ho affidato il compito difficile e delicato di selezionare i tanti lavori in concorso: Roberta Tiranti (ELI - La Spiga Edizioni), Francesca Pulcini e Marcella Cuomo (Legambiente Marche), Alessandra Pierini (Cronache Maceratesi Junior), Samantha Fratini (CEO office executive assistant - RAINBOW), lo staff di Puli Ecol Recuperi, lo staff della Garbage ed infine lo staff della Fondazione Ospedale Salesi Onlus di Ancona coordinato da Arianna Panzini. Grazie infine agli illustratori che, con la loro disponibilità e professionalità, hanno permesso la realizzazione e soprattutto impreziosito questo libro.

Martina Biondini Marco Lorenzetti Miriam Manara Liliana Pinducciu Roberta Torregiani Cinzia Veccia

martinabiondini@libero.it info.marcolorenzetti@gmail.com mimmichan@hotmail.it lilianapinducciu@gmail.com robertatorregiani@gmail.com cinziaveccia@live.com

Grazie a tutte le insegnanti e gli alunni delle scuole primarie delle Marche che hanno aderito all’iniziativa e che ci hanno narrato le loro storie e donato le loro emozioni. Il nostro progetto continua e stiamo già lavorando per la prossima edizione! © Diritti riservati all’associazione culturale SpazioAmbiente.





Illustrazione di Roberta Torregiani

Scuole Primarie Provincia di Ancona


Squalito ballerito C’era una volta un cucciolo di squalo, Squalito Ballerito, che viveva in fondo al mare in una barca insieme con il cavalluccio marino Chicco, Capitan Ripulitore. Purtroppo Squalito aveva perso i genitori in un incidente a causa di Capitan Uncino e i suoi uomini. Ancora una volta il pirata ne combinò una delle sue: comprò un uncino spruzza petrolio al mercato di Tortuga e pensò di usarlo per uccidere tutti i pesci. Con la sua barca rilasciò il liquido nero e puzzolente nel mare. L’acqua diventò scura, opaca, appiccicosa, viscida: gli abitanti del mare diventarono neri come il petrolio. Squalito Ballerito, appena si accorse della situazione, suonò l’allarme antinquinamento con il Pesce Trombetta. In un battibaleno arrivò Capitan Ripulitore con i Pesci Lanterna, quest'ultimi analizzarono il mare e riferirono a Chicco che se non fossero intervenuti in tempo, sarebbero morti tutti. Squalito Ballerito corse verso la sua dimora e si ricordò del Libro Magico che gli avevano lasciato i suoi genitori in uno scrigno antico. Con il Libro andò da Capitan Cavalluccio Marino, insieme cercarono la formula giusta per ripulire il mare. Pronunciarono ad alta voce le parole magiche: “Insieme si può fare, insieme si può ripulire, insieme ce la possiamo fare. Mare, torna com’eri prima e che tutti i pesci siano salvi”. Un vortice pieno di polvere “ripulisci tutto” inondò il mare, risucchiò il petrolio e lo tsunami “petrolioso” si abbatté sulla nave di Capitan Uncino e la sua ciurma. Il mare diventò pulito e limpido, tutti i pesci esultarono e per la gioia organizzarono una festa a sorpresa per Squalito Ballerito. Capitan Uncino andò dalla sua mamma per farsi ripulire, ma lo rimproverò per non aver rispettato il mare e i pesci e lo cacciò via di “barca”!

Autore: Classe III B Scuola Primaria “Carlo Collodi” Fabriano (AN)

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L’impegno dei pesciolini C’era una volta un pesciolino rosso che nuotava felice nella sua boccia . Un giorno però si stancò di quella vita solitaria e monotona e decise di scappare attraverso il tubo di scarico del lavandino. Ne approfittò quando il padrone lo portò in bagno per cambiare l’acqua. Arrivò al mare e subito notò un branco di pesci pulitori che nuotavano in lontananza. Prima di fare un’altra mossa, si accorse però che un liquido nero veniva scaricato da una nave sulla superficie. Impaurito, si rintanò sotto una grotta aspettando che quel liquido sparisse. Curioso si avventurò all’interno e più andava avanti, più trovava rifiuti: plastica, lattine, buste, schegge di vetro, detersivo… Davvero pietoso! Il liquido nel frattempo era fortunatamente svanito; il pesciolino allora uscì dalla grotta e vide un gabbiano intrappolato in una rete. Era lì, solo ed i suoi occhi sembravano chiedere aiuto: tentava di volare via ma le sue ali erano incastrate nei buchi della fitta rete. Il pesciolino era dispiaciuto di non poterlo aiutare, ma era troppo spaventato e debole e decise di andare avanti sperando che lo stridio dell’uccello potesse attirare l’attenzione di qualcuno più in grado di lui di aiutarlo. Ritrovò il branco di pesci che aveva avvistato in precedenza: erano anche loro sfiniti! Avevano liberato quella macchia azzurra da quel terribile velo nero. Ogni metro che il pesciolino faceva, l’acqua diventava sempre più azzurra, celeste come il cielo. Grazie ai suoi amici che avevano dimostrato il loro impegno per pulire il mare, lo sporco era definitivamente sparito. Lì vide tutte le alghe e i coralli dare vita al mare.

Autore: Classe IV A Scuola Primaria “Carlo Collodi” Fabriano (AN)

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Balù la piccola balena In un mare pulito e splendente , nuotava felice una piccola balena di nome Balù. Viveva nell’azzurro fondale marino e nuotava felice. Era di colore blu notte, con alcune striature di colore grigio lucente, quasi brillante, con una coda molto grande. Amava essere rispettosa dell’ambiente in cui viveva e giocava spensierata con tutti gli abitanti del mare. Un giorno, mentre nuotava, vide tanti rifiuti in mare, poi una grande macchia nera che copriva le acque. Cosa stava accadendo? Non riusciva più a nuotare… All’improvviso vide delle grandi navi dalle quali alcuni individui scaricavano la strana sostanza e tanti rifiuti. Sentiva un odore nauseabondo, che toglieva il respiro e con grande fatica riuscì ad allontanarsi per trovare il mare pulito. Ma il suo cuore era triste e si domandava perché gli uomini non rispettavano il mare e quale poteva essere la soluzione a questo grave problema? Mentre cercava di allontanarsi con grande disagio, incontrò uno strano animale che era in difficoltà come lei. Aveva la struttura fisica di un delfino e somigliava anche ad un cavalluccio marino…le ispirava simpatia…decise di conoscerlo…forse poteva aiutarla! Era un Delluccio, un animale marino che non aveva mai visto. Gli raccontò di quello che aveva visto e anche lui era molto preoccupato delle sorti del mare. Tutti gli animali, i coralli e le piante del mare sarebbero presto morti se non trovavano una soluzione. Decisero insieme di coinvolgere tutti gli abitanti del mare per questa difficile missione. Cosi ,tutti insieme , dopo una lunga riunione, presero una decisione: ripulire il mare dai rifiuti e li misero su una spiaggia per far capire agli uomini che il mare va amato e rispettato e ogni giorno , a turno , controllavano il mare che era il loro ambiente vitale. Ad aiutarli ci furono altri uomini che si preoccupavano dell’ambiente e fecero dei controlli sulle navi per evitare di far inquinare il mare. La Balena BALU’ e i suoi amici furono felici di essere riusciti nella loro impresa. Il mare è un ambiente da amare e rispettare. Autore: Classe V B Scuola Primaria “Carlo Collodi” Fabriano (AN)

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Dall’alba al tramonto Ecco che salgono i primi raggi del sole che fan su di te mille capriole; ecco passare sulla tua schiena gusci legnosi che schiuma bianca formano appena. Poi le tue piccole montagne aguzze e scivolose, suonano rimbombanti e rumorose; i tuoi occhi celesti riflettono il cielo e coprono piante ed animali con un sottile velo. Dentro di te uno straordinario arcobaleno sia quando piove sia quando è sereno; e nel tuo orto naturale danzano verdi ed eleganti forme bagnate di sale. Doni ogni giorno freschezza che diventa sul piatto prelibatezza: aiuta ad alimentare le menti e a far diventare sempre più intelligenti! Ecco che scendono gli ultimi raggi di sole che spennellano su di te un intenso rossore; sembra tu voglia sussurrare parole in conchiglie comunicare. Parole sagge, da rispettare perché noi possiamo sempre te salvare: mare… mare.

Autore: Classe V A Scuola Primaria “Carlo Collodi” Fabriano (AN)

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Illustrazione di Martina Biondini


Il delfino bugiardo Durante l’estate due fratellini, Marco e Giorgia, vanno al mare con la mamma e il papà. Mentre i genitori si abbronzano al sole i bambini si accorgono che la spiaggia è piena di sporcizia. Decidono di pulirla e chiamano in aiuto i loro amici. Ad un certo punto una testolina si affaccia dalle onde: è un pesciolino rosso. I bambini scoprono che il pesciolino parla e fanno amicizia. Il pesciolino si chiama Musetto. “Volete venire a casa mia?” chiede Musetto. I bambini accettano l’invito emozionati. Infilano le pinne, si mettono la maschera e il boccaglio e seguono il pesciolino. Mentre nuotano vedono intorno a loro tanta plastica. I bambini rimangono sorpresi e delusi per tutta quell’immondizia e allora decidono di porre rimedio. “Ma non riusciamo a ripulire il mare da soli” pensano Marco e Giorgia. Allora Musetto chiama i suoi amici che abitano nel mare. Tutti i pesci arrivano e decidono di aiutarli, ma un delfino bugiardo e gradasso faceva credere di aiutare invece andava in giro tra le onde a burlarsi di chi lavorava e diceva: “Che tonti voi che faticate, guardate me che vado in giro per i fatti miei e mi rilasso!” Ma un giorno arrivano dei cacciatori di mare su una grande nave, armati di fiocine, gabbie, reti per catturare più pesci possibile.

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Solo il delfino si accorge subito dell’arrivo dei cacciatori e va ad avvisare i suoi amici. Ma ormai nessuno gli crede più. Va dalla medusa ma lo caccia, va dal polipo che gli grida dietro: “Vattene bugiardo!” Intanto la nave avanza e tutti si accorgono che il delfino aveva ragione ma ormai era troppo tardi, i cacciatori lanciano le loro reti e catturano tutti anche Marco e Giorgia che erano insieme ai loro amici pesci! Solo il delfino, che era rimasto indietro si salva. I pesci e i fratellini catturati vengono messi in una gabbia in fondo al mare. Ad un cacciatore però, per sbaglio, gli cade la chiave della gabbia. Il delfino se ne accorge, prende la chiave e libera i suoi amici. Arriva mamma balena, che era preoccupata perché non trovava più il suo piccolo. Appena i cacciatori la vedono si spaventano così tanto che scappano con i motori a tutta birra. Per festeggiare vanno tutti a casa di Musetto per brindare insieme lo scampato pericolo. Ora finalmente possono andare a ripulire il mare con tranquillità e stavolta anche il delfino bugiardo aiuta e tutti gli vogliono bene perché li ha salvati. Marco e Giorgia sono contenti di aver aiutato a tenere pulito il mare, anzi lo dicono a tutti i loro compagni di scuola che a turno decidono di tenere pulita la spiaggia.

Autore: Classe II Scuola Primaria “Luigi Mercantini” Ancona

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Un mare di speranza Ondeggio e mi cullo, respiro sereno ma posso arrabbiarmi in un battibaleno; mi sento felice se son rispettato ma divento triste se sono inquinato. Col cuore impaurito se vengo ferito cerco bellezza nel profondo infinito; ma se mi soffermo e mi osservo all’interno addolorato io vedo un inferno. Proteggo i miei figli in un tenero abbraccio da tante persone col cuore di ghiaccio che sporcano, inquinano e fanno dei danni all’ecosistema causandogli affanni. Mi vedi? È evidente che sono malato e per il futuro assai preoccupato ma sono sicuro, e i bambini lo sanno, saran proprio loro che mi salveranno e se smetteranno di darmi veleno risplenderà in cielo un bell’arcobaleno.

Autore: Classe IV B Scuola Primaria “M. L. King” Moie di Maiolati (AN)

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Il mio mare Si sveglia calmo e silenzioso ma se si arrabbia diventa furioso Coi suoi riflessi dorati ci coccola, ci avvolge, ci fa sentire abbracciati. Instancabile si muove e col calar del sole rallenta va, viene va, viene va, vieneeeee e la sera si addormenta.

Autore: Classe I Scuola Primaria “Luigi Mercantini� Ancona

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Illustrazione di Cinzia Veccia


Gli amici del mare Nelle profondità dell’ Oceano Pacifico viveva un esserino magnifico: Ruga la tartaruga. Aveva cinque amici e tutti erano felici, vivevano nel cristallino mare dove tutti potevano nuotare. Un brutto giorno videro tutto nero intorno, non sapendo cos’era, Ruga la tartaruga, Mille ciglia la conchiglia, Golpo il polpo, Riccio Piccio, Dina la sardina e Mina la stella marina, chiesero alla Guardia Costiera. Non sapendo cosa dire si mise a borbottare: - Quella stupida acqua del mare…

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Quanto sono contento e ora non è proprio il momento! Ma il mare sta morendo! Gli amici infelici andarono dai loro nemici: Pierino il bagnino, e Direttore Pescatore. “ Ci dobbiamo sbrigare: stanno inquinando il nostro mare! Disse Mille CIGLIA. E qui entrò in azione Rocca la Cozza che morse il Direttore e Pierino e fece loro un gran dolore! Così si diedero da fare a ripulire e a sistemare. “ Finalmente è salvo il nostro amico mare e ci si puo’ di nuovo nuotare!” Il mare è nostro amico e dobbiamo rispettarlo e tenerlo sempre pulito.

Autore: Classe IV B Scuola Primaria “Carlo Collodi” Fabriano (AN)

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Il Regno degli Abissi C’era una volta una bambina di nome Bianca, aveva 8 anni, capelli biondi e lunghissimi, occhi azzurri come il mare, una carnagione bianca come la schiuma delle onde, un fisico esile. Era una bambina timida ma premurosa ed era attenta a chi gli stava intorno. Abitava in una casetta vicino al mare con i suoi genitori, la mamma Sara e il papà Romeo. Un giorno, tornando a casa da scuola, non trova più i genitori. La povera fanciulla era disperata, impaurita e triste. “Cosa farò ora? Dove saranno andati i miei genitori? Come farò da sola?” In compagnia di questi tristi pensieri, Bianca si avvia verso la spiaggia, dove si sente sicura come a casa. Si siede su uno scoglio e mentre è assorta nei suoi tristi pensieri non si accorge di un’onda che arriva e la travolge. La piccina perde i sensi e quando riapre gli occhi si ritrova in fondo al mare, sempre più confusa e preoccupata. Vicino a lei vede una grande conchiglia azzurra con delle striature dorate, è bellissima ed è attratta da essa, non resiste e la tocca. In quel preciso istante la conchiglia emana una grande luce e Bianca si sente diversa. Un granchio la guarda e dice: “Che bella sirena che abbiamo qui!” Bianca si gira per capire a chi si stava rivolgendo e il granchio riprende: “Dico a te, sei tu la sirena, non lo sapevi?” A quel punto Bianca capisce di essersi trasformata in sirena e si accorge che la conchiglia che aveva visto è diventata una bellissima casa, piena di mobili preziosi di madreperla e coralli rossi. La piccola sirena, dopo aver visitato la sua splendida dimora, fa un giro di ricognizione e incontra di nuovo il granchio che si chiama Gaspare. Gaspare le presenta tutti i suoi amici: la foca Francesca, lo squalo Matteo, il balenottero Giulio, il pescespada Lara, il tricheco Davide, le orche Lorenzo e Davide, i delfini Giulia, Mariachiara e Giorgia, il narvalo Edoardo, il polpo Niccolò e il pesce pagliaccio Martino. Gli amici vivono felici e sereni, ma un giorno Bianca e il pescespada Lara si ritrovano impigliati in una grossa rete da pesca. Gridano disperate ma i loro amici non riescono a liberarle, rimangono sbalorditi ed impotenti di fronte a quella scena: Bianca e Lara vengono portate via da quella rete misteriosa.

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Le povere creature svengono per la paura e quando si risvegliano si trovano in una vasca con le pareti di vetro, intorno a loro altri pesci che nuotano rassegnati e fuori della vasca dei bambini che li osservano. Bianca riconosce alcuni suoi compagni di scuola, di quando era una bambina … quante cose vorrebbe dire, ma non può parlare attraverso il vetro. La piccola sirena, presa dallo sconforto, piange…allora le si avvicina un pesce. “ Ciao, sono Superfish, non preoccuparti, vedrai che escogiteremo un piano per uscire di qui. ” Infatti, appena Superfish vede il pescespada gli viene subito in mente un piano e ne discute con tutti: la spada del pescespada Lara avrebbe tagliato la parete di vetro collegata direttamente al mare, così sarebbero stati liberi. Quella notte stessa il piano si realizza! Tutti i pesci dell’acquario sono finalmente liberi di nuotare nel mare aperto, ma … che brutta sorpresa! Tutto intorno a loro vedono bottiglie di plastica, buste, lattine, petrolio galleggiante in superficie, piatti di plastica e pesci ormai morti per aver ingoiato solo plastica! Che desolazione! Tra tutte quelle sporcizie scorgono un groviglio di reti e una zampetta che sbuca tra esse… si avvicinano, facendosi spazio tra i rifiuti e si accorgono che quella zampetta è di una tartaruga. Bianca con l’aiuto dei suoi amici riesce a liberarla. Appena libera, si accorge che al collo la tartaruga indossa una catenina con un ciondolo con incise le lettere SBR…subito Bianca la riconosce: la indossava sua mamma Sara. Allora, con il cuore pieno di speranza, chiede alla tartaruga: “Come ti chiami?” e lei risponde: “Sono Sara, tua mamma!!!” A quel punto Superfish si avvicina e rivela: “Bene, ora posso rivelartelo, io sono tuo padre” Bianca rimane a bocca aperta, poi li abbraccia e dice: “Pensavo di avervi persi per sempre…” e scoppia a piangere. “Ora dovete raccontarmi tutto quello che vi è successo, venite a casa mia!” “Hai una casa? Non possiamo andare in superficie!” “Ma io ho una bellissima casa qui, in fondo al mare” risponde sorridendo. Appena entrano in casa di nuovo una luce avvolge i suoi genitori che si trasformano in sirena e in tritone, sotto gli occhi meravigliati di Bianca che

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continua a non capire. Allora il papà inizia a raccontare. “Devi sapere che io e la mamma siamo i sovrani del regno degli abissi. Il nostro consigliere era un mago cattivo che voleva prendere il mio posto e tua madre come sposa ma lei si rifiutò. Con un inganno ci ha portati in superficie e ci ha trasformati in umani. Da quel giorno abbiamo vissuto sulla terra e sei nata tu. Anche dalla terra ferma abbiamo sempre cercato di salvaguardare il nostro mare, cercando di togliere tutte le sporcizie che lo stanno soffocando. Un giorno, proprio quel giorno in cui tu non ci hai più trovato, eravamo in mare e un’onda ci ha travolti e ci siamo ritrovati trasformati io in un pesce e tua madre in una tartaruga marina poi la corrente ci ha separati. Io sono stato catturato e portato nell’acquario dove la fortuna ci ha fatto incontrare, mentre tua madre è rimasta intrappolata nelle reti e nella plastica. Il tuo arrivo è stato provvidenziale!” Bianca chiede: “Ma perché questa casa è così magica?” A quel punto sbuca il granchio Gaspare : “Io vi ho sempre seguiti, sono un mago che vi ha donato questa conchiglia magica che si è trasformata in casetta. Essa inoltre trasforma i suoi abitanti nella loro dimensione reale!” “Ma dove sono finiti i miei amici pesci?” “I tuoi amici si sono trasformati in bambini che ora frequentano la classe 3 ed hanno appena terminato di scrivere questa fiaba. Ora vogliono dare a tutti gli abitanti della terra questo messaggio:

"Non inquinare, devi salvare il mare!”

Autore: Classe III Scuola Primaria “Luigi Mercantini” Ancona

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Lenny il pesce venuto da lontano Ciao ragazzi, sono Lenny! Vi chiederete chi è Lenny? ...Sono un pesciolino…beh...proprio un pesciolino no!! Sono una manta un pesce cartilagineo che da grande può raggiungere i 6-7 metri di larghezza e sono di colore bianco e nero. Ora vi racconto la mia storia. Vivevo felice con la mia famiglia mamma Penny, papà Barry, mio fratello Black e nonno Frank nel Parco marino della Grande barriera corallina nell’Oceano Indiano. Un paradiso di colori: rosa, bianco, rosso in un mare dalle sfumature verdi azzurre e violette… Le mie giornate trascorrevano tranquille tra una nuotata, un tuffo e le coccole della mamma, ma…un brutto giorno in mare sono arrivate tante imbarcazioni dalle quali sono scesi dei sub che hanno iniziato a portarsi via i coralli del nostro splendido habitat…era iniziata la guerra dei coralli!! I miei genitori si sono resi conto che non era più possibile vivere in quell’ambiente che aveva perso la bellezza e la serenità di un tempo. Cosi, a malincuore, con la mia famiglia sono partito in cerca di un nuovo posto dove vivere.Abbiamo affrontato tempeste, uragani, correnti che ci hanno fatto perdere il senso dell’orientamento. Siamo sfuggiti agli assalti dei pescatori che volevano catturarci, alle navi che ci tagliavano la rotta e in certi momenti pensavamo di non farcela. Alla fine dopo giorni e giorni di mare siamo arrivati davanti alle coste del Mare Adriatico di fronte al promontorio del Monte Conero. Qui ci siamo sistemati vicino agli scogli delle Due Sorelle; un luogo incantevole che per fascino e limpidezza delle acque ci ricordava la nostra barriera corallina. Il posto dove ci siamo sistemati era molto bello, ma io ero sempre malinconico; avevo nostalgia delle nuotate, dei tuffi, dei giochi che facevo con i miei vecchi amici che non avrei più rivisto. Così ho chiesto alla mamma di allontanarmi un po’ per andare in cerca di nuovi amici. Dopo aver nuotato a lungo, al largo ho visto un gruppo di pesciolini rossi che giocavano a nascondino. Mi sono avvicinato, presentato e chiesto loro se potevo unirmi al gruppo per giocare insieme. Hanno acconsentito a patto che contassi. Ho contato per

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tanto tempo, poi ho iniziato a cercarli. Dietro uno scoglio ho visto i pesciolini che stavano giocando a palla prendendomi in giro per il mio aspetto non proprio bellissimo e si ripromettevano che mi avrebbero fatto sempre contare così si sarebbero liberati di me e avrebbero potuto giocare a palla in pace…Non potete immaginare come mi sono sentito!! Nessuno mi aveva mai deriso per il mio aspetto. Loro non sapevano che dietro la mia grossa mole batte un cuore altruista e generoso sempre pronto che mi spinge ad aiutare chi è in difficoltà. Triste e sconsolato sono tornato dalla mia famiglia pensando che nessuno mi avrebbe mai accettato per il mio aspetto così diverso da quello dei pesci che vivono nel Mare Adriatico. I miei genitori mi hanno subito consolato e mio fratello Black ha iniziato a schizzarmi, a fare capriole in acqua per farmi ridere. Con il passare del tempo avevo imparato a trascorrere le mie giornate in solitudine consolato solo dai miei genitori, ma senza amici con cui giocare. Un giorno ho sentito delle voci; erano dei bambini che stavano giocando e ridendo sulla spiaggia perché festeggiavano il compleanno di uno di loro. Dopo aver mangiato e bevuto i bambini hanno buttato in mare un sacchetto di patatine vuoto. Sono diventato tutto rosso dalla rabbia: quei bambini non si rendevano conto del male che stavano facendo al nostro mare e a loro stessi che da adulti sarebbero finiti a vivere in un mondo sempre più inquinato. Ad un certo punto mentre stavo vicino al mio scoglio a godermi il sole, ho sentito delle voci imploranti -Lenny, Lenny, ti preghiamo, aiutaci…stiamo soffocando!!!Di corsa sono andato a vedere che cosa stava succedendo e con mia grande sorpresa ho visto i pesciolini che mi avevano deriso, imprigionati dentro al sacchetto di patatine. Non me lo sono fatto ripetere due volte, sono corso in loro aiuto e con due poderose pinnate ho rotto il sacchetto e li ho liberati. Piangendo i pesciolini si sono scusati per avermi escluso e mi hanno chiesto di entrare a far parte del loro gruppo. Da quel giorno la mia vita è cambiata:

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ho tanti amici con i quali ogni giorno gioco a nascondino e a palla…faccio il portiere; con il mio grande mantello non faccio passare neanche un goal tanto che tutti i pesciolini mi vogliono nella loro squadra. Sono diventato amico anche di tutti i bambini che d’estate affollano la baia del Conero e insegno loro a non inquinare la spiaggia e il mare. Il mare in cui vivo è sempre più bello, sono molto felice e non ho più nostalgia della barriera corallina. Ehi ragazzi, se quest’estate facendo il bagno vedete nel vostro mare un grosso pesce, ricordatevi di Lenny il pesce venuto da lontano.

Autore: Classe IV Scuola Primaria “Luigi Mercantini” Ancona

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Dedicato a te Chi sono? Sono immersa nel mare profondo che ormai considero la mia seconda casa; la forza delle onde mi fa nuotare veloce, veloce come l’ombra delle nuvole sul mare in una giornata di tempesta. Il mio movimento si accompagna con quello delle onde spumose di bianco. Vedo la luna che di notte crea un tappeto di luce sul mare, come una strada brillante, come il tappeto rosso su cui camminano i re. Sento il rumore degli scogli e voglio essere come loro, vorrei che su di me le tempeste avessero lo stesso effetto che hanno sugli scogli, coraggiosi e forti, pronti ad affrontare tutto. Mi sento un po' una guerriera perché non credo che un'altra come me sarebbe riuscita a sopravvivere a tutto quello che ho passato io! Vedevo tanti pesci, sempre intorno a me e mi chiedevo "Forse un giorno potrò nuotare spensierata, senza mille pensieri, come loro!". Me lo domandavo sempre: dalla mattina fino alla sera. A volte chiedevo loro cosa potessi fare per diventare un pesce ma mi rispondevano così: "Come si nasce si è, belli o brutti, che si sappia nuotare sì o no!" Però sapevo che con determinazione tutto si poteva fare!! Ma a pensarci bene, essere un pesce avrebbe avuto anche i suoi difetti, come quello di essere mangiati da qualcosa di più grande. Ogni tanto vedo cose grigie e giganti passare sotto di me e non capisco cosa siano ma i pesci ne hanno paura, e un po’ anch’io. Il mare ha anche pregi enormi come quello di essere trasparente nelle giornate di sole o diventare un tappeto blu sotto il gregge di nuvole. Il mare per me non è né un labirinto né una prigione, il suo silenzio rumoroso mi piace, come pure le sue eterne carezze generose. Adesso non riesco più a parlare perché mi rivengono in mente avventure paurosissime, come quando sono stata pescata con un gruppo di pesci, ma per fortuna sono piccola e sono riuscita a uscire da un buco della rete. In questa occasione essere una specie di barca piccola e stretta mi è servito molto. Quel giorno era tutto nuvoloso sopra di me: c’erano quelle fastidiose nuvole che coprivano il cielo limpido e il sole splendente, e mi sono ritrovata a pensare che se non avessi ammirato la bellezza del sole, non avrei potuto dire che la notte è così bella.

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Un anno fa Sono sempre io. È passato un anno da quando sono in viaggio; ho attraversato il Mediterraneo intero, lo stretto di Messina; ho cercato Scilla e Cariddi ma non ho trovato nessuno. Ora è mezzanotte ma sembra l’alba dalla tanta luce della luna piena. Il mare sembra baciare le stelle e una polvere luminosa si spande tutt’intorno, tanto da farmi pensare all’esistenza di un altro mondo. Cielo e mare, mare e cielo, i colori sono uguali; se il cielo è infinito, allora ci saranno infiniti posti da esplorare ma non mi sento sola in questo blu dipinto di blu. È vero però che non so che fare se non scambiare i miei pensieri con te, che probabilmente sei distratto, oppure sei interessato, steso sul banco della scuola oppure composto. Da quando sono partita, ho attraversato mari trasparenti, ho visto tante cose che non avrei mai pensato di vedere. Sono sopravvissuta alle tempeste che mi hanno fatto sentire male, tanto male, sbattendomi qua e là. Ma quel bambino che mi ha incaricata, mi ha detto che devo portare questo messaggio perché c’è qualcuno lì fuori che mi aspetta. Dove? Forse dove l’oceano infinito è calmo e trasparente, forse dove la pioggia e la luna si tengono compagnia, forse dove le stelle disegnano nel cielo strade immaginarie e mi aiutano ad affrontare le sfide contro il mare, così non mi sento più sola. Mi serve una persona speciale, devo trovare una persona speciale… Sei mesi fa Il vento sa da dove vengo e sa chi mi ha mandata; lui è un avventuriero, non si ferma mai; a volte è fastidioso ma non è colpa sua, è fatto così e comunque mi è indispensabile. Spero che sappia anche dove devo arrivare.

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Oggi Non ci posso credere, terraferma! Sono arrivata! Su questa cosa chiamata spiaggia ci sono molte più conchiglie che sui fondali, meraviglie inutili ma importanti; la sabbia è piacevole e mi pizzica un po’ ma nel suo caldo abbraccio è bello riposare. Dei cuccioli umani corrono e gridano, ridono e sono felici; tre, quattro, otto, dieci, tredici... uno di loro mi calpesta, inciampa su di me, mi prende, mi solleva e mi guarda in controluce. Passo di mano in mano, mi puntano contro il sole. Ora sono tutta illuminata e sono all’interno di un cerchio di tredici bambini curiosi. Si accorgono che in tutto il mio lungo viaggio ho ospitato e protetto un messaggio: “Segui sempre i tuoi sogni, possibili o impossibili, oltrepassa i tuoi limiti, vola o nuota verso quello che vuoi, non si lotta per obiettivi normali ma per quelli speciali. La vita è come un percorso ad ostacoli e tu devi arrivare al traguardo. Non arrenderti mai, rischi di farlo un’ora prima del miracolo. La vita non è importante capirla, ma viverla” Lo dono a te perché sei unico, te lo meriti e grazie a te ho capito anch'io chi sono. Tutti intenti a leggere, i bambini non si accorgono che le onde mi stanno riavvolgendo; il viaggio ricomincia. Come un giovane gabbiano in cerca del suo nido, come Ulisse in cerca di qualcosa o qualcuno; non sarò io a decidere, lo farà per me il mio amico perfetto: il mare. Dedicato a te

Autore: Classe V Scuola Primaria “Luigi Mercantini” Ancona

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C’erano una volta e ci sono ancora … le leggi del mare C’era una volta, in una bella e calda giornata d’autunno, una barca sul mare, con a bordo un vecchio pescatore e suo nipote Marino. Marino, quel giorno, essendo sabato, non era andato a scuola e il nonno lo portò con sé a pescare i “moscioli”: li avrebbero cucinati per cena nella loro grotta al Passetto. All’improvviso, però, si alzò un forte vento e un’onda anomala colpì la barca e la capovolse. Aiutoooo! Il ragazzo, che fortunatamente indossava già le pinne per immergersi, si ritrovò negli abissi. Che paura! Dov’era finito? Che buioo! E il nonno?! Ad un tratto, il ragazzo sentì delle voci lontane e si diresse verso quel punto. Wow! C’era una nave affondata e lì dentro una classe piena di pesci colorati! Il bambino, incuriosito, iniziò ad esplorare il relitto, cercando di non farsi notare, quando il maestro, Rimetto il gamberetto, gridò ai suoi alunni: “Pesciolini al posto, c’è un mostro nascosto!” Marino, immediatamente, li rassicurò, raccontando loro la sua avventura, mentre i pesci lo ascoltavano a bocca aperta. Che storia incredibile la sua!!! Così Rimetto il gamberetto ebbe un’idea e disse: “Tu qui, sulla Nicole, non puoi stare, alla grotta delle stelle marine dovrai andare.” Il ragazzo non sapendo di cosa si trattasse si fidò e, incuriosito, seguì il banco dei pesciolini, arrivando alla grotta, dove li accolsero le sirene e le stelle marine. Passarono i giorni, Marino era come a casa, affascinato da tutto ciò che lo circondava; tuttavia, le sirene si accorsero che il bimbo era un po’ nostalgico. Gli mancava la sua famiglia! Le sirene capendo i suoi sentimenti, lo rassicurarono dicendogli che sarebbe tornato a casa, ma al momento giusto; del resto, se era arrivato lì, un motivo valido c’era di sicuro. Marino ascoltò con attenzione e si rasserenò: in poco tempo imparò a conoscere le profondità marine e i suoi meravigliosi abitanti. Tutto era divertente e davvero incredibile ... così non pensò più alla sua casa. C’erano anemoni di mare, gorgonie, alghe di vari tipi, pesci di ogni forma e colore, di tantissime dimensioni, granchi, lumachine di mare, paguri, bombetti e crocette oltre a sardine, sogliole, vongole e nudibranchi, per non parlare di raguse, ostriche,...

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Insomma c’era questo e quello e i suoi occhi non sapevano più dove guardare. Era un mondo veramente affascinante! Marino si sentiva rapito da tanta bellezza. Durante una delle sue tante perlustrazioni, nuotando dietro uno scoglio, il ragazzo si trovò davanti una “meravigliosa foresta di alghe”, custodita dai famosi gamberetti fantasma. Era un luogo magico, “un’officina di ossigeno”, e mentre stava per infilarsi dentro e dare una sbirciatina, ecco che una vocetta gli gridò: “Tu qui non puoi entrare, un permesso speciale devi mostrare e solo il banco dei pesciolini te lo può dare”. Marino, un po' spaventato, chiese: “Chi è? Chi parla?” La vocetta gli rispose: “Io sono un gamberetto fantasma, uno dei guardiani di questa foresta.” Il ragazzo cercava attorno a sé: “...Ma dove sei? Io non ti vedo!” “Sono qui sotto, guarda meglio!” gli disse il guardiano, che subito dopo gli apparve davanti al naso. “Che ci fai qua piccolo gigante, non vedi il cartello?” Egli, infatti, vide che poco più in là c'era un cartello con sopra scritto: “FORESTA D'ALGHE DI POSIDONIA - OFFICINA DELL'OSSIGENO ZONA PROTETTA - VIETATO L'ACCESSO AI NON AUTORIZZATI - NON CALPESTARE!!” Dopo aver letto chiese: “...Ma dove lo trovo un permesso speciale?” “... Uuuh ... già te l'ho detto! Chiedilo ai pesciolini!” gli rispose il guardiano un po' scocciato. “... Ma certo! Lo vado a chiedere alla scuola dei pesciolini nel relitto! Magari potrei tornare con loro in gita! Arrivederci, grazie, a presto!” urlò il bambino allontanandosi ... ma mentre nuotava verso il relitto della nave, si ritrovò davanti un delfino ferito, spaventato e molto agitato, che quasi non riusciva a raccontare l’accaduto. Marino lo condusse dalle sirene, le quali lo curarono e lo calmarono con una tisana rilassante alle alghe: Celestino, questo il suo nome, raccontò che una rete micidiale, di metallo, una “spadara”, lo aveva quasi intrappolato, insieme ad altre tantissime creature marine.

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Le sirene chiesero a Marino di andare sul posto, accompagnato da Celestino. Ciò che vide fu tremendo. Aiuto! La spadara era piena di pesci e dentro era rimasta intrappolata anche una piccola sirena!!!! La spadara era di metallo e non si riusciva a romperla: allora Marino andò dai pesciolini del relitto per chiedere aiuto; tutti insieme si misero alla ricerca di attrezzi, tenaglie e martelli, che erano conservati nella stiva della nave. Così armati fino ai denti, il bambino, i pesciolini e Celestino nuotarono fino alla spadara e, dopo numerosi tentativi, finalmente riuscirono a romperla!!!! Tutti i malcapitati furono liberi ma la sirena, che veniva dal Mar Tirreno, raccontò che nel suo mare la situazione era ancora più difficile: episodi come questo erano ormai all’ordine del giorno. Che fare? Venne convocata una riunione nella caverna delle stelle marine, alla quale parteciparono tutti gli abitanti degli abissi. Che trambusto! Che agitazione! Quando tutti ebbero preso posto, però, Marino raccontò a gran voce ciò che era accaduto. Alcuni pesci svennero per lo spavento, altri si nascosero, altri ancora dissero che era il caso di trasferirsi … le sirene riuscirono a calmare gli animi, dicendo al ragazzino che era venuto il momento, per lui, di ritornare nel suo mondo e fare qualcosa, perché un “guaio umano” può essere risolto solo da un altro umano. E lui era l’unico essere umano che conoscevano! Così Marino e il suo amico delfino partirono e cominciarono la perlustrazione dei mari. Scoprirono tantissime reti abusive, anche quelle a strascico, che rovinano i fondali e distruggono le foreste di posidonie….e tutto il resto! Alla fine di quel lungo viaggio, il delfino riportò Marino da suo nonno alla grotta del Passetto. Quando lo vide, il nonno era fuori di sé dalla gioia, lo abbracciò e lo baciò. “Ma dove sei stato tutto questo tempo?” gli chiese con le lacrime agli occhi. Il ragazzo, allora, gli raccontò tutte le sue magiche avventure e il vecchio passò intere serate ad ascoltarlo con attenzione. Purtroppo non rimase sorpreso per la storia delle spadare e delle reti a strascico; gli disse che ne era a conoscenza, ma non si trattava di una cosa

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semplice da affrontare. “Non importa, nonno, bisogna che facciamo qualcosa! ” disse Marino. Dopo alcuni mesi, una notte, Marino e il nonno raggiunsero Mezzavalle, e mentre stavano guardando dall’alto la bellezza di quel luogo, videro, in mare, delle luci lontane. Decisero allora di prendere la loro barca e, il più velocemente possibile, ma facendo la massima attenzione, si avvicinarono cercando di rimanere nascosti nel buio. Un peschereccio stava posizionando una famigerata spadara in mare! Quei pescatori, furtivi come ladri, posizionarono la trappola, la calarono e fuggirono più rapidi del vento. Il nonno si infuriò: “Non è così che fanno i veri pescatori! Non hanno rispetto! I veri pescatori non derubano il mare! Che vergogna ...” Lo diceva con le lacrime agli occhi perché lui era un pescatore di quelli veri, di quelli che amano e rispettano il mare. Marino si rese conto della gravità del fatto: serviva un’azione di forza! Il bambino indossò le pinne e si immerse nelle profondità per avvertire i suoi amici: le sirene, i pesci, le stelle marine lo ringraziarono ma erano avviliti e molto tristi! Marino ebbe un’idea: non bisognava farsi prendere dallo sconforto ma, al contrario, reagire! Fu così che convinse i suoi amici marini, e, tutti insieme, come un valoroso esercito, assalirono il peschereccio da sotto e lo costrinsero a raggiungere la riva in tutta fretta. Nel frattempo, il nonno allertò la Guardia Costiera, che intervenne prontamente arrestando quei pescatori di frodo. I pesci e tutte le altre creature furono liberate dalla rete e tornarono felici in libertà. Da quel giorno Marino decise di aiutare il mare e i suoi abitanti: finita la scuola, decise di arruolarsi nel corpo della Guardia Costiera. Diventò amico di biologi, esperti del mare, veterinari e scienziati e, con loro, collaborò per proteggere e far rispettare le leggi del mare. Ancora oggi viaggia sulla sua nave, seguito da un equipaggio di delfini, sirene e pesci di ogni tipo, che nuotano felici tra le onde, e non lo abbandonano mai!

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Ma quali sono queste leggi del mare che il nostro protagonista tenta di far rispettare?

1 - Si pesca solo con reti a norma. 2 - Si rispettano i fermi pesca. 3 - Si rispettano le taglie e i limiti del pescato. 4 - Non si riversa in mare nessun rifiuto. 5 - Il mare va rispettato perché è di tutti.

Per queste ed altre leggi che Marino difende, tutti i suoi amici “marini”, lo festeggiano e lo amano e ringraziano di averlo incontrato perché si è rivelato un “vero” amico!

Autore: Classe III Scuola Primaria “G. Rodari” Ancona

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Illustrazione di Marco Lorenzetti

Scuole Primarie Provincia di Fermo


Il mistero dei Tartadelfini Sembrava un giorno come tutti gli altri, la maestra spiegava e in classe 3C tutti facevano finta di ascoltare. Violetta cercava di risolvere i suoi intricati cruciverba, Simone con il pensiero ballava insieme a Luca sulle musiche di Michael Jackson, Marina pensava alla lezione di danza del pomeriggio. Per non parlare poi di Giovannino che come sempre si era ingarbugliato con colori, quaderni, diario e solo i suoi ricci spuntavano in lontananza tra la testa di Nicola che non riusciva proprio a stare seduto. Ad un tratto un video alla LIM cattura la loro attenzione. Era un servizio del Telemare dove si diceva che si stava estinguendo una specie molto rara, quella del tartadelfino viola del Mar Mediterraneo. Nessuno sapeva cosa fosse successo, diminuivano giorno per giorno forse a causa dell'inquinamento. Presto si sarebbero estinti. Ed era un peccato, perché questi delfini erano proprio particolari, oltre al colore viola e alla forma più tozza che ricordava la corazza di una tartaruga, avevano delle caratteristiche ancora sconosciute agli scienziati. Eh no, questo non lo potevano permettere! All’intervallo, si erano riuniti per risolvere la questione. Per la prima volta tutti erano d’accordo: dovevano pensarci loro. Così si diedero appuntamento per sabato mattina in spiaggia: l’idea era quella di costruire un barca e partire alla ricerca dei tartadelfini viola. Al porto c’erano i resti di una barca enorme, così Giovannino disse :-Io so aggiustare le barche, potrei ripararla. E Luca aggiunse :- Io potrei fare un braccialetto per comunicare tra noi senza essere sentiti da ficcanasi. -Io la potrei abbellire - esclamò Beatrice. Marina guardando per aria esclamò:- Io allora disegno il modello, sarà bellissima. Emy con tono deciso affermò:-Forza su, al lavoro! Susy, la più saggia però disse:-Come facciamo? Ci metteremo tre anni! Potremmo andare dal sindaco e chiedere il suo aiuto! Tutti erano d’accordo, così andarono, ma il sindaco non accettò, perché pensava fosse una missione inutile, poi però, vista l’insistenza dei ragazzi ordinò a tutti i cittadini di aiutarli. Così qualcuno si ritrovò con i ragazzi che, invece, parteciparono tutti con impegno. Loro amavano molto il mare, ma

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ma pensando di fare un lungo viaggio, costruirono un’imbarcazione con tanti spazi diversi. Visto che tutti avevano dei cuccioli e che non volevano lasciarli, realizzarono ad una stanza tutta per loro. C’erano poi gli sportivi: Dino pensò subito ad un piccolo campo di calcio con i canestri anche per far giocare Fede a basket. Le atlete del gruppo allestirono un’intera palestra, su una casetta sull'albero maestro con i tessuti aerei per arrampicarsi. Non poteva poi mancare una stanza con librerie, spazi per giocare a scacchi e anche per guardare video e tenersi aggiornati. C’era pure un piccolo orticello per avere sempre verdure fresche. Gloria, l’ecologa del gruppo, progettò un impianto per depurare l'acqua del mare e avere sempre acqua potabile. Dopo tre settimane di duro lavoro l’imbarcazione fu pronta, ma il giorno della partenza ebbero una brutta sorpresa: Marta era scomparsa! Fede, il più curioso del gruppo, vide delle impronte fresche che andavano verso il mare e le riconobbe: erano le ciabattine di Marta. Allora era stata rapita e portata in mare! Non ci pensarono due volte, salirono sul veliero e partirono all’avventura per salvare oltre che i tartadelfini, anche la loro amica. Veleggiarono per giorni e trasportati dal vento del Sud arrivarono in mare aperto. Ma anche qui, che brutta sorpresa! Quanta plastica! Il Mar Adriatico stava diventando il Mare di Plastica. Decisero di intervenire: due di loro presero dei fili di spago super resistente e dei bastoni, ci legarono dei sacchetti e costruirono dei “raccogli plastica”. Poi alcuni indossarono la muta, si tuffarono in acqua e legarono i fili alla nave. La nave spostandosi raccoglieva i rifiuti. Ogni tanto i sacchi venivano tirati su e vuotati. Il lavoro era durissimo, i ragazzi stanchi dopo ore di lavoro si addormentarono. Passò un giorno e si risvegliarono nell'Oceano Atlantico, per fortuna c'era il pilota automatico! Ma ad un certo punto suonò l'allarme: stavano per schiantarsi con un'isola. Guardarono meglio: era un'isola di plastica! Così un gruppo di loro scese dalla nave per capire bene dove si trovavano. Videro in lontananza dei tipacci muscolosi. Senza farsi vedere li seguirono. Loro scesero delle scale, arrivarono in una grotta buia e lì c'era la povera Marta, legata e imbavagliata. Aspettarono che i due se ne andassero, poi librarono la loro amica che

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sorpresa li abbracciò forte, forte. Poi lei spiegò loro che era stata rapita la sera prima di partire, perché mentre stava dando un'occhiata sulla spiaggia, vide due brutti ceffi che si aggiravano e che volevano sabotare la nave. Chiese aiuto, ma nessuno la sentì, tranne i due, che la rapirono. Disse pure che aveva scoperto dove si trovavano i tartadelfini: erano prigionieri sull'isola! Quegli uomini, avevano scoperto che questi animali avevano un potere speciale, trasformavano la plastica in petrolio, la ingoiavano e la loro pipì diventava preziosa. Li avevano fatti prigionieri per diventare ricchi e potenti. Usarono allora il braccialetto trasmettitore e spiegarono tutto quello che avevano capito ai compagni rimasti sulla nave. Questi si consultarono e decisero che dovevano catturare i rapitori e ad Angelo, il genio del gruppo venne un'idea. Potevano usare il raccogliplastica per catturare l'isola e trasportarla lontano. Serviva però una grande forza, come fare? Si organizzarono, perché l’unione fa la forza. Alcuni potevano distrarre i guardiani e altri nel frattempo potevano liberare i tartadelfini e magari con il loro aiuto ce l'avrebbero fatta. Aspettarono la notte, di soppiatto penetrarono nelle stanze, legarono i malfattori mentre stavano dormendo e li portarono sulla loro nave. Un altro gruppo guidato da Marta andò a liberare gli animali e lei che sapeva farsi capire, spiegò che avevano bisogno di un aiuto. La missione riuscì, i ragazzi agganciarono l'isola e con la forza dei tartadelfini riuscirono a portarla nella loro città. Il sindaco fu avvertito, non credeva alle sue orecchie e subito si attrezzò per poter trasformare tutta quella plastica in energia pulita e riportare i tartadelfini nel loro habitat naturale. Quando arrivarono stavano ad aspettarli, oltre ai genitori, anche una folla di giornalisti e persone comuni che volevano ringraziarli. Arrivò la polizia che arrestò i rapitori. C’era pure il presidente della repubblica che voleva conoscere di persona questi eroi. Da allora P.S.Elpidio diventò famosa nel mondo e tanti bambini venivano da ogni posto a visitare la storica nave e a conoscere quei ragazzi coraggiosi. Autore: Classe III C - Tempo Pieno Scuola Primaria “G. Rodari” Porto Sant'Elpidio (FM)

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Illustrazione di Marco Lorenzetti

Scuole Primarie Provincia di Macerata


Salvador de Las Aguas, il Supereroe dei Mari Teo e Tea erano due gemelli di 9 anni. Un giorno i loro genitori annunciarono che avrebbero fatto un giro in barca. Quella mattina si alzarono presto e subito dopo la colazione controllarono di aver preso tutto l’occorrente. - Tea, dove hai nascosto il retino? Non riesco a trovarlo! - disse suo fratello. - L’ho già messo nel bagagliaio ieri sera! Mica come te che ci pensi all’ultimo secondo! - rispose irritata Tea. - Sempre la solita polemica! - sbuffò mentre controllava di aver preso la sua maschera blu. La mamma aveva pensato al cibo, mentre Giovanni, il papà, si era occupato del necessario per le immersioni e la sua fotocamera subacquea: era un vero appassionato! - Tutti a bordo! - disse il papà entusiasta. Non vedeva l’ora di godersi quella splendida giornata dopo una settimana di duro lavoro. - Signorsì capitano! - esclamarono in coro i gemelli e saltellando si avviarono verso l’auto. La mamma canticchiava contenta e già pensava di rilassarsi sotto il sole. Dopo un breve viaggio arrivarono al molo. - È quella la nostra barca papà? - chiese Tea indicando una splendida barca a vela. - No Tea, la nostra è quella accanto. Parcheggiarono all’ombra e ognuno di loro prese una sacca. La barca, anche se non era molto grande, faceva la sua bella figura e Giovanni amava tenerla in ordine. Saliti a bordo e sistemate le sacche partirono. Si allontanarono dal porto e quando il papà pensò di aver raggiunto un buon punto per immergersi si fermò. Teo non stava nella pelle, prese il retino e proprio in quel momento sentì sua sorella gridare: - Guardate! Quel povero pesce è rimasto intrappolato in un sacchetto di plastica e non riesce a uscire… - Ho il mio retino! Proviamo ad aiutarlo! - esclamò Teo. Il papà avvicinò un po’ la barca al pesce e Teo riuscì a prenderlo, lo liberò dal sacchetto e lo buttò di nuovo in mare. Il pesce si girò verso di loro, sembrò quasi che li ringraziasse e poi sparì in acqua. In realtà non si vedevano pesci. Poco più avanti però videro galleggiare una

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bottiglia di plastica, una lattina e qualche posata, anch’essa in plastica. Non era un grande spettacolo… - Perché il mare è così inquinato dalla plastica? - chiese Tea. - Perché le persone incivili buttano i rifiuti lungo la spiaggia, per terra o nel fiume, poi il vento li trasporta fino al mare ed ecco il risultato! Ti ricordi? Le maestre ce l’hanno spiegato! - Già, ma non pensavo fossero così tanti… e che ce ne fossero anche al largo… Tea era molto triste per ciò che stava succedendo al mare. - Meno male che siamo riusciti a liberarlo…- disse Tea e si stese al sole accanto alla mamma. Chiuse gli occhi e pensò a cosa poteva fare per ripulire il mare, lei era solo una bambina... - Ciao Tea! Svegliati! La bimba si guardò intorno, ma non vide nessuno. - Svegliati! Tea non credeva ai suoi occhi. Davanti a lei c’era uno splendido delfino. - Ciao, io sono Berry! Non essere triste! Posso aiutarti a lasciare il mare pulito… - Davvero! Sarebbe stupendo! - disse Tea. - Conosco qualcuno che con i suoi super poteri potrà pulire il mare dai rifiuti. - disse Berry. - Davvero!!! Chi è? - chiese . - Salvador de Las Aguas! Il custode dei mari del pianeta! - esclamò il delfino - Però ha bisogno che tu lo chiami e prometti che lo aiuterai! - Certo! Berry emise un lungo fischio e dopo poco comparve in soccorso Salvador. - Perché mi avete chiamato? - chiese Salvador. - Il mare è coperto di plastica e pieno di rifiuti e io non so cosa fare… ne posso raccogliere qualcuno, ma non ce la farò mai a raccoglierli tutti! - disse Tea. - Non preoccuparti! Io ti aiuterò! Avrei bisogno anche del retino di Teo... - e iniziò a nuotare velocemente grazie alle grandi pinne che aveva ai piedi e che gli permettevano anche di togliere la plastica dal fondo del mare. Aveva le mani allungabili e sapeva respirare sotto l’acqua. Con la bocca aspiraplastica

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iniziò a mangiare la plastica, il mantello divenne un megacestino, mentre il retino ogni volta che si caricava diveniva sempre più grande. Salvador fece dei lunghi viaggi e ogni volta depositava i rifiuti sulla spiaggia dove gruppi di granchi, suoi aiutanti, con le loro chele differenziavano i rifiuti e li trituravano. I rifiuti erano davvero tanti, soprattutto la plastica… ma, grazie a Salvador de Las Aguas, il mare ora era pulito e limpido. - Ora non ti resta che coinvolgere gli adulti per fare in modo che questa plastica e gli altri rifiuti vengano trasformati in giochi per bambini, oggetti in plastica o in energia. Da oggi il mondo è più pulito. Ricorda però, ora è compito vostro, cercate di mantenerlo così! DOVETE ESSERE VOI I SUPEREROI DEL PIANETA ! - disse Salvador. - Grazie! - esclamò Tea - Grazie a te e ai tuoi amici, ora potremo fare il bagno nell’acqua limpida! Ci dovremo impegnare tutti di più! Salvador salutò e si allontanò insieme a Berry e ai suoi amici granchi. I pesci organizzarono per loro una gran festa: il pesce palla faceva le bolle d’acqua, il pesce pagliaccio animava la festa, Nasolungo, il pescespada, cucinava le erbe del mare e i granchi camerieri distribuivano il cibo. - Tea! Tea! Teaaaa! - gridava suo fratello - ti stai bruciando, c’è troppo sole. Tea aprì gli occhi. Salvador, Berry, i granchi… tutti erano spariti e, magicamente, anche i rifiuti che galleggiavano nel mare. Aveva sognato tutto? Raccontò l’accaduto a suo fratello. Teo e Tea si ripromisero che avrebbero fatto il possibile per seguire i suggerimenti di Salvador, coinvolgendo anche tutte le persone che conoscevano o che incontravano. Insieme riusciremo ad avere un mondo più pulito!

Autore: Classe III Scuola Primaria “Anna Frank” Istituto Comprensivo "E. Fermi" - Macerata

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Una richiesta speciale Che bello il mare! Oggi sembra un po’ agitato. Guardate! Una bottiglia spinge a riva. Prendiamola! C’è qualcosa al suo interno, forse un pesce o forse un quaderno. Apriamola e vediamo. È un taccuino. Leggiamo insieme, tanti messaggi contiene. Sono il MARE, aiutatemi!! Ho qualcosa che mi fa tossire e spesso non mi fa dormire. A volte sono torbido e le mie acque sembrano inchiostro. Pesci e alghe stanno male e quando sono mosso porto a riva spazzatura, che mi arriva da quei fiumi e quegli scarichi che di cose brutte sono carichi. Aiutatemi, vi prego, non fate versare dentro di me quello che naturale non è! Che cosa rispondiamo? Da dove iniziamo? Vogliamo aiutarti, caro mare, tu che fai belle le nostre giornate d’estate e ti vergogni, a volte, per non poterci offrire acque limpide e curative. Amici, diffondiamo la cura: “MAI PIÙ GETTARE SPORCIZIA SULLA NATURA”.

Autore: Classe II Scuola Primaria “Anna Frank” Villa Potenza (MC)

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Io non sono piccolo! Ettore si tuffava e si tuffava, non era mai stanco di stare in mezzo all’acqua. Il mare era una cosa meravigliosa. Era talmente innamorato dell’acqua che non si perdeva un documentario in cui si parlasse del mare e delle splendide creature che lo abitavano. Sognava di incontrare i delfini e nuotare con loro; oppure di cavalcare una tartaruga gigante e con lei arrivare su isole sperdute dove poteva giocare a Last Survivor; Immaginava di guardare negli occhi una piovra e giocare con lei a nascondino tra gli scogli. Ma … la voce del papà lo riportò alla realtà. “Ettore! È ora di uscire dall’acqua, vieni ad asciugarti!”- “Uffa! Ogni volta era così, sul più bello lo richiamavano” -. A malincuore andò sulla spiaggia e si avvolse nel telo per asciugarsi. “Papà, un giorno posso andare col nonno sul suo peschereccio? Posso andare dove il mare è profondo?” - Da tanto desiderava salire sulla barca del nonno ma dicevano sempre che era troppo piccolo. “Sei ancora piccolo e credo tu non sia ancora pronto per un’avventura del genere” -. Ettore si imbronciò, era sempre troppo piccolo! Ogni sua richiesta veniva negata così: era ancora piccolo! Poi un giorno d’estate, mentre era a casa dei nonni, aiutò il nonno a riparare una rete e, per premiarlo, decise di fargli fare un’uscita in barca, loro due soli. Ettore non era più nella pelle. Solo loro due come lupi di mare ad affrontare una intera giornata sull’acqua. Il mattino seguente si svegliò prestissimo, si vestì, preparò il suo zaino e prima ancora che il nonno si alzasse era già pronto, seduto davanti casa ad aspettare. “Ehi! Robinson Crusoe! Che ci fai già tutto vestito? Non stai nella pelle, eh? E va bene, facciamo colazione e andiamo” Prepararono ogni cosa e, finalmente partirono. Ettore era attento ad ogni minimo gesto del nonno, prima ancora che facesse una richiesta lui era già pronto ad aiutarlo. Le ore passavano, ormai erano al largo ma non avevano ancora raggiunto il punto in cui calare le reti. <<Chissà come faceva il nonno a riconoscere il punto esatto in quella distesa d’acqua tutta uguale!>> Ma ad Ettore, che si era svegliato prestissimo e tutta la notte non aveva

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dormito per l’eccitazione, calavano le palpebre. Il nonno se ne accorse e con fare sornione lo invitò a scrivere il diario di bordo che era nella cuccetta. Ettore si sdraiò sul letto, prese il diario e neanche dieci minuti che, cullato dal rollio della barca, si addormentò. Dormì di un sonno profondo ma quel giorno il mare faceva un po’ le “bizze”, ogni tanto qualche onda faceva piegare la barca e anche il nonno faceva fatica a mantenere l’equilibrio. Passò qualche ora ed Ettore, svegliatosi, cercò di raggiungere il nonno che era assorto nella guida ma proprio in quel momento la barca si sollevò ed egli cadde in mare. Spaventato, sprofondò nell’acqua, cercò di riemergere per chiamare il nonno ma non ci riusciva. Era terrorizzato! La barca si allontanava, come avrebbe fatto a raggiungerla? Poi, successe una cosa stranissima: si accorse che poteva respirare sott’acqua. Lentamente scendeva sempre più giù. Cominciò a guardarsi intorno. Ora vedeva degli scogli ricoperti di cozze e di ricci. Ecco là! C’era una stella marina a dito. Un banco di pesciolini minuscoli e coloratissimi gli si affiancò. Era uno spettacolo incredibile! Più avanti un’ombra cominciò ad oscurare il fondo e con terrore Ettore vide un’enorme piovra pararglisi davanti, lo avvolse nei suoi tentacoli e lo trascinò lontano. Stranamente il terrore lasciò spazio ad una strana calma, aveva paura ma … non aveva paura. La piovra raggiunse uno scoglio e uno strano spettacolo si presentò ai suoi occhi. Intrappolato in rete di plastica un povero delfino non riusciva più a riemergere rischiando di morire soffocato. Ettore capì subito il da farsi: con le sue piccole mani armeggiò e lavorò fino a quando non riuscì a liberare il delfino. Raccolse la rete e se la legò alla cintola dei pantaloni, non poteva lasciarla lì con il rischio che qualche altro pesce ci finisse intrappolato. La piovra lo riacciuffò e corse via veloce. Mentre nuotavano andarono ad imprigionarsi in un muro di plastica.C’era di tutto: pezzi di bacinelle, infradito, scatole di polistirolo, bottiglie d’acqua e a guardar bene Ettore scoprì che su

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una di queste bottiglie vi era scritto il suo nome “Ettore”. La mamma aveva l’abitudine di scrivere il suo nome sulle bottigliette che portava a scuola. Ma allora … quella bottiglia era la sua!! Fu un’esperienza bruttissima, non riuscivano ad andare avanti, i pezzi di plastica si infilavano dappertutto ostruendo il cammino. Ettore ora non riusciva nemmeno a respirare bene. Finalmente uscirono da quell’ammasso schifoso e la piovra lo depositò vicino ad una spiaggia. Ettore era esausto! Mentre giaceva sul bagnasciuga sentì un lamento, un lamento tristissimo. Accanto a lui, immobile, c’era una tartaruga che respirava a fatica, sembrava avesse il raffreddore. Ettore guardò meglio e … vide che aveva una cannuccia di plastica nella narice del naso. Ma lui come poteva aiutarla? Si guardò intorno e trovò una chela di granchio. Con molta pazienza afferrò la cannuccia e tirò, tirò, ma la narice sanguinava! Era disperato, come aiutarla senza farle del male? Prese il coraggio a due mani e tirò ancora. Finalmente estrasse la cannuccia e la tartaruga lo guardò con uno sguardo intenso. Ettore era incredulo: la tartaruga non parlava ma lui capiva ogni suo pensiero. Salì sulla sua groppa e insieme tornarono in acqua. Lì c’era ad aspettarli la piovra. Ora che la guardava da lontano si rese conto che non era una normale piovra. Il suo colore era indefinito: forse grigio, forse verde, ma soprattutto gli occhi erano … intensi e lo guardavano con un’espressione di … rimprovero? Ettore era preoccupato ma sarebbe stata la sua unica salvezza, solo lei avrebbe potuto riportarlo da suo nonno. I suoi tentacoli lo avvolsero e sfrecciarono veloci negli abissi. Pian piano riemersero e si trovò faccia a faccia con un enorme muso dalla bocca spalancata: una megattera! La piovra lo scagliò dentro alla bocca ed Ettore si accorse che all’interno della gola della megattera era incastrato un grosso sacco di plastica che non le permetteva di mangiare. Capì subito che poteva aiutarla e con tutta la pazienza di cui era capace cercò di sfilare delicatamente il sacco dalle fauci dell’animale. Fu un’impresa

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difficile, ogni tanto la balena sternutiva rischiando di scaraventarlo lontano, si sentiva il suo lamento cupo, il sacco era viscido e scivolava dalle sue mani. Determinato a portare a termine il suo salvataggio si impegnò fino allo spasimo ma alla fine vi riuscì. Ora la megattera aveva un respiro regolare e prima che potesse chiudere la bocca imprigionandolo, la piovra lo riacciuffò e lo portò con sé. Ettore era veramente esausto ed emozionato: che avventura aveva vissuto! Ma ora desiderava solo riabbracciare il nonno. Una forte emozione lo colse e si mise a piangere mentre la piovra continuava a nuotare come se non se ne accorgesse. Mentre era immerso nella sua tristezza si sentì sollevare, poteva vedere la piovra negli occhi e con tutta la forza del suo pensiero la supplicò di riportarlo alla sua barca, aveva fatto tutto il possibile per aiutarla ma lui era solo un bambino piccolo, come avrebbe potuto cambiare lo stato delle cose? Come avrebbe potuto salvare il mare e i suoi abitanti dall’inquinamento causato dagli uomini? Ci fu un momento interminabile in cui l’animale continuava a fissarlo negli occhi, Ettore ne aveva soggezione e di nuovo fu preso dallo scoramento. “Oggi tu hai compreso molte cose, ma soprattutto hai capito che anche tu puoi fare qualcosa. Ogni volta che in futuro dovrai fare una scelta saprai cosa devi fare!” La piovra gli comunicò questo messaggio con la forza del pensiero e molto dolcemente lo depositò all’interno del peschereccio del nonno. Ettore emozionatissimo, corse ad abbracciarlo ed egli lo coprì con una coperta - “Ma come hai fatto a bagnarti tutto! Ti preparo qualcosa di caldo così potrai riscaldarti” - Gli portò un tè con una cannuccia (sapeva che il bambino amava bere le bevande con la cannuccia) ma Ettore disse: - “Grazie nonno ma ho deciso di non usare più le cannucce per bere, ora sono diventato grande!”-

Autore: Classe IV sez. unica Scuola Primaria “Anna Frank” Villa Potenza (MC)

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Il mare, un tesoro da salvare C’era una volta, nel profondo dell’Oceano Pacifico, l’Ispettore Polipo con la sua aiutante Tarta. Un brutto giorno, nella caserma marina squillò il telefono. “Pronto? Chi è? “disse l’Ispettore Polipo. Dall’altra parte del telefono qualcuno urlò allarmato. “Sono il pesce Palla!!!” Il povero pesce Arlecchino è stato mangiato! Presto Ispettore venga qui!!!” L’Ispettore Polipo e la sua aiutante Tarta corsero in aiuto del pesce Palla. Arrivarono appena in tempo per vedere una grossa ombra nuotare via. Il pesce Palla disse: “E’ stato lui, inseguitelo!” L’Ispettore Polipo e la sua aiutante Tarta partirono per acciuffare l’assassino. Uscendo da “Pescecity” incontrarono la Razza Isabella che domandò loro: “Caro Polipo, dove sta andando?” L’Ispettore disse:” Sto inseguendo un assassino che ha mangiato il povero Arlecchino.” La Razza Isabella rispose: “Buona fortuna!” Lungo il loro viaggio videro tantissimi bei pesci e coralli: il buffo pesce Pietra, lo spinoso Riccio, il piccolo pesce rosso, il maestoso Napoleone, il pittoresco pesce Angelo Imperatore, il simpatico pesce combattente, il tagliente pesce Sega, l’elettrica anguilla, lo strano pesce Luna e l’Ippocampo. Ma anche le colorate spugne marine, i coralli rossi e gialli e le ondeggianti alghe. Purtroppo però tutto questo spettacolo era rovinato dai rifiuti gettati in mare: bottiglie di plastica, vecchi scarponi, ruote di automobili, televisori ecc; insomma uno spettacolo rovinato dai rifiuti dell’uomo. Ad un tratto l’Ispettore Polipo vide una lavastoviglie su cui era rimasto impigliato uno squalo- tigre. L’Ispettore e Tarta nuotarono verso lo squalo e gli chiesero: “Ehi amico, vuoi un tentacolo per liberarti?” Lo squalo accettò e in meno di cinque minuti fu libero. L’Ispettore gli chiese: “Per caso hai mangiato tu il nostro amico pesce Arlecchino?” Lo squalo rispose: “No, non l’ho mangiato, l’ho soltanto preso per farmi compagnia; dato che tutti hanno paura di me e quando mi vedono, scappano via, pensando che io voglia mangiarli… In realtà voglio soltanto giocare con

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loro” disse lo squalo, tirando fuori dalla pinna destra il pesce Arlecchino. Tornarono a “Pescecity” insieme e convocarono tutti i pesci per dire loro che lo squalo era buono e che voleva solo giocare con loro. Da quel giorno lo squalo diventò amico di tutti. Inoltre raccontarono ciò che avevano visto: il mare era diventato una discarica. Decisero di passare all’azione. Bisognava avvertire gli uomini del disastro che stavano compiendo. Ad un tratto una sirena dalla voce melodiosa cominciò a cantare: Il mare è d’amare E lo devi rispettare Se lo vuoi salvare L’inquinamento devi fermare. Forse avevano risolto il problema. Avrebbero mandato la sirena a cantare questi versi sulle coste baciate dalla Luna e forse gli uomini avrebbero capito che il mare è una risorsa importante da salvaguardare per il benessere del pianeta.

Autore: Classe V sez. unica Scuola Primaria “Anna Frank” Villa Potenza (MC)

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Illustrazione di Liliana Pinducciu


Lucilla, perla del mare Tanto tempo fa, in una grotta sperduta in fondo all’Oceano Atlantico, viveva un’ostrica millenaria di nome Lucilla. Lucilla era un’ostrica speciale: custodiva il segreto del colore del mare. Il suo cuoricino, una perla lucente e preziosa, conteneva tutti i colori del mare. La mattina la perla donava al mare colori tenui e delicati poi, quando il sole saliva in alto nel cielo, regalava un azzurro intenso. La sera era davvero generosa: prima offriva il rosa, l’arancione, il rosso. Poi, quando il sole andava a dormire e lasciava il posto alla luna, arricchiva il manto blu con piccole pennellate di luce. E così, tutti i giorni e tutte le notti, da milioni e milioni di anni. Lucilla era molto amata e rispettata da tutti gli abitanti del mare. A farle compagnia c’erano sempre le stelle marine chiacchierine e i buffi paguri. Fuori dalla grotta, invece, c’erano sempre cinque squali balena pronti a difenderla e proteggerla. Gli squali non facevano entrare nessuno, tranne un giovane delfino di nome Fulmine, grande amico di Lucilla. Di ritorno dai suoi viaggi, Fulmine andava a trovarla e le raccontava le sue avventure. Un giorno, all’improvviso, Lucilla si ammalò. La sua perla, prima bianca e scintillante, diventò sempre più spenta, pallida e grigiastra. « Aiuto!» - disse Lucilla con una debole voce - «sento che non resisterò a lungo… La mia perla sta perdendo il potere dei colori! Il mare è in pericolo…». I paguri preoccupati le chiesero: «Che cosa possiamo fare? C’è una medicina in grado di guarirti?». E la saggia Lucilla rispose: «l’unica medicina che può guarirmi è la nostra preziosa acqua del mare. È lei che tiene in vita me e tutti voi. L’acqua è vita! Ma - aggiunse disperata - è sempre più inquinata. Gli uomini l’hanno sporcata con i loro rifiuti. Buttano nel mare la plastica, le bottiglie, le sigarette, gli scarichi e tante altre cose. Non hanno più rispetto per i pianeta e hanno dimenticato l’amore per il mare». Infatti, l’acqua stava diventando scura, sporca e oleosa. I pesci non riuscivano più a respirare e il mare perdeva i suoi magnifici colori. La situazione era gravissima. Dai lontani mari del Sud dove si trovava, il delfino Fulmine sentì che la sua amica Lucilla era in pericolo e si precipitò da lei. «Lucilla resisti! - le disse - Gli uomini non sono tutti cattivi, Io lo so bene. Scrivi un messaggio e io lo consegnerò a chi ama il mare. Lo riconoscerò. Vedrai che ci aiuterà!». Allora Lucilla scrisse un messaggio e lo mise dentro una bottiglia chiudendola con

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una piccola conchiglia. Fulmine prese la bottiglia e partì alla ricerca degli uomini buoni. Nuotò per chilometri e chilometri, vide molti uomini, donne e bambini ma nessuno di questi era veramente giusto per l’impresa. Un bel giorno però, avvistò un piccolo pedalò giallo vicino alla spiaggia con sopra due bambini che si tuffavano. Fulmine lanciò la bottiglia, sicuro di aver trovato qualcuno dal cuore d’oro. E infatti fu così. Aperta la bottiglia, i due bambini lessero il messaggio e capirono subito che il mare era in serio pericolo. Dovevano fare qualcosa. Tornati a casa, nel paese di Mogliano, raccontarono tutto a nonno Giulio e… pensa che ti ripensa, il nonno ebbe un’idea. Mogliano era un paese famoso per le sue tradizioni artigiane. I suoi abitanti, da secoli, avevano imparato l’arte di intrecciare il vimini per creare cesti. Con l’aiuto di tutti gli abitanti potevano costruire una nassa gigantesca per pescare tutti i rifiuti e ripulire così il mare. Il giorno dopo il nonno e i due bambini organizzarono una riunione in piazza e spiegarono la situazione. Tutti i moglianesi furono d’accordo, si misero al lavoro e costruirono una gigantesca nassa pesca-rifiuti. Ci volle molto tempo ma alla fine il mare fu ripulito. L’ultimo giorno delle vacanze, i due bambini insieme a nonno Giulio tornarono in spiaggia. All’orizzonte un delfino faceva le capriole in acqua. Il mare indossava un vestito dalle mille sfumature, mai viste prima. I due bambini si guardarono e sorrisero felici. Lucilla era salva e con lei tutto il mare.

Autore: Classe II B Scuola Primaria “L. Seri” Mogliano (MC)

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Storie di Sirene e di speranza Un giorno d’estate i bambini della terza B andarono a fare una gita con le maestre in una città costruita sul mare che, ormai, aveva perso tutto il suo splendore: era in mezzo a un mare inquinato da plastica e petrolio, in lontananza si vedeva una piattaforma petrolifera. Appena arrivati, i bambini vollero fare un’escursione in barca intorno alla città. Durante il tragitto sentirono delle voci che li chiamavano dall’acqua. Erano le sirene. Una di loro esclamò: -Aiutateci! Presto! Il mare è inquinato! Un’altra gridò: -Aiutateci, dobbiamo intervenire per ripulire il mare e togliere tutti questi rifiuti! Ariel, la terza sirena, aggiunse: -I nostri amici pesci e i gabbiani purtroppo scambiano la plastica per i loro cibi preferiti e se non li aiutiamo finiranno per morire tutti...e noi moriremo insieme a loro. Ariel sospirò …era appena tornata da uno dei suoi tanti viaggi. Commossa, cominciò a raccontare cosa aveva visto nei Mari del Sud… -Salvator, il mio amico cavalluccio marino abitava in fondo al mare con la sua famiglia. Un giorno mentre andava a spasso vide una luce e si avvicinò: era un luccio femmina intrappolata in una bottiglia di plastica. Si chiamava Lucy e la corrente del fiume da dove proveniva l’aveva spinta fino al mare. Il cavalluccio marino senza pensarci cominciò a girare vorticosamente intorno alla bottiglia per cercare un modo per salvarla. La piccola Lucy era molto spaventata perché non sapeva cosa stesse succedendo: il suo cuore cominciò a battere all’impazzata, il suo respiro era sempre più affannoso e la sua luce si faceva sempre più flebile. Ad un tratto però, una forza misteriosa la spinse fuori dalla bottiglia e fu finalmente libera. Lucy ringraziò Salvator: era stato senza dubbio grazie a lui che l’acqua dentro la bottiglia si era smossa e l’aveva spinta fuori. Ma ad un tratto si trovarono a nuotare in una nuvola di petrolio. La luce di Lucy li guidò e videro un uomo che stava inquinando il mare. Di corsa fuggirono più lontano possibile…. Da allora non videro più i loro cari, le loro famiglie e ancora stanno scappando chissà dove! Ariel concluse la storia con un sospiro tanto triste.

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I bambini erano rimasti colpiti da quel racconto. Fares, uno di loro le chiese: -Ma chi era quell’uomo? Giacomo protestò: -E’ colpa sua se il mare è così inquinato…povera Lucy e povero Salvator! Brezzy, la compagna di viaggi di Ariel, allora cominciò a raccontare un’altra storia: -Ci trovavamo nel Mar del Nord io e Ariel...un brutto giorno una petroliera navigando per il mare si scontrò contro uno scoglio e il petrolio fuoriuscì dai barili e inquinò il mare. Emon, un pesciolino che avevamo conosciuto qualche tempo prima, stava andando a trovare il suo amico e, vedendo che l’acqua era diventata nera, decise di andare a controllare. Purtroppo il poveretto si ritrovò coperto da quella patina oleosa e scura che gli chiuse il respiro e lo uccise. Il suo amico non vedendolo arrivare decise di andarlo a cercare e si chiese: -Ma perché il mare è diventato tutto nero? Vide allora, con terrore, il corpo del povero Emon morto! Andò subito ad avvisare tutti gli altri animali del mare per non farli avvicinare in quel posto. I pesciolini e anche noi gli demmo retta, però Slash lo squalo non lo ascoltò e tornò verso casa tranquillo. Mentre nuotava in quella direzione vide che davvero l’acqua era tutta nera così tornò indietro gridandoci: -Animali marini mettetevi in salvo, c’è petrolio al centro del mare! Ahmed il calamaro allora ebbe un’idea: andò a bussare alla porta del Pesce Bidone Della Spazzatura e gli propose di provare ad aspirare il petrolio. Il Pesce Bidone Della Spazzatura andò con loro fino al centro del mare poi risucchiò il petrolio e gli animali furono salvi. In seguito mise tutto il petrolio aspirato dentro a dei sacchi e quando il lavoro fu terminato tutti i pesci, compreso lo squalo Slash spinsero i sacchi di petrolio fin sulla spiaggia. Quella volta ce la cavammo per un pelo e così salutammo i nostri amici e continuammo il nostro viaggio! - concluse Brezzy. I bambini erano sempre più preoccupati. Ariel allora riprese la parola: -E quella volta che ci ritrovammo insieme ai nostri amici delfini, ti ricordi Brezzy?

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Eravamo arrivate da poco in quel mare limpido e cristallino e conoscemmo un branco di delfini. Guizzavamo tutti insieme liberi e allegri in quelle acque senza confini. Un brutto giorno però un uomo cattivo cominciò ad usare quel mare come un bidone della spazzatura gigante. Com’era facile gettare tutto lì…ogni tipo di rifiuto era buttato in quelle acque! Noi e tutti i delfini improvvisamente non riuscivamo più a respirare … il piccolo Adrian, nato da poco si perse in mezzo ai rifiuti.La sua povera mamma pianse tutto il tempo. Il papà di Adrian andò a cercarlo, ma si impigliò in una rete caduta sul fondale e rimase bloccato. Improvvisamente arrivò un liquido nero che oscurò la luce. Il piccolo Adrian aveva tanta paura e usò il suo richiamo. Noi ci eravamo allontanati troppo e non riuscivamo a sentirlo, ma lo sentì Ivan, un ragazzo che capiva il linguaggio dei delfini perché aveva lavorato tanto tempo in un delfinario. Riuscì a capire il messaggio del delfino: era un SOS. Ivan si buttò in mezzo all’acqua nera e vischiosa e riuscì a vedere il piccolo Adrian che ormai stava per morire...lo prese tra le braccia e scappò via più velocemente che poteva anche lui intossicato da quell’olio nero. Riportò Adrian alla sua mamma e liberò il papà dalla rete. -Bisogna fare qualcosa! E subito! E’ una vera emergenza! –interruppe Diletta I bambini cominciarono a parlare tra loro poi esclamarono: -Vi vogliamo aiutare! Deve esserci una soluzione! Il mare e i suoi abitanti insieme ai bambini dovevano credere in una speranza. I bambini tornarono sulla riva, corsero in paese ad avvertire tutti di quello che stava succedendo nel mare. Avvisarono le loro mamme e papà e anche tutti i nonni. Fu proprio il vecchio nonno di Elia che consigliò ai bambini di prendere una macchina impolverata che era rimasta in garage da anni, inutilizzata… era una macchina speciale, magica e per farla funzionare ancora serviva la buona volontà e l’impegno di tutti: grandi e piccini.

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Tutti gli amici portarono la vecchia macchina sulla riva del mare e misero il lungo tubo nell’acqua. La macchina cominciò a funzionare: aspirava ogni rifiuto che era inmare e si ricaricava ogni volta che un bambino, a scuola, a casa o in qualsiasi luogo si trovasse,gettava l’immondizia nel giusto contenitore di rifiuti. Il mare fu presto ripulito. Finalmente i bambini poterono tuffarsi in acqua in compagnia delle sirene e dei pesci, delle stelle marine e delle meduse, dei cavallucci marini e dei pesci spada, dei tonni e dei pesci pagliaccio, dei pesci palla, delle razze, dei delfini, dei calamari, dei coralli e anche delle foche, delle tartarughe e delle balene… Tutti i pesci furono salvi evissero felici e contenti. Quei bambini divenneroadulti e insegnarono ai loro figli che bisogna rispettare il mare e i suoi abitanti. La macchina del vecchio nonno non serviva più e venne rimessa in garage.

Autore: Classe III B Scuola Primaria “L. Seri” Mogliano (MC)

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Evviva il Mare! Senza sole, senza mare noi non possiamo stare! In spiaggia con la paletta facciam castelli in tanta fretta. Mare di bimbi, mare di gente ogni giorno con te è più divertente. Mare di tuffi, mare di gioia se con noi giochi passa la noia. Mare di abbracci, mare di baci se tu ci coccoli sai che ci piaci. Mare di vento, mare di brezza se tu ti avvicini ti darem una carezza. Mare di urla, mare di pesciolini nelle tue acque si tuffan duemila bambini. Mare di giochi, mare di amici se tu ci accogli trascorrerem giorni felici. Mare dalle mille sfumature, ogni estate con te viviam mille avventure!

Autore: Classe I Scuola Primaria “Q.re Pace” Macerata

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Il respiro del mare Non molto tempo fa, in un paesino di nome Rivabella, vivevano quattro fratellini: Ester, Veronica, Giuditta e Gioele che, ogni mattina, prima di andare a scuola si divertivano sulla spiaggia a raccogliere conchiglie esassolini, rametti e corallini. Si rilassavano, senza pensare a compiti e interrogazioni, ascoltando il suono delle onde che essi chiamavano “il respiro del mare” : era stupendo ascoltare quella melodia naturale soprattutto se accompagnata dal coro dei gabbiani. Durante la giornata, gli abitanti di Rivabella passeggiavano vicino al mare per ammirare i colori del cielo che si riflettevano nell’acqua, con le albe, i tramonti e gli arcobaleni. Una brutta mattina però, i quattro bambini si accorsero che c’era qualcosa di strano: i colori erano scuri, i pesci galleggiavano senza vita e il mare non respirava più. Al posto delle conchiglie c’erano le lattine e invece dei gabbiani volavano sacchetti di plastica. Era uno spettacolo orribile! Allora il più grande dei fratelli fotografò il brutto paesaggio e lo pubblicò sui social, così che l’immagine fece il giro del mondo. Arrivavano subacquei, barche, navi: tutti all’opera per ripulire il mare e le spiagge. Che bello vedere gli uomini collaborare per una vita migliore!... Alla fine, i colori tornarono a brillare, i gabbiani a volare ed il mare ricominciò a respirare, stavolta senza smettere più!

Autore: Classe III Scuola Primaria “Q.re Pace” Macerata

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La lotta per un mondo pulito Era l'anno 2025. L'uomo si era molto evoluto: faceva grandi imprese, era pieno di ispirazione ed era intelligente. Costruiva palazzi incredibili, città sottomarine, andava negli abissi più profondi, creava navi grandi come metropoli e pentole che cucinavano da sole (però usa e getta). Gli uomini avevano vestiti che quando si bagnavano si asciugavano da soli, e scarpe con i lacci automatici, però anche queste erano usa e getta. Mangiavano e bevevano su piatti e bicchieri usa e getta, anche i frigoriferi erano usa e getta: quando facevano la spesa compravano un frigorifero pieno di cibo e quando terminavano i viveri buttavano via il frigorifero. Buttavano via anche TV e forni per cucinare. Tutto questo perché erano molto sfaticati, insensibili e non avevano alcun rispetto per il mondo in cui vivevano. Per smaltire tutti questi rifiuti trovarono un posto perfetto: la Fossa delle Marianne, era la fossa più profonda al mondo e neanche l'uomo era riuscito ad esplorarla. Così prendevano tutta la spazzatura e la gettavano lì. Un giorno, non si sa come e non si sa perché, tutti questi rifiuti ammassati, a contatto con l'acqua, formarono dei veri e propri mostri, fatti interamente di tutto quello che era stato buttato in mare. Avevano tappi a posto degli occhi, pezzi di navi affondate come braccia, bottiglie come mani, frigoriferi come addominali, forni come orologi, scarpe come orecchie e coltelli arrugginiti come denti. Il tutto ricoperto di plexiglass. I mostri diventavano sempre più grandi ogni volta che divoravano sporcizia. Potevano mangiare anche i pesci e si dissetavano con l'acqua dei ghiacciai, insomma, questi mostri stavano distruggendo il mondo. Degli scienziati, per rimediare alla situazione, crearono in laboratorio un mostro che si cibava dell'inquinamento. Aveva la testa da polipo e il corpo da delfino. Lo chiamarono Polfino: divorò tanti mostri in tutto il mondo, ma morì in un combattimento, perché l'ultimo nemico, più furbo degli altri, gli tirò un frigorifero sulla testa che lo fece secco.

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Era rimasto solo un mostro da sconfiggere e, se gli uomini non lo avessero distrutto, avrebbe ricominciato a riprodursi e sarebbe stata la fine per il mondo. Gli uomini capirono allora che per sconfiggerlo dovevano smettere di inquinare. Così i governi decisero che ogni paese, città, stato doveva ripulire i propri mari e oceani. Così facendo il mostro non avrebbe avuto da mangiare e si sarebbe deteriorato. L’uomo smaltì tutti i rifiuti e stavolta correttamente. Imparò ad aggiustare ciò che era rotto, a riutilizzare le cose, e a riciclare quelle che non usava più. Gli uomini si accorsero che il vero mostro era stato creato da loro stessi: l’inquinamento. .

Autore: Classe IV A Scuola Primaria “Q.re Pace” Macerata

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Illustrazione di Miriam Manara


La trappola di plastica Nella Caverna dei Cento Teschi viveva Gribb, lo squalo più assetato di sangue del Mar Mediterraneo, il carnivoro di cui anche le scaltre anguille avevano una paura nera. Ma era anche l’unico squalo in quella zona: essendo l’ultimo erede della più temuta stirpe di squali, Gribb non aveva problemi a farsi rispettare dagli altri predatori. Quando era piccolo la sua infanzia non era stata molto allegra. Ogni cucciolo di pesce lo prendeva in giro, sempre. Un giorno perse il controllo e ferì molti coetanei. Da quel momento, la sua reputazione non era più cambiata. Più ad Est, verso le Montagne Sommerse, c'era un luogo e un tempo in cui i pesci andavano ad accoppiarsi e quel periodo stava per cominciare. Per Gribb era un’ottima occasione per vendicarsi delle umiliazioni subite in passato; l’inquinamento che era (ed è ancora) un grosso problema per i pesci del mare, invece fu un suo alleato: con la Plastica riuscì a tendere una trappola a tutti i pesci del mare. Era arrivato il gran giorno finalmente. Ogni singola razza di pesce si sarebbe riunita nello stesso posto per riprodursi. I primi ad arrivare furono i delfini. Il più giovane si chiamava Pirce. A guardarlo non sembrava granché: un manto grigio argento, occhi guizzanti, pinne leste e un animo buono. Ma la qualità che lo distingueva era il salto lungo e alto il doppio degli altri delfini. L’intera zona era in festa, tutto andava alla grande. Improvvisamente i fondali marini tremarono e una voce roca e rabbiosa gridò: -Ciao a tutti! Sono Gribb. Vi rimangono pochi minuti, poi per voi sarà la fine! Ah, ah, ah! Il silenzio cadde tra la folla. Un tuono squarciò il silenzio e dall'alto cominciarono a scendere bottiglie e sacchetti. I pesci nuotarono in tutte le direzioni come impazziti, ma intorno a loro si era già formato un muro di Plastica circolare. Nella confusione, però, Pirce riuscì a scappare dalla trappola di Gribb. Fuori vide arrivare cinque anguille elettriche pronte a fare la guardia, ma il delfino riuscì a evitarle nascondendosi

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in una piccola caverna. Uscendo, dopo poco, vide un’orca che lo fissava sorpresa. Il delfino ricambiò lo sguardo con altrettanto stupore. L’orca si avvicinò e gli chiese: - Come hai fatto a scappare dalla trappola? Pirce rispose: - Ho saltato. Io sono Pirce, e tu? A quel punto l’orca sgranò gli occhi: - Pirce!? Pirce Tempelton? Il delfino rispose: - Sì. Perché? E l’orca spiegò: -Tuo nonno era mio amico! Era venuto a visitare la mia terra. A proposito, io sono Orsola. Insieme decisero di recarsi alla tana di Gribb per salvare i pesci del mare. Durante il tragitto non videro nessuno, erano tutti intrappolati dalla Plastica! Arrivati alla tana del nemico, un brivido percorse la loro schiena. Gribb apparve all'improvviso davanti a loro e propose al delfino una sfida di salto in alto: chi fosse riuscito a saltare la sua trappola avrebbe potuto esprimere un desiderio. Gribb non aveva timore anche se quella era un’impresa impossibile per chiunque. Pirce, invece, aveva una certa paura: fare un salto come quello richiedeva anni di esperienza! Ma il destino del mare dipendeva da lui. Saltò per primo Pirce che, con un po' di rincorsa, riuscì a superare la cupola. Poi toccò a Gribb che, senza rincorsa, saltò e sbagliò! Allora Pirce espresse il suo desiderio: -Vorrei che Gribb dimenticasse il passato e fosse rispettato da tutti i pesci del mare perché ultimo esemplare della sua stirpe. E così fu. Gribb, allora, capì di aver sbagliato e, come per incanto, la Plastica sparì. Tutti i pesci furono liberati e da quel giorno vissero felici e contenti.

Autore: Classe IV B Scuola Primaria “Q.re Pace” Macerata

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L’isola nascosta C’era una volta un’isola con un bellissimo mare blu e una grandissima spiaggia dorata, dove tante persone andavano a nuotare e a giocare a pallavolo. Gli uomini vivevano in pace con gli animali di quella terra, tutti erano grandi amici, ognuno aveva il suo ruolo, il suo compito e il suo posto e tutti vivevano in equilibrio. A largo di quest’isola c’erano degli scogli dove i bambini si divertivano a fare i tuffi. Un giorno, mentre si stavano divertendo, tre bambini videro un signore buttare in mare, di nascosto da dietro gli scogli, del petrolio e della platica. Tornati a casa i bambini raccontarono la cosa ai loro genitori, i quali risposero loro di non preoccuparsi e di pensare a continuare a divertirsi. L’importante era di vivere la bellezza del momento e di non preoccuparsi di un futuro lontano. I tre amici non furono molto convinti della risposta, ma si fidavano dei loro genitori e decisero di ascoltarli. Passarono un po' di anni e in questo tempo continuavano a vedere quel signore buttare petrolio e plastica in mare, ma non se ne curavano, fino a quando si accorsero che l’acqua del mare non era più così blu come quattro anni prima. Un giorno, mentre i tre amici, stavano giocando sulla spiaggia arriva un’onda diversa da tutte le altre che porta una tartaruga marina intrappolata in un sacchetto di plastica. I tre bambini liberano immediatamente la tartaruga, che, magicamente, inizia a raccontare loro cosa sta accadendo all’interno del mare: “I pesci e tutti gli altri animali fanno fatica a riconoscere cosa è buono da mangiare e cosa no e il petrolio si sta mescolando all’acqua, tutto ciò porta gli abitanti del mare a cambiare i loro colori naturali e questo è molto pericoloso per la vita di ogni essere vivente. La cosa più pericolosa di tutte è il fatto che i coralli stanno perdendo il loro colore perché questo potrebbe portare a una diminuzione di ossigeno.” La tartaruga chiede poi ai bambini se hanno voglia di conoscere il grande saggio del mare, che può accompagnarli in un viaggio speciale. I tre bambini accettano e si trovano di fronte a un cavalluccio marino. Di solito sono i più piccoli a fare la differenza! Il cavalluccio trasporta i tre amici nel futuro, dove i coralli sono ormai completamente bianchi e tutto il mondo è grigio! Non esiste più nessun colore, tutti sono tristi, nessuno

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gioca più e nessuno si diverte! I bambini, preoccupatissimi, tornano nel presente ed iniziano a pensare ad una possibile soluzione per fermare quello che sta succedendo, prima che sia troppo tardi! Decidono allora di prendere coraggio e di affrontare il signore che da anni butta sporcizia nel mare. Con le lacrime agli occhi i bambini spiegano a quel signore che con il suo comportamento sta rubando il loro futuro. I bambini spiegano che forse lui non si rende conto che quello che sta facendo avrà un effetto terribile sull’equilibrio del mare e soprattutto sui coralli, degli esseri venti di cui a volte facciamo finta di non conoscerne l’importanza. I bambini dicono al signore che loro sono convinti che il suo cuore è buono, come il cuore di tutti, deve solo ricordarsene. All’improvviso anche il signore inizia a piangere insieme ai tre amici e promette che non butterà più nessun tipo di sporcizia nel mare. Le lacrime di tutti e quattro si trasformano in sorrisi e tutti gli abitanti dell’isola iniziano a collaborare per rispettare il mondo in cui vivono.

Autore: Classe III A Scuola Primaria “E. Fermi” (ad ind. didatt. Montessori) Macerata

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Ciao, sono il mare Ciao, sono il mare, una grande distesa d’acqua salata in cui vivono molti esseri viventi: granchi, spugne, pesci, meduse, balene, squali, stelle marine, alghe, coralli, crostacei e polpi. Dopo milioni di anni dalla mia nascita, dio Nettuno, che mi proteggeva e si prendeva cura di me, è andato in vacanza. Io stavo bene; ero limpido come uno specchio e il sole, la luna, le stelle e le nuvole vi si specchiavano. Avevo tanti amici, isole bellissime e spiagge pulite. Ma poi l’uomo ha iniziato a sporcarmi, buttando plastica, carta e vetro. Sono arrivato ad un punto che non riuscivo più neanche a respirare! Così mi sono fatto consigliare dai miei amici pesci. - Gli uomini continuano a buttare tanta sporcizia. A me non piace e soffro molto! Loro mi hanno risposto: - Anche noi stiamo soffrendo, ma non sappiamo come fare. - Ah, idea! – ha esclamato un piccolo pesciolino - Potremmo andare dai grandi e saggi scogli! Forse loro ci aiuteranno a trovare una soluzione! Allora, con l’aiuto del vento, ho alzato le mie onde e ho fatto arrivare tutti i pesci fino agli scogli. Purtroppo però loro hanno detto: - Vediamo anche noi cosa arriva nel mare, ma non ci possiamo muovere e non possiamo aiutarvi. Il più vecchio è intervenuto dicendo: - Però, se ci uniamo tutti insieme, anche con i granchi e le nostre amiche alghe, si potrà fare qualcosa!! A quel punto con tutta la mia forza ho fatto delle ondate grandissime e con l’aiuto di tutti sono arrivate a riva molte cose che mi inquinavano. In quel momento sulla spiaggia c’era un bambino, Leonardo, che stava passeggiando. Con una mia onda-braccio l’ho trascinato via e lui è svenuto. Non volevo fargli del male, volevo solo che vedesse le bellezze che c’erano nel mio fondale, rovinate dalla sporcizia degli uomini. Quando si è svegliato, Leonardo era impaurito, ma nello stesso tempo meravigliato soprattutto quando gli è passato vicino un banco di pesci colorati. - Che meraviglia! - ha esclamato - Sembrate un arcobaleno! Un arcobaleno sottomarino fantastico! Ad un certo punto ha visto una pinza e con questa ha raccolto la plastica in giro.

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- Queste cose sono pericolose per voi e per la vostra casa! - ha esclamato preoccupato e ha continuato a raccogliere. Aveva pulito quasi tutto il mio fondale, quando con la mia voce ondulata mi sono sentito di ringraziarlo: - Bravo Leonardo, sei un bambino molto rispettoso dell’ambiente marino. Ti ringrazio per il tuo aiuto. Ora mi sento un po’ meglio. E con una leggera ondata, l’ho riportato a riva. Ma il giorno dopo…….che sorpresa! Leonardo era tornato, però non era solo: aveva con sé un cane e tanti uomini e donne che si sono messi a pulire le spiagge. Intanto, da un aereo che sorvolava sopra di me, una voce comunicava a tutti: - NON INQUINATE IL MARE! E’ COME UNA PARTE DI NOI STESSI! E’ IL NOSTRO MIGLIORE AMICO ESTIVO! Io ero felice e stupito perché vedevo che gli uomini si davano tanto da fare. Proprio per me!! Però ormai era tardi: ero troppo inquinato e stavo troppo male! All’improvviso…ecco anche dio Nettuno! Ritornava dalla sua vacanza. Ha acceso una pietra magica che aveva nel suo tridente e, in un attimo, un raggio di luce ha annientato tutte le cartacce, le bottiglie e la plastica che mi facevano soffocare. Leonardo e i suoi amici non erano riusciti a togliere tutto! Quel giorno mi sono sentito subito meglio e con le mie onde ho cantato una dolce melodia agli uomini che, dopo aver finito di ripulire, si erano messi seduti sulla riva ad ammirare il tramonto. Vedevano che tutto era meraviglioso e splendente: io avevo ripreso il mio bel colore azzurro e i colori del cielo si riflettevano su di me. Tutti gli esseri viventi miei amici guizzavano dalla gioia. Davanti a questo spettacolo meraviglioso, anche gli uomini si sentivano molto bene, erano rilassati, sereni e provavano tanta felicità nei loro cuori. Ascoltavo i loro discorsi: i genitori facevano promettere ai figli di non rovinare e di non far più ammalare il mare. So che il dio Nettuno veglierà sempre su di me, ma se ogni tanto andrà in vacanza, sono convinto che gli uomini cercheranno di non inquinarmi perché hanno capito che, se sto bene io, stanno bene anche loro! Autore: Classe III A Scuola Primaria “Pittura del Braccio” Recanati (MC)

Il vostro migliore amico estivo.

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Le avventure di lido d'oro C'era una volta una bambina di nome Bianca che abitava con la sua famiglia in un paesino affacciato sulla Baia di Lido d'Oro, nei caldi Mari del Sud. L'acqua di quel meravilgioso mare era cristallina e popolata dalle più belle specie vegetali ed animali: pesci pagliaccio, pesci spada, pesci palla e anche cavallucci marini, granchi, gamberi, anguille e tante alghe colorate. Vivevano tutti molto bene, perchè potevano: mangiare, giocare, divertirsi, nuotare e farsi degli amici. I pesci si rincorrevano tra le verdi alghe, i fantastici coralli rossi e gli altri abitanti marini. Bianca era una bambina di otto anni, allegra, curiosa e con un dono speciale: riusciva a parlare con gli animali. Tutti i giorni, dopo la scuola, andava in spiaggia a trovare i suoi amici: la tartaruga Ingrid e i tre fratellini pesci angelo: Dic, Flic e Bric. Insieme si facevano delle belle nuotate nelle acque cristalline della baia. Ingrid e i tre pesciolini erano molto contenti di avere un'amica speciale. Con lei parlavano di tutto: di ciò che capitava ai pesci della barriera corallina vicina, delle avventure scolastiche di Bianca e dei suoi compagni. Un giorno, mentre i cinque amici sguazzavano fra le onde, la bambina si trovò impigliata in un sacchetto; poco dopo anche Ingrid finì con la zampa in un'altra busta delle patatine vuota. Bric esclamo': “Fate attenzione!” Dic spiegò che da quando Lido d'Oro era diventata una località molto frequentata dai turisti, per la sabbia color oro, le sue acque non erano più così pulite. Un altro giorno Puc e Tiger, due grandi tonni che vivevano al largo di quella baia, iniziarono a prendere in giro Michi, un piccolo pesce palla e, per dimostrare loro che era coraggioso, gli chiesero addirittura di infilarsi dentro una bottiglia di plastica adagiata sul fondale. Lui, stanco di essere preso in giro, decise di accettare la sfida, anche se i suoi amici lo pregarono di non farlo. Una volta entrato, vi rimase intrappolato e stava per morire soffocato. Si salvò solo grazie all'aiuto dei suoi amici e di una Sirenetta gentile. “Non c'è tempo da perdere!” disse Ariel. Prese la bottiglia e la portò da Rosario, il pesce spada più tagliente di tutti i mari, che con la sua punta affilata tagliò la bottiglia.

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Episodi come questi capitavano sempre più spesso, in acqua ci si poteva trovare di tutto: bicchieri, forchette, coltelli, ciabatte, cartacce, tappi, nastri, tubi, cassette di polistirolo... “Molti pesci si stanno lamentando di questa brutta situazione” disse una mattina Flic. Bianca decise di organizzare una riunione urgente e di andare a parlare con i pesci più anziani, per discutere dei gravi problemi provocati dagli umani. I pesci e tutto l'ecoistema del mare erano in pericolo, non solo nella baia di Lido D'Oro. Tutto stava morendo a causa dei rifiuti lasciati in acqua, ma anche del petrolio scaricato dalle petroliere e del surriscaldamento climatico dovuto all'inquinamento dell'aria. “Bianca aiutaci! Sembra di vivere in un grande bidone della spazzatura” urlarono tutti i pesci in coro. “Accipicchia che baccano! Fate silenzio! Pensiamo insieme ad un modo per fermare questi umani e salvare il nostro Mare.” affermò un anziano delfino. Tutti insieme escogitarono un piano. Un giorno, terminata la scuola, Bianca si presentò in spiaggia vestita in modo da assomigliare ad un gamberetto. Aveva in una mano un megafono e nell'altra uno zainetto con tanti, tantissimi sacchetti per la spazzatura. Passeggiava chiedendo ai turisti di gettare i rifiuti nel sacchetto che regalava loro e di portarselo a casa, invece di lasciarlo in spiaggia. I turisti erano divertiti dal buffo gamberetto, erano colpiti dalla buona volontà della bambina e iniziarono a seguire i suoi consigli. Piano piano anche gli altri bambini del paese aiutarono Bianca. La notizia si sparse e l'abitudine si diffuse in tutto il Pianeta. Ancora oggi se andate nella Baia di lido D'Oro, e in tutte le altre baie del Mondo, troverete un simpatico gamberetto umano che vi ricorderà quanto è importante rispettare l'ambiente intorno a noi. Oltre alla spiaggia anche il mare, però, doveva essere ripulito. Una famiglia di quel paesino, composta da Riccardo, il papà inventore; Federica, la mamma coraggiosa; Giulia la figlia magica e Diego il figlio supereroe, si offrì in aiuto e partì per l'avventura.

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La mamma preparò le borse, il cibo per il viaggio e disse ai bambini: “Bambini, prendete la ciambella e i braccioli!” “Ok mamma!” esclamò il piccolo Diego “Prendo subito i braccioli di Spiderman!” Partirono dalla Baia; il mare era un po' mosso, ma il cielo era sereno. Il papà disse: “Sganciate l'acchiappa rifiuti!”. Mentre stava arrivando un'onda gigantesca che li avrebbe sommersi, Giulia iniziò a recitare delle parole magiche: “Andisc quare calmati mare!” e il mare si calmò. Nelle profondità marine molti animali erano intrappolati nella plastica. Diego salvò una tartarughina. La mamma coraggiosa liberò uno squalo impigliato in delle buste. Il papà inventò una ruota che, girando, filtrava e ripuliva l'acqua. La super famiglia si accorse, però, che da sola non bastava a salvare il mare. Chiamò tutti gli amici e i parenti. Ma non bastavano nemmeno loro. Gli amici chiamarono i loro amici e, gli amici degli amici, chiamarono altri amici. Erano tantissimi. Insieme riuscirono a far tornare il mare trasparente, limpido e azzurro. La Baia di Lido D'oro, le spiagge e i mari del Mondo tornarono molto puliti e tutti vivevano felici e contenti nelle acque più blu e pulite che si fossero mai viste. Gli uomini avevano capito gli errori commessi. La gente continuò ad impegnarsi in modo tale che l'ecosistema marino tornasse meraviglioso come in quel...”C'era una volta...”. “TUTTI INSIEME DOBBIAMO STARE ATTENTI A NON INQUINARE IL MARE, LA TERRA E L'ARIA, PERCHE' E' PERICOLOSO PER LA VITA DEGLI ANIMALI, DELLE PIANTE E DI TUTTE LE PERSONE CHE VIVOVONO SU QUESTO MERAVIGLIOSO PIANETA!”

Autore: Classe III D Scuola Primaria “L. Lotto" Recanati (MC)

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La fiaba sul mare C’era una volta nei limpidi fondali marini dell’antica Egalisca, una sirena di nome Smeralda che viveva negli abissi. La sirena, insieme al suo simpaticissimo amico delfino di nome Bio, abitavano ai piani superiori di in un grande e lussuoso palazzo di cristallo. Al piano terra di questo edificio, ogni abitante del mare poteva tranquillamente sguazzare, divertirsi e nuotare in libertà tra le pareti trasparenti del maestoso palazzo. Un giorno, il malefico stregone Inquinox, amante del sudicio ed invidioso di questo idilliaco paradiso sottomarino, gettò tutti i rifiuti lasciati dagli abitanti della superficie della terra, riempiendo di spazzatura il fondale marino. I pesci, fino ad allora contenti e spensierati, spaventati da questa pioggia di spazzatura, iniziarono a sbattere violentemente le loro pinne contro le pareti. Pian piano si indebolirono, alcuni perdevano anche i sensi, si nutrivano di rifiuti, le meduse muovevano i loro tentacoli a fatica, altri pesci si ingozzavano di plastica e addirittura morivano… Il palazzo di cristallo iniziava a crinarsi, le sue meravigliose pareti si oscuravano, la temperatura dell’acqua stava salendo vertiginosamente e il colore del mare era diventato torbido e nero tanto, che sembrava una pozza di sporcizia! La situazione era diventata terribile, ingestibile e pericolosa, ma fu il delfino che per primo si accorse del problema. Infatti, i giorni precedenti, mentre indagava sull’accaduto, con il suo corpo rimase impigliato in un cumulo di sacchetti di plastica e il suo muso imprigionato in una lattina di pomodori. Una volta liberatosi, grazie all’aiuto di un pesce martello che passava di lì, seguì la scia di rifiuti e, trovata l’origine del problema, ritornò indietro per avvertire subito la sirena. Intanto al palazzo di cristallo, Smeralda decise di aprire il suo scrigno magico dove custodiva segretamente una stella marina con poteri magici che però avrebbe potuto usare soltanto una volta. Il momento era drammatico e lei non poteva fallire! Ad un certo punto, sentì una forte e malefica risata provenire alle sue spalle! Era Inquinox che, passando dalle segrete, era riuscito ad intrufolarsi nel palazzo! Cominciò ad infierire contro la sirena, ma il delfino, scaltro, lo colpì con forza con una pinnata e lo spinse nello scrigno, che subito si chiuse. Lo stregone, da quel momento, vi rimase imprigionato

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La fiaba sul mare per il resto dei suoi giorni. Era davvero giunto il momento di salvare il mare a tutti i costi, così la sirena afferrò la stella marina e si recò al centro dei profondi abissi, dove pronunciò una potente formula magica, che diede origine a un violento vortice. Quest’ultimo, con il suo movimento travolgente, raccolse i rifiuti respingendoli fuori dalla superficie dell’acqua. Il mare e il castello ritornarono finalmente puliti e limpidi, ma la terraferma era diventata una discarica, con montagne di rifiuti di ogni genere: bottiglie di plastica, cicche di sigaretta, lattine, sacchetti, contenitori di detersivi, pneumatici, cannucce e attrezzi di ogni tipo… Gli abitanti della terraferma si radunarono di fronte a questo spettacolo indegno e finalmente si resero conto del danno che stavano arrecando al delicato ecosistema del pianeta. Tutti insieme, di comune accordo, decisero che da quel momento dovevano smettere di produrre rifiuti e di riciclare il più possibile. Ognuno diede il suo contributo per smaltire tali rifiuti, ma soprattutto per riutilizzarli, evitando di crearne ulteriori. Gli abitanti più piccoli stabilirono di utilizzare le borracce al posto delle bottigliette di plastica, riutilizzare il più possibile i contenitori, riciclare la carta evitandone gli sprechi, differenziare i rifiuti e tenere pulito ogni tipo di ambiente. Da quel giorno il pianeta tornò a risplendere in tutta la sua naturale bellezza.

Autore: Classe IV A Scuola Primaria “Pittura del Braccio" Recanati (MC)

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Indice Mare - Robertino Perfetti La Fondazione Ospedale Salesi Onlus "C'era una foglia" Ringraziamenti

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Scuole Primarie Provincia di Ancona

Illustrazioni di Roberta Torregiani - Martina Biondini - Cinzia Veccia

Titoli:

Squalito ballerito L’impegno dei pesciolini Balù la piccola balena Dall’alba al tramonto Il delfino bugiardo Un mare di speranza Il mio mare Gli amici del mare Il Regno degli Abissi Lenny il pesce venuto da lontano Dedicato a te C’erano una volta e ci sono ancora … le leggi del mare

14 15 16 17 20 22 23 26 28 31 34 37

Scuole Primarie Provincia di Fermo Illustrazione di

Marco Lorenzetti

Titoli:

Il mistero dei Tartadelfini

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Scuole Primarie Provincia di Macerata

Illustrazione di Marco Lorenzetti - Liliana Pinducciu - Miriam Manara

Titoli:

Salvador de Las Aguas, il Supereroe dei Mari Una richiesta speciale Io non sono piccolo! Il mare, un tesoro da salvare Lucilla, perla del mare Storie di Sirene e di speranza Evviva il Mare! Il respiro del mare La lotta per un mondo pulito La trappola di plastica L’isola nascosta Ciao, sono il mare Le avventure di lido d'oro La fiaba sul mare

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